Pensieri, Aforismi e altro ...- Zen e dintorni

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ZEN & dintorni ‌



Prima che una persona studi lo Zen, le montagne sono montagne e le acque sono acque; dopo una prima impressione nella verità dello Zen, le montagne non sono più montagne e le acque non sono più acque; dopo l'illuminazione, le montagne sono di nuovo montagne e le acque di nuovo acque.

Che cos'è lo Zen ?

Provaci se vuoi. Ma lo Zen viene da solo. Il vero Zen si manifesta nella vita quotidiana, COSCIENZA in atto. Più di ogni consapevolezza limitata, esso apre ogni porta interiore verso la nostra natura infinita. La mente si libera istantaneamente. Come si libera! Il falso Zen rovina i cervelli come una panzana inventata dai preti e dai mercanti per smerciare i loro prodotti. Guardalo in questo modo, dall'esterno e dall'interno: COSCIENZA dovunque, inclusiva, in tutto te stesso. Allora non puoi fare a meno di vivere umilmente, con stupore.

«Il Pensiero» dicono i maestri, «rende sciocchi ». Com'è libero il passero che non ha cervello. Cinguettio e prima del "ciu", un miliardo di anni. Un battito, un altro miliardo. Testa a sinistra, è creato il genere umano. A destra, e l'uomo rinasce. E' così facile, non vi è termine al tempo. Shinkichi Takahashi

Vi dico che lo Zen è un fenomeno raro…… Ora cercate di capire il racconto: questi piccoli aneddoti hanno un significato profondo, perché lo Zen dice che ciò che sorge nella profondità del tuo essere non può essere detto, ma può essere mostrato. Si possono creare situazioni in cui si può alludere. Forse le parole non sono capaci di esprimerlo, ma un aneddoto vivo sì. Per questo lo Zen è così ricco di aneddoti. Vive nelle parabole, si rivela nelle parabole, e nessun altro è stato capace di creare delle parabole così belle. Ci sono racconti Sufi, ci sono storie Hassidiche, e molte altre, ma nulla è paragonabile allo Zen. Lo Zen possiede la pura arte di suggerire la cosa giusta e di indicare ciò che non può essere


indicato. Ed in modo così semplice che può sfuggirvi: dovrete cercarlo, dovrete cercarlo a tentoni, perché di per sé l’aneddoto è così semplice che vi può sfuggire. Non è molto complesso, di fatto la mente non serve; piuttosto un’apertura del cuore, così lo potete capire. Fate attenzione ... questo breve aneddoto contiene l’intero significato dello Zen:

Fu chiesto al Maestro Bokuju: «Ogni giorno ci dobbiamo vestire e dobbiamo mangiare, come possiamo liberarci da tutto questo?». Bokuju rispose: «Ci vestiamo, mangiamo» Colui che chiedeva disse: «Non capisco» Bokuju rispose: «Se non capisci, indossa i tuoi vestiti e mangia il tuo cibo».

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Detti ZEN Il salice è verde, i fiori sono rossi

Il fiore non è rosso, nemmeno il salice è verde.

Se trovi sulla strada un uomo che sa, non dire una parola, non stare in silenzio.


Se tutte le onde della corrente Zen fossero uguali, innumerevoli persone ordinarie vi sarebbero impantanate.

Prendi il cavallo vigoroso della mente.

Anche una buona cosa non è buona come il nulla.

DĂŹ una cosa con la bocca chiusa!

Amabili fiocchi di neve che non cadono in nessun posto.

Non appena hai l'impulso di fare qualcosa, fermati.

Con tutta la tua consapevolezza, al primo albeggiare del desiderio, del conoscere, conosci.

Chiudi le orecchie premendole, e il retto contraendolo, e penetra nel suono del suono.

Quando sei vividamente consapevole mediante un particolare senso, rimani nella consapevolezza.

Al prorompere di uno starnuto, durante la paura, nell'ansia, sopra un baratro, irrompendo nella battaglia, nell'estrema curiositĂ , al primo accenno di fame, sii ininterrottamente consapevole.


Quando ti senti ben disposta o mal disposta verso qualcuno, non riversare il tuo stato d'animo su quella persona, ma resta equilibrata.

Dovunque si posi la tua attenzione, in quel punto preciso, sperimenta.

Le civette dicono «Vieni, vieni» alle lucciole.

Solo perché esisto sono qui, tra la neve che cade.

Un mondo buono, gocce di rugiada cadono a una, a due.

Ascolta, ogni cosa rabbrividisce la campana della caducità.

Non piangete, insetti; gli amanti, persino le stelle devono separarsi.

Il cuculo canta per me, per la montagna, a turno.

Dal ramo che galleggia sul fiume, il canto di un insetto.

Io faccio un pisolino, facendo delle montagne d’acqua battendo il riso.


Contadino, mostrando la via con un ravanello.

Dove ci sono umani, troverai mosche e Buddha.

La prima cicala: la vita è crudele, crudele, crudele.

Lucciole entrano nella mia casa, non le sdegnare.

Sopravvivere a tutti, a tutti che freddo!

In questo mondo anche le farfalle devono guadagnarsi da vivere.

Più vicino, più vicino al paradiso che freddo!

Dopo il sogno, com'è reale l'iris. Shushiki

Vento d'autunno attraverso i campi, volti. Onitsura

Fiori di susino n naso, un cuore. Onitsura


Buddha: fiori di ciliegio nel chiaro di luna. Hoitsu

Bianca farfalla sfreccia tra i garofani: spirito di chi? Shiki

Quanto silenzio: la neve disegna ali di anatre mandarine. Shiki

I piaceri sono come i funghi: senza radici, senza fiori, crescono veloci dappertutto. Shinkichi Takahashi

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Se non puoi trovare la verità dove sei ora, dove ti aspetti di trovarla? Dogen

Per cinquantaquattro anni ho appeso stelle in cielo. Ora mi slancio: tutto si frantuma! Dogen

Una rosa, è una rosa, è una rosa, è una rosa. Gertrude Stein


Le cose sono nel loro complesso, quello che appaiono essere e dietro... non c'è nulla. Sartre

L'unico Zen che trovi in cima alle montagne è quello che tu stesso ci hai portato. Robert M. Pirsig

Noi danziamo intorno a un anello e supponiamo, ma il Segreto sta nel mezzo e sa. Robert Forst

Lo Zen è la Desimbolizzazione del mondo. R.H. Blyth

La nostra vita è sprecata dai dettagli... semplificare, semplificare. Thoreau

Un mattino di gloria alla mia finestra, mi soddisfa di più che la metafisica dei libri. Walt Whitman

Ogni cosa lo stesso, ogni cosa distinta. proverbio Zen

Nella mente di chi incomincia ci sono molte possibilità, nella mente esperta solo poche. Shunryu Suzuki


Non sono giovane abbastanza per conoscere ogni cosa. J.M. Barrie

Se tu chiedi cos'è il Jazz, non lo saprai mai. Louis Amstrong

Suona la campana che può ancora suonare Dimentica la tua proposta perfetta. C'è una crepa in ogni cosa Che è come la luce che entra dentro. Leonard Cohen

«Sto per fare una domanda» disse il Re Melinda al venerabile Nagasuma. «Mi puoi rispondere?» Nagasuma disse: «Per favore fai la tua domanda». Il Re disse: «Ho già chiesto». Nagasuma disse: «Ho già risposto». Il Re disse: «Cosa hai risposto?» Nagasuma disse: «Cosa hai chiesto?» Il Re disse: «Non ho chiesto niente». Nagasuma disse: «Non ho risposto niente».

