Tram a Legnano
LA RIEVOCAZIONE DEL TRAM CHE ATTRAVERSA LEGNANO ven 27-06-14
Indice dei contenuti LA RIEVOCAZIONE DEL TRAM CHE ATTRAVERSA LEGNANO Un po' di storia I CICERONI Dal "Velociu" al tram elettrico I Lampugnani a Legnano GIOVAN FRANCESCO LAMPUGNANI PANNELLO - Presentazione dell'opera IL PRIMO SEICENTO LOMBARDO Un'Opera in Comune delle opere pittoriche LA STORIA DELL'OSPIZIO GLI AFFRESCHI DELL’OSPIZIO SANT’ERASMO La “Sala degli Stemmi” Lampugnani Sacra Famiglia Legnano
LA RIEVOCAZIONE DEL ATTRAVERSA LEGNANO
TRAM
CHE
LA RIEVOCAZIONE DEL TRAM CHE ATTRAVERSA LEGNANO
Trasporti e tram a Legnano Legnano alla grande - puntata 01 Una puntata con quasi il percorso del tram in questione www.youtube.com/watch?v=ZoRICiZvink&list=UUqumjytccKN0-WADHNtA41 g Legnano alla grande - Puntata 02 Una puntata con quasi il percorso del tram in questione youtu.be/QOWmrYLkXI8 Legnano alla grande - Puntata 03 Una puntata con quasi il percorso del tram in questione youtu.be/vFrDl6WFIrU Legnano alla grande - Puntata 04 Una puntata con quasi il percorso del tram in questione. Regina Elena youtu.be/qr9gAd6CYdk Legnano, tram e il suo percorso Una puntata con quasi il percorso del tram in questione youtu.be/i2q8Ie74wbM http://danielebertisindaco.blogspot.it/2013/10/tutti-in-tram-in-primavera.html
Mancano 9 giorni ad un evento che rimarrĂ impresso nella memoria di tanti bambini, ma anche di tanti adulti legnanesi... se aprite il link sopra la foto, troverete del materiale per rivivere il percorso del vecchio tram che attraversava il borgo divenuto cittĂ , tra il 1880 ed il 1951 (poi fino al 1966 la fermata era al deposito tra il Sempione e via Canazza).
Rispetto al tragitto originale, per motivi logistici, assieme all'ufficio eventi, abbiamo deciso di partire dal centro, in Largo Tosi, dove a pochi metri vi era la stazione centrale del tram della linea Milano- Legnano-Gallarate... ...Punteremo quindi verso corso Italia, (ex corso Vittorio Emanuele) fingendo di immaginare la vecchia tessitura De Angeli Frua e le antiche costruzioni che componevano la skyline fino al monumento, da li, circumnavigheremo l'albertone, ripercorrendo il centralissimo corso Italia per poi entrare nella storia dell'altra storica tessitura: la Cantoni, arrivati quindi sul Sempione, si virerĂ a sinistra per inoltrarsi in via Dante,passare davanti alla chiesa del SS Redentore, la prima delle 3 chiese costruite nel primo decennio del XX sec. e puntare verso via Pio XI lasciandoci alle spalle l'istituto Barbara Melzi, lanciando un occhio sulla sessantenne caserma dei pompieri e immettersi sulla via Colli di sant'Erasmo, entrando di prepotenza nel parco ILA ex sanatorio, inaugurato proprio 90 anni fa nel 1924.
Ammireremo il parco, lo guarderemo davanti e dietro, per poi fuoriuscire sulla via Candiani tra il vecchio ospedale e l'ospizio S.Erasmo, al semaforo si girerà a sinistra sul Sempione per raggiungere il deposito della Canazza (attuale parcheggio dell'entrata nuova del vecchio ospedale), una fermata di rito, e si riparte sul Sempione di Napoleone, arrivando alla seicentesca chiesetta della Madonnina per poi arrivare all'altezza di via Lampugnani per puntare dritti verso via Matteotti e Largo Tosi capolinea del tour legnanese... Cinque km di percorso con giovani ciceroni che 'racconteranno' la città. Non si è fatto in tempo a ricostruire il prototipo della vecchia stazione, per il 'centenario' siamo certi che ne costruiremo una BELLISSIMA... Tra qualche giorno arriveranno anche i manifesti x la città, meglio tardi che mai, ma per un evento cosi speciale, può bastare anche un tam tam tra amici e parenti...Tre euro la cifra da investire a testa, dodici corse sabato e dodici domenica dalle 9,30 fino alle 19 con pausa pranzo ogni 45 minuti si parte (capienza max 50 persone a giro)
Il trenino o più correttamente 'la rievocazione del tram' si sposta per 2 giorni da Lugano a Legnano, godiamocelo tutto, se sarà un successo, avremo la possibilità di replicare anche a fine settembre. Il primo evento per i 90 anni di legnano città, speriamo avvenga 'col botto', e che tutti i passeggeri possano scendere e raccontare l'emozione a chi magari ha preferito un we al lago....Vi aspettiamo, la città siamo NOI... www.freerumble.com/audioTrackPage.php?audioTrack_id=4046&listen=767 9 www.freerumble.com/audioTrackPage.php?audioTrack_id=4046&listen=767 8
Notizie dell'ultimo momento: Si posticiperà l'evento al 28 e 29 giugnole corse giornaliere saranno 9 e non 12 (10-11-12- 14- 1516-17-18-19) le prevendite questo venerdi 20 notte bianca e mercoledi sera 25... mercoledi mattina alle 11 conferenza stampa in comune x notte bianca e tram... domani alle 18 davanti al comune x fare il cicerone...
Un po' di storia
Un po' di storia a cura dell'autore Egidio Gianazza "Fra tutte le città della Lombardia Milano è lodata come la rosa o il giglio fra i fiori, come il cedro nel Libano, come il leone fra i quadrupedi, come l'aquila fra gli uccelli, sì da apparire come il sole tra i corpi celesti, per la fertilità del suolo e la disponibilità dei beni occorrenti agli uomini". Tale è la descrizione effettuata nel sec. XIII da Fra Bonvesin da la Riva "Ke sta im borgo Legnian", appartenente all'Ordine degli Umiliati, che si ritiene abbia insegnato grammatica a Legnano, al cui ospedale di S. Erasmo legò parte della sua sostanza. Tra i borghi che fecero degna corona a Milano nella lontananza dei tempi, tra l'alternanza delle passioni e il luccicare delle armi, troviamo Legnano, situata sulla riva dell'Olona che la divide da Legnanello, con le spalle addossate all'attuale statale del Sempione e con le
braccia protese all'interno già produttivo in biade, gelsi, fieni e buoni vini. Origine del nome È stata avanzata l'ipotesi che "Legnano" debba identificarsi con la Liciniacum dei Latini, così chiamata dal console Lucio Licinio Crasso. Altri ritengono che il nucleo originario dell'attuale città fosse formato da agricoltori i quali, trovato un terreno fertile, costruirono le loro primitive abitazioni sulle rive dell'Olona, costretti a difendersi dai lupi annidati nei boschi vicini e ancora presenti nella zona durante la prima metà dell'Ottocento. Non mancano quelli che hanno definito Legnano come Vicus agri Sepriensis, cioè come un villaggio del Seprio, del cui comitato faceva parte e come attestato dal largo omonimo. Nelle antiche carte la denominazione varia da Liniano, Livian, Legniano e in dialetto Legnàn e presso Legnarell, alterato da Legnanell. Si pensa anche a Ledegnanum, da rifiutare però perché riferito a località forse oltre il Po. Suggestiva, ma puro frutto di fantasia e da scartare la derivazione da lignum anus o legno della vecchia. Secondo il dizionario toponomastico dell'Olivieri, prima del 1000 Legnano era detta Lemnianum, diventato Legnanum nelle Gesta Friderici imperatoris.
Sulla base di questo accostamento si può pensare a un personale romano Limenius / Laenius. Etimologia a parte, l'antichità del borgo è fuori discussione. Ne fanno fede i ritrovamenti archeologici, ora dovuti a scavi per costruzione di edifici, ora a una esplorazione sistematica del territorio. Le più antiche tracce della presenza umana sul territorio legnanese sono fornite da pochi frammenti di un vaso a forma di campana rinvenuti tra il 1926 e il 1928 nella zona della Montagnola, risalenti alla cultura di Remedello (fine 2000-1800 a.C.). Da corredi gallici di corso Sempione sono emersi bronzi, vasi della cultura di La Tène (IV-I sec. a. C.). Importanti i reperti romani tratti nel 1925 dalla necropoli di via Novara. Si tratta di monete, piatti, coppe, bicchieri, balsamari, specchi, utensili in ferro. Altre sepolture sono venute alla luce nel 1985 in via P. Micca e nel 1991 durante i restauri della chiesa di S. Ambrogio. La tarda età romana è documentata in Legnano e dintorni da sepolture alla cappuccina con rito inumatorio. Il corredo è costituito da olpi, ciottoli, coltelli, rasoi, fibbie. Tutto il materiale è conservato al Museo Sutermeister. Prima documentazione La prima sicura traccia storica risale al 789. Si tratta di un atto di cessione di una corte sita
in Leunianello fatta da Pietro, arcivescovo di Milano, al monastero di S. Ambrogio. Documento importante non solo perché ci segnala la comparsa del toponimo, ma anche perché testimonia dei rapporti con l'autorità religiosa. Inserita nel Seprio, Legnano ne seguì di riflesso le vicende, tenuto conto della crescita di potere dell'arcivescovo che non era solo un ecclesiastico, ma anche un capo civile e militare. Legnano fu quasi certamente coinvolta nelle lotte di carattere religioso e sociale che videro S. Arialdo aggirarsi per le campagne e infiammare con la sua predicazione le popolazioni contro l'arcivescovo Guido da Velate, finché questi dovette rifugiarsi nel fortilizio posseduto in città da Erlembaldo Cotta. Non è rimasto traccia del castello, ma l'arcivescovo milanese accrebbe il potere sul borgo tramite i grandi monasteri. Della forza di questi testimonia un atto del 1148, in cui si accenna a beni posseduti in Legnano dalla badessa di S. Maurizio di Milano. Dalla battaglia del 1176 al Cinquecento Fatti e leggende si intrecciano nella descrizione dello scontro avvenuto il 29 maggio 1176 tra le forze della Lega e le truppe di Federico I. Dopo un avvio negativo, nella seconda fase della lotta gli uomini della Lega, rinserratisi attorno al carroccio, grazie anche all'arrivo di truppe fresche di
rinforzo, riuscirono a respingere l'attacco avversario e a costringere alla fuga il Barbarossa. Colorito, sia pure con qualche indulgenza alla fantasia, il racconto della battaglia, effettuato nel sec. XIV dal domenicano Galvano Fiamma che fece di Alberto da Giussano un simbolo di grandezza e di valore. A quest'ultimo fu dedicato, dopo il VII Centenario della battaglia, il monumento opera del Buzzi, destinato a sorgere inizialmente in una zona vicina alla chiesa di S. Maria delle Grazie. Il nome di Legnano ritorna costantemente alla ribalta nel sec. XIII con l'arcivescovo Leone da Perego, che morÏ nel 1259 in città , arricchita poi di un altro prezioso palazzo da Ottone Visconti, al quale è fatta risalire la costruzione della maggior parte del Castello. Questo, attorno al 1437, fu donato da Filippo Maria Visconti a Oldrado Lampugnani, che lo fece restaurare nel 1448, dopo il saccheggio subito da parte di Francesco Sforza. Ereditato dall'Ospedale Maggiore di Milano, ceduto da questi ai Cornaggia, il Castello è passato definitivamente al Comune dopo la seconda guerra mondiale. Sul piano strettamente religioso interessa segnalare a Legnano, nel 1300 la presenza di diverse chiese, tra le quali importanti quelle di S. Ambrogio, S. Martino, S. Salvatore, S. Maria, S. Agnese, S. Nazaro, per non
parlare di una casa di Umiliati esistente già nel 1298. A loro si deve la fioritura dell'industria della lana. Risultato eloquente fu dato dalla costituzione delle classi dei mercanti imprenditori che, acquistata la materia prima, l'affidavano per la lavorazione ad operai specializzati. La matricola dei mercanti del 1393 registra l'iscrizione dei vari Ambroxinus, Antonius, Antoninus, Bernardinus, Francischus, Galeaz de Legnano, con i relativi marchi impressi sui prodotti. Tutte le chiese rientravano nella pieve di Olgiate Olona, trasferita poi a Busto Arsizio (dal cui distretto Legnano dipendeva in civilibus), finché Legnano stessa divenne capopieve nel 1584, per l'accresciuta importanza economica e per l'eccellenza della sua basilica. Minacciata nel 1303 da Cressone Crivelli che inutilmente cercò di occuparla, nel 1339 Legnano vide piazzare le tende di Lodrisio Visconti nel tentativo non riuscito di spodestare Azzo Visconti, Signore di Milano che, con l'aiuto dello zio Luchino, lo battè nella battaglia di Para iago. L'epoca viscontea-sforzesca rappresentò dunque per Legnano una stagione di florido sviluppo economico basato sull'agricoltura
favorita
dalla
presenza
di
mulini
appartenenti a famiglie nobili e alla Mensa arcivescovile
milanese; ma anche sostenuto da una discreta attività commerciale. A darle ulteriore rinomanza provvide Giovanni Oldrendi, illustre canonista, notaio, autore di numerosi trattati di carattere giuridico, scientifico, sociale,
religioso,
Vicario
del
papa,
professore
all'università di Bologna, di cui fu Podestà e dove mori nel 1383, compianto da tutta la popolazione. Toccò a lui rogare l'atto di acquisto della città, ceduta dai Pepoli ai Visconti, che ne volevano fare l'epicentro di una confederazione da opporre a Firenze e a Venezia. Nel periodo compreso tra la metà del 1400 e quella del 1600 Legnano annoverò molte famiglie nobili, tra cui i Visconti, i Borromeo, i Crivelli, i Bossi, i Vismara, i Lampugnani. Di questi ultimi piace ricordare il maniero di Legnanello dalla caratteristica eco simile a quella di Villa Simonetta a Milano; ma anche le imprese del cavaliere di Malta, Giuseppe Lampugnani che, con un seguito numeroso di bravi, terrorizzava la zona, tanto da costringere il Vicario del Seprio ad emanare nel 1647 un bando contro di lui, con il quale gli si comminava una pena di duemila scudi qualora non si fosse astenuto dal compiere misfatti nel peggiore disprezzo della giustizia. Tentativo
di
infeudazione
Il
1500
si
apre
con
il
completamento della basilica di San Magno, attuato
tra il 1512/13, quasi a compensare il sacco operato due anni prima dalle truppe di M. Schinner. Crebbe intanto la popolazione arrivata a circa 2500 anime, verso la fine del secolo. Da ricordare che nel 1583 i terrieri della zona verso S. Giorgio decisero di costruire, in sostituzione di una cappella già esistente alla fine del 1400, una chiesetta dedicata alla Vergine che oggi va sotto il nome di S. Maria delle Grazie. L'atmosfera fu però turbata dagli scoppi a ripetizione della peste
e
dal
dominatori
bando spagnoli,
di
infeudazione
sventato
nel
emesso
dai
1652
dal
versamento di L. 6680 effettuato da B. Lampugnani per riscattare i 258 focolari esistenti. Legnano e i Comunetti del 1700 Sotto la dominazione austriaca fu avviato il riordino del catasto e anche le proprietà di Legnano furono suddivise in beni di prima stazione comprendenti i terreni prevalentemente di tipo aratorio vitato; e di seconda stazione relativi alle case. Con la tavoletta pretoria, così chiamata dal suo inventore, furono redatte mappe gigantesche misurate in trabucchi. Legnano risultò divisa in nove Comunetti dotati di amministrazione autonoma: Dominante, Lampugnani, Morosino grande, Morosinetto, Personale, R. R. Monache di Legnano, Trotti, Visconti, Vismara.
