Il mito del Natale

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"Disse loro: Ma voi chi dite che io sia?" (Mt. 16, 15) Questo piccolo saggio si intitola Mito del Natale non per negare la storicità dell'evento narrato dai Vangeli, bensì per ridargli significato e rivitalizzarlo interiorizzandone l’interpretazione. A questo fine viene utilizzata una chiave di lettura simbolica, grazie alla quale il messaggio del Natole, sempre più inquinato e banalizzato dal consumismo, può trasformarsi in un'avventura psicologica assolutamente personale e diventare viaggio dell'anima dal singolare all'universale. Cristo infatti può nascere mille volte a Betlemme, ma se non nasce dentro di noi è come se non fosse mai nato, come afferma il mistico tedesco Silesius. Il Natale inteso come nascita alla coscienza del destino spirituale proprio di ogni uomo acquista un significato di universalità, che trascende ogni credo, cultura, razza. Anna Maria Finotti è psicologa e psicoterapeuta di formazione umanistica interessata in particolare alla lettura simbolica oltre che psicologica del fenomeno umano. È socia della S.I.P.T. (Società Italiana di Psiconsintesi Terapeutica). In copertina: Duccio di Buoninsegna Predella della Maestà: Natività

National Gallry of Art Washington

Progetto copertina: Elleuno Grafica

pag. 135

₤. 28.000



L'UOMO COLLANA DI RICERCA ESISTENZIALE Ε PSICOLOGICA

Quaderni I

diretta da Alberto Alberti

Chi è l'uomo? Da dove viene e dove va? Qual è il significato della sua vita? Come attua se stesso e come si allontana da sé? Come esprime la sua soggettività ed i suoi sentimenti e come invece li mortifica? Come è fecondo e creativo e come si rende sterile e impotente? Come comunica e si relaziona con gli altri e come al contrario si isola ed interrompe ogni dialogo? Come si realizza e gioisce, come soffre e si ammala, come cura e guarisce? Questa collana si propone di approfondire la ricerca sull'esserci e divenire umano, raccogliendo i contributi sull'uomo di tutte le scienze umanistiche, dalla filosofia alla psichiatria, dall'arte alla religione, dalle scienze dei rapporti umani e della comunicazione a quelle dell'educazione, dalla letteratura alla poesia, riservando una particolare attenzione alle scienze psicologiche, nella loro espressione più matura (umanistica, transpersonale ed olistica), ed alle loro applicazioni in psicoterapia.

Anna Maria Finotti

IL MITO DEL NATALE per ritrovare il linguaggio dell'anima

ɪ Edizione: Novembre 1996 Iɪ Edizione: Novembre 1997 ISBN 88-8251-013-1

Giampiero Pagnini editore Piazza Madonna Aldobrandini, 7 50123 Firenze - Tel. 055/293267 Redazione a cura di: Tatiana Fusari Grafica: Lidia Calosi per Elleuno Grafica Fotocomposizione: Centrocomp – Firenze



INDICE 9

Introduzione Simbolo e psicologia nella storia del Natale

13

Lettura simbolica

17

Il culto del sole

21

L'Avvento

23

Siate svegli

29

Viandanti e pellegrini

33

La nascita

39

La grotta-caverna

43

Le tenebre e il silenzio

49

Il Bambino

53

La mangiatoia

59

Maria e Giuseppe

65

La Vergine-madre

73

Il bue e l'asino

77

Ι pastori

81

Ι Magi

89

Ι doni: oro, incenso, mirra

95

La stella

101

Gli assenti

105

Messaggio del Natale

111

Note esplicative

117

Glossario

121

Laboratorio

133

Bibliografia

Finito di stampare nel mese di Novembre 1997 dallo Stabilimento Grafico Commerciale (Fi) per conto di Giampiero Pagnini Editore Firenze



