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Confini Sommario Colophon Periodico quadrimestrale a cura della Società per la Cremazione Editore: Società per la Cremazione di Torino, Corso Novara 147b, 10153 Torino Presidente: Luciano Scagliarini Direttore responsabile: Ezio Quarantelli Hanno collaborato a questo numero: S. Arcagni, S. Chiodino, G. De Luna, M. Vovarino, L. Sacchi, L. Scagliarini, B. Segre, M Sozzi, M. Τernavasio Impaginazione: Costantino Seminara Stampa: Grafica Piemontese s.r.l., Volpiano (Τorino) Direzione: Il Quadrante s.r.l., Via B. Galliari 15 bis, 10125 Torino, tel. 011/669.39.10, fax 669.39.29 Redazione. Via De Sonnaz 13, 10121 Torino, tel. 011 /547.005, fax 547.019 Aut. Trib. To n°4541 del 11/12/92 Nuovo serie, a. VII, n. 3, settembre 2001 La tiratura di questo numero è stato di 36.000 copie. Sped. in abb. post. pubbl. inf. al 40% Comma 27, ctr.2, Legge 549/95 Corrispondenza, manoscritti e pubblicazioni devono essere indirizzati alla direzione. Gli articoli rispecchiano soltanto il pensiero dell'autore e non impegnano la direzione. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli e immagini. Gli articoli, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Pubblicazione non in vendita, destinata ai Soci delle Società per la Cremazione e delle Associazioni di volontariato cremazionista. ASSOCIATO ALL'USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA CONTRIBUIAMO TUTTI A SALVARE L’AMBIENTE
3 Editoriale 4 Assemblea nazionale della Federazione Italiana per la Cremazione 6 L'albero dei ricordi Intervista a Bruno Segre 8 La nuova legge: moderna,europea, pericolosa a cura di Simone Arcagni 14 Lettera di saluto del nuovo Presidente F.I.C. alle Socrem federate 15 La memoria è una linfa che ci nutre Intervista a Mario Rigoni Stern di Ezio Quarantelli 18 Il percorso del lutto e la scelta della cremazione di Stefania Chiodino 23 Sulla soglia dell'invisibile di Maurizio Ternavasio 25 Notiziario della Fondazione "Ariodante Fabrettι" 26 27
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Libri Dialoghi
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EDITORIALE
Continua in questo numero la rassegna delle opinioni espresse dalle differenti componenti del mondo cremazionista a proposito delle recente legge "Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri". Abbiamo innanzitutto intervistato colui che può esserne, a buon titolo, considerato il padre (per lo meno se ci si limita ai suoi aspetti migliori): l'avvocato Bruno Segre, per diversi decenni Presidente della Federazione Italiana per la Cremazione. Poi abbiamo proseguito il giro della SOCREM italiane, che hanno risposto numerose alla nostra richiesta di valutazioni. a tutte un grazie di cuore. In un momento come questo è particolarmente importante confrontare le idee e agire solidalmente. Ma il numero di "Confini" che tenete fra le mani ha almeno tre altri soggetti di particolare interesse. Per prima, segnalo la bella intervista che ci ha voluto concedere Mario Rigoni Stern, uno dei più apprezzati e amati narratori italiani. Di Rigoni Stern è impossibile non ricordare il libro che ho ha reso famoso, quel Sergente nella neve, che resta il più bel testo dedicato alla campagna di Russia. È poi lunga la lista dei libri che sono seguiti, sempre più intrisi di quel peculiare rapporto con la natura - fatto innanzitutto di quotidiana esperienza - che ha avvicinato allo scrittore di Asiago anche un pubblico più giovane. Ospitiamo poi un denso saggio di Stefania Chiodino, psicologa e psicoterapeuta, sul tema del lutto e della sua elaborazione e sul rapporto fra questa e la cremazione. Si tratta di un soggetto di speciale importanza, così rilevante da aver suggerito alla Socrem di Torino la creazione di un gruppo di auto-aiuto (se ne dà notizia in altra parte del giornale). Infine - e prima del consueto resoconto sulle prossime attività della Fondazione Fabretti e delle recensioni di libri -, abbiamo voluto rievocare la figura di un personaggio davvero fuori del comune, «torinesissimo», ma ben noto in tutta Italia, circondato com'è da un'aura di leggenda e di mistero: Gustavo Rol, il grande sensitivo, amico di Fellini, che scelse fra l'altro la cremazione come finale destinazione del suo corpo. Ma prima di lasciarvi alla lettura, "Confini" vuole rivolgere un saluto a Luciano Scagliarini, Presidente della SOCREM di Torino, appena eletto nuovo presidente della Federazione Italiana per la Cremazione. a lui va il nostro più affettuoso augurio di buon lavoro.
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ATTUALITA’
ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA PER LA CREMAZIONE
Ha avuto luogo a Verona nei giorni 22 e 23 giugno 2001 ]'Assemblea annuale della Federazione Italiana per la Cremazione (FIC), che rappresenta pressoché tutte le SOCREM italiane. Hanno partecipato 61 delegati e il Presidente onorario avv. Bruno Segre. Tra i vari temi trattati è stata esaminata la situazione della cremazione in Italia in relazione alla legge 30 marzo 2001 n. 130 "Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri" e le prospettive che la legge 7 dicembre 2000 n. 383 "Disciplina delle associazioni di promozione sociale" offre allo sviluppo dell'associazionismo cremazionista. Le SOCREM di Padova e Palermo sono entrate a far parte della FIC, che pertanto ne raggruppa attualmente 39 per un totale di oltre 200.000 soci. Sono state rinnovate per il triennio 2001-2003 le cariche sociali: il Presidente è Luciano Scagliarini (SOCREM Torino), il Vice Presidente è Ambrogio Vaghi (SOCREM Varese), il Tesoriere è Bruno Massimo Albarelli (SOCREM Verona), il Segretario è Paolo Prieri (SOCREM Torino). La Sede operativa e la Segreteria della Federazione Italiana per la Cremazione, dal 1° luglio 2001, è a Torino in Corso Turati 11/C (tel. 011.5812 313/380 - fax 011.5812 390 - e-mail presidenza@socremtorino.it).
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ATTUALITA'
L'ALBERO DEI RICORDI
L'avvocato Bruno Segre commenta la nuova legge, di cui è stato in larga misura l'artefice. E formula due proposte, entrambi molto suggestive: quella di una tassa una tantum, proporzionata al reddito, per coprire le spese della sepoltura; e quella di un albero da piantare in memoria di ogni defunto, alla cui base sarebbero collocate le sue ceneri.
Albrecht Dürer , "Il Cavaliere, la Morte, il Diavolo", bulino, 1513, Collezione privata
Abbiamo intervista l'avvocato Bruno Segre, per quarant'anni Presidente della Federazione Italiana per la Cremazione (oggi ne è il Presidente Onorario) e fra le personalità più autorevoli del mondo cremazionista. Come ovvio, al centro dell'intervista è la nuova legge che disciplina la cremazione.
Avvocato Segre, Lei è considerato da tutti il padre della nuova legge. Le chiediamo quindi innanzitutto una Sua valutazione complessiva del provvedimento. Nell'insieme il mio giudizio è senz'altro positivo. tratto da: http://www.gianobifronte.it/ tratto da: http://www.gianobifronte.it/
La legge - che risulta dall'unificazione di diversi progetti di legge elaborati nel corso del tempo soddisfa le attese di molti anni perché in definitiva riforma il regolamento di polizia mortuaria, semplifica le procedure e finalmente consente la dispersione delle ceneri in natura, che era un obiettivo da molti anni perseguito dal movimento cremazionista. L'unico aspetto sicuramente da deplorare è rappresentato dalla sorprendente revoca della gratuità. La gratuità era stata introdotta per favorire la diffusione della cremazione, che presenta notevolissimi vantaggi rispetto agli altri sistemi di sepoltura: in primo luogo permette di contenere lo spazio destinato ai cimiteri. Al posto di una bara ci stanno 20 urne. Promuovere la cremazione significa operare affinché la città dei morti lasci spazio alla città dei vivi. Per altro, questo della revoca della gratuità è un aspetto della legge non del tutto chiaro. Leggendo attentamente il testo si ricava che coloro che versano in condizioni di indigenza sono esentati dal pagamento, ma, per quanto concerne gli altri, la legge non decide nulla, bensì rinvia a decisioni successive che dovranno essere prese per definire le tariffe, decisioni che coinvolgeranno anche le Socrem. Inoltre potrebbero essere attivati dei meccanismi di almeno parziale rimborso della spesa da parte dei Comuni. Per altro, io ho fatto recentemente una proposta. Premesso che l'obiettivo è quello di abolire nel lungo periodo qualunque tipo di balzello, forse nel breve-medio periodo potrebbe essere escogitata una soluzione dei genere: così come il cittadino paga ogni anno, in relazione al suo reddito, un contributo al Servizio Sanitario Nazionale, nello stesso modo si potrebbe ipotizzare una tassa, ovviamente una tantum, sempre proporzionata alle disponibilità di ciascuno, con lo scopo di coprire gli oneri del servizio funebre.
Veniamo al problema della dispersione delle ceneri, che è stata resa finalmente possibile. Adesso si tratta di capire come è possibile organizzarla. Effettivamente si tratta di una questione da affrontare, e non solo perché c'è il rischio che vengano espresse richieste «folkloristiche». Anche quando la richiesta riguarda la semplice dispersione nel terreno, possono nascere dei problemi. È ovvio che le ceneri non si possono disperdere ovunque. In Svizzera è nata recentemente una nuova tradizione in tema di dispersione delle ceneri: viene fatta la cosiddetta sepoltura biologica, seppellendo le ceneri del defunto ai piedi di un albero garantito. Nei cantoni di lingua tedesca esiste un'associazione che si chiama "Foreste di pace" che gestisce una ventina di cimiteri silvestri. Questa iniziativa dovrebbe estendersi anche alla parte francofona con un progetto gemello, le "Forets du dernier repos" (Foreste dell'ultimo riposo). In questi cimiteri, che sono poi dei boschi, non ci sono croci, né lapidi, né lumini. Semplicemente, alla base di ciascuno degli alberi nel cui terreno saranno collocate le ceneri di un defunto c'è una piccola targa verde. Lo spazio viene acquistato anche per 100 anni a un prezzo contenuto e il proprietario del terreno si impegna a curare l'albero e a sostituirlo se si ammala. Mischiando la morte alla vita, rappresentata dall'albero, si crea un simbolo di continuità, che è molto significativo. D'altra parte, fra gli ebrei esiste una tradizione simile. Ogni volta che nasce un bambino o muore qualcuno, l'ebreo iscritto alla comunità invia in Israele una somma di denaro che servirà a piantare un albero, che riceverà il nome del neonato o della persona scomparsa. In questo modo sono state impiantate intere foreste. Si potrebbe immaginare qualcosa di simile anche nel caso della dispersione.
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Sempre a proposito della dispersione: è evidente che deve essere garantito il diritto di sceglierla; c'è però chi nutre delle riserve sulla cosa in sé, perché ritiene che la dispersione (almeno nei casi in cui è veramente tale) privi chi resta di un luogo per ricordare... Premetto che non credo che la dispersione sarà scelta dalla maggioranza di quanti vogliono essere cremati. In ogni caso penso che si tratti di una questione molto soggettiva, che deve essere messa in relazione con i valori di ciascuno. È difficile esprimere un'opinione generale. Personalmente ho raccolto in un cippo le ceneri di tutti i miei cari scomparsi, e devo dire che mi fa piacere, quando vado al cimitero, recarmi lì per rendere loro omaggio. Veniamo al problema del «rito», che è oggi piuttosto dibattuto. Molti ne sentono la necessitò e, quando manca, ne lamentano l'assenza. Qual è il Suo pensiero? Io sono un libero pensatore e come tale sono un po' freddo nei confronti di tutti i riti. Finché si tratta di pronunciare un ricordo del defunto, di ascoltare un brano musicale, sono d'accordo. Mi pare un atto di omaggio, più che un rito vero e proprio. Se si dovesse trattare di introdurre un qualche rito più complesso, sarei contrario. La cremazione, fra i suoi vantaggi ideali, ha anche questo: la semplificazione, la riduzione a zero di ogni pompa. Ι segni esteriori del lutto - che in passato erano di una ricchezza barocca - sono stati aboliti, perché il costume si è evoluto, è progredito. E poi un conto è se un certo rito è stato richiesto dal defunto, un altro conto è invece se si tratta soltanto di una «soddisfazione» che vogliono i vivi. Secondo Lei, quali sono gli ostacoli più grossi alla diffusione dell'idea cremazionista? Innanzitutto le tradizioni, che sono dure a morire. Soprattutto quelle peggiori. Il culto dei morti attraverso la sepoltura ha almeno mille anni alle spalle. Non possiamo pensare che scompaia da un giorno all'altro. Anche la Chiesa, del resto, ha cambiato opinione piuttosto recentemente, nel 1964. Talvolta, poi, ci sono resistenze nello stesso entourage del defunto, fra i famigliari più stretti. La SOCREM è dovuta spesso intervenire, anche legalmente, per far rispettare, contro quella dei parenti, la volontà di un proprio Socio. Se dovesse indicare l'obiettivo di una grande battaglia per le SOCREM oggi, quando ormai molti passi avanti sono stati fatti, che cosa direbbe? Direi che l'obiettivo è duplice. Primo, è necessario garantire la diffusione della cremazione in tutto il paese, soprattutto al Sud. Il Sud è ancora in mano ai grandi impresari di pompe funebri. Secondo, bisogna rendere appetibile la cremazione anche perché esente da qualsiasi onere. Questa, come ho già detto, è una partita che resta tutta giocare.
