Periferia Centrale Proposta strategicaper la rigenerazione di un’identità urbana
Università degli Studi di Ferrara Facoltà di Architettura A.A. 2018/2019 sessione marzo 2019 laurenadi: Giovanni Gibertini, Michele Millosevich relatori: prof. Elena Dorato, prof. Luca Rossato correlatori: prof. Romeo Farinella, arch. Benjamim Saviani
“Domingo nós fumo num samba no Bixiga Na Rua Major, na casa do Nicola À mezza notte o’clock Saiu uma baita duma briga Era só pizza que avuava junto com as bracciola...”
Um samba no Bixiga, Adoniran Barbosa
6
7
Indice Abstract
10
Parte prima
16
1.1 San Paolo Crescita
28
Memoria e trasformazione a San Paolo
36
Fenomeni di periferizzazione
41
1.2 Il Centro
Lo spostamento del centro economico
48
Programma di intervento urbano nel Settore Centrale
63
Parte seconda
72
2.1 Bela Vista
Processo storico di una periferia centrale
79
2.2 Bixiga e l’emergenza dello spazio
Studio delle emergenze urbane
93
Criticità urbane
101
L’asse Barbosa-Pedroso, arteria centrale del quartiere
110
Parte terza | Una strategia per il quartiere
114
3.1 Un nuovo ruolo per Bixiga
Polarità limitrofe
121
La riqualificazione dell’asse Barbosa Pedroso
127
Riassetto della mobilità
131
Spazio pubblico
133
Modalità di intervento
141
3.2 Nuovi servizi nell’asse Barbosa Pedroso
142
3.3 Nuove abitazioni
155
3.4 Il centro di via Barbosa | Il cuore di Bixiga
158
Parte quarta | Il caso di Vila Itororò
168
4.1 Una storia in tre atti
La costruzione di Vila Itororò
179
Gli abitanti e il rapporto con la città
189
L’esperienza del “Canteiro Aberto”
193
4.2 Il centro culturale
Il programma nella Vila
199
Il nuovo progetto
201
Parte quinta | Intervista
207
Conclusioni
230
Bibliografia
242
Ringraziamenti
250
Elaborati grafici
288
abstract
La problematica delle periferie e del loro recupero è diventato un tema caro alle metropoli di tutto il mondo. La condizione di marginalità morfologica e funzionale, la congestione dovuta a una crescita non pianificata e il degrado estremo di alcune aree sono caratteristiche comuni a sempre più metropoli. Quello delle periferie è un tema che va modificandosi e assume varie identità anche all’interno della stessa città. San Paolo del Brasile non è esclusa da questi fenomeni. Nonostante la condizione di centralità, il centro storico è affetto da un processo di periferizzazione. Qui abbiamo trovato un angolo di città, il quartiere storico di Bixiga, centrale ma funzionalmente periferico, che storicamente è rimasto escluso dall’evoluzione urbana. Questa sua caratteristica è la causa per cui il quartiere
14
versa oggi in uno stato di degrado diffuso, ma è anche ciò che lo ha reso peculiare. Come recuperare questa periferia centrale e riportarla ad essere una componente attiva per la città e come inserirla nuovamente nelle dinamiche socio economiche, valorizzando e rispettando i suoi caratteri identitari unici, è l’interrogativo che la nostra tesi ha scelto di affrontare. Il progetto propone una connessione fisica e sociale che riconnetta il quartiere alle polarità che lo circondano attraverso la rivisitazione di un asse che abbia la molteplice funzione di infrastruttura e spazio di aggregazione. Una proposta di servizi a più livelli, che salvaguarda l’identità di un quartiere attualmente in crisi ma che porta con sé un’importante testimonianza del passato di una città che va scomparendo.
15
Parte prima Inquadramento
18
19
MunicipalitĂ di San Paolo Centro espanso Settore centrale Bela Vista
20
San Paolo
São Paulo attualmente è una delle maggiori metropoli del pianeta. La città conta oggi undici milioni di abitanti mentre l’intera area metropolitana supera i venti milioni di persone. È un agglomerato urbano immenso e molto giovane rispetto a realtà europee o asiatiche. La sua crescita è stata frenetica ed esponenziale, spinta da una fortissima industrializzazione e immigrazione, sia interna che esterna. La città, che per 300 anni è rimasta sotto ai 30.000 abitanti, è passata in un secolo a 5 milioni, per poi continuare a crescere, ancora più velocemente e senza sosta, fondendosi con le città vicine e formando una gigantesca metropoli.
Area urbanizzata
Zeis 3
Servizi pubblici
Zeis 5
Industria
Cortiços
Favelas
21
Municipalità La municipalità di San Paolo, insieme ai comuni confinanti creano l’agglomerato urbano più grande del Sud America, con circa 21 milioni di persone. è suddivisa in 32 subprefetture che a loro volta sono divise in quartieri.
Area 1,521.11 km2 Popolazione 12.106.920 (1th) Densità 8.959,27 ab/Km2
Centro espanso e il settore centrale Centro storico Area
È l’area in cui si concentrano la maggior parte dei servizi e delle infrastrutture della città. Tutti i luoghi più significativi della città sono inseriti in questi perimetro. È il cuore della città.
189,60 km2 Popolazione 2.102.851 Densità 11.126 ab/Km2 Bela Vista
Settore centrale, coincide con la Sub-Prefettura da Sé ed è composta da otto distretti tra cui quello di Bela Vista. Include al suo interno il nucleo storico della città.
22
Attraversando la sterminata macchia urbana risulta difficile, se non impossibile, capire quando termina San Paolo e quando incominciano le altre città. Crescendo senza sosta la città ingloba le realtà limitrofi fondendosi con loro e creando un unico panorama antropizzato difficilmente controllabile dalle amministrazioni. L’unico modo per comprendere dove inizia e dove finisce la città di San Paolo, come è realmente e burocraticamente organizzata, e dove iniziano le realtà confinanti, è affidarsi al tracciato che sulla mappa divide la Municipalità, ossia la città di San Paolo, dalle restanti città della metropoli. Il confine della Municipalità comprende una porzione della macchia urbana della metropoli più una lunga fascia a sud, che arriva fino al porto di Santos, costituita per la maggior parte da un tessuto urbano a bassa densità e aree verdi incontaminate o disseminate da favelas. La porzione di territorio individuata da questo confine è in effetti fortemente eterogenea. Nella parte nord della municipalità, al centro dell’agglomerato metropolitano,
23
troviamo il cuore di San Paolo. Questa è la parte urbanisticamente più consolidata, da cui a metà dell’800 è cominciata la gigantesca espansione a macchia d’olio che ha generato la metropoli odierna. Al centro di quest’area si trova il primo insediamento di San Paolo, il centro storico. Le sue dimensioni, rispetto alla città che è oggi San Paolo, appaiono irrisorie, e lo sono ancora di più pensando che questo piccolo nucleo ha costituito l’unico aggregato urbano di San Paolo per ben 300 anni. Nel tentativo di controllare ed organizzare meglio il territorio la Municipalità ha proposto una suddivisione dello stesso nel Piano Strategico del 2014. A seconda della conformazione del territorio e della sua differente urbanizzazione si sono individuate delle zone nominate Macroaree. Per ciascuna di esse sono state previste differenti direttive per i futuri interventi sul territorio. La loro lettura permette di comprendere velocemente la conformazione generale della città. Nell’area del cuore della città, per la maggior parte inclusa all’interno del Centro
24
Espanso, ma non solo, si identificano due Macroaree. La principale definisce un’area di urbanizzazione consolidata. Questa è appunto l’area del centro, che può contare su una infrastruttura e dei servizi consolidati. Tuttavia le direttive auspicano un miglioramento delle condizioni urbanistiche e un’ottimizzazione del suolo, in effetti è risaputo come quest’area viva oggi una situazione di grande crisi. La seconda Macroarea di questa parte di città definisce l’area industriale e l’area periurbana di San Paolo. La Municipalità stabilisce direttrici atte a promuovere trasformazioni nello spazio urbano, nell’uso del suolo e nello sviluppo economico per sviluppare offerte di lavoro e strutturare questa parte della metropoli. Le successive aree definiscono la parte più a Sud dell’agglomerato urbano. Qui l’urbanizzazione è molto dispersa, in particolare nell’area attorno ai lati della metropoli, dove si intensificano gli insediamenti abusivi, le favelas. Per queste regioni la Municipalità prevede un’area della “riduzione della vulnerabilità urbana”, che presenta come direttrici tutti
25
Le macroaree
Riqualificazione dell’area metropolitana Riqualificazione dell’area urbana consolidata Riduzione della vulnerabilità urbana Contenimento dell’urbanizzazione Tutela dell’ecosistema
Nel tentativo di controllare ed organizzare meglio il territorio la Municipalità ha proposto una suddivisione dello stesso nel Piano Strategico del 2014. A seconda della conformazione del territorio e della sua differente urbanizzazione si sono individuate delle Macroaree. Per ciascuna di esse sono state previste differenti direttive per i futuri interventi sul territorio. La loro lettura permette di comprendere velocemente la conformazione generale della città.
26
quegli interventi necessari per creare servizi e infrastrutture di prima necessità , promuovendo anche azioni per la creazione di offerta di lavoro e di inclusione sociale. Per le restanti aree del territorio le direttrici prevedono la preservazione o il recupero dell’ecosistema naturale, ancora forte e presente in Brasile, ma minacciato continuamente dalle modalità di urbanizzazione irrefrenata di San Paolo.
27
Crescita “Nel 1935, i paulisti si vantavano che nella loro città si costruisse, in media, una casa ogni ora. Si trattava allora di villette; mi assicurano che il ritmo è rimasto lo stesso, solo che ora si tratta di palazzi. La città si sviluppa con una tale rapidità che è impossibile procurarsene la pianta: ogni settimana bisognerebbe aggiornarla. Sembra perfino che, recandosi in taxi a un appuntamento fissato qualche settimana prima, si rischi di arrivare con un giorno di anticipo sul futuro quartiere! In queste condizioni, l’evocare ricordi di vent’anni prima è come contemplare una fotografia scolorita”.
1880
1910
1930
3km2
35km2
100km2
579.039 ab
1500 1554 Fondazione
1870
1880
1890
1900
1888 Fine schiavitù
28
1910
1864 São Paulo Railway Company
1920
1.326.260 ab.
1930
1940
1920 Crescita un edificio all’ora 1910 Bela Vista
1930 Plano das avenidas
Con queste parole Claude Lévi-Strauss nei suoi Tristi Tropici racconta del suo viaggio nella nascente metropoli paulistana. Una città che appare al di là della scala umana, troppo veloce e grande per essere comprensibile agli occhi del cittadino. Una città con un modello di crescita perversa e apparentemente incontrastabile, che ha portato all’attuale crisi urbana che San Paolo sta vivendo. Un modello di sviluppo basato principalmente sulla negoziazione tra tre attori della società: potere pubblico, speculazione immobiliare e grande industria.
1950
1960
1985
2019
275km2
915km2
1500km2
1500km2
1.326.260 ab.
2.198.100 ab
1940
1950
3.781.450 ab
5.924.62 ab
8.493.230 ab
9.646.190 ab.
10.434.300 ab
11.253.500 ab.
1960
1970
1980
1990
2000
2010
1950 Sviluppo industriale
1974 Metropolitana 1980 Declino del centro storico
12.176.866 ab
2019
2004 MCMV 2014 PDE
29
Tuttavia questo fenomeno ha riguardato soltanto l’ulimo secolo e mezzo di storia della città. Dalla fondazione nel 1554 per mano dei gesuiti portoghesi fino a metà ‘800, il piccolo nucleo di San Paolo rimase in effetti di dimensioni per lo più inalterate. Le attenzione degli europei erano rivolte ai consistenti giacimenti d’oro lontani da San Paolo e più vicine alle regioni di Rio e Minas Gerais, lasciando San Paolo lontana dalle logiche di sviluppo dei regnanti portoghesi e causando nel 1600 persino un processo di spopolamento nella città. La crescita riprese solo verso la fine del 1700 grazie all’attività agricola, con la coltivazione dello zucchero in un primo momento e successivamente con la più prosperosa produzione di caffè. Grazie alla successiva costruzione della ferrovia che collegava San Paolo a Santos, e grazie alla sua posizione geografica strategica che riusciva a convergere i flussi di transito tra l’altopiano e la zona costiere, la città riuscì ad affermarsi come nuovo centro economico tra tutte le città Brasiliane. La grande ricchezza portata dal commercio del caffè rese possibile lo sviluppo della
30
città. Con la fine della schiavitù nel 1888 la nuova borghesia, i fazendeiros, cominciò a necessitare di nuova manodopera. Si richiamarono pertanto lavoratori dall’Europa, generando un potente flusso migratorio, in particolare dall’Italia, accrescendo le dimensioni della futura metropoli. Intanto cominciava a formarsi un’economia diversificata all’interno della città, in un primo momento orientata solo alla produzione del caffè. Una nuova cultura industriale prendeva piede e la città cominciava ad articolarsi come una vera grande città. In particolare risultò eccezionalmente lucroso l’investimento nel mercato immobiliare, che presentava sterminati terreni vuoti a basso prezzo, in cui investire i capitali della nuova borghesia, arricchita dal commercio del caffé. È in questo contesto che la città comincia a crescere vertiginosamente, un edificio nuovo all’ora, nelle modalità descritte da Lévi-Strauss. Uno dei principali tentativi di strutturare la crescita cittadina avvenne nel terzo decennio del novecento per mano degli
31
32
architetti Ulhôa Cintra e Prestes Maia, futuro prefetto della città, che nel 1929 diedero vita al Plano de Avenidas. Il piano prevedeva di strutturare la crescita cittadina all’interno di un sistema di vie radiali e perimetrali, unificando il centro con le sue estensioni al di là della valle mediante un anello dalla quale sarebbero potute partire vie radiali e successivi anelli perimetrali. Tuttavia la logica di tale piano, e di quelli che vennero a seguire, era completamente assoggettata ad una logica basata sul trasporto automobilistico e alla costruzione in altezza. Una logica di questo tipo permise la costruzione di un territorio frammentato, verticalizzato e saturo. Strade, piazze e spazi di ogni genere si sono formati come causa di logiche speculative di volontà private, accompagnate da un beneplacito dei soggetti politici. Sotto la logica della macchina gli spazi aperti non vennero più percepiti come luoghi di sosta e di incontro, ma come spazi di passaggio.
33
34
Saudosa Maloca Adoniran Barbosa, 1961
“Se il signore non si ricorda Lasciami cantare Che qua dove adesso è Questo ufficio alto C’era una casa antica Un piccolo palazzo di due piani È stato qua, signore Che io, Mato Grosso e Joca Abbiamo costruito la nostra capanna Però un giorno Il quale non riusciamo a ricordare Gli uomini sono venuti con gli attrezzi “Il proprietario ha ordinato di buttarlo giù” Abbiamo preso tutte le nostre cose E siamo andanti in strada Ad assistere alla demolizione, Che tristezza che abbiamo provato Per ogni pezzo che cadeva Il nostro cuore soffriva Mato Grosso volle di urlare Ma subito dissi Gli uomini hanno ragione Troveremo un’altro luogo Ci siamo arresi solo quando Jota ha detto Dio da’ il freddo a seconda della coperta E oggi ci tocca la paglia tra l’erba del giardino E per dimenticare noi cantiamo così Saudosa maloca, rifugio adorato dim dim In cui sono vissuti i giorni più felici della nostra vita Saudosa maloca, tugurio adorato dim dim”
35
Memoria e trasformazione a San Paolo Subordinata ad una logica di espansione come quella descritta la città è cresciuta a macchia d’olio, velocemente, andando ad occupare tutto il territorio disponibile fini ai suoi confini naturali invalicabili, con una spinta orizzontale senza precedenti. Vi era tuttavia un’altra modalità di espansione. Infatti mentre la città cresceva orizzontalmente esse andava anche a riedificarsi, a ricostituirsi al suo interno. Le prime case, basse di inizio secolo, vennero demolite per fare posto a nuovi palazzi in cemento. Il volto di San Paolo antica si tramutava velocemente in una nuova San Paolo, quella appunto grigia, caratterizzata dai suoi tipici e sterminati edifici a torre. Questa modalità di crescita rese San Paolo come un palinsesto, un supporto che di volta in volta viene raschiato per essere sovrascritto. Una città in cui il passato, anche il più prossimo, veniva negato tramite la sua demolizione. In poco meno di un secolo San Paolo si trasformò tanto da risultare irriconoscibile. Un palinsesto appunto, in cui il supporto, l’unico a rimanere immutato, è la topografia.
36
Ciò che ha reso particolare San Paolo è stata proprio la sua nonchalance con cui si è rasa al suolo per poi ricostruirsi e di come la cultura della preservazione del patrimonio storico si sia instaurata piuttosto in ritardo, anche rispetto ad altra realtà sudamericane, andando a difendere un patrimonio in condizioni fortemente critiche e di dimensioni già esigue fin dall’inizio. È solo dal 2000 infatti che la Prefettura si applica a catalogare ed effettivamente salvaguardare gli edifici rappresentativi per la storia di San Paolo. Questi edifici vengono oggi siglati come BIR (Bens imóveis rapresentativos). In questo contesto tutte le aree soggette ad interessi speculativi hanno subito il processo di demolizione-riedificazione, venendo completamente trasformate ed estraniando gli abitanti che vivevano in quel luogo. L’area di Bixiga, all’interno del quartiere Bela Vista non ha mai interessato il mercato immobiliare per particolari attività di trasformazione urbana. Ciò è avvenuto per le sue caratteristiche sociali, essendo un quartiere storicamente povero, ma anche per le sue caratteristiche
37
morfologiche, è infatti un’area fortemente scoscesa. Per queste ragioni il quartiere si è potuto in qualche modo conservare, mantenendo i suoi edifici di inizio secolo, e rappresentando un caso unico nella città di San Paolo. Mentre tutta la città andava a ricostruirsi in altezza, tramite la negazione di sé stessa e la ricerca di un moderno, di un futuro mai raggiunto, Bixiga rimaneva ancorata al suo passato. Una vista aerea del quartiere
38
mostra come questa appaia come una depressione urbana, un agglomerato di piccoli edifici circondati da una distesa interminabile di grattacieli. A sottolineare questa condizione di eccezionalità l’intera area di Bixiga è stata riconosciuta come area di protezione paesaggistica nel 2002 e molti suoi edifici sono stati classificati come edifici tutelati (BIR).
