P o r t f o l i o GiovanniDidonna
ProductDesigner
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Contenuti
Biografia
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Curriculum Vitae
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Tesi
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Manus per machina
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Progetti accademici
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Tiresia
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1933
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Spock
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BIRRA - “una storia alcolica”
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Equipo
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Concorsi
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“Differenza Unica”
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BIOGRAFIA Nato a Bari il 6 Dicembre 1997, laureato con lode in Disegno Industriale nel 2019 con una tesi sperimentale denominata “Manus x Machina” riguardante la riqualificazione dellaForesta Umbra attraverso la progettazione di un velocipede ecosostenibile, portata in visione presso il dipartimento agricoltura,sviluppo rurale ed ambientale della Regione Puglia. Durante il percorso di studi ho avuto l’opportunità approfondire alcuni aspetti tecnici della progettazione e del disegno presso lo “Studio Tecnico Diana”, dove ho lavorato a progetti di impinati meccanici destinati ad attività terziarie, uffici, abitazioni civili e impianti sportivi. Da Settembre 2018 sono fondatore di “VI-STUDIOS”, un collettivo di designers e grafici freelance che operano nella progettazione del prodotto e nella comunicazione visiva. Sempre in costante ricerca di nuovi stimoli e metodi di ricerca, per attuare una progettazione a 360 gradi, dal prodotto alla grafica, sperimentando nuovi metodi e nuovi materiali, differenti da quelli tradizionali. Appassionato di design e automobilismo, in costante aggiornamento e alla ricerca di nuove esperienza e oppurtunità lavorative in questo ambito.
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DESIGN SKILLS
............................................................................................................................................................................. 01 Computer
02 Competenz e
03 Lingue
Adobe Photoshop
Logo-Logotypes
Italiano
Adobe Illustrato r
Typograpgy
Inglese 04 Hobby Musi c Design Automotiv e Photography Books Travellin g
FORMAZIONE
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Da Settembre 2016 a Luglio 2019. Laurea con lode in Disegno Industriale Politecnico di Bari
ESPERIENZE LAVORATIVE
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Da Settembre 2018. Fondatore VI-STUDIOS Noicattaro (BA)
Da Gennaio 2018 a Luglio 2019 Disegnatore CAD 2D/3D. STUDIO TECNICO DIANA - Bari (BA)
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TESI
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MANUS X MACHINA
Design per il movimento nella Foresta Umbra Tesi sperimentale corso di laurea in Disegno Industriale
Manus x Machina: il titolo della presente opera è una citazione tratta dal film del 1927 “Metropolis”, diretto da Fritz Lang; esso è ambientato in un futuro distopico, e si incentra sul tema del delicato rapporto tra uomo e tecnlogia. Infatti, all’interno di esso, è ideato un mondo dominato dal sistema industriale, nel quale l’uomo è ridotto ad una condizione di alienazione che lo priva della sua essenza. L’espressione “Manus x Machina” fa invece riferimento ad un approccio completamente diverso alla tecnologia, adoperata in maniera critica e razionale come strumento al servizio dell’uomo, e non come un espediente per sostituirlo e ridurlo in schiavitù. Da questa concezione deriva l’idea di tecnologia come mezzo per mediare tra uomo e natura, su cui si basa il progetto analizzato nella presente opera. Esso si incentra sulla creazione di un velocipede ferroviario a propulsione muscolare, ideato
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per l’appunto per muoversi all’interno di spazi naturali, e studiato sulla base del rapporto tra uomo, veicolo e natura. Nello specifico il progetto nasce con lo scopo di avviare un nuovo servizio turistico all’interno della Foresta Umbra, area boschiva di notevole fascino, situata in Puglia e nello specifico nel Parco nazionale del Gargano. sfruttata, vale a dire il taglio del legname. Qui, tra la fine del 1800 e la prima metà del ‘900, era presente una linea ferroviaria di tipo “Decauville”, avente la funzione di trasportare i tronchi asportati sino alla segheria situata a Vieste. Nello specifico il progetto nasce con lo scopo di avviare un nuovo servizio turistico all’interno della Foresta Umbra, area boschiva di notevole fascino, situata in Puglia e nello specifico nel Parco nazionale del Gargano. sfruttata, vale a dire il taglio del legname.
