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Giornalino scolastico della sezione “D” Istituto comprensivo “G. Ponti” di Trebaseleghe (PD) Scuola secondaria di primo grado Numero 2 - gugno 2014

in copertina: “La Primavera” di A. Mucha realizzata dai ragazzi del laboratorio di arte 1

Ospiti speciali di questo numero: i ragazzi del laboratorio artistico e la “Giauntologia” della 1^B


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La Primavera di A. Mucha Opera realizzata dai ragazzi del laboratorio di potenziamento artistico: Eros Beggiora, Laura Martignon e Francesca Papa di 3^C, Anna Vallotto, Melissa Zampieri e Alessandro Zamprogna di 3^A, Giulia Checchin 3^F, Gloria D’Olimpo 1^C, Arianna Tosatto e Annamaria Donà di 2^C, Sofia Conzon di 1^A, Roberta Agostini, Elisa Ferro e Giulia Sartorello di 1^F, Beatrice Zaggia di 2^E, Marta Libralesso e Eleonora Bacchin di 3^E. Il gruppo è stato coordinato dalla prof.ssa Cristina Alaimo

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Sommario: Numeri primi______________________________________ “Giauntologia” della 1^B______________________________ Nomi in versi______________________________________ Se fossi un insetto...__________________________________ Modelli cellulari____________________________________ I vincitori delle gare di matematica a squadre della sezione D__ Apollo and the nine Muses____________________________ Lettere dall’aldilà____________________________________ Calligrammi_______________________________________ Missioni lunari_____________________________________

pag. 12 pag. 16 pag. 28 pag. 29 pag. 30 pag. 40 pag. 42 pag. 44 pag. 56 pag. 65


Copia dal vero. Disegno di Elisa Alzetta 2^D

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Realizzato da Camilla Vanzetto 3^D 5


Realizzato da Alessio Calzavara 3^D

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Realizzato da Samuele Pattaro 3^D Realizzato da Samuele Pattaro 3^D

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Disegno di Alessio Calzavara 3^D 9


Disegno di Gianluca Marconato 3^D

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Disegno di Samantha Ventre 1^D

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Disegno di Daria Fiozzo 1^D

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Disegno di Sofia De Pieri 1^D

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Disegno di Arianna Berti 1^D

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Giauntologia Raccolta di racconti giaulici A cura della classe 1^B dell’ Istituto Comprensivo Statale “G. Ponti” di Trebaseleghe a. s. 2013-2014

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Introduzione

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uando nacque la Natura con essa nacquero i Giauli, creature metà legno di Cirmolo e metà umane, che hanno il compito di proteggere la Natura stessa. Uno solo, Zed Diaulo il terribile, essendo per il 51% umano, ha perso i sensi giaulici e ha sviluppato qualità prettamente umane come l’invidia, la gelosia e la cattiveria. Suo unico scopo: cercare di rendere la vita difficile agli altri Giauli. I Giauli possiedono il BTC (Brevetto di Comunicazione Telepatica) che gli permette di comunicare telepaticamente. Hanno vita eterna, non risentono dello scorrere del tempo, sono velocissimi, non lasciano tracce ed hanno una conoscenza infinita. Il loro compito è anche quello fare emergere tra gli Unoidi, umani superficiali che sono solo attenti a possedere ed usare le cose, quanti più Puroidi possibili, umani puri di cuore rispettosi e sensibili della Natura, che sanno dare senza trattenersi. I Giauli vivevano nella Terra di Prima, formata dal Laurentia, dall’Angara ed dal Gondwana, finché la terra cominciò a spostarsi e si creò un nuovo continente, la Pangea. Dopo qualche milione di anni la Pangea si divise in tanti continenti ed il mare si prese gran parte dell’emisfero terrestre e divenne così il Mare Eterno. Allora la comunità Giaulica, guidata da Nonno Giusto, decise di trovare un luogo definitivo e sicuro per vivere. Con la Zattera Perenne, un “veicolo” di famiglia, lasciarono le Terre di Prima per le Terre di Qua. Così iniziò la ricerca di un posto adatto per vivere, finché trovarono delle isole, che erano le cime delle Dolomiti, e in una di queste isole trovarono due grotte e ci si insediarono. Oggi i Giauli abitano nella Ciasa della Gusela sul passo Giau. I Giauli devono la propria Energia Vitale e Saggezza al Sacro Cristallo di Selenite, che ricevettero da un popolo del Messico, nella Cueva de Los Cristales, milioni di anni fa. Ogni anno, nel giorno del solstizio d’estate, i Giauli compiono il Rito di Propiziazione, la celebrazione della Natura con il Sacro Cristallo di Selenite, il Fuoco Purificatore, il Fungo Magico (Amanita Muscaria) ed il Cranio di Giauguaro. I Giauli sono anche i custodi degli ultimi Dinogiauli, creature metà dinosauro e metà legno di Cirmolo, che sono nati con i dinosauri ma, mentre i dinosauri si sono estinti perché nessuno li accarezzava, i Dinogiauli esistono ancora perché sono accuditi amorevolmente. I Giauli si nutrono di bacche, cardi, licheni e altre prelibatezze che offre il bosco, ma non disdegnano l’amanita muscaria, un fungo per noi velenoso. I Giauli, come tutti gli esseri viventi, si riproducono, ma lo fanno in modo un po’ particolare. Infatti, la loro procreazione avviene per impollinazione, che dipende molto dai loro amici scoiattoli. Gli scoiattoli sono golosi di pinoli e sono proprio quei pinoli sfuggiti agli scoiattoli che, dopo una lunga fase di purificazione,verranno raccolti dal papà Giaulo e posati sulla pancia di mamma Giaula durante la prima notte di luna piena di primavera. Grazie a quella luce magica il seme prende vita ed ecco un Giauletto. Mauro Lampo, “Lampo Scultore” come lo chiamano i Giauli, è il loro “dottore”, che cura piccole rotture o snodi fuori posto, anche se a volte vanno a trovarlo semplicemente per stare con lui, essendo un loro grande amico e Puroide. Mariam e Martina

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Rosina

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osina è una Giaula che abita nelle Terre Alte, ma proviene dalle Terre di Prima. E’ figlia di Nonno Giusto e Nonna Ines ed ha come fratelli Jaco e Orione. Rosina possiede una bellezza felina e per questo è sempre in rivalità con Tesele. E’ sposata con Lunardo l’architetto, che le vuole un gran bene, e con lui ha avuto due figlie: Flora e Nieve. Adora vestirsi elegante portando quasi sempre una camicetta verde rimborsata sulle braccia, accompagnata da una gonnellina azzurra. I capelli sono ricci e biondi e, come fermargli, usa cerchietti e mollette colorate. Gli occhi sono di colore verde acqua e le labbra, molto carnose, hanno un colorito rosa pesca. Il naso è grosso e quando ha il raffreddore diventa tutto rosso. Ama aiutare gli altri ogni volta che può e si sveglia sempre la mattina dicendo: ”Il sole del mattino di un bel giorno di primavera è tutto ciò che mi occorre!” E vestitasi, inizia la sua giornata con l’aiutare Nonna Ines ad allestire la colazione; pronta questa va nella stanza di Nieve e Flora per svegliarle e prepararle. Terminato il pasto, si arma di spugna e spazzolone e, insieme alle altre Giaule, pulisce la Ciasa della Gusela. Ultimate le pulizie, Rosina si dedica al giardinaggio. Raccoglie i frutti di stagione potando, se necessario, gli alberi; toglie le erbacce, innaffia i vari fiori che possiede e taglia l’erba. Successivamente passeggia per i boschi, cercando sua figlia Flora per darle qualche consiglio e per vedere se dipinge nella maniera più corretta fiori e funghi. Cercando Flora si imbatte in Bortolo ed Elena che giocano con Nieve. Tornata a casa, ormai è l’ora di pranzo e quindi aiuta Tesele a cucinare mentre Fiore e Arnika preparano la tavola. Il pranzo abituale è a base di muschio, licheni, denti di leone e soffioni. Rosina alla fine del pasto prende Nieve e la porta nella sua stanza per farle fare un riposino. Nel frattempo legge libri, canta, cuce o sonnecchia per riposarsi un po’. Quando Nieve si sveglia, giocano assieme e poi sua figlia va a divertirsi con il nonno che le insegna tante cose buffe e bizzarre. A questo punto Rosina si dedica alla cosa che più ama fare e le riesce proprio bene: creare vestiti. Per inventare degli abiti belli bisogna avere tanta immaginazione e creatività. E’ per questo che Rosina per i suoi vestiti prende spunto da un oggetto. Quando l’ha scelto si procura carta e colori e prova a fare uno schizzo dell’abito. Se il disegno le piace, la fase successiva è cercare le stoffe con cui realizzare il vestito e unirle. Dopo questo passaggio, bisogna vedere se è resistente all’acqua e perciò lo si lava e lo si lascia asciugare al sole. L’effetto dell’abito finito è straordinario e il vestito può essere accompagnato con degli accessori come borsette, spille, ciondoli e quant’altro. La sera si cena tutti assieme e Nonno Giusto racconta le storie per fare divertire i nipoti, mentre Nonna Ines e Rosina riordinano la cucina. Terminati i racconti le Giaule prendono i loro figli e li portano a letto. Dopo averli addormentati, i genitori restano in piedi a ridere e scherzare fino a quando la notte non cala e non fa abbassare le palpebre di Cirmolo anche all’ultimo Giaulo. Beatrice

