Giornalino scolastico =D

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Giornalino scolastico della sezione “D” Istituto comprensivo “G. Ponti” di Trebaseleghe (PD) Scuola secondaria di primo grado Numero 1 - febbraio 2014

in copertina: tassellazione infinita con base triangolo equilatero di Huang Jie Xi 1^D 1


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Studio per decorazioni di armadi di Gianluca Marconato 3^D a sinistra e Francesco Rossetto 3^D a destra.

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Sommario: Copia dal vero______________________________________ pag. 4 “Racconta...mela”____________________________________ pag. 7 Ricette con le mele__________________________________ pag. 10 Traffic Deadline____________________________________ pag. 12 Gli zuccheri nascosti_________________________________ pag. 14 Lo zucchero fa bene o male? ___________________________ pag. 16 “La passione che tradisce” racconto giallo_________________ pag. 18 I vincitori delle gare di matematica a squadre della sezione D__ pag. 20 Scienza e Nazismo__________________________________ pag. 22 “I fratelli e i tre livelli”________________________________ pag. 28 “Rudi e le patate magiche”____________________________ pag. 30 Le piramidi alimentari________________________________ pag. 32 “Il segreto di Lady Windermere” racconto horror___________ pag. 34


Copia dal vero. Disegno di Elisa Alzetta 2^D

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Ingrandimento. Disegno di Samantha Ventre 1^D

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Racconta...mela. Alla scoperta della biodiversità.

Titolo di Filippo Fassina; testo di Angela Popovic, Siria Biliato Savio e Gaia Benin; raccolta ed elaborazione dati Davide Zoggia; grafici a cura di Giulia Scavezzon. 2^D

Venerdì 10 gennaio 2014 il prof. Gobbo ci ha proposto un assaggio di mele di varietà diverse. La classe è stata divisa in gruppi e ciascuno aveva un piatto e un coltello. Ad ogni mela dovevamo dare un voto da 1 a 5 relativo ai seguenti indicatori: • profumazione… • acidità… • dolcezza… • croccantezza… • succosità… • farinosità…

Il nostro scopo era scoprire se c’è davvero biodiversità* tra i diversi tipi di mela. *Biodiversità da bio, cioè vita, vuol dire diversità di vita e in questo caso di caratteristiche. La prima mela che abbiamo assaggiato è la Golden. Questa mela è stata scoperta casualmente da un industriale negli Stati Uniti d’America nel 1890 circa. È coltivata in tutto il mondo e matura nei mesi di settembre e ottobre,in Italia viene coltivata nell’Arco Alpino. Il suo colore va dal giallo-verde al giallo dorato. I frutti provenienti da zone collinari si distinguono per la loro tipica macchia rossa su un lato. È di forma allungata ed è medio-grande. La Pinova è stata la mela che abbiamo assaggiato per seconda. È stata creata in Germania e si tratta di un incrocio fra due tipi di mela: GOLDEN DELICIOUS e CLIVIA. Il 40% della sua superficie ha un colore rosso cinabro e il colore di fondo va dal giallo al verde. Poi abbiamo assaggiato la Red Delicious, creata nel 1921 negli Stati Uniti dalla mutazione della GOLDEN DELICIOUS. In Italia è coltivata specialmente nell’Arco Alpino dove viene raccolta tre il 10 e il 20 Settembre e circa 10-15 giorni prima in pianura. Il frutto è di colore rosso scuro, è di forma allungata e di dimensione medio

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Croccantezza Far ino

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Mela Pinova idit Ac

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Personalmente noi tre abbiamo capito una cosa che per noi non era scontata cioè che… LE MELE NON SONO TUTTE UGUALI !!!

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Mela Red Delicious idit Ac

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Croccantezza

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Nei grafici qui a lato abbiamo riportato i voti della nostra classe ottenuti dalla media aritmetica dei valori approssimati al decimo. Le figure che abbiamo ottenuto sono diverse,di conseguenza abbiamo capito che c’è biodiversità. Le mele che hanno avuto la figura più estesa sono state la GOLDEN e la RED DELICIOUS. Siccome c’è relazione tra intensità del gusto e forma del diagramma, queste due mele sono state quelle che in media sono piaciute di più alla classe. La mela che è piaciuta di meno in media è stata la Pinova.

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Profumazione

L’ultima mela assaggiata è la Fuji, creata in Giappone negli anni ‘30. Si tratta di un incrocio tra due tipi di mela diffusi in Nord America: RED DELICIOUS e KOKKO. La Fuji ha un colore che va dal rosa tenue al rosso scuro striato di giallo e di verde. È di media grandezza e può presentare una leggera cristallizzazione dovuta all’elevato contenuto zuccherino. La sua polpa è dolce e croccante.

Mela Golden

Profumazione

grande. In seguito abbiamo mangiato la Renetta, originaria della Francia. Ha una buccia giallo-verdognola a seconda del livello di maturazione (matura bene in inverno) ed è caratterizzata da una polpa chiara. Questa mela è un prodotto molto apprezzato sia fresco che cotto.

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Mela Renetta Do

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Croccantezza

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Far ino

I nostri consigli sulle mele analizzate.

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di Nadia El Kattani, Jessica De Pieri e Linda Fassina. Mela Fuji à

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Croccantezza

Profumazione

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Golden: si addice al consumo crudo, ma anche cotta o al forno, nonché per la preparazione di diversi dessert, macedonie, strudel, torte e cocktails.

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Pinova: la mela può essere conservata per lungo periodo senza danni. Il gusto e la consistenza si conservano molto bene. Renetta: la mela si conserva molto bene anche al di fuori della cella frigorifera sino alla fine di febbraio/marzo. Questa tipologia di frutto risulta essere idonea per la cottura in forno. Red Delicious: è buona da mangiare cruda, ma si presta anche alla preparazione di macedonie, dessert, strudel e torte. Fuji: da consumare a tavola, certamente, ma la sua polpa soda e la sua buccia spessa la rendono ideale per viaggiare con voi in borsa, in tasca o nello zaino, conservando le sue caratteristiche. Una mela al giorno... toglie il medico di torno!!

