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Speciale ECO-BABY
Fasce e marsupi • Allattamento • Baby Blues • Acquaticità
FEBBRAIO 2012
APRILE 2012
Mensile, numero 2 anno 7 - Poste Italiane SpA - Spedizione in a.p. - DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 1, DR CB Torino - 3 euro
Giovani Genitori è la rivista per le famiglie di Torino e del Piemonte. Ci trovate notizie, eventi, negozi, idee vacanza, alimentazione a km0... tutto a misura di bambino.
Mensile, numero 4 anno 7 - Poste Italiane SpA - Spedizione in a.p. - DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 1, DR CB Torino - 3 euro
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La PRIMA GUIDA per chi aspetta un bimbo in Piemonte
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COPIA OMAGGIO
Speciale ECO-BABY
Fasce e marsupi • Allattamento • Baby Blues • Acquaticità
Speciale eco-baby
sommario 6
News e prodotti
28
Beauty Mamma in forma
10
Il pannolino giusto
14
Allattamento: vero o falso
18
Baby blues
22
Nascere in casa
30
Salute Alla scoperta del perineo
32
Casa La bio cameretta
34
Relax Benessere formato bebè
36
Shopping Il corredino
38
Fitness La ginnastica
con il passeggino
40
Linguaggi Il massaggio infantile
42
Alimentazione L’autosvezzamento
44
Trasporto Babywearing
46
Onomastica La scelta del nome
47
Libri
48
Materiali Meglio il vetro
49
Equilibrio Naturopatia bebé
...anche su www.giovanigenitori.it
Direttore responsabile Luisa Tatoni
Care lettrici e cari lettori, questo che avete in mano è un numero speciale della rivista Giovani Genitori, tutto dedicato ai bebé - quelli che sono appena arrivati o quelli che stanno per arrivare – ed è un omaggio per voi mamme e papà verdissimi, informati e consapevoli. L’attenzione all’ecologia è una caratteristica comune ai nuovi genitori. La nascita di un figlio rende più dense di significato le parole “sviluppo sostenibile”, perché preservare l’ambiente significa mantenere inalterate le possibilità per le future generazioni. Sappiamo che quando arriva un bimbo il mondo naturale assume una nuova importanza e si apre un panorama di scelte delicate e importanti per i genitori. Nuove attitudini prendono piede e nuovi dubbi si affacciano: è meglio usare la fascia o il passeggino? È importante che il cotone sia organico? L’autosvezzamento è una possibilità reale? Su queste pagine troverete tante risposte date attraverso la testimonianza di famiglie che si sono interrogate – come farete voi – su qual è il miglior pannolino da utilizzare, qual è il parto più naturale, quali sono i miti da sfatare sull’allattamento. A scrivere sono mamme e papà, nel tradizionale stile di Giovani Genitori, l’unico giornale che parla alle famiglie del Piemonte. Vi invitiamo a conoscerci: la rivista si riceve solo in abbonamento, ma è possibile chiederne una copia omaggio attraverso il sito www.gio-
Hanno collaborato a questo speciale Elena Brosio, Mario Bettas Valet, Cristiana Calilli, Catia De Bacco, Ugo Finardi, Franca Fronte, Francesca Galdini, Claudia Gioachin, Ilaria Martina, Cinzia Pampo, Maurizia Pennaroli, Giorgio Pulini, Alice Quaglino, Elena Sardo, Fabiana Vino, Valentina Vottero Marketing e pubblicità Giorgio Pulini, Luciana Martellucci, Elisabetta Negrisolo, Federica Petey Mautino marketing@giovanigenitori.it Tel. 011 19913133 Edizioni Espressione Via Vanchiglia 18 - 10124 Torino www.espressione.it Stampa Alma Tipografica Via Frabosa, 29/B 12089 Villanova Mondovì (CN) L’editore è a disposizione per assolvere diritti eventualmente non corrisposti
Autorizzazione del Tribunale di Torino n.5969 del 22/4/2006 Iscrizione al Roc n. 14333 ISSN 1828-9738
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Happy green baby!
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Catia
Mario
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news > Socialità baby Non tutti conoscono gli undici “Centri Bambini e Genitori” della Città di Torino, che si rivolgono a bambine e bambini da 0 a 6 anni e ai loro genitori. Sono dedicati a chi non frequenta il nido e sono luoghi per giocare, vivere esperienze di apprendimento e momenti di confronto con personale qualificato. Per accedere ai centri occorre iscriversi. Lo si fa alla Divisione Servizi Educativi della città (www.comune.torino. it/servizieducativi) o presso i singoli servizi.
> Giocattoli senza rischi
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olori decisi, design accattivante e cura nei dettagli caratterizzano il tappetino d’attività di Deuz. Morbido e confortevole, permette al piccolo di giocare e sperimentare varie sensazioni tattili grazie a stimolanti accessori come bandierine, sonagli, anello. Sfoderabile, si lava in lavatrice. In cotone bio, stampato con inchiostri naturali. Si trova da Yellow Basket, in via Saluzzo 45/G, a Torino, o si ordina online su www.yellowbasket.it.
Un nuovo nido al Sant’Anna Dopo la nascita, in ospedale si favorisce la relazione tra mamma e bambino attraverso il “rooming-in”, cioè la presenza di una culletta a fianco del letto materno, giorno e notte. Quando questo non è possibile, il bimbo viene ospitato nel nido che, all’ospedale Sant’Anna di Torino, è stato appena rinnovato. Il nuovo nido fisiologico è suddiviso in tre grandi aree: quella di terapia minima, in cui si fornisce la prima assistenza al neonato, quella per l’allattamento e quella che accoglie le culle per gli ultimi nati. In caso di emergenza è in grado di ospitare fino a quattro bambini in terapia intensiva. I genitori possono entrare liberamente nel nido, che è raggiungibile da tutti i reparti.
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La qualità è importante soprattutto nelle mani dei bambini. Giocattoli insicuri, costruiti con materie prime pericolose, poco attenti all’ambiente e alla salute non vanno bene. L’Unione Consumatori dà questi consigli per scegliere giochi di qualità: controllare che, oltre al marchio CE, riportino sulla confezione alcuni contrassegni volontari, come il bollino Giocattoli Sicuri rilasciato dall’IISG o il marchio IMQ per i prodotti elettrici. Sull’imballaggio o sul giocattolo devono essere indicati il nome e l’indirizzo del fabbricante o del distributore e l’età per cui il gioco è indicato.
> Pomodoro sempre più Il consumo di pomodoro è sempre più associato alla riduzione del rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e tumori. I pomodori bio, in particolare, hanno una marcia in più. I microfunghi simbiotici che li popolano hanno una benefica associazione radicale permanente. Lo afferma uno studio condotto da biologi, microbiologi e medici del Cnr e dell’Università di Pisa.
Il Girandolo
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isegnato e prodotto da una mamma torinese, Stefania, Girandolo è un seggiolone davvero speciale: in piedi è un classico seggiolone, comodo e non troppo ingombrante. Quando i bimbi crescono, Girandolo si ribalta e diventa un banchetto o una seduta a dondolo. La filiera produttiva è certificata, con vernici atossiche, tessuti bio e legno proveniente da foreste coltivate PEFC e ha un ciclo di vita sostenibile, perché il suo uso muta con il crescere del bambino. www.girandolo.it
Bio è bello Paradiso di prodotti bio per l’infanzia, Ekobebè è un negozio online aperto da due mamme torinesi, Silvia e Federica, che hanno a cuore la salute dei bimbi e quella del pianeta. Vendono tanti prodotti bio, belli e utili. Come la linea di abbigliamento Frugi, 100% naturale, in cotone organico e prodotta in modo equosolidale. Eticamente corretta senza sacrificare nulla all’estetica: i colori e le stampe Frugi sono deliziosi. www.ekobebe.it
Il meglio per la pelle “Il tatto è il primo senso che i bebè sviluppano, la pelle è l’organo più esteso che abbiamo. Da lì l’importanza di trattarla bene. La pelle assorbe quello che vi spalmiamo, quindi utilizzare sostanze nocive sulla pelle è un po’ come mangiare cibi tossici”, racconta Claudia Maffi che sul suo sito propone una bella selezione di cosmetici e una nuovissima linea di make-up, tutti al naturale, bio e adatti ai vegani. E tanti altri bei prodotti dedicati ai genitori attenti alla salute dei bambini e al benessere del pianeta, dai pannolini lavabili ai detersivi ecologici, alle fasce e ai giochi. www.ecomammaebimbo.com
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news > Saran belli gli occhi blu
La culla a dondolo
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rresistibile nella sua semplicità e versatilità, la culla amaca di Airdeje è ideale per far dormire il bebè nei primi mesi di vita (fino ai 9 chili). Disponibile in tre colori delicati, è leggera e maneggevole. Quando il piccolo cresce, la si riutilizza come elegante portagiochi o per riporvi i primi vestitini. La struttura è in legno di faggio non trattato, il materasso in cotone anallergico. Tutti i tessuti sono organici e si possono lavare in lavatrice. A Torino si trova, tra mille altre meraviglie, da Design Prodige for Kids, in via Berthollet 33/A. www.designprodige.com
La collana d’ambra La crescita dei dentini fa piangere il bimbo? Per alleviare il dolore ci sono tanti rimedi naturali. Fra i più gettonati: massaggiare le gengive con balsami e gel a base di ratania e utilizzare la collanina di ambra naturale che favorisce il rilassamento. In vendita nei negozi bio e in molte farmacie e parafarmacie.
Che aria respiri Come genitori non si può rimanere indifferenti alla questione inquinamento: sono tanti e spaventosi gli studi che evidenziano come l’esposizione alle polveri sottili possa causare danni all’apparato cardiocircolatorio e i bambini sono i più vulnerabili. Il sito www.lamiaaria.
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it fornisce previsioni dell’aria aggiornate e indicazioni su come proteggersi dallo smog: nelle giornate da bollino rosso viene consigliato ai bambini di non praticare attività fisica all’aria aperta, in certe fasce orarie è addirittura sconsigliato uscire.
Cosa risulterà dalla combinazione di geni che eredita il bambino? Avrà gli occhi castani o azzurri? È impossibile saperlo in anticipo, ma è divertente calcolare le probabilità con gli appositi programmi che si trovano in rete. Il più elaborato è sul sito del The Tech Museum di San Francisco (museum.thetech.org/ugenetics/ eyeCalc/eyecalculator.html). Impostate i genotipi e controllate il risultato, ma tenete presente che le variabili non sono ancora tutte note. Sono infatti sicuramente due i cromosomi che influenzano il colore dell’iride, ma basandosi solo su questi non si spiegano alcune varianti, come gli occhi grigi o nocciola.
> Alcool e gravidanza Meglio non bere alcool in gravidanza. È il messaggio lanciato dalla Società italiana di Ginecologia per sensibilizzare le future mamme. Le regole da rispettare si trovano sul sito www.beviresponsabile.it. Secondo una ricerca di Assobirra, che sostiene l’iniziativa, 8 donne su 10 non smettono di bere quando sanno di aspettare un bambino.
> Britannici oversize Li chiamano “sumo-babies” e in Inghilterra stanno provocando allarme. Sono i neonati oversize, quelli che appena usciti dalla pancia pesano già cinque chili e più, mentre la media nazionale è di 2,83 kg per i maschietti e di 2,73 per le femmine. L’aumento di nascite sopra misura sembra dovuto alla “epidemia di mamme grasse” che sta affliggendo il paese. In Gran Bretagna la metà delle donne che mettono al mondo un figlio è sovrappeso o obesa.
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I tre porcellini in app Un’idea regalo originale? Perché non comprare una app? Quelle di Jekolab, prodotte a Torino con la supervisione dell’università, sono davvero belle. Consigliata, su tutte, la storia dei tre porcellini, un vero libro interattivo per iPad e iPhone.
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shampoo e l’Olio per pulizia e coccole. Per le mamme in gravidanza l’Olio Pancione previene le smagliature e aiuta a ritrovare l’elasticità dei tessuti dopo il parto. Ma sono tanti e tutti buoni i prodotti Daymons: chi li prova ne è conquistato, perché sanno di verde e di natura. www.daymonsnaturalerbe.it
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Il pannolino giusto Quali sono i pannolini migliori? Ce lo raccontano quattro famiglie, ognuna con la sua storia
I lavabili Bastano 24 pannolini, dei modelli giusti Gianna e Mauro sono sposati da tanti anni. Da quando sono arrivati i loro tre bambini, Gianna ha deciso di fare la mamma a tempo pieno. Hanno scelto i pannolini lavabili per una spiccata sensibilità ecologica e ci raccontano che non si tratta solo di prendere o lasciare, ma di provare e scegliere il pannolino giusto. “Sono molto attenta all’ambiente - racconta Gianna - e faccio il
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possibile per tutelarlo. I pannolini lavabili mi hanno sempre tentata per il lato ecologico ma mi sono decisa a provarli solo con la nascita del secondo figlio, perché avevo paura che ci avrebbero complicato troppo la vita. Se solo potessi tornare indietro! Con il piccolo Sergio, avendo iniziato relativamente tardi, non ho avuto bisogno di una fornitura completa, che è di circa 24 pezzi. Me ne sono bastati la metà e ho speso circa 200 euro. Anche se avessi raddoppiato la spesa, calco-
lando che un bambino da zero a tre anni utilizza circa 6500 pannolini e che i lavabili si possono riutilizzare per più figli, è indubbio che la scelta è conveniente”. Ma tengono asciutto? “Sì, li uso anche di notte senza problemi. Il bimbo non si bagna e il sederino non si arrossa. Anzi, ho sentito molte altre mamme che sono passate ai lavabili proprio per risolvere problemi di arrossamento e piaghette”. Com’è la giornata tipo di chi usa
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i lavabili? “Il pannolino usato si sciacqua e si mette a bagno. Io uso una bacinella, in cui di volta in volta aggiungo i pannolini sporchi e due gocce di olio di tea tree per disinfettare. La sera lavo tutto a 40°, con un ciclo rapido, senza detersivo, il cui uso può ridurre l’assorbenza”. Pulirli non fa impressione? “Avere a che fare con i ‘rifiuti solidi’ dei nostri bambini è un grande tabù della nostra epoca. Esistono veli biodegradabili da inserire nel pannolino che si buttano nel water, senza bisogno di toccare niente. Ma anche senza usare i veli, basta una sciacquata e via. È tutto molto più semplice di quel che sembra. Quel che conta è provare fino a trovare i modelli giusti, perché la scelta è ampia e quel che va bene a una famiglia può non soddisfare l’altra”.
