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La pandemia cambia le regole

La pandemia cambia le regole del gioco

Innovazione, potenziamento delle tecnologie, offerta multicanale e mobile-driven, orientamento alla responsabilità saranno per gli operatori i fattori chiave per la sostenibilità economica e lo sviluppo del business in una prospettiva sempre più internazionale di Anna Maria Rengo A lla domanda “com’è andato il 2020?” non si può rispondere, sinteticamente, che “malissimo”. Ma proviamo a essere meno scontati e più articolati, tracciando, con Mauro De Fabritiis, founder di Mdf scommesse, sale bingo e sale Vlt complessivamente di quasi sei mesi. Il gioco online, al contrario, ha registrato una crescita significativa con un incremento di spesa stimato pari a Partners, un bilancio che parta dall’esame degli effetti circa il 40 percento rispetto al 2019 ed un GGR di circa della pandemia sui diversi comparti del gioco. 2,6 miliardi di euro. In particolare, a trainare la crescita “Il 2020 è stato, anche per il settore del gioco, un anno sono stati i prodotti che veicolano complessivamente particolarmente difficile, così come in generale per circa il 90 percento del valore della spesa del gioco onlil’intera economia mondiale. In particolare, l’emergenza ne: casino games (più 45 percento circa) e scommesse pandemica Covid-19, ha comportato, da un lato, un im- sportive (più 30 percento circa), queste ultime in crepatto negativo sui ricavi del settore e, dall’altro, un’acce- scita nonostante l’assenza prolungata di eventi sportivi lerazione nel processo di cambiamento delle abitudini anche grazie all’ampliamento dell’offerta di discipline di consumo dei giocatori. alternative (in particolare eSports e tennis da tavolo). Il 2020 mostra una forte riduzione della spesa rispetto Al contempo, anche i giochi caratterizzati negli ultimi al 2019 nel comparto fisico, in particolare per gli appa- anni da una crescita limitata, hanno registrato perforrecchi da intrattenimento e il bingo per cui si stima un mance rilevanti: poker e bingo (più 50 percento), virdecremento di circa il 55 percento. Più ridotto l’impat- tual games, più che raddoppiati nel periodo. Degne di to per le scommesse (circa il 30 percento di riduzione) nota le scommesse ippiche a quota fissa che, offerte e per le lotteries. Il motivo principale è da attribuire ai tradizionalmente (ed in modo residuale) sul canale fiprovvedimenti indiscriminati di chiusura, tutt’ora in sico, hanno raddoppiato la spesa, sebbene con volumi atto, che hanno previsto, ad oggi, una serrata per sale al momento marginali. Si tratta di una vera e propria