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Torta di yogurt e mele di Alessandro Volpato 3^D

Ingredienti: 2 vasetti di yogurt bianco 6 vasetti di farina 2 vasetti di zucchero 2 vasetti di olio di semi 2 bustine di lievito vaniglinato 6 uova Scorza di limone non trattato Mele quanto basta

composto. 4. quindi disponete le fettine di mela a raggera. 5. mettete in forno gia caldo a 170°C e fate cuocere per circa 1 ora. 6. togliete la torta dal forno, mettetela in un piatto per torte e se si vuole cospargetela con lo zucchero a velo.

Procedimento: mescolare tutti gli ingredienti insieme tranne le mele fino a formare un impasto omogeneo. Quando il composto e ben amalgamato aggiungere le mele a cubetti e trasferirlo su una tortiera precedentemente imburrata ed infarinata. Infornare in forno preriscaldato a 180°C e cuocere per 60 minuti circa.

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Torta di mele

di Francesco Cazzaro 3^D Ingredienti: 1 kg di mele 200g di farina 150 g di zucchero 80g di burro 2 uova 2dl di latte 1 bustina di lievito per dolci mezza scorza di limone grattuggiato 2 cucchiai di pan grattato 1. sbucciare le mele e tagliarle a fettine 2. sbattere a lungo le uova con lo zucchero finché sara cremoso; unire poi la farina, il latte la scorza di mezzo limone grattuggiato, ed infine il lievito per dolci e poi amalgamare il tutto finché diventerà un composto omogeneo. 3. ungete la tortiera con il burro e scorpargetelo con il pane grattato e poi aggungete il

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Tassellazione infinita con base triangolo equilatero di Iman Louali 1^D.

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Traffic Deadline Incontro in auditorium con Rommel Jadaan. di Giorgia Piatto 2^D e Riccardo Pastrello 1^D

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Martedì 12 novembre era la giornata del ricordo delle vittime della strada, Rommel Jadaan, un medico specializzato in primo soccorso, e Fabio Vivian, insegnante di scuola guida, sono venuti presso il nostro istituto a spiegare l’importanza di viaggiare (con qualsiasi veicolo) con attenzione e prudenza. Ci hanno fatto vedere delle scene molto toccanti, moltissimi fra noi alunni si sono commossi. Il dottor Jadaan ha ripetuto più volte: “Perché andare veloci? Per non arrivare in ritardo? Perché? Potresti anche arrivare in ritardo, ma almeno tu e gli altri avrete salva la vita. Pensa: se tu morissi in un incidente stradale, metterebbero una croce nel luogo dell’accaduto e tutti quelli che passano direbbero: “Oh, guarda, lì è morta una persona!”. Quindi noi, le nostre cose, i nostri sentimenti sarebbero simboleggiati da una croce!!! E i tuoi famigliari cosa direbbero? Loro piangeranno ogniqualvolta passeranno davanti a quella croce… Vedi??? “Per il mondo sei qualcuno… ma per qualcuno sei il mondo…” Ma domandiamoci: perché succedono questi cavolo (se si può dire) di incidenti??? Ci sono varie risposte a questa domanda. Le cause più frequenti sono: parlare o messaggiare con il cellulare, ubriacarsi, fumare e non mettersi le cinture di sicurezza. Anche chi va in motorino spesso non sta attento: non si mette il casco o lo si allaccia male, si impenna o va con una mano sola per fare il “figo”. E le bici? C’è chi non usa il casco, chi va sul marciapiede, chi pedala al buio senza la luce davanti e dietro e non mette una giacchetta fosforescente per farsi vedere.

Insomma: sono i comportamenti sconsiderati a causare gli incidenti. Alcuni bevono, altri non tengono conto delle regole della strada, quasi non esistessero, ed altri ancora si credono padroni… Padroni della strada?! Ma la strada è di tutti, non va danneggiata e le sue regole vanno rispettate…

“Se vai + veloce accorci la strada … Se vai + piano allunghi la vita!!”

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Per me è stata una “lezione di vita” quella a cui abbiamo assistito in auditorium. Ho provato molte emozioni tutte concentrate. All’inizio avevo cominciato a ridere, come un po’ tutti, per la parlata un po’ buffa del dottor Jadaan, ma dopo poco ho capito che quest’uomo parlava di cose concrete e sono tornato immediatamente serio perché mi ha fatto riflettere su cose che succedono tutti i giorni. Questa lezione per me è stata molto istruttiva. Thomas Bellia, 1^D All’inizio quando parlava il dottore faceva un po’ ridere… ma quando ha iniziato a parlare dell’argomento per cui lo abbiamo incontrato, ho provato tanta pena. Quando mostrava gli incidenti, le foto delle macchine cadute, capovolte… dicevo dentro di me “poverini”. Sara Cappelletti, 1^D La morte improvvisa è sempre dolorosa e sconvolgente. È un evento che scatena molte emozioni, tristezza e sofferenza. Ad una persona che ha avuto un lutto direi che non posso dire nulla che la faccia stare meglio, la morte fa parte della vita, anche se è difficile da accettare. Nonostante la morte di una persona cara bisogna ritrovare uno scopo per continuare a vivere, qualche volta la fede aiuta ad accettare la sofferenza. Riccardo Stradiotto, 1^D Le emozioni che ho provato sono state tante, ma soprattutto tristezza, rabbia e solitudine. Giovanna Zanella, 1^D

