CONI le ricerche della SRDSMarche. A cura del Prof. Carlo Castagna

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A R E A I N F O R M A Z I O N E , D O C U M E N T A ZIONE E RICERCA

LE RICERCHE DELLA SCUOLA REGIONALE DELLO SPORT DELLE MARCHE A cura del Prof. Carlo Castagna

i volumi del CONI realizzato dalla Scuola Regionale dello Sport delle Marche



LE RICERCHE DELLA SCUOLA REGIONALE DELLO SPORT DELLE MARCHE

PREFAZIONE

La Scuola Regionale dello Sport delle Marche da anni si impegna nella formazione e nell’aggiornamento degli operatori dello sport in tutto il territorio regionale, permettendo approfondimenti significativi in tutte le aree tematiche trattate e costruendo un’attività formativa utile e concreta per i corsisti che ne hanno preso parte. Il livello di eccellenza ottenuto da questa Scuola è stato raggiunto anche grazie al grande impegno posto nella realizzazione di ricerche in campo scientifico volte ad analizzare e migliorare in particolare le metodologie dell’allenamento, tutt’ora viva materia nel mondo della scienza applicata allo sport. In questo ambito la Scuola Regionale dello Sport delle Marche ha realizzato una serie di ricerche che hanno approfondito i temi della fisiologia e della metodologia applicata all’allenamento e con questo intento si è avvalsa della collaborazione del Professor Carlo Castagna, importante figura di riferimento nel campo della sperimentazione e della ricerca sia in Italia che all’estero. Il Professor Carlo Castagna docente presso il corso di laurea in Scienze Motorie di Roma Tor Vergata, è responsabile del laboratorio di metodologia dell’allenamento e biomeccanica applicata al calcio del settore tecnico FIGC locato in Coverciano, metodologo dell’allenamento della Asscociazione Italiana Arbitri di Calcio (AIA FIGC), nonché preparatore atletico responsabile per l’AIA CAN A e B (Serie A e B) e inoltre collaboratore del Refereeing Department della FIFA e FIFA F-MARC. La sua attività di ricerca e consulenza ricopre la fisiologia applicata all’analisi della prestazione e alla metodologia dell’allenamento degli sport di squadra, il quale nel corso degli anni ha pubblicato più di 130 articoli scientifici indicizzati su Pub Med. La Scuola Regionale dello Sport delle Marche ha con questo volume voluto raccogliere le ricerche nate dalla collaborazione con il Prof. Castagna che da più di dieci anni cura l’area di documentazione e ricerca. Le ricerche sono state condotte nell’ambito degli sport di squadra (calcio, pallacanestro, pallamano) e alcune di esse sono state pubblicate su riviste scientifiche internazionali ad impatto e grazie alla loro originalità hanno riscosso un discreto successo nel panorama specifico.

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INDICE 1. 2004 1.1 Analisi della capacità di ripetere sprint in giovani calciatori 1.2 Abilità di ripetere sprint e massima potenza aerobica in giovani calciatori

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2. 2005 2.1 Frequenza cardiaca, consumo di ossigeno e lattato ematico a seguito di sprint ripetuti in giovani calciatori 2.2 Influenza del vo2max sull’abilità di ripetere sprint in giovani calciatori

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3. 2006 3.1 Effect of playng basketball in young basketball players 3.2 Physiological determinant of yo-yo intermittent recovery test in young basketball players

4. 2008 4.1 Validity of an on-court lactate threshold test in young basketball players 4.2 The assessment of maximal aerobic power with the multistage fitness test in young female soccer players

5. 2014 5.1 Analisi biomeccanica della tecnica di partenza negli sprint brevi nel calcio 5.2 La valutazione della capacita’ anaerobica nel calcio: studio pilota 5.3 Risposte fisiologiche e ripetibilita’ dei super small-sided games: 5v5

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ANALISI DELLA CAPACITÀ DI RIPETERE SPRINT IN GIOVANI CALCIATORI Autore: Carlo Castagna Scuola Regionale dello Sport delle Marche, Area Ricerca e Aggiornamento

Introduzione In questa ricerca si è esaminata l’abilità di ripetere sprint con breve recupero, in un gruppo di giovani calciatori (n=19). La prestazione di ripetere sprint è stata valutata impiegando un protocollo (5) consistente in 7 sprint della lunghezza di 30 m, inframmezzati da 20 secondi di recupero attivo. Nel corso della prova, i tempi di percorrenza sono stati rilevati utilizzando un computer connesso a due coppie di cellule foto-elettriche (Ergometer, Globus, Codogné, Italia). Per una completa valutazione della sollecitazione fisiologica imposta da questo popolare test per la determinazione della resistenza allo sprint breve, nel corso delle prove ciascun soggetto ha corso indossando un metabolimetro portatile d’ultima generazione (K4b2, COSMED, Roma, Italia). Mediante questa apparecchiatura portatile, è stato possibile rilevare la frequenza cardiaca, il consumo di ossigeno (VO2), la ventilazione (VE), l’anidride carbonica (CO2) nel corso dello sforzo con tecnologia respiro per respiro. Usando un analizzatore portatile (Lactate Pro, Akray, Tokyo, Giappone) si è realizzata l’analisi dell’impegno del metabolismo anaerobico-lattacido. Questa è stata realizzata effettuando prima ed a tre minuti dal termine della prova, un campionamento della concentrazione ematica del lattato. I risultati della sperimentazione hanno evidenziato come pur con sprint di ridotta durata, sia possibile determinare in calciatori moderatamente allenati elevate concentrazioni di lattato e medio alti impegni del metabolismo aerobico. I risultati di questa ricerca rivelano quindi che sprint brevi condotti alla massima intensità con recuperi incompleti determinano elevati impegni metabolici. In base ai dati raccolti queste metodologie di allenamento e/o valutazione devono essere attentamente inserite nell’allenamento calcistico settimanale.

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Effetto dei livelli individuali di massima potenza aerobica sull’abilità di ripetere sprint in giovani calciatori Con questa ricerca si è voluto esaminare l’effetto del livello individuale della massima potenza aerobica (VO2max) di soggetti praticanti calcio a livello provinciale-regionale, sull’abilità di ripetere sprint. Questo in quanto in letteratura sono riportate opinioni discordanti sulla necessità di sviluppare i livelli del VO2max per migliorare la capacità di recupero tra uno sprint e l’altro. Questa capacità si dimostra potenzialmente utile per uno sport come il calcio, in cui è stato riportato vengano prodotte azioni ad alta intensità in media ogni 30s circa. Alla sperimentazione hanno partecipato 19 giovani (età 17 anni) calciatori a cui è stata determinata in maniera diretta, la massima potenza aerobica impiegando un protocollo continuo, incrementale e massimale a navetta (yo-yo endurance test). L’analisi dei gas espirati è stata effettuata impiegando un metabolimetro portatile a tecnologia respiro per respiro (K4b2, COSMED, Roma, Italia), indossato nel corso dello yo-yo endurance test da ciascun giocatore. Nel corso della prova per la determinazione del VO2max, il giocatore doveva correre facendo la spola tra due linee poste alla distanza di 20 m al ritmo di segnali sonori pre-registrati alla precisione del centesimo di secondo (yo-yo endurance test, Teknosport.com), emessi da un riproduttore di CD. Nel corso dello yo-yo endurance test, la frequenza cardiaca ed i parametri ergo-spirometrici furono monitorati in telemetria mediante un computer portatile ed i dati immagazzinati per analisi successive (Acer extensa 500T). In una sessione diversa, e somministrata con ordine casuale al fine di evitare possibili vizi protocollo dipendenti, è stata valutata la prestazione di ciascun giocatore nel ripetere sprint brevi (7x30m) con ridotto tempo di recupero (20s) secondo il protocollo calcio-specifico suggerito da Reilly e coll. (5). Il rilievo dei tempi di percorrenza è stato effettuato mediante un sistema computerizzato di cellule foto elettrice (Ergometer, Globus, Codogné, Italia). L’analisi dei dati ricavati da queste prove ha mostrato come la capacità di ripetere sprint individuata secondo quanto proposto da Fitzsimon e coll. (2) non viene significativamente influenzata dai valori individuali del VO2max. Pertanto il livello individuale della potenza aerobica in soggetti giovani praticanti calcio, non produce effetti sul recupero post sprint. L’abilità di ripetere sprint costituisce quindi una qualità fisica specifica e quindi come tale va allenata. Validazione del rilievo della frequenza cardiaca nel basket Nel basket come oramai in tutti gli sport di squadra, si considera la frequenza cardiaca come un parametro in grado di rappresentare lo sforzo compiuto dal giocatore, nel corso di un incontro o di un allenamento (4). L’esigenza di questa rilevazione è oggigiorno ancora maggiore che in passato, dato che grande impulso ha avuto la pra8


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tica del cosiddetto allenamento tecnico-metabolico (1, 3). Nonostante la popolarità del rilievo della frequenza cardiaca, non esistono ricerche pubblicate che abbiano validato il rilievo della frequenza cardiaca di gioco avverso il reale rilievo del consumo di ossigeno. Con l’intento di verificare la validità del rilievo della frequenza cardiaca, quale metodologia per stimare l’impegno aerobico nel corso del gioco del basket, si è studiato il comportamento di gioco di 14 giocatori di basket. Nel corso della prova il rilievo della frequenza cardiaca e del consumo di ossigeno è stato rilevato mediante metabolimetro portatile (K4b2, COSMED, Roma, Italia). Mediante questa apparecchiatura è stato quindi possibile rilevare in maniera diretta nel corso del gioco (5v5, 3v3, 2v2) e con tecnologia respiro per respiro, l’effettiva relazione esistente tra frequenza cardiaca e consumo di ossigeno. L’analisi statistica dei dati raccolti ha rivelato come anche nel corso di una attività intermittente a determinismo casuale come il basket (4), la frequenza cardiaca costituisca un valido strumento per la determinazione del carico aerobico. Mediante queste informazioni risulta quindi possibile programmare, controllare e regolare con buona precisione i carichi di allenamento, facendo affidamento sul rilievo della frequenza cardiaca di gioco.

Natura delle esercitazioni tecnico-tattico-metaboliche nel basket: studio di validazione. Il condizionamento fisico nel basket riveste una grande importanza nella programmazione annuale delle squadre e questo a qualsiasi livello competitivo. In questo contesto risulta molto importante individuare una serie di strategie che, pur efficaci, determinino nel giocatore un elevato livello di motivazione all’impegno di allenamento ed un ridotto sforzo logistico. L’allenamento tecnico-tattico-metabolico costituisce in questo senso una proposta dall’elevato potenziale metodologico. Con allenamento tecnico-tattico-metabolico si intendono quelle esercitazioni, anche con palla, che simulando situazioni di gioco hanno l’obiettivo di sviluppare gli aspetti metabolici di supporto alla prestazione. Con lo scopo di verificare l’effettivo impegno metabolico imposto da queste esercitazioni sul giocatore di basket, è stata impiantata una sperimentazione che ha analizzato alcune popolari esercitazioni cestistiche (5v5, 3v3, 2v2). Le esercitazioni sono state svolte dai giocatori (n=14) sfruttando tutta la superficie di gioco ed indossando un metabolimetro portatile a tecnologia respiro per respiro (K4b2, COSMED, Roma, Italia). Nel corso delle prove sperimenatali i valori da sforzo (VO2, VE, FC, CO2) sono stati rilevati in telemetria e immagazzinati on-line in computer portatile (Acer extensa 500T). Al fine di determinare il carico relativo da sforzo, in una separata sessione di valutazione a ciascuno dei soggetti studiati (n=14) è stato determinato il valore della frequenza cardiaca massima (FCmax) e del 9


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massimo consumo di ossigeno, mediante il test yo-yo endurance (yo-yo endurance test, Teknosport.com). L’analisi statistica dei dati ha evidenziato come nel corso di un 5v5 spontaneo si raggiungano valori pari al 69% del VO2max corrispondenti all’84% della FCmax individuale. Nel corso del 3v3 e del 2v2 sono stati raggiunti dai soggetti rispettivamente il 73 ed il 79 % del VO2max e l’88 e il 92 della FCmax. I test di significatività hanno mostrato una verosimiglianza in quanto a risposte metaboliche, tra 3v3 e 2v2 a tutto campo, confermando in maniera diretta l’impegno cardiovascolare del normale giocare a basket (4). I risultati raccolti in questo studio hanno una grande rilevanza pratica, in quanto indicano con precisione (validazione diretta tramite K4b2) la valenza allenante di queste esercitazioni cestistiche (5v5, 3v3, 2v2) una volta inserite nel novero dei mezzi ad obiettivo tecnico-tattico-metabolico.

Citazioni bibliografiche 1. BANGSBO, J. Fitness Training in Football - a Scientific Approach. Bagsværd: HO+Storm, 1994. 2. FITZSIMONS, M., B. DAWSON, D. WARD, and A. WILKINSON. Cycling and running tests of repeated sprint ability. The Australian Journal of Science and Medicine in Sport. 25(4):82-87. 1993. 3. GAMBLE, P. A skill-based conditioning games approach to metabolic conditioning for elite rugby football players. J. Strength Cond. Res. 18,(3):491–497. 2004. 4. MCINNES, S.E., J.S. CARLSON, C.J. JONES, and M.J. MCKENNA. The physiological load imposed upon basketball players during competition. J. Sports Sci. 13:387-397. 1995. 5. REILLY, T., J. BANGSBO, and A. FRANKS. Anthropometric and physiological predispositions for elite soccer. J. Sports Sci. 18:669-683. 2000.

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ABILITÀ DI RIPETERE SPRINT E MASSIMA POTENZA AEROBICA IN GIOVANI CALCIATORI Autore: Carlo Castagna Scuola Regionale dello Sport delle Marche, Area Ricerca e Aggiornamento

Introduzione Il Calcio è un’attività intermittente a determinismo casuale, nel corso della quale si alternano fasi ad alta intensità ad altre di impegno minore impiegate spesso come recupero (Reilly e coll. 2000). La prestazione di gioco nel calcio giovanile sembra essere molto simile a quella riscontrata nel calcio adulto, da questa differenziandosi solamente per l’intensità assoluta di gioco (Bangsbo 1994, Castagna e coll. 2003, Strøyer e coll. 2004). Data la natura del gioco, la cura della preparazione fisica viene considerata (Reilly e col. 2000) come un elemento importante per condizionare il risultato finale. Per la selezione del talento sono state quindi proposte delle prove fisiche (Reilly e coll. 2000). In questo ambito particolare interesse riveste l’abilità di ripetere sprint (RSA). Questo in quanto si ritiene (Bishop e coll. 2001) che il giocatore in grado di mantenere un’elevata prestazione di sprint nel tempo, sia potenzialmente in grado di essere più efficace nel corso di una competizione. La RSA è stata da alcuni autori (Tomlin 2001) indicata come essere influenzata dalla massima potenza aerobica (VO2max). Gli studi effettuati sulla RSA si sono focalizzati prevalentemente sulla prestazione di atleti adulti e pochi sul calcio. Lo scopo di questa ricerca effettuata dal Centro di Ricerca della Scuola Regionale dello Sport delle Marche, è stato quello di studiare le relazioni tra VO2max e RSA in un gruppo di giovani calciatori a livello regionale. L’ipotesi di lavoro è stata quella che in calciatori moderatamente allenati (2-3 allenamenti alla settimana) i livelli individuali di VO2max avessero una significativa influenza sulla RSA (Bishop e coll. 2004). Parole Chiave: Sprint, Massima Potenza Aerobica, Calcio Giovanile, Allenamento, Valutazione. Metodi Alla sperimentazione hanno partecipato 19 calciatori scelti con modalità casuale tra una popolazione di calciatori frequentanti L’ITIS V. Volterra di Torrette di Ancona. L’RSA è stata valutata mediante 7 sprint di 30m con 20s di recupero tra le prove (Reilly e coll. 2000). I tempi di percorrenza sono stati rilevati mediante un sistema 11


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computerizzato (Ergometer, Globus, Codogné, TV). Il VO2max è stato determinato in maniera diretta mediante lo yo-yo endurance test. L’analisi dei gas espirati è stata realizzata facendo impiego di un metabolimetro portatile a tecnologia respiro per respiro (K4b2, COSMED, Roma, Italia) indossato da ciascun giocatore. L’indice di fatica (IF) per la RSA è stato calcolato secondo Fitzsimons e coll. (1993). La relazione tra le variabili è stata valutata mediante il coefficiente di correlazione di Pearson [r]. Il livello di significatività è stato posto pari al 5% [p<0.05]. Tabella 1. - Caratteristiche antropometriche e fisiologiche dei soggetti. N = 19 Età (anni) Altezza (cm) M.C. (kg) VO2max (ml kg-1min-1) FCmax (battiti min-1)

Media (DS) 16.5 (1.2) 175.2 (6.3) 66.9 (8.3) 56.0 (4.7) 201 (6)

Risultati Le caratteristiche dei calciatori sono sono presentate [media ± (deviazione standard)] nella tabella 1. La media del tempo totale di sprint [TT] è stato di 33.2±1.3s. L’IF medio è stato pari al 5.84±2.30%. Non sono state rilevate correlazioni significative tra IF e VO2max [p=0.12] e tra VO2max e TT [p=0.27].

