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Milano, 21/11/1993
Conferenza di
Giambattista Pagani
I 7 CHAKRA e l’antica preghiera del PADRE NOSTRO
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NOTA PER IL LETTORE: questa conferenza può essere ASCOLTATA sul sito:
www.giambattistapagani.com
CONFERENZE
1993
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Il lettore comprenderà meglio certi aspetti del testo presentato in questo volume se vorrà considerare che si tratta di insegnamento esclusivamente orale.
Testo, NON rivisto e NON coretto dall'autore, trascritto a due mani da «Mendoza & Stefano»
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(…) Mentre voi vi riprendete, io richiamo quelli che sono gli elementi che ci riportano a questi tre chakra, a queste tre invocazioni che in fondo ci ricordano quello che dovremmo tenere sempre, costantemente presente, che il Padre Nostro, attraverso le sue invocazioni, ci permette semplicemente di essere coscienti e di mantenere la capacità da di attuare a livello esterno nella maniera corretta, in quella maniera che diventi effettiva la realizzazione personale di ognuno di noi, di quello che la vita effettivamente ci chiede come destino, se possiamo definirlo così. Ed ecco allora nel chakra del NOME, cioè il chakra di come noi concretamente ci troviamo ad esprimerci nella vita, e quindi questa concretezza di manifestazione del nostro destino, noi abbiamo la virtù della GIUSTIZIA e il vizio della GOLA. Il vizio della gola dicevamo che è da considerarsi non solamente per quello che in senso tradizionale è il prendere consumando in eccesso cibo, ma anche nel senso del vizio in uscita come vedremo. È da tener presente che in quello che è il prendere cibo, che diventa, quando è esagerato, il vizio della gola, in effetti uno degli elementi di cui avremo costantemente bisogno è proprio il cibo, cibo che ci permette quella forma di acquisizione di energia che a tutti i livelli ci permette poi di esprimerci in tutte le forme possibili di espressione di vita. In mancanza di cibo muoio, cioè non soddisfo la mia realtà fondamentale, quindi una delle mie grandi necessità è avere questo apporto di cibo. Ecco allora che nell'apporto, cioè nel prendere la realtà esterna e consumando questa realtà esterna, perché mangiandola la distruggi, ti si dice, FALLO CON GIUSTIZIA. È inevitabile che tu debba mangiare, è inevitabile che tu prenda realtà è la consumi. Mangiamo tre volte al giorno, qualche volta quattro, qualche volta meno, qualche volta facciamo digiuno, ma non possiamo farlo oltre certi limiti, quindi è un prendere. Per l'attuazione del mio progetto in realtà io avrò costantemente bisogno di prendere. In questo prendere è importante che ci sia rispetto ed equilibrio, che io prenda secondo giustizia, perché in caso contrario mi approprio in eccesso e quindi consumo in eccesso, e creo uno squilibrio che mi obbligherà, secondo giustizia, a dare, a restituire. Ecco tenete presente che il vizio della gola, nel senso del prendere in eccesso, è da applicarsi non solamente riguardo al cibo, ma riguardo a tutti gli altri elementi dell'esistenza, quindi rappresenta molto quella forma con cui noi cerchiamo di accaparrarci in eccesso, nello spazio attorno a noi, cioè l'accaparramento in eccesso di quello che è lo spazio di esistenza. Quindi, per esempio, è l'accaparrarsi spazio di lavoro, io direi l'accaparrarsi spazio di mercato, cioè l'accaparrarsi quella forma di attuazione esterna che proprio perché tu la fai tua, impedisci agli altri di avere uno spazio sufficiente per esprimere se stessi. Vi faccio un esempio. Nel nostro sistema è uno dei grossi conflitti. Il tassista indiano quando ha fatto 3, 4,5 corse che sono quelle che gli presuppongono il guadagno sufficiente della giornata, smette di fare perché lascia lavorare gli altri. Questa è una cosa che in India spesso fanno; non lo fanno i nostri tassisti. Non è il fatto, più corse
