GIORGIO PICCAIA
l’essenza del possedere OPERE IN CERAMICA DI GIORGIO PICCAIA mostra a cura di Erika La Rosa con il patrocinio di
con la collaborazione di
dal 7 settembre al 20 ottobre 2013
MIDeC Museo Internazionale Design Ceramico Lungolago Perabò, 5 Cerro di Laveno Mombello Va tel. 0332 625551 fax 0332 666530 segreteria@midec.org www.midec.org
in contemporanea a Villa Frua di Laveno Mombello
OPERA ROMANTICA disegni di Matteo e Giorgio Piccaia
dal 30 novembre al 15 dicembre 2013
SPAZIO
ZERO ARTE & CULTURA
VIA RONCHETTI n.6
GALLARATE
Spazio Zero di Gallarate via Ronchetti, 6 Gallarate Va tel./fax 0331 777472 info@metamusa.it www.metamusa.it/organizzazione.html
organizzazione e grafica METAMUSA ARTE E EVENTI CULTURALI tel./fax 0331 777472 info@metamusa.it www.metamusa.it
Un ritorno al pensiero elementare per ricominciare ad apprezzare la vita. Un segno, una traccia, un’impronta per non dimenticare l’origine di tutto e cancellare il superfluo. Le opere in ceramica di Giorgio Piccaia partono da questa premessa. Un’impresa titanica, direi, un viaggio impervio, imprevisto, difficile ma proprio per questo avvincente. I decisi passi verso la ricerca dell’elemento primordiale e sull’origine della vita nascono sulla tela, quasi per caso, quando i segni tracciati prendono le sembianze di pesci stilizzati, che nuotano nel corso della corrente, si fanno trasportare liberi o ritornano controcorrente. Nell’acqua, infatti, la letteratura scientifica vuole l’origine della vita. In uno degli elementi più incorporei gli studiosi rimandano al luogo dove tutto ebbe inizio. Un istante in cui tutto cambia, oltre quattro miliardi di anni fa. Questo nuovo progetto artistico di Giorgio Piccaia dal piano bidimensionale della tela si trasferisce alla terracotta. Una materia che l’artista può lavorare e plasmare con le proprie mani, un elemento antico come il mondo che gli permette, nonostante l’apparente antitesi, di ben rappresentare l’acqua e il suo mondo sommerso. La forma grezza della terra, manipolata, si trasforma in oggetti circolari molto simili tra loro ma tutti diversi. Piatti dal contorno irregolare dove l’incertezza del dettaglio diventa elemento essenziale e distintivo. Creati ad uno ad uno, i piatti hanno il profumo dell’oggetto proprio dell’artigiano, di quell’alchimista moderno che riesce a mescolare gli elementi nudi e crudi per realizzare un’opera unica. Giorgio Piccaia è anch’esso un artista che possiamo definire crudo, acerbo, nel senso migliore del termine. Le sue opere nascono spontanee, non hanno bisogno di troppa teoria e la creatività fiorisce anche in un ambito, come quello della lavorazione della creta, che può apparire arduo per chi è digiuno di quella disciplina. Ma l’artista ama sperimentare ed indagare in terreni stranieri e scoscesi, l’incognito lo attrae e stupisce. Piccaia osa e prende il largo, d’altronde come scrive lo scrittore australiano Sergio Bambarén «Soltanto chi osa spingersi un po’ più in là scopre quanto può andare lontano». Nelle prime opere i pesci sono segni grafici, semplici primitivi e asciutti, che seguono per lo più la circolarità del piatto; forme stilizzate, quasi come esseri antichi, a volte solo accennati a volte più sfacciati. I pesci divengono quindi simboli della vita, della libertà e dell’autodeterminazione. Rappresentano il superamento di tutti gli ostacoli, la vittoria su tutte
le sofferenze e il raggiungimento della liberazione. «La voglia è di superare un periodo strano e rivoluzionario. La ricerca della comunità contro l’effimero della cattiveria» scrive l’artista nei suoi appunti. L’opera diventa una grande metafora della vita e della ricerca della verità. L’attenzione all’uomo e alla sua libertà diventa fondamentale e la meditazione sente l’eco delle riflessioni sulla condizione esistenziale che Friedrich Nietzsche scriveva nel suo primo saggio filosofico Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi, che Giorgio Piccaia fa proprio. L’acuta e attenta riflessione nietzcheiana sulla Krisis condizionerà tutto il pensiero filosofico contemporaneo e risulta ancora oggi quanto mai attuale, tanto che l’artista ne rimane profondamente colpito durante la lettura e lo trasferisce prepotentemente nelle sue opere. «Come? Tutto sarebbe solo umano, troppo umano?» si domandava il filosofo, scatenando una serie di riflessioni nei confronti della cultura del proprio tempo e delle esaltazioni del progresso storico. Così Piccaia si fa domande, approfondisce le riflessioni, prosegue il lavoro di indagine. La ricerca avanza, cresce, si spinge oltre e il segno sulla creta si trasforma e lascia spazio a nuovi animali fantastici che sembrano più attingere all’immaginario infantile: esseri con le corna, quadrupedi dai colori sgargianti, che sembrano danzare intorno al cerchio della vita. Emerge anche l’elemento umano, che con essi si mescola e si confonde. Realtà e fantasia si ingarbugliano, non si capisce più cos’è l’una e cos’è l’altra. La vita primordiale si evolve, si trasforma e acquista coscienza. L’uomo con le sue contraddizioni, la sua natura di essere pensante fa il suo debutto e nulla sarà più come prima. La forma circolare del piatto, da secoli utile all’uomo per nutrirsi, strumento diffuso trasversalmente in tutte le culture del mondo, diventa quindi la più naturale per rappresentare la vita e la ricerca dell’origine di essa. Il cerchio, quale simbolo di perfezione che ritorna più volte nella storia spirituale delle diverse religioni, è forma perfetta e lo spazio al suo interno diventa spazio sacro. L’elemento più semplice per nutrire il corpo diventa quindi lo strumento ideale per nutrire l’anima. Il lavoro dell’artista va oltre la realtà oggettiva. Il manufatto vero, concreto, tangibile diventa il percorso naturale per indagare il soffio vitale, la coscienza, l’origine della volontà.
Erika La Rosa
ceramiche 2013
ceramiche 2013
ceramiche 2013
ceramiche 2013
ceramiche 2013
ceramiche 2013
ceramiche 2013
ceramiche 2013
ceramiche 2013
ceramiche 2013
GIORGIO PICCAIA
GIORGIO PICCAIA
Giorgio Piccaia nasce a Ginevra nel 1955, studia architettura al Politecnico di Milano, dove è stato allievo di Corrado Levi. Tra gli anni 70 e 80 lavora sia in Polonia che in Italia, con Jerzy Grotowski, una delle figure di spicco dell’avanguardia teatrale del novecento. In quel periodo realizza una serie di performance. Figlio d’arte. Nel 1983 ha fondato la rivista Varese Mese.
Matteo e Giorgio Piccaia opera esposta alla 55 Biennale di Venezia, 2013 padiglione Tibet, ex chiesa di Santa Marta
ceramiche 2013