innovazione di prodotto che, in virtù dell’introduzione del palinsesto complementare, ha notevolmente ampliato l’offerta delle corse internazionali oggetto di scommessa (circa 80mila corse all’anno) e le tipologie di scommessa attirando l’interesse dei principali operatori online e dei giocatori”. È possibile parlare di cambiamento del comportamento dei giocatori a seguito della pandemia? Il gioco in Italia si sta spostando sull’online? “L’emergenza pandemica ha sicuramente influenzato le abitudini di consumo. Nella cosiddetta ‘nuova normalità’ la forte crescita del gioco online dipende principalmente da un’accelerazione generalizzata dei trend di consumo online. I tassi di incremento sono elevati in tutti i settori, in particolare nell’alimentare e nel largo consumo (più 42 percento a valore, in base ai dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano), nell’arredamento, nell’home living (più 30 percento) e nell’informatica ed elettronica (più 19 percento). Per quanto riguarda il settore del gioco, la limitazione degli spostamenti, infatti, ha sicuramente favorito gli acquisti online e, in particolare, ha incrementato il livello di confidenza verso modelli di consumo più digital anche per quei giocatori tradizionalmente rivolti al canale fisico, ampliando così il numero dei consumatori online. Se a questo sommiamo la paura del consumatore di trovarsi in situazioni di assembramento o a contatto con altre persone all’interno dello stesso esercizio, è possibile ipotizzare uno scenario in cui una parte rilevante dei giocatori possa trovarsi a proprio agio in una modalità di consumo alternativa rispetto alle proprie abitudini. Tale scenario potrebbe essere tanto più verosimile quanto più si allungheranno i tempi di ‘ritorno alla normalità’. Ritengo ci siano sufficienti elementi per gli operatori per valutare un ripensamento dei propri modelli di offerta in particolare sul canale fisico, spingendo sempre di più verso un approccio multicanale”. Qual è l’impatto del quadro regolatorio attuale e atteso in Italia sui trend di mercato? “L’Italia, come altri Paesi europei, si trova attualmente nella terza fase del processo di regolazione del mercato dei giochi, che potremmo definire di ‘ri-regolazione’. Analizzando la genesi di tale processo da una prospettiva internazionale, dopo una prima fase di regolazione dell’offerta da parte di alcuni Paesi pionieri (l’Italia tra i primi), limitata al betting ed ai primi rodotti da casinò (anni 2000), si è passati ad una seconda fase di consolidamento ed ampliamento dell’offerta di giochi e del numero di Paesi regolati (2008-2015). Attualmente (terza fase), per molti dei Paesi regolati, ci troviamo in un contesto di mercato più evoluto in cui sono in atto due tendenze. Innanzitutto la sofisticazione dell’offerta. Negli ultimi anni stiamo vivendo un processo di cambiamento sia dal lato della domanda, in termini di evoluzione delle esigenze di consumo (online ed interazione diretta), sia dal lato dell’offerta, in cui gli operatori sono sempre più orientati, grazie anche alla disponibilità di nuove soluzioni tecnologiche, ad abbattere la distinzione netta tra canale fisico ed online e ad impostare le proprie strategie in una logica di prodotto. Gli operatori stanno riconfigurando la propria offerta con prodotti/servizi ad elevata componente di intrattenimento. La disponibilità di tecnologie che riducono sensibilmente la latency permette, ad esempio, di esaltare la customer experience puntando sulla simultaneità tra scommessa e fruibilità dell’evento (si pensi al live betting, al live casino o agli eSports), o creando contesti immersivi anche attraverso la virtual reality. La seconda tendenza è l’aumento del livello di attenzione verso il gioco. È emersa la necessità, spinta a livello politico ed alimentata dai media, di limitare i rischi legati ad un eccesso di esposizione all’offerta di gioco ed ai comportamenti patologici potenzialmente conseguenti, elevando il livello di attenzione verso un settore percepito come potenzialmente pericoloso. Sul filone della responsabilità sociale l’Italia è stata un precursore di questa nuova tendenza prevedendo già con la Legge di Stabilità per il 2016 restrizioni per le principali forme di pubblicità sul gioco. A seguire quasi tutti i Paesi europei stanno adottando misure restrittive con riferimento alle comunicazioni commerciali, alle politiche di tutela del giocatore, ed in generale al controllo dell’offerta di gioco (limitazione dei tempi di accesso, limiti ai depositi, self-exclusion, etc..). Si tratta di una tendenza generalizzabile alla maggior parte dei Paesi regolamentati ed in corso di regolazione. Si pensi ad esempio all’introduzione del Real Decreto sulle comunicazioni commerciali in Spagna di inizio