Ho provato tristezza per le persone che sono morte negli incidenti stradali e molto rispetto per il medico che diceva che non vorrebbe mai doversi trovare a soccorrerci per un incidente. Siamo noi a dover dire ai genitori di non usare il cellulare mentre si guida e anche a dirgli di non andare troppo veloce. Daria Fiozzo, 1^D Da questo incontro ho capito che bisogna sempre stare molto attenti e prestare attenzione anche alle cose che ci sembrano scontate. Diversi anni fa anche la mia famiglia a causa di un incidente stradale ha provato la sofferenza della perdita di un familiare, mia cugina. Vedendo proiettare diversi incidenti mi sono ricordato di quei momenti brutti. Quando esco da solo so che sulle strisce pedonali devo sempre attraversare a piedi e non in bici, che devo assicurarmi che le macchine si fermino, rispettare il semaforo anche se sono in bicicletta. Emanuele Marazzato, 1^D Vedendo i filmati e ascoltando il dottor Jadaan mi sono sorpresa, perché queste cose succedono spesso per cose stupide: avere fretta, non mettersi la cintura, parlare al telefono, mandare messaggi, distrarsi. Bisogna comportarsi da civili e rispettare il codice stradale e le sue leggi. Ormai non siamo più piccoli e possiamo anche noi fare qualcosa per evitare questi incidenti. Iman Louali, 1^D

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Gli zuccheri nascosti. Relazione di Giulia Scavezzon 2^D

Il giorno 7/02/2014 nell’ora di scienze siamo andati in laboratorio dove abbiamo condotto un piccolo esperimento. Ci siamo divisi in gruppi di lavoro: io ho fatto squadra con Nicole, Giorgia e Siria; ognuno aveva il proprio compito ma il risultato finale era produrre un elaborato informativo circa la quantità di zucchero contenuto in una bottiglietta/lattina di bevanda zuccherata. Le bibite prese in esame sono state: bevan-

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da energetica Red Bull, bevanda energetica Energade, The Estatè al gusto limone, Burn, Coca-Cola, Coca-cola senza caffeina. Per ognuna di queste bibite sono state estrapolate dalla loro etichetta le informazioni circa la quantità di zuccheri contenuti in ognuna. Dopo aver rilevato lo zucchero contenuto in ogni singola bibita, abbiamo pesato la stessa quantità di zucchero semolato e lo abbiamo confezionato in singoli sacchettini e etichettato. Praticamente abbiamo ottenuto sei sacchetti, ognuno dei quali conteneva la quantità di zucchero tanto quanto ne conteneva la bibita presa in esame. E’ emerso che la Coca Cola è la bibita più zuccherata rispetto alle altre prese in esame.

Conclusioni: Possiamo affermare che una quantità così consistente di zucchero probabilmente non verrebbe assunta liberamente, ma essendo contenuta in una bibita accattivante, ingeriamo tanto zucchero senza esserne consapevoli. Anche questo esperimento è servito a dimostrare che le bibite gasate non rappresentano un esempio di sana alimentazione e che vanno assunte con moderazione. Gli esperti (medici, nutrizionisti, ecc.) ritengono che al giorno d’oggi l’essere umano assuma troppi zuccheri e che gli stessi sono spesso “nascosti” nei cibi e nelle bevande; lo zucchero bianco andrebbe sostituito con miele o zucchero di canna grezzo.

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Gli effetti dello zucchero. Ricerca di Giulia Ajello 2^D

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Lo zucchero, il saccarosio, è fatto di glucosio e fruttosio (quest’ultimo è 10 volte più dolce del saccarosio, ma è detto a basso indice glicemico perché aumenta a livelli più bassi il glucosio nel sangue). Più zucchero si consuma e più se ne ha bisogno per percepire il gusto dolce. Il principale zucchero che si origina dalla digestione dei carboidrati è il glucosio. Assorbito, va nel sangue dove la sua concentrazione (glicemia) si mantiene entro certi limiti grazie all’insulina. Quest’ormone secreto dal pancreas, favorisce l’entrata del glucosio nelle cellule e regola il suo immagazzinamento nel fegato sotto forma di glicogeno. La regolazione della glicemia è importante per mantenere in buona salute l’organismo. Molti disturbi nascono per l’eccesso di glucosio nel sangue (iperglicemia). Anche l’ipoglicemia dà problemi di salute. Se non si fa colazione al mattino, si sperimenta la crisi da calo degli zuccheri: palpitazione, sudorazione, mancanza di concentrazione, torpore, sonnolenza, che compromettono la nostra giornata. Ciò indica un momentaneo appannamento della coscienza dovuto a una sofferenza del cervello per carenza di glucosio: le cellule del cervello hanno le più elevate esigenze di energia. È sbagliatissimo per un bambino non fare colazione e consumare solo merendine industriali o abbondanti porzioni di pizza durante la pausa scolastica. Così rischia di soffrire, prima della ricreazione, dei disturbi da ipoglicemia e, successivamente, iperglicemia. Una sola merendina e una bibita dei distributori, riversano immediata-

mente nel sangue una quantità di zucchero ben oltre quella massima permessa nell’intera giornata! Per conoscere il contenuto in zuccheri di un prodotto basta leggere l’etichetta. Ogni volta che mangiamo carboidrati, la glicemia aumenta e, per abbassarla, il pancreas scarica insulina nel sangue (insulinemia) per far entrare più glucosio nelle cellule. Se l’insulinemia va spesso oltre certi limiti aumenta il rischio dell’insorgenza di diabete e malattie cardiovascolari, acne e alcune forme di cancro. Gli alimenti a più alto rischio sono: pane bianco, corn flakes, pizza, riso bianco, datteri, bevande analcoliche zuccherate, frutta sciroppata e caramelle. Rischio basso per tutti i cereali integrali, derivati e legumi. Se compaiono dei sintomi (inizio di “pancetta”, pressione elevata, colesterolo HDL basso) si devono eliminare gli zuccheri e gli alimenti che hanno un indice glicemico alto. Il consumo eccessivo di zucchero (bianco in particolare) aumenta anche la richiesta di vitamina B1 e quindi il rischio di una sua carenza, che è maggiore per i bambini perché assumono elevate quantità di zuccheri ed evitano frutta e verdura, ricche di questa vitamina, che svolge un ruolo importante nella trasmissione degli impulsi nervosi. Infine, le persone che soffrono di gonfiori addominali e disturbi intestinali devono limitare il consumo di zuccheri.