Immagine: Instituto Pedra
39
40
Fenomeni di periferizzazione La San Paolo del XXI secolo mostra i segni di una nuova organizzazione metropolitana. La dislocazione di funzioni dal municipio ai limiti della metropoli crea l’intenso movimento tipico di un’urbanizzazione dispersa. Mentre si diffondono da una parte reti di consumo e centri commerciali, dall’altra vediamo la dispersione di sacche di povertà. Se da una parte infatti abbiamo la creazione di nuovi quartieri, votati al commercio e la cui fruizione viene concessa a solo un ceto ricco, dall’altra parte vediamo l’abbandono e l’impoverimento di altre aree, spesso anche molto centrali. Uno dei marchi più tangibili della dispersione urbana è infatti il fenomeno di periferizzazione delle aree centrali. L’espressione rivela come il termine periferia intenda in questo caso più che un luogo una condizione dello spazio urbano, una patologia capace di affliggere anche aree centrali anche pienamente attrezzate. Ad indicare che questo malessere affligge ancora varie zone centrali lo si vede dal piano strategico del 2014. In questo piano la Municipalità va ad individuare quelle che
41
Utilizzo prevalente del suolo
13
14 1 2 3 4
12
5
6 7 8 9 11 10
Non residenziale
Libero
Residenziale
28 %
18 %
54 %
2 Uso collettivo
10
Villa in zona residenziale protetta Appartamento di lusso
3 Uso speciale
11
Villetta a schiera
4 Commercio e servizi Verticale
12
5 Commercio e servizi Orizzontale
13
1
9
Scuola
6 industria 7 Magazzini
14
Appartamento in zona residenziale Appartamentodi bassa qualità in zona residenziale Abitazione in zona periferica o pericolosa
8 Altro Solo il 5% dello spazio pubblico è destinato a spazi di uso collettivo. L’analisi dell’utilizzo del suolo evidenzia come la città sia densamente edificata. La densità del costruito è altissima in ogni quartiere della città. Vi è un grande squilibrio tra spazio pubblico e privato che vede l’uso destinato all’abitazione in netto vantaggio a discapito dei servizi pubblici. Solo il 5% dello spazio totale della municipalità è infatti destinato a servizi pubblici.
42
chiama aree Zeis. Queste sono aree urbane degradate che necessitano interventi di rigenerazione urbana e la costruzione di abitazioni sociali. Due delle 5 categorie di queste aree vanno a localizzare tutte quelle aree in stato di degrado all’interno di regioni dotate di servizi, attrezzature pubbliche e infrastrutture, ossia aree affette da un patologia di periferizzazione. Il fenomeno di periferizzazione delle aree centrali è parallelo, se non coincidente, con quello della favelizzazione. Questo fenomeno è rappresentato dalla creazione di cortiços, abitazioni povere e informali assimilabili a favelas del centro. Abitazioni d’affitto sovraffollate caratterizzate da condizioni igieniche precarie. Sviluppatesi alla fine del XIX secolo durante la industrializzazione della città, sono il tipico insediamento dei quartieri poveri del centro di San Paolo.
43
44
Il Centro
Ma il centro non può reggere. Come una stella al termine della sua vita, il cuore della città crolla sotto il peso della sua stessa espansione. L’automobile ha reso molto più semplice (e meno costoso) il modo di vivere, lavorare e fare acquisti nei pressi della tangenziale rispetto al centro della città ormai soffocata. Questo, il modello di uova strapazzate, è anche il tipo più rilevante dello sviluppo urbano di oggi. Cedric Price, The city as an egg
45
Utilizzo del suolo
1
3
2
Industria Commercio
Residenziale verticale ceto medio alto
Residenziale ceto basso
Residenziale orizzontale ceto alto
Residenziale ceto medio basso
Centro
Lo studio dell’utilizzo prevalente del suolo evidenzia come ci sia una forte disparitĂ tra i vari quartieri del centro espandido. Ăˆ netta la divisione tra zone prettamente residenziale da quelle commerciali o industriali e altrettanto forti sono le divisioni tra i ceti all’interno dei settori residenziali. Aree ricche e povere non sono disposte in maniera omogenea nel tessuto cittadino. Il centro storico presenta inoltre una chiara funzione commerciale a discapito di quella residenziale.
46
L’urbanizzazione di San Paolo ha generato aree povere e socialmente fragili all’interno del centro. Aree caratterizzate da spaccio e consumo di droga, abitazioni abusive e un alto numero di senzatetto e disperati, tanto da stigmatizzare l’intero centro storico, considerato pericoloso e poco raccomandabile da tutti i cittadini. È interessante andare a comprendere le cause che hanno comportato questa situazione nell’area centrale della città. In che modalità si sono formate sacche di così forte povertà in un contesto che presenta anche zone molto ricche e come aree con tratti tanto differenti possano coesistere l’una accanto all’altra. San Paolo è una città policentrica e presenta al suo interno più concetti di centro. Vi è il centro espanso, ossia il nucleo urbano consolidato della città al cui interno sono presenti tutte le polarità della città. Pur costituendo soltanto il 12% della città esso si estende per 190 Km2, dandoci l’idea dell’estensione di San Paolo. Qui è dove si concentrano la maggior parte dei servizi, delle offerte lavorative e delle
47
Lo spostamento del centro economico finanziario Secondo spostamento della classe più agiata (1950-1960) verso l’Avenida Paulista
Primo spostamento del centro economico e del ceto ricco (18701900) verso la Valle do Anhagabaú.
L’area a nord di Bela Vista, Bixiga, viene esclusa dal passaggio del centro economicoculturale rimanendo storicamente arretrata.
Quarto spostamento (1990-2000) verso Nord del fiume Pinheiros
Terzo spostamento (19701990) verso la parte sud del fiume Pinheiros
Centro economico Valore medio di mercato (reais/m2) 2005 215
485
800
1.200
Dal 1930 ad oggi l’abbandono del centro storico da parte dell’elité e la conseguente localizzazione di nuovi centri economici ha generato processi di favelizzazione all’interno di varie aree dell’ex centro città.
48
infrastrutture della città. Al suo interno è possibile individuare un’area, il Settore centrale, principale distretto della città, che comprende tutti i quartieri storici di San Paolo. Ancora più interno troviamo il Centro Velho, ossia il centro del quartiere Sé, che coincide con il primo insediamento della città. Oltre a questi centri bisogna aggiungere il concetto di centro economico-finanziario. Infatti il movimento dell’elite paulistana, le logiche di mercato e la speculazione edilizia hanno sempre cercato nuove aree da edificare, spostando dal 1930 ad oggi, il centro economico finanziario dal centro vecchio verso le aree più a Sud-Ovest lungo il fiume Tiete. Il movimento del centro economico ha seguito le logiche di mercato, le quali procedevano con una strategia di commodificazione, ossia di trasformazione di aree dal valore immobiliare basso ad habitat interamente votati al consumo. Ciò è avvenuto tramite l’urbanizzazione di aree sempre più esterne al centro città, costruendo gli edifici tipici del momento, edifici per uffici, centri commerciali e banche, che seguivano quel linguaggio
49
50
che guardava all’architettura statunitense. Interessante notare come questo allontanamento del centro economico all’esterno della città abbia sempre seguito un movimento precedente dell’elite paulistana. Il ceto ricco infatti da sempre ha ricercato nuove aree per costruire quartieri residenziali ricchi, lontani dal caos della città e dai quartieri poveri che sempre più si affollavano attorno al centro città. Ancora oggi l’analisi del suolo ci mostra come le residenze di tenore più alto siano localizzate ai margini della città, formando una corona periferica di quartieri residenziali attorno al centro espanso, accessibili solo ai ricchi abitanti della zona. Successivamente l’offerta di impiego si formava attorno al nuovo quartiere ricco e qui andava a formarsi il nuovo centro, il nuovo quartiere commodificato. Il primo movimento del centro iniziò in effetti tra il 1870 e il 1900 e avvenne dal primo insediamento originario, il cosiddetto “triangolo” o “centro velho”, verso una nuova area di espansione, la Valle dell’Anhagabaù nel quartiere che oggi è Republica. Ciò fu possibile grazie
51
52
alla costruzione di nuovi viadotti molto moderni per l’epoca, come il Viadotto do Cha che è oggi uno dei simboli della città. Il secondo spostamento vide la ricca classe borghese spostarsi sull’altopiano dell’Avenida Paulista attorno al 1950-1980. Questa strada, concepita come ricca via residenziale abitata dai fezeindeiros, ossia i ricchi agricoltori di caffé, venne presto riconvertita divenendo il nuovo centro economico della città. Gli spostamenti successivi dal 1970 fino al 2000 portano il centro economico finanziario lungo i margini del fiume Tietê. Ancora una volta questo spostamento era stato annunciato dal precedente movimento del ceto ricco che, facendo costruire qui le proprie abitazioni, creò terreno fertile per fruttuose operazioni immobiliari. È ironico osservare come ancora una volta, come lo era stato per il passaggio dal primo insediamento alla Valle dell’Anhagabau, sia proprio un nuovo ponte, il ponte Estaiada Octavio Frias, ad essere il progetto bandiera dell’intervento, ma allo stesso tempo triste considerando che, in un momento in cui architetti e intellettuali parlano
53
Decentramento della ricchezza
Quartieri residenziali ricchi
Il processo di allontamento del centro economico dal centro storico è stato sempre preceduto da un movimento dell’elite paulistana verso l’esterno della città. Il ceto ricco infatti da sempre ha ricercato nuove aree per costruire quartieri residenziali ricchi, lontani dal caos della città e dai quartieri poveri che sempre più si sono affollavano attorno al centro città.
54
della trasformazione della città a un città sostenibile e a scala umana, il ponte sia di sola percorrenza automobilistica. Il continuo spostamento del centro economico e la ricerca di nuove aree per il raggiungimento di operazioni immobiliari vantaggiose ha chiaramente creato squilibri all’interno della città, creando sacche di povertà diffusa. Il movimento è visibile anche nel prezzo medio al metro quadro del terreno. Dove il centro è passato, lì vi è stato un innalzamento dei prezzi. La rete stradale evidenzia poi una maggiore affluenza tra i due principali poli della città, il centro storico e il nuovo centro economico. Diversa è invece la situazione del trasporto pubblico, questo infatti è rimasto attorno al centro storico. In un momento dove tutta la società guardava al trasporto individuale, la municipalità ha investito in un trasporto pubblico attorno al centro storico, impedendo in quella zona il transito automobilistico, una scelta importante dal punto di vista ambientale, ma che a finito con rafforzare il processo di degrado del centro. L’unica linea che
55
Rete stradale
La rete stradale evidenzia una maggiore affluenza di traffico tra i due principali poli cittadini, il centro storico ed il nuovo centro economico.
MobilitĂ pubblica
La metropolitana è stata strutturata attorno al centro storico. La linea gialla, di recentissima costruzione, collega invece i due poli.
56
collega il centro storico al nuovo centro e quella di più recente costruzione. Anche la densità abitativa è più elevata nel centro storico, sottolineando l’evidente disparità tra i due poli. Le zone meno dense e più ricche sono lontane dal centro culturale e sociale della città. Nei passaggi del centro storico si nota come l’area di Bixiga sia stata saltata nel processo di commodificazione di un’area all’altra. Quartiere abitato da immigrati italiani, da schiavi neri e immigrati nordestini, è sempre stata il quartiere del diverso, dell’escluso, pur rimanendo sempre vicino ai quartieri bene della città.
57
Analisi morfologica 1 Centro storico Area compresa tra i distretti di Sé, Republica e Bela Vista Questa è l’area del primo insediamento ddi San Paolo. L’agglomerato urbano ricalcalca il tessuto della città storica, edificata secondo le logiche dettate dalla morfologia collinare del luogo. All’interno si trovano le principali piazze e parchi della città che intervallano il tessuto urbano.
2 Quartiere residenziale Area compresa tra i distretti di Pinheiros e Jardim Paulista L’area mostra uno dei tanti quartieri residenziali di tenore medio alto localizzato ai margini del centro. Sviluppato su un disegno organico è costituito prevalentemente da case monofamigliari con giardino. Lo spazio pubblico è totalmente assente e il quartiere è concepito su una logica di mobilità basata solo sulla macchina.
3 Area industriale Area compresa tra i distretti di Mooca e Ipiranga L’area industriale localizzata nella Macroarea di riqualificazione metropolitana è sviluppato su un tessuto regolare costituito da capannoni e magazzini. A contatto con questo si trova un quartiere residenziale con una diversa tessitura.
58
Crisi nel settore centrale Pur mantenendo una valenza simbolica importante il centro della cittĂ presenta gravi problematiche. Una forte crisi abitativa, mancanza di luoghi pubblici sicuri e una grande insicurezza urbana causata dai numerosi furti e crimini di vario genere.
La crisi abitativa
33.149 Abitazioni Vuote 6.832 Senzatetto
Aree verdi pubbliche all’interno del Centro
Carenza di spazi verdi
2,59 m2 area verde Abitante
Numero di furti al mese 2017
Violenza e insicurezza urbana
24,4 omicidi ogni 100 mila abitanti
150
200
250
300
400
59
Sampa Caetano Veloso, 1978
“Alguma coisa acontece no meu coração Que só quando cruza a Ipiranga e Av. São João É que quando eu cheguei por aqui eu nada entendi Da dura poesia concreta de tuas esquinas Da deselegância discreta de tuas meninas Ainda não havia para mim Rita Lee A tua mais completa tradução Alguma coisa acontece no meu coração Que só quando cruza a Ipiranga e avenida São João”
“Qualcosa accade nel mio cuore Soltanto quando incrocia Ipiranga e Avenida São João Quando arrivai qui non capii niente Della dura poesia dei tuoi angoli Della diseleganza discreta delle tue ragazze Non conoscevo ancora Rita Lee La tua più completa interpretazione Qualcosa accade nel mio cuore Soltanto quando incrocia Ipiranga e Avenida São João”.
61
Interventi strategici
Confine del Programma di Intervento Urbano Aree di intervento strategico Densità abitativa (ab/Km2) 9.200
35.000
L’area di Bixiga, inclusa all’interno di Bela Vista ma parzialmente anche dal quartiere di Republica, si presterebbe ad essere un’area strategica per l’intervento nel Settore Centrale.
Per intervenire ed invertire il processo di degrado di queste aree urbane centrali la Prefettura ha recentemente proposto la creazione di un Projeto de Intervenção Urbana (PIU) all’interno del Settore Centrale. Questo programma di sviluppo e rigenerazione abbraccia 11 distretti, tutti situati tra le SubPrefetture di Sé e Mooca. Il programma esclude però il quartiere di Bela Vista nonstante questi riporti le stesse caratteristiche negative, se non peggiori, delle aree coinvolte.
62
Programma di intervento urbano nel settore centrale Per intervenire ed invertire il processo di degrado di queste aree urbane centrali la Prefettura ha recentemente proposto la creazione di un Projeto de Intervenção Urbana (PIU) all’interno del Settore Centrale. I PIU sono studi tecnici, elaborati dalla Municipalità, atti a promuovere progetti di riqualificazione all’interno di aree degradate o sottoutilizzate nella città di San Paolo. Basato sulle direttrici del Piano direttore Strategico, che fornisce le direttive per lo sviluppo della città, lo strumento del PIU è stato concepito per essere applicato in differenti scale territoriali, dallo studio alla trasformazione di grandi settori della città fino alla progettazione di piccoli progetti specifici. Il nuovo progetto di intervento per il Settore Centrale (PIU setor central) è tuttora in discussione e, a seguito di una prima consulta pubblica svoltasi a Luglio 2018 e di una successiva a Febbraio 2019, il testo completo verrà pubblicato nel secondo semestre del 2019. Questo programma prevede un perimetro di azione per il quale verranno forniti
63
Programma di intervento urbano
Programmi in esecuzione Programmi in corso di approvazione Programmi proposti
I PIU sono studi tecnici, elaborati dalla Municipalità, atti a promuovere progetti di riqualificazione all’interno di aree degradate o sottoutilizzate nella città di San Paolo. Basato sulle direttrici del Piano direttore Strategico lo strumento del PIU è stato concepito per essere applicato in differenti scale territoriali, dallo studio alla trasformazione di grandi settori della città fino alla progettazione di piccoli progetti specifici.
64
PIU settore centrale Agosto/Settembre 2017
Consulta pubblica Luglio 2018
Versione Finale del PIU secondo semestre 2019
gli incentivi per raggiungere gli obiettivi del PIU e nel quale verranno identificate varie aree per attuare progetti strategici. L’obiettivo principale del programma è quello di creare nuovi alloggi all’interno del centro, andando ad aumentare la densità abitativa da 130 ab/ha a 200 ab/ ha, richiamando quindi almeno 140 mila abitanti dall’esterno della città nel centro. In effetti ciò sarebbe più che fattibile, il centro presenta infatti un’ampia offerta lavorativa e tutti i principali servizi della città. Ad oggi il centro si presenta come un punto di snodo, continuamente attraversato per motivi lavorativi le analisi mostrano che i viaggi verso il centro compiuti dai cittadini sono quasi esclusivamente per motivi lavorativi. Nessuno abita più in centro, e questo comporta un fortissimo svuotamento tra il giorno e la notte che rende insicure le sue stesse strade. Questa insicurezza ha portato all’abbandono dei suoi edifici, che oggi si trovano vuoti. Il programma Piu intende perciò reimpiegarli creando nuovi alloggi e tentando di ricreare una città vissuta a
65
Il programma per il centro Aumento della densità abitativa da 130 ab/ha a 200 ab/ha Tramite incentivi per il ripristino di edifici in stato di degrado, semplificando anche la procedura per il restauro degli edifici storici.
