IN UN BUCO NELLA TERRA

Page 1





Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI ROMA Dipartimento Progettazione e Arti Applicate Scuola di progettazione Artistica per l’Impresa

Diploma di Laurea I Livello Corso di Grafica Editoriale

“In un buco nella terra” RELATORE Enrico Pusceddu

CANDIDATA Ginevra Giammatteo Matricola 15555

Anno Accademico 2020/2021


6


ABSTRACT “In un buco nella terra” è un progetto di tesi che si pone come obiettivo quello di valorizzare attraverso vari formati editoriali l’opera Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien, ricercando studi e illustrazioni nelle opere del Professore e considerando anche le menti che nel tempo hanno contribuito nel forgiare l’immaginario che ci è pervenuto fino ad oggi della Terra Di Mezzo. Il lavoro di tesi sarà suddiviso in più volumi e rilegature, create a fronte delle richieste del mercato attuale, puntando a diverse tipologie di clientela e prendendo in maniera pragmatica coscienza di quelle che potrebbero essere le richieste dei fruitori dell’opera: dai formati a loro più funzionali alle spese che potrebbero affrontare per l’acquisto di un particolare formato. Le rilegature disponibili saranno diverse, e saranno strutturate nel seguente modo: un’edizione economica, un’edizione a copertina rigida facente parte di una collana, un’edizione da collezione e per finire un’edizione digitale.

7


8


ABSTRACT............................................................5 INTRODUzione..............................................................................8 TOLKIEN CAPITOLO 1...........................................................................................10 TOLKIEN ILLUSTRATORE CAPITOLO 2........................................................................22 LO HOBBIT CAPITOLO 3............................................................................................................44 UN VIAGGIO INASPETTATO CAPITOLO 4................................................................................56 LO HOBBIT EDIZIONI CAPITOLO 5.........................................................................................66 PROGETTO CAPITOLO 6.......................................................................................................80 BIBLIOGRAFIA CAPITOLO 7.....................................................................................178 FILMOGRAFIA CAPITOLO 8......................................................................179 SITOGRAFIA CAPITOLO 9...............................................180

9


introduzione Tutte le grandi fiabe iniziano con “C’era una volta” ma la più grande fiaba degli ultimi cento anni inizia con una frase ben più’ particolare e ben più misteriosa: “In un buco nella terra viveva uno Hobbit.”Ed è proprio da queste semplici parole che il viaggio del signor Bilbo Baggins ha inizio ed ha anche così inizio il grande viaggio del fantasy come lo conosciamo oggi. Draghi, nani, elfi, stregoni, mutaforma, centinaia di creature, culture e lingue, un insieme di cose sono state plasmate all’interno di un unico mondo prendendo spunto dal nostro unico mondo. Un intero universo nato da una frase scarabocchiata in cima ad una pila di compiti da correggere in un qualsiasi ufficio di un professore tra i corridoi ombrosi di Oxford. Una storia di un piccolo uomo, alto la metà della metà di un uomo adulto, legato alla comodità della propria casa, del proprio cibo, della propria poltrona, che nel giro di una notte viene catapultato in un’ avventura che non avrebbe mai

potuto leggere dai suoi libri e ad esplorare luoghi che non avrebbe mai potuto vedere dalle sue mappe. Riconquistare una montagna, sfuggire a un re elfico, ingannare un drago, sono solo piccole parti di un racconto in cui i veri protagonisti sono la semplicità, l’amicizia e i sogni. Di edizioni de “Lo Hobbit” di J.R.R. Tolkien ne sono state create tante quante le copie che ne sono state vendute, tradotte in tante lingue quanto i pasti di un hobbit medio in due settimane, ma tutte raccontano una singola magica avventura, letta e riletta, filmata e disegnata, cantata e suonata. Un unico libro per bambini dal quale ha avuto inizio quello che si può chiamare il piu’ straordinario viaggio mai percorso, intrapreso da una compagnia di milioni di individui, tutti uniti da una singola magia: la lettura. Una forza tale da portarti dalle più alte cime delle montagne fino ai cunicoli profondi delle caverne, dalle più’ verdeggianti colline fino alle più ispide delle foreste.

10

Per quanto sarà in mio potere, cercherò di portarvi a toccare con mano un pizzico di quell’incanto creando un piccolo bozzolo di una grande storia. Realizzando un oggetto che anche quando lo avrete finito di sfogliare, posto chiuso su di un comodino o su di una libreria, vi stimoli ancora a prenderlo e a rileggerlo spingendovi ad andare di nuovo all’avventura con tredici nani, uno stregone e un hobbit.


11


12


CAPITOLO I

J.R.R TOLKIEN

13


John Ronald Tolkien nacque a Bloemfontein, Sud Africa, il 3 gennaio 1892, da due genitori inglesi Arthur e Mabel. Cresciuto fino all’età di tre anni in Sud Africa si trasferì con la madre e il fratello minore, Hilary, in Inghilterra quasi in concomitanza con la scomparsa del padre nel 1894. Con la piccola rendita dalla morte di Arthur, Mabel riuscì a prendere in affitto un cottage a Sarehole un villaggio del Warwichshire e lì si convertì dall’anglicanesimo al cattolicesimo. Ronald e Hilary vennero istruiti rigidamente dalla madre agli usi e i costumi della religione cristiana,

14

tanto che dopo la sua morte prematura, vennero affidati a un prete gioviale di nome Francis Morgan. Quest’ultimo si prese cura dei due fratelli trovando loro un alloggio presso una sua zia di nome Beatrice Suffield. Tutte le mattine i due fratelli si recavano all’oratorio per servire la messa e fare colazione con i sacerdoti per poi andare a scuola, in particolare Ronald frequentava una delle più prestigiose scuole di Birmingham, la King Edward School grazie a una borsa di studio assegnatogli per le sue capacità.


15


16


Ronald difatti, già in tenera età, eccelleva negli studi, per la maggior parte svolti da privatista sotto l’occhio vigile della madre, e iniziò a sviluppare un interesse particolare per la filologia e per le lingue sassoni. Imparò il gotico e l’inglese antico, cominciando a creare simultaneamente anche delle lingue proprie. Presto divenne amico di tre ragazzi, Rob Gilson, Chris Wisemane, Geoffrey Bache e insieme formarono un piccolo gruppo intellettuale a cui diedero il nome di T.C.B.S, che non era altro che l’acronimo per Tea Club and Barrovian Society. I quattro si incontravano per tè pomeridiani condividendo per ore l’idea di creare, attraverso i loro talenti, un mondo migliore incentrato sull’arte. Per il giovane Ronald sbocciò anche l’amore con la giovane Edith Bratt, che conobbe dopo essersi trasferito insieme al fratello nella pensione di Duchess Road. Una relazione che venne però proibita dal tutore del giovane genio, che vietò ai due di incontrarsi fino al compimento dei loro ventuno anni. I due non si scrissero e videro per ben

17

tre anni. Nel frattempo Ronald ricevette una borsa di studio per discipline classiche ad Oxford ma al terzo anni ricevette il permesso di passare all’English School mantenendo i finanziamenti della borsa di studio e lì continuò i suoi studi sulle lingue gotiche. Al compimento dei suoi ventuno anni mantenne la parola e, non con poche peripezie, riuscì a chiedere in sposa Edith, mantenendo però un lungo fidanzamento che doveva durare fino al compimento dei suoi studi per poter permettere a entrambi di poter vivere in maniera autonoma. Anche se si laureò con il massimo dei voti, Ronald non riuscì ad approfondire ulteriormente i suoi studi poiché scoppiò la Prima Guerra Mondiale alla quale dovette prendere servizio. Prima di partire per il fronte decise di non far attendere oltre Edith e la prese in moglie. Durante il periodo al fronte cominciò a scrivere i primi racconti della mitologia elfica “Book of Lost Tales” e a creare la sua prima vera lingua.


Finita la guerra, con Edith e loro figlio John, scrisse all’università di Oxford in cerca di un posto fisso che non ebbe, ma riuscì a diventare un tutor per gli studenti di inglese e a scrivere le definizioni della lettera W nell’Oxford English Dictionary. Mantenne i legami con l’Exter College di Oxford dove fu invitato a leggere un suo racconto “La Caduta di Gondolin” che si rivelò il primo di una serie di storie di una mitologia che Tolkien continuò ad espandere negli anni a venire. Diventò docente all’università di Leeds di Filologia Germanica, Inglese antico e medio, Islandese antico, Gotico, Gallese medievale, la lingua di Cha-

18


ucer e letteratura inglese antica. Tornò a Oxford solo nel 1925 dove divenne professore di Anglosassone, trasferendosi con la famiglia ormai composta da sei membri, lui, Edith e quattro figli piccoli, tre maschi e l’ultimo genita, una femmina, in un cottage poco lontano dal college. Dopo essere tornato a Oxford fece la conoscenza di C.S Lewis e insieme a quest’ultimo divenne il nucleo di un gruppo letterario, gli Inklings, che andò a sostituire, in parte emotivamente, il gruppo T.C.B.S andato in frantumi durante la guerra.

19


Nel 1937 diede alle stampe la sua prima opera ufficiale ambientata nella Terra di Mezzo, “Lo Hobbit”, frutto di una singola frase scarabocchiata su un foglio nel suo studio e di piccole fiabe che raccontava ai suoi figli prima di farli addormentare. “Lo Hobbit” ebbe un tal successo che Tolkien si impegnò a scriverne un seguito che venne pubblicato nel 1954 sotto il titolo “Il Signore Degli Anelli” e divenne da subito uno dei romanzi più popolari di quel ventennio. Anche se ci furono altri piccoli racconti pubblicati non facenti riferimento alla Terra di Mezzo, “Foglia” e “Il Cacciatore di Draghi”, la richiesta degli editori

Il Silmarillion 1978

e del pubblico era quella di ricevere ancora più materiale sull’origine del mondo creato anni prima. Tolkien cominciò quindi a creare l’opera che in seguito verrà conosciuta come “Silmarillion”, una raccolta di storie e miti che spiegano l’origine dell’universo da lui inventato e le leggende che ne fanno parte. La stesura dell’opera durò dodici anni e nell’arco di quel tempo non divenne altro che un raccolta confusionaria. Il lavoro sul legendarium fu lungo e intenso e mentre la sua popolarità cresceva, crescevano esponenzialmente le richieste del pubblico nell’avere più informazioni possibili e storie possibili. Realizzò quindi una rac-

Le avventure di Tom Bombadill 1963

20

una raccolta di racconti e canzoni chiamata “Le avventure di Tom Bombadil”, ma il “Silmarillion” continuava a rimanere incompleto.

Il Signore degli Anelli 1953-1954


21


Alla morte della moglie Edith nel 1971, Tolkien continuò la stesura di questa sua ultima opera, virando lo stile dal narrativo al filosofico. J-R.R Tolkien morì il 2 settembre 1973, e l’opera della sua vita, il “Silmarillion” rimase inedita fino al 1977 quando venne infine pubblicata dal suo ultimo figlio maschio Christopher.

