Il dio poeta

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Il Dio Poeta Non è facile esser un dio migliore

Di Caria Giovanni Battista

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Questo libro è dedicato ad Alexia e Vladislav Perché possiate sempre aver la curiosità di chiedervi il perché

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Prefazione L’odissea interiore Di Angela Botta La poesia, le parole, hanno un potere immenso che può evocare l’arte e rendere dio ogni essere umano. Non possono mai dimenticare questo quegli esseri che di questa magia hanno fatto la loro arma creativa, ma alcuni vanno oltre, e riescono a renderla viva, a trasformare il tempo dilatandolo, coinvolgendo chi li ascolta in un vortice di immagini di una densità così straziante da commuovere. Questa è la bibbia del “Il Dio Poeta”, lo sguardo implacabile e commosso di un dio che crea se stesso.L’Arte tende da sempre alla ricerca dell’Assoluto, gli esempi possono essere infiniti, il distacco dai limiti della materia assume forma di grida silenti come nei Prigioni di Michelangelo o tenta di avere potere su di essa creando e plasmando un altro essere umano. La letteratura, il cinema, sono pieni di Frankenstein, di Homunculus, di semidei e dei che pregano o vendono l’anima per la conoscenza, per sfiorare Dio, per fermare il tempo.In questo libro c’è molto di più, c’è un uomo che va oltre se stesso fino a ricrearsi dio, fino riaffermare la natura divina dell’essere umano, sprecata nella disumanità di un genocidio costante della comprensione e della vera speranza. Dio Poeta: Per questo ho deciso di chiudere le finestre e la porta al mondo, fossile tra estinti inganni. Che proverbio potrebbe essere la mia vita se nel mondo si sono ormai dissipati tutti i sentimenti? Estinzione da genocidio, l'uomo diverte se stesso con la presunzione del suo stesso impatto”. L’Odissea interiore de “Il Dio Poeta” è un viaggio da una stanza all’Infinito. In questo narrare tra poesia, teatro, romanzo, assistiamo alla sua genesi, ma anche alla nascita di un nuovo linguaggio creativo. Questo libro è biografia dello scriversi fino all’ultima stilla di sangue-anima, è specchio di un’umanità derisa, amata e odiata nella consapevolezza totale del viversi, è ironia divina di una Cassandra che come ogni elemento femminile dentro ogni uomo o dio si rivelerà totalmente solo quando lo vorranno le energie della vita stessa. Non racconterò più nulla di questo libro, quando lo leggerete sarete voi a donargli l’anima, a riscrivere sulla carne, la storia mai narrata della nascita di un nuovo dio dentro di voi. Angela Botta

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Parlami ma con coraggio perchÊ non v'è nulla di peggio che una falsa boria una candela senza fiamma Un cesto di spine dove cercar le chiavi di casa...

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Genesi del dio poeta DP: Esiste una ragione che non sia diversa da tutte queste mura? Le probabilità di esercitarsi a respirare sono un cielo a scacchi dove si intinge il pennello per diversificarsi. Dovrebbe esserci un mondo fuori di qui, un altalena di pensieri che si schiantano sui dubbi come meteore impotenti. Le stagioni, le voci, i giorni e tutte le tradizioni così perfettamente inutili in queste mie quattro volenterose mura. Prigione perfetta d un paradiso dischiuso tra le braccia di ogni divino intelletto. Sono così lontano da tutto che mi stupisco di ogni personale inferno che sciama lungo le strade. La verde attesa delle sensazioni si spalma sulla cornice del quadro che non ho mai appeso. La serietà del volere come di un gambo reciso è la mia unica ascensione, la mia precisazione del destino. Per questo ho deciso di chiudere le finestre e la porta al mondo, fossile tra estinti inganni. Che proverbio potrebbe essere la mia vita se nel mondo si sono ormai dissipati tutti i sentimenti? Estinzione da genocidio, l'uomo diverte se stesso con la presunzione del suo stesso impatto.

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La Genesi di Cassandra L'ombra di luce che affoga nella stanza mi fa notar la furia di un elemento, una sola fiamma d'estate e Cassandra nacque dalle sue lacrime, mai esistita prima, un idea dell'amore escluso ed esiliato in se stesso, perfetta nel suo rinverdire l’ardere di soli spenti che finalmente riprendono a cavalcare l'universo.