Realizzazione di unità abitative sociali in aree attorno al centro storico
Sviluppo dell’economia locale Sviluppo delle potenzialità proprie di ogni area attraverso anche attraverso la valorizzazione del patrimonio storico che porterà, al di là del paesaggio, un miglioramento della qualità di vita e nuovi impieghi nel settore turistico.
tutte le ore, e quindi più sicura. Il piano continua identificando delle possibili aree per gli interventi strategici. Queste sono aree che possiedono edifici abbandonati da molto tempo e lotti fisicamente degradati. Per l’identificazione
66
di queste aree il piano si è appoggiato alle aree zeis proponendo in queste la realizzazione di abitazione di edilizia sociale che, andando a costituirsi attorno al centro, possano assicurare alla popolazione di fascia meno agiata l’appoggio alle infrastrutture a ai servizi del centro. Infine il piano riprende i perimetri di protezione paesaggistica presentati nel piano strategico e propone di valorizzarli creando incentivi per il recupero e l’ammodernamento degli immobili storici. Anche una semplificazione dell’aspetto burocratico faciliterà ai proprietari i lavori per il ripristino di questi immobili che potranno essere riconvertiti in abitazioni. Nella versione iniziale erano inclusi tutti i distretti della Sub-Prefettura Sé, più i distretti di Bràs e Pari della Sub-Prefettura Mooca. Tuttavia nelle versioni successive vengono scartati alcuni quartieri, in particolare quello di Bela Vista. Il motivo dell’esclusione di quest’ultimo, e con esso l’area di Bixiga, è che presenta già la densità abitativa prevista come obiettivo dal piano e in media questo
67
quartiere è piuttosto ricco. Tuttavia la Municipalità ha ragionato solo su analisi sviluppate su dati che si estendono a tutto il quartiere. Tuttavia Bela Vista è fortemente disomogenea e risiedono al suo interno aree con le stesse criticità, e spesso anche più accentuate, dei quartieri inclusi nel programma. Ad esempio due parametri
ZEIS- Zone speciali di interesse sociale
Bixiga Sé Zeis 3
Zeis 5
Centro espandido
É significativo sottolineare come nella macroarea industriale siano localizzate la maggioranza delle aree zeis, dovute al pessimo utilizzo del suolo.
68
fondamentali per la classificazione delle aree strategiche sono stati quelli delle aree zeis e dei beni di rilevanza storica. Tuttavia Bixiga non solo presenta due ampie aree zeis ma presenta anche il più alto numero di edifici storici di tutta la città. Inoltre anche il numero di cortiços è maggiore qui più che negli altri quartieri.
Abitazione informale - Cortços
Bixiga Sé Mooca Corticos
Nelle subprefetture da Sé e Mooca sono concentrati tutti gli insediamenti informali di questo tipo. Edifici occupati abusivamente e sovraffoltai in cui vivono famiglie ammasste e sotto il livello della povertà. Il centro storico presenta una gran numero di edifici occupati, caratteristica che sottolinea la sua situazone di degrado attuale.
69
2018-07-24 Laura da Palma “La regione di Bixiga è estremamente povera e svalorizzata e la decisione di escluderla dal perimetro PIU necessita di essere chiarificata. La regione soffre la mancanza di regolamentazione delle nuove opere, tutte abusive, e la mancanza di manutenzione, di servizi pubblici e presenta uno stato di abbandono generale degli spazi.
BIR - Edifici storici rappresentativi
Bixiga Sé Immobili protetti Perimetro di protezione del paesaggio urbano
Praticamente tutti gli idifici protetti della città si trovano nel centro storico, il resto dei quartieri non presenta quasi nessun immobile del XIX sec. la municipalità ha tracciato un perimetro che ingloba i quartieri di republica, Sé e Bela Vista, a protezione del paesaggio urbano.
70
Lasciarla fuori dal progetto andrà a peggiorare lo stato in cui si trova. Il triangolo formato dall’Avenida Brigadeiro, la via Treze de Maio e il Viadotto Jeceguai presenta una realtà molto diverso dal restante distretto di Bela Vista. È necessario rivedere il perimetro per aiutare un’area tanto bisognosa quanto altre giá incluse nel programma.”
La decisione di inserire o no quest’area all’interno del perimetro di rigenerazione urbana del PIU verrà presa con la pubblicazione della versione finale del Piano. La strategia da noi proposta per il recupero di Bixiga si appoggia anche al buon esito di questa decisione.
71
Parte seconda Bela Vista e Bixiga
Immagine: Centro DIAPReM
ga
1
Bixi
la Be
ta s i V
2
Bela Vista
Beni storici
Zeis 3
Bixiga
Zeis 5
Bela Vista
Cortiços
Sulla mappa di San Paolo, all’interno del settore centrale, si trova uno degli otto quartieri storici della città: Bela Vista, “il quartiere italiano”. Il nome fa riferimento al Belvedere che si può apprezzare sul terrazzo del Trianon, oggi sormontato dal museo d’arte della città, sotto cui un tempo scorreva il fiume Anhagabau e che oggi è attraversato senza sosta da macchine lungo l’Avenida 9 de Julho. Sulle guide turistiche si parla del quartiere come il quartiere dell’avenida Paulista, il quartiere dei grandi musei ma anche del quartiere storico, folcloristico e costellato dai tanti ristorantini italiani. ll quartiere però mostra tante criticità e si presenta come un aggregato fortemente eterogeneo. Anche uno sguardo rapido mostra come sia difficile descriverlo in maniera non superficiale senza trovare più identità al suo interno. Gli abitanti del quartiere e i Paulistani in generale parlano di due aree, due veri e propri quartieri differenti. Non si troverà un confine ufficiale o un limite cartografico che gli divida, ma attraversando Bela Vista si percepirà
77
facilmente le due realtà. Queste due identità presentano caratteri fortemente distinti, a tratti stridenti, ma coesistono da un secolo a questa parte sotto lo stesso confine amministrativo, una affianco all’altra. L’una quartiere storicamente abitato da ex schiavi neri, poi immigrati italiani e successivamente nordestini, è sempre stata la realtà popolare, povera e folcloristica. Questa è Bixiga. L’altra, nata con l’inaugurazione della via Paulista, abitata dalla borghesia arricchita grazie al commercio del caffè, è il “Morro dos Inglese” o più semplicemente Bela Vista. Con il passare del tempo i confini possono diventare più labili e sfumare in certi tratti, ma l’identità di una e dell’altra rimangono forti e dissonanti.
78
Processo storico di una periferia centrale Il primo insediamento nell’area di Bela Vista è proprio Bixiga. Per far fronte alla necessità di manodopera creata dalla fine della schiavitù nel 1888, l’elite paulistana richiamò lavoratori europei per lavorare nella redditizia industria del caffè, che stava facendo la fortuna della città. Un massivo esodo portò circa sessanta milioni di europei oltre oceano. Alla fine del secolo gli italiani erano di gran lunga il principale gruppo di immigrati a San Paolo. La prima ondata, durante l’ultimo decennio del diciassettesimo secolo vide principalmente italiani provenienti dalle campagne del Veneto. Il loro viaggio era sussidiato dalla Sociedade Promotora da Imigração, fondata dai ricchi proprietari paulistani di caffè, che promettevano una ricca e prosperosa vita nel Nuovo Mondo della nascente metropoli di San Paolo. Tuttavia le condizioni dei nuovi arrivati furono tutt’altro che fortunate e la maggior parte di Italiani risiedevano nell’area industriale, tra il fiume Tietê e la nuova ferrovia, sopportando precarie condizioni di vita. La seconda ondata d’immigrazione,
79
1878 Processo di lottizzazione Nel 1820 Antônio Beixiga compra un terreno a sud del primo insediamento di San Paolo, oggi distretto di Sé. Da qui ha origine il nome Bixiga.
Sé Primo insediamento di San Paolo Il sito si presentava come un terreno vuoto abitato solamente da una Quilomba, un insediamento di schiavi neri, evitato dai paulistani.
Bixiga futuro confine di Bela Vista
Immagini: Instituto Moreira Salles
1878 “Planejamento do Bixiga”
il quartiere viene progettato dal noto politico José Antonio Leite Braga per ospitare una nuova area di espansione della città destinata agli operai in arrivo principalmente dall’Italia. I nuovi lotti, lunghi e stretti, erano piuttosto piccoli e le prime abitazioni risultarono scadenti.
80
contrariamente alla proibizione del governo italiano alla politica sovvenzionata per l’immigrazione del Brasile, vide italiani provenienti prevalentemente dalla Sud, in particolare dalla Calabria, durante il primo decennio del ventesimo secolo. Gli immigrati si instaurarono nel “Planejamento do Bixiga”, una nuova larga estensione della città costruita sugli acquitrini di Bixiga. Il sito non era ancora stato urbanizzato e si presentava come un terreno brullo abitato solamente da una Quilomba, un insediamento di schiavi neri, evitato dai paulistani. La nuova griglia urbana fu commissionata nel 1878 dal noto politico José Antonio Leite Braga. L’area collinare e boschiva di Bixiga era spesso allagata e rendeva difficile la costruzione di nuovi edifici. Perciò i nuovi lotti, lunghi e stretti, erano piuttosto piccoli e le prime abitazioni risultarono scadenti. I nuovi arrivati italiani si presentarono come il principale gruppo etnico costruendo e dando vita ad un nuovo quartiere caratterizzato da edifici con tipologie che guardavano alle tecniche costruttive e ai concetti architettonici italiani.
81
1900-1920 Nascita di un nuovo quartiere La Municipalità nomina l’intera area Bela Vista, includendo sia Bixiga sia la nascente area attorno all’Avenida Paulista, un nuovo lungo viale abitato dalla ricca borghesia.
Bixiga Av Pa u
lis
Bixiga si trova incastrata fra il nuovo e il vecchio centro ma emarginato da essi.
ta
Bela Vista
Bixiga Bela Vista
Immagini: Instituto Pedra, Arquivo Milu Leite
1922 Vila Itororò
Complesso abitativo costruito dal portoghese Francisco de Castro per la sua famiglia ed i suoi dipendenti. Divenne celebre per il gusto eclettico del palazzotto centrale
82
Sotto questo aspetto l’insediamento andò inizialmente a costituirsi come un quartiere vivace, adornato da graziose facciate in stile italiano e animato dalle varietà di attività che vi si svolgevano all’interno. Infatti il quartiere presentava attività commerciali, piccole ufficine, botteghe di artigianato, ristoranti di cucina italiana e moltre altre attivitià, tutte vicine e al piano terra delle abitazioni delle abitazioni, creando una piacevole commistione. Un quartiere sì povero, ma attivo, in fermento. Tuttavia la natura stretta e allungata dei lotti e gli spazi lasciati tra un’abitazione e l’altra, obbligati dalle norme municipali, lasciarono vuoti urbani che vennero presto colmati da costruzioni informali, i cortiços. Queste abitazioni abusive venivano affittate agli abitanti più poveri che via a via arrivavano nel quartiere. La municipalità non riuscì a controllare questo fenomeno e i cortiços andarono a densificare vertiginosamente il tessuto di Bixiga creando conseguenti problemi igienici. Mentre l’aspetto delle strade rimaneva rigorosamente ordinato nella sua
83
1930 Plano de Avenidas
ção sola
Con
o
9 Av
Il nuovo piano per la città, il Plano de Avenida del prefetto Prestes Maia, venne approvato nel 1929. Le nuove autostrade cittadine accentuarono il processo di isolamento di Bixiga che si venne a trovare attraversata dall’incessante flusso automobilistico ai bordi dei suoi confini
1939 Avenida 9 de Julho
Ju
Av Pa u
lis ta
Av 23 de Maio
lh
de
Bixiga Bela Vista
Nuovi corsi stradali
Si inaugura una delle prime arteria del piano urbanistico ‘Plano de Avenidas’. La costruzione di questa via comporta la chiusura del fiume sottostante con un conseguente forte impatto ambietale e paesaggistico.
84
architettura italiana caratterizzata da facciate affascinanti per il tempo, un labirinto di “favelas centrali” si andava articolando nel retro dei lotti. Seguendo un tipico stereotipo italiano fu la “Mafia do cortiço” a guidare il business del subaffitto. In questo modo lo sviluppo urbanistico formale di Bixiga andò di pari passo con l’instaurazione di pratiche di sfruttamento da parte dei proprietari di questi alloggi abusivi. Bixiga divenne famosa per il problema dei cortiços e ancora oggi è il quartiere che presenta il più alto numero di questa forma di favelas centrali. Bixiga come Quilomba, quartiere di schiavi, e successivamente come quartiere di immigrati, afflitto dal problema dei cortiços, venne considerata come un posto contaminato. Sebbene attaccata al centro città era considerata una favela periferica. Mentre era apprezzata come quartiere artigianale e centro popolare della gastronomia italiana, manteneva persino la controversa reputazione di essere un’area occultata da rituali Afro-brasiliani derivante dal suo passato di Quilomba.
85
1950-1960 Trasformazioni urbane
Il passaggio del centro economico sviluppa le aree attorno a Bixiga ma non essa, lasciandola slegata dal processo evolutivo della città.
1958 Teatro Oficina Apre uno dei teatri più famosi della città. Grazie allo spettacolo e alla samba il quartiere diventerà la brodway paulistana.
1965 MASP La costruzione del museo d’arte, sotto il progetto di Lina Bo Bardi tramite la demolizione del Palazzo Trianon, simboleggia la profonda trasformazione vissuta dall’area in questi periodo.
86
Bixiga
Aree verdi pubbliche
Bela Vista
Edifici pubblici rilevanti
Verso la fine del secolo i ricchi proprietari terrieri, i fezendeiros, si trasferirono nel plateau a Sud di Bixiga. Qui venne realizzata l’Avenida Paulista, una ricca via residenziale costituita da un ampio viale costeggiato da ricche ville immerse nei propri giardini. Queste via costituì ben presto un nuovo polo cittadino e in meno di un secolo il viale venne convertito in via di uffici e di commercio. Questo processo racchiuse Bixiga tra il “Centro velho”, ossia il centro storico coloniale, e il nuovo centro rappresentato dall’Avenida. In questa maniera Bixiga si trovò a diventare a tutti gli effettii una periferia centrale, ossia un quartiere geograficamente centrale, posizionato tra più polarità ma escluso da esse. Nel 1910 la Municipalità nominò l’intera area, includendo Bixiga e l’area attorno l’Avenida, come distretto amministrativo di Bela Vista, cercando con questo nome di allontanare i connotati negativi affibbiati a Bixiga. Da questo momento il confine ufficiale di Bixiga cessò di esistere. Tuttavia fuori dalle
87
o açã
sol
n Co
o
lh
9 Av
de
Ju
MIN
Av Pa u
HOC ÃO
lis ta
1990 Un concorso per BIxiga La Municipalità indice un concorso di idee per riqualificare Bixiga. Per la prima volta si denota un’attenzione per l’edificato storico e per gli abitanti del quartiere.
2002 Patrimonio storico Il comune segna l’area di Bixiga come area di protezione paesaggistica essendo uno degli unici quartieri in cui le caratteristiche originali dell’antica San Paolo sono state conservate
88
Av 23 de Maio
1974 Parque da Grota L’architetto Paulo Mendes da Rocha propone un’intervento, mai realizzato, per un’area di Bixiga, che dagli anni ‘70 versa in stato di degrado.
1970 Costruzione Viadotto Una gigantesca e impattante struttura viaria taglia in due Bixiga, escludendo la parte nord da Bela Vista
2000-Oggi É evidente uno squilibrio che riguarda i servizi di trasporto pubblico. Sono diffusi nella zona sud e in occasione di assi stradali importanti e tendono a circumnavigare l’area di bixiga.
mappe o no l’area continuò, e continua tutt’oggi, ad essere indicata come Bixiga dai paulistani. Durante il ventesimo secolo era il quartiere con la più alta densità abitativa. Intanto Bixiga aumentava la sua fama di luogo dalle molte manifestazioni culturali. Salões de raça e la scuola di samba Vai Vai mostravano con il dibattito e la danza l’orgoglio e la protesta dei gruppi neri alla ricerca di pari diritti all’interno della società. Manifestazioni come la processione della Nossa Senhora de Achiropita, istituita nel 1930 con la fondazione dell’omonima chiesa, mostrava le origini e il folclore del quartiere italiano. Intanto nel 1929 il nuovo piano per la città, il Plano de Avenida del prefetto Prestes Maia, veniva approvato. L’obiettivo del piano era di collegare in maniera più forte il nuovo centro economico con il vecchio. Le nuove autostrade cittadine, realizzate chiudendo i fiumi del quartiere, accentuarono il processo di accerchiamento di Bixiga che, incastrata tra due polarità, si venne a trovare attraversata dall’incessante flusso automobilistico ai bordi dei suoi confini.
89
Morfologia urbana Il quartiere è fortemente eterogeneo. Bela Vista e Bixiga presentano storie diverse, che si riflettono nella morfologia del costruito.
1
Bixiga L’area di Bixiga segue il disegno tracciato nel 1878. Gli edifici sono tutti di pochi piani e spesso coincidono con le costruzioni di inizio Novecento. Solo in occorrenza di vie ad alto scorrimento i lotti sono stati accorpati e gli edifici sostituiti con palazzi di più piani
2
90
Bela Vista L’area del Morros dos Ingleses, in particolare qui attorno all’Avenida Paulista, presenta una tessitura molto diversa da quella di Bixiga. La griglia urbana è disposta parrallelamente all’altopiano su cui è edificata l’Avenida e i lotti sono ampi, poiche la strada era stata progettata per ospitare i giardini e le ville dei ricchi fazeindeiros. Oggi di queste ville ne sono rimaste poche e i lotti sono stati saturati dalla costruzione di grattacieli.