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ATTUALITÀ
L A NUOVA LEGGE: MODERNA, EUROPEA, MA PERICOLOSA
Continua il nostro giro di opinioni all'interno del mondo cremazionista. La possibilità di disperdere le ceneri rappresenta un grosso risultato acquisito, ma per tutti (o quasi) gli intervistati è forte il rischio di una diminuzione delle cremazioni a causa della revoca della gratuità. a cura di Simone Arcagni Riprendiamo il giro di opinioni interrotto lo scorso numero per mancanza di spazio e dedicato alla nuova legge che disciplina la cremazione (pubblicando anche in due box separati un importante ordine dei giorno della SOCREM di Genova e un comunicato della Federazione). Come i lettori ricorderanno, la maggioranza degli intervistati ha finora espresso un apprezzamento di massima sul provvedimento, anche se non sono mancate critiche spesso severe, e talvolta aspre, riguardo alla revoca della gratuità. Questo aspetto della legge pare ai più sorprendente e ingiusto, perché rischia di penalizzare una pratica ancora insufficientemente diffusa e dalla quale per altro tutti potrebbero ricavare importanti vantaggi pratici (anche a non voler ricordare le ragioni ideali che ispirano la scelta cremazionista). Questo secondo giro conferma nelle grandi linee tale orientamento, ma emergono pure riflessioni e osservazioni in parte inedite. Per esempio si osserva che la legge può anche essere interpretata come un tentativo di svalutare il ruolo delle SOCREM, che del resto - è un altro aspetto interessante delle posizioni che abbiamo registrato - già si stanno mobilitando in vari modi per ridurre l'impatto negativo costituito dalla cancellazione della gratuità. Ma lasciamo a questo punto la parola ai nostri interlocutori. Per Eugenio Conti, Presidente della SOCREM di Novara "il giudizio sulla nuova legge è per metà positivo e per l'altra metà negativo. Per ovviare al più grave degli inconvenienti, cioè la revoca della gratuità, sarebbe opportuno che tutte le Associazioni di Cremazione contattassero i vari Comuni che hanno l'ara per ottenere, a vantaggio dei soci, un significativo abbassamento del costo della cremazione. Inoltre, dovrebbero contattare una o più imprese di Pompe Funebri, sempre allo scopo di ottenere tariffe di favore per gli iscritti. E questo dovrebbe avvenire su tutto il territorio Nazionale". Secondo Daniele Clerici, Presidente della SOCREM di Sondrio, "un aspetto interessante della nuova legge è costituito dalla possibilità di effettuare la dispersione in natura delle ceneri. Ciò soddisfa le richieste di molti fra quelli che scelgono la cremazione e inoltre favorisce i Comuni oberati dai continui ampliamenti cimiteriali. Ma, da un altro punto di vista, la legge tradisce tutte le aspettative che nel 1987 avevano indotto lo Stato a rendere gratuita la cremazione. Il costo della cremazione più il costo del trasporto (non indifferente nella nostra Provincia in quanto il tratto da: http://www.gianobifronte.it/ tratto da: http://www.gianobifronte.it/
forno più vicino è quello di Como) rendono la cremazione non accessibile a tutti. Ci sarà insomma una discriminazione tra chi potrà e vorrà sopportare le spese e chi no. Nell'assemblea annuale dei soci tenutasi il 21 aprile scorso è emerso che se prima i figli non contestavano la volontà dei genitori e viceversa, ora ci sono i primi dissapori (economici) tra familiari. Inoltre esiste il rischio che diminuisca drasticamente il numero delle cremazioni e di conseguenza scompaiano le piccole associazioni come la nostra che conta circa 1 100 soci (quattro anni fa eravamo in 350)". Ιl Vicepresidente dell'Associazione per la Cremazione di Trento, Maria Teresa Fossati, esprime un giudizio complessivamente non negativo. "È da tenere presente - osserva - che il nostro Statuto stabilisce che l'Associazione non si prefigga lo scopo di costruire e gestire una struttura crematoria sul territorio, ma piuttosto operi perché tale iniziativa sia presa dall'Ente Pubblico". Entrando più nel dettaglio, secondo la signora Fossati "gli aspetti più interessanti sono la possibilità di disperdere le ceneri, o anche di poterle conservare in casa; il fatto che sia meno complicata la cremazione in seguito ad esumazione; il fatto che sia previsto un rito dignitoso e in certa misura solenne. Magari desta qualche perplessità il comma che prevede - indistintamente per ogni salma - il prelievo e la conservazione di un campione di liquido biologico". Quanto alla revoca della gratuità "può darsi che all'inizio vi sia un calo di richieste di cremazioni, ma a lungo termine riteniamo che si tornerà alle precedenti proporzioni, anzi potrebbero aumentare visto che si intende promuovere una maggiore conoscenza della nostra pratica, nonché favorire la costruzione di nuove strutture crematorie". Molto decisa e critica è l'opinione di Pietro Sbarra, Presidente della SOCREM di Pavia: "Mi si permetta di affermare che la revoca della gratuità rappresenta una vera e propria tassa sulla morte. Sfido chiunque a dimostrare che le casse comunali possano trarre benefici dal nuovo onere, viste le difficoltà che nasceranno quando si dovrà stabilire quali cittadini potranno ancora godere della gratuità in base al loro stato di persone bisognose, o indigenti, o alla posizione di «disinteresse» espressa dai loro familiari". Se la possibilità di disperdere le ceneri in natura ci avvicina finalmente agli standard dei paesi più civili del mondo, ora "ci attende una nuova, aspra battaglia. Perché chi vuole farsi cremare deve sottoscrivere il suo desiderio ante mortem mentre per l'inumazione esiste il «silenzioassenso»? Recentemente i media hanno dato molto spazio alla polemica sul silenzio-assenso in relazione alla donazione degli organi; perché nessuno ha discusso l'analoga situazione della cremazione? Ecco, secondo me, quale dovrà essere la prossima, importante battaglia da combattere. L'equiparazione della cremazione con l'inumazione". Ιl presidente della Società per la Cremazione di Cremona, Giovanni Gentilini, critica la revoca della gratuità, apprezza le diverse possibilità offerte a che intende far disperdere le proprie ceneri, ma annovera tra gli aspetti preoccupanti del nuovo provvedimento "il dover «rincorrere» le decisioni di TUTTI gli attuali Soci per le differenti tipologie di dispersione delle ceneri". Osserva infine che "le conseguenze potrebbero essere la diminuzione dei nuovi Soci e/o le dimissioni degli attuali, sia per il «nuovo» costo che si dovrà sopportare che per il dover prendere decisioni (oggi) con il ricorso alla fine alle vie legali. La conservazione per dieci anni di campioni biologici dei cremati per eventuali esami del DNA rappresenta poi un'idea veramente «folle»". Dura è la posizione di Giuseppe Zanini, Presidente della SOCREM di Mantova: Il giudizio complessivo sul provvedimento non può che essere di aperta condanna per gli aspetti esclusivamente negativi che lo caratterizzano. Di interessante ha esclusivamente disposizioni contrarie alla diffusione del rito cremazionista. La SOCREM mantovana è seriamente preoccupata per le immancabili ripercussioni negative che si riscontreranno nell'azione di tratto da: http://www.gianobifronte.it/ tratto da: http://www.gianobifronte.it/
proselitismo sinora facilitata dalla gratuità. Inutile e pleonastica la concessione della dispersione delle ceneri, atto che pochissimi sono orientati ad effettuare, perciò di nessun peso associativo".
Sandro Botticelli, "Compianto sul Cristo morto", tavola, 1489-1492, Alte Pinakothek, Monaco
Per Edoardo Vitale, Presidente della SOCREM di Genova, "La legge ha un positivo rilievo solo nella parte che soddisfa un'annosa aspirazione di molti cremazionisti: la dispersione delle ceneri. Per il resto, il suo contenuto è da condannare in toto: come si può pensare veramente di organizzare un servizio sanitario che prelevi dalle salme, destinate a qualsiasi forma di seppellimento, campioni di liquidi biologici e annessi cutanei da conservare per ben dieci anni?!". Il Presidente Vitale osserva inoltre come il contenuto della legge riveli "La forte aspirazione di affidare tutto alla mano pubblica, nonché il tentativo di distruggere le SOCREM, colpevoli di aver realizzato un grande patrimonio spirituale nell'ambito di un appassionato volontariato senza scopi di lucro ma con un grosso neo: si è trattato di un'iniziativa privata! Quanto poi al pagamento di inumazione e cremazione, mi limito solo a osservare l'aspetto positivo: in questo modo sarà valorizzata in modo chiaro e preciso la vera identità del cremazionista, non legata come ora a sole valutazioni economiche". Come già anticipato, della SOCREM di Genova pubblichiamo in altra parte di questo articolo un importante ordine del giorno, che interviene su una questione di notevole peso: che fine faranno le are crematorie costruite dalle SOCREM a proprie spese? Un giudizio articolato e positivo sulla legge che giudica moderna ed esauriente è quello di Guido Stanzani, Presidente della SOCREM di Bologna. "Gli aspetti di maggior rilievo sono quelli della nuova regolamentazione della dispersione delle ceneri, dello snellimento delle pratiche burocratiche necessarie per la cremazione e della conferma del ruolo primario delle Associazioni cremazioniste. Non colgo aspetti «preoccupanti» se non quello della davvero modesta previsione «di almeno un crematorio per regione». È poi ridicola l'attribuzione della decisione della
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cremazione - in mancanza di disposizione testamentaria e in caso di concorrenza di più parenti dello stesso grado - alla «maggioranza assoluta» di essi. L'abolizione della gratuità della cremazione è linea che condivido senza riserve non foss'altro perché costituirà un efficiente stimolo per la rivitalizzazione delle finalità mutualistiche delle Associazioni cremazioniste che potranno e dovranno porsi l'obiettivo di farsi carico (in tutto o in parte) degli oneri concernenti la cremazione delle salme dei Soci".
Albrecht Dürer, "Ι Quattro Cavalieri dell'Apocalisse", silografia, 1496-97 circa, Collezione privata
Presidente della SOCREM di Piombino, Alessandro Razzauti, "esprime moderata soddisfazione per l'approvazione della nuova legge per quanto attiene alla dispersione delle ceneri e non lieve preoccupazione per l'abolizione della gratuità che consente l'applicazione delle tariffe più disparate da parte delle amministrazioni comunali". Ιl Presidente Razzauti ci informa poi che "la SOCREM di Piombino nella sua ultima assemblea del 6 maggio 2001 ha approvato all'unanimità l'incremento della quota sociale, proponendosi di utilizzare i maggiori introiti per rimborsare ai familiari dei propri associati l'importo della cremazione. La SOCREM stessa provvederà su richiesta dei familiari al trasporto delle ceneri dal tempio crematorio di Livorno al cimitero di Piombino consentendo loro un ulteriore risparmio. tratto da: http://www.gianobifronte.it/ tratto da: http://www.gianobifronte.it/
Inoltre la teca cineraria predisposta per la sosta delle ceneri in attesa dell'approvazione delle norme sulla dispersione, verrà messa a disposizione «in eterno» e gratuitamente ai soci che esprimono tale volontà".
