IL DIZIONARIO DEL SINGLE
di Claudia Giannini. Manuale di pronto soccorso per solitari, spose abbandonate sull’altare, refrattari alla convivenza, renitenti al matrimonio. Vademecum per ambosessi, insomma, che, vivendo soli per necessità o per scelta, si trovino a militare nel sempre piÚ nutrito ed agguerrito esercito dei single.
AMICI. Un single senza amici è una tragedia. un controsenso e l’anticamera del
lettino dell’analista. Perché gli amici - con l’aggiunta di pochi parenti stretti e ben collaudati - sono ciò che distingue il single dalla persona sola. Difatti, non tutto ciò che luccica, nella vita del single, è oro puro. C’è parecchio ciarpame e anche qualche solenne buggeratura. Ma grazie al cielo, l’adattamento all’ambiente è ciò che caratterizza le specie viventi, ivi incluse le meno evolute: c’è una speranza per ciascuno di noi. E anche un ambiente vuoto di tutto, all’infuori di questi ineluttabili noi stessi, può riservare - e lo vedremo - squisitissime piacevolezze. Ma gli amici ci vogliono. Uno, due, il minimo magari. Mai un telefono perennemente muto; mai due occhi da guardare all’infuori di quelli, mai cordiali, delle uova per l’appunto all’occhio; mai qualcuno che, con il trasporto che solo la vera amicizia sa dare, ti dia appassionatamente del cretino; tutto ciò può risultare, alla lunga, deprimente fino al suicidio. E dunque soppesatevi senza indulgenza: se concluderete di essere troppo antipatici, troppo mediocri, troppo sgradevoli per potervi fare degli amici, mettete un annuncio su una rubrica per cuori solitari e ponete fine alla vostra condizione di single. Fateci caso: gente che nessuno si sognerebbe di accettare per amico è tuttavia spesso solidamente maritata o ammogliata. Potrebbe essere dunque l’ultima spiaggia e l’unica soluzione.
ARREDAMENTO.
Terreno minatissimo. Il single tende difatti ad
inciampare in stereotipi difficilmente sopportabili: generi come il sessantottino (cuscini in terra e manifesti del Che), la zitellina muffita (centrini , tendine coi volant, statuine di Capodimonte e gabbietta coi canarini), l’ultramoderno tutto design (del tipo: l’ho fatto fare all’architetto, io non ci capisco niente ma in compenso sono pieno di soldi). C’è un modo certo per evitare simili trappole: sottraete mobili e suppellettili alla dimora degli anziani genitori e di zii e parenti vicini e lontani. Se, come meritate, vi faranno ruzzolare per le scale, ripiegate sui rigattieri. In entrambi i casi, l’accozzaglia di pezzi che ne risulterà conferita alla vostra casa un’aria saporosa e vissuta, che in mancanza di un gusto sicuro è sempre meglio di niente.
AUTOMOBILE. Niente deodoranti (né per l’abitacolo, né per il vostro alito nei momenti cruciali). Niente pupazzetti appesi, né teneri né spiritosissimi. Niente papà non correre: se avete figli sparsi non sarà il caso di informarne il inondo intero al primo passaggio.
BAGNO. Il fatto che lo usiate da soli non può essere un alibi: calze e mutande
stese ad asciugare. asciugamani sfilacciati e scompagnati, farmaci specifici per disturbi imbarazzanti in bella mostra sulle mensole, per non parlare delle incrostazioni di sporcizia, tutto ciò non è ammissibile in nessun bagno, e meno che mai in quello di un single.
BARCA.
In linea di massima, si verifica più facilmente che il single abbia la
barca, e che la single venga invitata in barca. Se lui ha la barca, è probabile che non abbia troppa difficoltà nel fare un fischio e ritrovarsela piena di amici. A meno che non sia un navigatore solitario, in questo caso non farà fischi e non vi porterà con lui, a meno che non vi chiamiate Armaduk.
Tranne che da costui dunque, la single potrà essere invitata in barca. Sarà bene distinguere: c’è chi usa le barche per tenerle ancorate in un porticciolo alla moda. E in questo caso è più comodo l’albergo. C’è chi le usa per navigare. In questo caso non si potrà scendere in qualunque momento. Meglio accertarsi prima, dunque, delle reali capacità del nocchiero e di eventuali difetti di carattere del medesimo che in alto mare potrebbero risultare irritanti quali: propensione all’alcolismo, pazzia latente, licantropia, Rexona che lo pianta sempre in asso.
BIANCHERIA.
Probabilmente non avrete mai l’occasione di esibirla. Ma
anche in questa sciagurata ipotesi l’averla sempre in ordine e se possibile
terribilmente chic vi solleverà lo spirito e vi rialzerà, quando la stenderete ad asciugare, nell’opinione dei vicini.
BOLLETTE. Duplice calamità: tocca sborsare i soldi per pagarle e tocca, per
riuscire a farlo, perdere intere mattinate. È vitale, giacché prevedibilmente non si riuscirà a trovare nessuno che risolva per noi la prima parte del problema, trovare almeno chi si incarichi di andarle a pagare per noi. Può essere il collega che ci fa l’occhio da pesce, o un amico fortunosamente beccato al volo mentre sta andando a pagare le sue (attenzione, in questo caso vince chi ha lo scatto più veloce; un’esitazione, e vi ritroverete a pagare le bollette di tutti e due). Oppure ci si potrà rivolgere ad una delle mille agenzie specializzate in tutto: dal portare fuori il cane a far pipì al pagare appunto le bollette.
CASA. Si può essere single per vocazione, per scelta o per ripiego. Può trattarsi
di un’esaltante conquista o di una dolorosa, e mal sopportata, necessità. Single si nasce, o si diventa in seguito a divorzi, vedovanze o sparizioni senza neanche un biglietto di colei/colui con cui la mattina dopo dovevate convolare e già gli avevate intestato la villetta al mare. In ogni caso, la casa è il pulito locale - amato o odiato della vita del single. Meglio amarla: non si riuscirà mai a starne lontani abbastanza a lungo. Il single deve avere dunque una casa accogliente, e in essa un televisore che funziona, un impianto stereo ad altissima fedeltà, libri e riviste ancora da leggere in quantità, e sempre qualcosa da aggiustare o da rimettere in ordine: guai, quando non si abbia voglia di Tv, di musica o di letture, non avere proprio niente da fare.