Nel 1970, in pieno stato di regime dittatoriale, venne realizzata un’ulteriore infrastruttura: il Minhocão. Con questa infrastruttura, completamente estranea al contesto, Bixiga venne subdolamente spaccata in due. La grande autostrada cittadina infatti incrociava in maniera discutibile il tracciato storico dividendo e isolando il quartiere in due frazioni, aumentando il processo di impoverimento e degrado dell’area che era già in atto. In questo periodo infatti molte famiglie italiane residenti a Bixiga lasciarono il quartiere per trasferirsi in aree più ricche, lasciando il posto a nuovi immigrati dal Nord Est del Brasile. L’area subì un processo di impoverimento ulteriore e, per la elite urbana, Bixiga risultò ancora una volta associata al crimine e allo spaccio. Una volta di più il quartiere venne considerato un quartiere pericoloso da evitare, una periferia poco raccomandabile. Soltanto nel 1990 la Municipalità avviò un concorso per la riqualificazione di Bixiga, che tuttavia non portò a nulla di concreto, ma per la prima volta si denotò un’attenzione per l’edificato storico e per gli abitanti del quartiere.
91
Differenze all’interno del quartiere Aree Zeis
0,04 km2 1% AREA BV
0,3 km2
In questo quartiere la prefettura individua ampie aree zeis. Principalmente per la presenza di aree vuote ed edifici in disuso ma potenzialmente riutilizzabili le classifica come 3 e 5.
15% AREA BXG
Immobili storici protetti 90 unità
810 unità
Il cambiamento economico che ha investito San Paolo lo scorso secolo non ha risparmiato praticamente nessuna zona della città. Il quartiere di Bela Vista però subì solo parzialmente questo passaggio e all’interno di esso, rimase quasi intatto il quartiere storico. Attualmente è uno dei pochissimi siti che gode di una tutela paesaggistica, data la sua rarità nel contesto paulista.
Densità di abitanti e abitazioni abusive
18 unità 234 persone
252 unità 2200 persone
92
Vi è disparità anche per quanto riguarda la densità abitativa. La parte più a sud del quartiere, a contatto con una zona residenziale di fascia più alta è meno densa e più ricca. Nella parte a nord invece ci sono grandi sacche di povertà tanti edifici occupati abusivamente. È il secondo quartiere del centro per numero di edifici occupati e per residenti che sotto la soglia della povertà.
Con il nuovo millennio si concretizza il rinato interesse per la conservazione del partimonio storico, sebbene esiguo. Nel 2002 infatti l’area viene protetta, il comune segna l’area di Bixiga come area di protezione paesaggistica essendo uno degli unici quartieri in cui le caratteristiche originali dell’antica San Paolo sono state conservate.
93
94
Bixiga e l’emergenza dello spazio Studio delle emergenze urbane I processi urbani che hanno accompagnato la storia di Bixiga hanno causato nel quartiere uno stato di crisi. Sebbene la densità abitativa sia ancora alta, negli ultimi decenni l’area ha visto l’allontanamento di molti dei suoi abitanti. Molti edifici versano in stato di abbandono e si trovano oggi chiusi e ricoperti da murales, ad indicarne lo stato di degrado. Ciò accadde sia per motivi economici, vari edifici produttivi infatti vennero dismessi a seguito della crisi economica, sia per la necessità di manutenzione di cui nessun proprietario volle mai affrontare la spesa, lasciando l’edificio dichiarato inagibile o chiuso, oppure affittandolo come cortiço. L’analisi del tessuto urbano mostra un panorama disseminato di edifici degradati, in stato di abbandono o occupati abusivamente, di costruzioni informali fatte di lamiera a ridosso di grandi infrastrutture come il Minhocão o di aree vuote o ufficialmente adibite a parcheggio. Definiamo questi edifici e questi spazi degradati come emergenze urbane. Essi rappresentano il grande sintomo e la cause del malessere del quartiere.
95
Edificio residenziale storico L’intera area di Bixiga, pur essendo protetta, presenta tanti immobili storici vuoti, inagibili o occupati abusivamente.
Edificio residenziale recente Palazzi di recente costruzioni sono pluriaffittati ben oltre la capienza massima, versando in condizioni igieniche critiche.
Abitazioni informali ed abusive A capannoni abbandonati o sotto grandi viadotti si vanno ad addensare casupole e baracche autocostruite in lamiera o altri materiali di fortuna.
96
La prima categoria è quella degli immobili storici, spesso protetti dalla prefettura, ma che versano in un forte stato di degrado diffuso. È la categoria più frequente a Bixiga. Questa è caratterizzata proprio da quegli immobili per cui i proprietari non trovano vantaggio economico nell’affrontare un investimento per la loro manutenzione, ma preferirebbero demolirli o trasformarli. Tuttavia ciò viene impedito dalle leggi per la tutela del patrimonio che, complicando eccessivamente la concessione per lavori su immobili storici, generano un effetto contrario, spingendo i proprietari ad abbandonare e non preoccuparsi di questi edifici, creando un panorama costituito da immobili storici ma decadenti. La seconda categoria è composta dagli edifici residenziali di recente costruzione, abitati da una fascia povera della popolazione e pluriaffittati ben oltre la capienza massima, versando in condizione igieniche critiche. La terza categoria è quella già menzionata dei cortiços, abitazioni informali ed abusive costruite a ridosso di capannoni abbandonati o sotto a grandi viadotti,
97
Lotti vuoti, Parcheggi abusivi In un contesto estremamente denso si trovano comunque aree inutilizzate. Vuote ma completamente asfaltate vengono utilizzate al massimo come parcheggi.
Magazzini o edifici produttivi Tra i vari edifici abbandonati si trovano anche capannoni o ex officine.
98
baracche costruite in lamiera o altri materiali di fortuna. Vi sono poi gli edifici produttivi, ex officine e capannoni, che a metà del secolo scorso avevano costituito l’economia principale del quartiere, oggi chiusi ed utilizzati abusivamente come abitazioni di fortuna. Sono facilmente individuabili per il degrado della facciata e per la caratteristica presenza dei “pixação”, tipici murales di protesta paulistani. Infine l’ultima categoria è quella dei lotti vuoti o sottoutilizzati, in un contesto estremamente denso si trovano comunque aree inutilizzate. Vuote ma comunque asfaltate vengono utilizzate al massimo come parcheggi. In un quartiere completamente cementificato e privo di aree verdi questi lotti dovrebbero essere ripensati in maniera più efficiente.
99
Mobilità disfunzionale Pur essendo in pieno centro città e totalmente accessibile difficilmente il cittadino deciderebbe di attraversare a piedi il quartiere di Bixiga. L’area è circondato da grandi infrastrutture e perfino tagliata da esse.
33,3
23,9
Municipalità di San Paolo
13,1 6,7 7,0
Prefettura di Sé 3,0 3,0
5,8
2,6
1,6
0,7
Bela Vista Autotrade Autostrade
Il grafico mostra il rapporto tra i tipi di infrastrutture esistenti e il sistema viario totale, 2014
Corsie Corsie riservate per autobus
riservate per autobus
Moblità di attraversamento
o
a
La mobilità si divide in due sistemi: uno di attraversamento, che non rispetta il tessuto del quartiere, e uno di distribuzione che segue la maglia urbana storica.
100
Ciclabili Ciclabili
trasporto pubblico
Minhoca
R. Rui Barbos
Mobilità di distribuzione
Corsie di trasporto Corsie di pubblico
0,4
Criticità urbane Pur essendo in pieno centro città e totalmente accessibile difficilmente il cittadino deciderebbe di attraversare il quartiere di Bixiga per passare dal centro alle polarità più a Sud. L’area è circondata da grandi infrastrutture e perfino tagliata da esse (come si spiegava per il Minhocão) che collegano radialmente i quartieri periferici al centro. La mobilità si divide quindi in due sistemi: uno di attraversamento veloce, che non rispetta il tessuto storico del quartiere, e uno di distribuzione, che segue la maglia storica urbana. Il sistema di attraversamento frantuma Bixiga: la parte a nord del Minhocão è fortemente in crisi e si percepisce essere parte di Bixiga solo una volta giunti al suo interno, osservandone la tipologia abitativa. Questo sistema non porta nessun beneficio a Bixiga ma serve solo a trasportare velocemente passeggeri da un punto all’altro della città. Dimenticando che la città dovrebbe essere uno spazio per il cittadino e non solamente un sistema di trasporto si creano vere
101
102
e proprie barriere urbane, difficilmente attraversabili per pedoni e ciclisti. Il secondo sistema invece è quello più consono al quartiere. Lascia spazio ad una mobilità dolce e alla vita nella città. In queste strade può realizzarsi la vita di tutti i giorni, possono aver luogo le attività commerciali, i momenti convivialità tra gli abitanti e le manifestazioni tipiche di Bixiga. L’analisi delle infrastrutture mostra come il primo sistema sia quello prevalente. Il 23% dell’infrastruttura viaria totale di Bela Vista è infatti costituita da autostrade, una percentuale piuttosto alta che non lascia posto a tipi di mobilità più sostenibili (la ciclabile rappresenta solo lo 0,4% del totale delle infrastrutture viarie).
103
Assenza di spazio per il cittadino 39,1
39,1
Il quartiere presenta una carenza significativa di spazi pubblici e di spazi verdi. I servizi presenti sono scarsi e poco funzionali. A questo si 21,4 aggiunge uno scarso utilizzo del 20,0suolo, sono presenti molti terreni in stato di completo abbandono trasformati spesso in parcheggi abusivi.
20,0
21,4
14,1
14,1
2,5
MunicipalitĂ di San Paolo Prefettura di SĂŠ
Popolazione senza accesso diretto a strutture pubbliche sportive e di svago, 2010
Bela Vista
Cultura Assistenza sociale
104
Educazione
0,1
Percentuale di aree verdi pubbliche per abitante, 2014
2,5
Pur essendo un quartiere storicamente ricco di vita e di manifestazioni culturali, Bixiga presenta una forte mancanza di spazi pubblici. L’intero quartiere di Bela Vista vede una bassissima percentuale di aree verdi pubbliche per abitante (si parla di 0,1 mq per abitante e la stima per Bixiga potrebbe essere ancora più bassa) e una quasi totale assenza di piazze. La vita pubblica si svolge per le strade più strette a lato della Rua Barbosa o nei bar all’angolo delle strade, la famosa scuola di Samba Vai Vai si trova a ridosso di un cortiço. La necessità di nuovi spazi aperti e della riqualificazione degli esistenti è quanto più necessaria e sottolineata anche dalla SubPrefettura. Un’ulteriore carenza è data anche dai servizi offerti, non solo dagli spazi. L’analisi condotta dalla Municipalità mostra come la percentuale di abitanti lontani da strutture sportive e di svago a Bela Vista si ben superiore alla media di tutta la città (si consideri che tutte le strutture presenti nel quartiere di Bela Vista siano esterne a Bixiga, ed è quindi lei a modificare in questo modo la media). Anche i servizi di
105
106
assistenza medica e di scuola sono scarsi o assenti. Esemplare è il caso dell’unico spazio verde al centro quartiere, che è anche il solo luogo a presentare pub e locali frequentati anche da esterni al quartiere. Pur trovandosi in questa situazione di crisi, ma essendo storicamente rinomato per il teatro e lo spettacolo, il quartiere presenta sorprendentemente ancora tantissimi teatri e cinema.
107
Crisi abitativa
Bela Vista, 1.792 famiglie in cortiços
Bixiga è riconosciuto come un quartiere povero e con un basso livello di sicurezza. Sono presenti circa 280 insediamenti informali. A ciò si oppone una ampia serie di edifici sotto utilizzati o vuoti che ne sottolineano il possibile riutilizzo per un futuro intervento iin ottica abitativa. Bela Bela Vista, Vista, 1.792 1.792 famiglie famiglie in cortiços in cortiços
Bela Vista, 675 senzatetto
Santa Santa Cecilia Cecilia Liberdade Liberdade Republica Republica Bom Bom Retiro Retiro Cambuci Cambuci Sé Sé Consolação Consolação
Santa Cecilia Liberdade Republica Bom Retiro Cambuci Sé Consolação
Percentuali di abitazioni vuote all’interno del territorio, 2010 Bela Bela Vista, Vista, 675 675 senzatetto senzatetto
Edifici degradati Spazi vuoti o sottoutilizzati
108
Santa Cecilia Liberdade Republica Bom Retiro Cambuci Sé Consolação
Santa Santa Cecilia Cecilia Liberdade Liberdade Republica Republica Area Zeis 3 Bom Bom Retiro Retiro Cambuci Cambuci Sé Sé Zeis 5 Area Consolação Consolação
Numero di famiglie residenti in cortiços all’interno del Settore Centrale, 2010
Bixiga è da sempre riconosciuto e stigmatizzato come un quartiere povero, malsano e malfamato. L’analisi mostra come il quartiere presenti un alto numero di cortiços (280 abitazioni informali, secondo solo al quartiere di Mooca) e parallelamente un alto numero di abitazioni vuote (il 7,5% delle abitazioni di Bela Vista si trova in stato di abbandono, o chiuse perché in agibili). A fronte di questi numeri lo scenario è quello di una grande crisi abitativa: si contano circa 700 senzatetto (in questo Bela Vista è il secondo quartiere del centro) e circa 1800 famiglie residenti in cortiço. Una strategia per la rigenerazione del quartiere deve assolutamente considerare la costruzione di nuovi alloggi, in particolare ripristinando quelli già esistenti. Nel caso particolare di Bixiga ripristinare gli immobili inagibili, la maggior parte di inizio Novecento, significherebbe anche rispondere alla crisi abitativa mantenendo il carattere proprio del quartiere, caro non solo ad architetti e conservatori ma ancora di più agli abitanti di Bixiga stessa.
109
L’asse Barbosa-Pedroso, arteria centrale del quartiere Parlando dei sistemi di mobilità si è fatto riferimento a due tipologie di spostamento. Una di solo attraversamento, che vede la presenza di grandi “Avenidas” costruite su di elementi naturali (fiumi come è il caso dell’Av. 9 de Julho o dell’Avenida 23 de Maio) o totalmente estranee a qualsiasi preesistenza come per il caso del Minhocão. L’altra composta da strade di dimensioni minori, che non sono altro che l’evoluzione della prima maglia storica. All’interno di questo sistema vi sono due strade sì di attraversamento, ampie e votate solo ad un trasporto di tipo carrabile, ma che seguono la maglia urbana e che, pur essendo costituite in questa maniera, rappresentano un importante spazio anche per la vita del quartiere. La prima via è la strada “Rui Barbosa”. Questa entra nel quartiere passando sotto il viadotto del Minhocão a nord, attraversa tutta Bixiga, dividendola in due, per andare poi a biforcarsi in due strade: una sale su un viadotto per scavalcare l’avenida Brigadeiro, l’altra prosegue poco più avanti per incontrare la seconda strada, via Pedroso. La Rua Barbosa costituisce la via a più
110
alto scorrimento di Bixiga, attraversandola da parte a parte. Su di essa si dispongono la maggior parte di attività economiche del quartiere, come le tipiche officine meccaniche e i ristoranti di cucina italiana, e di attività pubbliche e di aggregazione quali teatri, scuole e bar. Attorno ad essa si dispongono parallele alcune delle vie più folcloristiche e più vive, ma anche critiche dal punto di vista sociale. E’ proprio in queste strade parallele che si trovano i cortiços del quartiere ed è infatti attorno alla via che la Prefettura ha individuato due grandi aree ZEIS, bisognose di progetti di rigenerazione urbana. La via è inoltre il principale collegamento del quartiere con il centro della città, collegandosi con il Minhocão e passando sotto a Praça Roosevelt, una delle piazze più vive del centro. Rua Pedroso presenta caratteri minori rispetto l’altra strada. Via prettamente commerciale, ma a tratti dal carattere residenziale, mantiene comunque una forte importanza per il collegamento di Bixiga con i quartieri esterni, essendo una delle poche vie a passare sopra l’avenida 23 de maio.
111
112
113
Parte terza Una strategia per il quartiere
Immagine: Pedro Vannucchi (fotografo)
Masterplan strategico Praรงa Roosevelt Centro storico
Deviazione traffico automobilistico
1
2
3
4
V
V
Avenida 23 de Maio
5
6
Bairro Liberdade Avenida paulista
118
Un nuovo ruolo per Bixiga
Nuovi spazi pubblici Ciclabile Nuove Aree verdi
La strategia vuole rigenerare l’area di Bixiga invertendo il processo di periferizzazione e riproponendo il quartiere come nuova polarità all’interno del centro storico di San Paolo, mantenendo i caratteri propri dell’identità di Bixiga. Il quartiere è infatti una periferia centrale. Viene percepito come marginale dal cittadino, che non lo vuole attraversare a piedi ma preferisce invece girarci attorno per andare da un punto all’altro della città. Parallelamente il quartiere offre una qualità di spazi e servizi scadenti ai suoi abitanti. Attraverso un intervento che riqualifichi i suoi spazi, che rivisiti la mobilità del quartiere e proponga nuove abitazioni per la classe meno agiata, si vuole combattere quello stato di marginalità che da sempre affligge Bixiga. L’intervento avviene allora sfruttando l’infrastruttura principale ossia l’asse Barbosa-Pedroso. L’implementazione di questo sistema di due vie permette di migliorare il collegamento dell’area con tre polarità adiacenti.
Unità abitative ripristinate Trasporto pubblico e privato Area Zeis Perimetro Bixiga
119
Riconnessione del quartiere
Il quartiere attualmente non si inserisce nelle dinamiche urbane: i trasporti pubblici, le principali arterie del centro e i flussi di persone lo evitano e automaticamente lo isolano
L’intento è quello di ricollegare il quartiere da un punto di vista sia fisico che ideale facendolo rientrare nei flussi urbani sociali.
120
Polarità limitrofe La prima polarità a nord è rappresentata dai due quartieri Repùblica e Sé, ossia il centro storico di San Paolo, il primo insediamento della città. Qui in si trova particolare la Praça Roosevelt, con cui la via Barbosa ha un collegamento diretto. Questa piazza è stata riqualificata da poco diventando una dei punti di riferimento del centro città. La seconda polarità è la già citata Avenida Paulista. Anche questa via ha subito interventi recenti che hanno migliorato la mobilità dolce, aumentando gli spazi pedonali e creando un’ampia ciclabile. Pur perdendo il suo carattere di principale centro economico finanziario, la via si afferma sempre di più come via centrale per la vita di San Paolo. Via del commercio, culturale e turistica, ricca di musei, manifestazioni e centri commerciali, è qui dove si manifesta la vita politica e culturale della città. Terza e ultima polarità è il quartiere Liberdade a est di Bela Vista. I due quartieri sono separati dall’ampia avenida 23 de maio, ribassata di parecchi metri sotto il livello delle due aree,
121
122
essendo stata costruita sul fiume Itororò, e i collegamenti per attraversarla sono piuttosto scarsi. Uno in particolare è localizzato sulla via Pedroso.