Con questo bel saggio di Anna Maria Finotti si apre la sezione Quaderni di questa collana, con cui si intende introdurre dei testi brevi e semplici nel linguaggio, di tono più meditativo che discorsivo per facilitarne la lettura e approfondirne i contenuti. Il tema di riferimento è sempre l'Uomo, teso continuamente alla ricerca e al ritrovamento della propria dimensione interiore, della propria autenticità e identità, del proprio Sé. L'evento del Natale ci appare in questo libro come un «grande affresco animato», una specie di «psicodramma interiore», in cui situazioni e personaggi indicano i passaggi da effettuare e gli stati psichici da attivare, affinché si risvegli la coscienza del proprio «esserci», il ricordo della nostra anima, assopita nella superficialità e nelle abitudini della vita ordinaria. Un testo dunque che, invitando ad un atteggiamento meditativo, sfiora con delicatezza l'anima del lettore, suggerisce una ri-lettura profonda e rivitalizzante del significato del Natale e riattiva attraverso la recezione del simbolismo archetipico la ripresa in ciascuno del proprio personale percorso spirituale. Il Sé umano, che anima e dà vita alla personalità, pare poter essere colto in questo rinnovato «movimento interiore» dell'uomo, nel suo farsi di nuovo «viandante», nel recupero del suo «divenire», insomma nel rifluire della vita e nella fecondità del processo trasformativo stesso, perché, come scrive Anna Maria Finotti, «la vita è viaggio e non dimora. Ε porto è il mare e non la riva».

Alberto Alberti

Firenze, novembre 1996

Questo breve saggio nasce da una serie di conferenze e di seminari da me tenuti da alcuni anni a questa parte sull'argomento. Ringrazio tutti coloro che vi hanno partecipato, perché con la loro presenza e i loro vissuti mi hanno dato modo di approfondire i temi trattati ed ora di mantenere una promessa fatta loro. Dedico questo lavoro a tutti i compagni di viaggio, impegnati nella ricerca di un significato da dare alle loro vite, invitandoli a ritrovare la strada attraverso il linguaggio dei simboli, che parlano da sempre alle nostre coscienze sonnolente. Anna Maria Finotti



INTRODUZIONE SIMBOLO Ε PSICOLOGIA NELLA STORIA DEL NATALE

Mistero del Natale. Nessuna festa come questa, che da duemila anni coinvolge la cristianità, va estendendo via via il suo fascino anche nelle aree non cristiane, nonostante il consumismo ne stia distruggendo il significato affettivo e soprattutto spirituale, derubandola del suo valore simbolico. Ogni anno ci ritroviamo a celebrare a livello collettivo un rito antico, che riaccende sulla terra luci e speranze, proprio nel periodo in cui le tenebre sono più lunghe. Ogni anno rinnoviamo gesti, che conosciamo dall'infanzia, mentre prepariamo il presepio o accendiamo le candeline dell'albero, prima come figli, poi per i figli e infine per i figli dei figli. Ε anche chi è solo, nella notte di Natale, si sente coinvolto in un evento che abbraccia tutti, perché parla in maniera misteriosa a tutta l'umanità. Ma perché questa festa continua, nonostante il consumismo la stia inquinando e banalizzando, a turbare in qualche modo il nostro cuore spesso inaridito dall'indifferenza, dallo scetticismo, dalla superficialità, dal cinismo? Al di là del significato storico, che la cristianità attribuisce al Natale, al di là del ricordo di un Salvatore, venuto sulla terra per redimerla duemila anni fa, questa festa continua a coinvolgerci probabilmente perché ha radici profonde, che evocano dimensioni dimenticate e parla un linguaggio, di cui abbiamo smarrito l'alfabeto, ma di cui la nostra anima conserva ancora qualche eco. Questo piccolo saggio è un tentativo di lettura del mito del Natale in chiave simbolica, non per negare la validità storica dell'evento ricordato dai Vangeli, bensì per ridargli significato e rivitalizzarlo, ripercorrendone i passaggi e interiorizzandone l'interpretazione. La lettura simbolica ci permette infatti di trasformare il messaggio del Natale in un percorso interiore, in una avventura psicologica assolutamente personale, in un viaggio dell'anima, che ha come meta la nascita alla coscienza del destino spirituale inscritto nella nostra carne. In questo senso il Natale non appartiene solo alla cristianità, ma a tutti gli uomini, perché ha un significato universale, in quanto è, come vedremo, la festa dell'Uomo e insieme la festa della Luce, ovvero la festa dell'Uomo ridestato alla Luce.