Verso la fine del secolo l'imperatore Giuseppe II visitò Legnano e il suo pellagrosario allestito nel soppresso convento di S. Chiara e affidato alle cure del Dr. Strambio. A prova dell'attività commerciale sta la concessione del mercato settimanale autorizzato nel 1795, dopo le richieste presentate nel 1499 a Ludovico il Moro, nel 1627 a Filippo IV. Sviluppo ottocentesco Con l'inizio dell'Ottocento iniziò per Legnano una fase di trasformazione graduale che segnò il passaggio al ruolo di città assunto nel 1924. Ricordato che alla metà del 1500 commerciavano in cotone i Cornacchia soci dei Prata, da un rapporto del 1807 deduciamo che in Legnano esistevano filature di seta, di cotone sia pure esercitate in forma artigianale ed uscite dall'anonimato nel 1821 con lo svizzero C. Martin, che impiegava 200 operai nel 1863. Lo spirito di intraprendenza e l'entità dei capitali impiegati, la disponibilità di mano d'opera a baso prezzo favorirono
l'apertura
delle
filature
Krumm,
Borgomaneri, degli stabilimenti Fr. Dell'Acqua (1871), A. Bernocchi (1872/73), De Angeli (1875), del Cotonificio Cantoni (1879). Da questo ultimo venne F. Tosi fondatore dell'omonima officina nel 1882. Rallentato il ritmo produttivo periodicamente a causa dello scoppio del colera (1836), del tifo, del vaiolo (1887), i
Legnanesi diedero il loro contributo per il riscatto dalla dominazione autriaca, con patrioti come Saule Banfi ed Ester Cuttica e salutarono festosamente Garibaldi presente nel 1862. Naturale il sostegno dato alle industrie legnanesi dagli Istituti di credito come la Banca di Legnano (1887), dal Credito Legnanese (1923), dalla attivazione della ferrovia
Milano-Gallarate
(1860),
dalla
tramvia
Milano-Legnano (1880). Dalla prima alla seconda guerra mondiale Allo sviluppo industriale si accompagnarono nel 1900 l'aumento della popolazione e la trasformazione del centro abitato, arricchito da nuovi edifici. Nei primi anni fu avviata la costruzione del nuovo Ospedale, fu inaugurata la nuova sede del Municipio (1909), giĂ disposta in una casa di proprietĂ Cornaggia. Dopo il primo conflitto mondiale, al quale i Legnanesi diedero un grosso contributo di sangue, difficile, ma graduale la ripresa economica accompagnata dalle elezioni del 1919 che assicurarono la vittoria al Partito Socialista. Quindi l'avvento al potere del fascismo, con la visita di Mussolini a Legnano, nel 1924, per l'inaugurazione della Scuola di Avviamento al lavoro A. Bernocchi che, con l'Istituto Tecnico C. Dell'Acqua (nato nel 1917) favorĂŹ il cammino ascensionale scolastico, dopo la
nascita di istituzioni private, la prima delle quali risaliva all'epoca di S.Carlo. Data dal 1935 l'inizio delle manifestazioni della Sagra del Carroccio, interrotta durante il secondo conflitto e ripresa nel 1952. Quindi il verificarsi della seconda guerra mondiale con i suoi drammatici avvenimenti segnati da bombardamenti, scioperi, arresti, deportazioni e dal costituirsi di gruppi clandestini fino all'azione dell'aprile 1945, nel corso della quale furono sbaragliati i vari presidi fascisti e tedeschi, dopo di che il CNL assicurò il controllo della città. L'albo delle medaglie d'oro, dopo A. Robino, C. Borsani, R. Achilli, si arricchì del nome di M. Venegoni. Il
moderno
cammino
ripristinati
i
ascensionale
poteri
Ritornata
democratici
con
le
la
pace,
elezioni
amministrative che videro A. Tenconi come primo Sindaco della Liberazione, riprese a girare il motore della produzione.
L'artigianato costituì un valido
supporto alle maggiori aziende; notevole lo sviluppo del settore terziario. Nel 1951 fu avviata una nuova politica urbanistica che però stentò a decollare, perché il piano regolatore subì continue modifiche e integrazioni per l'individuazione di nuovi quartieri in espansione, nelle zone di Canazza e Mazzafame. Intorno agli anni Sessanta Legnano
cambiò volto, con la copertura di un ramo dell'Olona, la creazione del viale Toselli, la soppressione della tramvia, la costituzione di un grattacielo, la lottizzazione di terreni già occupati da vecchi stabilimenti, per potervi costruire nuove abitazioni. Le scuole dell'obbligo già affiancate dall'Istituto privato Magistrale B. Melzi (1854), dal Liceo Scientifico (1943), si accrebbero del Classico nel 1960. Tra le associazioni, punto naturale di riferimento la Famiglia Legnanese, all'avanguardia per la promozione di svariate iniziative; la Società Arte e Storia; il Museo Sutermeister. Ai bisogni sociali corrispondono due case per anziani, a quelli culturali la Biblioteca civica. Certamente tutto questo non costituisce un Paradiso, a causa del calo sensibile della produzione, dello squilibrio fra potenziale produttivo e capacità di assorbimento del mercato. Rimane l'augurio che, alle soglie del Duemila, la cultura imprenditoriale escogiti nuove strutture organizzative, riproponga meccanismi che consentano di rilanciare il sistema produttivo. autore Egidio Gianazza
I CICERONI
I CICERONI Legnano 21 e 22 giugno 2014 Rievocazione del passaggio del tram a Legnano ... Signore e signori, benvenuti a bordo del trenino partito da Lugano, per rievocare i fasti del nostro tram che attraversava la città dal 1880 al 1951 (1966 fino al deposito della Canazza). Tram a vapore fino al 1915, quando entra in funzione la trazione elettrica, dal 1 ottobre 1951 il tram non attraverserà più la città, infatti la linea si fermerà al deposito di Canazza/Sempione, il 18 gennaio 1966 la linea verrà definitivamente soppressa. Il 15 agosto 1924 a Legnano viene conferito il titolo i Città che il 15 ottobre successivo verrò consegnato in municipio con apposito protocollo da Mussolini in persona. Nel 1924, vengono inaugurate anche la prima autostrada italiana, da Milano a Gallarate e l'Istituto Bernocchi per non parlare poi del sanatorio "Regina Elena" che visiteremo durante il nostro tragitto. 90 anni fa Legnano aveva esattamente la metà degli attuali abitanti (30mila contro gli attuali 60mila) ed era assieme a Busto e Gallarate uno dei centri produttivi di tessile e di meccanico più sviluppati del paese, non è un caso infatti che la tramvia scorresse da Milano verso nord ( dal 1860 la ferrovia, dal 1880 la tramvia e nel 1924 l'autostrada) e pensate che nel 1861 epoca dell'unità italiana, Legnano era abitata da sole 6mila persone. Partiremo nel nostro tour neli pressi della stazione centrale, posta proprio alla connessione dell'attuale via Matteotti con Largo Tosi.. Dalla stazione, il tram puntava verso piazza IV novembre dove c'è il teatro Legnano inaugurato nel 1929 e dove c'era l'entrata del cotonificio Cantoni, (ora c'è la grande rotonda dell'Esselunga per intenderci), uno dei cotonifici più longevi della nostra città Ci infiliamo in corso Italia, le rotaie viaggiano a destra prima di arrivare ad un altro colosso della tessitura: la stamperia Banfi, poi De Angeli Frua, nata negli ultimi anni dell'800, e chiusa nel
1955, per essere definitivamente abbattuta nel 1974, ma già dopo il 1955, nei primi annji 60 furono creati il grattacielo e i complessi di piazza Mocchetti (1964) sulla parte sinistra andando verso il monumento. Il tram, arriva in piazza Frua, girava a destra infilando nella via Pietro Micca, e tra le vie Cavour e Mazzini, vi era una fermata con il raddoppio del binario dove i tram potessero scambiare la direzione, questo spazio e' attualmente occupato dai giardinetti davanti alle case costruite dall'onorevole Carlo Dell'Acqua nel 1906. Noi invece proseguiamo il nostro percorso girando attorno al monumento inaugurato nel 1890 grazie allo scultore Enrico Butti a cui è dedicata la piazza della stazione. ferroviaria. Girando attorno al manumento non possiamo non ricordare la gloriosa Franco Tosi che dopo 130 anni occupa una grandiosa area ( circa 300mila mq a ridosso del centro cittadino) e che ai tempi d'oro ha occupato fino a 6 mila persone. Notevole anche il palazzo Pensotti costruito nei primi anni del 900, mentre nel 1970, abbiamo perduto Villa Martini all'incrocio con via 29 maggio (ci rimane solo la cinta originale) e bellissimi il villaggio con le villette Tosi, anch'esso dell'inizio del secolo, anticamente esclusivamente occupato da sole villette. Ripercorrendo corso Italia, arrivati al bivio con via Verdi troviamo un edificio, una volta albergo Centrale, poi sede del Credito Legnanese e a destra al posto di Largo Seprio e palazzo Bolchini avevamo un edificio risalente al 1400, la casa Vismara, demolita tra il 1932 e il 1936 assieme all'agglomerato del convento di Santa Chiara, piÚ spostato verso la via Giolitti. Prima di arrivare alla rotonda dell'esselunga, guardate come era la banca Cariplo, demolita nei primi anni 60 per fare posto all'attuale palazzo.. Entriamo quindi nell'area Cantoni, 130mila mq ove oggi sono un centro commerciale e oltre 400 appartamenti, un bel parco, dedicato ai giudici Falcone e Borsellino, dopodiche fa specie anche l'imponenza dell'istituo Barbara Melzi, da 150 anni circa (25/4/1946) li a vigilare sul corso Sempione con la sua chiesa di
Sanra Rita, punto di riferimento per l'oltre olona finchè non si è costituita la parrocchia del Santo Redentore, prima delle tre chiese costruite nel primo decennio del 900 (le altre due, San Domenico e SS Martiri.) Percorreremlo quindi la via PioXI fino alla caserma deli pompieri inaugurata nel 1952 e poi ci infiliamo in via Colli di Sant'Erasmo per entrare nel parco ILA (stituto Legnanese Assistenza) da ex sanatorio, come dicevamo inaugurato proprio 90 ani fa (19 giugno 1924). Finito il giro del parco ci dirigiamo verso la via Candiani verso corso Sempione, ricordando che il vecchio ospedale civile cittadino era stato inaugurato nel 1903, grazie alla lungimiranza dei pionieri dell'industria e a tutti i cittadini che poterono contruibuire, l'ospedale venne ampliato più volte, proprio alla scomparsa del tram e del suo deposito si costrui' il Monoblocco nel 1970 che ora e' li' che ci osserva, desolatamente vuoto. Arriviamo quindi al vecchio deposito del tram, una piccola fermata e ripartiamo proprio sulle orme del tragitto originale, seguendo il Sempione fino a via Lampugnani, quindi Matteotti e l'arrivo in Largo Tosi. Passeremo davanti all'Ospizio di Sant'Erasmo, nel 1927 fu inaugurato quello che vediamo ora, compresa la chiesetta largamente rimaneggiata, passeremo a fianco della chiesetta della Madonnina dei pittori Lampugnani, dal 17° secolo li' a testimoniare che Legnano esisteva, eccome... Entriamo allore in via Lampugnani, ove troveremo dapprima la Villa Bombelli fatta costruire dai Fratelli Dell'Acqua proprietari dell'omonimo cotonificio che occupara tutta l'area compresa fra le via Diaz, Matteotti, Gilardelli e Milano, poi villa Juker, attuale sede della Famiglia Legnanese, e arrivandi davanti alla vecchia stazione, sulla sinistra l'ex Palazzo Littorio, voluto da fascio e inaugurato nel 1929 ora palazzo Italia sede della Polizia di Stato. Ma la cosa più bella, è il nostro municipio, Palazzo Malinverni,
inaugurato il 28 novembre 1909, poi ampliato nel 1930 e successivamente alla fine degli anni 90. Guardiamoci quindi il palazzo dell'Inail, inaugurato nel 1958, dopo la soppressione della linea tramviaria la ex via Franco Tosi Si allargò sempre di più, prima coprì l'Olonella che scorreva da piazza 4 novembre fino a piazza Carroccio (fu coperta dopo la prima guerra mondiale) poi si crearono le aiuole al posto della muraglia che partiva all'altezza dell'entrata al Comune fino a casa Trombetta dopodiche si costruì l'imponente condominio. Per un secolo dominava in Largo Tosi, la vecchia sede della Banca di Legnano, poi sosituita con l'attuale negli anni 80 .. Insomma, Legnano, dall'Unità d'Italia ad oggi è cambiata tantissimo, la modernità l'ha cambiata e ora dobbiamo guardare al futuro, oggi con il tram abbiamo sognato e immaginato un tempo passato, ora giocoforza ci tocca guardare al futuro, e di cose da fare ce ne sono tantissime, anzi moltissimime.. Grazie per aver partecpato, questo momento lo ricorderete per tutta la vita, ne siamo convinti ....