123
124
125
Linha 6 Laranja I servizi di trasporto pubblico metropolitano non passano per Bixiga ma lo circondano. È in cantiere però una linea metropolitana nuova che taglia longitudinalmente la parte nord del quartiere Bela Vista, ossia per Bixiga. La fermata che interessa questa zona si trova all’incrocio tra l’Avenida Brigadeiro e Rua Pedroso e rientra nei lotti utilizzati per il progetto.
Minho
Av .B
rig ad e
iro
cão
Rua P ed
roso
Higienopoli Mackenzie
14 Bis
Bixiga
São Joaquim Bela Vista La nuova linea apre una stazione nello snodo tra tre vie di riferimento
Nuovo asse Barbosa-Pedroso Mobilità automobilitica Stazione metropolitana La nuova linea è ufficialmente in costruzione dall’aprile del 2015 e l’aprtura è prevista per il 2021. Questa linea si appoggia a varie stazioni esistenti, attraversa da nord-ovest a sud-est il Quartiere Bela vista. Una volta completata andrà da Vila Brasilandia a Cidade Lider
126
La riqualificazione dell’asse Barbosa Pedroso L’asse Barbosa Pedroso assume allora un ruolo fondamentale per la rigenerazione del quartiere. L’intervento andrà proprio a focalizzarsi su di esso, per modificarne i connotati e proporlo non solo come asse di mobilità principale ma anche come vero e proprio spazio pubblico del quartiere, come il nuovo cuore pulsante della rigenerata Bixiga. In un quartiere che vive come un’isola circondata
da
un
mare
di
grandi
infrastrutture, questo sistema di assi può ricollegare Bixiga ai quartieri limitrofi, rendendola accessibile al pedone, e allo stesso tempo rispondere alla mancanza di spazi e servizi ripensando al ruolo svolto da queste strade. La Municipalità inoltre ha previsto nel nuovo piano strategico del 2016 la realizzazione di due nuove linee metropolitane (linea viola e linea arancione). L’inizio dei lavori dovrebbe essere previsto per l’inizio del 2021 e, sebbene siano già previsti forti ritardi, la progettazione e le espropriazioni necessarie per i lavori sono già in atto.
127
Interessante ai fini della strategia è che la linea arancione collegherà la zona Sud Est della città con la zona nord ovest, passando per Bela Vista. Una delle fermate previste sarà proprio nel punto cardine tra le due strade Barbosa e Pedroso. Questa è senz’altro un’occasione per Bixiga per aumentare la sua accessibilità ma anche per proporre un tipo di mobilità più sostenibile. Chi giungerà nel quartiere
Situazione attuale Il traffico automobilistico è intenso e sviluppato. L’asse principale del quartiere viene usato come asse di collegamento piuttosto che come spazio servente. Non è presente una ciclabile nè il servizio di metropolitana
marciapiede
27%
128
carreggiata
12%
carreggiata
marciapiede
61%
marciapiede spazio pubblico ciclabile carreggiata
marciapiede
grazie alla metropolitana non si troverà
marciapiede
carreggiata
carreggiata
marciapiede
immerso in un sistema di grandi stradoni,
poco invitanti e insalubri, in cui l’unico modo per spostarsi è possedere una macchina o chiamare un taxi. Al contrario uscendo dalla stazione si troverà letteralmente al centro di due vie pubbliche, collegate a più polarità urbane, ricche di verde e con ampi spazi per il pedone, oltre che con un potenziato servizio di trasporto pubblico. 27%
12%
61%
Sezione stradale post intervento Il progetto riduce sensibilmente il traffico automobilistico deviandolo su un’arteria più importante e liberando di conseguenza una vasta area da convertire a spazio per il pedone, incrementando il percorso pubblico
marciapiede spazio pubblico ciclabile carreggiata
25%
31%
11%
marciapiede
33%
129
Riconnessione del quartiere
Centro storico
Spazi Pubblici
Deviazione del traffico sul minhocão
Ciclabile Trasporti pubblici
Av. Paulista
Bairro Liberdade
Minhocão Mobilità deviata Mobilità Automobilistica - Trasporto pubblico Ciclabile Nuove Aree verdi Il nuovo percorso si articola su una infrastruttura gia esistente. Il traffico automobilistico depotenziato e distribuito su un arteria più importante permette una rilettura degli spazi, organizzati secondo una gerarchia che preferisce il pedone all’automobile.
130
Riassetto della mobilità In primo luogo l’intervento propone una revisione della mobilità sui due assi. Sulla strada Barbosa verrà ridotto il traffico veicolare per trasformarla da via di attraversamento del quartiere a via per il quartiere. Infatti oggi il traffico automobilistico sulle due strade è intenso e sviluppato. Pur essendo l’asse principale del quartiere questo viene usato come asse di collegamento piuttosto che come spazio servente. Il progetto prevede perciò una riduzione sensibile del traffico automobilistico, dirottandolo sull’ampia avenida 23 de Maio. Le corsie stradali della via Barbosa vengono così portate da sei, più una striscia solo adibita a parcheggio, a quattro comprensive di corsie per il trasporto pubblico. Inoltre si prevede la realizzazione di una ampia ciclabile lungo l’asse che vada poi a collegarsi a una rete ciclabile esistente, integrandola e completando un anello ad oggi interrotto. Lo spazio liberato dalla riduzione delle corsie viene convertito a spazio per il pedone, un’ampia serie di spazi verdi e pedonali verrà infatti dislocata lungo tutto il percorso e sarà la carreggiata a doversi muovere attorno a questi spazi, non il contrario. 131
132
Spazio pubblico Dunque la revisione della mobilità non solo implementerà il collegamento pedonale e ciclabile con le polarità limitrofe al quartiere ma fornirà l’occasione per creare spazio pubblico lungo la via. Nuovi spazi pubblici, aree adibite a piazza, ad aiuole ed aree verdi saranno spazi lungo tutta la via a supporto della vita del quartiere e delle attività che si svolgono lungo la strada. Questi spazi saranno anche il collegamento fisico e mentale per una serie di nuovi servizi che verranno localizzati lungo i due assi. Le analisi esplicate in precedenza evidenziavano infatti la forte carenza di varie strutture pubbliche nel quartiere, sia di svago, che di educazione, che economiche, a cui il progetto vuole far fronte. Oltre che dalle direttive proposte dalla Sub-Prefettura il programma proposto prende modello dal programma degli edifici polifunzionali utilizzati nelle città brasiliane come metodo di rigenerazione urbana. Si tratta di due diversi enti, un privato il Sesc, e uno pubblico, il Ceu. Il motivo di questa scelta deriva dal successo
Immagine: Nelson Kon (fotografo)
133
Creazione di spazi pubblici 1
Parcheggio Parco Pubblico
2 Servizi sociali
Asilo Piazza Pubblica
3 Servizi sociali
Asilo Piazza Pubblica
4 Aree sportive
5 Urban center
Stazione Metropolitana
6 Centro culturale Coworking
Nuovi spazi pubblici Ciclabile Nuove Aree verdi Aree pedonali Il nuovo percorso si articola su una infrastruttura gia esistente. Il traffico automobilistico depotenziato e distribuito su un arteria piÚ importante permette una rilettura degli spazi, organizzati secondo una gerarchia che preferisce il pedone all’automobile.
134
riscosso in Brasile da questa modalità di intervento. Tramite un intervento puntuale rappresentato dalla costruzione di un solo grande edificio polifunzionale, si tenta, spesso con esiti positivi, di invertire il processo di degrado di un quartiere. Si tratta di edifici completamenti aperti al pubblico e gratuiti, che offrono un programma misto agli abitanti. All’interno si possono trovare spazi per studiare, per praticare sport, biblioteche e sale espositive, ma anche ambulatori, e servizi alla persona, oppure spazi completamente vuoti in cui i cittadini si sentono liberi di praticare qualsiasi attività, dalla danza alla lettura, o semplicemente per incontrarsi. Il programma è volto a fornire spazi pubblici e servizi di salute al cittadino, ma anche ad educarlo ad una coscienza civica, fornendo spazi puliti e protetti, necessaria per quella fetta di popolazione appena arrivata dalle campagne o residenti in squallide e pericolose favelas. L’intervento parte però anche da una presa di coscienza del limite di questa modalità d’intervento. Infatti questi edifici, presentandosi come spazi liberi ma filtrati,
135
al riparo da una situazione sociale insicura come le città in Brasile, vengono preferiti dai cittadini. Essi infatti tendono a evitare gli spazi pubblici completamente aperti e liberi, abbandonando quest’ultimi per spazi più sicuri, protetti da telecamere e sorveglianza. La stessa piazza Roosevelt, citata in precedenza, pur essendo considerata un luogo d’incontro, e sempre sorvegliata da una volante della polizia, necessaria per mantenere l’ordine ma soprattutto per renderla sicura agli occhi degli stessi cittadini. E così vale per tante altre piazze a San Paolo. Questi interventi quindi, pur rappresentando un elemento positivo per il quartiere, non vanno a risolvere il vero problema. Creando una cittadella chiusa in se stessa, la città all’esterno continua ad essere vissuta come pericolosa. La strategia prevede allora la riqualificazione dell’intera strada proponendo essa stessa come spazio pubblico, come luogo di vita e di incontro del quartiere, articolando il programma ben collaudato degli edifici polifunzionali brasiliani lungo tutto il percorso. Spargendo il programma in più
136
punti e non concentrandolo in un unico edificio, al fine di riportare il cittadino all’esterno, creando una città sicura ed invitante. I nuovi servizi saranno: un parco pubblico, a cui a lato verrà aggiunta una torre parcheggio che condensa i parcheggi rimossi dall’intervento; un centro di quartiere polifunzionale, comprensivo di asilo e centro di assistenza socio sanitaria; un mercato coperto con aree commerciali e bar; un centro con campetti e attrezzature sportive; un urban center, ossia un centro da cui controllare il processo di trasformazione del quartiere, al cui fianco si aggiungerà la fermata della metropolitana prevista dalla municipalità; infine come ultimo punto dell’asse si creerà un centro culturale.
137
1
2
3
4
5 6
138
Centro Storico
35%
1
Parcheggio
65%
Parco Pubblico
50%
2
Servizi socio sanitari Scuola materna
50%
Piazza pubblica
55%
3
Mercato coperto AttivitĂ commerciali
45%
Piazza pubblica
20%
Risotoro
4
60%
Area sportiva pubblica
20%
Area verde pubblica
5
10%
amministrazione
50%
Polo culturale
40%
Area verde pubblica
6
10%
amministrazione
45%
urban center, stazione metropolitana
45%
Area verde pubblica
Bairro Liberdade
139
140
Modalità di intervento La creazione dei nuovi spazi e dei nuovi servizi è volta non solo a migliorare il quartiere ma anche a salvaguardare e valorizzare il carattere identitario di Bixiga. I nuovi servizi infatti verranno posizionati in corrispondenza di lotti vuoti, sottoutilizzati o all’interno di edifici degradati o in stato di abbandono. Nel caso di spazi vuoti si procederà con la costruzione di un nuovo edificio o con la valorizzazione del lotto tramite l’apertura di spazi verdi, di cui il quartiere ha una grande necessità. Nel caso invece di immobili degradati o chiusi si procederà con la demolizione degli edifici non salvaguardati o comunque che non rispecchiano l’identità di Bixiga, mentre si valorizzeranno e si inseriranno le funzioni adatte negli immobili storici. In ogni caso ciascun intervento presenterà una quota di verde pubblico che si legherà a quegli spazi verdi lungo l’asse Barbosa Pedroso.
141
1
35%
Parcheggio
65%
Parco Pubblico
142
Area verde totale: 3700 m2 m2 aggiunti: 1220m2 Parcheggi creati: 100
I nuovi servizi nell’asse Barbosa Pedroso Parcheggio e area verde Il primo intervento è localizzato in testa all’asse Barbosa Pedroso. Chiuso tra un ampio viadotto e due grosse strade si trova oggi come uno spazio di risulta. Difficilmente accessibile ma comunque prezioso essendo una delle poche aree piantumate del quartiere. Il progetto prevede un ampliamento e una valorizzazione dell’area presente, che diventerà il primo spazio verde dell’intero sistema di piazze e aiuole lungo la strada. Viene inoltre inserito un parcheggio scambiatore che condensa i parcheggi rimossi lungo la strada, necessari per la sua trasformazione. Il nuovo percorso si presta ad essere svolto a piedi o in bici e sarà quindi possibile per il visitatore lasciare la propria macchina all’inizio dell’asse per viverlo in questa maniera.
143
2
50%
Superficie occupata: 2650 m2
Servizi socio sanitari Scuola materna
Piazza pubblica: 1760m2 Superficie destinata a servizi: 1970 m2
50% Piazza pubblica
144
Centro di quartiere polifunzionale Al centro di via Barbosa, e quindi al centro di Bixiga, viene realizzato una struttura polifunzionale per il quartiere. Caratterizzata da un’ampia piazza presenta un programma socio assistenziale che include una scuola di infanzia, servizi medici sanitari e di supporto alla persona. Il lotto si trova al centro della via, vicino a due aree zeis e quindi tra due zone che necessitano servizi di prima necessità e di assistenza alla persona. Inoltre questo ampio spazio è oggi utilizzato come parcheggio e, chiuso da un alto muro, è del tutto inaccessibile al cittadino. L’area in cui si inserisce tuttavia non presenta nessuno spazio pubblico, perciò il lotto rappresenta un’occasione importante per la rigenerazione del quartiere.
145
3
55%
Superficie occupata: 2650 m2
Mercato coperto AttivitĂ commerciali Amministrazione
Edificio riprostinato: Cinema Teatro Cinerex
45% Piazza pubblica
146
Piazza pubblica: 700m2 Superficie destinata a mercato e servizi: 2700 m2
Mercato coperto e aree commerciali L’intervento prevede la conversione di un edificio storico in mercato coperto e aree commerciali e ristoranti. L’edificio per le sue forme moderniste e il forte colore blu, ma anche per la sua storia, rappresenta un vero e proprio landmark per il quartiere. Inaugurato il 10 ottobre 1940 col nome CineRex è uno dei primi cinema del quartiere. Verso gli anni ‘70 divenne teatro col nome di Zacaria, per poi essere convertito in edificio industriale negli anni ‘90 snaturandone i conntoati, soprattutto all’interno. Chiuso da più di 10 anni versa oggi in stato di abbandono. Ripristinare la sua funzione di cinema sarebbe tanto invasivo (l’interno non possiede più la tribuna) quanto inutile, trovandosi a poca distanza un grande teatro e cinema multisala. Tuttavia si trova in un punto della via ricca di ristoranti e attività commerciali. Si procederà perciò alla creazione di un mercato coperto, sfruttando il volume in cui vi era il cinema, e all’inserimento di bar e ristoranti connessi al mercato nell’ala adiacente. Il cortile che unisce le due ali diventerà un vivace spazio connesso alla strada.
147
4
20%
Risotoro
60%
Area sportiva pubblica
20%
Area verde pubblica
148
Superficie occupata: 1700 m2 Area verde pubblica: 1760m2 Superficie destinata a servizi: 800 m2 edifici demoliti: 2 edifici ripristinati: abitazione inzio ‘900, officine storiche dismesse.
Centro sportivo In questo lotto viene inserito un centro sportivo. Il quartiere infatti necessita di strutture e spazi per attività fisiche. Il lotto si trova oggi utilizzato prevalentemente come parcheggio ed è accerchiato da immobili in stato di degrado. Prevalentemente non edificato e comunque completamente cementificato. Sporcizia, graffiti e arredo urbano come i pali della luce, mostrano lo squallore dell’area. L’intervento prevede la demolizione degli edifici degradati non identitari di Bixiga e il recupero e la conversione in strutture sportive di quelli storici. L’ampia area libera viene utilizzata per campetti sportivi e per la creazione di aiuole.
149
5
10%
Superficie occupata: 1700 m2
40%
Area verde pubblica: 1380m2
amministrazione urban center stazione metropolitana
50%
Area verde pubblica
150
Superficie destinata a servizi: 320 m2 edifici ripristinati: abitazione inzio ‘900,
Urban center e stazione della metropolitana Il questo lotto triangolare, a capo tra le due strade, viene inserito l’urban center, ossia il centro amministrativo da cui osservare e controllare la trasformazione del quartiere. Nello stesso lotto la Municipalità prevede inoltre la realizzazione di una fermata della nuova linea arancione della metropolitana. Per la costruzione di quest’ultima il lotto si trova già espropriato, ma versava comunque in stato di degrado da tempo. L’intervento prevede la demolizione di tutti gli immobili non storici per far posto ad un’area verde adibita a parco comprensiva dell’ingresso per la metropolitana. I due immobili storici in angolo vengono invece ripristinati per creare i nuovi uffici ospitanti l’urban center.
151
6
10%
Superficie occupata: 8500 m2
50%
Area verde pubblica: 3550m2
amministrazione Polo culturale
Superficie destinata a servizi: 320 m2 40%
Area verde pubblica
152
edifici ripristinati: ripristino parziale dell’isolato. Riutilizzo di 8 edifici protetti e conversione a spazio pubblico
Polo culturale L’ultimo spazio pubblico creato lungo il percorso è il polo culturale. Si inserisce in un isolato di carattere storico chiamto Vila Itororò. La fondazione risale alla seconda metà del XIX secolo ed è attualmente un importante riferimento per il quartiere. Versa in uno stato di degrado ed è disabitato. Il ripristino, oltre alla conversione in spazio pubblico e polo culturale, punta a reinserire la quota di abitazioni, rinnovando il suo carattere originario.
