Milano, 26-27/03/94
Conferenza di
Giambattista Pagani L’UOMO ED IL SUO DESTINO visti attraverso I SIMBOLI DI PASQUA ed IL VANGELO SECONDO NESSUNO
NOTA PER IL LETTORE: questa conferenza può essere ASCOLTATA sul sito:
www.giambattistapagani.com
CONFERENZE
1994
Il lettore comprenderà meglio certi aspetti del testo presentato in questo volume se vorrà considerare che si tratta di insegnamento esclusivamente orale.
Testo, NON rivisto e NON coretto dall'autore, trascritto a due mani da
«Gandalf & Stefano»
(cassetta n. 8)
Riprendendo adesso il nostro cammino, riprendendo un pochino ... completando direi quelle che sono alcune precisazioni, alcune riflessioni su quella che è la croce e dando poi le spiegazioni essenziali per quanto riguarda l'ultimo elemento, Acqua e Fuoco, che rappresenta proprio la nuova vita, quindi una celebrazione della resurrezione secondo il testo classico, tradizionale. Per quanto riguarda la croce, stamattina dicevamo della croce come simbolo della vita perché ci riguarda e ci richiama i quattro elementi e quindi il quinto elemento che è l'elemento centrale. Può essere molto interessante che 2000 anni fa, questo personaggio, Gesù il Cristo, che viene a proporre questo approccio diverso alla vita, quindi questa visione diversa della vita, si ritrova a concludere questa sua esperienza e questa sua, diremo, dimostrazione di come la vita può essere vissuta, mettendo allo sbaraglio la vita dal punto di vista fisico, avvenga inserito in una tradizione, in un momento storico culturale, dove la sua morte avviene su di una croce, cosa che oggi non avverrebbe più perché oggi si ammazza una persona in ben altra maniera. Quindi il fatto è che lui muoia sulla croce, crocefisso sulla croce. Allora, tenendo presente che non c'è mai la casualità, quindi che tutto questo in effetti, soprattutto quando sono in gioco le grandi verità dell'umanità, le verità cosmiche, in effetti questa verità trova sempre il modo migliore di rappresentarsi, il modo migliore di manifestarsi. Non possiamo assolutamente pensare che il fatto che lui sia morto sulla croce sia una cosa puramente casuale che è successo così perché 2000 anni fa c'era la moda di uccidere la gente sulla croce invece che in un'altra maniera. Niente di casuale ma sicuramente qualcosa che ci riporta invece alla comprensione di quello che nella nostra vita diventa in effetti molto importante. Ed infatti lui stesso in un'affermazione, tornando sempre alle affermazioni evangeliche, dice: «Chi vuol seguirmi prenda la sua croce e mi segua.» «Chi vuol seguirmi». qui è il Sé che parla, è il principio spirituale che dice: «tu un uomo quando pensi di seguire Me, di seguire quello che è il vero tracciato della realizzazione umana, cos'è che devi fare? Prendi la tua croce e seguimi.» Cioè, seguimi ma prendendo la tua croce, dove quindi prendere la croce significa, in questo caso, dalle spiegazioni che possiamo aver dato finora, anche se poche, prendere la croce vuol dire assumiti la tua realtà, assumiti la tua vita che vuol dire assumerti, per esempio, tutte le attuali conseguenze della vita che tu hai già vissuto. Quindi, assumiti la conseguenza delle tue azioni. Terminologia classica, adesso terminologia molto comune, assumiti il tuo karma, direbbe qualcuno, cioè assumiti le conseguenze di tutto ciò ... Karma è conseguenze che io mi ritrovo a dover gestire per quanto mi è successo prima, dove il prima può essere 10 anni
fa oppure 10 milioni di anni fa, non ha importanza dove sia collocabile questo «prima», ma assumiti la tua realtà dove la tua realtà significa, assumerti la parte positiva di te che diventa il tuo grande potenziale creativo, ma assumerti anche la parte negativa di te, il che significa assumerti la parte negativa nel senso di: guardala, accettala, riflettici per capirla per poterti mettere in condizione di trasformarla e di cambiarla. Quindi assumere le conseguenze vuol dire che se io trovo che a causa di aver fatto - discorso di questa mattina - mi sono caricato di un dovere perché mi sono appropriato di qualcosa di cui non mi doveva appropriare, mi assumo le conseguenze e decido di restituire quello che non mi appartiene. C'è un racconto molto interessante nei Vangelo dal punto di vista della soluzione karnica della vita, cioè di come risolvere il karma, che è il racconto di Zaccheo (Lc 19,1-10), di questo personaggio di cui dice che siccome era basso di statura, si era arrampicato su di una pianta per poter vedere Gesù che passava ed allora Gesù quando passa lo guarda e gli dice «scendi, scendi che io debbo venire a casa tua», cioè in pratica Gesù si auto invita a casa sua e lui è meravigliatissimo della cosa perché essendo un pubblicano, come dice il Vangelo, era uno di quelli che si dedicava ai soldi senza farsi troppe regole, non si faceva troppe menate religiose, andava al sodo come diceva qualcuno, quindi era diventato ricco, etc. E lui, sconvolto, beneficamente sconvolto da questo privilegio che lui si ritrova ad avere da questo personaggio che gli dice «voglio venire a casa tua», il racconto evangelico dice che fermo sulla porta di casa, prima di permettere che questo Gesù entrasse in casa sua, gli dice: «guarda, metà dei miei beni li do ai poveri e a chi ho rubato restituisco quattro volte di più.». Ed automaticamente ha trovato l'intuizione di come può guarire il suo karma. Quindi, se mi sono appropriato perché gli ho rubato o gli ho estorto più di quello che dovevo prendere, gli restituisco quattro volte di più, cioè di più di quello che gli ho preso, gli restituisco con gli interessi, e mi salvaguardo dandogli quattro volte di più di quello che gli ho preso, gli restituisco bene in modo da non lasciare dubbi sulla restituzione; ma per essere ancora più sicuro che le cose vadano bene, la metà di quello che mi appartiene che potrei dire che questo è il mio guadagno che mi appartiene, la metà lo prendo e lo do, dono gratuito. Attenzione, prima il dono per dovere, ho rubato e restituisco, e poi, di quello che mi appartiene, la metà la prendo e la do ai poveri. Attenzione che dare ai poveri è dare a chi ne ha bisogno, ma soprattutto è dare alle persone da cui sei certo che non ti verrà dato niente in cambio. Perché dare ai poveri è soprattutto carico di questo significato, fra le altre cose: dare a colui dal quale sai che non avrai niente in cambio, perché dai a colui che ne ha tanto bisogno che non ha certo la possibilità di venirti a ricambiare. Diverso è quando faccio un bel regalo ad uno di quelli che hanno i soldi quanto me, che io do ma poi arriverà il giorno in cui la cosa mi ritorna, perché va e viene. No, do ai poveri, do proprio a coloro che ne hanno più bisogno. Quindi, ecco l'assumersi la propria croce è assumersi la propria realtà, il proprio karma, le proprie conseguenze, la propria realtà non positiva per la trasformazione ed è quello