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faccio e più guadagno, il concetto del «più corse faccio più guadagno» è il concetto umano, egoista che non prende in considerazione che più corse faccio io, più mi accaparrano spazio di lavoro e meno ne lascio agli altri; non considero questa realtà. È un esempio estremo da un certo punto di vista, ma ecco, teniamo presente che la gola non è solamente consumare cibo in eccesso. La gola è ogni tipo di accaparramento di qualunque aspetto, anche l'accaparramento del prestigio, dove ci sono persone che si assumono il prestigio di un lavoro fatto dagli altri, che non gli appartiene. Quanti scienziati si fanno belli sui risultati di un lavoro fatto da altri? Fa parte del vizio della gola il prendersi spazio. Questo è il vizio della gola che nel piccolo ognuno di noi può commettere, perché non è solo il cibo, l'elemento può essere molto più ampio. Questo è il vizio in entrata, quando io faccio in modo di prendere, di far entrare in me più di quello che è giusto, non rispettando il senso della giustizia. Considerate il vizio in uscita, che è il vizio di chi, e qui trovate il collegamento con quello che può essere il nostro progetto, perché è questo il vero vizio di chi in effetti, e il vangelo giustamente lo sottolineerà molto bene, che "non è che ti contamina più di tanto quello che entra, ma ti contamina quello che esce dalla tua bocca". Non è il cibo che ti contamina, è ciò che esce. E ciò varrebbe soprattutto per coloro che, giustamente, stanno dicendo che è importante selezionare il cibo che mangiamo, è importante un certo tipo di alimentazione, giustissimo. Ma è molto più importante il modo in cui noi ci esprimiamo attraverso la gola, attraverso la voce, attraverso la parola, perché giustamente posso fare il pulito in entrata, perché faccio il vegetariano stretto che mangio pulito, e posso essere sporco in uscita perché mi esprimo in una maniera che non è pulita. Ecco lo sporco in uscita è molto più grave dello sporco in entrata. Sarebbe meglio mangiare una bistecca e parlare correttamente, piuttosto che non mangiare carne e parlare non correttamente, secondo il Vangelo! Quello che contamina non è ciò che entra, contamina sì, ma non è quello di cui dovremmo preoccuparci di più, è soprattutto ciò che esce. E qui la precisazione, attenzione. Da come noi parliamo di noi stessi, lì esprimi se tu stai accettando il tuo destino o no. Ecco il NOME. Il modo con cui concretamente sei collocato nella vita, ciò che ti si chiede concretamente nella vita, quindi lo sforzo che ti si chiede, quindi il conflitto da affrontare e da risolvere che ti si chiede, da come parli di te stesso, da come parli delle tue difficoltà, da come parli della realtà che hai intorno, da quello che esprimi ed esprimendolo stai esprimendo come tu vivi il tuo vissuto, lì definisci se stai accettando il tuo destino o se lo stai rifiutando: li può diventare il vizio. Il vero vizio che presuppone la non accettazione dei dati di fatto che ti riguardano. E quindi anche lì ecco il senso della giustizia, cioè il senso dell'equilibrio. INVIDIA e CARITÀ sul REGNO. L'abbiamo già sottolineato se volete, l'invidia come capacità distorta di vedere, quindi quella visione distorta che non ti permette più di valutare le cose per il loro vero valore, ma le valuti nel senso distorto della visione umana, che si trasforma nella forma molto banale, potremmo dire a questo punto, dell'invidia quando invidia significa desiderare ciò che non ti appartiene perché
