Hiram n.1/2021

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Sergio Bellezza

Lodovico Frapolli Un Gran Maestro tra maglietto e ideale

N

el luglio del 1870 scoppiava il conflitto francoprussiano, che portava a profondi cambiamenti in Europa, con la nascita della Germania, la caduta dell’Impero e la proclamazione in Francia della III Repubblica. Nello stesso tempo, il ritiro delle truppe francesi dallo Stato Pontificio, la loro sconfitta a Sedan e la prigionia di Napoleone III determinavano le condizioni per la conquista italiana di Roma. Avvenimenti che, se interessarono marginalmente la nostra Istituzione, coinvolsero in prima persona Giuseppe Garibaldi, G:. M:. Onorario e Primo massone d’Italia, come pure il G:.M:. effettivo Lodovico Frapolli. Le gesta del primo sono state ampiamente celebrate dalla storiografia, molto meno conosciuti, invece, il ruolo e l’azione dell’altro, che riteniamo opportuno riproporre all’attenzione della fratellanza e degli amanti di storia patria. Lodovico Frapolli, assurgeva nel 1867 alla guida della Massoneria italiana, come Reggente, dopo le dimissioni, per motivi di salute, di Filippo Cordova, per essere poi eletto, due anni più tardi, alla Gran Maestranza. Cercò subito di imporre una visione dell’Istituzione di tipo anglosassone, ricordando alle Logge della Comunione principi ispiratori, limiti e doveri della stessa: La Massoneria non si può lasciar trascinare nel campo delle discussioni politiche della giornata o in quella dell’azione. Non si fa campione di un’opinione religiosa o politica contro l’altra, di tale o tal altro uomo di Stato; combatte le istituzioni e le opere tendenti ad opprimere una parte qualunque del corpo sociale, a diminuire la libertà di parola, di coscienza, di associazione; penetra le sofferenze delle moltitudini e lavora a lenirle per mezzo dell’istruzione e propugnando la

modificazione dello stato sociale che ne è la cagione.1 Una scelta di campo, che non ne rinnegava gli ideali repubblicani e il passato di patriota: esule a Parigi, dopo aver ripudiato la divisa austriaca, vi aveva conosciuto i più bei nomi dell’emigrazione italiana; nel ’43 si recava a Londra, per conoscere Mazzini, che nel ’48 lo nominava ministro plenipotenziario a Parigi della Repubblica romana; sempre nel ’48, dopo le 5 giornate di Milano, fu prima segretario del Ministro della guerra e poi rappresentante in Francia del Governo provvisorio; fu nominato, più tardi, ambasciatore a Parigi del Granducato di Toscana; Luigi Farini lo designava nel ’59 al Ministero della guerra delle Province dell’Emilia; l’anno successivo raggiungeva Garibaldi in Sicilia, partecipava allo sbarco nelle Calabrie e entrava tra i primi a Napoli insieme al Generale2. Una visione, la sua, opposta all’interventismo di Garibaldi, che, proprio in quell’anno, scriveva al Supremo Consiglio massonico di Palermo: «Come non abbiamo ancora Patria, perché non abbiamo Roma, non abbiamo ancora Mass:. perché divisi […] Io sono del parere che l’unità massonica trarrà a sé l’unità politica d’Italia […]»3. Un modo di concepire la Libera Muratoria divergente da quello 1 Luigi Polo Friz, La Massoneria Italiana nel decennio post unitario (7.a edizione), Franco Angeli Storia, Milano, 2007 p. 212. 2 Luigi Polo Friz, Luigi Frapolli, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 50 (1998). 3

Epistolario di Giuseppe Garibaldi, Vol. XII, gennaio – dicembre 1867, a cura di Emma Moscati, Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, Roma, 2006.


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