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a cura di Danilo il Crapa
Il Trionfo Ermetico COLLANA MATEREA Prima edizione anno 2001
Biblioteca di Episteme Distribuzione Gratuita
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IL TRIONFO ERMETICO Avvertenza: E’ ormai opinione abbastanza diffusa che esistano già troppi libri che trattano della Filosofia Ermetica e che, a meno di non volere scrivere su questa scienza con chiarezza, senza equivoci e senza allegorie ( cosa che nessun saggio farà mai) sarebbe assai meglio restare in silenzio piuttosto che riempire il mondo di nuove opere, piu adatte a portare ulteriore confusione nell’ animo di coloro che si sforzano di penetrare i misteri Filosofici, che ad indirizzarli sulla retta via che conduce al fine desiderato a cui essi aspirano. Per questo motivo si è giudicato che l’interpretazione di un buon Autore il quale tratti seriamente e con conoscenza di questa sublime Filosofia fosse assal più utile agli studiosi di qualsiasi nuouo lavoro in forma di parabola, adornato con le più ingegnose espressioni che sono capaci di trovare gli Adepti quando trattano della grande arte, o piuttosto quando scrivono per far sapere solamente a coloro che come essi lo possiedono, o che cercano il Magistero che hanno avuto la fortuna di arrivare a possederlo. Infatti la magglor parte dei filosofi che ne hanno scritto, lo hanno fatto piuttosto per parlare del loro felice successo, con cui Dio ha benedetto la loro fatica, che per istruire nella misura che sarebbe necessaria quelli che si dedicano con tutte le loro forze allo studio di questa sacra scienza. Ciò è tanto vero, che per la maggior parte i Filosofi non trovano nessuna difficoltà a confessare in buona fede che, quando hanno fatto dei libri, era quello il loro scopo principale. II breve trattato che ha per titolo l’ Antica Guerra dei Cavalieri, ha meritato senza eccezioni l’ approvazione di tutti i saggi e di quelli che hanno qulache cognizione di Filosofia Ermetica. E’ scritto in forma di dialogo, in modo semplice e naturale, presenta in ogni punto le caratteristiche della verità; ma pur con questa semplicità non manca di essere profondo, solido nel ragionamento e convincente nelle prove, di modo che non c’è una parola che non meriti di essere ponderata e sulla quale non ci sia di che fare un ampio commento. L’opera è stata scritta in tedesco da un vero Filosofo il cui nome ci è rimasto sconosciuto. Apparve stampata a Leypsic nel 1604. Fabri de Montpellier la tradusse in latino: su questa versione latina fu fatta la traduzione francese pubblicata a Parigi dall’editore d’Houry e inserita dopo la Tourbe Française, la Parole délaissée e il Drebellius, che insieme compongono il volume. Però, sia che Fabri abbia mal compreso il tedesco, sia che abbia di proposito falsificato l’originale, si trovano in queste due traduzioni dei brani alterati, che essendo chiaramente falsati, hanno portato parecchi a disprezzare questa breve opera, benché fosse chiaro in altri punti che essa aveva un altissimo valore. Siccome verità e falsità sono incompatibili in uno stesso soggetto e poiché era facile giudicare che queste traduzioni non erano fedeli, c’è stato un Filosofo dal sapere e dai meriti straordinari www.episteme.it
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www.episteme.it che per soddisfare la propria curiosità a questo proposito, s’è dato la pena di fare una ricerca durata oltre dieci anni per trovare l’originale tedsco de l trattatoe, avendolo finalmnte scoperto, l’ha fatto tradurre esattamente in latino: su questa copia è stata fatta la presente nuova traduzione, con tutta la fedeltà possibile. Vi si riconoscerà la bontà dell’originale attraverso la verità che appare evidente nella restituzione di numerosi passi che evano stati non soltanto alterati, ma addirittura interamente cambiati. Se ne può avere un’idea dal brano segnato coi numeroro 34 Ia cui prima traduzione in latino di Fabri dice: Mercurium nostrum nemo assequi potest, nisi ex mollibus octo corporibus, neque ullum absque altero parari potest (Nessuno può cogliere il nostro Mercurio, se non a partire dagli otto corpi molli, e nessuno può essere preparato senza l’altro). Non c’era bisogno d’altro per far disprezzare questo scritto da coloro che hanno sufficienti conoscenze dei principi dell’opera per poter distinguere il vero dal falso: gli esperti tuttavia, comprenderanno facilmente che un errove così madornale come questo, non poteva venire da un vero Filosofo che in altri puntl fa comprendere chiaramente di conoscere alla perfezione il magistero: ma era necessavio, per scoprire la verità, trovare uno studioso zelante ed in condizione, com’era lui, di compiere una così grande ricerca per trouare I’originale dell’Opera, senza di che era impossibile ristabilirne il significato autentico. II passo che è stato mesra in evidenza non è il solo che aveva bisogno di essere corretto. Se ci si prendesse la pena di confrontare la nuova traduzione con la precedente, si trovevebbero grandi differenze e molte correzioni fondamentali. II brano 35 non è uno dei minori, poiché questa traduzione è stata fatta sulla nuova versione latina senza prendere in considerazione quella che era gia stata stampata in francese, si è avuta la soddisfazione di notare successivamente tutto quello che non era conforme alla prima. Le parole e le intere frasi che in qualche punto sono state aggiunte perché il discorso fosse più scorrevole o il senso più esatto, sono racchiuse fra parentesi, perché sia possibile distinguere quello che è da quello che non è nel testo a cui I’autore di questa traduzione si è scrupolosamente attenuto; giacché anche la più piccola aggiunta in una materia di questo genere può portare un cambiamento considerevole e provocare gravi errori. La bellezza e la serietà di quest’opera ben meritavano la pena di corredarla di un commento che rendesse più intelligibile agli studiosi un trattato che può per loro sostuire tutti gli altri. E siccome la forma del dialogo è la più adatta per chiarire e per rendere accessibili le verità più alte, a maggior ragione essa è stata utilizzata qui, dove I’autore, su cui il commento è stato fatto, ha scritto con questa medesima forma. Nel dialogo tra Eudossio e Pirofilo, che spiega il rapporto della pietra con l’oro ed il mercurio, si troverà che le principali difficoltà vengono chiarite dalle domande e dalle relative risposte sui punti più essenziali della Filosofia Ermetica. I numeri che segnano i due dialoghi, individuano il riferimento dei brani che vengono spiegati. Si noterà in quest’opera una perfetta conformità di opinionicoi primi mestri di questa Filosofia, così come con i più sapienti, che hanno scritto negli ultimi secoli, al punto che non sarebbe possibile trovare un altro trattato su questa materia, per quanti se ne consultino, che 3
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www.episteme.it sia più chiaro e più sincero e che di conseguenza possa risultare più utile di questo a coloro che si dedicano allo studio di questa scienza e che per il resto posseggano tutte le buone qualità di spirito e di cuore, che la nostra Filosofia richiede in coloro che vogliono progredire nella sua conoscenza. Il commento apparirà senza dubbio tanto migliorein quanto non è per niente dispersivo, infatti tocca solo quei punti che possono aver bisogno di qualche spiegazione, e in quanto non si allontana in alcun modo dal soggetto, poiché poi questa specie di opere non sono fatte per coloro che non hanno ancora nessuna nozione della Filosofia segreta, i piu illuminati comprenderanno perfettamente perché si sia preferito tralasciare parecchie cose che avrebbero potuto meritare una interpretazione, piuttosto che spiegare completamente tutto quello che poteva causare quale difficoltà agli apprendisti di questa grande arte. Dal moménto che il primo dialogo racconta la vittoria della Pietra e l’altro espone le ragioni e fa vedere i fondamenti del suo trionfo, è sembrato che il libro non potesse apparire sotto un titolo plu appropriato di Trionfo Ermetico o della Pietra Filosofale vittoriosa. Non resta altro da dire in questa sede se non che I’autore della traduzione, che è ancora I’autore del commento e della lettera che si trova in fondo al volume, nel fare questo non ha avuto altro interesse che quello di esporre la verità a coloro che anelano a conoscerla per le ragioni che sempre devono guidare gli studiosi, pertanto egli dichiara e protesta sinceramente il desiderio di tutto il suo cuore che quelli che sono tanto disgraziati da perdere il loro tempo ad affaticarsi su materie estranee o lontane, possano trovarsi sufficientemente illuminati dalla lettura di questo libro per conoscere la vera ed unica materia dei Filosofi, e che quelli che già la conoscono, ma ignorano il grande momento della soluzione della Pietra e della coagulazione dell’ Acqua e dello Spirito del Corpo, che è il fine della Medicina universale, possano apprendere qui queste operazioni segrete che vi sono descritte abbastanza chiaramente per essi. L’autore non ha ritenuto opportuno scrivere in latino, non reputando, come molti, che significhi svilire questi alti misteri il trattarli in lingua volgare: in ciò ha seguito I’esempio di numerosi Filosofi che hanno voluto che le loro opere portassero il Carattere del loro paese, pertanto la sua prima idea é stata quella di essere utile a tutti i suoi compatriotti non dubitando che, qualora questo Trattato tornasse di qualche merito per i discepoli di Ermes, si troverà chi ne curerà la traduzione in altre lingue.
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www.episteme.it SPIEGAZIONE GENERALE DI QUESTO EMBLEMA Non ci si deve aspettare di vedere qui una spiegazlone dettagliata che sollevi completamente il velo di questo enigma Filosofico, per fare apparire la verità allo scoperto: se cosi fosse non resterebbe che gettare nel fuoco tutti gli Scritti dei Filosofi: i saggi non avrebbero piu nessuna superiorità sugli ignoranti: sia gli uni che gli altri sarebbero ugualmente abili in questa meravigliosa arte. Ci si accontenterà pertanto di vedere in questa figura, come in uno Specchio, il sunto di tutta la Filosofia segreta che è contenuta in questo breve libro, dove ogni parte dell’emblema viene spiegata con tutta la chiarezza che è consentito avere. Coloro che sono iniziati ai misteri Filosofici comprenderanno subito e facilmente il significato che è nascosto sotto questa figura; coloro invece che sono privi di taIi lumi, devono considerare qui in generale una mutua corrispondenza tra il Cielo e la terra per mezzo del Sole e della Luna, che sono come i legami segreti di questa unione Filosofica. Vedranno, nella pratica dell’opera, due ruscelli parabolici che si fondono segretamente insieme, dando vita alla misteriosa pietra triangolare che è il fondamento dell’arte. Vedranno un fuoco segreto e naturale il cui spitito, penetrando nella pietra, la sublima in vapori che si condensano nel vaso. Vedranno quale efficacia riceva la pietra sublimata dal Sole e dalla Luna che sono il padre e la madre dai quali essa all’inizio eredita la prima corona di perfezione. Vedranno nella continuazione dell’opera che I’arte dà a questo divino liquore una doppia corona di perfezione con la conversione degli Elementi e con I’estrazione e la depurazione dei principi, in virtù dei quali essa diventa questo misterioso caduceo di Mercurio che opera cosi sorprendenti metamorfosi. Vedranno che questo Mercurio stesso, come una Fenice rinasce a nuova vita dal fuoco, giunge attraverso il Magistero all’ultima perfezione dello zolfo stabile dei Filosofi, che gli dà potere sovrano sui tre regni della natura, di cui la triplice corona, sulla quale è per questo posto il Geroglifico del mondo, è il carattere piu essenziale. Vedranno infine che signiflcato abbia la porzione dello zodiaco con i tre segni che vi sono rappresentati; in maniera che raccogliendo tutte queste spiegazioni non sarà impossibile ricavarne la completa intelligenza di tutta la Filosofia segreta e della maggior parte della pratica che è dedotta sommariamente dalla lettera indirizzata ai veri discepoli d’ Ermes, riportata alla fine di quest’opera.
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www.episteme.it L’ANTICA GUERRA DEI CAVALIERI, ovvero DIALOGO della PIETRA DEI FILOSOFI con l’ORO e il MERCURIO Concernente la vera materia con cui coloro che sono addentro ai segreti della natura possono fare la Pietra Filosofale, seguendo le regole di una conveniente pratica e con l’aiuto di Vulcano Lunatico. ( Fulcanelli scegliera per sè lo pseudonimo del vulcano del sole; cosa si celerà dietro quest due espressioni?) Composto originariamente in tedesco da un abilissimo Filosofo e tradotto nuovamente dal latino in francese. Argomento di questo dialogo è una disputa che I’Oro e il Mercurio ebbero un giorno con la Pietra dei Filosofi. Ecco in quale modo parla un vero Filosofo (giunto al possesso del grande segreto). Io vi attesto di fronte a Dio e sulla salvezza (eterna) della mia anima, con cuore sincero, preso di compassione per coloro che ormai da gran tempo si dedicano alle grandi ricerche, e (certifico) a tutti voi che prediligete quest’arte meravigliosa che tutta la nostra opera trae origine (1) da una sola cosa e che in questa cosa I’opera trova la sua perfezione, senza che abbia bisogno di nient’altro che di essere (2) sciolta e coagulata, il che deve fare da sé stessa, senza I’aiuto di nessuna cosa estranea. Quando si mette del ghiaccio in un vaso posto sul fuoco, si vede come il calore lo fa sciogliere in acqua (3): lo stesso si deve fare con la nostra pietra, che non ha bisogno che dell aiuto dell’artista, dell’opera delle sue mani e dell’azione del fuoco (4) naturale: perché essa, anche se dovesse restare eternamente sulïa terra, non si scioglierà mai: questo perché noi dobbiamo aiutarla, in maniera tale tuttavia da non aggiungerle nulla che le sia estraneo o contrario. Come Dio produce il frumento nei campi e poi tocca a noi trasformarlo in farina, impastarlo, farne del pane; allo stesso modo la nostra arte richiede che noi facciamo la stessa cosa (5). Dio ha creato per noi questo minerale affinché noi lo prendiamo isolatamente, decomponiamo il suo corpo grezzo e impuro, separiamo e conserviamo ciò che racchiude di buono II suo interno, scartiamo quanto ha di superfluo, e da un veleno (mortale) impariamo a fare una Medicina (somma). Per darvi una piu perfetta comprensione di questo dialogo, vi farò il racconto della disputa che si sollevò tra la Pietra dei Filosofi, l’Oro e il Mercurio in modo che coloro che si applicano da lungo tempo alla ricerca (della nostra arte) e che conoscono la maniera di trattare (6) i metalli e i minerali, potranno esserne sufficientemente illuminati per arrivare diritti alla meta che si propongono: tuttavia è necessario che ci applichiamo a conoscere (7) esteriormente ed interiérrnente I’essenza e le proprietà di tutte le cose che sono sulla terra, e che penetriamo nelIa profondità delle operazioni di cui la natura è capace.
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NARRAZIONE
L’Oro e il Mercurio andarono un giorno con le armi per (combattere) e per soggiogare la Pielra. Pieno di furore, I’Oro cominciò a parlare in questo modo. L’ORO Come puoi essere cosi temeraria da innalzarti al di sopra di me e di mio fratello Mercurio e da pretendere la superiorità su di noi: tu che non sei che un (8) verme gonfio di veleno? Ignori forse che io sono il piu prezioso, il piu costante ed il primo di tutti i metalli? (Non sai) che i Monarchi, i Principi e così pure i Popoli fanno consistere tutte le loro ricchezze in me ed in mio fratello Mercurio, e che tu sei al contrario il (pericoloso) nemico degli uomini e dei metalli, mentre i (piu abili) medici non cessano di far conoscere e di vantare le straordinarie virtù che io posseggo (9) per dare (e per mantenere) la salute a tutti ? LA PIETRA A queste parole (piene di collera), la pietra rispose (senza turbarsi): mio caro Oro, perché non ti arrabbi piuttosto con Dio, e perché non gli domandi per quali ragioni non ha creato in te quello che si trova in me? L ‘ORO Ô Dio stesso che mi ha dato l’onore, la reputazione e il brillante splendore che mi rendono cosi stimabile: è per questa ragione che io sono cosi ricercato da tutti. Una delle mie più grandi perfezioni è di essere un metallo inalterabile nel fuoco e fuori del fuoco, perciò tutti mi amano e mi stanno appresso: tu invece non sei che (10) fuggevole e falso e inganni tutti gli uomini: questo si vede dal fatto che voli via e sfuggi dalle mani di quelli che lavorano con te. LA PIETRA Ô vero, mio caro Oro, è Dio che ti ha dato I’onore, la costanza e la bellezza che ti fanno prezioso: per questo tu sei obbligato a rendere grazie (eterne alla sua divina bontà) e a non disprezzare gli altri, come fai: però ti posso dire che tu non sei I’Oro di cui fanno menzione (11) gli scritti dei Filosofi, quell’Oro è invece nascosto nel mio seno. Ô: vero, riconosco che colo nel fuoco (e non vi resisto), tuttavia tu sai benissimo che Dio e la natura mi hanno dato questa qualità e che cosi deve essere; tanto piu che la mia fluidità torna a vantaggio dell’Artista che conosce (12) la maniera di estrarla ; sappi comunque che la mia anima rimane costantemente in me-cfr il file Isidio e il file Nigrasum- e che essa è piu stabile e più fissa di te, per quanto tu sia Oro, e di tutti i tuoi fratelli e tutti i tuoi compagni. Né l’ acqua né il fuoco, quale che sia, possono distruggerla o consumarla, anche se agissero su di essa per tutto il tempo che durerà il mondo. Non è dunque colpa mia se sono ricercata da Artisti che non sanno come bisogna lavorare con me, né in che modo devo essere preparata. Mi mescolano spesso coé materie estranee, che mi sono (completamente) contrarie. Aggiungono a me dell ‘acqua, delle polveri, e altre cose simili che distruggono la mia natura e le proprietà che mi sono essenziaii; perciò se ne trova appena uno su cento (13) che lavora con me . 7
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www.episteme.it Cfr La pratica secondo Tollius in Le chemin du ciel chimique. Si sforzano tutti di cercare (la verità) dell’arte in te e il tuo fratello Mercurio: per questo sbagliano tutti, ed è in questo che il loro lavoro è falso. Ne sono essi stessi un (bell’) esempio, perché inutilmente consumano il loro Oro e si sforzano di distruggerlo: da tutto questo non gli rimane che la più assoluta povertà in cui alla fine si trovano ridotti. Sei tu, Oro, la causa prima (di questa sventura); tu sai perfettamente che senza di me è impossibile fare qualsiasi oro o qualsiasi argento che siano perfetti; che non ci sono che io sola ad avere questa (meravigliosa) possibilità. Perché tolleri dunque che quasi tutto il mondo fondi le proprie operazioni su di te e sul Mercurio? Se avessi ancora un po’ di onestà, ti sforzeresti di impedire ché gli uomini si abbandonino ad una sicura rovina: ma siccome (invece) tu fai tutto il contrario, posso sostenere in verità che sei tu solo ad essere un ingannatore. L’ORO Voglio convincerti con I’autorità dei Filosofi che la verità dell’arte puo essere compiuta con me. Leggi Ermes. Dice cosi: il Sole è suo padre (14) e la Luna sua madre: sebbene io sono il solo che si puo paragonare al Sole. Aristotele, Avicenna, Plinio, Serapione, Ippocrate, Dioscoride, Mésué, Rasis, Averroé, Geber, Raimondo Lullo, Alberto Magno, Arnaldo de Villeneuve, Tomaso d’ Aquino, e un gran numero di altri Filosofi di cui non faccio il nome per non dilungarmi troppo, scrivono tutti, chiatamente e distintamente, che i metalli e la Tintura (Fisica) non sono composti che di Zolfo e di Mercurio (15); che questo Zolfo deve essere rosso, incombustibile, resistere costantemente al fuoco, e che il Mercurio deve essere chiaro e ben purificato. Parlano in questa maniera senza alcuna riserva; mi chiamano apertamente col mio proprio nome e dicono che nell’oro (ossia in me) si trova lo zolfo rosso, digerito, fisso e incombustibjle: e questo è vero e del tutto evidente, perché non c’è nessuno che non sappia bene che io sono un metallo assai costante (e inalterabile), che sono dotato di uno zolfo perfetto e completamente fisso, sul quale il fuoco non ha alcun potere. Il Mercurio fu della stessa opinione dell’Oro; approvò il suo discorso; sostenne che tutto quello che suo fratello aveva detto era vero e che I’opera poteva essere portata a compimento nel modo in cui I’avevano descritta i Filosofi sopra citati. Aggiunse anche che ognuno sapeva (bene) quanto fosse grande (16) I’amicizia (reciproca) che c’era tra I’oro e lui e tutti gli altri metalli; che non c’era nessuno che non potesse tranquillamente giudicare, per averlo visto con i propri occhi che gli orafi e altri simili artigiani, sapevano benissimo che quando volevano dorare qualche opera, non potevano fare a meno del (miscuglio) di Oro e di Mercurio e che ne facevano la combinazione in pochissimo tempo senza difficoltà e con assai poco lavoro: che cosa non si doveva sperare di fare con più tempo, piu lavoro e piu applicazione ?
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www.episteme.it LA PIETRA A queste parole la Pietra si mise a ridere e disse loro: in verità, sia I’uno che I’altro ben meritate che ci si beffi di voi e della vostra dimostrazione; ma è di te, Oro, che mi meraviglio ancora di piu vedendo quanto sei presuntuoso per il fatto di essere buono per certe cose. Come puoi essere persuaso che gli antichi Filosofi hanno scritto, come hanno fatto in un senso che deve intendersi nel modo ordinario? Credi che si debbano interpretare le loro parole semplicemente alla lettera? L’ORO Sono certo che i Filosofi e gli Artisti che ho citato non hanno affatto scritto menzogne. Sono tutti della stessa opinione riguardo alle virtù che posseggo: è pur vero che ce ne sono stati alcuni che hanno voluto cercare in cose assolutamente lontane la potenza e le proprietà che sono in me. Hanno lavorato su certe erbe, sugli animali, sul sangue, sulle urine, sui capelli, sullo sperma e su cose di questo genere: senza dubbio costoro si sono allontanati dalla vera via ed hanno talvolta scritto delle falsità: ma non è questo il caso dei maestri che ho citato. Abbiamo prove sicure che essi hanno effettivamente posseduto questa (grande) arte: per questo dobbiamo prestar fede ai Ioro scritti. LA PIETRA Non metto in dubbio che (questi Filosofi) abbiano avuto una completa conoscenza dell’arte ad eccezione tuttavia di qualcuno di quelli che tu hai nominato: ce ne sono infatti fra essi, ma molto pochi, che I’hanno ignorata e che ne hanno scritto solo per quanto ne avevano sentito dire; ma quando (i veri Filosofi) definiscono semplicemente I’Oro e il Mercurio come i principi dell’arte essi si servono di questi termini solo per nascondere la conoscenza agli ignoranti e a coloro che sono indegni (di questa scienza), perché sanno perfettamente che questi Spiriti (volgari) si fermano ai nomi delle cose, alle formule e ai procedimenti che trovano scritti senza esaminare se c’è un (solido) fondamento in quelio che mettono in pratica; ma gli uomini saggi e che leggono (i buoni libri) con applicazione ed esattezza, considerano ogni cosa con prudenza, esaminano il rapporto e la convenienza che c’è tra una cosa e I’altra e attraverso questo procedimento penetrano il fondamento (dell’arte), di modo che mediante il ragionamento e la meditazione scoprono (infine) qual è la materia dei Filosofi, tra i quali non si trova nessuno che abbia voluto indicarla né darla a conoscere apertamente e col suo vero nome. Prendono nettamente posizione a questo proposito quando affermano che non rivelano mai cosi poco (il segreto) della loro arte, come quando parlano chiaramente e secondo la maniera comune (di esprimersi); ma al contrario (riconoscono) che (17) quando si servono di similitudini, di figure e di parabole, in verità è in questi punti (dei loro scritti) che essi maniféstano la loro arte, perche (i Filosofi) dopo aver discorso dell’Oro e del Mercurio, non mancano di dichiarare successivamente, e di assicurare, che il loro oro non è il sole (o I’oro) volgare e che il loro Mercurio non è iI Mercurio comune: eccone la ragione.