Il tao che può essere detto, non è l'eterno tao. Il nome che può essere nominato, non è l'eterno nome. Tao Te Ching


La natura di Dio è un cerchio il cui centro è dappertutto e la circonferenza da nessuna parte. Empedocle

Ogni giorno la gente sta lontana dalla chiesa e va dietro a Dio. Lenny Bruce

Ama Dio e fai quel che desideri. L'occhio con cui vedo Dio è lo stesso occhio con cui Dio vede me. Meister Eckhart

Quando sei deluso e pieno di dubbi, neanche mille libri di scritture sono sufficienti, quando hai raggiunto la comprensione, anche una parola è troppo. en-Yang

Un giorno un uomo avvicinò Ikkyu e chiese: «Maestro, scriveresti per me qualche massima della più alta saggezza?» Ikkyu prese il suo pennello e scrisse: «Attenzione.» «Tutto qui?» chiese l'uomo. Ikkyu allora scrisse: «Attenzione. Attenzione.» «Bene» disse l'uomo «Non vedo una grande profondità in quello che avete scritto.» Poi Ikkyu scrisse la stessa parola tre volte: «Attenzione. Attenzione. Attenzione.» Un po' irritato l'uomo chiese: «Cosa significa quella parola 'Attenzione'?» Ikkyu gentilmente rispose, «Attenzione significa attenzione.» storia Zen

Come lo prenderò? Non prenderlo. Quello che rimane quando non c'è più avidità è il Sé. Panchadasi


Un'altra volta ho visto un bambino venire verso di me tenendo una torcia accesa in mano. «Da dove porti la luce? » gli ho chiesto. Lui la spense immediatamente e mi disse, «O Hasan, dimmi dove è andata e io ti dirò dove l'ho presa». Hasan Basri

Noi pensiamo in generale, ma viviamo nei dettagli. A.N. Whitehead

Per ogni cosa che vive è sacra, la vita delizia in vita. William Blake

Ti Ts'ang chiese a Fa-Yen: «Dove vai?» Fa-Yen disse: «In giro in pellegrinaggio». Ti Ts'ang disse: «Qual è lo scopo del pellegrinaggio?» Fa-Yen disse: «Non lo so.» Ti Ts'ang disse: «Non sapere è più vicino.» mondo Zen

Lo Zen non ha niente da raccogliere. Quando la gente che studia lo Zen non vede questo, è perché si avvicina troppo ardentemente. Ying-An

L'acqua che è troppo pura non ha pesci. Ts'ai Ken T'an

Quando lo studente è pronto il maestro appare. proverbio Buddhista


I maestri aprono la porta, ma devi entrare da solo. proverbio cinese

Se incontri il Buddha, uccidilo. Lin-chi

Perché insegnare a bere agli animali che vivono nell'acqua? proverbio africano

L’erbaccia cresce in fretta lungo il fiume. Chiun

Lo Zen è pensiero di tutti i giorni. Chao-Chou

Un monaco chiese a Yun-men: «Quali sono gli insegnamenti di una intera vita?» Yun-men gli rispose: «Una dichiarazione appropriata». mondo Zen

Quando hai fame, mangia il tuo riso; quando sei stanco, chiudi i tuoi occhi. I pazzi potranno ridere di me, ma gli uomini saggi sanno cosa intendo. Lin-chi


Quelli che desiderano meno cose sono i più vicini agli Dei. Socrate

Ho buttato la mia tazza quando ho visto un bambino bere alla fontana dalle sue mani. Diogene

Siedi. Riposa. Lavora. Solo con te stesso, mai stanco. Al margine della foresta gioioso senza desideri. Buddha

Ogni giorno è un buon giorno. Yun-Men

Pensare è più interessante che sapere, ma meno interessante che guardare. Goethe

Il tutto nella vita sta nel verbo vedere. Teilhard de Chardin

Solo con il cuore puoi vedere giustamente quello che è essenzialmente invisibile all'occhio. Antonie De Saint-Exupery

Siamo più curiosi del significato dei sogni, che delle cose che vediamo da svegli. Diogene


Qualsiasi interesse è interessante. William Hazlit

I meloni sembrano freschi picchiettati di fango dalla rugiada del mattino. Basho

La bocca di nessuno è abbastanza grande per dire l'intera cosa. Alan Watts

Per essere un uomo di conoscenza bisogna essere illuminati e fluidi. Mistico Yaqui

La Via non è difficile, solo, non ci deve essere volere o non volere. Chao-Chou

Le comparazioni sono odiose. detto del XIII secolo

Cosa succede al buco quando il formaggio è finito? Bertolt Brecht

Stabilire cosa ti piace e cosa non ti piace ,


questa è la vera malattia della mente. Seng-T'san

L'unica gioia al mondo è incominciare. Cesare Pavese

Ogni uscita è un'entrata da un'altra parte. Tom Stoppard

Non si può entrare due volte nello stesso fiume. Eraclito

Se ti vuoi affogare, non torturarti con acque poco profonde. proverbio bulgaro

Da dove veniamo? Cosa siamo? Paul Gauguin

Nel camminare, cammina. Nel sedere, siedi. Soprattutto non tremare. Yun-Men

La mappa non è il territorio. Alfred Korzbyski

Dove andiamo?


Vai senza sapere dove. Porta, senza sapere cosa. Il sentiero è lungo, la via sconosciuta.

Qual è il colore del vento? Koan Zen

Un monaco chiede al maestro Haryo, «Cos'è la via?» Haryo dice, «Un uomo a occhi aperti che cade nel pozzo.» Koan Zen

Se un uomo desidera essere sicuro della strada che calpesta, deve chiudere gli occhi e camminare nel buio. S. Giovanni della Croce

Se sei sulla via giusta, va avanti. Se sei sulla via sbagliata, torna indietro. Anonimo cinese

Colui che rileva i tuoi errori non sempre è tuo nemico, colui che parla dei tuoi pregi non sempre è tuo amico. Anonimo cinese

“A settanta anni pianto ancora alberi”; “Non ridere di me, caro vicino. Da sempre si sa che dobbiamo morire, Il bello è che non sappiamo quando.”


Yuan Mei

Chi sa fare le cose non trova difficile farle, chi trova difficile farle, non le sa fare. Anonimo cinese

Saper ascoltare è meglio di saper parlare. Anonimo cinese

Il dolore del separarsi, è come l'erba di primavera; più cammini, più ti allontani, e più cresce. Li Yu

Chi si è scottato con la minestra calda, soffia anche sulla verdura fredda. Anonimo cinese

Se dubiti di un uomo, non affidargli compiti, ma se una volta gli affidi un compito dagli anche fiducia. Anonimo cinese

Deve esserci una causa e una ragione per la tristezza e per il sorriso; non si può essere addolorati per scherzo o sorridere per finta. Anonimo cinese

Colui che cerca di diventare ricco non sarà mai umano, colui che cerca di diventare umano non diventerà ricco. Hang Hu


La vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione è fugace, l'esperienza è fallace, il giudizio è difficile. Bisogna che non solo il medico sia pronto a fare da sé le cose che debbono essere fatte, ma anche il malato, gli assistenti, le cose esterne. Ippocrate

La preghiera è una cosa, e la contemplazione un'altra, benché la preghiera e la contemplazione si generino a vicenda. La preghiera è il seme, la contemplazione il raccolto: il mietitore contempla ammirato l'ineffabile visione delle belle spighe cresciute dai piccoli spogli chicchi che ha seminato. Isacco di Siria

Racconti chassidici L'insegnamento dell'anima. Rabbi Pinhàs citava spesso la massima: «L'anima dell'uomo gli insegnerà» e la ribadiva dicendo: «Non vi è uomo a cui l'anima non insegni continuamente». Una volta i discepoli gli chiesero: «Se è così perché l'uomo non l'ascolta?» «Continuamente l'anima insegna» rispose loro Rabbi Pinhàs «ma non ripete mai.»