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I pannolini di marca
Silvia e Simone con Tommaso e Benedetta
Quel che conta è provare fino a trovare i modelli giusti, perché la scelta è ampia e quel che va bene a una famiglia può non soddisfare l’altra Ilaria e Alice
Usa-e-getta, ma ecologici Ilaria ha scelto di coniugare assorbenza e ambientalismo, risparmiando cloro e sbiancanti Ilaria, 30 anni, ha lasciato Milano dove aveva un lavoro da Pr nel mondo della moda per trasferirsi a Torino con la piccola Alice, di 18 mesi, a fianco del suo compagno. “Quando ero incinta, ero sicura e convinta che avrei utilizzato solo i pannolini lavabili. Poco dopo l’arrivo di Alice, tuttavia, il tempo dedicato ad allattamento, piccole coliche e nanna mi ha costretto a cambiare idea, perché non riuscivo più a seguire anche il lavaggio dei pannolini. Così ho provato i pannolini ecologici. Ho trovato i Moltex in un negozio che vende prodotti biologici: sono biodegradabili e più naturali di molti altri in commercio, non sono sbiancati e non contengono cloro, per cui ho pensato che fosse la soluzione
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che faceva al caso mio. Non volevo che il sederino della mia bambina fosse a contatto con troppe sostanze chimiche, oltre naturalmente al discorso di sostenibilità ambientale, da non sottovalutare. Mi sono trovata molto bene subito, sia come vestibilità, sia come tenuta. Alice non ha mai avuto il sederino arrossato. Certo, i pannolini ecologici sono un po’ più cari degli altri e questo è il loro punto debole, però sono sicura di aver risparmiato molto in creme lenitive da arrossamento”. Ilaria usa i pannolini ancora adesso, ma li alterna al metodo dell’educazione al vasino. “Stiamo seguendo il metodo della Elimination Communication, ma lo facciamo solo quando siamo in casa tranquille: la lascio con dei pantaloni, senza pannolino, per farle acquisire maggiore consapevolezza del suo corpo, senza fretta e con molto rispetto dei suoi tempi”.
Preferiti da Silvia, che li regala ancora agli amici neogenitori Silvia ha 34 anni ed è di Torino. Ha conosciuto Simone, che viene da Latina, durante una vacanza in Spagna. Esattamente 9 mesi dopo il matrimonio è nato Tommaso, che ormai ha quasi 5 anni. Dopo altri diciassette mesi è arrivata Benedetta, quasi la fotocopia del fratello. “Con due bimbi, pannolini ne abbiamo fatti andare eccome - racconta Silvia -. Io ho tifato sempre e solo per quelli di marca, mentre mio marito ha cercato di rifilarmi di tutto. Per me i pannolini di marca sono gli unici che tengono veramente. Non so se è una mia fissa o no, ma con gli altri pannolini mi ritrovavo sempre con i body sporchi. Siamo andati alla ricerca delle migliori offerte e spesso abbiamo comprato i convenienti scatoloni multipacco”. Tra i vari modelli in commercio Silvia non ha mai trovato una grande differenza, né ha mai avuto grandi problemi di arrossature. “Solo qualche piccolo episodio - racconta -, superato velocemente con le creme. A volte viene da pensare che i ciripà creerebbero meno problemi alla pelle dei bimbi e tra l’altro si risparmierebbe non poco, ma tra figli e marito, casa, lavoro e compagnia, sarebbe un po’ utopistico pensare di lavare cinque o sei volte al giorno i pannetti e averne a disposizione altrettanti pronti all’uso”. A togliere il pannolino è stata la nonna. “D’estate i bimbi vanno in vacanza da lei a Latina, anche per lunghi periodi. Ci vanno volentieri, perché hanno a disposizione ciò che qui, a Torino, manca completamente: lo spazio e l’aria aperta. Sapendo che vivono in mezzo a tanta serenità, noi riusciamo a sopportare la lontananza. Nel mezzo del giardino, con il caldo estivo, la mia mitica suocera si è presa la briga di togliere i pannolini a tutti e due, quando avevano all’incirca due
Senza pannolino
Barbara e Velvet
anni (Tommaso qualcosa in più, Benedetta qualcosa in meno)”. I pannolini girano comunque ancora per casa. “Mio marito ed io siamo molto pratici e spesso agli amici che hanno avuto un bambino ci presentiamo con il nostro prezioso regalo: lo scatolone multipacco. Ovviamente di marca! Magari è un regalo poco romantico, ma sempre apprezzato”.
Barbara: educazione al vasino Barbara, imprenditrice torinese, è mamma di Velvet. In casa hanno scelto di seguire una strada inusuale: educare precocemente al vasino riducendo al minimo l’uso dei pannolini. “Abbiamo deciso di seguire il metodo della Elimination Communication o Potty Training. Si tratta di crescere senza pannolino o, per meglio dire, educare all’uso del vasino fin dai primi mesi di vita. Ho scoperto questo metodo grazie al mio compagno e dopo le prime perplessità l’ho trovato interessante. Dopo il parto ero molto stanca. Ho usato per i primi mesi i pannolini ecologici, ma poi ho cominciato a tenere Velvet senza pannolino in casa, con delle ghettine di spugna. Notavo che ci dava segnali molto chiari, con il viso e con il corpo. Quando mi accorgevo che stava
per fare la cacca la portavo subito in bagno sul wc, mentre per la pipì la portavo vicino al bidet. Lo facevo più o meno una volta all’ora, creando una certa ritualità. Giorno dopo giorno, osservandola, ho notato che era sempre più consapevole di quel che accadeva nel suo corpo. Dopo qualche settimana ha iniziato a fare pipì e cacca soltanto in bagno. Verso i dieci mesi abbiamo introdotto il vasino, con alcuni giochi e bambola al seguito”. A venti mesi Velvet chiede di essere portata in bagno, anche quando la famiglia è fuori casa. “Sono molto contenta - continua Barbara - perché è importante che il bambino conosca il proprio corpo. L’utilizzo prolungato dei pannolini ritarda la consapevolezza. C’è inoltre un notevole risparmio, non si inquina e soprattutto abbiamo fatto di Velvet la protagonista attiva del suo percorso”. Giovani Genitori 13
Allattamento: vero o falso 14 Giovani Genitori
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uante credenze, quanti luoghi comuni, quante insicurezze sull’allattamento. Nutrire un bimbo appena nato è un grandissimo impegno, fisico ed emotivo, ma le tante false controindicazioni rischiano di trasformare questo momento delicato e intenso in una esperienza stressante per la neomamma, costretta a privarsi di tutto: niente caffé, mai un bicchiere di vino, persino un analgesico contro il mal di denti sembra essere un problema. Cosa c’è di vero e cosa c’è di falso nelle credenze intorno all’allattamento? Bisogna mangiare doppia porzione di tutto VERO E FALSO La cosa importante non è mangiare molto, ma mangiare bene e soprattutto bere molto. L’allattamento richiede 500-700 calorie in più al giorno, equivalenti a una piccola porzione di cibo in più ai pasti o a una fetta di torta. I liquidi da reintegrare sono circa un litro, che in parte si assumono consumando frutta e verdura, in parte bevendo acqua e tisane. Al momento di allattare ricordatevi di avere sempre qualcosa da bere a portata di mano. Molte mamme sperimentano una intensa sensazione di sete appena attaccano il bimbo al seno. No all’aglio, alla cipolla, ai cavoli e alle spezie FALSO Non esistono alimenti vietati. Si può mangiare di tutto, con buon senso, mantenendo un’alimentazione variata. È vero che il latte prende il sapore del cibo, ma il suo gusto piace comunque al bambino. Il vino è vietato VERO E FALSO I risultati delle ricerche su allattamento e alcoolici sono ben lontani dall’essere decisivi e a volte sono addirittura contraddittori. Si ritiene che un consumo occasionale di uno o due bicchieri di vino o birra è compatibile con l’allattamento. Una utile precauzione è evitare di allattare subito dopo che si è bevuto, in modo da lasciare tempo all’organismo di metabolizzare l’alcool. Caffè e tè vanno aboliti FALSO Vi è una varietà di informazioni riguardo all’uso di caffeina durante l’allattamento. Un consumo moderato di caffeina non crea problemi alla maggior parte delle madri e ai bambini. Tuttavia, alcuni bambini sono più sensibili di altri e mostrano una insolita insonnia e agitazione, nel qual caso è meglio ridurre. Da tenere presente che la caffeina si accumula nell’organismo e che il fumo aumenta l’effetto della caffeina.
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Dai 3 ai 36 mesi Aperto tutto l’anno, dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 18.30 (massima flessibilità) Oltre 500 mq a misura di bambino Personale altamente qualificato Spazio esterno protetto e attrezzato Cucina interna con menu personalizzati Pediatra a disposizione delle famiglie Percorsi di sostegno al ruolo genitoriale
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Allattare fa male alla vista FALSO Non esistono studi scientifici che abbiano mostrato una correlazione tra allattamento e aumento della miopia. Una minoranza di neomamme, nei primi giorni dopo la nascita del figlio (anche in assenza di allattamento) sperimenta una diminuzione temporanea della vista. Il difetto è transitorio ed è imputabile al cambiamento ormonale e non direttamente all’allattamento. Non si allatta con le mestruazioni FALSO Durante l’allattamento il corpo sospende l’ovulazione e dunque non si hanno le mestruazioni. A un certo punto (il momento varia da donna a donna) l’ovulazione riprende, ma la cosa non interferisce con il latte e il bambino e si può tranquillamente allattare. Non si allatta con malattie infettive VERO E FALSO La questione sembra semplice, ma va valutata in base a diversi aspetti: la gravità della malattia, che la madre sia in fase acuta o portatrice sana, la trasmissibilità attraverso il latte materno, l’età e lo stato di salute del bambino, la possibilità di proteggerlo in altri modi. È vero che se la mamma è positiva al test dell’HIV non può allattare. In
alcuni Stati africani, dove il contagio è più alto e dove la povertà e le condizioni igieniche non permettono di utilizzare un latte di formula sicuro, le donne che hanno contratto l’HIV vengono trattate durante il travaglio con antivirali che permettono di allattare per sei mesi al seno. In Italia si consiglia invece di utilizzare i latti formulati. Si può allattare con l’epatite B e C, anche con RNA positivo. Vietato fumare VERO Fumare fa sempre male, ma in gravidanza e allattamento è più dannoso. Se non si desidera cogliere questa occasione per smettere, ci si può concedere una sigaretta ogni tanto, purché lontana dalla poppata. Con la febbre è meglio non allattare FALSO La febbre indica che l’infezione è in corso. Si possono prendere antipiretici come il paracetamolo o l’ibuprofene, ma non l’aspirina. In caso di diarrea si può allattare. Se il bambino ha febbre o diarrea meglio dare acqua o fermenti lattici FALSO Nel latte materno e nel calore che trasmette il contatto con la madre c’è gran parte della cura. Nel caso di diarrea i fermenti lattici sono già nel latte e non occorre dare altro.
Non si possono assumere farmaci FALSO È vero che la maggior parte dei farmaci passa nel latte, ma in quantità minime. Alcune, poche sostanze possono causare problemi al bambino, ma ciò non vale per tutti i principi terapeutici. Per ogni cura farmacologica esiste un’alternativa adatta all’allattamento. In caso di dubbi ci si può rivolgere al centro antiveleni, che a Torino si trova all’ospedale Molinette, tel. 011 6637637. Allattare fa cadere i capelli VERO I capelli cadono, ma sono quelli che non si sono persi durante la gravidanza, quindi il bilancio è pari. Allattare danneggia i denti della mamma VERO E FALSO Si può sperimentare una carenza di
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Percorso nascita: dalla gravidanza al primo anno di vita del bambino
calcio, per cui è indispensabile migliorare l’igiene orale. In caso di herpes è meglio sospendere VERO Nei primi mesi di vita di un neonato l’herpes è pericoloso. Bisogna consultare un medico e non attaccare il bambino al seno.
