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Il segno e gli strumenti
Politecnico di Milano - Facoltà del Design Corso di Type design - A.A. 2007/2008 Docente: James Clought Cultore della materia: Stefano Temporin Ricerca di: Nicolò Giacomin 205188
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Sommario
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Introduzione
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Il Marker
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Vernice Spray
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Il segno dello spray
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Modulare il tratto
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Dove si scrive
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Non solo spray
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Il rullo
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Acido
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Incisioni
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Introduzione La storia della scrittura - la rappresentazione grafica della lingua per mezzo di lettere o altri segni - risale indicativamente al 3000 a.C. Sin dall’inizio questa pratica faceva uso di uno strumento che accompagnato dalla mano permetteva la permanenza della traccia di un movimento gestuale. Inizialmente si trattava di incisioni, come suggerisce la stessa parola “scrittura” che deriva dal latino scribere, in francese écrire, in tedesco schreiben. Queste parole trovano tutte una comune origine nel termine greco skariphaomai, che significa “scalfisco in superficie”, in riferimento ad un’epoca in cui i segni venivano “incisi” su supporti come la pietra, la terracotta, il legno, la cera; di conseguenza l’atto consisteva nella rimozione di materiale, una sottrazione. Il concetto si capovolge quando il segno viene creato con l’apposizione, l’aggiunta di sostanze colorate immagazzinate nello strumento come il pennello e lo stelo, su un supporto. Le forme scaturiscono così per il trascinamento di una punta intrisa. I tre elementi indispensabili per la scrittura: lo strumento, l’inchiostro, e il supporto si evolvono nel tempo e seguono, in quanto artefatto creato dall’uomo, l’evoluzione tecnologica. Oggi abbiamo a disposizione una vasta gamma di opzioni quando decidiamo di scrivere e la scelta è dettata dalla situazione e dal contesto in cui ci troviamo. In questa ricerca ho voluto indagare i diversi strumenti usati e quindi il tipo di segno, di una particolare categoria di ‘scrittori’ che appartiene al mondo del writing, più comunemente chiamato graffiti. L’analisi è di tipo tecnico e visivo; l’intenzione è quella di comprendere nel dettaglio e spiegare le peculiarità del segno di questo movimento che per primo ha sperimentato il potenziale della bomboletta spray al di là di un uso industriale. Le esigenze di velocità, copertura su diverse superfici e grandezza del tratto hanno portato all’utilizzo di particolari strumenti, spesso autoprodotti o comunque adattati per le particolari circostanze. 7
Il Marker
Nella fase iniziale dei graffiti, nati a New York alla fine degli anni ‘60, l’unica pratica diffusa era quella del ‘tagging’ dall’inglese ‘tag’ (ndr. etichetta) che consisteva nello scrivere con un solo colore come una firma, il proprio pseudonimo nei muri della città e dei vagoni della metropolitana. Il primo strumento usato è il ‘marker’ o pennarello in italiano che è composto da un capiente serbatoio per l’inchiostro e una punta per lo più in feltro o altri materiali sintetici che permettono di scrivere anche sulle diverse superfici della città, spesso irregolari e sporche. All’interno della famiglia dei marker la distinzione principale si basa sul tipo di punta che puà essere ‘a taglio’ o circolare’. Nel primo caso l’effetto ottenuto è paragonabile al pennino usato nella calligrafia che in base all’inclinazione produce modulazioni diverse del tratto. La punta tonda invece produce una regolarità dello spessore dei segni indipendentemente dall’orientamento della punta, e terminazioni arrotondate. 8
Oggi il writing è visto come un business e quindi vi sono proddotti creati appositamente, strumenti pubblicizzati per quello scopo. Inizialmente i writer prendeno in prestito il materiale da ambiti diversi; si usano pennarelli che normalmente vengono impiegati per creare le insegne dei negozi, per i menu fuori dai bar e dai ristoranti, per marcare pacchi e materiali diversi nelle fabbriche. In altri casi si attinge al mondo dei calzolai i cui lucida scarpe con la loro punta di grandi dimensioni assieme agli inchiostri per colorare le pelli diventano il kit perfetto per molti writer. Un’altro caso molto curioso è quello dei “Bingo Marker” a punta tonda utilizzati dai frequentatori dei bingo americani per segnare sulle cartelle il numero uscito. In alcuni casi si arriva alla vera e propria autoproduzione con materiali reperibili da un normale ferramenta o riciclando oggetti di uso quotidiano recuperati nel ripostiglio.