Wu-men disse: «La grande via non ha cancello. Ci sono migliaia di strade diverse. Una volta oltrepassata la barriera cammini solo, nell'universo». Wu-men


Il maestro di Zen Hakuin era decantato dai vicini per la purezza della sua vita. Accanto a lui abitava una bella ragazza giapponese, i cui genitori avevano un negozio di alimentari. Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, i genitori scoprirono che era incinta. La cosa mandò i genitori su tutte le furie. La ragazza non voleva confessare chi fosse l'uomo, ma quando non ne poté più di tutte quelle insistenze, finì coi dire che era stato Hakuin. I genitori furibondi andarono dal maestro. «Ah sì?» disse lui come tutta risposta. Quando il bambino nacque, lo portarono da Hakuin. Ormai lui aveva perso la reputazione, cosa che lo lasciava indifferente, ma si occupò del bambino con grande sollecitudine. Si procurava dai vicini il latte e tutto quello che occorreva al piccolo. Dopo un anno la ragazza madre non resistette più. Disse ai genitori la verità: il vero padre del bambino era un giovanotto che lavorava al mercato del pesce. La madre e il padre della ragazza andarono subito da Hakuin a chiedergli perdono, a fargli tutte le loro scuse e a riprendersi il bambino. Hakuin non fece obiezioni nel cedere il bambino, tutto quello che disse fu: «Ah sì?»

Le armi sono oggetti sfortunati. Tutte le creature le detestano; perciò chi ha desideri non vi permane. Il gentiluomo in pace onora la sinistra e se usa le armi onora la destra. Perciò le armi non sono oggetti di un gentiluomo. Le armi sono oggetti sfortunati; solo se non se ne può fare a meno si usano, l'acutezza e l'attacco sono superiori, ma non sono cose belle. Se si stimassero belle, questo farebbe gioire nell'uccidere gli uomini. Gioire nell'uccidere gli uomini, non è poter ottenere di regnare sul mondo. Perciò nei fausti eventi è superiore la sinistra, negli eventi luttuosi è superiore la destra; perciò il vicecomandante sta a sinistra e il comandante sta a destra, cioè nel posto dei riti funerari. Se si uccidono molti uomini si piangano con lutto e rammarico; il vincitore in battaglia occupi il posto dei riti funerari. Lao-Tsu

Chi conosce gli uomini è saggio. Chi conosce se stesso è intelligente. Chi vince gli uomini ha la forza. Chi vince se stesso è forte.


Chi conosce ciò che basta è ricco. Chi agisce con forza è risoluto. Chi non perde il suo posto dura a lungo. Chi muore e non scompare è longevo. Lao-Tzu

In un sutra, Buddha raccontò una parabola: Un uomo che camminava per un campo si imbatte in una tigre. Si mise a correre tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l'orlo. La tigre lo fiutava dall'alto. Tremando, l'uomo guardò giù, dove in fondo all'abisso un'altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L'uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l'altra spiccò la fragola. Com'era dolce!

Tra fama e persona quale è più amata? Tra persona e beni quale più conta? Tra ottenere e perdere quale è più penoso? Chi troppo ama, dovrà grandemente prodigarsi, chi molto accumula, dovrà pesantemente perdere. Perciò chi sa di aver abbastanza non è umiliato, chi sa fermarsi non incontra pericoli; può, quindi, a lungo durare. Lao-Tzu

Quando la monaca Chiyono studiava lo Zen con Bukko di Engaku, per molto tempo non riuscì a raggiungere i frutti della meditazione. Finalmente, in una notte di luna, stava portando dell'acqua in un vecchio secchio tenuto insieme con una cordicella di bambù. Il bambù si ruppe e il fondo del secchio cadde, e in quel momento Chiyono fu liberata! Per commemorare l'evento, scrisse una poesia:

In questo modo e in quello cercai di salvare il vecchio secchio, Poiché la corda di bambù era logora e stava per rompersi.


E poi tutt'a un tratto il fondo si staccò e cadde. Niente più acqua nel secchio! Niente più luna nell'acqua!

Mokusen Hiki viveva in un tempio nella provincia di Tamba. Uno dei suoi seguaci si lamentò con lui dell'avarizia della propria moglie. Mokusen andò a trovare la moglie del seguace e le mise davanti al naso il pugno chiuso. «Che cosa vuoi dire con questo?» domandò stupita la donna. «Supponi che il mio pugno fosse sempre così. Come lo definiresti?» le disse Mokusen. «Deforme» rispose lei. Allora Mokusen spalancò la mano davanti al viso della donna e disse: «E ora supponi che fosse sempre così. Che cosa diresti ?» «Che è un altro tipo di deformità» disse la donna. «Se capisci questo», concluse Mokusen «sei una buona moglie». E andò via. Dopo quella visita, la donna aiutò il marito non soltanto a risparmiare, ma anche a distribuire.

Un soldato che si chiamava Nobushige andò da Hahlin e gli domandò: «C'è davvero un paradiso e un inferno?» «Chi sei?» volle sapere Hakuin. «Sono un samurai» rispose il guerriero. «Tu un soldato!» rispose Hakuin. «Quale governante ti vorrebbe come sua guardia? Hai una faccia da accattone!» Nobushige montò così in collera che fece per snudare la spada. Ma Hakuin continuò: «Sicché hai una spada! Come niente la tua arma è troppo smussata per tagliarmi la testa». Mentre Nobushige snudava la spada, Hakuin osservò: «Qui si aprono le porte dell'inferno!». A queste parole il samurai, comprendendo l'insegnamento del maestro, rimise la spada nel fodero e fece un inchino. «Ora si aprono le porte del paradiso» disse Hakuin.


Fare senza fare, agire senza agire, gustare senza gusto. Considerare grande il piccolo e molto il poco, ricambiare l'ira con la virtù. Pianificare il difficile quando è già facile, far grandi cose quando sono ancora piccole. Nel mondo il difficile si fa dal facile, nel mondo il grande si fa dal piccolo. Perciò il saggio non fa mai grandi cose, perciò può portare a compimento grandi cose. Ora chi leggermente promette, certamente ha scarsa buona fede e molte cose facili necessitano di molte difficoltà; per questo il saggio trova il facile difficile, e perciò alla fine non ha difficoltà. Lao-Tzu

Il male degli uomini è che essi trascurano i propri campi e vanno a sarchiare nei campi degli altri e che ciò che essi domandano agli altri è molto mentre ciò che chiedono a se stessi è poco. Mencio

Siediti su una sedia ancora calda e finirai con il litigare con quello che c'era seduto prima. Agli inizi del mondo, appena dopo che fu creata l'umanità, un uomo e un cane si trovarono insieme a passeggiare in un prato; un fulmine improvviso li colpì entrambi lasciandoli a terra morti. Un dio si trovò passare per caso e decise di riportare in vita le due creature. Il cuore dell'uomo era rovinato mentre quello del cane era ancora intatto; il dio prese il cuore del cane e lo trapiantò nel petto dell'uomo che riprese a vivere. Il dio impastò poi della creta e fece un cuore nuovo al cane che, subito tornato in vita, scodinzolò contento per ringraziare il dio. L'uomo invece non ringraziò neppure e se ne andò via. E' per questo che gli uomini sono così malvagi: hanno il cuore che era stato destinato in origine ai cani. Fa in modo che nessuno versi lacrime a causa tua; gli dei le contano tutte, una per una.

