I l Recupero di un’architettura Idraulica Ipogea - Dal rilievo al progetto
DI UN’ARCHITETTURA
Gaetano Ginex
IL RECUPERO
IDRAULICA IPOGEA Dal rilievo al progetto
Gaetano Ginex
Edizioni Centro Stampa d’Ateneo
I materiali raccolti sono tratti dal progetto: P.O.R. SICILIA 2000-2006 ASSE II - MISURA 2.0.1 AZIONE C. - CIRCUITO MONUMENTALE - P.I.T. N. 19 INTERVENTO N. 7.1 Progetto per i lavori di ristrutturazione dell’immobile denominato “Lo Stagnone” da destinare a museo Committente: Comune di Belmonte Mezzagno Progettista incaricato: arch. Maria Pia Caradonna Project team: Gaetano Ginex, Gabriella Falcomatà, Stefania Raschi, David Perri, Domenico Tosto, Andrea Manti Consulenza per le murature esterne: Rosa Vitale Strutture e impianti: Vincenzo Greco Parte metrico estimativa: Giuseppe Cacioppo Rilievo Topografico: Pietro Marescalchi e Francesco Scirè Indagini geologiche: Francesco Zerilli Ricerche storiche e d'archivio: Pippo Lo Cascio Plastico del progetto: Daniela Sidari Responsabile del procedimento: arch. Vincenzo Stassi Impresa: ATI di Di Giorgio e Maltese - Alcamo -
Progetto grafico Centro Stampa d’Ateneo La realizzazione del presente volume è stata curata dall’architetto Stefania Raschi, la copertina è stata elaborata da Fotia Giuseppe, il video è stato realizzato dall’architetto Gabriella Falcomatà
Proprietà letteraria riservata © 2010 Centro Stampa d’Ateneo Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria Viale Amendola 8/B 89100 Reggio Calabria www.unirc.it
Presentazione
Svolta epocale nella politica dei beni culturali in Sicilia. Lo Stagnone, un serbatoio idrico settecentesco situato nel comune di Belmonte Mezzagno, nonché un pezzo della nostra storia dove si identifica la nostra memoria territoriale tornerà ad essere fruito. Il progetto di recupero del serbatoio settecentesco non è soltanto un restauro conservativo, ma l'occasione dell'inizio del recupero della trama urbana del centro storico. Il sito, che sarà destinato a museo, indicherà alle giovani generazioni nuove opportunità di conoscenza, di sviluppo e di lavoro legati al recupero delle nostre tradizioni.
catastale di Belmonte Mezzagno L’area dello Stagnone
Gaetano Ginex
Zero
Premessa I Progetti Integrati Territoriali (P.I.T.), come descritti nel Complemento di Programmazione, costituiscono una modalità operativa di attuazione nel Programma Operativo Regionale (POR) Sicilia 2000/2006 approvato dalla Commissione Europea con decisione n° 2346 dell'8/8/2000, per consentire che una serie di azioni, appartenenti a misure diverse di uno o più assi, siano esplicitamente collegate tra di loro e finalizzate a comune obiettivo di sviluppo. I Comuni di Altofonte, Belmonte Mezzagno, Bisacquino, Campofiorito, Camporeale, Cefalà Diana, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Corleone, Giuliana, Godrano, Marineo, Mezzojuso, Monreale, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi, Prizzi, Roccamena, Sancipirrello, San Giuseppe Jato, Santa Cristina Gela e Villafrati e la Provincia Regionale di Palermo hanno sottoscritto in data 27/6/2001, il protocollo d'intesa per il Progetto Integrato Territoriale "Alto Belice Corleonese - Tra natura e prodotti tipici, un grande parco per il tempo libero ed il turismo". Tra gli interventi progettuali ammessi a finanziamento, di cui al citato PIT 19 "Alto Belice Corleonese", risulta il progetto "Ristrutturazione dell'immobile denominato "Lo Stagnone" da destinare a museo - Asse 2 scheda 7/1 - soggetto attuatore Comune di Belmonte Mezzano dipartimento Beni Culturali - misura 2.01 - importo euro 258.229,00 priorità P1.
Gaetano Ginex
Uno
Il luogo e la fabbrica La fabbrica denominata "Lo Stagnone" si trova nel Comune di Belmonte Mezzagno e si trova alle spalle della Chiesa del S.S. Crocifisso, chiesa madre del Paese. Vi si arriva percorrendo in salita la via Stagnone e si presenta con un alto muro visibile sin dalla piazza Garibaldi. Confina con le vie Stagnone, via Zia Betta, e con un sistema di edifici in linea prospicienti sul tetto dello stagnone che hanno l'ingresso dalla via Vaglica. L'area dove insiste la fabbrica dello Stagnone è destinata nel Programma di fabbricazione a zona B2. L'intervento è compatibile con la previsione degli strumenti di pianificazione locale e territoriale. Ha una forma pressoché quadrata di circa 350 mq di estensione. Nascosto da muri perimetrali si sviluppa ad una quota di -8.50 metri dal livello della strada e la struttura nella sua interezza non è facilmente percepibile tranne che dal livello del tetto che è posizionato a quota 2,50 dalla strada anche se nascosto dal muro perimetrale di cinta. La struttura è in muratura portante in pietra di roccia e calce semplice con rivestimento esterno in calcestruzzo battuto. Il soffitto è realizzato con volte a botte. La fabbrica presenta la mancanza di un accesso dal piano stradale e l'inesistenza di una scala che permetta di superare il dislivello dal piano stradale fino alla quota pavimento. Non esistono fonti di luce naturale all'interno.
planivolumetrico dello “Stagnone”
9
dal rilievo al progetto
decostruzione del sistema architettonico
10
Gaetano Ginex
Due
Finalità del progetto di ristrutturazione La ristrutturazione di questo pregevole immobile di grande interesse storicoartistico sarà realizzata rispettando la struttura e i materiali originari (muratura portante in pietra, soffitto a volta di botte). Il progetto è connesso con gli interventi che mirano al recupero del patrimonio storico-artistico ed al potenziamento dell'offerta turistica del territorio. L'intervento si propone di rappresentare la cultura contadina attraverso il riuso del manufatto tipico dei tradizionali sistemi agricoli: prevede la ristrutturazione dell'immobile di interesse storico artistico di proprietà comunale da adibire a museo dell'irrigazione. L'intervento è orientato alla valorizzazione e fruizione dei siti di interesse culturale nell'ottica del miglioramento dell'offerta comprensoriale dei beni per il turismo. Le opere da realizzare prevedono oltre il restauro conservativo delle murature esterne ed interne e del tetto, la realizzazione di un accesso dal piano stradale tramite una scala che permetta di superare il dislivello tra il piano stradale ed il pavimento, la realizzazione di una porta di ingresso che consenta l'accesso alla scala, il rifacimento della pavimentazione e dell'intonaco interno. Gli ambienti saranno inoltre illuminati artificialmente per tutta la superficie interna e sarà inoltre realizzato un impianto di riciclo dell'aria. Attraverso l'intervento si contribuirà a consolidare, estendere e qualificare il patrimonio architettonico dell'area e quindi a conservare e migliorare la qualità dell'ambiente locale. La futura destinazione a "museo dell'irrigazione" va nella direzione di promuovere la sensibilizzazione alla problematica ambientale riferite 11
dal rilievo al progetto
al tema dell' "acqua". Potrà diventare una importante tappa di un percorso educativo sull'ambiente da realizzarsi anche attraverso attività extra-aula e laboratori territoriali. Lo Stagnone di Belmonte Mezzano è stato un grande serbatoio d'acqua per il rifornimento idrico del paese, costruito interamente sulla roccia viva con una capacità di 1715 metri cubi di acqua. La sua forma quadrata è suddivisa in tre navate. Il tutto è composto di pietra di roccia e calce semplice, con rivestimento esterno di calcestruzzo battuto. Della stessa materia sono ricoperti i muri di cinta ed il pavimento; questo fa si che, sia la durezza delle pareti che quella del pavimento hanno mantenuto integro l'aspetto originario dell'opera. La copertura è costruita a piccole navate per far si che l'acqua piovana si accumulasse nello stesso punto. All'acqua piovana accumulatasi attraverso la copertura si aggiungeva quella della piccola sorgiva distante dal paese 1 km, chiamata "a giarritedda" che si trova nella scorciatoia per Palermo nei pressi "ru peri a scala" o semplicemente "a scala", mentre negli abbeveratoi, quello nel cortile del Principe di Belmonte chiamato " u bagghiu", e quello fuori del paese (oggi piazza Anime Sante) venivano incanalate le acque di una sorgiva che si trova nella montagna del bosco attraverso dei tubi di terracotta al sole. La costruzione pare che abbia avuto un notevole costo, e tale costruzione ha un indubbio valore tecnico-artistico.