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www.episteme.it L’oro è un metallo perfetto il quale a causa della perfezione (che la natura gli ha dato) non potrebbe essere portato (con I’arte) a un grado piu perfetto, di modo che in qualsiasi modo si possa lavorare con I’oro, qualsiasi artificio si metta in pratica, quand’anche se ne estraesse cento volte il colore (e la sua tintura), l’Artista non lo farà mai piu d’oro, non ne ricaverà mai una quantità maggiore di metallo di quella che aveva, in colore e in tintura, nell’oro (da cui esse saranno state estratte); è per questo motivo che i Filosofi dicono che si deve cercare la perfezione (18) nelle cose imperfette, dove la si troverà. Tu poi leggere nel Rosario quello che qui ti dico. Raimondo Lullo, che hai citato, è di questa stessa opinione, (egli assicura) che quello che deve essere reso migliore non deve essere perfetto, perché in cio che è perfetto non c’è niente da cambiare e piuttosto si distruggerebbe la sua natura (invece di aggiungere qualcosa alla sua perfezione). L’ORO Non ignoro che i Filosofi parlano in questo modo: tuttavia ciò si può applicare a mio fratello Mercurio, che è ancora imperfetto; ma se ci uniscono tutti e due insieme, allora lui riceve da me la perfezione (che gli manca), perché lui è di sesso femminile ed io sono di sesso maschile, il che fa dire ai Filosofi che l’arte è un tutto omogeneo. Ne vedi un esempio ne (la procreazione) degli uomini, perché non può nascere nessun bambino senza (l’accoppiamento) del maschio e della femmina; vale a dire senza la congiunzione dell’uno con l’altra. Un esempio analogo abbiamo negli animali ed in tutti gli esseri viventi. LA PIETRA E’ vero, tuo fratello Mercurio è imperfetto(19) e di conseguenza non è il Mercurio dei Saggi, anche quando voi foste congiunti insieme e vi tenessero nel fuoco così per molti anni, per cercare di unirvi perfettamente l’uno con l’altro, sarà sempre (la stessa cosa, ossia) appena il Mercurio sente l’azione del fuoco si separa da te si sublima, vola via e ti lascia solo in basso. Sia che vi dissolvano nell’ acqua forte, sia che vi riducano in una sola (massa), sia che vi sciolgano, sia che vi distillino o che vi coagulino, non produrrete comunque mai nient’altro che una polvere e un precipitato rosso: perché se si fa la proiezione di questa polvere su un metallo imperfetto, essa non lo tinge affatto, ma ci si trova tanto oro quanto se ne era messo all’inizio e tuo fratello Mercurio ti lascia, se ne va. Ecco quali sono le esperienze che, coloro che si dedicano alle ricerche della Chimica, hanno fatto a loro grande danno nel corso di molti anni: ecco anche (a dove arriva) tutta la conoscenza che essi hanno acquisito con il loro lavoro; ma per quanto riguarda I’antico detto, di cui ti fai forte, che l ‘arte è un tutto (interamente) omogeneo, che nessun figlio puo nascere senza il maschio e la femmina, per cui tu ti immagini che i Filosoé intendono qui parlare di te e di tuo fratello Mercurio, devo dirti (fermamente) che questo è falso e che lo si riferisce a te a sproposito, benché in quegli stessi punti i Filosoti parlino giustamente e dicano la verità. Ti assicuro che sta qui (20) la Pietra angolare che essi hanno posato e contro la quale innumerevoli uomini hanno inciampato. Puoi bene immaginarti che deve essere lo stesso (21) per i metalli come per le cose che hanno vita. Ti succede qui quello che capita a tutti i falsi Artisti: perché quando leggete dei www.episteme.it
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www.episteme.it (passi di questo genere) nei Filosofi, non vi preoccupate di esaminarli più avanti per cercare di scoprire se (simili espressioni), sono conformi e si accordano o no con quello che viene detto in seguito; tuttavia (devi sapere) che tutto quello che i Filosofi hanno scritto dell’opera in termini figurati, deve intendersi solo a proposito di me, e non di qualche altra qualsiasi cosa del mondo, giacché non ci sono che io sola a poter fare cio che dicono, e (22) senza di me è impossibile fare qualsiasi oro e qualsiasi argento che siano veri. L’ ORO Buon Dio! Non hai nessuna vergogna di pronunciare una simile menzogna? e non temi di commettere un peccato vantandoti fino al punto di osare attribuire a te sola tutto quello che tanti saggi e persone illustri hanno scritto di quest’arte nel corso di tanti secoli, tu, che non sei che una materia sporca, impura e velenosa e riconosci, ciò nonostante, che quest’arte è un tutto (perfettamente) omogeneo? di più, tu dici che senza di te non si puo fare nessun oro e nessun argento che siano veri, come se fossi una cosa (23) universale (non c’è in questo una contraddizione manifesta), tanto più che numerose persone sapienti si sono dedicate con grande cura ed attenzione a (curiose) ricerche che hanno fatto, che hanno trovato altre vie (sono dei procedimenti) che si definiscono particolari, dalle quali tuttavia si puo ricavare una grande utilità. LA PIETRA Mio caro Oro, non sorprenderti per quello che ti dico e non essere tanto imprudente da accusare di una menzogna me che sono più anziana di te: se mi fossi sbagliata, dovresti a buon diritto scusare la mia età (avanzata), giacché sai bene che bisogna portare rispetto alla vecchiaia. Per dimostrarti che ho detto la verità, al fine di difendere il mio onore, non voglio basarmi che (sull’ autorità) degli stessi maestri che mi hai citato tu e che di conseguenza non hai diritto di rifiutare. (Vediamo) in particolare Ermes. Parla così. É vero, senza menzogna, certo ed esattissimo che quello che è in basso è simile a quello che è in alto, e quello che è in alto è simile a quello che è in basso (25): è attraverso queste cose che si puo fare il miracolo da una sola cosa. Ecco come parla Aristotele. Ô certamente ammirevole questa cosa che contiene in sé stessa tutte le cose di cui abbiamo bisogno. Si uccide da sé stessa e poi da sé stessa ritorna a vivere (26), da sé stessa si sposa, da sé stessa si ingravida e da se stessa nasce; si scioglie da sé stessa nel proprio sangue e di nuovo si coagula con lui e assume una consistenza dura; diventa bianca, diventa rossa da sé stessa; non la aiutiamo in nulla e non ne cambiamo nulla, se non per il fatto che ne separiamo la grossolanità e la terrestrità. Il Filosofo Platone parla di me in questi termini. E’ una sola ed unica cosa, di un solo ed unico genere in se stessa (27), ha un corpo, un’anima, uno spirito e i quattro elementi sui quali domina. Non le manca nulla: non ha bisogno di altri corpi, perché si genera da sola; tutte le cose sono di essa, per essa e in essa. Potrei produrti qui molte altre testimonianze, ma dal momento che non è necessario te le tacerò per non essere noiosa: e siccome tu mi hai parlato di (procedimenti) particolari ti 11
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www.episteme.it spiegherò in che cosa essi differiscono (dall’arte) (28) Alcuni Artisti che hanno lavorato con me, hanno condotto i loro studi così lontano che sono giunti al punto di separare da me il mio spirito, che contiene la mia tintura, di modo che mescolando con altri metalli e minerali, sono riusciti a comunicare un po’ delle mie virtù e delle mie forze ai metalli che hanno qualche affinità e qualche amicizia con me: tuttavia gli Artisti che sono riusciti in questa direzione, e che sicuramente hanno trovato una parte (dell’arte), sono in verità pochissimi; ma siccome essi non hanno conosciuto (29) I’origine da cui vengono le tinture, gli è stato impossibile spingere il loro lavoro più lontano; in conclusione non hanno trovato che ci fosse una grande utilità nel loro proceciimento, ma se questi Artisti avessero spinto la loro ricerca più lontano e se avessero esaminato qual è (30) la sposa che mi é propria, se I’avessero cercata e mi avessero unita ad essa, allora sì che io avrei potuto tingere mille volte (di più): ma al contrario essi hanno completamente distrutto la mia propria natura mescolandomi con cose estranee; è per questo che, benché vi avessero fatto conto, hanno si ricavato qualche vantaggio assai mediocre però in paragone alla grande potenza che è in me è comunque chiaro che (questa utilità) non è derivata e non ha avuto origine che da me, e non da un’altra qualsivoglia cosa (con cui fossi stata mescolata). L’ORO Le prove che hai avanzato non sono sufficienti: benché i Filosofi parlino di una sola cosa che raçchiude in sé i quattro elementi, che ha un corpo, un’anima e uno spirito, e attraverso questa cosa vogliano intendere la tintura (fisica) quando è stata portata fino alla sua ultima (perfezione), che è lo scopo a cui tendono; ciò non di meno questa cosa fin dal suo inizio dev’essere composta da me, che sono I’oro, e da mio fratello che è il Mercurio, in quanto siamo (tutti e due) la semenza femminile, com’è stato detto sopra: perché dopo che siamo stati cotti sufficientemente e tramutati in tintura, siamo in questo caso I’uno e I’altro (insieme) una sola cosa, quella di cui parlano i Filosofi. LA PIETRA Non è come pensi tu. T’ho già detto in precedenza che non si può fare una vera unione di voi due perchè voi non siete un solo corpo: ma (31) due corpi insieme e di conseguenza, se si considera il fondamento della natura, siete contrari ma io ho un corpo (32) imperfetto, un’anima costante, una tintura penetrante: di più, io ho un Mercurio chiaro, trasparente, volatile e mobile, e posso operare tutte le (grandi) cose di cui tutti e due voi vi vantate, senza pero che possiate farle, perché sono io che porto in seno I’Oro Filosofico ed il Mercurio dei Saggi; per questo i Filosofi (parlando di me) dicono, la nostra Pietra (33) è invisibile e non è possibile ottenere il possesso del nostro Mercurio altrimenti che per mezzo (34) di due corpi, I’uno dei quali non può senza I’altro ricevere la perfezione (che gli è richiesta). E’ per questo motivo che non ci sono che io sola a possedere una semenza maschile e femminile e ad essere (al tempo stesso) un tutto (interamente) omogeneo, percio mi chiamano Ermafrodito. Richard Anglois mi è testimone quando dice ché la prima materia della nostra Pietra si chiama rebis (due volte cosa) cioè una cosa che ha ricevuto dalla natura una doppia www.episteme.it
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www.episteme.it prorietà occulta che le fa dare il nome di Ermafrodito; come dire una matéria della quale è difficile poter distinguere il sesso (e scoprire) se e maschio o femmina, in quanto partecipa in modo uguale dei due aspetti: per questo la medicina (universale) si fa da una cosa che è (35) I’acqua e lo spirito del corpo. E’ questo che ha fatto dire che questa medicina ha tratto in inganno un gran numero di sciocchi, a causa della gran quantità di enigmi (nei quali è avviluppata): tuttavia quest’arte non richiede che una sola cosa, che ognuno conosce e che molti desiderano, tutto sta in una cosa che non ha paragone nel mondo (36): tuttavia è vile e si puo averla a poco prezzo ma non per questo si deve disprezzarla, perché éssa fa e porta a compimento cose mirabili. Il Filosofo Alain dice: voi che lavorate a quest’arte dovete mantenere una férma e costante applicazione di spirito al vostro lavoro e non cominciare a provare un po’ una cosa e un po’ un’altra. L’arte non sta nella pluralità delle specie ma nel corpo e nello spirito. Quanto è vero che la medicina della nostra Pietra è una cosa, un vaso, una congiunzione . Tutto I’artificio comincia da una cosa e finisce in una cosa sebbene i Filosofi; nell’ intenzione di celare questa (grande arte) descrivano parecchie strade; cioè una congiunzione continua, una mistione, una sublimazione, un disseccamento e tante altre (vie ed operazioni) che si possono definire con diversi nomi; ma (37) la soluzione del corpo non avviene che nel suo proprio sangue. Ecco come parla Geber. C’è uno zolfo nella profondità del Mercurio che lo cuoce e lo digerisce nelle vene delle miniere, per un lunghissimo tempo. Vedi dunque bene, mio caro oro, che ti ho ampiamente dimostrato come questo zolfo sia solo in me, giacché faccio tutto da me sola, senza il tuo aiuto e senza I’aiuto di tutti i tuoi fratelli e di tutti i tuoi compagni. Non ho bisogno di voi: ma voi tutti avete bisogno di mé, tanto piu che io posso dare a tutti voi la perfezione ed elevarvi al di sopra dello stato in cui la natura vi ha posto.Questo sembra ribadire il concetto dell’unico Alkaest, l’unico dispensatore della vera rugiada di maggio. A queste ultime parole I’Oro andò furiosamente in collera, non sapendo più cosa rispondere: tenne (comunque) consiglio con suo fratello Mercurio ed insieme si accordarono per assistersi I’un I’altro, (nella speranza) che essendo in due contro la Pietra, che è sola, I’avrebbero facilmente superata; di maniera che, dopo non essere riusciti ad aggiudicarsi la vittoria nella discussione presero la risoluzione di farla morire di spada (e cioè di ferro). Per questo progetto unirono le loro forze per aumentarle con l’unione della loro doppia potenza. Il combattimento s’inizio. La nostra Pietra mise in luce le sue forze ed il suo valore: combatté contro tutti e due (38), li superò, li disperse e li inghiottì I’uno e I’altro, di modo che non ne rimase nessuna traccia che potesse far comprendere cosa erano diventati. Cosi, cari amici che avete davanti agli occhi il timore di Dio, quello che vi ho detto deve farvi conoscere la verità e illuminarvi lo spirito quanto è necessario per comprendere il fondamento del piu grande e del piu prezioso di tutti i tesori, che nessun Filosofo ha così chiaramente 13
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www.episteme.it esposto, rivelato, messo in luce. Non avete dunque bisogno d’altro. Non vi rimane che pregare Dio, perché vog]ia farvi giungere al possesso di un gioiello il cui prezzo è inestimabile. Aguzzate lo Spirito; leggete con attenzione gli scritti dei saggi; lavorate con diligenza (e precisione); non agite con precipitazione in un’opera tanto preziosa (39). Ô necessario il tempo che la natura ha fissato:- sembra un’esortazione ad evitare la via breve- proprio come i frutti che sono sugli alberi e i grappoli d’uva nei vigneti. Abbiate la rettitudine nel cuore e proponetevi (nel vostro lavoro) un fine onesto, altrimenti Dio non vi concederà nulla (40), perché egli non comunica un (cosi grande) dono che a coloro che vogliono farne buon uso e ne priva coloro che hanno intenzione di servirsene per commettere il male. Prego Dio che vi dia la sua (santa) benedizione. Così sia. Nel complesso questo bel classico sembra proprio sostenere una tesi “unicista” come la pratica di Jacques Tol ( cfr. Le chemin du Ciel Chimique) Tol era ad un dipresso Olandese; l’anonimo autore di questo testo ha scritto in tedesco: questa via della massima semplicità sembrerebbe un tratto diremmo tipico dell’Alchimia “Nordica”
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www.episteme.it DIALOGO FRA EUDOSSIO E PIROFILO su L’ANTICA GUERRA DEI CAVALIERI PIROFILO Felice occasione, che fa si che io vi incontri in questo luogo! Ô da lungo tempo che desideravo con la piu grande sollecitudine del mondo di poter conversare con voi sui progressi che ho fatto nella Filosofia, grazie alla lettura degli autori che mi avete consigliato di leggete, per istruirmi sul fondamento di questa divina scienza che ha per eccellenza il nome di Filosofia. EUDOSSIO La mia gioia nel rivedervi non è minore, e sarò felice di sapere quale vantaggio avete ricavato dall’applicazione allo studio della nostra sacra scienza. PIROFILO Vi sono debitore di tutto quello che so e di quello che spero di scoprire ancora dei misteri Filosofici, se vorrete continuare ad offrirmi l’aiuto dei vostri lumi. Siete stato voi a darmi il coraggio necessario per intraprendere uno studio, le cui difficoltà sembravano all’inizio impenetrabili e tali da scoraggiare ad ogni momento gli spiriti piu pieni d’ardore nella ricerca delle verità piu nascoste: ma grazie ai vostri buoni consigli, sono sempre più deciso a proseguire nella mia impresa. EUDOSSIO Sono felice di non essermi ingannato nel giudizio che ho dato sul carattere del vostro spirito; avete la tempra che bisogna avere per acquisire delle conoscenze che superano la portata degli individui ordinari, e per non cedere di fronte a tante difficoltà che rendono quasi inaccessibile il santuario della nostra Filosofia: lodo moltissimo la forza con la quale so che avete combattuto i soliti discorsi di certi Spiriti i quali credono che ne va del loro onore se non tacciano di fantasticherie tutto quello che non conoscono, perché non vogliono che si dica che altri possono scoprire verità di cui essi non hanno alcuna comprensione. PIROFILO Non ho mai creduto di dover prestare eccessiva attenzione ai discorsi di persone che vogliono giudicare cose che non conoscono, ma vi confesso che se qualche cosa fosse stata capace di distogliermi da una scienza per la quale ho sempre avuto una forte inclinazione naturale, questa sarebbe stata quella specie di infamia che I’ignoranza ha collegato alla ricerca di questa Filosofia; è necessario infatti essere costretti a nascondere I’applicazione che vi si dedica a meno di non voler passare, nei confronti della maggior parte della gente, per un uomo che si occupa solo di vane Chimere; ma siccome la verità, in qualsiasi posto si trovi, possiede per me un fascino sovrano, niente ha potuto distogliermi da questo studio. Ho letto gli scritti di una grande quantità di Filosofi, illustri tanto per il loro sapere quanto per la loro probità, e poiché non ho mai potuto credere che personaggl tanto grandi fossero tutti degli impostori ho voluto esaminare i loro principi con estrema attenzione e mi sono convinto delle verità che enunciano, sebbene io ancora non riesca a comprenderle tutte. 15
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www.episteme.it EUDOSSIO Vi sono assai grato per la giustizia che rendete ai maestri della nostra arte, ma ditemi, vi prego: quali Filosofi avete letto in modo particolare e quali sono quelli che vi hanno soddisfatto maggiormente? Io mi ero accontentato di raccomandarvene qualcuno. PIROFILO Per rispondere alla vostra domanda dovrei farvi un lungo elenco; sono parecchi anni che continuo a leggere vari Filosofi. Sono andato a cercare la scienza alla fonte. Ho letto la tavola smeraldina, i sette capitoli di Ermes e i loro commentari. Ho letto Geber, la Turba, il Rosario, il Teatro, la Biblioteca e il Gabinetto Chimici, e in modo particolare Artephius, Arnaldo de Villeneuve, Raimondo Lullo, il Trevisano, Flamel, Zachaire e parecchi altri sia antichi che moderni che non cito; tra gli altri Basilio Valentino, il Cosmopolita e Filalete. Vi assicuro che mi sono terribilmente rotto la testa per cercare di trovare il punto essenziale su cui devono tutti essere d’accordo, sebbene si servano di espressioni tanto differenti da sembrare assai spesso contrarie. Alcuni parlano della materia in termini astratti, altri con termini complicati; alcuni non mettono in evidenza che certe qualità di questa materia, altri si riferiscono a proprietà completamente diverse; alcuni la considerano in uno stato puramente naturale, altri ne parlano nello stato di qualcuna delle perfezioni che essa riceve dall’arte; tutto ciò provoca un tale labirinto di difficoltà che non c’è da meravigliarsi se la maggior parte di quelli che leggono i Filosofi, giungono quasi tutti a conclusioni differenti. Non mi sono contentato di leggere una sola volta i principali autori che mi avete consigliato: li ho riletti tante volte che ho creduto di ricavarne nuovi lumi, sia intorno alla vera materia che intorno alle sue differenti preparazioni, da cui dipende tutto il successo dell’opera. Ho fatto degli Estratti di tutti i libri migliori. Vi ho meditato sopra giorno e notte, fino a che ho creduto di conoscere la materia e le sue operazioni differenti, che non sono propriamente che una stessa operazione continuata. Ma vi confesso che dopo un lavoro così faticoso, mi ha fatto singolarmente piacere leggere I’antica disputa tra la Pietra dei Filosofi e I’Oro e il Mercurio; la chiarezza, la semplicità e la serietà di questo scritto mi hanno affascinato; e siccome è una verità evidente che chi comprende perfettamente un vero Filosofo, li comprende sicuramente tutti, permettetemi, se volete, di farvi qualche domanda in proposito, e abbiate la bontà di rispondermi con la stessa sincerità che avete sempre usato nei miei riguardi. Sono sicuro che poi sarò istruito quanto è necessario esserlo per mettere mano alI’opera e per arrivare felicemente al possesso del piu grande di tutti i beni temporali; Dio possa ricompensare coloro che lavorano nel suo amore e nel suo timore. EUDOSSIO Sono pronto a rispondere alle vostre domande, e saro lietissimo se toccherete i punti essenziali, avendo preso la risoluzione di non nascondervi nulla di cio che può servire per I’istruzione di cui credete di avere bisogno: ma credo sia opportuno che io vi faccia www.episteme.it
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www.episteme.it prima qualche osservazione che contribuirà molto a chiarire alcuni punti importanti dello scritto di cui mi parlate. Notate che il termine Pietra è preso in parecchi significati differenti, particolarmente in relazione ai diversi stadi delI’ opera, il che fa dire a Geber che ci sono tre Pietre, che sono le tre medicine corrispondenti ai tre gradi di perfezione dell’opera, di maniera che la Pietra del primo ordine è la materia dei Filosofi, perfettamente purificata e ridotta in pura sostanza Mercuriale; la Pietra del secondo ordine è la stessa materia cotta, macerata, e fissata in zolfo incombustibile; la Pietra del terzo ordine è questa stessa materia fermentata, moltiplicata e portata all’ultima perfezione di tintura fissa, permanente e tingente. Queste tre Pietre sono le tre medicine dei tre generi. Notate ancora che c’è una grande différenza tra la Pietra dei Filosofi e la pietra filosofale.( è scritto proprio così, anche se la Filosofale dovrebbe avere la maiuscola e quella dei filosofi la minuscola) La prima e l’ oggetto della Filosofia considerata allo stato della sua prima preparazione, in cui essa è vera e propria Pietra, giacché è solida, dura, pesante, fragile, friabile: essa è un corpo (dice Filalete) poiché fonde al fuoco, come un metallo, è tuttavia spirito in quanto è perfettamente volatile; essa è il composto e la Pietra che contiene I’umidità che corre nel fuoco (dice Arnaldo de Villeneuve nella sua Lettre au Roy de Naples). Ô in questo stadio che essa è una sostanza a metà tra il metallo e il Mercurio, come dice I’ abate Sinesius; e infine sempre in questo stadio Geber la considera, quando in due punti della sua Somma sostiene: prendi la nostra Pietra, cioè la materia della nostra Pietra, esattamente come si diceva, prendi la Pietra dei Filosofi che è la materia della Pietra Filosofale. La Pietra Filosofale è dunque la stessa Pietra dei Filosofi quando attraverso il Magistero segreto, essa è giunta alla perfezione di medicina di terzo ordine, trasmutando tutti i metalli imperfetti in puro Sole o Luna, secondo la natura del fernento che le è stato aggiunto. Queste distinzioni vi serviranno moIto per sviluppare il complicato stile delle scritture Filosofiche e per chiarire parecchi passi dell’autore su cui avete delle domande da farmi. PIROFILO Già mi accorgo dell’utilità di queste osservazioni e vi trovo la spiegazione di qualcuno dei miei dubbi; ma prima di passare oltre ditemi, vi prego, se I’autore dello scritto di cui vi parlo merita I’approvazione che molti Sapienti gli hanno concesso e se contiene tutto il segreto dell’opera. EUDOSSIO Non dovete avere dubbi sul fatto che questo scritto provenga dalla mano di un vero Adepto e meriti di conseguenza la stima e I’approvazione dei Filosofi. Lo scopo principale di quest’Autore é quello di disingannare un numero quasi infinito di artisti che, tratti in inganno dal senso letterale delle parole, si intestardiscono ostinatamente a voler fare il Magistero attraverso la congiunzione dell’Oro con il Mercurio differentemente preparato, e per convincerli definitivamente afferma, d’accordo con i più antichi e più illustri Filosofi, che l’opera è fatta con una sola cosa di un’unica e medesima specie (1). 17