Date da ricordare: 1924 giugno 19 - Sanatorio - inaugurazione 1924 settembre 20 - inaugurazione autostrada 1924 ottobre 5 - inaugurazione dell'Istituto Bernocchi 1928 ottobre 28 - Inaugurazione Museo Civico 1929 - Carceri mandamentali 1929 - teatro Legnano 1924 - Palatto Italia (littorio) 1932 - Fontana piazza San Magno del Castiglioni 1933 - Piazza mercato in piazza Don Sturzo 1933 - seconda ala di Palazzo Malinverni (inaugurata il 28/11/1909) 1934 maggio 11 - Nuovo poligono di tiro in fondo a Viale Cadorna 1935 - Primo palio cittadino il 26 maggio con 10 contrade con Ponzella e Mazzafame. 1943 - nasce il Liceo Scientifico 1957 maggio 1 - si inaugurano le Medie Bonvesin e Ipsia Bernocchi 1970 - il Comune acquista il castello e inaugurazione liceo di Via
Gorizia 1979 luglio 15 - Inaugurazione del cimitero parco 1987 - sottopasso san Michele del carso - nuove sedi INS e Telecom 1991 - Nuova piazza mercato
Dal "Velociu" al tram elettrico
Dal "Velociu" al tram elettrico Quando al mattino del 10 settembre 1880 attraverso' l'abitato di legnano, sferagliante e fumante, la prima vaporiera che trainava il tram Milano - Legnanello, sembrava che il progresso si fosse trasferito d'un tratto fin sulle rive dell'Olona. L'avvenimento era di quelli memorabili per la storia del Borgo agricolo che fino a quel momento non aveva avuto altri mezzi pubblici di collegamento che non fossero le romantiche diligenze ippotrainate. Il passaggio dal "velociu", (come veniva chiamata una grossa vettura del tram a cavalli), l tram a vapore, elettrizzo', gonfiandoli d'orgoglio, gli abitanti di legnano. In realta' fu un primo passo concreto verso un'epoca nuova fondata su una economia non piu' esclusoivamente agricola. Allacciato direttamente al capoluogo di provincia, Legnano si sentiva al centro di nuovi interessi e vedeva aprirsi nuovi orizzonti di progresso. Fino a quel momento e per tutto l'ottocento, il servizio di collegamento tra Busto Arsizio e Milano era stato assicurato dalle diligenze con regolari "poste" a cascina del Buon gesu', Legnano e Rho, lungo la via maestra del Sempione. La fermata era ubicata nei pressi dell'attuale trattoria della Madonna dinanzi a ca' melzi. Il servizio veniva disimpegnato da una grossa vettura trainata da due cavalli chiamata appunto "velociu" gestita in privato da un certo Giandalen di Busto Arsizio che aveva poi ottenuto in concessione anche il servizio dei trasporti postali. Nel 1880 come si e' detto, ecco che arriva la concorrenza della tramvia. La nuova vaporiera (un esemplare che si trova ancora conservato in un Museo di Roma,) sia pure guardata con diffidenza, dai vecchi del luogo, entusiasmo' i giovani ai quali ben presto divento' familiare non meno della diligenza. Subito venne dato un soprannome scherzoso alla vaporiera che trascinava sbuffando pochi vagoni: "Gamba de legn". Le derivo' dal fatto che durante l'attraversamento dei centri abitati il tram era preceduto da un avvisatore con un campanello in mano per fare allontanare la gente dai binari. E siccome questo avvisatore che ad ogni paese scendeva dal tram a
vapore e gli camminava davanti aveva una gamba di legno, il nome passo' per traslato ad indicare la vaporiera. Le cronache dell'epoca ci parlano persino di una gara di velocita' tra il "velociu" del Giandalen e il "gamba de legn", vinta dal primo, anche se arrivo' alla stazione capolinea di Busto Arsizio mezzo sgangherato e con due cavalli prossimi al collasso. La nuova tranvia fu assunta in concessione dall'impresa belga "Societa' Anonima Tramvie e Ferrovie Economiche", che ben presto porto' la linea ad una dotazione di 13 locomotive a vapore e 164 vagoni. La Tramvia divenne un mezzo di comunicazione popolare con un traffico particolarmente intenso per il trasporto di studenti e di lavoratori pendolari. Dopo l'apertura del primo tronco Milano Legnano-canazza, venne progressivamente estesa ad altre mete come Busto Arsizio, Gallarate, Cassano magnago, e Lonate Pozzolo. La trazione a vapore ando' avanti fino a dopo la prima guerra mondiale. Dal 1920 cominciarono a circolare i primi tram elettrici con la "pertegheta" (il trolley) e gradatamente le vaporiere vennero degradate al servizio merci. La tramvia attraversava longitudinalmente l'abitato di legnano con varie fermate, quella della canazza, quella della romantica stazioncina situata a fianco del Palazzo Italia, dove ora sorgeil palazzo dell'INAIL, e quelle delle due curve Cattaneo e San martino. Il tram transitava per il servizio passeggeri ogni ora e un quarto e la linea era stata assunta dopo la societa' belga, dalla S:T:I:E: con sede a Milano. La linea tramviaria svolse onorevolmente il suo servizio per 86 anni. Esattamente il 18 gennaio 1966 cesso' il servizio della tramvia elettrica sull'ultimo tratto ancora rimasto, e cioe' Milano - Legnano-Canazza, dopo essere state abbandonate progressivamente le altre mete di gallarate, di Busto Arsizio e la stazione "Centrale" di via Melzi (attuale matteotti). Quel freddo giorno di gennaio del 1966 segno' definitivamente la vittoria dei bus sul romantico tram elettrico, in attesa della "monorotaia" sospesa Milano-Gallarate, un ardito progetto avveniristico che fu presentato con grande rilievo in occasione di una mostra nel palazzo delle esposizioni a Busto Arsizio,
quando era ancora ben lontana l'idea della metropolitana che potesse diramarsi da Milano verso Rho e chissa'... un giorno fino a Gallarate, per riprendere il posto, ad oltre due secoli di distanza, del "velociu" a cavalli. Pare che ormai i trasporti pubblici per ferrovia devono riassumere il loro ruolo preminente per salvarci dalla nevrotica congestione del mezzo privato a motore. Il piano regionale del rinnovo ed ampliamento dei trasporti pubblici gia' traccia altri progetti arditi che fanno perno proprio sui mezzi a rotaie e che interessano in particolare l'Altomilanese, una zona che fu tra le prime ad essere solcato dalla ferrovia. La costruzione della Milano - Gallarate fu infatti decretata dal governo austriaco nel 1858 ed il primo tronco fino a Rho venne inaugurato proprio in quell'anno, esattamente il 18 ottobre. Nel 1861 segui' il successivo tronco fino a Gallarate, nel 1865 fino a Sesto calende e tre anni dopo fino ad Arona. Inizialmente la trazione era a vapore con treni lento e poco frequesti. Il 20 novembre 1901 fu inaugurato un nuovo sistema di trazione eletrica a terza rotaia e a duplice binario fino a Gallarate. La linea e' stata successivamente trasformata a trazione elettrica aerea e il 4 giugno del 1948 transitava dalla stazione di legnano il primo locomotore. Sono restate sulla linea per il servizio locale tra Milano e Porta Garibaldi - varese - Porto ceresio le caratteristiche motrici gia' in servizio ai tempi della terza rotaia, opportunamente trasformate. Anche la linea ferroviaria ha ormai raggiunto il limite di saturazione per il numero dei treni in transito e per ll movimento dei passeggeri. Se il piano regionale non verra' attuato con rapidita' e con quella dose di coraggio e lungimiranza, la saturazione sara' tale da creare gravi problemi. Ed allora forse rimpiangeremo il vecchio tram a cavalli, anche se ci riportera' indietro di qualche secolo.
nota: L'ultmo postiglione di legnano, il popolare Giovanni Prandoni, meglio conosciuto con il soprannome di Giuan "Cuteleta" e' a cassetta su una delle sue carrozze che disimpegnavano fino agli anni venti il servizio di taxi in citta'. Il posteggio "d'ul
Cuteleta" era situato dinanzi alla sua vecchia casa nella allora piazza Umberto I째 (piazza San magno) all'angolo di Corso magenta. Possedeva una decina di carrozze e 38 cavalli. Giuan "Cuteleta" mori all'eta' di 80 anni, nel 1956.
Altomilanese
Alla scoperta della città...in tram Data: 28 e 29 giugno 2014 Sabato 28 e domenica 29 giugno una simpatica iniziativa darà il via alle celebrazioni per il 90° anniversario dell’attribuzione a Legnano del titolo di Città. Dalle ore 10 alle ore 19, sarà attivo un trenino che caricherà i passeggeri (biglietti in vendita al prezzo di 3 euro, gratis per i bambini fino a 4 anni di età) per un viaggio della durata di circa un’ora. Un cicerone sarà presente su ogni corsa e parlerà ai viaggiatori dalla cabina di pilotaggio illustrando le caratteristiche più significativi degli edifici che si trovano lungo il percorso. Il convoglio sarà composto da 3 carrozze di 15 posti a sedere ciascuna. In soli 5 km sarà possibile ripercorrere e rivivere alcuni degli angoli più suggestivi della Legnano di un tempo. Uno stralcio del tragitto... Partenza da Largo Tosi (fermata pullman in direzione di corso Italia), ove ci sarà la possibilità di acquistare i biglietti. Il trenino si muoverà attraversando piazza IV Novembre, dove verrà esposta un’immagine dell’Olonella e della vecchia sede della Banca di Legnano, poi piegherà alla rotonda verso corso Italia ripercorrendo il vecchio tragitto del tram in funzione tra il 1880 e il 1951. Lungo il Sempione ci si imbatterà nell’antica chiesetta della Madonnina. Arrivati in via Matteotti, si arriverà al traguardo proprio nel punto dove si trovava la stazione centrale del tram, in largo Franco Tosi.
Alla scoperta della città... in tram
Alla scoperta della città... in tram Legnano dal 28/06/14 al 29/06/14 Una simpatica e originale iniziativa darà il via questo fine settimana alle celebrazioni per il 90° anniversario dell’attribuzione a Legnano del titolo di città (1924-2014). Con il titolo “Alla scoperta della città… in tram” sarà offerta a tutti i legnanesi l’opportunità di rivivere l’emozionante avventura di un tour a bordo di una versione aggiornata del vecchio tram che per circa 70 anni ha collegato la città a Milano. Sabato 28 e domenica 29 giugno, dalle 10 alle 19, sarà attivo un trenino che caricherà i passeggeri (biglietti in vendita al prezzo di 3 euro, gratis per i bambini fino a 4 anni di età) per un viaggio della durata di circa un’ora. Questo il percorso: partenza da Largo Tosi (fermata pullman in direzione di corso Italia), ove ci sarà la possibilità di acquistare i biglietti. Il trenino si muoverà attraversando piazza IV Novembre, dove verrà esposta un’immagine dell’Olonella e della vecchia sede della Banca di Legnano, poi piegherà alla rotonda verso corso Italia ripercorrendo il vecchio tragitto del tram in funzione tra il 1880 e il 1951. Lungo corso Italia verranno esposte fotografie d’epoca dedicate allo scomparso stabilimento De Angeli-Frua e al Credito Legnanese. In piazza Frua il vecchio tram piegava sulla via Pietro Micca percorrendola interamente in direzione di Castellanza - Busto Arsizio - Gallarate. Il trenino, diversamente dal percorso originario, proseguirà in direzione di piazza del Monumento, dove sarà collocata una grande immagine della statua dedicata al Guerriero della Battaglia di Legnano collocato nel 1876 prima dell’attuale. Si ruoterà quindi attorno al monumento del Butti per percorrere corso Italia in direzione Esselunga. Arrivati sul Sempione, all’altezza dell’Istituto Barbara Melzi, si piegherà a sinistra per poi svoltare subito in via Dante, il vecchio centro pulsante di Legnarello. Si passerà davanti alla chiesa
del SS. Redentore, la prima delle tre grandi chiese costruite in città agli inizi del ’900, per poi puntare verso via Pio XI e via Colli di Sant’Erasmo. Qui si entrerà nel Parco ex Ila (dove si trovava il sanatorio inaugurato dalla regina Elena proprio 90 anni fa, il 19 giugno 1924). Un tour all’interno di questo splendido polmone verde poco conosciuto dai legnanesi. Successivamente si uscirà imboccando via Candiani, dove si trova uno dei primi padiglioni dell’ospedale ormai dismesso ed il glorioso ospizio di Sant’Erasmo rinnovato e inaugurato il 28 ottobre 1927. Al semaforo del Sempione si girerà a sinistra per andare a raggiungere la via Canazza dove si trovava il deposito dei tram e il capolinea (dal 1951 al 1966) della linea tranviaria Milano-Legnano. Qui sarà collocata una grande fotografia del deposito. Dopo una breve fermata nel parcheggio, si ripartirà in direzione del centro ripercorrendo la vecchia strada ferrata. Lungo il Sempione ci si imbatterà nell’antica chiesetta della Madonnina. Arrivati in via Matteotti, si arriverà al traguardo proprio nel punto dove si trovava la stazione centrale del tram, in largo Franco Tosi. Un cicerone sarà presente su ogni corsa e parlerà ai viaggiatori dalla cabina di pilotaggio illustrando le caratteristiche più significative degli edifici che si trovano lungo il percorso. Il convoglio sarà composto da 3 carrozze di 15 posti a sedere ciascuna. In soli 5 km sarà possibile ripercorrere e rivivere alcuni degli angoli più suggestivi della Legnano di un tempo.