22


23


24


CAPITOLO II

tolkien illustratore

25


Nella metà del ventesimo secolo era buon costume insegnare ai bambini in giovane età a disegnare. Anche se per molti rimaneva solo e comunque un passatempo grazioso così non fu per Tolkien, il quale arrivò a toccare dei livelli estremamente alti nell’uso delle matite e dell’acquerello, impiegando le sue risorse non solo per piacere estetico, ma anche al servizio delle sue doti di scrittore. Fu la madre a insegnargli a disegnare e a dipingere quando era ancora un ragazzo. I primi lavori sono puramente infantili: altalene, gatti. Solo in seguito cominciò a dilettarsi nella realizzazione dei paesaggi, in particolare di quelli marini che riusciva a vedere anche dalle finestre di casa e in piccoli ritratti, realizzati soprattutto i suoi familiari. Gran parte della prima parte dell’arte Tolkieniana dà risalto alla natura e in particolar modo all’architettura, cogliendone spesso il lato immutabile nel tempo, preoccupandosi in maniera quasi maniacale dell’accuratezza dei disegni. Ma la sua arte non si limitava all’osservazione. Durante gli studi universitari produsse molte di quelle che si potrebbero chiamare immagini visionarie. Molte sono oscure, rappresentano mostri o creature delle tenebre. Alcuni potrebbero pensare a un pessimismo e a un misticismo simbolico fortemente correlato a Fussli, ma non è così. Si tratta infatti di illustrazioni tratte dal Libro degli Ismi ovvero un taccuino con il quale Tolkien esprimeva, attraverso il disegno, le sue emozioni.

26


27


Indicativo è “L’albero di Amalion”, un’illustrazione che Tolkien realizzò innumerevoli volte, che il professore definisce come una rappresentazione grafica della sua mente. L’albero rappresentava tutte le poesie e i racconti che gli affioravano, ma richiedevano troppa concentrazione e lussi che quest’ultimo non poteva permettersi.

28


Tolkien si dilettò molto spesso nella realizzazione di illustrazioni di elementi, luoghi e di personaggi facenti parte delle sue opere in particolar modo sono da render noti i suoi acquerelli per il “Silmarillion” che cominciarono ad essere a realizzati decine di anni prima delle pubblicazione del libro.

29


“Sta vicino alla pietra grigia quando picchia il tordo e l’ultima luce del sole che tramonta nel giorno di Durin splenderà sul buco della serratura”

Per “Lo Hobbit” Tolkien realizzò moltissime illustrazioni, che incluse nel manoscritto e che inviò alla casa editrice. Queste illustrazioni non erano solo decorative, erano anche estremamente informative, difatti Tolkien realizzò la mappa di Thròr, disegnandola come se fosse un vero artefatto che si diceva fosse stata copiata dallo stesso Bilbo Baggins. La versione però pubblicata non fu la prima disegnata, bensì una seconda versione; con suo disappunto sul retro non sono riportate le rune segrete in modo che si potessero vedere (come nella storia) quando la mappa è tenuta verso la luce, ma ne sono stampati solo i contorni sul fronte.

30


31


La Allan e Unwin, non aveva in mente di inserire, oltre le mappe, altre illustrazioni e Tolkien all’inizio fu d’accordo, però inviò una serie di illustrazioni realizzate da lui stesso dicendo che «potevano essere utili come frontespizio o per i risguardi, ma a questo punto è troppo tardi e potrebbero essere tecnicamente inadatte.» Contro ogni aspettativa i disegni di Tolkien furono apprezzati e acclamati e ne inviò altri sei da aggiungere al libro, accolti in maniera entusiastica dall’editore. Quest’ultimo conscio del fatto che le illustrazioni ampliavano il testo e lo rendevano più’ appetibile al pubblico, le inserì. Tolkien realizzò altre sei illustrazioni ad acquerello tra cui la più famosa “The Hill” che mostra Hobbiton così come tuttora viene descritta e che servì all’autore come punto di partenza nella stesura de “Il Signore degli anelli”.

32


33


34


35


36


37


38


La Allen e Unwin assecondò e incoraggiò l’estro del professore, tanto che ridefinì la rilegatura del libro, aggiungendo due fasce decorative con rune e due draghi alati disegnati da lui in copertina. Gli fu poi richiesto di realizzare una nuova sovraccoperta e realizzò allora un avvolgente panorama di alberi e montagne, avente sullo sfondo la Montagna Solitaria. La sovraccoperta ormai iconica e stampata in diverse edizioni e con diverse modifiche. Tuttavia l’editore americano non la gradì definendola troppo britannica e volle aggiungere ai disegni di Tolkien ulteriori illustrazioni di un artista americano, ma la Allan e Unwin si oppose consigliando di inserire solo opere dell’autore.

39


40


Per il “Il Signore degli Anelli” Tolkien realizzò tre sovra copertine, poiché l’opera era troppo grande per essere pubblicata in un singolo volume e gli venne quindi suggerito di spezzare l’opera in tre parti: “La Compagnia dell’Anello”, “Le Due Torri” e “Il Ritorno del Re”. Tutte e tre le copertine sono state studiate per far parte di una stessa collana, importante è infatti al simmetria nelle immagini e il peso tutto puntato al centro. Punto focale è il cerchio centrale o l’anello (che varia di colore da volume a volume), posto in mezzo, da cui poi si sviluppa il resto dell’illustrazione. Per la “La Compagnia dell’Anello”

troviamo dei riferimenti ai tre anelli degli elfi e all’Unico Anello di cui viene riportata l’incisione. Ne “Le Due Torri” è presente la raffigurazione delle due torri di Isengard e Baradur. In mezzo ad esse vola un nazgul per rappresentare la rappresentare la connessione di queste due forze del male e la prevalsa di Sauron verso Saruman, poiché lo spettro vola in direzione di Baradur. Da notare la presenza dei nove anelli degli uomini al di sotto della torre bianca di Isangard e la mano bianca di Saruman al di sotto della torre nera, dimora di Sauron. Per “Il Ritorno del Re” l’illustrazione sulla copertina ruota attorno il trono di Gondor, fuso con l’im-

magine ricorrente dell’Unico Anello. Lo sfondo è composto dall’albero bianco di Minas Tirith fiorito che fa da preludio al ritorno del vero re dei Noumenoriani.

«Un anello per domarli, un anello per trovarli, Un anello per ghermirli e nell’oscurità incatenarli.» 41


Per il “Silmarillion” il professore realizzò solo delle piccole bozze, principalmente degli stemmi araldici, più simili a delle immagini caleidoscopiche i quali rappresentano gli stemmi reali di ogni singolo elfo. Quello che verrà utilizzato come copertina del “Silmarillion” sarà lo stemma delle principessa elfica Luthien, cara a Tolkien, poiché ispirata alla moglie Edith.

42


Tolkien svolse un lavoro tipografico immenso che si andò a concludere con la realizzazione di due completi alfabeti, quello della lingue Khuzdul, la lingua nanica, e il Quenya, la lingua elfica, che non solo hanno pronunce diverse, ma si differenziano anche dalla simbologia e tipografia. Da ricordare anche la realizzazione di altrettante lingue come la Lingua nera, l’Entese e il Noumenoriano, incluse spesso anche in iscrizioni e perfino disegni, come la Porta di Durin o Lettera del Re.

43


44


Realizzò inoltre sia per “Lo Hobbit”, che per “Il Signore degli Anelli”, che per il “Silmarillion”, mappe della Terra di Mezzo in varie delle sue fasi. Perfino in queste, ad esempio nella Mappa di Thròr, troviamo degli esempi delle lingue e degli alfabeti creati dal professore.

45


46


CAPITOLO III

lo hobbit

47


48


trama Gandalf inganna Bilbo Baggins per fargli organizzare una festa per Thorin Scudo di Quercia e la sua banda di dodici nani (Dwalin, Balin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur) che cantano di recuperare la Montagna Solitaria e il suo vasto tesoro dal drago Smaug. Quando la musica finisce, Gandalf svela la mappa di Thror che mostra una porta segreta nella Montagna e propone, lo sbalordito Bilbo come “scassinatore” della spedizione. I nani ridicolizzano l’idea, ma Bilbo, indignato, si unisce anche se riluttante. Il gruppo viaggia nelle Terre Selvagge, dove Gandalf salva la compagnia dai troll e li conduce a Gran Burrone dove Elrond rivela altri segreti della mappa. Nel tentativo di attraversare le Montagne Nebbiose vengono catturati dai goblin e portati nelle profondità al di sotto delle montagne. Anche se Gandalf li salva, Bilbo si separa dagli altri durante

la fuga. Perso nelle gallerie, si imbatte in un misterioso anello e una figura misteriosa conosciuta come Gollum che lo coinvolge in un gioco di indovinelli. Quest’ultimo promette a Bilbo che nel caso in cui riuscisse a risolvere tutti i suoi indovinelli, gli mostrerà il percorso per uscire dalle gallerie, ma se Bilbo dovesse fallire, quest’ultimo verrà ucciso. Con l’aiuto dell’anello, che gli conferisce l’invisibilità, Bilbo fugge e si riunisce ai nani riuscendo a guadagnare una migliore reputazione reputazione ai loro occhi. I goblin e i mannari li inseguono, ma la compagnia viene salvata dalle aquile prima di riposare nella casa di Beorn. La compagnia entra nella foresta oscura di Bosco Atro senza Gandalf. Lì, Bilbo salva prima i nani dai ragni giganti e, dopo essere stati catturati,dalle prigioni degli elfi del bosco. Avvicinandosi alla Montagna Solitaria i viaggiatori vengono accolti dagli

abitanti umani di Ponte Lago Lungo, che sperano che i nani realizzino la profezia sull’annientamento di Smaug. La spedizione si reca poi alla Montagna Solitaria, Erebor, e trovano la porta segreta; Bilbo esplora la tana del drago, ruba una grande coppa e scorge una fessura tra le scaglie di Smaug. Il drago infuriato, deducendo che Ponte Lago Lungo abbia aiutato l’intruso, parte per distruggere la città. Un tordo, avendo sentito il rapporto di Bilbo sulla vulnerabilità di Smaug lo riferisce al difensore di Ponte Lago Lungo, Bard, rendendolo capace con una Freccia Nera, di uccidere il drago. Quando i nani prendono possesso della montagna Bilbo trova l’Arkengemma, un cimelio della famiglia di Thorin, e la nasconde. Gli elfi del bosco e gli uomini del lago assediano la montagna e chiedono un compenso per il loro aiuto, un risarcimento per la distruzione della cit-

49

tà degli uomini e il pagamento delle vecchie rivendicazioni sul tesoro. Thorin rifiuta e, dopo aver convocato i suoi parenti dei Colli Ferrosi, rafforza la sua posizione. Bilbo cerca di riscattare l’Arkengemma per evitare una guerra, ma Thorin è solo infuriato per il tradimento. Quest’ultimo bandisce Bilbo e la battaglia sembra inevitabile. Gandalf riappare per avvertire tutti dell’arrivo di un esercito di goblin e mannari. I nani, gli uomini e gli elfi si uniscono, ma solo con il tempestivo arrivo delle aquile e di Beorn vincono la climatica Battaglia dei Cinque Eserciti. Thorin viene ferito a morte e si riconcilia infine con Bilbo solo prima di morire. Bilbo accetta solo una piccola parte della sua parte di tesoro, non avendo voglia o bisogno di altro, ma torna comunque a casa come hobbit molto ricco a distanza circa di un anno e un mese dalla sua partenza.


Molti direbbero che non ci può essere nulla di difficile nel descrivere la trama e la storia della pubblicazione di un libro per bambini, ma mai un’affermazione può essere più sbagliata se si fa riferimento al primo libro fantasy moderno, “Lo Hobbit”. Un libro per bambini e giovani ragazzi dai toni fiabeschi che racconta forse quella che agli occhi dei lettori moderni può sembrare la più semplice delle trame. Ma la domanda che ci sorge spontanea già dal titolo è: cosa è un hobbit? Ne facciamo la conoscenza nel primo capitolo del libro ed è l’unica razza nell’intero immaginario tolkeniano ad essere stata totalmente inventata dal professore.