Un giorno un povero chiese in prestito una pentola da un benestante del villaggio. Alcuni giorni dopo la restituì con un piccolo pentolino sistemato dentro. Il benestante era contento perché comunque ci aveva guadagnato ma, trovando il fatto assai strano, domandò al povero: «Come mai hai messo un pentolino dentro la pentola?». «Signore» rispose l'altro «la pentola che mi hai prestato era incinta e dopo un paio di giorni che era a casa mia ha partorito un pentolino; come è giusto ho restituito sia la madre, sia il bambino». «Benissimo» disse il benestante prendendosi sia la "madre" sia il "bambino",


«d'ora in poi vieni pure a prendere in prestito tutte le pentole che vuoi, basta che poi me le riporti in dietro». Qualche tempo dopo il povero si presentò di nuovo a chiedere una grossa pentola in prestito dicendo che aveva molti ospiti. L'altro gli diede la più grossa e la più bella pentola, che aveva sperando di farci un guadagno anche questa volta. Passò una settimana, poi una seconda; dopo un mese il povero non si faceva vedere. L'altro stava per mandarlo a chiamare quando lo vide arrivare con il viso triste e contrito. «Ah, signore, dopo due giorni che avevo portato la pentola a casa mia, quella si è ammalata ed è morta. Avevo deciso di aspettare che passasse il periodo di lutto per venire a dirvelo, ma poi ho pensato che voi potevate preoccuparvi e così sono venuto prima». «Che stupidaggine!» esclamò il benestante. «Quella pentola è di ferro, che cosa mi vieni a dire che è morta?» «Vedi, signore», rispose il povero «quando ti dissi che aveva partorito, poiché ti conveniva, non ti era sembrato poi così tanto strano. Però se una pentola può partorire, può anche morire».

Tra i trenta e quaranta ci assillano i cinque appetiti, Tra i sessanta e gli ottanta siam preda di cento malanni; Ma tra i cinquanta e i sessanta siam liberi da ogni male, Calmo e quieto il cuore gode di ogni riposo. Bai Ajuyi

L'uomo che cammina da solo non ha nessuno verso cui girarsi.

Una donna destinata a rimanere presto vedova finirà inevitabilmente per sposare un uomo destinato a morire giovane. Un uomo destinato a morire giovane finirà inevitabilmente per sposare una donna destinata a rimanere presto vedova. Wang Chong

Un alto dignitario si trovò un giorno a dover attraversare un fiume su un traghetto. Non sapeva nuotare ed era la prima volta in vita sua che saliva su una barca. Arrivati in mezzo al fiume il dignitario fu preso dal panico, pallido di terrore afferrò il braccio del barcaiolo e si mise a gridare: «Salvami! Sento che sono sul punto di morire annegato!». Il barcaiolo lo afferrò e lo gettò in acqua.


Tenendolo per i capelli lo immerse e lo tirò su alcune volte poi lo fece risalire sulla barca. Quando l'altro si fu ripreso gli domandò: «Va meglio adesso?». «Meglio, molto meglio!» rispose l'altro. Il barcaiolo commentò: «Chi non ha mai viaggiato a piedi non può apprezzare un cavallo, chi non è mai caduto in acqua non può apprezzare una barca, chi non ha mai patito la fame non può apprezzare la bontà del cibo».

Esistono due tipi di donne quelle belle da vedere e quelle buone da godere; non è detto che una donna bella da vedere sia anche buona da godere né che una buona da godere sia anche bella da vedere. Li Yu

Se il cielo vuol far piovere o tua madre vuole sposarsi di nuovo tu non puoi farci proprio nulla. Il Cielo facendo venire alla luce il genere umano dà agli uomini un corpo e una regola di vita. Gli uomini, mantenendo questa legge esterna, sono buoni, amano e apprezzano il meraviglioso coraggio dell'anima.

Zi Qin chiese al suo maestro Mozi: «Maestro, nel parlare molto c'è qualcosa di buono?». «Che cosa vuoi che ci sia di buono nel parlare molto?» rispose Mozi. «Prendi ad esempio un rospo in uno stagno: gracida continuamente giorno e notte fino a farsi seccare la lingua e la gola, eppure nessuno gli presta la minima attenzione. Il gallo nel pollaio, invece, canta solo due o tre volte al mattino e tutti lo ascoltano perché vuol dire che si inizia il giorno. Bisogna parlare solo quando occorre.»

Un uomo aveva piantato dei piccoli salici nel suo giardino e temendo che qualcuno andasse a rubare le piantine incaricò un ragazzetto di stare lì a fare la guardia. Dopo una decina di giorni non era stato rubato nessun salice. «Bravo!» disse il padrone al ragazzo.


«Devi aver fatto proprio buona guardia!» Il ragazzetto tutto contento per l'elogio decise di rivelare il suo sistema e raccontò: «Avevo paura che qualcuno di notte potesse venire a rubare le piantine così ogni sera le tiro fuori dalla terra e le metto tutte in casa, al mattino dopo le pianto di nuovo. Come vedete è un sistema che funziona!» Xiao Fu, Feng Meng Long

Non bisogna aspettare di vedere per diventare cauti, né aspettare di sentire per stare in guardia. Non c'è nulla di più palese di ciò che si vuole tenere nascosto, nulla di più visibile di ciò che è minuscolo. Per questo un uomo sta attento a che cosa fa anche quando è solo. Gli uomini devono essere sicuri su ciò che non devono mai fare, solo allora saranno capaci di agire con decisione in ciò che devono fare. Mencio

Nell'entrare in un regno informati su ciò che è proibito; nell'entrare in una città informati delle usanze; nell'entrare in una casa informati sui nomi di coloro che la abitano. Mencio

In una sutra, il re Hashinoky chiese alla regina: «C'è qualcuno sulla terra che tu ami più di te stessa?». «Vorrei tanto rispondere che ti amo più di me stessa, ma in realtà è me stessa che amo di più di ogni cosa» rispose la donna. Il re riprese: «Anch'io amo me stesso più di ogni altro». Decisero allora di far visita a Buddha Sakyamuni, per sottoporgli quel problema. «Le vostre rispettive risposte non sono erronee» rispose il Buddha. «In definitiva, ognuno ama se stesso. Così facendo non arreca danno agli altri. E tuttavia, nell'amar se stesso, l'uomo reca danno agli altri». E', questo, un grande koan. Maestro Taìsen Dashimaru


In Giappone, un monaco di nome Shinyo si fece gettare sette volte in prigione. Ogni volta che lo liberavano, riprendeva a rubare perché di nuovo lo arrestassero, così da poter impartire il suo insegnamento ai prigionieri, che in effetti ricevettero tutti l'ordinazione monacale. E alla fine i guardiani, commossi e turbati, rilasciarono il maestro e i prigionieri, ora suoi discepoli. Chi vuol trasmettere un vero insegnamento deve saper comprendere l'animo altrui. Maestro Taìsen Dashimaru

Un uomo audace, nobile e coraggioso, rese visita a quattro grandi maestri di tiro con l'arco, che vivevano insieme in un luogo appartato. «Voi siete quattro» disse loro. «Ciascuno di voi si incammini in una delle quattro direzioni, poi, volgendosi verso di me, scocchi la propria freccia. Le fermerò tutte prima che mi raggiungano». «Non è possibile» commentò uno dei maestri. «Quanto dev'essere veloce!» commentarono gli altri. «Certo è dotato di un magico potere». Allora il Buddha Sakyamuni, che era presente, commentò: «C'è ancora qualcosa di più veloce di quest'uomo audace e coraggioso: la corsa del sole e della luna e del lampo. E c'è qualcosa di ancor più veloce del sole, della luna e del lampo...». Maestro Taìsen Dashimaru

Una leggenda indiana narra di un re vissuto all'epoca del Buddha, e che aveva un'incantevole sposa. Un giorno, mentre il re dormiva, la giovane donna fuggì, per rendere visita a un eremita che praticava la meditazione in un piccolo rifugio su un monte. Quando il re lo seppe, furente d'ira, si recò da lui. «Che stai facendo?» gli chiese. «Pratico la pazienza» rispose l'eremita. «Andrai in collera se mi adiro con te?». «No, a nessun costo». «Neppure se ti uccido, facendo a pezzi il tuo corpo?» «Neppure se mi uccidi». Allora il re lo fece prendere e mutilare pezzo a pezzo. Nel sutra che narra l'episodio, il re è designato come "il Tagliatore". Ma, cosa mirabile, l'eremita sopravvisse al supplizio e continuò a praticare la pazienza nell'atteggiamento del non-ego.