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La sfilata di Rosina

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ll’alba di un bellissimo giorno di primavera Rosina fu la prima ad alzarsi e, vestitasi in fretta e furia, uscì più veloce del vento dalla Ciasa della Gusela con un pacco tra le mani. Quel trambusto era inevitabile. Per lei quel giorno era davvero importante, perché avrebbe fatto vedere a tutta la sua grande famiglia che eccellente stilista fosse e che bei vestiti aveva creato. Per mostrarli in maniera adeguata aveva bisogno di una passerella e chi meglio di suo marito poteva crearla? Rosina, per ottenere quello che voleva, ruppe talmente tanto i cristalli al povero Lunardo, che l’architetto dovette mettere da parte i suoi progetti per accontentare la moglie. La Giaula non stava più nella corteccia e si slanciò in picchiata verso il fitto del bosco dove avrebbero dovuto sfilare i suoi abiti. La radura dove si sarebbe tenuto il defilé era ghermita di animali che, appena videro arrivare Rosina con quel grande pacco in mano, le si avvicinarono per capire che vestiti contenesse, quali sarebbero sfilati e i dettagli della sfilata. Ad un tratto però gli animali scapparono impauriti, dileguandosi nella natura. Lì per lì Rosina non capì che cosa stesse succedendo, ma subito un tanfo arrivò sotto il suo naso. La Giaula esclamò:”Riuscirei a riconoscere questo tanfo perfino se avessi un raffreddore micidiale. E’ arrivato quel pezzo di tronco di Zed Diaulo!”. Rosina aveva ragione perché dopo pochi secondi sbucò da un cespuglio quel mezzo albero marcio che esclamò: ”Buongiorno bella Rosina, come stiamo oggi?”. La poverina rispose: ”Che cosa vuoi Zed? Lo sai che non fai altro che cavogiaulate e oggi l’ultima cosa che voglio è avere dei guai, quindi per favore stai lontano da me e dagli altri Giauli!”. Zed esclamò:”Io? Portare guai? Ma stai scherzando! Comunque volevo solo venirti a salutare!” Le vere intenzioni di Zed però erano ben diverse. Lui ama essere sempre elegante e ordinato e per questo voleva rubare la collezione giaulica dei vestiti di Rosina. Il piano per rubare gli abiti era molto semplice da attuare: Zed avrebbe fatto finta di andarsene e Rosina, non vedendolo più, sarebbe andata a prendere i manichini e gli altri oggetti per la sfilata senza preoccuparsi che quel rifiuto tornasse. Mentre la Giaula era lontana, lui avrebbe rubato i vestiti e sarebbe tornato nella sua tana ad Acqua Tona. Il piano infatti funzionò e Zed rubò gli abiti indisturbato. Appena Rosina tornò nella radura e se ne accorse, cominciò a strillare in preda alla disperazione e in un batter d’occhio tutti i Giauli furono accanto a lei.” Che cosa è successo?”. Esclamarono tutti in coro. La sventurata tra un singhiozzo e l’altro disse: ”Hanno rubato i vestiti della mia nuova collezione!”. Nonno Giusto esclamò: ”Qui c’è lo zampino di Zed. Dobbiamo andare a vedere!”. Dopo essersi accordati tutti insieme andarono a fargliela pagare. Subito furono davanti alle cascate, si avvicinarono lentamente e videro quel delinquente che si ammirava e si pavoneggiava per quanto era stato bravo a rubare gli abiti. Rosina, quando si accorse di lui, non ci vide più ed entrò talmente infuriata che Zed svenne per la paura. Tutti insieme lo legarono e discussero sulla punizione da infliggergli e su quanto questa fosse utile. Quando quel pattume si svegliò strillò spaventato: ”Farò quello che volete, basta che non fate avvicinare Rosina. Mi fa davvero molta paura quando si arrabbia!”. Nonno Giusto disse: ”La tua punizione è molto semplice: dovrai aiutare qualunque Giaulo, animale o umano che abbia bisogno di te, altrimenti finirai sotto le cascate di nuovo. D’accordo?”. Zed comin-

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= ciò a insultare i Giauli, ma dovette adattarsi, perché per nulla al mondo avrebbe rovinato i suoi abiti. Rosina intanto si era riappropriata della sua collezione e aveva ultimato i preparativi per la sfilata. La sera stessa tutti i Giauli, compreso Zed, andarono nella radura ad ammirare il lavoro fatto dalla Giaula Rosina. Tutti le fecero tanti complimenti e Tesele le chiese perfino di darle qualche consiglio per il suo look. Dopo il defilé la festa continuò e per i Giauli fu un giorno davvero indimenticabile. Zed invece non la pensava allo stesso modo, infatti quella sera fu bloccato su una sedia ad accarezzare Icaro il gufo, che aveva bisogno di coccole. Zed, nonostante l’aiuto offerto dai Giauli, tornò il tronco di un tempo e la vita continuò normalmente. Beatrice

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Lunardo

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unardo è marito di Rosina (dalla bellezza felina, elegantissima e sempre in competizione con Tesele), padre di Fiore, il loro primogenito, e di Nieve, ultima nata della famiglia giaulica, trovata sotto un albero dal gufo Icaro. Con tutti gli altri Giauli vive nelle Dolomiti. Lunardo viene considerato dalla sua famiglia e dal resto dei Giauli “il miglior architetto del Creato”. E stato lui in fatti a progettare e costruire Venezia! Come Tesele, Luna, Fortebraccio e Flora, proviene dalle terre di Là, più precisamente da Venetico. Passa le sue giornate a progettare costruzioni e invenzioni per migliorare la vita dei Giauli e a fornire utili consigli edilizi agli Unoidi. Martina