Se hai bisogno di aiuto o vuoi saperne di più puoi rivolgerti al centro di allattamento di zona (l’ospedale e il pediatra sapranno indirizzarti). A Torino e in Piemonte è attiva la Leche League, una associazione internazionale a sostegno dell’allattamento. Puoi avere informazioni o chiamare una consulente attraverso il sito www.lllitalia.org.
L’allattamento protegge dal tumore al seno VERO L’Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro afferma che l’allattamento aiuta la cellula del seno a completare la sua maturazione e quindi a diventare più resistente. Ci sono madri che non hanno latte o ne hanno poco FALSO Solo 2 donne su 10.000 non hanno latte. La “montata lattea” arriva
3-4 giorni dopo il parto. Il bimbo che si attacca alla mammella stimola la produzione e tutto procede normalmente. L’importante è non dare altro al bambino, per evitare che diminuisca la voglia di succhiare e quindi si abbassi lo stimolo alla produzione di latte. L’allattamento riduce il rischio di osteoporosi VERO L’allattamento “allena” le ossa a privarsi del calcio e quindi le prepara a quello che potrà avvenire in età più avanzata. I bambini allattati a lungo hanno un rapporto morboso con la madre FALSO Un bambino allattato a richiesta è più autonomo, perché ha imparato a regolarsi da solo. L’importante è non rendere esclusivo il rapporto tra madre e figlio, ma fare entrare nella cerchia degli affetti anche altre persone, soprattutto il papà ed eventuali fratellini o sorelline. Il latte si può donare VERO Chi ne ha molto può rivolgersi a una banca del latte. In Piemonte ce ne sono due: una all’ospedale Regina Margherita di Torino, tel. 011 3135070 e una all’ospedale di Moncalieri, tel. 011 6930269.
Non si può allattare in chemioterapia VERO In caso di cure chemioterapiche bisogna sospendere l’allattamento e affidarsi al latte di formula. Se passano 3-5 anni e ci si accerta della guarigione, quando si rimane di nuovo incinta si può tuttavia tornare ad allattare. Il latte materno può essere pastorizzato VERO È un procedimento che si applica per nutrire alcuni bambini affetti da gravissime allergie. Più il seno è grande, più c’è latte FALSO Quello che conta è la ghiandola mammaria, non le dimensioni della mammella. Il capezzolo introflesso non permette di allattare VERO Esistono alcune conformazioni anatomiche della madre (capezzolo introflesso) o malformazioni del neonato (palatoschisi) che richiedono un aiuto, tuttavia l’allattamento non è impossibile. In caso di capezzolo introflesso, finché il bambino è piccolo troverà difficile succhiare: in questo caso ci si può tirare il latte aspettando che cresca e riesca ad attaccarsi direttamente al seno. Giovani Genitori 17
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Baby blues Circondarsi di figure amiche: la strategia migliore per combattere la stanchezza dopo il parto
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l peggio è alle spalle, si può parlare di parto al passato. Passano i primi giorni in ospedale ed eccoci finalmente a casa. Vi auguriamo di cuore di no, ma il ritorno potrebbe non essere color pastello. Stanchezza, ansia e paure non per tutte le donne sono compensate dalla gioia della maternità.
Ormoni in tempesta La nascita di un figlio è un even-
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to straordinario che regala grande entusiasmo. Una sorta di innamoramento, qualcosa di simile alle prime cotte delle medie, con un senso di ebbrezza persistente associata all’idea del misteriosamente grande che sta in quel corpicino in cui le cellule si moltiplicano, il cuore batte, gli occhi si aprono. È la magia della vita, nel vero senso della parola. Nessuno riesce a rimanere indifferente. Stupefatti e commossi si diventa anche per-
ché nel corpo di mamma e papà c’è una tempesta di ormoni. Si diventa vulnerabili e d’improvviso ci si scopre a piangere per una pubblicità vista in Tv, si risponde con sorrisi esagerati ai cenni di saluto, si ama tutto e tutti. A qualcuna di noi questa improvvisa vulnerabilità non fa troppo bene. Anche se il parto non ha avuto complicazioni, anche se il bimbo sta bene e il ritmo della vita piano piano torna alla
Fragili e affaticate Può confortare sapere che il baby blues è la semplice reazione agli sconvolgimenti che si sono verificati nel corpo e nella vita e che obbligano, in qualche modo, a ripartire da zero. Bisogna riprendersi fisicamente dalla fatica del parto, imparare a rapportarsi con la presenza fisica del bambino, risolvere problemi nuovi legati all’allattamento e alle cure pratiche, sopportare una grande stanchezza, gestire nuovi rapporti con le famiglie di origine. Parenti e amici arrivano in visita o telefonano tutti i giorni. Pochi danno concretamente una mano. I più distribuiscono gratuitamente critiche e suggerimenti (spesso opposti) che insinuano dubbi su una fragilità emotiva difficile da gestire. Ai consigli non richiesti non bisogna prestare attenzione. Prendete in braccio il vostro bambino e allattatelo ogni volta che volete: è naturale che lui cerchi il vostro contatto e nessuno può parlare di “vizi” per un bimbo di un mese.
Vivere nel “qui e ora” Può succedere che la tristezza o il senso di inadeguatezza si facciano così forti da non riuscire a dominarli. Che sia stato naturale o cesareo, il parto è un evento che richiede sforzi notevoli e debilita l’organismo; ma anche i giorni precedenti sono stati pieni di attesa e tensione. Gli sbalzi ormonali esistono e hanno il loro peso. Se vi sentite giù, provate ad analizzare razionalmente i problemi, magari scrivendoli, e prendete coscienza che anche se sono numerosi, burrascosi, irrimediabili, visti singolarmente non sono così strani. Fa bene ripetere, come un mantra, che in questo periodo della vita tutto cambia velocemente. I bambini hanno cicli di settimane: quello che succedeva ieri non è detto che succederà domani. Magari domani succederà qualcosa di peggio. ma oggi, qui, in questo momento, le cose stanno andando bene. Bisogna vivere nel presente.
I veri problemi Oltre ad ansie e paure, ci sono innegabili problemi reali. La stanchezza, per esempio, che non si riesce a recuperare
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normalità, assieme alla contentezza arriva un’ondata di malinconia che è difficile spiegare. Le lacrime sgorgano troppo spesso e ci sentiamo letteralmente svuotate. Questo stato d’animo è chiamato “baby blues” o depressione post-parto non patologica. È una condizione di fragilità emotiva che passa, normalmente, dopo alcune settimane. Esiste anche una forma patologica, con sintomi più gravi e persistenti, che necessita di cure mediche specifiche, ma è rara.
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La mamma perfetta non esiste, esistono solo mamme normali e autentiche, che come tutti hanno momenti di sconforto e anzi si accumula. Dormire poco o nulla per molte notti rende la vita più pesante e difficile. Ci si sente tremendamente irritabili. Ci sono i disturbi fisici del dopo parto che si fanno sentire, mentre non giova sentirsi impacciati a cambiare i primi pannolini o a medicare il cordone ombelicale, soprattutto se si era convinti che i neonati sono esserini semplici, che mangiano e dormono. Ogni neonato, invece, ha il suo mistero e la giornata-tipo è una routine incalzante di lunghe poppate, cambi, passeggiate, pianti da consolare e sonnellini, indipendentemente dall’ora del giorno o della notte. Indispensabile perciò mettere da parte molte delle proprie esigenze, anche le più banali. Si mangia e riposa se e quando si può e anche una bella doccia può essere un’impresa da rimandare di ora in ora.
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È umano che a un certo punto si abbia l’impressione di essere soffocati dalle esigenze imperiose del neonato. Forse pensarlo ci fa sentire cattive mamme, ma non è così: tante donne provano queste sensazioni e nei primi mesi di vita effettivamente il bambino succhia, oltre che il latte, l’energia dei genitori.
Farcela da sole? No grazie Di fronte alla stanchezza l’unica è non dimenticare che la mamma perfetta non esiste, esistono solo mamme normali e autentiche, che come tutti gli esseri umani hanno momenti di dubbio e di sconforto. È importante non restare sole e circondarsi di persone positive, da cui ci sentiamo apprezzate e sostenute. Lasciamo stare chi critica o insinua dubbi. Cerchiamo amiche che non hanno la verità in
tasca, che ci suggeriscono al massimo di provare. E lasciamo perdere il mito del “farcela da sole”. Un piccolo aiuto si può trovare facilmente. Cosa vi solleverebbe? Una colf ogni tanto? Una baby sitter per trovare due ore e andare dal parrucchiere? Ascoltate i vostri bisogni: è lecito sentire la voglia di staccare la spina facendosi una passeggiata con un’amica, senza dover pensare per almeno un’ora a pappe e pannolini.
Dove cercare aiuto In Piemonte esistono numerose associazioni private gestite da ostetriche, da educatrici o da mamme esperte che seguono la donna durante la gravidanza e nel periodo successivo al parto, con un occhio di riguardo all’aspetto psicologico. Il servizio di assistenza dell’ostetrica a casa dopo il parto, in Italia
è ancora poco conosciuto, mentre in Francia è addirittura coperto dalla mutua. Avere un’ostetrica che viene a casa nei quindici giorni successivi al parto, significa avere al proprio fianco una presenza sensibile e competente, capace di tranquillizzarci e rispondere a tutti i nostri dubbi. Alla suocera che snocciola perle di saggezza, potrete sempre rispondere che voi ascoltate solo l’ostetrica. Esistono anche altre figure di assistenza alla neomamma. La doula o educatrice perinatale è una mamma esperta che segue la donna prima, durante e dopo il parto, soprattutto con interventi naturali, sostenendola dal punto di vista emotivo. Non è una figura sanitaria e non si sostituisce all’ostetrica o al ginecologo, ma è un buon sostegno per chi
ama un modello di vita naturale. I consultori pediatrici organizzano gratuitamente gruppi di sostegno all’allattamento e incontri formativi per i genitori. Per la quotidianità è meglio rivolgersi a loro piuttosto che al pediatra, il cui compito è di occuparsi principalmente dei problemi di salute. Al consultorio pediatrico si può pesare il bambino, chiedere suggerimenti sull’igiene, partecipare a lezioni di massaggio infantile e incontri tra genitori. Vale la pena informarsi per sapere qual è il consultorio di zona. Il pediatra, infine, è un riferimento prezioso. Scegliete un medico che sia in sintonia con voi, perché lo consulterete spesso in futuro: il suo compito è seguire lo sviluppo del bambino fino a 14 anni. Giovani Genitori 21
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n Italia, paese record dei parti cesarei, mettere al mondo un figlio nella propria casa è la scelta di una minoranza di persone, poco meno dell’un per mille dei casi. Ma partorire come facevano le nonne comincia a piacere, perché significa mettere alla luce un bimbo agendo come protagoniste e non come soggetti passivi, al punto che persino top model come Gisele Bundchen e Cindy Crawford e attrici insospettabili come Pamela Anderson hanno scelto il domicilio al posto della clinica. E per quanto riguarda la sicurezza? Il più ampio e recente studio sul parto tra le mura domestiche, eseguito da ricercatori olandesi e i cui risultati sono stati pubblicati nel 2009 anche all’interno dell’International Journal of Obstetrics and Gynaecology, ha esaminato la situazione in Olanda, uno dei Paesi con la percentuale più alta di mamme che decidono di partorire a casa. Lo studio ha dimostrato che questo parto risulta essere sicuro come quello in ospedale, a patto che la selezione delle donne che accedono a questo tipo di assistenza sia molto rigorosa. Simone Buitendijk, del TNO, un Istituto olandese indipendente di ricerca scientifica applicata, afferma che “Il parto a casa, se la gravidanza non è a rischio, è sicuro come in ospedale”. Tuttavia occorrono ostetriche molto esperte, in grado
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di valutare l’entità dei rischi e mamme in perfetta forma. Non possono accedere al parto domiciliare, per esempio, le donne che hanno già subito un cesareo o che presentano una gravidanza gemellare, un feto podalico o altre situazioni che esulano dalla fisiologia. Grazie agli studi più recenti, il Dipartimento della Salute britannico si è orientato per promuovere un maggior impegno nel parto in casa. Per quanto riguarda l’Italia, la Regione Piemonte è stata la prima, nel 1990, a deliberare un rimborso economico, tuttora in vigore, che consente la copertura parziale delle spese per chi partorisce in casa. Per dare sicurezza alle donne e garantire uno strumento di lavoro condiviso alle ostetriche, è stato messo a punto un protocollo assistenziale dettagliato, che coordina l’assistenza per ottenere i migliori risultati e minimizza il rischio. La rete ospedaliera e il soccorso di emergenza sono sempre allertati durante il travaglio. L’assistenza fornita alla mamma e al neonato segue tutti i passaggi previsti dal parto ospedaliero. La donna che sceglie il parto a domicilio ha la garanzia di essere assistita da ostetriche che dichiarano di aderire in maniera rigorosa al protocollo regionale, a garanzia di serietà e coscienza professionale. Il modo migliore per avvicinarsi al parto in casa è ascoltare una donna