MAURO DE FABRITIIS

novembre, che pone l’attenzione sugli aspetti promozionali e su altre forme di tutela del giocatore o alle recenti misure adottate in UK, Belgio, Francia, Portogallo ed a quelle previste nei Paesi di imminente regolazione (Germania, Olanda, Brasile). Il risultato è che siamo di fronte ad un sostanziale e costante mutamento del contesto di mercato che si contrappone ad un quadro regolatorio, spesso obsoleto e inadeguato e che richiederà una rapida evoluzione rispetto ai trend in atto. Il ruolo cruciale dei regolatori sarà quello di contemperare le diverse esigenze creando dei modelli di regolazione coerenti. Siamo di fronte, e non solo in Italia, ad un vero e proprio cambio di paradigma centrato sul gioco sicuro e responsabile e sul controllo dell’offerta di gioco che impone agli operatori di ridisegnare le proprie strategie, modificare i processi aziendali e, soprattutto, riadattare la propria infrastruttura tecnologica per aderire al nuovo paradigma. Questo comporterà, da un lato, l’incremento dei costi di compliance regolatoria e dall’altro la necessità, spinta dalle limitazioni sulla pubblicità del gioco, di incontrare modalità innovative di acquisizione e fidelizzazione dei clienti facendo del gioco responsabile una leva di marketing”. Quali sono gli scenari ipotizzabili per il mercato fisico? “Possiamo ipotizzare i seguenti scenari già in atto. Il primo è la riduzione della rete: la riduzione prevista per il futuro bando degli apparecchi da intrattenimento, sia in termini di numero di apparecchi (riduzione già in corso da anni) sia in termini di punti di vendita inciderà inevitabilmente sulle sale scommesse e sui bingo. Sebbene, infatti, le disposizioni in merito ai prossimi bandi prevedano un aumento dei punti vendita scommesse e delle sale bingo, la permanenza sul mercato per gran parte di questi sarà minata dall’assenza dei ricavi derivanti dagli apparecchi. Inoltre, in assenza di un intervento di armonizzazione da parte del legislatore centrale, la presenza di una eterogeneità di provvedimenti a livello locale accelererà il processo di riduzione della rete di vendita. Infatti, la confusione normativa derivante dalla regolazione delle regioni e degli Enti locali nell’applicazione o meno delle distanze dai luoghi cosiddetti sensibili e degli orari limitati per l’offerta di gioco sta incidendo ed inciderà indubbiamente sulla sostenibilità della rete. C’è poi la concentrazione del mercato: negli ultimi anni sono aumentate le operazioni di M&A e ci si aspetta che cresceranno nel prossimo futuro a seguito dell’inasprimento della tassazione, della riduzione della rete e delle difficoltà per molti medi e piccoli operatori di sopravvivere a un periodo contingente troppo lungo. Ancora, il ripensamento dell’offerta: come già detto, l’ipotizzato ritorno ‘alla normalità’ impone un ripensamento dei modelli di offerta per fronteggiare l’emergenza. Ridefinizione dei layout dei punti di vendita e individuazione di soluzioni tecnologiche che consentano di automatizzare il più possibile i processi di vendita, ottimizzando i costi di gestione e garantendo una maggiore sicurezza sanitaria, saranno le leve su cui investire nel mercato fisico. Parallelamente, per gli operatori che operano in entrambi i canali, sarà indispensabile un potenziamento dell’offerta online per bilanciare i rischi connessi a modelli fortemente orientati al fisico. Per chi opera solo nel fisico sarà necessaria una riflessione strategica. In generale, la digitalizzazione dell’offerta fisica dovrà diventare il nuovo modello di business per le imprese che operano sui canali tradizionali”. Quali sono invece quelli per il mercato online? “Il combinato disposto della maturità del settore e delle stringenti regole attese in tema di concessioni online (40 concessioni con base d’asta di 2,5 milioni di euro) lascia presagire per l’Italia uno scenario di mutamento dell’attuale assetto competitivo (già in atto) che spingerà verso la concentrazione del mercato, dato che il mercato online, a differenza del fisico, lavora con marginalità assai ridotte e necessita di volumi minimi e di tempi medio-lunghi per il raggiungimento della sostenibilità. Nel quadro descritto i grandi operatori saranno favoriti ma dovranno adattare le proprie strategie al nuovo contesto. I piccoli e medi operatori dovranno fare una scelta strategica difficile: uscire dal mercato o restare focalizzando il proprio business su nicchie di specializzazione o optare per una crescita dimensionale, anche attraverso operazioni di internazionalizzazione. I nuovi entranti avranno vita difficile date le elevate barriere regolatorie presenti in Italia. La garanzia di sostenibilità potrà passare solo attraverso una strategia ed un posizionamento ben chiari che consentano di aumentare l’efficacia degli investimenti e la crescita dei ricavi. Operatori internazionali che operano in più Paesi godranno di indubbi vantaggi, in virtù delle economie di scala e di esperienza, ma a patto che adottino un approccio locale adattandosi alle regole peculiari del mercato italiano”.