Discussione I risultati di questa ricerca hanno evidenziato come la prestazione di RSA, non sia influenzata dai livelli individuali della massima potenza aerobica. Queste risultanze indicano che nei giovani calciatori l’abilità di ripetere sprint costituisce una caratteristica a sé stante. Quale conseguenza di ciò gli allenamenti per la RSA e per il VO2max devono essere differenziati.

Applicazioni Pratiche L’abilità di ripetere sprint con recuperi incompleti, è considerata attualmente come la nuova frontiera della preparazione specifica degli sport di squadra. I risultati di questa ricerca, indicano come la RSA costituisca una caratteristica assai interessante per i giovani calciatori. La sua determinazione e valutazione deve essere attenta12


mente considerata dal preparatore fisico moderno, per stabilire il profilo prestativo dei giovani utile per l’allenamento e l’individuazione del talento. Le risposte metaboliche dovute alla ripetizione di sprint non sono ancora ben definite per i giovani calciatori e pertanto ulteriori ricerche si rendono necessarie per l’ottimizzazione dell’allenamento.

Bibliografia Bangsbo, J. (1994). Fitness Training in Football - a Scientific Approach. Bagsværd: HO+Storm. Bishop, D., Spencer, M., Duffield, R. e Lawrence, S. (2001). The validity of a repeated sprint ability test. Journal of Science and Medicine in Sport, 4(1), 19-29. Bishop, D., Edge,J., e Goodman, C. (2004). Muscle buffer capacity and aerobic fitness are associated with repeated-sprint ability in women. European Journal of Applied Physiology, Ahead of Pubblication. Castagna, C., D’Ottavio, S., Abt G. (2003). Activity profile of young soccer players during actual match play. J Strength Cond Res.. 17(4), 775-780. Fitzsimons, M., Dawson, B., Ward, D. and Wilkinson, A. (1993). Cycling and running tests of repeated sprint ability. The Australian Journal of Science and Medicine in Sport, 25(4), 82-87. Reilly, T., Bangsbo, J. e Franks, A. (2000). Anthropometric and physiological predispositions for elite soccer. Journal of Sports Sciences, 18, 669-683. Strøyer, J., L. Hansen , e K. Klausen (2004). Physiological profile and activity pattern of young soccer players during match play. Med Sci Sports Exerc., 36(1), 168-174. Tomlin, D. L. e Wenger, H. A. (2001). The relationship between aerobic fitness and recovery from high intensity intermittent exercise. Sports Medicine, 31(1), 1-11.



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FREQUENZA CARDIACA, CONSUMO DI OSSIGENO E LATTATO EMATICO A SEGUITO DI SPRINT RIPETUTI IN GIOVANI CALCIATORI Autori: Castagna Carlo1,2, D’Ottavio Stefano2, Manzi Vincenzo2, Colli Roberto2, Annino Giuseppe2, Bartoloni Lisa2, Belardinelli Romualdo3, Lacalaprice Francesca3 1 Scuola Regionale dello Sport, Comitato Olimpico Italiano (CONI), Ancona, Italia. 2 Corso di Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Roma, Italia. 3 Ospedale Lancisi, Reparto di Riabilitazione Cardiovascolare, Ancona, Italia.

Introduzione L’abilità di ripetere sprint osservando tempi di recupero ridotti tra una prova e l’altra (Repeated Sprint Ability, RSA) viene considerata una importante componente della prestazione negli sport di squadra e tra questi il calcio (Reilly e coll. 2000). In ogni modo, le caratteristiche fisiologiche che determinano la RSA risultano non ancora ben chiare. Ad esempio l’abilità di ricuperare tra gli sprint sembra in parte dipendere dalla resintesi del creatin-fosfato (PCr) (Bogdanis e col. 1996), mentre ancora non vi è unanimità relativamente al ruolo rivestito dai livelli individuali del VO2max sul ripristino del PCr e quindi nel determinismo della RSA. Recenti ricerche hanno comunque suggerito che la capacità tampone del sangue contribuisca in maniera significativa al determinismo della RSA (Bishop e coll. 2003). Sembrerebbe quindi che la ripetizione di sprint con limitati tempi di recupero dovrebbe sollecitare sia il metabolismo aerobico che anaerobico in maniera significativa. Lo scopo di questa ricerca è stato quindi quello di esaminare le risposte fisiologiche di un protocollo RSA calcio specifico (RSAP), consistente in 7 sprint in linea di 30m separati da 20s di recupero (Reilly et al. 2000).

Metodi Alla sperimentazione hanno partecipato a titolo volontario 11 giovani calciatori (età 16.9±1.3 anni, VO2max 55.71±4.23 ml kg-1min-1) di livello regionale (Istituto Tecnico industriale “Vito Volterra”, Ancona, Italia). Nel corso del protocollo RSAP ai giocatori 15


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venne valutata la concentrazione del lattato ematico (BL), la frequenza cardiaca (FC) ed il consumo di ossigeno (VO2). I prelievi BL vennero effettuati prima (PreBL), e 3 min dopo il RSAP (Lactate Pro, Akray, Tokyo, Japan). Il VO2 nel corso di RSAP venne misurato facendo indossare ai calciatori un metabolimetro portatile a tecnologia respiro per respiro (K4b2, COSMED, Roma, Italia). La FC venne invece monitorata mediante telemetria breve (Polar Electro Oy, Finlandia). I tempi di sprint e recupero vennero valutati mediante cellule foto-elettriche (Muscle Lab, Bosco System, Rome, Italy). L’indice di fatica (IF) venne calcolato in accordo con quanto indicato da Fitzsimons e coll. (1993). I giocatori si rivelarono tutti molto motivati a fornire il massimo sforzo possibile sin dai primi sprint e nel corso di tutto RSAP. Nel corso delle prove ai soggetti venne dato incitamento verbale alla massima prestazione da parte dei ricercatori.

Risultati L’analisi dei dati ha rivelato un significativo incremento del tempo di percorrenza nel corso di RSAP. Questo ha determinato a partire dal terzo sprint, un decremento della prestazione rispetto allo sprint iniziale (p<0.05). PreBL (2.1±0.8 mmol l-1) risultò come atteso significativamente inferiore a Post3BL (13.61±2.94 mmol l-1, p<0.001). Il VO2 si livellò dopo il secondo sprint (p<0.001) mantenendosi all’87.1±2.2% del massimo individuale. I valori di picco del VO2 nel corso di RSAP raggiunsero in media il 96.4±3.7% del VO2max. La FC raggiunse il 93.4±0.7% della FCmax dopo tre sprint (p>0.05) mantenendosi a questo livello sino alla fine della prova. L’IF risultò pari al 6.0±2.4%.

Discussione/conclusioni I risultati di questo studio hanno evidenziato come la prestazione in questo protocollo calcio-specifico (Reilly e coll. 2000) si deteriori già a partire dal secondo sprint. Nonostante nel corso di questo protocollo massimale all-out la durata degli sprint non sia stata mai superiore ai 5 secondi, la ripetizione delle fasi ad intensità massimale e le relative fasi di recupero attivo osservate (circa 20s), hanno elevato sia FC che VO2 sino a livelli prossimi a quelli massimi individuali (94-96%). Ciò sta ad indicare che questo RSAP è in grado di promuovere livelli di VO2 in grado di allenare il sistema aerobico. L’importante risposta del metabolismo anaerobico suggerisce l’occorrenza di una probabilmente significativa sollecitazione dei sistemi tampone.

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Bibliografia Bishop, D., Lawrence, S. and Spencer, M. (2003) J Sci Med Sport 6(2): 199-209. Bogdanis, G.C., Nevill, M.E., Boobis, L.H. and Lakomy, H.K.A. (1996) J Appl Physiol 80(3): 876884. Fitzsimons, M., et al. (1993). Australian J Sci Med Sport, 25(4), 82-87. Reilly, T., Bangsbo, J. and Franks, A. (2000). J Sports Sci, 18, 669-683.

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INFLUENZA DEL VO2MAX SULL’ABILITÀ DI RIPETERE SPRINT IN GIOVANI CALCIATORI Autori: Castagna Carlo1,2, D’Ottavio Stefano2, Manzi Vincenzo2, Colli Roberto2, Annino Giuseppe2, Padua Elvira2, Belardinelli Romualdo3, Lacalaprice Francesca3 1 Scuola Regionale dello Sport delle Marche, Comitato Olimpico Italiano (CONI), Ancona, Italia. 2 Corso di Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Roma, Italia. 3 Ospedale Lancisi, Reparto di Riabilitazione Cardiovascolare, Ancona, Italia.

Introduzione Nel calcio Il massimo consumo di ossigeno (VO2max) e l’abilità di ripetere sprint vengono annoverate tra le componenti ritenute utili per giocare con successo (Reilly e coll. 2000). La ricerca scientifica che si è occupata sino a questo momento sulle mutue relazioni esistenti tra VO2max e RSA studiando giocatori e calciatori adulti, riporta risultati conflittuali. Inoltre in questo momento non sono reperibili ricerche che abbiano studiato in dettaglio le possibili relazioni esistenti tra RSA e VO2max nei giovani calciatori. Questo fa si che non siano quindi chiare quali siano le strategie più appropriate per la valutazione e l’allenamento calcio-specifico per lo sviluppo dei giovani di talento. Lo scopo di questa ricerca è stato quindi quello di studiare le possibili relazioni che intercorrono tra VO2max e RSA in un gruppo di giovani calciatori. Quale ipotesi di lavoro è stata assunta l’assenza di una relazione tra il livello individuale del VO2max ed il decremento della prestazione nel corso di un protocollo RSA.

Metodi Alla sperimentazione hanno partecipato a titolo volontario 19 calciatori ben allenati partecipanti al campionato regionale di categoria, scelti con modalità casuale tra gli alunni frequentanti l’Istituto Tecnico industriale “Vito Volterra” di Torrette di Ancona (Ancona). Il VO2max venne valutato con modalità diretta utilizzando un test calcio-specifico progressivo massimale a navetta (yo-yo endurance test). L’analisi dei gas venne effettuata impiegando un metabolimetro portatile a tecnologia respiro per respiro (K4b2, COSMED, Roma, Italia). La prestazione RSA venne rilevata impiegando un test calcio specifico (Reilly e coll. 2000) consistente nell’effettuazione di 7 sprint

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in linea di 30m con 20s di recupero tra le prove. I tempi di sprint e recupero vennero valutati mediante cellule foto-elettriche (Muscle Lab, Bosco System, Roma, Italia). La concetrazione del lattato ematico (BL) venne determinata mediante prelievi effettuati prima (PreBL), e 3 min dopo il RSAP (Lactate Pro, Akray, Tokyo, Japan). L’indice di fatica (IF) venne calcolato in accordo con quanto indicato da Fitzsimons e coll. (1993). I giocatori si rivelarono tutti molto motivati a fornire il massimo sforzo possibile sin dai primi sprint e nel corso di tutto RSAP i soggetti vennero incitati in questo.

Risultati Le caratteristiche antropometriche dei soggetti ed i valori delle variabili fisiologiche di interesse sono mostrate nella tabella 1. I valori del BL Pre, e a 3 min dalla fine del protocollo RSA erano rispettivamente pari a 2.1(0.4) e 13.4(2.7) mmol l-1, (p<0.0001). La media del tempo totale di sprint (TT) e del relativo tempo ideale (IT) calcolati secondo Fitzsimons e coll. (1993) furono rispettivamente di 33.2±1.3 e 31.4±1.2 s. Il VO2max risultò non significativamente correlato a IF (r=-0.40, p=0.12), TT (r=-029, p=0.26) e TI (r=0.06, p=0.80). Utilizzando la tecnica della divisione campionaria mediante mediana (VO2max mediana=56.2 ml kg-1min-1) fu però rilevata una correlazione significativa tra VO2max e IF (r=-0.77, p=0.02) nel gruppo di giocatori in possesso di un VO2max minore (n=9, 52.3±3.4 ml kg-1 min-1).

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Discussione e conclusioni I risultati del presente studio hanno in parte confermato la nostra ipotesi di lavoro che prevedeva in calciatori l’assenza di una relazione tra VO2max e IF. Comunque, mediante un’analisi più dettagliata dei dati raccolti è stato possibile evidenziare l’esistenza di una relazione, seppur moderata (r2=-0.60, p<0.02), tra VO2peak e IF in quei soggetti in possesso di un VO2peak inferiore alla mediana (n=9, 56.2±3.4ml kg-1min-1). Questi risultati sembrano suggerire che per livelli di VO2peak inferiori a 56.2±3.4ml kg-1min-1 esiste una mutua influenza tra VO2peak e RSA, ma che una volta superata questa soglia la RSA debba essere sviluppata in maniera indipendente dalla potenza aerobica. I nostri risultati sono in accordo con quelli ottenuti in altri studi che hanno evidenziato come livelli di VO2max prossimi o superiori a 60 ml kg-1 min-1 possano essere considerati come auspicabili nei giovani calciatori di talento (Reilly et al., 2000). Superati questi livelli la RSA dovrebbe essere considerata come una qualità calcio specifica. I dati qui raccolti evidenziano inoltre l’importanza di valutare sia il VO2max che la RSA nei giovani calciatori.

Bibliografia Fitzsimons, M., e coll. (1993). Australian J Sci Med Sport, 25(4), 82-87. Reilly, T., Bangsbo, J. e Franks, A. (2000). J Sports Sci, 18, 669-683. 21



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EFFECT OF PLAYING BASKETBALL IN YOUNG BASKETBALL PLAYERS Authors: Carlo Castagna1,2, Vincenzo Manzi2, Maurizio Marini3, Giuseppe Annino2, Elvira Padua2 and Stefano D’Ottavio2 1 Scuola Regionale dello Sport delle Marche, Italian Olympic Commitee (CONI), Ancona, Italy; 2 School of Sport and Exercise Sciences, Faculty of Medicine and Surgery, University of Rome Tor Vergata, Rome, Italy; 3 Stamura Basket, Ancona, Italy.

Introduction Competitive basketball is considered as an intermittent high-intensity physical activity that requires a well-developed aerobic and anaerobic fitness (McInnes, Carlson et al. 1995). Whilst several studies have examined the physiological demands of adult basketball competition, to date, there has been no studies that have examined the physiological demands of match-play in young basketball players. Therefore the aim of this study was to assess the physiological demands of youth basketball matchplay, in order to obtain information useful for training and competition.

Methods Twenty basketball-players (body mass 72.4±11.4 kg, height 181.7±6.9 cm, and age 16.8±2 y, VO2max 60.4±5.1 mL·kg-1·min-1, VT 40.2±4.7 mL·kg-1·min-1 ) were observed during match-play. Each match consisting of two 10 min periods of effective play (30 min total play) interspersed with a 2 min recovery interval without substitutions. Heart rate (Polar Team System, Polar Electro Oy, Kempele, Finland) and earlobe blood-lactate concentration (Lactate Pro, Arkray, Tokyo, Japan) were monitored throughout the games. Before and after competition vertical jump (CMJ, Muscle Lab, Bosco System, Rieti, Italy), 15m shuttle running sprint (15mSR, Microgate Polifemo, Bolzano, Italy) and line-drill (LD) performance were assessed in random order in each player (Hoffman, Nusse et al. 2003). Games were performed in a air-conditioned gymnasium in order to keep environmental condition constant.