Ingmar Bergman, "Il settimo sigillo", 1957
Per Giovanni Martini, Presidente della SOCREM di Firenze, "gli aspetti più interessanti di questa legge sono quelli legati alla possibilità di disperdere le ceneri anche al di fuori dei perimetro cimiteriale (ad esempio nel mare, nei laghi, sui monti) e addirittura di conservarle in casa propria. Quello più preoccupante è naturalmente costituito dalla revoca della gratuità. Ne possono discendere sia una minore richiesta di cremazioni che speculazioni di società private che agiscono soltanto per lucro, senza uno spirito o ideale cremazionista". Per Gianfranco Fusi, Presidente della SOCREM di Siena, "questa è una legge valida nel suo complesso che ci colloca alla pari di molti paesi europei. È una legge in linea con il federalismo e con il decentramento territoriale delle competenze. È una legge che consente di superare visioni diverse interne alla nostra Federazione, che consente di rafforzare il ruolo delle nostre associazioni territoriali, che sveglia chi stava dormendo". Secondo Alfonso De Santis, Presidente della SOCREM della Capitanata (Foggia), si tratta "di una legge di grande respiro, fortemente innovativa per quello che concerne la possibilità di dispersione delle ceneri, corollario naturale al processo di incenerimento dei cadaveri. Un provvedimento da tanto e da tanti atteso e auspicato che, oltre a colmare un vuoto normativo, accoglie le istanze della gran parte dei cremazionisti italiani e conferisce legittimazione al ruolo delle SOCREM, laddove sancisce che l'adesione all'associazione crematoria esclude e sopravvanza la eventuale contrarietà dei familiari del defunto. L'imprevista abolizione della gratuità della cremazione è frutto della dissennata politica economica degli Enti locali e figlia della folle corsa al federalismo e delle deleterie ventate autonomistiche che, come una nuova «moda», contagiano e dilagano. Una politica cieca che riporta l'Italia agli anni bui". Secondo Bruno Emanuele, Presidente della SOCREM di Matera, "se lo sgravio dei costi servirà a dare maggiore impulso alle Amministrazioni locali per la realizzazione degli impianti con la conseguente garanzia di un servizio in loco, il provvedimento va considerato positivo (visto che tratto da: http://www.gianobifronte.it/ tratto da: http://www.gianobifronte.it/
comunque per i casi d'indigenza accertata dei defunto, gli oneri e le spese per la cremazione sono a carico dell'Ente Pubblico e comunque inferiori a quelli previsti per la tumulazione)". Concludiamo con l'opinione di Salvatore Arcidiacono, Presidente della SOCREM di Catania. a suo avviso la nuova legge "adegua finalmente la legislatura del nostro Paese a quella della maggioranza delle nazioni occidentali. In particolare il comma 4 dell'art. 3 (dispersione delle ceneri e affidamento ai familiari dell'urna cineraria) introduce due significative innovazioni di fondamentale importanza per l'esercizio della cremazione: una di natura ideologica e l'altra di natura pratica. Quella ideologica consiste nell'avere dato la possibilità di attuare un concetto assai caro a molti «cremazionisti», che è quello della circolarità della materia che forma i corpi viventi. Quello pratico sta nel fatto che i parenti del cremato sono esonerati dall'acquisto del loculo in cui, per legge, doveva essere tumulata (!) l'urna cineraria del defunto (almeno così era in Sicilia). Operazione, questa, assai dispendiosa e che snaturava l'essenza della pratica crematoria. Quest'ultima considerazione mi consente di soffermarmi sul controverso passo dell'abolizione della gratuità. L'affidamento ai familiari della deposizione dell'urna consente un notevole risparmio in termini economici sul costo complessivo dell'operazione, sicché resta, come spesa, soltanto il costo dell'incenerimento. Non credo dunque che dalla suddetta abolizione discendano attenuazioni circa l'incentivazione alla cremazione".
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ORDINE DEL GIORNO SO.CREM GENOVA
Approvato all'unanimità dai Soci partecipanti al Seminario dei 4 luglio 2001 indetto dal Centro Studi della SO.CREM PREMESSO • che la Società di Cremazione Genovese opera da un secolo nella città di Genova, con attività meritoria, culminata con la medaglia d'argento concessa dal Comune di Genova; • che nel corso di questi decenni la SO.CREM, con spirito di sacrificio dei propri Soci, oggi circa 1800, ha edificato in area cimiteriale ad essa all'uopo concessa in via perpetua dal Comune di Genova, l'Ara Crematoria e l'ha ininterrottamente gestita, conscia di svolgere un servizio sociale d'alto contenuto morale; • che detto patrimonio, materiale e morale, non deve essere disperso a causa d'inopinati e frettolosi provvedimenti legislativi; • che invero, la recente legge 30 marzo 2001 n. 130 nell'affermare che "la gestione dei crematori spetta ai comuni", mette in pericolo non solo il patrimonio della SO.CREM, ma addirittura la sua stessa esistenza; • che infatti l'attuazione di detta normativa determinerà nel medio termine un'estromissione non solo dalla gestione degli impianti crematori, ma anche dalla concreta operatività in favore dei Soci che dovranno interloquire con un soggetto terzo; • che la Legge 26 febbraio 2001 n. 26, introducendo l'onerosità della cremazione, potrà costituire un freno all'espandersi di detta pratica; • che imponendo l'obbligo ai medici necroscopi di prelevare campioni di liquidi biologici ed annessi cutanei, la Legge n. 130/2001 crea problematiche funzionali ed organizzative che si ripercuoteranno negativamente in tutto il settore funerario; • che la SO.CREM, pur tuttavia, intende mantenere e preservare intatto il suo patrimonio materiale e morale, nel rispetto della legalità e delle istituzioni e che, per conseguire dato obiettivo AUSPICA che il legislatore, nel corso della nuova legislatura, modifichi opportunamente: a) la legge n. 130/2001 riconoscendo le specificità particolari degli Enti Morali senza scopo di lucro che hanno edificato in proprio - come è il caso della SO.CREM di Genova - gli impianti crematori, in aree cimiteriali ricevute in concessione perpetua dai rispettivi Comuni, senza il ben che minimo ricorso alla contribuzione della Pubblica Amministrazione, ed escludendo espressamente gli stessï dalla normativa generale; b) il D.P.R. n. 203/88 relativo alle emissioni atmosferiche, che oggi assimila i crematori ai siti industriali. INVITA gli Organi Ministeriali di competenza, gli Enti Locali, la Federazione Italiana di Cremazione, tutte le SO.CREM Italiane, gli operatori del comparto funerario, ad attivarsi congruamente, ciascuno nelle modalità ritenute più opportune, per conseguire le finalità auspicate ai punti "a" e "b", anche avvalendosi della consulenza di esperti che formulino le opportune nuove proposte legislative nel settore della cremazione.
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COMUNICATO DELLA F.I.C.
Federazione Italiana per la Cremazione - Legge 30 marzo 2001, n. 130 Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri Gazzetta Ufficiale n. 91 del 19 aprile 2001 L'emanazione di questa legge corona una trentennale battaglia condotta dalla F.I.C. affinché il legislatore emanasse un provvedimento quadro sulla cremazione. La F.I.C. intende pertanto attraverso il presente documento esprimere il suo articolato giudizio su questa legge. Da un lato la F.I.C. accoglie come una grande vittoria dei cremazionisti il riconoscimento al diritto della dispersione delle ceneri in natura, che ha così posto l'Italia alla pari degli altri Paesi Europei, con la contemporanea modifica dell'art. 411 del c.p. con la abrogazione del reato di dispersione delle ceneri. Questa legge riconosce altresì il ruolo delle associazioni cremazioniste: di rappresentanza e di difesa della volontà della cremazione dei propri Soci e di quella della dispersione delle loro ceneri. È apprezzabile inoltre la norma contenuta in questa legge che prevede la predisposizione di sale attigue ai crematori per consentire il rispetto dei riti di commemorazione del defunto e un dignitoso commiato. Molto utile allo sviluppo della cremazione è l'abolizione della fascia di rispetto di duecento metri per i cimiteri di urna: sarà così possibile l'ampliamento dei cimiteri verso le zone residenziali. E altresì positiva la norma che fa chiarezza e amplia le facoltà dei Comuni per la cremazione dei resti mortali inconsunti: anche questo è un vantaggio per i Comuni che potranno così avere a disposizione nuove aree cimiteriali per le inumazioni, grazie ad una maggiore rotazione delle sepolture. Dall'altro lato invece ci troviamo di fronte ad un arretramento rispetto alla precedente situazione in quanto questa legge ha limitato la gratuità della cremazione ai soli casi di indigenza. Così facendo, il legislatore ha posto a carico della stragrande maggioranza dei cittadini le spese della cremazione. La gratuità della cremazione era stata introdotta nel nostro paese nel 1998, per favorire lo sviluppo di questa forma di sepoltura anche in funzione della necessità di risolvere importanti problematiche cimiteriali. Da allora l'incremento è stato molto modesto, poiché l'Italia è ancora ben lontana dai livelli Europei. Il dato statistico nazionale indica, infatti, che nel 2000 la cremazione è stata effettuata in Italia per meno del 5% dei deceduti contro, per esempio, l'11% in Spagna, il 15% in Francia, il 40% in Germania o il 72% in Inghilterra. Penalizzando la cremazione le problematiche cimiteriali, rappresentate principalmente dagli elevatissimi costi di gestione e dalla occupazione crescente di spazi per far fronte alla domanda di inumazione e tumulazione, rimarranno ancora per lungo tempo irrisolte. Ecco perché riteniamo che le ragioni che avevano indotto il legislatore nel 1998 a volere la gratuità sono ancora valide e pertanto sia stato un grave errore eliminare questo incentivo, in quanto c'è il notevole rischio di compromettere, se non quello di far arretrare, lo sviluppo della cremazione in Italia. La F.I.C. ritiene che la gratuità riservata agli indigenti sia assolutamente limitativa. Inoltre, poiché la definizione della tariffa di questo servizio, come per tutti quelli a domanda individua e, è prerogativa dei Comuni, la F.I.C. chiede che ogni Comune, nell'ambito della sua autonomia finanziaria, applichi ai suoi cittadini tariffe differenziate. Gli stessi Comuni dovranno inoltre definire con accuratezza le tariffe per l'inumazione, in modo tale che esse considerino tutti i costi per la realizzazione e il mantenimento della sepoltura e per la gestione dei cimiteri. Questa analisi dei costi non potrà che mettere in luce la convenienza anche economica della cremazione rispetto alle altre forme di sepoltura. Le nuove norme emanate necessitano di approfondimenti, precisazioni e interpretazioni corrette: • l'articolo 3 rinvia infatti l'operatività delle più importanti innovazioni alla modifica del vigente Regolamento di Polizia Mortuaria. • l'articolo 5 demanda a livello ministeriale la definizione delle tariffe della cremazione dei cadaveri, della conservazione o dispersione delle ceneri, tariffe che dovranno tenere conto dei costi sostenuti dai gestori, mentre riteniamo che la definizione della tariffa per i fruitori del servizio dovrà essere demandata ai Comuni; questo articolo indica che la definizione di queste tariffe dovrà avvenire di concerto anche con la F.I.C.; • l'articolo 6 affida alle Regioni l'elaborazione, entro il prossimo mese di novembre, dei piani regionali di coordinamento per la realizzazione di nuovi crematori; • l'articolo 8 demanda al Ministero della Sanità la definizione di norme tecniche (livelli di inquinamento, materiali per la costruzione dei feretri e delle urne cinerarie da interrare, ecc.). La F.I.C., che da cento anni rappresenta il movimento cremazionista italiano, attraverso 37 associazioni federate presenti su tutto il territorio nazionale, si dichiara fin d'ora pronta a mettere a disposizione delle Istituzioni tutta la
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sua specialistica esperienza derivante dalla ultracentennale gestione dei più importanti crematori italiani, da parte delle SOCREM storiche associate. La F.I.C. si aspetta, pertanto, di essere chiamata per dare il suo valido contributo per l'implementazione della legge sia a livello nazionale che locale. La F.I.C. farà pervenire ai Ministeri interessati le proposte di formulazione delle norme regolamentari e, mettendosi anche a disposizione delle Regioni per collaborare alla stesura dei piani regionali di coordinamento, per la realizzazione dei nuovi crematori. In particolare la F.I.C. ritiene che il nuovo testo del Regolamento di Polizia Mortuaria dovrà accogliere le innovazioni presenti in questa legge, senza interpretazioni limitative o deformanti rispetto al suo spirito innovatore. Al riguardo la F.I.C. auspica di essere consultata. Il nuovo Regolamento di Polizia Mortuaria, dovrà, fra l'altro, fare chiarezza sulle modalità di dispersione delle ceneri in mare, poiché la frase "nei fratti liberi da natanti e manufatti" è troppo generica. In attesa che il regolamento applicativo della legge sia disponibile, molte SOCREM federate alla F.I.C. si sono organizzate per mettere a disposizione un servizio di conservazione temporanea delle ceneri di coloro che hanno già scelto la dispersione. Si dovrà dare l'interpretazione autentica in merito alla raccolta di campioni biologici "per eventuali indagini per causa di giustizia". Si dovrà inoltre precisare, per esempio, che in caso di parità numerica di pareri, a favore o contro la cremazione, espressi dai parenti del defunto non iscritto ad una associazione cremazionista, prevalga la scelta della cremazione. Dovrà altresì essere considerato il parere del convivente, in assenza di un coniuge, estendendo così il diritto già riconosciuto dall'attuale Regolamento di Polizia Mortuaria all'art. 93.2, ma solo per l'accesso alla sepoltura privata. Nel contempo la F.I.C. vigilerà affinché i termini di attuazione della legge vengano scrupolosamente rispettati. Una particolare attenzione sarà esercitata dalla F.I.C. affinché ciascun Comune accantoni nel proprio bilancio le risorse risparmiate dalla cessata gratuità della cremazione e i ricavi provenienti dall'esercizio gestione dei propri impianti, al fine di destinarli alla realizzazione di nuovi crematori o all'ammodernamento degli impianti esistenti, come previsto dalla legge in argomento.
