MORE FOR MORE! Milano 2020: Proposta per la ripartenza post COVID19

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MORE FOR MORE! PIÙ SPAZIO DATO PER PIÙ SPAZIO RICHIESTO

Proposta per la ripartenza dopo l’emergenza sanitaria COVID-19 Milano 2020


0. INTRODUZIONE Nella riapertura post lockdown tutte le attività commerciali e gli esercizi pubblici si trovano a fronteggiare due diverse situazioni: 1. La richiesta dei propri servizi ma la mancanza di spazio necessario per poterli svolgere nel rispetto delle distanze sociali e con un bilancio in attivo. 2. La disponibilità di spazi in sicurezza ma il crollo della domanda dei propri servizi come conseguenza degli effetti del Coronavirus. Nel primo caso rientrano attività quali ristoranti, bar, piccoli negozi di abbigliamento, piccole rivendite di articoli al pubblico, pasticcerie, gelaterie, palestre, centri fitness e sportivi, cinema, spazi culturali, teatri, scuole ed asili, università ed uffici … Nel secondo caso rientrano attività quali alberghi, B&B, case in affitto, musei, piccole rivendite di articoli al pubblico … TIPO 1. Secondo una stima del Centro studi di Unimpresa sugli effetti del Coronavirus, il 30% delle attività legate al commercio al dettaglio e alla ristorazione non riuscirà a ripartire: per almeno un terzo degli imprenditori la ripresa degli esercizi commerciali è sconveniente sul piano economico. Secondo una stima di Confirmprese in merito alla riapertura delle attività commerciali in Lombardia, un negozio su 3 non riaprirà le saracinesche. [1] “E’ ormai certo che migliaia di artigiani non

riapriranno e parliamo di circa il 30% delle attività di ristorazione, bar, piccoli negozi di abbigliamento, piccole rivendite di articoli al pubblico. Non riapriranno, perché è antieconomico. Tutte queste piccole attività dovendo riaprire, si ritroveranno a saldare affitti, tasse e merce in negozio” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, secondo il quale le attività legate alla ristorazione e al commercio al dettaglio “non hanno avuto accesso ai 25 mila euro propagandati dal governo e tutti si dovranno attenere alle nuove disposizioni sulle distanze. In sintesi, un bar che riapre potrà lavorare con un terzo dei clienti semplicemente perché non li potrà fare entrare nel proprio esercizio. Vuol dire anche un terzo degli incassi, ma con gli stessi costi fissi come bollette, affitti, tassa sul suolo pubblico, rifiuti”. Secondo Spadafora “lo Stato non ha le risorse per sostenere queste imprese e probabilmente non avrà i soldi per sostenere la disoccupazione da questa derivate. Inoltre, questo è il settore maggiormente colpito dal nero, ma che di contro, mantiene una certa coesione sociale.” [2] Lo stesso vale per bar, pasticcerie, gelaterie, discoteche e locali, palestre, centri fitness e sportivi, cinema, spazi culturali, teatri, centri scommesse, centri ludici e sale concerti, lidi balneari… Tutti luoghi che per poter garantire il rispetto della distanza di sicurezza in tempi di Coronavirus sono

costretti a lavorare con un numero di clienti sensibilmente inferiore e pertanto non sufficiente a coprire costi e stipendi del personale. La maggior parte di questi esercizi ha perciò già deciso di non riaprire. Ma non sono solo gli esercizi commerciali a soffrire gli effetti del coronavirus sull’uso e la capienza degli spazi. Anche scuole, università, asili e uffici si trovano a doversi reinventare per garantire che le distanze di sicurezza siano rispettate nei propri spazi di lavoro e di insegnamento. Molti uffici hanno già sperimentato lo smart working, turni in ufficio e presenze ridotte come risposta al dimezzamento della capienza dei posti di lavoro per garantire le distanze sociali. Ma se in linea teorica lo smart working - concedendo maggior benessere ai dipendenti - dovrebbe garantire un aumento della produttività nel medio periodo, in questa situazione d'emergenza, nella quale i lavoratori sono stati catapultati dall'oggi al domani nel telelavoro, si verifica una perdita di efficacia. "In termini di produttività, adeguamento organizzativo e collaborazione fra uffici si evidenzia un gap complessivo pari al 30%” rivela un’indagine di Promo PA Formazione sullo smart working nella pubblica amministrazione [3]. Soprattutto per chi lavora in team, la distanza riduce la produttività perché aumenta sensibilmente il tempo necessario per comunicare e per coordinarsi. Ancora più delicata la situazione per quel che


riguarda l’insegnamento. Se è vero che, a fronte di una riduzione di capienza degli spazi, le lezioni universitarie possono essere organizzate (anche solo parzialmente) a distanza, lo stesso non si può dire per scuole, asili e nido, dove è necessaria la presenza degli studenti/bambini sia per garantire l’efficacia dell’insegnamento, sia per evitare ai genitori di dover scegliere tra ricorrere a baby sitter o sospendere la propria attività lavorativa per stare a casa con i figli. Inoltre, anche i genitori che possono rimanere a casa coi figli perché possono lavorare in smart working, avvertono la difficoltà di conciliare la vita professionale