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Results During the first and the second half of the experimental match, players attained 86.2±5.3 and 86.7±4.3% of the individual HRmax, respectively (p=0.42). The mean match intensity was 71.5 and 105% of the VO2max and VT, respectively. The mean match blood lactate concentration was 3.72±1.39 mmol·L-1. Pre to Post games Counter-movement jump, 15mSR and LD scores were 39.9±5.9 vs. 40.3±5.7 cm, 5.80±0.25 vs. 5.77±0.22 and 26.7±1.3 vs. 27.7±2.7 s, respectively. Line-drill performance significantly decreased post-game (p=0.001).

Discussion/Conclusion Although the present observations were made using an experimental-match, the intensity attained by players during competition is in line with what has been reported for professional basketball players during highly competitive games (McInnes, Carlson et al. 1995). The intensity measures taken during this study shows that the research design devised for this investigation was ecologically valid. The results of this study also showed that youth basketball imposes physiological stresses similar to those reported for adult basketball. Only LD showed significant post-game decrements. These LD performance decrements suggest that the ability to repeat sprint may be a limiting factor in basketball performance. On the basis of these results, we suggest that changes in repeated sprint performance during match play be empirically tested using specific time-motion analyses.

References Hoffman, J. R., V. Nusse, et al. (2003). “The effect of an intercollegiate soccer game on maximal power performance.” Can J Appl Physiol. 28(6): 807-817. McInnes, S. E., J. S. Carlson, et al. (1995). “The physiological load imposed upon basketball players during competition.” Journal of Sports Sciences 13: 387-397. 24


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PHYSIOLOGICAL DETERMINANT OF YO-YO INTERMITTENT RECOVERY TEST IN YOUNG BASKETBALL PLAYERS Authors: Carlo Castagna1,2, Franco M. Impellizzeri3, Ermanno Rampinini3, Maurizio Marini4, Stefano D’Ottavio2 and Vincenzo Manzi2 1 Scuola Regionale dello Sport delle Marche, Italian Olympic Commitee (CONI), Ancona, Italy; 2 School of Sport and Exercise Sciences, Faculty of Medicine and Surgery, University of Rome Tor Vergata, Rome, Italy; 3 Human Performance Lab, S.S. MAPEI, Castellanza, Varese, Italy. 4 Stamura Basket, Ancona, Italy.

Introduction Yo-yo intermittent recovery (Yo-yo) test has recently been proposed to test teamsport players’ endurance. To our knowledge no study has examined the relevance of the Yo-yo test for assessing aerobic fitness in basketball players. Therefore the first aim of this study was to examine the relationship between the Yo-yo test and laboratory-based aerobic-fitness parameters, in well-trained basketball players (population validity). The second aim was to assess the degree of association between Yo-yo performance and game-related physical-performance (McInnes, Carlson et al. 1995) to examine test specificity.

Methods Twenty-two basketball-players (Stamura Basket, body mass 72.4 ± 11.4 kg, height 181.7 ± 6.9 cm, and age 16.8 ± 2 y) were tested for Yo-yo, VO2max, ventilatory threshold (VT), running economy (RE, VO2 at 8 km·h-1) and speed attained at VO2max (MAS) on a motorized-treadmill. Gas analysis was performed using a portable gas analyzer (K4b2, COSMED, Rome, Italy). Game-related physical performance was assessed before and after an experimental basketball game (Hoffman, Nusse et al. 2003).

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Results Players VO2max, MAS, VT and Yo-yo performance values were 60.4±5.1 ml kg-1 min1, 40.2±4.7 ml·kg-1·min-1 and 1678±397m respectively. Yo-yo performance resulted significantly correlated with VO2max (r=0.77, p<0.001) and MAS (r=0.71, p<0.001). During the first and the second half of the experimental-game, players attained 86.2±5.3 and 86.7±4.3% of the individual HRmax, respectively (p=0.42). The mean blood lactate concentration during the experimental games was 3.72±1.39 mmol·l-1. Yo-yo was related to pre-post Line-drill (LD) decrements (r= -0.51, p=0.04).

Discussion/Conclusion The present results support the likelihood of basic physiological association between Yo-yo performance and the individual level of aerobic-fitness in basketball players. The exercise intensity attained by our players in the experimental-game was similar to the values previously reported in professional basketball players during competition (McInnes, Carlson et al. 1995). These results support the ecological validity of the research design devised for this investigation. The LD is a common performance test in basketball that is used to assess physical performance. The significant moderate association between Yo-yo performance and post-game decrements in LD performance suggests that the Yo-yo is relevant to basketball. On this basis, we suggest that the Yo-yo to be a potentially important basketball-specific field-test for assessing specific-endurance. However in order to fully validate Yo-yo test, it should be compared with selected game-activities through sound match and time-motion analysis.

References Hoffman, J. R., V. Nusse, et al. (2003). “The effect of an intercollegiate soccer game on maximal power performance.” Can J Appl Physiol. 28(6): 807-817. McInnes, S. E., J. S. Carlson, et al. (1995). “The physiological load imposed upon basketball players during competition.” Journal of Sports Sciences 13: 387-397.

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VALIDITY OF AN ON-COURT LACTATE THRESHOLD TEST IN YOUNG BASKETBALL PLAYERS Authors: Carlo Castagna1,2, Manzi Vincenzo2, Impellizzeri Franco3, Chouachi Anis4, Nidhal Abdlekrim5, Massimiliano Ditroilo1,6 1 Scuola Regionale dello Sport delle Marche, Italian Olympic Commitee (CONI), Ancona, Italy; 2 School of Sport and Exercise Sciences, Faculty of Medicine and Surgery, University of Rome Tor Vergata, Rome, Italy; 3 Neuromuscular Research Laboratory, Schulthess Klinik, Zurich, Switzerland 4 Institute of Sport and Physical Education, Ksar Said, Tunis, Tunisia. 5 Research Unit ‘’Evaluation, Sport, Santé’’, National Center of Medicine and Science in Sports (CNMSS), Tunis, Tunisia. 6 Istituto di Ricerca sull’Attività Motoria, Laboratorio di Valutazione Funzionale e Biomeccanica Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”

ABSTRACT The aim of this study was to assess the validity of a exercise mode specific fieldtest over 20m (Intermittent Shuttle Running Test, ISRT) for lactate threshold (LT) detection in young basketball players. Fourteen basketball players (age 15.3±0.6 years, height 182±4.6 cm, body mass 71.6±6.3 kg) were submitted in random order and on separate occasions, to ISRT and a treadmill intermittent progressive test (TM) devised for the assessment of LT (4 min stages at 8,10,12,14 km·h-1). Blood Lactate concentrations [La]b were assessed taking earlobe blood samples at rest and immediately after each of 4 min running steps considered in ISRT (9, 10 and 11 km·h-1) and TM. Exercise heart-rates (HR) were monitored throughout each test using shortrange telemetry. During ISRT running speed was dictated with CD-recorded audio cues broadcasted by a CD player. As LT was considered the running speed attained at [La]b 1 mmol·l-1 above resting levels. Results showed that speed at LT of ISRT and TM were significantly related (r=0.82, p<0.001). Speed at ISRT-LT showed to be significantly lower than TM-LT speed (10.1±1.7 vs 12±2.3 km·h-1, p<0.001). During ISRT, players attained 80±4.7, 87±4.4 and 92±3.0% of maximal HR at 9, 10 and 11 km·h-1, respectively. This study results show that ISRT may be used as a valid field-test to assess sub- maximal aerobic fitness in young team-sport players. Continuous 20m shuttle-running performed at 11 km·h-1 revealed to elicit HR in the range of those reported to induce aerobicfitness development in trained subjects. 27


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Key Words: Sub-maximal testing, Team Sports, Anaerobic Threshold. INTRODUCTION Basketball is a multifaceted team-sport that requires a well developed physical fitness in order to be played successfully (22). Many authors have suggested that strength, power, agility, and speed are important characteristics for elite basketball players (14, 18). However several researches showed that the aerobic involvement during competitive basketball, either played at youth or professional level is higher than previously thought (5, 6, 8, 22, 23). Recently Laplaud et al. (17) showed with a training study that basketball training exerted a significant effect on sub-maximal aerobic fitness in professional basket players during the competitive season. As consequence of that the determination of the sub-maximal components of aerobic fitness such as lactate threshold (LT) may be of some help in training monitoring and exercise prescription in modern basketball. Although laboratory LT detection is the optimal choice for the determination of reliable results the involved procedures are time consuming and require highly trained personal (12). Furthermore laboratory testing requires exercise-mode such cycling or line running that are not basketball specific (10). Consequently LT results may have doubtful relevance to specific basketball training and also limit players motivation to testing. Therefore the possibility to implement a basketball exercise-mode specific field-test for the determination of LT would be of interest for coaches and basketball fitness-trainers. Given that the aim of this study was to assess the validity of a newly devised exercise-mode specific field-test for LT detection in young basketball players. It was hypothesized an association between court (surrogate) and laboratory (gold standard) sub-maximal aerobic fitness values (criterion validity).

METHODS Experimental approach to the problem Aerobic fitness (24) has been proposed as a performance component in basketball conditioning (27). Recently Ben Abdelkrim et al. (4, 5) showed in junior basketball players that aerobic fitness is related to match performance and that the aerobic pathway is progressively heavily stressed during the course of the game. This findings are supported by studies that reported an important cardiovascular involvement during male basketball competitions (4, 22). Recently Narazaki et al. (23) using direct VO2 assessment showed that players during scrimmage attained 65% of individual VO2max suggesting aerobic-fitness training in order to improve game performance. This VO2 involvement and the reported blood lactate concentration [La]b suggest 28


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that sub-maximal aerobic fitness may play a role in basketball conditioning (23). This hypothesis was supported by the Lapluad et al. (17) findings that showed improvement in sub-maximal aerobic fitness in male basket ball players during the competitive season (i.e. sensitivity). Due to the body of knowledge that evidenced the significant aerobic contribution to basketball performance and the interest in assessing sub-maximal aerobic fitness, the implementation of valid field test may result useful for coaches and strength and conditioning professional that deal with basketball. The assessment of aerobic fitness via sub-maximal protocol in the field may have also a positive impact on player motivation to testing (2, 3, 11). In this study the assessment of sub-maximal aerobic fitness was performed using a progressive intermittent test that involved shuttle-running (ISRT) on a 20m base of the basketball court. This to provide logical validity and feasibility (30). Validity was tested comparing ISRT results with LT values assessed in the laboratory during a progressive treadmill test (i.e. gold standard) (16). Lactate Threshold was considered as the speed attained at a [La]b 1 mmol·l-1 above resting level (11). Speed at LT was calculated using the best fit line method for each individuals’ [La]b vs Speed data using custom made visual-basic program.

Subjects Fourteen well-trained basketball players (age 15.3±0.6 years, height 182±5 cm, body mass 72±6.3 kg ) were randomly chosen within a population of basketball players of an elite basketball-academy team (Stamura Basket, Ancona, Italy). To be included in the study, players had to possess official medical clearance at the beginning of the season according to national law, to ensure that they were in good health. This medical examination, which includes electrocardiogram, blood and urine analysis, and spirometry, was performed in medical centers certified by the National Ministry of Health. Written informed consent was received from all participants and parents/ guardians after a detailed explanation about the aims, benefits, and risks involved with this investigation. Participants were told they were free to withdraw from the study at any time without penalty. The study was approved by the local Institutional Research Board and the local ethics committee before the commencement of the assessments. The study protocol followed the guidelines laid down by the World Medical Assembly Declaration of Helsinki. Before testing session players were advised to maintain a highly carbohydrate diet and not to eat or drink food or beverage containing caffeine. Testing session took place at least three hours after the main meal. All testing sessions were undertaken with well-rested players. Player at the time of the 29


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investigation were experiencing a mid-season break (Christmas holidays). During this period of the season players trained for 4 times a week with a tournament or friendly game played during the week-end. Training sessions were mainly devoted to tactical and technical skill development in the form of ball drills. Strength and conditioning was provided with two 45 min sessions a week involving explosive strength and aerobic and anaerobic fitness development (circuit-training, and interval training). Inclusion in the study required at least 3 years experience in competitive basketball, regular participation in championship competitions, absence of muscle-tendon injuries during the two months preceding the experimentation and regular adherence to training schedule during the same period of time.

Procedures Lactate threshold was detected using a progressive intermittent running protocol (TM) on a motorized treadmill (Technogym Run Race 1400 HC, Gambettola, Italy) consisting in bouts of 4 min interspersed with 1min of passive rest. Running speeds were set at 8, 10, 12 and 14 km·h-1. After a 5 min recovery subjects performed an incremental short-term (4-7 min) continuous protocol to determine maximal heartrate (HR) and peak [La]b (16). In this second testing phase procedure players run at 14 km·h-1 with speed increments of 1 km every 30s until 16 km·h-1. Thereafter treadmill inclination was increased every 30s by 1% until exhaustion (16). Lactate Threshold was assessed taking blood samples at rest and immediately after each of the four running bouts. Peak [La]b was assed sampling blood 3 min after the all-out progressive run. On a separate occasion and in random order players were submitted to an incremental intermittent shuttle-running test (ISRT) over a 20m base. This consisting in three 4 min bouts of shuttle-running performed at 9, 10 and 11 km·h-1, respectively. Between each shuttle-running bout, players rested passively for 1 min. During ISRT [La]b were determined analyzing blood samples taken at rest and immediately after each continuous shuttle-running bouts. Shuttle running speeds over 20m were dictated with CD-recorded audio cues broadcasted by a CD player (Philips AZ1030, Holland). Players during the ISRT had to run between two lines set 20m apart stepping on the front line in time with the pre-recoded audio cues. During all testing procedure [La]b were determined using the Biosen 5030 enzymaticamperometric lactate analyzer (EKF Industrie, Barleben, Germany). Earlobe blood samples were collected using 20 µl plastic sodium heparinized capillaries. Blood samples were immediately stored in heparinized test-tubes and analyzed within 5 hours. 30


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Exercise HR were monitored throughout each test using short-range telemetry (Polar NV, Kempele, Finland). Heart Rates profiles were analyzed using dedicated software (Polar NV, Kempele, Finland). Subjective effort perception was assessed immediately after exercise using the 1-10 Börg Rate of perceived exertion (RPE) scale (7). Testing sessions took place on separate days, at least 2 days apart and at the same hours of the day in order to avoid circadian variation of physiological variables.

Statistical analyses Data are presented as means and standard deviations. Comparison between two variables have been performed with paired t-tests and effect size as Cohen’s d was calculated. When comparisons between more than two variables was necessary ANOVA designs were used (simple one-way or repeated measurements) with Bonferroni posthoc test. Association between variables was assessed using the Pearson’s productmoment coefficient of correlation. Significance was set at p<0.05. All calculation was performed with Statistica package (Statsoft, Tulsa, California, USA, 6 version).

RESULTS Results showed that speed at LT during ISRT and TM were significantly related (r=0.82, p<0.001, Figure 1). Speed at ISRT-LT showed to be significantly lower than TM-LT speed (10.1±1.7 vs 12±2.3 km·h-1, p<0.001). Heart rates during ISRT were 80±4.7, 87±4.4 and 92±3.0% of HRmax at 9, 10 and 11 km·h-1 respectively (p<0.001). Mean %HRmax at 8, 10, 12 and 14 km·h-1 were 71±4.2, 80±4.0, 85±3.9 and 91±2.9% during TM. No significant differences were detected between %HRmax at LT in the ISRT and TM tests (84±5.1 and 83±5.1%, p=0.23, respectively, ES 0.33). Rate of perceived exertion at LT was significantly higher during TM than ISRT (4.4±0.7 vs 3.6±1.6, p<0.05, ES 0.80). Blood lactate concentrations and RPE during ISRT and TM are reported in table 1 and 2 respectively.