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Il finto mago

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ra una splendida giornata sulle Dolomiti: gli uccellini cantavano, i piccoli Gauli ridevano e scherzavano e il gufo Icaro volava da un albero all’altro e in cerca di qualcosa da sgranocchiare, quando a un certo punto sentì qualcuno farneticare:”Questa volta ce la farò! Finalmente ho trovato un modo per distruggere i Giauli!!!”. A quelle parole Icaro si avvicinò per vedere chi mai dicesse tali assurdità….. e, a guardarlo meglio, assomigliava molto a…ZED!!! ”Appiccherò” disse Zed “Dei fuochi tutti intorno alla casa dei Giauli mentre dormono, così da prendermi gioco di loro per vederli bruciare!!!”. Allora Icaro cominciò a volare verso la Ciasa della Gusela, fino a quando andò a sbattere contro Lunardo, che per caso passava di là. Prima che potesse dire qualcosa, Icaro strepitò: “Lunardo! Finalmente ti ho trovato! Ho appena sentito Zed dire che appiccherà dei fuochi attorno alla casa per vederci bruciare! Tu sei un genio, devi aiutarci!” Dopo aver sentito ciò, Lunardo si incamminò verso Cortina D’Ampezzo alla bottega di Mauro, gli spiegò la situazione e poco dopo cominciarono a lavorare ad una soluzione. Lavora, lavora, lavora, in un paio d’ore l’opera fu completa: una dozzina di cisterne da riempire d’acqua che, a sera, furono sistemate sugli alberi. A notte tarda i Giauli uscirono dalla capanna e si nascosero sugli alberi ad aspettare che Zed arrivasse, ed infatti non tardò ad appiccare il fuoco. Quando l’ultimo fuoco fu appiccato, Lunardo uscì dal nascondiglio con in testa un cappello da mago e disse: “Stavolta non la farai franca!”. Ma Zed rispose: “Ah siiiii? E come intendi fare? Sei solo uno sciocco Giaulo!” e Lunardo ribatté: “ Ti sbagli di grosso! Potrò sembrarti un semplice Giaulo, ma io sono anche un mago e con uno schiocco di dita posso spegnere i tuoi fuochi come fiammiferi!”. “Non ci credo! Non può essere!” disse Zed, ma a quel punto Lunardo schioccò le dita, i Giauli fecero cadere le cisterne e i fuochi si spensero in contemporanea facendo scappare l’urlante Zed. Grazie a Lunardo, i Giauli avevano salvato la foresta e loro stessi e Zed non tornò per molto molto molto tempo. Martina

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Nonno Giusto

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roveniente dalle Terre Alte e capostipite della Famiglia dei Giauli, Nonno Giusto è il più anziano e il più saggio del gruppo. Nonno Giusto è marito di Nonna Ines, che lo ha soprannominato Gigio, e padre di Orione, Jaco e Rosina. Guidò i Giauli durante la traversata del Mare Eterno e cercò un posto adatto per la sua famiglia, perché era il responsabile del gruppo. Quando i Giauli abitavano nelle due grotte del Monte Pelmo, Nonno Giusto scolpiva sulle pareti le storie dei Giauli e ancora oggi porta i piccoli Giauli in visita alle grotte per insegnargli le cose più importanti. Nonno Giusto indossa i suoi inseparabili pantaloni di pelle ed il suo Sarner (gilè) di lana fatto da Nonna Ines. La sua pipa, che fuma sempre, ha il tabacco Giaulico fatto di fiori di arnica e pezzetti di amanita muscaria che prepara Arnika. Nonno Giusto racconta che ha inventato gli sci e gli slittini: modellando e perfezionando queste invenzioni riuscì a creare degli attrezzi utili per spostarsi e per giocare sulla neve. Quando Mauro Lampo creò Nonno Giusto, il primo Giaulo, immaginò il proprio viso da vecchio. Mariam

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Gli unoidi “disboscatori”

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n giorno i Giauli sentirono uno strano ronzio: era una motosega che stava abbattendo gli alberi. C’erano infatti degli Unoidi che, con quelle strane diavolerie, stavano distruggendo il bosco. “Come possiamo fermarli? Se non lo facciamo il bosco verrà distrutto!”, domandò Tesele preoccupata. Così Jaco, Bortolo ed Elena andarono a cercare gli animali per metterli in salvo, mentre Nonno Giusto e gli altri pensavano a come fermare quegli Unoidi che stavano illegalmente distruggendo il bosco. “Ho trovato”, esclamò Nonno Giusto: “Basta far credere che il bosco sia abitato da spiriti!” L’idea di Nonno Giusto venne accettata da tutti ed iniziarono subito ad organizzarsi. Raggiunti gli Unoidi, che avevano smesso di tagliare gli alberi per mangiare, misero tra il cibo un po’ di miele che attirò uno sciame d’api, costringendo così i “disboscatori” fuorilegge a scappare. Ma le sorprese non finirono qui: quando gli Unoidi ritornarono, ebbero la sorpresa di non trovare le motoseghe. Il buio si stava avvicinando ed i “disboscatori” ritornarono con nuove motoseghe, pronti ad abbattere gli alberi. In quel momento i Giauli imitarono i ruggiti degli animali feroci e gli Unoidi, credendo che fossero animali che volevano attaccarli, scapparono più veloci della luce. I Giauli ritornarono a casa e festeggiarono per aver fatto scappare i “disboscatori”. Il bosco era salvo! Mariam

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Nomi in versi. Poeti di 1^D

Alessia Mazzilli: non le piacciono i mirtilli. Serena Vielmo: beve sempre succo di pompelmo. Vielmo Serena: le piace andare in montagna a Moena. Ventre Samantha: piace agli altri quando canta. 28

Danilo Mason: corre sempre in bicicletta sul Muson. Mason Danilo: è impetuoso e travolgente come il Nilo. Rossella Soriente: ti scombussola la mente. Mariella Poggese: ama e parla la lingua francese. Poggese Mariella: ama indossare roba bella.

Paolo Semenzato: corre e gioca nel prato. Sofia De Pieri: ama gli amici veri. De Pieri Sofia: non le manca l’allegria. Davide Casarin: segue le lezioni della prof. Boin.

Pierandrea Busatto: simpatico e un po’ matto.

Iman Louali: vorrebbe volare con le ali. Arianna Berti: si intende di simpatia come gli esperti. Gastone Novello: ha dimenticato a casa il violoncello. Novello Gastone: va al ristorante e mangia sempre il polpettone.

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Se fossi un insetto...

Immaginare una vita diversa.

Se fossi un insetto sarei una farfalla con le ali colorate di giallo e di viola; con le antenne ritte sulla testa per sentire ogni singolo movimento della natura che mi circonda. Vorrei svolazzare di fiore in fiore e sentire il vento sulle mie ali! Sarebbe ideale trovare un fiore su cui aprirmi, prendere il sole e poi, quando la notte scende, addormentarmi e ricominciare una nuova giornata su prati colorati! Giovanna Zanella 1^D

Se fossi un insetto sarei una lucciola perché mentre di notte è buio potrei illuminarmi e lampeggiare come una stella. Preferirei non uscire quando è umido ma quando il clima è caldo, così non mi dovrei preoccupare di avere freddo. La mia casa sarebbe in mezzo alle foglie di una grande quercia con le mie compagne. Mi piace l’idea di volare di notte perché posso catturare gli sguardi dei bambini che provano a prendermi, oppure rendere una notte buia, assieme alle altre lucciole, una notte con giochi di luce. Il mio scopo sarebbe anche quello di far giocare i bambini, all’aperto, di sera. Daria Fiozzo 1^D

Ho scelto di descrivere la lucciola perché è un insetto speciale e molto interessante. Ciao, sono una lucciola ed oggi volevo raccontarvi un po’ della mia vita. Sono un insetto, in particolare sono un coleottero, solo che illumino il mio fondoschiena di giallo fluorescente quando devo trovarmi il ragazzo. Seguo una dieta onnivora (cioè mangio di tutto), la mia durata di vita si aggira intorno ai due mesi e sono grande 2,5 cm, un po’ più grande di una graffetta. Vivo per lo più nei paesi caldi dove le notti sono umide. Per illuminarmi assimilo l’ossigeno all’interno di apposite cellule, lo unisco con una sostanza chiamata luciferina e produco energia e luce senza produrre calore. Kevin Calzavara 1^D

Se fossi un insetto sarei una coccinella perché è carina, porta fortuna ed è sempre amata da tutti. Se fossi una coccinella starei sdraiata sopra un fiore profumato e annusando la sua fragranza guarderei il paesaggio magnifico che sta davanti a me. Giocherei con le mie amiche coccinelle nei prati e ascolterei le persone per sentire cosa dicono di me. Sofia De Pieri 1^D

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I modelli cellulari. Lavoro cooperativo di scienze 1^D

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Cellula animale

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Cellula animale


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Cellula procariote

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Cellula procariote


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Cellula vegetale

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Cellula vegetale


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Libro della cellula animale

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Giochi matematici di sezione. Riporto i risultati dei giochi matematici che si sono svolti nelle classi prima e seconda D. Ancora una volta sbalordiscono i risultati conseguiti dalla prima. È vero che hanno avuto un po’ più tempo, ma è anche vero che dovrebbero teoricamente essere in possesso di minori strumenti matematici rispetto agli studenti di seconda. Ci saranno altre occasioni per sfidarsi in futuro? Chi lo sa!