che Gesù per esempio - eccolo l'elemento simbolico di questo racconto di Gesù - che muore sulla croce. Nei Vangeli, l'aspetto simbolico è proprio negli elementi concreti di questa morte, dove quindi - e questo fa parte poi della simbologia della croce - colui che veniva crocifisso sulla croce era colui che doveva, partendo dalla città, portare sulle proprie spalle la croce sulla quale sarebbe stato crocifisso. Noi l'abbiamo visto molte volte nei film questo Gesù che trascina la croce fin dove viene crocifisso, ma dobbiamo lasciar perdere la maggior parte dei film perché storicamente colui che portava la croce su di sé per poi essere crocifisso, non trascinava tutta la croce, perché una croce intera era un peso che un essere umano non poteva portare, tantomeno un essere umano che, come spesso succedeva, come nel caso di Gesù, che prima di fargli portare la croce l'hanno flagellato, l'hanno incoronato di spine, l'hanno maltrattato, ha passato la notte insonne ed anche fisicamente era debilitata la persona, quindi non poteva permettersi di portare chissà quale peso, perché il peso di una croce intera non poteva essere portato. Quindi, quello che veniva portato era solamente il braccio orizzontale, nel senso che sul luogo delle crocifissioni, che in genere era sempre lo stesso posto, il palo verticale era sempre piantato per terra, fisso, era sempre lì già pronto; al condannato veniva fatto portare solo l'asse orizzontale. La croce spesso viene chiamata patibolo perché l'asse orizzontale è stato associato all'asse dove venivano legati per venire fustigati, quando non si comportavano bene, gli schiavi e che era l'asse che veniva collocato come chiusura del portone della casa: il nome di quell'asse era patibolo e siccome lì venivano legati gli schiavi per castigarli la parola patibolo è passata ad avere il senso del castigo, della sofferenza. Quindi quello che veniva portato era all'asse orizzontale. A noi è arrivata questa croce latina simile alla croce greca che ha le due braccia uguali. Quando uno veniva crocifisso, in realtà, la croce non era di questa forma (
), ma la
croce dove veniva crocifisso era la forma di TAU in forma di T, cioè sull'asse verticale veniva tirato su con le corde l'asso orizzontale sul quale erano state inchiodate le mani del condannato e veniva appoggiato sopra. Adesso sono abbastanza di moda fra i francescani queste croci di legno a forma di T che è la forma della croce così come storicamente era la croce su cui venivano crocefissi i condannati. Teniamo presente una cosa molto interessante - e qui è la simbologia della croce siccome l'asso verticale della croce significa lo Spirito, maschile, e l'asse orizzontale della croce significa la Materia, i due principi fondamentali di cui dobbiamo parlare adesso: Acqua e Fuoco. Invece sull'asse orizzontale abbiamo gli altri due principi: la terra e l'aria. L'asse orizzontale, che è l'asse della materia, rappresenta bene la parte della nostra vita che diventa il peso da portare nella vita. In noi, il principio spirituale della nostra vita è lì, è fisso, non è soggetto a nessun tipo di vicissitudine particolare, è il punto di riferimento fondamentale della nostra vita. Il peso delle nostre azioni è tutto quello rappresentato
dall'asse orizzontale. Teniamo presente un elemento molto interessante: l'asse orizzontale della croce che rappresenta la materialità, rappresenta anche la posizione della colonna vertebrale dell'animale, a quattro zampe. Mentre l'essere umano ha raddrizzato la propria colonna perché si è messo in quella posizione per essere in sintonia con il principio spirituale. Già nella nostra forma fisica, l'uomo che cammina su due piedi, l'uomo eretto è eretto quando rappresenta la sua posizione in azione, l’essere sull'attenti del militare, pronti per la battaglia, pronti per l'azione, pronti per la reazione, per quello che la vita ci chiama a fare. Latteggiamento di star seduti, lo star piegati è la posizione di abbandono, di soggezione. Quindi il fattoche l'uomo cammini diritto è l'essere che, proprio perché ha scoperto la presenza dello Spirito, è chiamato a vivere la vita, anche nella sua struttura fisica, secondo lo Spirito ed in sintonia con lo Spirito. Quindi, parlando della croce è questo asse orizzontale che rappresenta la parte legata alla materialità che diventa per noi il peso della vita. E attenzione, la parte di materialità che diventa il peso della vita è peso solamente nella misura in cui questa materialità non è vissuta bene in sintonia con lo Spirito; perché quando avvenisse la sintonia con lo Spirito, la materia non pesa più, la tua realtà materia non pesa più, è una realtà materiale che vive armonicamente secondo i valori dello Spirito. È come dire che ti sei raddrizzato anche spiritualmente con la colonna vertebrale, non solo fisicamente, ti sei messo in sintonia con quello che è la tua realtà, attuandosi quello che è il concetto di unità e di totalità. La rappresentazione della croce latina ricorda esattamente quello che dicevamo anche prima: la croce latina e quella che non permette più alla croce di essere inscritta in un cerchio, ciò che invece avviene con la croce greca. La croce latina ha questo elemento molto significativo. L'essere umano, e ripeto, l'essere umano dal punto di vista simbolico è la croce, noi siamo la croce, tu apri le braccia e tu sei la croce, la croce dove il punto centrale è nel cuore. E questo già lo stiamo trattando in queste serate del "Padre Nostro", il punto centrale è il cuore, il chakra centrale dei sette chakra, che ha i tre chakra superiori sopra ed i tre chakra inferiori sotto. Quindi noi siamo la croce, e la croce è l'uomo. La croce latina e l'uomo che, nella misura in cui realizza se stesso non è più condizionabile da nessun tipo di struttura, non può più essere contenuto da nessun cerchio, dove il cerchio in questo caso può rappresentare le strutture che si possono creare a livello di esperienza umana. E questo è un elemento estremamente interessante nel senso che, come dicevo prima, parlando di Pitagora etc., il grande iniziato, colui che acquisisce la verità, è colui che proprio perché in sintonia con la verità è in sintonia con qualunque struttura; là dove è presente una verità questa persona è in sintonia con la verità, non è più condizionata dalle strutture, non è più condizionata dal fatto che io sento questo rito perché è cristiane non sento quest'altro rito perché è maomettano, sento questo rito perché è occidentale e non sento quell'altro rituale