DISCUSSION The main finding of this study was the significant association (r=0.82, p<0.001) existing between ISRT and TM lactate thresholds this confirming our research hypothesis. The ISRT was devised in the attempt to limit the technical, economical and logistic constraint usually associated with laboratory testing. 31


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The ISRT test involving intermittent shuttle running performed over a 20m base possess a good logical validity as it mimics the exercise pattern that usually takes place during basketball training and competitions (9, 10, 19, 20). The physiological and perceptual responses to ISRT showed a progressive involvement of aerobic and anaerobic metabolism with attainment of sub-maximal effort throughout the test. Indeed test end [La]b was only 33% of the peak values obtained by the involved basketball players at exhaustion during the laboratory all-out test. Similar pattern was observed for effort perception at 11 km¡h-1 that was 55% of RPE experienced at exhaustion. Heart rate during the ISRT peaked to 92% of HRmax showing an important aerobic involvement during the last stage of the test. Interestingly the HR at LT in the two test conditions showed no significant differences when expressed as percentage of the individual maximal. Despite this RPE resulted significantly lower during the ISRT as was per the speed at LT. This results show that shuttle running induced higher physiological stress on players compared to line running. Indeed at the same running speed (10 km¡h-1 ) [La]b , RPE and HR resulted 29, 24 and 9% higher in the shuttle running condition than in line running (i.e. treadmill running). This is similar to what previously reported by Reilly and Bowen (25) in non-orthodox directional running modes such as backward and sideward motion. Shuttle-running like backward and sideward running are directional modes heavily involved in basketball competitions (4, 22). Consequently due to the unique physiological demands imposed, non-orthodox directional modes should be used to implement basketball specific training drills. In this regard the [La]b and HR responses found during the 11 km¡h-1 shuttle-running bout may suggest the use of such speed to induce metabolic adaptation in young basketball players using game exercisemode specific drills (i.e. shuttle running). This option may parallel the use of ball drills (i.e. scrimmage and rule modified games) to implement metabolic training in basketball (8, 23, 29). In this regard soccer studies showed that significant enhancements in aerobic fitness (24) may be achieved using ball or running drills (4 min length) that elicit HR in the range of 90-95% of maximal (13, 15). This is the fist study that assessed the LT in young non-elite basketball players. The HR and [La]b at LT are similar to those reported to occur during age matched basketball competitions (9) suggesting that exercise intensities at LT may result functional to young basketball aerobic conditioning. However basketball anaerobic fitness should be not neglected as the majority of the technical tactical relevant activities are performed at high to maximal intensities in basketball competitions (4, 22). Apostolidis et al. (1) detected in elite level junior basketball players (age 18.5 years) ventilatory threshold occurrence at 86% of the individual maximal HR. This figure 32


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is similar to that here reported showing that the randomly chosen non-elite players were as much aerobically fit as their elite level junior counterpart. These results may indicate that young well trained basketball players should be able to at least manifest LT or VT at approximately 86% of their maximal HR to be considered conditioned for competitive basketball. As this %HRmax has been reported to be typical of most part of basketball competitions (4, 9, 22, 23) it can be assumed that this study player were aerobically fit to cope with game demands. However the speed attained at LT in this young basketball players was lower than that reported in French professional basketball players that was found to be of 15 km·h-1 (26). However difference in testing protocols and LT and or anaerobic threshold definitions makes comparisons difficult to be performed (21, 28, 31).

PRACTICAL APPLICATIONS In this study the validity of a field test devised for the assessment of sub-maximal aerobic fitness was assessed. Consequently the ISRT may be safely used by strength and conditioning coaches to evaluate sub-maximal aerobic fitness in basketball players in field conditions within just 15 min. The assessment of the relevant variables may be achieved with trend analysis (see methods) or just plotting the [La]b against speeds in order to examine the aerobic efficiency of players (16). The sub-maximal nature of the test should be considered as an added value of ISRT being appealing for in season fitness assessment. The data here reported showed that LT irrespective of exercise mode (i.e. line or shuttle running) occurs at approximately HR 83-84% of HRmax. Consequently this result may guide coaches and strength and conditioning professional in aerobic fitness prescription when maximal HR and a HR monitor are available. If this is not the case as in schools and non professional basketball teams a viable surrogate of HR cues may be RPE. Using the 1-10 Börg Scale a RPE score of approximately 4 may be reasonably considered as the exercise intensity at LT (unpublished data of this study). Continuous 20m shuttle-running performed at 11 km·h-1 revealed to elicit HR in the range of those reported to induce aerobic fitness development in trained subjects. This inducing [La]b in the range of those reported in youth basketball games (9). Given that ISRT may be considered as a valid test for the estimation on LT in field condition. Reliability and sensitivity studies should be undertaken in order to test the full applicability of ISRT in youth basketball. Furthermore direct validity should be tested comparing ISRT results with match physical performance (9).

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THE ASSESSMENT OF MAXIMAL AEROBIC POWER WITH THE MULTISTAGE FITNESS TEST IN YOUNG FEMALE SOCCER PLAYERS Authors: Carlo Castagna1,2, Franco Impellizzeri3 and Massimiliano Ditroilo2,4 1 School of Sport and Exercise Sciences, Faculty of Medicine and Surgery, University of Rome Tor Vergata, Rome, Italy; 2 Scuola Regionale dello Sport delle Marche, Italian Olympic Committee (CONI), Ancona, Italy; 3 Neuromuscular Research Laboratory, Schulthess Klinik, Zurich, Switzerland; 4 Laboratorio di Valutazione Funzionale e Biomeccanica, Istituto di Ricerca sull’Attività Motoria, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, Urbino, Italy

ABSTRACT The aims of this study was to examine the accuracy of the original predicting formula in estimating V O2max and the criterion validity of a shuttle-run test to exhaustion (MSFT) in female soccer players. Twenty-six female soccer-players (age 12.1±0.9 years, body-mass 50±9.2 kg, height 155±5.7 cm) were tested over separate occasions for V& O2max ( V& O2max-Test) and MSFT performances with (MSFT- V& O2peak) or without gas analysis. The V& O2max estimation was significantly lower than MSFT V& O2peak (32.7±3.9 vs 40.1±5.9 ml· kg-1·min-1, p<0.001). No significant difference between V& O2max-Test and MSFT for maximal V& O2 and HR were observed (38.7±4.7 vs 40.1±5.9 ml· kg-1·min-1, and 203±5.3 vs 200±9.8 beat·min-1, P>0.05, n=15). The MSFT performance (950±213m) resulted significantly correlated to MSFTV& O2peak (r=0.73, p<0.001). The V& O2max-Test was not significantly related to MSFT performance (r=0.30, p=0.28). The MSFT- V& O2peak was significantly related to Estimated V& O2max (r=0.70, p<0.01). This study results showed that the MSFT formula significantly underestimated V& O2peak average difference being in the order of 23% of the estimated value. Resulting MSFT- V& O2peak significantly related to MSFT performance this test may be considered as an indirect measure of individual V& O2max in young female soccer players. Furthermore MSFT may be used as a valid test to assess V& O2peak and HRmax when a portable gas analyzer and a heart-rate monitor are available. However great individual differences may occur. In light of this study results it is suggested to consider MSFT performance (distance covered) and not estimated V& O2max when dealing with young female soccer players.

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Key Words: Association Football, Team-sports, Shuttle running, Maximal Oxygen uptake, Aerobic Fitness.

INTRODUCTION Despite its growing popularity female soccer has been only rarely the object of scientific investigations (18, 34). The available literature on female soccer suggests that the relative physiological demands (% of individual maximal heart and aerobic-power) of the game are similar to those reported in competitive and age matched male players (18, 26, 34). Differences mainly occurring in match physical performance and particularly in those activities undertaken at high- intensity (speed >15 km·h-1) (18). Recent studies on adult female soccer have shown that maximal aerobic-power ( V& O2max) and intermittent high-intensity endurance affect match physical performance (18, 26). Consequently aerobic-training and assessment should be considered of importance for elite-female soccer players to pursue successful competitive edge (10, 18). Additionally, V& O2max assessment is supposed to be considered in talent detection and development in female soccer (32). In male soccer a number of fitness tests was proposed in the attempt to assess aerobic-fitness (14). Indeed V& O2max (28) can be accurately evaluated using a variety of laboratory protocols during treadmill-running until exhaustion. Although the values obtained with laboratory testing are considered the “gold standard” for the measurement of aerobic fitness, the procedures involved are time consuming and require trained personnel and expensive equipment. For these reasons, some field tests have been proposed as practical alternatives to laboratory assessments and they are commonly used by coaches and applied sport scientists to evaluate aerobic-training outcome in soccer players (8, 22). By far the most popular tests for V& O2max are the 20-m shuttle run test (20MSRT) (21-23) and the multistage fitness test (MSFT)(31). The latter being a modified version of the 20MSRT firstly devised by Léger et al. (21, 23). Differently from the 20MSRT the MSFT starts at 8 instead of 8.5 km h-1. In addition to criterion (i.e. V& O2max) validity (21, 23, 31) these tests involving shuttle running have been considered to possess logical validity for teamsports (22) and consequently for soccer (7, 37). For these reasons, both the shuttle run tests (20MSRT and MSFT), as indirect measures of V& O2max, are commonly used by soccer coaches as practical measures of aerobic-training outcomes (16, 17, 25). The relationships between continuous shuttle run tests (such as the 20MSRT and MSFT) and physiological assessments of aerobic-fitness factors such as V& O2max has been already reported (17, 21, 27, 31, 37). However, to our knowledge, no study has examined the applicability (i.e. criterion validity, reliability and sensitivity) of 38


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MSFT in young female soccer players. Therefore, the main aims of this study were as follows: a) to examine the accuracy of the MSFT original predicting formula (23) in estimating V& O2max; b) to determine the criterion validity of the MSFT; c) to evaluate the reliability of the MSFT in a population of young female soccer players. This information is necessary to understand if the results of this popular field-test give reliable information as per the maximal aerobic power of female soccer players. As work hypothesis was assumed the existence of population validity of MSFT (21-23).

METHODS Approach to the problem This study design involved one group of young female soccer players who underwent four testing sessions (Fig.1) to determine population validity and reliability of the MSFT. The dependent variables measured were V& O2, heart-rate (HR) and running distance covered (performance). Usually field-test validity is verified comparing performance with “gold-standard” test measures (35). Another method useful to assess field-test validity is to study the criterion variable during the test (6). In this study, according to Castagna et al. (6), exercise V& O2 was assessed during the MSFT with a portable lightweight breath-by-breath gas analyzer (K4b2; Cosmed, Rome, Italy) (9, 24, 29). This methodology was used in order to examine variables (i.e. peak V& O2 responses) agreement between gold-standard (a maximal progressive multistage running test) and MSFT assessments (6). The predictive validity of the Ramsbottom et al. (31) formula was assessed comparing MSFT V& O2peak with the formula estimated V& O2max (23). Another issue of interest for the coach and the fitness trainer is to assess the number of times a subject needs to repeat the test in order to obtain stable data (i.e. reliability) (13). With this aim a preliminary mass MSFT (mass-MSFT) was provided to all the female soccer-players involved. On separate occasions (within a week) and in a random order players were successively submitted to a MSFT with or without K4b2. Test-retest reliability was obtained by comparing mass-MSFT with the MSFT condition. Furthermore, the consistence of MSFT-K4b2 performance for measurement agreement analysis (17) was studied by comparing MSFT performed with and without K4b2. Subjects Altogether, twenty-six female soccer players (age 12.1±0.9 yrs, body mass 50±9.2 kg, height 155±5.7 cm) with at least three years of experience, were randomly chosen among a population of female players afferent to a federal female-soccer develop39


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ment academy (FIGC, Centro Federale Calcio Femminile, Ancona, Italy). To be included in the study, players had to possess official medical clearance at the beginning of the season according to national law, to ensure that they were in good health. This medical examination, which includes electrocardiogram, blood and urine analysis, and spirometry, was performed in medical centers certified by the National Ministry of Health. Written informed consent was received from all participants and parents after a brief but detailed explanation about the aims, benefits, and risks involved with this investigation. Participants were told they were free to withdraw from the study at any time without penalty. The study was approved by the local ethics committee before the commencement of the assessments. The present investigation was performed during the competitive season taking advantage of a two weeks competitive break. During this period training consisted mainly in skill and tactical training sessions (two or three training sessions a week with a friendly match during the weekend) to prepare for winter tournaments. Players refrained from heavy training for the 2 days preceding testing sessions. During the 2 hours preceding assessments, only “ad libitum� water intake was allowed, and subjects consumed a light meal at least 3 hours before the commencement of exercise. Players were well motivated, and throughout testing sessions, verbal encouragement was given by the test leaders (C.C. and M.D.) and by peers to induce maximal effort.

Procedures Before the commencement of the study all players were verbally instructed about the MSFT nature. Immediately after verbal instruction players were submitted to a general warm-up (5 min jogging plus 5 min calisthenics) and to a familiarization bout (2 min) of the MSFT to get accustomed with test pace and shuttle running technique (17, 19). After those preliminary procedures all the players (approximately 10 per trial) performed mass-MSFT until exhaustion. Successively (at least 48 hours apart) and in a random order, female soccer-players were submitted to a (see figure 1): 1. Maximal progressive multistage running test (VO2max_Test) for the assessment of maximal physiological variables performed on an indoor athletic-track (2-4, 20); 2. Mutistage Fitness Test with K4b2 (MSFT-K4b2); 3. Multistage Fitness Test without k4b2 (MSFT)

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The VO2max_Test consisted in a progressive running test performed on a syntheticfloor indoor athletic-track (200 m per lap) until exhaustion (2-4, 20). During the VO2max_Test players’ expired gas and HR responses were recorded using K4b2 and short-range HR monitors (Polar NV, Kempele, Finland), respectively. The VO2max_ Test protocol starting al 8 km·h-1 considered speed increments of 0.5 km·h-1 every minute (37) until exhaustion (8-12 min). Running pace was dictated by pre-recorded beeps diffused by a portable CD player (Az1030 CD player; Phillips, Best, The Netherlands) on a 20 m speed base (from 8 km·h-1 until exhaustion). Player’s had to be at each audio cue (beep) beside a cone (one each of track 20m). Failure to be within approximately 1 m off the cone-line for two successive beeps was considered as exhaustion. All the players were fully familiarized with the VO2max_Test as they performed it as usual fitness test. According to Ramsbottom et al. (31) the MSFT consisted of 20 m shuttle runs performed at increasing speeds, until exhaustion. Audio cues of the MSFT test were recorded on a CD (www.teknosport.com, Ancona, Italy) and broadcasted using a portable CD player (Az1030 CD player; Phillips, Best, The Netherlands). The test was considered ended when the participant twice failed to reach the front line in time (objective evaluation) or the participant felt unable to complete another shuttle at the dictated speed (subjective evaluation). The total distance covered during the MSFT (including the last incomplete shuttle) was considered as the testing score. All testing procedures took place in the same indoor athletic-track dome facility and testing condition were kept stable throughout the research sessions (air temperature 20±1C°, relative humidity 55±5%). The highest HR achieved at exhaustion during the V& O2ma x_Test was considered as individual HRmax. Maximal oxygen uptake was considered as the mean V& O2 values measured during the last 15 seconds before exhaustion. The criteria for attaining V& O2max included any two of the following: volitional exhaustion; attainment of ±10 beats·min-1of the age-predicted HRmax (220-age); RER equal or greater than 1.10; and a plateau in V& O2 (increase less than 2 ml·kg-1·min-1) despite increased exercise intensity. The highest V& O2 and HR values during the MSFT-K4b2 were considered as V& O2peak and HRpeak, respectively.

Statistical analysis Data are reported as mean ± standard deviation (SD). Before using parametric statistical tests, the assumption of normality was verified by means of the Shapiro-Wilk W test and data were log-transformed when necessary. A paired t-test was used to examine the differences between estimated V& O2max 41


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(31) and MSFT V& O2peak, while the Bland-Altman plot method (5) (95% limits of agreement) was used to compare estimated V& O2max (31) with MSFT V& O2peak (accuracy of the estimated VO2max), V& O2max with V& O2peak and HRmax with HRpeak (measurement agreement). Pearson’s product-moment correlations were used to examine the relationships between the MSFT-K4b2 performance and MSFT-K4b2 V& O2peak and between V& O2max and MSFT-K4b2 performance. The reliability measures were computed by means of intra-class coefficient of correlation (ICC) and typical error as a coefficient of variation (TE) as proposed by Hopkins (13), comparing the performances of mass-MSFT with the MSFT condition (repeatability) and MSFT with MSFT- K4b2 (protocol consistence for measurement agreement analysis (17)). When comparing the estimated V& O2max with the measured MSFT V& O2peak, our sample size provided a statistical power of 1.0 for detecting effect size of 1.93. All statistical analyses were conducted by means of the ‘Statistica’ software (Statsoft Italia, Vigonza, Italy, release 6.1). An alpha level of p < 0.05 was considered statistically significant.