Mdf Partners è una società di consulenza strategica fondata da un gruppo di consulenti con più di 15 anni di esperienza nel settore del gioco. Il team di Mdf Partners ha supportato diverse autorità di regolazione del gioco per la definizione e l’implementazione di modelli regolatori. Mdf Partners ha maturato un’ampia esperienza con gli operatori di gioco, offrendo servizi di strategia, posizionamento, startup, sviluppo del business, supporto IT e M&A nei mercati regolati del gioco. Mdf Partners opera nei principali paesi europei ed in America Latina.

Alla ricerca di un nuovo equilibrio

Admiral Gaming Network auspica e attende il riordino dell’offerta di gioco e assicura la massima collaborazione per raggiungere questo obiettivo

MATTEO MARINI Fine 2020 difficile, come difficili sono gli auspici per il 2021, alla luce del perdurante lockdown del settore del gioco. A tracciare un bilancio è Matteo Marini, Ceo di Admiral Gaming Network: “Abbiamo vissuto un anno drammatico e impensabile. Il primo auspicio è ovviamente quello di riaprire i luoghi di gioco che sono dei luoghi sicuri, che rispettano importanti protocolli sanitari per il contrasto alla diffusione del Covid19 e quindi non rappresentano un pericolo maggiore rispetto ad altre tipologie di negozi, di attività commerciali. Il secondo auspicio, di più ampio respiro, ma estremamente urgente, è l’attuazione del riordino del comparto sulla base dei principi stabiliti dalla Conferenza Unificata del 2017. Abbiamo compreso, dalle recenti dichiarazioni di esponenti del Governo che questo tema sia considerato prioritario tanto da averlo previsto nel Def nonostante le tante urgenze che stanno caratterizzando questo periodo: di conseguenza speriamo davvero possa essere un momento di confronto proficuo tra tutte le parti protagoniste, e soprattutto con chi, da anni, lavora sul territorio, conosce il settore, ne approfondisce risvolti sanitari, occupazionali, economici. Un terzo auspicio, strettamente collegato all’urgenza del riordino, è quello di vedere finalmente una maggiore repressione del fenomeno dell’illegalità nel gioco: purtroppo il lockdown non ha aiutato in quanto alla chiusura dei punti regolari non ha seguito la chiusura di negozi illegali e la cronaca, negli ultimi giorni, lo conferma: speriamo dunque che si possa finalmente agire con precisione chirurgica sui fenomeni di illegalità e possa emergere il ruolo dei concessionari nella difesa degli interessi della collettività, dello Stato, dell’ordine pubblico”. Quali sono le difficoltà e gli strascichi che dovete ancora affrontare? “Tutti i segmenti del gioco legale italiano hanno subito un’ecatombe economica i cui strascichi non sono del tutto immaginabili e prefigurabili oggi, non conoscendo ancora la data della riapertura delle attività e pensando al cambiamento che certamente il mercato subirà. Sarà necessario trovare un nuovo equilibrio perché al di là dei ristori e degli interventi finanziari che il Governo prevede per i settori colpiti dalle chiusure causate dal Covid, ci aspettiamo una crisi economica che colpirà tutti i settori e che, poiché il settore