1° posto - 52 punti

2D: Angela P., Elisa A., Linda F., Elena B. e Stefano L. 2° posto - 42 punti 1D: Luca B., Enrico D., Megi S., Samantha V. 3° posto - 33 punti 2D: Giulia S., Jessica D., Tommaso M., Andrei S., Barsa C. 4° posto - 30 punti 1D: Daria F., Paolo S., Filippo B., Fama S., Sara C.

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5° posto - 29 punti 1D: Alessia M., Sofia D., Kevin C., Ayoup B., Thomas B. 6° posto - 27 punti 2D: Nicole C., Gaia B., Alex B., Michael C. 7° posto - 24 punti 1D: Davide C., Riccardo S., Iman L., Giovanna Z., Ruben A. 8° posto - 22 punti 1D: Serena V., Arianna B., Michelle G., Emanuele M., Riccardo P. 9° posto - 20 punti 2D: Andrea M., Filippo F., Siria B., Emi M., Giulia A. 8° posto - 9 punti 2D: Nadia E., Nicola V.

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Quesiti matematici per allenare la mente.

di Rudi Gobbo

Le patate bollite In un lungo viaggio in treno tre passeggeri della stessa carrozza ordinano da mangiare delle patate bollite, pagando in anticipo. Poi, stanchi del viaggio, si addormentano e mentre dormono, il cameriere porta le patate. Dopo un po’ di tempo il primo viaggiatore si sveglia, mangia un terzo delle patate e si riaddormenta. Dopo mezz’oretta si sveglia il secondo viaggiatore che, non sapendo che il primo si è già servito, mangia un terzo delle patate rimaste e si riaddormenta. Dopo un’altra mezzora si sveglia il terzo passeggero che, non sapendo che gli altri due si erano già serviti, prende un terzo delle patate, lamentandosi tra sé e sé della scarsezza delle porzioni. Poi il treno si ferma e i passeggeri scendono, lasciando sul piatto otto patate. Quante patate c’erano all’inizio? Le 1000 lire mancanti Ci sono tre amici che si trovano una sera e decidono di andare insieme a cena in un ristorante della loro città. Alla fine della cena, chiedono naturalmente il conto al cameriere, che immediamente porta loro un biglietto dal quale risulta che la spesa complessiva ammonta a 30000 lire (i prezzi ovviamente si riferiscono a qualche anno fa). A questo punto i tre amici estraggono ognuno una banconota da 10000 lire e la porgono al cameriere, lamentanosi però perchè trovano il conto piuttosto caro, e chiedono quindi al cameriere di andare dal suo capo per chiedere un piccolo sconto. Il

cameriere si reca allora dal direttore riferendo quanto gli è stato detto, e quest’ultimo decide di accettare la richiesta applicando uno sconto di 5000 lire. Subito dopo il cameriere prende 5 pezzi da 1000 lire dalla cassa e li riporta ai tre amici, i quali decidono di riprendere 1000 lire a testa e lasciano le restanti 2000 al cameriere come mancia, in segno della sua disponibilità. Usciti dal locale i tre amici cominciano a fare i conti: dunque, ognuno di loro ha in pratica speso 9000 lire, per un totale di 27000 lire, più le 2000 date al cameriere si arriva ad una somma di 29000, ma dove sono finite le restanti 1000 lire che mancano alle 30000 iniziali? 41


Apollo and the nine Muses di S. Sargent Realizzato dai ragazzi del laboratorio di potenziamento artistico. Prof.ssa Cristina Alaimo

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Lettere dall’aldilà.

Grazie alla collaborazione dei ricercatori dell’Università di Padova: Rosa Calvi, Valentina Cracco, Stefano Ciroi, Valentina Granata, Domenico Nardiello, Marilena Spavone. Osservatorio astrofisico di Asiago: www.dfa.unipd.it/index.php?id=300 Per informazioni e prenotazioni visite: www.asiago.to/IT/pagina.aspx?idPage=83

Trebaseleghe, 29 marzo 2014

Egregio Signor Copernico, Nadia e Angela. siamo tre ragazze che frequentano la seconda media: Giulia, ifica e la prof.ssa ci ha spiegato il Sistema CoperScient zione A scuola, abbiamo trattato l’argomento della Rivolu nicano, formulato da lei. ipotizzare che il Sistema Tolemaico non fosse Quello che ci chiedevamo è: quali considerazioni ha fatto per esatto? Ossia: cosa riteneva sbagliato in quel Sistema? La ringraziamo anticipatamente, se vorrà risponderci.

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Distinti Saluti, Angela Popovic, Nadia El Kattani e Giulia Scavezzon.

Aldilà, 23 aprile 2014 Egregie Signorine, noto con estremo piacere e soddisfazione che la Rivoluzione scientifica da me iniziata, e portata avanti da altri miei esimi colleghi, ha suscitato il vostro interesse. Sarà un grande piacere per me illustrarvi le considerazioni che mi hanno portato a ragionare sul movimento dei pianeti e sui fenomeni celesti. L’esigenza principale da me avvertita è stata quella di semplificare il sistema “geocentrico” postulato dal mio collega e predecessore Tolomeo. Il suo sistema infatti mi appariva troppo complicato e inoltre mi sembrava irrazionale far muovere l’enorme sfera delle stelle invece della più piccola Terra. Tolomeo credeva che tutti i corpi si muovessero verso il “luogo naturale” dell’elemento di cui sono composti. Quindi, quando vediamo cadere a terra un sasso, ciò non accade perché è nella natura del sasso, prevalentemente costituito di terra, congiungersi alla totalità della terra, ma perché la Terra contiene nel suo centro il luogo naturale a cui deve tendere qualsiasi elemento costituito di terra. Il cielo invece è costituito da una sostanza diversa, la cosiddetta “quinta essenza”, eterna, inalterabile e incorruttibile, il cui moto, cioè il moto di tutte le sfere che riempiono il cielo e portano con sé gli astri, è per natura circolare ed uniforme. Con queste convinzioni, per spiegare il moto dei corpi celesti Tolomeo dovette fare delle ipotesi molto complicate, introducendo gli “epicicli” e i “deferenti”.