COLLEZIONI.. Anche queste, per l’appunto, sono indispensabili nella casa di
un single. Amandole, amerà di più la casa che le contiene. Potrà rimirarle, spolverarle, catalogarle e rimetterle in ordine e trascorrere così una serata deprimente ma fattiva. In più, sarà un eccellente argomento di conversazione, per rompere il ghiaccio, con la nuova conquista appena accalappiata.
CUCINA. Il single, indipendentemente dal suo sesso, tende a dimenticare di
averla: meglio un toast consumato guardando la faccia di un barista che una succulenta cenetta consumata guardando le mattonelle della cucina. Oltretutto l’idea di sporcare, solo per se stessi, anche un unico pentolino si scontra di norma contro invincibili resistenze. Meglio dunque dotare il proprio frigorifero di alimenti che necessitino di una preparazione nulla o minima, ma che almeno, sotto il profilo nutrizionale, non risultino troppo malsani. Formaggi, prosciutto, mozzarella, yogurt, sedani. carote e finocchi, frutta fresca sono tutte cose che si possono aggredire così, nude e crude, prelevandole direttamente dal frigorifero. Anche le uova, purché non siano ormai complete di pulcino (che andrebbe cotto) possono essere consumate crude. E poi, peccate: col paté, col salmone affumicato, col caviale, con la polpa di granchio, i cuori di palma, mangos, bottarga e trote affumicate. Perché, sta bene non sporcare le pentole, ma è inutile imporsi penitenze. Potrete scoprire che è anche questo uno dei vantaggi della vita da single: potersi permettere ciò che, se si avesse famiglia, non ci si potrebbe permettere più.
DENARO.
Per non essere troppo mortificante, la vita da single deve,
necessariamente, essere una vita dispendiosa. Più dispendiosa, almeno, della vita in coppia. Il single mangia spesso fuori casa, manda in lavanderia anche i calzini, vive all’insegna dell’improvvisazione e dunque trova muffito in frigorifero il filettino che si era comprato con tanto amore dopo essersi fatto spiegare dalla mammina come cucinarlo alla Strogonoff e invece, guarda un po’, proprio questa settimana mai una sera a casa. E poi la settimana dopo, quando hai detto col cavolo che ci casco un’altra volta, compro solo un etto di caffè, eccoti lì, solo davanti al frigorifero dove sfolgoranti si esibiscono: mezzo limone spremuto, una bottiglia di acqua minerale semivuota, una crosta di parmigiano. A quel punto, dato che la depressione incalza e si vive una sola volta, un colpo di telefono alla solita agenzia e in un lampo si riceve a domicilio, a scelta: cenetta cinese, pizza capricciosa, ostriche e champagne, ed analoghe deliziose (e giustamente dispendiose) specialità dello chef. Dunque, non solo il single è costretto a fare i conti unicamente col proprio stipendio, ma in più (leve farli con la propria disorganizzazione, la propria necessità di ricorrere agli altrui servigi, ed anche con l’esigenza di affrontare un minimo di spese di rappresentanza. A meno di non essere oltre che single anche orsi (e può essere una fortuna), un minimo di relazioni sociali si impongono, e ciò impone la frequentazione di ristoranti, teatri, e locali in genere, la partecipazione a gite e vacanze, l’invio di un pensierino a chi ti ha ospitato oggi sperando che ti ospiti di nuovo domani, e via dicendo.
DONNA. Uomo o donna che sia, il single ha bisogno di una donna. A ore, si
capisce. Se si sarà riusciti a strappare alla casa paterna (o almeno ad ottenere sistematicamente in prestito) la vecchia tata. la vita può essere guardata con ottimismo. Altrimenti, saranno dolori. E terrori. Perché facilmente alla donna ad ore il single dovrà affidare la propria casa e le chiavi della medesima. E finché non sarà sparita tutta l’argenteria ereditata dalla nonna non si saprà se era il caso di fidarsi. D’altra parte, non si può fare altro che rischiare. Licenziarsi dal lavoro per potere essere in casa a controllare la donna a ore significherebbe non avere più i soldi per pagarla.
ELETTRODOMESTICI.
Alcool,
droghe,
appropriazioni
indebite,
peccati veniali o mortali, nulla tenta il single quanto l’acquisto di un elettrodomestico. Uno qualunque - dal televisore all’arricciaburro elettrico - e in definitiva, uno dopo l’altro, tutti. Ne possiede, di norma, un repertorio impressionante. Può fare la pasta con la forza di cento braccia, cucinare a microonde, friggere senza odori, stirare senza più filo, stanare quel diavolo di sporco, farsi i boccoli anche in taxi, affettare, stappare, grattugiare, impastare, centrifugare. lucidare, aspirare, trapanare, climatizzare, umidificare. Ovviamente, non sa neppure come si usi uno solo di quei costosissimi attrezzi, e la rude colf ciabattona che ha arruolato spazza i pavimenti con una vecchia scopa spettinata, gli fa la pasta a mano che la forza di cento braccia ce l’ha lei, e manca poco che gli macini il caffé pestandolo nel mortaio. Ma l’elettrodomestico rassicura e dà tanto l’idea di avere davvero una casa. E in più nessuno toglierà al single - di norma incline a comportamenti ansiosi - la persuasione che un giorno potrebbe trovarsi nella necessità di affettare, nel giro di qualche secondo, decine di metri lineari di salame, tagliato fino.
ESCA. Voce del verbo uscire, o vermetto - o succedanei - che attira la preda verso
la trappola? Tutta la differenza sta in un accento che nella nostra lingua, oltretutto nomi si scrive, ma che può cambiare la vita di una persona, se infatti l’esca (con la e aperta) ha funzionato, e la preda è stata intrappolata, è necessario - (qualora
s’intenda permanere nella propria condizione di single - cambiare l’accento (e in effetti anche i toni) ed ottenere che esca, che sloggi. Qualora non sì riesca ad uscire incolumi da questo acrobatico cambio d’accento, questo modesto dizionarietto potrebbe non servire più: si sarebbe infatti trapassati o nel regno dei più, o in quello degli accoppiati.