Cassandra: Un delitto d’amore La trama si faceva labile era un corpo scuro e caldo diventava un tempio violato da voci straniere scendeva piano lungo la gola del vento un formicolio di anime indecise E tutto accadeva mentre vivevo dentro cassandra amavo la tenerezza dei suoi distinti soli freddi le sue montagne di cera colata le mani si stendevano sull'infinito del pensiero mentre percorrevo le stanze del suo desiderio

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Scelsi un suo vestito cucendo lame di fuoco sui bordi fu una prova e un perdonare la scelta del suo carnefice illuso Mi premette le mani sul povero sorriso indovinato mentre tutto correva oltre noi saltava voragini di braccia protese

Siamo soli davanti all'ardere del vento non possiamo improvvisare le scelte di domani ma possiamo farle sciogliere sulle nostre pire

E cosĂŹ percorrevo cassandra tra le macerie del suo volere tra le speranze del suo divenire Non mi sono mai perso nelle sue lacrime sono sempre state pagine strappate

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dal libro dei miei incubi Ho amato quelle sue piccole follie osservate quelle sue improvvise vampe d'odio

Cassandra è nata da sempre in ogni violenta carezza delle stelle dove urlare diventa un sussurro accennato davanti all'esplodere di interi soli

Una cometa di forme adagiate sono l'amore di chi ha cercato oltre i suoi desideri L'anima in fiamme che esplode sciogliendosi

Ora che gli diamo voce ora che si rende figlia e madre sarĂ il suo peggior ribelle schiavo del suo dover essere

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combattivo fino al mio ritorno in lei

PoichÊ non siamo distanti... Siamo e saremo dentro la sua pelle dentro quei bagliori di fuoco azzurro Non la vedi ancora? Non la senti? Eppure è lei che rende diverso il mio soffrire

DP: E le nereidi rimaste a tua guardia, carcerieri impossibili, sono mosche, strane mosche di sale nero, impercettibili e infinite. Voluttuose nel compiangere la dottrina delle fate, come se la stessa Aine sia apparsa da un Lough distante. Esse saranno le pagine del mio libro. La bibbia che ho deciso di scrivere raccogliendo ogni emozione dell'umana incoscienza. Un testimone distante di tutto ciò che brucia nel cuore del mondo. Cassandra invita una mosca a volar nel suo palmo, come se fosse cosciente del suo sacrificio. Non si muove, si lascia catturare docile come un dubbio. La porge alle mie fauci grafiche e intingo il pennino nell'inchiostro che raccolsi nelle

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acque dello Stige, così perfetto da riempire le parole con le anime sedotte in una nuove vite. In un attimo dove le nuvole trattengono il fiato, dove il sole implode senza rumore ecco che la prima figlia, la prima messaggera alza le ali al tempo:

Io non esisto Amo e ti accarezzo ma io non esisto respiro e parlo ma non esisto ascolto e muoio ma non esisto sfreccio per paradisi e inferni ma non esisto Il dio poeta abbassa la sua spada, la ripone sul tavolo. Cassandra piange di tenera assurda gioia. DP: Questa la rima lettera al mondo dei cari estinti. Ora bucherò quella finestra, unica via d'accesso alla possibilità delle mie parole. La mosca capì, prese e volò oltre il buco sul mondo. Spargendo la prima poesia del dio poeta sullo sciame, scrollandosela dalle zampe e tenendola come bandiera sulla schiena, un tatuaggio da eremita schernito dal suo divampare.

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Lettere alle Domande Da dove veniamo? Da quale pensiero siamo nati? Siamo il taccuino del precedente dio, note a margine di un impero fantasioso dove si creano le caverne dell'Io. Appunti distratti difficili da capire quando ne hai bisogno, scarabocchi e disegni, caricature a volte buffe, ma spesso grottesche. Ma qui è tutto inferno che cola, per questo vi scrivo. Cade dal margine del paradiso come una candela che perde demoni, che ferendosi toccando terra, intreccia farfalle di paglia. Per rispondere alle vostre accuse: non mi importa il motivo del perché io nacqui. Divisi le acque dei delitti incompiuti, ogni momento è stato la mia nascita, passato e futuro, poiché ricordiamo solo l'attimo in cui disegniamo la realtà. Ora il nostro scopo è cercar di navigare come un distante veliero fantasma, ectoplasmi di salsedine e desideri con vele strappate al masochismo delle eccitazioni. Non preoccupatevi, Il mio inferno lo vivo condividendo le vostre lacrime di ferro, che si arrampicano lungo le guance di Cassandra, modellandola a statua perfetta per la galleria dei miei ricordi. Ebbene si, è una scultura di pioggia. Ora devo andare, ma tornerò a rispondervi mie care domande. Con affetto Il dio poeta. 14


Cassandra: (racconta) Seduto al centro della stanza una mosca si posa sulla mano del dio poeta. Si inchina per esser tatuata ancora e lui scriverĂ del suo infermo inferno che lo renderĂ libero nel mondo. Mentre si accinge a scrivere, il tuono si addormenta ai nostri piedi, la natura stessa poggia gli occhi sui gomiti perchĂŠ comoda, possa ascoltare il rumore delle parole che si scrivono.