che lo ha scelto. Come nel caso di Sara, che qui racconta la sua esperienza. “Nel 1992 mia madre decise che avrebbe partorito a casa il suo quarto figlio - racconta Sara, ostetrica e mamma di un bimbo nato in casa -. Venne più volte a casa nostra un’ostetrica che si chiamava Franca. Avevo quattordici anni e ricordo con piacere le sue visite. Valutava, con molta semplicità, l’ambiente in cui vivevamo e le aspettative della famiglia. Non ho memoria di dialoghi precisi, ma la sensazione rimasta dentro di me è quella di piena accoglienza e considerazione per tutta la famiglia, non solo per mia madre e il nascituro, ma anche per mio padre, per me e per i fratelli più piccoli, che avevamo grande peso emotivo nello scenario di questa nascita. Ricordo con precisione una domanda di Franca: ero contenta di questo fratellino e della sua nascita in casa? Sì, lo ero. La mia disponibilità era totale, se non altro per la
In passato era una necessità, oggi, il parto in casa, è un atto di volontà
naturale curiosità di una ragazza adolescente verso i grandi eventi della vita. La mattina del 5 gennaio eravamo tutti a casa per le vacanze natalizie. Mia madre era irrequieta, andava avanti e indietro dal bagno senza un motivo apparente. Mio padre continuava a sistemare la cucina, mio fratello leggeva e mia
sorella Alice, la più piccola, giocava. Ero consapevole che qualcosa stava succedendo, ma tutto intorno a me si svolgeva in così piena normalità, che rimasi tranquilla a seguire lo svolgersi degli eventi, pronta a dare una mano in qualunque modo. Mamma chiamò Franca, che le chiese se poteva attendere. Mamma suggerì di no e Franca, con l’esperienza e il rispetto per le capacità intuitive delle donne, ci raggiunse subito. Mamma era in camera, papà entrò con Franca, non prima di avermi chiesto se volevo esserci anch’io. Rifiutai con la scusa che dovevo restare fuori a badare a mia sorella, come se fosse una cosa decisa da tempo. Avevo bisogno di abituarmi all’idea. Poco dopo (ma proprio poco!) mia sorella si attaccò alla porta della camera dei miei genitori perché voleva
la mamma. Fu un attimo: sentimmo prima uno strano lamento, poi una specie di miagolio, tant’è che la piccola lo ripetè come per chiedermi se c’era un gatto. Risposi che era il nostro fratellino. Erano le undici del mattino e d’improvviso eravamo in quattro. Poco dopo papà aprì la porta, prese Alice in braccio e ci portò a vedere Marco. Franca finì di sistemare le sue cose. sorvegliando quietamente Marco e la mamma. Tornò a trovarci ancora più volte nel mese successivo, ma quando finì il suo lavoro presso di noi non ebbi più modo di incontrarla. Dentro di me, tuttavia, la sua figura doveva aver lasciato un’impronta potente. Alcuni anni dopo, al momento di scegliere il corso di studi universitari, non ebbi esitazioni e sostenni il test di ingresso a ostetricia. Iniziai così un percorso di Giovani Genitori 23
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un’ostetrica con una lunga esperienza di assistenza ospedaliera e domiciliare. Non riesco a descrivere la mia sorpresa quando vidi entrare in aula Franca. La riconobbi subito. Si presentò e raccontò con semplicità ed entusiasmo il suo lavoro, che alla luce delle mie nuove conoscenze mi sembrò ancora più affascinante. Alla fine dell’incontro mi presentai e lei mi riconobbe subito: si ricordava della famiglia numerosa e della casa dipinta di verde con il giardino. Fu un incontro singolare. Pensai successivamente di cercarla e imparare qualcosa dalla sua esperienza, ma negli anni seguenti non ne ebbi l’occasione. Andai a lavorare lontano da Torino e non ci sentimmo più. Nell’autunno del 2006 rimasi incinta, contentissima perchè per me questa era l’espressione concreta delle mie capacità femminili. Mi orientai subito per la nascita in casa e fu naturale pensare che Franca sarebbe stata la persona giusta per assistermi. La sua pluriennale esperienza le dava modo di non sottovalutare i segnali di un potenziale pericolo, in più conosceva la mia storia e- magari senza saperlo - mi era stata vicina in momenti cruciali, come l’ingresso nel mondo dei grandi attraverso la nascita di mio fratello, la mia scelta professionale, il nostro incontro a lezione. Ho vissuto la gravidanza con tranquillità, senza ostacoli. Ho fatto i controlli dovuti, ma solo i minimi richiesti, perché non amo essere analizzata e soprattutto perché li ritengo superflui. Per me la gravidanza andava vissuta col cuore e in trepidante attesa. Contattai Franca intorno al quarto mese, quando si può parlare ad alta voce di quell’iniziale tentativo di vita che diventa sempre più reale. La mia proposta di averla come ostetrica non sembrò coglierla di sor-
presa. La sua era una felicità pacata, che per un brevissimo momento presi per distacco, ma apprezzai subito dopo, perché mi fece riconoscere la Franca di sempre: “Sono lì per te, per il tuo parto, la nostra amicizia è un’altra cosa”. Se il coinvolgimento emotivo fosse troppo grande sarebbe difficile mantenere l’obiettività necessaria. Questo mi diede ancora di più la certezza di aver scelto bene. Ci incontrammo alcune volte a casa mia, parlando di come procedeva la gravidanza, di come mi sentivo (non solo fisicamente) e di come sentivo la mia bambina. Curavamo gli aspetti formali, come la preparazione dell’ambiente e dei materiali per il parto. Questo mi aiutò a comprendere che i tempi della nascita erano prossimi. La gravidanza era andata così bene e i mesi erano volati talmente in fretta che quasi mi spiaceva essere già giunta al termine. Ma una parte di me era così curiosa di poter stringere tra le braccia la mia creatura, che qualunque momento sarebbe stato buono per iniziare. Un pomeriggio, mentre preparavo una torta, si ruppero le acque. Non avevo dolori e sapevo che se il travaglio non fosse cominciato entro 24 ore avrei dovuto recarmi in ospedale.
Il Piemonte è stata la prima Regione a deliberare un rimborso economico per il parto in casa
Ero terrorizzata all’idea, ma decisi di prenderla con calma. Finii la mia torta, chiamai Franca che era fuori casa e mi disse che, passata a prendere il necessario, mi avrebbe raggiunta. Arrivò e dopo un primo controllo decise di restare con me per vedere cosa sarebbe successo nelle ore successive. Fu forse la sua presenza a tranquillizzarmi, o forse semplicemente doveva andare così, ma di lì
a poco iniziarono le contrazioni. Sapevo che la strada era ancora lunga. Passeggiavo per la casa liberamente; erano presenti anche il mio compagno e un’ostetrica giovane. La presenza rassicurante di Franca era l’ago della bilancia del mio travaglio. Anch’io ne avevo seguiti tanti, ma sapevo di poter vivere il mio senza badare ai tempi, senza decodificare segnali, senza osservare o trarre conclusioni. Potevo stare tranquilla con le mie sensazioni, perché al resto avrebbe pensato lei. Fu un atteggiamento vincente: poco dopo non avevo più la percezione di ciò che succedeva nella casa, c’eravamo solo io, lei e la mia creatura in vigile attesa e perfetta collaborazione. Non so che ora fosse, Franca era seduta sulla poltrona dell’ingresso e controllava discretamente la situazione. Non occorreva
altro: io stavo con il mio compagno e il mio atteggiamento rivelava al suo occhio esperto che tutto procedeva bene. A un certo punto le dissi che iniziavo a non sopportare più l’intensità delle contrazioni e prontamente mi propose di utilizzare l’acqua come lenitivo. Mi sedetti nella vasca da bagno sopra uno gabellino con le braccia e la testa appoggiate al bordo e il getto della doccia caldo sulla schiena fino a quando non cominciai ad avvertire una forte pressione. Lo dissi a Franca, la quale mi propose di uscire per valutare la situazione: non rimaneva che spingere e presto avrei incontrato la mia creatura. Fu la parte più dura, ma dopo circa un’ora Elena, la mia bambina, si presentò ai miei occhi, piccola, un po’ raggrinzita, la cosa più bella del mondo. E in quel momento l’unica esistente. Giovani Genitori 25
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Mamma in forma Progetti, preparativi e riorganizzazione familiare assorbono tutte le nostre energie. L’istinto del nido ci guida a preparare tutto per l’arrivo del bebè, ma non dobbiamo arrivare stremate al grande giorno, quello in cui finalmente vedremo il dolce faccino per la prima volta. I mesi d’attesa sono il momento giusto per prenderci cura di noi. Approfittiamone per rallentare un po’ il ritmo, coccolarci e ritrovare la forza. I centri estetici specializzati sono sempre più attenti alle esigenze delle future mamme e, dal terzo mese in poi, i trattamenti proposti sono davvero tantissimi. Bastano 50 minuti e 40 euro per concedersi un massaggio drenante e rilassante al centro estetico Chiararmonia, in grado di sgonfiare le gambe e alleviare mal di schiena e tensioni, inconvenienti che uniscono tutte le donne in attesa. Il massaggio è su misura e, a seconda dei casi, si concentra sulla parte maggiormente messa alla prova, senza controindicazioni né per la mamma, né per il bimbo. Inoltre gli oli naturali vegetali utilizzati per il massaggio contribuiscono a elasticizzare la pelle prevenendo la formazione di antiestetiche smagliature. Le esperte confermano che le smagliature sono la minaccia più insidiosa durante la gravidanza. Mentre qualche chiletto in più e la perdita del tono muscolare si rimediano facilmente con una dieta equilibrata e un po’ di movimento dopo qualche settimana dal parto, le smagliature sono quasi impossibili da eliminare. È necessario evitarle prima ancora che si formino e l’arma migliore è un’adeguata
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idratazione che mantenga la pelle elastica. La buona notizia è che la cura è alla portata di tutte. Non aspettate la comparsa delle prime smagliature ma, sin dal terzo mese, cospargetevi abbondantemente mattino e sera con un idratante naturale come il burro di karitè, l’olio di mandorle, l’olio di argan, facilmente reperibile in erboristeria o nei negozi di prodotti bio. Da evitare invece gli oli essenziali che possono essere dannosi per il feto e sono pure fotosensibilizzanti, quindi a rischio di favorire macchie sulla pelle che in gravidanza è particolarmente sensibile. Drenaggio e idratazione sono le parole d’ordine per mantenere il corpo in buona forma durante la gravidanza. Un linfodrenaggio leggero, eseguito manualmente da personale qualificato, è sicuramente uno dei rimedi a massima efficacia. Lo consiglia l’osteopata Cristina Motola, che in questo caso segue la tecnica Vodder: il tocco delicato e sapiente incanala la linfa nella direzione del deflusso con molteplici benefici. Vengono eliminati i liquidi in eccesso - che sono la causa principale del gonfiore - e al contempo viene restituito l’equilibrio idrico alle zone disidratate e si migliora la microcircolazione. Il linfodrenaggio favorisce anche l’aumento delle difese immunitarie, particolare da non sottovalutare in un periodo in cui l’assunzione di medicinali non è cosa facile. Da ultimo questo tipo di massaggio, lento e ritmato, ha un effetto rilassante sia sui muscoli che sull’organismo in generale. Il trattamento linfodrenante Vodder dura un’ora (un’ora e venti se si sceglie di trattare anche il viso) e
costa circa 35 euro. A chi soffre di mal di testa e ansie Cristina consiglia il massaggio con colata di olio caldo sulla fronte; dura un’ora e favorisce l’ossigenazione dei tessuti del cranio con un immediato sollievo dal dolore e/o dalle preoccupazioni. Tra le proposte per il benessere che uniscono corpo e mente, c’è “holistic beauty thay yam”, un trattamento completo praticato dal centro Biozen per mantenere il corpo in perfetto equilibrio. Si basa sui principi della medicina tibetana, è studiato per offrire il massimo relax alla futura mamma e si può effettuare sia in istituto che a casa: al massaggio Amma Deva, accompagnato da musica vibrazionale scelta per allentare ogni tensione e trasmettere un senso di rilassamento totale, si uniscono le miscele di attivi naturali e olio di argan che fortificano i tessuti, permettendo così di mantenere la pelle tonica e luminosa, un’ottima prevenzione per le temibili smagliature. Sempre seguendo le linee guida di idratazione e relax troviamo il trattamento “Emotion pre-maman” elaborato dall’Accademia del Benessere, un centro estetico particolarmente attento al rispetto dei ritmi naturali. Il trattamento prevede due fasi: savonage con una crema lavante delicata, priva di tensioattivi, che pulisce a fondo la pelle senza aggredirla e la prepara all’idratazione e si prosegue con il massaggio specifico, che rilassa la mente e nutre la pelle, a scelta con la crema nutriente Emotion o con la candela al burro di Karitè. Volendo si può chiudere in bellezza e concedersi anche un trattamento ristrutturante per i capelli, che spesso in gravidanza sono particolarmente sfibrati. Massaggi drenanti e rilassanti anche da Tip to Toe, sia manuali che con il metodo Endermologie, a cui si unisce un massaggio connettivale localizzato nei punti dove è necessario rivitalizzare i tessuti utilizzando burro da massaggio o olio tonificante per evitare la formazione di smagliature.