ESTETICA. Per il single, più che per chiunque altro, dovrebbe essere una
religione. Non è detto che il single o la single debbano per forza dare la caccia ad un partner. Sempre più spesso, al contrario, si è single per scelta e, se non proprio per vocazione, quanto meno per aver verificato che, tra tanti mali, può essere di gran lunga il minore. Ciò non toglie che un aspetto gradevole serva a facilitare i rapporti sociali, necessari ai single più che a chiunque altro.
FAMIGLIA. Nessuno ha il senso della famiglia quanto il single. È lui che a
Natale, colto da sindrome dell’albero, arriva a casa dei genitori con un abete alto due metri che non passa per le porte, e freneticamente si dà ad addobbarlo come faceva da piccolo, con l’ovatta e i dolcini. Salvo accorgersi - mentre in cima adì una scala tenta acrobaticamente il tocco finale del puntale - che ce n’è un altro, già interamente addobbato, nell’angolo opposto del salone, e forse per questo mamma e papà avevano quello sguardo preoccupato. Il single ricorda compleanni e onomastici di tutta la famiglia, nel terrore che la famiglia dimentichi i suoi. È uno sfrenato corteggiatore di zie, alle quali invia cartoline da ogni angolo del mondo e regala dolcini perché dimentichino per un attinio il diabete che sta scavando la loro fossa. Ne riceve in cambio calzini rammendati, camicie stirate, orli di pantaloni rifatti, bottoni attaccati e inviti a cena quando ormai non rimane che il suicidio. Se ha una nonna, se la coccola: solo lei fa ancora quei biscottini al profumo d’infanzia, che dopo avere inzuppato il decimo nel cioccolato caldo vien voglia di farsi raccontare di quando la balena ingoiò Geppetto. Ma il single può essere un reduce: reduce da un’esperienza di accoppiato. In questo caso, a meno che non ci siano nuovi partner della vecchia metà ad impedirglielo, andrà a godersi anche lì, a casa dell’ex, un po’ di senso della famiglia. E se ci sono figli di
mezzo, tanto meglio: sbafare pranzi e cene, guardare la televisione beatamente sprofondato nel divano e coi piedi sul tavolino del salotto dell’ex, diventa un dovere nei confronti dei propri pargoli. E solo il fatto che questi ultimi siano così insopportabili scongiura, in quelle circostanze, il rischio di cedere all’impulso di rimanere indefinitamente lì.
FESTE. Ovviamente, pullulano di single. Si può dire che siano state inventate solo
per strapparli alla loro solitudine. A volte tale scopo viene raggiunto in via definitiva: due single, generalmente di sesso diverso, si incontrano, si piacciono, si ubriacano sorseggiando con determinazione il medesimo, disgustosissimo cocktail guadagnano insieme la porta e si espongono, per il resto della vita, alle noie di una dichiarazione congiunta dei redditi.
GIARDINAGGIO.
O
anche,
si
capisce,
terrazzaggio,
balconaggio,
davanzalaggio, dal momento che non sempre è possibile disporre di un giardino, e questo non significa che si debba rinunciare al giardinaggio. Zappettare, concimare, rinvasare, potare ed innaffiare sono oltretutto attività che, se praticate con scrupolo, occupano parecchio tempo. In più, appurato ormai incontrovertibilmente che, parlando loro con toni affettuosi, le piantine crescono meglio, sarà un‘ottima occasione per fare quattro chiacchiere nei momenti di solitudine. Ovviamente non andranno tenuti in nessun conto gli sguardi compassionevoli di chi, sapendovi dediti a tali conversazioni, vi pronosticherà un imminente ricovero in clinica psichiatrica. Al più, potrete cominciare ad immaginare di avere bisogno di uno specialista quando vi accorgerete che ha vostra dedizione comincia ad essere compensata, e che il basilico ha preso a rispondervi.
GUARDAROBA.
Si intende qui affrontare non il problema del look, ma
quello dell’armadio che deve essere ampio, spazioso, ospitale, esagerato. Difatti, una della prime cose della quali ci si accorge intraprendendo una vita da single, è che gli abiti, mon tornano da soli nell’armadio come sempre si era creduto. Superato l’iniziale
sbigottimento e rivolto un pensiero commosso alla mamma, alla tata o alla ex sposa che evidentemente sì incaricavano della bisogna, occorrerà rassegnarsi all’idea che, d’ora in avanti, toccherà rimettere in ordine le proprie cose. E a quel punto, un armadio capiente renderà la vita enormemente più facile. Al cospetto di un armadio che certamente scoppierebbe qualora dovesse contenere ancora una sola cravatta, l’atteggiamento più frequente è la rinuncia. È così che si comincia ad ammucchiare l’ammucchiabile sulla sedia ai piedi del letto, ed è così che si finisce per andare in giro con gli abiti spiegazzati ed un calzino che, nella confusione, occhieggia dal taschino della giacca. In ogni caso, anche il single più diligente, disposto a pigiare con cura ogni cosa nel suo armadietto, scoprirebbe che, una volta strappata a quel groviglio per indossarla, la giacca di cachemire che era costata un mese di stipendio, pare appena prelevata a una bancarella dell’usato. Dunque: ridurre drasticamente il numero degli abiti o aumentare altrettanto drasticamente la capienza dell’armadio.
INDIRIZZI (e numeri di telefono). Si dividono in due categorie: gli utili e i
dilettevoli. Ma, in molti casi, potrebbero essere tutti catalogati alla lettera P sotto una voce omnicomprensiva: Pronto soccorso. Il single sviluppa infatti facilmente sindromi ansiose. E così può essere altrettanto vitale poter raggiungere nel cuore della notte la mamma per farsi giurare che quei dolorini dalla parte del fegato sono frutto degli stravizi delle ultime settimane e non di un male innominabile e fatale, o raggiungere telefonicamente chi vi rende tollerabile una serata di solitudine recapitandovi a domicilio ostriche e champagne. Inoltre, poiché anche nella vita del single o della single più ricercati e fascinosi ci sarà fatalmente qualche serata infausta in cui il telefono proprio non suona, in cui non si riesce a trovare proprio nessuno con cui andare a farsi una pizza, è fondamentale conoscere l’indirizzo di almeno un noleggiatore di videocassette specializzato nella distribuzione, illegale ma fondamentale, di cassette di film di freschissima uscita nelle sale cinematografiche: i soli che nelle serate di più acuta depressione possano essere visti senza meditare il suicidio.