con la gestione dei bambini, sia per chi ha bimbi più piccoli alla cui cura è necessario dedicarsi, sia per chi ha bambini in età scolare che hanno bisogno di supporto per compiti ed accompagnamento scolastico. Il 75% dei genitori dichiara, infatti, di fare molta fatica a portare a termine i progetti di lavoro dovendosi occupare dei bambini [4]. TIPO 2. Altrettanto drammatica è l’emergenza che il Coronavirus sta generando nel comparto turistico e dell’intrattenimento. Secondo le stime elaborate da Cna nel primo semestre del 2020, i ricavi del turismo subiranno infatti

una contrazione del 73%, con la Lombardia come regione più colpita [5]. A Roma, il 97% degli alberghi è chiuso e nella riviera romagnola si stima che solo 2 alberghi su 10 riapriranno per l’estate [6]. Airbnb, il colosso della sharing economy nel settore turistico, rischia di diventare la prima vittima illustre di questo settore, con il 25% della forza lavoro già tagliata ed entrate dimezzate per il 2020 [7]. Il turismo poi è per definizione trasversale. Oltre ad essere costituito da ricettività, trasporti e intermediazione, ha ricadute significative sui servizi culturali, dello spettacolo e sul commercio più in generale, con conseguenti perdite a loro carico.

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ATTIVITÀ DI TIPO 1: richiesta di servizi ma assenza di spazi adeguati per garantirne lo svolgimento

ATTIVITÀ DI TIPO 2: crollo di domanda di servizi ma disponibilità di spazi in sicurezza


1. PROPOSTA La proposta esplora la possibilità di combinare sinergicamente, dove e per quanto possibile, attività e spazi di tipo 1 con attività e spazi di tipo 2, in modo da offrire superficie aggiunta a tutte quelle attività che devono ampliarsi per poter riaprire in sicurezza, e una nuova vocazione per quelle attività la cui domanda è stata drasticamente ridotta o addirittura cancellata dagli effetti dell’emergenza Coronavirus. Se un’attività di tipo 1 ha infatti bisogno di più superficie per riuscire a conservare il numero di clienti/utenti del pre-emergenza e quindi riaprire in “convenienza”, un’attività di tipo 2 ha spazio in sicurezza che può essere temporaneamente ceduto all’attività di tipo 1, poiché inutilizzato per assenza di domanda. “Per uccidere la ristorazione italiana” dice il vicepresidente della Fipe Confcommercio, Aldo Cursano “basta applicare quanto è stato ipotizzato: 4 metri o 2 metri di distanziamento significa non rendersi conto dei nostri modelli legati al familiare, al modello della piccola impresa. Pensare a 4 metri di distanziamento significa escludere dalla ripresa l'80% di questo modello". [8] L’unico modo per garantire una vera ripresa della ristorazione italiana è perciò di dotarla di una superficie adeguata ad accogliere in sicurezza gli stessi numeri del pre-coronavirus. E quale modo migliore se non metterle a disposizione spazi

funzionalmente simili e momentaneamente inutilizzati, quali aree comuni, zone bar e sale ristoranti di alberghi ed altre strutture ricettive? La compatibilità di funzioni e la diffusione omogenea sul territorio di entrambe le attività rende estremamente facile e lineare lo scambio, senza bisogno di effettuare cambiamenti profondi e irreversibili a livello spaziale e di funzionamento per le attività. Così facendo bar e ristoranti potranno tornare a funzionare conservando il numero di clienti/utenti del pre-emergenza, mentre alberghi e altre strutture ricettive avranno la possibilità di reinventarsi temporaneamente e di evitare la chiusura e il fallimento. A livello economico, un contributo da parte dello Stato per sostenere le attività si renderà comunque necessario. Ma il suo ammontare sarà sicuramente inferiore rispetto alla cifra richiesta per sostenere entrambe le attività e relativi dipendenti durante la chiusura (ed eventualmente il fallimento). Inoltre, questo sarebbe per lo Stato un investimento attivo sulla ripresa delle attività e non un supporto passivo per il sostentamento in chiusura dei lavoratori e degli esercizi. Tante sono le varianti per il caso sopra citato. Si potrebbe ad esempio decidere di mantenere solo la funzione delivery nella sede principale del bar/ristorante, e di