modelli del tessuto abitativo dell’area dello Stagnone e sezioni sulla fabbrica
12
Gaetano Ginex
rilievo topografico della copertura
13
Tre
Ricerca storica d’archivio Tra le vie Stagnone, Mammana e via zia Betta del centro collinare di Belmonte Mezzagno si trova la grande costruzione sotterranea, ricordata dalla bibliografia e dalla memoria storica della locale popolazione, con il termine di "stagnone d'acqua".1 L'approvvigionamento idrico della baronia, sia per il fabbisogno della popolazione, sia per la messa a coltura delle terre e per il bestiame, è stato uno dei grandi problemi che dovettero affrontare i principi di Belmonte, anche a costo di controversie e liti, sfociate spesso in cause giudiziarie, contro i feudatari confinanti.2 Lo studioso belmontese Sandro Follari, nella storia del suo paese 3, tratta brevemente della presenza dello "stagnone", asserisce che la costruzione risale ad età posteriore a quella della Chiesa Madre, la data della quale si fa risalire tra gli anni 1752 - 1756. Secondo lo stesso autore, lo "stagnone" venne costruito per la raccolta e la conservazione dell'acqua da distribuire agli abitanti del paese per tutti gli usi, poiché da tempo soffrivano una grave carenza idrica. L'acqua allo "stagnone", giungeva dalla soprastante sorgente, detta localmente a giarritedda 4 che nasce nella Chiusa d'Elia, a pochi metri del Beveratoio Vecchio alle falde del Pizzo di Belmonte. Quest'ultimo è un massiccio roccioso che sovrasta il centro di Belmonte Mezzagno. La polla d'acqua non è distante in linea d'aria dalla "sella" dell'antica "Scala di Belmonte", nota nella letteratura storica anche col toponimo di "Scala di Palermo" o di "Scala dei Muli".5 Attraverso una canalizzazione catusata, lunga circa m. 200, l'acqua, imbrigliata ed incanalata raggiungeva lo "stagnone d'acqua" grazie alla forte pendenza collinare. L'acqua era incanalata all'interno di un antico ingrottato alla quota di m. 560, poi il liquido raggiungeva l'ingresso del grande recipiente, alla curva di livello di m. 410; un dislivello quindi di m. 150, notevole per un così breve tratto. La sorgente ha oggi una modesta portata, ma un tempo doveva essere alquanto 15
dal rilievo al progetto
maggiore e ciò è testimoniato dalla presenza delle condutture catusate.6 I pochi frammenti fittili, alcuni raccattati perché la conduttura non è più in funzione da tempo ed è stata tranciata in più punti,7 mostrano all'interno consistenti tracce di deposito di carbonato di calcio, a conferma di un lento e continuo flusso di scorrimento dell'acqua, attestato ininterrottamente per oltre un secolo. Lo "stagnone d'acqua" è con molta probabilità opera architettonica di fra Felice da Palermo, al secolo il frate cappuccino La Licata Giovanni Battista,8 nato a Palermo nel 1751 e ivi morto il 10 agosto 1824, nell'infermeria del convento dei Cappuccini.9 Tra i tanti motivi che hanno indotto il principe di Belmonte a costruire una grande cisterna sotterranea per la raccolta dell'acqua anziché all'esterno, ce ne fornisce una dotta spiegazione scientifica, l'architetto trapanese Giovanni Biagio Amico che operò in Sicilia nella prima metà del Settecento10 : il principale motivo della prima elevazione, era quello di riuscire a "… mantenere l'Acquedotti senza poter patire fratture, deve essere quel terreno libero di qualsivoglia radice d'albero, o altre erbe di campagna, ed essendoci, si devono tagliare, e mantenersi lontani almeno piedi cinque dall'Acquedotto d'una parte, e l'altra. Siano ancora l'Acquedotti convenevolmente sotterra, per conservarsi meglio, e difendersi dalle Stagioni …".11
Da alcuni documenti archivistici della fine del Settecento, reperiti all'archivio di Stato di Palermo alla Gancia,12 la presenza di Fra Felice da Palermo nella baronia di Belmonte Mezzagno, è attestata a partire dal 1795. Studiando il numeroso carteggio che il principe di Belmonte ebbe con vari personaggi della Baronia del Mezzagno, si evidenzia che le mansioni affidate al frate cappuccino, non si erano limitate ai soli lavori tecnici, ma andavano ben oltre, e ciò è deducibile dai contenuti che lo raffigurano quale uomo di fiducia dei nobili.13 Le notizie degli ultimi anni della fine del secolo XVIII, infatti descrivono frate Felice ovviamente come architetto ed ingegnere idraulico, titoli acquisiti grazie agli studi, alle realizzazioni, alle modifiche o alle riparazioni di taluni sistemi di raccolta d'acqua: "… per l'altro articolato di cui mi tratta nella di lei lettera in data de 22 dello scorso riguardo alla Piazza, che apporta l'acqua, che dello spandente dalla fonte della Piazza si conduce alla casa della Baronia, si manterrà costì Fr. Felice da cui farà esaminare tutto quanto la spesa non sarà molto eccedente …”. 14
Nelle comunicazioni tra il principe e Don Girolamo Gargano, Governatore di Belmonte, si fanno brevi riferimenti allo Stagnone: "… per il catusato di cui e.a (ella) ha bisogno condurre l'acqua dello Stagnone nella casa della Segrezia ove attualm.te abita …".15 Altra epistola che fa riferimento allo "stagnone":"… possino le SS VV
16
accettare l'offerta che loro è stata presentata con.te di mezzo di q.la (quella) di Anto.io Cappello per la cura delli corsi d'acqua di cod.a terra e mettono in progetto il nuovo liberatorio, non avendo io loro citato d'ordinare a cot.a (cotesta) Corte Cap.le (Capitanale) d'obbligare il sud.o (suddetto) Cappello a consegnare loro subito la chiave dello Stagnone e di farsi da mia parte un forte risentimento per le parole improprie onde trattò public.te (pubblicamente) …".16
La lettera del 19 luglio 1799 scritta di pugno dal principe e diretta ai Sig.i Giurati di Belmonte, fa riferimento con molta probabilità, ad uno degli ultimi problemi idraulici derivanti dallo Stagnone, prima che fra Felice abbandonasse definitivamente il Paese di Belmonte, per altri incarichi di lavoro: "… rispondo alla lettera delle V. S. in data del 20 del corrente con esso inteso con piacere di non essersi fatto abuso dell'acqua dello Stagnone in tempo di notte come mi era stato assicurato e però altro non mi rimase se non da incaricar loro ad usare tutta la premura per non farne abuso …".17