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La passione che tradisce. Racconto giallo di Matteo Sorato 3^D

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“Au revoir” disse la lettrice. “Au revoir, madame” rispondemmo in coro. “Fiuuuuuh! Andata, niente male per il mio primo giorno di lettorato” pensai. Già, era andata abbastanza bene, come prima lezione del primo lettorato di francese, a parte qualche sgridata da parte della professoressa Cagnin per le pronunce sbagliate. “Be’, tutto sommato non è una brutta giornata: ho fatto una discreta figura al lettorato, non ho compiti da fare, il sole splende nel cielo limpido… mancano solo gli uccellini che cinguettano! Insomma tutt’altro che un tempo da racconto giallo…” Le ultime parole famose… Si sentì un urlo femminile. Subito risalii le scale, come fecero tutti gli altri ragazzi del lettorato. Trovammo la lettrice con le mani alla bocca. Disteso davanti a lei c’era il prof di educazione fisica, Mason. Era cosparso di sangue su tutta la faccia. Inginocchiato accanto al corpo, con le mani sporche di sangue, c’era Francesco Cazzaro, un mio compagno di classe. Pochi minuti dopo un’ambulanza portò via il povero professor Mason. “Coma” sentii dire dai medici. Tutti coloro che assistettero alla scena furono convocati in presidenza per rispondere ad alcune domande della polizia: cosa avevamo visto, avevamo sentito qualcosa… cose di questo tipo. Naturalmente l’indiziato numero uno era il po-

vero Francesco. Quando finalmente uscì dalla presidenza era triste, più del solito: “Mi hanno detto che mi devo procurare un… un avvocato…” e se ne andò via senza aggiungere altro. Io rimasi lì immobile e stupefatto. No, non poteva essere stato lui ne ero certo. Andai a casa e cercai di fare il quadro della situazione, c’erano due cose che non mi tornavano: primo, per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Secondo, come poteva Francesco con un pugno mandare in coma Mason? Non riuscendo a concludere niente andai da mia nonna, da lei mi vengono sempre buone idee. Un inconveniente delle visite alla nonna sono i suoi acquisti alquanto strani, questa volta è toccato a dei pasticcini dalla forma particolare, ripieni di crema colorata che sembrava marmellata. Me li offrì, io esitai: “Tranquillo non sono mica avvelenati!” mi incoraggiò. No, non erano avvelenati, però in quel momento capii come si potrebbe sentire chi teme di essere avvelenato. ”Un momento!!!” esclamai. …La nonna funziona sempre! Corsi a casa in tutta fretta, accesi il computer e cercai. “Ecco!” esclamai entusiasta ”ma guarda, guarda… Cannes, Francia… e chi è appena tornato da lì?” Stampai il foglio e corsi a scuola. Una volta arrivato mi precipitai in presidenza e aprii la porta senza bussare, fortunatamente

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c’era ancora il commissario: ”Ti sembra questo il modo di entrare?!” mi urlò la vicepreside; non la badai. “Signor commissario! Puff…puff…Ho delle informazioni utili al caso!” balbettai. All’inizio il commissario non sembrava molto convinto, ma mi fece parlare: ”La cosa che mi ha fatto riflettere è stato il fatto che Francesco Cazzaro non avrebbe avuto la forza per tirare un pugno con tale potenza da mandare in coma il professore.” “Potrebbe essere salito sul tavolo vicino al corpo di Mason”. “E non se ne sarebbe accorto? No vede per me è stato…avvelenato!” “Impossibile! Dall’autopsia non è risultato niente di tutto ciò!” “Esistono veleni che scompaiono dopo pochi minuti, ad esempio questo - indicai con il dito il foglio che avevo stampato - e per essere intossicati bisogna ingerirli”. “Ok, quindi il colpevole potrebbe averlo sciolto nell’acqua o messo su qualche cibo che adorava la vittima [polenta] ma questo non spiega la ferita alla testa…” “Commissario, se lei sentisse le gambe molli e le girasse la testa, cosa farebbe?” “Mi appoggerei a qualcosa… ma certo! Il poveretto deve essere scivolato e deve aver battuto la testa sullo spigolo del tavolo, ma perché non vi abbiamo trovato traccia di sangue?” “Magari l’assassino è un maniaco della pulizia e porta sempre con sé un fazzoletto… adesso è logico farci una domanda: chi in questa scuola è un maniaco della pulizia ed ha la passione dei fazzoletti?” “Beh, immagino tutte le professoresse della scuola…” “Sì, ma guardi dove si trova il veleno… Cannes, Francia.” Andammo in laboratorio di francese, sicuri di trovarla lì, e infatti…

“Signora Maria Cristina Cagnin mi dia tutti i fazzoletti o foulard che possiede!” “E così l’avete scoperto…” disse con lo sguardo che non tradiva emozioni ”Sì, sono stata io. Era già da tempo che i miei migliori studenti abbandonavano il francese per frequentare le attività sportive con quell’uomo; quando sono andata in ferie a Cannes e ho visto quel museo di veleni… non ho esitato! Ecco, tenga pure il mio fazzoletto…” “Non ce ne sarà bisogno - affermò il commissario mentre le metteva le manette ai polsi - ma mi dica: perché non si è sbarazzata del fazzoletto?” “Perché?! Ma perché era francese! Non avrei sopportato di dover buttar via un fazzoletto francese!” esclamò con la rabbia negli occhi. I mesi passarono e la professoressa Cagnin fu condannata. È incredibile come l’amore per qualcuno o per qualcosa possa diventare un’ossessione che ci spinge a fare scelte assurde.