50


51

«IN UN BUCO NELLA TERRA, VIVEVA UNO HOBBIT...»

Alti metà degli uomini, più’ bassi dei nani e anche più minuti, gli hobbit sono un popolo pacifico, sedentario e gioviale. Non c’è niente di magico nella loro razza, solo che non hanno bisogno di scarpe, posseggono infatti piedi enormi dalle piante callose coperte di peluria, ma che li rendono estremamente silenziosi quando si muovono. Vivono in dei “buchi nella terra”, case scavate sotto le colline con la peculiarità di essere continuamente piene di cibo e materiale di vario genere e illuminate da calorosi focolai. In una di queste vive Bilbo Baggins, un hobbit a modo, ricco e affezionato alle comodità della sua ricca dimora, tutt’altro che un avventuriero che diventerà, a suo malgrado, l’eroe della più epica delle avventure.


Ma la storia riguardante Bilbo Baggins e il suo viaggio non ebbe una vita facile, così come corta: il suo sviluppo occupò la mente di Tolkien per quasi quindici anni, ricevendo moltissime modifiche a livello di manoscritto e perfino dopo la sua pubblicazione. Il tutto ebbe inizio intorno al 1928 quando il professore scrisse su una pila di compiti corretti la frase “In un buco nella terra viveva uno hobbit”. Quella singola frase, di cui non sapeva neanche il significato, rimase solo uno scarabocchio per anni, fino a quando arricchendolo con le storie che raccontava ai suoi figli prima di metterli a letto, creò il libro che poi sarebbe stato conosciuto come “Lo Hobbit”. Fu pubblicato il 21 settembre 1937 ed ebbe un tale successo che la prima tiratura andò esaurita nel giro di tre mesi e ne fu immediatamente commissionata una seconda per Natale. Durante però i dodici anni che Tolkien impiegò per la sua stesura il manoscritto cambiò diverse volte, sia nella struttura narrativa, che negli avvenimenti, che nello stile. Uno stacco a metà del libro che ancora oggi non viene apprezzato molto, così come la sorte di alcuni personag-

52

gi o la soluzione di alcune vicende. Dopo la sua pubblicazione però, nel 1947, non fu il manoscritto a subire dei cambiamenti ma il libro stesso e ne venne quindi pubblicata una seconda versione, che va direttamente a collegarsi al mondo già pensato da Tolkien da adolescente e al suo libro successivo “Il Signore degli Anelli”. Il cambiamento fondamentale citato avviene nel capitolo “Indovinelli nell’Oscurità”, ed è incentrato su Gollum e l’anello dell’invisibilità ritrovato da Bilbo. Bilbo nella versione originale vince l’anello contro la creatura Gollum a seguito di una gara di indovinelli ed è solamente un anellino dell’invisibilità. Nella seconda versione Bilbo lo ruba alla creatura e da un semplice anello con poteri misteriosi diventa l’Unico Anello di Sauron. Un grande cambiamento se si pensa anche a come Bilbo per tutto il libro non risenta del suo potere maligno. Quella che a primo impatto può sembrare una fiaba per bambini ha in realtà più significati di quanto ci si possa aspettare. L’obiettivo di Tolkien non era quello di creare solo una fiaba pedagogica, ma anche profondamente religiosa.


53


54


ri d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto.” Ne “Lo Hobbit” appare per la prima volta il grande tema del sacrificio, che per Tolkien era una delle più grandi virtù, una delle forme più alte di eroismo e che successivamente sarà sviluppato in maniera più approfondita nel Signore degli Anelli. La rinuncia al possesso di qualcosa, non per masochismo, non per un “di meno”, ma per guadagnare “un di più” di umanità e di virtù. Bilbo Baggins della Contea è la testimonianza di come si possa divenire eroi, pur non essendo grandi e grossi, pur non appartenendo ad una élite, affrontando le sfide che la vita pone di fronte, per quanto insormontabili esse possano apparire.

Anche se non sembra, vista la quantità di riferimenti a culture pagane del nord Europa (in particolare alla Völuspá e ai canti nordici per i nomi dei nani o al mito di Beowulf per il finale o alla storia di Fáfnir e Hænsa-Þóris per il dualismo Thorin/Smaug), Tolkien scrisse l’opera con un profondo stampo cristiano. Basti pensare al simbolismo del numero tredici dei nani, ovvero i dodici apostoli più Cristo, raffigurato nell’opera come Thorin, o anche il viaggio della fede intrapreso da Bilbo o allo stesso modo le conseguenze dei peccati di orgoglio e avarizia. Tutti questi elementi si vanno a intersecare fino alla fine del libro creando una morale riassumibile in un’unica frase “Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei teso-

55


La popolarità del lavoro ad oggi va ben oltre il lettore ordinario. Il mercato del collezionismo raggiunge valori significativi per le prime edizioni. Per un semplice primo numero, è improbabile che il prezzo scenda sotto i $ 10.000 nonostante le condizioni del libro, mentre le copie firmate dall’autore possono arrivare a valere fino a $ 100.000. Il libro è indiscutibilmente conosciuto e apprezzato in tutto il mondo ed è stato tradotto in almeno 42 lingue o dialetti. Riguardo alle varie versioni inglesi, c’è una nota scritta dallo stesso autore al suo editore in cui lo scrittore sottolinea un proprio errore grammaticale, a seguito di un appunto da un filologo: l’uso errato di dwarves invece di dwarfs. Riconoscendo il suo errore involontario, l’autore non ha voluto correggerlo, ritenendo che i nani della sua saga, non corrispondenti al significato attuale, appartenessero a una razza di creature diverse dagli elfi e dagli umani e che quindi potessero godere di un plurale diverso. Tolkien in seguito mantenne questo approccio, tanto da rifiutare qualsiasi revisio-

56


ne da dwarves a dwarfs da parte dei correttori ne “Il Signore degli Anelli”. Fin dall’inizio, la critica ha mostrato un profondo interesse per l’opera del professore. Sebbene il target predominante sia un pubblico composto da bambini, i critici hanno elogiato la maestria e la profondità dell’artista, ma si sono lamentati anche di una certa mancanza di originalità o del desiderio di porre ostacoli intenzionali e innaturali. Nel complesso il libro è stato ben accolto; tra i confronti ci sono quelli con la famosa “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll e il poema epico Beowulf. Nel suo lavoro biografico su Tolkien, Humphrey Carpenter attira l’attenzione sulla somiglianza tra l’autore e Bilbo: entrambi figli di donne viventi, entrambi con due sorelle straordinarie, figlie di un nonno vissuto fino a tarda età, appartenenti a famiglie rispettate. Sia Bilbo che Tolkien erano anche di mezza età e pessimisti, pratici, sobri (nella loro alimentazione) e amavano il cibo semplice e gli abiti co-

57

lorati quando potevano permetterselo. La storia dell’attuale versione dell’opera si può poi comprendere bene studiandone le sei versioni dattiloscritte conservate al Memorial Library Archives della Marquette University di Milwaukee. In questi si possono vedere tutti i ripensamenti, tutte le modifiche e tutti gli abbozzi che hanno poi portato alla stesura finale e tutte le partizioni del romanzo. Fra le differenze più evidenti c’è il cambio dei nomi: il capo della spedizione dei nani, Thorin, si chiamava Gandalf, nome che poi è stato assegnato al mago che in origine era nominato Bladorthin e infine il drago il drago Smaug che aveva all’inizio il nome Pryftan. La cronologia della stesura dell’opera è però assai ardua da ricostruire con esattezza sia per la lentezza produttiva che per la mancanza di altri dati concreti o note.


58


CAPITOLO VI

UN VIAGGIO INASPETTATO

59


“Lo Hobbit” rimane ancora oggi un successo mondiale, con più di 140 milioni di copie ma il suo successo non si è fermato solo all’inchiostro. Gli adattamenti dell’opera sono molteplici, si va dal teatro, alla musica fino, all’animazione e al cinema. Il più imponente adattamento è quello cinematografico del 2012 diretto, scritto e adattato da Peter Jackson. Così come il libro anche il suo adattamento non ha avuto vita facile e breve. Ci sono voluti in tutto quasi tre anni di preproduzione e due di produzione per vedere poi solo dopo quasi cinque anni dall’inizio delle riprese la trilogia in maniera completa. La regia era stata in origine affidata a Del Toro che dopo però disguidi con la produzione abbandonò il progetto, lasciandolo nella mani di Peter Jackson, reduce già dall’aver diretto “Il Signore degli Anelli”,

candidato a trenta Oscar e vincitore di diciassette diventando la trilogia con più candidature di sempre e, con “Il Ritorno del Re”, il film che ha vinto più Oscar in una sola serata: undici. A causa di questi disguidi, Jackson si ritrovò a dirigere un film già in produzione e con una sceneggiatura non finita, aggiungendo ed eliminando elementi al lavoro già svolto da Guglielmo Del Toro, prendendo persino la decisione, durante le riprese del primo film, di trasformare quella che in origine era una duologia in una trilogia. La trilogia de “Lo Hobbit” è formata da “Un Viaggio Inaspettato”, “La Desolazione di Smaug” e “La Battaglia delle Cinque Armate” usciti rispettivamente nel 2012, 2013, 2014, per una durata complessiva di nove ore. Tutti i film sono stati girati in 3D in 5K a 48 FPS a differenza dei normali 24 FPS usati di norma.

60


61


62


Seppure la trilogia cinematografica si distacchi molto a livello di tono rispetto al libro o cambiando e aggiustando determinati elementi, l’adattamento ha avuto un enorme successo incassando 3 miliardi di dollari al botteghino e diventando una delle produzione più costose di sempre: più’ di 700 milioni di dollari investiti. Tra gli interpreti troviamo Martin Freeman nel ruolo di Bilbo, Richard Armitage come Thorin e Ian McKellen come Gandalf, Orlando Bloom come Legolas e Andy Serkis come Gollum (già entrambi reduci dall’adattamento de “Il Signore degli Anelli”) e Luke Evans nel ruolo di Bard.

63


Il destino di Thrain: Il destino di Thràin, il padre di Thorin, e la sua eventuale morte vengono accennate nel primo capitolo “Una Festa Inaspettata” de “Lo Hobbit” e tutto ciò che lo riguarda avviene prima degli eventi del libro. Nel film invece la situazione è diversa, seppure abbia già dato la chiave e la mappa di Erebor a Gandalf prima dell’inzio degli avvenimenti, come all’interno del libro, Thrain durante la missione di Thorin è ancora prigioniero a Dol Guldur e lì morirà ucciso da Sauron durante il secondo film quando Gandalf andrà ad indagare sul Negromante e lo troverà imprigionato e ormai impazzito.

La trilogia, come già detto, è stata però molto divisoria, visto il tono del film che per gli amanti della trilogia filmica precedente è sembrato infantile, mentre per gli amanti del libro originale fin troppo serioso e a tratti inopportuno. I cambi invece a livello di trama sono principalmente due, ovvero l’aggiunta di un interesse amoroso per uno dei nani, Kili, e l’antagonista della storia che da essere solo Bolg, è diventato anche Azog. Ci sono invece stati dei cambi che possono essere più visti come delle aggiunte alla storia, visto che sono citazioni ad altre opere di Tolkien:

64


La battaglia di Azanulbizar:Narrata solo nelle appendici de “Il Ritorno del Re”, la battaglia viene mostrata in un flashback in “Un viaggio inaspettato”. In questa versione Thròr partecipa alla battaglia (negli scritti la sua stessa morte per mano dell’orco Azog era stata la ragione della battaglia) morendo per mano dell’orco pallido sul campo di battaglia e suo figlio Thràin scompare. Oltretutto Azog non muore ucciso da Dain Piediferro, bensì viene ferito quasi mortalmente da Thorin, che dopo aver perso lo scudo ed essersi parato dagli attacchi con un ramo di quercia, gli taglia il braccio di netto, vincendo la battaglia.