INVITI. Vivere da soli e non fare né ricevere inviti configura una situazione
assai prossima all’eremitaggio, che sarebbe meglio godersi in pizzo ad una montagna che non un condominio. Se dunque guardandovi intorno non scorgete stelle alpine né stambecchi e nonostante ciò siete al settimo giorno consecutivo di sofficini ai funghi consumati in solitudine sul tavolo della cucina, abbiate pietà di voi stessi e del vostro fegato e scegliete un modo, uno qualunque, per evadere dalla pericolosa situazione di isolamento nella quale vi trovate. I metodi sono molteplici: mettere un annuncio su una rubrica per cuori solitari, dedicarsi all’assidua frequentazione di vecchie zie, iscriversi a qualunque cosa (palestre di body building, corsi di giardinaggio o di alta cucina, partiti politici, dopolavoro, associazioni di volontariato, società segrete). Tutto potrà servire per fare nuove conoscenze e rastrellare inviti. Da un single, oltretutto, per lo più non ci si aspetta neppure che ricambi: si sa che la sua casa è troppo piccola e la sua disorganizzazione troppo grande. Gli si chiede soltanto, dunque, oli essere di gradevole compagnia e preferibilmente di bell’aspetto: in questo caso sarà possibile invitarlo (o invitarla) ogni volta che ci si trovi alle prese con un amico (o un‘amica) sfidanzati o sfamigliati di fresco da accasare, e con i quali il single, ovviamente, si guarderà bene dall’accasarsi.
LETTO. Single sta per singolo, solo, uno. Gli compete, dunque, il letto ad
una
piazza. Conie quando era piccolo? Come in ospedale? Come se nella vita non gli dovesse capitare mai, ma proprio mai di infilarsi sotto le lenzuola in compagnia? E perciò, come si vede, gli compete ma non è detto che gli piaccia. Può darsi, al più, il monacale lettino ad una piazza tenti, per un attimo, chi si ritrovi a militare tra i single dopo essersi congedato, più o meno bellicosamente, da un regolamentare coniuge. In questo caso, la scelta dello striminzito giaciglio può simboleggiare un taglio netto con il proprio passato, lettone compreso, oppure può rappresentare una scelta obbligata per chi trovandosi d’improvviso solo in un lettone progettato per due, rischierebbe di trascorrere le proprie notti a singhiozzare piuttosto che a ronfare.
Ma poiché il letto singolo simboleggia anche l’ineluttabilità della propria solitudine (che anche il single pia incallito pretende invece di poter liberamente scegliere giorno per giorno), quasi mai smunte brandine arredano la camera da letto dei single. Il dilemma dunque si restringe: lettone a due piazze o, salomonica via di mezzo, letto a una piazza e mezza? Mi dice un amico: A due piazze, così dormo tutto spampanato
come piace a me, un braccio qui e una gamba laggiù, e non c’è nessuno a rompermi l’anima. E un altro: A una piazza e mezza, che tanto puoi lo stesso spampanarti come vuoi, e non hai quell’aria da vorrei ma non posso, vorrei essere in due e invece eccomi qua – come dire? - sono solo ma chi vuole si accomodi che tanto c’è posto. Ribatte il primo: A due piazze, ché se una sera ti capita -. come dire? - un ospite, si sta comodi anche in due. E l’altro ancora: A una piazza e mezza,chein due ci si sta comodi lo stesso ma senza esagerare, e l’ospite capisce che non è il caso di portarsi dietro anche i bauli, perché più di tanto, lì dentro in due non ci si resiste. Come si vede dunque, la scelta è del tutto personale. E la cosa pia saggia è farsi guidare dalle dimensioni della biancheria e delle coperte che si possiedo.
LIBRI. Così come gli accoppiati, i single possono rifulgere per la loro esemplare
ignoranza. Ma. come gli accoppiati, converrà che non dimentichino che una casa senza una sedia o una poltrona risulterà certamente più accogliente di una casa senza un libro, ricordando che qualche volta in una serata di pioggia. Un buon libro può dare più calore di un’intera famiglia.
MALATTIA. Ahimé: è su questo doloroso scoglio che tante fulgide carriere da
single sono definitivamente naufragate. Qualcuno ha ceduto al primo raffreddore, qualcuno alla prima tonsillite con febbre a 39, quasi nessuno ha resistito al colpo della strega con conseguente immobilità a letto ed impossibilità a prepararsi da soli neppure un tè con l’acqua dello scaldabagno. È per lo più a questo punto che - di fronte a malanni variamente penosi e perniciosi, ma penosissimi e perniciosissimi per chiunque si sia trovato a viverli in totale solitudine molti single hanno fatto fagotto. Incuranti anche della sicura perdita della caparra
versata anticipatamente, hanno abbandonato con precipitazione la deliziosa mansardina con vista su gatti e tetti, l’appartamento nel centro storico, il bicamere con affaccio sul cortile che per di più ha le scale che puzzano a tutte le ore di minestrone ma che sembrava un paradiso, la libertà e la dimostrazione che non ha bisogno di nessuno, almeno fino a quando la salute lo assiste. Ed infatti il problema sorge ed esplode quando la salute non lo assiste più. Due linee di febbre, e anche il single più motivato e determinato medita un inglorioso ritorno a casa da mamma, da quella rompiscatole che gli ha avvelenato dieci anni di matrimonio, ma che almeno quando serviva un’aspirina gliela la dava, insomma a casa di qualcuno, chiunque sia, ma qualcuno che sentendosi morire nel cuore della notte si possa chiamare al proprio capezzale.
MAMMA. Serve al single per fuggirne e vivere da solo. Per incolparla della turbe che oggi gli impedisce di vivere serenamente con qualcuno accanto, invece di vivere da solo. Ma serve anche per sapere che in qualunque ora del giorno e della notte si potrà tornare da lei, e avere cosi tutta la serenità che ci vuole per vivere da solo.