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www.episteme.it PIROFILO Ô proprio questo uno dei passi che mi hanno fatto nascere qualche scrupolo, perché mi sembra che si possa a ragione dubitare del fatto che si deve cercare la perfezione in una sola ed unica sostanza e che, senza aggiungervi niente, se ne possa fare qualunque cosa. Al contrario i Filosofi sostengono che non soltanto è nécessario togliere dalla materia il superfluo, ma anche che bisogna aggiungere quello che le manca. EUDOSSIO Ô facile liberarvi dal dubbio con questo paragone: come i succhi estratti da diverse erbe, puliti dalle loro fecce e mescolati insieme danno origine ad un composto di una sola ed identica specie, allo stesso modo i Filosofi affermono giustamente che la loro materia preparata è una sola ed identica cosa, benché si sappia che si tratta di un composto naturale di alcune sostanze della stessa radice che formano un tutto unico, anche se alcuni sostengono che la loro materia è composta di due cose ed altri di tre, altri scrivono che è di quattro ed anche di cinque, ed altri infine che è una sola cosa. Hanno tutti ugualmente ragione, giacché diverse cose di una stessa specie naturalmente ed intimamente unite, cosi come diverse acque distillate di erbe e mescolate insieme, non costituiscono in effetti che una sola ed identica cosa; il che accade nella nostra arte con tanto più fondamento in quanto le sostanze che entrano nel composto Filosofico differiscono tra di loro assai meno di quanto I’acqua di acetosella non si differenzi dall’acqua di lattuga. Nota mia:Non mi sembra molto convincente questa argomentazione a favore della pluralità degli ingredienti nel magistero: l’autore dell’ “Antica guerra” mi sembra proprio che consigli una sola cosa, unita alla sposa che gli è propria, e cioè 4H. PIROFILO Non ho niente da replicare a quello che mi dite. Ne comprendo perfettamente il significato, mi rimane pero un dubbio sul fatto che io conosco molte persone che sono esperte nella lettura dei migliori Filosofi e che ciò nonostante seguono un metodo completamente diverso dal primo fondamento enunciato dal nostro Autore, cioè che la materia Filosofîca non ha bisogno d’altro che d’essere sciolta e coagulata (2). Poiché queste persone cominciano le loro operazioni con la coagulazione, devono quindi lavorare su una materia liquida, non su una Pietra; ditemi, vi prego, se questo è il modo giusto. EUDOSSIO La vostra osservazione è assai intelligente. La maggior parte dei veri Filosofi è della sua stessa opinione. La materia non ha bisogno che di essere sciolta e in seguito coagulata; la mistione, la congiunzione, la fissazione, la coagulazione e altre operazioni analoghe avvengono quasi da sole, ma la soluzione è il grande segreto dell’arte. Ô questo punto essenziale queIlo che i Filosofi non rivelano. Tutte le operazioni della prima opera o della prima medicina, non sono, a parlar propriamente, che una soluzione continua, di maniera che calcinazione , estrazione, sublimazione e distillazione sono una vera e propria soluzione della materia. Geber ha messo in evidenza la necessità della sublimazione www.episteme.it
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www.episteme.it perché essa non soltanto purifica la materia delle sue scorie, ma soprattutto la prepara alla soluzione da cui deriva I’umidità Mercuriale che è la chiave delI’opera. PIROFILO Eccomi perfettamente difeso contro i pretesi Filosofi che sono di idee contrarie a questo Autore; non capisco come possano pensare che la loro opinione sia del tutto concorde con i migliori Autori. EUDOSSIO Questo solo basta perché si accorgano del loro errore; si può fare un perfetto paragone col ghiaccio che si scioglie al più piccolo calore per farci comprendere che la più importanle delle operazioni è quella che produce la soluzione di una materia dura e secca simile alla natura della pietra (3) la quale tuttavia, attraverso l’azione del fuoco naturale, deve sciogliersi in acqua secca con la stessa facilità con cui il ghiaccio si fonde al minimo calore. PIROFILO Vi sarò estremamente obbligato se vorrete dirmi che cos’è il fuoco naturale (4) Comprendo perfettamente che questo agente è la chiave principale dell’arte. Parecchi Filosofi ne hanno descritto la natura per mezzo di parabole assai oscure, ma vi confesso che non sono ancora riuscito a comprendere questo mistero. EUDOSSIO Effettivamente questo è il grande mistero dell’arte, giacché tutti gli altri misteri di questa sublime Filosofia dipendono dalla comprensione di quello. Sarei felice se mi fosse consentito di spiegarvi questo segreto senza equivoci, ma non posso fare quello che nessun Filosofo ha creduto essere in suo potere. Tutto cio che potete ragionevolmente aspettarvi da me è che io vi dica che il fuoco naturale di cui parla questo Filosofo è un fuoco in potenza che non brucia le mani, ma che mostra la sua efficacia per poco che sia eccitato dal fuoco esteriore. Ô dunque un fuoco veramente segreto, quest’ Autore lo chiama Vulcano Lunatico nell’intestazione del suo trattato. Artephius ne ha fatto una descrizione piu ampia di qualsiasi altro Filosofo. Pontanus I’ha ripresa e ha fatto vedere di avere sbagliato duecento volte, perché non conosceva questo fuoco prima di avere letto e compreso Artephius: questo fuoco misterioso è naturale perché è della stessa natura della materia filosofica; I’artista tuttavia prepara sia I’uno che I’altra. PIROFILO Quello che mi state dicendo aumenta ancora di più la mia curiosità invece di soddisfarla. Non condannate le insistenti preghiere di illuminarmi ancora su un punto cosi importante, perché a meno di non conoscerlo, inutilmente si pretenderebbe di lavorare: ci si troverebbe bloccati subito dopo i primi passi fatti nella pratica dell’opera. EUDOSSIO I saggi non sono stati meno riservati intorno al loro fuoco di quanto non lo siano stati intorno alla loro materia, di conseguenza non c’è nulla da aggiungere a quello che vi ho appena detto. Vi rimando perciò ad Artephius e a Pontanus. Solamente considerate 19
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www.episteme.it attentamente che questo fuoco naturale è tuttavia un’artificiosa invenzione dell’artista, che è adatto per calcinare, disciogliere e sublimare la Pietra dei Filosofi e che questa sola specie di fuoco al mondo capace di produrre un simile effetto. Considerate che questo fuoco è della natura della calce e che non è in nessun modo estraneo al soggetto della Filosofia. Considerate infine in quali modi Gerber (sic!) consiglia di fare le sublimazioni richieste da quest’arte: per quanto mi riguarda non posso fare altro che farvi lo stesso augurio che un altro Filosofo ha fatto: Sydera Veneris, et corniculatae Dianae tibi propitia sunto. PIROFILO Avrei ben voluto che voi aveste parlato piu comprensibilmente, ma poiché ci sono dei limiti che i Filosofi non possono oltrepassare, mi contento di quello che mi avete fatto osservare; léggero Artephius con maggiore attenzione di quanta non ve ne abbia gia posta, e terrò bene a mente che mi avete detto che il fuoco segreto dei saggi è un fuoco preparato dall’artista secondo I’arte, o comunque fatto preparare da chi ha una perfetta conoscenza della Chimica; che questo fuoco normalmente non è caldo, ma che è uno spirito igneo introdotto in un soggetto della medesima natura della pietra e che quando viene moderatamente eccitato dal fuoco esteriore, la calcina, la dissoIve, la sublima e la scioglie in acqua secca, come dice anche il Cosmopolita. EUDOSSIO Avete compreso perfettamente quello che vi ho detto; lo capisco dalle osservazioni che avete aggiunto. Sappiate soltanto che da questa prima soluzione, calcinazione o sublimazione, che sono qui la stessa cosa, risulta la separazione delle parti terrestri e combustibili della Pietra, soprattutto se seguite il consiglio di Geber intorno al regime del fuoco, cosi come lo indica quando tratta della sublimazione dei corpi e del Mercurio. Dovete considerare come una verità incontrovertibile che c’è solo questo mezzo al mondo per estrarre dalla pietra la sua umidità untuosa, che contiene inseparabilmente lo zolfo e il Mercurio dei Saggi. -su quest’argomento vedi il file apposito “fuocosegreto” dove sono riportati anche i brani classici qui citati: Pontano, Artefio, Geber sulle sublimazioni, e altri. PIROFILO Eccomi completamente soddisfatto sul punto principale della prima opera; fatemi la grazia di dirmi se il paragone che il nostro Autore fa del frumento con la Pietra dei Filosofi, riguardo alla loro necessaria preparazione (5) per fare con l’uno il pane e con I’altra la medicina universale, vi sembra un paragone giusto EUDOSSIO Ô giustissimo, se si considera la pietra nello stato in cui I’artista comincia a metterla, perché possa legittimamente essere detta il soggetto e il composto Filosofico: giacché proprio come noi non ci nutriamo del grano nello stato in cui lo produce Ia natura, ma siamo costretti a ridurlo in farina, a separarlo dalla crusca a impastarlo con I’acqua per farne il pane che deve essere cotto in un forno per essere un alimento di cui si possa far uso, cosi noi prendiamo la pietra, la trituriamo, le togliamo mediante il fuoco segreto quello che www.episteme.it
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www.episteme.it ha di terrestre, la sublimiamo, la sciogliamo con I’acqua del mare dei Saggi, cuociamo questo prodotto semplice per farne una medicina sovrana. PIROFILO Permettetemi di dirvi che mi sembra ci sia qualche differenza in questa comparazione. L’Autore afferma che bisogna prendere questo minerale da solo per fare questa grande medicina, mentre invece col solo grano non potremmo fare il pane: è necessario aggiungervi I’acqua e anche il lievito. EUDOSSIO Già conoscete la risposta a questa obiezione, cioè ché questo Filosofo, come tutti gli altri, non proibisce assolutamente di aggiungere qualcosa, ma piuttosto di aggiungere qualcosa che sia estranea o contraria. L’acqua che viene aggiunta alla farina, cosi come il lievito, non sono niente di estraneo o di contrario alla farina: il grano di cui è fatta s’è nutrito di acqua nella terra, e pertanto è di natura analoga alla farina: proprio come I’acqua del mare dei Filosofi è della stessa natura della nostra Pietra, tanto più che tutto quello che è compreso sotto il genere minerale e metallico, è stato formato e nutrito di questa stessa acqua nelle viscere della terra dove essa penetra con I’influsso degli astri. Capite chiaramente perché vi ho detto che i Filosofi non si contraddicono affatto quando dicono che la loro materia è una sola ed unica sostanza e quando ne parlano come di un composto di più sostanze di una sola ed identica specie. PIROFILO Non credo che ci sia qualcuno da dover essere ancora convinto, dopo argomentazioni tanto solide come quelle che avete esposto. Ma ditemi, se volete, se mi sbaglio nella conseguenza che ricavo da quel passo del nostro autore in cui sostiene che coloro che sanno in quale modo si devono trattare i metalli e i minerali, potranno arrivare diritti allo scopo che si propongono (6). Se è cosi, è evidente che si deve cercare la materia e il soggetto dell’arte solo nella famiglia dei metalli e dei minerali, e che tutti quelli che lavorano su altri soggetti sono su una strada sbagliatax EUDOSSIO Vi rispondo che la conseguenza che ricavate è esatta; questo filosofo non è il solo a parlare in questo modo, si trova d’ accordo con quasi tutti gli antichi e i moderni. Geber, che ha conosciuto perfettamente il Magistero e che non ha usato nessuna allegoria, in tutta la sua Somma non tratta che dei metalli e dei minerali, dei corpi e degli spiriti e del modo di prepararli esattamente per farne I’opera, ma siccome la materia Filosofica è in parte corpo e in parte spirito, in un senso è terrestre e nell’ altro è completamente celeste, e alcuni autori la considerano in un senso e altri in un altro, tutto questo ha dato luogo all’errore di un gran numero di artisti, che, sotto il nome di Universalità, rifiutano qualsiasi materia che abbia ricevuto una determinazione dalla natura, perché non sono capaci di distruggere la materia particolare per separarne il grano e il germe, che è la pura sostanza universale racchiusa nell’interno della materia particolare, ed alla quaIe I’artista saggio ed illuminato sa restituire assolutamente tutta I’universalità che le è 21
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www.episteme.it necessaria, attraverso la congiunzione naturale di questo germe con la materia universalissima, dalla quale essa ha tratto la propria origine. Non vi spaventate di queste espressioni singolari: la nostra arte è Cabalistica. Comprenderete agevolmente questi misteri prima di arrivare alla fine delle domande che avete in mente di pormi sull’autore che esaminate. PIROFILO Se non mi deste questa speranza, vi assicuro che queste misteriose oscurità sarebbero capaci di scoraggiarmi e di farmi disperare di un buon risultato: ma ho completa fiducia in ciò che mi dite e capisco perfettamente che i metalIi comuni non sono i metalli dei Filosofl, giacché vedo in tutta evidenza che per essere tali è necessario che vengano distrutti e cessino di essere metalli, e che il saggio non ha bisogno che di quell’umidità vischiosa che è la loro materia prima, da cui i Filosofi ricavano i loro metalli vivi attraverso un artificio tanto segreto che è fondato sui principi della natura; non è questo che intendete dire? EUDOSSIO Se conoscete tanto bene le leggi della pratica dell’opera quanto mi sembra che ne comprendiate la teoria, non avete bisogno dei miei chiarimenti. PIROFILO Vi chiedo scusa. Sono ben lontano dall’essere cosi edotto come immaginate; quello che credete essete il risultato di una perfetta conoscenza dell’arte, non è che una facilità di espressione frutto della lettura degli autori di cui ho piena la mente. Sono al contrario sul punto di perdere ogni speranza di arrivare mai a possedere cosi alte conoscenze, quando vedo che questo Filosofo vuole, come molti altri, che chi aspira a questa scienza conosca esteriormente ed interiormente le proprietà di ogni cosa, e penetri nella profondità delle operazioni della natura (7). Ditemi, se volete, quale uomo può vantarsi di giungere a un sapere cosi esteso? EUDOSSIO Ô vero che questo Filosofo non pone nessun limite al sapere di colui che aspira alla comprensione di un’arte cosi meravigliosa, perché il saggio deve conoscere perfettamente la natura in generale e le operazioni che essa compie nel centro della terra, nella generazione dei minerali e dei metalli, quanto sopra la terra, nella produzione dei vegetali e degli animali. Deve anche conoscere la materia universale e la materia particolare e immediata sulla quale la natura opera la generazione di tutti gli esseri; deve conoscere infine il rapporto e la simpatia, cosi come I’antipatia e I’avversione naturale, che c’è tra tutte le cose del mondo. Tale era la scienza del Grande Ermes e dei primi Filosofi che come lui sono arrivati alla conoscenza di questa sublime Filosofia, attraverso I’acutezza del loro spirito e attraverso la forza dei loro ragionamenti: ma poiché questa scienza è stata scritta, e poiché la conoscenza generale, di cui ho dato un’idea, sta nei buoni libri, la lettura e la meditazione, il buon senso e una pratica suffciente della Chimica possono dare quasi tutti i lumi necessari per acquisire la conoscenza di questa suprema Filosofia; se vi aggiungete la rettitudine del cuore e delle intenzioni, che attirano la benedizione del Cielo sulle operazioni del saggio, senza di che è impossibile riuscire. www.episteme.it
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www.episteme.it PIROFILO Mi date una grande gioia. Ho molto letto e ancor piu meditato, mi sono esercitato nella pratica della Chimica; ho verificato le afférmazioni di Artephius il quale assicura che non conosce la composizione dei metalli chi ignora come bisogna distruggerli, e senza questa distruzione è impossibile estrarre l’umidità metallica, che è l’autentica chiave dell’arte, di maniera che posso essere sicuro di avere acquisito la maggior parte delle qualità che, secondo voi, si richiedono in colui che aspira a queste grandi conoscenze, in più, ho un vantaggio assai particolare, la bontà che avete di volermi fare partecipe dei vostri lumi, sollevando i miei dubbi; permettetemi dunque di continuare e di domandarvi su quale base I’Oro fa un così grande oltraggio alla Pietra dei Filosofi, definendola un verme velenoso e trattrandola come un nemico degli uomini e dei metalli (8). EUDOSSIO Queste sono espressioni che non devono apparirvi strane. Gli stessi Filosofi chiamano la !oro pietra Dragone e Serpente, che infetta ogni cosa con il suo veleno. Effettivamente la sua sostanza ed il suo vapore sono un veleno ché il filosofo deve essere in grado di cambiare in Triaca per la preparazione e la cottura. Inoltre la pietra è il nemico dei metalli giacché li distrugge e li divora. Il Cosmopolita afferma che c’è un metallo e un acciaio che è come I’acqua dei metalli, che ha il potere di consumare i metalli, a cui solamente l’umido radicale del sole e della luna potrebbevo resistere. State però bene attento a non confondere qui la Pietra dei Filosofi con la Pietra Filosofale, perché se la prima, come un vero e proprio dragone, distrugge e divora i metalli imperfetti, la seconda come una medicina infallibile, li tramuta in metalli perfetti e rende i perfetti piu che perfetti, e adatti a perfezionare gli imperfetti. PIROFILO Quello che mi dite non solo mi conferma quanto ho appreso attraverso la lettura, attraverso la meditazione e attraverso Ia pratica, ma mi fornisce anche ulteriori spiegazioni alla luce delle quali sento dissiparsi le tenebre sotto cui le più importanti verità Filosofiche mi sono apparse celate fino a questo momento. Perciò concludo con le parole del nostro autore per cui devono sbagliarsi i più grandi Medici se credono che la medicina universale sta nell’oro volgare. Fatemi la grazia di dirmi cosa ne pensate. EUDOSSIO Non c’è nessun dubbio sul fatto che I’oro possiede grandi virtù per il mantenimento della salute e per la guarigione delle più pericolose malattie. Il rame, lo stagno, il piombo ed il ferro vengono ogni giorno utilmente impiegati dai Medici, cosi è anche per I’argento perché la loro soluzione, o decomposizione, che manifesta le proprieta che posseggono, è più facile che non quella dell’oro; è questo il motivo per cui più le preparazioni che gli artisti ordinari ne fanno hanno rapporto con i principi e con la pratica della nostra arte, piu esse mettono in evidenza le meravigliose virtù dell’oro; vi dico però in verità che senza la conoscenza del nostro magistero, il solo che insegni la distruzione essenziale dell’oro, è impossibile fare la medicina universale; ma il saggio puo farla assai più 23
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www.episteme.it agevolmente con I’oro dei Filosofi che con I’oro volgare: vedete infatti che questo Autore fa rispondere all’oro dalla pietra che esso deve piuttosto irritarsi con Dio perché non gli ha dato le virtù di cui ha voluto dotare lei sola. PIROFILO A questa prima offesa che fa alla Pietra, I’Oro ne aggiunge una seconda, definendola fuggente e mistificatrice, che inganna tutti coloro che fondano in essa qualche speranza. Insegnatemi, vi prego, come si deve far valere I’innocenza della pietra e come si può scagionarla da una simile calunnia. EUDOSSIO Ricordatevi delle osservazioni che già vi ho fatto fare intorno ai tre differenti stati della pietra, e saprete come me che all’ inizio essa bisogna che sia perfettamente volatile, e di conseguenza fuggente, per essere depurata da tutte le specie di terrestrità e condotta dall’imperfezione alla perfezione che le dà il magistero nei suoi altri stati; per questo l’ingiuria che I’oro pretende di farle torna a suo merito, tanto piu che se non fosse volatile e fuggente fin dall’inizio, sarebbe impossibile darle alla fine la perfezione e la fissità che le sono necessarie; di modo che se inganna qualcuno, non inganna che gli ignoranti: ma è sempre fedele agli studiosi della scienza. PIROFILO Quello che mi dite è una verità evidente: avevo appreso da Geber che non c’erano che gli spiriti, cioè le sostanze volatili capaci di penetrare i corpi, di unirsi ad essi, di cambiarli, di tingerli e di perfezionarli, quando questi spiriti sono sfati liberati delle loro parti grezze e della loro umidità combustibile. Ora sono completamente soddisfatto su questo punto; ma siccome vedo che la pietra ha un estremo disprezzo per I’oro e si vanta di avere in sé un oro infinitamente più prezioso (11), fatemi la grazia di dirmi quante specie di oro distinguono i Filosofi. EUDOSSIO Per non lasciare in voi niente a desiderare circa la teoria e la pratica della nostra Filosofia, voglio ri-velarvi che sécondo i Filosofi ci sono tre specie d’oro. Il primo è un oro astrale, il cui centro sta nel sole che, attraverso i suoi raggi, lo comunica, contemporaneamente alla sua luce, a tutti gli astri che gli sono inferiori. Si tratta di una sostanza ignea e di una emanazione continua di corpuscoli solari che attraverso il movimento del sole e degli astri, in un continuo flusso e riflusso, riempiono tutto l’ universo; tutto ne viene penetrato nella vastità dei cieli, sulla terra e nelle sue viscere; respiriamo continuamente questo oro astrale, queste particelle solari penetrano i nostri corpi e la loro emanazione non si interrompe mai. (Questo è 4H) Il secondo è un oro elementare, cioè è la parte piu pura e piu fissa degli Elementi é di tutte le sostanze che ne sono composte, di maniera che tutti gli esseri sublunari dei tre generi contengono al centro un prezioso grano di quest’oro elementare (Questo è l’X, il Chi) Il terzo è il bel metallo, il cui splendore e la cui perfezione inalterabile gli conferiscono un valore che lo fa considerare da tutti gi uomini come il rimedio sovrano di qualsiasi male e www.episteme.it
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www.episteme.it di qualsiasi bisogno della vita, e come l’unico fondamento dell’indipendenza, della grandezza e della potenza umana; per questo è oggetto della cupidigia dei piu gran di Principi e dei desideri di tutti i popoli della terra. Dopo quanto vi ho detto, non vi sarà difficile concludere che I’oro metallico non è quello dei Filosofi, e che non è senza ragione se nella disputa che stiamo esaminando la pietra gli rimprovera di non essere quello che pensa di essere, ma che è invece lei a nascondere in sé I’autentico oro dei Saggi, cioè le due prime specie di oro di cui ho parlato; perché dovete sapere che, essendo la pietra la parte piu pura degli Elementi metallici, dopo la separazione e la purificazione fatta dal saggio, ne consegue che essa è propriamente I’oro della seconda specie; ma quando quest’oro perfettamente calcinato e portato fino alla purezza e al candore della neve, ha acquistato, attraverso il magistero, una naturale simpatia con l’oro astrale di cui è visibilmente divenuto la vera calamita, lo attira e concentra in sé una cosi grande quantità d’oro astrale e di particelle solari, da trovarsi nella disposizione piu adatta per essere I’oro vivo dei Filosofi, infinitamente piu nobile e più prezioso dell’oro metallico, che è un corpo senza anima, tale da essere vivificato dal nostro oro vivo e per mezzo del nostro Magistero. PIROFILO Quante nubi dissipate dal mio spirito, e quanti misteri Filosofici mi rivelate tutti in una volta con le mirabili cose che mi andate dicendo! Non potrò mai ringraziarvi abbastanza. Vi confesso che a questo punto non mi sorprende più che la Pietra pretenda di elevarsi al di sopra dell’oro e disprezzi il suo splendore e i suoi meriti immaginari, dal momento che la piu’ piccola parte di quello che essa dà ai Filosofi vale di più di tutto I’oro del mondo. Abbiate, se volete, la bontà di continuare néi miei confronti così come avete cominciato, e fatemi la grazia di dirmi come può la pietra vantarsi di essere una materia fluida e non permanente (12), quando invece tutti i filosofi vogliono che sia piu fissa dello stesso oro. EUDOSSIO Vedete che il vostro Autore assicura che la fluidità della pietra torna a vantaggio dell’Artista, ma aggiunge che bisogna al tempo stesso che I’artista sappia in quale modo estrarre questa fluidità, cioè questa umidità che è la causa della sua fluidità e che è la sola cosa di cui il Filosofo ha bisogno, come avete già detto; in maniera che essere fluida, volatile e non permanente sono qualità tanto necessarie alla Pietra nel suo primo stato, quanto lo sono la fissità e la stabilità, quando si trova nello stato della sua ultima perfezione: a buon diritto quindi essa si vanta, tanto piu giustamente in quanto questa fluidità non le impedisce affatto di essere dotata di un’anima più fissa che non quella dell’oro; ma voglio dirvi ancora una volta che il grande segreto sta nel conoscere la maniera di estrarre I’ umidità dalla pietra. Vi ho avvertito che sta lì, in verità, la piu importante chiave dell’arte. Infatti è a quel proposito che il grande Ermes esclamò: benedetta sia la forma acquosa che scioglie gli Elementi! Felice dunque l’Artista non solo conosce la Pietra, ma sa inoltre convertirla in acqua. Cosa che non puo farsi in nessun altro modo se non per mezzo del nostro fuoco segreto che calcina, scioglie e sublima la pietra. E se l’ acqua della pietra, la forma acquosa etc fosse il burro? 25