Il bianco consiglio e il Negromante: Gandalf all’interno del libro originale svanisce in alcuni capitoli e ne viene solo accennata la ragione. Ci viene solo data l’informazione che deve portare a termine una missione di cui non fa però parola. Tolkien specifica poi nelle opere “Il Signore degli Anelli”, “Il Silmarillion” e “I Racconti incompiuti”, che la suddetta missione era guidata da quello che è chiamato Bianco Consiglio e il suo obiettivo era quello di sconfiggere il Negromante di Dol Guldur, ovvero Sauron.

65


“Un incontro di fortuna”: Questa scena è presente ne “I Racconti incompiuti” ed è, come dice il titolo, l’incontro di fortuna tra Gandalf e Thorin alla locanda del Puledro Impennato. Lì decidono insieme di partire per la missione di riprendere Erebor e cacciare Smaug. Nel libro de “Lo Hobbit”, tale scena non è presente, neanche menzionata, nel film invece è posta all’inizio de “La Desolazione di Smaug”, e non è un incontro di fortuna, bensì è Gandalf che va a cercare Thorin per incitarlo a partire.

66


67


68


CAPITOLO V

lo hobbit EDIZIONI

69


1938 HOUGHTON MIFFLIN USA

1947 ZETTERHOLM SVEZIA

1942 Foyles UK

1937 ALLAN AND UnWIN UK

70


1961 PENGUIN UK

1957 ENGELS GERMANIA

1960 GERMANIA

1962 CIVILIZACAO PORTOGALLO

71


1965 HOUGHTON MIFFLIN UK

1962 JANSSON SVEZIA

1966 Longmans and green USA

1966 ALLAN AND UnWIN UK

72


1973 BALLANTINE USA

1973 ADELPHI ITALIA

1973 HOUGHTON USA

1974 DTV GERMANIA

73


1976 allan and unwin UK

1977 HARRY N. ABRAMS USA

1976 verte FRANCIA

1976 METHUEN BOOKS CANADA

74


1984 ALLAN E UNWIN UK

1977 KERNUEM ESTONIA

1979 CHUKLEV BULGARIA

1986 BOMPIANI ITALIA

75


1990 ECLIPSE BOOK UK

1987 HOUGHTON MIFFLIN USA

1992 BALLANTINE BOOKS USA

1990 GUILD PUBLISHING UK

76


1999 HARPER COLLINS USA

1997 HOUGHTON MIFFLIN USA

1999 HARPER COLLINS USA

77

2001 HARPER COLLINS USA


2002 ADELPHI ITALIA

2001 HARPER COLLINS USA

2003 FOLIO UK

2003 HARPER COLLINS UK

78


2012 HARPER COLLINS USA

2004 BOMPIANI ITALIA

2006 HARPER COLLINS USA

79

2012 HARPER COLLINS USA


2013 HARPER COLLINS USA

2020 harper collins USA

2020 FOLIO UK

2012 HOUGHTON MIFFLIN USA

80


81


82


CAPITOLO VI

progetto

83


introduzione Credo che la domande che mi si potrebbero essere poste siano due, perché “Lo Hobbit”? E perché la scelta rischiosa di basare la propria tesi su un mondo, quello editoriale, che nel nostro paese sta quasi scomparendo? Viene spesso detto che il destino sia già scritto sin dalla nostra nascita ed è un pensiero su cui ho riflettuto gran parte della mia vita. Trovo incredibile come le mie ma, soprattutto, le mie non scelte mi abbiano portato dove mi trovi ora e di come anche piccoli eventi accaduti nella mia infanzia, adesso che sono adulta, trovino il loro posto. Si può dire che nella mai vita ci siano stati sempre quattro punti fissi: la lettura, l’arte, la Gran Bretagna e “Il Signore Degli Anelli”. Non se ne scappava. Tutto ciò che facevo, dicevo, pensavo, era irrimediabilmente collegato a uno di questi punti. Mia madre tutt’ora mi racconta di come, quando ero molto piccola, fa

cevo due cose: leggere e disegnare, disegnare e leggere. Sfogliavo e sfogliavo decine e decine di libri e li leggevo per interi pomeriggi... come una bambina di quattro anni poteva leggere dei libri. Li accatastavo negli angoli della stanza e poi ne ricopiavo ogni singola illustrazione. Copiavo qualsiasi cosa, persino i quadri che trovavo nei libri d’arte nella libreria di casa. L’arte poi è stato un punto fisso che mi sono portata dietro per tutta la vita: dalle mie illustrazioni terribili basate su protagonisti di libri alquanto discutibili, al mio abbandono dello studio delle lingue classiche, alla mia iscrizione all’Accademia di Belle Arti. E qui, come potevo, visto il mio interesse per la lettura, non scegliere Grafica Editoriale? La decisione si è presa da sola, è il corso che ha scelto me potremmo dire. I libri accatastati nella mia libreria me lo hanno sussurrato durante le notti, scivolando come inchiostro fre

sco nelle mie orecchie e solo dopo anni di lotte, non lo nasconderò, gli ho finalmente dato retta scrivendo il colophon a questo mio martirio interiore. Se però nella mia tenera età non facevo una di queste due cose, ovvero leggere o disegnare, mi vedevo un cartone in particolare, “Biancaneve e i Sette nani” della Disney, per ore e ore, riavvolgendo e facendo ripartire la cassetta a ripetizione. Un cartone su una principessa e su sette nani distribuito nel 1937… se non è questo un segno non so quale altro possa essere. Da qui credo che si possa anche ricollegare tutta poi la mia passione per l’animazione e per la cinematografia, che seppure in minima parte, sono una grande fetta del mio essere. Oltre il danno però ci fu anche la beffa, perché il film che fin da piccola è sempre tornato sempre nella mia vita è stato “Il Signore degli Anelli”. Il mio amore per l’opera Tolkeniana è

84

diventato con il tempo oggetto di scherno da parte dei miei amici più vicini e dalla mia famiglia, anche se paradossalmente è proprio l’ambito familiare dove ho avuto a che fare per la prima volta con la trilogia diretta da Peter Jackson “Il Signore degli Anelli”. Ricordo che lo guardavo almeno una volta al mese e, più di una volta, me li vidi tutti e tre di fila…ben dodici ore di film. Conoscevo le battute, i personaggi, i paesaggi, la sequenza delle scene, le musiche… ogni singolo elemento era impresso nella mia mente a fuoco. Ma c’era una cosa che non riuscivo mai a spiegarmi, un particolare che una bambina non avrebbe mai potuto capire.


85


. Ma c’era una cosa che non riuscivo mai a spiegarmi, un particolare che una bambina non avrebbe mai potuto capire. Nelle primissime scene della “Compagnia dell’anello” c’è una scena, una piccola insignificante scena, in cui Gandalf alza da un tavolino a casa Baggins una cornice con all’interno una mappa e proprio su di questa c’era raffigurato un enorme drago rosso. Sembra sciocco, ma tutte le volte che vedevo quel frame mi chiedevo “Perché c’è un drago rosso? Ah ma quindi ci sono davvero i draghi!”, eppure, dopo quella scena, non ne parlavano più. Eppure quel drago mi era rimasto nella testa, così come quella mappa e la stessa domanda mi sorgeva spontanea tutte le volte che rivedevo “La Compagnia dell’Anello.” Immaginate la mia sorpresa, quasi dodici

86


Nelle primissime scene de “La Compagnia dell’Anello” c’è una scena, una piccola insignificante scena, in cui Gandalf alza da un tavolino a casa Baggins una cornice con all’interno una mappa e proprio su di questa c’è raffigurato un enorme drago rosso. Sembra sciocco, ma tutte le volte che vedevo quel frame mi chiedevo “Perché c’è un drago rosso? Ah ma quindi ci sono davvero i draghi!”, eppure, dopo quella scena, non ne parlavano più. Eppure quel drago mi era rimasto nella testa, così come quella mappa e la stessa domanda mi sorgeva spontanea tutte le volte che rivedevo “La Compagnia dell’Anello”: cosa voleva dire? Immaginate la mia sorpresa, quasi dodici anni dopo, nel sapere che c’era una storia prima de “Il Signore degli Anelli” e ne stava per uscire un film. Corsi, prenotai i biglietti per la prima, presi i miei popcorn, mi sedetti sulla poltrona, le luci si spensero e… lo odiai, ma lo odiai in una maniera così profonda che mi rifiutai negli anni successivi a vedere

lo odiai in una maniera così profonda che mi rifiutai negli anni successivi a vedere i sequel o il sentirne parlare. Era pieno di difetti, di errori, non era la Terra di Mezzo che mi ricordavo. Lo odiai a tal punto che il mio cervello si rifiutò di ricordarne la storia, i personaggi e perfino i nomi. La trilogia de “Lo Hobbit” non esisteva, Tolkien aveva scritto nella mia mente solo “Il Signore degli Anelli” e nulla più, non c’era un prequel, non esistevano Bilbo, Thorin, Smaug, Thranduil, niente di tutto ciò. Andai avanti così per anni, nascondendo la chiave di Erebor che mi era stata regalata al mio diciottesimo compleanno dietro una mensola e poi arrivò il coronavirus e una maratona con degli amici su “Il Signore degli Anelli” e “Lo Hobbit” mi segnò profondamente, con talmente tanta intensità che molte delle scelte che ho compiuto negli ultimi mesi sono dovute a quelle ore passate davanti allo schermo del mio computer. D’un tratto i film de “Lo Hobbit” erano diventati i film più belli che io avessi mai visto, li rividi decine

87

di volte in un paio di mesi, imparai le battute a memoria, amai tutti i personaggi, ridetti, piansi, ogni volta come se fosse sempre la mia prima visione. Ne lessi nei forum, ne sentii le interviste, ne vidi i dietro le quinte e mi innamorai profondamente di Thorin, di Bilbo, di Gandalf, de La Compagnia, di Smaug. Quella storia aveva un’ anima che avevo raramente visto, un’anima carica di speranza e di voglia di vivere. Una storia fatta di sogni nel cassetto e sogni che neanche credevi di poter possedere. Ne comprai il libro e poi gli album fotografici e poi alla fine arrivai a un punto nel quale una lampadina si accese dentro di me, una scintilla, e… divenne anche la mia tesi di laurea. “Lo Hobbit” è stata per me la storia giusta al momento giusto e ritengo sia assurdo come una fiaba per bambini riesca a cambiare in così poco tempo la vita di una quasi ormai donna adulta e di come abbia dato finalmente corpo e anima al misero disegno di un drago agli occhi di una bambina.