Qui, tra la fine del 1800 e la prima metà del ‘900, era presente una linea ferroviaria di tipo “Decauville”, avente la funzione di trasportare i tronchi asportati sino alla segheria situata a Vieste. Vi è una forte suggestione dettata dall’idea di ricreare un circuito simile, adeguandone l’impiego a quella che è la funzione odierna della Foresta, e di recuperare e rendere noto un pezzo di storia della Puglia e dei suoi abitanti. Il progetto nasce con lo scopo di avere una visione più chiara possibile del territorio a cui esso è destinato e dei servizi simili già esistenti, in modo da conferirgli attributi innovativi che possano diversificarlo e renderlo appetibile ad eventuali visitatori. Tale operazione di differenziazione ha riguardato tanto gli aspetti stilistici quanto quelli tecnici,
come ad esempio la scelta dei materiali e della struttura del veicolo, sviluppati tenendo costantemente presente il luogo di impiego, ma anche l’ambizione che le idee sviluppate possano essere messe in pratica anche altrove. In ultimo, ma non certo per importanza, vi è il proposito di ridurre al minimo l’impatto ambientale relativo al ciclo di vita dei prototipi creati; infatti, il team di “Manus x Machina” crede fortemente nella responsabilità sociale e civile presente nella professione del designer, specialmente quando, come nel caso analizzato, le idee sviluppate sono destinate a far parte di luoghi dove l’uomo è solo un ospite, e l’unica padrona non può che essere la natura.
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Lo sviluppo del ferrociclo e del supporto su cui farlo muovere sono stati portati avanti simultaneamente, in modo tale da creare un sistema nella quale i componenti fossero coerenti ed integrati; tuttavia, nel tentativo di descrivere al meglio i prodotti finali e i processi da cui sono scaturiti, essi sono illustrati separatamente, a cominciare dal supporto. Quest’ultimo è stato ideato considerando un obiettivo primario, ovvero creare un sistema che fosse meno invasivo possibile nell’ambiente della Foresta Umbra. Il primo aspetto considerato, è stato dunque il rapporto col capitale naturale nel luogo di destinazione; un bosco è un luogo abitato da numerosi esseri viventi, i quali formano un ecosistema a sè, e pertanto l’uomo ha il dovere di entrarvi con cautela, rispettando l’ambiente circostante. Si è così esclusa dal principio la realizzazione di un’infrastruttura ferroviaria tradizionale, il cui montaggio necessita di numerosi lavori di adattamento del suolo; essa è inoltre ideata ai fini di un’installazione definitiva e difficilmente removibile. In seguito, è stata scartata la possibilità di adottare una monorotaia di tipo classico, o un impianto con binari a sezione circolare; infatti, entrambi richiedono interventi di escavo del suolo e presentano una struttura elevata
di notevole impatto visivo, oltre a richiedere sistemi meccanici avanzati per il movimento del veicolo. Tuttavia, il concetto di monorotaia è parso di notevole interesse per il caso considerato, poiché presenta una forma più astratta rispetto a quella dei binari tradizionali, subito riconoscibili; inoltre, rappresenta un segno sul territorio, una sorta di “linea guida” agli occhi del visitatore. Così, si è deciso di implementare tale concetto sino a giungere ad un oggetto completamente innovativo. Infine, su di esso sono stati effettuati studi riguardanti la definizione della forma, i materiali da utilizzare, la connessione tra le varie parti che compongono il circuito e la risoluzione dei problemi tecnici legati alla realizzazione dei tratti curvi.