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www.episteme.it PIROFILO Come avviene allora che tra cento Artisti se ne trova appena uno che lavora con la pietra (13) e che invece di applicarsi tutti a questa sola ed unica materia, sola capace di produrre così grandi meraviglie, si dedicano invece quasi tutti a dei soggetti che non hanno nessuna delle qualità essenziali che i Filosofi attribuiscono alla loro pietra? EUDOSSIO Questo deriva in primo luogo dall’ignoranza degli Artisti, che non posseggono affatto tutte le conoscenze che dovrebbero avere sulla natura e su ciò che essa è capace di fare in ogni cosa, e in secondo luogo deriva da una insufficiente acutezza di spirito che fa sì che essi si lascino facilmente trarre in inganno dalle espressioni ambigue di cui si servono i Filosofi per nascondere agli ignoranti sia la materia che la sua vera preparazione. Questi due grandi difetti sono la causa del fatto che questi artisti restano confusi e si attaccano a dei soggetti nei quali scorgono qualcuna delle qualità esteriori della vera materia Filosofica, senza riflettere sui caratteri essenziali che la rivelano ai Saggi. PIROFILO Riconosco chiaramente I’errore di coloro che immaginano che l’Oro e il Mercurio volgare siano la vera materia dei Filosofi e sono perfettamente convinto di quanto sia debole il fondamento sul quale l’oro si appoggia per pretendere la superiorità sulla pierra, allegando in suo favore queste parole di Hermes, il Sole è suo padre, e la Luna è sua madre (14). EUDOSSIO E’ un ragionamento privo di fondamento; vi ho appena fatto vedere che cosa intendano i Filosofi quando attribuiscono al Sole e alla Luna i principi della pietra. Il Sole e gli astri ne sono infatti la causa prima; procurano alla pietra lo spirito e I’anima, che le danno la vita e tutta la sua efficacia. Per questo ne sono il Padre e la Madre. PIROFILO Tutti i Filosofi affermano come lui, che la tintura Fisica è composta di uno zolfo rosso e incombustibile e di un Mercurio chiaro e ben purificato: I’autorità di questa affermazione è più forte della precedente, tanto da doverne concludere che l’ Oro e il Mercurio sono la materia della pietra? EUDOSSIO Non dovreste aver dimenticato che tutti i Filosofi dichiarano unanimemente che I’oro e i metalli volgari non sono i loro metalli; che i loro sono vivi e gli altri sono morti; non dovreste aver dimenticato che vi ho mostrato con I’autorità dei Filosofi, basata sui principi della natura, che I’umidità metallica della pietra, preparata e purificata, contiene inseparabilmente nel suo seno lo zolfo ed il Mercurio dei Filosofi, che essa è di conseguenza questa sola cosa di una sola ed unica specie, alla quale non si deve aggiungere niente, e che solamente il Mercurio dei saggi ha il suo proprio zolfo per mezzo del quale si coagula e si fissa; dunque dovete considerare come una indubitabile verità che il miscuglio artificiale di uno zolfo e di un Mercurio, quali che possano essere, all’infuori di quelli che sono naturalmente nella pietra, non sarà mai la composizione Filosofica. www.episteme.it
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www.episteme.it PIROFILO Ma questa grande amicizia naturale che c’è tra I’Oro e il Mercurio, e il fatto che possano unirsi cosi facilmente (16) non sono delle prove che queste due sostanze devono convertirsi, attraverso una opportuna digestione, in una perfetta tintura? EUDOSSIO Niente di piu assurdo, perché quando tutto il Mercurio che si volesse mescolare con I’oro si trasformasse in oro, cosa improbabile, o tutto I’oro si trasformasse in Mercurio, oppure ancora in una sostanza media, non si troverebbe mai in questo composto una quantità di tintura maggiore di quella che c’era nell’oro mescolato con il Mercurio, e di conseguenza essa non avrebbe nessuna virtù contingente né alcun potere moltiplicativo. Inoltre, si deve tenere per certo che non sarà mai possibile fare una perfetta unione dell’Oro con il Mercurio, e che questo compagno fuggente abbandonerà I’oro non appena si sentirà sollecitato dall’azione del fuoco.- Nota mia: Questa è una non risposta: il mercurio potrebbe convertirsi in oro se questo facesse come da fermento, da lievito, da caglio sulla massa mercuriale, concetto che gli alchimisti accettavano tranquillamente, anzi l’azione “fermentativa” e “coagulativa” della tintura alchemica come il caglio per il latte è un paragone tipico e tranquillamente impiegato ; la seconda parte della risposta è di una banalità estrema. In realtà pare proprio che Eudossio non sappia cosa rispondere concretamente. PIROFILO Non dubito in alcun modo di quello che mi dite: è I’opinione conforme all’esperienza dei piu seri Filosofi , che si dichiarano apertamente contrari all’Oro e al Mercurio volgari; ma nel medesimo tempo mi viene uno scrupolo; dal momento che i Filosofi non sono mai meno sinceri che quando parlano apertamente, non potrebbero, riguardo alla tanto proclamata esclusione dell’oro, trarre in inganno coloro che prendono le loro parole alla lettera! O non si deve piuttosto tenere per certo, come dice questo Autore, che i Filosofi non rivelano la loro Arte, che quando si servono di similitudini, di immagini e di parabole (17)? EUDOSSIO C’è una bella differenza tra il dichiarare positivamente che questa o quella materia non sono il vero soggetto dell’arte, come fanno per quanto riguarda I’Oro e il Mercurio, e il manifestare sotto forma di immagini ed allegorie i piu importanti segreti agli studiosi che hanno il vantaggio di vedere chiaramente le verità Filosofiche, attraverso i veli enigmatici di cui sanno coprirle i saggi. Nel primo caso, i Filosofi dicono negativamente la verità senza equivoci; ma quando parlano affermativamente e chiaramente di questo soggetto si puo concludere che chi si fermerà al senso letterale delle loro parole, sarà sicuramente ingannato. I Filosofi non hanno un sistema piu sicuro, per celare la loro scienza a quelli che ne sono indegni e per manifestarla ai Saggi, che quello di esporre mediante allegorie i punti essenziali della loro arte; è questo che fa dire ad Artephius che quest’arte è completamente Cabalistica, per cui per comprenderla c’è bisogno di una 27
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www.episteme.it specie di rivelazione; la piu grande acutezza di spirito, quando manchi I’aiuto di un amico fedele che possegga questi grandi lumi, non basta per distinguere il vero dal falso: allo stesso modo è impossibile che col solo aiuto dei libri e del lavoro si possa giungere alla conoscenza della materia e ancora meno alla comprensione di una pratlca così particolare, per quanto naturale e per quanto facile possa essere. PIROFILO Riconosco, per mia stessa esperienza, quanto sia necessario l’aiuto di un sincero amico, come voi siete. In mancanza di che mi sembra che gli Artisti che hanno intelligenza, buon senso e rettitudine, non abbiano sistema migliore che consultarsi spesso tra di loro, tanto sui lumi che traggono dalla letteratura dei buoni libri quanto sulle scoperte che fanno attraverso il loro lavoro; affinché dalla diversità e dal contrasto, per cosi dire, delle opinioni, nasca qualche nuova scintilla di luce, in virtù della quale possano portare le loro scoperte fino al termine ultimo di questa scienza segreta. Sono sicuro che sarete d’accordo con me: ma siccome so che parecchi Artisti giudicano fantastica e paradossale I’opinione degli Autori che sostengono, con il nostro, che si deve cercare la perfezione nelle cose imperfette (18), vi sarò estremamente obbligato se vorrete avere la bontà di dirmi il vostro parere su un punto che mi sembra di grande importanza. EUDOSSIO Siete già convinto della sincerità e della buona fede del vostro Autore, non dovete metterla in dubbio nemmeno su questo punto, su cui concordano i veri Filosofi e non saprei provarvi in modo migliore la verità di quello che dice qui che servendomi della stessa argomentazione che lui ne da, seguendo il sapiente Raimondo Lullo. Perché è indubbio che la natura si ferma nelle sue produzioni quando le ha portate allo stato e alla perfezione che loro conviene;- nota mia: questa secondo Fulcanelli è la separazione, la dipartita dello spirito o volontà metallica quando il suo lavoro è ultimato- per esempio quando da un’acqua minerale limpidissima e purissima, tinta con qualche parte di zolfo metalIico, la natura produce una pietra preziosa, essa si ferma a quel punto; come fa anche quando nelle viscere della terra ha formato dell’ Oro con I’acqua Mercuriale madre di tutti i metalli, impregnata di un puro zolfo solare; allo stesso modo come non è possibile rendere un diamante o un rubino piu preziosi di quanto non siano nel loro genere così non sta nelle possibilità dell’Artista, anzi dico di più, non è in potere della stessa natura spingere I’oro ad una perfezione più grande di quella che le ha dato: solamente il Filosofo è in grado di portare la natura da una imperfezione indeterminata fino alla piu che perfezione. Ô pertanto necessario che il nostro Magistero produca qualche cosa di più che perfetto e per arrivarci, il Saggio deve partire da una cosa imperfetta, la quale essendo sulla via della perfezione, si trova nella disposizione naturale, per essere portata fino alla più che perfezione, con I’aiuto di un’arte completamente divina che puo andare oltre il termine segnato dalla natura: e se la nostra arte non potesse rendere un soggetto piu che perfetto, non potrebbe neppure rendere perfetto ciò che è imperfetto, e tutta la nostra Filosofia sarebbe una pura vanità. www.episteme.it
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www.episteme.it PIROFILO Non c’è persona che non debba arrendersi davanti alla solidità del vostro ragionamento; ma non si dirà che questo autore si contraddice qui palesemente quando fa dire alla pietra che il Mercurio comune (per quanto purificato possa essere) non è il Mercurio dei Saggi, per nessun’altra ragione se non per il fatto che esso é imperfetto (19); giacché secondo lui, se fosse perfetto, non se ne dovrebbe cercare in esso la perfezione. EUDOSSIO Fate bene attenzione a questo, e intendete bene che se il Mercurio dei Saggi e stato elevato per mezzo dell’arte da uno stato imperfetto ad uno stato perfetto, questa perfezione non è dello stesso ordine di quella a cui si ferma la natura nella produzione delle cose, secondo la perfezione delle loro specie, comìè quella del Mercurio volgare; al contrario invece, la perfezione che I’arte dà al Mercurio dei Saggi non è che uno stato medio, una disposizione e una potenzialità che lo rende capace di essere portato, nella continuazione dell’opera, fino aIlo stato della più che perfezione che gli da la facoltà, con il compimento del Magistero, di perfezionare poi gli imperfetti. PIROFILO Queste ragioni, per quanto astratte, non per questo sono meno comprensibili e fanno minore impressione sullo spirito: per quel che mi riguarda vi assicuro di essere perfettamente convinto; abbiate la bontà, vi prego, di non dispiacervi del proseguimento delle mie domande. Il nostro Autore assicura che l’errore in cui cadono gli Artisti, prendendo I’Oro e il Mercurio volgari per la vera materia della pietra, tratti in questo inganno dal senso letterale delle parole dei Filosofi, è la grande pietra in cui hanno inciampato migliaia di persone (20); per me, io non capisco come con la lettura e il buon senso ci si possa fissare su un’opinione che è chiaramente condannata dai migliori Filosofi. EUDOSSIO Eppure è cosi. I Filosofi hanno ben raccomandato di non lasciarsi trarre in inganno dal Mercurio e neppure dall’Oro volgare ; quasi tutti gli artisti, ciò nonostante; vi si fissano ostinatamente, e spesso, dopo aver lavorato inutilmente per lunghi anni su materie estranee, riconoscono finalmente lo sbaglio che hanno fatto e passano pero all’ Oro e al Mercurio volgari, coi quali non ottengono risultati migliori. Ô vero che ci sono dei Filosofi che in altri punti sembrano assolutamente sinceri, non di meno fanno cadere gli Artisti in questo errore, sostenendo con tutta serietà che quelli che non conoscono I’Oro dei Filosofi potranno comunque trovarlo nell’ oro comune, cotto con il Mercurio dei Filosofi. Filalete è di questo parere; egli assicura che il Trevisano, Zachaire e Flamel hanno seguito questa strada, aggiunge pero che non è quella la verta via dei saggi, benché conduca agli stessi risultati. Ma queste assicurazioni, per quanto possano apparire sincere traggono pur sempre in inganno gli Artisti i quali, volendo seguire lo stesso Filalete nella purificazione e nell’animazione come egli indica, del Mercurio comune per farlo diventare il Mercurio dei Filosofi (il che è un madornale errore sotto il quale ha voluto nascondere il segreto del Mercurio dei Saggi), sulla base della sua parola intraprendono un’opera faticosissima e assolutamente impossibile; cosi dopo un lungo lavoro pieno di affanni e di pericoli, non 29
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www.episteme.it hanno che un Mercurio un po’ piu impuro di quanto non fosse in precedenza al posto di un Mercurio animato dalla quintessenza celeste deplorevole errore che ha perduto e condotto alla rovina e che ancora porterà alla rovina un gran numero di Artisti. (cfr. L’entrée ouverte) PIROFILO Ô un gran vantaggio per diventare saggio a spese altrui: per quanto sta in me, mi sforzero di approfittare di questo errore seguendo i buoni Filosofi e comportandomi secondo i lumi che voi mi fate la grazia di darmi. Una delle cose che maggiormente contribuisce a confondere gli Artisti che si dedicano all’ Oro e al Mercurio è quello che dicono tutti i Filosofi, cioè che la loro pietra è composta di maschio e femmina e secondo l’oro l’Oro rappresenta il maschio e il Mercurio la femmina; so bene (come dice il mio Autore) che non è lo stesso per i metalli come per le cose che hanno vita (21), tuttavia vi sarò assai grato se vorrete avere la bontà di spiegarmi in che cosa consiste questa differenza. -Nota mia : la differenza potrebbe essere invero assai piccola. EUDOSSIO E’ una verità evidente che I’accoppiamento del maschio e della femmina è comandato dalla natura per la generazione degli animali; invece questa unione del maschio e della femmina per la produzione dell’elisir, così come per quella dei metalli è puramente allegorica, e non è più necessaria di quella per la produzione dei vegetali, la cui semenza contiene da sola tutto quello che è necessario per la germinazione, I’accrescimento e la moltiplicazione delle Piante. Nota mia: Attenzione: Fulcanelli precisa, e sembra sincero su questo punto, che la produzione dell’elisir è una vera e propria generazione; altresì sembra persuaso della reale natura di creature viventi dei minerali e metalli; e , in linea di massima, si può ben dire che dove c’è vita c’è sessualità: è stata tranquillamente riscontrata da tempo anche nei batteri.( cfr. i pili e le fimbrie) Noterete perciò che la materia Filosofica, o il Mercurio dei Filosofi, è una vera semenza, la quale, sebbene omogenea nella sua sostanza, possiede comunque una duplice natura: cioè partecipa ugualmente della natura dello zolfo e di quella del Mercurio metallici intimamente e inseparabilmente uniti, in cui uno tiene il posto di maschio e I’altro di femmina: per questo i Filosofi la chiamano Ermafrodito, ossia dotata dei due sessi; di maniera che senza che ci sia bisogno di mescolarla con un’altra cosa, essa basta da sola per produrre il figlio Filosofico con cui la famiglia puo essere moltiplicata all ‘infinito; proprio come un grano di frumento potrebbe col tempo e con la coltura produrre una quantità sufficientemente grande di grano da seminare un vasto campo. PIROFILO Se queste meraviglie sono tanto reali quanto sono verosimili bisogna riconoscere che la scienza che ne dà la conoscenza e ne insegna la pratica è quasi soprannaturale e divina; ma per non allontanarmi dal mio Autore, ditemi, vi prego, se la pietra non è troppo sfacciata a sostenere con vigore e senza allegare ragioni pertinenti, che senza di lei è imposssibile fare qualsiasi oro e qualsiasi argento che siano veri (22). L’Oro le contesta questa qualità col sostegno di ragioni che sono molto verosimili e le mette davanti agli occhi i suoi grandi www.episteme.it
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www.episteme.it difetti, come quello di essere una materia sporca, impura e velenosa mentre lui al contrario è una sostanza pura e senza imperfezioni; di maniera che mi sembra che questa alta pretesa della pietra, combattuta con argomenti che non appaiono privi di fondamento, ben meritava di essere sostenuta e provata con argomentazioni piu convincenti. EUDOSSIO Quanto ho detto in precedenza è più che sufficiente per stabilire la preminenza deIla pietra sull’oro e su tutte le cose create: se fate attenzione, riconoscerete che la forza della verità è così potente che I’oro, volendo screditare la pietra con i difetti che essa ha alla nascita, senza accorgersene afferma la sua superiorità con il piu solido degli argomenti che la pietra potrebbe essa stessa recare a suo favore. Eccolo. L’oro confessa e riconosce che la pietra fonda il suo diritto di preminenza sul fatto che è una cosa universale (23). Non basta questo per condannare I’oro e costringerlo a cedere alla pietra ? Non ignorate di quanto la materia universale sia al di sopra della materia particolare. Avete visto che la pietra è la più pura parte degli Elementi metallici e che di conseguenza è la materia prima del genere minerale e metallico e che quando questa stessa materia è stata animata e fecondata dall’unione naturale con la materia puramente universale, essa diventa la pietra vegetabile, la sola capace di produrre tutti i grandi effetti che i filosofi attribuiscono alle tre medicine dei tre generi. Non c’e bisogno di più forti ragioni per rifiutare una volta per tutte le immaginarie pretese dell’Oro e del Mercurio volgari; I’Oro e il Mercurio e tutte le altre sostanze particolari in cui la natura porta a termine le sue operazioni, siano perfetti o siano assolutamente imperfetti, sono completamente inutili e contrari alla nostra arte. PIROFILO Sono perfettamente convinto, ma conosco parecchie Persone che considerano la, pietra ridicola, la accusano di volersi fare forte della propria anzianità con I’oro. Questo autore sostiene lo stesso paradosso e ammonisce I’oro per il fatto che esso manca di rispetto alla pietra contraddicendo quella che è più anziana di lui (24). Tuttavia, siccome la pietra trae la sua origine dai metalli, mi sembra difficile comprendere il fondamento della sua anzianità. EUDOSSIO Non è difficile darvi soddisfazione su questo punto: addirittura mi sorprendo che abbiate formulato un simile dubbio; la pietra è la prima materia dei metalli e di conseguenza precede I’oro e tutti i metalli; se essa trae la sua origine o nasce dalla loro distruzione, questo non vuol dire che sia un prodotto successivo ai metalli, ma al contrario gli è anteriore, giacché è la materia con cui tutti i metalli sono stati formati. Il segreto dell’arte consiste nel saper estrarre dai metalli questa prima materia, o germe metallico, che deve vegetare per mezzo della fecondità dell’acqua del mare Filosofico. Nota mia: Qui vedo un’assimilazione forzata: la prima materia dei metalli non è affatto detto che sia il germe metallico. Anzi, la dottrina classica li tiene ben separati: è il germe metallico o zolfo che agendo sulla materia comune metallica o mercurio produce tutti i metalli. Per tornare al paragone già fatto del caglio e del latte : il germe o zolfo è il caglio, il mercurio o materia comune è il latte. 31
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www.episteme.it PIROFILO Eccomi convinto di questa verità, e trovo che I’oro non può essere scusato per aver mancato di rispetto alla sua maggiore età, che ha dalla sua parte i più antichi e i più grandi Filosofi. Ermes, Platone, Aristotele sono con lei. Nessuno può dubitare che costoro sono, in questa disputa, dei Giudici irrecusabili. Permettetemi soltanto di porvi una domanda su qualcuno dei passi di questi Filosofi che la pietra ha qui citato, per provare attraverso la loro autorità che essa è la sola e la vera materia dei saggi. Il brano della Tavola Smeraldina del Grande Ermes prova l’eccellenza della pietra, in quanto fa vedere che la pietra è dotata di due nature, cioè di quella degli Esseri superiori e di quella degli esseri inferiori, e che queste due nature, perfettamente simili, hanno una sola ed unica origine, di modo che dobbiamo concludere che essendo perfettamente unite nella pietra compongono un terzo essere di una virtù indicibile: ma non so se sarete della mia stessa opinione intorno alla traduzione di questo passo e al commento di Ortolanus. Si legge dopo queste parole: ciò che è in basso è come ciò che é che é in alto e ciò che è in alto è come ciò che é in basso, si legge (dico) per fare miracoli da una sola cosa (25) Secondo me, trovo che I’originale Latino ha tutto un altro significato: perché il quibus che unisce le ultime parole con le precedenti, vuol dire che attraverro queste cose (cioè attraverso I’unione di queste due nature) si fanno miracoli da una sola cosa. Il per di cui il traduttore ed il commentatore si sono serviti fa perdere il senso ed il nesso di un passo che è di per sé è giustissimo e comprensibilissimo. Ditemi, se volete, se la mia osservazione è fondata. EUDOSSIO Non soltanto la vostra osservazione è esattissima. Ma è anche di fondamentale importanza. Vi confesso che non vi avevo mai riflettuto; smentite qui il proverbio, visto che il discepolo si eleva al di sopra del maestro. Ma dal momento che io ho letto la tavola smeraldina piu frequentemente in latino che in francese, I’errore della traduzione e del commento non mi avevano fatto nascere difficoltà, come puo invece accadere a coloro che leggono solo in francese questo sunto della sublime Filosofia di Ermes. In effetti la natura superiore e la natura inferiore non sono simili per operare dei miracoli, ma è proprio perché sono simili che è possibile attraverso esse operare miracoli da una sola cosa. Vedete dunque che sono esattamente della vostra stessa opinione. PIROFILO Sono soddisfatto della mia osservazione, dubitavo che potesse meritare la vostra approvazione: ma dopo averla ottenuta, sono sicuro che gli studiosi mi saranno un poco grati per aver ottenuto da voi su questo argomento un chiarimento che indubbiamente soddisfarà (sic) i discepoli del Grande Ermes. Non c’è dubbio che il saggio Aristotele avesse perfettamente conosciuto la grande arte. Cio che ne ha scritto lo prova con tutta evidenza, anche in questa disputa la pietra sa valersi dell’ autorità di questo grande Filosofo, per mezzo di un passo che descrive le sue più singolari e sorprendenti qualità. Abbiate, se volete, la bontà di dirmi come interpretate queste parole: Essa sposa sé stessa, s’ ingravida da sé stessa, nasce da sé stessa (26). www.episteme.it