153
Unità abitative sociali
Unità abitative ripristinate Nuovi spazi pubblici Ciclabile Nuove Aree verdi Aree pedonali L’ultima azione è quella della tutela dell’abitante di Bixiga. È considerato un quartiere povero ed è al secondo posto per edifici occupati tra i quartieri del centro storico. L’intervento consiste nella conversione degli edifici classificati come vuoti, degradati od occupati abusivamente in unità abitative con l’intento di proteggere il cittadino medio. Si evita così di creare un quartiere che in un futuro prossimo possa avere un impennata dei prezzi e veda di conseguenza i propri abitanti obbligati ad andarsene.
154
Nuove abitazioni Dopo la mobilità e lo spazio pubblico il terzo obiettivo della strategia è quello della realizzazione di unità abitative sociali. Come analizzato in precedenza il quartiere, come l’intera città di San Paolo, vive una forte crisi abitativa. Molte sono le famiglie e i cittadini che richiedono un’abitazione degna, molti sono gli abitanti a vivere in vere e proprie favelas centrali. Per assicurare una buona qualità di vita ed evitare la formazione di un quartiere dormitorio, gli spazi pubblici e i servizi sono strettamente necessari ma il rischio è la generazione di un fenomeno di gentrificazione. Rimettere a lucido un quartiere folcloristico tramite la pulizia delle sue strade e delle facciate dei suoi edifici, creando nuovi spazi pubblici di svago, può significare l’aumento dei prezzi e il conseguente abbandono degli abitanti del quartiere. L’intervento invece non vuole essere solo sul quartiere ma per il quartiere. Si procede perciò alla conversione degli edifici classificati come vuoti, degradati o occupati abusivamente in unità abitative
155
sociali. In questo modo si può rispondere alla crisi abitativa in atto, creando un quartiere attento alle necessità e alle richieste dei suoi attuali abitanti, ma anche aprendosi all’esterno, richiamando visitatori che animino il quartiere, risollevando l’economia dello stesso. Reimpiegare gli immobili vuoti e degradati non solo rappresenterebbe in molti casi un risparmio, ma allo stesso tempo garantirebbe un intervento rispettoso del contesto e degli abitanti che lo vivono. Bixiga infatti presenta una tipologia architettonica, una dimensione dei suoi edifici, molto particolare. La creazione di nuove unità abitative, erette dalla demolizione di edifici esistenti, potrebbe snaturare il contesto. Infatti molti degli edifici degradati sono considerati storici dalla municipalità e considerati cari dagli stessi abitanti. Questo tipo di procedimento segue un’esperienza già attuata nel quartiere Sé attuata col programma “Renova o Centro” in vita dal 2009 al 2014. Recuperando 50 grandi palazzi modernisti tipici dell’area, il programma ha riqualificato l’affascinante
156
carattere moderno del luogo rispondendo contemporaneamente alla necessità di nuove abitazioni. In questi palazzi si è riuscito infatti a creare alloggi sociali disponibili per 3000 famiglie sotto una determinata fascia economica.
157
Il centro di via Barbosa Il cuore di Bixiga Il centro di via Barbosa rappresenta un punto importante del progetto. Qui ci si trova al centro del quartiere, geograficamente tra due aree particolarmente degradate, ma anche in un punto molto vivo della strada. In questo segmento di via Barbosa infatti si stabiliscono ristoranti italiani,
158
molte attività commerciali e, ai margini di questo tratto, vari edifici residenziali. Dietro a questa strada inoltre si trova la via piÚ folcloristica del quartiere, caratterizzata dai tipici edifici di Bixiga, da bandiere e insegne che ricordano l’origine italiana del quartiere e tanti piccoli negozi di antiquariato.
159
160
La vita ad oggi infatti non manca, quello che manca è una mobilità più giusta, spazi aperti e strutture a servizio non solo della via ma, grazie alla loro localizzazione centrale, a servizio di tutto il quartiere. La riconfigurazione della strada in questo tratto permette la creazione di un unico tratto pedonale che risulta essere il cuore del progetto. Suddiviso in due isolati, ciascuno comprende un servizio pubblico: uno il mercato coperto, ottenuto dal ripristino del CineRex, e l’altro il centro polifunzionale del quartiere, ottenuto grazie alla trasformazione del parcheggio esistente. In questo tratto viene sperimentato il più possibile il differente linguaggio della pavimentazione. Questa riprende il disegni bianchi e neri che decorano da sempre le “calçadas” paulistane, e contribuisce ad unificare tutti gli spazi e gli interventi previsti dalla strategia. Il disegno della strada pedonale suddivide lo spazio in aree di passaggio, caratterizzate da una pavimentazione in pietra bianca e nera con il tema scelto, e aree di sosta, caratterizzate
161
162
da un’analoga pavimentazione ma di tipo drenante, arredate da sedute spaziose e abbondanti aree verdi piantumate con specie autoctone. Questo sistema di spazi verdi e spazi di sosta insieme ai due edifici costituisce un unico grande complesso a servizio del cittadino.
163
164
165
166
167
168
Parte quarta Il caso di Vila Itororò
170
Immagine: Centro DIAPReM
171
1918-1920
1920-1923
1923-1925
Alla fine dell’asse Barbosa-Pedroso si trova un lotto dalle caratteristiche insolite. Un complesso architettonico, una “Vila” 1925-1930
usando il termine portoghese, insolita, che ha resistito al contesto aggressivo e impetuoso della città in cui è inserita. Vila Itororò è un superstite di una città che ormai non esiste più. È stata casa per i suoi abitanti, spazio pubblico per il quartiere ed è oggi riconosciuta come bene culturale. Ma è stata anche cortiços, spazio degradato e abbandonato, lasciato a sé stesso. Vila Itororò è quanto più rappresentativo dell’identità di Bixiga.
173
Una storia in tre atti
Il complesso, edificato tra il 1911 e il 1930 dall’imprenditore e uomo d’affari Francisco de Castro, è composto da una grande palazzina sviluppata su quattro livelli e diverse case attorno. Era pensato come un piccolo villaggio e, sebbene l’obiettivo fosse l’edificazione di abitazioni per affitto, il proprietario lo costituì come un complesso dal gusto eclettico e con una forte valenza di spazio pubblico a vantaggio di tutto il quartiere. La prima piscina pubblica di San Paolo e la costruzione del famoso Club Eden ci mostrano come questo strano oggetto fosse in effetti legato alla comunità che viveva nell’area ben oltre la morte di Castro. Ma è sempre la comunità che dagli anni Cinquanta comincia ad occupare abusivamente il complesso, mettendo pericolosamente questione
della
generando
un
in
discussione
sua degrado
la
conservazione, diffuso
per
mancanza di manutenzione e aggiunte incoerenti, talvolta anche staticamente pericolose.
174
Inizia perciò dal 1970 un lungo dibattito sia sulla conservazione del complesso, sia
sulla
delicata
questione
della
ricollocazione dei suoi abitanti. Si giunge al Settembre del 2011 con lo sgombero di 86 famiglie, a cui vengono assegnate abitazioni nella stessa area per non snaturarle dal contesto, e dal 2013 partono i lavori di conservazione e consolidamento della Vila. È questa una storia in tre atti, che vede un primo protagonista, Francisco Castro, che costruisce il complesso creando qualcosa di eccezzionale nella città. Seguono poi gli abitanti, nuovi protagonisti dopo la morte del primo proprietario, che animano la vita della Vila fino all’inizio del terzo atto dei questa storia, in cui Vila Itororò cessa di essere abitazione e tenta, non riuscendo, a divenire centro culturale Come riportare questo complesso, unico del suo genere, a favore della comunità locale è la questione che dal 2015 l’Instituto Pedra si è posto ed è lo stesso obiettivo che la strategia pretende di risolvere.
175
176
Immagine: Centro DIAPReM
177
1915
Fondazione
Il complesso prende il nome dal torrente che scorre accanto: Itororò. Francisco de Castro costruisce la sua residenza al centro del lotto
Immagine: Instituto Pedra
In un clima estremamente dinamico nella città di San Paolo, il portoghese Francisco Castro compra un terreno e inizia l’edificazione di immobili per affitto.
178
La costruzione di Vila Itororò Nato a San Paolo Francisco Castro, il proprietario e costruttore della futura Vila Itororò, viene spesso definito come “il portoghese”. In effetti Castro era il terzo figlio di immigrati portoghesi e, sebbene nato in Brasile, passò la prima infanzia in Portogallo. Tornato in Brasile nel 1892 in cerca di fortuna il giovane Francisco giunse nella capitale l’anno seguente, dove probabilmente aveva dei contatti che gli potevano garantire un posto nel mercato del lavoro della città. In quegli anni San Paolo si trovava in un clima di fortissimi mutamenti, in cui la ricchezza generata dall’espansione della produzione di caffè gettava le basi per una nuova economia urbano industriale. Si cominciavano infatti a sviluppare nuove e diversificate attività industriali, commerciali e finanziarie. Con l’arrivo di banche nazionali ed estere, con la costruzione di nuove fabbriche di dimensioni significative, laboratori di artigianato e uffici San Paolo diveniva il nuovo polo economico del paese. In questo clima l’investimento in nuove terre da urbanizzare era una pratica
179
1920 Inaugurazione della Vila
L’edificazione del lotto è molto veloce. In meno di dieci anni l’edificato occupa più di metà della superficie
Immagine: Instituto Pedra
I successivi anni sono frenetici, vengono richieste continue per concessioni per costruire.
180
diffusa per compensare le oscillazioni del prezzo di caffè. L’investimento nel mercato immobiliare per la costruzione di nuove abitazioni era infatti molto vantaggiosa. Tra il 1900 e il 1920 il numero di edifici della città quasi si triplicò, passando da 21.656 a 60 mila, seguendo la crescita demografica. All’inizio del 1900 Castro si inserì nel ramo della vendita immobiliare, seguendo la pratica diffusa dell’acquisto di lotti per la costruzione di abitazioni da affittare. La domanda infatti era molto alta, visto il continuo afflusso di immigrati dall’Europa che arrivavano a San Paolo per lavorare come operai nella nascente industria. Si stima che l’80% delle abitazioni a San Paolo fosse di affitto. Dal 1907 il Portoghese inizia a inviare licenze per la costruzione di nuovi immobili alla “Directoria de Obras e Viação” (DOV) di San Paolo. Dal 1911 la sua attività si intensificò, vennero infatti inviate continue richieste per la costruzione di quella che sarebbe stata Vila Itororò, e non si fermò fino al 1929, tre anni prima della sua morte. Per la sua prossimità alla valle del fiume
181
1930 Il progetto incompiuto
Viene relizzata la prima piscina pubblica di San Paolo
Immagine: Instituto Pedra
Promotore di feste e ed eventi Francisco Castro tenta di convertire la Vila a servizio del quartiere istituendo un centro termale. A causa del suo fallimento il progetto rimane incompleto.
182
Itororò l’area della Vila presentava elementi di un’urbanizzazione indefinita e ancora arretrata, per cui il terreno fu acquistato a prezzo vantaggioso. Ben localizzata, tra il vecchio centro e la nuova Avenida Paulista, Castro comprò vari appezzamenti di terreno per formare un’area irregolare localizzata tra rua Martinhano de Carvalho e Itororò, e un accesso su via Monsenhor Passalacqua. Se sulle carte della prefettura Castro appare solo come proprietario, egli fu invece proprietario e costruttore, seppur aiutato dall’amico Martins Pompêo, già costruttore, che gli permise di rendere economicamente possibile il suo sogno. Castro iniziò quindi la costruzione della Vila all’incirca nel 1911, mentre la costruzione del proprio Palazzotto parte nel 1913. Egli si installa comunque nell’embrione del suo futuro alloggio, che verrà costruito a tappe, quando ancora l’intero complesso era in costruzione. In un cantiere di opere che per più di vent’anni costruì e ricostruì, compose e ricompose ciascun dettaglio per formare il suo ambizioso progetto. Pur non diplomato e senza pratica di
183
costruttore Francisco de Castro riuscì a convogliare nella sua concezione della Vila la sua capacità creativa, visionaria e il desiderio di mostrare il suo nuovo status sociale con la possibilità di trovarne guadagno tramite l’affitto delle abitazioni costruite. Questa ingegnosa commistione di elementi, l’utile e l’eccezionale, elementi che non si esclusero a vicenda, gli permisero di vivere una vita mondana e di stabilire relazioni con l’elite paulistana e con gli intellettuali e gli artisti dell’alta società, che spesso passavano per visitare il complesso. Nel progetto della Vila Castro prese le distanze dalle soluzioni adottate dalle famiglie del ceto ricco. Queste infatti ricercavano, a partire dall’ultimo decennio del diciannovesimo secolo, di isolarsi in quartieri occupati solo dalle loro villette, con la creazione di quartieri per solo ricchi. La modalità della Vila invece nega questa soluzione, non isolando il Palazzotto ma circondandolo dalle abitazioni in affitto, formando in questa maniera un piccolo villaggio animato da vari spazi pubblici
184
e abitato da persone provenienti da estrazioni sociali. Il Palazzotto venne completato e inaugurato nel 1922, seppur Castro vivesse lì già da parecchi anni. Colonne, statue, vasi, placche in bronzo recitanti poesie ed altre decine di elementi decorativi ornavano il Palazzotto e gli edifici intorno, caratterizzando il complesso rispetto al paesaggio urbano in cui era inserito. Questi ornamenti provenivano principalmente dalla demolizione del Teatro São José e contribuirono a conferire alla Vila quell’aspetto onirico e fantastico che fu poi a lungo decantato. Il 5 maggio 1929 viene inaugurata all’interno della Vila la prima prova nella prima piscina pubblica di San Paolo. Castro infatti intendeva costruire uno stabilimento termale e per l’apprendimento del nuoto. Viene subito definito di pubblica utilità da vari giornali e apprezzato dalla comunità locale. L’intervento si appoggiava alle speranze di Castro che si concretizzasse la costruzione dell’autostrada 23 de Maio, speranze piuttosto fondate visto la sua amicizia con l’allora prefetto Pires do Rio.
185
Immagine: Instituto Pedra
Purtroppo il lavori non si concretizzarono mai, in effetti la via venne costruita solo nel 1960, il che rese insostenibile l’operazione, tanto che quando il centro venne inaugurato Castro aveva già ipotecato tre immobili del complesso. Circa tre anni dopo Castro morì all’età di 55 anni, il 5 dicembre 1932.
187
1940 La vita nella Vila
La città comincia a svilupparsi in altezza. Il fiume Itororò viene interrato. lungo il corso del fiume viene posizionata un’importante arteria di collegamento: l’avenida 23 de maio.
Immagine: Instituto Pedra
Più di 30 famiglie continuano a vivere nella Vila, vi è anche un circolo, il Club Eden, che attrae tutto il quartiere.
188
Gli abitanti e il rapporto con la città
Dopo la morte di Castro la Vila venne acquistata da Augusto Oliveira Camargo. Il nuovo proprietario estese l’affitto ad ogni immobile del complesso, perfino al Palazzotto, che venne diviso in quattro residenze. Da questo momento circa trenta famiglie vissero nella villa e il numero aumenterà col passare degli anni. All’interno di questo isolato la vita rimase piuttosto tranquilla e agiata per gli abitanti, comunque di bassa rendita. La città continuava a cambiare senza sosta e la modalità di abitazione più frequente diveniva quella della casa di proprietà, tuttavia la Vila continuava ad essere un complesso di abitazioni in affitto. Le unità abitative vennero via a via aumentate parcellando gli edifici esistenti. I nuovi abitanti comunque godevano della posizione centrale della Vila, infatti il resto della città subiva la costruzioni di grandi quartieri dormitorio, lontani dal centro città e privi della maggior parte di servizi, in cui gli abitanti erano costretti a condurre una vita scandita dal movimento casa-lavorocasa. Dagli anni ‘70 la situazione cambia
189
1960 Avenida 23 de Maio
Immagine: Instituto Pedra
In precedenza Avendia Itororò, edificata sull’omonimo fiume, fu pianificata nel 1930 seguendo le logiche del Plano de Avenidas. La sua relizzazione tuttavia avvenne solo trent’anni più tardi, nel 1960.
comincia a cambiare più rapidamente. Si vide una parziale sostituzione degli inquilini originari con altri provenienti da quartieri lontani e un infittimento degli alloggi. Il complesso si impoverì e decadde fortemente divenendo a tutti gli effetti un cortiço. All’esterno il contesto cambiava completamente, grandi palazzi ed ampie vie di trasporto venivano edificate. La città cambiava
190
velocemente volto, eppure il complesso persisteva, seppur degradandosi. In questi anni cambia anche l’attenzione per il complesso e cambia il modo con cui essa viene intesa dagli esterni. Nel 1974 gli architetti Benedito Lima de Toledo e Carlos Lemos realizzano il rilievo del complesso che “meriterebbe attenzione per le sue qualità architettoniche e storiche”. Parallelamente gli architetti Decio Tozzi, Claudio Tozzi e Benedito Lima de Toledo sviluppano un progetto di recupero del complesso proponendolo come centro culturale. Una successiva proposta fu presentata anche nel 1978 dall’associazione Sesc con un progetto dell’architetto Lina Bo Bardi. In entrambe le proposte tuttavia si esaltava soltanto il valore dell’eccezionale che il complesso presentava. L’abitazione, funzione principale e originaria del complesso, non veniva considerata né come valore storico né come valore culturale della Vila. Neppure il fatto che questa fosse ancora abitata venne tenuto in considerazione. Flavio Império, uno degli abitanti della Vila, mise in guardia da questo atteggiamento, che cercava di folclorizzare il complesso e di renderlo un centro per il fine settimana del ceto borghese. Dal 1994 gli abitanti della Vila si organizzano per difendere le loro ragioni, formando un’associazione.
191
1980 Vila Itororò come centro culturale
Immagine: Centro DIAPReM
La municipalità comicia a considerare il complesso per la costruzione di un nuovo centro culturale. La nomina a Patrimonio nel 2015, seppur necessaria viste le condizioni precarie del complesso, comporta l’espulsione di tutti gli abitanti.
Tuttavia nel 2002 il complesso viene promosso a bene patrimoniale e comincia il processo di espropriazione e di espulsione dei residenti. Tra il 2011 e il 2013 gli ultimi abitanti lasciano la Vila.