spostare quella di dining nell’albergo. Così facendo il numero di dipendenti dovrebbe addirittura aumentare, per rispondere sia alla funzione di dining che d’asporto. Dipendenti dell’hotel verrebbero perciò richiamati a lavorare. Per integrare si potrebbero organizzare eventi specifici, degustazioni, aperitivi, eventi culinari, corsi di cucina … già in uso in alcune strutture ricettive. Per alcuni eventi, si potrebbe persino pensare di integrare l’attività gastronomica con il soggiorno in hotel. Lo Stato potrebbe occuparsi di sostenere l’iniziativa riducendo tasse e pagamenti per uno dei due spazi, senza però doversi occupare di sostenere entrambe le attività in chiusura e relativi dipendenti. La collaborazione di queste due attività non solo permetterebbe una ridistribuzione di spazi necessaria per la riapertura, ma anche una sinergia di funzioni e di expertise che potrebbe rivelarsi chiave di un nuovo successo nell’epoca del post Coronavirus. Punto di forza della proposta è l’individuazione di attività/spazi che sono presenti in maniera diffusa su tutto il territorio urbano. Seppur in rapporto diverso, bar e ristoranti, alberghi, B&B e ad altre strutture ricettive sono rintracciabili in ogni contesto urbano, dalle città principali a quelle minori, dal centro alla periferia. E non solo attività gastronomiche, ma anche scuole e spazi


ridistribuzione di spazi e di utenti

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ATTIVITÀ DI TIPO 1: incremento di spazio a disposizione grazie all’attività di tipo 2

educativi, luoghi dello sport e della cultura, esercizi commerciali e uffici fanno parte della costellazione multidisciplinare di ogni spazio urbano. Per questo, seppure con varianti locali, la proposta svela una strategia multi-applicazione e integrale per la ripresa economica del post emergenza sanitaria sul territorio italiano. Si può applicare nel centro di Milano, riconvertendo uffici svuotati dallo smart working in spazi per fiere d’arte, come

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ATTIVITÀ DI TIPO 2: spazio in sicurezza ceduto all’attività di tipo 1. Cambio temporaneo di vocazione

viene già fatto con successo a Vienna [9]. La composizione spaziale tipica di un ufficio più stanze di media dimensione connesse da un corridoio - può aiutare infatti a controllare e a gestire il flusso di ingressi in sicurezza. Ma si può anche applicare nelle zone residenziali di Milano, dove appartamenti sfitti possono essere riconvertiti in spazi per lo smart working, per tutti coloro che pur lavorando in team sono costretti a casa per l’impossibilità di accedere ai trasporti

pubblici o a causa dei turni in ufficio, e non riescono a combinare vita domestica con vita lavorativa. Dove inoltre, centri di aggregazione sportiva come palazzetti e piscine, in parte chiusi o inutilizzabili per l’impossibilità di garantire il distanziamento sociale, possono diventare spazi accessori delle palestre, ospitando corsi e attività e lasciando così alle palestre lo spazio sufficiente per garantire l’accesso alle proprie attrezzature (come sale pesi).


1. 1 MILANO: IL CASO DI ACQUABELLA/ZONA DELLE REGIONI Come caso studio è stata scelta un’area nel quartiere di Acquabella/Zona delle Regioni, a Milano. Zona tranquilla e prevalentemente residenziale non troppo distante dal centro storico, il quartiere di Acquabella si sviluppa sul fianco destro dell’asse centrale di corso Buenos Ayres a poi lungo i corsi Concordia, Indipendenza e viale Argonne, fino ai confini con Città Studi. L’estensione dell’area presa come caso studio, di circa un km², è tale per cui le distanze tra i punti più estremi dell’area possono essere coperte in un massimo di 20 minuti a piedi e 10 minuti in bicicletta. Questi valori sono ben al di sotto delle soglie massime di percorrenza consigliate per la “mobilità dolce” (intesa come insieme di modalità di spostamento che non prevedono l’impiego di motore) da urbanisti e studiosi. Ogni punto dell’area oggetto di studio è pertanto raggiungibile senza necessità di impiego di alcun mezzo motorizzato, pubblico o privato. Considerato il carattere del quartiere, prevalentemente residenziale, e quindi con un’alta percentuale di servizi tipici di un’area residenziale (spazi per lo sport, scuole e spazi educativi, spazi per la gastronomia, aree verdi) ma considerata anche una spiccata presenza di attività ricettive (vista la vicinanza con il centro storico) e di immobili in affitto (vista la vicinanza con Città Studi), sono state ipotizzati 5 scenari/sinergie:

1. SPAZI PER L’EDUCAZIONE - SPAZI ALL’APERTO Scuole e spazi educativi rientrano tra le attività di tipo 1. Il più grande ostacolo alla loro riapertura è infatti l’impossibilità di garantire le distanze di sicurezza all’interno delle classi mantenendo fisso il numero di studenti. E se la didattica a distanza può essere un’alternativa per studenti universitari e di scuole superiori, lo stesso non vale per studenti più giovani (medie ed elementari) e bambini, i quali, richiedendo una costante supervisione del genitore o dell’insegnante, hanno bisogno di una didattica in presenza. In questo caso si propone l’uso di spazi all’aperto come spazi accessori per lo svolgimento dell’attività di tipo 1. Già sperimentato di questi tempi in paesi come Svezia, Danimarca, Norvegia e Scozia, l’insegnamento outdoor permette di ottimizzare il distanziamento sociale e ridurre il rischio di contagio, oltre a stimolare nuove forme di insegnamento e di apprendimento [10]. La presenza diffusa di spazi all’aperto, sia in forma privata all’interno delle scuole, sia in forma pubblica (parchi, giardini e aree verdi urbane), garantisce quella vicinanza spaziale e funzionale tra l’attività di tipo 1 e di tipo 2 che è alla base del funzionamento della strategia. 2. ATTIVITÀ GASTRONOMICHE - ATTIVITÀ RICETTIVE

Del funzionamento di questa sinergia si fa riferimento nella sezione relativa alla descrizione della proposta. 3. UFFICI - IMMOBILI IN AFFITTO Data la sua vocazione prevalentemente residenziale e la vicinanza con Città Studi, nell’area si riscontra un’alta presenza di immobili in affitto e di Airbnb. A causa degli effetti del coronavirus, tra cui la crescente disoccupazione e la diffusa incertezza, si stima che il mercato degli affitti subirà nei prossimi mesi tagli significativi e che la percentuale di immobili sfitti crescerà sensibilmente [11]. Contemporaneamente, molti uffici, prevalentemente localizzati nel centro storico e nelle zone limitrofe [12], rimarranno vuoti per l’impossibilità da parte dei lavoratori di raggiungere i propri luoghi di lavoro a causa delle restrizioni nell’uso dei mezzi pubblici. Secondo una stima della Agens (Agenzia confederale dei Trasporti e Servizi) e dell’Asstra (Associazione dei trasporti che riunisce il tpl di tutta Italia) “il distanziamento ipotizzato di 1 metro per la Fase 2 limita la capacità del sistema dei trasporti di persone al 25-30% del numero di passeggeri trasportati in condizioni di normalità” [13]. A questo si aggiunge la tendenza nel post emergenza, già studiata in Cina dalla ricerca Ipsos, di ricorrere a mezzi privati per gli spostamenti a favore di quelli pubblici, a


causa della paura del contagio. La ricerca rivela infatti che nella Cina post emergenza l’uso dell’auto privata è passato dal 34 al 66%, mentre si è dimezzato l’uso di mezzi pubblici, taxi e metro [14]. È necessario perciò sviluppare una strategia che permetta di ridurre al minimo gli spostamenti dei lavoratori e allo stesso tempo garantisca loro spazi di lavoro adeguati e che consentano a piccoli gruppi di lavoro (team) di riunirsi in sicurezza. Come già anticipato, per la maggior parte dei lavoratori lo smart working è infatti una minaccia alla produttività, sia per la difficoltà di concentrarsi nel proprio ambiente domestico, sia per l’aumento di tempo investito a comunicare e coordinarsi con il proprio team. In questo caso si propone l’uso di immobili sfitti come spazi accessori per lo svolgimento dell’attività di tipo 1 - ”lavoro in ufficio”. Ogni micro-team, formato da membri raggruppati per vicinanza di luogo di residenza in città, possono incontrarsi e lavorare in sicurezza nell’immobile sfitto disponibile più vicino ai propri domicili, senza bisogno di affollare mezzi pubblici o ricorrere ai propri mezzi privati per raggiungere il luogo di lavoro. La presenza capillare di immobili in affitto all’interno della città permetterebbe di creare una rete di spazi di coworking temporaneo che siano spazialmente vicini ad ogni lavoratore e funzionalmente simili al proprio luogo di lavoro, riducendo al minimo il rischio di contagio. Questa pratica è già in uso in varie città europee, dove una piattaforma simile ad Airbnb permette di mettere in affitto il proprio

appartamento ad uso di ufficio [15]. Grazie alla presenza della cucina e di servizi igienici, ogni appartamento si presta infatti ad essere utilizzato come ufficio senza bisogno di alcuna modifica. 4. PALESTRE & STUDIO - CENTRI SPORTIVI Il protocollo per la riapertura di palestre, piccoli centri sportivi e di danza prevede un numero di ingressi ridotti e scaglionati e in alcuni casi solo su appuntamento, corsi a turni e lezioni “da remoto”[16]. Anche il mondo del fitness rientra per questo tra le attività di tipo 1, dove il vero ostacolo alla riapertura è rappresentato dalla drastica riduzione di capienza degli spazi per rispondere alle norme del distanziamento sociale (ogni cliente deve avere a disposizione 7 m²). A Livorno, un gruppo di titolari di palestre ha inoltrato al Comune la richiesta per usare spazi pubblici all'aperto per il fitness, potendo ospitare al chiuso solo il 50% della clientela.[17] Ma se palestre, piccoli centri sportivi e di danza si trovano a far fronte ad una domanda pari a quella del pre-coronavirus (se non più alta vista l’impossibilità di praticare sport durante il lockdown), ci sono altri spazi sportivi indoor che, data la natura degli sport che vi si praticano, si trovano ora a dover far fronte ad una assenza di domanda dei propri servizi (o in alcuni casi a non poter essere riaperti). Ci si riferisce a quegli spazi dove vengono praticati e si assiste a sport di gruppo ed è impossibile garantire il distanziamento sociale, quali piscine, palazzetti sportivi, centri sportivi ...