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Poiché a mio parere la soluzione più semplice è sempre la migliore, iniziai a pensare ad un modo per semplificare il sistema tolemaico. Sebbene l’idea mi sembrasse assurda, poiché sapevo che ad altri prima di me era stata data la libertà di immaginare una cosa del genere, pensai che anche a me sarebbe stato concesso di ricercare se fosse possibile trovare dimostrazioni, più semplici di quelle tolemaiche, del movimento delle sfere celesti. Ho assunto quindi che fosse la Terra ad eseguire quei moti che il mio esimio predecessore aveva attribuito agli altri corpi, cosicché non solo tutti i fenomeni trovano conferma, ma anche l’ordine e la luminosità di tutte le stelle, tutti i pianeti e tutte le sfere e il cielo stesso risultano così ben collegati che nulla si può spostare senza generare confusione. Nel mio sistema, non è più possibile modificare a piacere le orbite dei pianeti. Per la prima volta quindi le osservazioni determinano in modo rigoroso i moti dell’intero sistema solare, senza dover ricorrere ad ulteriori ipotesi o forzature. Sperando di aver risposto alla vostra domanda in modo chiaro ed esauriente, vi porgo i miei ossequi,

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Trebaseleghe,29 marzo 2014 Caro Signor Isaac Newton facendo Mi chiamo Elena Baiocchi e faccio la 2° media sezione D nella scuola G. Ponti di Trebaseleghe e stiamo lei; di la rivoluzione scientifica e abbiamo parlato anche vorrei sapere come mai lei si è appassionato alla scienza? Grazie per il suo tempo,spero che mi risponda presto.

Arrivederla. Elena Baiocchi

Per Miss Baiocchi, scuola Ponti, Trebaseleghe.

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Signorina, è presto detto. Sono nato a Woolsthorpe, nel Lincolnshire, orfano di padre dal quale ho ereditato una fattoria che avrei dovuto amministrare una volta diventato maggiorenne. Dopo qualche anno mia madre si risposò e mi lasciò con la nonna. Quando avevo 12 anni fui mandato in una scuola, la King’s School, che si trovava a Grantham ad alcuni chilometri da casa mia. Durante questo periodo capii che coltivare campi e allevare animali non mi attirava per niente. In quegli anni ero ospitato in casa di un farmacista e cominciai a interessarmi del suo laboratorio di chimica e della scienza in generale. Il farmacista aveva una figlia, diventammo molto amici, ed io per divertirla mi inventavo giochi meccanici e giochi di luce. Se vuole sapere come andò a finire tra noi, lei sposò un’altra persona, mentre io rimasi senza moglie per tutta la vita. Al termine della scuola, andai all’università, al Trinity College di Cambridge, dove ebbi la possibilità di studiare e di fare esperimenti che mi permisero di fare scoperte importanti che cambiarono la fisica e facero fare al mondo intero un salto in avanti enorme nella conoscenza. In conclusione posso dire che la scienza era dentro di me nonostante fossi nato in un contesto molto lontano da essa, nonostante il futuro programmato per me fosse del tutto diverso. Sono grato di aver avuto la possibilità di essere me stesso e di aver così lasciato il segno nella storia della scienza. Il vostro più umile servitore, per servirla

Cambridge Apr. 25 2014.

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Trebaseleghe,29-3-20 14 Egregio sig. Galileo Ga lilei, sono una studentessa della scuola G. PONT I di Trebaseleghe e fre scienze abbiamo stu quento la seconda m diato la Rivoluzione edia. Con il professo scientifica, più ne pa La scienza mi fa scop re di rlavamo e più mi inc rire cose nuove mi so ur ios ivo. no chiesta:”Perché lei Spero che mi rispond si è appassionato alla a! scienza?”. Cordiali saluti.

Emi Marazzato

Ill.ma Madama Emi Marazzato, La Vostra gentil domanda mi ha spinto a riflettere con attenzione. Ritengo che la risposta più giusta sia la seguente: ciò che mi ha spinto a studiare la scienza è stata la curiosità, caratteristica che credo sia la molla che spinge ogni scienziato. La curiosità di capire come funzionano le cose, la curiosità di chiedersi il perché delle cose, senza accettare passivamente ciò che viene insegnato. Questo mentalità differente mi venne trasmessa da Ostilio Ricci da Fermo, seguace della scuola matematica di Niccolò Tartaglia, che mi insegnò la matematica non tanto in modo astratto, ma piuttosto mostrandomi in che modo essa potesse essere utile nel risolvere problemi pratici legati alla meccanica e alle tecniche ingegneristiche. Quando mi trovai io nel ruolo di insegnante all’Università di Pisa, utilizzai il ragionamento e la deduzione senza mai supporre come vero in partenza ciò che dovevo spiegare. Questo metodo, che appresi dai miei docenti matematici, non era molto seguito dai filosofi del mio tempo che insegnavano la fisica. Di conseguenza quelli che imparavano non sapevano mai la causa delle cose, ma credevano ciecamente a ciò che aveva detto Aristotele. Invece a me non importava affatto avere una tesi contraria all’opinione di molti, purché questa fosse basata sugli esperimenti e sul ragionamento. Credo che questa impostazione, unita a una buona dose di curiosità, siano i requisiti fondamentali per un buon scienziato. Di Firenze, li 23 Aprile 2014 Di V. S. molt’Illustre e Reverendissima Servitore obbligatissimo

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Trebaseleghe, 29 marzo 2014 Egregio Einstein, mi chiamo Gaia, ho dodici anni e frequento la seconda media della scuola G. Ponti di Trebaseleghe. mi è sorta Mi sono appassionata alle scienze da quando abbiamo affrontato in classe la Rivoluzione Scientifica e una domanda che volevo rivolgerle: Come le è venuto in mente che ci fosse una formula in grado di riassumere tutte le leggi della fisica? Spero che possa darmi una risposta. Cordiali Saluti Gaia Benin

Trebaseleghe 29-03 -2

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Caro Einstein, mi chiamo Nicole e frequento la second a media. Affrontando la rivol uzione scientifica in classe mi è sorto un in base a quali crite dubbio: ri hai pensato che ci fosse una formula ch Sarei molto felice se e riassumesse tutte le mi rispondessi, anch leggi della fisica? e perché è da molto Aspetto con ansia la te mpo che ci penso. tua risposta.

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Nicole Carraro P.S.: ti ringrazio in an ticipo.

Aldilà, 23 aprile 2014 Mie care Signorine Gaia e Nicole, rispondo alla vostra comune domanda riguardo le considerazioni che mi hanno spinto, durante i miei lunghi studi, ad ipotizzare la possibilità di formulare un’unica legge che contenga e descriva tutte le altri leggi della fisica. Ho sempre voluto capire come Dio ha creato il mondo. Non mi è mai interessato questo o quel fenomeno in particolare, volevo penetrare a fondo il Suo pensiero; il resto sono solo minuzie. Ho sempre avuto il sogno di descrivere tutto l’universo in un’unica equazione. Sono sempre stato convinto che se tutte le cose dell’Universo sono correlate tra loro, come si sperimenta nella vita di tutti i giorni, allora significa che la realtà -tutto ciò che conosciamo- nasconde un’unità intrinseca e che le leggi della Fisica che descrivono il mondo possano e debbano essere unificate in un’unica equazione in grado di spiegare tutte le forze conosciute nell’Universo.