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LETTERA Di SALUTO DEL NUOVO PRESIDENTE F.I.C. ALLE SOCREM FEDERATE Egregio Presidente, innanzitutto desidero ringraziare la F.I.C., a nome dell'Ufficio di Presidenza, per la fiducia che ci ha accordato con il rinnovo delle cariche in occasione dell'assemblea annuale, svoltasi a Verona nei giorni 22 e 23 giugno u.s., della quale, con plico a parte, le verrà inviata la bozza del verbale. Dopo l'Assemblea, numerose sono state le attestazioni di fiducia e di incoraggiamento che mi sono pervenute. Ringrazio ancora tutti. Come già evidenziato nell'intervento programmatico in Assemblea, che qui ritengo opportuno riprendere, occorre dar vita ad un nuovo modello di F.I.C. all'altezza dei mutamento in corso nella nostra società civile. Un compito gravoso e impegnativo ci attende tutti, sia a livello delle nostre rispettive Associazioni sia a livello federativo. Stiamo, infatti, vivendo in Italia un processo di profonda trasformazione culturale nei confronti della cremazione, che il nuovo quadro normativo, con la revoca della gratuità e l'entrata in vigore della legge n. 130, ha solo evidenziato e accelerato. Questa trasformazione sarà ancora più evidente con l'imminente uscita del nuovo Regolamento di Polizia Mortuaria. Il messaggio che abbiamo inteso lanciare, fin dalla precedente Assemblea di Napoli (12 maggio 2000), è appunto questo: stanno entrando in campo nuovi "soggetti" (Regioni, Enti locali, Aziende speciali, S.p.A., Consorzi di imprese, ecc.), per cui !'universo cremazionista sta perdendo i! profilo di "nicchia culturale" e sta diventando un vasto e appetibile segmento di mercato per gli operatori mossi dalle, pur legittime, prospettive di "profitto". Questa trasformazione si sta compiendo a "macchia di leopardo": è già palesemente rilevabile nelle grandi città del Nord e gradualmente si sta affacciando anche nelle zone apparentemente più "tradizionali", quelle dei capoluoghi di provincia, anche del Centro Sud. Qualcuno è giunto ad affermare che delle Socrem non c'è più bisogno! Questi sono sintomi inequivocabili che occorre saper cogliere! Noi tutti dobbiamo avere la consapevolezza che la pratica cremazionista sta vivendo in Italia una fase strategica e decisiva! Il compito delle Socrem e del volontariato cremazionista non è affatto terminato, anzi - al contrario - è ancora più impegnativo, poiché non è solo più quello di diffondere l'idea cremazionista, ripristinandone nel contempo la gratuità, ma anche e soprattutto quello di evitare che il nostro antico rito, concepito per dare dignità al defunto, nel rispetto del dolore dei parenti, degeneri a livello di "prodotto" richiesto dal mercato e che si trasformi in una fredda pratica moderna, atta solo a smaltire più velocemente degli ingombranti cadaveri! Per questo motivo tutte le Socrem, piccole e grandi che siano, di origine storica o di più recente costituzione, devono essere consapevoli di svolgere, nello stesso solco del tradizionale movimento cremazionista che affonda le sue radici nei valori civili e umani, oggi ancora di più attuali, un servizio di alto contenuto morale e sociale a favore della comunità. Tutti dobbiamo essere consci che, nel nome del nostro ideale di sempre, al volontariato cremazionista è richiesto un nuovo ruolo, più impegnativo, più coeso e all'altezza dei nuovi problemi e della realtà del 3° Millennio. Se si prescinde da queste motivazioni e da questi aspetti culturali, l'azione di diffusione dell'idea cremazionista si inaridisce. Al riguardo la Rivista CONFINI, che dal prossimo settembre - anche nella veste grafica - viene messa a disposizione di tutte le Associazioni cremazioniste italiane, può essere un valido e idoneo mezzo per operare sul piano culturale e per dare risalto ai profondi valori che la pratica cremazionista sottende. In questo momento storico di transizione la F.I.C., se vuole essere di effettivo e valido supporto alle Socrem, deve dotarsi anche di nuovi strumenti per far valere, nei confronti delle Istituzioni e della Comunità, le istanze civili ed etiche che hanno segnato lo sviluppo della cremazione in Italia. Nell'immediato deve seguire, con attento e costante monitoraggio, tutte le diverse fasi realizzative e applicative dei percorso della legge n. 130 e l'elaborazione del nuovo Regolamento di Polizia Mortuaria, proponendosi nel contempo ai Ministeri e alle Commissioni come referente autorevole e attendibile recuperando, per quanto è ancora possibile, il tempo perduto negli ultimi due anni. Anche la legge n. 383/2000 sulla "Disciplina delle associazioni di promozione sociale" costituisce per le Socrem un interessante riferimento per il loro riconoscimento giuridico e l'incentivazione della loro attività di volontariato. Anche sulla applicazione di questa legge, come per tutta la normativa in vigore, la F.I.C. dovrà dare alle Socrem un appoggio per i loro rapporti con le realtà locali (Regioni, Enti, Comuni, Imprese, ecc.). Per far questo occorre una F.I.C. funzionante ed efficiente, che utilizzi la professionalità dei soci delle Socrem italiane, cioè di quelle persone che, a livello di volontariato e attraverso i coordinatori regionali, intendono mettere a disposizione della F.IC. La loro professionalità con grande passione, entusiasmo e determinazione. Questa è la strada moderna di fare associazionismo se si vuole coniugare la tradizione, con i suoi valori, con i tempi che cambiano, cioè con le mutate esigenze della società civile. Questo è il modello di F.I.C. che l'Ufficio di Presidenza intende realizzare: un compito certamente non facile ma fattibile, con la volontà di tutti, al di sopra dei recenti momenti dialettici dovuti alle differenze di vedute sulle strategie operative della F.I.C. Naturalmente saranno considerati preziosissimi tutti gli stimoli esterni, i consigli e le critiche che ci permetteranno di verificare !a validità della nostra rotta. In questa lunga esposizione ho inteso approfondire il programma operativo e gli obiettivi che il nuovo Ufficio di Presidenza si è posto e, nel contempo, offrire un momento di riflessione per tutti noi, approfittando della imminente pausa estiva.
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Nel ringraziarLa dell'attenzione, egregio Presidente, le invio i miei migliori soluti, con l'augurio di buone vacanze e un cordiale arrivederci a presto. Luciano Scagliarini
Jorge Amado, il grande scrittore brasiliano scomparso all'inizio del mese di agosto, ha voluto che le sue ceneri fossero disperse sotto un albero di mango del suo giardino, nella casa di Rio Vermelho, a Salvador de Bahia: "Qui, in quest'angolo del frutteto, voglio riposare in pace quando il tempo verrà. Questa è la mia volontà". La cerimonia della dispersione si è svolta in forma privata, alla presenza dei familiari e di pochi, intimi amici. Le semplici parole lasciate da Amado sono scolpite su una lapide ora posta sotto l'ospitale albero, dove lo scrittore amava trascorrere piacevoli serate con la moglie Zelia, con la quale ha condiviso l'intera vita e due figli.
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CULTURA
LA MEMORIA È LINFA CHE CI NUTRE
Abbiamo intervistato per "Confini" Mario Rigoni Stern, uno dei grandi narratori italiani contemporanei. Nelle sue storie di guerra e di montagna la vita e la morte ritrovano un magico equilibrio. di Ezio Quarantelli Mario Rigoni Stern rappresenta per più di una ragione una felice anomalia nel panorama della narrativa italiana. È un uomo di vaste letture, ma non è un letterato, quanto meno nel senso più accreditato dei termine; ha dedicato molte energie e molto tempo alla scrittura, senza per questo fare della letteratura l'oggetto di un esercizio fine a se stesso; ha raccontato storie spesso drammatiche, senza mai indulgere all'effetto facile e scontato; ha riservato un'attenzione forte e costante alla vita e ai ritmi della natura, di cui è un osservatore sensi bile e acuto, ma privo di compiacimenti. Con lui è quindi facile parlare dei temi che ci interessano, della vita e della morte, della fine del corpo e della durata della memoria. Le sue risposte sono semplici e chiare, arrivano dritte al nocciolo dei problema e ci appaiono come le sagge riflessioni di un compagno di strada un poco più esperto di noi. Mario Rigoni Stern è uno dei grandi narratori italiani contemporanei. Da poco ha compiuto ottant'anni (è nato ad Asiago nel 1921), ma la sua vena resta fresca e vigorosa, come certi alberi delle montagne che ama e fra le quali non ha rinunciato a vivere. Il suo libro di esordio - Il sergente nella neve (1953) - è anche uno dei più famosi del dopoguerra e si può contare fra le più notevoli testimonianze letterarie della seconda guerra mondiale. Dopo anni di silenzio, Rigoni Stern è tornato alla narrativa con i racconti di Il bosco degli urogalli (1962), a cui ha fatto seguito una lunga serie di libri, grandi e piccoli, spesso legati alla sua quotidiano esperienza di uomini, animali, montagne o alla memoria di un passato più o meno lontano: Quota Albania (1971), Ritorno sul Don (1973), Storia di Tönle (1978, Premio Campiello), Uomini, boschi e api (1980), L'anno della vittoria (1985), Amore di confine (1986), Il libro degli animali (1990), Arboreto salvatico (1991), Le stagioni di Giacomo (1995), Sentieri sotto la neve (1998), Inverni lontani (1999). Il suo libro più recente è Tra due guerre, una raccolta di racconti, in gran parte pubblicati per la prima volta in volume. Tutti i suoi libri sono usciti da Einaudi.
Lei è stato testimone di una grande tragedia, come la campagna di Russia. Che cos'era la morte in quella dimensione di disastro quotidiano? Guardi, era lo stupore di essere vivi. Uno stupore che si rinnovava ogni giorno...
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Specialmente in certi momenti, quando vedevi cadere e sparire intorno a te amici con i quali fino a poco prima eri insieme. Una morte fa impressione. Centinaia o migliaia di morti non fanno più impressione. Fa impressione la vita.
Penso spesso ai dispersi. Credo che il dolore dei parenti sia stato - se possibile - superiore a quello di chi ha avuto dei morti «ufficiali», per via dell'incertezza, dell'impossibilità di sapere con sicurezza... Sì, vede, quando si è nell'incertezza si vive sempre fra... l'atroce dubbio e una folle speranza. Si vive in una brutta maniera, non si ha l'animo in pace. Quando invece si ha la certezza della morte, dopo un po' di tempo più che dolore rimane malinconia.