I Lampugnani a Legnano
I Lampugnani a Legnano
GIOVAN FRANCESCO LAMPUGNANI
GIOVAN FRANCESCO LAMPUGNANI
Giovan Francesco Lampugnani nasce a Legnano nel 1588 da una famiglia i cui membri, per almeno due secoli, hanno alternato l' attivit?di notaio a quella di artista, lasciando traccia di entrambe sia a Legnano sia a Milano. Due anni dopo nasce il fratello Giovan Battista, con il quale Giovan Francesco collaborer? in un rapporto strettissimo che non si esaurisce nel lavoro e nella bottega ma coinvolge tutta la loro vita, tanto che spesso ?difficile distinguere nelle opere le due mani, anche se Giovan Francesco, certamente il pi?dotato dei due, firma da solo alcune tra le loro opere pi?belle. Probabilmente destinati a seguire le orme paterne, i due fratelli, giovanissimi, presenziano, in qualit?di testimoni, agli atti notori stilati dal padre, il notaio Luca, possedendo, ben presto un proprio sigillo. Tuttavia, sul retro dei documenti, tutt'ora conservati, essi lasciano i loro primi schizzi e dei disegni preparatori, a testimonianza di uno studio e di una vocazione precoci e ineludibili . La loro formazione artistica inizia proprio a Legnano, dove fin da bambini sono educati alla classicit?della basilica bramantesca, e dei dipinti che la decorano: gli affreschi del Lanino, la pala d' altare del Luini , della cui tavola centrale, raffigurante la Madonna col Bambino, i Lampugnani avrebbero in seguito eseguito una copia per la collezione del Cardinale Cesare Monti. Da questa matrice pittorica lombarda e cinquecentesca, che essi conobbero anche in altri centri vicini, i Lampugnani derivarono influenze e suggestioni che si ritroveranno nel loro linguaggio colto e pacato, che guarda
direttamente ai grandi modelli aurei del Cinquecento lombardo e soprattutto a Leonardo attraverso il Luini. Dopo il 1606 i Lampugnani alternano la residenza di Legnarello con quella di Milano, in quartiere di Santa Maria alla Porta, dove si trasferiranno per lunghi periodi anche da adulti, con le rispettive famiglie, partecipando al clima culturale e artistico della citt? dominato dalle grandi personalit?di Cerano, Procaccini e Morazzone. Al Lampugnani ricorsero committenti colti ed esigenti, come i Canonici Agostiniani, per il cui cantiere di Santa Maria della Passione, dove erano chiamati i maggiori pittori del tempo, dipinse e firm?due grandi tele raffiguranti la Resurrezione e l' Ascensione di Cristo, opere di sicuro decoro, in cui la dignit?della forma coincide con la fedelt?iconografica ai dettami della Controriforma. La sua opera non si limit?all'ambiente legnanese e milanese. Francesco lasci? affreschi, tele e pale d' altare, alcune firmate singolarmente, altre in collaborazione con il fratello Giovan Battista, sparse in basiliche, cappelle e oratori di tutta la Lombardia e anche oltre. Nell' ambito di questa produzione estremamente prolifica si colloca anche la sua attivit? grafica e incisoria che presenta caratteri di grande interesse non solo per l'originalit?e la qualit?del disegno e dell' incisione ma anche in quanto documento della vita cittadina del tempo. Tra i temi pi?interessanti di questo ambito vi sono i frontespizi delle tesi di laurea, e la riproduzione dei ricchi apparati allestiti, secondo la moda del tempo, in occasione di grandi festivit? Di particolare interesse ?la sua attivit?di cartografo che culmina con la Veduta di Milano, disegnata da Francesco e incisa da Bernardino Bassano. Giovan Francesco muore a Legnano il 15 luglio 1651, undici anni prima, nel 1640, era morto il fratello Giovan Battista.
PANNELLO - Presentazione dell'opera
PANNELLO PRESENTAZIONE DELL' OPERA
L' opera raffigurante la Sacra Famiglia con San Giovannino, datata e firmata da Giovan Francesco Lampugnani nel 1640, costituisce una delle pi?alte espressioni della sua pittura, prova di grande eleganza figurativa ma anche densa di metafore liturgiche e mariane, espressione di quell' equilibrio tra dottrina e ricerca del bello che il pittore legnanese persegu?per tutta la vita. In questa tela, ormai decisamente distante dalle proposte federiciane della Riforma figurativa, cui il nostro non aveva mai aderito fino in fondo, il Lampugnani stempera la rigidit?accademica e solenne delle opere giovanili in una ricerca pi?attenta della verit?delle cose. Nell' intimit?casalinga della scena egli esprime, in un linguaggio di piano classicismo, quel mondo di sentimenti proprio degli antichi pittori cinquecentisti, che trova peculiare espressione nel volto luinesco della Madonna ma anche nell' incontro di Ges?con San Giovannino che si riallaccia al tema leonardesco dell' incontro tra i due bambini, in un rapporto di uguaglianza libero da vincoli dogmatici. L' approccio naturalistico si complica in quest'opera di significati simbolici e di citazioni erudite a conferma dell' impostazione colta e iconograficamente vigilata del Lampugnani. Giovan Battista assapora i lamponi offerti da San Giovannino mentre due angioletti gli porgono ceste di melograni, simbolo dell' amore celeste ma anche
del martirio di Cristo. Il bellissimo inserto di natura morta raffigurante un vaso di vetro trasparente su cui si riflette la luce, con gigli e rose rosse e bianche, allude simbolicamente agli attributi della Vergine, ?rosa mistica?e ć?‡ ilium inter spinas? la sua purezza in quanto esente dal peccato e il mistero della sua verginit? Analoga funzione simbolica ?da attribuire al cesto di vimini posto ai suoi piedi, la cui trama lascia intravvedere i tessuti bianchi e rossi al suo interno. Anche gli angioletti che dall' alto fanno piovere rose concorrono a trasformare la scena in un inno all' Immacolata Concezione di Maria e al mistero della salvezza. Il tema religioso, dunque, si integra perfettamente nella serenit?della scena di vita domestica che trae concretezza dalla cura dei particolari come la mano della Madonna che guida l' ago, il leggerissimo velo che addobba la scollatura e, ancora, la corda della sega di Giuseppe o gli attrezzi da lavoro appoggiati sul banco dello sfondo, la cui disposizione in diagonale ?funzionale alla resa di profondit?spaziale. Altre linee diagonali governano sapientemente tutta la composizione, congiungendo le persone e le cose fino a convergere nella struttura piramidale che racchiude il gruppo del Bambino con San Giovannino. La tela, di cui non si conosce l' originaria ubicazione, costituisce attualmente la pala d' altare di un oratorio dedicato a San Giuseppe, a Riva di Faggeto Lario, sul lago di Como. E' probabile che fosse stata realizzata per la chiesa di Sant' Ambrogio a Palanzo e possa essere identificata con un ć?Žuadro?raffigurante San Giuseppe con la Beata Vergine, menzionato nell' inventario dei beni in occasione della visita pastorale del 1699.
IL PRIMO SEICENTO LOMBARDO
IL PRIMO SEICENTO LOMBARDO Nella prima met?del XVII secolo, la pittura lombarda vive un periodo di grande rigoglio, durante il quale si viene a delineare un linguaggio pittorico nuovo ed originale, che fa di Milano uno dei centri pi?importanti della pittura italiana del tempo. Di fondamentale importanza fu la presenza a Milano dell' Arcivescovo Federico Borromeo Come gi?il predecessore, lo zio e cardinale Carlo Borromeo, Federico univa all' eccezionale attivit?episcopale e caritatevole una grande cultura e una particolare attenzione per l'arte, ritenuta, dopo il concilio di Trento, uno strumento essenziale per la diffusione, tra il popolo, della nuova fede controriformata. A questo scopo Federico diede delle linee guida che determinarono i temi trattati e le scelte iconografiche, inoltre, nel 1620, fond?l' Accademia Ambrosiana per la formazione degli artisti il cui �rande maestro indiscusso era destinato a diventare Leonardo? insieme alla tradizione leonardesca rappresentata in Lombardia dal Luini e dal Lanino. Si form� una vera scuola regionale che pu?essere giustamente chiamata borromaica? Fu caratterizzata da uno stile solenne e appassionato, spesso incline a toni drammatici, con effetti di luce contrastanti e con un' impostazione scenografica che ?la cifra comune a tutta l' arte lombarda e deriva direttamente dall' arte della Valsesia e dal
fenomeno dei Sacri Monti, in particolare quello di Varallo, dove Tanzio aveva elaborato uno stile teatrale in cui pittura e scultura si fondevano, all' insegna del realismo. Interpreti di questo nuovo sentimento religioso, trasmesso attraverso la pittura, saranno nella prima met?del Seicento, un gruppo nutrito di artisti, definiti, per l' epoca in cui vissero, ć?ľorromaici?o ć??estanti ? Cerano, Morazzone, Tanzio da Varallo, Giulio Cesare e Camillo Procaccini, Daniele Crespi e altri che li attorniarono o li seguirono lasciarono le loro numerose opere non solo nelle grandi basiliche milanesi ma anche oltre le mura, sparse in cappelle, conventi, santuari e sacri monti di tutta la regione, fino nelle pievi pi?periferiche o montane. Tele, affreschi e pale d'altare divennero il principale mezzo di diffusione tra il popolo della fede da poco riformata , espressione di una religiosit?profonda e drammatica, in ottemperanza alle prescrizioni del Concilio di Trento, secondo le quali la pittura doveva ?mov鑢e? cio?commuovere.
Un'Opera in Comune
Un'Opera in Comune Questa ?un'iniziativa promossa dall'Amministrazione Comunale di Legnano ?Assessorato alla Cultura, che ha come scopo la riscoperta del patrimonio storico-artistico della citt? le opere realizzate dai suoi artisti, i collezionisti e le loro collezioni, le opere acquistate o acquisite dalla citt?e dalle fondazioni nel corso della storia. Si tratta di un ć?™ ne-Work-Show? la mostra, infatti, prevede l'esposizione di una sola opera d'arte, nella magnifica cornice della storica ć??ala degli Stemmi?di Palazzo Malinverni, sede del Comune di Legnano. Una presentazione soprattutto rivolta alla cittadinanza ed a tutti coloro che abitano nel territorio del Legnanese e dell'Altomilanese, i quali, gratuitamente, durante l'orario d'apertura del Palazzo Comunale (appositamente prolungato per l'occasione) potranno ammirare e (ri)scoprire i suoi tesori. L'esperienza di visita e di approfondimento circa la mostra potr?non si esaurisce con l'uscita dalla sala: il visitatore, infatti, potr?consultare e scaricare tutto il materiale prodotto per l'intera durata della mostra sul sito istituzionale dell'Assessorato alla Cultura del comune di Legnano http://cultura.legnano.org/ Un'occasione in pi?per vivere in maniera diversa la sede del Comune e per scoprire quali tesori essa conservi.
delle opere pittoriche
Elenco e Collocazione Geografica delle opere pittoriche di GIOVAN FRANCESCO e GIOVAN BATTISTA LAMPUGNANI LEGNANO Vita di Sant'Ambrogio Chiesa di Sant'Ambrogio Decorazione cappella dell'Immacolata Ultima cena Compianto sul Cristo morto Basilica di San Magno Annunciazione Visitazione Chiesa di Santa Maria delle Grazie Figure di Santi Chiesa della Madonnina Madonna con Bambino e SS. Carlo e Bernardino Oratorio di San Bernardino
Apparizione di Cristo alla Madonna Assunzione della Vergine Chiesa della Purificazione
PARABIAGO Adorazione dei Magi Fuga in Egitto La Processione Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso Martirio di Santo Stefano Santuario San Felice
NERVIANO Decollazione del Battista Chiesa di Santo Stefano
VILLA CORTESE Decorazione Presbiterio Oratorio di San Fermo
MILANO Resurrezione di Cristo Ascensione di Cristo Chiesa di Santa Maria della Passione Madonna con Bambino e angeli Galleria Arcivescovile
CASTELLANZA Nozze mistiche di Santa Caterina Chiesa di San Giulio
CISLAGO Assunzione della Vergine Nativit? della Vergine Matrimonio della Vergine Misteri del Rosario Decorazione Cappella del Rosario Chiesa di Santa Maria Assunta
GERENZANO San Carlo Chiesa dei SS.Pietro e Paolo
SARONNO Sacra Famiglia con Sant'Anna Santuario della Beata Vergine dei Miracoli Figure di santi e trionfo eucaristico Chiesa di San Francesco
BUSTO ARSIZIO San Carlo e San Gregorio Chiesa dei SS. Marco e Gregorio San Giovanni a Patmos Decorazione Cappella di San Giuseppe Compianto sul Cristo morto Chiesa di San Giovanni Battista
ANGERA Crocifissione Chiesa di Sant'Alessandro
BIUMO INFERIORE Storie di San Carlo Chiesa di Santa Maria in Prato Decorazione Cappella della Consolazione Chiesa dei SS. Pietro e Paolo
VARESE ? SACRO MONTE Immacolata Concezione Chiesa dell'Immacolata Concezione Ascensione di Cristo XII Cappella
Adorazione dei Pastori Chiesa di Santa Maria del Monte
TRECATE Madonna e San Francesco Decorazione cupola Cappella Sant'Antonio Arco trionfale Chiesa di San Francesco
RIVA di FAGGETO LARIO Sacra Famiglia con San Giovannino Chiesa di San Giuseppe
CHIAVENNA San Nicola di Bari Chiesa di san Carlo San Nicola da Tolentino Collegiata di San Lorenzo
PIACENZA Storie della vita di San Francesco Chiesa di santa Maria in Campagna
LA STORIA DELL'OSPIZIO
LA STORIA DELL'OSPIZIO
L'Ospizio S.Erasmo è stato fondato tra la fine del 1200 e l'inizio del 1300 ed è la più antica istituzione legnanese di beneficenza.
