Microcosmi

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MICROCOSMI 5 INTRODUZIONE

6 MEMORABILIA

Cartoline sul patrimonio Riflessione critica intorno ai termini: restauro, conservazione, riuso, riciclo

14 CONTROCANTI

Strutture e sequenze di spazi Lettura ed interpretazione critica di Villa Badoer

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Cartoline dal presente Parole chiave per la narrazione e la composizione di un progetto itinerarium, vedere, limite - natura vs architettura, microcosmi, disomogeitĂ , architettura muraria, rovina

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“Da qualche parte deve pur esistere, credo, una regione protetta nella quale il nuovo, deponendo le armi e issando la bandiera bianca della pace, possa penetrare senza far troppi danni. Non tutte queste regioni hanno una connotazione fisica precisa, ma alcune possono essere chiaramente indicate sulla carta geografica. Tra queste c’è il Sud dell’Europa. Qui ho imparato che sopravvive attraverso i secoli solo ciò che rappresenta una continuazione, sia pure inverosimile di qualche cosa. Non esiste l’illimitato e puro “avvenire” cosi come non esiste niente che vada definitivamente “perduto”. Nell’avvenire c’è il passato. Un’antichità può sparire dai nostri occhi ma non dal nostro sangue”. (Joseph Roth, Casabella n° 636, 1996)

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Muovendo i passi da questo articolo dedicato alla conservazione, al restauro ed al riuso, si è cercato di tracciare un percorso analitico in fieri di avvicinamento al progetto. Assunte queste parole come punto di partenza per una riflessione intorno alle possibilità di coniugare le necessità del progetto del nuovo con le necessità di conservazione dell’esistente, si è tentato di comprendere quale fosse la lezione dell’antico attraverso una lettura critica dell’archeologia del luogo di progetto. Da qui la deduzione e, di conseguenza, anche la scelta progettuale di derogare da una visione nella quale il progetto del nuovo possa integrarsi totalmente con la rovina. Piuttosto si è ricercata una distanza fisica dai mirabilia monumenta- ad eccezione di alcuni interventi puntuali - e si è optato per un’integrazione tra progetto del nuovo e preesistenza che fosse filtrata attraverso lo strumento della vista. A questo dispositivo è affidato il compito di preservare e conservare la rovina. L’antico ne trae linfa vitale e si rigenera, venendo accolto all’interno del progetto del nuovo secondo rinnovate dinamiche visive.



Memorabilia


MEMORABILIA CARTOLINE SUL PATRIMONIO

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Negli ultimi anni il concetto di patrimonio si è incredibilmente ampliato. Fino al XIX secolo appartenevano al patrimonio solo quegli edifici definiti come monumenti, dove il termine “monumento” aveva a che fare non solo con l’aspetto etimologico (cioè memoria e testimonianza duratura), ma anche con la qualità architettonica costruttiva. In seguito tale bisogno di preservare si è spinto ad annoverare oltre ai cosiddetti monumenti, anche parti di città, cimiteri di guerra, parchi nazionali, strade infrastrutture, stazioni ferroviarie, parti di paesaggio, fortificazioni e sistemi difensivi. Si è giunti ad un punto tale per cui è possibile osservare come l’intervento tra la data di costruzione di un oggetto ed il momento della sua conservazione è diminuito da circa due millenni nel 1882 alle poche decadi di oggi. Solo per rimanere all’Italia, una chiara testimonianza di tale atteggiamento si riscontra nella prevenzione messa in campo dal ministero dei Beni Culturali con l’obbiettivo di dare forma ad una specifica sezione dedicata al restauro e protezione di edifici del movimento moderno. Il tempo della memoria è diventato in altre parole un potente dispositivo per il progetto d’architettura non solo nei termini strettamente disciplinari che riguardano il restauro, ma in senso più ampio per il progetto contemporaneo. Riflettere intorno a quattro vocaboli chiave, spesso confusi impropriamente tra di loro. Ognuno risulta caratterizzato da una precisa connotazione semantica che comporta una diversa ricaduta nella pratica progettuale. La declinazione dei quattro termini muove i propri passi a partire dall’interpretazione data da esperti architetti e studiosi di storia dell’architettura. restauro “Restaurare un edificio non vuol dire provvedere al suo