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www.episteme.it EUDOSSIO La pietra sposa se stessa, in quanto nella sua prima generazione è la natura, aiutata solamente dall’arte, che opera la perfetta unione delle due sostanze che le danno I’essere, da cui al medesimo tempo risulta la depurazione essenziale dello zolfo e del Mercurio metallici. Unione e sposalizio così naturali che I’artista il quale vi mette mano, apportandovi le disposizioni richieste, non saprebbe farne una dimostrazione con le leggi dell’arte, giacché non saprebbe neppure comprendere appieno il mistero di questa unione. Nota mia: pare che l’operatore si limita a creare le condizioni affinché la natura agisca, e non comprende neanche in pieno quello che accade. La Pietra si ingravida da sé stessa, quando I’arte, continuando ad aiutare la natura con mezzi perfettamente naturali mette la pietra nella disposizione che le conviene per impregnarsi essa stessa della semenza astrale, che la rende feconda e moltiplicativa della sua specie. La Pietra nasce da sé stessa, perché dopo essersi sposata ed ingravidata da sé stessa, I’arte non facendo altro che aiutare la natura per mezzo della somministrazione continua del calore necessario alla generazione, essa prende una nuova nascita da sé stessa, proprio come la Fenice rinasce dalle proprie ceneri, diventa il figlio del sole, la medicina universale di tutto ciò che ha vita, e il vero oro vivo dei Filosofi che, proseguendo l’aiuto dell’arte e del ministero dell’Artista, acquista in poco tempo il Diadema Reale e il potere sovrano su tutti i suoi fratelli. PIROFILO Capisco benissimo che sulla base di questi stessi principi non è difficile comprendere tutte le altre qualità che Aristotele attribuisce alla pietra, come il fatto di uccidersi da sé stessa; di riprendere vita da sé stessa; di sciogliersi da sé stesssa nel suo proprio sangue, di coagularsi nuovamente con lui e di acquistare infine tutte le proprietà della Pietra Filosofale. Dopo di ciò non trovo piu difficoltà nemmeno nel passo di Platone. Vi prego tuttavia di volermi dire che cosa questo antico, e con lui tutti quelli che I’hanno seguito, voglia significare dicendo che la pierra ha un corpo, un’anima e uno spirito e che tutte le cose sono da essa, per essa e in essa (27) EUDOSSIO Nell’ ordine naturale Platone avrebbe dovuto precedere Aristotele che fu suo discepolo e che verosimilmente apprese da lui la Filosofia segreta, della quale voleva che Alessandro Magno lo credesse perfettamente edotto, se se ne giudica attraverso alcuni passi degli scritti di questo Filosofo; ma quest’ordine è di scarsa importanza, e se esaminate attentamente il passo di Platone e quello di Aristotele, non vi troverete grande differenza nel significato; tuttavia per dare soddisfazione alla domanda che mi fate, vi dirò solamente che la pietra ha un corpo giacché è, così come vi ho detto prima, una sostanza completamente metallica che le dà il peso; ha un’anima, che è è la più pura sostanza degli Elementi, nella quale consiste la sua fissità e la sua stabilità; ha uno spirito, che unisce l’anima al corpo; questo le deriva particolarmente dall’infuenza degli astri, ed e il veicoIo delle tinture. Non avrete piu molta difficoltà a comprendere che tutte le cose sono da essa, per essa e in essa, giacché 33
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www.episteme.it avete già visto che la pietra non è soltanto la materia prima di tutti gli esseri compresi sotto il genere minerale e metallico, ma anche che è unita alla materia universale, da cui tutte le cose hanno avuto origine; sta lì il fondamento degli ultimi attributi con cui Platone qualifica la Pietra. PIROFILO Dal momento che vedo che la pietra non si attribuisce solamente le proprietà universaIi, ma pretende anche che il successo che alcuni artisti hanno ottenuto con certi procedimenti particolari, sia derivato unicamente da essa (28), vi confesso che ho qualche difficoltà a comprendere come questo sia potuto essere. EUDOSSIO Questo Filosofo però lo spiega con sufficienté chiarezza. Dice che alcuni Artisti che hanno conosciuto in modo imperfetto la Pietra e che non hanno appreso che una parte dell’ opera, avendo tuttavia lavorato con la pietra e trovato il mezzo di separare il suo spirito, che contiene Ia sua tintura, sono giunti alla conclusione di comunicarne qualche parte a dei metalli imperfetti, che presentano affinità con la pietra, ma che per non avere avuto una conoscenza completa delle sue virtù né del modo di lavorare con essa, il loro lavoro non gli ha arrecato una grande utilità; comunque il numero di questi Artisti è certamente assai modesto. PIROFILO Viene naturale concludere da quanto mi avete detto, che ci sono delle persone le quali hanno la pietra tra le mani senza conoscerne tutte le virtu, oppure, se anche le conoscono, non sanno come si deve lavorare con essa per riuscire nella grande opera, e che questa ignoranza è la causa per cui il loro non ha alcun successo. Vi prego di dirmi se è così. EUDOSSIO Senza dubbio parecchi Artisti hanno la pietra in loro possesso; alcuni la disprezzano come cosa vile, altri la ammirano per le caratteristiche in qualche modo soprannaturali che presenta alI’origine, senza sapere però tutto quello che vale. Ce ne se sono infine di quelli che non ignorano che si tratta del vero soggetto della Filosofia, ma le operazioni che gli studiosi dell’arte devono fare su questo nobile soggetto gli sono del tutto sconosciute, perché i libri non le insegnano e perché tutti i Filosofi nascondono questa meravigliosa arte che converte la pietra in Mercurio dei Filosofi, e che insegna a fare di questo la Pietra Filosofale. Questa prima pratica è I’opera segreta, intorno alla quale i Saggi non si pronunciano che per mezzo di Allegorie ed enigmi impenetrabili, o addirittura non ne parlano del tutto. Sta Iì, come ho detto, la grande pietra d’inciampo contro cui urtano quasi tutti gli Artisti. PIROFILO Felici coloro che posseggono queste grandi conoscenze! Per quanto mi riguarda, non posso che sentirmi lusingato di essere arrivato a questo punto: sono solo preoccupato di sapere in quale modo potrò ringraziarvi sufficientemente per avermi dato www.episteme.it
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www.episteme.it tutti i chiarimenti che potevo ragionevolmente sperare da voi sui punti essenziali di questa Filosofia, cosi come su tutti gli altri intorno ai quali avete voluto rispondere alle mie domande ma vi prego caldamente di non lasciarmi: ho da porvi ancora lacuni quesiti che mi sembrano di grandissima importanza . Questo Filosofo assicura che l’errore di quelli che hanno lavorato con la pietra e che non hanno avuto successo è derivato dal fatto che essi non hanno conosciuto I’orisine da cui vengono le tinture (29). Se la sorgente di questa fontana filosofica è così segreta e così difficile da scoprire, è evidente che sono molti quelli tratti in inganno: perche tutti generalmente credono che i metalli e i minerali, e in modo particolare I’oro, contengono nel loro centro questa tintura capace di trasmutare i metalli imperfetti. EUDOSSIO Questa sorgente d’acqua vivificante, dice il Cosmopolita sta davanti agli occhi di tutti, ma poche persone la conoscono. L’oro, I’argento, i metalli e i minerali non contengono afffatto una qualche tintura capace di moltiplicare fino all’infinito; questa non ce I’hanno che i metalli viventi dei Filosofi che hanno ottenuto dall’arte e dalla natura quesra capacità moltiplicativa : per tale ragione non sono che loro ad essere perfettamente edotti nei misteri Filosofici, a conoscere la vera origine delle tinture. Voi non siete tra coloro che ignorano dove i Filosofi attingano i loro tesori senza timore di prosciugarne la sorgente. Vi ho detto con chiarezza e senza ambiguità che il cielo e gli astri, ma plu particolarmente il sole e la luna sono il principio di questa fontana d’acqua viva. La sola capace di operare tutte le meraviglie che sapete. Ô questo che fa dire al Cosmopolita nel suo enigma che nell’Isola delle delizie di cui fa la descrizione, non c’è affatto acqua, e tutta quella che ci si sforzava di fate arrivare con macchine o con artifici o era inutile o era avvelenata, ad eccezione di quella che alcune persone riuscivano ad estrarre dai raggi del sole o della luna. Il mezzo per far discendere quest’acqua dal Cielo è certamente meraviglioso; avviene attraverso la pietra che contiene I’acqua centrale la quale è veramente una sola ed identica cosa con I’acqua celeste, ma il segreto consiste nel saper convertire la pietra in una Calamita che attira, abbraccia e unisce a sé questa quintessenza astrale, per farne insieme una sola essenza, perfetta e più che perfetta, di dare la perfezione a quanto è imperfetto dopo il compimento del Magistero. PIROFILO Vi sono riconoscente di volermi svelare misteri così grandi alla cui conoscenza non avrei mai potuto sperare di arrivare senza il soccorso dei vostri lumi! Ma giacché mi permettete di continuare, concedetemi anche, se volete, di dirvi che fino ad ora non avevo mai visto un Filosofo che spiegasse con tanta precisione perché colui che doveva dare una sposa alla pietra, la fa parlare in questo modo: Se questi Artisti avessero spinto la loro ricerca più lontano, e se avessero esaminato quale è la sposa che mi è propria: se I’avessero cercata e mi avessero unita ad essa, allora sì che io avrei potuto tingere mille volte di più (30). Benché io mi sia in generale persuaso che questo passo ha una relazione diretta con il precedente, debbo ciò nondimeno confessarvi che questa espressione, una sposa adatta alla pietra, non finisce di mettermi in imbarazzo. 35
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www.episteme.it EUDOSSIO E’ già molto tuttavia che riconosciate da solo che questo passo è in connessione con quello che vi ho appena spiegato; cioè voi siete nel giusto quando giudicate che la sposa che è propria alla pietra e deve esserle unita è appunto la fontana di acqua viva la cui sorgente tutta celeste, che ha precisamente il suo centro nel sole e nella luna, produce il limpido e prezioso ruscello dei Saggi che scorre nel mare dei Filosofi, il quale circonda tutto il mondo; non è senza fondamento che la divina fontana è chiamata da questo Autore la sposa della pietra; qualcuno I’ha rappresentata sotto la forma di una Ninfa celeste, qualche altro le ha dato il nome della Casta Diana, la cui purezza e verginità non sono affatto macchiate dal legame spirituale che I’unisce alla pietra. In una parola, questa congiunzione magnetica è lo sposalizio magico del Cielo con la terra di cui alcuni Filosofi hanno parlato, di modo che la sorgente feconda della tintura Fisica, che opera meraviglie così grandi, nasce da questa unione coniugale tutta misteriosa. Nota mia : questo riferimento continuo ad un legame tutto spirituale, alla verginità assoluta della fontana di acqua viva può autorizzare l’idea che l’emanazione all’opera non abbia nessuna base fisica concretamente materiale? Che agisca per irraggiamento puro? E quanto dopo tutto sostiene anche Canseliet nel commento alla quinta chiave di Basilio Valentino: “ Le lion , dont la tte est surmontée d’une couronne et du soleil, symbolise l’or philosophique et manifeste son avidité pour le liquide de l’énorme cornue maintenue par une accorte jeune fille. Il allonge sa patte griffue vers le récipient dont I’intérieur obscur, à travers le verre, nous fait suffisamment entendre que son contenu acqueux est recueilli la nuit. Expression de I’amour divin et agent d’harmonie universelle, cet esprit pénètre de son feu le coeur des mixtes, que I’on remarque végétant dans la main virginale de la Nature. A ce propos, il n’est sans doute pas inutile de relire ce que nous indique charitablement Limojon de Saint-Didier:” Comme le sage entreprend de faire par nostre art une chose, qui est au-dessus des forces ordinaires de la nature, comme d’amolir une pierre, & de faire vegeter un germe metallique, il se trouve indispensablement obligé d’entrer par une profonde méditation dans le plus secret interieur de la nature, & de se prevaloir des moyens simples, mais efficaces qu’elle luy en fournit; or vous ne devés pas ignorer que la nature dez le commencement du Printemps, pour se renouveler, & mettre toutes les semences, qui sont au sein de la terre, dans le mouvement qui est propre à la vegetation, impregne tout I’air qui environne Ia terre, d’un esprit mobile & fermentatif, qui tire son origine du pere de la nature; c’est proprement un nitre subtil, qui fait la fecondité de la terre dont il est l’ ame, & que le Cosmopolite appelle le sel-petre des philosophes “ L’esprit universel descend des espaces célestes au printemps et y remonte en automne. Ce mouvement circulaire de chute et d’ascension détermine un cycle annuel et régulier, dans lequel I’esprit joue le rôle de médiateur entre le ciel et la terre. II est plus abondant à l’ époque de la germination qu’au début de l’été, et manifeste son activité la nuit plutôt que le jour. Le raionnement solaire le dissipe, la chaleur le volatilise, les nuages I’interceptent, le vent le disperse et I’empêche de se fixer, mais, par contre, les radiations lunaires le favorisent et www.episteme.it
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www.episteme.it I’exaltent. A la superficie de la terre, il s’unit à I’eau pure de la rosée, qui lui sert de véhicule pour le règne végétal, et forme avec elle un sel doué d’une acidité particulière. Dans la distillation ou l’évaporation lente à I’abri de la lumière, on peut le récolter en cristaux minuscules, verts, très réfringents et possédant une certaine analogie qualitative avec le nitre ordinaire. C’est pourquoi le Cosmopolite, qui le connaissait fort bien, lui impose, dans ses traités, le nom de salpetre philosophique, avec le double sens de nitre et de sel de la pierre ( sal petrae). L’incorporation de I’esprit, son infiltration à travers la texture plus ou moins lâche des minéraux, n’impliquent pas la nécessité d’une dissolution préalable, ni de son transport dans un véhicule aqueux. Tout au contraire, c’est directement, tel qu’il nous parvient des espaces célestes sous forme de vibration obscure ou d’invisible énergie - qu’il peut s’allier aux métaux minéralisés. Cela démontre I’erreur de certains alchimistes qui, pour n’avoir pas compris son mode d’action, soumettent à la rosée de mai -extraite le plus souvent du nostoc - des métaux divisés, précipités, réduits en poudre impalpable. Le fluide universel, malgré sa grande subtilité, ne saurait pénetrer les corps métalliques, b’abord parce qu’il est déja corporitié lui-même dans Ia rosée, ensuite parce que la compacité, la densité, I’ inertie des métaux réduits par l’industrie humaine constituent autant d’ obstacIes à son introduction. Si I’on veut réussir leur animation, il est indispensable de les maintenir parfaitement en fusion, suivant que I’indique, sur cette image de la cinquième clef, le personnage au- visage de flammes et muni d’un soufflet. L’artiste possède un critérium infaillible de I’absorption requise de l’esprit par le corps. Celui-ci, en se refroidissant, se couvre de linéaments rayonnés, dirigés vers un céntre unique, désigné comrne le pòle par Philalèthe, lesquels, dans leur ensemble, offrent assez nettement une figure étoilée. PIROFILO Sento con una indicibile soddisfazione tutto I’effetto dei lumi di cui mi fate partecipe. E, visto che siamo in questo argomento, permettetemi, ve ne prego, di porvi una domanda che per essere fuori dal libro di questo Autore non per questo manca di essere essenziale a questo soggetto. Vi supplico di dirmi se il matrimonio magico tra il Cielo e la terra può avvenire in qualsiasi momento, o se ci sono dei periodi dell’anno gli uni più convenienti degli altri per celebrare queste Nozze Filosofiche. EUDOSSIO Sono andato ormai troppo oltre per potervi rifiutare un chiarimento così necessario e così ragionevole. Parecchi Filosofi hanno indicato la stagione dell’anno più opportuna a questa operazione. Alcuni proprio non ne hanno fatto mistero, altri più riservati non si sono scoperti su questo punto che mediante parabole. I primi hanno nominato il mese di Marzo e la primavera. Zachaire e qualche altro Filosofo dicono che iniziarono I’opera a Pasqua e che la terminarono felicemente nel corso dell’anno. I secondi si limitano a rappresentare il giardino delle Esperidi smaltato di fiori, in particolare di viole mammole e giacinti, che sono i primi a fiorire in primavera. Il Cosmopolita, più ingegnoso degli altri, per indicare che la stagione più adatta al lavoro Filosofico è quella in cui tutti gli esseri 37
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www.episteme.it viventi, sensitivi e vegetabili, sembrano animati da un nuovo fuoco che li spinge reciprocamente all’amore e alla moltiplicazione della loro specie, dice che Venere è la dea di quest’lsola incantevole nella quale vede svelati tutti i misteri della natura; ma per indicare con maggiore esattezza questa stagione, dice che si vedevano pascolare nella prateria dei montoni e dei tori con due giovani pastori, esprimendo chiaramente con questa allegoria spirituale i tre mesi della Primavera attraverso i tre segni celesti corrispondenti: Ariete, Toro e Gemelli. PIROFILO Sono incantato da queste interpretazioni. Esse sono così chiare che non proseguo in questi misteri, e forse non si farà tanto caso a quello che dico sulla soluzione di questi enigmi i cui significati tuttavia sono rimasti fino ad oggi impenetrabili per la maggior parte di coloro che credono invece di comprendere perfettamente i Filosofi. Sono persuaso che bisogna dare un grande importanza a tali spiegazioni, capaci di far vedere chiaro tra tante gravissime oscurità; effettivamente poche persone penserebbero che le viole e i giacinti di Espagnet, le bestie cornute del giardino delle Esperidi, il ventre e la tana del montone del Cosmopolita e di Filalete, l’Isola della dea Venere, i due pastori e tutto il resto che mi avete spiegato, significassero la stagione della Primavera. Non sono il solo che deve esservi grato per aver voluro svelare questi misteri, sono certo che in futuro ci sarà un gran numero di discepoli deIla scienza che benediranno la vostra memoria per avergli aperto gli occhi su un punto così essenziale alla grande arte come non si sarebbe potuto immaginare. EUDOSSIO Avete ragione quando dite che non si può affermare di conoscere i Filosofi a meno che non si abbia una intelligenza completa anche della più piccola cosa che hanno detto. La conoscenza della stagione adatta per lavorare al cominciamento dell’ opera non è di scarsa conseguenza: eccone la ragione fondamentale. Quando il saggio intraprende, per mezzo della nostra arte, a fare quella cosa che è al di sopra delle forze della natura, come ammollire una pietra e far vegetare un germe metallico si trova obbligatoriamente costretto ad entrare con profonde meditazioni nei più segreti recessi della natura e a valersi dei mezzi semplici ma efficaci che essa ha messo a sua disposizione; ora, non dovete ignorare che la natura offre I’inizio della Primavera per rinnovarsi e dare a tutte le sementi che sono nel seno della terra quel movimento che è proprio della vegetazione, impregna tutta I’aria che circonda la terra di uno spirito mobile e fermentativo che trae la sua origine dal padre della natura: è propriamente un nitro sottile che provoca la fecondità della terra, di cui è I’anima, e che il Cosmopolita chiama il salnitro dei Filosofi. Quindi è in questa feconda stagione che il saggio Artista, per fare germinare la sua semenza metallica, la coltiva, la spezzetta, la inumidisce la spruzza di questa prolifica rugiada, le dà tanto da bere quanto ne richiede il peso della natura;- nota mia: vide supra: fino alla comparsa del segno stellatoin tal modo il germe Filosofico concentrando questo spirito nel suo seno, ne viene animato e vivificato e acquista le proprietà che gli sono essenziali per diventare la pietra vegetativa e moltiplicativa. Spero che sarete soddisfatto di questo ragionamento, fondato sulle leggi e sui principi della natura. www.episteme.it
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www.episteme.it PIROFILO : Sarebbe impossibile esserlo di più; voi mi date dei lumi che i Filosofi hanno nascosto sotto un velo impenetrabile, e mi dite cose importanti, tanto che io spingerei le mie domande più oltre per approfittare della bontà che avete di non nascondermi nulla; ma per non abusare, ritorno a quel passo del mio Autore dove la pietra sostiene di fronte all’Oro e al Mercurio che è impossibile che si abbia una vera unione tra le loro due sostanze; perché (dice loro) voi non siete un solo corpo ma due corpi insieme, e di conseguenza siete contrari, siete contrari se si considerano le leggi della natura (31). So bene che la penetrazione delle sostanze, non essendo possibile secondo Ie leggi della natura, non lo é di piu la loro unione perfetta e che in quel senso due corpi sono contrari I’uno all’altro: tuttavia dal momento che quasi tutti i Filosofi assicurano che il Mercurio è la prima materia dei metalli, e che secondo Geber non è un corpo ma uno spirito che penetra i corpi, e in modo particolare quello dell’oro, per il quale ha un’evidente simpatia non è verosimile che queste due sostanze, questo corpo e questo spirito, possano unirsi perfettamente per farne una sola ed unica cosa di una stessa natura? EUDOSSIO Notate che ci sono due errori nel vostro ragionamento; il primo è che voi credete che il Mercuno comune è la prima e semplice materia di cui sono formati i metalli nelle miniere: non è così. Il Mercurio è un metallo che per avere meno zolfo e minori impurità terrestri degli altri metalli, é liquido e scorrevole, si unisce con i metalli, ma in modo particolare con I’oro, che è il più puro di tutti; e si unisce meno facilmente con gIi altri metalli, proporzionalmente alla maggiore o minore impurezza della loro composizione naturaIe. Dovete dunque sapere che c’è una materia prima dei metalli di cui il Mercurio stesso è formato, è un’acqua vischiosa e Mercuriale, che è l’acqua della nostra pietra. Ecco qual è: I’opinione degli autentici Filosofi. Mi dilungherei troppo se volessi esporre qui tutto quanto c’è da dire a questo proposito. Vengo quindi al secondo errore del vostro ragionamento che consiste nel fatto che voi vi immaginate che il Mercurio comune sia uno spirito metallico che, secondo Geber, può penetrare intetiormente e tingere i metalli, unirsi e stare con essi, dopo essere stato artificialmente fissato. Ma dovete considerare che il Mercurio è chiamato da Geber spirito per il fatto che sfugge al fuoco a causa della mobilità della sua sostanza omogenea: tuttavia questa proprietà non gli impedisce di essere un corpo metallico, il quale per questa ragione non puo mai unirsi così perfettamente con un altro metallo da non separarsene sempre quando si sente spinto dall’azione del fuoco. L’esperienza dimostra I’evidenza di questa argomentazione, di conseguenza la pietra ha ragione di dire all’oro che non si potrà mai fare una sua perfetta unione con il Mercurio. PIROFILO Comprendo benissimo che il mio discorso era sbagliato e, per dirvi il vero, non avrei potuto mai immaginare che il Mercurio comune fosse la materia prima dei metalli, sebbene parecchi autorevoli Filosofi pongano questa verita come uno dei fondamenti dell’arte. 39
