Appunti di Viaggio. In viaggio con AdventurAfrica.

Page 1

TANZANIA EXPRESS south Tanzania 1-17 agosto, 2013

appunti di viaggio di Valentina Protti


E’ il primo giorno qui e scrivo gu dalla mia tenda sulla spiaggia. E ci rumori che sento sono quelli gli uccelli nascosti chissà dove tr alberi. Una brezza leggera mi d gia per iniziare la giornata.

Il viaggio è andato bene, è stat borioso ottenere il visto d’ingre la procedura direi “casuale” di r gna dei documenti. Ma, come pole... Nell’attesa ho conosciuto i m viaggio e dopo un paio d’ore s mente liberi di entrare in Tanza ficialmente l’avventura. Il trasferimento non è molto lu chilometri, ma il traffico è imp niamo subito catapultati in un’e lori e odori delle strade, dei mer La prima cena tutti insieme, po è l’occasione per iniziare a cono

Prima tappa del nostro viaggio pesce di Dar es Salaam. E’ divis


uardando il mare E’ l’alba, e gli unii dell’acqua e dera le fronde degli dà la giusta ener-

to solo un po’ laesso, a causa delraccolta e consesi dice qui, pole

miei compagni di siamo stati finalania e iniziare uf-

ungo in termini di pressionante. Veesplosione di corcati, della gente. oco dopo l’arrivo, oscersi.

o è il mercato del so in diversi padi-



glioni, ognuno corrispondente a un’attività: l’esposizione, la pulizia, la frittura, l’asta. E’ molto suggestivo, uno spettacolo affascinante caratterizzato dall’odore intenso del pesce, ma anche dal rumore della gente che vende e che compra e dalle vesti colorate delle donne, che partecipano agguerrite all’asta a loro dedicata. Il giorno successivo, la partenza per il Mikumi National Park è necessariamente molto presto, per anticipare il terribile traffico in uscita da Dar. Tra due chiacchiere, qualche pisolino e una pausa caffè e chapati, il viaggio procede piacevolmente. Nell’ultimo tratto, avvicinandoci al parco, iniziano i primi timidi avvistamenti: un paio di giraffe, qualche babbuino, impala, zebre e facoceri. L’Africa ci accoglie e ci chiama a sé! Tuttavia il safari vero e proprio comincia l’indomani. La sosta alle Hippo Pools è fantastica, un grande inizio! Gli ippopotami sono numerosi, ammassati l’uno sull’altro in acqua, così grassi e belli. Ci sono anche alcuni coccodrilli, tantissimi impala, zebre, giraffe, qualche gnu e addirittura un paio di leonesse in lontananza. Non è nulla di nuovo per chi è già stato in Africa, eppure è sempre uno spettacolo che lascia senza fiato. Sono incantata e ammirando tutto ciò penso a quanto ho fatto bene a partire. Il pranzo al parco è gradevolissimo: ci rilassiamo mangiando uova sode e verdure e bevendo qualche bicchiere di buon vino rosso. Scherzia-




mo e ridiamo già come vecchi amici: il gruppo inizia ad amalgamarsi. Dopo una cena abbondante e una bella dormita, siamo pronti a ripartire. Prossima tappa è Iringa, sosta più o meno obbligata tra Mikumi e Ruaha. Durante il viaggio attraversiamo la Baobab Valley, dove ci fermiamo per una sosta caffè e chapati. I baobab sono ovunque, sembrano infiniti. I loro rami che sembrano braccia protese verso il cielo, i tronchi enormi e la stazza imponente rendono l’ambiente spettacolare e surreale. I piccolissimi baobab con i fiorellini bianchi e rosa sono commuoventi tanto sono belli. Arrivati a Iringa pranziamo in un ristorante molto local e per niente turistico, particolarità che lo rende ancora più attraente ai miei occhi. L’attesa è lunga, ma il pollo ottimo e mangiarlo con le mani sembra renderlo ancora più gustoso. La città è vivace. Il mercato è come un dipinto dai mille colori, il rosso dei pomodori, il giallo delle banane, il verde dei piselli, le sfumature bianco-beige del riso e delle spezie. I prossimi giorni li trascorreremo tutti insieme in tenda e ci sarà da cucinare, per cui questo è il momento della spesa. La notte a Iringa è fresca, ma ben coperti e con un buon sacco a pelo dormiamo bene nelle nostre tende. Ripartiamo la mattina successiva senza troppa fretta. Destinazione... paradiso! Dopo qualche giorno di tempo incerto e il bell’acquazzone che ci aveva accolto a Dar, finalmente al Ruaha splende un sole caldo, il cielo è azzurro e nell’orizzonte infinito lo sguardo si perde e gli occhi si rilassano. Non posso che essere felice.