dei giochi storicamente ha un andamento economico assolutamente in linea con quello generale del Paese, prevediamo che provocherà una battuta d’arresto consistente anche per il nostro settore”. Di che cosa ha bisogno il settore per riprendersi? “Quando parliamo del riordino, ovviamente già pensiamo a un grosso lavoro di puntellamento del settore sotto molti profili. Ma serve altro: penso al riequilibrio delle concessioni che è previsto dal Testo unico sui contratti pubblici e che potrà, spero, concretizzarsi in una proroga temporale delle concessioni che possa andare a compensare i mesi di chiusura che abbiamo osservato durante questo anno. È chiaro che una chiusura di sei mesi, per esempio, non potrà essere recuperata da una estensione di pari durata, ma sarebbe necessario un riequilibrio di almeno 4 volte rispetto ai tempi di chiusura: ecco che i 24 mesi sono probabilmente il tempo minimo per un riequilibrio, ed è quello che auspichiamo possa essere previsto dal legislatore. C’è un’altra cosa importante di cui ha bisogno il settore: recuperare un livello reputazionale riconoscendo ai concessionari e alle loro filiere il ruolo che attualmente svolgono per conto dello Stato nell’offerta di un servizio di riserva statale, in cui operatori privati ottengono concessioni pubbliche comunitarie garantendo importanti ritorni per la collettività dal punto di vista economico, legale, sanitario. Gli operatori del settore, infatti, già lavorano per contrastare il problema del Dga ma sicuramente occorre fare di più, in collaborazione con le istituzioni preposte: occorre comprenderne le cause innanzitutto, i risvolti, predisporre efficacemente azioni di contrasto attraverso studi scientifici e un’adeguata formazione del personale a contatto con i consumatori, assicurando al contempo nei luoghi di gioco la tutela della legalità e dell’ordine pubblico. Abbiamo bisogno che tutti questi temi emergano e possano restituire un’immagine giusta e vera di chi siamo e cosa facciamo”. Quali saranno le vostre strategie per il mercato italiano del gioco nel 2021? “La base per poter elaborare una strategia è la presenza di regole chiare e stabili. Tutto questo lo avremo – auspicabilmente - una volta completato il riordino del settore, e quindi un insieme di elementi: abbiamo bisogno di un quadro chiaro in termini di prodotto, di reti di distribuzione dei diversi prodotti di gioco, e di ripartizione dei ricavi tra operatori, altri attori della filiera, Stato, enti locali. Un qualsiasi investitore oculato ha bisogno di conoscere bene il contesto in cui deve collocarsi per stanziare fondi da investire, e quindi è necessario che il mercato italiano, molto articolato e di difficile comprensione per soggetti stranieri, possa, attraverso un quadro normativo e regolatorio efficace, trasmettere certezze sulle regole del gioco. Al momento dunque, prima di parlare di strategie a medio-lungo termine, ci prepariamo ad affrontare il nuovo anno con tutte le complessità che senz’altro presenterà, garantendo il nostro impegno e la collaborazione con gli altri operatori e con le istituzioni, come sempre”. (Amr)