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www.episteme.it E sono persuaso che non è possibile trovare nelle miniere la vera materia prima dei metalli, separata dai corpi metallici: essa non è che un vapore, un’acqua vischiosa, uno spirito invisibile; credo insomma in una parola che il seme non si trova che nel frutto. Non so se parlo a ragione, ma credo che stia Ii il vero senso dei chiarimenti che avete avuto la bontà di darmi. EUDOSSIO Non si potrebbe aver compreso meglio di quanto voi avete fatto di queste verità note a poche persone. Si prova soddisfazione a parlare apertamente con voi dei misteri Filosofici. Ditemi quali sono le domande che avete ancora da farmi. PIROFILO Non so se la pietra non si contraddica da sola quando si vanta di avere un corpo imperfetto con un’ anima costante e una tintura penetrante (32), queste due grandi perfezioni mi appaiono incompatibili con un corpo imperfetto. EUDOSSIO Si direbbe che voi abbiate già dimenticato una fondamentale vérità di cui vi eravate perfettamente convinto prima; rammentate dunque che se il corpo della pietra non fosse imperfetto, di una imperfezione tuttavia nella quale la natura non ha terminato la sua opera, non vi si potrebbe cercare e ancor meno trovare la perfezione. Stabilito questo, vi sarà assai facile comprendere che la costanza dell’ anima e la perfezione della tintura non sono attuali, né in condizioée di manifestarsi nella pietra finché essa si trova nel suo essere imperfetto, ma quando, con il proseguire dell’opera, la sostanza della pietra è passata dall’imperfezione alla perfezione, e dalla perfezione alla più che perfezione, la costanza della sua anima e I’efficacia della tintura del suo spirito, si trovano condotti dalla potenza all’atto; di maniera che I’anima, lo spirito e il corpo della piétra, ugualmente esaltati, compongono un tutto di una natura e di una virtù inconcepibili. PIROFILO Giacché le mie domande vi danno occasione di dire cose tanto singolari, non abbiatevene a male, vi prego, se continuo. Sono sempre stato convinto che la Pietra dei Filosofi fosse una sostanza reale, percepibile ai sensi; invece mi accorgo che questo Autore sostiene il contrario dicendo: la nostra pietra è invisibile (33). Vi assicuro che nonostante la grande opinione che ho di questo Filosofo, mi si deve consentire di non essere d’accordo con lui su questo punto. EUDOSSIO Spero però che lo sarete ben presto. Questo Filosofo non è il solo a parlare in tal modo: per la maggior parte sono del suo stesso parere, e a dirvi il vero la nostra pietra è veramente invisibile, sia per quanto riguarda la sua materia sia per quanto riguarda la sua forma. In riguardo alla sua materia, perché sebbene la nostra pietra, o meglio il nostro Mercurio (non c’è affatto differenza), esista realmente, è vero tuttavia che non appare ai nostri occhi, a meno che I’artista non dia una mano alla natura per aiutarla a mettere al mondo questa produzione Filosofica; è quello che fa dire al Cosmopolita che il soggetto www.episteme.it
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www.episteme.it della nostra Filosofia ha una esistenza reale ma non si fa affatto vedere se non quando piace all’artista di farla comparire. La pietra non è meno invisibile riguardo alla forma; chiamo qui forma il principio delle sue meravigliose facoltà, tanto più che questo principio, questa energia della pietra e questo spitito nel quale risiede I’efficacia della sua tintura, è una pura essenza astrale impalpabile, che non si manifesta che attraverso gli effetti sorprendenti che produce. I Filosofi parlano spesso della loro pietra considerata in questo senso. Ermes la intende così quando afferma che il vento la porta nel suo ventre e il Cosmopolita non si distacca per nulla da questo Padre della filosofia quando assicura che il nostro soggetto è davanti agli occhi di tutti,x nessuno può vivere senza di lui e tutte le Crerlture se ne servono, ma poche persone lo scorgono. Ebbene, non siete dell’opinione del vostro Autore, e non riconoscete che, in qualsiasi modo considerate la pietra, è giusto dire che è invisibile? PIROFILO Bisognerebbe che non avessi né spirito né ragione per non essere d’accordo su una verità che mi fate toccare con mano, riveIandomi al tempo stesso il senso piu nascosto e più misterioso delle scritture Filosofiche. Mi trovo cosi illuminato da tutto quello che mi dite, che mi sembra che gli Autori più astratti non avranno più segreti per me; vi sarò comunque assai obbligato se vorrete dirmi iI vostro pensiero intorno all’affermazione avanzata da questo Autore che non è possibile cercare il possesso del Mercurio Filosofico altrimenti che mediante due corpi, I’uno dei quali non puo ricevere la perfezione senza I’altro (34). Questo passo mi sembra così positivo e così preciso che non dubito che sia fondamentale nella pratica dell’opera. EUDOSSIO Certamente non ce ne sono di più fondamentali, giacché questo Filosofo vi mette qui in rilievo in quale modo si forma la pietra sulla quale è basata tutta la nostra Filosofia; in effetti il nostro Mercurio, o nostra pietra, trae origine da due corpi: osservate che non è il miscuglio di due corpi che produce il nostro Mercurio, o la nostra pietra, perché avete appena visto che i corpi sono contrari e che non se ne può fare una perfetta unione: la nostra pietra nasce al contrario dalla distruzione di due corpi, i quali agiscono I’uno sull’altro come il maschio e la femmina, o come il corpo e lo spirito, in una maniera tanto naturale da essere incomprensibile all’artista il quale vi apporta I’aiuto necessario; i corpi cessano completamente di essere quello che erano in precedenza per mettere in luce una produzione di natura e di origine meravigliose e che ha tutte le disposizioni necessarie per essere condotta attraverso I’arte e la natura, di perfezione in perfezione fino al supremo grado che è al di sopra della natura stessa. Osservate anche che in questi due corpi che si distruggono e si confondono I’uno nell’altro per la produzione di una terza sostanza e dei quali I’uno occupa il posto del maschio e l’altro della femmina, in questa nuova generazione, si trovano due agenti che si liberano della loro sostanza più grossolana in questa azione, cambiano la natura per mettere al mondo un figlio di origine più nobile e più illustre di quella del padre 41
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www.episteme.it e della madre che gli danno I’esistenza; cosi esso presenta nascendo dei segni visibili che fanno vedere evidentemente che il Cielo ha presieduto alla sua nascita. Osservate inoltre che la nostra pietra rinasce diverse e svariate volte, ma che, in ognuna delle sue nuove nascire, trae sempre la sua origine da due cose. Avete visto come comincia a nascere da due corpi: avete visto che sposa una Ninfa Celeste dopo che è stata liberata dalla sua forma terrestre, per non fare che una sola ed unica cosa con lei; sappiate anche che dopo che la pietra è apparsa di nuovo sotto una forma terrestre, deve ancora essere sposata con una sposa del suo stesso sangue, di maniera che sono sempre due cose che ne producono una sola, di una sola ed unica specie, e siccome è una verità evidente che in tutti i differenti stati della pietra, le due cose che si uniscono per darle nuova vita derivano da una sola ed unica cosa, è appunto su questo fondamento deIIa natura che il Cosmopolita basa una incontestabile verità della nostra Filosofia, cioè che da uno se ne fanno due e da due uno, in cui terminano tutte le operazioni naturali e Filosofiche, senza poter andare più oltre. PIROFILO Voi mi rendete queste sublimi verità, per quanto astratte siano così comprensibili e così concrete che le comprendo con altrettanta evidenza che se si trattasse di dimostrazioni Matematiche. Permettetemi, se volete, di domandarvi ancora qualche chiarimento affinché non mi resti più nessun dubbio sull’interpretazione di questo Autore. Ho capito perfettamente che la pietra nata da due sostanze di una stessa specie, è un tutto omogeneo, un terzo essere dotato di due nature che la rendono la sola bastante da sé stessa alla generazione del figlio del sole; ma ho qualche difficoltà ad afferrare bene, come questo Filosofo intende che la sola cosa da cui si fa la medicina universale è l’acqua e lo spirito del corpo (35). EUDOSSIO Vi accorgerete che il senso di questo passo si chiarisce da solo se rammenterete che la prima e più importante operazione della pratica della prima opera è di ridurre in acqua il corpo, che è la nostra pietra e che questo punto è il piu segreto dei nostri misteri. Nota mia: messo così sembra difficile che possa trattarsi, dopo tutto, della banale fusione. Seguita a venirmi in mente il burro- Vi ho fatto vedere che quest’acqua deve essere vivificata e fecondata da una semenza astrale e da uno spirito celeste, nel quale sta tutta I’efficacia della tintura Fisica: di maniera che, se fate attenzione, riconoscerete che non c’è verità più evidente nella nostra Filosofia di quella avanzata dal vostro Autore, cioè che la sola cosa di cui il saggio ha bisogno, per fare ogni cosa, non è altro che I’acqua e lo spirito del corpo. L’acqua è il corpo e I’anima del nostro soggetto; la semenza astrale ne è lo spirito, per questo i Filosofi assicurano che la loro materia ha un corpo, un’anima e uno spirito. PIROFILO Devo riconoscere che mi sono sviato da solo e che se avessi riflettuto meglio, non avrei formulato nessun dubbio su questo punto: eccone però un altro che non è affatto causa di dubbi, ma che non per questo mi fa meno sperare che vorrete dirmi il vostro www.episteme.it
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www.episteme.it pensiero su queste parole: cioè che la sola cosa che è il soggetto dell’arte e che non ha paragone nel mondo è però vile e si può averla a poco prezzo (36). EUDOSSIO Questa cosa tanto preziosa per gli eccellenti doni di cui il Cielo ha voluto provvederla è veramente vile, per quanto riguarda le sostanze da cui trae origine. Il loro prezzo non è al di sopra delle possibilità dei poveri. Dieci soldi sono più che sufficienti per comperare la materia della pietra. Tuttavia gli strumenti e i mezzi per proseguire le operazioni dell’arte, richiedono un pò di spesa, il che fa dire a Geber che I’opera non è fatta per i poveri. La materia è quindi vile, se si considera il fondamento dell’arte, giacché costa assai poco; non è meno vile, se si considera esteriormente quello che le dà la perfezione, perché a questo riguardo non costa niente del tutto; tanto più che tutti I’hanno in proprio potere, sostiene il Cosmopolita; di modo che sia che distinguiate queste cose, sia che le confondiate (come fanno i Filosofi per trarre in inganno gli sciocchi e gli ignoranti) è una verità evidente che la pietra è una cosa vile in un senso, ma è preziosissima in un altro, e soltanto gli sciocchi la disprezzano, perché così ha giustamente deciso Dio. PIROFILO Eccomi tanto edotto quanto posso desiderarlo; solamente fatemi la grazia di dirmi come può conoscersi qual è la vera via dei Filosofi, giacché ne descrivono parecchie, una diversa dall’altra e tali che spesso sembrano opposte. I loro libri sono pieni di una infinità di differenti operazioni; cioè congiunzioni, calcinazioni, mistioni, separazioni, sublimazioni, distillazioni, coagulazioni, fissazioni, disseccazioni, e su ognuna di queste scrivono degli interi capitoli; il che mette gli Artisti in tale confusione che gli è quasi impossibile uscirne felicemente. Questo Flosofa insinua, sembra, che come non c’è che una cosa in questa grande arte, cosi non c’è che una via, e per giustificare questa affermazione dice che la soluzione del corpo non si fa che nel suo proprio sangue (37) Non c’è nessun altro punto di questo scritto in cui i vostri lumi mi siano più necessari che in questo, che concerne la pratica dell’opera, sulla quale tutti i Filosofi non fanno parola: vi scongiuro di non rifiutarmeli. EUDOSSIO Non è senza una buona ragione che mi fate questa domanda; essa si riferisce al punto essenziale dell’opera; mi augurerei tutto cuore di potervi rispondere con la stessa chiarezza con cui ho soddisfatto parecchie volte altre domande. Vi assicuro che vi ho sempre detto la verità; voglio farlo ancora, ma sapete che i misteri della nostra sacra scienza non possono essere insegnati che in termini misteriosi. Vi dirò tuttavia senza equivoci che I’intento generale della nostra arte è di purificare esattamente e di rendere sottile una materia per sé stessa immonda e grezza. Ecco una importantissima verità ché merita la vostra riflessione. Osservate che per arrivare a questo fine, sono richieste parecchie operazioni che, in quanto tutte tendono ad un unico scopo, non sono in sostanza considerate dai Filosofi che come una sola ed unica operazione, differentemente condotta. 43
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www.episteme.it Notate che il fuoco in primo luogo separa le parti eterogenee e unisce la parti omogenee della nostra pietra; che il fuoco segreto produce successivamente il medesimo effetto, ma con maggiore efficacia introducendo nella materia uno spirito igneo, che apre completamente la porta segreta la quale rende sottile e sublima le parti pure, separandole dalle parti terrestri e combustibili. La soluzione che si opera in seguito, attraverso l’aggiunta della quintessenza astrale che anima la pietra, ne fa una terza depurazione e la distillazione la conclude definitamente, anche purificando e rendendo sottile la pietra attaverso parecchi gradi differenti, ai quali i Filosofi sono soliti dare i nomi di altrettante operazioni diverse e di conversione degli elementi; la si eleva fino alla perfezione, che è la disposizione prossima per condurla alla più che perfezione, attraverso un regime proporzionato allo scopo finale dell’arte, cioè fino alla fissazione perfetta. Vedete quindi che a parlare propriamente non c’è che un intento nella prima opera e che i Filosofi ne descrivono numerosi solo perché essi considerano i diversi gradi di depurazione altrettante operazioni e vie differenti, con lo scopo (così come mette in evidenza perfettamente il vostro Autore) di nascondere questa grande arte. Per quanto riguarda le parole con cui il vostro Autore conclude, cioè che la soluzione del corpo avviene nel suo proprio sangue, vi devo fare osservare che nella nostra arte si operano in tre tempi differenti tre soluzioni essenziali, nelle quali il corpo non si dissolve che nel suo proprio sangue, all’ inizio, a metà e alla fine dell’opera; osservate bene questo punto. Vi ho già mostrato come nelle principali operazioni dell’arte, ci sono sempre due cose che ne producono una, come di queste due cose una rappresenta il maschio e I’altra la femmina; una è il corpo e I’altra lo spirito: dovete applicare qui questi principi. Cioè che nelle tre soluzioni di cui sto parlando, il maschio e la femmina, il corpo e lo spirito non sono altro che il corpo e il sangue, e che queste due cose sono di una stessa natura e di una stessa specie; di maniera che la soluzione del corpo nel suo proprio sangue, è la soluzione del maschio attraverso la femmina, e quella del corpo attraverso il suo spirito. Ecco I’ordine di queste tre soluzioni importanti. Inutilmente tentereste di operare attraverso il fuoco la vera soluzione del maschio nella prima operazione, non vi riuscireste mai senza la congiunzione della femmina; è nel loro abbraccio reciproco che essi si confondono e si cambiano l’un I’altra, per produrre un tutto omogeneo, diverso dai due. Inutilmente avreste aperto e sublimato il corpo della pietra, sarebbe del tutto inutile se non le faceste sposare la femmina che la natura le ha destinato; essa è questo spirito da cui il corpo ha tratto la sua prima origine; percio vi si scioglie, come fa il ghiaccio al calore del fuoco, come ha sottolineato il vostro Autore. Infine inutilmente provereste a fare la perfetta soluzione dello stesso corpo se non avrete ripetuto su di lui I’effusione del suo proprio sangue, che è il suo mestruo naturale, la sua femmina e il suo spirito insieme, con cui si unisce intimamente e che ne fanno una sola ed unica sostanza. PIROFILO Dopo tutto quello che mi avete rivelato non ho più niente da chiedervi circa I’interpretazione di questo Autore. Comprendo benissimo tutte le altre qualità che egli attribuisce alla pietra, al di sopra dell’Oro e del Mercurio. Capisco anche come l’eccesso di www.episteme.it
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www.episteme.it rabbia di questi due Campioni li porti ad unire le loro forze per vincere la pietra con le armi, non avendo potuto sopraffarla con le parole; ma come interpretate voi che la pietra li disperde e li ingoia I’uno e I’altro, di maniera che non ne rimane alcuna traccia (38)? EUDOSSIO Non sapete che il Grande Ermes dice che la pietra è la forza forte di ogni forza? Perché essa vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Ô cio che il vostro Filosofo dice qui in altre parole, per insegnarvi che la potenza della pietra è tanto grande che niente è capace di resisterle. Supera infatti tutti i metalli imperfetti, tramutandoli in metaIli perfetti, in modo tale che non resta alcuna traccia di ciò che erano in precedenza. Nota mia: per me si deve intendere invece che la pietra dei filosofi attacca profondamente tutti i metalli planetari salvo l’oro; ma neanche esso può più resistergli quando da pietra dei filosofi diventa finalmente Pietra Filosofale. PIROFILO Comprendo perfettamente queste ragioni, ma ciò nonostante mi rimane un dubbio riguardo i metalli perfetti; I’oro per esempio è un metallo costante e perfetto, che la pietra non dovrebbe inghiottire. EUDOSSIO Il vostro dubbio è privo di fondamento, perché come la pietra, a parlare propriamente, non inghiotte i metalli imperfetti ma ne cambia in tale modo la natura che non ne rimane nulla che permetta di capire che cosa fossero in precedenza; allo stesso modo la pietra non potendo inghiottire I’oro, né tramutarlo in un metallo piu perfetto, lo trasforma in medicina mille volte più perfetta dell’oro, giacché può allora tramutare mille volte tanto di metallo imperfetto, secondo il grado di perfezione che la pietra ha ricevuto dal Magistero. PIROFILO Riconosco lo scarso fondamento che c’era nel mio dubbio ma a dire il vero ci sono tante sottigliezze in ognuna delle parole dei Filosofi, che non dovete trovare strano che io mi sia spesso bloccato su delle cose che avrebbero dovuto essermi sufficientemente comprensibili di per sé stesse. Non mi rimangono più che due domande da farvi a proposito dei due consigli che il mio Autore dà agli studiosi, intorno alla maniera di procedere e allo scopo che devono prefissarsi nella ricerca della medicina universale. Consiglia loro in primo luogo di aguzzare lo spirito; di leggere gli scritti dei Saggi con prudenza; di lavorare con precisione; di agire senza precipitazione in un’opera tanto preziosa, perché, dice, ci vuole il tempo stabilito dalla natura; come i frutti degli alberi e i grappoli d’uva dei vigneti (39). Comprendo perfettamente l’utilità di questi consigli, ma vi prego di volermi spiegarc come deve intendersi questa limitazione del tempo. EUDOSSIO Il vostro Autore ve lo spiega a sufficienza per mezzo della comparazione dei frutti, prodotti dalla natura nel tempo prestabilito; questo paragone è giusto: la pietra è un campo che il Saggio coltiva, nel quale I’arte e la natura hanno messo la semenza che deve produrre il suo frutto. E, come per la perfetta produzione dei frutti sono necessarie le 45
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www.episteme.it quattro stagioni dell’anno, cosi anche la pietra ha le sue stagioni determinate. Il suo inverno, durante il quale il freddo e l’umidità predominano in questa terra preparata e inseminata; la sua primavera, in cui la semenza Filosofica venendo riscaldata dà dei segni di vegetazione e di accrescimento; la sua estate, nel corso della quale il suo frutto matura e diventa pronto per la moltiplicazione; il suo autunno, quando questo frutto perfettamente maturo consola il Saggio, che ha la soddisfazione di coglierlo. Per non lasciarvi nulla a desiderare a questo proposito, debbo farvi notare qui tre cose. La prima, che il Saggio deve imitare la natura nella pratica dell’opera, e come questa sapiente operaia non può produrre niente di perfetto se se ne violenta il corso, cosi I’artista deve lasciare agire interiormente i principi della sua materia, somministrandole esternamente un calore proporzionato alle sue necessità. La seconda, che la conoscenza delle quattro stagioni dell’opera dev’essere la regola che il Saggio deve seguire nei differenti regimi del fuoco, proporzionandolo ad ognuno, secondo come dimostra la natura la quale ha bisogno di minor calore per far fiorire gli alberi e produrre i frutti di quanto non ne occorra per farli maturare perfettamente. La terza che sebbene I’opera abbia le sue quattro stagioni, come Ia natura, non ne consegue che le stagioni dell’arte e quelle della natura debbano corrispondere precisamente le une alle altre, in quanto I’estate dell’opera può tranquillamente arrivare durante I’autunno della natura, e il suo autunno durante I’inverno. Ô sufficiente che il regime del fuoco sia proporzionato alla stagione dell’opera, è solo in ciò che consiste il grande segreto del Regime, per il quale non posso darvi regole più precise. PIROFILO Attraverso questo discorso e questa similitudine, mi fate vedere con chiarezza un punto di cui i Filosofi hanno fatto uno dei loro più grandi misteri; perché la comprensione dei regimi non si puo ricavare dai loro scritti; ma mi accorgo con grandissima soddisfazione che imitando la natura e iniziando l’ordine delle stagioni dell’opera dall’inverno, non deve essere difficile per il saggio stabilire come, attraverso i differenti gradi di calore, che corrispondono a queste stagioni, può aiutare la natura e condurre a una perfetta maturazione i frutti di questa pianta Filosofica. Il mio Autore consiglia in secondo luogo agli Studiosi di avere la rettitudine nel cuore e di proporsi, in questo lavoro, un fine onesto, dichiarando decisamente che se essi non hanno queste buone disposizioni, non devono aspettarsi sulla loro opera la benedizione del Cielo, dalla quale dipende qualsiasi buon risultato. Assicura che Dio non partecipa un dono cosi grande che a coloro i quali vogliono farne buon uso e ne priva chi intende servirsene per commettere il male (40), Sembra che sia soltanto un modo di dire comune ai Filosofi: vi prego di dirmi quali riflessioni si debbono fare su quest’ultimo punto. EUDOSSIO Siete abbastanza addentro nella nostra Filosofia per capire che il possesso della medicina universale e del grande Elisir è, tra tutti i beni di questo mondo, il piu reale, il più stimabile e il più grande di cui possano godere gli uomini. Infatti le ricchezze immense, le dignità sovrane e tutte Ie grandezze della terra non si possono affatto paragonare a questo www.episteme.it
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www.episteme.it prezioso tesoro, che è il solo dei beni temporali capace di riempire il cuore dell’uomo. Esso dà a chi lo possiede una vita lunga, esente da qualsiasi specie di infermità e mette in suo potere più oro e argento di quanto ne abbiano i più grandi Monarchi tutti insieme. Quesro tesoro ha inoltre una qualità particolare al di sopra di tutti gli altri beni della vita, e cioè che colui che ne gode è perfettamente appagato anche al solo contemplarlo, e non può mai venire turbato dal timore di perderlo. Siate del resto pienamente convinto che Dio governa il mondo; che la sua divina Provvidenza vi fa regnare I’ordine fissato dalla sua saggezza infinita all’inizio dei secoli; e che questa Provvidenza non è affatto la cieca fatalità degli antichi, né la pretesa prigione o I’ordine necessario delle cose che deve svolgersi senza nessuna distinzione, siate al contrario ben persuaso che la saggezza di Dio presiede a tutti gli avvenimenti che accadono nel mondo. Sul duplice fondamento che queste due riflessioni stabiliscono, non potete avere dubbi che Dio, il quale dispone sovranamente di tutti i beni della terra, permetterà mai che coloro i quali si dedicano alla ricerca di questo prezioso tesoro, nell’intento di farne un cattivo uso, possano con il loro lavoro arrivare a possederlo: infatti quali mali non sarebbe capace di provocare nel mondo uno Spirito perverso, che non avrebbe altro scopo che quello di soddisfare le proprie ambizioni e appagare la propria cupidigia, se riuscisse ad avere in suo potere e nelle sue mani questo mezzo infallibile per attuare i suoi progetti più criminosi; per questo motivo i Filosofi che conoscono perfettamente i mali e i disordini che potrebbero derivare alla società civile se la conoscenza di questo grande segreto venisse rivelata agli empi, ne trattano con prudenza e non ne parlano che per enigmi, per non essere compresi che da coloro dei quali Dio vuol benedire lo studio ed il lavoro. PIROFILO Tutti coloro che hanno del buon senso e vivono nel timore di Dio saranno di questi stessi sentimenti e dovranno essere perfettamente persuasi che per riuscire in una cosi grande e così importante impresa, non devono mancare di supplicare incessantemente la bontà Divina, perché illumini i nostri spiriti e conceda la sua benedizione alle nostre fatiche. Non mi rimane altro che rendervi umilissime grazie per avermi voluto considerare uno Studioso della scienza, di avermi parlato sinceramente e di avermi istruito in misteri tanto grandi con tale chiarezza e così intelligibilmente quanto è possibile farlo e quanto potevo sperare. Vi assicuro che la mia riconoscenza durerà per tutta la vita.