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appartiene ad un altro, ma che tu non hai. Quindi invidio la bellezza dell'altro, invidio la ricchezza dell'altro, invidio la macchina, la casa, o invidio il lavoro, l'invidia come desiderio di far diventare mio qualcosa che non mi appartiene che si manifesta in due modalità. Il desiderare che mi appartenga ciò che vedo appartenere all'altro, e questo significa che non sto cogliendo che se appartiene all'altro, l'altro può avere una ragione di diritto, legato a un suo progetto; se non mi appartiene potrebbe essere legato ad una ragione di diritto che non mi appartenga, quindi mi sta sfuggendo spesso una visione profonda. Quindi si manifesta nel desiderare che mi appartenga ciò che magari non è giusto che mi appartenga, in questo senso, e che diventa, che sono i grandi elementi dello squilibrio dell'amore, siccome non riesco a far sì che mi appartenga ciò che l'altro ha, desidero che l'altro lo perda. Perché è tipico dell'invidioso desiderare che l'altro fallisca, desiderare che l'altro perda ciò che ha e che tu non hai. È questa forma sottile di distruzione che al contrario la CARITÀ non ha, che dice "gioisco di ciò che l'altro ha, condivido ciò che l'altro ha, sono felice per il successo dell'altro". Il grande discorso della carità di S. Paolo (capitolo 13 della lettera ai Corinzi), qui è tutto esattamente stravolto, ma perché questa modalità estrema? Semplicemente perché ci manca la vera visione del senso di ciò che è giusto per me e di ciò che è giusto per te, di ciò che appartiene a me e di ciò che appartiene all'altro, il senso delle cose. Ve l'ho sottolineato nella preghiera molto bella, e il testo evangelico ve lo dirà "cerca il regno", cioè cerca questo senso delle cose che ti permetta di essere felice in ciò che sei e di non stare a sprecarti a desiderare ciò che non sei, perché se trovi questo, tutto il resto ti verrà dato in sovrappiù. Se possiedi il regno, se fai tuo il regno, imparerai a non desiderare l'inutile, imparerai a non preoccuparti del resto, perché il resto, in fondo, ti verrà fondamentalmente dato anche se non lo chiedi, perché ti viene dato perché sì, perché ne hai il diritto, perché se ti serve ti viene dato perché sì. PIGRIZIA e FORZA, l'abbiamo sottolineato, la pigrizia è colui che rinuncia all'attuazione, colui che rinuncia all'azione, colui che rinuncia a fare, quindi colui che viene meno e che fa il peccato peggiore che non è il peccato di chi fa e sbaglia facendo, ma è colui che commette l'errore del non fare. Spesso uno dice "piuttosto che fare e sbagliare, preferisco non fare". Il non fare è il peggiore degli errori, è l'errore di omissione che dicevano quando ci insegnavo di catechismo da piccoli, cioè non è l'errore perché fai qualcosa di errato, ma è l'errore perché non fai ciò che dovresti fare. Ecco, la pigrizia, questo stato di abbandono, di passività, quindi di non collaborazione creativa, con una volontà che sì è la volontà di Dio, ma la volontà di Dio ha bisogno della tua volontà per attuare, ha bisogno della tua volontà per essere operativa; ecco allora che trova la sua virtù nella FORZA, che rappresenta la capacità di fare lo sforzo di attuare quello che la vita ti chiede di attuare. E abbiamo gli elementi di vizi e virtù che io scorro via veloce perché voglio accennare a quello che considero un elemento molto importante, ai tre sacramenti di questi tre chakra, dove noi quindi per potenziare, tenendo presente tutto questo nostro discorso
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della triplicità dell'aspetto divino, e della triplicità dell'aspetto umano, come grande dualità che agiscono e interagiscono in quello che è l'essere umano, tenete presente che abbiamo i tre sacramenti che sono il sacramento del BATTESIMO, il sacramento della CRESIMA, il sacramento dell'ORDINE. Trovate la simbologia dei gesti che è molto interessante. Il sacramento del battesimo è fare scorrere l'acqua sul chakra Sahasrara. Il sacramento della cresima è segnarti con l'olio sul chakra Ajna. Manca il sacramento dell'ordine come gestualità che non è più una gestualità. Il sacramento dell'ordine, che nella sua gestualità è tutto un lavoro energetico sulla persona sulla base di un certo tipo di preparazione di