RESULTS The MSFT estimation of V& O2max resulted significantly lower than MSFT V& O2peak (32.3±3.5 vs 40.1±5.0 ml·kg-1·min-1, p<0.001, n=17, table 1 and figure 2). MSFT performance (925±192m) resulted significantly correlated to MSFT V& O2peak (r=0.70, p<0.01, figure 3A), but trivially and not significantly related to V& O2max (r=0.30, p=0.38, figure 3B). No significant difference between HRpeak and HRmax (figure 4) and between V& O2peak and V& O2max (figure 5) were observed (200±9 vs 203±5 and 40.0±5.1 vs 38.7±4.7 ml·kg-1·min-1, P>0.05, n=15, respectively). Reliability measures are presented in table 2. Time to exhaustion (451±136s) during the VO2max_Test resulted significantly related to MSFT distance (r=0.89, P=0.0001, n=18).

DISCUSSION This study failed to confirm the applicability of the Ramsbottom et al. (31) formula in predicting actual maximal aerobic power in young female soccer players using MSFT performance. Specifically, estimated V& O2max resulted 23% lower than MSFT- V& O2peak (P<0.05). 42


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This results are similar to that reported by Aziz et al. (1) in elite male young soccer players that found only a weak correlation between MSFT and V& O2max. Although the MSFT showed not to be an accurate test to estimate actual V& O2max in young female soccer players this study results supported the general aerobic nature of the MSFT. Indeed this study results showed that the MSFT-K4b2 V& O2peak was significantly related to MSFT-K4b2 performance (see figure 3A). Consequently coaches and fitness trainers may use MSFT performance (distance covered) as an indirect measure of individual maximal aerobic-power in young female soccer players. Differently from what reported by Williford et al. (37) in age matched (12.62±0.65 yrs) male young soccer players, this study failed to detect significant relationship between V& O2max and distance covered during the MSFT (see figure 3B). As criterion validity was tested with correlation analysis (i.e. Pearson’s product moment coefficient) the inter-individual variability in V& O2max and MSFT may have possibly played a role. However the standard deviation of 4.7 ml·kg-1·min-1 found in this study resulted higher than that reported by Williford et al. (37). Consequently the reason for the lack of correlation between V& O2max and MSFT performance should be found elsewhere. Specificity of exercise mode (i.e. running vs shuttle running) (23) may have possibly played a role in this (7). Previous studies have shown that field tests using shuttle running over 20 m may be successfully used to assess HRmax (6, 17, 37). In this study we demonstrated that the peak HR recorded during the MSFT may be considered as the individual HRmax. This finding assumes a great practical value as recent descriptive (12, 30) and training (11, 15) studies showed the effectiveness of using target HR zones (i.e., 90-95%HRmax) in promoting aerobic fitness development in young soccer players. Consequently the MSFT protocol may result a useful prerequisite for implement modern aerobic development in youth female soccer. However individual difference may exist (see figure 4) and coaches and fitness trainers are advised to check for this. The measure agreement found for maximal V& O2 and HR values between MSFT and track- running test conditions support the use of the MSFT as soccer specific protocol to assess variables useful for aerobic-fitness training prescription (i.e. HRmax and V& O2peak). The MSFT may be used as a valid test to assess V& O2peak and HRmax when a portable gas analyzer and a HR monitor are available. In the international literature are rare the information related to aerobic fitness in female soccer players and even more these for young players. The results of this study showed that this selected and randomly chosen sample of female soccer players possessed a V& O2max of approximately 40 ml·kg-1·min-1. This value is quite lower than that reported by Krustrup et al (2005) in professional female soccer players (age 24 yrs, 49.4 ml·kg-1·min-1) and by Castagna et al. (6) in adolescent regional 43


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level soccer players (age 16.6±0.8 yrs, V& O2max 52.8±7.4 ml·kg-1·min-1). In age matched soccer players (age 12.62±0.65 yrs) Williford et al. (37) found V& O2max values of 56.53±5.80 ml·kg-1·min-1. It is this study authors opinion that the evident difference in aerobic fitness found in this sample of young female soccer players was mainly due to the poor training schedule considered. Indeed these young female soccer players trained only two times a week with training mainly devoted to tactical and technical skills development. The high ICC (36) and the low CV (33) showed by the MSFT performance across trial suggest that MSFT may require only a familiarization session to be safely performed for reliable data. However the CV observed in this study for the MSFT distance suggests that improvement in aerobic fitness of young female players may have taken place only when improvements greater than 7% have occurred.

PRACTICAL APPICATIONS Recently Krustrup et al. (17, 18) proposed the Yo-Yo intermittent recovery test Level 1 (Yo-Yo IR1) as field test to assess specific-endurance in soccer. This test showed to possess criterion and convergent validity (correlated to match physical performance) in adult (average age 24 yrs range 19-31 yrs ), female professional players (18). However the applicability of the Yo-Yo IR1 is doubtful to female soccer players of the age of this study as the starting speed of the Yo-Yo IR1 revealed similar to the end-speed attained during the MSFT. Consequently, MSFT should be considered as a preliminary test for the assessment of aerobic performance in young female soccer players. The MSFT performance (distance covered) may be considered as a measure of aerobic performance in young female soccer players. Furthermore, MSFT may be used as a valid test to assess V& O2peak and HRmax when a portable gas analyzer and a heart-rate monitor are available (i.e. field testing condition). In light of this study results it is suggested to consider MSFT performance (distance covered) and not estimated V& O2max when dealing with young female soccer players (31). Although MSFT was quickly mastered by young female soccer players (i.e. good test short-term reproducibility) training-induced performance variations higher than 7% should be considered as meaningful.

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ANALISI BIOMECCANICA DELLA TECNICA DI PARTENZA NEGLI SPRINT BREVI NEL CALCIO Autori: Francini Lorenzo e Castagna Carlo Scuola Regionale dello Sport delle Marche, Ancona; Laboratorio di Metodologia e Biomeccanica Applicata al Calcio, Settore Tecnico FIGC, Coverciano (Firenze).

Abstract La capacità di accelerare in brevi distanze è una caratteristica di fondamentale importanza in molti sport (1,2). Dalla posizione eretta è possibile iniziare uno sprint in avanti tramite lo spostamento del baricentro nella direzione di corsa. Questo aggiustamento biomeccanico prima dell’inizio del movimento, determina varie strategie che possono essere intraprese per iniziare uno sprint in avanti. In 10 calciatori in attività (età 23±1,56 anni; altezza 177±2,71 cm; massa 67±1,68 kg) è stata effettuata una analisi biomeccanica per varie strategie di partenza da una posizione frontale (split start, parallel start, back start), laterale (incrociata, orientata, contromovimento) e dopo una fase di volo (salto verticale, caduta da plinto). La tecnica Parallel start ha fatto registrare tempi sui 5 metri significativamente maggiori (p<0.05) rispetto alle altre tecniche. Il tempo di moto della partenza back-step è risultato significativamente maggiore (p<0.0001) rispetto alle altre tecniche analizzate. La tecnica con caduta da plinto ha registrato una lunghezza del primo passo significativamente minore (p<0.001) rispetto alle altre tecniche. I tempi di contatto del secondo e terzo appoggio non hanno fatto registrare differenze significative tra le varie strategie di partenza. Il principale risultato di questo progetto di ricerca è stato la verifica di un pratico svantaggio dell’impiego della partenza con passo indietro nella prestazione di sprint sui 5m. Lo svantaggio viene determinato principalmente da un tempo di moto significativamente maggiore in questa tecnica di partenza. Parole chiave: Potenza, Forza Esplosiva, Allenamento, Capacità di Accelerazione Introduzione La capacità di accelerare in brevi distanze è una caratteristica di fondamentale importanza in molti sport (1,2). Alcuni ricercatori hanno studiato i parametri biomeccanici e cinematici della partenza dai blocchi per determinare un miglioramento 49


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nella prestazione (3,4,5,6). I risultati ottenuti da queste ricerche non possono però trovare applicazioni pratiche negli sport di squadra dove gli atleti compiono partenze da posizione eretta (2, 7). Per iniziare un movimento in avanti dalla posizione eretta stazionaria, la proiezione sul terreno del baricentro del soggetto deve essere posta anteriormente alla base di appoggio formata dai piedi (8). Quest'aggiustamento biomeccanico può essere effettuato tramite due modalità: una rotazione del corpo all'angolo della caviglia con conseguente spostamento in avanti del baricentro o uno spostamento indietro della base di appoggio (anche con lo spostamento di un solo piede) (8). Le varie tecniche di partenza che un soggetto effettua durante la prestazione sono caratteristiche del rispettivo sport (9). Da una posizione iniziale che prevede il posizionamento dei piedi paralleli (Parallel Start, PS), un atleta può scegliere di iniziare il movimento dal baricentro (rotazione all'articolazione della caviglia e primo passo avanti - Parallel Start) o dall'appoggio dei piedi (sfalsamento dei piedi - Back Start e Split Start). Comparando le tecniche di partenza da posizione eretta Kraan e collaboratori (7) hanno mostrato che la partenza che prevedeva un passo indietro, prima di iniziare il movimento avanti, risultava significativamente la migliore per quanto riguarda la forza orizzontale e la potenza espressa del contatto del piede al suolo. Tramite questo risultato gli autori citati conclusero che la partenza probabilmente più veloce era quella che prevedeva un paradossale passo indietro (Back Start), senza tuttavia un supporto empirico sul tempo di sprint fatto registrare dalle varie tecniche. Frost e collaboratori (11) hanno studiato le varie tecniche di partenza da posizione eretta statica, prendendo come parametro di riferimento il tempo registrato nei vari sprint. In questo studio i soggetti dovevano reagire nel minor tempo possibile a uno stimolo acustico che determinava l'avvio per il timing dello sprint. Lo studio fallisce la giustificazione per l'eliminazione del passo indietro per effettuare uno sprint in avanti infatti, la partenza con un paradossale passo indietro non presenta delle differenze significative su distanze maggiori di 2,5 metri (11). Purtroppo in questo studio il tempo di reazione allo stimolo sonoro costituisce un vizio del disegno di ricerca e data la sua natura riduce l’applicabilità dei dati raccolti agli sport di squadra (validità ecologica). Infatti rimuovendo il rumore sperimentale costituito dal tempo di reazione e considerando il tempo di inizio soggettivo del movimento, pertinente agli sport di squadra, è possibile che la tecnica di partenza operi un effetto specifico sulla durata totale dell’azione di sprint. Questa intesa come inizio (tempo di moto) e successo (tempo di sprint) del movimento. Per meglio studiare le potenzialità applicative della tecnica di partenza nello sprint breve (<10m) sarebbe pertanto utile esaminare le varie tipologie di movimento con50


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siderando condizioni indipendenti dal tempo di latenza motorio (tempo di reazione allo stimolo). Condizione questa individuale e non associabile al comportamento biomeccanico successivamente prodotto (5). Negli sport di squadra come il calcio la maggior parte degli sprint avviene su distanze molto brevi spesso inferiori ai 10 m nel corso dei quali grande importanza, data la loro ridotta estensione temporale, rivestono le fasi inziali ovvero quelle relative all’avvio del movimento di sprint. Infatti in questi frangenti temporali il calciatore deve esprimere al massimo le sue potenzialità accelerative di modo da vincere nel più breve tempo possibile l’inerzia del proprio corpo. Risultano pertanto di interesse possibili strategie (tecniche) atte a vincere l’inerzia costituita dalla propria massa corporea e quindi provvedere una velocità iniziale la più elevata possibile (fase di partenza). Pertanto si reputano chiave per la buona riuscita di uno sprint breve (<10m) i primi due-tre passi successivamente a una congrua azione di partenza. Data la frequenza di azioni con discretizzazione non superiore ai 5m risulterebbero di estrema utilità pratica studi esaminanti la tecnica di partenza e il suo effetto sulla cinematica e dinamica per sprint di questa estensione. Purtroppo in letteratura non sono presenti studi che hanno esaminato l’effetto della tecnica di partenza in calciatori effettuanti sprint brevissimi (<5). Lo scopo di questo studio è stato quindi quello di studiare l’effetto della tecnica di partenza nello sprint breve da posizione statica (<5m) in un gruppo di calciatori. Questo considerando come variabili dipendenti il tempo di sprint e di moto nonché quale fonte delle variabili indipendenti la possibile variazione dei parametri biomeccanici nel corso dei primi tre passi di uno sprint di 5m. L’esistenza di un effetto negativo sul tempo totale di sprint operato dalla partenza utilizzante azione paradossale (Back Start) è stata considerata come ipotesi soggettiva di lavoro.

Metodi 51


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Approccio sperimentale Lo studio in oggetto ha seguito le procedure previste per la realizzazione di uno studio descrittivo meccanicistico comparativo. La comparazione è stata realizzata assumendo come costrutti paradigmi di sprint utilizzanti azioni di partenza evinte dalla pratica calcistica agonistica (validità logica oggettivata) e dalla letteratura scientifica esistente. Quale distanza di sprint è stata scelta quella dei 5 metri in linea ritenuta come maggiormente praticata dai calciatori nelle azioni di gioco senza palla e maggiormente influenzabile dalle strategie di partenza scelte (effetto decrescente sulla performance). Recentemente Faude e coll. (2012) hanno dimostrato che la maggior parte delle marcature nel calcio di élite sono conseguenza di sprint in linea con e senza palla sia da parte del realizzatore che dell’appoggiante. Le tecniche di partenza considerate evinte dalla letteratura sono state la Back Start, Split Start e Parallel Start. Inoltre sono state esaminate partenze con calciatore con spalle parallele alla direzione di sprint (partenza laterale) e partenza dall’atterraggio (simulazione reazione dopo una contesa aerea durante il gioco). Lo studio ha quindi esaminato dal punto di vista biomeccanico tre categorie di partenza: Frontale, con spalle perpendicolari alla direzione di corsa; Laterali, con spalle parallele alla direzione di corsa e dopo atterraggio da precedente salto (vedi figure 1-6).

Procedure Allo studio hanno partecipato 10 calciatori in attività (età 23±1,56 anni; altezza 177±2,71 cm; massa 67±1,68 kg). A ogni soggetto era chiesto di effettuare delle prove di sprint massimale con una tecnica di partenza diversa per ogni rilevazione. Le tecniche di partenza erano suddivise in tre gruppi: Partenze Frontali, con le spalle perpendicolari alla direzione di corsa; Partenza Laterali, con le spalle parallele o sulla stessa linea di corsa; Partenza da atterraggio, nelle quali il soggetto doveva sprintare dopo un atterraggio da un precedente movimento. Tra le partenze frontali sono state studiate le tecniche Parallel (fig. 1) che prevedeva il posizionamento dei piedi paralleli subito dietro la linea di partenza, Split (fig. 2) che prevedeva uno sfalsamento dell'appoggio dei piedi sul piano sagittale, Back-Step (fig. 3 ) che prevedeva il posizionamento dei piedi come nella prima tecnica ma con l'esecuzione veloce di un passo indietro prima di iniziare l'azione di sprint in avanti. Tra le tecniche laterali sono state studiate le tecniche: Orientata (fig. 4) che prevedeva una rotazione nella direzione di corsa del piede più vicino alla linea di partenza, Incrociata (fig. 5) che prevedeva un'azione di slancio dell'arto lontano dalla linea di partenza, e con contromovimento (fig. 6) la quale prevedeva un'azione di slancio del busto nella direzione opposta rispetto a quella di corsa (arretramento paradossale). 52


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Tra le partenze da atterraggio sono state analizzate due tecniche, una non standardizzata cioè dopo un salto verticale (massimale a discrizione del soggetto) dove non veniva registrata l'altezza di salto e una standardizzata cioè dopo una caduta da una altezza di 50 cm. Per ogni tecnica venivano effettuate tre prove e registrato il tempo sulla distanza di 5 metri tramite fotocellule (Racetime2 Light Radio - Microgate, Bolzano). L’analisi biomeccanica delle varie condizioni di partenza è stata realizzata mediante un sistema optoelettronico multicamera (BTS Smart - BTS Bioengineering, Garbagnate Milanese MI). Mediante questo sistema è stato calcolato il tempo di moto (spostamento di entrambi i piedi per l'inizio del movimento in avanti), la lunghezza dei primi tre passi e il tempo di contatto dei primi tre appoggi. Ogni soggetto sceglieva in maniera autonoma la prima tecnica di partenza e solo successivamente venivano spiegate e vincolate le altre due tecniche. Sia per la partenza "familiare" che per le partenze "vincolate" venivano effettuate degli sprint di prova per familiarizzare i soggetti. I dati presentati sono espressi in media e deviazione standard. La differenza tra le variabili di interesse è stata realizzata mediante l’analisi della varianza per misure ripetute. La differenza tra i confronti multipli è stata valutata mediante il test LSD di Fisher. La significatività è stata posta al 5% (p<0.05).