La sua origine viene attribuita al frate umiliato Bonvesin de la Riva (1240 – 1314) sulla cui lapide nel convento di San Francesco a Milano era riportato l’epitaffio: “Hic iacet frater Bonvicinus de Ripa … qui construxit hospitale de Legnano”. Secondo alcuni storici, invece, Bonvesin della Riva consolidò un ospizio già esistente. Durante il Medioevo, il ruolo ricoperto dall'Ospizio fu quello di ricovero e cura dei vecchi e degli infermi, ma anche quello di ospitare i pellegrini diretti verso Roma, detti romei, o a Venezia, uno dei porti di partenza per la Terra Santa, lungo uno dei tratti della via francigena. L’Ospizio Sant’Erasmo di Legnano era la quarta stazione dal passo del Sempione e ultima prima di Milano. Dante nella Vita nuova così descrive i pellegrini:
" Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori della sua patria; in modo stretto non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di Sa' Iacopo o riede. E' però da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l’Altissimo: chiamasi palmieri in quanto vanno oltremare, la onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepoltura di Sa' Iacopo fue più lontana della sua patria che d'alcuno altro apostolo; chiamansi romei quanti vanno a Roma". In un antico documento del 1550 il Sant’Erasmo viene così descritto: “…Hospitale Sant'Erasmi extra burgum Legnani, quarta parte miliaris in loco campestri secus viam Mediolanensem in quo hospitantur pauperes et infirmi et senes praecipue praefati loci. In quo sunt loca (locali) pront infra ad hospitandum pauperes et ibi annexa est ecclesiam…”. “L’Ospizio di Sant’Erasmo si trova fuori del borgo di Legnano, in zona campestre al quarto miglio lungo la via che porta a Milano; in esso sono ospitati poveri, infermi e vecchi provenienti soprattutto da Legnano. In esso si trovano locali per ospitare i poveri e vi è annessa una chiesa”. Dell’Ospizio di sant’Erasmo si parla anche nella visita pastorale fatta
a Legnano dal cardinale Carlo Borromeo nel 1582. Secondo atti conservati nell’Archivio storico della diocesi di Milano, il complesso era costituito da un settore anteriore, posto lungo lo stradone del Sempione che conduce a Milano, costituito dall’hospitale che accoglieva in un fabbricato a due piani dodici vecchi e infermi, maschi e femmine in ambienti separati, e da un settore posteriore, rurale verso la zona collinare dei “colli di Sant’Erasmo” che dall’Ospizio ha preso il nome, con cascine per i coloni, orti e vigneti, da cui traeva parte delle rendite. L'Opera Pia distribuiva anche pane e vino agli indigenti non ricoverati
e accoglieva bambini appena nati, abbandonati dai genitori. All’esterno della porta del reparto donne esisteva infatti un armadio girevole, la cosiddetta ruota, sul quale venivano posti i neonati affidati alla pietà ed alla misericordia. Il nome di Sant’Erasmo, un santo vissuto nel terzo secolo, vescovo di Antiochia, perseguitato e giustiziato dall'imperatore Diocleziano nel 303, era uno dei 14 santi che nel Medioevo erano considerati “ausiliatori”, cioè da invocare per ricevere aiuto nei dolori corporali, ai quali venivano sovente dedicati ospedali e santuari. In particolare Sant’Erasmo era invocato per i dolori di ventre e per le partorienti in virtù del martirio a cui era stato sottoposto. Gli ultimi tratti salienti di vita del santo sono raffigurati dagli affreschi che decoravano la facciata dell'edificio; in essi si vedono: l'arresto, la flagellazione, il martirio del santo.
L’arresto
Il supplizio
Il martirio
Nel Settecento, sotto il dominio austriaco, al Sant’Erasmo fu confermata la funzione di “luogo pio” di natura misericordiosa, destinato soprattutto ad anziani indigenti. Ne assicuravano l’assistenza sia i lasciti provenienti da privati, che i proventi ricavabili dai terreni. Nel periodo napoleonico la gestione del Sant’Erasmo viene tolta dal Capitolo di San Magno, che lo aveva gestito da secoli, e viene assegnata alla Congregazione di Carità, organismo composto da Prefetto, Prevosto, Podestà e da membri nominati dal Ministro del culto. Con la proclamazione del Regno d’Italia, nel 1862 il Sant’Erasmo riordinò e ampliò le sue strutture edilizie per ospitare un maggior numero di anziani indigenti, e fu mantenuta la Congregazione di Carità sostenuta anche da finanziamenti comunali.
All’inizio del Novecento è Presidente della Congregazione di Carità Cesare Candiani, fondatore dell’Ospedale civile di Legnano che non a caso viene costruito proprio nei pressi dell’Ospizio, luogo di accoglienza e cura per secoli della città. Resosi conto che l’Ospizio è ormai angusto e privo di adeguate strutture, fatiscente e pericolante nelle mura, egli auspica la necessità di nuovi fabbricati. Il prevosto monsignor Eugenio Gilardelli si fa promotore di una raccolta di donazioni per poter ridare a Legnano un luogo per accogliere i poveri anziani, a cui la comunità cittadina risponde con un continuo afflusso di generose donazioni, a cui si aggiungono quelle provenienti dal Sindaco Fabio Vignati e dalla moglie Giuseppina. A fronte di fondi sufficienti per realizzare il nuovo Sant’Erasmo, verificata l’impossibilità di recupero dello stabile originario, si procede alla realizzazione del nuovo Sant’Erasmo, con facciata a due piani in pregevole architettura, con linee di stile quattrocentesco lombardo. Nell’estate del 1926 viene demolito il vecchio ospizio, salvando parti degli affreschi ancora recuperabili della facciata, mentre della chiesa vengono variati i muri esterni e rifatta la facciata in mattoni. Nell’ottobre 1927 viene inaugurato il nuovo ospizio su progetto dell’architetto Carlo Bianchi, dotato di ampi saloni, vasti dormitori per 50 posti letto e servizi moderni. L’assistenza sanitaria dei ricoverati fu affidato all’Ospedale Civico già attivo dal 1903, mentre la vigilanza e l’assistenza era svolta dalle suore dell’Ordine della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret,
Nel 1979 i grandi stanzoni dell’Ospizio vengono trasformati in camere di dimensioni più ridotte. Nel 1995 viene collegato all’edificio un nuovo fabbricato con un nucleo di degenza e servizi e nel 2002 vengono inaugurati due nuovi padiglioni sulla vasta area posteriore disponibile. Tutti gli investimenti sono realizzati con il generoso contributo della Regione Lombardia e con le risorse donate come beneficenza e lasciti da cittadini e associazioni di Legnano. Tra esse ricordiamo il cospicuo lascito della benefattrice Pierina Colli, che ha permesso al Sant’Erasmo di affrontare con sicurezza le grandi trasformazioni strutturali e gestionali degli anni 2000. Nel 2003 l’Ospizio si trasforma in Fondazione Sant’Erasmo senza scopo di lucro ai sensi della legge sul “Riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza” (IPAB) del 2001. Nel giugno 2005 viene inaugurata la nuova cappella del Sant’Erasmo, successivamente abbellita da una pala d’altare e da quattordici stazioni della via crucis dipinte dal pittore rumeno Emilian Nicula. La solenne benedizione della via Crucis viene fatta dal cardinal Tettamanzi nel 2006. La presenza dell'ospizio al fianco alla chiesetta è confermata fin da prima del 1313. Infatti un testamento di Bonvesin de la Riva del 18 agosto 1304 riporta una postilla del 1313, con il quale il monaco detta anche alcuni benefici nei confronti dei frati dell'ospizio legnanese. Nel Medioevo i pellegrini viaggiavano per tragitti che, partendo dall'Europa settentrionale arrivavano
ai passi del San Bernardo, Gottardo, Sempione e percorrevano l'Italia per passare a Roma e giungere in Terra Santa, per la quale ci si imbarcava a Bari o a Venezia. I viaggiatori che erano diretti a Venezia avevano tra le tappe obbligate anche l'ospizio di Sant'Erasmo a Legnano. Sant' Erasmo di Formia Vescovo e martire 2 giugno Fonti sicure attestano l’esistenza di un sant’Erasmo vescovo di Formia, martire al tempo di Diocleziano e Massimiano (303) e sepolto nella località costiera del Lazio meridionale. Di storico su di lui si sa, però, poco. La «Passio» che lo riguarda, compilata nel VI secolo, è leggendaria. Venerato nel Lazio e in Campania, è menzionato, oltre che negli antichi martirologi, anche nel Calendario marmoreo di Napoli. Nell’842, dopo che Formia era stata distrutta dai Saraceni, le reliquie furono nascoste nella vicina Gaeta. Quando furono ritrovate, nel 917, il martire venne proclamato patrono della diocesi del Golfo. Nel 1106 Pasquale II consacrò la cattedrale di Gaeta, dedicandola alla Vergine e a sant’Erasmo. È invocato contro le epidemie e le malattie dell’intestino per il fatto che, nel martirio, gli sarebbero state strappate le viscere. I marinai lo venerano con il nome di Elmo. (Avvenire) Patronato: Malattie dell'intestino Etimologia: Erasmo = amabile, piacevole, simpatico, dal greco Emblema: Argano, Bastone pastorale, Intestini, Palma Martirologio Romano: A Formia nell’odierno Lazio, sant’Erasmo, vescovo e martire. Fonti degne di fede attestano l'esistenza di un s. Erasmo, martire, vescovo di Formia, il cui culto era molto diffuso nella Campania e nel Lazio. La più antica è il Martirologio Geronimiano in cui Erasmo è ricordato il 2 giugno S. Gregorio Magno alla fine del sec. VI, scrivendo al vescovo Bacauda di Formia, attesta che il corpo del santo era conservato in quella chiesa: "Formianae ecclesiae in qua
corpus beati Herasmi martyris requiescit". Lo stesso pontefice ricorda due monasteri dedicati ad Erasmo: uno a Napoli e l'altro posto "in latere montis Pepperi" presso Cuma. Anche Roma aveva un monastero dedicato al santo sul Celio, nel quale fu educato da giovane il papa Adeadato (m. 619) che poi, da pontefice, lo ampliò e lo arricchì di beni e privilegi. Altri monasteri intitolati ad Erasmo erano presso Formia (detto anche di Castellone) e presso Itri "in valle Itriana". Il nome di Erasmo, oltre che nei martirologi storici, donde è passato nel Romano, era inserito nel Calendario marmoreo di Napoli. Nell'842, dopo che Formia era stata distrutta dai Saraceni, le sue reliquie vennero trasferite a Gaeta e nascoste in un pilastro della chiesa di S. Maria, dove furono rinvenute nel 917 dal vescovo Bono. Da quel tempo Erasmo fu proclamato patrono di Gaeta e furono anche coniate monete con la sua effigie. Il 3 febbraio 1106 Pasquale II consacrò la cattedrale di Gaeta in onore della Vergine e di Erasmo Nel Medio Evo il santo fu annoverato tra i cosi detti santi Ausiliatori e invocato specialmente contro le epidemie, mentre i marinai lo venerano come patrono col nome di S. Elmo. Sulla personalità di Erasmo purtroppo siamo male informati poiché la passio, compilata con molta probabilità verso il sec. VI, è favolosa e leggendaria, né può aver maggior valore una biografia attribuita, senza solido fondamento, a Gelasio II (1118-19). Da questi scritti appare evidente come gli autori niente sapessero di sicuro intorno ad Erasmo se non ch'era stato vescovo di Formia ed era morto martire al tempo forse di Diocleziano. Secondo la passio, dunque, Erasmo era oriundo di Antiochia. Quando scoppiò la persecuzione era già vescovo e si nascose per sette anni in una caverna del monte Libano. Ritornato in città fu arrestato e condotto al tribunale dell'imperatore che con lusinghe e tormenti cercò di persuaderlo a sacrificare agli dei; ma Erasmo rimase saldo nella fede e fu rinchiuso in carcere. Liberato miracolosamente, si recò nell'Illirico dove in sette anni convertì quattrocentomila persone. Arrestato ancora una volta per ordine di Massimiano, fu condotto a Sirmio dove abbatté un simulacro e convertì altre quattrocentomila persone, molte delle quali furono immediatamente uccise, mentre Erasmo,
dopo essere stato ancora tormentato orribilmente, era rinchiuso in carcere. Fu liberato allora dall'arcangelo Michele che lo condusse a Formia, ed ivi sette giorni dopo placidamente morì. La chiesa di Sant'Erasmo è un edificio religioso di Legnano.