Essendo noi infratti incaricati dall'Ill.ri Sig.ri Curatori dell'Eredi del fù ecc.mo Sig.r Prin.pe di Belmonte di portarci nella Terra nom.ta di Belmonte nel feudo del Menzagno, per vedere, rivedere e delingen.te osservare l'umido attaccato al dietro del Cappellone della nuova Matrice Chiesa di d.ta Terra per causa delle provenzate nel tempo d'Inverno, e dire il nostro parere sulle ripari, che riconosceremo necessarj; pertanto noi infri portatoci di presenza sopraluogo, ed avendo visto, rivisto, e con attenzione tutto osservato, abbiamo ritrovato il sud.to Cappellone dal rif.to (riferito) umido a segno, che va a pregiudicare tutto a segno, che va a pregiudicare tutto l'adorno dello stucco, con deformare l'abbellimento di d.ta chiesa apportando la conseguenza di dover successivam.te rifare il d.to abbellimento di stucco con buttare inconsiderevolmente il denaro, per ciò per evitare una tale inconvenienza, e per non passare più avanti l'umido siamo di parere doversi fare un nuovo muro scostato dal Cappellone, affinché la provenzata alla q.le non può altrimente rimediarsi colpisse qual centra muro, e così resterebbe libero il d.to Cappellone, e nell'istesso tempo avendo pensato alla spesa, che necessita d.to muro, che da se solo si renderebbe infruttifera siano di parere, che il d.to contro muro da farsi potrebbe scostarsi pal. diciotto (m. 4,6350) potendosi così ricavare il vantaggio di rendere utile la d.a spesa con aggiunta quel di più, che necessita un magazzino, o pure Case Terrane ed appartamenti superiori, venendosi così a conciliare l'utile, e beneficio di d.ta Eredità colla custodia necessaria di d.ta chiesa, questo sarebbe il nostro sentimento scommettendolo sempre al savio parere delli sud.ti Ill.i Sig.ri Curatori, darne gli ordini, che stimano convenienti. Avendo perciò fatto il conto di ciò, che necessita p. eseguire il d.to progetto l'abbiamo notato nella qui sotto distinta 17
dal rilievo al progetto
prudenziale relaz.e. Doversi fare un nuovo muro di fabrica di quella pietra esiste dietro sud.o Cappellone, e li sarà data con l'obbligo dal muro che farà sud.ta fabrica lasciare e fare li buchi per li travi delli solari da farsi p. ogni ordini per li vani dell'aperture si faranno, farsi le cosciat.e (cosciature) della medesima pietra, ed architravate e triangolari di chiapponi e balatoni di pietra del Landro del B.ne passando li vani p. pieni p. d,ta causa. Gira c. 16 (m. 32,92) Alta c. 8 (m. 16,48) Più sotto di d.a doversi spianare in parte la rocca, ed in parte rasare con fabrica da mettersi a livello ed in piano la rocca Poi vi sono i capitolati di spesa … (Firmato ma non datato) Giuseppe Venanzio Marvuglia Architetto Giuseppe Maniscalco 18 Capomastro della Città S. Pa Gancia, Archivio Familiare Belmonte, vol. 368, Relazione varie di amministrativi, agrimensori, muratori anni 1600-1830. Altra relazione, che dono io infratto per ordine, e commissione dell'Ill.e Sig.r Presidente D. Michele M.a (Maria) Perramuto qual Procurat.e Gen.le dell'Ill.e S.r Pn.pe di Belmonte per li ripari abbisognano farsi per condursi l'acqua alla bevatura 19 fuori della Terra del Menzagno,20 e da d.a (detta) beveratura 21condursi nello Stagnone dentro detta Terra. Primariam.e (primariamente) doversi allargare la Cubba ove scaturisce l'acqua con doversi levare alcuni massi, e farsi attorno la fabbrica di pietra di ciaca murata in sazio di calce, ad arena, di misura fatta circa c.e (canne) 20 (m. 41,20) che si pagherà alla ragg.e (ragione) di t.ti (tutti) venti canna p. (per) tutto altro, m.a (murata) con la sola calce di C.re (calcare) e doverla trasportare a spese del m.e (muratore) che imp.a (impiega) 13. 10 (once e tarì). Più doversi fare c.e (canne) 5 di acquedotto con suoi mascellari di fabrica murati con fabrica, e commigliato con balate di ciaca sopra, che si pagherà alla ragg.e (ragione) di o.e (once) dieci per ogni canna, che imp.a (impiega)1. 20. Più doversi costruire un trapezio di catusato con catusi della bosca di Trapani con dovergli ponere q.li (quintali) 2 di colla per ogni canna, ben murati con calce, ed arena da pagarsi alla raggione di t.i (tutti) dieci la canna p. (per) tutto, e m.ia (mastria) e trasportati, che per c.e (canne) 30 imp.a (impiega) 10. E finalmente per diversi acconci, e ripari da farsi nel catusato che conduce d.ta acqua dalla beveratura sino allo Stagnone, come pure per doversi ponere n.o 5 giornate per sfago di d.to (detto) catusato, che si ritrova sotto racchiuso si consid.a (considera) p. (per) tutto altro, m.ia (maestria) prudenzialmente 17. 18
Somm.o (sommano) in tutto li sopradetti ripari on. 40. Oggi in Pal.o (Palermo) li 18 gennaro 1796 Fra Felice da Pal.o Cappuccino Nel 1768 vi fu un tentativo di costruire un cisterna per la raccolta dell'acqua nella piazza principale di Belmonte Mezzagno, e ciò è deducibile dal tenore di alcune lettere e conti di tale periodo: S. Pa Gancia, Archivio Familiare Belmonte, vol. 1480, Acque e strade 31 gen. 1768 - "… spese p. la nuova Gisterna fatta nella Piazza del Menzagno …" 31 gen. 1768 - "… spese per 13 uomini che travagliarono nella fossata di Gisterna …". 23 feb. 1768 - "… spese per 14 uomini che travagliarono al cavo di d.a Gisterna p. scandagliare la stessa …". S. Pa Gancia, Archivio Familiare Belmonte, vol. 870, Libro di cassa dello stato di Belmonte anni 1780-1784. 262 r. - 30 ottobre 1782 - "… per calce consumata tanto nella fabbrica del muro detto il Cappellone della Chiesa perché ricciato …". 410 r. - 31 maggio 1782 - "… per vitto del Capo M.o Maniscalco venuto per occorrenze di fabriche (…) e per il cavo dello Stagnone, case e tutt'altro …". 432 r. - 31 ottobre 1782 - "… a M.o (masto) Franc.o Romano scarpellino a compl.o (completamento ) di 220 c. p. (per) l'intiero importo dell'opere di levare il primo masso nel cavo antico dello Stagnone da lui preso a partito …". 479 r. - 30 aprile 1783 - "… al Capo M.ro Maniscalco da lui spese per lo Stagnone p. polvere p. le mine ed al tre spese minute …". 466 r. - 31 luglio 1793 - "… per sistemazione alla strada di Mule fatta d'ord.e (ordine) dall'Arch.o Marvuglia e dal Capom.ro per l'acconci da farsi …". 479 r. - 30 novembre 1783 - "… p. calce consumata a tutt'oggi p. la fabrica dell'Opera dello Stagnone …". 479 r. - 30 novembre 1783 - "… spese fatte p. la costruz.ne del Stagnone, Fontana della Piazza e Beveratojo nel stradone dè Pioppi …". 505 r. - 31 dicembre 1783 - "… a d.to (detto) Giov.i Marrila calculat.e p. le sue fatiche prestate e da prestare nella Terra di Belmonte p. l'edificio dello Stagnone, p. la copert.ra di N° 80 case …". 543 v. - 31 marzo 1784 - "… p. tante g.nate di Uomini e Picciotti p. tutt'altro p. sbarazzare parte di terra di quella uscita dal cavo del Stagnone e Chiesa per portarla aj valloni …". 543 r. - 15 aprile 1784 - "… per d,ta pag.e trasporto di Pietra di quella rimasta dal Stagnone sino al luogo dove si fabricano le case …". 547 r. - 30 aprile 1784 - "… per n° 6 giornate di uomini in aver acconciato div.i (diversi) pezzi di strada nella Scala delle Mule e p. avere curato li Pioppi nel stradone in q.o (questo) e suoi acquedotti …". 547 v. 31 maggio 1784 - in tale data si pagarono "… per 6 giornate di uomini p. avere acconciato la strada della Scala di Mule e p. avere divertito il corso d'acqua nel Vallone vicino il stradale …". 543 r. - 30 giugno 1784 - "… per detto (maestro Pitti Partinano) p. avere fatto sbarazzare sterro di quello cavato dal fosso dello Stagnone, e fondamenti della Ch.a e gettato nè Valloni vicini …". 559 r. - 31 dicembre 1784 - "… per loero di vettura p. accesso e recesso dell'Arch.o Marvuglia per diligenziare il riparo abbisogna nello Stagnone per alcune linee che comparvero …". 559 r. - 31 dicembre 1784 - "… per spese fatte p. alcuni acconci nello Stagnone …".