Voglia di tornare a vivere le sale

Codere Italia tra lo spettro del 2020 e la capacità di reinventarsi per la socialità dei clienti

Il2020 è alle spalle, ma restano alcune “macerie” da smaltire e un intero settore dei giochi da ricostruire, come sottolinea Codere nel proprio Piano di responsabilità sociale corporativa, “anche nell’immagine”. Ad Alejandro Pascual, direttore operativo del concessionario di gioco Codere, abbiamo chiesto come sia possibile, all’indomani di una pandemia che ha messo in ginocchio molti settori dell’economia, ridare luce al comparto e quali sono in generale gli obiettivi per l’anno nuovo. “Il 2020 sarà alle spalle quando avremo finalmente risolto l’aspetto sanitario della pandemia; aleggerà come uno spettro fino a quando dovremo temere nuove chiusure lunghe e devastanti. Non ci illudiamo che il 2021 sarà un anno di grandi riscosse ma lavoreremo per contenere i danni. Abbiamo definito piani per tutti gli scenari che siamo riusciti a immaginare e saremo in grado di reagire alle più diverse situazioni. Il tema dell’immagine del settore ci è sempre stato molto caro e da anni, soprattutto in Italia, stiamo lavorando per portare avanti un messaggio di legalità e trasparenza. Riteniamo che solo attraverso una comunicazione fondata sulla verità delle cose sia possibile arginare l’infinità di fake news che vengono diffuse. Smontare alcune convinzioni che si sono radicate nell’opinione pubblica richiede uno spiegamento di forze imponente, un impegno comune”. Proroga delle concessioni per scrivere il Testo unico dei giochi superando le criticità e i “vizi” normativi esistenti. Questa la proposta del direttore generale di Adm Marcello Minenna. Quali sono le priorità? “Non posso che accogliere con favore la proposta del direttore Minenna che ha mostrato, sin dai primi momenti del suo insediamento, di aver compreso le difficoltà dovute alla mancanza di una normativa organica. I provvedimenti territoriali hanno avuto come unico risultato quello di vedere rifiorire il gioco illegale e sacrificare posti di lavoro, non riuscendo in alcun modo a contenere il fenomeno del Dga. Quindi direi che è fondamentale un ripensamento del ruolo delle autonomie locali anche nell’ottica di rendere partecipi gli enti del gettito prodotto dalle attività di gioco, risorse fondamentali da poter impiegare nella realizzazione di progetti davvero utili per fare formazione ed informazione sulle eventuali derive del gioco stesso. Siamo arrivati in Italia nel 2000, con un’esperienza consolidata nel settore del Bingo e degli apparecchi, e dopo vent’anni siamo ancora convinti che l’Italia sia un mercato di grande interesse per noi. Vorremmo poter continuare a investire con la certezza di avere davanti un periodo congruo di stabilità normativa”. Il distanziamento fisico imposto per contenere la diffusione del virus ha costretto a ripensare abitudini e spazi, con un ricorso all’online sempre più massiccio, cosa ha comportato questo per Codere nel mondo? “Per citare Darwin ‘Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento’ e noi stiamo mettendo in campo tutte le nostre migliori energie. Tante cose diventeranno la normalità. Che l’online, poi, sia un’opportunità non è una novità e Codere ha già una imponente struttura che segue questo canale. Ma la socialità è un tratto irrinunciabile dell’essere umano e i messaggi dei nostri clienti ci fanno ben capire quanto grande sia la loro voglia, in sicurezza e con le modalità richieste, di ritornare a vivere le nostre sale”. In che modo Codere pensa di rilanciare il proprio marchio dopo la pandemia? Come cambierà l’offerta di gioco? “L’essere molto radicati sui territori dove operiamo ci permette di ripartire da una posizione non troppo scomoda; più che rilancio dunque servirà un consolidamento del marchio che arriverà puntuale grazie ai nostri valori quali integrità, trasparenza, innovazione, efficienza ed eccellenza. Possiamo contare su professionalità di alto profilo che sono allenate a lavorare in squadra per raggiungere obiettivi molto sfidanti. Saremo capaci di trasformare le difficoltà in opportunità concentrandoci sulle esigenze e sulle aspettative dei nostri clienti. Come cambierà il gioco lo scopriremo nel tempo, quando avremo meno paura e nuova voglia di tornare a vivere la normalità. Buon 2021!”. (Mr) ALEJANDRO PASCUAL

Orribile, ma il migliore di sempre

Microgame continua a rappresentare una delle esperienze più interessanti nel gaming a livello nazionale e internazionale. Così è stato anche nel 2020, anno fortemente condizionato dai vari lockdown.

Macome essi hanno condizionato gli obiettivi aziendali di Microgame? Lo chiediamo a Marco Castaldo, Ceo del gruppo. “L’anno era partito nel migliore dei modi, la fine del 2019 e l’inizio del 2020 lasciavano prevedere un’annata eccezionale per il gioco online. Questo era l’outlook fino al momento del lockdown che ha poi condizionato pesantemente il mondo del gioco, si pensi ad esempio alla chiusura di tutti gli eventi sportivi e alle ripercussioni sulle scommesse. In questo scenario, poi, Microgame rischiava di scontare la peculiarità di essere, all’interno del mondo del gioco online, il provider che più di tutti punta sulla distribuzione territoriale. Tuttavia, quello che poteva essere un colpo durissimo si è rivelata un’occasione. Negli ultimi anni l’azienda ha realizzato importanti investimenti sullo sviluppo interno del Crm, del Bonus Management System e sul Communication System: la nostra piattaforma, nel momento più opportuno, ha consentito ai clienti di aggiungere tutta una serie di possibilità non adeguatamente sfruttate fino a quel momento. Occasioni che durante il blocco totale sono risultate fondamentali per frenare gli effetti negativi o per invertire i trend, diventando parte stabile della strategia dei nostri