Risultati I risultati delle prove realizzate in questo studio sono riportate nella tabella 1. La tecnica Parallel ha fatto registrare tempi sui 5 metri e tempi di contatto al primo appoggio significativamente maggiori (p<0.05) rispetto alle altre tecniche. Nelle partenze da posizione frontale, la tecnica con piedi paralleli (1,182±0,041s) è risultata quindi la peggiore (split 1,093±0,071s; back 1,109±0,050s ) considerando il tempo sui 5 metri. La differenza percentuale tra la tecnica parallel e le altre tecniche frontali è tra il 6-8 % (parallel v split 7.5%; parallel v back 6.1%). Le partenze con incrocio, dopo salto verticale e caduta da plinto hanno fatto registrare tempi sui 5 metri significativamente maggiori (p<0,05) rispetto alla partenza orientata. E’ stata registrata una differenza del 6% tra la tecnica orientata e la tecnica con incrocio (1,115±0,051s v 1,052±0,059s ). Per ogni tecnica di partenza è stato analizzato il tempo di moto, da considerarsi come il tempo fisiologico nel quale il soggetto inizia il movimento di sprint. Tramite questo parametro è possibile non considerare la capacità di reazione a uno stimolo esterno, capacità sicuramente diversa tra soggetti. Tuttavia la tecnica con passo indietro ha fatto registrare un tempo di moto significativamente maggiore rispetto alle altre tecniche (back 0,653±0,173s ; split 0,218±0,028s; parallel 0,229±0,034s, p<0.0001 ) con una differenza percentuale di 53


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circa il 65%. Nessuna differenza significativa è stata fatta registrare nei parametri riguardanti le partenze da atterraggio (salto 1,121±0,046s v caduta 1,156±0,052s). La tecnica con caduta da plinto ha registrato una lunghezza del primo passo significativamente minore (p<0.001) rispetto alle altre tecniche. Il secondo passo ha fatto registrare lunghezze significativamente maggiori (p<0.05) nella tecnica split rispetto alle tecniche con caduta e parallel, mentre il terzo passo ha fatto registrare lunghezze significativamente maggiori (p<0,05) nella tecnica orientato rispetto alla tecnica con caduta. Nessuna differenza significativa è stata registrata tra le altre tecniche. I tempi di contatto del secondo e terzo appoggio non hanno fatto registrare differenze significative tra le varie strategie di partenza. Per meglio caratterizzare la durata dello sprint nelle varie tecniche di partenza, è stato sommato il tempo sui 5 metri con il tempo di moto definendo così la durata totale del movimento. I risultati considerando questa variabile mostrano come la partenza con passo indietro sia meno efficace rispetto a tutte le altre tecniche. In questo ha un notevole effetto controproducente il maggiore tempo di moto nella partenza con passo indietro (vedi figura 7).

Tabella 1. Risultati delle prove nelle varie condizioni di partenza. CM= contromovimento. Back Parallel Split Orientato CM Incrocio Salto Caduta

Tempo 5m (sec) 1,109±0,050 1,182±0,041* 1,093±0,071 1,052±0,059 1,073±0,074 1,115±0,051§ 1,121±0,046§ 1,156±0,052£

Tempo di moto (sec) 0,653±0,173* 0,229±0,034 0,218±0,028 0,230±0,023 0,207±0,024 0,271±0,130 0,192±0,028 0,207±0,033

Tempo totale (sec) 1,762±0,185 1,411±0,053 1,311±0,083 1,282±0,055 1,28±0,070 1,386±0,164 1,313±0,062 1,364±0,071

*significativamente maggiore (p<0.05) rispetto alle altre tecniche §significativamente maggiore (p<0.05) rispetto a orientato £significativamente maggiore (p<0.02) rispetto a split, orientato e CM

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Figura 7. Prestazione negli sprint considerati

Discussione Questo è il primo studio che si è interessato di analizzare l’effetto della tecnica di partenza sulla prestazione di sprint breve nel calcio. I risultati di questo studio descrittivo meccanicistico hanno evidenziato come vi sia un significativo effetto della tecnica di sprint sull’efficacia temporale dell’azione globale intesa questa come indipendente dal tempo di attivazione soggettiva al movimento. Di particolare interesse pratico è stata la verifica di un marcato effetto negativo delle azioni paradossali (contromovimento) sulla prestazione nello sprint breve nei calciatori studiati. Negli sport di squadra viene considerata come efficace la disposizione del giocatore a piedi paralleli (power position) per rendersi pre-attivato a possibili azioni a variabilità istantanea. Tuttavia la letteratura disponibile in questo senso ha messo in discussione questo assunto fornendo evidenza su una superiore efficacia delle partenze effettuate in back-start o split (10, 11) nel caso che si consideri il tempo di sprint al netto o meno del tempo di moto. Infatti i dati del nostro studio hanno evidenziato che ogni azione di sprint coinvolgente un contromovimento o un movimento paradossale come un passo all’indietro, se anche costituiscono una strategia per influenzare la velocità inziale dello sprint ritardano di fatto l’azione globale sul tempo di meta. Quindi le azioni “paradossali” risultano efficaci solamente nel caso non sia di rilievo il tempo totale dello sprint e utile in quelle condizioni che richiedono un economico avvio al movimento alla massima intensità riducendo la distanza necessaria per raggiungere la massima accelerazione.

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Possiamo affermare in conclusione che la tecnica di partenza con passo indietro non risulta la più efficace sulla distanza di 5 metri in quanto richiede un tempo di moto molto superiore rispetto alle altre tecniche. La tecnica con piedi sfalsati (split) e le tecniche con passo orientato e con contro-movimento sono risultate le più efficaci sulla distanza di 5 metri considerando il tempo di moto come parametro fondamentale per il raggiungimento della meta. Il principale risultato di questo progetto di ricerca è stato la verifica di un pratico svantaggio dell’impiego della partenza paradossale nella prestazione di sprint sui 5m. Questo confermando l’ipotesi di lavoro assunta in questo studio. Ai fini pratici della metodologia dell’allenamento è consigliabile modificare la tecnica di partenza di uno sprint nei calciatori che eseguono movimenti paradossali sia nelle partenze da posizione frontale che nelle partenze da posizione laterale. Questo al fine di evitare i movimenti, che come mostrato, possono ritardare il tempo di raggiungimento di un obiettivo prefissato.

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LA VALUTAZIONE DELLA CAPACITÀ ANAEROBICA NEL CALCIO: STUDIO PILOTA Autori: Carlo Castagna1,2, Stefano Cappelli2, Vincenzo Manzi3 1 Laboratorio di metodologia e biomeccanica applicata al calcio, Settore Tecnico FIGC, Coverciano (Firenze); 2 Scuola Regionale dello Sport delle Marche, CONI, Ancona; 3 Ente Spaziale Italiano, Roma

Introduzione Lo studio della funzionalità metabolica del calciatore è di fondamentale importanza per lo sviluppo dei metodi di allenamento utili per l’ottimizzazione della prestazione fisica di gioco (Stølen, Chamari, Castagna, & Wisløff, 2005). La ricerca scientifica applicata al calcio si è particolarmente interessata dello studio della funzionalità anerobica a breve termine (potenza anaerobica, PA) trascurando quella a medio termine definita quale capacità anaerobica (CA) (Stølen, et al., 2005). L’analisi di gioco ha recentemente suggerito l’interesse della CA relativamente a sforzi massimali di media durata (10-30s) facendo riferimento al concetto di speed-endurance (Bangsbo, Elbe, Andersen, & Poulsen, 2010; Christensen et al., 2011; Iaia & Bangsbo, 2010; Thomassen, Christensen, Gunnarsson, Nybo, & Bangsbo, 2010). Infatti l’analisi degli eventi di gioco ha indicato come probabile il verificarsi nel corso della partita di azioni condotte a intensità quasi massimale (esercizio accelerativo) della durata di 10-30s non prima rilevati con la match-analysis (Thomassen, et al., 2010). Queste risultanze portano alla riconsiderazione dell’intervento della CA per la preparazione (stimolo critico di allarme) che come attività di produzione di gioco ad alta e altissima intensità. La valutazione della CA viene solitamente attuata mediante il rilievo della potenza sviluppata nel corso di 30s di sforzo condotti al cicloergometro mediante quell’universalmente accettato test conosciuto come Wingate test (Carvalho et al., 2011; Granier, Mercier, Mercier, Anselme, & Prefaut, 1995; Kavanagh & Jacobs, 1988; Zalac, Jarzabek, & Waskiewicz, 1999). Pur fornendo dati di sicuro interesse per la determinazione del profilo individuale del calciatore, il test utilizza modalità di esercizio non calcio specifiche che ne rendono dubbia l’utilità per la prescrizione dell’allenamento. L’abilità di ripetere sprint brevi e con recupero incompleto è stata proposta come una funzionalità fisiologica integrata con un elevato grado di specificità per la pre-

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stazione calcistica (Chaouachi et al., 2009; Rampinini et al., 2007; Spencer, Bishop, Dawson, & Goodman, 2005). Infatti numerosi studi hanno dimostrato pur attraverso diversi test di valutazione l’associazione tra questa abilità e l’attività svolta ad alta intensità nel corso del gioco nonché la sua validità di costrutto (Impellizzeri et al., 2008; Krustrup et al., 2006; Rampinini, et al., 2007; Stølen, et al., 2005; Thomassen, et al., 2010). La ripetizione di sprint della durata di 3-6s (da 3 a 15) alla massima intensità con recuperi non superiori ai 30s ha fatto registrare concentrazioni di lattato molto elevate (10-16 mmol⋅l-1) tali da suggerire l’utilizzo di questi paradigmi quali mezzi per l’allenamento intermittente della CA (Balsom, Seger, Sjodin, & Ekblom, 1992a, 1992b). Recenti studi qualitativo-quantitativi utilizzanti la simulazione computerizzata hanno indicato come gli sforzi massimali (all-out) della durata di 10s siano in grado di descrivere elegantemente la cinetica delle componenti metaboliche anaerobiche quali quella sostenuta dai fosfati ad alto contenuto energetico e quella glicolitica (Heck, Schulz, & Bartmus, 2003). Infatti l’evidenza dimostra che proprio in questi sviluppi temporali si assiste a una massimizzazione degli interventi per unità di tempo dei meccanismi della scissione del Fosfato Creatina, della produzione del lattato muscolare e della cinetica dell’ossigeno senza drammatiche diminuzioni del pH muscolare. Pertanto rispetto agli sforzi unitari solitamente usati per valutare l’abilità di ripetere sprint (3-5s) il paradigma all-out di 10s risulta utile per qualificare le potenzialità anaerobiche del calciatore (Heck, et al., 2003). Questo fa presupporre che un suo reiterato impiego nel tempo possa evidenziare il reale profilo della CA del calciatore rispetto alla prevalentemente Fosfato Creatina dipendente abilità di ripetere sprint (Bishop, Girard, & Mendez-Villanueva, 2011; Girard, Mendez-Villanueva, & Bishop, 2011; Krustrup, et al., 2006; Spencer, et al., 2005). L’introduzione del nastro trasportatore non motorizzato consente la valutazione indiretta delle potenzialità anaerobiche registrando una serie di variabili dinamiche e cinematiche su base istantanea (a ogni passo) e con una modalità di movimento specifica per il calciatore, quale la corsa lineare (Greenhaff et al., 1994; Lakomy, 1987; Van Praagh, 2007). Infatti Faude e coll. (Faude, Koch, & Meyer, 2012) hanno recentemente dimostrato come lo sprint lineare sia l’azione per elezione inducente alla segnatura nel calcio di elite. Allo scopo di delineare il profilo anaerobico del calciatore è stata intrapresa una sperimentazione che facendo uso del nastro trasportatore non motorizzato (NTNM) ha messo a confronto l’abilità di ripetere sprint breve con due paradigmi utili per caratterizzare la speed-endurance frazionata (CA di mantenimento) e continua (CA di produzione) (Bangsbo, et al., 2010).

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Metodi Alla sperimentazione hanno partecipato 11 calciatori di livello regionale (età 21.0 ±5.2 anni, altezza 178.6±5.48 cm, massa corporea 73.4±6.1 kg) i quali sono stati sottoposti in diverse occasioni a tre test effettuati al NTNM (Force Woodway, Woodway Inc., Waukesha, WI, USA) in ordine casuale. Il NTNM ha consentito mediante il suo equipaggiamento la determinazione istantanea delle forze orizzontali, delle reazioni all’appoggio (mediante pedana di forza) e delle velocità di rotolamento del nastro. Il software dedicato (Force Woodway, Woodway Inc., Waukesha, WI, USA) ha reso possibile la implementazione dei protocolli impiegati e la registrazione dei dati raccolti. Quali paradigmi della abilità di ripetere sprint (ARS), e della Capacità Anerobica di mantenimento (CAM) e di produzione (CAP) sono stati utilizzati rispettivamente: 1. 6 sprint massimali di 5s con 20s di recupero passivo (6x5s); 2. 3 sprint massimali della durata di 10s con 20s di recupero passivo (3x10s); 3. 30s all-out (30s). Oltre ai parametri cinematici e dinamici istantanei nel corso della sperimentazione è stata valutata la concentrazione del lattato ematico durante il recupero postesercizio con campionamenti dopo 3, 6 e 9 minuti di ristoro mediante il sistema Lactate-Pro (Arkray, Tokyo, Giappone) usando prelievi ematici effettuati dal lobo dell’orecchio. La differenza tra le varie variabili è stata stabilita mediante il calcolo dell’effect size (ES, Cohen d). La associazione tra le variabili di interesse è stata verificata usando il coefficiente di correlazione di Spearman. I dati sono espressi come media e deviazione standard della media e intervalli di confidenza al 95%. Risultati L’analisi dei dati ha mostrato un picco di lattato ematico post esercizio pari a 11.42±2.56, 13.63±2.33, 15.08±1.57 mM·L-1, rispettivamente per la prova 6x5s, 3x10s e 30s. La differenza tra il valore del picco di lattato rilevato nella condizione 3x10s rispetto a 6x5s (ES=0.65) e 30s (ES=0.69) è risultata di medio effetto. La concentrazione di lattato per la condizione 6x5s è risultata essere notevolmente inferiore rispetto a quella della condizione 30s (ES=2.09). La potenza media totale (per i 30s di sprint) nelle tre prove è stata pari 4150±521, 3940±591 e 3682±522 watt rispettivamente per la condizione 6x5s, 3x10s e 30s. Le differenze tra la potenza media totale prodotta nella condizione 3x10s e quelle rilevate per 6x5s e 30s sono risultate di medio effetto (rispettivamente ES=0.40 e 0.48). La differenza tra la potenza totale prodotta nelle condizioni 6x5s e 30s è risultata essere di grande effetto (ES=0.92). La distanza totale percorsa nelle tre prove è stata di 107.85±12.78, 112.48±6.64 e 113.27 ±8.37m per le condizioni 6x5s, 3x10s e 30s. Le differenze sono risultate di 61


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medio effetto tra la condizione 6x5s e 3x10s (ES=0.45) e 30s (ES=0.44). La distanza totalizzata nella condizione 3x10s è risultata avere una differenza di piccolo effetto con 30s (ES=0.25). L’associazione tra i valori medi di potenza nel 3x10s con 6x5s e 30s è risultata rispettivamente molto forte (ρ=0.76; 0.30 · 0.93) e quasi perfetta (ρ=0.99; 0.96 · 0.99). La potenza totalizzata nella prova 6x5s è risultata avere una associazione molto forte con quella realizzata nei 30s (ρ=0.83; 0.45·0.95). L’associazione tra la distanza totale percorsa nella condizione 3x10s e quella registrata nei 30s è risultata molto forte (ρ=0.86; 0.523·0.962). La distanza totale percorsa nei 6x5s è risultata essere moderatamente e fortemente associata rispettivamente alla condizione 30s (ρ=0.48; -0.166·0.839) e 3x10s (ρ=0.66; 0.106·0.904).