Il fiume, gli alberi e non so quanti ippopotami... con quella mole immensa, le posizioni buffe e l’aria s darli. Pranzare con questa vista è di un bello che non si può spiegare. Procedendo verso il campo incontriamo altri ippopotami, ma anche molti elefanti. Un piccolino in p d’erba, per poi arrendersi e attaccarsi alla mammella della madre. Una coppia di sciacalli trotterella

Arriviamo al nostro campo e sembra di essere di colpo catapultati dentro a un documentario. Siamo i miei appunti mentre il sole cala davanti a me e ascoltando gli U2 a tutto volume, mi commuove e m

Una bella tavolata vicino al fiume, un buon pasto, qualche bottiglia di vino, l’Amarula, il fuoco acceso Gli elefanti sono così vicini che sembra di poterli toccare. Le stelle così fitte e brillanti che sembra di buini, gli ippopotami... la natura fa il suo concerto e la notte in tenda sono combattuta tra la preocc


stanca di chi ha lavorato duramente tutto il giorno, fanno sorridere e si potrebbe passare l’intera giornata a guar-

particolare è simpaticissimo mentre con quella mini proboscide cerca di afferrare, senza successo, qualche ciuffo frettolosa davanti a noi, seguita a ruota da un magnifico otocione di corsa. In lontananza qualche facocero.

o in riva al fiume. Giraffe, elefanti e ippopotami sono i nostri vicini di casa. Il tramonto è da pelle d’oca e scrivere mi viene quasi da piangere per la perfezione di questo momento.

o alle nostre spalle, il cielo stellato, le sagome degli animali nel fiume... l’atmosfera è magica. non averne mai viste così tante. Da una sponda del fiume si sentono i leoni, dall’altra le iene. E poi ci sono i babcupazione nel sentire gli animali tanto vicini e l’eccitazione per far parte di questo scenario del tutto eccezionale.




La notte trascorre serena e la mattina siamo pronti per il nostro game drive. E’ un inizio entusiasmante! Grazie ad una segnalazione, troviamo vicino alla strada un branco di leoni intento a banchettare con un elefante. Che scena incredibile! Ci sono leonesse, giovani maschi e un maschio adulto. Alcuni stanno stesi a terra con l’aria distrutta di chi ha mangiato troppo, altri riposano indisturbati tra l’erba alta. Qualcuno approfitta della sosta altrui per servirsi. Uno in particolare è quasi completamente immerso nell’elefante e quando esce dal suo ventre, completamente ricoperto di sangue, sembra un serial killer. Un altro è aggrappato alla proboscide, la tira con forza e sembra quasi un cucciolone intento a giocare. E’ uno spettacolo pazzesco e si potrebbe restare qui all’infinito a guardare questa scena apparentemente sempre uguale eppure sempre diversa. Lasciando i leoni al loro pranzo, quante giraffe, zebre e impala incontriamo??? E la cosa ancora più incredibile è che siamo quasi gli unici spettatori! L’ambiente è ricchissimo e i turisti quasi inesistenti. Per completare la giornata, a cena si presenta fugace una genetta. E’ bellissima, poco diversa da un gatto, con il corpo maculato, la coda a strisce e gli occhi vispi che per qualche secondo ci guardano. Quello dei pasti è un bel momento di aggregazione. Lyndon è lo chef e noi i suoi aiutanti. Af-