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Gare matematiche a squadre. Riporto i risultati delle gare matematiche a squadre che si sono svolte in classe durante la mia assenza dal 13 al 17 gennaio 2014. Ci sono delle inaspettate rivelazioni e grandi soddisfazioni per i ragazzi di prima che hanno svolto brillantemente la stessa prova dei ragazzi di seconda. I risultati della terza non sono paragonabili con quelli delle altre due classi in quanto la prova era diversa ed adatta anche alle prime superiori. Prossimamente svolgeremo altre gare a squadre, non si sa ancora se come classe o all’interno delle classi...ma è probabile che il torneo coinvolga tutte le sezioni...e che vinca il matemigliore! 20

Classi prime e seconde:

1° posto - 54 punti

2D: Scavezzon Giulia, El Kattani Nadia, Biliato Savio Siria, Ajello Giulia, Fassina Filippo 2° posto - 39 punti 1D: Boldrin Luca, Donà Enrico, Houang Je Xi, Sgura Megi, Ventre Samantha 3° posto - 34 punti 1D: Sene Fama, Casarin Davide, Semenzato Paolo, Fiozzo Daria, Bertan Filippo 4° posto - 32 punti 1D: Stradiotto Riccardo, Pastrello Riccardo, Berti Arianna, Vielmo Serena, Louali Iman, Giordan Michelle 5° posto - 28 punti 2D: Baiocchi Elena, Popovic Angela, Fassina Linda, Vian Nicola, Libralato Stefano, Alzetta Elisa 6° posto - 26 punti 2D: Carraro Nicole, Benin Gaia, De Pieri Jessica, Masiero Tommaso, Strimbeanu Andrei, Camara Barsa 7° posto - 19 punti 1D: Alfonso Ruben, Bellia Thomas, Boutara Ayoup, De Pieri Sofia, Mazzilli Alessia, Calzavara Kevin 8° posto - 15 punti 2D: Zoggia Davide, Mazzonetto Andrea, Borcea Alex, Carollo Michael, Piatto Giorgia

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Classe terza: 1° posto - 31 punti Sanguin Elena, Servadio Daniele, Vasic Jessica, Libralato Marco, Cazzaro Francesco, Sorato Matteo, Rossetto Francesco 2° posto - 23 punti Basso Maria, Donà Matilde, Pattaro Samuele, Scroccaro Giada, Spadaro Amanda, Vanzetto Camilla, Volpato Alessandro 3° posto - 11 punti Trabacchin Ejaz, Furlan Margherita, Berton Alessio, Trevellin Giacomo, Marconato Gianluca, Calzavara Alessio

Barzellette scientifiche. di Emanuele Marazzato

Una cellula entra in un barbiere: “mitosi!” Tizio: “Sai perchè un orso bianco si scioglie in H2O?” Caio: “No, perché?” Tizio: “Perché è polare!” Avete dei problemi con la matematica? Chiamate il numero verde: 1-800-[(10x)(13i)^2]-[sin(xy)/2.362x] Qual è il colmo per un matematico? Trovare la sua metà con un terzo. Il colmo per un matematico? Avere una pianta con le radici quadrate.

Quesiti matematici per allenare la mente e prepararsi ai giochi. di Rudi Gobbo

La mosca fra i treni Due città distanti 1000 km sono collegate da una ferrovia a doppio binario. In un dato momento, due treni che viaggiano a 100km/h lasciano ciascuna delle due città diretti verso l’altra. A questo punto una mosca la cui velocità è di 150 km/h inizia a volare ininterrottamente avanti e indietro fra i due treni. Quale distanza avrà percorso la mosca nel momento in cui i due treni si incroceranno? La pesatura delle monete d’oro Giacomo ha 10 sacchi pieni di n monete d’oro (n>10) che pesano ognuna 1g. Uno dei sacchi contiene solo monete false, che hanno la caratteristica di pesare 2g. Giacomo ha a disposizione una bilancia digitale con un piatto che misura la massa di quel che viene depositato nel piatto. Come può fare Giacomo per individuare, con una sola pesata, il sacco che contiene le false monete d’oro? Tutti tranne due Nel Club “Geni Matematici di Skosz”, di cui fa parte lo stesso folletto azzurro Let, c’è un numero imprecisato di folletti, elfi e nani. “Che strano - osserva Let, brindando con il nano Wuapurgis - nel nostro club tutti tranne due sono folletti, tutti tranne due sono elfi e tutti tranne due sono nani!” “Mi prendi in giro?” risponde Wuapurgis perplesso. “Per nulla” lo rassicura Let. Quanti soci fanno parte di questo club?

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Manifesti di denuncia sugli esperimenti nazisti con cavie umane.

Scienza e nazismo.

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Realizzato da Samuele Pattaro, Amanda Spadaro, Jessica Vasic e Camilla Vanzetto 3^D


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DENUNCIATI ESPERIMENTI SU ESSERI UMANI Seconda guerra mondiale esperimenti nazisti su esseri umani da denuncia!!

Manifesto di denuncia su tablet di Maria Basso, Alessio Calzavara, Matilde Donà e Elena Sanguin 3^D

Durante la seconda guerra mondiale venne effettuata la sperimentazione umana, usando come cavie i deportati dei campi di concentramento. Tali esperimanti sono stati ritenuti crudeli e condannati per crimini contro l’umanità. Il fine dichiarato era in molti casi quello di verificare la resistenza umana in condizioni estreme o la vaccinazione. A QUANTI GRADI PUÒ SOPRAVVIVERE UN UOMO? Il dottor Racher ebbe un ruolo di primaria importanza. I deportati venivano immersi in vasche di acqua gelata e quando questi non morivano dentro la vasca i medici indagavano se la rianimazione di esseri umani assiderati fosse più proficua mediante calore animale o mediante medicinali e procedimenti fisici. Le vittime venivano quindi poste in un letto e legate strettamente a una o due donne nomadi completamente nude che facevano per ore da stufe umane per fare loro riprendere conoscenza. La percentuale di sopravivenza era relativamente alta ma i prigionieri soffrivano poi di disturbi cardiocircolatori e altre patologie. RAGGI X E CASTRAZIONE CHIRURGICA Alla vittima ignara si chiedeva di compilare alcuni moduli: l’operazione durava per 2-3 minuti. Il funzionario seduto dietro al banco metteva in funzione l’installazione ruotando un interrutore che attivava simultaneamente 2 valvole termoionche a raggi x e con questa installazione potevano essere sterilizzate circa 200 persone al giorno e quindi con 20 installazioni 3000-4000