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Pensate a quanto sarebbe più semplice, anche per voi giovani studiosi, dover studiare e capire una sola formula invece di molte! In verità, questa mia convinzione è stata condivisa anche da altri grandi scienziati prima di me, fin dall’antichità con Talete, Eraclito, Platone. Ma è in tempi più moderni che sono state posate le basi di questo pensieri, prima con Sir Newton, a cui si deve la “prima grande unificazione” e poi con James C. Maxwell, morto qualche mese dopo la mia nascita, il cui lavoro è stato definito la “seconda grande unificazione della fisica”. Il primo ha dimostrato che la caduta della mela e le traiettorie dei pianeti si possono spiegare con la stessa semplice legge, quella della forza di attrazione gravitazionale. Il secondo, qualche anno prima che io nascessi, ha proposto una teoria unica che spiega le osservazioni, gli esperimenti e le equazioni riguardanti l’elettricità ed il magnetismo. Capite bene che per me è stato naturale continuare su questa linea di pensiero e credere che l’unificazione delle forze fondamentali in un’unica legge fosse solo agli inizi! Ho passato la seconda metà della mia vita a cercare di dimostrare questa teoria; in particolare avrei voluto dimostrare che la mia teoria della relatività, che descrive l’infinitamente grande, e l’altra grande teoria del secolo, la meccanica quantistica del mio collega Max Planck che si occupa dell’infinitamente piccolo, non fossero due visioni distinte del mondo. Purtroppo, ho fallito nella mia impresa: a causa di difficoltà matematiche, non sono riuscito a trovare il modo pratico di controllare i risultati della mia teoria tramite una dimostrazione sperimentale, cosicché ancora oggi le due teorie rimangono inconciliabili, nonostante gli sforzi continui anche dei miei colleghi, sia fisici che matematici moderni. Sono, però, lieto di constatare che i miei studi e le mie scoperte hanno indicato la strada a centinaia di fisici teorici, che oggi in tutto il mondo perseguono lo stesso obiettivo e che si impegnano a ideare esperimenti che dimostrino l’esistenza della “Teoria del Tutto”. Mie care signorine, vi lascio con queste parole che mi hanno spinto a studiare e sperimentare in tutta la mia vita: l’esperienza più bella che possiamo provare è il senso del mistero, è l’emozione fondamentale che accompagna la nascita della vera scienza. Colui che non la conosce, colui che non può più provare stupore e meraviglia è come morto, ed i suoi occhi sono incapaci di vedere.

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Trebaseleghe,29 Marzo 2014 Caro Newton, ho deciso di scriverti questa lettera perché mi incuriosisce la scienza. Mi chiamo Giulia e frequento la scuola secondaria di primo grado. Qualche giorno fa, il professore di matematica ci ha spiegato la Rivoluzione Scientifica. Questo argomento é stato molto interessante,perché viene messo in discussione il Sistema Tolemaico a favore di altre opinioni e per la tua scoperta. Come hai formulato la Legge di Gravitazione Universale basandoti semplicemente sulla caduta di una mela? Mi sono chiesta quante persone hanno visto una mela cadere,ma non si sono posti il problema. Attendo la tua risposta…

Giulia Ajello

Aldilà inglese, April the 23rd 2014

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Carissima Miss Giulia, Vi ringrazio per la vostra lettera e per il Vostro interessamento verso i miei studi. Come certamente saprete, un giorno, mentre sonnecchiavo sotto un albero di mele, venni svegliato all’improvviso da un frutto maturo cascatomi sulla testa. Chiunque si sarebbe limitato ad imprecare; io invece, alzando gli occhi e vedendo la Luna in cielo, mi domandai se la forza che aveva fatto precipitare la mela sul mio capo non fosse la stessa che manteneva il nostro romantico satellite in orbita attorno alla Terra. Pensa oggi e pensa domani, giunsi a formulare la mia famosa legge di gravitazione universale. Assistendo al tonfo del frutto mi domandai: “Perché cade sempre verso il centro della Terra, e non trasversalmente o verso l’alto?” Tutti i giorni noi osserviamo che i corpi cadono sulla terra con la stessa accelerazione di gravità, ma allo stesso modo, osserviamo il nostro satellite, la Luna, che ruota attorno alla Terra. Cosa accade alla Luna, perché non cade anche lei sulla Terra con l’accelerazione di gravità? La mia idea fu che la forza che attrae i corpi verso il centro della Terra è la stessa sia per un frutto che cade da un albero che per la Luna; l’unica differenza è che l’accelerazione di gravità che agisce sulla Luna è più piccola di quella che c’è sulla superficie della Terra. Come i miei colleghi posteri hanno ben compreso, la gravitazione è una delle forze fondamentali: essa costituisce il ‘collante’ universale che agisce a distanza e attrae reciprocamente i corpi presenti nel cosmo. L’attrazione gravitazionale dipende in modo diretto dalle masse dei corpi che interagiscono: quindi più sono massicci, come nel caso dei pianeti, più i suoi effetti sono palesi. Inoltre l’attrazione è sempre reciproca: perciò il corpo di massa maggiore attira quello di massa minore e, nello stesso tempo, il più piccolo attira il più grande, ma con effetti tanto più trascurabili quanto più è piccolo. Per questa ragione vediamo la mela cadere verso la Terra e non la Terra cadere verso la mela! Come Voi avete giustamente notato, molte persone hanno visto una mela cadere da un albero, ma non tutte hanno formulato una teoria scientifica. Questo accade quando non si guardano le cose con curiosità ed interesse, quando si dà tutto per scontato senza chiedersi quali siano le leggi che regolano un certo fenomeno. Per questo lascio, a voi e ai vostri coetanei, una buona regola della quale spero facciate tesoro: aprite la vostra mente alle novità, guardate sempre al mondo che ci circonda con curiosità, ponetevi tante domande e cercate di avere più dubbi da chiarire che certezze errate. Con affetto,

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Trebaseleghe 29 marzo 2014

Caro sign. Tolomeo,

vo farle una domanda: sono proprio scuola G.PONTI di Trebaseleghe, vole a dell D 2 a dell zza raga una o son Terra. che al centro dell’universo c’era la in curiosa di sapere perché ha detto ento della rivoluzione scientifica sia om l’arg ato abbiamo appena affront hé perc a and dom sta que io facc Le molto. scienze che in storia e mi è piaciuta Grazie per il suo tempo, spero che Cordiali saluti.

mi risponda presto.

Linda Fassina

Aldilà. Il 23 di aprile 2014 Cara Linda, sono contento che nel 2014 i ragazzi si ricordino ancora di me, nonostante Copernico, Galileo e tutti quei giovanotti moderni abbiano smentito le mie teorie. Quando ho costruito il mio modello di Universo, gli unici strumenti osservativi che avevo erano i miei occhi, un compasso, una penna e un foglio su cui fare i miei calcoli. Io ho osservato il cielo a occhi nudi notte dopo notte per anni, annotandomi le posizioni delle stelle, le une rispetto alle altre. Infine, ne dedussi che esisteva un gruppo di puntini luminosi, che chiamai stelle fisse, la cui posizione sulla volta celeste cambiava sia durante la notte ma anche durante l’anno; notai però che le posizioni reciproche tra le stelle non cambiavano, cioè tutte formavano sempre gli stessi disegni, le costellazioni. Allora pensai che questi puntini luminosi fossero stelle fisse su una sfera che ruotava attorno alla Terra, posizionata al centro. Poi notai altri oggetti luminosi che invece si spostavano rispetto alle stelle fisse: le stelle vagabonde o Pianeti. Questi avevano moti strani, ma associando ad ogni pianeta una sfera diversa centrata sulla Terra e che ruotava ognuna con una propria legge, riuscii a spiegare e a prevedere le loro posizioni sul cielo. Feci lo stesso ragionamento anche per la Luna e il Sole. Siccome riuscivo a prevedere con precisione la posizione dei pianeti e della Luna, le eclissi di Sole e di Luna e qualsiasi evento astronomico, pensai che la mia teoria, spiegata in dettaglio nel mio libro l’Almagesto, fosse giusta. Effettivamente se tu guardi il cielo durante la notte, quello che vedi è una sfera di stelle che si muove sopra la tua testa, con le stelle che sorgono ad est e tramontano ad ovest. Tu cosa penseresti se non sapessi che la Terra non è al centro dell’Universo? Penseresti di stare ferma al centro e che le stelle, i pianeti, la Luna e il Sole ti ruotassero intorno. Questo è il motivo per cui, per circa 1500 anni, il mio sistema, il Sistema Tolemaico o Geocentrico, di cui vado fiero, è stato considerato l’unica verità. Poi, la Rivoluzione Scientifica ha portato una ventata di novità e menti eccelse come Copernico, Galileo, Keplero, etc. con le loro scoperte, invenzioni, osservazioni e teorie hanno rivoluzionato il modo di vedere il Mondo, e hanno mandato giustamente in disuso il mio Sistema Geocentrico. Voglio ringraziarti per il tuo interessamento ai miei studi. Ti saluto, Κλαύδιος Πτολεμαῖος