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Esempi in scala reale di tratti realizzati con marker lucida scarpe.
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Esempio di alcuine lettere realizzate con il lucida scarpe. La pressione del serbatoio provoca un aumento dell’inchiostro che fuoriesce in abbondanza e crea le colature di vernice.
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Esempi in scala reale di tratti realizzati con il Bingo Marker .
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Esempi in scala reale di tratti realizzati con pennarello a punta a taglio da 3 cm.
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Vernice spray
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a bomboletta spray è un contenitore, solitamente in alluminio, contenente del liquido la cui espulsione avviene grazie ad un gas liquefatto che funge da propellente, allo scopo di diffondere il contenuto della bomboletta sotto forma di aerosol. L’invenzione di questo processo, risalente al 1926 si deve ad un chimico norvegese, Erik Rotheim che ne vendette il brevetto ad una azienda statunitense. Nel 1939 Julian Seth Kahn produsse la prima bomboletta spray. Una delle prime applicazioni importanti dell’invenzione avvenne durante la seconda guerra mondiale quando fu approntato uno spray destinato a diffondere l’insetticida contro gli insetti portatori della malaria. Il principio di funzionamento è quello che il gas, compresso sino a raggiungere lo stato liquido, nel momento della pressione sulla valvola in materiale plastico tende ad uscire violentemente da un piccolo ugello, trascinando con sé anche la materia prima liquida con cui era stato miscelato. La parte gassosa del composto, solitamente composta da propano, butano o isobutano si dissolve nell’aria separandosi dalla parte liquida. Questo strumento è oggi il simbolo stesso del graffiti writing ed è stato utilizzato sin dalla nascita di questo movimento in quanto aveva le caratteristiche indispensabili per chi la praticava: trasportabilità, velocità, possibilità di creare segni di dimensioni molto grandi, e copertura in modo indelebile di quasi ogni superficie.
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Il segno dello spray
Lo spray produce un segno molto particolare se analizzato nel dettaglio, la natura stessa dello strumento che nebulizza delle particelle di vernice fa si che il risultato sia una campitura uniforme al centro che “sfuma” nei bordi dove solo pochi punti raggiungono la suprficie. C’è la possibilità inoltre di poter cambiare il diametro massimo e la velocità di fuoriuscita della vernice attravarso diversi tipi di erogatori intercambiabili. Un tempo la scelta era molto limitata poichè lo scopo era solamente quello di ricoprire uniformemente delle superfici, non c’era attenzione al singolo tratto. Per questo i primi writers trovavano molto utili gli erogatori di altri spray come quelli dei deodoranti e della lacca che producevano segni piu netti e precisi. Oggi i produttori, consci del fatto che lo spray è uno strumento “artistico” rendono disponibile una vasdta gamma di erogatori che producono diversi effetti. Nel gergo dei writer la classificazione base distingue un tratto più fine dato dallo “skinny cap” (magro in inglese) o il “fat cap” (grasso). Tra questi due estremi ogni marca di vernice propone un proprio set di erogatori.
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Segno a grandezza reale di un “fat capâ€?; a sinistra tratti a distanza media, ravvicinata e a velocitĂ lenta che provaca le colatura della vernice.
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Modulare il tratto
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differenza dei normali strumenti come i pennarelli, lo spray permette una modulazione del tratto molto particolare e molto variegata. Come abbiamo detto vi sono diversi tipi di erogatori che producono tratti diversi ma una vera e propria modulazione è conseguenza di tre diversi fattori: l’inclinazione dello spray rispetto al supporto, la distanza dal supporto e la velocità di esecuzione. Tutti questi fattori possono essere casuali e non meditati, ma nella pratica del writing si cerca di controllarli per creare degli effetti che rendano più originale la firma. Quando si tracia un segno continuo si deve così variare la distanza o l’inclinazione mentre si disegna per variare lo spessore del segno. Nella foto accanto si può osservare anche la differenza di densità della vernice in diverse parti. Si creano cosi delle sfumature all’interno del segno stesso.
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A destra e a fianco: esempio di lettera realizzata con un particolare erogatore che produce un segno a taglio invece di quello tipico tondo. Si ha cosĂŹ la classica modulazione del tratto data da penne e pennarelli a taglio unita alle variazioni tipiche dello spray.
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Dove si scrive?