L'inferno Perduto Sceglimi in un mazzo di rose appassite... Sono la spina che ti ha ferito l'anima la sua essenza che corre nel vuoto dei templi d'agosto Mi lascio cadere nel vuoto di un desiderio fino a raggiungere la tana di un demone dormiente SiederĂ sul trono del mio orgoglio fino a uccidere queste schiere sospirate Riprendo a volare oltre i confini delle mie nebbie riposando in paesi distrutti dai miei giorni buoni Verdi e grassi di campi di ritmiche parole coltivate da contadine vestite di rosso

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Non hanno visi ma sentono il respiro correre Sognano i secondi che lascio colare dalla mano Incontrerà Atlante incatenato ancora ad una clessidra intarsiata d'avorio dove il mio tempo al contrario viene scandito dalle danze Nemmeno cerbero ha piÚ il coraggio di specchiarsi nel mio volto cerca invano il suo paradiso spezzato Mentre Caronte ha le sue canzoni da inventare Lo fa di nascosto da un dio indifferente non ha piÚ senso lasciarlo navigare L'inferno è sull'orlo dei sorrisi della gente E tutti sapendo lo coltivano gelosi come se fosse un fiore raro Portandolo dentro al cuore come vessillo di vita negandosi la scena finale Ne saranno sempre contenti? Povero Caronte disperato e invidioso

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Vuoi ancora imitare l'uomo? Vorresti tua la capacita di creare i giorni? fino a dimenticare quelli in cui sogni

Cassandra: attenzione, il dio poeta si alza. DP: Vai pure ora, sei libera di annoiare a morte le nuvole che ti leggono!

La mosca ubbidiente vola oltre il buco sul mondo.

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La scatola dei biscotti e la creazione dell'uomo Il dio poeta si gira verso cassandra, e senza guardarla si racconta: DP: Sai quante volte Incuriosito appoggio l'occhio per spiare il mondo fuori... è grigio, non ha colore. Gente che passa davanti a sentimenti crocifissi per dar l'esempio della teatralità del dispetto. Siamo alla dittatura della speranza, non lo trovi buffo? E pensare che un tempo la speranza non uccideva, era la sala d'aspetto del desiderio, fino a quando questo non nasceva tra vagiti di trionfo e carri allegorici. Dove è ora quell'apocalisse promessa? Anche il diluvio si è concesso di togliersi dai calendari, rimanendo così solo un ricordo dentro uno spazio vuoto. Forse potrebbe andar bene anche un alveare cementato a fuoco scolpito. A volte serve l'innocenza ed un piccolo cuore che teme di soffrire per ricordarti che hai bisogno più che mai di una preghiera. Ma la colpa è anche del precedente dio che ebbe l'idea da una scatola di biscotti. Da sempre negata, quell'ossessione lo mise di fronte alla scelta di creare per amore o per ossessione. Scelse la seconda. Ed ecco il mondo, la sua scatola di biscotti, da dove ne prende a malavoglia e quando non ha tempo... divorandoli... dettando regole d’evacuazione da paradisi in fiamme.

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Ma non ti far ingannare Cassandra, non esiste nessun paradiso. Siamo noi il tempio e l'Eden. Implodere è la follia ultima, l'eterna giovinezza della divina umanità. Per questo mi creai. Perché avevo bisogno di un corpo di parole per camminare lontano da tutto. Sono infatti le parole e le poesie che mi portano tra la gente, le mie parabole che non insegnano nulla se non a dare un piacere o un disgusto a seconda del ricordo.

Semina Apparente Come cambia la giustizia delle apparenze ci si confina nel farsi vedere mille campi sotto un sole di pareri crescono senzienti della loro schiavitù Liberi di apparire come altri vogliono è la sola libertà che in molti subiscono insieme al tempo portandosi un biglietto per un paradiso di apparenti suicidi portatemi un fiore che non fiorisca per farsi ammirare ed io vi annegherò lo sguardo usando un bisturi di fumo per recider le catene che seminano campi di bugie Cassandra: Si appoggia al muro e ascolta il suo respiro, tranciandolo a metà per ricordarsi che è sempre lui a decidere. Piccola prova di forza per ricordare che lui è.