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Trebaseleghe, 29 marzo 2014 Caro Isaac Newton, sono Nicola, abito a S.Ambrogio, una frazione di Trebaseleghe. Abbiamo appena finito di fare il capitolo sull’astronomia, a me non interessava tanto, ma quando abbiamo parlato di te mi è venuta in mente una domanda da porgerti: quanto tempo ci hai messo per formulare la legge gravitazionale ed esporla? è una mia curiosità e oggi ho l’occasione di chiedertelo direttamente. Con affetto… Nicola Vian

Afterlife. April 23rd 2014 Caro Mister Nicola,

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mi amareggia molto sapere che l’astronomia non riscuota il Vostro interesse! What a pity! Ho iniziato a gettare le basi della mia teoria dopo aver conseguito la laurea di baccellierato (la vostra laurea triennale) nel 1665 al Trinity College di Cambridge. A seguito della chiusura dell’Università a causa di un’epidemia di peste, sono tornato a Woolsthorpe, la mia città natale, e per 18 mesi (dal 1666 al 1667), ho effettuato degli esperimenti che sono stati fondamentali per i miei studi sulla gravitazione. Ricordo che nel 1666 ero seduto sotto un melo nella mia tenuta a Woolsthorpe quando un frutto mi cadde sulla testa. Ciò iniziò a farmi riflettere sul perché la Luna non cadesse sulla Terra come accadeva per la mela. Per spiegarmi queste differenze ipotizzai che la distanza della mela e della Luna rispetto alla Terra fosse l’elemento fondamentale ed iniziai a pensare dunque ad una forza (che poi chiamai “gravitazionale”) che diminuisse secondo la misura della distanza elevata alla seconda potenza. Purtroppo, nei miei calcoli per dimostrare che il moto della Luna poteva essere spiegato proprio da questa forza, non tenni conto di un fattore importante, che i miei colleghi scienziati moderni conoscono molto bene: le perturbazioni dovute alla presenza dei pianeti, che per la mela sono trascurabili ma per la Luna no! Il risultato fu il fallimento della mia dimostrazione. Potete ben immaginare, caro Nicola, la mia delusione! Smisi perciò di pensare alla gravitazione fino al 1679, quando ritornai alle mie idee sulla gravità e sui suoi effetti sulla determinazione delle orbite dei pianeti, in combinazione con le leggi di Keplero e la fisica galileiana. È stato l’amico e collega Edmund Halley (al quale è stata dedicata la famosa cometa) a spingermi a pubblicare le mie scoperte, che altrimenti avrei tenuto per me, chiedendomi un consulto ad un problema matematico sul moto delle comete. Ricordo che gli mostrai il mio manoscritto intitolato “De Motu Corporum” (1684) che conteneva le tre leggi del moto. Nel 1687, Halley mi convinse a pubblicarlo in un’opera più ampia, in tre volumi, che racchiude tutte le mie scoperte anche nel campo dell’ottica, i “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” (Principi matematici della filosofia naturale) comunemente chiamati “Principia”. È nei “Principia” che usai per la prima volta la parola latina gravitas (peso) per la determinazione della forza che è diventata nota come gravità e definii, in modo preciso, la legge della gravitazione universale. Mio caro e curioso giovane amico, vorrei condividere con te un personale pensiero che mi ha condotto alla formulazione della legge che da me prende il nome e che spero ti guidi nella tue scelte future, qualsiasi esse siano: rifiuta qualsiasi spiegazione della natura che non derivi da una valida verifica sperimentale e non accettare alcuna ipotesi che non sia stata indotta da una precisa concatenazione di esperimenti e ragionamenti basati sulla relazione di causa e effetto. Con affetto, vostro

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Trebaseleghe 29 marzo 2014

Egregio signor Newton, uto comprensivo G. ponti di uento la classe seconda D del istit freq e i ann 12 ho l, hae Mic mo chia mi ,eda Trebaseleghe . ito una cosa: A cosa serve la gravita luzzione scientifica , ed non ho cap rivu a dell tato trat o iam abb se clas In che cosa è dovuta? ermi con esattezza, e per questo fessore ma non ha saputo rispond pro mio al mi lger rivo a vato pro Ho ton . Mi rivolgo a lei illustre signor New , one La ring razzio per la colaborazzi cordiali saluti . Michael Carollo

Afterlife. April 23rd 2014 Caro Sir Michael Carollo, Volevo ringraziarvi perché mi avete fatto una domanda molto interessante. Infatti, non tutti quelli che sentono parlare di gravità si chiedono che cosa sia in realtà. La domanda è interessante a tal punto che ho deciso di ignorare i numerosi errori grammaticali presenti nel vostro scritto, errori che generalmente mi infastidiscono grandemente e ai quali vi supplico di cercare di porre rimedio con l’avanzare negli studi. Ebbene, la prima cosa che vi dico è che la gravità non è qualcosa che noi possiamo vedere, toccare, sentire, odorare, mangiare e per questo motivo non possiamo darle un colore, una forma, un suono, un odore, un sapore. La gravità è una forza che esiste intorno a noi ma che noi non percepiamo con i sensi, bensì soltanto perché essa ha degli effetti su di noi e sugli oggetti che ci circondano. Per esempio, ogni volta che voi fate un salto cosa succede dopo? Naturalmente ricadete a terra e questo perché è la forza di gravità che vi fa ricadere a terra. Anche quando cade un bicchiere da un tavolo, avete voi mai visto il bicchiere volare verso il soffitto? La risposta è ovviamente no, perché il bicchiere cade a terra e si rompe, e questo accade perché è la forza di gravità che lo fa cadere. La gravità è dovuta al fatto che ognuno di noi - e tutti gli oggetti che ci circondano - abbiamo una certa massa e il nostro pianeta Terra tramite la gravità ci attira a sé. Essa serve perché, se non ci fosse, tutti noi e tutti gli oggetti che ci circondano non potremmo vivere sulla Terra perché, non essendo attirati da nessuna forza, voleremmo via nel cielo. Spero di avervi risposto come desideravate. Vi mando un caro saluto,

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Trebaseleghe, 29/3/2014 Caro Einstein, sono Tommaso e ti sto scrivendo perché ho molte curiosità su di te. mente Sono in seconda media e poco tempo fa abbiamo trattato la rivoluzione scientifica e a me è venuta in una domanda: “come mai se vai alla velocità della luce il tempo scorre più lentamente e come hai fatto a capirlo?” Il prof. Non ha saputo rispondermi, per favore mi puoi rispondere te? Ciao, ciao e ti prego di rispondermi. Tommaso Masiero

Aldilà relativo. 23 aprile 2014 Caro Tommaso, che domanda interessante mi hai posto! Tutto quello che scriverò in risposta è stato confermato dai calcoli effettuati da me e dai collegi più moderni, ma le conoscenze matematiche necessarie per seguire la dimostrazione non ti sono ancora state spiegate. Devi avere pazienza! Cercherò quindi di illustrarti il mio pensiero basandomi su esempi il più possibile semplici. 54

