Pensieri, Aforismi e altro ...- Giappone e zen

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GIAPPONE & ZEN



GIAPPONE

IL PAESE DEL SOL LEVANTE Divagazioni filosofiche sul Japan-Korea di Roberto Pierpaoli

S

e incontri il Buddha uccidi il Buddha dice una massima zen poiché se cerchi qualcuno che possa liberarti, la libertà non la troverai mai.

Il vero maestro è colui che ti insegna ad essere ciò che già sei, a fare esclusivo affidamento sulle tue proprie forze. Tratta tutto e tutti col massimo rispetto e non cedere mai alla violenza, all’inganno e al sopruso poiché tutto ciò che fai, sia in bene che in male, lo fai a te stesso. Il Buddha è nella tua interiorità, Tu sei il Buddha, Tu sei l’illuminato, devi solo divenirne cosciente. La disciplina serve solo a questo, non ha importanza chi sei o che lavoro fai. Ogni condizione e ogni lavoro possono condurti all’illuminazione. Ricordo che il nemico più grande con cui dovrai misurarti è la tua mente. Quando essa è sotto il dominio dei sensi crea confusione e ti rende schiavo, ma quando è illuminata è la tua più grande alleata, ti rende libero. Questi pensieri, frutto di precedenti studi che mi hanno spinto qui in Giappone, mi riecheggiano nella mente mentre sto assaporando in religiosa contemplazione le meraviglie e le delizie del famoso giardino zen di Ryoanjla Kyoto. Con me ci sono alcuni compagni d’avventura interessati ad approfondire Il senso di questa particolare filosofia buddhista. Poiché ne sono un modesto cultore e praticante, mi chiedono di spiegarne il significato ed allora ricapitolo per loro brevemente la dottrina buddhista e taoista, elementi fondamentali della filosofia zen. Il buddismo può essere sintetizzato nelle quattro nobili verità enunciate dal Buddha Gotamo Siddharta (593-483 a. C.). Esse sono: La vita è caratterizzata dal dolore, l’origine del dolore è nel desiderio di possesso, per vivere pienamente la condizione umana occorre eliminare il dolore dalla nostra vita, per ottenere questo risultato è indispensabile seguire la disciplina del nobile ottuplice sentiero che è: Retta visione, retto proposito, retto parlare, retto agire, retto modo di sostentarti, retto sforzo, retta concentrazione, retta meditazione. Il taoismo fu elaborato in Cina dal maestro Lao Tzu contemporaneo di Confucio e del Buddha


Gotamo ed è essenzialmente una filosofia dinamica che si propone di bilanciare, di armonizzare e trascendere lo Yin e lo Yang, le due forze antagoniste poste alla base della vita. Negativa, femminile e lunare la prima, positiva, maschile e solare la seconda. L’azione intelligente che è “azione senza azione”, è quella che non provoca ripercussioni dannose e disastrose ma anzi, conduce l’uomo alla suprema realizzazione che è il Tao o l’assoluto. La fusione tra buddismo e taoismo che darà origine per l’appunto alla filosofia zen, fu operata in Cina nel V secolo d. C. dal monaco buddista Bodhidharma conosciuto anche col nome Ta Mo. Figlio del re indiano Suganda, dopo aver appreso dal suo maestro Prajinatra le tecniche dhyana di meditazione per unire armoniosamente il corpo e lo spirito, Bodhidharma viene costretto per motivi politici ad andare in Cina ove acquisisce molta esperienza nelle arti marziali. Rifiutato dall’imperatore Liang Wu Ti che non ne comprende il valore, andrà errando senza successo in vari monasteri fedeli all’imperatore. Il suo girovagare avrà termine nel monastero buddhista di Shaolin nella regione dell’Honnan ove viene accolto a braccia aperte dai monaci che praticano molto la preghiera ma trascurano la cura del corpo. Bodhidharma insegnò loro degli esercizi per prevenire le malattie e tecniche di meditazione e di combattimento per difendersi dai predoni manciu che infestavano la zona. In breve i monaci shaolin divennero dei monaci guerrieri temuti e rispettati e il loro monastero un mito. La meditazione che in sanscrito è chiamata djyana, in Cina assume il rispetto delle istituzioni, della razionalità e dell’efficienza insieme al disprezzo per la disonestà e la vigliaccheria, lo zen è stato e continua ad essere lo spirito nascosto del Giappone. Lo zen non si è sviluppato soltanto nei monasteri buddhisti ma ha anche influenzato le arti figurative, l’architettura e lo stile di vita dei giapponesi. Venne accolto con particolare venerazione dalla classe guerriera dei samurai e ne influenzò le arti marziali troppo dure e troppo impostate razionalmente. Allo zen i guerrieri devono il sangue freddo, la calma sconvolgente, il coraggio e l’accettazione del proprio destino insieme alla fiducia incrollabile nelle proprie capacità, lo sviluppo dei poteri fisici e psichici, la serenità nell’affrontare il sacrificio estremo. Oggi si calcola che più di 10 milioni di giapponesi seguano la disciplina zen e il numero è in continuo aumento. A Tokyo in particolare, la maggior parte