Maestro Taìsen Dashimaru

Buddha disse: «Io considero la posizione dei re e dei governanti come quella dei granelli di polvere. Osservo tesori di oro e di gemme come se fossero mattoni e ciottoli. Guardo le più belle vesti di seta come cenci strappati. Vedo le miriadi di mondi dell'universo come i piccoli semi di un frutto, e il più grande lago dell'India come una goccia d'olio sul mio piede. Mi accorgo che gli insegnamenti del mondo sono l'illusione di maghi. Distinguo il più elevato concetto di emancipazione come un broccato d'oro di un sogno, e considero il sacro concetto degli illuminati come fiori che si schiudono ai nostri occhi. Vedo la meditazione come il pilastro di una montagna, il Nirvana come un incubo delle ore diurne. Considero il giudizio del bene e del male come la danza serpentina di un drago, e il sorgere e il tramontare delle credenze come null'altro che le tracce lasciate dalle quattro stagioni».

Ikkyu, il maestro di Zen, era molto intelligente anche da bambino. Il suo insegnante aveva una preziosa tazza da tè, un oggetto antico e raro. Sfortunatamente Ikkyu ruppe questa tazza e ne fu molto imbarazzato. Sentendo i passi dell'insegnante, nascose i cocci della tazza dietro la schiena. Quando comparve il maestro, Ikkyu gli domandò: «Perché la gente deve morire?». «Questo è naturale» spiegò il vecchio. «Ogni cosa deve morire e deve vivere per il tempo che le è destinato». Ikkyu, mostrando la tazza rotta, disse: «Per la sua tazza era venuto il tempo di morire».

Hogen, un insegnante cinese di Zen, viveva tutto solo in un piccolo tempio in campagna. Un giorno arrivarono quattro monaci girovaghi e gli chiesero se potevano accendere un fuoco nel suo cortile per scaldarsi. Mentre stavano preparando la legna, Hogen li sentì discutere sulla soggettività e sull'oggettività. Andò loro accanto e disse: «Ecco questa grossa pietra. Secondo voi, è dentro o fuori della vostra mente?». Uno dei monaci rispose: «Dal punto di vista del Buddhismo, tutto è un'oggettivazione della mente, perciò direi che la pietra è nella mia mente». «Devi sentirti la testa molto pesante», osservò Hogen «se te ne vai in giro portandoti nella mente una pietra come questa».


Una volta Tanzan ed Ekido camminavano insieme per una strada fangosa. Pioveva ancora a dirotto. Dopo una curva, incontrarono una bella ragazza, in kimono e sciarpa di seta, che non poteva attraversare la strada. «Vieni, ragazza» disse subito Tanzan. Poi la prese in braccio e la portò oltre le pozzanghere. Ekido non disse nulla finché quella sera non ebbero raggiunto un tempio dove passare la notte. Allora non poté più trattenersi. «Noi monaci non avviciniamo le donne» disse a Tanzan «e meno che meno quelle giovani e carine. E' pericoloso. Perché l'hai fatto?». «Io quella ragazza l'ho lasciata laggiù» disse Tanzan. «Tu la stai ancora portando con te».

Uno studente universitario, che era andato a trovare Gasan, gli domandò: «Hai mai letto la Bibbia cristiana?». «No, leggimela tu» disse Gasan. Lo studente aprì la Bibbia e lesse da san Matteo: «E perché ti preoccupi delle vesti? Guarda come crescono i gigli del campo: essi non lavorano e non tessono, eppure io ti dico che neppure Salomone in tutta la sua gloria era abbigliato come uno di loro... perciò non darti pensiero del domani, perché sarà il domani a pensare alle cose...». Gasan osservò: «Chiunque abbia detto queste parole, a me sembra un uomo illuminato». Lo studente continuò a leggere;: «Chiedi e ti sarà dato, cerca e troverai, bussa e ti sarà aperto. Perché colui che chiede riceve, e colui che cerca trova, e a colui che bussa verrà aperto». Gasan commentò: «questo è molto bello. Chiunque l'abbia detto, è quasi un Buddha».

Quella sera, all'ora giusta, il piccolo Toyo si presentò alla porta della stanza Sanzen di Mokurai. Batté il gong per annunciarsi, fece tre rispettosi inchini prima di entrare, poi andò a sedersi in riguardoso silenzio davanti al maestro. «Tu puoi sentire il suono di due mani quando battono l'una contro l'altra» disse Mokurai. «Ora mostrami il suono di una sola mano». Toyo fece un inchino e se ne andò nella sua stanza per riflettere su questo problema. Dalla sua finestra poteva sentire la musica delle geishe. «Ah, ho capito!» proruppe. La sera dopo, quando il suo insegnante gli chiese di illustrargli il suono di una mano sola, Toyo cominciò a suonare la musica delle geishe. «No, no» disse Mokurai.


«Questo non serve. Questo non è il suono di una sola mano. Non hai capito niente». Invano Toyo meditava per sentire il suono di una sola mano. Sentì il respiro del vento. Ma quel suono venne respinto. Sentì il grido di un gufo. Anche questo venne rifiutato. Più di dieci volte Toyo andò dal Mokurai con suoni diversi. Erano tutti sbagliati. Per quasi un anno si domandò quale poteva essere il suono di una sola mano. Finalmente il piccolo Toyo entrò nella vera meditazione e superò tutti i suoni. «Non potevo mettere insieme nient'altro», spiegò più tardi «così ho raggiunto il suono senza suono». Toyo aveva realizzato il suono di una sola mano.

Quando aveva ormai più di sessant'anni e stava per lasciare questo mondo, Eshun, la monaca Zen, pregò alcuni monaci di fare una catasta di legna nel cortile. Poi si sedette risolutamente nel mezzo della pira funebre e ordinò che vi appiccassero il fuoco tutt'intorno. «O sorella!» gridò un monaco «c'è caldo, lassù?». «Soltanto uno stupido come te potrebbe preoccuparsi di una cosa simile» rispose Eshun. Le fiamme divamparono e lei morì.

Dopo la morte di Bankei, un cieco che viveva accanto al tempio del maestro disse a un amico: «Da quando sono cieco, non posso osservare la faccia delle persone, e allora devo giudicare il loro carattere dal suono della voce. Il più delle volte, quando sento qualcuno che si congratula per la sua felicità o il suo successo, afferro anche una segreta sfumatura di invidia. Quando uno esprime il suo rammarico per la disgrazia di un altro, sento il piacere e la soddisfazione, come se quello che si rammarica fosse in realtà contento che nel suo proprio mondo ci sia ancora qualcosa da guadagnare. La voce di Bankei, però, sin dalla prima volta che l'ho sentita, è stata sempre sincera. Quando lui esprimeva la felicità non ho mai sentito null'altro che la felicità, e quando esprimeva il dolore, il dolore era l'unico sentimento che io sentissi».