I centri di benessere • Accademia del Benessere, via Po, 59 - Torino Trattamento Emotion pre-maman (savonage con crema nutriente 60 euro, savonage con candela karitè 80 euro, Trattamento ristrutturante capelli 15 euro). • Biozen, via Cernaia, 34 - Torino Holistic Beauty Thay Yam, dai 60 euro agli 80 euro a seduta. • Chiararmonia , via Cavalli, 20 - Torino Massaggio manuale circolatorio relax e drenante, 40 euro a seduta, con sconti se si sceglie la formula dell’abbonamento. • Cristina Motola studio di osteopatia , via Omegna 12 a Torino Linfo corpo intero (compreso viso) 50 euro, solo corpo 35 euro. Massaggio con olio colato 40 euro. • Tip to toe, via Bogino, 13/O - Torino Massaggio manuale di base dai 45 ai 65 euro a seduta, massaggio anti-acqua 70 euro a seduta.
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Salute Una fascia muscolare trascurata
Alla scoperta del perineo Le donne italiane scoprono il perineo durante la gravidanza. Per questa zona, un po’ trascurata, il silenzio non aiuta: la statistica dice che sette donne su dieci sviluppano una lieve incontinenza dopo il parto. La causa è proprio la distensione dei muscoli della zona pelvica, che perdono tonicità ed elasticità. Di queste sette donne, due recuperano spontaneamente un po’ di contrattilità, ma è una vittoria breve, perché l’incontinenza si ripresenta durante la menopausa. “L’importanza del perineo è sempre stata sottovalutata spiega Giovanna Gariglio, ostetrica e osteopata torinese che da più di venti anni si dedica allo studio e alla riabilitazione del perineo -. Tutte le donne dovrebbero conoscere e imparare a usare questa fascia muscolare delicata e fortissima, anche prima della gravidanza”.
Il sellino della bici Il perineo è il solido insieme di muscoli, legamenti e membrane che si trova nella parte inferiore dell’addome, tra pube, parte interna delle cosce e coccige. Se non riuscite a visualizzarlo, pensate alla parte del corpo che appoggia sul sellino della bici, quella rete di muscoli che sostiene l’utero (per i maschi l’uretra), la vescica e l’intestino retto. La tonicità del perineo è essenziale: se si rilassa, gli organi interni non sono più sostenuti e arrivano dolore, incontinenza,
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stipsi e vaginismi. Combattere questi sintomi, o meglio ancora prevenirli, richiede un paziente lavoro di riabilitazione. Questo percorso è fortemente consigliato prima e dopo la gravidanza, un momento in cui il perineo è sottoposto a un forte stress. Il parto naturale è ovviamente più impegnativo, ma anche chi partorisce con il cesareo può avere problemi. Durante la visita post-parto, è spesso il ginecologo a constatare la mancanza di tonicità perineale. “Le pazienti arrivano da me indirizzate soprattutto dai medici - racconta Giovanna - ma cominciano a presentarsi donne più coscienti del proprio corpo e future mamme che frequentano i corsi preparto. Dopo la nascita del bambino, spesso ci si ritrova con problemi di incontinenza o di dolore durante i rapporti sessuali. Alcune donne presentano sintomi lievi, altre più importanti: tutte possono trarre beneficio dalla rieducazione del perineo, indipendentemente dall’età e dalla data del loro ultimo parto”.
La riabilitazione Il percorso di riabilitazione assomiglia a un ciclo di fisioterapia, con movimenti da eseguire e piccoli esercizi da fare a casa. Alla base c’è la presa di coscienza della zona. “Il perineo è una struttura muscolare interna, difficile da percepire e ancor più difficile da comandare razionalmente - continua Giovanna Gariglio -. Il percorso di riabilitazione si articola in quattro passaggi. Prima
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c’è informazione e conoscenza. Segue la presa di coscienza, con l’attivazione dei muscoli. La terza fase, più lunga e impegnativa, è la tonificazione, in cui serve motivazione e impegno. La quarta fase, finale, è quella di correggere l’automatismo del perineo che si è alterato”. La riabilitazione perineale si accompagna spesso bene a un percorso osteopatico. Può accadere, per traumi diretti o indiretti, che il bacino perda mobilità: in questo caso l’osteopata aiuta a recuperare l’atteggiamento posturale corretto e solo al termine si procede con il lavoro sul perineo.
La sessualità Una buona tonicità del perineo aiuta anche nelle performance sessuali. “Un perineo tonico migliora la sensibilità e la soddisfazione quando si fa l’amore - spiega Giovanna -. Aiuta a trattare situazioni di difficoltà: donne che soffrono di anorgasmia, cioè della mancata capacità di raggiungere l’orgasmo o di vaginismi, che si risolvono al 99% dei casi”. La riabilitazione perineale è indicata anche per i bambini in alcuni momenti tipici: dai 4 agli 8 anni, in caso di enuresi notturna e dai 10 ai 16 anni, per le ragazze che fanno intensa attività fisica e che possono soffrire di sporadici episodi di incontinenza da sforzo.
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vacan sono lassante i 13 anni pos ri a n u a dal o 4 d te i n s a e propo à Trascorr , i bambini d it iv tt ci a lia e ai più moltepli a aperta anch iochi la famig e ll a g are tern , area partecip rea giochi es genitori D per a V i : D a b d V lu T minic agnati pianto p im m amo i o d ri c c e a dotata o… sp e e piccini ta ld a z a z c più calcetto climati le ore pong e e interna g m in ie di p s , ggia ere in mostre trascorr giornate di pio rcatini, e m i, tt le lle di no… e poi ba giare sportivi iù p mo man i r pe : possia a papà m e le b a . sun pro mamm s disegno e n n o , c o t”. z re i pran o sta u enfan All’ora d e al miniclub l “men a d o . m e iem iem feria tutti ins tutti ins ono a che pre s o quello bella merenda d e n d a n in o ord una micro io g e g ri n e ro . e e E al pom alda bib pappe e pappin arare… ebè sc p Per i b e per preparare osso anche im p n io ” iz ra s o tu disp minia ili del gno “in cchi vig o E nel ba lo! li g o di fare o sott a so i a go g oi e possibilità esi, a fare d n g a b nc ente er n lità: fra Naturalm un’area solo p naziona ca e io le g in e i tt s o tu e in h i bagn bimbi d i ed il bello è c rse. n o c e amicizia ndesi, ingles gue div ola rlano lin a i, p n i a s li e a it he s erte anc ci si div
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Casa un ambiente sicuro ed ecologico per i nostri bimbi
La bio cameretta La piccola stanza che accoglierà il nostro bebé è importante e va preparata con cura. Va da sé che deve essere un ambiente accogliente e sano e che non bisogna risparmiare su sicurezza e qualità. La garanzia di un ambiente naturale si ha con una scelta curata dei materiali. Per le pareti meglio le pitture ecologiche o comunque naturali, prive di solventi. Queste tinte hanno anche il vantaggio di essere completamente inodori e di non accumulare cariche elettrostatiche. Sono facili da applicare anche per chi si diletta col fai-da-te, l’unico svantaggio è un costo maggiore. Per il pavimento sono indicate coperture in bambù, sughero oppure in linoleum naturale. Chi ama la moquette deve assicurarsi che non contenga colle e adesivi tossici e, in generale, prediligere quella in lana. I mobili devono essere rigorosamente senza formaldeide, piombo e possibilmente con niente o poca plastica. Un’ottima soluzione è scegliere aziende che utilizzano il Pannello Ecologico: si tratta di un pannello truciolare realizzato con legno riciclato, per cui nessun albero è stato abbattuto per la sua produzione. Dal punto di vista strutturale, si tratta di un legno solido, compatto, indeformabile e particolarmente resistente nel tempo. È inoltre un prodotto tutto italiano la cui fama si sta diffondendo rapidamente. La scelta del letto o lettino è sicuramente la più delicata. I materassi migliori sono in fibre naturali come la lana oppure il lattice naturale. E anche coperte e lenzuola non sfuggono al
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bio-controllo. La produzione di cotone è altamente inquinante, meglio scegliere solo tessuti organici da filiera etica. E adesso, buon riposo!
La pulizia Una cameretta al 100% bio non va pulita con il primo prodotto che si trova sullo scaffale: molti detergenti contengono sostanze tossiche nocive alla salute e all’ambiente. Utilizzare detergenti ecologici significa fare un favore al pianeta e proteggere i nostri piccoli, che hanno più possibilità di venire in contatto con gli inquinanti giocando sul pavimento o mangiando il biscotto caduto per terra.
Colori al naturale Perfette per la cameretta del bebè ma anche per tutta la casa, le pitture ecologiche di Noukie’s sono al 100% naturali, ecologiche e senza solventi. Quello che le contraddistingue è la bellezza dei colori: 12 nuance delicate e chic (Ocean, Bluebell, Coton, Moon, Violette, Eglantine, Daisy, Jasmin, Amande, Coconut, Bamboo, Edelweiss), che si abbinano facilmente agli arredi di casa. Non contengono alcuna sostanza nociva o tossica, bensì olio di lino, di ricino, minerali e vegetali. Tutti gli ingredienti, barattolo incluso, sono riciclabili. www.noukies.com (I.M.)
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Il lettone condiviso La cosa che spaventa di più i futuri genitori è la prospettiva di mesi, forse anni, di notti in bianco, passate a cullare bimbi “con le coliche” o “che non dormono”. Questo problema in altre parti del mondo non esiste. Non sono forse tutti uguali i bambini? Loro sì, ma non le aspettative e i desideri degli adulti. Dormire “tutta la notte” e “da soli” per un bambino non è scontato; i bambini cercano il contatto con i genitori anche e soprattutto durante la notte e questo comportamento, come spiega il pediatra Carlos Gonzàlez in “Besame Mucho” (edizioni Coleman) è quello che ha permesso alla nostra specie di sopravvivere in migliaia di anni di selezione naturale: “i bebè di centomila anni fa […] senza dubbio dormivano accanto alla propria madre […] solo così potevano sopravvivere durante il sonno, il momento più pericoloso della loro giornata”. Anche la pretesa di un sonno ininterrotto è in realtà irrealistica: il sistema neurologico del neonato è ancora immaturo e i suoi cicli sono più brevi di quelli di un adulto. I risvegli sono fisiologici almeno fino ai tre-quattro anni e se i piccoli dormono accanto ai genitori possono essere gestiti più facilmente e con meno fatica. Dormire insieme inoltre fa bene all’allattamento: le poppate notturne sono quelle che maggiormente stimolano la produzione di latte; inoltre la mamma può allattare comodamente sdraiata, senza mai svegliarsi completamente. Insomma, il sonno condiviso piace a grandi e piccoli. E allora perché no? (I.A.)
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Relax I benefici e il piacere di acqua e sale
Benessere formato bebè Acquaticità Metti una piscina con l’acqua calda, un bebè con la sua mamma (o papà) che nella vasca vivono un momento speciale, fatto di coccole, giochi e contatto di pelle. L’acquaticità è meravigliosa per le famiglie, i bebè nell’acqua si rilassano, distendono, rappacificano con il mondo. Si tratta di un’attività educativa vera e propria più che sportiva, come conferma Hugo Lavalle di Acquarella, www.acquarella.it, un centro dedicato esclusivamente alle attività acquatiche per i piccoli. “I nostri maestri sono educatori più che istruttori di nuoto, preparati ad affrontare insieme ai genitori un percorso acquatico che è anche formativo. Attraverso le attività in acqua si avvia un percorso di conoscenza del mondo, di accompagnamento alla crescita. I bebè possono iniziare l’acquaticità molto presto, nel periodo dal primo al sesto mese, perché la piscina è un ambiente pulito e controllato. Le attività variano a seconda dell’età: le prime proposte sono legate alla conoscenza del corpo e del nuovo ambiente; un ambiente caldo, umido, vasto, cui i bebè si devono abituare con dolcezza. Poi introduciamo piccole attività di manipolazione e stimolazione del movimento e attività di animazione, come canzoni, giochi, movimenti da eseguire insieme, piccoli balletti. Esercizi piacevoli e rilassanti per i bimbi che i genitori possono ripetere anche fuori dall’acqua per ritrovare tra le pareti domestiche l’armonia e la serenità con il bebè. Un aspetto importante è quello della socialità: i bambini in piscina imparano a stare insieme e anche per i genitori è piacevole incontrarsi con altri genitori, scambiarsi consigli, chiacchiere. Le nostre sedute durano generalmente un’ora, ma i tempi sono modulati in base alle esigenze dei piccoli, all’inizio sono più brevi, via via si allungano”. Oltre ad Acquarella sono moltissime le piscine, sia comunali che private, a offrire ottimi corsi di acquaticità. Denominatore comune dei corsi dedicati ai bebè è l’acqua più calda rispetto a quella delle piscine normali, la (ovvia) presenza dei genitori, istruttori qualificati e un mare
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di serenità e coccole pelle a pelle. Consigliabile valutare cosa propone la piscina più comoda e vicina e andare a visitarla di persona prima di iscriversi.