perché è orientale, c'è il superamento delle strutture, e questo è rappresentato molto bene proprio dalla croce latina. Vi accennavo, proprio per passare al discorso seguente, perché noi stiamo lavorando sulla croce, su questo simbolo centrale, dove quindi il passaggio della vita, il passaggio della resurrezione, il passaggio della trasformazione ci permette di morire a questa vita apparente, che è la vita materiale, e di essere vivi della Vita Vera che è la vita spirituale, è celebrato con i riti del Sabato Santo attraverso i simboli del Fuoco e dell'Acqua, che sono i due simboli fondamentali. L'Acqua ed il Fuoco sono i due grandi principi, i due grandi elementi fondamentali, mediante i quali si esprime la vita e quindi il grande rituale del Sabato Santo, che in realtà è il rituale della Pasqua, è un rituale legato esattamente a questi due elementi. Ve lo accennavo questa mattina ed è molto interessante, che il concetto di resurrezione in bulgaro ed in russo significa praticamente «uscire dalla croce», quindi uscire dal legame con i quattro elementi, uscire da quello che è la rappresentazione, in un certo senso, dal contatto con la vita esterna, con la vita materiale, ed essere liberi da questi condizionamenti, quindi è riferita al proprio passato, liberi dal karma, liberi dalle conseguenze delle proprie azioni, quindi essere liberi nel senso più totale: questo è essere vivi. Ci può aiutare molto bene a capire il senso del rituale del Sabato Santo descrivendolo. Ripeto, per sintetizzare: il Giovedì ci ricorda il momento n cui Gesù ritualizzata quella che è la sua trasformazione, quello che lui ha vissuto durante l'arco della sua vita, durante gli ultimi tre anni della sua vita e che sta per concludere con la sua morte, e lascia quindi questo segno, segno che possa perpetuare nel tempo il senso e la forza di questa sua realizzazione, quindi diventa una realizzazione che vale per l'umanità intera e quindi rimane costantemente presente per tutti noi. Con la messe e con rituali similari noi entriamo in contatto con questa forza di trasformazione che è già stata la forza di trasformazione di Gesù il Cristo. Il Venerdì lui vive questa trasformazione perché conclude la sua esperienza. Se avete notato questa mattina nella preghiera che vi ho proposto come prima esperienza, lui praticamente in quella preghiera si definisce già «fuori del mondo», mentre dice che i discepoli sono ancora nel mondo, pur non essendo del mondo ma sono nel mondo, lui si definisce già «fuori del mondo», lui è già entrato nella fase di ritorno alla casa del Padre, di ritorno all'origine. Quindi il Venerdì è il momento in cui lui conclude tutto questo attraverso la sua morte, ed il Sabato, che poi per noi diventa la celebrazione del Sabato-Domenica della resurrezione, è il momento in cui non fa altro che rimanere ratificato il fatto dell'essere vivo. Attraverso la sua morte lui non è morto ma semplicemente si è trasformato e rimane vivo ed è vivo e dimostra di essere vivo in questa dimensione
superiore di una vita che supera la vita fisica. E quest'affermazione di Nuova Vita viene fatta appunto attraverso i due elementi del Fuoco e dell'Acqua. Come vengono fatti simbolicamente nella chiesa? (Più o meno quello che in genere veniva fatto una volta e che adesso in molte chiese lo si fa ancora ma in altre credo meno, perché ci si sta molto riadattando. Personalmente io non lo capisco molto perché si mantiene tranquillamente la tradizione della messa di mezzanotte a Natale ed ha una grandissima partecipazione e la gente va in massa alla messa a Natale, e non si è mantenuta la tradizione della messa di mezzanotte a Pasqua, che dovrebbe essere fatta mezzanotte, nel buio della notte, e viene invece, in molte chiese, anticipata ed io non so perché, forse perché la gente a Pasqua va più in giro, va più in vacanza, non so, è più distratta, chi lo sa! Però mi sembra strano questo adattare alla comodità della gente i momenti importanti dei rituali, comunque…) È la celebrazione che, come quella di Natale, dovrebbe essere fatta nell'arco della mezzanotte. La celebrazione, molto suggestiva in se stessa, si concreta in questo. Vi ho già detto, che con la scarna celebrazione del Giovedì pomeriggio c'è la chiesa completamente spoglia, le immagini ancora tutte coperte, solo il crocifisso è stato scoperto ed è stato collocato lì per l'adorazione della sera del giorno dopo per la visita nelle chiese e per 'adorazione della croce, e quindi passa anche tutta la giornata del sabato con il buio - e ripeto dovrebbe essere il buio della mezzanotte -. La celebrazione incomincia così. Si fa un fuoco fuori della chiesa - notate che è tutta una sequenza simbolica molto interessante -, questo fuoco viene benedetto in maniera molto semplice, poi dalla fiamma di questo fuoco si accende il cosiddetto cero pasquale, il grande cero che in quel momento viene portato dal sacerdote che celebra ufficialmente la cerimonia e si accende questo cielo dicendo «la luce di Cristo». Teniamo presente che il fuoco, la fiamma della candela, rappresenta il principio spirituale, proprio come elemento Fuoco. Quindi si dice «la luce di Cristo», cioè come dire, il Fuoco di questa candela rappresenta la luce di Cristo, cioè la coscienza di questo principio spirituale che è presente in ogni essere umano. Ripeto, intanto ci dovrebbe essere tutto buio, dico dovrebbe perché molte volte un po' di luce la si lascia per non far inciampare la gente, comunque dovrebbe essere tutto buio, soprattutto l'interno della chiesa. Poi dal fuoco di questo cero s’incomincia la cosiddetta processione che va verso la chiesa e ci si ferma davanti alla porta della chiesa, all'entrata della chiesa, e per una seconda volta si dice con tono più alto «la luce di Cristo», come un'affermazione più forte. Ripetuta l'affermazione «la luce di Cristo» per la seconda volta, da quel cero accendono le candele tutti i sacerdoti che sono presenti insieme al sacerdote principale: sacerdoti, inservienti, chierichetti, tutti quelli che fanno parte direttamente del rituale. Notate quindi che il fuoco esterno alla chiesa rappresenta la realtà umana, rappresenta la realtà di ognuno di noi, rappresenta il principio spirituale vissuto come ancora all'esterno della struttura della propria vita.