MARCO CASTALDO clienti. Tutto ciò ha permesso che il 2020 si trasformasse nel migliore anno della nostra storia, sia come volumi assoluti che come tassi di crescita”. E per il 2021? Quali sono le nuove prospettive per i vostri brand? “Abbiamo attraversato un anno ricco di sfide e allo stesso tempo denso di successi. Il grandissimo riscontro registrato sul fronte degli accordi commerciali stretti con nuovi operatori si è agganciato allo strepitoso livello di business assicurato ai clienti: tantissimi hanno superato il best score of all times, per noi vuol dire aver centrato gli obiettivi massimi. Credo che per tanti nostri clienti sia fisiologico, oltre che profittevole, proseguire sulla direttrice scelta negli ultimi mesi. In questo senso la traiettoria di Microgame resta fortemente orientata ad una visione multiprodotto e omnichannel”. Ora c’è da ripensare la strategia alla luce di un anno imprevisto e imprevedibile... “Microgame continuerà a calibrare una specifica strategia su ognuno dei suoi prodotti, assicurando allo stesso tempo una coerenza tra ciascuna offerta. L’azienda vanta nel suo catalogo il più grande casinò d’Italia che il prossimo anno potrà contare sulla fornitura di 35 distinti provider, per un totale di circa 2mila titoli unici. Tra le offerte più complete del settore anche quella dedicata alle scommesse che, oltre all’evoluzione del client 2020, può contare su 39 sport in versione prematch e 20 live, un totale di 600 mercati. Attenzioni ed investimenti, poi, non sono mai mancati ai giochi di liquidità che rappresentano la parte più social dell’offerta Microgame. L’azienda punta sulla possibilità di offrire verticali originali e ricchi di elementi caratterizzanti: dal Poker con il PpTour, l’evento live più longevo di sempre, fino ai Card Games o al Bingo, il cui network rappresenta la quota record del 54 percento dell’intero mercato”. Cosa ci lascerà addosso il 2020 e cosa potrebbe servire per sviluppare ancora di più il settore del digital gaming? “Tra le altre esigenze, crediamo particolarmente utile che il settore si rappresenti con sempre maggiore autorevolezza ed unitarietà: le iniziative settoriali o rappresentative di specifici segmenti non si sono mostrate idonee, e in questo particolare momento più che mai occorre che il mondo del gioco dia attenzione alle diverse istanze di tutti i suoi operatori. Occorre una visione d’insieme per fornire risposte adeguate alle criticità vecchie e nuove, è perseguendo questo obiettivo che abbiamo aderito a forme associative ritenute capaci di dare voce alle esigenze della nostra industria”. Cosa è cambiato, invece, nel player e per il player? “I comportamenti degli utenti sicuramente evolveranno seguendo le nuove esigenze. Più che un cambiamento ci attendiamo una convergenza delle esperienze di intrattenimento tra quelle online e quelle dal vivo. La multicanalità spinta può rappresentare una valida risposta”. (Ca)

L’anno della pandemia ha presentato a Bettson anche ottime opportunità, in attesa di un 2021 migliore