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www.episteme.it LETTERA AI VERI DISCEPOLI DI ERMES CONTENENTE LE SEI PRINCIPALI CHIAVI DELLA FILOSOFIA SEGRETA
Se scrivessi questa lettera per convincere della verità della nostra Filosofia coloro i quali si immaginano che essa non è che una vana idea e un puro Paradosso, seguirei I’esempio di parecchi maestri di questa arte; mi sforzerei di convincere dei loro errori queste specie di spirlti , dimostrando loro la solidità dei principi della nostra scienza, basati sulle leggi e sulle operazioni della natura, e non parlerei che superficialmente di quello che concerne la sua pratica. Ma siccome ho tutt’altro progetto e scrivo solo per voi, saggi Discepoli di Ermes e veri Studiosi dell’arte, il mio unico scopo è quello di servirvi da guida in una strada tanto difficile da percorrere. La nostra pratica infatti è un sentiero nella sabbia, in cui ci si deve guidare con la stella del Nord, piuttosto che con le orme che vi sono impresse. La confusione delle tracce che un numero quasi infinito di persone vi hanno lasciato, è cosi grande e vi si trovano tanti sentieri differenti che conducono quasi tutti in orribili deserti, da essere quasi impossibile non smarrire la retta via, che i soli saggi favoriti dal Cielo hanno felicemente saputo distinguere e riconoscere. Questa confusione arresta senza scampo gli studiosi, alcuni fin dall’inizio, altri a metà di questo corso Filosofico, e qualche altro anche quando si avvicina al termine di questo faticoso viaggio e comincia ad intravedere la felice conclusione della sua impresa, ma non si accorge che quel poco di strada che gli resta da fare è la piu difficile. Non sa che gli invidiosi della sua fortuna hanno scavato delle fosse e dei precipizi al centro della strada e che non conoscendo le deviazioni segrete attraverso le quali i saggi evitano queste pericolose trappole perde disgraziatamente tutto il vantaggio che aveva acquistato proprio nel momento in cui si immaginava di aver superato tutte le difficoltà. Vi confesso in tutta sincerità che la pratica della nostra arte è la cosa più difficile del mondo, non in rapporto alle operazioni, ma a riguardo delle difficoltà che presenta quando si vog]ia impararla chiaramente dai libri dei Filosofi; perché se da una parte è chiamata, e a ragione, un gioco da ragazzi, dalI’altra parte richiede in quelli che ne cercano la verità attraverso il loro lavoro e il loro studio, una conoscenza profonda dei principi e delle operazioni della natura nei tre generi, ma in particolare nel genere minerale e metallico. Ô un grande problema trovare la vera materia che è il soggetto della nostra opera; bisogna penetrare mille veli oscuri che la avvolgono bisogna riconoscerla con il suo proprio nome tra un milione di nomi straordinari con cui i Filosofi I’hanno differentemente indicata; bisogna comprenderne tutte le proprietà e distinguere tutti i gradi di perfezione che I’arte è capace di darle; bisogna conoscere il fuoco segreto dei saggi che è il solo agente che può aprire, sublimare, purificare e predisporre la materia ad essere ridotta in acqua; bisogna giungere attraverso di essa fino alla sorgente divina dell’acqua celeste che opera la soluzione I’animazione, e la purificazione della pietra; bisogna saper convertire la nostra acqua metallica in olio combustibile mediante la completa soluzione del corpo, da cui essa ricava la sua origine, e a questo scopo www.episteme.it
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www.episteme.it bisogna fare la conversione degli elementi, la separazione e la riunione dei tre principi; bisogna imparare come se ne deve fare un Mercurio bianco e un mercurio giallo; bisogna fissare questo Mercurio, nutrirlo con il proprio sangue affinché si trasformi in zolfo fisso dei Filosofi. Ecco quali sono i punti fondamentali della nostra arte; il resto dell’opera lo si trova insegnato con sufficiente chiarezza nei Iibri dei Filosofi, tanto da non avere bisogno di una più ampia spiegazione. Come ci sono tre regni nella natura, cosi ci sono tre medicine nella nostra arte, che fanno tre Opere differenti nella pratica e che tuttavia non sono che tre differenti gradi che portano il nostro elisir alla sua ultima perfezione. Queste importanti operazioni delle tre Opere sono serbate sotto la Chiave del segreto da tutti i Filosofi, affinché i sacri misteri della nostra divina Filosofia non vengano rivelati ai profani; ma per voi, che siete gli studiosi della scienza e che potete comprendere il linguaggio dei Saggi, le serrature saranno aperte e avrete le chiavi dei preziosi tesori della natura e dell’arte, se applicherete tutto il vostro spirito a comprendere quello ho progettato di dirvi, in termini tanto comprensibili quanto è necessario per coloro che sono predestinati, come voi lo siete, alla conoscenza di questi sublimi misteri. Voglio darvi in mano sei chiavi con le quali potrete entrare nel santuario della Filosofia, aprirne tutte le stanze e giungere all’intelligenza delle verità più nascoste. PRIMA CHIAVE La prima Chiave è quella che apre le oscure prigioni in cui è rinchiuso lo zolfo; è essa che sa estrarre la semenza dal corpo e che forma la pietra dei Filosofi attraverso !a congiunzione del maschio con la femmina, dello spirito con il corpo, dello zolfo con il Mercurio. Ermes ha chiaramente mostrato l’operazione di questa prima Chiave con queste parole: De cavernis metallorum occultus est, qui lapis est venerabilis, colore splendidus, mens sublimis, et mare patens (1); 1)Ô la parte nascosta tratta dalla caverna dei metalli che è una pietra venerabile, di colore brillante, uno spirito sospeso nell’aria e un mare accessibile. Septem Tractatus seu Capitula Hermetis Trismegisti aurei. Cap. II) questa pietra ha un brillante splendore, contiene uno spirito d’origine sublime, è il mare dei Saggi nel quale essi pescano il loro misterioso pesce. Lo stesso Filosofo sottolinea ancora più particolarmente la nascita di questa mirabile pietra quando dice: Rex ab igne veniet, ac conjugio gaudebit, et occulta patebunt (1) Il Re verrà dal fuoco e si rallegrerà del matrimonio, e le cose nascoste si manifesteranno. (Septem Trac. Cap. III) - E’ un Re incoronato di gloria, che nasce dal fuoco, che si compiace dell’unione con la sposa che gli è data: è questa unione che rende manifesto quello che in precedenza era nascosto. Prima di passare oltre, ho da darvi un consiglio che non sarà di scarsa utilità, ed è di riflettere che le operazioni di ciascuna delle tre opere, avendo grandi analogie e rapporto le une con le altre, vengono di proposito descritte dai Filosofi in termini ambigui affinché quelli che non hanno occhi di lince prendano una cosa per I’altra e si perdano in questo labirinto dal quale è assai difficile uscire. Infatti, quando si pensa che essi parlino di una opera, stanno spesso trattando di un’altra; fate dunque attenzione a non lasciarvi trarre in 49
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www.episteme.it inganno perché è una verità che in ciascuna opera il Saggio artista deve sciogliere il corpo con lo spirito, deve tagliare la testa al corvo, far diventare bianco il nero e rosso il bianco; tuttavia è precisamente nella prima operazione che il Saggio Artista taglia la testa al nero dragone e al corvo. Ermes afferma che è da Iì che prende inizio la nostra arte, quod ex corvo nascitur, huius artis est principium (2)Quello che nasce dal corvo, è il principio dell’arte. (Septem Trac. Cap. V). Considerate che è attraverso la separazione del fumo nero, sudicio e fetido del nero più nero che si forma Ia nostra pierra astrale, bianca e risplendente, che contiene ne!le sue vene il sangue del pellicano; e’ con questa prima purificazionn della pietra e con questo lucente biancore che si conclude la prima Chiave della prima opera.
SECONDA CHIAVE La seconda Chiave dissolve il composto o la pietra e comincia la separazione degli Elementi in una maniera Filosofica; questa separazione degli Elementi si opena innalzando le parti sottili e pure al di sopra delle parti sporche e terrestri. Colui che sa sublimare la pietra Filosoficamente, merita a buon diritto il nome di Filosofo, giacché conosce il fuoco dei Saggi, cheè l’unico strumento che possa operare questa sublimazione. Nessun Filosofo ha mai rivelato apertamente questo fuoco segreto e questo potente agente che opera tutte le meraviglie dell’arte; colui che non lo comprenderà e non saprà riconoscerlo dalle caratteristiche che io mi sono sforzato di indicare nel dialogo tra Eudossio e Pirofilo, deve fermarsi qui e pregare Dio che lo illumini: perché la conoscenza di questo grande segreto è più un dono del Cielo che una luce acquisita con la forza del ragionamento: che egli legga tuttavia gli scritti dei Filosofi, che mediti e soprattutto che preghi; non esiste nessuna difficoltà che non possa essere superata attraverso il lavoro, la meditazione, la preghiera. Senza la sublimazione della pietra, la conversione degli elementi e I’estrazione dei principi sono impossibili; questa conversione, che trasforma in acqua la terra, in aria I’acqua e in fuoco I’aria, è la sola via per fare e preparare il nostro Mercurio. Applicatevi a conoscere quindi questo fuoco segreto che dissolve la pietra naturalmente, senza violenza. e la fa sciogliere in acqua nel grande mare dei Saggi, per mezzo della distillazione che si opera coi raggi del sole e della luna. Ô in questa maniera che la pietra, la quale secondo Ermes è la vigna dei saggi, diventa il loro vino che produce, con le operazioni dell’arte, la loro acquavite rettificata e il loro agrissimo aceto. Questo padre della nostra Filosofia, a proposito di questo mistero esclama: Benedicta aquina forma, quae Elementa dissolvis -Benedetta (tu sia) forma acquosa, tu che dissolvi gli elementi (Septem tract, Cap. II). Gli elementi della pietra non possono essere sciolti che per mezzo di quest’acqua completamente divina e non se ne può fare una perfetta soluzione che dopo una appropriata digestione e putrefazione, con cui termina la seconda Chiave della prima opera. www.episteme.it
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www.episteme.it “vi ho fornito istruzioni molto dettagliate solo sulla terza Chiave perché essa comprende una lunga serie di operazioni le quali, sebbene semplici e naturali, non per questo richiedono una meno grande intelligenza delle leggi della natura e delle qualità della nostra materia, come pure una perfetta conoscenza della chimica e dei differenti gradi di calore che convengono a queste operazioni.” TERZA CHIAVE La terza Chiave da sola comprende una serie di operazioni più lunga che tutte le altre assieme; i Filosofi ne hanno parlato assai poco, sebbene da essa dipenda la perfezione del nostro Mercurio; anche i piu sinceri, come Artephius, il Trevisano, Flamel, hanno passato sotto silenzio le preparazioni del nostro Mercurio e non se ne trova quasi nessuno che non abbia dato per scontata, la più lunga e la piu importante delle operazioni della nostra pratica. Nell’intento di porgervi una mano in questa parte del cammino che voi avete da compiere, nel quale in mancanza di lumi è impossibile procedere per la retta via, mi dilungherò piu di quanto non abbiano fatto i Filosofi intorno a questa Chiave, o almeno seguirò con ordine ciò che essi hanno detto a questo proposito con una tale confusione che senza un’ispirazione dal Cielo, o senza I’aiuto di un amico fedele, non c’è alcun dubbio che si rimane bloccati in questo Dedalo senza poterne trovare uno sbocco felice. Sono sicuro che voi, che siete i veri studiosi della scienza, riceverete una grandissima soddisfazione dalla rivelazione di questi misteri nascosti che riguardano la separazione e la purificazione del principio del nostro Mercurio, che si fa attraverso una perfetta dissoluzione e glorificazione del corpo da cui esso trae origine, e attraverso I’intima unione dell’anima con il suo corpo di cui lo spirito è I’ unico legame che opera questa congiunzione; sta qui lo scopo ed il punto essenziale delle operazioni di questa Chiave, che si conclude con la generazione di una nuova sostanza infinitamente più nobile della prima. Dopo che il saggio Artista ha fatto uscire dalla pietra una sorgente d’acqua viva, ha spremuto il succo della vigna dei Filosofi e ha fatto il loro vino, egli deve osservare come in questa sostanza omogenea, che appare sotto forma d’acqua, ci sono tre sostanze differenti e tre principi naturali di tutti i corpi: sale , zolfo e Mercurio, che sono lo spirito l’anima ed il corpo; sebbene appaiono puri e perfettamente uniti insieme, è indispensabile che lo siano ancora di più ,perché quando attraverso la distillazione noi otteniamo l’acqua, che è l’anima e lo spirito, il corpo resta sul fondo del vaso, come una terra morta, nera e fecciosa, la quale tuttavia non deve essere disprezzata, perché nel nostro soggetto non c’è nulla che non sia buono. Il Filosofo Jean Pontanus, sostiene che le superfuità della pietra si trasformano in una vera essenza, che colui il quale pretende di separare qualche cosa del nostro soggetto non sa niente della Filosofia, e che tutto quanto c’è di superfluo, di immondo, di feccioso, e in una parola tutta la sostanza del composto si perfeziona attraverso I’azione del nostro fuoco. Questo avvertimento apre gli occhi a coloro i quali, per fare una perfetta purificazione degli 51
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www.episteme.it elementi e dei principi, sono convinti che non sia necessario prendere che il sottile e gettare via il grosso; ma gli studiosi non devono ignorare che il fuoco e lo zolfo sono nascosti nel centro della terra, e che bisogna lavarla perfettamente con il suo spirito per estrarne il balsamo, il sale fisso, che è il sangue della nostra pietra; ecco il mistero essenziale di questa operazione, la quale si compie solo dopo una opportuna digestione e una lenta distillazione. Seguite dunque, studiosi dell’arte, il precetto che vi dà il sincero Ermes, che afferma su questo punto: oportet autem nos cum hac aquina forma, ut formam sulphuream possideamus, aceto nostro eam miscere; cum enim compositum solvitur, clavis est restaurationis (1).Per possedere la forma solforosa, è necessario che noi mescoliamo quest’anima acquosa con il nostro aceto; quando infatti il composto è sciolto, è la chiave del rinnovamento. (Septem Tract. Cap. II), Sapete che non c’è niente di piu contrario del fuoco e dell’acqua; è necessario tuttavia che il Saggio Artista metta la pace tra dei nemici che in fondo si amano ardentemente. Il Cosmopolita ha detto come questo si possa fare in poche parole: Purgatis ergo rebus, fac ut ignis et aqua amici fiant; quod in terra sua, quae cum iis ascenderat, facile facient (2).Essendo state quindi purgate le cose, fa in maniera che il fuoco e I’acqua diventino amici; cosa che faranno facilmente nella loro terra, che era salita con essi (Cosmopolita, De Sulphure, Cap. VI). State dunque attenti a questo punto, date spesso da bere alla terra la sua acqua, e otterrete cio che cercate. Non è forse necessario che il corpo sia sciolto dall’acqua e che la terra sia penetrata dalla sua umidità per essere resa pronta alla generazione? Secondo i Filosofi lo spirito è Eva, il corpo Adamo; essi devono essere congiunti per la propagazione della loro specie. Ermes afferma la stessa cosa in altri termini: Aqua namque fortissima est natura, quae trascendit, et fixam in corpore naturam excitat; hoc est laetificat (3)Il fatto è che I’acqua è di una natura fortissima che sopravanza ed eccita la natura fissa nel corpo; cioè lo rende produttivo. (Septem Tract. Cap. III). Infatti queste due sostanze che sono di una medesima natura ma di due sessi differenti, si abbracciano con lo stesso amore e lo stesso piacere del maschio e della femmina, e insensibilmentn si alzano insieme, lasciando sul fondo del vaso solo un po’ di feccia: di maniera che I’anima, lo spirito e il corpo dopo una esatta depurazione, appaiono infine inseparabilmente uniti sotto una forma più nobile e più perfetta che in precedenza, ed anche differente dalla prima forma liquida, proprio come l’Alcool di vino esattamente rettificato e reso piu forte con il suo sale è differente dalla sostanza del vino da cui è stato ricavato; questo paragone non soltanto è giustissimo, ma dà inoltre agli studiosi una conoscenza precisa delle operazioni di questa terza Chiave. A proposito dell’espressione qui usata da Saint Didier: rettificare: si confronti:Pag.123, Mistero delle Cattedrali ...Un chevalier désarconné se cramponnant à la crinière d’un cheval fougueux. Cette allégorie a trait à l’extraction des parties fixes, centrales et pures par les volatils ou éthérées dans la DISSOLUTION philosophique. C’est proprement la rectification de l’esprit obtenu et la COHOBATION (action du www.episteme.it
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www.episteme.it chaos?) de cet esprit sur la matière grave. Le coursier, symbole de rapidité et de légèreté, marque la substance spirituelle; son chevalier indique la pondérabilité du corps métallique grossier. A chaque cohobation, le cheval jette bas son chevalier, le volatile quitte le fixe, mais l’écuyerIL MEDIATORE ?- reprend aussitot ses droits, et cela tant que l’animal exténué, vaincu et soumis, consente à porter ce fardeau obstiné et ne puisse plus s’en dégager. L’absorption du fixe par le volatil s’effectue lentement et avec peine. Pour y reussir il faut employer beaucoup de patience et de persévérance et réiterer souvent l’affusion de l’eau sur la terre, de l’esprit sur le corps. Et c’est seulement par cette tecnique, -longue et fastidieuse, en vérité, -que l’on parvint à extraire le SEL occulte du LION ROUGE avec le secours de l’ESPRIT du LION VERT . Sembra possibile che si tratti dello stesso punto di pratica.Si confrontino pure gli esperimenti e i materiali dei lavori della Pasqua 1995.