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mantenimento, alle riparazioni, ma ripristinarlo in una integrità che può non essere mai esistita” (E.Viollet-le-Duc) Il restauro come progetto architettonico di correzione. conservazione “Ciò che la conservazione pone in campo è il senso della vista: essa infatti è propriamente la cura che si attua mediante la sorveglianza di chi osserva. Presuppone quindi un’attenzione continua, una vera e propria fissazione.” (M.Biraghi) La conservazione come progetto di manutenzione. riuso “E’ la diversa destinazione funzionale e la conseguente nuova fruizione di un immobile o di un insieme di immobili, ottenuta attraverso una serie preordinata di trasformazioni, in dipendenza da una necessità di organizzazione differente, ai cui fini la demolizione dell’esistente non risulti possibile o non offra risposte economicamente convenienti.” (M.Panzarella, A.Ferlenga) Il riuso come progetto architettonico di trasformazione. riciclo “Si applica a tutti quei manufatti che non sono compresi nell’apparato dei vincoli della segnalazione e della tutela e che potremmo definire gli scarti del paesaggio contemporaneo, intendendo con questo termine ciò che è condizionato da tempi brevi di utilizzo e stati protratti di decadenza.” (M.Panzarella, A.Ferlenga) Il riciclo come progetto architettonico di recupero dello scarto.


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1 il Colosseo, Roma the Coliseum, Rome 2 paesaggio collinare, Pieve di Soligo, TV hilly landscape, Pieve di Soligo, TV-

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Restauro: il Colosseo, Roma

Conservazione: paesaggio collinare, Pieve di Soligo, TV

Relazioni/ Forma/ Rovina/ Mescolanza/ Italia

Vista/ Dolomiti/ Paesaggio/ Punti di vista

[...] “ Soltanto Viollet-leDuc e Brandi ne hanno dato una definizione, se si esclude l’invettiva di Ruskin contro il restauro, che andrebbe considerata una sorta di enunciato negativo. Studiosi come Giovannoni, Bonelli, Pane... Oppure come Boito e Riegl solo per citarne alcuni - che pure hanno dato contributi rilevanti all’organizzazione teoretica della materia, non ne hanno mai fornito un’enunciazione definitoria, come le due ricordate. Come mai? La cosa appare ancor più singolare se consideriamo che la riflessione sul restauro è oggi sostanzialmente circoscritta all’Italia: non se ne trovano tracce di un qualche rilievo concettuale in altri paesi europei, sebbene non manchino studiosi che si interrogano sul senso della disciplina. Più spesso, il dibattito europeo pare impegnato sugli aspetti tecnici, sui problemi di natura operativa. In altre parole, la domanda più frequente, ovunque, pare riguardare il come si restaura, piuttosto che il perché, trascurando che non ha senso alcuna operazione tecnica indipendente da un fine, da un obbiettivo scientifico, etico, culturale”. [...]

Dopo il ribaltamento del tema della conservazione, avvenuto negli ultimi anni, il termine può adesso essere riferito ad una gamma più ampia di oggetti architettonici ed anche paesaggistici, o al paesaggio stesso. Sulla stessa definizione di paesaggio si è scritto molto (Codice del paesaggio). “ Ciò che la conservazione pone in campo è il senso della vista. Essa infatti è propriamente la cura che si attua mediante la sorveglianza di chi osserva. Presuppone quindi un’attenzione continua, una vera e propria fissazione”. (M. Biraghi)


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3 colonia Varese, Cervia, RA colonia Varese, Cervia, RA 4 capannone artigianale, Pieve di Soligo, TV industrial building, Pieve di Soligo, TV

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Riuso: Colonia Varese, Cervia, RA

Riciclo: capannone artigianale, Pieve di Soligo, TV

Funzione/ Valore

Scarti/ Senza valore accertato

Lo scheletro di cemento che contempliamo ora nel suo stato di ammaliante rovina è il risultato della ricostruzione post bellica e risale agli anni sessanta. Diversamente dal progetto originario, i piani delle due ali opposte sono collegati da rampe che si incontrano nei pianerottoli centrali. Nei favolosi anni sessanta la separazione dei sessi e le terapie profilattiche naturali sono ormai un lontano ricordo, rimpiazzati dagli antibiotici e da una sempre più ampia libertà di costume. Il boom economico ed edilizio imperversa sulla costa adriatica. Le colonie, ora centri di natura esclusivamente ricreativa si moltiplicano ma restano insufficienti a soddisfare le esigenze turistiche. Così esse vengono affiancate da una miriade di hotel, pensioni, alberghi. Ecco che le colonie si avviano al declino e ritornano paradossalmente alla funzione originaria. La “Colonia Varese”, semidistrutta e mangiata dalle piante, è ora un paradiso protetto dal “caos” della città che lentamente le si è costruita a fianco. Ora è pronta ad essere di nuovo colonizzata, ma da chi? Disadattati e poveri trovano dimora.