coscienza, l'ordine è il sacramento cui uno viene ordinato sacerdote. Ecco tener presente che noi attraverso questo stiamo avendo ancora una situazione in cui per una serie di condizionamenti, di restrizioni, il sacerdozio come ordine-sacramento è limitato a metà dell'umanità, al maschile perché alle donne è ancora precluso. E già questo, da questo punto di vista, ci dovrebbe farci capire una limitazione di struttura. Non vogliamo stare a criticare per criticare, ma indubbiamente: sono o non sono esseri umani le donne? Se siete esseri umani non c'è nessun chakra che vi può essere precluso, non c'è nessun sacramento che vi dovrebbe essere, da questo punto di vista, precluso. Però ripeto, questo ci dovrebbe servire come riflessione e critica su quella che è la verità, che è una cosa, e la struttura esterna che storicamente può far fatica qualche volta ad essere fedele alla verità in maniera totale. Ma questo non è il discorso ci riguarda stasera. Il battesimo viene definito il sacramento mediante il quale tu vieni inserito in un sistema di vita diverso di tipo spirituale, vieni inserito in una nascita che ti dovrebbe collegare con un sistema spirituale in contrapposizione ad un sistema materiale. Qui notate che diventa un'azione energetica sul chakra superiore con cui in realtà si cerca di relativizzare la finalità di un sistema di valore umano, per inserirsi in una finalità risvegliando in te una finalità di valore spirituale. Prevengo subito un'obiezione che potreste fare "perché vale la pena fare questo con i bambini?" Una volta non si faceva con i bambini, una volta il battesimo era da adulti, è posteriore il battesimo dei bambini, solo l'adulto veniva battezzato, per scelta personale perché è l'adulto, cosciente di una visione umana della realtà, restrittiva e insufficiente, che sceglieva di inserirsi in un sistema di valori di ordine superiore facendosi battezzare e quindi entrando energicamente in collegamento con questo sistema. Il battesimo dei bambini ha senso se i genitori s'impegnano tassativamente a tirare su il bambino secondo il sistema di valore spirituale. Se i genitori non s'impegnano effettivamente a questo, quel battesimo è un potenziale, seme, lasciato lì, messo lì, ma
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che potrebbe perfettamente non dare nessun frutto. Perché se tu non inserisci il bambino educandolo in un sistema che bambino dovrà cogliere, non tanto perché tu gli dici delle cose, ma perché ti vede praticare secondo quel tipo di sistema di valori, dovremmo tornare all'antico: battezziamo gli adulti che coscienti di ciò che fanno, fanno una scelta di valore. È risvegliare un chakra perché diventi il chakra che ti colleghi con un sistema di valore spirituale, con il PADRE, con lo spirituale, annullando dentro di sé tutto il potenziale attivo che ci potrebbe essere di un sistema di valore materiale: quindi è una nascita ad un sistema nuovo. Ed allora capiamo perché viene collocato nel chakra al livello superiore. Il sacramento della cresima non è altro, soprattutto sulla base del fatto di battezzare i bambini, ecco allora la cresima che viene collocata nella fase adolescenziale: è il sacramento dell'adolescenza. Il sacramento della cresima in pratica cosa fa? Non fa altro, e in questo senso in fondo è recepito, che ratificare e inserire in maniera operativa cosciente nell'individuo ciò che gli è stato inserito in maniera non cosciente quando era bambino. Ecco perché in effetti quando viene fatto da adulti, battesimo e cresima dovrebbero essere due sacramenti fatti contemporaneamente, potrebbero essere fatti proprio in maniera contemporanea. Nel senso che, l'avete visto anche nella visione, la visione del chakra della fronte è contemporanea in realtà, sono i due chakra che agiscono insieme, perché il primo è quello che permette ad un sistema di valori di tipo superiore di entrare in te, il secondo è quello che gli