MANIE. È inevitabile: chiunque abbia vissuto da solo abbastanza a lungo, ha le sue manie. Si può diventare maniaci dell’ordine o del disordine; non poter vivere se c’è una cicca nel portacenere e non poter vivere se il portacenere non è pieno di cicche; non sopportare il frigorifero vuoto perché sennò si sente diseredato, non sopportare nel frigorifero pieno perché sennò tanto valeva che si facesse una famiglia numerosa. Il single avrà manie innocue o irritanti, piccole o grandi, una sola o una carrettata, ma ne avrà. Lasciategliele: è andato a vivere da solo anche per potersele coltivare.
NATALE (e feste comandate). A questo riguardo, i single si dividono tra coloro
che hanno una famiglia che in tali circostanze assicuri loro ricovero, affetto, aria di festa; e chi una famiglia non ce l’ha. Questi ultimi saranno allora costretti a cercare il focolare di qualche amico al quale scaldarsi o ad inghiottire dosi appena meno che
letali di sonnifero per avere la certezza di riacquistare lucidità soltanto quando il giorno di festa è sicuramente, irrimediabilmente finito. Naturalmente, esistono anche rocciosissimi single che delle feste se ne buggerano; che quando scocca la mezzanotte, a Capodanno, non sollevano neppure il naso dal libro che, dimentichi del inondo, stanno leggendo; che la notte di Natale beatamente si piazzano davanti alla TV in compagnia di mezzo pollo di rosticceria, un sacchetto di noci e una bottiglia di frizzantino tanto per cambiare, e si spanciano dal ridere alle battute dei comici dello spettacolo di Capodanno. Ma si tratta di eccezioni che sfiorano l’impossibile, e che non converrà tentare di imitare pena, dopo aver dato il primo morso alla coscia di pollo, l’irrefrenabile smania di suicidarsi conficcandosi in petto l’osso della medesima.
NOTTE. Pullula di single. Si sospetta anzi che molti single siano divenuti tali solo
per potersela spassare dopo la mezzanotte senza doversi inventare ogni volta una riunione fiume in ufficio, o senza doversi trovare davanti, rincasati, la mamma ancora in piedi alle quattro del mattino, tutta spettinata nella vestagliona di lana, che non riusciva a dormire non solo per la preoccupazione di non sapere dove eri finita, ma anche per l’impazienza di spiegarti che se continui così col cavolo lo trovi un cretino che ti sposa. E invece, senza mamme, mogli, mariti o conviventi a qualunque titolo, la notte è tua. E di fatti quasi sempre una carriera da single inizia così: in giro tutte le notti, mai a casa prima delle tre, cornetti caldi all’alba e musica, sigarette e drink per tutta la notte. In genere, si tratta di ritmi che possono essere mantenuti sufficientemente a lungo soltanto da coloro che, ricchi di famiglia, contano su rendite sostanziose. Gli altri, costretti a dividersi tra nottate di baldoria e mattinate in ufficio, dopo il primo coccolone con faccia sui rigatoni durante la pausa mensa, in genere decidono di folleggiare con maggiore moderazione.
ORDINE. Per il single, come si è detto, è sovente una mania. Provvidenziale, tuttavia: ahilui, nessuno toglierà di mezzo i calzini che spogliandosi ha lanciato sul
lampadario, né vuoterà i portacenere che ha lasciato pieni di cicche o riporrà nell’armadio il golf che ha abbandonato sulla sedia. Una settimana senza rimettere ordine, dunque, e per arrivare dal salotto alla camera d a letto gli toccherà farsi largo con una ruspa. E intanto in cucina i piatti sporchi faranno la muffa, il barattolo dello zucchero lasciato aperto pullulerà di formiche e l’avanzo dello spuntino di tre sere prime emanerà miasmi d’inferno. In genere, a meno che non vi sia naturalmente portato, il single novellino stenta, inizialmente, ad accettare come ineluttabile la necessità di tenere in ordine la propria casa e le proprie cose. Tuttavia, con l’esclusione dei disordinati costituzionali - quelli per l’appunto che se non trovano almeno un paio di calzini in frigorifero o un bicchiere nel cassetto della biancheria si sentono male, - quasi sempre chi vive da solo finisce per diventare ordinato. E ciò per la semplice ragione che un po’ d’ordine gli rende più facile la vita. Il guaio è che, a quel punto, perniciosissimi ed insopportabili sindromi maniacali sono in agguato. Ormai, il single ha imparato che i bicchieri vanno lì, i calzini lì, e che i pomodori in frigorifero sono tanto carini se sono allineati a due a due. Provate a spettinargli la geometria dei pomodori, e saprete cos’è uno sguardo carico d’odio.
ORRORE. Ovvero, il film dell’orrore. Ricordate le risate, quella volta, uscendo tutti insieme dal cinema dove proiettavano quel film di morti viventi, schizzi di sangue, bambini indemoniati, sospiri d’oltretomba, spuntini a base di reperti da sala settoria, maniaci in agguato sul pianerottolo del terzo piano? Ricordate come palesemente finto quel sangue, comicamente bieco quell’assassino? Ecco non provateci se siete soli e in televisione danno un film tutto brividi e sussulti. Il sangue della vittima avrà ancora l’aspetto di un sughino al pomodoro e basilico, ma potreste cominciare a sentire scricchìolii, maniglie che girano, passi nel corridoio, occhi che vi spiano, gelide mani che vi si posano sul collo. Vi sarete anche spanciati dal ridere, quella volta con gli amici, ma questa volta, da soli, potreste condannarvi ad una nottata d’insonnia e di terrore. Provate, col telecomando: c’è sempre un canale dove stanno facendo un sano, tranquillizzante, soporifero quiz.
PARTY. Uno tira l’altro, come le ciliegie. Ce ne sono di pirotecnici e di soporiferi,
di grandiosi e di micragnosi, qualche volta ci si abbuffa e qualche volta è tanto se offrono un salatino, una volta si conosce gente così interessante e quell’altra pareva una riunione di condominio, ma è comunque buona regola frequentarne il maggior numero possibile. Le prime volte ci si potrà imbucare al seguito di qualche amico, e poi, pian piano, gli inviti arriveranno. Qualcuno potrà essere lasciato cadere, ma senza esagerare: mondanamente non è detto che gli assenti abbiano sempre torto, ma è garantito che finiscano per essere facilmente dimenticati. E un single ha, sì, soprattutto bisogno di amici, ma quando gli amici non ci sono ha bisogno, spesso, almeno di gente.