La storia della chiesa di Sant’Erasmo è legata all'ospizio probabilmente fondato da Bonvesin de la Riva, poeta e scrittore lombardo del XIII secolo. Costruita nel 1490, questa chiesa è dedicata a Sant'Erasmo, vescovo di Formia, ed era annessa all’ospizio che fu fondato da Bonvesin de la Riva e che venne demolito nel 1925 per allargare la strada statale del Sempione. L'edificio di ricovero fu in seguito ricostruito. Documenti del 1550 provano che la chiesa di Sant'Erasmo e l'ospizio erano circondati dalla campagna. Uno scritto di questo periodo descrive così questo luogo: "...Hospitale Sant'Erasmi extra burgum Legnani, quarta parte miliaris in loco campestri secus viam Mediolanensem in quo hospitantur pauperes et infirmi et senes praecipue praefati loci. In quo sunt loca (locali) pront infra ad hospitandum pauperes et ibi annexa est eccelsi...". La presenza dell'ospizio al fianco alla chiesetta è confermata fin da prima del 1313. Infatti, un testamento di Bonvesin de la Riva del 18 agosto 1304, riporta una postilla del 1313 con il quale il monaco detta anche alcuni benefici nei confronti dei frati dell'ospizio legnanese. Nel Medioevo i pellegrini viaggiavano per tragitti che, partendo dall'Europa settentrionale arrivavano ai passi del San Bernardo, Gottardo, Sempione e percorrevano l'Italia per passare a Roma e giungere in Terra Santa, per la quale ci si imbarcava a
Bari o a Venezia. I viaggiatori che erano diretti a Venezia avevano tra le tappe obbligate anche l'ospizio di Sant'Erasmo a Legnano. L'edificio originale dell'ospizio, abbattuto e poi ricostruito nel 1925, fu edificato nel XIII secolo. Pregevole è trittico raffigurante al centro la Madonna col Bambino che tiene in mano una rosa; sulla sinistra sant'Erasmo e a destra san Magno benedicente. Importanti sono anche gli affreschi della cappella maggiore, risalenti all'inizio del XIX secolo ed opera del pittore legnanese Antonio Maria Turri, raffigurante un volo d'angeli attorno al Padreterno. Alla chiesa fu rifatta la facciata in lesene nel 1677, con il rifacimento completo del portale a timpano triangolare. L'ultima importante ristrutturazione fu eseguita nel 1925 per iniziativa del Podestà di Legnano Fabio Vignati. quando fu demolito l'edificio medievale dell'ospizio, per allargare la strada statale del Sempione. Sulle pareti esterne dell'antica costruzione erano presenti resti di affreschi del XIV e del XV secolo raffiguranti il martirio di sant'Erasmo. La maggior parte fu perduta, ma alcuni frammenti sono conservati al Museo civico della città , all'Ospedale (la parrocchia è sede di cappellania del nosocomio) e nel complesso della chiesa di Sant'Erasmo. Durante questi lavori furono variati i muri esterni e fu rimossa la facciata del XVII secolo, che venne rifatta in mattoni con foggia trecentesca. Le opere furono terminate nel 1927. Il 2 giugno 1939 l'arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster benedisse il nuovo altare maggiore.
GLI AFFRESCHI DELL’OSPIZIO SANT’ERASMO
GLI AFFRESCHI DELL’OSPIZIO SANT’ERASMO
L’ospizio di sant’Erasmo è un’istituzione legnanese sorta tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300. Le origine del luogo pio sono ancora molto controverse , infatti alcuni, a seguito della scritta celebrativa dell’urna attribuiscono la suo fondazione al frate umiliato Bonvesin de la Riva, altri invece sulla base di alcuni di alcuni documenti depositati presso l’ospedale maggiore di Milano tendono ad attribuire la sua fondazione ad un certo Domenico Vismara. Purtroppo i documenti non ci permettono di far chiarezza in merito alla sua fondazione. Così come possediamo poche informazioni scritte ed illustrate in merito alla struttura originaria dell’ospizio e intorno agli affreschi che adornavano la sua parete principale. Occorre tener conto che per tutto il medioevo il borgo di Legnano costituiva la quarta stazione del passo del Sempione e da qui i pellegrini si diramavano o verso Roma, lungo la Pianura Padana, o verso Venezia, uno dei porti di partenza per la Terra Santa. Il ruolo dell’ospizio deve essere qui inquadrato, come luogo di preghiera , di ricovero, di cura degli infermi Tutti questi elementi caratteristici dell’ospizio, che lo hanno reso un’istituzione in tutto il Nord Italia, e il culto del santo vengono chiaramente ripresi nelle rappresentazioni dei suoi affreschi . Infatti vengono tratteggiate le vicende peculiari della vita del Santo, a cui l’Ospizio viene consacrato, e la distribuzione delle patenti di povertà, ricordata come pratica solita della struttura e del territorio legnanese. Più precisamente la distribuzione delle patenti di povertà presso l’ospizio;
l’arresto del santo; il supplizio del santo; il martirio.
Questi affreschi non risalgono alla stessa epoca della fondazione dell’ospizio ma sono databili intorno alla seconda metà del 1400 e l’inizio del 1500, circa un secolo e mezzo dopo la fondazione, e furono commissionati della stessa Congregazione di Carità. Attraverso i documenti fotografici di inizio Novecento possiamo riflettere intorno alle dimensioni degli affreschi e alle loro posizioni : come si può notare, infatti, l’affresco della distribuzione delle patenti di povertà risulta di dimensioni maggiori ed è collocato centralmente rispetto agli affreschi che rappresentano le vicende della vita del santo; Questa non fu una scelta casuale anzi denota come la congregazione di carità volesse mettere in risalto la funzione originaria dell’ospizio . La storia che porta distacco di questi affreschi dalla parete centrale dell’ex ospizio Sant’Erasmo risulta molto travagliata. Alla fine del 1800 la congregazione di carità risiedeva ancora nell’ex ospizio nonostante la struttura secolare del luogo pio presentava gravi compromissioni. La congregazione di carità allora scrisse alla regia soprintendenza all’arte medievale e moderna delle province lombarde per richiedere una valutazione dell’edificio affinché la demolizione non intaccasse le memorie storiche, ma non ci fu nessun responso da
parte della soprintendenza. ma non ci fu nessun responso. 10 anni dopo il presidente della Congregazione di Carità, Candiani, riscrisse alla regia Soprintendenza di Milano, per richiedere un provvedimento urgente in quanto ricevette una comunicazione in cui si invitavano tutte le Pubbliche Amministrazioni a curare gli edifici di importanza storica e richiedeva, e l’Ospizio rientrava tra questi. Il conseguente sopralluogo e la perizia confermarono l’impossibilità di effettuare la demolizione poiché sulla parete principale vi erano tracce di affreschi .Questo conferiva al fabbricato un interesse e un valore dal punto di vista artistico. Tra il 1906 e il 1913 nessuna corrispondenza e l’Ospizio, in tutte le sue difficoltà continuava la sua attività . Il 15 ottobre del 1913 il Ministero della Pubblica Istruzione notificò il provvedimento di tutela (cura storica e artistica dell’edificio) per l’ospizio Sant’Erasmo che quindi venne sottoposto alle disposizioni contenute nella Legge n. 364 del 20 giugno 1909 che stabiliva e fissava le norme per alienamento delle antichità e delle belle arti. L’ospizio nel 1921 chiuse. Il 18 aprile 1921 la Congregazione di Carità , spinta dalle cospicue somme di denaro ricevute dai lasciti testamentari dei benefattori e dalla volontà del Comune di Legnano di restituire prestigio alla secolare istituzione, scrisse una lettera alla Regia Soprintendenza. Lo scrivente Crespi, presidente della Congregazione, si rivolgeva all’Architetto Perrone, colui che negli anni precedenti aveva effettuato sopralluoghi per esaminare il fabbricato, per ottenere un nuovo sopralluogo e sperare in un esito diverso dal precedente. Dopo aver effettuato il sopralluogo, l’architetto Perrone dettò le condizioni per poter assecondare la richiesta di demolizione: presentazione di un progetto grafico e la conseguente approvazione da parte della Regia Soprintendenza. La Congregazione e il comune di Legnano non presentarono alcun progetto per il nuovo fabbricato e di fatto, nel 1926, cominciarono la demolizione dell’ex ospizio . Da una parte, quindi, vi era la Congregazione di Carità e il Comune di Legnano che rimanevano insindacabilmente fermi sulle proprie
posizioni: la demolizione del fabbricato; seppur con motivazioni diverse: la prima desiderava un nuovo fabbricato che potesse offrire una nuova sistemazione per i suoi ospiti, e il secondo doveva fare i conti con l’attuazione del piano regolatore che prevedeva l’allargamento dell’asse del Sempione che, proprio dove sorgeva l’Ospizio, subiva una strozzatura . Dall’altra parte vi era la Regia Soprintendenza rappresentata dall’illustre Ettore Modigliani, allora ai vertici della Soprintendenza milanese che rammentò l’obbligo di ottenere le autorizzazioni necessarie. Il 30 0ttobre del 1926 l’ufficio tecnico del Comune di Legnano scrisse una missiva che rendeva note le motivazioni che avrebbero affrettato i lavori: come accennato prima: l’attuazione del piano regolatore; “le condizioni antiestetiche a cui nulla aggiungono gli indecifrabili affreschi” impedivano la sistemazione dei fabbricati. Ettore Modigliani, di fronte a queste argomentazioni, richiese documenti fotografici del muro recante gli affreschi. Una volta esaminate le fotografie Ettore Modigliani non fece altre che ribadire all’assessore dei lavori pubblici della città di Legnano, Morganti, che la demolizione non era possibile e che il tratto del muro dovesse essere preservato. A nome della città, intervenne l’architetto del progetto del nuovo Ospizio Bianchi affinché la pratica venisse prese nuovamente in carico. Il 14 gennaio del 1927 Ettore Modigliani e l’architetto Perrone presentarono denuncia al Ministero della Pubblica Istruzione, nella persona di Pietro Fedele, a carico del sindaco Vignati e del presidente della Congregazione di Carità Antonio Bernocchi per l’arbitraria demolizione dell’ospizio e per l’imperizia da parte dei rappresentanti legnanesi e della Congregazione di Carità nell’aver lasciato in piedi il muro centrale che portava tracce di affreschi. Nel marzo del 1927 si raggiunse un compromesso per non lasciare gli affreschi all’incuria: la demolizione poteva essere effettuata dopo l’accurato distacco degli affreschi presenti, sempre dopo aver presentato un progetto. Il 4 luglio 1927 Ettore Modigliani rilasciò il nullaosta per la demolizione ribadendo con fermezza l’operata violazione di legge..
Per la rimozione degli affreschi dalla loro collocazione naturale la Regia Soprintendenza consigliò la ditta dei fratelli Annoni di Milano, ma i documenti non testimoniano che il distacco sia avvenuto realmente da codesta ditta. Ad ogni modo venne utilizzata la tecnica a strappo. Gli affreschi distaccati dapprima vennero conservati all’interno dell’adiacente Chiesetta poi, con l’intervento di Sutermister e Modigliani vennero collocati negli uffici dell’amministrazione del vecchio ospedale della città. Negli anni novanta furono riportati nell’ospizio : il martirio ed il supplizio del Santo. Le ampie dimensioni delle patenti di povertà richiese più attenzione e tempi prolungati (settembre 2013). La tecnica strappo comporta la rimozione della pellicola pittorica senza la porzione di intonaco sul quale è stesa, ottenendo uno strato di calcare colorato ( che si forma a seguito della carbonatazione della calce). Questa tecnica prevede di applicare sulla superficie dell’affresco delle tele legate allo strato pittorico per mezzo di colle che non alterano il loro aspetto. La vita di Sant’Erasmo Sulla personalità di Erasmo purtroppo siamo male informati poiché la passio, compilata con molta probabilità verso il sec. VI, è favolosa e leggendaria, né può aver maggior valore una biografia attribuita, senza solido fondamento, a Gelasio II (1118-19). Da questi scritti appare evidente come gli autori niente sapessero di sicuro intorno ad Erasmo se non ch'era stato vescovo di Formia ed era morto martire al tempo forse di Diocleziano. Secondo la passio, dunque, Erasmo era oriundo di Antiochia. Quando scoppiò la persecuzione era già vescovo e si nascose per sette anni in una caverna del monte Libano. Ritornato in città fu arrestato e condotto al tribunale dell'imperatore che con lusinghe e tormenti cercò di persuaderlo a sacrificare agli dei; ma Erasmo rimase saldo nella fede e fu rinchiuso in carcere. Liberato miracolosamente, si recò nell'Illirico dove in sette anni convertì quattrocentomila persone. Arrestato ancora una volta per ordine di Massimiano, fu condotto a Sirmio dove abbatté un simulacro e convertì altre quattrocentomila persone, molte delle quali furono
immediatamente uccise, mentre Erasmo, dopo essere stato ancora tormentato orribilmente, era rinchiuso in carcere. Fu liberato allora dall'arcangelo Michele che lo condusse a Formia, ed ivi sette giorni dopo placidamente morĂŹ.
La “Sala degli Stemmi�
La “Sala degli Stemmiâ€? L'attuale ambiente denominato ć?? ala degli Stemmi?era l'originaria Sala del Consiglio Comunale, che fino a pochi anni fa ospitava 40 stalli per i consiglieri, in legno, con schienali e sedili in pelle. Dal 2002, con la realizzazione di un nuovo ambiente pi?capiente e moderno nell'ala nord del Palazzo Municipale, tale sala ha perso la sua destinazione originaria, mantenendo per?una funzione di rappresentanza. Essa era stata concepita dall'arch. Malinverni in stile medievale come un ambiente maestoso e solenne, sia per altezza che per dimensioni, illuminato da ampie finestre con vetri da cattedrale ed interamente decorato. Le pareti, infatti, sono impreziosite da graffiti policromi riproducenti gli stemmi di tutte le citt?italiane allora esistenti (cento), incorniciati da riquadrature a disegno geometrico o a trompe l'oeil e da una zoccolatura in legno; anche il soffitto, con travi in legno sostenute da mensole in legno intagliate, ?impreziosito dalle medesime decorazioni. Queste furono realizzate direttamente dall'arch. Malinverni, autore anche degli altri ornamenti del Palazzo Municipale ed in particolare degli stemmi posti sulle facciate esterne nel coronamento di gronda, che ancora una volta riproducono le 100 citt?italiane. Il programma decorativo, infatti, voleva essere unitario, ispirato alla tradizione storica della Citt?del Carroccio ma con uno sguardo alla contemporaneit?di allora. Degni di attenzione sono i lampadari in stile medievale, realizzati in ferro battuto e cristallo, in origine a gas e luce elettrica, montati a soffitto con catene a disegno ornamentale, opera della Ditta G. Marinoni di Milano; le finestre della Ditta Paolo Cittera di Legnano, con vetri
decorati della Ditta Bernareggi di Saronno; i pavimenti in parquet a spina di pesce in rovere e noce ed infine le porte e gli arredi in noce e pelle, tutti su disegno di Malinverni e realizzati dall'ebanista Galli Antonio di Inverigo, rinomata falegnameria d'arredi signorili e da chiesa.