Quindi, mano a mano si va dentro, si va all'interno, aumenta la luce. Dalla luce di una candela diventano più fiamme. La processione prosegue ed arrivata a metà chiesa, tutta buia, per la terza volta con un tono ancora più alto si ripete «la luce di Cristo»: da quel punto, dalle candele accese dei sacerdoti, etc., dovrebbero accendere le candele tutti i presenti perché tutti i presenti dovrebbe avere una candela; quindi ci si accende la candela reciprocamente ed alla fine tutti si trovano con la propria candela accesa. La prima illuminazione della chiesa avviene con la somma delle piccole luci di tutti i presenti che rappresenta molto bene simbolicamente come questo processo di trasformazione va ad accendere in ognuno di noi questa presenza del principio spirituale, e mano a mano ognuno di noi accendiamo questa presenza e quindi viviamo secondo questa presenza, la luce si crea nello spazio, si crea nell'ambiente e si crea anche nell'ambiente del gruppo. A quel punto, illuminata la Chiesa con la luce di ognuno, a quel punto si accendono tutte le luci e la chiesa rimane illuminata. Essendo creata la luce, si colloca il cero davanti all'altare e c'è il cosiddetto canto pasquale che viene chiamato con termine «preconio». Il canto pasquale è un canto lungo, impegnativo da cantare, sono circa tre pagine che vengono cantate, perché è una cosa molto solenne. È un canto che viene cantato davanti a questo cero, che è l'unica cosa accesa oltre al fatto che siano accese le candele dei presenti, ed è praticamente la storia dell'evoluzione spirituale dell'uomo, da quando l'uomo è stato creato e, secondo la tradizione religiosa, è caduto in stato di errore e quindi è stato salvato, redento, come si dice nella terminologia classica, da Cristo e con la redenzione l'uomo è stato ricondotto al suo stato di purezza originale. In sintesi è il canto della storia dell'evoluzione dell'uomo. È come dire, quando la luce di Cristo, il principio spirituale, diventa coscienza dentro di noi, noi diventiamo capaci di capire il senso della nostra vita, il senso del fatto di essere nati, di tutto quello che è successo, anche attraverso i nostri errori, e di come noi ci siamo riportati, superando l'errore, a ritrovarci di nuovo realizzati nella nuova situazione di esseri che hanno riportato in se stessi la manifestazione di Dio: da Dio siamo venuti, essendo creati, e quindi diventiamo una manifestazione di Dio: è la storia dell'evoluzione dell'uomo. Cosa che può essere resa evidente in noi proprio quando questo principio si manifesta in noi che è proprio rappresentato da questo cero e dalla candela accesa di ognuno dei presenti. Notate che tutto questo viene celebrato di notte, non a mezzogiorno che è il momento in cui la luce del sole è al massimo e c'è una simbologia di pienezza di luce, no, è nella notte. L'uomo è fatto di giorno e di notte, di luce e di tenebra, di spirito di materia. Ora, il giorno, la luce, lo Spirito, l'asse verticale della croce, è sempre presente in noi, costante, e lì, indiscutibile, innegabile. Quello che noi abbiamo bisogno di fare è che questa luce, questa realizzazione che è presente nel principio spirituale, venga inserita nella nostra tenebra, nella nostra notte, cioè venga inserita nella nostra parte umana e quindi, questa accensione di candela, questo canto di gloria, è il canto della notte che diventa luminosa:
ecco la Pasqua collegata alla luna piena, cioè la notte che viene illuminata. Questo elemento simbolico io avevo tentato di rappresentarlo nella vetrata che ho collocato a casa mia. A casa mia ho fatto fare una vetrata con vetri colorati e siccome avevo rappresentato il giorno e la notte, il sole e la luna, io avevo messo sullo schizzo, dove c'era il sole la luna, la luna era messa in modo tale che, essendo ad un quarto, la parte luminosa della luna doveva essere dalla parte opposta di dove era il sole: cioè il sole doveva illuminare la parte oscura della luna, non la parte luminosa. Invece, siccome purtroppo si ragiona con troppa logica, l'artista che l'ha fatto è andato per logica e quando ha fatto il sole, pensando che lo schizzo fosse sbagliato, ha messo la parte illuminata della luna verso sole: non aveva colto il senso, il sole deve illuminare la notte, deve illuminare la parte oscura dell'individuo che è il senso della Pasqua, della celebrazione di notte, e la notte che diventa luminosa. Questo è il grande canto del senso della Pasqua, del senso di questa luce. Attenzione la celebrazione di questa nuova vita è graduale. A questo punto, dopo questo grande canto, ci sono - e qui è quello che fa diventare la celebrazione di questa notte di Pasqua lunga, perché qua si dovrebbero leggere ben nove letture, sette nell'antico testamento, una di San Paolo ed una dei Vangeli, dove queste nove letture parlano del passaggio, ricordando fatti del passaggio. Quindi narrano la creazione come passaggio dal caos alla vita, narrano l'uscita dall'Egitto del popolo ebraico come passaggio dallo stato di schiavitù alla liberazione, etc., e parlano di tutti questi fenomeni del passaggio e sono ben nove letture che dovrebbero essere lette. E dopo le letture c'è sicuramente poi un salmo ed una preghiera. Dopo il canto pasquale ci dovrebbe esserci il Gloria, quindi suonano le campane, cadono tutti i veli di copertura posti nella chiesa e la chiesa viene ricomposta nella sua bellezza, nei suoi elementi ornamentali; quello è il momento in cui si collocano i fiori sull'altare, si portano i candelieri sull'altare, dovrebbe essere collocato tutto per la festa. Tutto questo oggi per praticità lo fanno prima e si impoverisce un po' l'elemento simbolico. Poi ci sono