Oltre alle distese verdi, alle coltivazioni che si riconoscono percorrendo in auto le strade della campagna trevigiana, soprattutto di viti, ci si trova di fronte, molto spesso ad oggetti come questo. Capannoni artigianali o industriali dismessi. Testimonianza fisica ed arrogante di una realtà artigianale che non esiste più. I capannoni abbandonati, senza padrone, si ritrovano puntualmente nel paesaggio, in stato di abbandono, così vicini alle abitazioni di chi, ormai, non ha più possibilità di produrre valore come un tempo.



Controcanti


Controcanti Villa Badoer: Palladio vs Moretti Anziché utilizzare la chiave di lettura più comune, connessa ad un linguaggio architettonico che si rifà ai principi di firmitas, utilitas e venustas, si è cercato di fornire un’interpretazione più personale dell’opera palladiana, proponendo la negazione della simmetria, rendendola percepibile soltanto apparentemente. Da qui la scelta di rappresentare tutti i volumi, senza stabilire un percorso privilegiato, sottolineando l’uguale importanza di ciascuno spazio e l’assenza di soluzione di continuità spaziale. La villa doveva essere funzionale alla conduzione dei campi ed insieme segno visibile della presenza dei Badoer sul territorio. Non casualmente sorge sul sito di un antico castello medioevale. Richiama precedenti illustri come villa Medici a Poggio a Caiano di Giuliano da Sangallo oppure la villa dei Vescovi presso Luvigliano di Falconetto. Le elegantissime barchesse sono le uniche concretamente realizzate da Palladio fra le molte progettate e la loro forma - come scrive lo stesso Andrea di Pietro della Gondola - richiama braccia aperte ad accogliere i visitatori. Fonte antica di riferimento sono probabilmente le esedre del tempio di Augusto a Roma. Il fuoco visivo dell’intero complesso è calibrato proprio sull’asse dominato dal grande frontone triangolare. I fianchi

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ed il retro della villa non sono assolutamente caratterizzati e presentano un disegno unitario. La struttura distributiva del corpo dominicale presenta la solita organizzazione palladiana lungo un asse verticale, con il piano interrato per gli ambienti di servizio, il piano nobile per l’abitazione del padrone ed infine il granaio.

1 modello degli spazi vuoti. Villa Badoer model of the empty spaces. Villa Badoer

[...] “Vi è però un aspetto espressivo che riassume con una latitudine così notevole il fatto architettonico che sembra potersi assumere, anche isolatamente, con maggiore traquillità degli altri: intendo accennare allo spazio interno e vuoto di una architettura.” [...] (L. Moretti)

[...] “Alcuni termini espressivi - chiaroscuro, plasticità, densità di materia, costruzione - si palesano quali aspetti, formali o intellettivi, della “materia”, nella sua fisica concretezza messa in gioco nell’architettura. [...] Lo spazio vuoto degli interni di architettura si contrappone esattamente a questo gruppo come valore speculare, simmetrico e negativo, come una vera e propria matrice negativa. [...] Specialmente ove lo spazio interno è la ragione principale, o addirittura ragione di nascimento della fabbrica, esso si palesa come il seme, lo specchio, il simbolo più ricco dell’intera realtà architettonica.” [...] (L. Moretti)


Villa Badoer 1

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un ambiente isotropo All’impianto gerarchico che la planimetria della villa vuole suggerire - la grande sala centrale, i volumi di mediazione, gli ambienti laterali - si contrappone la percezione di un impianto compositivo fatto di giustapposizioni, che predilige la paratassi e si traduce in una fluidità di movimento fra i vuoti descritti dall’involucro architettonico.

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i rapporti geometrici

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A corroborare questa idea di continuità di movimento tra i diversi ambienti contribuisce un sistema di proporzioni che regola la composizione in pianta ed in alzato. Ogni ambiente risulta legato geometricamente tanto a quello che lo precede quanto a quello che lo segue. Si genera una concatenazione di spazi matematicamente regolata.

i soffitti Alla sequenza spaziale corrisponde anche un diverso trattamento della superficie dell’intradosso degli spazi. Si determina una successione di volumi la cui sezione determina un profilo sinuoso.