In questo caso si propone di mettere a disposizione questi grandi spazi per lo sport (inutilizzati ed inutilizzabili) per lo svolgimento in sicurezza delle attività di palestre, piccoli centri sportivi e di danza. Corsi e attività che non prevedono l’uso di attrezzatura pesante, yoga e pilates, danza etc -, possono essere così trasferiti nei palazzetti, dove è possibile garantire tutto lo spazio necessario per il distanziamento sociale, mentre il resto delle attività, - spinning e corsa, sala pesi etc -, verrebbero mantenuti nella sede principale. Viste le grandi dimensioni di palazzetti e centri sportivi si può pensare di svolgere più attività contemporaneamente, riuscendo così a ricreare in uno spazio dilatato l’atmosfera energica e dinamica di una palestra e allo stesso tempo a concentrare in un unico luogo le indispensabili opere di sanificazione, senza bisogno di contingentare gli ingressi e ridurre il numero di clienti e di personale. 5. SPAZI CULTURALI - CENTRO CULTURALE DI QUARTIERE Musei, siti di interesse culturale, gallerie, luoghi dello spettacolo e dell’intrattenimento come cinema, piccoli teatri e spazi multifunzionali di quartiere, sono stati duramente colpiti dalla pandemia. I primi musei, siti di interesse culturali e gallerie rientrano tra le attività di tipo 2. Risentono infatti di un significativo crollo della domanda dovuto principalmente al duro colpo inferto dalla pandemia al turismo e in parte dalla riluttanza dei cittadini a riprenderne la frequentazione [18] [19].


delle attività di tipo 2 diventano così strumenti per estendere ed amplificare l’offerta di servizi culturali per la comunità e possono pertanto tornare a rivolgersi a un pubblico locale piuttosto che straniero. Per far fronte alla richiesta di dimezzamento del numero di spettatori, cinema, piccoli teatri e altri spazi culturali possono raddoppiare la propria offerta nelle sale dei musei, negli spazi delle gallerie ... Sale espositive diventano così spazi per proiezioni e cineforum, per piccoli spettacoli teatrali, per concerti, per attività culturali o semplicemente di ritrovo. Al MAXXI, a Roma, come conseguenza della pandemia, i grandi spazi del museo sono stati convertiti in spazi per i ragazzi delle medie e del liceo per studiare, poter seguire le lezioni a

I secondi invece, - luoghi dello spettacolo e dell’intrattenimento come cinema, piccoli teatri, sale concerti e spazi multifunzionali di quartiere -, rientrano tra le attività di tipo 1. Sono infatti vittime dell’obbligo di adeguamento alle recenti norme sul distanziamento, che impongono una riduzione dei numeri di spettatori per garantire il distanziamento sociale durante gli spettacoli. Se gli spazi culturali a vocazione turistica (di tipo 2) soffrono la mancanza di visitatori, gli spazi culturali a vocazione comunitaria (di tipo 1) soffrono invece la mancanza di spazi. Anche in questo caso la soluzione è un sodalizio tra le attività: mettendo a disposizione gli spazi dei primi è possibile preservare le attività dei secondi. Gli spazi

ACQUABELLA - DIAGRAMMA SUL QUARTIERE FUTURO

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distanza, e partecipare a corsi di formazione . Alla Tate di Londra vengono organizzati, al di fuori degli orari turistici, proiezioni, dj set, corsi, concerti e altre attività per i cittadini. [20]

Le necessità dettate dalla pandemia possono così diventare strumenti per diffondere e potenziare l’offerta culturale nei quartieri attraverso l’individuazione di “Centri culturali di quartiere” (musei o gallerie ma non solo) in cui sia possibile per le singole attività culturali potenziare e dislocare parte della propria offerta. Così facendo non solo si garantirebbe la sopravvivenza delle attività stesse ma, grazie alla dislocazione parziale della propria offerta, se ne favorirebbe anche la diffusione sul territorio urbano.