le letture che sono le informazioni che ci permettono di capire il senso della nostra vita; dopo le letture c'è la seconda parte, la parte dell'Acqua, c'è il battesimo: allora c'è la benedizione dell'Acqua e c'è quindi il battesimo dei bambini e questo era il momento in cui c'era il battesimo degli adulti. Parlando del battesimo, parlando quindi di questa celebrazione che tutti noi, o quasi, dovremmo aver vissuto da bambini perché fondamentalmente forse tutti siamo stati battezzati, vi ricordo una cosa estremamente interessante che nel battesimo rappresenta questo morire allo stato di vita non vera e questo nascere alla vita vera. Il battesimo viene fatto con l'Acqua, questo lo sappiamo, ma dopo aver battezzato il bambino una delle cose che viene consegnata, al padrino o al papà, è una candela accesa per ricordare appunto che attraverso questo passaggio dell'Acqua di trasformazione uno diventa cosciente di questo principio spirituale che viene rappresentato molto bene nella
celebrazione nella notte di Pasqua da questo cero pasquale acceso. Quindi come segno esterno del battesimo, di questa nascita alla vita nuova attraverso l'Acqua ed il Fuoco, ai bambini, simbolicamente viene collocato sopra ... in realtà il concetto inizialmente era rivestirsi effettivamente di questo. In genere il bambino quando si battezza lo si veste con unaa veste bianca, molto bella, molto preziosa, etc., ma il fatto è che quella veste bianca dovrebbe essere una veste che al bambino viene messa dopo l'battesimo, è proprio inserito come rituale del battesimo. Cioè, colui che viene battezzato viene spogliato, è lì la simbologia delle vesti dell'uomo vecchio, per rivestirsi delle vesti dell'uomo nuovo: ci si spoglia della vita vecchia per essere vivo della vita nuova. Ed in effetti anticamente quando il battesimo era degli adulti, l'adulto veniva immerso nell'Acqua - non era solamente fargli correre dell'acqua sulla testa - si immergeva nell'acqua e quindi previamente si spogliava nudo, quindi entrava nell'acqua, lo si battezzava e quando usciva dall'acqua lo si rivestiva della veste bianca che rappresentava quindi la nuova vita. Sottolineo questo perché è un elemento rituale presente nei battesimi perché viene rappresentata a volte da una vestina bianca che viene collocata sul bambino oppure o da un fazzoletto bianco, da un qualcosa di bianco. In realtà si rifà a questa abitudine di veste bianca di cui l'adulto si rivestiva veramente. E vi faccio notare che sui calendari, ancora adesso, pur essendo una cosa persa da molto tempo, è rimasto però il nome: la prima domenica dopo Pasqua, quella che chiude il ciclo delle feste di Pasqua, viene chiamata "domenica in albis", sono parole latine, è incompleta la frase perché dovrebbe essere chiamata «domenica in albis depositis» che significa la domenica dove si depongono gli abiti bianchi. È la domenica dopo Pasqua dove coloro che erano stati battezzati e che avevo portato orgogliosamente la loro veste bianca per tutta la settimana, perché volevo far vedere che loro erano battezzati, erano vivi della nuova vita, erano orgogliosi di quello che avevano fatto per se stessi e per gli altri, e dopo la settimana nella quale avevano portato la loro veste che ricordava questo battesimo, questa nascita alla vita nuova, allora deponevano queste resti ... forse anche perché erano sporche dopo una settimana. Di questo elemento molto interessante di rivestirsi della veste che ricordava questa nuova vita, è rimasto questo nome di questa domenica che è la prima domenica dopo Pasqua. Comunque, vengono celebrati i battesimi e poi la messa continua. Tutta questa celebrazione di questo sabato notte è rappresentata quindi attraverso il Fuoco, questa presenza dello Spirito, e attraverso l'Acqua, questo trasformarsi che suppone l'abbandono del negativo, del materiale, per l'inserimento in quello che è il positivo. Avevamo già accennato prima come il battesimo viene proposto attraverso quel duplice passaggio dell'essere chiamati a rinunciare a ciò che non è adatto, non è adeguato al principio spirituale e con il secondo aspetto che è quello di affermare in se stessi il significato di questo principio spirituale che nel battesimo viene sottolineato attraverso
il «rinuncio al demonio, a Satana, etc.» ed il credo «credo nel Padre, credo nel Figlio, etc.», l'affermazione dei principi spirituali. E questa è la grande celebrazione della notte di Pasqua, dove quindi ricordiamo è che il concetto di resurrezione, e questo forse penso che sia il concetto più importante, che noi tendiamo ad identificare, attraverso il testo evangelico, con il significato di un personaggio che attraverso la morte, praticamente, supera la morte ed avviene che riesce a farsi vedere vivo e continui a farsi vedere vivo. Quindi come di un fenomeno molto straordinario, dal punto di vista fenomenologico, di un personaggio che si ripropone ancora vivo dopo essere morto e sepolto, e che quindi viene collocato spesso con questo senso di recupero fisico della propria struttura fisica. Ritroviamo invece che il rituale simbolico ci ricorda che il fatto della resurrezione più che calcolarsi in un fenomeno da collocare dopo la morte fisica e quindi di un recupero della struttura fisica, che è una cosa estremamente secondaria ed estremamente poi discutibile da certi punti di vista, il fenomeno della resurrezione è da collocarsi in un modo di vivere la vita stando nel fisico. Quindi l'Acqua ed il Fuoco ci ricordano semplicemente la capacità di essere vivi qui dove siamo, nel nostro corpo, nel nostro sistema emotivo e mentale, ma di essere vivi secondo un principio spirituale e secondo una capacità di