Discussione Questo è il primo studio che ha esaminato nel calcio la possibile relazione tra i diversi aspetti della capacità anaerobica a breve e medio termine, utilizzando il nastro trasportatore non motorizzato. I dati raccolti hanno evidenziato l’interesse per la prova 3x10s con 20s di recupero passivo per la definizione del profilo individuale anaerobico del calciatore. Inoltre questo studio ha evidenziato l’utilità del nastro trasportatore non motorizzato nella valutazione delle potenzialità anaerobiche individuali del calciatore su base istantanea. Prima di addentrarsi nella specificità delle analisi dei dati risulta di notevole interesse metodologico la considerazione pratica delle concentrazioni di lattato determinate dall’impiego dei paradigmi di esercizio impiegati in questo studio. I dati infatti dimostrano che mediante prove intermittenti 6x5s e 3x10s sia possibile sollecitare notevolmente il meccanismo lattacido inducendo concentrazioni superiori a quelle medie solitamente rilevate nel corso di una partita e molto prossime a quelle di picco ottenute successivamente a azioni di gioco molto intense (Stølen, et al., 2005). Pertanto nel caso il preparatore atletico o l’allenatore siano interessati all’allenamento di queste caratteristiche metaboliche le esercitazioni 6x5s e 3x10s potrebbero essere una scelta favorevole (Bishop, et al., 2011; Girard, et al., 2011). È utile dal punto di vista operativo considerare che le prove in oggetto sono state svolte richiedendo il massimo sforzo istantaneo ai soggetti per tutta la durata dello sforzo. Sebbene ulteriori studi di approfondimento si ritengano utili per definirne l’esatta collocazione metodologica, al riguardo non sembra attualmente azzardato affermare che con queste esercitazioni sia possibile indurre elevate concentrazioni di lattato ematico in breve tempo, simulando una possibile azione di gioco svolta ad altissima intensità e reiterata nell’immediato (20s). L’interesse per questi paradig62


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mi di esercizio per gli sport di squadra è evidenziato dai numerosi studi che si sono interessati dell’abilità di ripetere sprint e recentemente della applicabilità della metodica dell’allenamento della speed-endurance nel calcio (Iaia & Bangsbo, 2010; Krustrup, et al., 2006; Thomassen, et al., 2010). In particolare la prova 3x10s si è dimostrata in grado di indurre concentrazioni di lattato ematico in linea con quelli riportati impiegando protocolli di maggior durata temporale totale impiegando ripetizioni di inferiore durata (15x40m/60s) (Balsom, et al., 1992a, 1992b; Heck, et al., 2003). Differenze di popolazione, di strumentazione e procedure devono essere comunque sempre considerate in queste esemplificazioni comparative. La prova 6x5s utilizzando un paradigma di esercizio proprio della ARS ha indotto concentrazioni di lattato in linea con quelli riportati in studi di simile natura (15x40m/30) per un uguale numero di ripetizioni, dimostrando che per indurre alte acidificazioni nella serie il numero degli sprint ha un notevole impatto (Balsom, et al., 1992a; Serpiello, McKenna, Stepto, Bishop, & Aughey, 2011). La prova 30s si è dimostrata in grado di produrre notevoli acidificazioni in brevissimo tempo indicandola come prova per l’allenamento della efficienza della potenza anaerobica e per la tolleranza del lattato. Recentemente in letteratura sono state proposte esercitazioni per lo sviluppo della CAP nel calcio utilizzanti anche esercitazioni di gioco reiterando il paradigma nel tempo con ampi recuperi (da 2 a 4 min) (Thomassen, et al., 2010). La prova 6x5s si è dimostrata in grado di far totalizzare una potenza massimale media superiore alle altre due condizioni considerate (3x10s e 30s) nel gruppo di calciatori qui esaminati. Questo indica come l’esercizio intermittente breve (5s) ad altissima intensità risulti meno economico delle condizioni usate per caratterizzare sia CA di mantenimento che di produzione le quali hanno consentito di ottenere distanze praticamente superiori nello stesso tempo totale di esercizio. Le differenze in questo caso sono da attribuirsi principalmente alla fase di accelerazione prevista nella condizione 6x5s che si ripropone per 6 volte rispetto alle 3 e 1 rispettivamente per la condizione 3x10s e 30s. Questi dati risultano di notevole interesse per la conoscenza dell’esercizio intermittente condotto alla massima intensità soggettiva e per l’ulteriore caratterizzazione della prestazione calcistica. In questo contesto risulta evidente come la reiterata partenza da fermo per sprint di breve durata costituisca una strategia, seppur contingente, non economica a cui far preferire azioni ad alta intensità condotte usando partenze in movimento. Questa caratterizzazione dinamica dello sprint ripetuto grazie al rilievo istantaneo della potenza (passo per passo) ottenuta mediante il Nastro Trasportatore non Motorizzato, suggerisce l’interesse per la prova 3x10s come test per valutare l’abilità di reiterare potenza di spinta per tempi medi (10s) con ridotti tempi di ripristino non sufficienti per determinare un importante ristoro delle fonti energetiche anaerobiche. Alla luce dei dati raccolti 63


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la prova 3x10s si evidenzia come un test utile per la valutare le caratteristiche anerobiche di potenza e capacità anaerobica del calciatore ponendosi per elezione fisiologicamente e biomeccanicamente a metà strada tra la ARS e la CAP (Heck, et al., 2003; Krustrup, et al., 2006; Spencer, et al., 2005; Thomassen, et al., 2010). Al momento è ipotizzabile una identificazione di costrutto tra i livelli di lattato nella prova 3x10s con la quale i soggetti più allenati sarebbero potenzialmente in grado di mostrare maggiori valori di potenza totale a fronte di valori di lattato ematico inferiori. Pertanto ulteriori studi si rendono necessari per verificare la validità di costrutto del 3x10s mettendo a confronto la prestazione in questo paradigma di soggetti con diverso background di allenamento e competitivo. I risultati di questo studio hanno comunque mostrato come le due attività di sprint ripetuto qui considerate siano ampiamente associabili alla CAP (distanza totale e potenza). Questo suggerisce che almeno per questi soggetti la prestazione di CAP costituisce una sorta di caratterizzazione anaerobica generale. Le condizioni di sprint intermittente qui considerate hanno dimostrato anche esse di essere associate (da grande a molto grande) in quanto a produzione di potenza e a lavoro esterno realizzato. Queste risultanze indicano che i paradigmi qui usati attraverso diversi meccanismi energetici protocollo dipendenti, sono in grado di determinare valori cinematici e dinamici proporzionali. Figura 1. Cinetica delle variabili metaboliche nel corso di uno sforzo massimale di breve durata.

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RISPOSTE FISIOLOGICHE E RIPETIBILITÀ DEI SUPER SMALL-SIDED GAMES: 5V5 Autori: Carlo Castagna1,2, Marco Giovannelli2,3, Vincenzo Manzi3,4 1 Laboratorio di metodologia e biomeccanica applicata al calcio, Settore Tecnico FIGC, Coverciano (Firenze); 2 Scuola Regionale dello Sport delle Marche, CONI, Ancona; 3 Preparatore Atletico FIGC, ASD Fermignano Calcio, Fermignano (PU); 4 Ente Spaziale Italiano, Roma

Introduzione La moderna metodologia dell’allenamento applicata al calcio ha inserito tra le attività utili per il condizionamento fisico l’uso delle esercitazioni di gioco a ranghi ridotti nella letteratura internazionale chiamati Small-Sided Games (SSG) (Hill-Haas, Dawson, Impellizzeri, & Coutts, 2011). Con queste esercitazioni generalmente si persegue l’obiettivo di condizionare fisiologicamente il calciatore inducendo adattamenti in condizioni di esercizio prossime a quelle riscontrabili nella partita (Stølen, Chamari, Castagna, & Wisløff, 2005). Gli SSG pertanto risultano passibili di caratterizzazioni pratiche le cui variazioni dipendono dagli obiettivi programmatici dell’allenatore (strutturazione di costrutto) (Impellizzeri & Marcora, 2009). Queste solitamente variano nello spettro delle esigenze condizionali e tecnico-tattiche della squadra (Hill-Haas, et al., 2011; Rampinini et al., 2007). Dal punto di vista pratico questi orientamenti contestuali possono essere perseguiti variando il numero di giocatori coinvolti, le regole di gioco, dalla partecipazione o meno dell’allenatore alle esercitazioni o dalle dimensioni del campo. Quest’ultima variabile riveste una notevole importanza per la definizione del costrutto operativo e si è dimostrata altamente influenzante l’esito globale degli SSG (Hill-Haas, et al., 2011; Rampinini, et al., 2007). In generale l’intensità di gioco risulta inversamente proporzionale al numero di giocatori coinvolti e in queste condizioni direttamente proporzionale alle dimensioni della superficie di allenamento con la palla. Infatti Rampinini e coll. (2007) hanno dimostrato che a parità di estensione della superficie di gioco, una riduzione del numero di giocatori determina un significativo aumento della concentrazione postesercitazione del lattato ematico e della frequenza cardiaca media relativa, nonché della percezione soggettiva dello sforzo. Gli stessi autori hanno verificato lo stesso effetto nel caso di aumento della superficie di gioco mantenendo il numero di gioca-

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tori coinvolti (Rampinini, et al., 2007). Questi dati confermano l’importante effetto della densità di gioco (rapporto calciatore superficie) sulla fisiologia del calciatore e ne suggeriscono un attento vaglio al fine di indurre le richieste sollecitazioni con le scelte esercitazioni. Nella letteratura internazionale sono state studiate densità che vanno dai 90 ai 210 m2 ma purtroppo non in maniera sistematica (Hill-Haas, et al., 2011). Inoltre non sono state prese in considerazione densità di gioco specifiche che prevedono una densità di 300m2. Queste densità risultano interessanti in quanto proprie del gioco reale e potenzialmente in grado di aumentare la mobilità dei calciatori che devono insistere su simili estensioni nel corso della partita (Hill-Haas, et al., 2011; Rampinini, et al., 2007). In pratica orientandosi verso queste estensioni si privilegerebbe l’aspetto condizionale del calciatore facendolo insistere su quadrature proprie del gioco e questo indipendentemente dal suo ruolo. Il suo coinvolgimento nel gioco rimanendo elevato e proporzionale al numero di giocatori considerato e realizzato in un contesto di elevata traslocazione spaziale (Hill-Haas, et al., 2011). La prestazione di gioco di élite si è dimostrata altamente variabile specialmente nelle categorie arbitrarie comprese nel costrutto dell’alta intensità (Di Salvo, Gregson, Atkinson, Tordoff, & Drust, 2009; Gregson, Drust, Atkinson, & Salvo, 2010). Questa elevata variabilità (18-33%) rende la ricerca di possibili relazioni tra attività di gioco e le potenziali variabili causali alquanto incerta. Possibili determinanti di questa variabilità da partita a partita sono il livello degli avversari e i costrutti tattici utilizzati nei vari contesti i quali è stato, dimostrato, influenzano il comportamento prestativo dei comparti (Bradley, Carling, et al., 2011; Bradley, Di Mascio, Peart, Olsen, & Sheldon, 2010). Infatti le differenza e le variabilità dell’attività dei comparti viene spesso a essere influenzata più dai temi tecnico-tattici che da limitazioni dovuti alla condizione fisiologica dei giocatori (Bradley, Carling, et al., 2011; Bradley, Di Mascio, Bangsbo, & Krustrup, 2012; Bradley, et al., 2010; Bradley, Mohr, et al., 2011). Date queste risultanze l’analisi della partita nonché l’esame delle attività con la palla sono alquanto incerte e potenzialmente fuorvianti se non attentamente vagliate da un approccio statistico di tipo clinico. In questo contesto risulterebbero di rilevante interesse pratico esercitazioni che limitando la variabilità inter-soggetto (buona ripetibilità relativa) possano essere annoverate nel normale processo di allenamento per verificare in maniera integrata gli aspetti condizionali e tecnico-tattici dei calciatori. Questo costituendo un paradigma di valutazione (test integrato) utile per realizzare un profilo prestativo specifico della squadra (performance modelling) (Wallace, Slattery, & Coutts, 2014). La natura degli SSG non prevede come base la distinzione per ruoli e selettive sollecitazioni possono essere indotte variando le regole dell’esercitazione questo imponen68


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do o meno a ciascuno degli attori del gioco una attiva partecipazione alle manovre tecnico-tattiche (Hill-Haas, et al., 2011; Rampinini, et al., 2007). Questa condizione rende gli SSG un mezzo utile per imporre richieste fisiologiche e biomeccaniche avulse dalle costrizione tecniche tattiche di comparto solitamente riscontrabili in partita (Bradley, Carling, et al., 2011). Promuovendo la partecipazione di gioco gli SSG si propongono come mezzo utile per il condizionamento fisico del giocatore questo riducendo la variabilità inter-soggetto solitamente rilevata nelle partite e attribuibile in parte alla ruolo. I primi a dimostrare l’efficacia dell’uso degli SSG per il condizionamento fisico dei calciatori sono stati Impellizzeri e coll. (2006) scegliendo esercitazioni in grado di indurre una intensità media di gioco pari al 90-95% della frequenza cardiaca massima individuale. I rilevanti miglioramenti della funzionalità aerobica osservati sono stati indipendenti dal ruolo di gioco e ottenuti in tempi brevi (Impellizzeri, et al., 2006). Nonostante la provata efficacia degli SSG per il condizionamento fisiologico del calciatore al momento non sono disponibili studi che abbiano esaminato in maniera sistematica versioni di queste esercitazioni utilizzando estensioni spaziali pari a quelle medie di gioco (300m2). Informazioni sul carico interno e esterno imposto da queste esercitazioni risultano di estremo interesse per la preparazione fisica applicata al calcio. Lo scopo di questo studio è stato quindi quello di esaminare la ripetibilità (sia relativa che assoluta) di una esercitazione di 5v5 con portiere per una densità di gioco pari a 300m2. Data la rilevanza dello spazio di gioco rispetto alle classiche previste per i giochi a ranghi ridotti, la esercitazione in oggetto è stata definita come Super Small-Sided Game 5v5 (S-SSG 5v5). Quale ipotesi di lavoro è stata assunta una buona ripetibilità della esercitazione nelle condizioni imposte e una sollecitazione fisiologica utile per lo sviluppo delle prerogative funzionali del calciatore indipendentemente dal ruolo di gioco.

Metodi Alla sperimentazione hanno partecipato 19 calciatori della categoria juniores (età: 17.3±1.2 anni; peso: 66.4±9.3 Kg; altezza: 1.75±0.1 m, Yo-Yo Intermittent Recovery Test Livello 1, 2133±367m) della società ASD Fermignano Calcio i quali hanno svolto per due sedute consecutive a distanza di 7 giorni (rispettivamente T1 e T2) due serie di S-SSG 5v5 suddivise in due frazioni di gioco ciascuna di 5 minuti (5minuti di recupero passivo tra le prove). L’attività di gioco (carico esterno) nelle corso del S-SSG è stata rilevata mediante uso di 20 GPS (K-Sport, Montellabate, Pesaro) operanti a 20hz mentre il carico interno dei calciatori è stato misurato mediante cardiofre69


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quenzimetri a telemetria breve (Suunto Team Manager 2.3.0, Memory Belt, Helsinki). La percezione dello sforzo di lavoro è stata rilevata al termine delle esercitazioni mediante la scala CR10 di Börg (Börg, 1998). Nel corso di ciascuna esercitazione al fine di garantire una densità di gioco pari a 300m2 il gioco è stato svolto su un campo di dimensioni 86x35m (3010m2). Con l’intento di mettere sotto pressione le capacità di gioco dei calciatori nel corso di tutte le esercitazioni sono stati forniti da parte dell’allenatore e degli assistenti forti incoraggiamenti verbali (Rampinini, et al., 2007). Questo per ottenere da ciascun calciatore il suo massimo coinvolgimento di gioco possibile. La ripetibilità è stata determinata esaminando la stabilità delle misure tra T1 e T2 (inter-session reliability) nel corso di un normale micro-ciclo bisettimanale di allenamento. Questo per aumentare la validità ecologica della sperimentazione ma limitando volontariamente la validità interna della sperimentazione. I calciatori hanno giocato sempre nelle stesse condizioni su un campo di erba artificiale contro gli stessi avversari e con la stessa formazione. Quali variabili di interesse sono state considerate la frequenza cardiaca media di gioco (FC), la percezione dello sforzo (RPE), la potenza metabolica media (MPM) e la distanza: totale (DT) di gioco, ad alta intensità (>16 km·h-1, HI), alla potenza metabolica sopra i 20 watt·kg-1 (MPHI), effettuando accelerazioni e decelerazioni a alta intensità (AHI e DecHI). La frequenza cardiaca massima individuale è stata determinata mediante lo Yo-Yo Intermittent Recovery Test livello 1 nel corso di sedute (test e verifica) effettuate prima e dopo la sperimentazione in oggetto. Il confronto tra le variabili è stato effettuato considerando la media delle variabili su 5 minuti di lavoro. I dati sono presentati come media e deviazione standard e intervalli di confidenza. La ripetibilità delle misure è stata esaminata nella sua rappresentazione relativa e assoluta calcolando rispettivamente il coefficiente di correlazione intraclasse (ICC) e l’errore tipico della misura (TEM) espresso sia come valore assoluto che come coefficiente di variazione (CV%). Le differenze tra le variabili sono state valutate mediante la statistica clinica progressiva usando il d di Cohen (Effect Size). Per la valutazione dell’ES per dati appaiati l’associazione tra le variabili è stata valutata mediante il coefficiente di correlazione di Pearson. Per la categorizzazione delle risultanze della ripetibilità relativa e dell’ES sono stati adottati rispettivamente i criteri di Coppieters e coll. (2002) e Hopkins (2002). Per la categorizzazione del coefficiente di variazione si è adottata la classificazione di Atkinson e Nevill (1998).