Un giorno, un discepolo si recò agitato da Bodhidharma e gli disse: «La mia anima è tormentata: vi prego, maestro, datele pace!» «Portami qui la tua anima e io le darò pace ».


«Come faccio? L'ho cercata, ma non l'ho trovata». «Allora è già in pace».

Una trasmissione speciale al di fuori delle scritture; indipendenza da parole e da lettere; puntare direttamente allo spirito dell'uomo; contemplare la propria natura. Bodhidharma

Si racconta che, sulla via del ritorno, Bodhidharma incontrò due viandanti. Questi, saputo chi era quell'uomo, gli posero due domande. Il primo gli chiese: «Che cos'è un illuminato?» E Bodhidharma rispose: «Tre libbre di lino». Il secondo gli domandò: «Che cos'è lo Zen?». E Bodhidharma rispose: «La vita di tutti i giorni».

Un giorno, Hui-neng si recò al tempio vicino dove trovò due monaci di filosofia riferendosi a una bandiera che sventolava al vento. «E' la bandiera che si muove» sosteneva il primo. «No» ribatteva il secondo «è il vento che la fa muovere». Hui-neng tagliò corto: «Non è né la bandiera né il vento, ma è la mente che si muove!».

che discutevano

Ad un monaco che gli chiese di insegnargli la dottrina, rispose: «Metti da parte ogni idea di bene e di male, e guarda qui ed ora il tuo volto originale, quello che avevi prima di nascere». A un altro che gli domandò come fare a diventare un Buddha , disse: «L'unica differenza tra un uomo comune e un Buddha è che il primo non sa di essere un Buddha».

A un uomo che gli confessò: «Sono angosciato dal nascere e dal morire e dal tempo che non si ferma mai»


Hui-neng rispose: «Perché non cogli ciò che è senza nascita, senza morte, senza tempo?»

Abbandona il passato, abbandona il futuro, abbandona il presente, supera il divenire, con mente libera da ogni tempo, non ritornare ancora alla nascita e alla vecchiaia. In un giorno di sole sedere quietamente senza far nulla; arriva la primavera e l'erba cresce da sé. Zenrin Kushu

Colui che ha superato i desideri e le avversioni, che è calmo, che non brama rinascere, che domina virilmente i mondi, questo io lo definisco un illuminato.

Il Sovrano Giallo passeggiava a nord del fiume Rosso. Salì sul monte Kun-lun, e mentre si preparava a tornare verso sud, si accorse di aver perduto «Perla oscura». La fece cercare da Intelligenza e questa non la trovò; mandò allora Perspicacia e anche lei fallì; provò quindi con Analisi e neppure lei riuscì. Fu infine Senza-immagine a trovarla. Il Sovrano Giallo disse: «Non è strano che sia stata proprio Senza-immagine a poterla trovare?» Chuang-Tzu

*****

Rajneesh Non si tratta di incontrarsi con Dio. Non lo incontrerai mai da nessuna parte. Dio è il nome del silenzio assoluto, il nome della pace profonda, un nome - un semplice nome - per indicare il flusso straripante di amore e beatitudine. Dio non è altro se non essenza divina.


Dilettandosi dell'attenzione, con la propria mente ben protetta, si può togliere se stessi da ogni difficile situazione, come l'elefante impastoiato nel fango.

Come la cintura di una città, protetta di dentro e di fuori, così si vigili il proprio, cosicché l'opportunità non gli sfugga. Avendo perduta l'opportunità, poi si lamenta che va in rovina...

Ciò che ti è imposto, è non essenziale; crea la tua personalità. L'essenziale è la tua individualità; il non-essenziale è la tua personalità.

In altre parole, l'essenziale è la tua vera anima, il tuo vero essere; ciò che non è essenziale è il tuo ego.

Tutto ciò che aiuta l'ego è non-essenziale; tutto ciò che ti aiuta a spogliarti dell'ego è essenziale. L'ambizione è non-essenziale, l'avidità è non-essenziale, il desiderio - qualunque tipo di desiderio - è non-essenziale.

Uno stato meditativo è essenziale. Essere silenziosi, essere immobili, essere semplicemente attenti , consapevoli: questo è il primo passo, la porta verso l'essenziale.

E una volta che hai trovato nel profondo, assoluto silenzio, ciò che dovresti essere, hai trovato il tuo destino.

A quel punto la vita possiede una direzione non imposta dagli altri, ma scoperta da te stesso.


***** Conoscendo perfettamente per mezzo dell'attenzione, i saggi si rallegrano dell'attenzione, dilettandosi di questo nobile cibo.

In Corea, durante una guerra, un esercito di nemici invase una città dove sorgeva un tempio Zen. Tutti i monaci fuggirono, ma il maestro rimase imperturbabile al suo posto. Entrò il generale nemico e subito si irritò vedendo che il monaco neppure lo guardava. Si mise a urlare: «Non sai che qui davanti a te c'è un uomo che può ucciderti senza battere ciglio?» Il maestro lo fissò con calma e rispose: «E tu non sai che qui davanti a te c'è un uomo che può essere ucciso senza battere ciglio?» Il generale stava per estrarre la spada. Ma si fermò, si inchinò e uscì.

Due insegnanti di Zen, Daigu e Gudo, furono invitati a far visita a un gran signore. Appena giunti, Gudo disse al signore: «Tu sei intelligente per natura, e hai una innata predisposizione a imparare lo Zen». «Sciocchezze» disse Daigu. «Perché stai adulando questo stupido? Sarà un signore, ma di Zen non sa proprio niente». Così, invece di costruire un tempio per Gudo, il signore lo costruì per Daigu e studiò lo Zen con lui.

Quando vide un ritratto del barbuto Bodhidharma, Wakuan protestò: quello non ha la barba?»

«Perché

Getsuan disse ai suoi sudditi: «Keichu, il primo fabbricante di ruote della Cina, fece due ruote di cinquanta raggi ciascuna.


Ora supponete di togliere il mozzo che unisce le due ruote. Che ne sarebbe della ruota? E se Keicku avesse fatto questo, potrebbe essere chiamato maestro nel fabbricare ruote?»

Se qualcuno pensa che la propria vista interiore superi quella dell'altro, egli non ha occhi.

Shogen domandò: «Perché l'uomo illuminato non si alza in piedi e spiega?» E disse anche: «Non è necessario che il discorso venga dalla lingua».

Un monaco domandò a Fuketsu: «Senza parlare, senza silenzio, come puoi esprimere la verità?» Fuketsu osservò: «Io ricordo sempre la primavera nel sud della Cina. Gli uccelli cantano tra innumerevoli specie di fiori fragranti».

Il grande sentiero non ha porte migliaia di strade vi sboccano quando si attraversa quella porta senza porta, si cammina liberamente tra cielo e terra. Mumon

Un monaco domandò a Nansen: «C'è un insegnamento che sinora nessun maestro abbia mai predicato?» Nansen disse: «Sì, c'è». «Che cos'è?» domandò il monaco. Nansen rispose: «Non è mente, non è Buddha, non è cose».

Hyakujo voleva mandare un monaco ad aprire un nuovo monastero. Disse ai suoi allievi che avrebbe affidato l'incarico a chi avesse risposto con più acutezza a una domanda. Posò un vaso d'acqua sul pavimento e domandò: «Chi sa dire che cos'è questo senza nominarlo?»