al giorno. Questa era l’idea proposta da Brach . I soggetti sperimentali venivano allineati in una sala d’attesa e introdotti uno ad uno. Le ragazze venivano poste tra due lastre che comprimevano loro l’addome e il dorso, gli uomini poggiavano il pene e i testicoli su una lastra speciale . Il trattamento durava fino a 8 minuti. Molte donne uscivano dall’applicazione con ustioni notevoli che potevano infettarsi, molte svilupparono sintomi di peritonite fra cui febbre, forti dolori e vomito. Dopo l’esposizione ai raggi x, le ovaie venivano asportate chirurgicamente esminate in laboratorio per accertare se i raggi x fossero stati o no efficaci nella distruzione del tessuto riproduttivo. Le operazioni ebbero decorsi postoperatori disastrosi. ESPERIMENTI DI STERILIZZAZIONE Gli esperimenti di sterilizzazione furono eseguiti ad Auschwitz nel famigerato blocco 10 e furono diretti principalmente dai dottori Clauberg e Horst Schumman . Qualche sopravvissuta sostiene che venissero effettuati anche esperimenti di inseminazione artificiale e che le donne prigioniere avevano il terrore che venisse impiantato un mostro nel proprio utero . Un esperimento di sterilizzazione consistette nell’iniettare una sostanza caustica nella cervice uterina per ostruire le tube di Falloppio . I soggetti scelti erano donne tra i 20 e i 40 anni preferibilmente che avessero già avuto figli e spesso i dottori non si limitavano ad una iniezione per donna ma alcune ricordano di averne subite anche cinque.

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deposizioni di vari scienziati europei internati nel lager e costretti a prendere parte a tali esperimenti e alle deposizioni del Dott. Eugen Kogon, che riuscì a salvare il diario e che al processo di Norimberga fu interrogato come testimone. Il Dott. Kogon era scrivano del reparto antipetecchiale e virologico nel lager, reparto che era diretto da Ding Schuler e che dipendeva dall’Istituto d’Igiene di Berlino, al capo del quale c’era l’SS-Oberfuhrer Murgowsky. Lo scopo era quello di arrivare alla formulazione ed alla produzione di un vaccino da distribuire alle truppe SS che in Oriente erano minacciate dal tifo petecchiale. La scelta del lager non è stata casuale. Infatti, all’interno di Buchenwald erano stati internati degli scienziati da cui ci si aspettava la massima collaborazione (alcuni degli internati cui ci si riferisce sono: Ludwig Fleck, Balachowsky, e van Lingen). Prima di provare una nuova formulazione, i medici delle SS provarono sui deportati i vari vaccini già esistenti per verificarne/falsificarne l’effettiva efficacia. Gli esperimenti furono condotti nel blocco/baracca 46 del lager di Buchenwald.

Ingresso al campo di Auschwitz.

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PUO’ UN SOGGETTO LANCIANDOSI CON UN PARACADUTE DALL AEREO IN FASE DI VOLO O COMUNQUE DA UN’ ALTEZZA SUPERIORE AI 10 km, SALVARSI? Il Dott. Sigmund Rasher ebbe un ruolo di primo piano in questo progetto di sperimentazione, anche per la qualifica che ricopriva, si trovava ad essere in diretto contatto con Himmler, dal quale si fece rilasciare l’autorizzazione a procedere. Tali esperimenti vennero condotti su prigionieri del lager di Dachau. I deportati venivano chiusi dentro una stanza in cui veniva abbassata gradualmente la pressione atmosferica, fino ad arrivare alla completa mancanza di ossigeno. Si ricostruiva in questo modo la caduta di un paracadutista da 12-13 km di altezza. I risultati dovevano verificare o smentire le varie teorie di salvataggio di un soggetto in caduta libera con paracadute (evidentemente l’interesse dell’esperimento era rivolto a quei militari di aviazione che potevano trovarsi in situazioni tali da rendere necessario doversi buttare dall’aereo in fase di volo). Al termine dell’esperimento i corpi dei deportati venivano sezionati. Poteva succedere che nella fase del sezionamento, la persona fosse ancora viva. ESPERIMENTI DI VACCINAZIONE ANTIPETECCHIALE Questo tipo di esperimenti fu condotto su esseri umani in due località, nel lager di Buchenwald e nel lager di Natzweiler-Struthof. Quello che sappiamo sugli esperimenti di Buchenwald lo si deve al diario del centro-ricerche del dott. Erwin Ding-Schuler, il quale lavorava nel campo, alle

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I fratelli e i tre livelli. Racconto di Kevin Calzavara e Filippo Bertan 1^D

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Kevin, un breaker professionista, si guadagna da vivere praticando la breakdance. Filippo, suo fratello, fa le gare con lo scooter in pista. Insieme mandano avanti un’officina dove elaborano gli scooter. Nel retro dell’officina c’è un terreno che Kevin e Filippo usano per parcheggiare i motorini e come deposito per le gomme. I precedenti proprietari avevano inquinato il terreno con agenti chimici, buttandoci medicinali, vernici, diluente e altro ancora. Con l’accumulo delle gomme si innesca una reazione chimica tra pneumatici e rifiuti e si forma un intreccio di gomme. La strana poltiglia diventa una colonna altissima, non se ne vede la fine! I due si arrampicano per vedere dove porta l’intreccio, mentre salgono Kevin sente qualcosa: “Ehi ehi! Sento musica da dj”. Salgono ancora un po’ e, sopra una nuvola, vedono una discoteca immensa. Provano ad entrarci, ma una guardia del corpo li ferma e gli chiede se sono sulla lista. Loro rispondono di no. La guardia dice allora che possono entrare, ma solo a una condizione: devono cambiare i nomi. I due fratelli accettano: Filippo si trasforma in Bertz e Kevin diventa Calza. I due entrano in discoteca e trovano l’organizzatore della festa, dopo qualche battuta l’uomo comunica che una volta entrati non possono più uscire. - Perché non possiamo più uscire? - Per riuscire ad andarvene dovete prima superare tre prove.