PIGIAMA. Flanellona dl’inverno, e niente d’estate. Tanto, chi lo vede? E se c’è qualcuno che lo o la vede vuol dire che sarà il caso di indossare ciò che diceva di indossare per la notte Marylin Monroe: due gocce di profumo.
PORTIERE. Può essere un complice e può essere un nemico. Ma se l’ostilità del
proprio portiere è sgradevole per tutti, per il single è decisamente perniciosa. Esagerate dunque in mance, saluti e carinerie: si riveleranno tutti investimenti redditizi. Nessuno come chi vive solo ha bisogno di chi gli ritiri pacchi e telegrammi quando non è in casa, gli vada a comprare la mozzarellina quando è malato, gli procuri una colf fidata, gli porti il cane a fare pipì, gli ripari il rubinetto che perde e sia disposto a giurare a quella signorina così nervosa che il signore, ieri sera, non ha ricevuto proprio nessuna biondina, s’immagini, a parte lei il dottore non riceve mai nessuno.
PROVVISTE. A tale riguardo i single si dividono in due categorie: quelli che
non le fanno, e quelli che le fanno e le sbagliano. I primi possiedono un frigorifero con tre limoni e mezza minerale, e una credenza contenente caffé, zucchero e un vasetto di marmellata mai aperto perché, mancando infallibilmente il pane, non si sa dove spalmarla. I secondi soffrono prevalentemente di sindromi ansiose, e un timore perenne di morire di fame acquastano tutto in formato famiglia e prediligono di norma generi altamente deperibili il cui destino è quello, dopo una fugace permanenza in frigorifero, di passare direttamente dal venditore alla pattumiera.
QUANDO.
Quando intraprendere una carriera da single? A parte gli eventi
ineluttabili, si tratta di una scelta che andrebbe operata solo dopo aver accertato di possedere tutti i requisiti per sbrigarsela da soli senza sentirsi soli. Ma sebbene alla condizione di single si finisca spesso non solo per adattarsi, ma per scoprirvi a lungo andare, in qualche caso, squisite cd irrinunciabili piacevolezze, il fatto è che, quasi
sempre, ci si ritrova a vivere da soli non per scelta ma per necessità. È a partire dai 25-30 anni che il single può cominciare ad essere considerato tale. E da allora in poi non è detto che si viva da soli per vocazione e non per necessità. In compenso, l’esercito dei single aumenta anno dopo anno, l’essere in sempre più numerosa compagnia li fa sentire sempre meno reietti e derelitti, il prossimo comincia a guardarli come fortunati furbacchioni, e addirittura l’industria, capito l’andazzo, ha preso a coccolare il single rifornendolo di tutto. E così, non solo compaiono sul mercato confezioni di surgelati e scatolette da una sola porzione, ma si producono minilavatrici per bucatini piccini picciò o normali lavatrici che possono lavare anche soltanto due mutande e tre calzini, e si pubblicano libri di cucina intitolati «Buon appetito, single», dove gli ingredienti delle ricette sono tutti calcolati per una sola persona.
QUANTO. Quanto si può resistere nella condizione di single? Un’ora o una
vita: dipende dal temperamento e dalle occasioni, Ma non c’è dubbio: per chi l’abbia vissuta sufficientemente a lungo, quella di single è un’esperienza che segna un carattere per tutta la vita. Tic e manie, una volta acquisiti, non scompaiono mai più del tutto. Chi aveva finito per parlare da solo continuerà a farlo. Chi si era abituato ad andare a dormire alle nove e svegliarsi alle tre di notte per farsi due spaghetti alla carbonara, difficilmente sopporterà senza fatica gli orari di una famiglia normale. Chi era abituato a trascorrere mezze mattinate in ammollo nel bagnoschiuma, difficilmente si rassegnerà all’idea di dover uscire perché altrimenti voi, là fuori, scoppiate. Il vantaggio, per chi si accasa con un single strappandolo alla sua solitudine, è di trovarsi a che fare con un individuo abituato all’autonomia, e che non si aspetta che altri facciano ciò +che può fare da se. Lo svantaggio è che abituato ad occuparsi solo di sé, il single continuerà a farlo, ignorando i vostri problemi e le vostre esigenze.
RAMMENDI
. . . e bottoni da attaccare, orli da cucire, macchie da togliere.
Sono tutte cose che il single non sa fare e preferisce non imparare a fare. Altrettanto dicasi della single, ovviamente, giacché quasi più nessuna mamma è riuscita, o ha avuto voglia di provare ad insegnare adì una figlia i più elementari rudimenti di economia domestica e faccende limitrofe. Dunque, perché la sua vita non sia un inferno e i suoi abiti non siano uno scempio, i single ambosessi dovranno, prima ancora di trovare una casa che li accolga, procurarsi qualcuno che li accudisca. I più giovami, titolari ancora di almeno una nonna, sono i più fortunati: nomi c’è nonna che ti neghi un rammendo. La mamma, viceversa, solo qualche volta lo fa: vuoi perché, ancora troppo giovane e pimpante, ha altro da fare che occuparsi dei tuoi bottoni; vuoi perché scegliendo di vivere da solo, abbandonando la sua casa accogliente, l’hai gettata in un abisso di disperazione e adesso vuole fartela pagare o per lo meno convincerti che la tua vita lontano da lei è un inferno e ti conviene tornare; vuoi perché spera che le difficoltà della vita da solo ti convincano a tornare da quella cara ragazza tanto dolce che avevi sposato da appena un anno, e non vuole convincersi che quella ragazza tanto dolce già da sei mesi si era innamorata di un altro e ti ha messo alla porta per intraprendere una felice convivenza con lui. Una discreta garanzia è rappresentata dalle zie: cuciono, rammendano, accorciano, allungano, ma in cambio pretendono di vederti andare in deliquio per il polpettone che è la loro specialità e che da anni, immancabilmente, pare impastato col calcestruzzo, e una volta alla settimana vogliono essere accompagnate al concerto. E’ per scongiurare tutto questo che molti single hanno imparato, toccando prodigiose vette di virtuosismo, l’arte del rammendo invisibile.