Hanns Lautensack, "Paesaggio montano con un villaggio", bulino, 1553, Collezione privata
In qualche modo ci si riesce a fare una ragione... Sì, perché la morte è ineluttabile, capiterà a tutti. Per quelli che rimangono ciò che è tremendo è non sapere, se uno è vivo o se è morto. Oggi la morte tende a essere esorcizzata, nascosta, insomma negata. Che cosa significa questo, secondo Lei? È ridicolo. La morte è diventata un atto burocratico. Si muore anonimamente in ospedale. Io vorrei proprio morire a casa mia, nel mio letto. Quando si muore in ospedale, si viene messi in una cella frigorifera, si fa un funerale con poche persone che lo seguono... Io vedo i funerali in città, sono... che dirle? sono un atto burocratico... una persona che si depenna dal registro dei presenti. Che cosa pensa della cremazione? tratto da: http://www.gianobifronte.it/ tratto da: http://www.gianobifronte.it/
Io vorrei essere cremato, perché ho visto tante morti orribili, la corruzione dei corpi... Vorrei essere cremato e vorrei che le mie ceneri fossero disperse su una montagna che amo. Mi dicono che forse questo è possibile...
È possibile da qualche mese. Molti esprimono questo desiderio. Quale significato ha secondo Lei? Quello che rimane del corpo, cioè queste ceneri, è una materia che da organica è quasi diventata inorganica, ma ritorna a essere organica con l'apporto del sole, della luce, con l'acqua, la neve... e si tramuta in qualche cosa che si perpetua, va avanti, cambia... Ma d'altra parte sono incerto... perché nel cimitero ho tutti i compagni, tutti gli amici. Io ci vado spesso, non è una cosa che mi angoscia, vado lì e trovo i genitori, i nonni, i bisnonni, gli amici, i conoscenti... Come succede in un cimitero di paese, in particolare alla mia età è facile. Ecco, forse vorrei andare anch'io lì con loro... ... entrare in questa sorta di comunità invisibile... Esattamente. Sono dibattuto fra queste due possibilità. Dovrò scegliere ormai. A proposito di persone scomparse e di memoria: anche in questo caso oggi ci troviamo di fronte a una sorta di atrofizzazione... Ci si allontana molto in fretta da chi è venuto prima di noi. È una cosa che dà la misura di questi tempi veloci, che lasciano poco. Vede... forse si portano troppo poco i bambini, i ragazzi, i giovani, al cimitero. Io, quando vado nei paesi di montagna, entro spesso nei cimiteri, leggo i nomi, le date di nascita e di morte... e, anche se non li ho mai conosciuti, mi sembra di trovare gente. E poi dietro ogni nome c'è una storia che magari si intuisce, o si può immaginare... Sì, magari una storia legata ai «filoni» che ho conosciuto, o vissuto. Ma oggi i media tendono a cambiare tutte queste cose. D'altra parte in tutto quello che Lei scrive c'è un fortissimo senso di appartenenza, di radici... Certamente, ma le radici continuano se abbiamo memoria. E poi assorbiamo dalla memoria linfa per andare avanti, per cercare di trasmettere anche agli altri. C'è il racconto di una morte, in letteratura, che ricorda come particolarmente esemplare, che Le è rimasto particolarmente impresso? La morte di Ιvan ll'ic di Tolstoj, il più grande racconto che sia stato scritto.
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Hendrick avercamp, "Paesaggio invernale con pattinatori, tavola, 1618, Rijksmuseurn, Amsterdam
Una lunga fila di volti "Queste di fine dicembre sono le notti più lunghe anche a passare, e così nel silenzio della casa ascolti gli scatti dei secondi sull'orologio che da soli riempiono lo spazio che ti è attorno. a leggere, dopo averlo fatto per ore con la luce del giorno, gli occhi ti vengono a dolere e così ora presti attenzione anche al tuo corpo: i formicolii ai piedi e alle mani sono forse dovuti ai principi di congelamento di ormai lontani inverni? E questo fastidioso, continuo, anche se non forte, dolore alla fronte è causato dai vasi sanguigni che si restringono? Ti metti supino e ascolti il battito del tuo cuore, i rami dei larici che sfiorano il tetto, il vento che fa frusciare il bosco. Un gatto inselvatichito sale con passo leggero e sospettoso gli scalini di legno: la cagna si rigira nella cuccia. Anche tu ritorni a sistemarti nel letto: un braccio disteso lungo il corpo, l'altro verso l'alto del capezzale; le gambe e i piedi si distendono, ma un muscolo della coscia si contrae e dolora. Attraverso le finestre guardi le stelle che vanno per il cielo, come i tuoi ricordi, o le tue fantasie. Paesi lontani, amici, cose vissute o lette, poesie che ricerchi. Ι giorni di ieri, lontani, e quelli di oggi. La morte. Ιl tempo va via lento o frettoloso; non sai se sono passate ore o pochi minuti. L'alba non rischiara. Vorresti uscire dal letto, rivestirti e affrontare il freddo, la notte stellata e la montagna per incontrare le persone care, le fanciulle amate, i compagni. Una lunga fila di volti." Mario Rigoni Stern, Il magico "kolobok", in Tra due guerre, Einaudi, Torino 2000, p. VII.
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CULTURA
IL PERCORSO DEL LUTTO E LA SCELTA DELLA CREMAZIONE
È fondamentale riflettere sulle caratteristiche del lutto - questa importante esperienza della vita da cui nessuno è esentato - e sulle modalità della sua elaborazione. Contrariamente a quanto alcuni hanno sostenuto, la scelta della cremazione non ostacola questo processo e, anzi, permette a chi la compie di integrare positivamente la morte nella vita. di Stefania Chiodino La morte di un famigliare o di una persona amata rappresenta una delle esperienze più drammatiche dell'esistenza umana. Quando parliamo di lutto intendiamo quell'insieme di sentimenti, di vissuti e di comportamenti che costituiscono in generale la "reazione" alla perdita di una persona importante o significativa. Ι sentimenti di pena e di intensa nostalgia si uniscono ai vari disturbi somatici, caratteristici soprattutto della prima fase di impatto con la perdita, e ai comportamenti di isolamento, dipendenza, disinteresse e apatia. Nel descriverne l'evoluzione naturale consideriamo il lutto come un percorso emotivo e psicologico che richiede un vero e proprio "lavoro mentale", la cui conclusione avviene con il reinvestimento di energie e di interesse per il mondo 1. In alcune sfortunate circostanze, tuttavia, può accadere che la persona non riesca a concludere il lutto attraverso un percorso fisiologico, e che questo divenga cronico, impedendo così la ripresa del progetto di vita. Il lutto e il cordoglio Dal punto di vista psicologico parliamo di lutto intendendo la reazione a una perdita che può non coincidere con la morte della persona amata. La reazione del bambino allontanato temporaneamente dalla madre, la prostrazione dolorosa dell'innamorato abbandonato possono venire descritte in un quadro emotivo-psicologico quasi del tutto sovrapponibile al cordoglio. Al contrario cordoglio è il termine che usiamo soltanto per indicare la "pena del cuore", come dice l'etimo della parola stessa, nell'affrontare la realtà della morte. Anche la perdita di una astrazione o di un ideale possono farci vivere una reazione di lutto. Noi possiamo investire di significati così profondi un progetto lavorativo, una causa, un ideale (la patria, la libertà, una religione, l'idea della famiglia ecc.) che, se delusi dalla perdita di questi "pezzi della nostra anima", possiamo trovarci a vivere dei sentimenti di pena e di dolore tanto intensi da farci apparire il mondo vuoto e privo di significato e scaraventarci in una dimensione interiore del tutto simile a ciò che accade quando si affronta la morte di un oggetto d'amore 2. 1 2
S. Freud, Lutto e malinconia, in Opere, vol. VIII, Boringhieri, Torino 1976. Ibidem.
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Il lutto dunque è un'esperienza legata alla perdita che inevitabilmente sperimentiamo nella nostra vita a prescindere dalla morte reale. Il lutto è un percorso Durante il lutto la vita è sconvolta radicalmente. Soprattutto nel primo periodo possono esserci disturbi somatici vari: insonnia, calo di energie, ansia, vertigini, tachicardia, cefalee. Disturbi di comportamento come il pianto frequente e inarginabile, sensazioni di fragilità e dipendenza dagli altri, inattività, apatia, disinteresse e mancanza di entusiasmo per qualunque attività. Difficoltà a livello cognitivo come disorientamento e mancanza di concentrazione, momenti di confusione. Pur nell'ampia specificità con cui ciascuno di noi reagisce alla morte è vero che alcuni aspetti sono ricorrenti e per questo sono stati osservati e descritti 3. Il percorso del lutto si evolve solitamente attraverso diverse fasi. Lo stordimento è la fase iniziale in cui la persona vive sotto una cappa di angoscia accompagnata talvolta da un forte senso di irrealtà con una sorta di sospensione dei sentimenti che non consente una piena consapevolezza della realtà della perdita. Se la morte avviene in modo improvviso la reazione di shock può risultare particolarmente intensa. "Mi sembra che non sia vero", "Mi sembra che non stia succedendo a me o che io stia vedendo un film", "Non provo dolore, mi sento angosciato, però mi sembra di non provare niente". Sono queste le verbalizzazioni più tipiche delle persone che hanno appena subito un lutto. La fase di ricerca è quella successiva ed è caratterizzata dallo struggimento per la figura perduta. Si cerca e si pensa continuamente alla persona cara e talvolta si apre l'illusione che la morte sia reversibile. "Mi sembra che debba rientrare da un momento all'altro", "Lo so che è assurdo ma tutte le volte che squilla il telefono credo che sia lui": sono frasi consuete in questa fase caratterizzata dall'oscillazione tra la presa d'atto della realtà e l'illusione che possa non essere così. Sono frequenti i sentimenti di rabbia e aggressività, talvolta proiettata all'esterno su coloro che potrebbero essere considerati responsabili della morte: i medici che non avrebbero curato bene, l'ambulanza che non sarebbe arrivata tempestivamente e così via... oppure diretti all'interno (introiettati) aumentando l'impotenza e i sensi di colpa. Le persone possono talvolta torturarsi nell'attribuirsi la colpa (in genere totalmente irrealistica) di non aver fatto abbastanza, di non aver protetto, di non aver trovato i medici adeguati, i centri di cura giusti. La fase di disorganizzazione e disperazione viene raggiunta con la consapevolezza piena della perdita e della sua irreversibilità. La presa d'atto della realtà apre nella persona intensi sentimenti di tristezza, dolore e inutilità. Il mondo appare vuoto e privo di senso. La sensazione di isolamento sociale, di diversità dagli altri fa sentire la persona "spenta". "È come essere morti dentro, gli altri pensano che tu sei solo triste e invece non è così, ti senti spenta e quel che è peggio ti sembra che non cambierai mai più", queste sono le chiare parole di una ragazza in lutto dopo otto mesi dalla morte del padre molto amato che ho avuto modo di seguire per un periodo di tempo nella mia attività professionale (nell'ambito di un Servizio di assistenza ad ammalati di tumore). La fase di riorganizzazione è connotata dalla ripresa di contatto con la vita. La persona inizia a fare progetti per il futuro e a reinvestire interesse nel mondo. La propria esistenza viene ridefinita e la vita sociale riprende4. Il lutto patologico Non sempre il percorso del lutto si svolge secondo il processo fisiologico descritto. La persona può bloccarsi in una delle fasi e il lutto divenire patologico. 3 4
J. Bowlby, Attaccamento e perdita, Bollati Boringhieri,Torino 1989². G. Lovera, Il malato tumorale, Edizioni Medico Scientifiche, Trento 1999.
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Talvolta, se non arrivano aiuti dall'esterno, il lutto può divenire cronico e sfociare in una forma depressiva, oppure nella modalità opposta, in una negazione della realtà della morte (l'assenza di lutto cosciente di cui parla Bowlby)5. In entrambe le varianti la persona non elabora la perdita e le sue energie vitali non vengono mobilitate a vantaggio della vita che continua. Il rischio di lutto cronico è generalmente collegato a diversi aspetti che vari autori hanno ampiamente descritto.