- Di cosa si tratta? Le supereremo! Anzi: iniziamo subito! Cominciano la loro prima prova: è una competizione di breakdance, quindi coinvolge Kevin. Calza fa la gara con acrobazie strepitose e la vince! Gli viene consegnata una chiave per accedere alla rete ferroviaria, i due corrono e trovano un trenino. Salgono sul trenino che dopo un viaggio veloce li porta in un altro posto, al livello successivo. Per andare avanti bisogna fare una gara con una moto facendo lo stuntman. A questo punto tocca a Filippo darsi da fare e grazie ad acrobazie stupende Bertz vince la gara. Come premio, a Filippo viene consegnata una bombola di gas. Lui e Kevin la guardano e si chiedono a che cosa serva. I due fratelli non capiscono cosa farsene di quella bombola e si guardano in giro per vedere se c’è qualcuno a cui chiedere aiuto. - Guarda, Kevin! Là c’è un jetpack! Filippo e Kevin ci salgono e arrivano al terzo livello. Arrivati, vedono l’organizzatore con cui avevano parlato e gli chiedono cosa devono fare. - Ora dovete fare una gara a coppie. Dovete dare una dimostrazione di quello che sapete fare meglio, una giuria darà i voti e deciderà il vincitore. Kevin-Calza si lancia in una dimostrazione di breakdance, Filippo-Bertz salta in sella a una moto e mostra tutta la sua abilità come stuntman. I due ragazzi sono dei fenomeni e grazie alla loro bravura ottengono un punteggio altissimo che li fa vincere non solo la gara e la possibi-

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lità di uscire da quello strano mondo, ma anche un milione di euro! È tutto finito, hanno superato le tre prove ed hanno vinto, ma come fare per uscire? I ragazzi si guardano intorno e vedono una porta, la aprono, ma… non porta a nulla! C’è il vuoto! Dopo un attimo di smarrimento, i due riprendono il jetpack e, con l’aiuto della bombola di gas, scendono a terra, nel terreno sul retro dell’officina. Con i soldi vinti, Filippo si prende delle nuove moto per cominciare la carriera di stuntman professionista, Kevin li utilizza per proseguire gli studi e perfezionarsi nella breakdance.

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Rudi e le patate magiche. Racconto di Luca Boldrin e Thomas Bellia 1^D

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In un vecchio casolare, decadente dal lungo tempo, vivevano una nonna e suo nipote Rudi. Poi c’ero io: una giovane mucca da latte svizzera. Loro vivevano con il solo latte da me prodotto, che barattavano quotidianamente al mercato con dell’altro cibo. Il tempo passava… e io invecchiavo sempre più, così la nonna decise di mandare Rudi a barattarmi con qualcosa di più duraturo. Cammina, cammina, Rudi e io ci imbattemmo in un boscaiolo dall’aria sospetta. Rudi gli chiese se aveva qualcosa da barattare con me. Il boscaiolo mise la mano nella sua tasca bucata e tirò fuori tre semi di patata. Il boscaiolo mi portò nella sua dimora. Alla sera, il boscaiolo tirò fuori dalla tasca altri tre semi identici a quelli che aveva dato a Rudi, li piantò e andò a dormire. La notte passò in fretta e al mattino seguente, appena uscito dalla piccola stalla dove avevo passato la notte, vidi, con mio grandissimo stupore, che era cresciuta un’altissima pianta di patata che portava fino al cielo. Il boscaiolo dopo aver fatto una gustosa colazione con un piatto di erba fresca e un po’ di biscotti integrali da inzuppare nel bicchiere di latte che aveva appena munto da me (il boscaiolo era vegetariano), uscì di casa, mi caricò sulle spalle e cominciò ad arrampicarsi sull’enorme pianta. Salendo, mi guardavo intorno e, guardando in basso, vidi un panorama mozzafiato: il prato dove ero solita pascolare, poco più in là il ruscello dove andavo ad abbeverarmi e, non molto più lontano, il mio moroso, il toro Luigi, che ci stava provando con la mucca Giuseppina. Guardando

ad oriente vidi Rudi intento a piantare i tre semi di patata barattati. Era ormai sera quando io e l’uomo su cui nutrivo un certo sospetto arrivammo in cima all’enorme pianta. Inclinando la testa per avere una visuale migliore, vidi una maestosa villa che fluttuava sopra ad una nuvola. A notte fonda, camminando sulla nuvola, arrivammo alla villa. Il pomeriggio seguente scorsi un ragazzino che vagava senza una meta ben precisa curiosando qua e là, lui mi riconobbe e mi venne incontro, quando si avvicinò capii che era Rudi. Gli chiesi il motivo per cui era venuto fin quassù e lui rispose che era in cerca di fortuna. Io gli dissi di tornare a casa perché era molto pericoloso stare in lì, in quanto la padrona di casa era un’orchessa che mangiava i bambini. Rudi non mi ascoltò e proseguì il suo cammino verso la villa. Appena arrivato cercò di aprire l’immenso portone. Ci riuscì, entrò, e vide con immenso stupore che il boscaiolo si stava trasformando in un orco. Rudi si nascose in un angolino e aspettò che l’orco girasse le spalle per poter scappare. Scappando, vide sopra ad un comò un portafogli pieno di monete d’oro. Pensò che tutte quelle monete potevano migliorare le condizioni di vita sue e di sua nonna, così prese il portafogli e scappò via. Mi salutò e torno a casa. Il tempo passò e i soldi cominciarono di nuovo a scarseggiare, quindi Rudi decise di tornare alla villa in cerca di altra fortuna. Arrivato in cielo, mi salutò nuovamente e ri-

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entrò nella villa dove vide che l’orchessa stava caramellando delle petolette d’oro. Poco più in là vide un coniglietto grassottello che gironzolava per la stanza. Ad un certo punto gli passò a fianco e Rudi, con uno scatto felino, lo catturò e tornò di corsa a casa. Grazie alla vendita delle petolette d’oro ricavarono molti, moltissimi soldi. Dopo un po’ di tempo la nonna si ammalò di una malattia chiamata intristite, cioè non sorrideva più: aveva perso il sorriso. Rudi, molto triste, cercò in tutti i modi di aiutarla, ma tutti i tentativi furono vani. Decise quindi di risalire l’albero per tornare alla villa in cerca di nuova fortuna. Arrivato vide l’orco suonare una chitarra elettrica che ad ogni melodia faceva rallegrare il paesaggio. Di soppiatto riuscì a rubare lo strumento che si mise ad urlare così forte che l’orco non poté fare a meno di sentire. Vidi Rudi con la chitarra in mano che si avvicinava a me dicendomi di prepararmi ad un corsa per scendere l’enorme pianta. Nel frattempo l’orco ci stava inseguendo. Giunti alla pianta cominciammo la difficile discesa. Con l’orco alle calcagna, dopo essere scesi dalla pianta, la tagliammo con una accetta, e la pianta cadde con l’orco che cadendo morì sul colpo. Subito, Rudi, entrò in casa e suonò immediatamente una dolce melodia. La nonna si rallegrò e tutti festeggiarono. Dopo qualche anno Rudi si sposò, grazie al coniglio e alla chitarra magica non ebbero più problemi economici e tutti vissero felici e contenti.