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Risultati Nel corso delle esercitazioni (media delle due sessioni) in media sono stati percorsi 671±64m per ogni frazione di 5 minuti e questo ad una FC media di 179±9.5 pulsazioni al minuto corrispondenti al 91±4% della massima individuale. Inoltre la distanza percorsa a HI, MPHI, AHI e DecHI è risultata rispettivamente essere pari a 137±47, 218±43, 32.4 6.1 e 28.1±8.0 metri. La MPM è stata di 12±1.2 watt⋅kg-1 mentre la media inter-sessione per la RPE è stata pari a 6.6±0.7 (molto forte). I valori delle variabili e relative differenze nelle due occasioni di valutazione (T1 e T2) sono riportati nella tabella 1. Nella tabella 2 sono invece mostrate le risultanze della ripetibilità sia assoluta che relativa. Buona ripetibilità relativa è stata mostrata dalle variabili FC, HI, MPHI mentre per AHI, DecHI, AMP e TD i valori dell’ICC sono da considerarsi discreti. La RPE è da considerarsi una variabile dalla scarsa ripetibilità relativa per questa esercitazione di gioco. Il TEM riportato come coefficiente di variazione si è mostrato inferiore al 10% per le variabili FC, RPE, AMP e TD mentre per le restanti è evidente una da media a elevata variabilità assoluta. La differenza tra i valori medi delle variabili in oggetto è stata di piccolo effetto per le variabili FC, RPE e AHI (0.15≤ES<0.40) mentre di trascurabile effetto per HI. Differenze di medio effetto sono state rilevate per MPHI e DecHI. Per le variabili TD e AMP gli effetti sono stati rispettivamente molto grande e enorme indicanti variazioni medie di importanza pratica. Tabella 1. Valori delle variabili considerate nelle due occasioni di valutazione T1-T2 con relative differenze, intervalli di confidenza e Effect Size. Variabile FC (b·min-1) RPE HI (m) MPHI (m) AHI (m) DecHI (m) AMP (watt·kg-1) TD (m)

ICC 0,74 0,33 0,84 0,79 0,46 0,41 0,59 0,65

(0,50-0,87) (-0,06 0,63) (0,68-0,93) (0,59-0,90) (0,09-0,71) (0,04-0,69) (0,28-0,79) (0,36-0,83)

TEM 5,04 (3,98-6,97) 0,60 (0,47-0,63) 19,56 (15,45-27,08) 20,75 (16,39-28,73) 4,60 (3,63-6,37) 6,26 (4,95-8,67) 0,78 (0,61-1,08) 38,77 (30,61-53,68)

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CV% 3 (2,3-4,1) 10 (7,8-14) 16,6 (12,9-23,7) 10,8 (8,5-15,3) 19,15 (14,84-27,46) 32,81 (25,12-48,12) 7,12 (5,58-9,99) 6,32 (4,96-8,85)


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Tabella 2. Valori della ripetibilità relativa e assoluta delle variabili considerate. Diff= differenza tra la condizione T2 e T1; ES=Effect Size come d di Cohen per dati appaiati. Variabile FC (b·min-1) RPE HI (m) MPHI (m) AHI (m) DecHI (m) AMP (watt·kg-1) TD (m)

T1 180±9 6,8±0,6 138±46 226±39,6 33,3±5,6 29,6±7,8 12,5±1,1 695±59

T2 178±10 6,5±0,8 135±48 209±46,6 31,6±6,6 26,5±8,3 11,6±1,3 646±67

Diff% -2,24 (-5,04 0,60) -0,28 (-0,61 0,06) -2,62 (-13,63 8,39) -16,79 (-28,46 - 5,11) -1,76 (-4,35 0,83) -3,03 (-6,55 0,50) -0,87 (-1,30 -0,43) -48,90 (-70,71 -27,09)

ES 0,32 0,37 0,07 0,60 0,36 0,40 1,64 0,93

Discussione Questo è il primo studio che prende in considerazione l’uso dei S-SSG esaminandone il carico interno ed esterno imposto e verificandone la ripetibilità. I risultati hanno evidenziato come questa nuova tipologia di esercitazioni impiegante spazi molto ampi di esercizio sia in grado di indurre in maniera consistente risposte fisiologiche in linea con quelle dimostratesi utili per lo sviluppo della fitness aerobica in calciatori (Hill-Haas, et al., 2011; Impellizzeri, et al., 2006; Rampinini, et al., 2007). Inoltre lo studio della ripetibilità a breve termine ha dimostrato che alcune variabili ritenute rilevanti per la prestazione calcistica godono a breve termine di una buona relazione d’ordine inter-soggetto. Questa caratteristica suggerisce l’uso di questa esercitazione per la monitorizzazione integrata dell’allenamento nel calcio moderno a qualsiasi livello. L’attività svolta ad alta intensità pur con diversi costrutti si è dimostrata in grado di descrivere con pratica precisione la varianza nella fitness intermittente ad alta intensità nei calciatori di differente livello e genere (Impellizzeri & Marcora, 2009). Pertanto, nonostante il significato tecnico-tattico sia contestuale e dipendente dal livello competitivo dei calciatori, l’attività svolta ad alta intensità nel corso di una partita riveste un ruolo rilevante e quindi potenzialmente si presta quale costrutto utile per orientare gli interventi di allenamento fisico del calcio moderno. Tuttavia il suo impiego quale variabile utile per la descrizione della prestazione fisica di gioco è stata messa in pesante questione dalla elevata variabilità inter-incontro dei costrutti indentificanti l’attività svolta ad alta intensità (Bradley, Carling, et al., 2011; Bradley, et al., 2010; Di Salvo, et al., 2009; Gregson, et al., 2010). I risultati 72


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di questo studio hanno al contrario dimostrato che l’attività svolta ad alta intensità è altamente ripetibile nelle sue espressioni inter-soggetto e quindi caratteristica di ogni calciatore nel breve termine, questo nel caso che si usino stabili condizioni di gioco quali quelle adottate nella sperimentazione in oggetto. Manzi e coll. (2013) hanno dimostrato che la potenza metabolica (PM) come precedentemente dimostrato per l’attività svolta ad alta intensità risulta ampiamente associata alle variabili afferenti alla funzionalità aerobica. Lo studio ha quindi in via preliminare stabilito il significato fisiologico della PM pur con un disegno descrittivo. In questo studio pur con valori di associazione leggermente inferiori a quelli della HI, la MPHI si è dimostrata una variabile con buona consistenza d’ordine e buona variabilità assoluta. Interessante notare come l’aliquota di attività svolta ad alta intensità in questa esercitazione (·20%) risulti assai simile a quella rilevata nel corso di partite ufficiali di campionati professionistici con altri sistemi di rilievo cinematico (∼18%) (Osgnach, Poser, Bernardini, Rinaldo, & di Prampero, 2010). Notevolmente superiore in questo studio è stata invece la percentuale di distanza percorsa a MPHI rispetto a quanto rilevato nel corso di incontri ufficiali di campionato. Infatti nel presente studio ben il 32% della TD sarebbe realizzata con questa dibattuta variabile rispetto al 26% riportato in calciatori professionisti italiani nel corso di partite di campionato (Osgnach, et al., 2010). Queste risultanze depongono per una maggiore intensità delle esercitazioni qui usate rispetto alle condizioni di gioco (11v11) pur utilizzando una uguale densità operativa. È bene comunque considerare che i raffronti sono stati effettuati utilizzando dati ottenuti con sistemi di rilievo diverso e pertanto ulteriori studi in questo senso si rendono utili al fine di verificare la proporzionalità delle condizioni di gioco (Harley, Lovell, Barnes, Portas, & Weston, 2011; Randers et al., 2010). Relativamente al versante dell’analisi del carico interno di allenamento la tipologia di S-SSG qui usata si è dimostrata in grado di sollecitare agevolmente intensità medie di gioco pari al ·90% della frequenza cardiaca massima individuale (picco medio di gioco ·96% della FC max individuale) e quindi nell’ambito di quelle dimostratesi efficaci per lo sviluppo della funzionalità aerobica in calciatori professionisti e non (Castagna, Impellizzeri, Chauachi, & Manzi, 2013; Hill-Haas, et al., 2011; Impellizzeri, et al., 2006; Manzi, Bovenzi, Franco Impellizzeri, Carminati, & Castagna, 2013; Manzi, Impellizzeri, et al., 2013). Inoltre la percezione soggettiva dello sforzo media è stata molto prossima a 7 della scala CR10 di Börg pari a “molto forte” una intensità che si pone in quelle percepite nel corso di attività a un elevato coinvolgimento aerobico e rilevante contributo anaerobico medio. Interessante è comunque notare la scarsa ripetibilità relativa del rilievo delle RPE indicante una notevole variabilità del riscontro soggettivo dello sforzo percepito pur in presenza di una soddisfacente 73


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consistenza del carico esterno prodotto in questa esercitazione nel singolo. Queste risultanze depongono per una necessaria integrazione dell’analisi delle variabili descriventi sia il carico esterno che interno al fine di entrare in possesso di una chiaro e il più possibile esaustivo profilo della relazione dose risposta del calciatore moderno.

Applicazioni pratiche Sollecitazioni di gioco e ripetibilità delle stesse rendono l’S-SSG 5v5 utile per l’allenamento e la monitorizzazione della prestazione di gioco del calciatore. In particolare l’attività svolta ad alta intensità si è dimostrata la variabile in possesso della più elevata relazione d’ordine inter-sessione di allenamento dimostrando che HI è dal punto di vista della funzionalità operativa più affidabile della MPHI, pur sempre di interesse per la monitorizzazione del carico esterno. L’analisi delle risultanze depone per un analisi diversificata delle variabili di modo da delineare con precisione le caratteristiche del carico individuale di allenamento. La stabilità delle variabili qui considerate suggerisce l’interesse delle esercitazioni S-SSG non solo per l’allenamento fisico ma anche per l’allenamento tecnico-tattico sollecitando la verticalizzazione del gioco. L’elevata stabilità delle misure rende questo paradigma di gioco utile per la verifica in itinere dei costrutti di gioco in condizioni di allenamento molto simili a quelle della partita e questo suggerisce la possibilità di considerare gli S-SSG 5v5 quali un test integrato utile per operare una modellizzazione dei carichi di allenamento nel calcio moderno. In pratica l’uso del S-SSG 5v5 può risultare una viabile strategia per verificare settimanalmente la abilità dei propri calciatori nel costrutto di interesse, in questo caso l’attività svolta ad alta intensità nel modulo di esercizio adottato. In questo ambito variazioni della geometria della superficie di gioco, sempre mantenendo la densità dello stesso, risultano di interesse per lo sviluppo clinico degli interventi di gioco. Pertanto risultano utili ulteriori studi che utilizzino il S-SSG 5v5 quale paradigma di verifica funzionale e l’analisi di diverse versioni dei S-SSG.

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Ringraziamenti La presente ricerca è stata promossa dalla Scuola Regionale dello Sport delle Marche in collaborazione con il Laboratorio di Metodologia e Biomeccanica Applicata al Calcio del Settore Tecnico FIGC, gli autori pertanto ringraziano il Presidente del CONI Regionale Marche Dott. Fabio Sturani, il Direttore Scientifico della Scuola Regionale dello Sport del CONI Marche Dott.ssa Maria Teresa D’Angelo e il Dr. Paolo Piani (ST FIGC) per la loro disponibilità a promuovere questo progetto. Un pubblico e sentito ringraziamento è d’obbligo alla dirigenza dell’ASD Fermignano Calcio (PU) nelle persone del Presidente Fiorella Paolini, dei responsabili del settore giovanile e Juniores Antonio Coletta e Samuele Fini e del Responsabile logistico Marchionni Massimo. Un enorme ringraziamento va a Mister Riccardo Guidi per la sua disponibilità e l’entusiastico supporto funzionalmente trasmesso a tutti i suoi fantastici calciatori che sono stati esemplari nelle esercitazioni proposte. Imprescindibile è stata la collaborazione di Vincenzo Chine’ e il supporto tecnologico dell’Ing. Mirko Marcolni (K-Sport).

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Bibliografia Atkinson, G., & Nevill, A.M. (1998). Statistical methods for assessing measurement error (reliability) in variables relevant to sports medicine. Sports Medicine, 26(4), 217-238. Bรถrg, G. (1998). Borg's perceived exertion and pain scales. Champaign IL: Human Kinetics. Bradley, P. S., Carling, C., Archer, D., Roberts, J., Dodds, A., Di Mascio, M., . . . Krustrup, P. (2011). The effect of playing formation on high-intensity running and technical profiles in English FA Premier League soccer matches. Journal of Sports Sciences, 29(8), 821-830. doi: 10.1080/02640414.2011.561868 Bradley, P. S., Di Mascio, M., Bangsbo, J., & Krustrup, P. (2012). The maximal and sub-maximal versions of the Yo-Yo intermittent endurance test level 2 are simply reproducible, sensitive and valid. Eur J Appl Physiol, 112(5), 1973-1975. doi: 10.1007/s00421-011-2155-1 Bradley, P. S., Di Mascio, M., Peart, D., Olsen, P., & Sheldon, B. (2010). High-intensity activity profiles of elite soccer players at different performance levels. Journal of strength and conditioning research / National Strength & Conditioning Association, 24(9), 2343-2351. doi: 10.1519/JSC.0b013e3181aeb1b3 Bradley, P. S., Mohr, M., Bendiksen, M., Randers, M. B., Flindt, M., Barnes, C., . . . Krustrup, P. (2011). Sub-maximal and maximal Yo-Yo intermittent endurance test level 2: heart rate response, reproducibility and application to elite soccer. Eur J Appl Physiol, 111(6), 969-978. doi: 10.1007/s00421-010-1721-2 Castagna, C., Impellizzeri, F. M., Chauachi, A., & Manzi, V. (2013). Pre-Season Variations in Aerobic Fitness and Performance in Elite Standard Soccer Players: a Team-Study. Journal of strength and conditioning research / National Strength & Conditioning Association. doi: 10.1519/ JSC.0b013e31828d61a8 Coppieters, M., Stappaerts, K., Janssens, K., & Jull, G. (2002). Reliability of detecting 'onset of pain' and 'submaximal pain' during neural provocation testing of the upper quadrant. Physiother Res Int, 7(3), 146-156. Di Salvo, V., Gregson, W., Atkinson, G., Tordoff, P., & Drust, B. (2009). Analysis of high intensity activity in Premier League soccer. Int J Sports Med, 30(3), 205-212. Gregson, W., Drust, B., Atkinson, G., & Salvo, V. D. (2010). Match-to-match variability of highspeed activities in premier league soccer. Int J Sports Med, 31(4), 237-242. doi: 10.1055/s0030-1247546 Harley, J. A., Lovell, R. J., Barnes, C. A., Portas, M. D., & Weston, M. (2011). The interchangeability of global positioning system and semiautomated video-based performance data during elite soccer match play. [Comparative Study]. Journal of strength and conditioning research / National Strength & Conditioning Association, 25(8), 2334-2336. doi: 10.1519/JSC.0b013e3181f0a88f 76


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i volumi del CONI realizzato dalla Scuola Regionale dello Sport delle Marche


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