La nostra acqua è una sorgente viva che esce dalla pietra per opera di un miracolo naturale della nostra Filosofia. Omnium primo est aqua, quae exit de hoc lapide (1). Al principio di tutto c’è I’acqua, che esce da questa pietra. Septem. Tracr. Cap. VI). Ô Ermes che ha pronunciato questa grande verità. Egli riconosce inoltre che quest’acqua è il fondamento della nostra arte. I Filosofi le danno parecchi nomi, perché qualche volta la chiamano vino, qualche volta acquavite qualche volta aceto, qaulche volta olio, secondo i differenti gradi di preparazione, o secondo i diversi effetti che è capace di produrre. Vi avverto non di meno che essa è propriamente I’aceto dei saggi e che nella distillazione di questo divino liquore, succede la stessa cosa che in quella delI’aceto comune; potete dedurre da ciò un grande insegnamento: l’acqua e il flemma salgono per primi, la sostanza oleosa, nella quale consiste I’efficacia della nostra acqua viene per ultima. Ô questa sostanza media tra la terra e I’acqua che, nella generazione del figlio Filosofico, assume le funzioni del maschio; Ermes ce I’ha fatto ben notare con queste comprensibili parole: Unguentum mediocre, quod est ignis, est medium inter foecem, et aquam (2). L’unguento medio, che è un fuoco, è intermediario tra la feccia e l’ acqua (Septem Tract. Cap. II). Ma egli non si contenta di fornire questi lumi ai suoi discepoli, insegna anche nella sua tavola di smeraldo, in quale modo devono comportarsi per fare questa operazione. Separabis terram ab igne, subtile ac spisso suaviter, magno cum ingenio (3) Tu separerai la terra dal fuoco, sottilmente, in modo dolce e lento, con grande attenzione. (Ermete Trismegisto, Tabula smaragdina) Fate sopratutto attenzione a non soffocare il fuoco della terra con le acque del diluvio. Questa separazione, o piuttosto questa estrazione, deve essere fatta con molto giudizio. E’ quindi necessario sciogliere completamente il corpo per estrarne tutta l’umidità che contiene questo prezioso zolfo, questo balsamo di natura e questo unguento meravioglioso, senza il quale non potrete sperare di vedere mai nel vostro vaso questa nerezza tanto desiderata da 53
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www.episteme.it tutti i Filosofi. Riducete pertanto tutto il composto in acqua e fate una perfetta unione del volatile e del fisso; c’è un precetto di Senior che merita tutta la vostra attenzione. Supremus fumus, dice, ad infimum reduci debet, et divina aqua Rex est de coelo descendens, reductor animae ad suum corpus est, quod demum a morte vivificat (1) Il fumo più alto deve essere ricondotto al più basso, e attraverso I’acqua divina il Re discende dal Cielo, egli riconduce I’anima al suo corpo, che alla fine lo fa passare dalla morte alla vita. (De Chemia Senior antiquissimi Philosophi Libellus). II balsamo della virtu è nascosto in questa immonda feccia, dovete lavarla con I’acqua celeste fino a che non avrete tolto la nerezza, e con essa la vostra acqua sarà animata da questa essenza ignea che opera tutte le meraviglie della nostra arte. Non posso darvi in proposito migliori consigli di quelli del grande Trismegisto. Oportet ergo vos ab aqua fumum super-existentem, ab unguento nigredinem, et a foece mortem depellere (2); Ô necessario dunque che voi liberiate I’acqua dal fumo che la ricopre, l’unguento dalla nerezza e la feccia dalla morte. (Septem Tract. Cap. II) ma I’unico modo per riuscire in questa operazione vi è insegnato da questo stesso Filosofo che aggiunge immediatamente dopo: et hoc dissolutione, quo peracto, maximam habemus Philosophiam, et omnium secretorum secretum (3).E attraverso questa dissoluzione, continuata senza interruzione, abbiamo la grande Filosofia e il segreto di tutti i segreti. (Septem Tract. Cap. II). Ma affinché non siate tratti in inganno dalla parola composto, vi rivelerò che i Filosofi hanno due specie di composti. II primo è il composto della natura, quello di cui ho parlato nella prima Chiave, perché è la natura a farlo in una maniera incomprensibile per I’artista, il quale non fa che prestare la sua opera alla natura attraverso la somministrazione di cose esterne, mediante le quali essa partorisce e produce questo mirabile composto. Il secondo è il composto dell’arte; è il saggio che lo fa attraverso I’intima unione del fisso con il volatile perfettamente congiunti, con tutta la prudenza che si può acquisire dai lumi di una profonda Filosofia; il composto dell’arte non è affatto uguale nella scconda e nella terza Opera, però è sempre I’artista che lo fa. Geber lo definisce un miscuglio d’argento vivo e di zolfo, cioè di volatile e di fisso che agiscono uno sull’altro, si volatilizzano e si fissano reciprocamente fino alla perfetta fissità. Guardate I’esempio della natura, vedrete che la terra non potrebbe mai produrre frutti se non venisse penetrata dalla sua umidità, e I’umidita resterebbe sempre sterile se non venisse fermata e fissata dalla siccità della terra. Dovete pertanto convincervi che non è possibile ottenere nessun buon risultato nella nostra arte se nella prima opera non purificate il serpente nato dal limo della terra, se non rendete bianche queste fecce dense e nere, per separarne lo zolfo bianco, sale ammoniaco dei saggi, che è la loro casta Diana che si lava nel bagno. Tutto questo mistero non è che I’estrazione del sale fisso dal nostro composto nel quale consiste tutta I’energia del nostro Mercurio. L’acqua che si ottiene per distillazione porta con sé una parte di questo sale igneo, di modo che I’aspersione dell’acqua sul corpo ripetuta parecchie volte, impregna, ingrassa e feconda il nostro Mercurio, e lo rende pronto ad essere fissato, che è il compimento della seconda opera. www.episteme.it
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www.episteme.it Non si potrebbe esporre questa verità meglio di quanto ha fatto Ermes con queste parole: Cum viderem quod aqua sensim crassior, duriorque fieri inciperet, gaudebam; certo enim sciebam, ut invenirem quod quaerebam (1). Quando vedevo che I’acqua, di mano in mano piu spessa, comincia a diventare più pura, mi rallegravo, perché sapevo con certezza che avrei trovato ciò che cercavo. (Septem Tract. Cap. V). Seppure voi aveste una conoscenza assai scarsa della nostra arte, quello che vi ho appena detto sarebbe sufficiente per farvi comprendere che tutte le operazioni di questa Chiave, che mette fine alla prima opera, non sono nient’altro che digerire, distillare, ancora distillare, sciogliere, separare e congiungere il tutto con dolcezza e pazienza: in questo modo non solamente avrete una completa estrazione del succo della vigna dei saggi, ma possederete inoltre la loro vera acquavite, e vi avverto che più la rettificherete e più la lavorerete, piu essa acquisterà penetrazione e virtù, i Filosofi le hanno dato, nome di acquavite proprio perché dà la vita ai metalli; essa è precisamente chiamatra la grande lunare a causa dello splendore di cui brilla; la chiamano anche la sostanza solfurea, il balsamo, la gomma, l’umidità vischiosa, l’agrissimo aceto dei Filosofi, eccetera. Non è senza motivo che i Filosofi attribuiscono a questo liquore Mercuriale il nome di acqua pontica e di aceto agrissimo: la sua ponticità esuberante è la vera caratteristica della sua virtù; succede inoltre, come ho già detto, nella sua distillazione, la stessa cosa che succede in quella dell’aceto, il flemma e I’acqua salgono per primi, le parti solforose e saline per ultime: separate il flemma dall’acqua, unite I’acqua insieme con il fuoco, il Mercurio con lo zolfo, e vedrete alla fine il nero nerissimo, renderete bianco il corvo e rosso il cigno. Dal momento che non mi rivolgo che a voi, veri Discepoli di Ermes, voglio rivelarvi un segreto che non troverete mai tutto nei libri dei Filosofi. Alcuni si sono contentati di dire dal loro liquore si fanno due Mercuri, bianco uno, rosso l’altro.I famosi due mercuri? Con maggiore precisione Flamel ha detto che bisogna munirsi del Mercurio color limone per aspergere quello rosso; avverte gli studiosi dell’arte di non lasciarsi trarre in inganno su questo punto; assicura inoltre che lui stesso vi si sarebbe ingannato se non I’avesse avvertito Abramo l’Ebreo. Altri Filosofi hanno insegnato che il Mercurio bianco è il bagno della luna e che il Mercurio rosso è il bagno del sole: non ce n’è però nessuno che abbia voluto mostrare distintamente agli studiosi per quale via possono ottenere questi due Mercuri: se avete ben compreso le mie parole, siete ormai istruiti su questo punto. La lunare è il Mercurio bianco, I’aceto agrissimo è il Mercurio rosso; ma per determinare meglio i due Mercuri, nutriteli con una carne della loro specie, il sangue degli innocenti sgozzati, cioè, gli spiriti dei corpi sono i bagni in cui il sole e la luna si bagnano.Vi ho rivelato un grande mistero se vi fate bene attenzione: i Filosofi che ne hanno parlato, hanno toccato assai superficialmente questo importante punto: il Cosmopo!ita I’ha trattato in modo spirituale per mezzo di una ingegnosa allegoria parlando della purificazione e dell’animazione del Mercurio: Hoc fiet, dice, si seni nostro aurum et argentum deglutire dabis, ut ipse consumat illa, et tandem ille etiam moriturus comburatur.(1)Questo accadrà se tu dai al nostro vegliardo I’oro e I’argento da divorare, affinché li consumi, e lui stesso, infine, sul 55
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www.episteme.it punto di morire sia bruciato. (Cosmopolita, Novum Lumen Chymicum). Completa la descrizione di tutto il Magistero in questi termini: Cineres ejus spargantur in aquam, coquito eam donec satis est, et habes medicinam curandi lepram (2) Che le sue ceneri siano disperse nell’acqua; cuocilo quanto basta, ed ottieni una medicina per guarire la lebbra. (Novum Lumen). Non dovete ignorare che il vegliardo è il nostro Mercurio, che un tale nome gli si addice perché esso è la materia prima di tutti i metalli; il medesimo Filosofo sostiene che esso è la loro acqua alla quale da il nome di acciaio e di calamita, e aggiunge, a maggiore conferma di quanto vi sto rivelando: Si undecies coit aurum cum eo, emittit suum semen, et debilitatur fere ad mortem usque,x concipit chalybs, et generat filium patre clariorem (3) Se I’oro si unisce a lui per undici volte, esso emette la sua semenza, e si indebolisce fino quasi alla morte; allora I’acciaio concepisce e genera un figlio più brillante del padre. (Novum Lumen). Ecco dunque un grande mistero che vi rivelo senza ambiguità; sta qui il segreto dei due Mercuri che contengono le due tinture. Conservatele separatamente e non confondete le loro specie, per timore che non procreino una stirpe mostruosa. Non soltanto vi parlo più comprensibilmente di quanto qualsiasi altro Filosofo abbia mai fatto, ma vi rivelo inoltre tutto quello che c’è di piu essenziale nella pratica della nostra arte; se vi mediterete sopra, se vi sforzerete di intendere bene, ma soprattutto se lavorerete sulle rivelazioni che vi sto dando, non dubito affatto che otterrete quello che cercate: e se non arrivate a questa conoscenza per la via che io vi mostro, sono sicurissimo che difficilmente riuscirete nel vostro scopo per mezzo della sola lettura dei Filosofi. Quindi non disperate: cercate la sorgente deI liquore dei saggi che contiene tutto quanto è necessario all’opera; essa è nascosta sotto la pietra; colpitela con la verga deI fuoco magico, ne uscirà una chiara fontana; fate in seguito quello che vi ho mostrato; preparate il bagno del Re con il sangue degli Innocenti, e avrete il Mercurio dei saggi animato, che mai perde le sue virtù, se lo conserverete in un vaso ben chiuso. Ermes afferma che c’è tanta simpatia tra i corpi purificati e gli spiriti che, una volta uniti insieme, non si lasciano mai; perche questa unione è simile a quella dell’anima con il corpo glorificato, una volta avvenuta la quale non ci sarà più come ci insegna la fede, né separazione né morte. Quia spiritus, ablutis corporibus desiderant inesse, habitis autem ipsis, eos vivificant, et in iis habitant. (1) Perché gli spiriti desiderano risiedere nei corpi lavati, e quando questo è avvenuto, li vivificano ed abitano in essi. (Septem Tract. Cap III) vedete qui il merito di questo liquore prezioso al quale i Filosofi hanno dato piu di mille nomi differenti: è I’acquavite dei Saggi, l’acqua di Diana, la grande lunare, I’acqua d’argento vivo; è il nostro Mercurio, il nostro olio incombustibile, che si congela al freddo come il ghiaccio e si liquefà al calore come burro; Ermes lo definisce la terra fogliosa, o la terra delle foglie perché se la osservate attentamente, vi accorgerete che è tutta fatta a sfoglie; in una parola è la chiarissima fontana di cui fa menzione il conte Trevisano, infine è il grande Alkaest che scioglie radicalmente i metalli; e la vera acqua permanente che, dopo averli sciolti, si unisce inseparabilmente ad essi e ne aumenta il peso e la tintura. www.episteme.it
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QUARTA CHIAVE
La quarta Chiave dell’arte è I’entrata della seconda opera: è essa che riduce la nostra acqua in terra, non c’è che questa sola acqua al mondo che attraverso una semplice cottura possa essere convertita in terra; perché il Mercurio dei saggi porta nel suo centro il suo proprio zolfo, che lo coagula. La trasformazione in terra dello spirito è la sola operazione di questa opera: cuocete quindi pazientemente; se avrete proceduto come si deve, non passerà molto tempo che vedrete i segni di questa coagulazione, e se non appariranno nel loro giusto momento non compariranno mai, perché questo è un segno indubitabile che avete sbagliato in qualcosa di essenziale nel corso delle prime operazioni; infatti per corporificare spirito, che è il nostro Mercurio, è necessario aver ben sciolto il corpo nel quale lo zolfo, che coagula il Mercurio, è racchiuso. Ermes assicura che la nostra acqua Mercuriale avrà acquistato tutte le virtù che i Filosofi le attribuiscono, quando si sarà combinata in terra. Vis ejus integra est, si in terram conversa fuerit (2). La sua forza è completa, quando è stata convertita in terra. (Tabula smaragdina). Terra meravigliosa per la sua fecondità, terra promessa dei saggi che sanno far scendere su di essa la rugiada del cielo, che le fanno produrre frutti di inestimabile valore. Il Cosmopolita esprime perfettamente le qualità di questa terra benedetta. Qui scit aquam congelare calido, et spiritum cum ea jungere, certe rem inveniet millesies pretiosiorem auro, et omni re (1) Chi sa congelare I’acqua con II calore e congiungere ad essa lo spirito, certamente ha trovato una cosa mille volte piu preziosa dell’oro e di tutte le cose. (Novum Lumen). Niente puo paragonarsi ai meriti di questa terra e di questo spirito perfettamente uniti insieme secondo le regole della nostra arte; essi sono il vero Mercurio e il vero zolfo dei Filosofi, il maschio vivente e la femmina vivente, i quali contengono la semenza che sola può procreare un figlio piu illustre dei suoi genitori. Coltivate dunque accuratamente questa preziosa terra; irroratela spesso con la sua umidità, altrettante volte disseccatela, e aumenterete le sue virtù non meno che il suo peso e la sua fecondità.
QUINTA CHIAVE
La quinta Chiave della nostra opera è la fermentazione delIa pietra con il corpo perfetto per ottenerne la medicina del terzo ordine. Non dirò niente di particolare sull’operazione della terza opera, se non che il corpo perfetto è un lievito necessario alla nostra pasta, che lo spirito deve operare I’unione della pasta con il lievito, cosi come I’acqua diluisce la farina e scioglie il lievito per dar vita a una pasta fermentata, adatta per fare il pane. Questa similitudine è periettamente calzante, e stato Ermes che I’ha fatta per primo: Sicut enim pasta sine fermento fermentari non potest; sic cum corpus sublimaveris, mundaveris, et turpitudinem a foece separaveris; cum conjungere volueris, pone in eis fermentum, et aquam terram confice, ut pasta fiat fermentum (2) Così come la pasta senza lievito non puo essere fermentata. allo 57
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www.episteme.it stesso modo quando tu avrai sublimato, pulito il corpo, e separato la putredine dei residui, quando tu vorrai congiungere, metti in essi il fermento e riunisci l’acqua la terra, affinché la pasta diventi fermento. (Seplem Tract. Cap. VII). A proposito della fermentazione il Filosofo ripete qui tutta I’opera e mostra che esattamente come la Massa della pasta diventa tutta lievito attraverso I’azione del fermento che le è stato aggiunto, allo stesso modo tutta la confezione Filosofica diventa, mediante questa operazione, un lievito adatto a fermentare una nuova materia e a moltiplicarla fino all’infinito. Se osserverete bene in che modo si fa il pane , scoprirete le proporzioni che dovrete tener presenti per le materie che conpongono la vostra pasta Filosofica. I fornai non mettono forse una maggior quantità di farina che di lievito, e una quantità maggiore di acqua che di lievito e di farina? le leggi della natura sono le regole che dovete seguire nella pratica di tutto il nostro Magistero. Su tutti i punti principali vi ho fornito le istruzioni che vi sono nccessarie, di maniera che sarebbe superfluo dirvi di piu, particolarmente intorno alle ultime operazioni, riguardo alle quali i Filosofi sono stati molto meno risérvati che sulle prime, che sono i fondamenti dell’ arte. SESTA CHIAVE
La sesta Chiave insegna la moltiplicazione della pietra, attraverso la ripetizione della stessa operazione che consiste solo nell’aprire e chiudere, sciogliere e coagulare, bagnare e disseccare con il ché le virtu della pietra aumenteranno all’infinito. Dal momento che la mia intenzione non è stata quella di descrivere completamente la pratica delle tre medicine, ma solamente di istruirvi sulle operazioni più importanti circa la preparazione del Mercurio, che i Filosofi passano di solito sotto silenzio per nascondere ai profani misteri che sono riservati solo ai saggi, non mi soffermerò oltre su questo punto e non vi dirò nient’altro di quello che concerne la proiezione della medicina, perché il felice esito che voi vi aspettate non dipende da quella; vi ho fornito istruzioni molto dettagliate solo sulla terza Chiave perché essa comprende una lunga serie di operazioni le quali, sebbene semplici e naturali, non per questo richiedono una meno grande intelligenza delle leggi della natura e delle qualità della nostra materia, come pure una perfetta conoscenza della chimica e dei differenti gradi di calore che convengono a queste operazioni. Vi ho condotti per la giusta via senza alcuna deviazione; e se avete fatto bene attenzione alla strada che vi ho tracciato, sono certo che andrete diritti allo scopo, senza smarrirvi. Siatemi riconoscenti dell’intento che ho avuto di risparmiarvi mille fatiche e mille pene, che io stesso ho dovuto soportare in questo penoso viaggio, privo di un aiuto simile a quello che io vi offro in questa lettera che nasce da un cuore sincero e da un tenero affetto per tutti i veri studiosi della scienza. Vi compiangerei molto se, come me, dopo aver conosciuto la vera materia, doveste trascorrere quindici interi anni nel lavoro, nello studio e nella meditazione, senza poter estrarre dalla pietra il succo prezioso che racchiude nel suo seno, non conoscendo il fuoco segreto dei saggi che fa colare da questa pianta, in apparenza secca ed arida, un’acqua www.episteme.it
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www.episteme.it che non bagna le mani, e che con I’unione magica dell’acqua secca dei mare dei Saggi, si scioglie in un’acqua vischiosa, in un liquore Mercuriale che è il principio, il fondamento e la chiave della nostra arte: convertite, separate e purificate gli elementi come vi ho insegnato e possederete il vero Mercurio dei Filosofi che vi darà lo zolfo fisso e la medicina universale. Ma vi avverto: dopo che sarete giunti alla conoscenza del fuoco segreto dei saggi, non sarete tuttavia ancora al termine della prima impresa. Io ho errato per parecchi anni lungo il cammino che rimane da fare per arrivare alla fontana misteriosa, in cui il Re si bagna, ringiovanisce e riprende nuova vita, esente da qualsiasi specie di infermita; è necessario che voi sappiate inoltre purificare, riscaldare ed animare questo bagno Reale: è stato per stendervi la mano in questa via segreta che mi sono dilungato sulla terza Chiave, da cui sono ricavate tutte queste operazloni. Mi auguro di tutto cuore che le istruzioni che vi ho dato vi facciano andare diritti alla meta. Ma ricordatevi, studiosi, che la conoscenza del nostro Magistero viene più dall’ispirazione del Cielo che dai lumi che possiamo acquisire da noi stessi. Questa verità è riconosciuta da tutti i Filosofi per questa ragione non è sufficiente lavorare; pregare assiduamente, leggete i buoni libri e meditate notte e giorno sulle operazioni della natura e su ciò che essa può essere capace di fare quando è aiutata dalla nostra arte, e in questo modo riuscirete senza dubbio nella vostra impresa. Questo è tutto cio che avevo da dirvi in questa lettera; non ho voluto farvi un discorso troppo lungo, come la materia sembrava richiedere, ma comunque non vi ho detto nulla che non fosse essenziale per la nostra arte, in modo che se conoscete la nostra pietra, che è la sola materia della nostra pietra e se avete intelligenza del nostro fuoco, che è al tempo stesso segreto e naturale, avrete le chiavi dell’arte e potrete calcinare la nostra pietra, non mediante la calcinazione ordinaria che si fa con la violeza del fuoco, ma con una calcinazione Filosofica, puramente naturale. Osservate ancora, con i più illustri Filosofi, questo, che c’è questa differenza tra la calcinazione ordinaria che si fa a forza di fuoco, e la calcinazione naturale, perché la prima distrugge il corpo e consuma la maggior parte della sua umidità radicale, mentre la seconda non solamente conserva I’umidità del corpo, ma inoltre I’aumenta considerevolmente. L’esperienza vi farà vedere nella pratica questa grande verità perché troverete infatti che questa calcinazione Filosofica, che sublima e distilla la pietra calcinandola, ne aumenta di molto I’umidità: la ragione sta nel fatto che lo spirito igneo del fuoco naturale si corporifica nelle sostanze che gli sono simili- E’ questa dunque la base della “nutrizione ignea” indicata da Flamel, De Vigenère, Canseliet etc?La nostra pietra è un fuoco astrale, che simpatizza con il fuoco naturale e che, come una autentica salamandra, nasce si nutre e cresce nel fuoco Elementare, che le è geometricamente proporzionato.
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II nome dell’Autore è in latino in questo Anagramma: DIVES SICUT ARDENS S...
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