19
dal rilievo al progetto
NOTE 1 "Stagnone" è accrescitivo della voce dialettale siciliana di stagnu, ovvero"ricettacolo d'acqua che
si ferma o che muore in un luogo di raccolta, sia esso artificiale che naturale". Con molta probabilità il termine "stagnone" gli deriverebbe dall'omonimo minerale reso liquido e cosparso all'interno delle ceramiche per renderle impermeabili all'umidità, la cui tecnica è antichissima. 2 Cfr. Archivio di Stato di Palermo (d'ora in poi ASPa), Archivio Belmonte, vol. 491, Beveratoi del Mezzagno e controversie coi possessori di feudi, anni 1481 - 1724. 3 Cfr. S. Follari, Storia di Belmonte Mezzagno, Palermo 1996, p. 22. 4 Ovvero piccola giarra, il recipiente di terracotta per contenere liquidi o aridi. 5 La Scala dei Muli … 6 Catuso è termine dialettale siciliano, col significato di "tubo in terra cotta", raramente in piombo, all'interno del quale si fa scorrere l'acqua. 7 Un catuso isolato, abbandonato in un campo, è stato raccattato e consegnato ad un funzionario comunale, per poterlo esporre nell'istituendo museo dell'aacqua. 8 Nacque nel quartiere dell'Albergheria, che fa parte del mandamento dedicato a santa Cristina, da Giovanni e da Paola Arceri. Divenne "cappuccino laico mendicante" dopo un noviziato nelle Marche, diventando poi fabbriciere per l'Officina dei Frati Minori, ininterrottamente dal 1789 al 1799. Chiamato con lettera della Real Segreteria del 24 novembre 1790 insieme a fra Cosimo di Palermo ad esaminare alcuni lavori di ammodernamento per la Cattedrale di Palermo, il 15 marzo 1794 è nominato Preside e Soprintendente della fabbrica del Duomo (cfr. V. Balistreri, Fra Felice da Palermo, ingegnere-architetto. Contributo allo studio dell'architettura neoclassica palermitana, Palermo 1979), e a lui è stata attribuita la responsabilità della distruzione della tribuna cinquecentesca dei Gagini e la collocazione delle statue che la componevano all'esterno dell'edificio (cfr. N. Basile, Palermo felicissima. Divagazioni d'arte e di storia, Palermo 1929, 1932, 1938, ristampa anastatica Palermo 1978). Tra il 1795 e 1800 è segnalata la sua presenza a Belmonte Mezzagno per seguire da vicino una serie di lavori legati soprattutto all'ingegneria idraulica. Dal 1810 al 1813 dirige i lavori di restauro di fabbricati a Ficuzza. In diversi feudi dirige lavori di ingegneria idraulica. Negli anni 1813, 1815 e 1817 è impegnato nei numerosi lavori di architettura dei principi di Belmonte: per Gaetano Ventimiglia e Cottone e dirige i lavori del palazzo Belmonte a piazza Bologni. La maggior parte di tali notizie bibliografiche, sono tratte da L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani. Architettura, Palermo 1993, pp. 246-247, alla voce La Licata Giovanni Battista. 9 Cfr. Don Flaviano Farella, Fra Felice La Licata. Un discusso architetto cappuccino, in Fiamma serafica, bollettino mensile francescano, a. LV, nn. 1-2, genn.-febb. Palermo 1976, pp. 14-16. 10 Il trapanese Giovanni Biagio Amico (1684-1754) pubblicò nel 1726 a Palermo, il volume L'architetto pratico in cui con facilità si danno le regole per apprendere l'architettura Civile. L'opera in due volumi è stata ristampata in anastatica nel 1997. 11 Cfr. G. B. Amico, L'architetto pratico …, op. cit., Libro I, parte II, cap. VII, p. 42. 12 Cfr. ASPa, Archivio Belmonte, vol. 379, Lettere del principe Belmonte a diversi, anni 1795 1815.
20
13 "… da quanto è venuto Fr. Felice a rappresentarmi prevedo che non sia conveniente accordarsi
a Rev. Don Stefano Romano la concessione delle case di Algheria (barone Don Carlo Algaria)…" questa è la lettera del principe Belmonte indirizzata a Don Girolamo Gargano, Gov.e (Governatore) di Belmonte, datata primo ottobre 1795. Una seconda lettera dell'anno successsivo: "… e che non è in grado di terminarle, trovandosi sprovvisto di denaro, siccome dunque Fr. Felice mi ha assicurato che queste soggette non incontra difficoltà di lasciare d.te (dette) due case alla Baronia, così la prevengo ad eseguire quanto le sarà comunicato dallo stesso Fr. Felice …". Cfr. ASPa, Archivio Belmonte, vol. 379, 1 r. La lettera del 22 gennaio 1796 diretta a Don Girolamo Gargano, ha per lo più lo stesso tenore: "… converrebbe che tutti coloro che vengono in questa con vetture andassero da Fr. Felice tutta quella quantità che potranno. Non la sa dunque di prevenire li med.i (medesimi) perché abbia effetto questo mio pensamento ...". Cfr. ASPa, Archivio Belmonte, vol. 379, 11 v. Altra lettera interessante è quella dell'8 agosto 1798, indirizzata al sig. Ant.no Capizzi Palomba: "… dall'ingegnere Fr. Felice fu a voi consegnata una fornace di calce che fu lavorata per conto del sig. p.pe di Belmonte la stessa è rimasta a v.ra (vostra) cura onde siete obligo di darne un distinto conto. Fatemi dunque una nota distinta dell'effettiva quantità che ve ne fu consegnata da Fr. Felice di tutta quella, che da voi è stata somministrata …". Cfr. ASPa, Archivio Belmonte, vol. 379, 16 r. Il 3 novembre 1797, una missiva diretta a Don Girolamo Gargano governatore di Belmonte, è abbastanza perentoria: "… senza perdita di tempo il conto in calce di d.ta (detta) Baronia per passarli con cura a Fr. Fedele …". Cfr. ASPa, Archivio Belmonte, vol. 379, 23 v. Il cappuccino fra Fedele aveva in corso della fine del Settecento una serie di lavori, ma continuavano a dargliene sempre di nuovi: "… attualmente Fr. Fedele trovasi applicato alla fabbrica della Casina indefessata onde non è attual.te in grado di conferirsi in cod.a (codesta) per eseguire la misura che voi desiderate, ma al primo largo che egli avrà curerò di farlo venire costì per d.ta (detta) misura …". La missiva, datata Palermo 19 luglio 1799, fu inviata dal principe a Don Girolamo Gargano. Cfr. ASPa, Archivio Belmonte, vol. 379, 54 r. 14 Cfr. ASPa, Archivio Belmonte, vol. 379, 8 v., lettera indirizzata a Don Girolamo Gargano, datata Palermo 4 dicembre 1795. 15 Ivi, 15 r.; lettera anch'essa indirizzata a Don Girolamo Gargano Governatore di Belmonte, datata Palermo 13 maggio 1796. 16 Ivi, 20 r. e 20 v. Lettera alli Sig.ri Giurati, del gennaio 1797. 17 Ivi, 30 r. Lettera alli Sig.ri Giurati, del 25 giugno 1798. 18 Notizie sul Capomastro Giuseppe Maniscalco si hanno in L. Sarullo, Dizionario degli artisti..., op. cit., p. 281 19 Bevatura è l'abbeveratoio. 20 " fuori della Terra del Menzagno", ovvero, fuori l'abitato, fuori il paese, fuori il centro abitato. 21 Cfr. supra nota 19.
21
dal rilievo al progetto
Poligonale topografica di inquadramento di tipo planoaltimetrico. Molti punti sono stati materializzati con chiodi d'acciaio. In seguito si è realizzato il collegamento tra l'interno e l'esterno con una poligonale collegata con quella esterna. Quindi si è collegata sempre in maniera topografica la rete interna con quella esterna.