permette di esprimersi: quindi sono strettamente collegati. Quindi la cresima il sacramento con cui uno che è stato battezzato, quando diventa adolescente, quindi diventa capace di avere un sistema di pensiero autonomo personale, allora viene aiutato a far sì che questo sistema di valori con cui è stato collegato quando lui era bambino, diventi il sistema di valori operativo con cui lui fa le sue scelte libere, perché da allora, adolescente, diventa capace di scelte libere. E allora per svegliarli questo, per renderlo capace di questo, ecco che gli si fa quel segno che dovrebbe aprire questa visione con cui lui vede questa realtà profonda, il significato profondo della realtà, e sulla base di questa visione profonda, è capace di attuare rispettando questo senso profondo della realtà. E questo diventa quindi l'elemento cresima, dove come gesto - una volta almeno lo facevano, è da un po' non vedo più questo fatto della cresima - ma oltre al segno della croce sulla fronte, gli davano un piccolo schiaffo. Il piccolo schiaffo era come dirti "guarda che se voi attuare della vita il sistema di valore spirituale, di sberle ne prenderai tante, di colpi ne prenderai tanti, di disillusioni ne prenderai tante, di gente che non ti capisce ce ne sarà tanta" e simbolicamente le lo davano già subito "senti, sii pronto". Poi era tutta simbolica la cosa.
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Quindi ecco l'elemento della cresima che diventa la capacità cosciente di attuare. Vi accenno il terzo. Il terzo sacramento, dell'ORDINE, che diventa un potenziamento con cui uno viene inserito in un sistema completamente diverso, è la funzione sociale di una persona che diventa colui che è chiamato a trasmettere a tutti gli altri, in funzione sociale, il sistema di valori spirituali. Il sacerdote chi è? Colui che dovrebbe "predicare il sistema di valori spirituali": ecco i chakra del NOME, ecco la gola. L'ordine è il sacramento con cui tu vieni ratificato e potenziato perché tu possa parlare di Dio, perché tu possa esprimere questo sistema di valori comunicandolo agli altri, diventando, da un certo punto di vista, guida per gli altri: guida, stimolo, riferimento, quello che vuoi. Là dove l'altro non arriva tu hai la funzione sociale di riferimento. Con l'ordine viene ratificata la capacità dell'individuo di che si esprime attraverso la parola, e attraverso la sua parola esprime il divino, cioè la realtà di questo sistema di valori di ordine superiore. Nel sistema sociale religioso nostro, tutto questo è stato ristretto ad una professione, cioè la professione di un piccolo gruppo che teoricamente verrebbe preparato perché possa essere capace di fare questo in maniera corretta, che sono i sacerdoti. Questo è l'aspetto sociale della struttura religiosa in cui noi ci muoviamo. Ecco, dormiteci sopra la settimana, poi lo riprenderemo la prossima settimana. Questa finalità di ordine, quindi di responsabilizzazione alla trasmissione di questo valore, in realtà non può dipendere solo da una ratifica sociale, ma è un diritto-dovere che appartiene a tutti noi e che in qualche maniera tutti noi dovremmo essere chiamati a fare sulla base di una coscienza, di una consapevolezza che ci saremmo conquistati. È per questo che anche nella nostra tradizione cristiana, in caso di emergenza, viene riconosciuto a chiunque di noi di praticare il battesimo a tutti i bambini che siano in pericolo di morte. Lo puoi fare tu, prendi dell'acqua, glielo versi sulla testa, pronunci la formula e lo hai battezzato. Chiunque lo può fare, viene riconosciuto a chiunque la funzione sacerdotale: te la riconoscono in caso di necessità, ma intanto che la stanno riconoscendo. (…) Comunque, ti riconoscono questa funzione sacerdotale, in casi di estrema necessità, però te la riconoscono è questo è il punto dove bisognerebbe rifletterci un attimo.
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