distacco dal principio materiale. Questo è essere vivi della vita nuova, questo è essere risorto. E questo è in effetti il significato vero della cerimonia che viene proposta, dove chiaramente l'elemento di difficile integrazione consiste in questo: tutti noi siamo strutture di esperienza umana, quindi tutti noi siamo sufficientemente legati, attraverso l'esperienza, alle esigenze fisiche, alla sopravvivenza fisica, a tutto quello che la vita ci chiede come necessità fisica, quindi noi viviamo dando fondamentalmente per scontata la necessità del cibo, la necessità di altri elementi per vivere, per vestirci, per esprimerci, per fare esperienza, per studiare, per capire, etc., tutte queste cose noi le diamo per scontate, quindi fanno parte delle nostre necessità, della nostra struttura, della nostra identità. Quello che noi facciamo fatica a capire è che tutto questo, che è estremamente necessario per la vita fisica, sia qualcosa di molto meno importante di ciò che riguarda la vita spirituale. È qui il nodo da risolvere, è qui il nodo religioso da risolvere. È il fatto che quando uno vive attuando nella sua vita attraverso le necessità del corpo fisico, in realtà è molto sottile a cosa ma è molto molto, diciamo il termine, molto difficile per la persone riuscire a soddisfare le proprie necessità materiali dando a queste necessità un significato molto relativo perché noi tendiamo a considerare che in fondo in fondo la vita fisica, in tutti i suoi aspetti, è una cosa fondamentale, quindi salvo le situazioni molto particolari, la nostra vita è qualcosa che non mettiamo in gioco, perché rimane un aspetto fondamentale. Quindi lo spirito rimane quel qualcosa che sì è lì presente, però è presente solo dopo aver salvaguardato tutti gli altri aspetti. Ecco, il concetto di resurrezione è proprio questo concetto diverso, è l'idea centrale dell'uomo che è chiamato ad imparare a relativizzare tutto ciò che è umano e a dare
molta ma molta più importanza a ciò che è divino. Quindi, relativizzare ciò che è umano, attenzione è relativizzare tutto ciò che è legato all'essere umano, che non è solamente l'aspetto strettamente fisico, o economico, etc., ma è l'aspetta ad esempio psicologico. Nel momento in cui tu vieni offeso - e stiamo entrando nettamente nel concetto di Acqua e Fuoco, sono già esemplificazioni - nel momento in cui tu vieni offeso, nel momento in cui tu vieni toccato nel tuo prestigio umano, nel momento in cui tu sei fatto oggetto di una ingiustizia, è difficile essere colui che dice «non ha importanza ciò che sta succedendo». Mi hanno offeso pubblicamente? Non ha importanza quello che mi hanno fatto, perché l’importante è: io sono io dal punto di vista spirituale e nessuna offesa esterna tocca questa mia realtà. L'offesa esterna tocca il prestigio fisico, tocca quel prestigio che con la morte va a farsi benedire perché non ci sei più, qualcuno ti ricorderà ma ti ricorderanno per quello che veramente hai fatto e se non hai fatto niente di veramente grande, di veramente vero, dopo qualche anno non si ricorderanno neanche più. Quindi è molto difficile vivere veramente svalutando il principio fisico, tutto l'aspetto materiale, e vivere secondo la forza e secondo la consistenza dei valori spirituali. Questo è il discorso della resurrezione. Essere vivi della vera vita, cioè essere risorti, vuol dire essere vivi di questa qualità di vita, dove non si presuppone il morire fisico, non si presuppone l'andare a raccogliere una struttura fisica cadavere per ridargli vita che non ha senso nella natura, non ha assolutamente senso, dove quindi la resurrezione della carne, come concetto, non è andare a rimettere insieme gli ossicini dispersi nella natura dopo la tua morte perché poi ridai vita alla tua materia, non ha senso in questa visione, non è quello che fa la differenza, ma è il senso dell'esperienza umana vissuta che vai recuperando, non il cadavere fisico, non le ossa: ridai vita nel tuo sistema a tutto quello che tu hai vissuto attraverso l'esperienza fisica, quindi al senso delle tue azioni. Quindi, la resurrezione che ci ricorda esattamente questa nuova vita, ci ricorda quindi il vivere secondo il Fuoco e secondo l'Acqua. Allora molto brevemente puntualizzo per poi passare alla parte operativa finale. In modo molto semplice. Il Fuoco ci rappresenta lo Spirito, dicevamo, l'Acqua ci rappresenta l'amore. Nel senso della dualità degli elementi il Fuoco rappresenta la saggezza, l'Acqua rappresenta l'amore. Il Fuoco rappresenta la capacità di visione che ci permette di dare il vero amore alle cose; l'Acqua ci rappresenta la capacità di adattamento alla realtà definita molto bene con il concetto di amore. Facciamo un esempio pratico di azione di quando io posso venire offeso. L'uomo di fronte all'offesa reagisce vendicandosi, questa è l'azione umana; secondo l'azione divina, testo evangelico, perdona, perdona fino a 70 volte 7, cioè perdona all'infinito, perdona senza limiti. Perdonare cosa vuol dire? Perdonare vuol dire ciò che è reso possibile in me solamente se consideri che quanto è successo non ha importanza dal punto di vista vero, può avere importanza dal punto di vista umano, ma dal punto di vista dello Spirito non ha