fettiamo di tutto, cipolle, aglio, pomodori, patate, frutta... e ogni tanto un dito. Aiutano un po’ tutti ed è divertente chiacchierare come comari sedute al tavolo della cucina. L’indomani tornare a vedere come si evolve la scena dei leoni è scontato. Non tutti sono d’accordo, eppure è un’occasione pazzesca, una vista sempre appagante. Come accontentarsi di dare solo una sbirciatina?! Il gruppo infatti è diverso. E’ più numeroso, una quindicina tra cuccioli, leonesse e due maschi adulti. Alcuni hanno una pancia così gonfia da non riuscire a spostarsi e se lo fanno si lasciano di nuovo cadere a terra dopo pochi passi, distrutti. Gli altri a turno approfittano del ricco pasto, qualcuno si accoppia... Per chiudere alla grande, nel pomeriggio incontriamo un enorme branco di bufali. Sono possenti e minacciosi, le corna spesse, robuste. Quando si muovono alzano un gran polverone che fa assumere alla scena un’aria sinistra. L’ultimo giorno è ancora dedicato ai leoni. L’elefante ormai svuotato sembra un pallone sgonfio, intorno ci sono soltanto un paio di leoni. Ne troviamo altri vicino al fiume. Una giovane leonessa in particolare è vicinissima a noi. Ha un aspetto fiero e la postura elegante, è splendida e ha uno sguardo magnetico che mette quasi soggezione. Le foto si sprecano. L’ultima tappa del viaggio sono le Udzungwa







Mountains. Man mano che ci avviciniamo alla meta il paesaggio cambia radicalmente, la vegetazione è fitta, di un verde brillante. E’ completamente diverso da qualsiasi altro posto che ho visto in Africa. Il campeggio è completamente immerso nel verde, silenzioso, tranquillo. La cena è ottima, il servizio anche. L’indomani è dedicato al tracking delle Sanje Mangabeys, delle scimmie endemiche che, grazie al lavoro incessante di un gruppo di ranger, accettano la presenza dell’uomo. E’ una giornata avventurosa e impegnativa. Il percorso è lungo, tutto in salita, a tratti piuttosto ripido. Quando lasciamo il sentiero per addentrarci nella foresta tutta rami, foglie e liane, inizia l’avventura vera e propria con l’inseguimento delle Mangabeys. A ogni passo rischiamo di inciampare, di scivolare o prenderci un ramo in faccia, ma l’adrenalina è alle stelle, sono eccitata ed entusiasta di essere qui, sono orgogliosa di farcela senza troppa fatica. E’ tutto bellissimo e selvaggio. Avvistiamo i nostri primati dopo due ore e mezzo di cammino. Si confondono tra i rami degli alberi ed è difficile fotografarle, ma sono a pochi metri da noi ed è interessante osservarle interagire tra loro, azzuffarsi, saltare, mangiare il mango selvatico. Il ritorno al campo ci sembra interminabile e faticosissimo, siamo tutti stanchi. Fare la doccia è un’estasi, rilassarsi al bar chiacchierando tra fiumi di popcorn e birra fredda è un piacere senza pari.



La mattina in questi luoghi per me svegliarsi presto ha sempre qualcosa di magico. L’aria fresca e frizzante invita alla vita. La luce soffusa e intima, i rumori della natura, ispirano confidenza. Non c’è in giro nessuno, si può osservare il mondo indisturbati e ammirarne la bellezza e la grazia. Dedichiamo l’ultimo giorno alle Sanje Falls, facendo però una breve sosta a una scuola per distribuire penne ed altro materiale. E’ un pugno nello stomaco, che mi lascia tutto il giorno una grande amarezza. I bambini ci accolgono festosi e urlanti nelle loro belle divise viola e bianche. I palloncini li elettrizzano e sono bellissimi mentre corrono tutti insieme a prenderli. Sembrano felici. Eppure basta entrare in quella che dovrebbe essere la loro classe per restare ammutoliti. I pochi banchi sono tutti rotti, i quaderni sgualciti, i fili dell’elettricità a vista. Senza contare che i bambini sono tutti in strada, mentre dovrebbero far lezione. Sembra più un luogo di ritrovo che una scuola. Vien voglia di spogliarsi di tutto e lasciarlo a loro, che ti sorridono anche se non gli dai nulla. Vien voglia di caricarli tutti sul truck e strapparli a questa vita fatta di niente, ma chissà se sarebbe davvero meglio. Non capisco più cosa è giusto o sbagliato, sono confusa, non mi escono le parole. Vorrei urlare la rabbia che sento e raccogliere tutti questi bimbetti in un grande abbraccio. Lasciamo la scuola, lasciamo i bambini senza aver fatto nulla per loro, e ci spostiamo verso