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Le piramidi alimentari a collage. Per una corretta e sana alimentazione.

In questa pagina quella di Angela Popovic, Giulia Ajello, Gaia Benin e Davide Zoggia. Nella pagina accanto quella di Nadia El Kattani, Andrei Strimbeanu, Filippo Fassina, Alex Borcea e Stefano Libralato. 2^D

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Il segreto di Lady Windermere Racconto horror di Giorgia Piatto 2^D

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Facevo il giardiniere e quel giorno mi era stato affidato il giardino dei Windermere. I Windermere vivevano in un castello bellissimo: se lo erano potuto permettere poiché Mr. Windermere era un mercante che faceva buonissimi affari. Mrs. Windermere era una donna piuttosto scorbutica, col naso alla francese, capelli castani, raccolti spesso in uno chignon, occhi verdi e ammantata spesso in vesti scure. I Windermere si prendevano cura della figlia dei loro cognati defunti. La ragazza era bellissima, si chiamava Beatrice, ma tutto il paese la chiamava Lady Windermere. I suoi capelli erano lunghi, ricci e di colore castano scuro, li portava sciolti, la sua bocca era carnosa, i suoi occhi marroni e vestiva sempre di bianco. Quando arrivai al castello la damigella, vestita di marroncino, mi venne incontro con un’aria seria e annoiata. Mi accompagnò dai padroni che mi dissero che potevo iniziare a perlustrare il giardino. Il prato non aveva un filo d’erba e la terra era arida… far crescere fiori lì sarebbe stata un’impresa! Mentre stavo per rientrare, mi accorsi di un sentiero che portava fuori dalle mura del castello. Pensai di seguirlo, tanto in quel momento non avevo nulla da fare. Il sentiero mi condusse ad un’abbazia in un querceto. Lì trovai Beatrice che accarezzava una rosa rossa. Le chiesi: -Anche questo terreno è dei Windermere? -Sì… Bella questa rosa, non trova? Risposi di sì. Beatrice mi pregò di non potarla né di darle acqua perché se ne prendeva cura lei. Così volò il primo giorno ed anche il secondo.

Il terzo giorno, durante la cena, i padroni mi chiesero se mi trovassi bene lì ed io dissi che di notte sentivo degli strani rumori, loro si alzarono e si guardarono, andando via da tavola. Questo comportamento mi sembrò maleducato non solo nei miei confronti, ma anche di Beatrice e della dama di compagnia. Finita la cena andai ad origliare alla porta della stanza dove i signori si erano rinchiusi. Non riuscii a sentire molto, ma capii soltanto: - Bisogna rinchiuderla… è un pericolo pubblico. “Rinchiuderla?” “Pericolo pubblico?” Avevo deciso che avrei risolto il mistero su quegli strani rumori da solo. Era passata da un po’ la mezzanotte, ma ero ancora sveglio. Verso le due, sentii il rumore di una porta che si apriva e poi venne richiusa, allora mi alzai, mi avvolsi nella coperta, presi un lumino e uscii dal castello. Appena fuori dalle mura sentii un muggito provenire dall’abbazia. Mi diressi lì. Cominciò a soffiare un vento forte e il lumino si spense. La luna non era totalmente piena ma faceva quel poco di luce da permettermi di ammirare la tipica brughiera inglese. La chiesa faceva ancora più paura del solito… ma divenne terrore quando vidi che dentro, sopra l’altare, c’era una creatura mostruosa che mangiava le membra di una mucca ancora viva e che il sangue dell’animale veniva riversato sulla rosa di Beatrice. Dal terrore corsi subito in camera mia e, nonostante tutto, mi addormentai. Il giorno seguente, finito il mio lavoro, andai alla chiesetta a vedere se c’era la carcassa dell’ani-

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male, ma niente: non c’era nemmeno un nervo della mucca. Assistetti altre tre volte a questo terribile episodio, ma ad essere uccisi sull’altare furono animali diversi: prima un cane, poi un asino, infine una pecora. Dopo l’ultimo delitto, mentre potavo il querceto, per sbaglio, mi caddero le forbici sulla rosa di Beatrice e le lame la tagliarono: dal taglio uscì del sangue. In quel momento arrivò Lady Windermere, che vedendo le forbici vicino alla rosa e il sangue che colava dal fiore, si arrabbiò moltissimo e disse: Questa te la farò pagare. Detto questo se ne andò. La notte, una di quelle notti di luna in cui non sai cosa ti potrebbe accadere, stavo dormendo nel mio letto quando mi sentii soffocare e colpire alla gola. Fui portato sull’altare dell’abbazia. Lì, alla luce della luna piena, vidi il mostro aprirmi la pancia e tuffarvi le sue luride zampe per strapparmi le interiora e mangiarsele. Mi sentivo avvolgere dal gelo, ma allo stesso tempo sentivo il calore del mio sangue che colava dappertutto e con un ultimo sguardo vidi che veniva gettato sulla rosa, fasciata da un panno bianco nel punto dove le mie forbici l’avevano tagliata… Non pensavo che Beatrice potesse uccidermi in così poco tempo …

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Tassellazione infinita con base triangolo equilatero di IGiovanna Zanella 1^D.

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