importanza. Mi hanno offeso? Non hanno toccato niente di essenziale in me ed allora quando si dice «tratta colui che ti offende con amore», cosa significa? Perdonare, lasciar perdere quello che è avvenuto. L'Acqua rappresenta molto bene questo, l'Acqua rappresenta l'amore, l'amore è quell'atteggiamento umano che ci permette di adattarci a qualunque situazione, considerando qualunque situazione buona. L'Acqua è l'elemento che prende la forma del recipiente che la contiene: in una bottiglia ha forma della bottiglia, in una buca prenda la forma della buca, in un bicchiere prendo la forma del bicchiere. Cioè, l'Acqua è quell'elemento che esiste, che è vita, ma che non ha forma, che si lascia andare a prendere la forma di chi la contiene. Ci siamo fino a qua? Questo è il senso dell'AMORE lettere maiuscole. L'amore è vivere te stesso adattandoti a qualunque cosa succeda, accogliendola così com'è: ti amano ti amano, ti odiano ti odiano, ti rispettano ti rispettano, t offendono ti offendono ... e tu ti adatti, ecco l'amore. L'amore considera che qualunque cosa facciano a te, va bene. É come colui che prende una batosta e bacia la mano di chi l'ha offeso. L'Acqua rappresenta la capacità di reazione di chi si adatta, non di chi reagisce. Però ripeto, un comportamento di adattamento che accetti la realtà così com'è, che rappresenta bene l'amore ... e attenzione, andatelo a vedere in molti testi evangelici sull'amore che sono bellissimi. L'amore nel testo evangelico ti dice: ama i nemici, ama chi vi fa del male, prega per chi ti odia. Cioè l'amore è incondizionato: saluta chi non ti saluta, non essere come quelli che salutano gli amici e prestano a coloro che ti restituiscono, no! L'amore à aperto, e quindi l'Acqua rappresenta bene questa capacità di adattarti, accogliendo qualunque situazione: questo è AMORE a lettere maiuscole. Quindi è Gesù Cristo che nella sua necessità di esperienza, accetta la morte quando la morte non ha significato. Ed è estremo. Metti in gioco un figlio, metti in gioco un avere, metti in gioco una casa, metti in gioco la vita fisica .. metti in gioco tutto. È la gratuità che da questo punto di vista sono gesti che possono diventare reali nella nostra vita senza drammaticità. Comunque, dal punto di vista di drammaticità, qualche volta succedono questi fatti tipo, molto recente, nella seconda guerra mondiale, la storia di un padre Kolbe rappresenta molto bene questo elemento. Padre Kolbe era prigioniero ad Auschwitz, in un campo di concentramento. Quando un prigioniero scappava e non veniva ripreso venivano uccisi 10 prigionieri per rappresaglia i quali venivano chiusi nel bunker della morte e lì venivano lasciati morire di fame. Quindi, scappa un prigioniero che non ripresero, misero tutti gli altri prigionieri in fila e ne scelsero 10 destinati a morire di fame. Padre Kolbe era presente ma non viene scelto; viene scelto invece un padre di famiglia che scoppia a piangere ed esprime il suo dramma per la famiglia che lasciava. A quel punto deve essere successo a cosa di molto rapido nella testa di padre Kolbe e rischia perché in quei momenti bastava un gesto che ti sparavano addosso, fa un passo avanti e chiede di morire al posto suo e c'è lo scambio, lo accettano e difatti quel padre di famiglia si salverà, mentre lui sceglie andare a morire,
ma in quel momento non c'è ragione che lui lo faccia, non è stato scelto, semplicemente dice «mi sostituisco a te, tu hai una ragione in più per vivere che io posso non avere ed io mi sostituisco a te» Ecco il dono gratuito. In questo caso è il dono gratuito della vita, non metti in gioco una casa che vendi per pagare i debiti di qualcuno che non li può pagare, lì metti in gioco tutto te stesso. Sarà raro, ma questi gesti avvengono: nella vita dell'essere umano non c'è bisogno di morire sulla croce per realizzare delle cose, è questione di vivere il momento di dono completo in questo senso. Però attenzione: perché questo sia possibile - e questo è rappresentato dall'Acqua, è rappresentato dal battesimo che mi inserisce in questo sistema di vita che mi permette di fare questi gesti queste scelte - ho bisogno del Fuoco, cioè ho bisogno di quella luce dentro di me che mi permetta la saggezza, che mi permetta di capire che anche se muoio non muoio, che anche se sacrifico la mia vita fisica, non sacrifico niente di essenziale, anzi sono più vivo di prima proprio per quello che ho fatto. Ma questa saggezza di valutazione che mi permette di svalutare la vita fisica e dar valore all'altro vero valore interiore, è rappresentato dal Fuoco.Solo la coscienza del principio spirituale mi dà la saggezza di valutare che la morte non è tale, ma che la morte può essere un'esperienza esplosiva di vita e che mi permette quindi di perdonare chi mi offende o di perdonare nonostante tutto o di rispondere diversamente a quanto mi succede. Questo significa essere vivi della cosiddetta vita della resurrezione: avere il Fuoco acceso dentro di noi ci permette quella saggezza che rende possibile in noi l'atteggiamento d'amore. Questo in sintesi è il senso della Pasqua. Il senso della Pasqua è riuscire ad accendere in noi questa coscienza che ci permette di vedere la realtà in modo tale da rendere possibile l'amore. Allora, la saggezza, collegata al Fuoco, che è una derivazione della coscienza dello Spirito, rende possibile l'amore, che è un atteggiamento di passività verso la vita, perché è quell'atteggiamento che ti permette di darti all'altro per quello che l'altro vuol fare di te. Lo citavamo ieri con l'innamoramento: è come quando uno si innamora che perde coscienza, perde la testa, come si dice nel gergo classico, e quindi fa qualunque cosa che vada bene alla persona alla quale vuole bene. Questi sono i due elementi che realizzano in noi la cosiddetta resurrezione, la cosiddetta vita nuova, la vita che è rappresentata simbolicamente dal rituale e che viene riproposta annualmente a Pasqua. Arrivati a questo punto, potete tirare le vostre conclusioni sul fatto della messa, del pane, del vino, di questa offerta, di questa trasformazione, etc., come si ripropongono nei vari passaggi gli stessi significati che sono sempre quelli di rendere attuale in noi un principio divino dove, se vogliamo poi concretizzare, si realizza in noi questo principio divino, attraverso una visione di saggezza che ci permette di vedere in profondità il