target ed edizioni L’obiettivo che mi ero prefissata da subito, molto prima anche della scelta del tema per la mia tesi, era la realizzazione di più rilegature e formati. Le ragioni che mi hanno portato a questa scelta sono le stesse per le quali io stessa impiego pochissimo tempo ad osservare gli scaffali in libreria, ovvero la mancanza di scelta nel mondo editoriale di più formati di uno stesso libro. Spesso, infatti, mi sento quasi in obbligo a comprare una determinata rilegatura, magari anche molto costosa perché molto appetibile graficamente oppure, peggio ancora, mi ritrovo senza possibilità di scelta alcuna. “Non giudicare il libro dalla copertina”, il detto più menzognero mai divulgato. La prima cosa per la quale giudichi un libro è la copertina, è inevitabile. Ci sono certo spesso motivi economici legati alla scelta di uno stesso titolo tra diverse edizioni, ma a parità di prezzo

noi sceglieremo inevitabilmente quello con la copertina più bella e la più curata. La copertina di un libro, spesso, è anche la ragione per la quale compriamo o non compriamo un libro. Abbiamo quasi un obbligo nella scelta, poiché poche sono le case editrici che ti pongono davanti a una scelta o si pongono il problema di poter dare una scelta. Viene realizzata spesso solo un tipo di rilegatura per libro e, se ne viene realizzata più di una, la seconda uscita avrà uguali caratteristiche della prima. Non si tiene spesso in conto di come o determinate scelte vadano bene per un formato e non per un altro o di come ci sia spesso quel divario di pochi euro tra un’edizione e l’altra, annullando completamente il concetto di edizione economica. Mi sono dovuta mettere nei panni di un acquirente esigente, la quale già sono, per poter portare al pubbli-

co quattro diversi tipi di rilegatura e venire così incontro a quattro tipi di acquirente diversi, senza però far passare in secondo piano l’estetica e la grafica di ogni singolo volume. I volumi sono poi stati pensati per più fasce diverse di target e di fruitori. Tolkien, con i suoi lavori, attira un bacino di utenti immenso, che va dai bambini, fino agli adulti, dagli inesperti fino ai più esperti del lavoro del professore. C’era quindi bisogno di accontentare ognuno di loro e farli dono di un’esperienza il più possibile positiva durante la lettura. Prima di tutto ho pensato di realizzare una copertina morbida con alette, comoda per chi non vuole spendere una cifra sostanziosa e la vuole trasportare senza particolari problemi. Poi la classica copertina rigida, integrata però all’interno di una collana, così da poter venire

88

incontro ai lettori, fan di Tolkien, che oltre alla comodità di leggere un buon libro, vogliono avere anche la possibilità di poterlo esporre in libreria di fianco ad altri suoi lavori o di avere l’opportunità di poterli comprare tutti insieme in un’unica box. E’ poi presente una versione realizzata principalmente per gli ammiratori del libro e per chi è disposto a spendere una cifra più cospicua, che non si accontenti solo dell’opera scritta ma vuole anche un qualcosa in più: un’edizione da collezione rilegata a mano in finta pelle completa di tutte le illustrazioni, con inclusa una box da collezione. Per ultima, ho realizzato per quella fascia di lettori che preferiscono la lettura digitale, un formato e-book, con una sua copertina a parte, leggibile sia da Kindle che da dispositivi mobili.


89


LOGO “ROMANO EDIZIONI” Una delle prime sfide che ho incontrato, pensando da subito al progetto, è stata la necessità di dover creare, per questioni di diritti, una casa editoriale fittizia e di conseguenza un logo per quest’ultima. Ho usato questo compito come piccola dedica a una persona che mi è stata vicino in questi ultimi anni e durante questo periodo di tesi. Il suo cognome “Romano” si prestava anche molto a diversi prototipi di logo e di giochi tra nome e forma. Ho osservato la forma della r minuscola usata nei font serif, notando a primo impatto la somiglianza che questa avesse con una colonna stile ionico. Ho quindi fatto svariate prove utilizzando come font di partenza un Times New Roman, giocando e dividendo la R più volte, aggiungendo e levando elementi. Alla fine ho optato per tagliare a metà l’asta verticale della R inserendo un notevole divario tra le due parti divise per dare

l’idea di un intaglio in una colonna romana. Da qui ho deciso di rendere il mio logo ancora più figurativo. La specularità del marchio mi ha poi spinto a scegliere di inserire il logotipo, dividendolo a metà, a fianco di entrambi i lati del marchio. Come font ho deciso di usare un serif che andasse in contrasto con il font graziato dal quale ho preso l’ispirazione per il marchio e di conseguenza utilizzato un Modern Sans Light, aumentando notevolmente l’avvicinamento dei caratteri. Il colore del logo è estremamente classico, un rosso tendente al magenta e mi sono ritrovata a un bivio od optare per il classico abbinamento, bianco, nero e rosso, o rischiare. Alla fine preso la decisione di utilizzare lo stesso rosso del marchio, ma di creare anche una variante tendente al grigio scuro per casi eccezionali. Il logo verrà applicato sulle coper-

90

tine e all’interno dei corpi dei libri, l’applicazione consigliata è in nero o in bianco, tranne alcune eccezioni nelle quali il marchio riprenderà i colori della copertina su cui è posto.


LOGOTIPO

Aa ROMANO

Modern Sans Normal Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

I ZNI IO N I E D I Z I O N I R O MR AO NMOA N OE D IEZ D IO

MARCHIO

ANO EDIZIONI

I ZNI IO N I R O MR AO NMOA N EO D IEZ D IO

NO EDIZIONI

I ZNI IO N I R O MR AO NMOA N EO D IEZ D IO

MANO

E D I Z I O N I R O MR AO NMOA N O E D I EZ D I OI ZN II O N I ROMANO

EDIZIONI

91


92


93


#641417 94

#340e14

#ffffff


edizione copertina morbida L’edizione a copertina flessibile de “Lo Hobbit” è la prima che ho realizzato tra le quattro ed è quella che prende più influenza dalle copertine già realizzate da diversi autori negli anni. Un elemento ricorrente in queste ultime è infatti la presenza del drago Smaug, un esempio è l’edizione della Allan e Unwin del 1976 o quella della Bompiani del 1986. La copertina è stata pensata come un rimando ai volumi vintage dell’epoca Vittoriana prendendone ispirazione sia per il colore che per l’impostazione grafica, ricalcando per quanto più possibile lo stile dell’epoca, attraverso pattern, e cornici.

95


96


Ho creato una cornice interna, squadrandola ai lati per dargli un tocco più accattivante, che successivamente è stata duplicata ed elaborata ulteriormente unendovi una seconda gemella della cornice principale, con uno spessore quasi impercettibile in bianco dando così risalto al colore molto scuro con la quale è accostata. La cornice è stata riempita con un pattern di mia creazione, estremamente geometrico e rigido come spesso ad uso nei volumi antichi. La mia fonte di ispirazione per quest’ultimo sono stati i costumi e i pattern dei design utilizzati per caratterizzare l’estetica della razza dei nani all’interno de la trilogia cinematografica. Sono presenti in più forme durante tutto il film, sia come decorazione sui costumi che come ornamento per gli oggetti quotidiani e persino come bassorilievi all’interno dell’architettura di Erebor. Per rimanere nello stesso tema, riprendendo l’architettura del regno nanico, volevo utilizzare per la copertina una palette composta da un abbinamento di due blu a un abbinamento

di due diverse di petrolio. Purtroppo, dopo aver lavorato alle copertine rigide, mi sono dovuta distaccare da queste scelte, in quanto troppo simili a quella che avevo già preso per quella rilegatura, optando per un accostamento di due rossi i quali sono un bordeaux e un rosso acceso, entrambi sullo stesso spettro di calore. Per creare dei punti luci che si staccassero dal rumore ridondante dei due rossi, ho optato, per il titolo del libro e il nome dell’autore in prima di copertina, ad un bianco puro che viene utilizzato anche come colore per le scritte sulle due bandelle. Per contrastare questo uso eccessivo di geometrie, al centro della copertina ho realizzato Smaug totalmente a mano su Procreate, utilizzando un effetto inchiostro volutamente asimmetrico e a tratti non preciso. Volevo suggerire la presenza quasi intrusiva nel drago nella copertina, proponendo anche una stonatura legata alla sua presenza, rendendolo un elemento quasi sgradevole. Il drago si tiene stretta la cornice inter-

97

na del libro, passandoci sopra ed entrando anche al suo interno, così come Smaug nella storia si tiene stretto il tesoro di Thror e l’Arkengemma. La forma della cornice interna,difatti, non è casuale e riprende direttamente da quest’ultima la forma. Seppure Tolkien descrivesse l’Arkengemma come un globo sfaccettato, io ho preferito utilizzare la forma ovale che invece Peter Jackson nei suoi adattamenti ha conferito alla pietra. Riprendendo il tema dell’oro e della cupidigia legata ad esso,elemento centrale nel libro, ho deciso di mobilitarlo in oro, dandogli così ancora più spessore a livello visivo e ricalcando ancora di più questo distacco con la copertina sotto di essa. Il dorso del libro, così come la quarta di copertina, riprendono il pattern già posto nella prima di copertina, venendo però riadattato. Sul dorso ne troviamo solo una parte che segue tutta la spina del libro, interrotta solo da un piccolo ritaglio in cui vi è inserito sia il nome dell’autore che il titolo del libro.


98


99


John Ronald Reuel Tolkien nacque il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, in Sud Africa, da una famiglia inglese. Fu uno dei pù grandi esperti di letteratura inglese medievale e studiò all'Exeter College di Oxford. Insegnò lingua e letteratura anglosassone a Oxford dal 1925 al 1945, quindi lingua e letteratura inglese fino al suo pensionamento. Morì a Bournemouth, Hampshire, il 2 settembre 1973. Le sue opere, tutte pubblicate da Romano, includono: Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit, Il Silmarillion, Figli di Hurin, Beren e Lúthien, La Caduta di Gondolin, Racconti Perduti, Racconti Ritrovati e Racconti Incompiuti.

LO HOBBIT o

LA RICONQUISTA DEL TESORO

J.R.R TOLKIEN

100

Se vi piacciono i viaggi fuori del confortevole e accogliente mondo occidentale, oltre il Confine delle Terre Selvagge, per poi tornare a casa, e pensate di poter provare un certo interesse per un umile eroe, ecco la storia di questo viaggio e di questo viaggiatore. Il periodo è il tempo antico fra l'Età Fatata e il dominio degli Uomini, quando la famosa foresta di Bosco Atro esisteva ancora e le montagne erano piene di pericoli. Nel percorso verrete a imparare molte cose (come è capitato a lui) su Uomini Neri, Orchi, Nani ed Elfi e potrete dare uno sguardo alla storia e alla politica di un'epoca trascurata ma molto importante. Infatti il signor Bilbo Baggins andò in visita a vari personaggi di rilievo; ebbe una conversazione con il drago Smog; fu presente alla Battaglia dei Cinque Eserciti. Tutto ciò è tanto più singolare in quanto egli era uno Hobbit. Finora gli Hobbit sono stati trascurati nella storia e nella leggenda, forse perché - in genere - preferivano le comodità alle emozioni. Questo resoconto, fondato sui ricordi di un anno elettrizzante nella vita solitamente tranquilla del signor Baggins, vi darà un'idea abbastanza chiara di questo rispettabile popolo che adesso (a quanto si dice) sta diventando piuttosto raro. Non amano il rumore.' (J.R.R. Tolkien)


101


La copertina è stampata su una Tintoretto 200g, carta scelta per la sua texture ruvida e grezza che, a mio parere, ha conferito al libro ancora di più un aspetto antico e consumato, anche grazie alla mancanza di plastificazione. Essendo una copertina morbida e tascabile ho scelto un formato in A5 rilegato in filo refe, vista l’enorme quantitativo quantità di pagine. La particolarità di questa edizione a basso costo è la presenza di bandelle che di solito mancano in questo tipo di formati, sulle quali troviamo dalla parte esterna del libro la biografia dell’autore sul lato destro e sul lato sinistro una piccola sinossi del libro e le informazioni sulla casa editrice e sul grafico che ha realizzato il volume. Quando invece le bandelle vengono aperte, rivelano le stampe di entrambe le mappe già presenti nelle edizioni

102


originali: sulla sinistra troviamo la Mappa di Thror, mentre sulla destra troviamo la mappa delle Terre Selvagge. La scelta di portare all’esterno le due mappe invece di integrarle all’interno del testo è più funzionale che estetica, in quanto essendo il formato del libro molto piccolo, non dava la possibilità di far vedere al meglio tutti i dettagli di queste due illustrazioni, obbligandomi, come poi è successo per l’edizione a copertina rigida, a dover o girare la mappa in verticale o a impostarla a doppia pagina, tagliandola così nel mezzo. Con lo scopo di rendere più fluida e meno fastidiosa la presenza delle due mappe, ho preso la decisione di ricrearle in trasparenza utilizzando come colore per la traccia il bianco già presente in copertina.