LETTURA SIMBOLICA

Che cosa significa recuperare il valore del simbolo, la capacità di simboleggiare? Simbolo è vocabolo che deriva dal greco sun-ballein, che significa «mettere insieme», «porre con» due metà, che erano state separate. In origine le metà erano quelle di una tavoletta o di una moneta, che due persone conservavano come segno di un'amicizia che si ricostituiva in alleanza, quando le due parti venivano fatte di nuovo combaciare attraverso un rinnovato incontro. Il simbolo «mette insieme», congiunge due metà, che disgiunte non trovano significato: stabilisce una relazione tra il concreto e l'astratto, il fisico e il metafisico, lo storico e il metastorico, il razionale e l'intuitivo tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile e, così facendo, ridà significato nella ricostituita unità alle parti separate. Come i pezzi di un puzzle, che nascondono in sé un disegno, che viene riportato alla luce, quando le parti ritrovano la relazione originaria. Il simbolo è per sua natura «religiosus», in quanto «religa», cioè collega i due livelli di realtà, tra i quali l'uomo costruisce la sua storia personale e collettiva: quello terrestre, fisico e visibile, su cui poggiano e camminano i suoi piedi e quello celeste, metafisico e invisibile, in cui spazia la sua mente. Mentre il piano fisico dà concretezza al suo cammino, quello metafisico dà direzionalità e significato allo stesso. L'uomo è per sua natura «symbolicus» e «religiosus», in quanto tende a collegare la vita terrestre a quella ultraterrestre, il mondo fisico a quello metafisico, non foss'altro che per superare l'angoscia della morte e quella della assenza di un senso da dare alla propria vita. Immaginazione e intuizione sono gli strumenti che gli permettono questa operazione simbolica, che, determinando la riunificazione tra due livelli diversi di realtà, diventa una operazione curativa, in quanto salda una scissione e insieme creativa, in quanto ci aiuta a trovare significati nuovi attraverso una ricostruita relazione. Fin dalle origini egli ha accostato, ad esempio, il sole alla vita, la terra alla madre, la montagna alla ascesa, la caverna alla discesa, la spirale alla evoluzione e via dicendo, prestando ad aspetti astratti della sua vita immagini concrete, che gli permettevano di leggerne intuitivamente il significato. Il solo linguaggio universale è quello originario dei simboli, che s-velano e ri-velano, rimandandoci sempre a ulteriori significati, via via che stabiliamo nuove relazioni tra le parti. In tutte le religioni è presente una rivelazione, in quanto esse sono portatrici di un messaggio, che tende a stabilire una com-unione tra cielo e terra e che assume forme diverse secondo il tempo e il luogo, in cui si traduce in linguaggio umano. Il messaggio della religione cristiana si fa carne nel Cristo, redentore dell'umanità e della storia e contemporaneamente archetipo di quella scintilla spirituale, che si fa carne in ogni uomo per redimerne la materia. Il Natale, vissuto come evento storico di una notte di duemila anni fa, trova ormai scarsa risonanza nella coscienza collettiva, ma se vissuto come la festa, che celebra la nostra personale nascita alla consapevolezza di ospitare dentro di noi una scintilla di luce, una dimensione spirituale, che chiamiamo anima, torna a rifulgere di un significato nuovo e sempre attuale, portatore di vita. In questi termini esso acquista un significato universale. L'avventura umana di Cristo ripropone l'avventura della coscienza di ogni singolo uomo, che accetti di riconoscere in sé «la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv. 1, 9) e la faccia propria, identificandosi in essa, perché possa essere luce al suo personale cammino di ricerca e di evoluzione.