Lampugnani Sacra Famiglia Legnano
Lampugnani Sacra Famiglia Legnano
LAMPUGNANI, Giovanni Francesco Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004) di Anna Chiara Fontana LAMPUGNANI, Giovanni Francesco. - Nacque a Legnano il 17 marzo 1588 dal nobile notaio Giovanni Luca e da Geronima Fumagalla. Gi? dalla fine del XV secolo la famiglia Lampugnani, suddivisa in diversi rami, aveva avuto un ruolo importante nella vita economica e culturale di Legnano, esprimendo schiere di pittori dei quali ? stato tramandato soltanto il nome (Sutermeister, 1937-38 e 1959; D'Ilario), di uomini d'armi e di cultura che favorirono il sorgere di una significativa produzione artistica e culturale della quale "furono alternativamente committenti e autori" (Palamidese, 2002, p. 23). Il lavoro notarile del padre e del fratello Ludovico documenta in modo puntuale e preciso i numerosi e continui spostamenti del L. dalla sua terra natia alla sua citt? adottiva, Milano (ibid., pp. 207-213). Sono scarse le notizie relative al suo apprendistato artistico che dovette sicuramente svolgersi in Lombardia, accanto all'inseparabile fratello minore Giovan Battista, assai pi? impegnato in campo grafico e con il quale instaur? poi un duraturo e quasi simbiotico sodalizio artistico, in cui le due personalit? si fusero perdendo una loro netta e ben definita identit?. Insieme firmarono e datarono nel 1612 il Martirio di s. Stefano (Parabiago, santuario di S. Felice), l'Adorazione dei magi e la Fuga in Egitto (Ibid., chiesa dei Ss. Gervasio e Protasio, in origine nella chiesa legnanese di S. Magno: Palamidese, 2002, p. 209), proponendosi come continuatori della tradizione "lombarda cinquecentesca di Gaudenzio Ferrari e di Bernardino Luini, ma anche sensibili al nuovo clima spirituale e religioso" controriformato (ibid., p. 41). La predisposizione del L. ad accogliere e a rielaborare personalmente i pi? svariati esiti non solo della pittura lombarda, lo port? a realizzare, sempre con l'aiuto del fratello, un'Assunzione della Vergine (1615: Cislago, chiesa di S. Maria Assunta), un'opera in cui accanto a un'apparente semplicit? formale di impianto laniniano, convive una seppur pacata magniloquenza bolognese di ascendenza carraccesca. Nella tela rappresentante S. Giovanni a Patmos (1622: Busto Arsizio, chiesa di S. Giovanni Battista) il L., manifestando una particolare attenzione alla maniera di Camillo Procaccini, si dedic? a una nuova osservazione della realt? tipicamente lombarda: un approccio che poi riprese e port? a un pi? alto livello nell'ultima fase della sua carriera artistica nella Sacra Famiglia con s. Giovannino (1640: Faggeto Lario, chiesa di S. Giuseppe), un'opera in cui ? ormai del tutto evidente la sua "sincera e profonda adesione al mondo degli affetti e a una resa naturalistica del dato reale" (ibid., p. 83).
Le lusinghiere parole tributate nel 1619 da Borsieri al L. ma anche al fratello Giovan Battista, ormai inscindibilmente legati nel lavoro e nella vita, portano a ipotizzare che i due possano essere entrati relativamente presto nella bottega milanese del Cerano (Giovanni Battista Crespi), notizia riportata da Carasi (1780, p. 55) e confermata dall'anonimo catalogatore della collezione Visconti (Bona Castellotti, 1992, p. 42). L'"evidente ceranismo" (Pacciarotti, 1992, p. 51) non li rende totalmente subordinati allo stile del maestro: richiami a Morazzone (Pier Francesco Mazzucchelli), a Camillo Procaccini, ma anche ai cremonesi Bernardino, Giulio e Antonio Campi si avvertono nelle tele con i Ss. Carlo e Gregorio (1618: Busto Arsizio, chiesa dei Ss. Marco e Gregorio) e nelle due pale rappresentanti l'Ascensione di Cristo e la Resurrezione (1629: Milano, chiesa di S. Maria della Passione) realizzate dal solo Giovanni Francesco Lampugnani. Echi procacciniani, anche se stemperati nelle dolcezze espressive luinesche, si colgono anche nella Decollazione del Battista (1623: Nerviano, chiesa di S. Stefano) dipinta ancora a due mani per la famiglia Crivelli, a cui appartenevano Violanta, andata sposa al fartello Giovan Battista il 13 nov. 1629, e Cristina, sposata in seconde nozze (24 maggio 1637) dal L., rimasto vedovo di Daria Comune (Palamidese, 2002, p. 209). Tra il 1614 e il 1633 il L. ricevette con il fratello le pi? importanti commissioni di dipinti a fresco. Innanzi tutto, la decorazione della chiesa dell'Immacolata (1624: Varese, Sacro Monte): lungo la navata, in otto riquadri, sono rappresentati i simboli che alludono alla purezza della Vergine e, sopra la porta d'ingresso, i Dottori della Chiesa riuniti al concilio di Trento; nella zona absidale ricorrono schiere di angeli, mentre nel catino ? raffigurata la Trinit? in gloria, nei sottarchi sono altri simboli mariani e nella volta la Colomba dello Spirito Santo tra due corone concentriche di nubi da cui si affacciano angeli e cherubini. A Biumo Inferiore, nella chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, cappella della Vergine, eseguirono intorno al 1625 il Martirio di s. Lucia, le Stigmate di s. Francesco e l'Assunta tra angeli musicanti. Fra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta dipinsero a Legnano, nella chiesa della Purificazione, l'Apparizione di Cristo alla Madonna e l'Assunzione della Vergine. La tecnica ad affresco era stata gi? sperimentata dai due fratelli nella chiesa legnanese di S. Ambrogio (Figure di profeti e Fatti della vita di s. Ambrogio: ibid., p. 209) e successivamente a Piacenza nelle Storie di s. Francesco (uniche scene oggi visibili, una lunetta con Angeli e un riquadro con l'Incontro di s. Francesco con s. Domenico) eseguite nel 1619, lungo le pareti del chiostro di S. Maria di Campagna, chiesa in cui una cappella apparteneva proprio alla famiglia Lampugnani. Dopo un periodo di stasi, coincidente con i terribili anni della peste, la bottega dei Lampugnani riprese intensamente la propria attivit? ricevendo una serie di commissioni importanti e prestigiose. ? infatti datato 1632 il grande ciclo decorativo della cappella di S. Francesco con affreschi incentrati su alcuni temi dell'iconografia francescana e completato da una tela con la Madonna e s. Francesco (Trecate, chiesa di S.
Francesco) che trova evidenti punti di contatto con i successivi dipinti eseguiti dai due fratelli quali l'Ascensione di Cristo (1633: Varese, Sacro Monte, cappella XII) o l'Adorazione dei pastori (1633: Ibid., chiesa di S. Maria del Monte) o altri affreschi nella cappella dell'Immacolata della basilica di S. Magno a Legnano (1633-34: Figure di Profeti nelle lunette e nella volta, S. Agata e S. Lucia sui pilastri e l'Assunzione della Vergine sulle pareti). In questi stessi anni la bottega legnanese continu? a produrre anche pale d'altare: accanto alle due con S. Nicola di Bari (1633: Chiavenna, gi? chiesa di S. Carlo) e S. Nicola da Tolentino, del solo L. (1633: Ibid., Museo del Tesoro della collegiata di S. Lorenzo), che trattano in modo emotivamente drammatico il tema della sofferenza e dell'estasi, c'? pure una Madonna con Bambino ed angeli (1632-35: Milano, Galleria arcivescovile), che riprende, con alcune piccole varianti, la parte centrale del polittico eseguito nel 1523 da B. Luini per la basilica di S. Magno a Legnano. Pittore di una certa originalit?, il L. fu comunque autore del progetto per la Veduta di Milano (incisa da Bernardino Bassano ed edita nel 1640) e di quel famoso Mappamondo, presente nella collezione del cardinale Cesare Monti ora alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano (Bona Castellotti, 1994), testimonianza del suo spiccato interesse cartografico. Le fonti registrano altri numerosi lavori eseguiti dalla bottega dei Lampugnani, molti dei quali, se non sono andati perduti (? il caso della grande tela posta sulla facciata del cimitero di Legnano il 24 sett. 1634, in occasione della solenne processione svolta in onore di alcune sante reliquie trasportate dalla Sardegna da Arcutio Lampugnani), sono citati e trattati come pure attribuzioni (Palamidese, 2002, pp. 142 s.). Dopo la scomparsa del fratello nel 1640, il L. esegu? la decorazione ad affresco della cappella del Rosario (1642 circa: Cislago, chiesa di S. Maria Assunta) comprendente i Misteri (undici ovali dipinti a olio su rame) e due tele: la pordenoniana Nativit? di Maria e il pi? luinesco Sposalizio della Vergine. Problematica resta invece la collocazione cronologica della Crocifissione tra santi e offerenti (Angera, chiesa di S. Alessandro) che, dopo un recente restauro, ha rivelato un inverosimile 1528 (ibid., p. 84). Tra le molteplici incisioni realizzate dal L. si ricordano S. Francesco consolato da un angelo musicante (1622: Berlino, Kupferstichkabinett-Sammlung) e il S. Francesco consolato da un angelo violinista (1622: Bergamo, Accademia Carrara), una Madonna con Bambino e s. Francesco (1622: Napoli, Museo nazionale di Capodimonte) e un disegno perduto rappresentante il Ritratto equestre del generale Piccolomini successivamente inciso da Cesare Bassano nel 1635 (ibid., p. 92). Il L. mor? a Legnano il 15 luglio 1651. Al solo fratello Giovan Battista, nato a Legnano il 21 nov. 1590, spetta invece una Sacra Famiglia con s. Anna (1636: Saronno, santuario della Beata Vergine dei Miracoli), probabilmente la sua ultima opera conosciuta e documentata, la cui gamma di colori opachi e l'eccessiva semplificazione del soggetto la apparentano al precedente e glaciale Compianto sul Cristo morto
(1633: Legnano, basilica di S. Magno), attribuito dalla critica alla sua sola mano. Decisamente pi? vasta e significativa la sua produzione grafica, discretamente documentata a partire dal 1622, che si compone di veloci schizzi, spesso curiosamente abbozzati su atti notarili del padre (Palamidese, 2002, pp. 29-39); di disegni veri e propri (Anime del purgatorio e Nativit?: Milano, Pinacoteca Ambrosiana; Angeli in volo ed Eterno in gloria con Cristo tra angeli e cherubini: Milano, Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco; Frontespizio: Venezia, Gallerie dell'Accademia; Figure per un'Ascensione o una Pentecoste, in collezione privata, pubblicate ibid., p. 172). Sono andati perduti i progetti per i Sei carri allegorici ideati, come spesso accadeva, in collaborazione col fratello nel 1622, riprodotti poi all'acquaforte da Cesare Bassano (di queste riproduzioni si conservano solo tre esemplari: Carro allegorico della Grammatica e Carro allegorico della Carit? zelante: Milano, Civica raccolta Achille Bertarelli; Carro allegorico della Poesia: Torino, Biblioteca nazionale). Rimangono infine alcune incisioni all'acquaforte di sua invenzione (Riposo durante la fuga in Egitto: Amburgo, Kunsthalle). Giovan Battista mor? a Legnano il 3 sett. 1640. Fonti e Bibl.: P. Morigi, La nobilt? di Milano, Milano 1595, pp. 278-282; G. Borsieri, Il supplimento della nobilt? di Milano, Milano 1619, pp. 63-67; D. Bigiogero, Le glorie della Gran Vergine al Sacro Monte sopra Varese, Milano 1699, pp. 24, 63; C. Carasi, Le pubbliche pitture di Piacenza, Piacenza 1780, p. 55; N. Sormani, Il santuario di S. Maria del Monte sopra Varese, Milano 1795, p. 77; V. Forcella, Milano nel secolo XVII, Milano 1898, pp. 130-137; G. Nicodemi, Daniele Crespi, Busto Arsizio 1930, p. 80; G. Sutermeister, Il pittore Gian Giacomo Lampugnani a Legnano, in Memorie della R. Deputaz. lombarda di storia patria, Sezione di Legnano, 1937-38, nn. 4-5, pp. 27-82; Id., Brani di storia e arte di Legnano, in Memorie. Societ?, arte e storia, 1959, n. 17, pp. 109 s.; V. Palamidese, Francesco e Giovan Battista Lampugnani, in Print Collector, 1976, n. 30, pp. 15-28; G. Bora, Due secoli d'arte a Milano: la pittura in S. Maria della Passione, in S. Maria della Passione e il conservatorio Giuseppe Verdi a Milano, Milano 1981, pp. 150, 152, 154; G. Scaramellini, Quattro pittori in Valchiavenna nel Sei e Settecento, in Clavenna, XXI (1982), pp. 3-6; D. Pescarmona, Modelli, copie e restauri: dipinti comaschi fra Cinque e Seicento, in Communitas '88. Annali del Centro studi storici Val Menaggio 1983-1988, Menaggio 1988, p. 44; G. Bora, La pittura del Seicento nelle province lombarde, in La pittura in Italia. Il Seicento, I, Milano 1989, p. 86; D. Pescarmona, Appunti di storia e di cronaca sulla pittura di soggetto religioso a Como nella prima met? del Seicento, in Il Seicento a Como. Dipinti dai Musei civici e dal territorio (catal.), Como 1989, p. 56; M. Bona Castellotti, L'ambiente del Sacro Monte, il Morazzone e la pittura a Varese nel primo Seicento, in Pittura tra Ticino e Olona. Varese e la Lombardia nord-occidentale, a cura di M. Gregori, Cinisello Balsamo 1992, p. 42; G. Pacciarotti, Pittori e pitture del Seicento tra Milano e Varese, ibid., pp. 50 s.; F. Cavalieri - G. Pacciarotti, "Per lo studio, che fanno?". Le opere dei fratelli Lampugnani a Trecate, in Studi piemontesi, XXII (1993), 1, pp. 95-104; M. Bona Castellotti, Il cardinale Cesare
Monti: un collezionista fra Roma e Milano, in Le stanze del cardinale Monti 1635-1650. La collezione ricomposta (catal.), Milano 1994, pp. 29-38; F. Cavalieri, Note sui Lampugnani e su fatti della pittura di primo Seicento a Varese e dintorni, in Riv. della Societ? storica varesina, XX (1995), pp. 79-82; A. Spiriti, La pittura degli anni centrali del Seicento: l'ultimo manierismo e la seconda generazione barocca, in Il santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno, a cura di M.L. Gatti Perer, Cinisello Balsamo 1996, pp. 412, 417; G.F. e Giovan Battista Lampugnani. Devozione e classicismo nell'arte lombarda del Seicento, a cura di V. Palamidese, Legnano 2002; G. D'Ilario, La famiglia dei pittori Lampugnani tra XV e XVI secolo e la tradizione storiografica locale, ibid., pp. 199-202; U. Thieme - F. Becker, K?nstlerlexikon, XXII, p. 277.