103


Garamond Normal, Italic Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

MADE CANVAS Normal Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

pt 31

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

pt 12

104

pt 10


Un altro elemento contemporaneo che ho dato alla copertina è la font che ho scelto sia per le informazioni in prima di copertina che per le informazioni sul dorso. Difatti ho optato per una font appartenente alla famiglia dei un Bodoni, Made Canvas. Quest’ultima ha la particolarità di avere delle grazie estremamente sottili e di avere un corpo estremante largo, rimanendo molto simile difatti a un sans serif classico ma rendendolo più accattivante. Il testo è scritto completamente in Times New Roman Normal, ad esclusione di poesie, canti, lettere e indovinelli che sono scritti in Times New Roman Italic e, a diffe-

renza del testo principale, allineati al centro della pagina, entrambi però di grandezza 10 pt, a differenze dei titoli 12 pt e dei numeri di pagina 9 pt. Per diminuire il numero delle pagine stampato e renderlo più compatto ho deciso di non lasciare pagine bianche tra un capitolo e l’altro. Difatti moltissimi capitoli cominciano già dal foglio a sinistra, non lasciando di conseguenza una facciata bianca a ogni cambio capitolo.

105


Times New Roman Normal, Italic

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

Palatino

pt 31

pt 12 Normal, Italic

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

106

pt 10

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz


107


108


Al di sotto del titolo e del numero di ogni capitolo si trova una parte del motivo del pattern utilizzato per decorare la prima di copertina, che viene però riprodotto per intero sul frontespizio e sul colophon, creando una cornice sul margine superiore e inferiore, unendo le due pagine a livello visivo. La stampa è stata realizzata su una Shiro Eco 90 g bianco sporco, scelta perché a differenza di un bianco puro conferisce al libro un effetto molto meno industriale.

L’impostazione grafica interna del libro, così come la font scelta per il corpo del testo, è molto decorosa e tradizionale. Non volendo difatti osare, ho optato per una classica impaginazione con allineamento a sinistra, lasciando più spazio verso i margini interni (a causa delle cuciture per la rilegatura) rispetto ai margini esterni. All’interno del libro ci sono due diversi tipi di indici, uno che fa riferimento alla numerazione dei capitoli, l’altro che invece indica le pagine nelle quali sono presenti le illustrazioni. Essendo un’ edizione a basso costo le illustrazioni presenti al suo interno sono solamente quelle in china realizzate dal professore, stampate totalmente in bianco e nero, occupando mezza pagina. Le illustrazioni sviluppate in orizzontale occupano invece due pagine consecutive.

109


INDICE

J.R.R TOLKIEN

Lo Hobbit o la Riconquista del Tesoro

LO HOBBIT o

LA RICONQUISTA DEL TESORO

MAPPE E ILLUSTRAZIONI DELL’ AUTORE

J.R.R TOLKIEN

110

I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII XIII XIV XV XVI XVII XVIII XIX

Una festa inattesa Montone arrosto Un breve riposo Prima su e poi giù Indovinelli nell’oscurità Dalla padella alla brace Strani alloggi Mosche e ragni Barili in libertà Un’accoglienza calorosa Sulla soglia Notizie dall’interno Nessuno in casa Fuoco e acqua Le nubi si addensano Un ladro nella notte Scoppia la tempesta Il viaggio di ritorno L’ultima tappa

13 37 53 62 74 94 114 139 166 184 197 206 225 236 245 255 261 272 280


Lo Hobbit

Strani alloggi

presto avrebbero dovuto avventurarsi in quella foresta e che dopo la Montagna era quello il pericolo peggiore che avrebbero dovuto affrontare prima di arrivare alla roccaforte del drago. Quando la cena finì, cominciarono a propria volta a raccontare storie, ma Beorn sembrava sempre più insonnolito e prestava loro poca attenzione. Per lo più parlarono di oro, argento, gioielli e della lavorazione dei metalli, e Beorn non sembrava interessato a quel tipo di cose: non c’erano oggetti d’oro o d’argento nel suo salone, e a parte i coltelli c’era ben poco che fosse fatto di un metallo qualsiasi. Rimasero a lungo seduti a tavola con i loro boccali di legno pieni di idromele. Fuori calavano le tenebre della notte. I fuochi in mezzo alla sala vennero riattizzati con nuovi ceppi e le torce vennero spente, ed essi continuarono a star seduti alla luce delle fiamme che danzavano, con i pilastri della casa che si stagliavano alti dietro di loro, scuri in cima come alberi della foresta. Che si trattasse o no di magia, a Bilbo parve di udire un suono simile allo stormire del vento tra i rami provenire dalle travi del tetto, e un bubbolar di gufi. Presto la testa cominciò a ciondolargli per il sonno e le voci sembrarono farsi più lontane, finché si svegliò con un sobbalzo. La grande porta aveva cigolato e si era chiusa con fracasso. Beorn se n’era andato. I nani stavano seduti a gambe incrociate sul pavimento intorno al fuoco e proprio allora cominciarono a cantare. Alcuni versi erano pressappoco simili a questi, ma ce n’erano molti di più e il loro canto andò avanti a lungo:

Soffiava il vento sull’arida brughiera, ma di foglie non un fremito nel bosco: notte e giorno chiarore mai non c’era, cose scure strisciavan nel buio fosco. Dai monti il vento gelido scendeva qual mar di onde in tempestosa guerra, dai rami al crepitar tutto gemeva e solo foglie ricoprian la terra.

111

127

111

II MONTONE ARROSTO

Bilbo balzò su e, messosi la vestaglia, andò in sala da pranzo. Non vi trovò nessuno, ma erano ben visibili i segni di una colazione abbondante e frettolosa. Nella stanza c’era un disordine spaventoso, e in cucina pile di stoviglie da lavare. Sembrava che fossero state adoperate quasi tutte le pentole e le casseruole che possedeva. I piatti da lavare erano così malinconicamente reali, che Bilbo fu costretto a convincersi che la riunione della notte precedente non aveva fatto parte dei suoi incubi, come sperava vagamente. Ma si sentì proprio sollevato pensando che, dopo tutto, se ne erano andati senza di lui, e senza darsi disturbo di svegliarlo (‘ma senza neppure dire grazie’, pensò); eppure non riusciva a fare a meno di provare una certa delusione. Questa sensazione lo sorprese. ‘Non essere sciocco, Bilbo Baggins!’ si disse. ‘Pensare ai draghi e a tutte quelle bizzarre assurdità all’età tua!’ Così si mise un grembiule, accese i fornelli, scaldò l’acqua e lavò i piatti. Poi si fece una bella colazioncina in cucina prima di avviarsi verso la sala da pranzo. A questo punto il sole splendeva e la porta d’ingresso era aperta, facendo entrare una tiepida brezza primaverile. Bilbo cominciò a fischiettare forte e a dimenticare quanto era accaduto la notte precedente. Stava, infatti, per mettersi davanti a una seconda bella colazioncina, in sala da pranzo, accanto alla finestra aperta, quando entrò Gandalf. “Vecchio mio,” gli disse, “ma quando ti decidi a venire? E la partenza di buon’ora dov’è finita? Eccoti qui a fare colazione, o come la vuoi chiamare, alle dieci e mezzo!

37

111


edizione copertina rigida L’edizione a copertina rigida è stata la più lunga e la più complessa da realizzare per varie motivazioni, la più importante è stata la quantità di libri che vi sono inclusi in questa rilegatura. La sua particolarità è infatti che, oltre che essere un edizione copertina rigida, rientra anche all’interno di un collana di cui fa parte anche “Il Signore degli Anelli”. Ho quindi dovuto realizzare quattro copertine diverse, ed ognuna di esse doveva essere collegata per stile e colori a tutte le altre. Dovevo trovare quattro elementi diversi che unissero i libri tra di loro anche visivamente e senza una particolare conoscenza di tutte le opere tolkieniane. Una delle primissime idee che ho avuto è stata quella di assegnare a ogni libro una razza diversa della Terra di Mezzo. Una razza che avesse all’interno del libro un’importante connessione

o un ruolo all’interno del libro stesso, ma a cui appartenesse al contempo uno specifico stile grafico. Le razze assegnate sono state: i nani per “Lo Hobbit” vista la loro rilevanza nell’opera, gli elfi per “La Compagnia dell’Anello” a causa della centralità di Elrond né la creazione della compagnia stessa a Gran Burrone, gli orchi per “Le Due Torri”, rimarcando l’importanza di essi all’interno del libro come servitori sia di Isangard che di Mordor, e gli uomini per il “Il Ritorno del Re”, poiché il libro stesso parla proprio della rinascita della razza degli uomini e della loro forza. Scegliere le razze, però, non era abbastanza, dovevo decidere un tema comune da assegnare a tutte le copertine e l’idea migliore e anche la più semplice è stata quella di unire tutti e quattro i libri al concetto di “porta”, sia a livello estetico che a livello figurativo.

112

Le porte sono un elemento ricorrente in tutti i romanzi di Tolkien, una porta che è intesa sia come un confine da un luogo a un altro, sia come una prova da superare, un ostacolo da aggirare o una scelta da prendere. Le porte più importanti o più ricorrenti sono ad esempio la Porta Nascosta ne “Lo Hobbit”, il Nero Cancello ne “Le Due Torri”, le Porte di Moria ne “La Compagnia dell’Anello” o anche i Porti Grigi ne “Il Ritorno del Re.” Volevo creare un confine tra la realtà e la fantasia, una linea che così come i protagonisti di tutti e quattro i libri, il lettore deve superare non sapendo cosa ci sia dall’altra parte. Su ognuna delle copertine è disegnata una porta di mia invenzione o una porta che faccia riferimento a una già esistente all’interno del libro, realizzata seguendo gli stile estetici che sono stati adottati durante gli anni dai vari disegnatori o

concept designer che hanno lavorato sia ai libri che alle trilogie cinematografiche. Dopo vari ripensamenti decisi che la versione con copertina rigida sarebbe stata priva di una sovracoperta e prendendo ispirazione dalle edizioni Penguin dei grandi classici, ho scelto una carta da rivestimento che potesse ricordare un effetto tessuto per poter ottemperare alla mancanza della sovracoperta, rimarcando la loro classicità scegliendo una carta Polywarp.