Da quando il suo ufficio è stato suddiviso in sedi locali, Marco Bartolucci va al lavoro a piedi ogni mattina (2.). Come ogni giorno, la proprietaria dell’appartamento sfitto in cui ha temporaneamente sede il suo ufficio gli fa trovare un cornetto per colazione. Dopo una mattinata di inteso lavoro e coordinazione, Marco e il suo team vanno a pranzo nel loro ristorante preferito (3.), temporaneamente trasferitosi nella hall di un hotel a Porta Susa, a pochi minuti a piedi dal lavoro. Finito il pomeriggio di lavoro (4.), Marco si concede qualche ora di esercizi nella palestra vicino al lavoro, che, grazie al trasferimento dei corsi di danza e pilates nel palazzetto vicino, è riuscita finalmente a riaprire (5.). Finiti gli esercizi, Marco si gode il resto della serata facendo una passeggiata a piedi fino a casa.


Da quando le scuole hanno riaperto grazie al permesso di svolgere parte della didattica outdoor, Graziella Marini è tornata ad accompagnare la figlia Camilla a scuola ogni mattina (2.) Dopo aver lasciato la figlia a scuola, prosegue a piedi per via Campania dove raggiunge Marco Bartolucci e il resto del suo team nel loro temporaneo ufficio locale (3.). Per pranzo Graziella decide di preparare una pasta per i colleghi, usando la fornitissima cucina dell’appartamento. Nel frattempo il nonno di Camilla, Franco Marini, raggiunge gli amici al Centro Culturale Acquabella (2.). Da quando il centro è stato inserito tra i “Centri culturali di quartiere” vi vengono svolte un gran numero di attività, con un focus su attività per anziani nelle ore mattutine. Finito il corso di ballo Franco va a prendere a scuola (3.) la nipote Camilla, che ha appena finito il corso di educazione fisica all’aperto nell’area verde della Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, proprio di fronte alla scuola (3.). Insieme vanno a fare merenda nel bar preferito di Franco (4.). Il bar, grazie ad un accordo stretto con il B&B nel palazzo di fianco, permette ai clienti di consumare sedendo nella terrazza del B&B, con vista sul centro città. Graziella nel frattempo lascia l’ufficio e raggiunge a piedi il “Tennis Club Lombardo” (4.), dove la sua palestra ha temporaneamente trasferito i suoi corsi e quelli di Camilla. Camilla e Franco la raggiungono finita la merenda. Mentre Graziella e Camilla seguono in contemporanea i propri corsi di pilates e danza, Franco si avvia a piedi verso casa.

FRANCO MARINI 1./6. CASA

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LEGENDA 1. SPAZI PER L’EDUCAZIONE - SPAZI ALL’APERTO 2. ATTIVITÀ GASTRONOMICHE - ATTIVITÀ RICETTIVE 3. UFFICI - IMMOBILI IN AFFITTO 4. PALESTRE & STUDIO - CENTRI SPORTIVI 5. SPAZI CULTURALI - CENTRO CULTURALE DI QUARTIERE

GRAZIELLA MARINI CAMILLA CECCARELLI


2. EREDITÀ NEL POST-PANDEMIA Nello studio di strategie per la ripresa nel post- emergenza è importante distinguere tra due diverse condizioni: “poter ripartire” e “riuscire a ripartire”. La maggior parte dei finanziamenti e delle misure adottate fino ad ora si è concentrata sul garantire le condizioni per il “poter ripartire”, stilando una serie di norme e regolamenti ad hoc per permettere una graduale ripresa delle attività in sicurezza. Ma, come abbiamo già visto e come ci stanno dimostrando le frequenti proteste in corso nelle principali città italiane, poter ripartire non significa automaticamente riuscire a ripartire. Da un sondaggio svolto da Confesercenti con Swg emerge infatti che solo 6 imprese su 10, tra negozi, bar e ristoranti, hanno riaperto lunedì 18 maggio. Tra le motivazioni per la non riapertura, il 68% ha indicato la mancata convenienza economica della riapertura, per il timore di rimanere schiacciati tra l'aumento dei costi di gestione e il prevedibile calo dei ricavi. [21][22] Se gli interventi e le misure adottate finora rappresentano perciò un necessario primo passo per arginare gli effetti del coronavirus, è però indispensabile studiare strategie a lungo termine che non solo rendano conveniente la riapertura, ma anzi investano e sfruttino la pandemia per generare radicali cambiamenti ed opportunità.

La proposta “MORE FOR MORE! - Milano 2020” suggerisce la collaborazione tra attività e la ridistribuzione di spazi come risposta per una ripresa post-lockdown a vantaggio collettivo. Ma rappresenta anche un investimento per la futura Milano del post-pandemia. Da anni ormai sindaci ed urbanisti sono impegnati in una lotta contro il gigantismo e l’inefficienza delle città ultra centralizzate, dove la concentrazione di servizi nel centro viene pagata dai cittadini in termini di tempo perso, spese, scomodità, sovraccarico per le infrastrutture di trasporto, spesa pubblica per nuove arterie di traffico che sarebbero altrimenti inutili, o semplicemente rinunciando ai servizi stessi. Ed è per questo che nelle grandi città si stanno mettendo in atto politiche e strategie che favoriscono la scomposizione della città in piccoli nuclei, progettati in modo da offrire all’interno di ogni singolo nucleo tutte le funzioni, tutte le attrezzature, tutti i servizi, a eccezione di quelli altamente specializzati. La presenza di un’offerta organica ed accessibile di strutture e servizi all’interno di ogni quartiere, ne garantisce infatti l’utilizzo ad ogni membro senza dover ricorrere a collegamenti automobilistici privati o pubblici. Ad una città vivibile e sostenibile oggi viene infatti richiesta una presenza di servizi e attrezzature raggiungibili con agio e in tempo moderati a piedi dalla propria