Watsu bebè Benessere puro è il massaggio in acqua: si chiama watsu, da water - acqua e shiatsu - la tecnica di massaggio giapponese. Il watsu bebè proposto dal Mulino del Benessere a Villastellone si può fare sia in piccoli gruppi sia in privato. I genitori possono vivere insieme ai loro piccini un momento di totale relax. Lo stesso centro propone il corso di remise en forme Mamy sprint, dedicato alle neo-mamme, con bimbi di 7-8 mesi. Esercizi di tonificazione, modellamento e stretching da eseguire in acqua mentre il proprio bebè si rilassa a ritmo di musica su appositi galleggianti per neonati. www.ilmulinodelbenessere.com
Haloterapia Sono noti e molteplici i benefici del sale, che è un ottimo rimedio per numerosi problemi di salute, da quelli respiratori a quelli cutanei. Da lì la fama delle vacanze al mare come vero e proprio toccasana per i bambini. Ma il mare non è proprio dietro l’angolo e non sempre il viaggetto destinazione spiaggia è fattibile quando servirebbe. L’haloterapia porta in città i benefici del mare e rappresenta dunque un’ottima soluzione. Si tratta di una terapia in cui la somministrazione di sale avviene non per bocca ma per inalazione. La propongono numerosi centri a Torino e in Piemonte: l’haloterapia si fa in una stanza le cui pareti sono rivestite di cristalli di sale. La maggior parte dei centri è attrezzata per accogliere le famiglie con bambini piccoli nel modo migliore: sono loro infatti a ricavare i maggiori benefici da questa terapia. Spesso nella sala ci sono dei giochi o un video che proietta cartoni animati o altri intrattenimenti.
Il bagnetto Il momento del bagnetto è un momento speciale per il bebè, fatto di coccole e intimità, al di là dalla sua funzione igienica. E se col tempo i neo-genitori ci prendono gusto, nei primi tempi sono assaliti da numerosi dubbi: dove farlo? Con quale frequenza? A che temperatura? Per quanto tempo? Dubbi e domande cui troveranno una risposta loro stessi, adattandola ai tempi e alle preferenze del proprio piccolo. C’è un’unica regola inderogabile riguardo al bagnetto: non si deve lasciare il piccolo solo nell’acqua nemmeno un momento. In generale il bagnetto si può fare tutti i giorni, anche più volte al giorno. Lo si può fare ogni giorno alla stessa ora, oppure improvvisare ogni volta, a seconda dell’andamento e dei ritmi della giornata. Non esiste il momento migliore in cui fare il bagnetto, l’importante è che si sia liberi da impegni e lo si possa fare con tutto il tempo e la serenità necessari. Si inizia generalmente con brevi immersioni che si allungano man mano che il piccolo ci prende gusto. Prima di iniziare, preparare tutto l’occorrente, riempire la vaschetta d’acqua, gli asciugamani a portata di mano, il cambio di pannolini e vestitini puliti già pronti sul fasciatoio. Non c’è un luogo perfetto in cui fare il bagnetto, molto dipende da come sono strutturati gli spazi di casa e dove ci si trova più comodi. Nelle prime settimane va benissimo il lavandino di casa (basta dargli una buona pulita prima), poi si passa alle vaschette. La vasca da bagno di casa è troppo grande e scomoda nei primi tempi. Una soluzione molto apprezzata è la Tummy Tub, una bacinella di plastica a forma di vaso di fiori pensata per far assumere una posizione fetale al bimbo. Comoda ed ergonomica, si trova nei negozi specializzati o si può ordinare da numerosi siti.
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Shopping Cosa serve a un neonato?
Il corredino Cosa serve davvero a un bambino appena nato? Molto meno di quanto in generale ci si immagini. Body, tutine, berrettino sono il suo unico abbigliamento sia di giorno sia di notte per i primi mesi. Inutile procurarsene vagonate, perché i bambini crescono in fretta e le prime taglie vengono usate molto poco. Un set iniziale di quattro-cinque body e tutine è più che sufficiente anche perché parenti e amici si prodigano in regali nelle prime visite. Se si acquista tutto in anticipo, conviene pensare bene all’età che il bebè avrà al momento, adeguando la taglia alla stagione: difficilmente il vestitino in cotone che è troppo grande d’estate si potrà utilizzare nei rigori dell’inverno. Al momento della scelta, oltre a criteri estetici conviene tener d’occhio il comfort: un bebè viene cambiato almeno un paio di volte al giorno, la praticità d’uso è essenziale. Così come la morbidezza del tessuto e la semplicità del taglio: trine, laccetti, fiocchetti e piegoline son magari deliziosi a vedersi ma superflui per un neonato. In generale, per tutti gli acquisti di abbigliamento bebè, tener presente queste caratteristiche: facile da infilare e sfilare senza dar troppo fastidio al piccolo, in tessuto soffice e non irritante. Sommamente desiderabile che si lavi in lavatrice e non necessiti di una passata di ferro da stiro. La testa disperde calore quindi berrettini o cuffiette sono utili, mentre le scarpine i primi mesi sono puramente decorative. I bavaglini sono utili sin dai primi mesi, anche quando il latte è l’unica fonte di nutrimento: i rigurgitini sono sempre in agguato ed è auspicabile non dover cambiare il bebè a ogni poppata. Quelli più comodi sono in cotone, grandi il giusto e si chiudono senza laccetti. Un paio di copertine leggere fanno comodo in ogni stagione. Soprattutto nei primi mesi i bebè amano essere fasciati: avvolti nella copertina si sentono protetti e rassicurati. Per tener caldi i bebè la notte è perfetto il sacco-nanna, un piccolo sacco a pelo che avvolge il corpo lasciando libere le braccia. Apprezzatissimo nell’Europa del Nord sta inziando a diffondersi in Italia perchè garantisce notti calde anche ai bambini dal sonno più agitato. Se ne trovano in diverse fogge e materiali (tessuti leggeri e freschi per l’estate, spessi
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e caldi per l’inverno) e in varie taglie per crescere con il piccolo. Infine, un acquisto di cui non ci si pente è il cuscino da allattamento, una sorta di ciambellone che ci si avvolge attorno al ventre mentre si allatta il bambino. Estremamente versatile, serve durante la gravidanza per trovare una posizione comoda per dormire, come paracolpi nel lettino e come sostegno per il piccolo che inizia a sedersi. Oltre che a esser molto comodo per l’allattamento, ovviamente.
I negozi dell’usato bimbi È una scelta responsabile e conveniente, quella dell’usato bimbi: un acquisto intelligente che allunga il ciclo di vita di un prodotto. Coniuga sostenibilità ambientale e convenienza dei prezzi, temi molto cari a tutti i neo-genitori. I negozi dell’usato di oggi sono locali belli e curati, punti di incontro tra genitori che vogliono vendere e genitori che vogliono acquistare. Punto di forza è la qualità ineccepibile dei prodotti in vendita e la varietà dell’assortimento: oggetti in ottimo stato, puliti e integri. Abbigliamento e giocattoli, carrozzine e passeggini, lettini e culle, libri e accessori, vestitini delle migliori marche: nei negozi dell’usato bimbi si trova tutto quello che serve e vi si può rivendere quanto non serve più. Purché in ottimo stato.
Abbigliamento bio Abbiamo tutti presente cosa significa la certificazione bio nel campo dell’alimentazione, ma le idee non sono così chiare per quanto riguarda l’abbigliamento. Idealmente, a contatto con la delicata pelle dei nostri piccoli si vuole solo il meglio: ma in cosa si differenzia un tessuto bio da un altro? Innanzitutto i tessuti impiegati nelle linee di abbigliamento bio sono in fibre naturali. Quelle vegetali, ossia il cotone, provengono da coltivazioni biologiche a basso impatto ambientale, in cui non sono utilizzati pesticidi o fertilizzanti chimici. Le fibre di origine animale, come la lana o la seta, provengono da allevamenti biologici in cui si garantisce un buon trattamento agli animali. Inoltre in tutte le fasi di produzione dovrebbero esser rispettati i generali principi di equo-solidarietà ed eco-compatibilità.
Baby Shower Usanza molto diffusa negli Stati Uniti che sta prendendo piede anche in Europa, la Baby Shower è una festa in onore della futura mamma che amiche e famiglia organizzano per lei prima della nascita del bambino, generalmente intorno all’ottavo mese. Un periodo in cui la gravidanza è nel pieno fulgore e in cui si inizia a pensare a procurarsi il necessario per il corredino. Tradizionalmente si tratta di una festa tutta in rosa, per sorelle, cugine, amiche e colleghe; negli ultimi anni, però, le baby shower più moderne aprono le porte anche agli uomini. In programma torta e rinfresco, giochi, condivisione di esperienze e consigli e consegna dei doni. I futuri genitori stilano spesso una lista-bebè, in modo che gli invitati vadano sul sicuro e portino un regalo apprezzato. I vantaggi della Baby Shower sono tanti: si raccoglie tutto il corredino prima della nascita, si vedono gli amici quando si ha ancora la freschezza e la lucidità per festeggiare un po’. E quando il bambino nasce si può stare tranquilli a goderselo nel bozzolo delle mura domestiche. Per idee su come organizzare una bella festa, www.bestbabyshower.co.uk.
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Fitness Un modo divertente per allenarsi con il proprio bimbo
La ginnastica con il passeggino Nasce al Central Park di New York, la ginnastica con il passeggino, o Strollercize. L’idea è brillante: le neo-mamme possono rimettersi in forma divertendosi, con il bebè dietro, senza doverlo lasciare a nonne o baby sitter. In Italia l’hanno introdotta due istruttrici di fitness, Monica Taranto ed Elaine Barbosa, che, dopo esser diventate mamme, hanno messo a punto il MammaFit: un programma specifico di esercizi per il post-parto da fare con il passeggino. I primi corsi sono stati avviati a Milano e hanno avuto un successo immediato, tanto che si stanno diffondendo in moltissime città italiane, spesso con il patrocinio del Comune. MammaFit è una ginnastica basata su esercizi di allungamento e tonificazione con l’ausilio della carrozzina, passeggino o marsupio, che diventa parte integrante della lezione. È un programma mirato ai muscoli propri delle mamme, pavimento pelvico e schiena, che dedica una particolare attenzione al recupero progressivo della muscolatura addominale. Tutte le mamme che hanno partorito da almeno sei settimane possono partecipare, con notevoli benefici: “Migliora la circolazione sanguigna, aumenta la coscienza corporea, diminuisce lo stress e inoltre è un ottimo aiuto per il controllo del peso”, raccontano le due co-fondatrici. “Oltre a essere un momento in cui finalmente le mamme pensano a loro stesse, è anche una bellissima occasione di socialità e aggregazione: si conoscono altre mamme che stanno vivendo gli stessi problemi, ci si confronta e proprio grazie a questo confronto ci si sente meno sole. Per questo MammaFit è un valido aiuto nella prevenzione
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della depressione post-parto o del baby blues. Quello che facevamo prima non è più quello che facciamo adesso. La nostra vita sociale, i nostri amici, le nostre uscite serali, tutto cambia, almeno per un po’. E allora cosa c’è di più bello se non uscire all’aperto, allenarsi insieme al proprio bimbo, in compagnia di altre mamme? Quale miglior compagnia? Crediamo fermamente e vogliamo trasmettere alle mamme questo pensiero ‘Volersi bene, essere serene’, perché sappiamo che una mamma serena è una mamma migliore”. www.mammaf.it
MammaFit in Piemonte A Torino i corsi di ginnastica con passeggino si svolgono con la bella stagione nei parchi cittadini e della provincia: al parco del Valentino (dove il sabato mattina la lezione è gratuita - si paga solo la quota associativa di 35 euro), al Ruffini e alla Pellerina a Torino. A Moncalieri, nel parco delle Vallere, a Collegno nel parco della Chiesa, a Rivoli nei Giardini Lamarmora e ancora a Settimo Torinese, Novara e Ivrea. Si va avanti nei parchi fino a fine ottobre, poi le lezioni proseguono al coperto. È possibile fare una lezione di prova prima di effettuare l’iscrizione. D’estate le toniche mamme si ritrovano a Riccione, al MammaFit Village, un simpatico campo estivo di una settimana in riva al mare, con lezioni di ginnastica con il passeggino, di Water Walking e di stretching. Per maggiori informazioni o iscrizioni: Ilaria, cell. 333 1612050.