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Il progetto del veicolo è stato realizzato sulla base di uno studio approfondito riguardante i ferrocicli esistenti, in uso presso i vari servizi turistici che offrono tour che si svolgono a bordo di tali mezzi. In più sono stati analizzati i diversi tipi di vagoni creati nel corso del tempo per viaggiare su ferrovie di tipo Decauville, esaminandone la morfologia e i meccanismi di funzionamento. Al fine di realizzare un prototipo ergonomico e dal funzionamento corretto, si è inoltre studiato il rapporto tra bicicletta e utilizzatore, soffermandosi anche sulla recumbent, ovvero un velocipede a propulsione muscolare che, invece del sellino tradizionale, presenta una seduta leggermente reclinata e dotata di schienale. Tale analisi deriva dal fatto che la forma di questi oggetti, oltre che da ragioni di carattere estetico, è dettata dal proposito di adattarsi alla fisiologia dell’uomo. L’analisi della bicicletta è risultata anche utile al fine della comprensione delle componenti meccaniche, costituite da ingranaggi di vario tipo, che permettono la pedalata. Questi studi sono stati condotti in contemporanea rispetto a quelli volti a determinare la forma del veicolo;
le prime idee sono consistite principalmente in prototipi la cui morfologia è legata alla teoria della forma dello “Streamlining”. Quest’ultima, nata negli anni ‘30 del ‘900 negli Stati Uniti sulla base degli innovativi studi di aerodinamica, sostiene la superiorità a livello qualitativo della linea curva, la quale suggerisce un’idea di velocità generalmente gradita al pubblico, particolarmente sensibile alle manifestazioni di energia e tensione. Lo Streamlining, seppure in seguito all’evoluzione subita nel tempo, è ancora molto in voga nella realizzazione di prodotti di vario genere, soprattutto veicoli. Tuttavia, si è scelto di scartare i modelli basati su tale teoria, sia al fine di differenziarsi dalle tendenze comuni ed ottenere un oggetto più originale, sia per orientarsi verso una forma che non suggerisse un concetto di artificialità così marcato. Infine, seguendo questo percorso progettuale, si è giunti alla forma della L. Aggiornamento: Il progetto è stato finanziato dalla Regione Puglia, dimostrando la qualità del lavoro svolto e la reale fattibilità del progetto.
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1933
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PROGETTI
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TIRESIA
Set di posate per non vedenti
Il set di posate è progettato appositamente per stimolare il tatto, molto sviluppato nei non vedenti. Ogni posata del set ha un grip differente in modo tale da comunicare direttamente al fruitore quale posata del set sta impugnando. Sulla parte anteriore delle 3 posate di cui è composto il set è presente in lingua Braille il nome proprio della posata leggibile da un non vedente, questo non ha solo uno scopo funzionale ma rappresenta un dettaglio che rende il set immediatamente riconoscibile. Il design del set è volutamente minimal e poco appariscente per minimizzare le differenze tra un non vedente e un normodotato, le curve del set sono morbide, essenziali e ben raccordate tra loro per rendere l’intero set morbido al tatto e ben impugnabile dall’utente. La linea principale accomuna le 3 posate del set mantenendo una linea stilistica immediatamente riconoscibile.
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La parte inferiore delle posate termina con una sfera cava che restituisce un’ulteriore sensazione tattile al non vedente e rende riconoscibile il set Tiresia. Su ogni posata del set Tiresia è applicato un grip differente nelle zone in cui si impugna la posata. In queste precise zone è stato effettuato una sottrazione di materiale in modo da rendere la posata più ergonomica e di facile impugnatura.Il grip in queste zone restituisce un particolare feed tattile.
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1933
Carattere tipografico
1933 1933 è la font progettata durante il corso di “Grafica 2” durante gli studi presso la facoltà di Disegno Industriale al Politecnico di Bari. L’esame prevedere la realizzazione di un carattere tipografico. Il carattere doveva ispirarsi a un’epigrafe presente nel mio paese, Noicattaro (BA). La font progettata trae ispirazione quimdi da un’epigrafe rinvenuta presso il monastero dei Frati Cappuccini della città di Noicattaro. Si tratta di una font sans serif risalente a metà del Novecento, caratterizzata da forme lineari e geometriche. Risalente a metà del Novecento, in particolare al periodo fascista, questa font rispecchia le caratteristiche delle epigrafi che ornavano i palazzi più importanti delle città come unicipi, scuole, banche ecc. Queste erano caratterizzate da caratteri privi di grazie, geometrici e lineari. Ne sono esempi il Triennale, il Futura o il Mostra. Altri esempi si ritrovano nei manifesti del Bauhaus o quelli di propaganda fascista. Le stesse forme e il forte linearismo si possono ritrovare anche nel 1933.