Albrecht Diirer, "Melancolia 1", bulino, 1514, Collezione privata
In particolare l'età del superstite alla morte dei famigliare risulta un dato estremamente significativo. Perdere un genitore nell'infanzia o nell'adolescenza oppure la morte di un coniuge in terza età rappresentano perdite affettive che si collocano in fasi della vita fisiologicamente "fragili" e quindi presuppongono di per sé un percorso di lutto difficile che potrebbe divenire cronico soprattutto se non ci sono aiuti dall'esterno. 5
J. Bowlby, Attaccamento e perdita, cit.
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Premessa questa considerazione sull'età, indicherò principalmente quattro aspetti anticipatori di possibile lutto patologico, quelli che ho maggiormente trovato nella mia esperienza professionale: 1) Personalità caratterizzate da scarso autostima e poca fiducia nel futuro . Se una persona ha una percezione di se stessa fragile e svalutata avrà più difficoltà ad affrontare la morte di una persona importante. 2) Relazione fortemente ambivalente col defunto. Se i sentimenti che ci legavano alla persona morta erano duplici, di affetto ma anche di ostilità, il lutto potrebbe avere una grave complicanza. Dobbiamo considerare che quasi tutte le relazioni umane sono fisiologicamente ambivalenti e alcune in particolare. Si pensi ai rapporti che legano i genitori e i figli soprattutto in alcune fasi della vita (nell'adolescenza e in giovane età), ma anche ai rapporti amorosi. 3) Modalità di gestione della fase terminale . Che il famigliare abbia partecipato o meno alla fase ultima della vita del defunto senza mettere in atto comportamenti difensivi di negazione e di fuga risulta un fattore psicologicamente significativo dopo la morte. Quando la relazione con il defunto è stata nella fase terminale aperta e caratterizzata dalla tenerezza e dalla gratitudine risulta un segnale facilitante il lutto, mentre, al contrario, una relazione prevalentemente di chiusura, lontananza o vera e propria fuga può risultare ostacolante nell'esito del lutto. Nella mia esperienza, collegata esclusivamente alla morte per malattie tumorali, le famiglie che hanno potuto vivere il commiato, esprimere un addio con il morente risultano facilitate nell'elaborazione dei lutto. 4) Carenza di supporto sociale . Quest'ultimo punto risulta particolarmente rilevante soprattutto nei contesti urbani, in cui le persone si trovano spesso da sole ad affrontare momenti tanto difficili per l'esistenza umana. La mancanza di supporti sociali, l'isolamento e la solitudine sono purtroppo la condizione di tante famiglie ristrette (soprattutto in terza età). Una cultura diffusa, inoltre, caratterizzata dalla tendenza a negare la morte quale fatto imprescindibile della esistenza, tipica dei contesti metropolitani, costituisce un aspetto che spesso rende difficile il lutto. Le persone che mostrano la loro pena "a lungo" vengono isolate e dopo poco tempo invitate a dimenticare, a non piangere più, a distrarsi ecc. L'esortazione a sostituire subito la persona morta sembra uno dei messaggi che più spesso le persone raccontano di ricevere dall'ambiente sociale circostante. La difficoltà a trovare dei luoghi collettivi del pianto funebre diviene un fattore di rischio del lutto cronico, cioè di coloro che sono inconsolabili, di chi non riesce più ad accettare e "a farsene una ragione", così come si dice nel semplice ma efficace gergo popolare. Il lutto ha una dimensione individuale e collettiva Come tanto chiaramente ci dice Davies nel suo ultimo testo 6, nelle società moderne, soprattutto nei contesti urbani, il ruolo dei riti sociali ha minore presenza e minore importanza. Gli individui vivono maggiormente in una dimensione privata senza il supporto di una vasta rete sociale che caratterizzava le società arcaiche e le culture più tradizionaliste e contadine. La morte oggi colpisce più aspramente le famiglie proprio perché manca una condivisione col gruppo esteso. Manca il supporto collettivo più ampio che aiuti a esprimere il dolore e fornisca rituali, modelli di comportamento e valori di riferimento per gli individui che si trovano isolati proprio quando si ha più bisogno di comprensione, vicinanza e calore umano. Il percorso del lutto e la scelta della cremazione. Primi dati di una indagine Negli ultimi anni, vari autori, e in particolare la sociologa francese Patricia Belhassen 7, hanno sostenuto che la cremazione e in particolare la dispersione delle ceneri, pratica consentita in 6 7
Douglas J. Davies, Morte, riti, credenze, Paravia,Torino 2000. P. Belhassen, La crémation: le cadavre et la loi, L.G.D.J., Paris 1997.
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Italia con la legge del 30 marzo 2001, ma permessa in Francia da svariati anni, costituirebbero una complicanza al percorso del lutto in quanto verrebbe meno un luogo delle spoglie, cioè uno spazio fisico che rappresenti un luogo della memoria. In virtù di tali considerazioni ci siamo chiesti se la scelta cremazionista possa costituire un elemento significativo nel processo del cordoglio. a tale scopo ho condotto per conto della SOCREM e della Fondazione Fabretti una indagine della quale riassumo alcune riflessioni riferite ai primi e parziali dati. Lo strumento usato per l'indagine è stata una intervista semi-strutturata intesa come cornice all'interno della quale esplorare la ricostruzione dell'esperienza della morte di un famigliare cremato. Lo stile di conduzione è stato quello proprio del colloquio clinico, mirato a costruire un'atmosfera emotiva accogliente e serena adatta a esprimere vissuti ed emozioni profonde e intime. Le caratteristiche del campione: sono state intervistate finora 10 persone, 5 uomini e 5 donne. L'80% di questi aveva subito la morte di un famigliare da oltre un anno. Per il 70% delle persone intervistate la morte del famigliare era avvenuta in modo improvviso, negli altri 3 casi per malattia con una fase di terminalità. Il 30% delle persone intervistate hanno un'età sotto i 50 anni, gli altri 7 oltre i 60 anni. Per il 90% del campione il defunto era una persona molto importante. In 4 situazioni si trattava di figli giovani, in 3 del coniuge, in 1 della sorella, in 2 del genitore.
La scelta della cremazione e le motivazioni . La scelta della cremazione è stata decisa nel 70% dei casi dal defunto che aveva lasciato chiare indicazioni in merito. Negli altri 3 è stata decisa dai parenti. La motivazione della scelta viene riferita in prima istanza all'orrore della putrefazione e poi alla paura della morte apparente. Due persone riferiscono che i loro defunti avrebbero scelto la cremazione anche per la bellezza del crematorio. Una signora mi ha riferito che sua sorella scelse la cremazione dopo aver visitato il Tempio della SOCREM di Torino: "Mia sorella ha scelto quando è stata lì. Le è sembrato un posto tanto bello e ordinato. Si era comprata la celletta... chi lo avrebbe detto che proprio quell'anno sarebbe morta". Altri due intervistati riferiscono di voler scegliere per sé la cremazione anche per le caratteristiche del luogo: "Anch'io voglio venire qui, è un posto bello e sereno e si viene accolti, è un posto umano, in altri cimiteri sei solo, non c'è nessuno che ti riceve, sono freddi... questo è un posto caldo, anche se può sembrare strano usare questa parola per un cimitero". Dunque nella scelta della cremazione sembra aver influito anche il luogo con le sue specificità. Abbiamo chiesto nelle interviste se c'è sintonia tra la scelta cremazionista del defunto e quella del famigliare. Due persone riferiscono di non scegliere per sé la cremazione pur avendo rispettato il volere del famigliare defunto. In particolare una di queste racconta di esser stata a lungo inquietata dall'immagine della sorella "tra le fiamme" e di averne compreso e accettato la scelta solo dopo anni. Per tutti gli altri c'è sintonia di scelta tra il defunto e il famigliare. Il rapporto con le spoglie. Abbiamo chiesto agli intervistati quale sia il loro rapporto con il luogo delle ceneri e se possono paragonare i loro vissuti con altri lutti che hanno ricevuto la sepoltura più consueta. Le risposte indicano una sovrapposizione di vissuti tra il luogo delle ceneri e la tomba per terra o nel loculo. In entrambi i casi il luogo viene vissuto come ugualmente significativo. "Per me è un luogo sacro, mi sembra di ritrovarlo lì", dice una vedova. Un padre riferendosi alla figlia: "Se non vado sto male, lì in qualche modo la ritrovo". In diverse risposte viene ribadito il gradimento del cimitero cremazionista vissuto come più accogliente e anche per questo "speciale".
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Il rito. Il 70% del campione ha scelto sia il rito laico che viene proposto nel Tempio che quello cattolico in chiesa. Il momento più drammatico del rito connesso alla cremazione viene indicato nella consegna dell'urna delle ceneri per l'inquietante riduzione di volume.
Domenico Fetti, "La Malinconia", tela, 1612 c., Gallerie dell'Accademia, Venezia
La fase di elaborazione del lutto . Nelle ultime domande dell'intervista si chiede alla persona dove sono stati messi gli oggetti personali dei defunto. La domanda ha l'obiettivo di esplorare quale sia il percorso di elaborazione del lutto considerando che la collocazione degli oggetti personali risulta generalmente molto significativa di come la persona collochi dentro di sé l'evento della morte. In quest'ottica la conservazione o la cancellazione di tutto ciò che è stato del defunto possono risultare elementi significativi di aspetti più profondi.
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Fra le 10 persone intervistate 3 mostrano in modo abbastanza netto (soprattutto 2 di loro) un lutto non elaborato e dolorosamente aperto nonostante gli anni trascorsi dalla morte. In particolare una vedova mi racconta di aver conservato tutto quanto è appartenuto al marito: non solo gli armadi e i cassetti sono integri, ma anche gli ultimi abiti usati da lui sono, a distanza di anni, esposti sull'attaccapanni in camera da letto e puntualmente spazzolati, come se... La persona fosse ancora viva. Negli altri 2 casi la cronicità del lutto non appare tanto drammaticamente netta come in questo appena indicato, ma le persone verbalizzano chiaramente di desiderare al più presto la propria morte perché le riunisca al defunto. Le tematiche interiori che connotano questi lutti difficili non sembrano in alcun modo collegarsi alla cremazione ma al tipo di legame che il famigliare aveva con il defunto. Ι temi della colpa, dei rimorsi (in gran parte poco realistici) sembrano del tutto riferibili alla relazione ambivalente con il defunto e alla mancanza del commiato che ha lasciato sospese tante parole e soprattutto l'espressione di sentimenti di tenerezza poiché si è trattato di morti improvvise.
Conclusioni. La scelta della cremazione sembrerebbe, almeno riferendola a questi dati, non costituire un elemento rilevante a connotare una complicanza del lutto, almeno per quanto riguarda i famigliari superstiti, mentre sembrerebbe essere una dimensione facilitante il lutto soprattutto rispetto alla preparazione di se stessi alla propria morte. Alcune riflessioni, infatti, risultano immediate: le persone che scelgono la cremazione sembra si rapportino alla morte con una maggiore famigliarità di quanto sia normalmente diffuso. In tal senso la scelta di coloro che optano per la cremazione sembra corrispondere a una integrazione della idea della morte nel proprio mondo interno. In una cultura come la nostra, caratterizzata dal tabù della morte, come grandi storici ci hanno dimostrato, sembra esserci in questo un tentativo di integrazione che dà alla morte il posto che merita nella nostra vita. In questo senso la cultura della cremazione contiene dei valori di grande nobiltà che possono aiutare l'uomo a prepararsi anche ai momenti più difficili della vita, come la perdita di chi amiamo. Sullo sfondo del trionfalismo con cui una certa concezione dell'uomo e della scienza medica sostiene l'illusione di onnipotenza dell'uomo occidentale, parlare di morte, prevederla, integrarla alla vita risulta un messaggio di serena realtà. Come dice G. Lovera: "Ιl destino mortale esiste e malgrado i miraggi di cura e prevenzione la vita resta precaria" 8. Prenderne serenamente atto vuoi dire sostenere un valore di riferimento importante che ci fa perdere l'illusione di onnipotenza restituendoci al contempo l'energia realistica utile per "attrezzarci" ad affrontare la vita... affrontare !a straordinaria avventura della vita con tutta la passione e l'entusiasmo che siamo capaci di esprimere. "Sopportare la vita: questo è pur sempre il primo dovere d'ogni vivente. L'illusione perde di valore se ci intralcia in questo compito". Freud prosegue nella conclusione del suo scritto intriso di amarezza e di speranza redatto nel 1915 in piena guerra mondiale: "Ricordiamo il vecchio adagio : Si vis pacem, para bellum. Se vuoi conservare la pace, preparati alla guerra. Sarebbe ora di modificarlo così: Se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte" 9. Stefania Chiodino è psicologa e psicoterapeuta.