REGALI. Nel bilancio del single la voce regali deve per forza di cose avere un
certo spazio. Avendo bisogno, per campare decentemente, della collaborazione di parecchie persone, gli converrà metterle nella disposizione d’animo più favorevole. E dunque allungherà mance sempre un pochino superiori al necessario, porterà fiori alla mamma e profumi alla zia, fazzolettini ricamati alla vecchia tata che gli confeziona periodicamente quei succulenti minestroni coi quali si mangia per un’intera settimana.
SALOTTO. Qualora possa disporre di un salotto sufficientemente accogliente
e capiente, il single avrà risolto un bel po’ dei suoi problemi. Aprire aghi altri il proprio salotto è il più sicuro passaporto per il salotto degli altri. Rimarrà, il giorno dopo, il problema dei bicchieri da lavare, delle cicche da recuperare nei vasi da fiori, delle macchie di liquorino appiccicoso sul divano bianco. Ma in compenso, a patto di non essere troppo scostanti e di consentire ai propri amici di portare con sé i loro amici, si potrà allargare il giro delle proprie conoscenze, e garantirsi la possibilità, in futuro, di andare a sbrodolare sui divani degli altri.
SOLITUDINE. Tanto vale che il single lo metta in preventivo fin dal primo giorno: può avere amici, amori, affetti quanti ne vuole. Ma arriverà il giorno in cui avrà voglia di trovare un piede allungando il piede nel letto e non lo troverà. Arriverà il giorno in cui avrà il bisogno di raccontare a qualcuno le proprie angosce esistenziali nel cuore della notte, e non sarà sicuro di poter fare, senza essere mandato a quel paese, nessun numero di telefono. Arriverà la sera in cui tutti, ma proprio tutti, hanno già qualcosa da fare. Arriverà insomma il giorno, magari un giorno solo, in cui la solitudine sarà pesante. Senza contare coloro per i quali la solitudine è pesante tutti i giorni. Saperlo, esserci preparati, ovviamente è già qualcosa. Ma altrettanto ovviamente, non è tutto e talvolta può diventare psicologicamente preoccupante.
SURGELATI. È probabile che il numero dei single sia andato aumentando di
pari passo con la diffusione dei surgelati. Il single può fare a meno della caffettiera, ma non del freezer; se poi potrà permettersi anche un forno a microonde, la vita gli sorriderà definitivamente. In commercio, nel reparto surgelati di qualunque supermercato, esistono ormai, già cotte e bisognose soltanto di una scaldatina, ghiottonerie da grand-gourmet degne dei migliori ristoranti. In genere si tratta di porzioni per due persone, ed è l’ideale sia per galeotte cenette a due, sia per
abboffarsi perdutamente quando si è da soli, consolandosi così delle pene della solitudine.
TELEFONO.
Il single potrà farsi mancare i soldi per comprare il pane, ma
mai quelli per pagare la bolletta del telefono. Se vivendo in due un telefono staccato per morosità rappresenta un disservizio e una rottura di scatole vivendo in uno rappresenta la morte civile. E, nelle fantasie tipicamente ansiose di chi vive da solo, la morte pura e semplice: solo pochi fra i single potrebbero sopportare di trovarsi da soli una notte dopo l’altra senza un telefono perfettamente funzionante accanto al letto, senza supporre di poter avere prima o poi bisogno di collegarsi precipitosaniente con il 113 per un improvviso malore, uno scassinatore sul punto di abbattere la porta blindata, un violentatore in agguato sul pianerottolo. Al telefono il single dovrà necessariamente collegare una segreteria telefonica. Questa gli procurerà la disperante certezza di non essere stato cercato proprio da nessuno durante tutta la giornata, ma in compenso toglierà ai soliti furbacchioni la possibilità di giurargli che lo avevano cercato ripetutamente senza mai trovano in casa. Inoltre qualche volta potrà addirittura procurargli la consolazione di trovare qualche messaggio affettuoso, intrigante, invitante. Quando ai rompiscatole, si potrà sempre assicurare loro che non si è richiamato perché, accidenti a lei, quella segreteria una volta funziona e cinque mio, e il loro messaggio non è stato registrato. La scusa è banale, ma la berrebbe chiunque. E’ infatti opinione di tutti che le segreterie telefoniche funzionino tutte proprio così: una volta su cinque. In realtà le segreterie funzionano tutte perfettamente. Ma ha menzogna in questione è talmente diffusa, che più nessuno crede ad una segreteria telefonica funzionante.
TELEVISIONE.
Provvidenziale elettrodomestico che ha scongiurato il
suicidio di parecchi single, vuoi facendoli addormentare sul più bello, mentre ancora non riuscivano a decidersi tra il gas e i barbiturici, vuoi consentendo loro di collegarsi telefonicamente con la cartomante in diretta non-stop fino a tarda notte,
ottenendone previsioni di un futuro esaltante, che sarebbe stato un peccato non godersi togliendosi la vita.
TINTORIA. Gli altri se ne servono per la pulizia di piumoni, coperte, golf di
cachemire, giacche e cappotti. Per il single è il luogo nel quale si portano a lavare calzini, mutande, canottiere, servizi all’americana e strofinacci da cucina.
UDITORIO. Costretto, tra le mure domestiche, a farne a meno, il single non per questo rinuncerà definitivamente al piacere della conversazione. E difatti molti single sono riconoscibili, per strada, per via della caratteristica abitudine dì parlare da soli.
(Nota di Gandalf: … abitudine oggi meno facilmente riconoscibile dato l’intenso uso di auricolari per cellulari per cui è ora nella norma vedere persone parlare e gesticolare, apparentemente al vento, come poveri dementi. )
UNGHIE. Il single deve imparare a sfoderarle in molti casi: quando qualcuno attenta alla sua condizione di single, ad esempio. E può essere l’amica caritatevole che, straziata dal tuo permanere nella condizione di zitella pretende di presentarti un bello scapolone una settimana sì e una settimana no, sorda alle tue assicurazioni che zitella, come dice lei, hai deciso di morirci. Inoltre potrà essere necessario sfoderare le unghie per tenere alla larga la mamma, che periodicamente pretende di piombarti a casa per rimettere un po’ d’ordine in casa tua e che si avventa a rifarti il letto incurante della terrorizzata biondina che ci sta dentro. Bisognerebbe tenere alla larga anche l’amico di passaggio, che si presenta con le valigie chiedendo ospitalità per una sera soltanto, - non ti disturbare, dormo sul divano - e poi quel divano non lo molla più, il tuo salotto diventa una stalla, e la sera non ti lascia nemmeno guardare la televisione perché scusa sai, ma io se faccio tardi mi passa
l’ora e poi non mi addormento più.