Prima battuta per realizzare una poligonale topografica di inquadramento intorno a tutto l’isolato. Realizzazione del collegamento tra interno ed esterno con poligonale chiusa compensata. Agli stessi punti della poligonale esterna sono stati collegati i punti di appoggio del rilievo fotogrammetrico.
22
Gaetano Ginex
Quattro
Il rilievo
Al fine di produrre le indicazioni progettuali per il recupero dello Stagnone di Belmonte Mezzagno è stato svolto un accurato rilievo ed eseguite opportune indagini sia sulle caratteristiche geometriche che sulla tipologia dell'impianto costruttivo. Gli elaborati grafici sono accompagnati da una approfondita documentazione fotografica. L'esame dell'aspetto statico per l'individuazione dei comportamenti strutturali esistenti e per le indicazioni del recupero strutturale, è stato eseguito sulla base degli studi prodotti nella fase preliminare di rilievo, al fine anche di determinare le caratteristiche costruttive dell'edificio ed adottare, nella fase esecutiva, gli opportuni interventi. Lo studio ha evidenziato l'abbandono in cui versa attualmente il complesso. A seguito dei previsti rilievi in sito, sondaggi geognostici e prove di laboratorio, prelievo di campioni di muratura, rilevamento geomorfologico dell'intera zona onde definire le condizioni idrogeologiche della stessa e non ultimo scavi eseguiti a ridosso delle fondazioni per avere visione diretta della struttura interessata, si è reso possibile avere un quadro chiaro sulle cause che hanno dato luogo ai fenomeni di deterioramento dell'edificio. Gli elementi in possesso hanno consentito comunque di determinare le tecniche di intervento necessarie al recupero del complesso. I criteri adottati, infatti, nella scelta delle tipologie di intervento, sono scaturiti dallo studio delle caratteristiche nella situazione attuale esistente sotto il profilo architettonico e strutturale, della evoluzione storica con riferimento all'impianto originario, alle principali modificazioni intervenute nel 23
dal rilievo al progetto
tempo ed alla futura destinazione d'uso. Sono state così verificate le scelte progettuali con particolare riguardo all'analisi globale al fine di accertare le cause e i meccanismi di degrado e di individuare le tipologie di intervento più idonee tramite l'analisi, delle caratteristiche geometriche e costruttive dei singoli componenti, della loro qualità e stato di conservazione. Lo Stagnone di Belmonte Mezzagno è un organismo di cui non esiste alcun originario riferimento progettuale e che ha subito nel tempo interventi di trasformazione non facilmente individuabili. Così le pareti in muratura, le volte, gli archi, la struttura di copertura saranno effettivamente definiti nella loro natura e consistenza dove saranno eseguiti dei saggi specifici che pertanto si ritengono necessari almeno in alcune zone lungo il corso dei lavori di restauro. Il rilievo dell'immobile è stato effettuato con tecnica integrata fotogrammetrica, topografico-strumentale e dove necessario diretta. Si è applicato il rilievo fotogrammetrico con il sistema Rollei - Metric che ha previsto per alcune parti dell'organismo l'uso della camera
schizzi di studio
24
Gaetano Ginex
metrica Rollei 6008 e del programma di raddrizzamento, mosaicatura e vettorializzazione MSR sempre della Rollei. Tutto il sistema architettonico è stato rilevato topograficamente con una stazione totale senza prismi (a impulsi) della Topcon modello GPT 1002 Si è provveduto in prima battuta a realizzare una poligonale topografica di inquadramento di tipo plano altimetrico intorno a tutto l'isolato, molti punti sono stati materializzati con chiodi di acciaio. In seguito si è realizzato il collegamento tra l'interno e l'esterno con una poligonale collegata a quella esterna. Si è quindi collegata, sempre in maniera topografica rigorosa (con poligonali chiuse compensate) la rete interna con quella esterna. Agli stessi punti della poligonale esterna sono stati collegati i punti di appoggio del rilievo fotogrammetrico. Per alcuni punti e dettagli irraggiungibili strumentalmente si è fatto uso del rilievo manuale con l'ausilio di filo a piombo e distanziometro manuale a laser Leica.
schizzi di studio
25
dal rilievo al progetto
sezione assonometrica tra la chiesa e lo Stagnone vista dalla via Stagnone
sezione assonometrica tra la chiesa e lo Stagnone vista dalla via Vaglica
26
Gaetano Ginex
Cinque
Principali linee programmatiche di intervento Se da una parte il rilievo, la ricerca e lo studio storico hanno fornito tutti quei dati necessari per conoscere la nascita e le trasformazioni dell'organismo architettonico, le analisi scientifiche finalizzate alla diagnosi saranno capaci sia di fornire i dati per il confronto (e a volte il supporto) con i risultati della ricerca storica, sia di fornire i dati per l'impostazione dei metodi e delle tecniche degli interventi conservativi. Gli obiettivi del presente lavoro finalizzato alla ristrutturazione dello Stagnone di Belmonte Mezzano sono quindi in sintesi: l'individuazione dello stato di conservazione dei materiali e delle cause del loro degrado (analisi diagnostica) la valutazione degli interventi conservativi capaci di bloccare il degrado e conservare i materiali. Il plesso monumentale ha certamente subito nel corso della sua esistenza una serie considerevole di alterazioni, dovute principalmente dall'uso casuale ed abusivo, quindi il piĂš dannoso e distruttivo per ogni ambiente appena accessibile. Oggi, per l'occasione della rifunzionalizzazione del plesso, in considerazione dei caratteri edilizi morfologici e dimensionali specifici della fabbrica ed anche in considerazione delle preferenziali opportunitĂ di dislocazione da dare alle attrezzature sociali per la zona urbana, si e' ritenuto che la destinazione d'uso piĂš congrua da conferire al plesso, sia per la dimenzione che per la sua valenza di testimonianza storica, dovesse essenzialmente riguardare la destinazione a 27
dal rilievo al progetto
museo. Ciò scaturisce da un ampio esame dei problemi generali dell'area e quindi con il suddetto progetto s'intende riscattare, e la salvaguardia delle testimonianze storiche, mantenendo inalterata la forma in una concezione d'equità tra valori artistici e memorie del passato. La consapevolezza che simili opere d'arte durano millenni e che sono in continua degradazione ambientale e fisica porta a considerare come obbiettivo primario quello di cercare metodi di intervento con prudenza ed oculatezza per evitare la manomissione indiscriminata. Ne consegue che chi vuole intervenire nella riqualificazione di detti manufatti oltre a tenere conto di una documentazione storica per indagare sullo stato di manutenzione del manufatto e sulle condizioni a cui è esposto, deve individuare le cause e i meccanismi di alterazione, intervenendo con mezzi non invasivi, usando materiali compatibili con quelli preesistenti in modo da non interferire negativamente con le proprietà fisiche, chimiche e meccaniche del manufatto.
schizzi di studio
28
Gaetano Ginex
La diagnosi è stata fatta con una serie di analisi svolte in sito, con rilievi e indagini la cui innocuità ha garantito l'integrità fisica dello stesso manufatto. La metodologia di intervento mira ad adottare una ottimizzazione d'intervento, seguendo in linea di massima le indicazioni pervenute dall'Ente promotore. Da un primo contatto con il manufatto si evince che non è mai stata perseguita una politica sistematica e generalizzata di manutenzione dell'immobile. Si è cercato quindi di agire tempestivamente al fine di evitare che i danni procurati dalla mancanza di assistenza, a seguito di quei fenomeni che ne hanno procurato il degrado possano mettere in modo irreversibile in crisi l'intera opera. Da un'indagine analitica, emerge subito la necessità, data la scarsità dei mezzi economici messi a disposizione per il recupero, di operare delle priorità per meglio rispondere ai bisogni del manufatto. Il nostro intervento è quindi rivolto alla ricerca di materiali e di metodologie d'intervento rispettosamente compatibili con l'edificio. La struttura ha subito nel tempo una serie di processi di degrado, da imputare essenzialmente alla vetustà e all'azione di agenti esterni e non ultimo l'abbandono. Il progetto prevede interventi di risanamento delle patologie di degrado riscontrate nel manufatto, utilizzando materiali e tecniche che rispettano i requisiti di reversibilità e distinguibilità, allo scopo di mantenere inalterati i valori e le presenze che costituiscono l'unicità della fabbrica rivolti a conservare l'organismo architettonico nella sua integrità nel rispetto della logica strutturale della fabbrica, riprendendo i materiali e le tecniche impiegate in opera. L'analisi delle tecniche costruttive è una fase propedeutica alla definizione delle patologie di degrado che interessano l'edificio, alla quale siamo giunti attraverso l'indagine diretta del manufatto, operando, la dove era possibile, con indagini non distruttive, non potendo disporre di mezzi e tecnologie più idonee.