L'abate disse: «Nessuno può dire che sia una scarpa di legno». Isan, il monaco cuciniere, rovesciò il vaso con una pedata e se ne andò. Hyakujo sorrise e disse: «L'abate ha perso». E Isan divenne il maestro del nuovo monastero.

O mia gentile, fingi che l'universo sia una conchiglia vuota in cui la tua mente scherza all'infinito.

Nessun cancello sbarra le pubbliche strade; vi sono sentieri di ogni genere; coloro che oltrepassano questa barriera camminano liberamente per tutto l'universo. Mumon

Dolce amore, medita sul sapere e sul non sapere, sull'esistere e sul non esistere. Poi respingili entrambi perché tu possa essere.

Quando mangi o bevi, diventa il sapore del cibo o della bevanda, e sii sazia.

Dovunque si trovi la soddisfazione, in qualunque atto, attuala.

Nell'istante del sonno, quando il sonno non è ancora giunto e la veglia esterna svanisce, in quell'istante l'essere si rivela.

D'estate quando vedi il cielo intero infinitamente limpido, entra in quella limpidezza.

In un veicolo in movimento, oscillando ritmicamente, sperimenta. Oppure in un veicolo fermo, lasciandoti dondolare in invisibili cerchi sempre più lenti.


Limitandosi a fissare il cielo azzurro oltre le nuvole, la serenità.

Lungo la riva del fiume sotto gli alberi, io scorgo le orme! Anche sotto l'erba fragrante vedo le sue orme. Le trovi nel più profondo di remote montagne.

Queste tracce spiccano ben visibili come il tuo naso rivolto verso il cielo. Kakuan

Senza sbagliare, senza ignorare: un paio di anatre mandarine si posano, dondolando, dappertutto. Nan-o-Myo

Una risposta: Inayat Khan racconta una storia indù di un pesce che andò da un pesce regina e gli domandò: «Sento sempre parlare del mare, ma che cos'è questo mare? Dov'è?». Il pesce regina spiegò : «Tu vivi, ti sposi, e hai la tua esistenza nel mare. Il mare è dentro di te e fuori di te, e tu sei fatto di mare, e finirai nel mare. Il mare ti circonda come il tuo proprio essere».

La vita è come noi la troviamo e così la morte. Una poesia d'addio? Perché insistere? Daie-Soko

Settantasei: ho chiuso con questa vita. Non ho cercato il cielo, non temo l'inferno.


Lascerò queste ossa al di là del Triplice Mondo, non asservito, imperturbato. Fuyo-Dokai

Zazen: grasse zanzaredappertutto. Taigi

Il passero si tuffa dal tetto al suolo, un lungo viaggio, un razzo s'innalza verso la luna, miriadi di mondi si abbattono. Lento movimento: venti piedi in giù, dieci miliardi di anni. Senza discernimento, il passero non pensa, non fa filosofia, eppure ogni cosa sta sotto le sue ali. Shinkichi Takahashi

Un sorso inghiottì l'universo. Uno sbatter d'ali sul ramo o sul tetto guerra, pace, angoscia svaniscono. Nulla rimane non una traccia. Shinkichi Takahashi

«Il tempo giace sulla grondaia» canta il passero, ogni tanto una beccata. Shinkichi Takahashi

Un vecchio albero predicava la Saggezza, e un uccello selvatico grida a gran voce la Verità. Shinkichi Takahashi

Per nove anni era rimasto, e nessuno lo conosceva;


con una scarpa in mano tornò a casa in silenzio, senza cerimonie. Bodhidharma

Tutti gli esseri sono fin da principio altrettanti Buddha; è come il ghiaccio e l'acqua: senza l'acqua nessun ghiaccio può esistere. Al di fuori degli esseri senzienti, dove dobbiamo cercare il Buddha? Non sapendo quanto vicina sia la Verità, gli uomini la cercano lontano... Sono simili a colui che, in mezzo all'acqua, chiede implorante da bere. Hakuin

Cessa di fare il male; impara a fare il bene; purifica il tuo cuore: questa è la via dei Buddha.

Una sera s'inerpicò sino alla cima solitaria; di fra le nuvole gli si scoprì la luna, e come rise di cuore! Yao-shan

Qual meraviglia soprannaturale e qual miracolo è questo! Tiro l'acqua dal pozzo, e porto la legna! P'ang-yun

Un improvviso colpo di tuono, le porte della mente si spalancarono. E toh, ecco là seduto il vecchio, la natura Buddha in tutta la sua semplicità. Chaopien

La mente ha il proprio luogo, e da sola può fare un cielo dell'inferno, un inferno del cielo.


Nascita e morte sono un grave evento; Come è effimera la vita!

Bisogna rimpiangere ogni minuto, Il tempo non aspetta nessuno.

Per quanto innumerevoli siano gli esseri viventi giuro di salvarli; per quanto indomabili siano le passioni giuro di domarle; per quanto immensi siano i Dharma giuro di studiarli; per quanto incomprensibile sia la verità di Buddha giuro di conseguirla. i "Quattro Grandi Voti"

Un vento molto forte non dura tutto il mattino; uno scroscio di pioggia non dura tutto il giorno. Tale è il corso della natura. E se la natura stessa non può sostenere a lungo i suoi sforzi, quanto meno lo potrà l'uomo! Tao Te Ching

Cielo e terra non mi porgono rifugio; Sono contento, irreali son corpo e anima. Benvenuta la tua spada, o guerriero di Yuan! Il tuo fido acciaio, vivido come il lampo, taglia il vento della primavera, lo sento. So-gen


Sotto la spada alta levata, c'è l'inferno che ti fa tremare; ma va innanzi, e trovi la terra della beatitudine. Miyamoto Musashi

L'abile viaggiatore non lascia traccia; l'abile parlatore non dice una parola di troppo. Tao Te Ching

Un gruppo di alberi, d'estate, un balenìo di mare, una pallida luna serale. Kobori Enshiu

Guardo più in là; non vedo fiori, né variopinte foglie. sulla riva del mare una casina solitaria nella luce cadente d'una sera d'autunno. Kobori Enshiu

Alzati e fai qualcosa di utile, il lavoro fa parte del koan! Hakuin

Il lavoro è amore reso visibile, e se tu non puoi lavorare con amore ma solo con avversione, è meglio che tu lasci il tuo lavoro e sieda al cancello del tempio e prenda l'elemosina di quelli che lavorano con gioia. Kahlil Gibran


L’attaccamento è il più grande fabbricatore di illusioni, la realtà può essere raggiunta solo da chi è distaccato. Weil

La preghiera del monaco non è perfetta fino a che egli non riconosce se stesso o il fatto che sta pregando. S. Antonio

Un monaco chiese a Chao-chou: «Sono appena entrato nel monastero, per favore dammi qualche istruzione». Chao-chou disse,«Hai mangiato la tua razione di riso?» Il monaco disse: «Sì l'ho mangiata». Chao-chou disse: «Allora vai a lavare la tua ciotola». mondo Zen

Alza una pietra e mi troverai; spacca la legna e io sono là. Gesù

Nel disordine, trova la semplicità. Dal conflitto, trova l'armonia. Nel mezzo della difficoltà sta l'opportunità. Albert Einstein

Un compagno molto più esperto di me mi dice: «Quando i piedi non vogliono più portarti, si cammina sulla testa». Ed è vero. Forse non è nell'ordine naturale delle cose, ma non è meglio camminare sulla testa che pensare con i piedi, come capita spesso? Renè Daumal


Il sentimento è tutto, il nome è suono e fumo. Goethe

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… disse Joshu.