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Il nome che le ho attribuito, non è un caso, in quanto si tratta dell’anno di fabbricazione della font Triennale progettata per la fonderia Reggiani da Guido Modiano, dalla quale abbiamo tratto maggior ispirazione. Infatti queste due font presentano analogie di carattere strutturale e stilistico. Entrambe presentano forme fortemente geometriche e regolari tipiche delle font usate nella metà del Novecento. 1933 esprime il suo maggior potenziale nel maiuscolo. Perfetta per titoli di giornale e adattabile alla lunghezza di ogni riga (come nel triennale). Un’altra analogia la si ritrova nelle due varianti dei glifi CGOQ, i quali si presentano con due diverse larghezze, in modo da adattare più facilmente una parola a seconda della lunghezza della riga. Attraverso glifi rinvenuti nell’epigrafe, abbiamo ricostruito il minuscolo, i numeri e i simboli, tutti caratterizzati dalle stesse geometrie del maiuscolo. Un’altra caratteristica del ‘1933’, la si ritrova in varianti delle maiuscole, le quali si presentano anche come small caps ovvero come capitali minuscole.
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Spock
Tema d’anno: Appendiabiti Laboratorio 1 di Arredamento
L’appendiabiti “Spock” è stato realizzato durante il laboratorio di arredamento nel corso dei miei studi al Politecnico di Bari. L’intero progetto ha preso vita dalla figura del triangolo che viene ripetuta all’interno di ogni dettaglio dell’appendiabiti. Dalla base alla sezione delle aste, dall’incastro centrale al gancio sull’estremita degli elementi verticcali, ogni parte richiama il triangolo come simbolo di perfezione e di equilibro tra le parti. La stabilità dell’elemento è dala dalla sezione variabile delle aste verticali, infatti le aste utilizzate per costruire la base hanno una sezione più grande rispetto alle altre. Inoltre le aste che si innalzano partendo dalla base hanno una sezione che varia per dimensione dal basso verso l’alto, in questo modo l’appendiabiti resta saldamente ancorato al suolo. Anche l’utilizzo del pezzo è stato studiato e progettato. Al termine delle aste verticali è possibile trovare una scalanatura anch’essa di forma triancolare sulla quale è
possibile riposse i capi. In questo modo, posizionando i capi nella parte interna dell’oggetto, esso sembrerà idealmente custodirli e proteggerli tra le sue aste. Il pezzo può essere realizzato in multistrato laminato lavorato utilizzando una macchina cnc a controllo numerico, in modo tale da ottenere una sezione variabile triangolare.
vista assonometrica e dettaglio costruttivo
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prospetto frontale e laterale scale 1:20
pianta scala 1:20
pianta con sezioni scala 1:20
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BIRRA - “Una storia alcolica”
Libro sulla produzione della birra artigianale Laboratorio 3 di Grafica
Il volume tratta tutti gli argomenti inerenti al mondo della birra, dalla storia, ormai acquisita con certezza scientifica in tutta la sua nascita ed evoluzione, ai vari sistemi di produzione. I diversi ingredienti sono descritti minuziosamente, evidenziando gli aspetti che influiscono sulla qualità del prodotto finale. Contrariamente a quanto accade per il vino, gli agenti della fermentazione che portano a ottenere questa diffusissimaw popolare bevanda sono differenti a seconda del tipo di birra che si desidera ottenere. Inoltre si trovano birre prodotte con frumento e altri cereali, le birre “rosse”, le birre “bianche”, le birre analcoliche, le Bock, le Ale, le Pils, le Dortmunder, le Kriek, le ormai rare ma gustosissime birre Trappiste, le doppio malto, le birre aromatizzate e numerose altre. Spazio opportuno trovano la temperatura di servizio e i bicchieri idonei per ciascun tipo di birra.
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L’intero libro è stato progettato usando 4 colonne (spaziate di 5 mm), mentre per i margini abbiamo utilizzato le misure indicate nella pagina di fianco, adattando il margine superiore ed inferiore all’ altezza delle righe di testo. Ogni foto è stata trattata su Adobe Photoshop. All’interno di Photoshop, è stato impostato come spazio colore FOGRA39 (ISO 12647-2:2004), mentre le immagini sono state tutte convertite in modalità colore CMYK. Successivamente tutte le foto sono state scalate delle stesse dimensioni dei vari box di collocazione ed infine sono state poste ad una risoluzione di 300 dpi. Nelle pagine successive sono mostrati alcuni dei box utilizzati per raccogliere le immagini.