Dalle difficoltà alla crescita

Tra i protagonisti del gioco online “punto it” c’è Betsson Group, uno dei più reattivi al duro periodo di crisi per tutti i settori dell’economia mondiale. Ma partiamo da un saldo del 2020, proprio in relazione all’influenza dei vari lockdown. Gli obiettivi aziendali sono stati pesantemente colpiti dal virus? La parola ad Andrea Rossi, managing director Southern Europe & Latam di Betsson. “Il 2020 è stato un anno molto difficile per l’industria dei giochi a causa della pandemia. Gli sport sono stati sospesi, compreso il calcio che è il principale verticale per molti operatori, le scommesse retail e le sale gioco sono state chiuse, anche l’online è stato bloccato in alcuni mercati in cui operiamo. Mi piace la citazione che il nostro fondatore e Ceo, Pontus Lindwall Cov, ha pronunciato all’inizio del periodo della pandemia: ‘Quando arriva una tempesta, alcuni costruiscono rifugi, altri turbine eoliche’. Abbiamo deciso di costruire turbine eoliche e abbiamo continuato a investire, adattare o ad attuare strategie in base a ciò che stava accadendo, sviluppando ulteriormente il nostro prodotto. Di conseguenza, quest’anno, abbiamo registrato alcuni dei trimestri più forti di sempre e per questo il nostro gruppo rimane sano e solido”. Quali sono le difficoltà e le conseguenze che dovrete comunque ancora affrontare e di cosa ha bisogno il settore per riprendersi? “Come detto nel 2020 abbiamo mitigato i rischi relativamente bene, tuttavia ci sono diverse minacce che ci tengono occupati. Abbiamo la fortuna di operare online e di far parte del verticale che ha meno risentito dell’impatto della pandemia. Ma la vendita al dettaglio sta attraversando tempi difficili dopo diversi blocchi e incertezze. In tutto il retail quello dei giochi è purtroppo uno dei più colpiti”. Quali sono i piani dei vostri brand per il nuovo anno? “Abbiamo chiuso importanti sponsorizzazioni con le società di calcio di Milan, Inter e Napoli e nel 2021 manterremo una grande attenzione sul miglioramento dell’offerta di prodotti e marchi, specie nel mercato italiano. Siamo anche molto entusiasti per il ritorno di grandi eventi sportivi come gli Europei di Calcio, la Copa America e le qualificazioni alla Coppa del Mondo 2022. Le scommesse sportive avranno un grande focus per la regione dell’Europa meridionale e dell’America Latina per Betsson. E stiamo già lavorando duramente sulla strategia regionale 2021. L’obiettivo è mantenere il ritmo positivo della crescita ed espandere i nostri marchi in nuovi mercati in America Latina. Colombia e Brasile sono i mercati in cui siamo più attivi dopo l’acquisizione di Colbet.co e Suaposta.com.br (ora rinominata Betsson) avvenuta quest’anno”. Per il gioco online, in ogni caso, è stata una spinta importante? “È vero, il gioco online ha visto una forte crescita anche a causa di una parte dei clienti che si è spostata dalla vendita al dettaglio all’online ma anche a causa del cambiamento di abitudini da parte di persone che si sono abituate ad acquistare beni e servizi online e l’intrattenimento non ha fatto eccezione. Tuttavia, per soddisfare la crescente domanda, abbiamo dovuto adeguarci rapidamente e cambiare strategia da un giorno all’altro. Questo è stato un grande apprendimento per noi per il futuro; le cose possono cambiare all’improvviso e solo i più reattivi sapranno mitigare i rischi e superare le situazioni difficili”. Come cambieranno la socializzazione e l’intrattenimento in futuro e come vi state organizzando in questo senso? “Il periodo che stiamo vivendo ha avuto un grande impatto su tutti noi. Come parte dell’industria dell’intrattenimento, dobbiamo abbracciare pienamente i cambiamenti comportamentali della società. Sempre più recreational players si stanno avvicinando al gioco con denaro reale, quindi concentrarsi sull’esperienza del cliente è fondamentale. È nostro dovere continuare a lavorare sodo per fornire un ambiente sicuro e protetto e continuare a promuovere un gioco responsabile per i nostri clienti”. Sul piano normativo, invece, cosa manca sia per le licenze che per le concessioni e cosa servirebbe facessero Adm e il regolatore? “Tra tutte le normative al mondo, quella italiana è una delle più avanzate, un esempio di come dovrebbe essere inquadrata una regolamentazione del gioco. Tuttavia ultimamente abbiamo visto operatori la cui licenza è scaduta ricevere un avviso di non estensione da parte del regolatore. Direi, quindi, che è assolutamente necessaria una delibera definitiva sul rinnovo delle licenze di gioco in scadenza”. (Ca)

ANDREA ROSSI

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