192
L’esperienza del “Canteiro Aberto” Svuotata dei suoi abitanti la Vila comincia ad essere restaurata dal 2013. I lavori per il ripristino della fabbrica sono guidati attraverso
una
cooperazione
tra
la
Segreteria Municipale per la Cultura di San Paolo e l’Instituto Pedra. Quest’ultimo ente però propone un modo diverso di intendere il centro culturale. Pensa che anche il carattere della Vila come luogo di abitazione sia un valore da conservare e si interroga se un centro culturale possa anche essere abitato. Sicuramente è convinto che debbe essere un centro prima di tutto per gli abitanti del quartiere. Per questo tra il 2015 e il 2018 viene messo in atto un centro culturale sperimentale in cui il quesito primo è: se Vila Itororò fu principalmente un luogo di abitazione e uno spazio pubblico e oggi si trova invece svuotata dei suoi abitanti, come può tornare ad essere abitata? Il primo progetto e quello di realizzare il Canteiro Aberto, il cantiere aperto. Quotidianamente la fondazione organizza
193
2015 L’attività dell’istituto Pedra
Nel capannone che affaccia sul complesso si organizzano attività con lo scopo di coinvolgere la comunità. Questo spazio aperto a tutti propone la cultura e l’esperienza collettiva come motore di inclusione sociale.
Immagine: Instituto Pedra
L’istituto Pedra si occupa del restauro del sito, interrogandosi nel frattempo sulla possibilità di una nuova concezione di cultura e proponendo un centro culturale abitato.
194
delle
visite
guidate
per
mostrare
il
complesso in restauro ai cittadini, con lo scopo di istruire riguardo ai temi della Vila e della conservazione. Sul grande fabbricato che affaccia sul complesso viene poi realizzato il centro dell’istituto. Qui si crea un grande spazio in cui vengono realizzate attività di ogni genere. Vi è una falegnameria, si organizzano sessioni di yoga e attività per i bambini. Un consultorio offre sedute a chi è interessato, una piccola biblioteca dispone di libri che trattano di città e società. I prodotti creati dalle persone che vivono questo spazio sono a servizio di tutti. Il laboratorio di falegnameria produce arredo per questo spazio che torna ad abitare la Vila.
195
Il programma nella Vila
5 4 3
1
11 6 10 7 10
Spazi Pubblici
Spazi privati
1 Patio, Giardino centrale
8 Unità Abitative
2 Sala centrale, spazio comune
9 Unità Abitative
3 Atelier, Coworking
10 Unità Abitative
4 Atelier, Coworking
11 Amministrazione
5 Atelier, Coworking
12 Ristoro
6 Scuola edile 7 Atelier, Coworking
196
Il centro culturale
La nostra strategia propone Vila Itororò come centro culturale dell’asse Barbosa Pedroso. Ai limiti della via esse si trova estremamente accessibile, affacciando su una via ad alto scorrimento ed essendo a contatto col quartiere Liberdade. L’idea progettuale prevede di intervenire alla fine dei lavori di restauro e di consolidamento che stanno tuttora avvenendo per mano della Prefettura andando a ripetere ed allargare il programma già proposto e collaudato dall’Instituto Pedra. Il programma infatti veniva svolto prima soltanto nel magazzino su via Pedroso, l’intervento invece espanderà lo espanderà a
tutti
gli
immobili
suddividendolo
in
del base
complesso, alle
loro
caratteristiche intrinseche. Il magazzino invece verrà fortemente modificato per ospitare una nuova biblioteca e degli uffici, oltre che un cortile e uno spazio completamente libero per svolgere attività di vario tipo al piano del livello stradale.
197
Giardino centrale Un grande spazio centrale, una piazza comune dove le varie attività si incontrano e si mescolano. Tutti gli edifici della Vila affacciano sul giardino. Lo spazio della vita collettiva, luogo di passaggio e d’incontro
Unità abitative sociali Il fattore abitativo è intrinseco ed è il suo carattere primo, ora completamente perso. Le unità abitative riportano la vita al suo interno. Torna con esse il carattere originario della Vila, uno spazio abitato a pieno, non solo come spazio pubblico o di lavoro. L’obiettivo dunque è quello di non scindere uno spazio culturale da uno prettamente abitativo.
Biblioteca Spazio di studio e di consulta. Il filo conduttore di questo ambiente ricalca quello dell’esperienza del Canteiro Aberto: Architettura, patrimonio culturale, arte, educazione, abitazione, diritto alla città, problematiche urbane e ambientali.
198
La sala centrale È la sala che accoglie la maggior parte di attività, e uno spazio libero, multiuso e inclusivo. Si mette a disposizione del cittadino per lo svolgimento di attività più varie: esposizioni, eventi pubblici, rappresentazioni teatrali, performance, discussioni o più semplicemente come luogo di incontro. Atelier | Laboratori | Coworking Bixiga è un quartiere di tradizione operaia, ricco di attività artigianali e culturali. Vari spazi vengono messi a disposizione per lo svolgimento di attività di produzione artistica ed artigianato. Atelier e spazi di lavoro, tra cui un officina sono a disposizione del cittadino che necessita di attrezzatura specifica o uno laboratorio dove svolgere (o avviare) la propria attività. Ristoro Apertura di attività di ristoro all’interno della Vila, non esclusive o chiuse ai soli fruitori della stessa. Così come le varie attività culturali, anche quelle legate al ristoro hanno carattere educativo, il cibo consumato viene da mercati cittadini proponendo un consumo cosciente e sostenibile.
199
200
Il nuovo progetto Il magazzino in cui risiedeva l’Insituto Pedra viene riprogettato per allargare e ottimizzare i suoi spazi. La scelta di utilizzare questo stabile deriva dal suo collegamento con la via Pedroso che permette un allacciamento più forte con la restante serie di spazi riqualificati dalla strategia. Sebbene la Vila avesse storicamente un impianto sviluppato in maniera perpendicolare a questo sviluppo la città si è oggi conformata in un modo tale da rendere preferibile implementare un accesso su via Pedroso. Un edificio inutilizzato a lato di questo stabile viene demolito per creare un cortile a stretto contatto con l’ampio salone che costituisce il piano al livello della strada. Il primo livello, sfruttando il clima favorevole di San Paolo e prendendo riferimento all’architettura paulistana, viene concepito come uno spazio coperto ma completamente aperto, quasi un continuamento dello spazio pedonale della strada. Questo grande spazio vuoto potrà essere allestito di volta in volta per ospitare diverse attività, in particolare mostre dove
201
verranno esibiti gli oggetti costruiti negli atelier nel cortile della Vila. All’estremità di questo livello è stata prevista una terrazza ottenuta arretrando il corpo del capannone, il quale risultava una presenza troppo impattante sul complesso della Vila. Su questa terrazza, disegnata come se fosse un piccolo auditorium all’aperto,
202
si potranno svolgere spettacoli, concerti o esibizioni di danza. Per il forte dislivello che caratterizza il complesso, tra il centro della Vila e il livello stradale di via Pedroso ci sono ben 13 metri di scarto, per scendere ai livelli inferiori e giungere al cortile si utilizza un’ampia rampa a metà del corpo. Al livello
203
204
intermedio sono stati previsti uffici e un magazzino in cui custodire gli oggetti della Vila e l’archivio. Grazie alla rampa si può passare direttamente al livello inferiore a contatto col giardino senza passare per gli uffici. Qui si trova la biblioteca e un servizio bar. Sfruttando il forte dislivello dell’isolato la biblioteca è sviluppata attraverso un sistema di gradoni che fuoriescono in un cortile che va a congiungersi col giardino principale della Vila.
205
Parte quinta Intervista
Sui temi dello spazio pubblico, dell’abitazione sociale e dell’architettura brasiliana contemporanea. Curatore della rivista Urben, è socio dello studio MMBB col quale ha recentemente realizzato l’edificio Sesc 24 de Maio in collaborazione con l’architetto Paulo Mendes da Rocha. Questo è un grande edificio polifunzionale pubblico costruito nel centro di San Paolo. Progettato utilizzando la struttura di un palazzo abbandonato, questa architettura si pone l’obiettivo di rigenerare il quartiere. Sempre lo studio MMBB ha recentemente ultimato un complesso abitativo di residenze sociali, costruito demolendo una favela e ospitando gli abitanti del medesimo insediamento abusivo. Le residenze spiccano per la qualità e al medesimo tempo per il budget limitato dell’intervento. Inoltre esse comprendono una serie di spazi e servizi per gli abitanti del complesso e per gli abitanti esterni al fine di garantire una buona qualità di vita ai residenti più poveri e integrarli con il resto della società.
208
Laureato alla School of Architecture and Urbanism all’Università di San Paolo nel 1986, ottiene un master nel 1999, e un master alla FAU/USP nel 2006. Ha collaborato con i seguenti studi di architettura: Tectus Computer Graphics Consultancy, Londra, Inghilterra, 1990. Eduardo de Almeida Associate Architects, dal 1987 al 1989. Aflalo & Gasperini Associate Architects, dal 1986 al 1987. È professore del Design Area of the School of Architecture and Urbanism of the University of São Paulo (FAU/USP) dal 2001.
209
D_ Recentemente è stato inaugurato il nuovo edificio Sesc 24 de Maio progettato da Paulo Mendes da Rocha in collaborazione col vostro studio. Come è stato possibile realizzare in Brasile edifici di questo tipo, pubblici e completamente aperti a servizio del cittadino? Quali effetti può avere per la città la creazione di spazio pubblico in queste modalità? R_ Distinguerei i termini tra spazio pubblico e spazio pubblico urbano, ossia non occupato da un edificio. Parlando con una studentessa italiana della Fau, che stava svolgendo qui una ricerca, mi raccontava di come non esistesse in Italia un edificio simile al Sesc, di come non esistesse questa tipologia di edificio pubblico con varie funzioni. Credo che sia una tipologia che esista invece in altri paesi ma che in Brasile ha molta più forza perché la città si trova in una situazione molto precaria e per questo motivo gli edifici tendono spesso a configurarsi come delle cittadelle. Non credo che questa sia una situazione positiva, sarebbe meglio che la città fosse migliore e presentasse nella stessa strada la biblioteca, il museo e tutti i servizi necessari ad una città. Abbiamo questo concetto di centro culturale, ma credo che sarebbe meglio se la strada stessa fosse un centro culturale, che un quartiere centrale avesse un teatro, una biblioteca e fosse costituito più come una città che
210
presentare tanti spazi come una cittadella. Credo sia questo il difetto del Brasile, di San Paolo. Ogni cosa ha aspetti positivi e aspetti negativi. Questo aspetto delle città brasiliane di non essere tanto accoglienti, di essere violente e non essere percepite con empatia. Molte persone non vogliono uscire in strada in Brasile, gli architetti vogliono, ma la maggior parte delle persone preferiscono rimanere nei propri “condomínios fechados”. In questa situazione i centri commerciali e i centri culturali, come i Sesc, hanno molta forza perché lo spazio rimane ben custodito, pulito e sicuro. È una situazione critica, che genera edifici molto interessanti, ma che è negativa. E dall’altra parte gli architetti paulisti che progettano uno spazio pubblico interno finiscono per fare dell’edificio stesso una metafora della città. Dentro la Fau la sala principale, il Salone Caramelo, è concepito come una piazza. Le luci originali erano
211
lampade di strada, credo fu un peccato che durante la ristrutturazione rimossero quelle luci e installarono luci da interno. Artiga voleva creare lì dentro la città. Nella casa Milan di Paulo Mendes da Rocha l’asfalto entrava all’interno dell’abitazione, riproponendo ancora il tema della città dentro la casa. Forse l’esempio più emblematico a San Paolo non è però nemmeno di un architetto paulista: Lina Bo Bardi nella Avenida Paulista progettò il Masp, una piazza coperta ma che di nuovo è inclusa nell’edificio, stando al di sotto di esso. Anche grazie al nostro clima si è potuto progettare edifici completamenti aperti, creando uno spazio libero ma filtrato. Credo che questa tipo di progettazione sia molto interessante e possa essere ancora molto esplorata, ma credo anche che si debba pensare una città migliore, come sono le città europee. Un’ulteriore elemento negativo a San Paolo riguardo alla riqualificazione della città è che lo spazio pubblico è molto confuso, fisicamente confuso. Nelle città europee si ha una facciata, che separa e definisce
212
ciò che è spazio pubblico e spazio privato. Qui spesso tra la facciata e la strada vi è una successione di spazi indefiniti, che nessuno sa se sono pubblici o privati. Quasi sempre è comunque uno spazio mal utilizzato. L’obbligo di arretrare l’edificio, che è per legge, genera degli spazi che non sono né parte della strada né utilizzati dagli abitanti, sono spazi persi, spesso al di là di un muro che nessuno usa. Dunque io credo che in Brasile ciò di cui abbiamo particolarmente bisogno sia un passaggio chiaro tra il pubblico e il privato. Deve essere leggibile e non graduale. Non ritengo utili gli spazi ibridi, che nessuno capisce se siano pubblici o privati. Spesso questi spazi non portano ad un buon risultato. In Francia, in un’operazione urbana un’area Zac (zone d’aménagement concerté) della Rive Gauche, l’architetto propose di rendere l’isolato più poroso. Perciò aprì una serie di vie secondarie. Ma col tempo accadde che questi passaggi iniziarono ad essere mal utilizzati, la gente andava lì ad urinare. Perché non erano vie chiaramente pubbliche, e finirono con l’essere chiuse. Quindi perfino in una realtà più
213
consolidata, con una cultura urbana più sviluppata, questi spazi confusi senza una chiara definizione non funzionano. E la città brasiliana presenta molti di questi spazi, perciò affermo che le nostre città necessitino di generare spazi pubblici più leggibili e più forti.
214
215
D_ Nel progetto vostro progetto di residenze sociali per il Jardim Edite come fu possibile il dialogo tra gli abitanti della favela e lo studio? questo dialogo portò a modificare il programma funzionale dell’intervento?
R_ Il J.E. fu un caso in cui il dialogo fu molto facile, perché già era una comunità consolidata. Era una favela, le persone si conoscevano già e già c’erano relazioni tra loro e perciò valse la pena fare questi incontri. Nel caso di un’impresa di abitazioni sociali per persone che ancora non si conoscono diventa più difficile creare questo tipo di dialogo. Ad ogni modo io penso che il processo partecipativo ebbe come obiettivo per loro comprendere bene il problema e definire bene il lavoro che gli architetti e il gestore pubblico avrebbero dovuto svolgere. C’è anche una questione più importante: è fare in modo che queste persone si sentano partecipi e si identifichino con l’operazione. Nel caso del J.E. la partecipazione non cambiò molto il progetto, ma ottenne come risultato positivo che gli abitanti si sentissero coinvolti. Una cosa che loro ottennero, che probabilmente fu positivo per loro ma non molto per il resto della città, fu di diminuire il numero degli appartamenti e
216
non lasciare nessuna casa a nessuno che non fosse della comunità. Questo fu un desiderio, una necessità che fu rispettata. Una richiesta che invece non ottennero era quella di avere parcheggi, ma questo è troppo caro, costa quasi quanto un’unità abitativa. In un progetto di abitazione sociale, principalmente in Brasile ma credo che valga per il mondo intero, la prima cosa che io difenderei è non caratterizzare l’intervento come abitazione sociale, ma caratterizzarlo semplicemente come abitazione. Nel caso di Bixiga, dove tutti abitano in un certo modo, io progetterei un intervento in quel modo, magari con qualche differenza ma non facendo un’eccezione, una esperienza, come un laboratorio cercando di sperimentare un modello nuovo per la città. Nel caso del Brasile l’abitazione sociale è molto fragile, ci sono molte famiglie povere con poca cultura urbana. Fare della loro vita un esperimento credo
217
che sia un pericolo. La cosa migliore per loro è avere una casa come quella della classe media, una casa come quella dei vicini. Perciò nel caso del J.E. abbiamo fatto edifici alti perché i vicini sono alti, ma siccome il panorama è vario progettammo anche edifici bassi. Il grande vantaggio degli edifici bassi è che l’operazione, la manutenzione e principalmente l’uso del condominio costa meno: non ha bisogno dell’ascensore e perciò la tassa condominiale è metà della tassa di quelle che hanno l’ascensore. Dunque le famiglie più povere poterono stare in alloggi più economici. Per avere un’idea quando il J.E. aprì la tassa era di 730 reais nella torre e 60 reais nella parte bassa senza ascensore. Quindi questa era una ragione per avere questa variazione, ma anche perché lo scenario, il panorama urbano del quartiere era molto vario. Il caso di Bixiga è completamente diverso da quel contesto, è più basso e storico. Ha zone che sono protette per come patrimonio. è possibile costruire ma dentro certe regole, è credo che ciò non sia male. L’abitazione deve assomigliare
218
all’abitazione di mercato e non essere diversa. Molti architetti vogliono sperimentare e provare cose che il mercato non fa. Non ritengo negativo sperimentare ma l’obiettivo è fare città non eccezioni. In Europa l’edificio alto è visto come un edificio mediocre, povero, perché l’abitazione sociale del dopoguerra fu fatta di edifici alti in periferia. Perciò questo modello non funziona in Europa, in cui la classe media vive nella parte storica in case di media altezza. In Brasile invece è l’opposto, la classe media vive in costruzioni più alte, come ad Higenópolis. La classe povera vive in edifici più bassi, senza ascensori, che spesso si presentano come complessi abitativi di case tutte uguali con vari appartamenti per piano attorno ad un vano scale aperto. Questo è ciò che non si deve fare in Brasile facendo abitazioni sociali, perché sarebbe fare abitazioni sociali precarie. Un’altra cosa nel J.E. molto buona fu di portare dentro ai condomini sociali il pubblico. Avere un uso misto inserendo spazi commerciali ma anche una scuola e ospedale. Quest’ultimo è il servizio più
219
interessante perché è il più inclusivo. La classe media usa questa unità perché è gratuita, quindi per prima cosa vanno sempre là, poi nel caso si vanno in un istituto privato migliore, ma per prima cosa vanno là. È il primo luogo della salute brasiliana. Per questo motivo è molto interessante perché lì si mescola la classe media con le persone che abitano nel complesso residenziale. In più quando non c’è la presenza del pubblico l’edificio si deteriora, perché le famiglie non hanno risorse e non hanno cultura urbana, con la presenza della prefeitura in questa struttura pubblica l’edificio o almeno la strada sono mantenuti bene.