degli uffici è dotata di dojo per le pratiche giornaliere durante i momenti di pausa dal lavoro. La sabbia rastrellata con una perfezione incredibile, le rocce che affiorano come isole … … … completa e perfetta realizzazione delle potenzialità umane, è resa possibile solo se la mente, rappresentata dalle onde del mare di sabbia, diviene tranquilla e libera dall’influenza delle pulsioni istintuali e dalle brame. Se questi elementi non sono sotto controllo provocano turbamenti e tempeste nella nostra interiorità. La volontà applicata nella disciplina meditativa è la chiave di volta per illuminare la mente. In virtù della mia ormai lunga esperienza, sono profondamente convinto che lo scopo fondamentale di un viaggio sia la conoscenza e non la semplice e misera vacanza. Il turista autentico non è colui che è alla continua ricerca dell’albergo più confortevole e pulito, del ristorante dove si mangia meglio, dell’avventuretta per dimenticare temporaneamente i propri vuoti interiori, dell’occasione giusta per emergere e scaricare la propria rabbia, i propri malumori repressi, le proprie insoddisfazioni e gratificare così l’ego già di per se stesso troppo gonfio, ma è colui che per nulla toccato dagli eventuali disagi, viaggia con umiltà e con rispetto per i propri compagni e per il paese in cui si trova. ……… In Giappone oltre alla presenza di un passato mai tramontato, c’è anche il futuro attivo e operante e soprattutto la consapevolezza dell’attimo presente su cui si pone la massima attenzione. Per i giapponesi andare verso il futuro non è rinunciare al passato ma mescolare l’uno con l’altro nel presente e tutto questo si vede e si assapora in ogni occasione. Di fronte alla estrema pulizia, alla cura e al rispetto per le cose, per l’ambiente per il prossimo e al decoro per la propria persona, al raffinato gusto estetico nell’arte, nel designer, nella moda, nella cura dei giardini, alla cerimonialità, alla profusione di inchini, alla gentilezza e disponibilità, valutando l’impeccabilità e l’efficienza dei servizi sociali e l’impressionante puntualità con cui viaggiano i treni, la loro disciplina e operosità proverbiale, il loro vivere per la comunità, considerando che in una città come Tokyo dove con circa 20 milioni di abitanti il traffico automobilistico è simile a quello di una città italiana di notte grazie ad una


estesissima rete metropolitana e di treni e che non esistono praticamente vigili urbani pronti a cogliere in flagrante il disperato e tartassato automobilista, che non esiste pornografia, droga, malcostume e delinquenza, né uno scarabocchio o un muro imbrattato o una strada sporca, né scioperi e disservizi sociali; si ha l’impressione di vivere su un pianeta extraterrestre e non si può non avvertire un deciso salto di qualità nei confronti della nostra cultura occidentale. Abituati a considerarci tra i primi della classe, il Giappone ci ha ridimensionato molto. Chi più chi meno, ci siamo sentiti un po’ tutti barbari e incivili ma in compenso abbiamo ricevuto una grande lezione di vita che pur senza umiliarci ci ha fatto però riflettere su come si dovrebbe vivere in comunità e su cosa ci si dovrebbe basare per rendere gradevole e dignitosa l’esistenza umana. Girovagando nei vari monasteri, questo è il messaggio che ho trovato affisso in un tempio zen: L’uomo è immerso nelle sue ombre e si chiede come mai faccia buio Zen è eliminare ciò che non è essenziale L’abile viaggiatore non lascia tracce L’abile parlatore non dice una parola di troppo. Lo zen è un andare diritto è muoversi con la vita senza arrestare e interrompere il suo scorrere. Quando si pensa intorno alle cose, la vita prosegue e per un momento la realtà viva è perduta. Non bisogna pensare ma anche cercare di non pensare perché: pensare di non pensare è sempre un pensare. Lo zen è come ascoltare musica, chi si sofferma ad esaminare e valutare vive nel ricordo e perde la melodia che scorre. Scritture e dottrine sono la zattera per attraversare il fiume e il dito puntato verso la luna, sono strumenti utili per indicare la verità e la via ma non sono la verità e la via. Zen è vivere la realtà per quello che la realtà è Non è correre via dalla vita ma è correre insieme alla vita, lasciando la presa. Quando tratteniamo, la vita si arresta e ciò che rimane in mano


è solo un cadavere. Quando si cerca di possedere le cose esse scivolano via e in ciò è il dolore. La felicità non può essere catturata, è come stringere l’acqua tra le mani, più si stringe, più l’acqua scorre via, tra le dita. Lo zen non è libertinaggio ma è la ricerca della libertà che inizia quando il sentiero della disciplina è esaurito. La libertà è la capacità di non lasciarsi costringere da vincoli di nessun genere. Chi vive lo zen è sempre pieno di meraviglia perché niente è scontato ogni cosa è perpetuamente nuova, fresca e misteriosa. Tu parli e cammini ma non sai spiegarti come riesci a farlo, tu vivi e non sai spiegarti perché. La vita è un mistero che va accettato e vissuto per ciò che è. L’io perde l’importanza personale e il desiderio di afferrare quando comprende che: Tutte le cose sono onde sullo stesso mare. Egli non è separato da esse. Come potrebbe il mare desiderare l’acqua? Quando il soggetto e l’oggetto si fondono, il desiderio è abbandonato. Non vi è nulla che possa possedere non vi è nulla che possa essere posseduto. Ciò che si insegue è solo un’ombra, è l’immagine irreale dell’unico vero io. Alla luce del sole il dualismo dell’io e dell’ombra scompare. Ciò che rimane è ciò che sempre fu, è e sarà: è l’illuminazione. La verità è che non vi è nulla che qualcuno possa prendere, tener fermo e dire: è questo, ci sono arrivato, questo è mio. Allora non si potrà affermare nulla né si potrà negare nulla, perché: Parlare è bestemmiare, tacere è dir menzogna. Ogni cosa affermata non è vera, ogni cosa negata è falsa. lì carro della parola non trova più un sentiero su cui correre. Rimane il silenzio e … un dito che indica la luna.



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