Il Lampugnani torna nella "sua" Legnano
Eccezionalmente esposto nella sede del Comune uno dei pi? bei dipinti del maestro legnanese del Seicento, raffigurante la "Sacra Famiglia", proveniente da una chiesa lariana. Visite gratuite e guidate fino al 6 gennaio 2014. Inaugurazione venerd? 6 dicembre alle 18.
Lampugnani Sacra Famiglia Legnano
LA SACRA FAMIGLIA CON SAN GIOVANNINO DI GIOVAN FRANCESCO LAMPUGNANI Legnano, - Palazzo Malinverni, - Sala degli Stemmi (P.zza San Magno 9) 7 dicembre 2013 ? 6 gennaio 2014 Inaugurazione venerdÏ 6 dicembre 2013 ore 18 presso Palazzo Leone da Perego via Gilardelli 10 - Legnano Orari: dal lunedÏ al sabato 9.00 ? 19.00 domenica e festivi 10.00 ? 12.30 e 15.00 - 19.00 Chiuso Natale e Capodanno In mostra è possibile usufruire del servizio di visita guidata, condotto da volontari qualificati. Per gruppi, scuole e associazioni telefonare per prenotazione all?Ufficio Cultura 0331.545726 o per mail all?indirizzo segr.cultura@legnano.org "Un?opera in comune" ? un?iniziativa promossa dall?amministrazione comunale di Legnano - Assessorato alla Cultura, che ha come scopo la riscoperta del patrimonio storico-artistico della citt?, le opere realizzate dai suoi artisti, i collezionisti e le loro collezioni, le opere acquistate o acquisite dalla Citt? e dalle sue Fondazioni nel corso della storia. L?iniziativa, nasce come appuntamento del Natale legnanese, ? definibile quale one-work-show: durante il periodo natalizio, dal 7 dicembre 2013 al 6 gennaio 2014, presso la storica ?Sala degli Stemmi? di Palazzo Malinverni, sede del Comune di Legnano, verr? presentata una sola opera d?arte alla cittadinanza, la quale, sar? fruibile gratuitamente durante l?orario di apertura del municipio (appositamente prolungato per l?occasione) in modo da poter garantire al visitatore di poter ammirare e (ri)scoprire i tesori esposti. La totale gratuit? dell?evento ? voluta in modo da poter garantire a qualsiasi fascia di pubblico di poter accedere alla mostra, nonch? permettere al visitatore di poter tornare pi? volte a rivedere l?opera. La mostra prevede l?esposizione dell?opera ?Sacra Famiglia con San Giovannino? del pittore di origine legnanese Giovan Francesco Lampugnani, tela datata 1640 e oggi conservata presso la Chiesa di San Giuseppe a Riva di Faggeto Lario (CO). La tela fu dipinta da Giovan Francesco Lampugnani dopo la morte del fratello Giovan Battista e associa il tema tradizionale della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto con quello dell?incontro di Ges? infante con il piccolo San Giovanni. Normalmente di difficile accesso, a causa della sua collocazione in una piccola chiesa non sempre aperta al pubblico, la tela ? considerata come uno dei dipinti pi? rappresentativi della produzione pittorica dei fratelli Lampugnani.
La difficolt? di fruizione dell?opera, congiuntamente all?alto valore stilistico ed artistico della stessa, hanno fatto s? che per questa prima edizione di ?Un?opera in Comune?si procedesse alla sua esposizione straordinaria, volta altres? alla riscoperta di questi artisti seicenteschi legnanesi, considerati maestri della pittura della riforma borromaica. La mostra dell?opera di Lampugnani si inserisce all?interno di un contesto espositivo di pi? ampio respiro che vede, nel biennio 2013-2014, una riscoperta e una rivalorizzazione della pittura seicentesca lombarda a livello nazionale ed internazionale, come la mostra ?Il Seicento Lombardo? presso la Pinacoteca di Brera, la mostra ?Two Centuries of Italian Masterpieces from Caravaggio to Canaletto? a Budapest e ?Guercino. The Triumph of Baroque. Masterpieces from Cento, Rome and Polish Collections? a Varsavia. Uno degli scopi collegati all?iniziativa ? voler incentivare la visita agli altri luoghi simbolo di Legnano (il Museo Civico ?G. Sutermeister?, lo Spazio Espositivo delle grandi tele di Gaetano Previati presso il Castello di Legnano, la Torre Colombera ed il Palazzo Malinverni) nonch? le chiese presso le quali sono custodite le tele o gli affreschi dei fratelli Lampugnani sia in Legnano (San Magno, Sant?Ambrogio, Santa Maria delle Grazie, Chiesa della Purificazione) sia nel territorio. La realizzazione della mostra ? stata possibile grazie alla gentile concessione del prestito della tela da parte della Parrocchia di Sant?Ambrogio Vescovo in Palanzo di Faggeto Lario e l?Ufficio diocesano per i Beni Culturali ecclesiastici della Diocesi di Como. Curatori della mostra Giovanna Palamidese e Alessio Francesco Palmieri-Marinoni.
comunicato stampa Un?Opera in Comune ? un?iniziativa promossa dall?amministrazione comunale di Legnano - Assessorato alla Cultura, che ha come scopo la riscoperta del patrimonio storico-artistico della citt?, le opere realizzate dai suoi artisti, i collezionisti e le loro collezioni, le opere acquistate o acquisite dalla Citt? e dalle sue Fondazioni nel corso della storia. L?iniziativa, nasce come appuntamento del Natale legnanese, ? definibile quale One-Work-Show: durante il periodo natalizio, dal 7 dicembre 2013 al 6 gennaio 2014, presso la storica ?Sala degli Stemmi? di Palazzo Malinverni, sede del Comune di Legnano, verr? presentata una sola opera d?arte alla cittadinanza, la quale, sar? fruibile gratuitamente durante l?orario di apertura del municipio (appositamente prolungato per l?occasione) in modo da poter garantire al visitatore di poter ammirare e (ri)scoprire i tesori esposti. La totale gratuit? dell?evento ? voluta in modo da poter garantire a qualsiasi fascia di pubblico di poter accedere alla mostra, nonch? permettere al visitatore di poter tornare pi? volte a rivedere l?opera. La mostra prevede l?esposizione dell?opera ?Sacra Famiglia con San Giovannino? del pittore di origine legnanese Giovan Francesco Lampugnani, tela datata 1640 e oggi conservata presso la Chiesa di San Giuseppe a Riva di Faggeto Lario (CO). La tela ?Sacra Famiglia con san Giovannino? fu dipinta da Giovan Francesco Lampugnani dopo la morte del fratello Giovan Battista e associa il tema tradizionale della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto con quello dell?incontro di Ges? infante con il piccolo San Giovanni. Normalmente di difficile fruizione, a causa della sua collocazione in una piccola chiesa non sempre aperta al pubblico, la tela ? considerata come uno dei dipinti pi? rappresentativi della produzione pittorica dei fratelli Lampugnani. La difficolt? di fruizione dell?opera, congiuntamente all?alto valore stilistico ed artistico della stessa, hanno fatto s? che per questa prima edizione di Un?Opera in Comune si procedesse alla sua esposizione straordinaria, volta altres? alla riscoperta di questi artisti seicenteschi legnanesi, considerati maestri della pittura della riforma borromaica. La mostra Un?Opera in Comune ? La ?Sacra Famiglia con san Giovannino? di Giovan Francesco Lampugnani si inserisce all?interno di un contesto espositivo di pi? ampio respiro che vede, nel biennio 2013-2014, una riscoperta e una rivalorizzazione della pittura seicentesca lombarda a livello
nazionale ed internazionale, come la mostra ?Il Seicento Lombardo? presso la Pinacoteca di Brera, la mostra ?Two Centuries of Italian Masterpieces from Caravaggio to Canaletto? a Budapest e ?Guercino. The Triumph of Baroque. Masterpieces from Cento, Rome and Polish Collections? a Varsavia. Uno degli scopi collegati all?iniziativa ? voler incentivare la visita agli altri luoghi simbolo di Legnano (il Museo Civico ?G. Sutermeister?, lo Spazio Espositivo delle grandi tele di Gaetano Previati presso il Castello di Legnano, la Torre Colombera ed il Palazzo Malinverni) nonch? le chiese presso le quali sono custodite le tele o gli affreschi dei fratelli Lampugnani sia in Legnano (San Magno, Sant?Ambrogio, Santa Maria delle Grazie, Chiesa della Purificazione) sia nel territorio. Curatori della mostra Giovanna Palamidese Marinoni e Alessio Francesco Palmieri-Marinoni. La realizzazione della mostra ? stata possibile grazie alla gentile concessione del prestito della tela da parte della Parrocchia di Sant?Ambrogio Vescovo in Palanzo di Faggeto Lario e l?Ufficio diocesano per i Beni Culturali ecclesiastici della Diocesi di Como.
"un'opera in comune": a natale in citta' la tela del lampugnani (g.s.) - La "Sacra famiglia con San Giovannino" dell'artista legnanese del '600 Giovan Francesco Lampugnani torna a Legnano per le festività natalizie. Si tratta del primo "One-work-show" legnanese: da sabato 7 dicembre a venerdì 6 gennaio 2014 la preziosa tela datata 1640 sarà esposta nella sala degli Stemmi e fruibile a pubblico gratuitamente. Si tratta del simbolico "regalo" che l'Assessorato alla cultura diretto da Francesca Raimondi ha deciso di realizzare attraverso l'iniziativa "Un opera in Comune" che vuole far parte di un più ampio contesto espositivo che vedrà, nel biennio 2013-2014, una riscoperta e una ri-valorizzazione della pittura seicentesca lombarda a livello nazionale ed internazionale: In occasione del Natale abbiamo deciso di riportare per qualche giorno a Legnano l'opera più importante del Lampugnani - spiega l'assessore -. Un quadro conservato nella chiesa San Giuseppe Riva di Faggeto Lario a Como e raramente accessibile al pubblico. E' un'iniziativa cha ha come scopo la riscopeta del patrimonio storico-artistico della città e nasce per poter essere reiterata annualmente divenendo cos? un'appuntamento fisso per il natale?. L'esposizione, realizzata con la collaborazione di due curatori d'eccezione Giovanna Palamidese e Alessio Francesco Palmieri-Marinoni, verrà inaugurata attraverso un'incontro illustrativo dell'opera venerdì 6 dicembre alle 18 a Palazzo Leone da Perego. Il costo dell'operazione ammonta a 15mila euro: allestimento e illuminazione 6.600euro, trasporto 2.300euro, grafica e comunicazione 4.500euro voci varie 1.600euro. Incentivare la visita di altri luoghi simbolo di Legnano è un'altro obiettivo dell'evento: Per l'occasione abbiamo pensato di permettere ai cittadini di fare visite guidate - ha affermato l'assessore -, con i volontari già impegnati in occasione dell'apertura straordinaria della Manifattura, per scoprire il Museo civico "Sutermeister", lo spazio espositivo al Castello ove vi sono le grandi tele del Previati, la Torre Colombera, il Palazzo Malinverni. Inoltre, la descrizione dell'opera non è scritta solo in inglese e italiano ma anche in altre lingue cos? che sia ancor pi? accessibile a tutto il pubblico?. Il legame dell?artista con la sua citt? natale sar? reso ancor pi? tangibile dalla contestuale esposizione del registro (messo a disposizione dalla parrocchia di San Magno) dove si trova l?atto di battesimo del Lampugnani.
Una testimonianza della ?legnanesit?? dell?artista. ?Lungo questa direttrice - ha sottolineato l?assessore Raimondi Quest?anno vogliamo invogliare la cittadinanza alla scoperta delle altre opere dei fratelli Lampugnani presenti nelle chiese di San Magno, Sant?Ambrogio, Madonna delle Grazie e della Purificazione (istituto Barbara Melzi), che per l?occasione rimarranno aperte e visitabili grazie alla presenza di volontari che organizzeranno percorsi a tema guidati?. La tela fu dipinta dal Lampugnani dopo la morte del fratello Giovan Battista e associa il tema tradizionale della "Sacra famiglia" durante la fuga in Egitto con quello dell'incontro con Ges? infante con San Giovanni. L'opera sar? visitabile dal Luned? al sabato dalle 9 alle 19 domenica e festivi dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. chiuso Natale e Capodanno. Per il servizio di visita guidata condotto dal personale volontario e qualificato contattare 0331.545726 o inviare una mail all'indirizzo: segr.cultura@legnano.org