G. Lovera, Il malato tumorale, cit. S. Freud, Considerazioni attuali sulla guerra e la morte. Il nostro modo di considerare la morte, in Opere, vol. VIII, Boringhieri, Torino 1976. 8 9
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STORIE
SULLA SOGLIA DELL'INVISIBILE
La figura di Gustavo Rol non cessa di interessare e affascinare. Ma chi era in realtà il grande sensitivo torinese che ha incarnato una delle leggende più segrete del secolo in virtù di un'incredibile serie di esperimenti paranormali? di Maurizio Ternavasio Ι tempo passa, e neanche ce ne accorgiamo. Un esempio? Sembra sia accaduto ieri, eppure Gustavo Adolfo Rol, il grande sensitiva che credeva nella natura divina dell'uomo, ha lasciato la vita terrena già da quasi sette anni dopo aver vissuto un'esistenza straordinariamente intensa. Le sue ceneri riposano ora in un'austera urna collocata nel cimitero di San Secondo, vicino a Pinerolo. Dell'iscrizione alla Società della Cremazione non ne aveva mai parlato con nessuno, a parte la moglie. Rol era un uomo estremamente discreto: cosa che ha contribuito ad alimentare quell'alone di mistero che lo ha sempre avvolto. Ma chi era in realtà questo strano personaggio che ha incarnato una delle leggende più segrete del secolo in virtù di un'incredibile serie di esperimenti paranormali? Non è facile ricostruirne compiutamente la vita, anche perché egli, come detto, era un uomo riservatissimo che ha sempre coltivato poche, selezionate amicizie, e mai la fama che suo malgrado lo circondava. Rol, occhi azzurri e statura importante, con un volto severo e scultoreo da cui promanava un inquietante magnetismo era, come diceva lui, "di antico ceppo scandinavo". Nato a Torino il 20 giugno 1903, giorno della Consolata alla quale sarà devoto tutta la vita, aveva vissuto per sessantaquattro anni in via Silvio Pellico, proprio davanti al Valentino. Un appartamento spazioso e importante, ricco di tendaggi un po' pesanti, di raffinati mobili in stile impero, di libri di ogni tipo, di stampe e di cimeli napoleonici. La sua famiglia apparteneva alla ricca borghesia torinese: il padre Vittorio era stato uno dei cofondatori della sede di Torino della Banca Commerciale Italiana, la madre Martha Peruglia una donna colta e fine. Gustavo era il terzo di quattro fratelli: oltre a Carlo, nato nel 1897 e Giustina, di tre anni più giovane, c'era Maria, che vide la luce undici anni dopo di lui. Nel '26 Gustavo, dopo aver intrapreso la carriera giornalistica, si laureò in Giurisprudenza a Torino; più avanti conseguì pure la laurea in Economia e commercio a Londra e quella in Biologia medica a Parigi. Ι primi approcci con il paranormale risalgono al 1927. Rol, che aveva 24 anni, si trovava a Parigi, dove tra l'altro conobbe la futura moglie, la norvegese Elna ReschKnudsen, sposata a Torino il 17 dicembre 1930: proprio nella capitale francese si rese conto di essere in grado di "vedere" il rosso e il nero di un intero mazzo di carte, e la cosa lo spaventò non poco. Poi si trasferì a Marsiglia: giovane e laureato, preferì partire alla scoperta dei mondo in qualità di dipendente Comit, piuttosto che rimanere nella comoda casa torinese. tratto da: http://www.gianobifronte.it/ tratto da: http://www.gianobifronte.it/
Un pomeriggio, nei dintorni della città francese, dove passava il tempo libero suonando il violino nei caffè e dando lezioni di italiano, fu colpito dalla vista di uno stupendo arcobaleno: ogni qualvolta vi distoglieva lo sguardo, gli rimaneva impresso nella mente soltanto il verde, la tinta che risaltava nel centro dell'iride. Questo curioso episodio, che faceva il paio con la capacità di indovinare il colore delle carte da gioco, lo indusse a darsi allo studio della fisica, dell'ottica, dell'acustica e lo spinse sulla strada delle ricerche spiritualistiche. Così, la sera del 28 luglio 1927, riportò questa oscura frase sulla sua agenda: "Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta nota musicale e il calore. Non cercherò più nulla". Iniziò allora un periodo di profonda crisi, che lo portò a rifugiarsi per tre mesi in un convento. In seguito spiegò: "Mi accorsi di aver sviluppato alcune sensibilità del tutto eccezionali, tra cui la capacità di sentire e distinguere, tramite il palmo delle mani, le vibrazioni dei colori. Le mani sono prodigiose antenne donate da Dio agli uomini: un giorno, non c'è dubbio, essi impareranno a giovarsene autonomamente". Ci vollero un paio di anni e altri fatti curiosi prima che Rol maturasse la certezza di poter ottenere in qualsiasi momento risultati determinanti per i futuri sviluppi dei proprie "possibilità", come amava definire le facoltà di cui disponeva. L'ampia cultura, i modi garbati e la nomea che si fece in seguito lo portarono a contatto delle più famose personalità. "Ho incontrato tanta gente", dirà in una delle ultime, rare interviste. "Ι grandi personaggi di quell'epoca li ho frequentati tutti. Facevamo esperimenti con Benedetto Croce a casa Rocca, in via XX Settembre 10. Ho conosciuto Einstein, che batteva le mani come un fanciullo dopo ogni mio cimento. E anche se non sono mai stato fascista, il Duce mi ha salvato la vita tre volte, avvertendomi di fuggire quando venivano a cercarmi, forse per uccidermi, forse perché Hitler aveva sentito parlare di me e voleva che mi portassero da lui". Enrico Fermi gli regalò una matita che lui conservò con devozione. De Gaulle proibì a un suo ministro di frequentare Rol dopo aver assistito alla lettura di una lettera chiusa: "Non possiamo rischiare che i segreti dello Stato francese vengano a conoscenza di estranei". Una volta, in sua presenza, Vittorio Valletta tenne in mano un foglio bianco: dopo un attimo vi lesse il bilancio della Fiat che avrebbe dovuto presentare il mese successivo. Gli approcci con il mondo dell'ignoto, quando non avevano il solo scopo di stupire e sorprendere, erano motivati dall'esclusivo desiderio di aiutare il prossimo. Nel corso della sua lunghissima esistenza, Rol non ha mai messo in opera qualche potere per fini personali. Durante l'occupazione di Torino, ad esempio, egli si sobbarcò il compito di andare a trattare con le autorità tedesche per ottenere il rilascio degli ostaggi su cui incombeva la prospettiva della deportazione o della morte. Gustavo sapeva di non poter chiedere favori gratuiti: per questo offriva in contropartita i suoi prodigi (che in precedenza avevano mandato in visibilio alcuni componenti del Kommandantur), presto entrati a far parte di un patto reciprocamente rispettato: ogni tre esperimenti eseguiti, i tedeschi avrebbero rilasciato un prigioniero italiano. E furono in parecchi a beneficiarne. Renzo Allegri, nel libro Rol, il mistero, aveva raccontato questo episodio: "Un giorno, a Pinerolo, un comandante tedesco aveva messo al muro un gruppo di partigiani. Rol accorse a chiederne la liberazione: "Sono innocenti, non hanno commesso niente di male". "E lei come fa a esserne così sicuro?", chiese il comandante. "Alla stessa maniera in cui sono sicuro di conoscere cosa contengono i cassetti della scrivania della sua casa di Amburgo”, rispose Rol, che cominciò a descrivere minuziosamente quegli oggetti, soffermandosi sul contenuto di alcune lettere privatissime e di documenti segreti. Il tedesco, confuso e spaventato, liberò subito i prigionieri". Ma facciamo ora un passo indietro. Nel '34, dopo la morte del padre, Rol lasciò l'impiego in banca per aprire un negozio di antiquariato che terrà sino a metà degli anni '50, quando decise di dedicarsi a tempo pieno alla pittura, agli studi sulle sue strane capacità e a far del bene al prossimo. Ma quali erano le "possibilità" di Rol? Esse spaziavano dalla lettura dei libri chiusi ai viaggi a ritroso nel tempo, dalla veggenza selettiva (utile all'identificazione di malattie) all'endoscopia, ossia la visione all'interno del corpo umano. Egli era poi in grado di materializzare, tratto da: http://www.gianobifronte.it/ tratto da: http://www.gianobifronte.it/
smaterializzare e spostare a distanza oggetti di qualsiasi natura, di effettuare la scrittura automatica, di prevedere gli eventi futuri e di leggere nel pensiero. Inoltre proiettava figure a grafite su oggetti più o meno distanti come fogli, pareti, tovaglioli, carte da gioco e quadri e, con l'aiuto dello spirito intelligente di pittori scomparsi (in particolare Ravier), faceva in modo che i pennelli, muovendosi da soli, lasciassero il loro segno sulla tela. Tra le centinaia di testimonianze, tutte altamente attendibili, di chi ha assistito agli esperimenti di Rol, ci piace riportare quella dei giornalista della «Stampa» Remo Lugli, il quale raccontò che "attraverso la scelta casuale di due numeri, il 18 e il 200, presi dalla biblioteca di casa sua il 18° volume dell'Enciclopedia Treccani e lo collocai, chiuso, su un mobile. Rol, dopo qualche attimo di concentrazione, disse quelle che secondo lui erano le parole iniziali e finali della duecentesima pagina, una delle 40mila circa dei 36 tomi. Poi, non pago, si mise a schizzare su un foglio bianco le immagini raffigurate nelle due fotografie di quella pagina. Ma non era finita: "La colonna di sinistra ha 61 righe piene", disse. Presi il volume e lo aprii: tutto esatto, le parole, le righe, le fotografie. La sommità della torre di San Giusto di Trieste era tagliata al limite della foto stessa, così come l'aveva disegnata nello schizzo". Alla luce di quanto detto, risulta difficile definire compiutamente il grande studioso torinese. Quando qualcuno lo chiamava sensitivo, veggente, medium, taumaturgo o spiritista, egli in maniera piuttosto risentita rispondeva di essere una persona qualsiasi. "Quello della parapsicologia è un mondo al quale non appartengo. Ι miei modesti esperimenti fanno parte della scienza". Rol non credeva nella magia. "Tutto quello che sono e faccio viene di là (e intanto indicava il cielo), noi tutti siamo una parte di Dio". Per questo egli si definì "la grondaia che convoglia l'acqua che cade dal tetto. Non è la grondaia che va analizzata, bensì l'acqua e la ragione per la quale quella pioggia si manifesta". Ed era probabilmente la sua psiche che faceva da grondaia allo spirito. Questa metafora a lui così cara forse getta un po' di luce sulla vera essenza di Gustavo Adolfo Rol, un uomo dalla personalità magnetica e inimitabile, una creatura abitata da forze terribili dalla straordinaria vitalità, la cui storia è tuttora circondata da un'aura di leggenda.
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Notiziario Fondazione Ariodante Fabrettil Quest'anno la Fondazione Fabretti propone un convegno internazionale con una tematica piuttosto inedita: ha voluto coniugare il tema della morte con quello dell'utopia, nella consapevolezza che la morte, limite dell'umano per eccellenza, rappresenta per l'utopia forse il maggior ostacolo: proprio perché l'utopia, intesa in senso classico, si propone di immaginare la migliore delle società possibili, non facilmente riesce ad accogliere la morte nel suo spazio mentale. E, se lo fa, è sovente rimuovendo il dolore dalla fine dell'esistenza. Riflettere su morte e utopia significa dunque ripensare il confine che la morte oppone alla progettualità umana, e le proposte che sono state fatte nella storia moderna e contemporanea per attutire, neutralizzare, o conciliarsi con questo limite. Abbiamo voluto organizzare questo convegno, oltre che con il Dipartimento di Storia dell'Università di Torino, con il più prestigioso centro di studi sull'utopia presente in Italia, il Centro interdipartimentale di studi sull'utopia dell'Università di Bologna, diretto dalla professoressa Vita Fortunati. La prima sezione (pomeriggio di venerdì 28 settembre) intitolata La morte e l'Utopia: temi e problemi sarà di carattere prettamente teorico, e toccherà, oltre al tema generale della concezione della morte, quello della salute, della malattia, della vecchiaia e dell'eutanasia; dei riti funebri e dei cimiteri; della metempsicosi. La seconda sezione (sabato 29 settembre 2001) affronterà la concettualizzazione della morte in utopia attraverso i secoli, indagando gli autori che hanno riflettuto con metodologie diverse e in differenti aree geografiche, a partire dal Rinascimento, fino alle distopie e alla fantascienza in età contemporanea.