Devo partire da come si è formato, in me, il concetto di “relativo”. Quando avevo otto anni, i due fisici Michelson e Morley eseguirono un esperimento storico i cui risultati sono alla base della mia teoria. In pratica, approfittando del moto di rivoluzione della Terra, misurarono la velocità della luce proveniente dal Sole, sia nella direzione Terra-Sole, che in quella ad essa trasversale. Dato che si aspettavano di trovare due valori diversi nelle due misure, puoi ben capire quale sorpresa fu trovare lo stesso valore della velocità della luce, pari a 300000 km al secondo! Naturalmente ripeterono l’esperimento moltissime volte, pensando di aver sbagliato le misure, ma continuarono a trovare un valore della velocità della luce solare costante in ogni direzione guardassero. Cioè la velocità della luce è la stessa, sia che le si “corra incontro” sia che le si “scappi davanti”. È una costante, non cambia, ha un valore universale: ho pensato che tanto valesse indicarla con una lettera, la c. Questo risultato contrastava brutalmente con la fisica conosciuta all’epoca e non fu facile farlo accettare dai miei colleghi! Ora, come forse avrai visto in scienze, la velocità è definita come la divisione tra lo spazio percorso e il tempo impiegato a percorrerlo: v = s/t (per convincertene, pensa al tachimetro dell’auto dei tuoi genitori in cui la velocità è indicata in chilometri - unità di misura delle distanze - orari - unità di misura del tempo -). Dunque, nel caso della luce, la velocità si indica come c = s/t ed è sempre costante in qualunque sistema di riferimento. Ma se il rapporto è costante, allora ciò che deve variare sono lo spazio s e il tempo t. Ma questo vuol dire che il tempo (e lo spazio) non sono immutabili, ma variano al variare del sistema di riferimento in cui mi trovo e sono relative ad esso! Immaginiamo ora di allontanarci alla velocità della luce c da un orologio perfettamente funzionante che segna le 12 in punto. Si vedrebbe l’orologio segnare sempre le 12, come se fosse fermo, e questo perché l’immagine che proviene dall’orologio (che frattanto segna i minuti e le ore che passano), viaggia anch’essa alla velocità della

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luce e non ci può raggiungere in quanto noi ci stiamo allontanando da essa alla stessa velocità. È come se una persona corresse alla stessa velocità del cane che la insegue: l’animale non la raggiungerebbe mai! Se invece ci allontanassimo dall’orologio ad una velocità leggermente inferiore a quella della luce, si vedrebbero le lancette muoversi lentamente e se si viaggiasse più velocemente della luce si vedrebbero le lancette dell’orologio andare addirittura all’indietro. Il fatto che il tempo potrebbe procedere a ritroso, contrariamente a quello che sperimentiamo durante la nostra vita, ci suggerisce che è impossibile viaggiare più velocemente della luce! La scoperta di un “tempo relativo” fu una vera rivoluzione culturale, oltre che fisica, che introdusse una serie di possibilità che vanno contro il comune buon senso. La mia teoria della relatività, però, non è rimasta un esercizio mentale. Nel 1971, i due fisici Joe Hafele e Richard Keating imbarcarono quattro orologi atomici estremamente precisi a bordo di un aereo di linea e li fecero volare attorno alla Terra, per poi paragonarne la lettura con orologi identici lasciati in laboratorio. Ebbene, sull’aereo il tempo era passato più lentamente che in laboratorio: gli orologi viaggiatori erano indietro di 59 nanosecondi (59 miliardesimi di secondo), esattamente la quantità prevista dalla mia teoria! È evidente che 59 nanosecondi sono ininfluenti per la nostra vita: un viaggiatore abituale non invecchia più lentamente perché prende spesso l’aereo e questo perché non esistono aerei che viaggino a velocità paragonabili a quella della luce! Ma questo rallentamento cresce all’aumentare della velocità: se gli orologi potessero viaggiare al 99% della velocità della luce, il tempo sarebbe sette volte più lento. Come ti ho scritto all’inizio di questa mia, la matematica usata a dimostrazione delle mie ipotesi è più complessa di quella che fino ad ora ti hanno insegnato. Perciò, ti invito, nel corso della tua vita e dei tuoi studi, a riaffrontare l’argomento man mano che nuovi concetti matematici ti saranno spiegati: vedrai che la mia risposta alla tua domanda ti risulterà ancora più chiara e convincente! Ricorda sempre, Tommaso, che lo scopo di ogni attività dell’intelletto è ridurre il mistero a qualcosa di comprensibile. Con affetto, tuo

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I calligrammi Elaborati dalla 1^D

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Una mela al giorno toglie il medico di torno dieci mele al mese diventi più cortese rossa verde o gialla assomiglia a una palla dolce succosa e croccante di vitamine contiene tante Granny Smith, Stark, Fuji o Imperatore tutte quante ricche di sapore e se presenta un piccolo difetto ci può essere dentro un vermetto. Sofia De Pieri

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Il quadrato la forma perfetta con angoli e lati uguali tra loro, in qualsiasi posto li metta. Base per altezza, lato per quattro. Ci van sopra gli scacchi: “Scacco matto!”. È una piastrella tra tante piastrelle tutte attaccate: “Non ce n’è una ribelle!”.

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Enrico Donà

Il dente è bianco e appuntito come le unghie del dito e qualche volta viene cariato pian piano va rovinato. Anonimo


Il cuore, cioè il segno dell’amore, è rosso, rosa, blu, ma anche di più. Il simbolo degli innamorati non più se si son lasciati. Al cuor non si comanda neanche con la banda! Michelle Giordan

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È un suono rilassante, leggero e pesante. Può essere forte, duro o dolce e sicuro. Fa divertire la gente e ti entra nella mente con suoni, canti, chitarre e tamburi tonanti. La ascolti in casa e in giardino, di sera o di giorno prima del pisolino. Ha tante lingue e strumenti diversi, voci, canti e versi. Può essere rock, dolce, da chiesa o da festa, ma la voglia di ascoltarla sempre resta. Daria Fiozzo

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Acchiappa i topi in un batter d’occhio e se li mangia come un biscotto. Vanno in giro di qua e di là per tutta la città. È di vario colore e va tenuto con tanto amore. Può essere macchiato o colorato l’importante che sia vaccinato o basta che tenga allegria. Davide Casarin

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Il fiore che nasce nel prato, spesso viene calpestato, mentre quello in vaso, che venga maltrattato è un caso. È grande, piccolo, colorato, variegato e alle persone viene donato. Alle donne con la veste bianca e alla mamma, poverina stanca. Il suo profumo è sicuro e non ricorda un avvenimento oscuro. Sara Cappelletti


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Il pino non è solamente il pinguino della Vodafone ma è anche una pianta piena di spine che non cadono mai come le rondini in volo. Non è neanche uno shampoo ma ha comunque un buon odore e la sua ombra ti rinfresca come una doccia fresca. Che Natale sarebbe senza un bel pino da decorare? Con la sua resina si fanno tanti lavoretti graziosi ma questo è un altro discorso... Luca Boldrin

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La margherita bianca e gialla è la mia preferita. Ricopre i prati del mondo e i bambini sopra ci fanno il girotondo. Con lei le bambine si fanno le coroncine. Semplice com’è porta allegria con sè. Riesce a far usare la fantasia ai bambini per fare bei pensierini. Nelle belle giornate lei risplende con il suo color giallo e bianco. Grande o piccina è sempre carina. Evviva la margherita che la primavera fa risplendere la sua vita!! Alessia Mazzilli


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Grazie al bottone si apre l’ombrellone, ci ripara quando è brutto e anche quando si è all’asciutto. Sembra una medusa che, con una scusa, esce dal mare per farci asciugare. Giovanna Zanella

Mi chiamo mozzarella sono bianco sono invisibile e vedermi è impossibile. Sono bello, sono snello! Anonimo

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Il logo della 2^D Studi di grafica per il logo.

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Disegno di Gaia Benin 2^D

Disegno di Filippo Fassina 2^D

Disegno di Michael Carollo 2^D

Disegno di Davide Zoggia 2^D


di Elena Sanguin 3^D

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di Matteo Sorato 3^D


Disegno di Camilla Vanzetto 3^D

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Disegno di Matteo Sorato 3^D


Tassellazione infinita con base triangolo equilatero di IGiovanna Zanella 1^D.

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