220
221
D_ Come può un’azione di rigenerazione evitare il pericolo che si inneschi una dinamica di gentrificazione nel quartiere? Inserire un edificio pubblico di qualità non causerebbe l’aumento dei prezzi immobiliari? R_ Io credo che per evitare un fenomeno di gentrificazione la cosa peggiore da fare sia produrre una città inefficiente per non valorizzarla, ossia non valorizzare la città. Per questo ritengo che una politica che eviti la gentrificazione debba essere una politica urbana ma non architettonica. Non è fare un cattivo spazio, non è fare architettura dello spazio pubblico male. Creare abitazioni sociali, la locação social, può essere una politica contro la gentrificazione: le famiglie più vulnerabili sono proprietarie ma pagando un affitto sociale assumono il diritto di utilizzare l’abitazione. Un’altra forma per evitare la gentrificazione è tramite fondi pubblici avere a disposizione un gruppo di esperti, sociologi, assistenti sociali ma anche architetti, che aiutino gli abitanti a mantenere il progetto e controllando il comportamento degli stessi.
222
D_ Per quale ragione il centro si trova in una situazione di tale degrado?
R_
Il centro di San Paolo decadde quando tutti ritenevano meglio vivere in periferia e in Brasile, come in qualsiasi altro posto del mondo, l’offerta di lavoro seguì il luogo di abitazione medio-alta. Il lavoro si sposta assieme con gli abitanti ricchi che decidono dove l’impresa si collocherà, spostano il lavoro con loro. Qui a San Paolo i cittadini ricchi si spostarono dal centro storico verso Higienópolis, poi spostandosi sulla Paulista, in seguito scendendo verso i Jardins e infine verso il fiume e l’offerta lavorativa seguì questo spostamento. Ciò che non accadde fu il ritorno dell’impiego verso il centro, perché la classe medio-alta non tornò in centro. Il centro di San Paolo era un grande snodo di trasporto e lo è ancora. Chi abita nella zona ovest và a lavorare nella zona sud e passa per il centro in autobus. Per questo ci sono molte persone che incrociano il centro a piedi, perché è un grande terminale di trasporto, sta diminuendo ma ancora lo è. Un tempo chi non aveva lavoro andava in centro perché là c’era sempre opportunità di trovare un impiego. Era comune sulle facciate degli edifici abbandonati trovare
223
tantissimi annunci con scritte “cercasi cameriere per un giorno, cercasi aiutante”. Perciò chi non aveva lavoro andava là. E ancora oggi chi non ha niente in centro ha più opportunità di trovare qualcosa. Un’altra questione, forse paradossale ma che incide nel peggiorare il centro, è che quanto più uno spazio pubblico è di qualità, aperto e coperto, con un portico magari, quanto più la miseria appare lì. Dove un povero và a dormire? Nella Praça Bandeira o nella Praça do Patriarca sotto la vela di Paulo Mendes da Rocha. Un buono spazio pubblico è dove la povertà più si palesa, sembra una contraddizione. E il centro è il miglior spazio pubblico di San Paolo ed è dove i problemi sociali della città appaiono. In più c’è molta più gente, è più vivo. Un mendicante non và dove non c’è nessuno, và dove ci sono più persone, per avere più opportunità.
224
225
D_ Ci può parlare della scuola Paulista? Su quali idee si è formata e se sono anocora attuali e necessarie per la città di San Paolo oggi?
R_ San Paolo ha ancora una scuola di architettura, nel senso di un pensiero comune, una cultura, un “know-how” e un insieme convinzioni di problemi che si vogliono affrontare. La forma non è il centro del problema, è molto più la soluzione che il problema. Infatti questa nostra cultura è molto più interessata agli effetti pragmatici, sociali e politici dell’architettura piuttosto che ai problemi estetici. C’è una scelta estetica ma l’enfasi del progetto è su altri punti. Ma la nostra cultura va ancora oltre. Non è solo un insieme di convinzioni o problemi che si vogliono affrontare, è anche un knowhow, un sapere: come fare un cemento, come progettare un parapetto o una luce zenitale. Ci sono una serie di soluzioni che noi applichiamo, come i pilotis che qui sono molto comuni e permettono di creare uno spazio pubblico aperto. Ma ciò che generò la scuola è il tentativo di rispondere a quei problemi che la città ancora non ha risolto. La città brasiliana infatti perpetuò le stesse problematiche della città del ventesimo secolo. L’Europa conseguì risolvere molti problemi, il
226
trasporto pubblico di qualità, la creazione di aree verdi, certamente vi sono ancora problemi ma nulla in confronto con le nostre città. Non avrebbe senso costruire qui sul fiume Tietê il Millenium Bridge di Norman Foster, qui dobbiamo fare un ponte come il Lelé di João Filgueiras Lima, un architetto brasiliano morto recentemente, che progettò un sistema di passerelle a Salvador di Bahia costituito da cemento prefabbricato con tralicci d’acciaio, un sistema che permette di costruire ponti pedonali rapidamente e con un investimento limitato. È un ragionamento che ha senso in Brasile, ma non sarebbe ragionevole fare lo stesso di fronte la Tate Gallery. I nostri problemi motivano questa cultura. Non avrebbe senso portare ad esempio a Milano la cultura paulista, così come credo che se Frank Gehry venisse a San Paolo non farebbe un progetto puramente formale. In effetti lui fece un progetto qui a San Paolo che ritenni molto intelligente, molto più attento allo spazio che alla forma. L’architettura di San Paolo è un’architettura di spazio, non è un’architettura brutalista
227
per i materiali, come spesso è stata definita. Il cemento era un materiale, non era il principale obiettivo. L’obiettivo principale era come sfruttare il nostro clima, come portare l’esterno all’interno, come creare la città dentro la casa.
228
229
Conclusioni
San Paolo ci si è presentata come una città esplosiva, gonfia, ricca, ma allo stesso tempo spinosa, imprevedibile e spesso anche sgradevole. È una città dinamica, in evoluzione. Le sue molteplici situazioni si trovano in ogni cosa, ambigue e contraddittorie. Dallo splendido al fatiscente, il ricco e il senza tetto, una società conservatrice e promiscua. Spudoratamente onesta ed ipocrita. La città confonde chi la vive per la prima volta, chi come noi non la conosceva. Noi abbiamo studiato i suoi spazi, abbiamo provato a conoscere le sue realtà, le sue molteplici identità. Lo spazio pubblico, e più in generale lo spazio, è un tema caro ai cittadini Paulisti. La condivisione, l’utilizzo che se ne fa e come si vive all’interno di esso ci hanno mostrato una realtà completamente diversa da quella europea, italiana. Lo studio della città è partito dunque da questi temi, Spazio e Architettura, focalizzandoci sul cittadino che ci vive, prima che sul costruito.
234
Il Quartiere che abbiamo studiato ci si è presentato subito discordante dal contesto in cui è inserisce. Fisicamente e mentalmente difficile da raggiungere. Centrale e periferico, anche qui un’ambiguità. In un contesto urbano dalle dimensioni disumane, dove le esigenze e i tempi del cittadino non vengono rispettate, abbiamo trovato un’isola. Una pausa dal frastuono tipico di San Paolo. Si dimentica il trambusto e si entra in un’altra città. Bixiga però ha fin da subito espresso i suoi problemi. Prova a travestirsi da quartiere tipico, affezionato alle sue “origini”. Vanta un’identità forte, un attaccamento dei suoi abitanti al luogo e alle tradizioni ma allo stesso modo racconta di essere stato dimenticato dal resto della città. Fuori dalle sue dinamiche, lontano dalle altre identità forti in cui è inserito. Non ha subìto la speculazione edilizia dello scorso secolo e si è salvato, ha mantenuto la sua immagine ora unica a San Paolo, ma è stato tagliato fuori. Le infrastrutture non vedono Bixiga, lo maltrattano spartendo gli
235
236
spazi e dimenticandosi della sua identità di quartiere. Pur essendo centrale, abbiamo vissuto i suoi spazi come periferici. Entrare ed uscire da Bixiga non è immediato. Bixiga è al di la. Il nostro progetto punta a tutelare il quartiere, non proteggendolo o conservandolo ma reinserendolo nella maglia della città. Ribaltare questa sua condizione periferica e decadente, ricollegandolo fisicamente e riutilizzando il quartiere stesso. Lo spazio pubblico è il centro del nostro progetto e anche in questo caso proponiamo di ribaltare l’idea che è propria dei cittadini di una metropoli pericolosa come San Paolo. Lo spazio pubblico al di fuori, lo spazio di tutti e non chiuso e protetto. Il parco lineare è il l’emblema della nostra visione. Descrive le riflessioni sull’utilizzo dello spazio e sull’idea che abbiamo della tutela e preservazione del quartiere. Bixiga si riapre e si offre alla città, proponendo nuovi spazi e servizi mancanti.
237
238
Lo spazio pubblico si disloca e non vi è un solo grande punto di raccolta, ma tante piccole situazioni dove le molteplicità intrinseche nell’identità di questa città si possano esprimere. La dimensione poi è fondamentale, non più immensa ma contenuta. Non proponiamo un corso o un boulevard, ma una percorso, una camminata. Rallentare il traffico pedonale, fare in modo che Bixiga intera torni ad essere uno spazio dove trascorrere del tempo e non solo un passaggio difficoltoso per raggiungere altre mete. È un tentativo, una visione per una città che si distrugge autofagocitandosi e che spesso non lascia il tempo a realtà piccole di continuare ad esistere. Bixiga verrebbe dimenticata e nel corso di qualche decennio cancellata. Rimarrebbe la maglia urbana e poco altro. Il nostro progetto vuole tutelare questo spazio così raro dandogli una nuova forma rinnovando la sua immagine, permettendogli in questo modo di continuare ad essere, ad esistere.
239
240
241
Bibliografia
Testi
• C. Lévi-Strauss (1992), Tristi tropici, San Paolo, Companhia das Letras. • C. Lévi-Strauss (1996), Saudades de São Paulo, San Paolo, Insituto Moreira Salles. • B. Lima de Toledo (1983), Três cidedes em un século, San Paolo, Duas Cidades. • B. Lima de Toledo (2016), Cortiços. A Experiência de São Paulo, San Paolo, Prefeitura de São Paulo. • N. Marzola (1985), Bela Vista, História dos bairros de São Paulo, San Paolo, Departemento do patrimônio histórico. • R.Rolnik (2017), Territorios em conflito, San Paolo, Tres Estrelas. • S. Feldman e A. Castro (2017), Vila Itororò, uma história em três atos, San Paolo, Instituto Pedra. • M. Braga (2018), Arquitetura do centro de São Paulo, San Paolo, monolito. • M. Argenti, F. Sarno (2014), La scuola di São Paulo in Brasile - Rassegna di architettura e urbanistica 142-143, Roma, Kappa Edizioni di Architettura e Psicologia. • M. C. Naclerio Homem (1996), O Palacete Paulistano e Outras Formas de Morar da Élite Cafeeira, San Paolo, Martins Fontes. • T. P. Do Rio Caldeira (2000), Cidade de Muros, San Paolo, Edusp. • Bidou-Zachariasen (2006), De volta à cidade: dos processos de getrificação às políticas de revitalização dos centros urbanos, San Paolo,
Annablume. • A. De Biazzi Dias de Oliveira (2006), Dinâmica da rua • de comércio na cidade de São Paulo, San Paolo, Fauusp. • Seade UnHabitat (2010), São Paulo a Tale of Two Cities, San Paolo, Unhabitat. • A. Arantes Neto (2005), Paisagens Paulistanas: transformações do espaço público, San Paolo, Impresa Oficial. • B.Secchi (2013), La città dei ricchi e la città dei poveri, Roma, Laterza. • B.Secchi (2008) La città del ventunesimo secolo, Roma, Laterza. B.Secchi (2000), Prima lezione di urbanistica, Roma, Laterza. • S.Settis (2017), Architettura e Democrazia, Torino, Einaudi. • G.Perec (2003), Specie di spazi, Torino, Bollati Boringhieri. • D.Pisani (2014), Sao Paulo ritratti di città, Bologna, Editrice Compositori. • LOTUS 163, Housing in the Expanded Field. • Jan Gehl (1996), Public spaces, public life, Copenhagen, Jan Gehl - Lars Gemzøe. • Jane Jacobs (1961), Death and life of great american cities, Los Angeles, Random House. • William H. Whyte (1980), The social life of small urban spaces.
Articoli
• M. Balzani, L. Rossato (2015 ), Il rilievo per il percorso di recupero di Vila Itororò a São Paulo, in “Paesaggio Urbano”, n.5-6, pag. 68-75. • São Paulo (2014), Area, n.114. • Sesc-SP arquitetura (2016), San Paolo, in “monolito”, n.33. • Habitação social em São Paulo (2012), San Paolo, in “monolito”, n.07. • Espaço publico (2015), San Paolo, in “Contrate”, n.3, FAU/USP. • Habitação (2016), San Paolo, in “Contraste”, n.5, FAU/USP. • L. Kowarick (2013), Cortiços, A humilhação e a subalternidade, in “Tempo Social”, vol.25, n.2, pp.49-77. • J. Stevens (2018), On Allotopia: The Spatial Accumulation of Difference in Bixiga, in “Space and Culture”. • A. Valeriani, La città di latta e la città di vetro, tesi di dottorato, Sapienza Università di Roma. • J. C. Giannotto (2014), Fedora e o Bixiga, uma comparação entre os projectos para o Bairro do Bixiga, tesi, San Paolo: Universidade Presbiteriana Mackenzie. • S. Feldman (2004), Sao Paulo:qual o centro?, in “Dossiê Sao Paulo” n.2, pp.37-49. • A. Bucci (2016), La San Paolo di Angelo Bucci, in “Domus” n.1004, pp.108-111. • J. G. S. J. Simoes (1994), Revitalizaçao de centros urbanos, in “Revista POLIS”, n°19.
Piani
• Prefeitura do Municipio de São Paulo (2014), Plano Diretor Estrategico, San Paolo. • Prefeitura do Municipio de São Paulo (2016), Lei de Parcelamento, uso e ocupação do solo, San Paolo. • Prefeitura do Município de São Paulo, Secretaria Municipal de Cultura, Departamento do Patrimônio Histórico (2002), Resolução n. 22/2002 Tombamento do Bairro da Bela Vista, San Paolo. • Prefeitura do Municipio de São Paulo (2018), Projeto de Intervenção Urbana Setor Central, San Paolo. • Prefeitura do Municipio de São Paulo (2014), Plano Metropolitano PDUI, San Paolo. • Companhia do Metropolitano de São Paulo (2010), Pesquisa de origem e destino. Relatorio de pesquisa, San Paolo.
Sitografia
• http://www.prefeitura.sp.gov.br • http://www.saopauloantiga.com.br/vila-itororo • http://vilaitororo.org.br • http://infocidade.prefeitura.sp.gov.br • http://dados.prefeitura.sp.gov.br • https://www.emplasa.sp.gov.br/RMSP • http://www.portaldobixiga.com.br/historia • http://geosampa.prefeitura.sp.gov.br
248
Crediti fotografici
Michele Millosevich: Marzo - Aprile 2018 Nikon D90, obbiettivi: 70-30 mm, F/4.0. Irene Ginesi: Luglio 2018 Canon EOS 1100D, obbiettivi: 18/55 mm, F/5.0 Centro DIAPReM Istituto Pedra e Arquivo Milu Leite per foto storiche
249
Ringraziamenti
252
Obrigado I nostri ringraziamenti vanno a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa tesi. In particolare ringraziamo il Centro di ricerca DIAPReM, l’Istituto Pedra, Il Professor Romeo Farinella, Elena Dorato, Luca Rossato e Benjamim Saviani. Sentiti ringraziamenti allo Studio MMBB di San Paolo, all’Architetto Paulo Mendes da Rocha ed a Rosa Artigas, alla Fondazione SESC. A San Paolo e al Brasile.
253
254
Giovanni Grazie a mia Madre, a mio Padre e ai miei fratelli, Teresa, Susanna e Chicco, che mi vogliono bene e hanno sempre creduto in me. Grazie ai miei coinquilini, quelli vecchi e quelli nuovi, e grazie a Via Vittoria, che per tre anni ha significato Casa. Grazie agli abitanti di Via Assiderato, grazie a Elisabetta e a tutti coloro che mi hanno accolto e aiutato durante il faticoso lavoro di tesi. Grazie a Michele, insieme abbiamo realizzato una tesi! Un sentito ringraziamento infine a tutte quelle persone che in cinque anni di UniversitĂ hanno incrociato la mia strada, percorrendone anche solo un tratto con me, condividendo le mie passioni e insegnandomene di nuove. Grazie per la vostra amicizia.
255
256
Michele I miei ringraziamenti piÚ sinceri vanno alle persone che mi hanno accompagnato in questi anni, che mi hanno voluto bene e che hanno permesso che tutto questo accadesse. Ringrazio le persone che hanno deciso di condividere delle esperienze con me, alle persone che sono cresciute al mio fianco mentre le vivevamo insieme. Grazie a coloro che mi hanno dato una possibilità , a quelli che hanno condiviso con me i loro dolori e le loro gioie. Alla passione di questi anni di università , ai professori che hanno reso possibile coltivarla. Grazie ai posti che ho visitato, a chi ho incontrato, a chi ho conosciuto, a chi è diventato mio amico. Spagna, India, Sud America, alle persone che hanno condiviso questi luoghi con me. Alle persone con cui ho condiviso le sconfitte e i fallimenti. A chi mi ha preso per mano, chi ha visto il mio dolore e non lo ha negato. Ai momenti di merda. A Giovanni per aver fatto questo percorso con me. Grazie alle persone che sanno di essere mie amiche e che vedono il mio affetto. A mio fratello, mia madre e mio padre, agli amici veri.
257
Elaborati grafici