113


114


Come prima copertina ho sviluppato quella de “Lo Hobbit” utilizzando, per quanto mi sia stato possibile, tutto il materiale che sia la produzione delle due trilogie, che il professor Tolkien, ci hanno recapitato riguardo la razza dei nani. La trilogia de “Lo Hobbit” è stata difatti fondamentale per il mio lavoro, così come gli schizzi preparatori per le varie scenografie. Ho preso ispirazione da un immagine realizzata di John Howe per la città nanica di Belegost, ri adattandola e fondendola con altri schizzi realizzati sia da lui che da Alan Lee, creando la mia personale rappresentazione della porta di ingresso per Erebor. La copertina è totalmente occupata da una porta nanica, decorata con visi di guerrieri e linee rigide con all’apice di essa il simbolo di Durin incoronato dalla corona di stelle in cima ad essa. Intorno all’arcata sono incise delle rune naniche che

letteralmente vengono lette “Baruk Khazâd. Khazâd ai-mênu” (Asce dei Nani. I Nani sono su di voi.), un grido di battaglia nanico urlato da Gimli ne “Le Due Torri” e urlato da Dàin Piediferro nel film “La Battaglia delle Cinque Armate”. Dopo aver completato la prima di copertina mi sono occupata della quarta di copertina e decisi di integrare su di essa, prendendo spunto dalla saga cinematografica, un’immagine sintetica che potesse suggerire ancora meglio sia le razze a cui è ispirata la grafica che gli avvenimenti all’interno. In questo caso ho optato per realizzare la parte del trono sulla quale si trova l’Arkengemma all’interno dei film.

115


Per “La Compagnia dell’Anello” ho ricreato, riprendendo l’estetica elfica forgiata con il tempo da quello che ci è stato lasciato dal professore e dai suoi riadattementi messi in atto per la saga cinematografica, una rappresentazione stilizzata degli Alberi di Valinor. Questa è stata disegnata ricreando non solo lo stile, ma anche accentuando la finezza e la grazia dagli arabeschi che la compongono utilizzando su Procreate uno stile penna effetto china, con cui ho anche disegnato al Foglia di Lorien sulla quarta di copertina.

116


117


118


Giunta alla realizzazione de “Le Due Torri” ho trovato quasi d’obbligo ridisegnare in maniera più stilizzata il Nero Cancello di Mordor, utilizzando sia l’estetica del cancello originale che unendo a questa le rappresentazioni che ci sono pervenute delle Due Torri, Isangard e Baradur. A differenza delle illustrazioni sulle due precedenti copertine questa è estremamente spigolosa e formata prettamente da angoli aguzzi così a rimarcare la pericolosità e l’oscurità che comincia a intensificarsi nella trilogia di libri. In questo caso ho utilizzato come illustrazione sul retro, l’incisione in lingua nera sull’Unico Anello.

119


La porta finale, quella per “Il Ritorno del Re” è invece una rappresentazione fedele degli Argonath, presenti ne “La Compagnia dell’Anello” ma molto importanti per il popolo di Gondor e per la città degli uomini di Minas Tirith, entrambi centrali nel terzo libro. Le due statue degli antichi re sono state ruotate di lato, così da creare con il quasi tocco delle loro mani una stilizzazione di un’ arcata d’entrata. Come quarta di copertina ho scelto di utilizzare un’ illustrazione della corona di Gondor così da rispecchiare appieno il tema già rimarcato in prima di copertina.

120


121


122


123


124


125


126


127


128


129


130


131


Per i quattro libri ho utilizzato due palette colori diverse, una sulle tonalità del blu e un’altra sulle tonalità del grigio. La palette dei blu è utilizzata per gli sfondi delle copertine, e i colori che la compongono vanno sempre di più a scurirsi partendo da una carta da zucchero per “Lo Hobbit” fino a diventare un blu notte ne “Il Ritorno del Re”. I grigi al contrario vanno dal più scuro al più chiaro. La scelta di alternare le due palette, accostando di conseguenza il colore più chiaro

a quello più scuro come sfondo, è oltre che estetica, altamente simbolica. Sta infatti a rappresentare la leggerezza (l’azzurro) con la quale la saga comincia che però ha dentro di se una profonda malvagità (il grigio scuro), che con il passare dei libri oscura la gioia all’interno della storia. Ma così come c’era prima il dolore in mezzo alla dolcezza, in mezzo al buio che si oscura, c’è sempre però la speranza che, anche se piccola, diventi sempre più luminosa

#7f94b3

#435e7b

#1d2a3d

#151e27

#2b2d2c

#2f363d

#747883

#e9edf0

132


133


Le risguardie dei libri sono state interamente create da me utilizzando degli elementi caratteristici di tutte le razze e creando infine dei pattern con Photoshop che riprendessero i colori delle copertine. Per i nani ho ricreato delle venature del marmo, per gli elfi delle radici che si intersecano tra di loro, per gli orchi una cotta di maglia, mentre per gli uomini un vecchio foglio di pergamena.

134


In questo caso non sono le mappe a fare da risguardi: queste ultime sono poste all’inizio e alla fine del libro. Dopo gli indici troviamo la Mappa di Thror impaginata a doppia pagina così come la mappa delle Terre selvagge, posta alla fine del libro.

135


Essendo che si tratta di una collana ho voluto unire i libri non sono stilisticamente ma anche visivamente, rendendolo evidente quando questi si trovano uno accanto all’altro. Tutte e quattro le costine hanno la stessa impostazione grafica, con il logo dell’associazione di Tolkien sulla parte più alta insieme al titolo e all’autore. Nella parte più bassa si trova il logo della casa editrice insieme all’unico elemento che cambia in ogni costina ovvero una illustrazione decorativa. Ne “Lo Hobbit” è raffigurato Smaug così come era stato illustrato da Tolkien, parallelo alla direzione della costina. Nella trilogia de “Il Signore degli Anelli” è raffigurata invece la Porta di Moria, un’illustrazione già citata e realizzata dall’autore. Le tre costine hanno ognuna una parte dell’illustrazione in maniera che solo quando i libri si trovano vicini tra di loro questa diventa perfettamente leggibile.

136

Per segnare la sequenza di libri utilizzato un indicatore grafico sullanella cotrilogia de “Il di Signore Anelli” ho stina a forma stella, degli che aumenta di utilizzato un quanti indicatore numero tanti sono grafico i libri. Nesulla “Lo costina forma di stella,intatto che aumenHobbit”,a per mantenere questo ta di numero quanti sono i libri. elemento, ho tanti trasformato la stella in Ne “Lo Hobbit”, per mantenere intatun cerchio, mantenendo il riferimento to questo elemento, trasformato la all’anello trovato dahoBilbo nel libro. stella in un cerchio facendo riferimento all’anello trovato da Bilbo nel libro.


137


Dello stesso colore delle illustrazioni è il titolo, posto al centro delle porte, realizzato con la font decorativa Cinzel, con un avvicinamento impostato talmente basso da dare un accenno di effetto corsivo. La scelta di questa font è stata dettata dalle sue linee e da come spesso si chiudano su loro stesse entrando in armonia sia con le forme rigide di tre delle copertine che con le linee sinuose della copertina de “La Compagnia dell’Anello.” Il nome dell’autore è invece scritto in Charter maiuscolo sotto il titolo del libro con un avvicinamento di 270, in bianco, colore che rimane invariato su tutte e tre le copertine. La font utilizzata sulle costine è la stessa utilizzata per il nome dell’autore in primadi copertina, Charter, anche se questa volta l’avvicinamento tra le lettere equivale a 0. Essendo un lavoro molto lungo ho deciso di impostare completamente

solo l’edizione de “Lo Hobbit” che è anche l’unico tra i tre libri che è stato stampato completamente, a differenza de ”Il Signore degli Anelli” del quale sono state stampate solo le copertine. Tutti i libri sono impostati su un formato A5 e sono stati rilegati con una cucitura a filo refe. Il libro al suo interno è impostato con un’impaginazione con allineamento a sinistra. Il corpo principale del testo è scritto in Palatino, così come le canzoni, indovinelli e le lettere, che sono scritte in Palatino italic, con una grandezza 10 pt, a differenza dei numeri di pagina e le scritte di indicazione sul margine superiore che sono di grandezza 9 pt.

138


Normal Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

Cinzel Normal

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

pt 31

pt 12

pt 10

139


Charter Normal Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

pt 31

pt 12 Cinzel

Normal

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

140

pt 10


Normal, Italic Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

Palatino Normal, Italic Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

pt 31

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

pt 12

pt 10

141


Il titolo di ogni capitolo è scritto in Cinzel così come anche il numero di capitolo che ha la particolarità di essere racchiuso all’interno dell’illustrazione presente in quarta di copertina. Difatti è riprodotta all’inizio di ogni capitolo, però è priva di una parte centrale dove è posizionata la numerazione. Lo stesso simbolo è poi riportato in maniera più grande nella pagina accanto al frontespizio. I capitoli sono impaginati in maniera tale che ogni inizio capitolo cominci sulla facciata di destra. Se dunque un capitolo finisce sulla pagina a destra, la pagina che seguirà sarà bianca, se invece finisce sulla pagina a sinistra la pagina che seguirà sarà l’inizio di un capitolo. Anche in questo caso gli indici all’in-

terno del libro sono due, uno per i capitoli e uno per le illustrazioni posti a una pagina di distanza. A differenza dell’edizione a basso costo, l’edizione a copertina rigida contiene non solo le illustrazioni in china del professore, bensì anche le illustrazioni ad acquerello che, a differenza dell’edizione da collezione, sono anch’esse in bianco e nero. La stampa è stata realizzata su una Shiro Eco 90 g bianco sporco, la stessa carta sulla quale è stampata l’edizione a basso costo.

142

1


143


Lo Hobbit

o La Riconquista del Tesoro INDICE

J.R.R TOLKIEN

MAPPE E ILLUSTRAZIONI DELL’ AUTORE

144

I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII XIII XIV XV XVI XVII XVIII XIX

Una festa inattesa Montone arrosto Un breve riposo Prima su e poi giù Indovinelli nell’oscurità Dalla padella alla brace Strani alloggi Mosche e ragni Barili in libertà Un’accoglienza calorosa Sulla soglia Notizie dall’interno Nessuno in casa Fuoco e acqua Le nubi si addensano Un ladro nella notte Scoppia la tempesta Il viaggio di ritorno L’ultima tappa

17 45 63 75 89 111 133 163 193 213 229 241 265 279 291 303 311 325 335


145


Essendo una collana, ho realizzato anche una box che accompagnerà i volumi se questi vogliono essere acquistati dal compratore tutti insieme. La box ricopre tutte le facciate dei quattro libri, lasciando però pienamente visibili le quattro costine. E’ rilegata in cartone rigido ed è rivestita da una mappa ricolorata della Terra di Mezzo usando due tonalità diverse di magenta. Sul retro, in basso, è presente il nome dell’autore e il logo della casa editrice, sui due lati è invece è disegnata la decorazione presente nei film sulla copertina de “Il Libro Rosso dei Confini Occidentali” e al centro di essa è riportato il logo di Tolkien, in mezzo ai nomi delle due storie presenti all’interno della box.

146


147


J.R.R TOLKIEN

#e0a67e

#bca292

148

#647a8c

#7e8d96


e-book Il presentare libri talmente diversi tra loro ha reso necessaria la creazione di un’edizione che risultasse fuori dagli schemi ma che fosse anche estremamente ordinaria, ed è per questo che il mio ultimo formato realizzato è l’e-book. Partito come un e-pub interattivo si è poi trasformato in un vero e proprio libro da poter consultare digitalmente sia su dispositivi mobili, quali tablet o telefoni e Kindle. Correndo un enorme rischio, ho voluto cimentarmi nella creazione di una copertina fotografica riprendendo, così come per la copertina realizzata dalla Harper Collins nel 2012, un frame specifico della trilogia cinematografica, rielaborandolo e ricolorandolo. La scena in questione si trova alla fine del primo film ed è un momento estremamente significativo per la trilogia, dove la compagnia, dal Carrock, è in grado di vedere la Montagna Solitaria.