29
dal rilievo al progetto
sezioni su via Vaglica, sulla chiesa e piazza Garibaldi e su via Stagnone
30
Gaetano Ginex
Sei
Il rilievo del degrado Il rilievo del degrado è stato eseguito tramite l'analisi, parallela al rilievo diretto, visivo, fotografico e dove necessario, in particolare per le murature interne, di analisi di laboratorio su campioni di intonaco e di materiali lapidei, identificando di volta in volta le cause che hanno alterato lo stato di equilibrio del manufatto per poterle eliminare in modo corretto e definitivo. E' stata fatta un'indagine per sezioni orizzontali e verticali a partire dalla copertura sino ad arrivare alla pianta dell'edificio indagando le patologie presenti in ogni singola superficie analizzata. La copertura costituisce la parte più esposta agli agenti atmosferici e dalla quale ha quasi sempre inizio il normale degrado di una fabbrica. Presenta in alcune zone un deposito di muschi e licheni assai nocivi perché in grado di assorbire l'acqua e d'impedirne il deflusso. Presenta inoltre fenomeni di marcescenza e fessurazioni causate da infiltrazione di acqua piovana e reca i segni di pessimi interventi di manutenzione eseguiti in passato. Le volte a botte in pietra presentano problemi di umidità per infiltrazioni d'acqua causate dal cattivo funzionamento del sistema di smaltimento delle acque piovane che in alcuni punti ha causato la perdita di materiale lapideo costituente il sistema originario. La muratura portante in pietra di roccia e calce semplice presenta problemi di erosione e in alcuni tratti vi sono evidenti macchie di dilavamento mentre l'umidità assorbita per capillarità dai muri perimetrali e per infiltrazione ha provocato macchie ed efflorescenze saline. I prospetti interni presentano 31
dal rilievo al progetto
particolari segni di alveolizzazione ed erosione, sia della pietra sia dell'intonaco di cemento. Questi inoltre sia per condizioni termo idrometriche che per assenza di soleggiamento presentano notevoli depositi superficiali di muffe. L'intonaco interno risulta interessato da fenomeni di degrado provocati da cause fisiche che provocano fessurazioni superficiali bollature e distacco dell'intonaco. L'umiditĂ proveniente dal tetto e dalla pioggia non sufficientemente raccolta dal sistema di smaltimento delle acque meteoriche innesca fenomeni chimico-fisici che alterano lo strato superficiale con manifestazione di macchie muffe e scolature. Le principali cause di degrado sono: - l'azione chimica dell'acqua che penetrando all'interno della pietra innesca fenomeni di solubilizzazione del carbonato di calcio, - l'azione fisica degli agenti atmosferici, - l'azione biologica prodotta dalle condizioni termoigrometriche favorevoli alla crescita di microrganismi causando la corrosione del materiale. Nel nostro caso, si presentano fenomeni di: erosione superficiale causata dalla presenza di sostanze inquinanti e dall'acqua. per infiltrazione, distribuite sul tetto; macchie di umiditĂ causate dalla presenza d'infiltrazioni d'acqua e di sali solubili, soprattutto sui prospetti interni; esfoliazioni e distacchi (causati dall'azione chimica della pietra) diffuse in gran parte sui prospetti; sconnessioni (causate dall'impoverimento della malta dei giunti) presenti sia nella muratura delle volte che del muro esterno; alveolizzazioni causata dall'azione del vento e dell'acqua battente, che interessano maggiormente gli elementi esterni; presenza di vegetazione infestante e microrganismi, come muschi e licheni (prodotti dalla condizioni climatiche favorevoli), macchie di cemento (prodotte dall'azione dell'uomo); 1'intera superficie del materiale lapideo presenta la tipica patina del tempo, che ha alterato il colore originario. Le superfetazioni presenti nell'edificio in particolare sulla superficie del tetto sono dovute a interventi di intromissione di materiali di deposito estranei. Inoltre le uniche finestre esistenti sono state in parte otturate 32
con blocchi di pietra. Vi sono inoltre cavi elettrici e tubazioni d'impianti posti a vista lungo i prospetti interni, che alterano 1'aspetto esteriore dell'edificio, provocando danni alle murature. Blocchi di maggiore dimensioni si riscontrano all'esterno dell'edificio ed in particolare nel muro di cinta che per tre lati perimetra l'organismo. In alcune zone dell'organismo murario è presente anche la muratura in pietrame a pezzi irregolari in associazione sincrona con la muratura in conci squadrati in particolare per le volte a botte. Il sistema di archi in muratura portante hanno un andamento parallelo alla via Stagnone e perpendicolari alla via Zia Betta. L'esame dei quadri fessurativi e le indagini dirette eseguite sulle strutture non denunciano l'esistenza di cedimenti che facciano supporre a delle condizioni statiche precarie. Il complesso edilizio risulta interessato da un degrado molto diffuso nel paramento murario, soprattutto per lo stato di incuria e di abbandono in cui versa. Le murature, infatti, sono nella quasi totalità degradate per molteplici circostanze quali l'invecchiamento, le copiose infiltrazioni d'acqua, la obsolescenza delle malte. La presenza di umidità ha dato luogo a molteplici meccanismi di degrado che si sono manifestati con il distacco e la perdita di coesione dello strato di finitura e del supporto sottostante, con la presenza di vaste efflorescenze dovute a formazioni cristalline di sali solubili prodotte da fenomeni di migrazione ed evaporazione dell'acqua. PiÚ rari i fenomeni di umidità ascendente dalle fondazioni. La struttura di copertura del tetto del complesso edilizio presenta diffusi dissesti causati da fatiscenza ed infiltrazioni di acque meteoriche che ne hanno prodotto il deperimento. La totale mancanza di manutenzione ha gravemente compromesso lo stato delle coperture.
33
Gaetano Ginex
Sette
Interventi previsti In presenza di paramenti murari lesionati e distacchi delle ammorsature, ma limitatamente a zone circoscrivibili come il muro di cinta, si prevede il consolidamento mediante la sostituzione parziale di muratura. Nell'intervento pensato la volta conserva integralmente il proprio schema statico, considerandola ben costruita e costituita di buon materiale. Le operazioni sulle volte saranno condotte manualmente e con la massima cura per evitare di danneggiare il materiale che costituisce la volta in ogni sua parte. Si procederà ad una accurata pulitura e scarificazione di tutto l'estradosso della volta. La presenza di umidità nelle murature ed in genere dell' ambiente di piano terra è dovuta in minima parte ad assorbimento per capillarità dal sottosuolo, mentre prevalenti sono i fenomeni di umidità per condensazione e poca areazione dei locali, per pioggia non sufficientemente raccolta ed istradata che penetra in diversa misura nelle murature. In tal senso si prevedono interventi di protezione. L'intervento viene previsto anche nelle murature perimetrali. Eliminazione dell'umidità discendente L'intervento prevede l'eliminazione dell'umidità alle pareti murarie causata dall'inefficienza dello smaltimento delle acque piovane. La muratura, è stata sottoposta ad una continua imbibizione da parte delle precipitazioni atmosferiche. Le principali patologie riscontrate possono essere riassunte in: 35
dal rilievo al progetto
- alterazione cromatica: che si può manifestare attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore, tinta, chiarezza, saturazione. Può manifestarsi con morfologie diverse a seconda delle condizioni e può riferirsi a zone ampie e localizzate. - tracce di soluzione cementizia. - patina biologica: strato sottile morbido ed omogeneo aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile per lo più verde: La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio, ecc.