Cicatrici: non trascurarle Tra le mille cose di cui una neomamma si deve occupare, la forma fisica passa spesso in secondo piano. È un errore, perché il parto e la gravidanza sono eventi faticosi, stressanti, a volte traumatici per il corpo, che a un certo punto deve ritrovare il suo equilibrio e rimettersi in sesto. Il recupero tuttavia deve avvenire gradualmente e senza forzature. Il corpo ha bisogno di tempo e noi dobbiamo concederglielo. “Molte neomamme non hanno voglia di aspettare - spiega Angela Morelli, osteopata - e iniziano subito a fare addominali a tutto spiano, ginnastiche faticose, diete drastiche. Sbagliato. Bisogna dare al corpo il tempo di rimettersi in sesto gradatamente, rispettandone i tempi fisiologici di recupero con le attività giuste”. Per prima cosa bisogna pensare al perineo, che deve ritrovare tonicità ed elasticità, poi a tutto il resto. “Il percorso per rimettersi in forma e i tempi di recupero variano molto da donna a donna, chi ha avuto un parto facile e veloce, chi uno lungo e magari traumatico, chi ha subito un taglio cesareo, chi una episiotomia o una lacerazione”. Non tutte le neomamme lo sanno, ma se il parto ha regalato una nuova cicatrice è meglio occuparsene subito dopo la nascita del bimbo. La cicatrice può essere quella dell’episiotomia, quella che si è formata in seguito a una lacerazione o quella, più importante, del taglio cesareo. “Si deve iniziare a lavorarci un mese dopo il parto per recuperare l’elasticità dei tessuti. La maggior parte delle donne però non lo fa, a volte perché proprio non lo sa, oppure perché se ne dimentica o non trova il tempo. Purtroppo succede che a distanza di anni si ritrovino con problemi importanti. Questo avviene soprattutto con le donne che hanno subito un cesareo, la cui cicatrice può avere conseguenze sulla postura, perché se ‘tira’, traziona il corpo in avanti. A questo punto trattarla diventa indispensabile, ma a distanza di anni è più difficile e ci vorrà un lavoro molto più lungo. L’ideale è pensarci in tempo, recandosi da una figura professionale come un osteopata o un fisioterapista, che valuta le condizioni della cicatrice: se i tessuti sono elastici, se ci sono aderenze, se ha bisogno o meno di essere curata. Nell’auspicabile situazione in cui tutto è a posto, la neomamma può occuparsene da sé con piccoli massaggi che aiutano i tessuti a recuperare la naturale elasticità, altrimenti l’esperto la seguirà nel percorso”.
Linguaggi Un modo per comunicare con il bebé
Il massaggio infantile Contrariamente a quel che si crede, alle lezioni di massaggio infantile non si va per massaggiare, o almeno, non solo. Ci si va per imparare le tecniche e per scoprire un nuovo modo di comunicare con il bebè: l’attaccamento genitore bambino ne esce rafforzato. Ce ne parla Francesca Parziale, psicologa e insegnante di massaggio infantile, presso il Centro Maya di Torino. “Nei miei corsi seguo le linee guida dell’AIMI (Associazione internazionale massaggio infantile), che sono uguali in tutto il mondo e sono quelle sviluppate da Vimala McCloure, fondatrice dell’associazione e autrice del libro “Massaggio al bambino messaggio d’amore”. La tecnica comprende principi del massaggio indiano e svedese, dello yoga e della riflessologia plantare”. I corsi si strutturano in cinque incontri, che si svolgono in una sala tranquilla, ben riscaldata perché il bebè va massaggiato nudo con olio non profumato. Si massaggia tutto il corpo, partendo dalle gambe. “Al corso si va soprattutto per imparare le tecniche giuste, che l’insegnante mostra utilizzando una bambola. Le mamme ascoltano e osservano, se i bebè lo gradiscono verranno massaggiati, altrimenti possono far quel che vogliono, dormire, mangiare, piangere. Una volta a casa, la mamma può mettere in pratica le
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sequenze imparate, scoprendo insieme al piccolo qual è il momento migliore per massaggiarlo e personalizzando la routine dei gesti sulle sue preferenze”. Durante il massaggio si crea un momento magico che rafforza il legame con il bambino. Ogni incontro, inoltre, è un’occasione di scambio tra genitori su esperienze e riflessioni legate al mondo dell’infanzia. Il corso si rivolge ai genitori di piccoli da 0 a 12 mesi ed è indicato a tutti i bebè, anche e soprattutto ai nati prematuri o disabili. “Solitamente lo frequentano le mamme, ma è ovviamente interessante per i papà, che sono invitati a non essere solo spettatori, ma a partecipare attivamente. Il massaggio apre infatti uno spazio di comunicazione privilegiato e unico con il bebè, migliorando l’interazione con il piccolo. È utile a entrambi i genitori, anche quando tornano a lavorare. Quello del massaggio, è un momento dedicato esclusivamente al bambino, in una giornata altrimenti piena di impegni. I benefici da un punto di vista fisico sono quelli legati alla stimolazione dell’apparato intestinale, muscolare e del sistema nervoso, oltre al rilassamento e al piacere del contatto pelle a pelle: durante il massaggio aumenta la produzione di endorfine, segno di benessere del piccolo”.
Avvicinamento alla musica Spesso i genitori pensano che per iniziare i bambini alla musica si debba aspettare l’età della scuola. Sbagliato: i primi tre anni di vita del bambino sono un periodo fondamentale per lo sviluppo della sua attitudine musicale. I corsi di avvicinamento alla musica dedicati ai piccolissimi sono numerosi, da vivere insieme a mamma e papà all’insegna del gioco e dell’armonia. Edwin Gordon, ricercatore, insegnante e autore di numerosi lavori sull’insegnamento della musica, ideò una teoria sull’apprendimento musicale, in base alla quale si dimostra che la musica si impara attraverso gli stessi meccanismi con cui si comincia a parlare. A Torino, presso la Casa del Quartiere di San Salvario (www.casadelquartiere.it) e l’Opera Munifica Istruzione (www.santapelagia.it) si tengono i corsi “Musicainfasce”, basati proprio sulla teoria di Gordon. “Intono canti melodici e ritmici con la partecipazione attiva dei genitori - spiega Chiara Musso, insegnante -. I canti sono senza parole e senza alcuna richiesta esplicita di partecipazione, per lasciare ai bambini lo spazio e il tempo della comprensione del proprio potenziale musicale”. Rivolto ai piccoli da 0 a 3 anni, sempre accompagnati dai genitori, c’è il corso “Musica in culla”, presso il centro di musicoterapia Benenzon (www.centrobenenzon.it), che si propone, fra gli obiettivi, lo sviluppo del linguaggio musicale del bambino inteso come risorsa per comunicare e relazionarsi con gli altri. Utili e divertenti sono i corsi di Kindermusik, che uniscono inglese, musica e movimento. Pensati per bimbi da 0 a 5 anni, propongono canti e giochi vocali accompagnati da movimenti ritmici per migliorare coordinazione ed equilibrio. Si tengono alla libreria Millevolti (www.1000volti.it).
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Alimentazione Saltare a piè pari la tappa delle pappe
L’autosvezzamento Non sempre lo svezzamento è tutto rose e fiori: spesso si rivela una fonte di stress e fatica per le mamme e per i piccoli, i quali gradiscono poco i nuovi cibi e si rifiutano in modo molto energico di mangiare quel che vien loro proposto. Ma non potrebbe esser tutto più semplice? Di autosvezzamento in Italia si è iniziato a parlare da qualche anno: si tratta di un lento e graduale passaggio da una dieta di solo latte ai cibi degli adulti, saltando a piè pari la tappa intermedia delle pappe. I genitori lasciano che il bambino assaggi tutti i cibi che si mangiano a pranzo o a cena in famiglia. Inizialmente sono solamente dei piccoli assaggi, per cui l’alimento principale resta il latte: le poppate continuano con regolarità ma quelle vicino al pranzo o alla cena si riducono fino a scomparire. Il bello dell’autosvezzamento è che permette di vivere i pasti in armonia con tutta la famiglia: si può mangiare insieme, condividendo il piacere della tavola. Ne beneficiano anche i genitori, “costretti” a cucinare più sano, proponendo pasti ben bilanciati. In Italia il primo pediatra a parlare ufficialmente dell’autosvezzamento è stato Lucio Piermarini che sull’argomento ha scritto un libro (Io mi svezzo da solo, Bonomi edizioni, 14,90 euro). “Autosvezzamento significa rispetto per il bambino, i suoi gusti, i suoi no: i piccoli sanno autoregolarsi, dobbiamo fidarci delle loro capacità. Le precauzioni da utilizzare nell’introduzione di cibi solidi non cambiano. In più c’è il vantaggio di evitare opposizione da parte del piccolo perché l’introduzione del cibo non viene forzata ed è molto più graduale”. Così il dottore rassicura tutti i genitori preoccupati dal rischio di un eventuale soffocamento del bimbo: “Il bambino è più maturo e sa liberarsi da briciole o pezzetti intrusi”. Ma meglio iniziare con il pranzo o la cena? “Non esiste un orario privilegiato per cominciare - afferma Piermarini - anche perché all’inizio non si tratterà mai di un pasto completo, ma solo di assaggi. E quando non saranno più solo assaggi il bambino mangerà quando mangiano i genitori e quello che mangiano i genitori”. Come fa il piccolo Gioele di 9 mesi, figlio di Federica che racconta: “Gioele fa solo la poppata della buona notte e quella del mattino, mangiamo tutti insieme e ce la ridiamo per le sue prodezze! Non ci siamo mai stressati per il cibo, incluse le volte che non ne voleva, possiamo andare in giro senza grossi
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preparativi, ma soprattutto è uno spettacolo vederlo mangiare, tutto concentrato a portarsi un fusillo alla bocca, quando tira su uno spaghetto come se fosse Totò, o quando succhia rumorosamente la sua manciatina di spinaci! Adesso gli propongo i cibi (pasta con il tonno o con l’olio o il pesto, broccoli, spinaci, frittata, cardi, pesce, carote, arancia) sul tavolino del seggiolone, tagliati in pezzi che può prendere e portare alla bocca da solo. Lui prima assaggia e poi riprova se gli piace (devo dire che il ragazzo è di bocca buona, non sono molti i cibi che non ha gradito). L’ultima scoperta è stata l’aringa in un ristorante di specialità tedesche, quella marinata sì, quella con lo yogurt no!” E bravo Gioele!
Amaranto L’amaranto, noto anche come “grano degli Dei”, è una pianta commestibile di primaria importanza. Semisconosciuto ai più, ma assolutamente ricco di caratteristiche nutritive di alto livello, è considerato uno pseudo-cereale, come la quinoa e il grano saraceno, appartenente alla famiglia delle amarantacee. Per gli Inca e gli Aztechi era una pianta sacra. Era molto diffuso presso tutte le popolazioni precolombiane fino all’arrivo dei conquistadores e si suppone sia una delle piante coltivate per usi alimentari più antiche del mondo. I semi di amaranto sono ricchi di proteine, fosforo, ferro, calcio, carboidrati, amminoacidi essenziali per la crescita dei bambini, come la lisina (tasto dolente di molti cereali scarsi di questo importante amminoacido), e inoltre sono totalmente sprovvisti di glutine, caratteristica quest’ultima che lo rende importante per l’alimentazione di chi soffre di celiachia e per i neonati. L’amaranto è davvero una forza della natura: cresce quasi ovunque, anche in climi avversi, secchi e aridi, e può essere coltivato indifferentemente a livello del mare o in alta montagna. È estremamente resistente all’aggressione di agenti esterni, non solo diserbanti, ma anche parassiti, malattie e insetti. A tavola è molto versatile. Ha un gusto caratteristico e per la sua consistenza gelatinosa, ottenuta dopo la bollitura, è adatto per addensare e rendere appetitose le minestre e le pappe dei bimbi in età di svezzamento. La riscoperta delle qualità alimentari di questa pianta è recente e i suoi pregi sono riconosciuti anche dalla Fao. Per molti è considerato un alimento che potrebbe risolvere i problemi di scarsa nutrizione che colpiscono le popolazioni più esposte ai danni della globalizzazione alimentare.
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Trasporto portare il bambino avvolto intorno al corpo
Babywearing Da un paio di anni sta prendendo piede la moda di “portare” i bambini, cioè trasportarli avvolti intorno al corpo con fasce e altri sostegni. Negli Usa non si contano le star fotografate con il marsupio e anche noi vantiamo qualche mamma-vip, come Elisabetta Gregoraci e Paola Maugeri. Iniziata con la commercializzazione dei classici marsupi, la tendenza a “portare” è cresciuta con il recupero di supporti più semplici, ripescati dalla tradizione contadina o importati da diverse parti del mondo. Da controcultura hippie si è trasformata in un diverso stile di accudimento, una genitorialità più naturale che sperimenta altre pratiche: l’allattamento a richiesta, l’autosvezzamento, il lettone condiviso e l’educazione spontanea al vasino. “Indossare un bambino” vuol dire tenerlo stretto, cullarlo con i propri movimenti, rassicurarlo coi battiti del cuore e col ritmo del respiro, mantenerne la temperatura costante, ripararlo dai rumori forti. Significa rendergli meno traumatico e più graduale il passaggio dalla vita intrauterina al nostro caotico mondo. Per la mamma vuol dire dedicarsi totalmente al neonato pur avendo le mani libere: un aiuto per evitare il grande stress (e possibile causa di depressione) che deriva dal sentir piangere il bebè mentre si cerca di rispondere al proprio bisogno di fare anche qualcos’altro oltre ad accudirlo.