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2 basamento del modello base model 3 rapporti geometrici tra i diversi ambienti della villa geometrical relationships between the various rooms of the villa 456 schizzo di studio, cassero e modello della parte basamentale sketch, formwork and model of the base 789 schizzo di studio, cassero e modello degli ambienti di mediazione voltati a botte sketch, formwork and model of the crossing barrel vaulted rooms 10 la circolazione e la negazione della simmetria circulation diagram and denial of symmetry 11 12 13 modello degli spazi vuoti model of the empty spaces

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Microcosmi


Microcosmi, cartoline dal presente

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1 modello della soluzione progettuale a scala territoriale territorial arrangement model 2 planimetria dell’intervento nella zona urbana. Legenda 1 info point 2 ristorante 3 bar 4 piazza della chiesa 5 chiesa 6 cimitero 7 parcheggio 8 biblioteca 9 scuola di danza 10 auditorium 11 piazza superiore 12 piazza verde 13 piazza del mercato 14 oratorio siteplan. Legend 1 info point 2 restaurant 3 bar 4 church square 5 church 6 graveyard 7 car park 8 library 9 dance school 10 auditorium 11upper square 12 grass square 13 market square 14 parish youth centre

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itinerarium

microcosmi

Il progetto come racconto mirato al dialogo fra i manufatti dell’archeologia locale. Il tempo della memoria, la conservazione della rovina e il hic et nunc, di cui i tre oggetti sono emblema, divengono materia per tracciare un percorso tanto temporale quanto visivo.

Stabilire relazioni con gli edifici esistenti. Il progetto del nuovo, nella parte urbana, si genera a partire dal tracciato regolatore dell’architettura religiosa. Rotazioni intorno all’asse della chiesa determinano le giaciture dei nuovi edifici. Ecco i microcosmi.

vedere “Ciò che la conservazione pone in campo è il senso della vista: essa infatti è propriamente la cura che si attua mediante la sorveglianza di chi osserva. Presuppone un’attenzione continua, una vera e propria fissazione.” (M.Biraghi) Connettere i tre momumenta testimoni del manere e del monere del sito - attraverso la vista, unico strumento di conservazione. Di qui la volontà di dare vita ad un sistema di edifici che funzionino a mo’ di cannocchiali visivi sull’archeologia.

limite natura vs architettura Porre l’accento sulla compenetrazione tra natura e costruito. Il cul de sac descritto dalla strada provinciale determina una cesura tra spazio urbano e spazio naturale, traducendosi contemporaneamente anche in discriminante tra spazio privato e spazio pubblico. “La strada è l’elemento urbano per eccellenza.” (A.Rossi) 26

3 schemi di studio planimetrico. Le pavimentazioni degli spazi aperti planimetric diagram. Ground textures of the open spaces 4 schemi di studio planimetrico. Spazi serviti e serventi planimetric diagram. Served and serving spaces

disomogeneità Eterogeneità degli spazi. Il diverso trattamento della pavimentazione sottolinea l’alterità di uno spazio in relazione alla diversa funzione a cui è deputato. Generatrice è la pavimentazione del sagrato della chiesa, che riprende sul suolo il disegno degli elementi principali in alzato. E’ una tessitura sincopata, non simmetrica, che si ripeta interrompendosi e diversificandosi laddove trovano posto i mercati. Le piazze. Insieme al differente trattamento superficiale, l’eterogeità dei luoghi è filtrata attraverso la diversificazione altimetrica dei piani di calpestio tra gli spazi aperti. Di qui la compenetrazione delle relazioni visive tra i diversi microcosmi. La regolarità del sagrato si perde e lo spazio si deforma, dilatandosi. Ecco la piazza della chiesa. Ad una quota superiore la piazza alla quale fanno da quinta scenica la biblioteca, l’auditorium e la scuola di musica. Prossimo a questi, un grande manto erboso, il cui limes è marcato da ciliegi. E’ una natura antropizzata, geometricamente concepita.

Le scale come dispositivo. Simili a cunei, le scale manifestano il tentativo della natura di appropriarsi dello spazio architettonico. Simili a cascate di fronde erbose, allo stesso tempo, si propongono di attrarre lo sguardo distratto del passante, invitandolo alla catabasi nella vegetazione, come in un atto di ricongiungimento con essa (la lezione aaltiana a Saynatsalo). Scale come spazio dello stare, per accogliere il pubblico durante gli spettacoli della scuola di danza. Vere e proprie cavee non litiche, ma erbose, eco degli anfiteatri. “Il mercato è un microcosmo di piccole storie, ma anche un sismografo sociologico infallibile che riflette preoccupazioni e tendenze direttamente incarnate da personaggi e conversazioni. Come in un teatro popolare gli attori e la trama raccontano le fatiche umili ed il lavoro quotidiano, il rito ripetuto e le relazioni domestiche.” (M.Ferrari) I luoghi di connessione. Lo spazio interposto tra le piazze è concepito non come asettico, bensì deputato ad assolvere funzioni di servizio. La zona del mercato, compresa tra piazza superiore e cimitero, presenta una parete attrezzata, pensata per accogliere piccoli ambienti per lo stoccaggio della merce (si veda il progetto Storefront for Arts and Architecture, Vito Acconci per Steven Holl, New York).