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La stampa dell’intero libro, è stata fatta su carta edizione da 80 g per un totale di 7 sedicesimi. In queste immagini è raffiugurato il primo sedicesimo sul formato elefante. La rilegatura del libro è stata fatta a mano, utilizzando ago e filo refe. In particolare abbiamo utilizzato la cucitura copta, una particolare tecnica di cucitura con la quale è possibile rilegare più signature. Infine per questo libro abbiamo scelto di utilizzare una copertina cartonata. Qu esta è stata stampata e successivamente incollata sul cartoncino. Infine alla copertina sono state incollate la prima e ultima pagina del libro. Su di essa copiono le informazioni quali titolo del libro e nomi dei progettisti, mentre sul retro è stato progettato un sottobicchiere il quale può essere facilmente ritagliato con una fustella dal diametro di 10mm.. . 31
Equipo
Robo-educatore per comunità educative.Laboratorio 2 di Grafica
Equipo è un social robot operante nelle comunità educative. Svolge il ruolo di operatore residente, assiste gli educatori ed è a disposizione dei ragazzi. Oltre a essere connesso ad internet 24/24 h e prestare servizio come un portale, svolge le funzioni di traduttore per i ragazzi stranieri, proietta contenuti multimediali, ricorda il programma giornaliero della casa, ricopre la funzione di diario personale per i ragazzi, vigila e monitora la casa con una funzione di allarme. Inoltre, è possibile attivarlo con la modalità maschio o femmina a seconda del nome con cui viene chiamato: Equipo o Equipa. Le funzionalità sono state pensate immaginando tre scenari di interazione: robot-operatore, robot-ragazzi, robot-operatore-ragazzi. Equipo è un confidente, i ragazzi possono confidarsi con lui e riportare fatti o pensieri giornalieri. Ad ogni ragazzo che entra nella comunità viene consegnata una “chiave” contactless personale che sblocca la modalità “diario privato” del robot. Ogni volta che il ragazzo vorrà confidarsi o aggiornare
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il proprio diario basterà utilizzare la propria chiave per accedere alla propria area riservata e raccontare ad Equipo qualunque cosa, lui si curerà di trascrivere il racconto giornaliero (visionabile sullo schermo). Il diario è accessibile solo ed unicamente da chi ha la chiave. Per garantire al ragazzo che il proprio diario è uno spazio privato, ad ogni accesso, Equipo riporta ora e data dell’ultimo accesso avvenuto. Quando un ragazzo lascia la comunità può avere i file del diario e successivamente cancellare il proprio profilo. Per lo studio della forma, dopo aver indagato lo stato dell’arte, abbiamo riflettuto in primis sulle dimensioni necessarie per progettare un robot che trasmettesse una propria presenza all’interno dell’abitazione e allo stesso tempo non sembrasse un blocco statico. Abbiamo ragionato su linee sinuose, che tracciassero una forma dinamica non invasiva. Il risultato formale deriva dalla fusione progettuale dello studio estetico esterno e la progettazione degli spazi interni alla scocca adibiti ad accogliere la tecnologia di Equipo..
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Equipo ha un volto espressivo: uno schermo sul quale si animano i suoi occhi. Gli occhi sono stati progettati studiando l’espressione delle emozioni primarie umane ed il movimento oculare. È stato scelto di esprimere le emozioni solo attraverso il segno degli occhi, perché dalle ricerche è emerso che l’occhio, con una forma specifica, fosse sufficiente per riconoscere un’emozione inl volto. Inoltre, abbiamo progettato un’interazione luminosa: sono presenti due strisce led che si illuminano di colore rosa o azzurro a seconda di come viene chiamato (Equipo o Equipa) e la sua voce cambia a seconda del suo sesso. Le emozioni primarie sono emozioni innate e sono riscontrabili in qualsiasi popolazione, per questo sono definite primarie ovvero universali. Le emozioni secondarie, invece, sono quelle che originano dalla combinazione delle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale. Equipo è un robot espressivo, sa riprodurre le sei emozioni di base per interagire emotivamente con i ragazzi.