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I buoni motivi per portare un bambino sono innumerevoli e i benefici (fisiologici, psicologici e pratici) si trovano minuziosamente illustrati sui numerosi siti e blog che trattano l’argomento. In tempi di crisi si aggiunge un ulteriore vantaggio: la fascia costa meno di un passeggino ed è versatile, si usa dalla nascita ai tre anni e si può autoprodurre: per una fascia corta basta una striscia di stoffa resistente e lavabile, lunga 2,5 metri e larga 70 cm. Per praticare il babywearing bisogna scegliere il supporto più adatto al proprio stile: c’è la fascia lunga, la lunga elastica, la corta, la corta ad anelli (sling), la tubolare (punch), il pagne (africano), il mei tai (cinese), l’onbuhimo (giapponese), solo per citare i più diffusi. Non ce n’è uno migliore degli altri, perché molto dipende dall’uso che se ne fa; sicuramente la fascia lunga è la più comoda e versatile, ma occorre tempo per impratichirsi. Il mei tai (nelle versione più semplice, un rettangolo di stoffa con quattro fasce) è il suo omologo di grande successo, più facile da usare. Quando si porta un bimbo serve sempre buon senso: non fate attività pericolose, non indossate i bambini in auto al posto del seggiolino, nella posizione a culla evitate che la testa del vostro bambino appoggi con tutto il peso sullo sterno, assicuratevi che respiri e controllate sempre lo stato di usura. Non è indispensabile frequentare un corso: è sufficiente un’amica “portatrice” che vi fa vedere come si fa o un bel giro su Youtube.
Il Mei Tai Supporto bebè di origine asiatica, il Mei Tai consiste generalmente di un quadrato di tessuto con bande di sostegno ai quattro angoli. Comodo e versatile, vi si possono portare in modo molto semplice i bimbi dalla nascita fino ai 2-3 anni. I genitori possono utilizzare il Mei Tai sulla schiena o sul davanti e, con alcuni modelli, anche sul fianco. Grazie alla banda di sostegno per la testa, il piccolo può dormirvi in tutta comodità. I Mei Tai deliziosi in vendita da Tabata sono in taglia unica ma disponibili in diversi modelli, colori e fantasie. www. tabatashop.com.
La fascia portabebè Portare il bebè stretto attorno al corpo garantendogli tutto il contatto, protezione e calore, così preziosi per il suo sviluppo. La fascia portabebè Didymos è eccezionalmente comoda grazie all’elasticità del tessuto in senso diagonale. Disponibile in sei misure: la lunghezza giusta dipende sia dalla corporatura del genitore sia dal modo in cui si intende portare il bambino. In cotone bio al 100%, con colorazioni prive di materiali tossici o metalli pesanti. Si trova su www.ipiccolissimi.it.
Baby Wrap Baby Wrap è una fascia in maglina, in cotone biologico certificato. È lunga 5 metri e mezzo, consente di sviluppare a proprio agio le posizioni desiderate, che siano davanti, sulla schiena, sul fianco, a culla. Il tessuto è morbido e avvolge il bebè in un caldo abbraccio. La fascia Baby Wrap si trova su www.italmami.com.
Mammarsupio Il Mammarsupio è una fascia studiata per le esigenze di neonati e prematuri che permette di portare i bambini fino a 2-3 anni. È prodotta con stoffe di alta qualità, stabili, morbide e rispettose dei criteri etici e ambientali in tutta la filiera. Si trova su www. mammarsupiostore.com.
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Onomastica quali criteri seguire per dare un nome al bimbo
La scelta del nome Come si chiamerà il bambino? La scelta del nome è uno dei passatempi più piacevoli in gravidanza, inzia subito dopo il test positivo e si raffina quando l’ecografia rivela il sesso del nascituro. Chi si fa guidare dalla musicalità del suono, chi dal significato, chi vuole omaggiare una persona cara, il personaggio di un libro, di un film o una canzone. Ci si può sbizzarrire, insomma. Tutto va rispettato, tutto confluisce in un risultato che accompagnerà il bimbo per tutta la vita: una gran responsabilità. Tanti i siti e i libri da consultare per farsi aiutare nella scelta. Sul sito www.nomix.it si trovano i significati dei nomi, oltre a consigli, aneddoti e curiosità. All’indirizzo web demo.istat.it si trovano le liste dei nomi più diffusi. L’ultima indagine vedeva nella top5 dei nomi per bambine Sofia, Giulia, Sara, Martina e Giorgia, mentre tra i maschietti Francesco, Alessandro, Andrea, Lorenzo e Matteo. Interessanti anche le liste divise per regione, dove si scopre che in Piemonte vincono Alessandro e Sofia. Tra i numerosi libri che aiutano nella scelta del nome, “Il libro completo dei nomi. Origine, significato, usi, curiosità”, edito da De Agostini, costa 8 euro. Prende in esame oltre 500 nomi dai più diffusi ai più ricercati, rivelando per ognuno il significato, l’etimologia, l’onomastico, il colore, la pietra portafortuna, gli aneddoti e le curiosità.
Si può o non si può Ma ci sono nomi che non si possono dare? “Dal punto di vista legale ci sono pochissimi vincoli - racconta l’avvocato Francesca Galdini -. Il nome deve corrispondere al sesso e può esser composto di massimo tre parti. Non si può attribuire al bimbo il nome del padre o della madre viventi o dei fratelli viventi. Sono vietati i nomi ridicoli o vergognosi, e non si può usare un cognome come nome.
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È invece scomparso il divieto di utilizzare un nome geografico”. Molta meno libertà c’è invece per quanto riguarda il cognome. “Contrariamente a quanto accade in molti Paesi Europei, in Italia non è ancora possibile che il figlio di una coppia sposata acquisisca alla nascita il cognome di entrambi i genitori, nonostante se ne discuta da tempo e in Parlamento siano arrivate numerose proposte di legge in merito - prosegue l’avvocato Galdini -. Chi fosse interessato ad attribuire entrambi i cognomi al figlio può però ricorrere a un escamotage. Con un Decreto del Presidente della Repubblica del 24 febbraio 2012 è stata delegata ai Prefetti la decisione in merito alle richieste di cambio del cognome. Il provvedimento prevede che ‘chiunque vuole cambiare il nome, o aggiungere al proprio un altro nome ovvero vuole cambiare il cognome, anche perché ridicolo o vergognoso o perché rivela l’origine naturale o aggiungere al proprio un altro cognome, deve farne domanda al Prefetto della provincia del luogo di residenza o di quello nella cui circoscrizione è situato l’ufficio dello stato civile dove si trova l’atto di nascita al quale la richiesta si riferisce. Nella domanda l’istante deve esporre le ragioni a fondamento della richiesta’. In buona sostanza, sulla scia delle numerose richieste di cambio del cognome, in crescita ogni anno, si è aperta la via alla possibilità di una modifica dettata, ad esempio, da motivi affettivi e, in questo senso, il Consiglio di Stato ha ritenuto valida la richiesta di aggiunta del cognome materno”. Per quanto riguarda invece le coppie non unite in matrimonio, il bambino ha il cognome del genitore che per primo lo riconosce. “Se entrambi i genitori lo riconoscono contemporaneamente, come detta l’articolo 262 del Codice Civile, il figlio naturale assume il cognome del padre”.
Libri Partorire e accudire con dolcezza
Guarire i traumi
La gravidanza, il parto e i primi mesi con tuo figlio secondo natura Sarah J. Buckley Leone Verde edizioni, 29 euro Tradotto finalmente in italiano, questo testo autorevole si rivolge alle donne invitandole a cercare un approccio rispettoso alla nascita e alla maternità. L’autrice, australiana, medico e mamma, affronta la gravidanza, la nascita e i primi mesi di vita con uno sguardo scientifico e la dolcezza di un’amica. Imperdibile.
Così calmo il mio bambino Risposte equilibrate al pianto del neonato Christine Rankl Urra edizioni, 14 euro “Per i genitori, ogni minuto trascorso cercando di tranquillizzare un neonato inconsolabile è stress allo stato puro”. Per migliorare la risposta al pianto, l’autrice, psicoterapeuta, spiega i segnali fondamentali da cogliere per distinguere con precisione i motivi del pianto del neonato.
Ripristinare la saggezza di corpo e anima con costellazioni rituali, somatic experiencing e sciamanismo Marco Massignan Uno Editori, 15 euro “Ogni volta che ti ricordi di avere un corpo, ascolta come sta”. Il corpo sente e può guarire da ogni trauma, quelli terribili come un incidente o quelli che tutti abbiamo sperimentato, come il parto e la nascita. Il libro fa luce sui traumi e sugli esercizi di energia sottile che permettono di guarirli.
Qui Bebé – Guida pratica dall’attesa al nido Scritto dalla redazione di Giovani Genitori Espressione Editore, 16 euro L’unica guida che fornisce indicazione pratiche e indirizzi utili per chi aspetta un bimbo in Piemonte. Corsi preparto, ospedali, nascita in acqua, donazione del cordone, yoga, acquaticità, asili nido e corredino: Qui Bebé accompagna i nuovi genitori alla scoperta di tutto quel che serve. Utilissimo.
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Materiali C’è una sostanza di cui si fa un uso quotidiano, che proprio non va bene per i bambini: è il policarbonato
Meglio il vetro L’anno scorso è entrato in vigore il divieto di commercializzazione dei biberon in policarbonato contenenti bisfenolo A (BPA). La sostanza, giudicata dannosa per la salute, risulta particolarmente pericolosa per i bambini e la Commissione europea ha ufficialmente dichiarato che è preferibile utilizzare contenitori in vetro. Ma cos’è il bisfenolo A? Si tratta di un composto organico utilizzato nella produzione di materie plastiche, molto diffuso nei prodotti per bambini, ma presente anche nei dispositivi medici, odontoiatrici e ottici. Il bisfenolo A è tossico e le evidenze di questa tossicità si sono accumulate nel corso degli anni, a partire dagli anni Trenta fino a oggi. È accusato di interferire con l’equilibrio ormonale e può danneggiare lo sviluppo cerebrale, il sistema immunitario e gli organi riproduttori, sia nei feti che negli adulti. Prima a vietarne l’uso è stata una contea dello stato di New York, che ha escluso la vendita di biberon in policarbonato destinati ai bambini minori di tre anni. La proibizione si è estesa a macchia d’olio e l’anno scorso è entrata in vigore anche in Europa. I bambini, in particolare, sono esposti all’uso attraverso i biberon, per cui l’Unione Europea suggerisce di promuovere l’utilizzo di altri materiali plastici e soprattutto del vetro, che presenta l’ulteriore vantaggio di non alterare la composizione e il sapore dell’alimento. Resta da capire quanti altri contenitori e prodotti alimentari per bambini siano confezionati con policarbonato, a partire dalle tazze e dai coperchi dei vasetti degli omogeneizzati. Il governo canadese, come provvedimento tampone, suggerisce ai genitori di riscaldare gli alimenti in contenitori di metallo o di vetro, per poi trasferirli in eventuali contenitori di plastica che si sospetta essere in policarbonato.
Cos’è la bioplastica La bioplastica oggi è nota in particolare per i sacchetti utilizzati per fare la spesa, ma è sempre più utilizzata per la realizzazione di pannolini, assorbenti, cotton fioc e anche di stoviglie monouso, vaschette per alimenti, posate e bicchieri da picnic biodegradabili.
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Le materie prime dalle quali si realizza la bioplastica sono biologiche e provengono da diverse colture e quindi variano a seconda dell’area geografica. Più comunemente si usa il mais (da cui deriva il Mater-Bi, largamente usato in Italia), seguito da canna da zucchero, patate, frumento e cellulosa di origine varia. La
ricerca sui materiali è un mondo in continua espansione, con investimenti che portano alla ribalta soluzioni sempre nuove. A livello di sperimentazione, si sta lavorando alla bioplastica prodotta da lische di pesce, piume di pollo e vegetali diversi che permettono di evitare la monocoltura di mais e canna da zucchero.
Equilibrio Rimedi naturali per la salute dei bambini
Naturopatia bebé Si sente spesso parlare di naturopatia. Non sempre, però, è chiaro che cosa sia e quali siano i suoi scopi. Sonia Tessarin, naturopata, ci spiega di che cosa si tratta: “La naturopatia è una disciplina di origini antiche, che si avvicina al malessere e al disagio utilizzando un approccio globale alla salute, per cui ogni individuo è visto nella sua totalità, a prescindere dal singolo disturbo”. Il naturopata “non si occupa di diagnosi e terapia, che sono riservati al medico, ma ha il compito di riequilibrare il sistema psico-fisico-emozionale della persona, stimolando la capacità di autodifesa dell’organismo. Il nostro organismo perde pian piano l’energia vitale che abbiamo sin dalla nascita, per moltissimi motivi, ma la sua conservazione è essenziale e il naturopata aiuta a riequilibrare la forza persa o parte di essa”. Con la naturopatia si agisce prima che il disturbo compaia nella sua pienezza e si lavora sulla causa del disagio. I mezzi utilizzati sono es-
senzialmente la fitoterapia (l’arte di curare con le piante), l’aromaterapia, le tecniche di rilassamento corporeo, l’omeopatia, la floriterapia, la cromoterapia, lo shiatsu, l’ayurveda, la medicina cinese e gli oligoelementi. Con i bambini, la naturopatia ottiene risultati? “Tutti i rimedi naturali funzionano benissimo su un terreno giovane, non solo perché l’organismo di un bambino non presenta tossine, ma anche perché è un terreno vergine privo di barriere e di pregiudizi. I fiori di Bach sono molto utilizzati e funzionano benissimo. Quando si prescrivono non si consiglia mai una durata della terapia, perché i piccoli pazienti sono in grado di capire quando smettere di assumere il preparato. Al momento giusto si dimenticano di averne bisogno, mentre magari nei primi giorni sono loro stessi a chiedere alla mamma di prendere le ‘goccine magiche’”.
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