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5 planimetria generale dell’area di progetto siteplan 6 vista della sistemazione urbana. L’auditorium e la scuola di danza urban arrangement model. Auditorium and dance school

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7 modello della sistemazione urbana urban arrangement model 8 10 modello della sistemazione urbana. Le piazze urban arrangement model. The squares 9 11 vista della sistemazione urbana. La parete attrezzata urban arrangement model. Fitted market wall 12 abaco delle pavimentazioni. I materiali: erba, asfalto, cemento, pietra flooring list. Materials: grass, asphalt, concrete, stone

”[...]”Anche il ponte di Rialto è un passaggio, un mercato, un teatro.” (A.Rossi) Parimenti la piazza del mercato è un passaggio, il tres d’union fra piazza superiore e sagrato. Come a Rialto, lungo la sua estensione trovano spazio punti per la vendita delle merci.

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I luoghi di servizio. Il parcheggio si propone come atipico, derogando da stereotipati schemi manualistici. Il manto stradale è costituito da un asfalto più pregiato di tonalità scura. Gettate di tonalità più chiara disegnano gli stalli delle automobili. Prima di assolvere alla funzione di parcheggio, questo spazio risponde alla nomenclatura di piazza (pensare al progetto di parcheggio a Custoza di Carlo Palazzolo sembra doveroso).

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architettura muraria Il setto come strumento della cesura tra costruito e non costruito. Contenere la “discesa” del verde è il suo compito. Attraverso continue e 12

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13 sezioni della parte urbana del progetto urban sections

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differenti rotazioni, gli edifici, concepiti come setti murari molto profondi, si piegano andando a definire una cortina muraria, vero e proprio limite. Il progetto del nuovo dialoga con l’esistente. Gli edifici nella parte urbana risultano quasi “muti” sul fronte strada. Devono suggerire l’idea di muro, quasi senza soluzione di continuità rispetto al perimetro murario del cimitero. La frattura di questo sistema si manifesta laddove trovano posto le entrate al sistema di microcosmi. Cunei trasparenti, incastrati tra massicci setti permettono l’accesso agli edifici e, contemporaneamente, offrono, per coloro che giungono dall’esterno, degli scorci sulle piazze e sulla natura.

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Il setto come strumento di invenzione. L’idea è di mettere in scena un cannocchiale prospettico verso l’abbazia, punto focale a cui le architetture della parte urbana fanno riferimento. Indirizzare il fruitore verso direzioni che non risultino mai casuali. Ogni volta si è condotti a scoprire qualcosa di nuovo.

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La fenomenologia del setto. Il tema del setto si declina secondo casi differenti. Se nella parte urbana è l’edificio stesso, con il suo spessore, con la sua tessitura, con la sua matericità, a farsi ricettacolo dell’ idea di setto, lungo il percorso che conduce all’abbazia questo concetto trova manifestazione nella forma di muretti. Questi conducono fisicamente e visivamente il visitatore verso la

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14 vista della sistemazione urbana. La piazza superiore e la piazza verde urban arrangement model. Upper square and grass square 15 vista della sistemazione urbana. La biblioteca e la scuola di danza urban arrangement model. Library and dance school 16 modello della soluzione progettuale a scala territoriale. Vista complessiva degli interventi Territorial arrangement model. Overall view of the project

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17 vista dell’ossario dalla foresteria the ossuary 18 vista dell’abbazia dalla foresteria the abbacy 19 vista della sistemazione urbana. La scuola di danza urban arrangement model. Dance school 20 vista della sistemazione urbana. Le scale urban arrangement model. Stairs