schizzo di studio sui quattro prospetti interni allo Stagnone
36
Gaetano Ginex
Otto
Il progetto di conservazione Il progetto prevede: interventi di risanamento delle patologie di degrado riscontrate nel manufatto, utilizzando materiali e tecniche, che rispettano i requisiti di reversibilita e distinguibilita, allo scopo di mantenere inalterati i valori e le presenze che costituiscono l'unicita della fabbrica. Nel plesso si riscontrano elementi che, seppure di non rilevantissimo significato artistico, risultano oggi a noi quali testimonianze dell'operato dell'edilizia storica Belmontese, certamente da salvaguardare e conservare. Nel caso quindi di vecchie murature da lasciare a faccia vista come nel caso del muro esterno, si prevede di: - determinare esattamente lo stato del substrato che deve essere consolidato. stabilire le necessarie fasi di intervento ed il consumo effettivo di materiale; - preparare una superficie-campione sufficientemente ampia, sulla quale determinare anche il consumo di materiale e controllare la riuscita del trattamento tramite una valutazione visiva (eventuali variazioni di colore); - controllare le singole fasi dell'intervento nonchĂŠ il consumo di materiale; - effettuare un'accurata verifica finale dell'intervento. Per evitare una variazione della tonalitĂ di colore della superficie, dovuta ad una sovra impregnazione, si dovrĂ lavare, immediatamente dopo la completa saturazione, la superficie della pietra con un solvente. Dopo la effettuazione di detti trattamenti di preconsolidamento si potrĂ procedere al controllo, alla pulitura ed alla stuccatura dei giunti fra i singoli 37
dal rilievo al progetto
conci, o anche alla sostituzione dell'intero concio quando l'erosione e/o alveolizzazione intervenuta sia di entità inaccettabile. Il problema dell'umidità per infiltrazione proveniente dalla copertura, viene risolto attraverso la pulitura e l'impermeabilizzazione del manto di copertura. La pulitura dai depositi superficiali di muffe, muschi e licheni consiste nella rimozione manuale, con spazzole, degli organismi infestanti, assai nocivi perchè in grado di assorbire l'acqua e quindi impedirne il deflusso. Pulitura, stuccatura e sigillatura dei giunti delle murature (sia per le volte che per il muro perimetrale). Le stuccature hanno lo scopo di riempire le fessure e le discontinuità dei conci murari a vista. È importante che la stuccatura, preceduta da un'accurata pulizia della zona da occludere, non sia limitata alle fessure di grossa mole, ma che sia estesa anche alle lesioni più piccole, allo scopo di impedire totalmente la possibilità di penetrazione dell'acqua. L'impasto da impiegare dovrà quanto più possibile esser simile al materiale da stuccare, sicché il legante utilizzato sarà la calce idraulica, l'inerte sarà costituito da un impasto composto da polvere dello stesso minerale e, in poca misura. Si devono assolutamente evitare le stuccature a base di cementi tradizionali perché possono cedere ioni alcalini e solfati, ed inoltre perché, essendo meno porosi del materiale lapideo, non consentirebbero la facile evaporazione dell'acqua; quest'ultima, invece, trova sfogo attraverso la superficie litica che si può, così, ricoprire di efflorescenze. Le dette stuccature verranno realizzate in sottolivello di qualche millimetro perché l'intervento risulti visibile e distinguibile rispetto all'opera originale. Sostituzione di conci murari nel muro perimetrale. Soprattutto laddove l'erosione chimica e/o meccanica, indotta o da correnti d'aria
38
Gaetano Ginex
incanalata in passaggi obbligati, dalle piogge battenti senza protezione sui conci, ovvero dal parcheggio radente alle murature perimetrali su via Stagnone e via Zia Betta, ha prodotto gli effetti più vistosi, l'intervento di sostituzione di alcuni conci appare assolutamente necessario per riempire le discontinuità più macroscopiche. Peraltro, in limitati quantitativi, il reperimento di identica pietra è immediatamente disponibile già nel sito. Nell'ipotesi che il quantitativo disponibile in sito dovesse rivelarsi insufficiente, individuata il tipo di pietra, sarà certamente possibile prelevare materiale assolutamente integro dalla cava di provenienza, identico all'originario già utilizzato e del tutto idoneo alla bisogna.
schizzo di studio
39
Gaetano Ginex
Nove
Programma d’interventi Interventi previsti Nuovo corpo scala e inserimento di una porta principale. Per quanto detto, i nodi essenziali della nuova configurazione organizzativa proposta riguardano essenzialmente: - la dislocazione e la configurazione del nuovo corpo scala; - l'apertura di un nuovo vano di accesso all'immobile con una visibile soluzione di entrata. Agevolare la nuova struttura organizzativa senza negare, anzi evidenziando, la lettura delle strutture e delle morfologie originarie. In particolare si e' ritenuto di porre speciale riguardo nella tutela e conservazione. Tale necessario riguardo ha comportato uno sviluppo piuttosto tormentato, del nuovo vano scala previsto. Con tale accorgimento, pur nel limitatissimo spazio planimetrico disponibile, si e' ottenuto di poter mantenere nella posizione funzionalmente piÚ congrua e di " minor sacrificio" la previsione del nuovo corpo scala, senza tuttavia intaccare, rimuovere o traslare elementi architettonici. Non sembrerebbe possibile, allo stato attuale, trovare alternative valide alla soluzione proposta, ne' sotto il profilo logistico, ne' sotto il profilo organizzativo, ne' sotto il profilo del minor "sacrificio". Si può facilmente considerare come tale "inserto" risulti ben localizzato sotto il profilo funzionale e della distribuzione generale. 41
dal rilievo al progetto
Il sistema distributivo proposto per la nuova fruizione del plesso. L'esame comparato dei grafici di rilevamento rispetto a quelli di progetto, può agevolare una chiara lettura dello schema di rifunzionalizzazione proposto. Si procede comunque alla disamina delle funzioni previste in modo da precisare e rimarcare gli aspetti più significativi dell'intervento. Durante le fasi di rilievo si è evidenziata come principale fonte di preoccupazione la totale esposizione della struttura dell'edificio non solo all'aggressione delle intemperie ma anche all'esposizione dei normali agenti atmosferici. La fatiscenza della quasi totalità dell'edificio consente il libero accesso fino in profondità alle piogge anche di modesta entità; analogamente la superficie delle facciate interne risultano assolutamente indifesa, o per l'assenza dell'intonaco o per l'ammaloramento dello stesso, quindi sempre più soggetta ad aggressione e degrado: questo presenta amplissime zone di ammaloramento dello stesso, quando con pietra a faccia vista presenta molti giunti aperti, ampie zone consistenti di alveolizzazione, erosione e polverizzazione, frequenti lacune e disgregazioni. Si è inoltre considerata premessa necessaria all'intervento un'operazione preliminare di controllo volto a valutare: - l'efficienza protettiva della esistente copertura; - difesa degli spessori murari esposti alle intemperie; - la sussistenza di sigillatura efficiente sui giunti dei conci della muratura esterna ed interna; - l'esistenza di umidità all'interno delle murature. Relativamente alle murature si è anche assunta la pregiudiziale condizione di un puntuale studio sulle reazioni fisico chimiche dei materiali lapidei in relazione ai principali prodotti previsti per il pre-consolidamento, la pulizia, il consolidamento e la conservazione. Si è perciò scelto di proporre, per ogni singolo intervento, prodotti e materiali di indubbia riconoscibilità, esplicitando e chiarendo volta per volta tutte le 42
Gaetano Ginex