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Libri
Vivere bene per morire bene Danielle Moyse
Bien naître, bien être, bien mourir Propos sur l’eugenisme e l’euthanasie Editions Erès, 2001, pp. 275 La collana a cui appartiene questo libro si intitola "Risposte filosofiche", e l'autrice è un filosofo, che si è già occupata dei problemi etici posti dalle diagnosi prenatali e delle difficoltà che si incontrano nell'accompagnamento delle persone handicappate. La riflessione che ella propone sull'eutanasia è dunque piuttosto una provocazione intellettuale che una disamina del problema di taglio medico, psicologico o legislativo, come la maggior parte dei libri sul tema. E forse è proprio questa la ragione che rende questo libro fonte di meditazione, sia per chi è favorevole sia per chi è contrario all'eutanasia, sia per chi ne ha una visione pragmatica, sia per chi si pone innanzitutto il problema in termini etici. Il tema dell'eutanasia viene qui accostato a quello dell'eugenetica, poiché al centro della riflessione della Moyse sta il "bien être", cioè la possibilità di vivere una vita piena, in cui ciascuno riesca a trovare il proprio centro, il proprio più profondo significato umano. L'autrice prende di mira il tentativo di "controllare" la morte, rispetto al quale si pongono sullo stesso piano sia l'accanimento terapeutico che l'eutanasia attiva, e di fronte a quest'ultima non esita a esprimere una posizione nettamente contraria. Danielle Moyse si chiede da cosa dipenda l'idea che sia "compassionevole" o "dignitosa" l'eutanasia. E risponde analizzando, innanzitutto, il concetto di malattia nella medicina occidentale, come insieme di sintomi. Il compito del medico è quello di far sparire i sintomi, senza interrogarsi sul significato della malattia per l'essere umano complessivo che ne è portatore. Ora, sovente, tali sintomi incarnano un desiderio di morte che li precede, e che è forse originato da una vita che non ha preso la giusta piega, che non è stata in grado di trovare una via di espressione soddisfacente. Così che, se la malattia è segno di un insieme di forze distruttive che sono in atto in un individuo, dobbiamo rassegnarci all'idea che non vi sia altra forma di umanità possibile che avallare il desiderio di morte portandolo a compimento? Sia pure, come avviene per le politiche eugenetiche, con il consenso esplicito o addirittura su richiesta degli uomini e delle donne che devono morire? Se la domanda di morte è un grido, come molti psicologi oggi confermano, che quella vita è diventata insopportabile, c'è una via d'uscita diversa dall'eutanasia? La Moyse cerca di rispondere, ma la sua risposta, recisamente ostile all'eutanasia, non volge uno sguardo ottimista sul futuro e sul nostro mondo. La morte può essere una buona morte solo quando giunge a concludere una vita. Ma in un mondo dove non si parla, dove emozioni e sentimenti sono sovente sterilizzati, non sarà facile che una morte venga veramente a compiere una vita. E tuttavia, talvolta, l'approssimarsi della morte può essere un momento in cui ci si riappropria del proprio centro e si stabilisce una relazione con l'altro. Così, scrive la Moyse, "se esiste un accompagnamento di chi muore che può contribuire a rendere la morte “buona”, non può consistere se non nello sforzo di accompagnarlo in modo tale che egli provi emozioni che credeva di non poter più provare" (p. 237). E ancora: "Se esiste dunque un modo per aiutare a morire, è innanzitutto impedendo che si mettano in pratica misure che facciano della morte un fenomeno
razionalmente gestito nell'anonimato delle decisoni pubbliche [...], solo l'intimità di un ascolto, che consenta al morente di dare spazio alla parola, di lasciar emergere in lui le emozioni spente o soffocate, può dare all'uomo una possibilità di morire meglio. Tuttavia, gli uomini non potranno lasciare il mondo in modo «dolce» se non hanno mai avuto la possibilità, come oggi accade a molti, di averlo veramente «abitato»". Il discorso più interessante di questo libro è tuttavia legato all'analisi del "controllo" sulla morte da parte degli Stati, e poteva essere maggiormente sviluppato: esaminando, ad esempio, dal punto di vista della storia della mentalità, le ragioni di questa esigenza di controllo che gli Stati sembrano voler mantenere solo sulla nascita e sulla morte dei propri cittadini, laddove l'individualismo vince in tutti gli altri ambiti. Vi è infatti uno spunto prettamente politico che attraversa questo libro e che dovrebbe essere pensato a fondo: che dire, afferma la Moyse, di coloro che si ammalarlo di cancro per le condizioni ambientali o professionali create senza alcuna responsabilità da chi detiene il potere? Che dire di tutti gli umiliati e gli offesi della terra, a cui non è mai stata data la possibilità di vivere una vita degna di questo nome, ma a cui si vorrebbe ora pietosamente garantire una morte "dolce", proprio in nome della dignità dell'uomo? Il libro della Moyse pone quindi un problema che non può essere trascurato nelle discussioni sull'eutanasia: quello del Terzo mondo, ad esempio, o di coloro che sono stati contaminati da radiazioni atomiche, o più semplicemente che non hanno potuto accedere a condizioni di vita ottimali per il proprio sviluppo umano. Vale anche per loro l'eutanasia? O ancora una volta ragioniamo in termini etici che, senza riuscire ad assumere l'imperativo kantiano dell'universalizzazione, sono applicabili solo al nostro primo mondo, ricco anche se sovente incapace di approfittare del suo privilegio per costruire valori umani?
Marina Sozzi
DIALOGHI info@euroact.net riporta la notizia di una incredibile testimonianza di un padre, notizia che pubblichiamo integralmente: "Il 29 aprile mia figlia Isabel è nata morta. Il mio dolore è però aumentato quando ho sentito i commenti fatti a sproposito". Sono le parole di Rodolfo Volpe che ha scelto, dopo la morte della bimba, di cremarne il corpicino. La moglie, Patricia Gilead, partorisce all'ospedale di Sassuolo (MO) una bambina morta. La decisione della coppia è quella di farla cremare. E qui iniziano i primi problemi. "Ιn ospedale, dopo avere esposto ad una impiegata l'intenzione di volere cremare mia figlia, ha commentato: "Come, cremare una bimba?". In seguito io e mia moglie siamo andati all'anagrafe per compilare l'atto di nascita di Isabel - dice Volpe -. Ma anche qui, quando abbiamo espresso la volontà di cremare il corpicino, l'impiegato ha commentato, “Ma cosa vuole, sua figlia non esiste, anzi non è mai esistita”. a quel punto rispondo a tono e chiedo di avere un minimo di sensibilità di fronte ad un dolore così grande. Io penso - continua il signor Volpe - che se una persona ha dei pregiudizi nei confronti delle scelte altrui deve tenerli per sé, soprattutto se si tratta di un dipendente pubblico". Ora le ceneri della bambina sono state trasferite a Londra, città di provenienza della mamma, in casa della nonna materna.
È una testimonianza ai confini dell'orrore. C'è un pregiudizio tenace, ossessivo, contro la cremazione. Un pregiudizio che si sta lentamente sgretolando sotto i colpi della modernizzazione e del progresso, ma che pure resiste, aggrappato alle zone più buie della nostra mentalità collettiva. Questa testimonianza ci restituisce con grande efficacia i tratti più inquietanti dei disastri culturali che si annidano in quel pregiudizio, a partire dal fatto che esso affiora sulle labbra e negli atteggiamenti non di una persona qualsiasi, ma di chi gestisce un servizio pubblico. Tatto, sensibilità, correttezza professionale: non una di queste doti indispensabili sembra essere patrimonio dei funzionari coinvolti in questa triste vicenda. L'altro aspetto francamente sinistro è che il pregiudizio viene scagliato contro persone che in quel momento sono particolarmente vulnerabili. Provate dal dolore, inermi, esse sono state aggredite nei propri sentimenti più profondi, senza un briciolo di comprensione e di solidarietà. a questo punto non si tratta più neanche di un oscurantismo anticremazionista: siamo in presenza solo di un comportamento che offende qualsiasi regola di convivenza civile. _________________ . _________________ Spettabile "Confini", leggendo uno degli ultimi numeri, sono rimasto un po' frastornato dalla propaganda che viene fatta a favore della donazione di organi. Sono favorevole alla donazione del sangue, ma quando si tratta di convincere i cittadini a donare gli organi mi sorgono dubbi feroci e pazzeschi sulla validità della donazione. Ve ne elenco alcuni: gli organi devono essere espiantati quando lo "pseudo" donatore è ancora vivo! E questo non mi piace affatto. Il donatore non può opporsi o favorire l'espianto. Decidono gli altri per lui. Lo squartano e basta! Per questo io decido NO! Subito, per me e per i miei famigliari. Conoscendo poi il mondo attuale non so in quale misura la mia volontà sarà rispettata!
[...] Non accetto poi lezioni, e nemmeno esempi, dalla nazione spagnola [la Spagna è all'avanguardia nella donazione di organi, N.d.R.], responsabile in passato dello sterminio di milioni di indios, colpevoli solo di abitare nella loro terra. [...] D'altra parte se un miliardario offrisse a qualcuno una parte del suo denaro per salvare la vita di suo figlio con un trapianto, cosa può succedere? Il mio nipotino, andando a scuola, inciampa sul marciapiede, batte il naso, gli esce sangue. Viene portato con l'ambulanza all'ospedale, non ha niente (però io non sono in grado di stabilirlo), ma dopo gli esami del caso, fatti in pochissimi minuti e che io non vedrò mai, i due medici che si spartiranno la parcella miliardaria sentenziano: "Trauma cranico". Vi assicuro che, in barba al giuramento di Ippocrate, troverete almeno 10.000 civilissimi europei disposti ad assassinare il mio nipotino pur di incassare miliardi con poca onestà e poca fatica. Perciò NO!, e ancora NO!, alla donazione di organi fino a quando sarà amministrata da persone che non siano al di sopra di ogni sospetto. Se ne potrà riparlare quando le donazioni saranno gestite da esseri provenienti da altri pianeti a cui non interessa il denaro terrestre. Lettera firmata
Caro socio, la donazione degli organi è un problema che ci tocca nell'intimo, là dove dominano le ragioni del cuore. Difficile porsi in quella posizione di distacco, che consente valutazioni obiettive. Lei è evidentemente un pessimista, che dalla Sua esperienza è portato a vedere gli aspetti negativi di una simile pratica. Prospetta la situazione di un medico criminale che uccide il paziente per rubargli un organo a vantaggio di un ricco committente (meglio diremmo un mandante). Certamente questa cosa può succedere, e forse sarà già successa. E però ci sono al mondo migliaia di umani che vivono grazie a un dono, che spesso è veramente tale, in quanto il donatore ha lasciato un'esplicita disposizione in tal senso. Forse Lei penserebbe diversamente, se tra quegli umani ci fosse il nipotino che ama. Siamo abituati a pensare che l'uomo muore quando il suo cuore si ferma e smette di attivare i processi che avvengono in quel laboratorio chimico che è il nostro corpo. La nostra legge, autorizzando l'espianto nel caso di morte cerebrale, si pone in una prospettiva diversa e sceglie la posizione secondo la quale l'Uomo muore quando non ha più la possibilità di esercitare la sua funzione più nobile, che è quella del pensiero. Anche questa è una posizione discutibile, naturalmente, ma i nostri legislatori l'hanno scelta, ritenendo di interpretare il pensiero prevalente nel mondo nel quale vivono. Quanto agli spagnoli, si sono macchiati di comportamenti che oggi condanniamo, in un tempo nel quale i costumi e le norme di convivenza non erano certo quelli attuale. È utile che io ricordi quello che è successo in altri paesi in tempi molto più recenti? Ed anche in tempi più antichi: basta leggere l'Antico Testamento o il De Bello Gallico. Grazie di averci scritto, e di seguire "Confini" con attenzione. Callisto