le cascate. La salita dura circa un’ora e mezza, è abbastanza ripida, ma sempre su sentiero. Le cascate sono incantevoli e farci il bagno... è una botta di pura adrenalina! L’acqua è ghiacciata, ma è eccitante e a star sotto il getto delle cascate sembra di esser riusciti in un’impresa eccezionale e ci si sente padroni del mondo! Il ritorno a Dar, ultima tappa, è lungo e faticoso. Cerco di non dormire perché mi sembra di sprecare l’ultima occasione per ammirare questa terra speciale che mi ha fatto tanto bene. A un tratto iniziano a comparire una per volta zebre, babbuini, impala, qualche bufalo, una giraffa solitaria... sembra il gran finale di un concerto, quando i musicisti uno ad uno fanno il loro assolo per salutare il pubblico che li applaude. Mi si riempiono gli occhi di lacrime per l’emozione. Alzo la musica a tutto volume perché non voglio sentire niente, nessun commento, non il rumore del truck o della strada. Guardo fuori, libero la mente e assorbo tutto il possibile, bevo fino all’ultimo sorso di questa pozione magica che è la Tanzania. Siamo ormai alla fine. Mi godo gli ultimi istanti dalla mia tenda in riva al mare. Sento gli uccelli e il rumore dell’oceano che lentamente e ritmicamente si prolunga e si ritrae dalla spiaggia. Ci sono in giro solo alcuni locali che corrono scalzi e spediti e un turista che fotografa l’alba. Il sole è rosso, infuocato e lentamente prende il suo posto d’onore nel cielo. Qua e là qualche nuvola grigio rosa come panna montata orna il cielo con disegni suggestivi. Decidiamo di trascorrere il ferragosto sull’isola di Sinda, di fronte a Dar. Sembra l’isola di Robinson Crusoe, sperduta e deserta. La sabbia è bianca e finissima, arricchita da centinaia di conchiglie, l’acqua è cristallina, oltre a noi... il nulla, la pace assoluta. Facciamo due passi sulla spiaggia, un bagnetto, un po’ di snorkeling e un pranzo veloce. Poi ci godiamo questa pace sdraiati al sole. E’ fantastico ed è la conclusione perfetta di un viaggio perfetto.



E così è finita, è l’ultimo giorno. Ho pensato tante volte se fosse giusto o no partire. Cercavo una via di fuga, uno sfogo, un posto che fosse solo mio, che potesse diventare “il mio posto”, senza ricordi, senza passato, ma con un futuro. Sono stata benissimo da subito. I paesaggi, la natura, gli animali, la vita sul truck e in tenda. E poi le persone, tutte diverse, un piccolo spaccato di mondo, l’ideale per trascorrere tanti bei momenti allegri e spensierati. Riguardo il mare appena alzata. Mi lascio svegliare dall’aria fresca, sfiorata appena da qualche tiepido raggio di sole. Ascolto una musica rilassante a basso volume, per poter sentire anche il rumore del mare. Ripenso alle ultime settimane e a tutto il bello che ho visto. Ho sgombrato la mente, non c’era posto per tristezza e preoccupazioni, solo pensieri positivi, belle immagini, ottimismo, allegria e gioia di vivere. Voglio assorbire tutto, immagazzinarlo in un angolo della mia mente e portarlo a casa con me. Quando avrò qualche momento di sconforto, quando sarò stufa della città, del lavoro, della gente, dovrò solo aprire la porta di quell’angolo in cui ho riposto i ricordi di questi giorni e lasciarmi invadere da tutta la loro positività. Chiudere gli occhi, fare un bel respiro profondo, rilassarmi e star bene. E’ stato bellissimo. E’ stato perfetto. Non c’è altro da aggiungere, non c’è più niente da scrivere.




TANZANIA EXPRESS south Tanzania 1-17 agosto, 2013

appunti di viaggio di Valentina Protti

in rigoroso ordine sparso... mario pasquale bianca alessandro (per gli amici “cuore pulito�) emanuela valentina paolo marina marco luciano walter elisabetta eleonora lindon il truck


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.