Per il titolo del libro, in modo da rimanere sullo stesso tema, ho deciso di utilizzare il logo originale della saga creato per i film; come sottotitolo invece ho optato per un carattere graziato ma estremamente semplice,l’Averia, colorato in oro per riprendere il titolo. All’interno del libro sono presenti tutte le illustrazioni originali create dal professore che sono sia in bianco e nero che a colori. Ovviamente, essendo che molti Kindle non supportano i colori, gli acquerelli presenti verranno in automatico desaturati e le immagini diventeranno in bianco e nero.

149


Garamond Normal, Italic, Bold Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

Made Canvas

pt 31

Normal

pt 21

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

150

pt 18


L’impostazione interna del libro è estremamente classica, con il frontespizio impostato al centro, seguito dalle due mappe presenti anche nelle altre edizioni, ovvero la Mappa di Thror e la Mappa delle Terre Selvagge. Subito dopo di queste ci sono due indici interattivi presenti anche nelle altre rilegature, sia per i capitoli che per le illustrazioni. Il lavoro è stato impostato su un formato 1024x600 pixel, le quali proporzioni rimarranno invariate su qualsiasi dispositivo il libro verrà letto. I margini sia esterni che interni equivalgono a 84px mentre quelli superiori e inferiori a 100 px. La font da me scelta per il testo interno del libro è una sola,

Garamond, adattata sia in Normal, per il corpo del testo principale, che in Italic, usato per le canzoni , le lettere all’interno del libro e il titolo del libro sul margine in alto di ogni pagina, che in Bold, per il frontespizio.

151


152


153


154


155


156


edizione da collezione L’edizione da collezione è l’apice della mia tesi, si potrebbe dire che tutto quello che ho imparato, anche manualmente, nel corso di questi tre anni di Accademia sia racchiuso in questo volume. A differenza degli altri libri è stato totalmente realizzato da me, dalla copertina alla rilegatura, l’unico aiuto esterno che ho avuto per la realizzazione di questo libro è la stampa e il taglio delle pagine in quartini, realizzate da una tipografia specializzata. Per parlare di questa rilegatura bisogna dire che non è né alla portata di tutti né che possa interessare a tutti, in quanto stancante nella lettura per gli occhi, e la difficoltà di trasporto in giro. E’ una rilegatura fatta per gli appassionati e per chi è disposto ad avere un pezzo da collezione. Infatti nel colophon del libro è detto che le copie sono solo trecento,e quella da me realizzata è la prima.

157


158


Essendo un rilegatura così particolare ho dovuto anche pensare a qualcosa di molto peculiare per la sua realizzazione.L’idea sulla quale si basa l’intera rilegatura è la creazione di un pseudobiblion così come Tolkien ha pensato “Lo Hobbit” in origine. Difatti J.R.R Tolkien afferma che sia “Lo Hobbit” che “Il Signore degli Anelli” siano stati scritti partendo da delle storie racchiuse ne “Il Libro Rosso dei Confini Occidentali” scritto da un hobbit di nome Bilbo Baggins e da suo nipote, Frodo Baggins. La mia prima idea per questa rilegatura era quella di ricreare il libro di Bilbo daccapo, aggiungendo schizzi e note dell’autore. Andando avanti però mi resi conto che il mio era un progetto troppo ambizioso e quindi dovetti in parte deviare da questa mia idea, seppure gran parte degli elementi da me pensati in origine si trovino ancora nella rilegatura.

Il formato del libro da collezione è il più grande di tutti gli altri, si tratta di un A4, un formato grande abbastanza che mi avrebbe permesso di sfruttare al meglio ogni illustrazione e segno tipografico. La rilegatura è una rilegatura a mezza tela, realizzata però totalmente in finta pelle nera. Per non voler deviare troppo dallo stile a cui le case editrici ci hanno abituato ho deciso di ricreare la copertina originale usando solamente l’oro. Il libro è anche munito di un segnalibro dorato in tessuto realizzato di simil seta. Attraverso un mix di pennarello dorato per tessuti e una foglia d’oro pressata a calore ho inciso il disegno direttamente sulla pelle poco prima di incollare la copertina al libro. Non c’è alcuna variante con quella originale,tranne il colore e il materiale sulla quale è stata realizzata. Sia il nome dell’autore che le informazioni originali sono state riportate nella

159

stessa maniera nella copertina da me realizzata, mantenendo anche l’incisione del nome della casa editrice originale la Allan and Unwin. L’interno del libro si basa molto sull’idea che avevo avuto in principio di creare uno pseudobiblion e di conseguenza è estremamente elaborata e peculiare.


160


161


Come primo risguardo è stato utilizzato, stampato su una carta avorio da 300 grammi, la mappa de “Le Terre Selvagge”. Da secondo risguardo fa un’illustrazione che non presente in nessun’altra versione da me realizzata, un’illustrazione di Bosco Atro. La Mappa di Thror è presente nel libro in maniera più interattiva: subito dopo in frontespizio si trova una piegatura che, aperta per due volte, dà la visione completa della mappa. Per dare giustizia all’idea originale di Tolkien ho inserito, specchiandole, le rune magiche sul retro della pagina nello stesso punto in cui si trovavano originariamente. Se questa viene esposta alla luce, le rune dapprima invisibili, compariranno al lettore attraverso un gioco di luce e ombra.

162


A seguire si trovano i due indici sia dei capitoli che delle illustrazioni uno di fianco all’altro. Sono presenti sia le illustrazioni a china che quelle ad acquerello, stampate a colori. Per rendere questi ultimi parte integrante delle pagina, ho deciso di rimuovere con l’ausilio di Photoshop tutti i bordi delle illustrazioni creando una leggera trasparenza intorno al disegno. La prima illustrazione si trova però molto prima dell’inizio del libro ed è infatti quella di Hobbiton, posta subito dopo il frontespizio così come aveva in mente in origine il professor Tolkien.

163


Prendendo ispirazione dalle scene del film e dagli schizzi preparatori di John Howe e Alan Lee, utilizzati per le edizioni illustrate del libro e per la direzione artistica della trilogia, ho realizzato una serie di piccole illustrazioni presenti all’inizio di ogni capitolo. Quest’ultime racchiudono degli elementi caratteristici del capitolo che ci si prepara a leggere e degli oggetti o persone simboliche al loro interno. Le illustrazioni sono in tutto diciannove, e sono state realizzate grazie a Procreate con dei pennelli effetto carboncino successivamente ritoccati con Photoshop aggiungendo un effetto “stampa” e “china”. La scelta è stata dettata dal volere dare l’idea che in un’ipotetica situazione fosse stato proprio Biblo a fare dei piccoli e veloci schizzi sul margine superiore delle pagine nelle sue giornate più tranquille.

164


165


166


167


168


169


170


171


Il libro, tranne che per le canzoni e le filastrocche che sono allineate al centro, ha un allineamento a sinistra molto classico,ma la particolarità di questa versione sono le font utilizzate, a tratti anche complesse da comprendere ma estremamente legate all’immaginario collettivo della Terra di Mezzo. In tutto sono tre font, MiddleEarth in grandezza 10 pt per il corpo del testo principale, Bilbo-Hand-Bold per la stesura di canzoni e filastrocche, e infine Viner Hand ITC per la lettera da parte di Thorin a Bilbo. Tutte e tre le font vengono riprese direttamente dalle due trilogie cinematografiche e a differenza di MiddleEarth, che viene utilizzata nei titoli prima dell’inizio del film e per i titoli di coda. Bilbo-Hand-Bold e Viner Hand ITC sono presenti all’interno dei film, la prima come la calligrafia di Bilbo, la seconda come la calligrafia di Thorin. Un altro elemento che ho ripreso dai

film e ho adottato nel primo capitolo è la firma di Thorin, che dopo averla ripresa e resa un PNG, l’ho adattata e posta in sostituzione alla firma originale nel testo situata alla fine del corpo della lettera. Il corpo del testo ha una grandezza di 10 pt, le canzoni sono di un grandezza di 25 pt, la lettera di 19 pt mentre i numeri di pagina, allineati al centro, hanno una grandezza di 12 pt. Il testo è giustificato a sinistra, tranne che per le filastrocche e le canzoni che sono tutte impostate al centro della pagina. Sono presenti a ogni inizio capitolo, dei capilettera realizzati sempre con la font Aniron, impostati per essere alti tre righe di testo. L’impostazione interna dei capitoli è uguale a quella dell’edizione a copertina rigida, di conseguenza, in qualsiasi situazione, il capitolo comincerà sulla pagina di destra. Il libro è stato stampato su una Aralda 120 g,

172

una carta avorio molto ruvida, donando alle pagine un effetto pergamena antica e ammorbidendo, grazie alla sua colorazione delicata, i colori spesso troppo accesi degli acquerelli.


MiddleEarth Normal

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

pt 25

19 bilbopthAnd

pt 10

normal

Aa b c d Ee e g h i j k l m n Oo p q r s t Uu v w x y z 173


MiddleEarth Normal

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

bilbo hAnd normal

Aa b c d Ee e g h i j k l m n Oo p q r s t Uu v w x y z

pt 35

pt 25

pt 19

174


Viner Hand ITC Normal

Aa Bb Cc Dd Ee Fe Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

pt 31

pt 25

bilbo hAnd

pt 19

normal

Aa b c d Ee e g h i j k l m n Oo p q r s t Uu v w x y z

175


Per questa edizione, così come per l’edizione a copertina rigida/collana, è presente una collector box, realizzata con la stessa pelle della copertina. Quest’ultima rimane aperta sul davanti dando visione della costina del libro rilegato ed è decorata su entrambi i lati con le rune incise in oro di Thror e Thrain, che sono presenti nell’edizione del 2003 della Harper Collins.

176


177


bibliografia Lo Hobbit Annotato J.R.R Tolkien/Douglas A. Anderson 1991

Tolkien- Il Creatore dellaTerra di Mezzo Catherine McIlwaine 2020

Lo Hobbit Sketchbook Alan Lee 2019

Il Signore degli Anelli Sketchbook Alan Lee 2005

Guida ai Luoghi della Terra di Mezzo John Howe 2018

Lo Hobbit - Cronache dal set 1-5 Daniel Falconier/Weta Workshop 2012/2015

The History of the Hobbit John Rateliff 2011

178


filmografia Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato Peter Jackson 2012

Lo Hobbit - La Desolazione di Smaug Peter Jackson 2013

Lo Hobbit - La Battaglia delle Cinque Armate Peter Jackson 2014

Appendici Lo Hobbit 7-12 DVD Extra Peter Jackson 2012/2014

Tolkien

Dome Karukoski 2019

Lo Hobbit

Arthur Rankin Jr. 1977

179


sitografia https://en.wikipedia.org/wiki/The_Hobbit http://www.tolkienlibrary.com/ https://www.tolkiensociety.org/author/biography/ https://lotr.fandom.com/wiki/J.R.R._Tolkien http://artnectar.com/2010/08/hobbit-book-covers-illustrations-all-over-world/ http://www.tolkienlibrary.com/booksbytolkien/hobbit/editions.htm

180






Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.