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rovina. All’interno della natura si crea un percorso gerarchizzato, generato dalle diverse giaciture dei setti murarari che permettono una scoperta perpetuamente rinnovata, ma al contempo sempre diversificata, di oggetti architettonici. Ora si scopre l’eremo; ecco l’abbazia; più in là l’ossario. I setti come spazio di sosta. La sottrazione materica permette che questi muretti divengano sedute per lo stare che non è mai fine a se stesso e sottende sempre il connubio con la scoperta del paesaggio. Il medesimo dispositivo architettonico cambia nuovamente dimensioni, consistenza e funzione. In prossimità dell’abbazia, sul fronte settentrionale, accresce il proprio spessore, snodandosi e cercando di assecondare l’orografia del territorio. Ecco la foresteria, dalla cui copertura l’occhio del visitatore è invitato a posarsi sull’ossario. Il tetto come mirador.

rovina L’abbazia come oggetto di pregio. L’oggetto architettonico in stato di rovina viene inserito all’interno dei percorsi che si snodano nella radura boschiva delle colline. L’abbazia come mirabile monumentum verso cui i muretti invitano a posare l’occhio. Il progetto intende porre l’abbazia come rovina accessibile e fruibile per i visitatori, cercando di rendere accessibili gli ambienti di chiesa e chiostro. Sposando tale logica protesa alla riappropriazione di questo luogo, si è pensato di poter utilizzare la zona della chiesa come potenziale luogo deputato ad

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accogliere piccoli spettacoli, quali concerti o rappresentazioni. Conservare attraverso la vista. Il progetto sulla rovina è rivolto alla salvaguardia dell’esistente attraverso interventi di tipo conservativo, affiancati da un previo e necessario consolidamento della fabbrica dell’abbazia. La conservazione del manufatto architettonico avviene attraverso la parziale o completa sostituzione di materiali compromessi e danneggiati, andando ad eliminare od arginare i fenomeni e le cause di degrado. Indispensabile risulta consolidare la muratura storica, allontanando il timore di potenziali crolli o cedimenti dell’opera muraria. Lo strumento: un sistema di stralli che permetta di migliorare il comportamento della muratura quando sollecitata. Il progetto del nuovo. Un intervento essenziale, mirato a riconferire una perduta unitarietà spaziale all’abbazia. Di qui il progetto di una passerella pedonale funzionale ed indispensabile per oltrepassare la parte di pavimentazione ceduta nella zona del chiostro. Si sono previsti due accessi alla zona abbaziale. Uno, posto a nord, per tutti coloro che presentano difficoltà motorie. Tale percorso si sonda a partire da una zona dedicata a parcheggio auto, utilizzabile anche per gli eventuali clienti della foresteria. L’altro accesso, da sud, trova origine nell’odierno punto di accesso, posto alle pendici della collina, ed intercetta il sistema dei setti che conducono il visitatore fino al vero e proprio accesso alla zona del chiostro.

21 modello della sistemazione urbana. Microcosmi urban arrangement model. Microcosmi


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22 planimetria dell’intervento nella zona della foresteria siteplan

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23 pianta dell’abbazia abbacy’s plan 24 percorsi e accessibilità ways and accessibility 25 abaco delle pavimentazioni. I materiali: erba, legno, cemento, ghiaia flooring list. Materials: grass, wood, concrete, gravel

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26 28 particolari costruttivi della passerella detail of the conctruction runway 29 30 sezioni dell’abbazia sections of the abbacy

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31 sezioni della zona dell’abbazia sections of the abbacy

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32 34 particolari costruttivi della passerella detail of the conctruction runway 35 sezione dell’abbazia section of the abbacy

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36 37 particolari costruttivi della passerella detail of the conctruction runway

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MICROCOSMI RIFERIMENTI PROGETTUALI

Municipio di Saynatsalo di Hugo Alvar Henrik Aalto, Saynatsalo, FIN, 1949-1951 Museo Università di Navarra di José Rafael Moneo Valles, Pamplona, ESP, 2008-2015 Fondazione Pilar e Joan Mirò di José Rafael Moneo Valles, Palma di Maiorca, ESP, 1981-1992 Storefront for Art and Architecture di Vito Acconci per Steven Holl, New York, USA, 1992-1993 Abbazia di San Benedetto di Hans van der Laan, Vaals, NED, 1956-1986 Valorizzazione urbanistica del centro di Custoza di Carlo Palazzolo, Sommacampagna, ITA, 2006-2007 Restauro Fondazione Querini Stampalia di Mario Botta, Venezia, ITA, 1994-2003 Interventi per il consolidamento di Forte Fuentes ad opera di Lorenzo Jurina, Colico, ITA, 1995-1996 Casa di cura per anziani di Aires Mateus, Alcacer do Sal, PT, 2006-2010



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