UNO.
Tra i rischi insiti nel vivere da soli, figura quello di concentrarsi
esageratamente sul fatto di far parte di un nucleo familiare composto di una sola persona, se stessi. Ciò può comportare una maniacale attenzione nel pretendere che tutto, ma proprio tutto nella propria casa sia rigorosamente in confezione da uno. I single vittime di questa sindrome sono quelli che, al mercato, pateticamente acquistano un’arancia per volta, due carotine e una zucchina. Sono quelli che quando rinnovano la posateria comprano una forchetta un cucchiaio e un coltello. Sono quelli che single ci sono nati, e che single converrà lasciarli senza tentare in nessun modo di recuperarli alla società: un’operazione che, quand’anche vi riusciste, con tipi così non si sa a chi gioverebbe.
UXORICIDIO.
Una delle tante strade che portano alla vita da single. A
meno che non si siano lasciati in giro troppi indizi perché in quel caso, con il sovraffollamento delle carceri, difficilmente si potrebbe ottenere una cella tutta per sé.
VACANZE
(e viaggi). Possono essere impiegate con due opposti obiettivi:
godersi la propria condizione di single, o porvi fine. Nell’un caso o nell’altro mete e modi di norma coincidono: il single aborrirà le pensioncine familiari gravide di marmocchi frignanti e sceglierà invece formule e soluzioni che gli promettano gradevoli incontri. Il (o la) single prevalentemente interessato a vacanze con risvolti sentimentali, precari o durevoli che debbano essere, potrà optare per i villaggi di vacanze: la socializzazione è garantita e qualora i soggetti con cui socializzare non siano troppo entusiasmanti, ci si sarà almeno assicurata ha consolazione di pantagrueliche abboffate. Meglio comunque, per tutti, il viaggio, da praticarsi imprescindibilmente in gruppo: trovarsi da soli, con la propria valigia, nel bel mezzo del Nepal potrebbe suscitare penose crisi di sconforto. Quanto al gruppo, purché si sia scelta la formula che, dopo
un attento esame di coscienza e in tutta sincerità, sì sarà ritenuta la più adatta a se stessi, alle proprie abitudini, si avranno buone probabilità di trovarsi a condividere la vacanza con gente abbastanza simile a se stessi. Ciò che, partendo da soli, rappresenta una fondamentale condizione per non rimpiangere di essere partiti. Viaggi-avventura, dunque, se si è autenticamente avventurosi, viaggi culturali se reperti archeologici e visite alla casa natale del poeta sinceramente attraggono, viaggi ovattati ed opulenti, se del confort non si saprebbe mai fare a meno.
VICINI. C’è un detto che informa che «neanche la regina può fare a meno della vicina». Si ha motivo di sospettare che si tratti di un’esagerazione: difficilmente sul pianerottolo, sua maestà troverebbe qualche estranea con la quale far comunella. Ma per i single i vicini rivestono sicuramente un ruolo fondamentale, che sarebbe sciocco, ed autolesionista, ignorare. Sarà dunque una buona regola cercare di intrattenere con il maggior numero di loro rapporti di cordialità, in modo che all’occorrenza si possa bussare alla loro porta in tutta serenità. Naturalmente, bisognerà evitare che la propria ansia di cordialità sconfini nell’invadenza, perché in quel caso si potrebbe bussare perdutamente per ore senza ottenere nessun segno di vita. Un vicino con il quale si sia riusciti a simpatizzare, oltretutto, non farà finta di niente scorgendo uno scassinatore intento ad armeggiare con la serratura della vostra porta.
ZERBINO. Al riguardo il single non ha né particolari cautele da osservare, né gravi problemi da risolvere. Può collocare davanti alla propria porta lo zerbino che gli pare: piccolo, grande, alto un palmo o sottile, variopinto o in tinta naturale. Insomma: sul rapporto tra single e zerbino non c’è assolutamente nulla da dire, e se la voce in questione figura nel presente dizionario, è solo perché pochissime voci interessanti iniziano con la lettera Z, e ciò nonostante questa pagina, in qualche modo, va ugualmente riempita.
ZIE.
Perché siano utili devono essere zitelle (pardon, single. In ogni caso, vedi
sotto). Se non lo sono avranno infatti presumibilmente qualche sciagurato figlio proprio uguale a voi, e saranno troppo prese ad occuparsi dei fatti suoi per badare ai vostri. E ciò le renderà del tutto superflue nella vostra vita. La zia senza famiglia, viceversa, avrà come problema esistenziale dominante quello dell’impiego del tempo libero. E voi, con spirito caritatevole, la aiuterete ad occuparlo. La zia offre infatti mille possibilità d’impiego. Può essere utilizzata per accudire il vostro gatto o i pesci rossi quando siete in vacanza, ma può anche riattaccare bottoni, fare orli, togliere macchie indelebili. Indispensabile per confezionarvi parmigiane di melanzane, lasagne al forno, sughini che poi, confezionati in porzioni singole, congelerete per godervi in qualunque momento pantagruelici manicaretti solitari. Senza contare che la zia può essere sempre impiegata per raccontare che sta malissimo e che dovete accudirla, quando vorrete togliervi qualche rompiscatole di torno.
ZITELLO
(e zitella). Il single ama, talvolta, darsi ironicamente dello zitello. La
zitella pretende di essere chiamata single. Ma, che si usi un termine o l’altro, in realtà non cambia nulla. Tanto più che è già cambiato l’atteggiamento con il quale la condizione di single - o di zitello - viene vissuta dai protagonisti e dal resto del mondo. Oggi infatti, sempre più spesso, quella di vivere da soli è una scelta meditata e consapevole e non più un mesto ripiego.
fine