informazioni utili sulla natura e le caratteristiche fisico-chimiche, sui principi attivi, sugli additivi, sui meccanismi di azione e le eventuali controindicazioni, sulle concentrazioni, sulle modalità d'impiego e su quanto altro utile per la migliore e più sicura riuscita dell'intervento, pur nel pieno rispetto dell'igiene ambientale e della sicurezza delle condizioni di lavoro. La copertura. La gran parte della copertura mostra evidenti e diffusi segni di riparazioni, rappezzi ed integrazioni succedutisi nel tempo non sempre efficacemente. Inoltre si è rilevato che è in stato di grave ammaloramento per l'uso sconsiderato che si è fatto sino ad oggi. Gli interventi previsti sono ispirati per un verso al mantenimento delle quote e delle giaciture originarie ed al re-impiego di materiali e tecnologie proprie della pratica costruttiva dell'edilizia storica di Belmonte Mezzagno; per altro verso è parso opportuno integrare alla pratica tradizionale l'impiego della tecnica di impermeabilizzazione. In sintesi sono previste le seguenti opere: - dismissione dei materiali estranei; - revisione della struttura - inibizione all'accesso indiscriminato. - previsione di una protezione trasparente nei due fori in corrispondenza delle due botti laterali - per evitare infiltrazione di acqua e di oggetti estranei. I pluviali risultano in atto di fattura e dislocazione piuttosto improvvisata. Si nota anche come i pluviali sul prospetto di via Stagnone collocato sul muro di cinta, testimonia l'uso improprio degli scarichi. Non apparendo utile né congruo suggerire il mantenimento di un sì farraginoso sistema, si prevede anche in questo caso la riorganizzazione del sistema di smaltimento delle acque meteoriche. rispettandone comunque sedi storicizzate. Infissi esterni. Questi specifici elementi architettonici costituiscono un problema estremamente 43
dal rilievo al progetto
significativo e delicato dell'intervento, non fosse altro che per la considerazione che la destinazione e l'uso originari del plesso hanno richiesto caratteristiche tecniche e di esercizio non accettabili per l'ipotesi di riuso resa esecutiva in questa sede. D'altro canto, nei loro elementi originari, costituiscono testimonianza formale e costruttiva di sicuro ed invariabile rispetto, e pertanto si è proceduto al rilievo più attento ed accurato dei tre campione. In progetto pertanto si propongono essenzialmente due aperture che, in linea di massima, ricalcano dimensioni, proporzioni identiche alle originarie per la terza apertura posizionata dal lato strada è prevista la sua utilizzazione ad entrata principale. La porta principale. di tipologia e struttura simile alla maggior parte dei portoni utilizzati nell'edilizia storica belmontese. La soglia sarà in pietra. Più in dettaglio si dovrà operare la collocazione del portone esterno con metodologia conforme a quella con cui sono stati realizzati opere nell'area oggetto dell'intervento. I nuovi interventi sugli infissi e sul portone d'ingresso saranno realizzati con materiali, modalità costruttive ed accorgimenti analoghi a quelli esistenti nell'edilizia circostante e saranno indicati negli elaborati esecutivi. Ripavimentazione del piano terra. Nuovo impianto di illuminazione Come anticipato e per consentire quindi un più efficiente e funzionale riuso del complesso architettonico, si è ritenuta necessaria (come si è già detto) la previsione di un nuovo corpo scala. Ciò perché non è possibile alcun accesso allo stato attuale. limitando in modo assai grave e penalizzante la migliore fruibilità possibile del plesso e la eventuale legittimazione di un qualsiasi programma di
44
Gaetano Ginex
riuso del manufatto architettonico. L'ipotesi invece di dotare l'edificio di un nuovo corpo scala dislocato nel vano di minore sacrificio consente l'utilizzo del plesso. Nello specifico la scala ha uno sviluppo non complicato ma senza alternative, poichĂŠ esitato nel rispetto di assunti progettuali ritenuti improcastinabili ed inscindibili. Essi sono quelli di: - non interferire eccessivamente nell'architettura; - rispettare lo stato di fatto; - avere sviluppo quanto piĂš regolare possibile; - essere praticabile anche negli attraversamenti dei ballatoi intermedi, per garantire la visibilitĂ ; - essere contenuta in ambiti quanto piĂš ridotti possibili per inficiare al minimo la struttura originaria attraversata. La struttura portante della scala di progetto e le relative finiture sono costituite dai seguenti elementi principali: - ringhiera parapetto; - supporto del corrimano; - corrimano in legno, da realizzarsi con l'impiego di legname duro. Pedate in legno, con superfici e coste in vista soltanto levigate, da posarsi, con sporgenza d'alzata sottostante definita con smussatura, senza opere murarie sulla base di lamiera di ferro, da fissarsi in appoggio per solo peso proprio con la collaborazione di idoneo strato collante elastico.
45
dal rilievo al progetto
decostruzione del sistema architettonico - assonometria
46
Gaetano Ginex
decostruzione del sistema architettonico - assonometria
47
dal rilievo al progetto
decostruzione del sistema architettonico - assonometria
48
Gaetano Ginex
Il rilievo
dal rilievo al progetto
50
Gaetano Ginex
51
dal rilievo al progetto
52
dal rilievo al progetto
54
Gaetano Ginex
55
dal rilievo al progetto
56
Gaetano Ginex
57
dal rilievo al progetto
58
Gaetano Ginex
59
spaccati assonometrici che evidenziano il rapporto tra la volta a botte e la copertura
Gaetano Ginex
Il rilievo materico
Modello tridimensionale conoscitivo del sistema architettonico
Modello tridimensionale conoscitivo del sistema architettonico
Modello tridimensionale conoscitivo del sistema architettonico
Modello tridimensionale conoscitivo del sistema architettonico
Gaetano Ginex
Il progetto di conservazione
85
87
la scala
Viste assonometriche dell’edificio con lÏinserimento della scala e della porta d’ingresso
il plastico
98
99
allegati
102
103
104
105
106
107
108
109
110
111
112
113
114
Un progetto di
115
116
117
Gaetano Ginex
118
Belmonte Mezzagno vista da Pizzo Belmonte
Notoriamente non può spettare agli estensori del progetto esprimere valutazioni di merito sui risultati del lavoro; per l'occasione si ritiene comunque opportuno precisare come si sia tentato di proporre un progetto di riuso del plesso tenendo nel massimo conto le possibili suscettività offerte dagli stessi caratteri originari del corpo di fabbrica, cioè dalla sua forma, dalla sua consistenza, dalla sua struttura, dalla sua connotazione funzionale storicizzata.Si ritiene quindi che un siffatto atteggiamento di adeguamento e rispetto per quanto già esistente, richiedendo la minore quantità possibile di interventi di trasformazione, possa di fatto consentire di operare un restauro conservativo di buon livello e, contestualmente, un riuso realmente funzionale e vivificante del plesso. In tale ottica, non appare superfluo rimarcare come tutte le significative e necessarie variazioni apportate alla fabbrica, sempre e comunque, non soltanto siano di carattere precario e reversibile ma soprattutto impegnino siti sostanzialmente irrilevanti, non caratterizzanti e comunque di minor sacrificio possibile, sia dal punto di vista storico che architettonico, che 124
formale. Come più volte accennato, si é del parere che lo specifico valore artistico, estetico ed architettonico dell'organismo deve essere salvaguardato. Tuttavia, se ciò probabilmente vale per l'aspetto meramente monumentale del plesso, ben altro è il discorso che è necessario fare per le implicazioni socio - culturali, storiografiche ed ambientali che l'organismo, perfettamente e compiutamente storicizzato nel contesto del centro storico di Belmonte Mezzagno, conserva appieno. Peraltro, il significato che si vuole e deve attribuire all'intervento di mantenimento, tutela e rifunzionalizzazione del corpo di fabbrica, bene e chiaramente esprime e simboleggia alla società tutta l'impegno continuo posto dalla "Cosa Pubblica" per ottenere il riscatto ed il recupero di quanto, uomini e cose, può aver anche operato e servito nel tempo per direzioni ed intendimenti affatto diversi e contrastanti dal vivere umano, colto e civile. Per la parte assegnata, si è tentato con il lavoro svolto di agevolare ed assicurare tale obiettivo.
125
finito di stampare nel mese di Aprile 2010