residenza. Per questo, città come Parigi e Bogotá stanno esplorando le cosiddette “città a 15 minuti”, in cui le persone possono camminare o andare in bicicletta verso nodi densi sparsi in tutta la città piuttosto che spostarsi sui mezzi pubblici verso centri ad alta densità. Lo sviluppo di “città a 15 minuti”e le necessità di una riscoperta della dimensione del quartiere nelle città sono anche fra i temi centrali del documento “Milano 2020 Strategia di adattamento”. La proposta “MORE FOR MORE! - Milano 2020” combatte la chiusura delle attività post lockdown e la conseguente proliferazione di vuoti urbani attraverso la loro rifunzionalizzazione. Un hotel diventa così sede di bar e ristoranti, un appartamento in affitto un ufficio, un palazzetto per il basket un centro yoga e pilates, un cinema un centro culturale cittadino, un parco una scuola outdoor ... Invece di chiudere, le attività si espandono e si moltiplicano capillarmente sul territorio urbano, densificando così l’offerta di risorse e servizi all’interno di ogni quartiere e rendendoli così accessibili a scala pedonale/ciclabile. Nel definire azioni e pratiche per combattere la crisi del post-emergenza - ridurre numero e frequenza di spostamenti e ridistribuire attività tra spazi in eccesso e in difetto - il


progetto “MORE FOR MORE! - Milano 2020” propone così allo stesso tempo azioni e pratiche che rispondono alle esigenze di una città vivibile oggi: rafforzare entro perimetri circoscritti tutto un sistema di attività e di riferimenti locali a misura d’uomo. In questo periodo sempre più governi e amministrazioni stanno operando adattamenti sulle proprie città per garantire il distanziamento sociale soddisfacendo le esigenze di spostamento degli abitanti. Questi adeguamenti puntano quasi tutti nella stessa direzione: dedicare sempre più spazio a ciclisti e pedoni, evitando così il sovraccarico del trasporto pubblico e l'uso di auto private. Ci si aspetta che 300 km di percorsi ciclabili verranno creati a Lima, 130 km a Città del Messico, 35 km a Bogotá, 21 km a Barcellona ...[23] Ma potenziare le reti ciclabili e pedonali senza impegnarsi a preservare le attività e le funzioni che esse collegano è un grosso rischio. Con solo 6 attività su 10 riaperte, le distanze tra attrezzature e servizi nella città si dilatano, invece di restringersi. Le nuove reti ciclabili e pedonali rischiano così di diventare autostrade di mobilità lenta, che gli abitanti sono costretti a percorrere senza sosta per spostarsi da un servizio all’altro. Con solo 6 attività su 10 riaperte, la distanza da percorrere per raggiungere il proprio posto di lavoro, mercati locali e nuclei di negozi per le necessità quotidiane, servizi scolastici e per il tempo libero, si amplierà a tal punto da scoraggiarne l’uso da parte degli abitanti, o da spingerli a ricorrere all’uso di auto private alla prima occasione.

È importante per questo che oltre a promuovere un potenziamento della mobilità sostenibile, gli interventi a favore dell’accessibilità si pongano come obiettivo quello di avvicinare le risorse urbane ai cittadini. Localizzare e - come conseguenza degli effetti del Coronavirus - preservare il maggior numero di servizi e strutture raggiungibili a piedi dalle abitazioni significa evitare di sovraccaricare le infrastrutture di trasporto e impegnarsi a preservare la scala del quartiere nella città, rispondendo così agli obiettivi di sostenibilità e di qualità richiesti oggi ad ogni grande città. “MORE FOR MORE! - Milano 2020” può essere pensato come una piattaforma online promossa e sovrintesa dalle amministrazioni pubbliche in cui ogni cittadino possa individualmente ricercare ed offrire spazi. Oppure può essere pensato come una strategia progettuale da attuare dall’amministrazione stessa alla scala dell’intera città. Qualsiasi sia la scala di applicazione, “MORE FOR MORE! - Milano 2020” si impegna a preservare e a densificare funzioni ed attività urbane come soluzione per la ripartenza nel post-emergenza e allo stesso tempo per la creazione di città più sostenibili e vivibili, a misura d’uomo.