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ella resa finale dell’effetto dello spray è determinante anche la superficie su cui si scrive. Per il writer lo scopo finale è la visibilità e quindi qualsiasi supporto presente nella città viene verniciato con lo spray. Lo stesso strumento è nato per essere resistene e coprente. Questo permette la piena libertà di azione nelle superfici della città che sono molto diverse e influenzano l’effetto finale del segno. Superfici arrugginite, metallo, cemento, mattoni, vetro plastica sono i materiali piu frequenti che si trovano nelle strade della città.
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Nella pagina a sinistra vi sono due esmpi di superfici diverse: quella in alto è una griglia di metallo di un negozio; sotto invece è una supericie con delle scanalature regolari. Qui sotto sono stati ricreati gli effetti del dettaglio del tratto che si crea in queste situazioni.
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Non solo spray
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o strumento per eccellenza dei writer è lo spray, ma non è l’unico. L’obiettivo di fare delle firme sempre piu grandi e che rimenessero più a lungo visibili ha portato all’utilizzo di numerosi strumenti molto particolari e che spesso non sono stati creati per quello scopo. Per creare l’effetto “a spruzzo” delle foto seguenti si utilizzano strumenti come una pistola ad acqua riempita con della vernice o dei particolari innaffiatori per piante come quello mostrato qui sopra, o dei piccoli compressori portatili, che creino un getto di una certa potenza. Il tratto risulta quindi un insieme di singoli spruzzi, spesso con colature dal momento che si utilizza inchiostro vernice molto liquida. Il controllo di questo strumento è molto limitato e le forme sono meno curate. Il vantaggio è quello di poter coprire una superficie molto grande dal livello della strada senza usare scale o estensori.
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Il rullo
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n queste foto vi sono alcuni esempi di un’altro strumento che permette di coprire superfici molto estese e molto in alto: il rullo. Si tratta dello rullo utilizzato dagli imbianchini per verniciare le pareti delle case ed è nato E’ nato quindi per campire delle zone uniformi. I writer lo utilizzano invece come un pennello, che tramite un estensore può raggiungere altezze di 3/5 metri o può essere utilizzato sporgendosi dal tetto di un edificio.
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Acido
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na pratica molto particolare ed estrema praticata dai writer è quella di utilizzare dell’acido caricato nel serbatoio di un marker per corrodere il vetro, causando un danno permanente e non cancellabile. Questo tipo di acido è preso in prestito, questa volta, dalla decorazione del vetro che utilizza questi prodotti con degli stencil e dei guanti molto pesanti trattandosi di prodotti altamente chimici e pericolosi.
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Incisioni
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uesto fenomeno ha iniziato a svilupparsi alla fine degli anni ‘90 a New York quando la compagnia della metropolitana MTA (Metropolitan Transit Authority) credeva di aver risolto il problema con dei vetri anti graffiti. Sfortunatamente questi vetri erano facilmente gtraffiabili. Negli anni 90 questo fenomeno si sviluppa non solo per opera dei writer ma anche di altre persone che decisono di lasciare il proprio nome. Gli strumenti usati possono essere comuni chiavi, pietre per limare i coltelli o punte di trapano per incidere il vetro come l’esempio qui accanto.
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Bibliografia
Libri
Magazines
Siti Internet
Stampa Alternativa e IGTimes Style: writing from the underground - (R) evolutions of Aerosol linguistics 1996 Nuovi Equilibri s.r.l. Viterbo
GARAGE MAGAZINE n. 8,,10,11.12.13 2005/2008 Pluss s.r.l. Pavia
www.tagsareknown.com Tagsareknown@yahoo.com Photogallery New York
Xplicit Grafx 2000 Sprayplanet Barcelona Spain
www.bombersboard.com Graffiti forum & Gallery
Craig Cestleman, Andreas Berg, Joe Austin King Size 2004 Nørhaven,Danemark Adrian Frutiger Segni&simboli 1996 Nuovi Equilibri s.r.l. Viterbo Gautier Bischoff, Julien Malland KAPITAL, un an de graffiti à Paris 2001 Editions Alternatives
Underground Productions 2000/2007 UProductions Årsta, Sweden Toys Digest 2006 Stockholm, Sweden toysdigest@gmail.com Kilroy Magazine 2001 Stockholm, Sweden
Font utilizzati Lubalin graph di Herb Lubalin 1974 ITC - International Typeface Corp. Museo di Jos Buivenga 2008 exljbris
Brain Damage 2000/2004 Warszawa. Poland
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