Un monaco disse a Joshu: «Sono nuovo del monastero. Ti prego di insegnarmi ». Joshu domandò: «Hai mangiato la tua zuppa di riso?». Il monaco rispose: «L'ho mangiata». Joshu disse: «Allora faresti bene a lavare la tua ciotola». In quel momento il monaco fu illuminato.

Joshu andò in un luogo dove un monaco si era ritirato in meditazione e gli domandò: «Ciò che é, che cos'è?» Il monaco alzò il pugno. Joshu rispose: «Le navi non possono rimanere dove l'acqua è troppo bassa», e andò via. Dopo qualche giorno Joshu tornò a trovare il monaco e gli fece la stessa domanda. Il monaco rispose allo stesso modo. Joshu disse: «Ben dato, ben preso, ben ucciso, ben salvato». E si inchinò davanti al monaco.

Nansen vide i monaci dell'ala orientale e quelli dell'ala occidentale che si disputavano un gatto. Afferrò il gatto e disse ai monaci: «Se qualcuno di voi dice una buona parola, potete salvarlo». Nessuno rispose, sicché Nansen, intrepido, tagliò in due il gatto. Quella sera tornò Joshu, e Nansen gli raccontò l'accaduto. Joshu si tolse i sandali, e se li mise in testa e andò via. Nansen disse: «Se ci fossi stato tu, avresti potuto salvare il gatto».

Sulla strada per il monte Tai c'era un bambino seduto col capo curvo sulle ginocchia. Joshu gli si avvicinò e gli chiese: «Ti sei smarrito?»


«No, non mi sono smarrito, ti aspettavo» rispose il bambino. «Aspettavi me ?» esclamò Joshu «E perchè mai?» «Accompagnami a casa» pregò il bambino. «Ma tu hai una casa?» «No». «Se è così» disse Joshu «posso provare ad accompagnarti». «A casa?» disse il bambino «Sì a casa» rispose Joshu.

Un monaco chiese: «Gli uomini si agitano e non comprendono cosa li agiti. E' a causa del flusso della mente, vero?» Joshu disse: «E' così». «Ma come uscire se si è nel flusso?» Joshu disse: «Affondando».

«Come possiamo dare un nome a un sogno?» domandò un monaco. «Ma anche il nome è un sogno» rispose Joshu.

«Qual è la sostanza della verità?» chiese un monaco. E Joshu: «Ha una sostanza il vento? Ha una sostanza la sete? Ha una sostanza la morte?» «Non comprendo» rispose il monaco. Joshu disse: «Non parliamo né della sostanza né della verità. Parliamo della sete e della morte».

«Io sono un uomo, e tu chi sei?» chiese un monaco. Joshu disse: «Io sono un asino».

«Sai piangere tu?» chiese un monaco. «Credo di saper piangere» disse Joshu.


«Ma allora sei ancora lontano dall'essere saggio, perché i saggi non piangono».«Chi ti ha detto che i saggi non piangono?» chiese Joshu. «I saggi» rispose quello. «Allora io non sono saggio» concluse Joshu.

«E' la nube ad inseguire il vento o il vento a inseguire la nube? Se s'inseguono tra loro, com'è possibile che giungano ad incontrarsi?» chiese un monaco. «S'incontrano» disse Joshu «nell'ultima profondità della notte, dove la nube non è più nube e il vento non è più vento.»

«Come posso proseguire il mio cammino su questa strada senza smarrirmi?» chiese un monaco. «Tu credi che questa sia una strada?» fece Joshu. «Certo: è la strada che percorro da tanto tempo.» «E se ti fossi già smarrito, da tanto tempo?» «Come puoi supporre questo?» disse il monaco «E' semplicemente assurdo.» «Appunto. Tu mi hai domandato se puoi percorrere ancora questa strada senza smarrirti.»

«Come si riconosce il maestro?» chiese un monaco. «Interrogando se stessi » rispose Joshu. «Cosa intende dire il poeta Kanzan nei suoi versi: “Legge i Sutra ma non comprende il significato” ?» chiese qualcuno. «Prova a leggere i Sutra» disse Joshu.

«Voglio praticare la saggezza. Dammi il giusto insegnamento per questo» chiese un monaco. «Non praticare la saggezza» rispose Joshu.


Una monaca chiese a Joshu: «Perchè quando sto per addormentarmi mi vengono strani pensieri?» «Che cosa vuoi da me?» rispose Joshu. La monaca ripetè la domanda: «Perchè questi strani pensieri?» E Joshu: «Perchè questa strana domanda?».

Qualcuno disse a Joshu: «Com'è possibile una via se ne esistono tante?" E Joshu: "Ne vedi davvero tante?». «Così almeno mi pare» rispose quello. «Si tratta appunto di questo» disse Joshu.

«Che cosa significa saggezza senza saggezza?» chiese qualcuno. «Il boccio che cade non torna al ramo» disse Joshu. «Perché non torna al ramo?» insistette quello. «Perché è una farfalla » disse Joshu.

«Satori è sapere?» chiese un monaco. «Il vuoto è il pieno?» disse Joshu. «Sei tu che devi rispondere» riprese il monaco. «Il Bodhidharma ha detto: Io non so». «E tu che dici?»

«Maestro, insegnami a parlare con i miei sogni. Voglio che rispondano alle mie domande» chiese qualcuno. «I sogni sono soltanto domande » rispose Joshu. «E dov'è la risposta?» chiese quello. «Se tu sapessi dov'è la risposta, non la cercheresti nei sogni» disse Joshu.


«Perché rido quando dovrei essere serio?» chiese un giovane monaco. «Perché sei un bambino» disse Joshu. «E quando sarò uomo?» «Allorché ti accorgerai di essere serio anche quando ridi.» «Ma sarà un bene questo?» «Di quale bene parli?» disse Joshu.

«E' vero che un uomo saggio è una montagna?» chiese un monaco. «Un uomo saggio ha molti sentieri e foreste, laghi tranquilli e cime battute dal vento» disse Joshu. «Per questo è una montagna?». «Lascia che siano le montagne a parlare» disse Joshu.

«Quando qualcuno chiede aiuto, che cosa bisogna fare?» chiese il capo dei monaci. «Seguire la propria strada» disse Joshu. «Ma questo non significa dare aiuto» fece il monaco. «Questo dipende dalla strada» disse ancora Joshu.

«Quella donna che ho molto amato, tutte le volte che la incontro per la strada non mostra in alcun modo di riconoscermi. Com'è possibile? Anche lei certamente mi ha amato» chiese un giovane. «Come può riconoscerti?» disse Joshu «le stelle muoiono sull'orlo dei prati».

«Mi accade» disse un giovane «di sentirmi diviso nell'amore. Com'è possibile amare e sentirsi divisi?». «Ti senti diviso perché vuoi moltiplicarti» disse Joshu.


«Che cos'è un uomo saggio?» chiese qualcuno. «Uno che guarda da lontano le cose vicine e da vicino le cose lontane» disse Joshu.

«Quando si è vuoti di ogni illusione si è perfetti. Non è così?» chiese un giovane monaco. «Non si è perfetti» rispose Joshu. «In che cosa consiste allora la perfezione?». «Nel dimenticare anche la possibilità dell'illusione» disse Joshu.

«Perchè l'amore per una fanciulla mi ha fatto soffrire?» chiese un giovane. «Dovresti dire invece: "Perchè la gioia di amare questa fanciulla mi ha fatto tanto soffrire?" Ma va bene anche il contrario» disse Joshu.

«Non riesco a sopportare la vita» disse un monaco. «Non è meglio morire?» «Ma come potrai sopportare la morte se non sopporti la vita?» disse Joshu.

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