L'evento storico proposto dai Vangeli, letto in chiave psicologica, ci appare come un grande affresco animato, una specie di psicodramma interiore, in cui situazioni e personaggi indicano i passaggi da effettuare e gli stati psichici da attivare, perché emerga la coscienza di essere, oltre che figli dell'uomo, anche figli di Dio. Sant'Agostino affermava che Cristo è diventato uomo per insegnare all'uomo a diventare Dio. Che cosa significa? La psicologia più recente, e rimando per questo come chiave di lettura alle note e al glossario in appendice, tende ad integrare nella personalità anche l'aspetto spirituale, che ne rappresenta il nucleo energetico e viene chiamato Sé. Esso si manifesta attraverso i contenuti dell'inconscio cosiddetto superiore e permea di sé, a maggiore o minore livello di intensità e di consapevolezza, tutta la personalità. Con termini diversi le religioni l'hanno chiamato anima, in quanto anima, dà vita, e non solo in senso fisico, al fenomeno uomo. Perciò, solo una psicologia che prenda in considerazione l'uomo nella sua totalità di corpo, psiche e anima, studiando le interazioni tra gli aspetti fisici, affettivi, mentali e spirituali, potrà essere veramente curativa e aiutare l'uomo nel suo percorso evolutivo, nella esplicazione della sua più autentica individualità. Il malessere della società attuale dipende infatti dalla scissione della spiritualità dal resto della nostra vita. Ridare vita al simbolo significa anche favorire questa integrazione, scoprendo che il percorso è in direzione di una sintesi da operare tra gli aspetti immanenti e trascendenti, fisici e metafisici attraverso cui si esprime la dualità della nostra natura umana. Chiameremo perciò mito del Natale l'evento storico della nascita di Gesù per giustificarne la lettura simbolica. In effetti quando la storia si traspone in simbolo diventa mito, che è costituito da una catena di simboli archetipici, di cui l'inconscio collettivo conserva le tracce. Tradurre il mito in esperienza personale significa ridare vita alla propria storia, far tornare storia il mito. L'augurio è di far sì che questo avvenga anche per ciascuno di noi, perché Cristo può nascere mille volte a Betlemme, ma se non nasce dentro di noi, è come non fosse mai nato, come affermava il mistico tedesco Silesius.

«Verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge...» (Lc. 1, 78).


IL CULTO DEL SOLE

«Verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace.» (Lc. 1, 78-79)

Le religioni primitive celebravano ogni anno la ri-nascita del sole, che al solstizio d'inverno arresta la sua fuga apparente verso l'orizzonte e, nel momento in cui la notte è più lunga, comincia a ritornare verso l'alto per riportare luce, calore, vita alla terra. Possiamo immaginare lo stupore e il senso di liberazione dei primi uomini, la cui vita era strettamente legata a quella della natura, quando la luce tornava a prevalere sulle tenebre e con essa si allontanava l'ombra della fame e della morte. Il giorno solstiziale è un evento planetario e alla sua celebrazione, non a caso, è stato dedicato un unico culto, sia pure con riti diversi, in tutte le regioni della terra. Nel bacino del Mediterraneo, ad esempio, è stato tributato un culto particolare al Sole, identificato nel dio Ra in Egitto, in Mitra in Persia, in Hadad in Siria, in Apollo in Grecia. Nell'antica Roma si celebravano i Saturnali per sette giorni, a partire dal diciassette dicembre, per festeggiare la germinazione del grano: i fili teneri e verdi, che uscivano dal terreno, testimoniavano il ritorno della vita sulla terra, garantivano un nuovo ciclo di fertilità. Era l'inizio di un nuovo anno. Il culto del Sole fu introdotto nell'area romana nel secondo secolo dopo Cristo dall'imperatore Eliogabalo, già sacerdote in Siria in un tempio ad esso dedicato. In seguito l'imperatore Aureliano, conquistata la città siriana di Palmira nel 274 d. C., costruì nella capitale un tempio al Sol invictus, consacrandogli come giorno di celebrazione il venticinque dicembre, che divenne così il dies natalis Solis Invicti. Vale a dire il giorno natalizio del Sole invincibile, in quanto perpetuo trionfatore della battaglia annuale della luce sulle tenebre. Il papa Leone Magno nel 461 scelse quella data del 25 dicembre per celebrare la nascita di Cristo, sole spirituale dell'umanità, ma anche sole spirituale di ogni uomo, se accettiamo di viverlo come archetipo del Sé, della scintilla «divina», che anima la nostra struttura biopsichica. Così la festa cristiana si sovrappose a quella pagana, spostandone simbolicamente il significato dall'esterno all'interno, dal mondo fisico a quello psicospirituale. Come il sole, cuore pulsante del sistema solare, dà luce, calore, vita alla terra, così Cristo, sole spirituale, è luce, amore, vita per ogni uomo, che lo riconosce in sé, nella scintilla di luce, che anima la sua personalità e che rappresenta l'aspetto cristico presente in ogni uomo. Il Natale, nato perciò come festa pagana, in cui l'umanità celebrava la ri-nascita del sole e della luce, diventa per il cristianesimo festa, in cui l'umanità celebra la propria rinascita alla luce della coscienza del Sole spirituale, che illumina ogni uomo, che lo voglia riconoscere in sé.

segue ……… da pag. 21



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