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Il materiale scelto per la produzione delle scocche è l’ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene). Questo materiale presenta delle caratteristiche molto interessanti. Tra le più importanti ci sono quelle di natura meccanica come la resistenza all’impatto, la durezza, la resistenza al calore (può essere impiegato da -40° a 80°) e il basso assorbimento dell’umidità. Le lavorazioni di questo materiale si dividono in due tipologie: estrusione e stampaggio ad iniezione. Il processo di lavorazione influisce anche sulle caratteristiche tecniche del prodotto: lo stampaggio ad alte temperature migliora l’esteticità e la resistenza termica del prodotto mentre una migliore resistenza all’impatto e solidità sono ottenute dallo stampaggio a basse temperature. La miscela viene spesso arricchita con fibre (solitamente fibre di vetro) e altri additivi per rendere i prodotti finiti più resistenti a sforzi meccanici o termici (aumentando la temperatura massima d’esercizio oltre gli 80 °C). Il materiale finito si presenta opaco, ma è possibile ottenere varie colorazioni aggiungendo dei pigmenti
al composto o verniciando successivamente il pezzo ottenendo diverse finiture. L’ABS è resistente a solventi, alcali, all’acido cloridrico e fosforico concentrati, all’alcool ed a oli animali, vegetali e minerali. È utilizzato ampiamente nel campo dell’elettronica in quanto è un buon isolante. Un altro vantaggio è che è un materiale economico.
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Concorsi
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“DIFFERENZA UNICA”
Installazione artistica Partecipazione al concorso “RI-GENERA” - Cisternino (BR)
L’opera rappresenta una sagoma dai lineamenti umani esplosa in 7 frammenti disposti a distanza di 30 cm l’uno dall’altro. La disposizione è studiata in modo tale che, se visti da debita distanza, le sagome ricostruiscono la forma dell’uomo. La forma è volutamente astratta e nel disegno ci siamo ispirati alle opere cubiste di Picasso, all’uomo di Le Corbusier e all’opera “monumento al Marinaio” dello scultore Vittorio di Cobertaldo. L’opera nel suo insieme rappresenta le diversità non tra uomo e uomo, ma all’interno dell’uomo stesso. Ogni uomo è somma delle sue azioni, delle sue esperienze e delle sue emozioni, ed è proprio questo che unisce tutti gli uomini.
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La diversità non viene vista come un segno distintivo e discriminante tra gli uomini, ma è interna ad ogni essere, allo stesso tempo, questa diversità interna è presente in ogni uomo e quindi è l’unico punto in comune tra tutti gli esseri umani. Una “differenza unica” appunto; La differenza interna che rende unica l’umanità. Nel vuoto creato tra le braccia e il busto compaiono le sagome di due volti che sembrano guardarsi, questo rappresenta il sommo sentimento alla base dei rapporti umani e quindi presente all’interno di ognuno di noi, l’amore. Sulla sommità di ogni frammento verrà installato un chip audio che riprodurrà un particolare suono, differente per ogni sagoma.
Ogni suono farà riferimento ad un’emozione particolare che ogni uomo nel corso della sua vita ha provato: gioia, paura, tristezza, rabbia, stupore e confusione. Il suono verrà riprodotto con volume basso e potrà essere ascoltato solo se il visitatore si avvicina molto all’opera, accostando il suo orecchio al chip nascosto tra la sagoma e il sostegno. Questo crea un contatto fisico che aumenta il coinvolgimento emotivo tra il visitatore e l’opera. L’opera è realizzata in plexiglass o pvc opaco dal colore scuro tagliato a laser per ottenere le sagome che compongono l’uomo. Una variante potrebbe essere quella di realizzare le sagome in filo metallico e creare un rivestimento con fili intrecciati.
Le sagome invece sono installati sulla sommità di sostegni verticali realizzati utilizzando elementi metallici riciclati e saldati tra loro. Per creare una gradevole atmosfera che accompagni il visitatore ad avvicinarsi all’opera, lungo le aste verticale dei sostegni verranno applicate strisce LED IP63.
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