3. FONTI [1]

https://www.lastampa.it/economia/lavoro/2020/04/10/news/coronavirus-l-allarme-delle-grandi-catene-commerciali-unnegozio-su-3-non-riaprira-piu-1.38703302

[9]

https://www.pw-magazine.com/2018/parallel-vienna-2018-selected-part-1/ https://parallelvienna.com/#

[18] [10]

[2]

https://www.corriere.it/economia/aziende/20_maggio_02/coronavirus-ristoranti-bar-negozi-3-10-non-riapriranno-giugn o-bd0ac5da-8c38-11ea-9e0f-452c0463a855.shtml [3]

https://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/trend/2020/05/03/news/pc_personali_poca_sicur ezza_calo_di_produttivita_cosa_non_funziona_nella_p a_dello_smart_working-255244267/ [4]

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/04/21/news/coronavirus_il_53_dei_genitori_dovra_tornare_al_lavoro_con_le _scuole_chiuse_ma_il_bonus_baby_sitter_non_copre_ neanche_un-254588353/ [5]

https://www.agi.it/economia/news/2020-04-04/coronavirus-crollo-ristoranti-alberghi-8179853/

[6]

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/coronavirus_hotel_alberghi_chiusi_crisi_cassa_integrazione_roscioli_ultime_no tizie-5176683.html [7]

https://www.corriere.it/economia/lavoro/20_maggio_06/airbnb-taglia-25percento-forza-lavoro-effetti-coronavirus-t urismo-df62a7d6-8f6e-11ea-bb7f-d3d655d2211a.shtml

https://www.theguardian.com/uk-news/2020/may/10/scotland-eyes-outdoor-learning-as-model-for-reopening-o f-schools?CMP=fb_gu&utm_medium=Social&utm_so urce=Facebook&fbclid=IwAR2hoBXurY8dC47K-GXVf S7MId3mah-dbbnSN5ltqYwzqPegf2Lax_7ytx4#Echo box=1589105145 [11]

https://www.ilsole24ore.com/art/la-crisi-arriva-sull-immobiliare-prezzi-e-operazioni-flessione-AD1AjqF

https://www.nytimes.com/2020/03/05/arts/design/italy-museums-coronavirus.html

[19]

https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e-pubblica-amministrazione/2020/05/firenze-sul -lastrico-musei-restano-chiusi-lappello-del-sindaco-n ardella-e-dellassessore-sacchi/?fbclid=IwAR2cA0Cyv 6zxzf2LseC7BqKbo2YkEgtxoMcJFtQMLMeHZljb8RA NIoqO4sE [20]

[12]

https://www.arcipelagomilano.org/archives/54009

[13]

https://www.lastampa.it/cronaca/2020/04/28/news/trasporto-pubblico-l-allarme-dei-vertici-aziendali-fase-2-non-siamoin-grado-di-garantire-i-requisiti-1.38774967

https://video.repubblica.it/dossier/l-italia-riparte/fase-2-i-musei-di-roma-alla-prova-della-riapertura-div enteranno-palestre-di-formazione-per-i-giovani/3598 12/360365?ref=RHPPTP-BS-I253430426-C12-P5-S3 .4-F4

[21]

[14]

https://www.repubblica.it/motori/sezioni/attualita/2020/04/11/news/addio_al_trasporto_pubblico_ dopo_il_coronavirus_tutti_in_auto-253727779/

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/05/21/news/chiusi_90_mila_bar_e_ristoranti_rischiamo_di_non_aprir e_piu_-257309943/?ref=RHPPTP-BH-I257137828-C1 2-P4-S4.4-F4

[15]

[22]

https://hoa.org.uk/2016/07/make-money-home-turning-office-workspace/

[16]

https://www.repubblica.it/salute/alimentazione-e-fitness/2020/05/05/news/palestre_controlli_all_ingre sso_igienizzanti_per_mani_e_attrezzi_distanza_ecco_ come_allenarsi_senza_rischi-255739889/

[8]

https://www.repubblica.it/economia/2020/05/09/news/zaia_golverno_deleghi_alle_r egioni_ma_lo_faccia_oggi_fipe_tavoli_in_ristoranti_ogn i_4_metri_chiuderanno_-256166987/?ref=RHPPLF-BH -I256143764-C8-P3-S3.4-T1

fiYZuxWkCCXV4_Sb8b2JRvM5KXUGQby23M3DNlf4BpBtAo6woHTM

[17]

https://firenze.repubblica.it/cronaca/2020/05/19/news/livorno_le_palestre_chiedono_al_comune_spazi_pubblici_ all_aperto-257063170/?ref=fbpr&fbclid=IwAR3TCPV

https://www.repubblica.it/economia/2020/05/16/news/riapertura_reazioni_imprese_confesercenti_sei_su_dieci_ria prono-256796532/

[23]

https://www.domusweb.it/it/architettura/2020/05/09/come-dovremmo-vivere-la-densita-n elle-citta-del-post--pandemia.html


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