significato della realtà che rende possibile poi a livello di attuazione l'amore: l'amore che diventa il rispetto del bene e del male, del buono e del cattivo, del giusto e dell'ingiusto e l'amore, come rispetto globale di tutte le forme di vita, diventa la forma pratica di realizzazione, a livello individuale, del concetto di unità. In quel momento l'individuo, accettando il bene, accettando il male accettando il bello, accettando il brutto, accettando il giusto e l'ingiusto, vive accettando la totalità della realtà e quindi vive rendendo attuale nella sua vita il principio di unità. E lì c'è la realizzazione! Da quel momento, indubbiamente, uno è fuori dalle strutture, uno è fuori dagli schemi, lì diventa possibile quello che diceva Sant’Agostino «non è questione di avere 1000 leggi, 2000 leggi, 10000 leggi, 10000 norme, a quel punto c’è un'unica legge: ama». Ama, poi fai quello che ti pare, non c'è più nessuna legge, non c’è più nessun limite. Ma indubbiamente uno che ama veramente non fa niente di sbagliato, le leggi sono delle barriere che ti obbligano ad andare in una certa direzione quando tu non saresti capace di tenere la direzione, ma quando tu hai questa capacità la direzione la tieni, non hai più bisogno di leggi. E questo il concetto fondamentale di quello che è la Pasqua. Detto questo, ripeto, detto in fretta, detto nella sua forma di imperfezione perché i tempi sono sempre quelli che sono ed anche le nostre capacità, io direi che siamo pronti per il momento finale con cui realizziamo con questa nostra gestualità semplice questi due elementi dell'Acqua e del Fuoco e con questo, a livello operativo, concludiamo la parte della giornata riservata noi, poi ci sarà il momento finale della giornata quando si aggiungeranno anche quelli che verranno stasera. Allora molto brevemente io vi ricordo, la nostra esperienza consistere in questo … e qui c'è l'elemento simbolico da capire di quello che noi facciamo. Noi non lo facciamo di notte perché non siamo qui di notte e non posso dirvi di rimanere qui fino alle 11 di stasera perché è molto più bello, purtroppo lo facciamo con la luce, ma non fa niente anche se non siamo nel momento giusto perché la cosa interessante sarebbe ritrovarci qui sabato notte, il sabato della Pasqua, e ci ritroveremmo nel momento giusto, però qui viviamo un po' fuori del tempo e poi a casa se vorrete potrete partecipare alla messa di mezzanotte del sabato Santo portando là la vostra coscienza, portando là quello che potrete aver capito. Anche noi creeremo il Fuoco - eccolo l'elemento molto simbolico, molto interessante – noi il Fuoco lo otteniamo bruciando quello che è stato messo lì come perdono e come dono, il Fuoco viene dato attraverso quella parte di umanità nostra da cui noi vogliamo staccarci, quindi estraiamo dai nostri errori il principio della luce, come la candela che si consuma, si consuma la materia per darti la luce, noi consumiamo i nostri errori ma ne estraiamo il principio della luce. Da quella luce che otteniamo, da quel Fuoco che otteniamo dai nostri fogli, accendiamo la candela centrale, candela centrale che rappresenta il nostro Sé, lo Spirito. Lì faremo un momento di proiezione, riflessione, osservando la fiamma della candela, quindi la croce con il punto centrale finalmente illuminato - quella candela che è lì
da stamattina ma si illumina solamente adesso -; dopo di che una donna, un femminile, prenderà in mano questa ciotola di Acqua. In realtà la cosa ideale sarebbe quella candela accesa di poterla immergere nell'Acqua, ma non entra perché la candela è troppo grande, quindi siamo nell'impossibilità di fare questo tipo di gestualità simbolica della Luce messa dentro nell'Acqua. Comunque una donna prende in mano l'Acqua e noi quindi faremo quello che potrebbe essere una preparazione come quella che abbiamo fatto ieri con l'olio, quindi come momento di proiezione, di benedizione che potremmo dire di quest'Acqua. A quel punto l'Acqua la collochiamo lì ed allora c'è il momento finale del gesto: i nostri biglietti sono già stati bruciati, i doni concreti sono stati rimessi lì e quelli scritti sono stati bruciati: il gesto nostro sarà un gesto molto semplice, gesto con l'Acqua e con il Fuoco. Verrete qui dove c'è l'Acqua, dove io colloco questa frase, ed è il momento del rinuncio ««RINUNCIO A TUTTO CIÒ CHE È CONTRO LA VITA», in modo molto generico, tutto quello che va contro la vera vita, quindi bagnate la mano destra e con l'Acqua vi segnate sempre con il segno della croce su fronte, cuore e ombelico dicendo questa frase «rinuncio tutto ciò che è contro la vita». Dopodiché prendete un bicchiere che è qua e prendendo un po' dell'Acqua di queste brocche, Acqua che poi vi portate al vostro posto per berla; una volta presa l'Acqua prendete una candelina e l'accendete dalla luce centrale e la portate lì al vostro posto. Mentre accendete la candelina al cero centrale dite semplicemente «LA LUCE DI CRISTO, LA MIA LUCE» fino a quando tutti quanti saremo con la candelina accesa. Dopo questo ci sarà il momento conclusivo, finale veramente, di quelli che hanno messo lì qualcosa di concreto, che verranno qui uno alla volta e vi prenderete quello che avete messo lì e se volete dirci cosa ne volete fare noi ascolteremo, oppure magari qualcuna ha collocato lì qualcosa che deve dare a persone presenti e glielo dà e quello sarà proprio il momento finale.