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La parabola del sole sfrattato Cassandra: Manca il sole fuori di qui. DP: Mi domando se sono io a decidere o sono lo schiavo della mia decisione, se il mio prezzo da pagare per questo inferno di misantropa e follia non sia lo scrivere a comando dei miei mondi. Portami un altra vela su cui incidere, la farò salpare dal cielo più basso e ti racconterò perché sfrattai il sole. Cassandra invitò un altra mosca ad avvicinarsi. Posandosi sul pennino, fa un rumore di fumo dolce e vuole esser scritta.

Il Sole morirà per amore Ho una veste di luce un sentiero ormai conosciuto le mie armi risplendono di luce propria hanno in se la vita che distrugge se amata Posso veder l'infinito e ancora non basterebbe a meravigliarmi Attendo sereno quasi immobile nei pensieri fino a quando non sarà deciso che la mia anima di fuoco 20


ritorni a spegnersi per generare fredda pietra Assiso ad un trono di essenza vita stessa di minuscole speranze brulicano aldilà del mio interesse vivono... grazie a me Mi han chiamato dio a me solo offrivano sacrifici inutili cosa può mai averne il puro ardere con piccoli e innocenti sguardi? Non hanno una morte certa altrimenti sarebbe una beffa maggiore che il loro stesso affannarsi per compiacermi il loro pregarmi il loro stesso immolarmi ad artefice della loro anima... Brucio dentro di loro poichÊ io sono la fiamma che li rende vivi sarebbero solo un ricordo di nessuno senza di me... Nel giorno in cui le stelle tutte mormoravano nel vuoto

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Potei sentir il profumo di un canto Lo vidi e lo seguii

Mi sedusse la bellezza delle mie stesse danze di fuoco Lo spiai sopra una spiaggia dorata lo invidiai per pochi attimi Senza rendersi conto di aver preso la mano di un dio lei danzava su miliardi di pagine di vita ormai diventata sabbia sfiorava la stessa poesia delle supernove la fortunata maestria delle comete Aveva labbra che inducevano a disertare occhi che tentavano la morte stessa

Era il pi첫 bel suono che l'universo intero avesse mai generato.. Mi persi e ne rimasi incatenato..

Lasciai che piano il fuoco smettesse di ardere

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il brulicare umano alza preghiere al mio stesso sordo udito Altri sacrifici i figli dei padri tornavano a giustiziare le loro stesse intenzioni il sacro ornamento che fino ad allora chiamarono vita era distorto dal mio poco ardere...

Lasciai che il mio corpo smettesse di placarsi il fuoco spegnersi e mi ritrovai su una spiaggia Lei era ancora danzante e innocente nel suo vivere Quasi fosse la sua stessa danza a permettere all'umanitĂ di vivere ancora! Il mondo conosciuto era condannato dal mio amore... Il sole stesso era morto per amore.. senza di me non poteva vivere senza la sua anima Rubai un alba.... 23


le presi la mano... E mentre l'universo stesso andava a sfamare il più¹ macabro dei buchi neri... L'anima del Sole.... e il suono più¹ dolce mai esistito... Si rifugiarono dentro la più¹ feroce alba...

Nel mentre che finì la poesia, le nuvole risero compiaciute. DP: Come sa che ho finito la poesia? Appena creata l'ultima parola è volata verso quel buco sul mondo. Aveva fretta di portar la notizia della morte del sole e chissà dove adagerà questo pezzo d'anima appuntita che si porta sulla schiena, forse non lo saprò mai. Forse non lo sognerò mai. Cassandra: Parlaci delle nuvole. DP: Non ti parlerò delle nuvole, ma ti racconterò di come la vedono i bambini..

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La parabola del sogno triste Ed ogni volta che arrivavano le nuvole basse, il paese si incendiava di bianco e le case sparivano per far spazio al riposo del cielo. Un solo bambino le andava a salutare, addobbato come se dovesse incontrare lei, si faceva strada in quello zucchero filato mangiandone piccoli pezzi. Correva fino al limite estremo ed ogni volta che usciva si trovava in un mondo diverso: a volte trovava adulti che litigavano, ma le nuvole lo riportavano subito indietro dicendo: "quello è dove nascondiamo i nostri resti". A volte si trovava in posti dove tutti sorridevano, dove il giusto sapeva amare ancor più forte, altre volte appariva in un bosco di foglie di carta e con le matite in mano disegnava animali buffi e parole come alberi. E le nuvole ridevano con lui, gli insegnavano a cantare al ritmo del suo cuore e ad ogni stella gli dava un nome e le presentava a dio, chiamandole "amiche". Prese per mano una nuvola e la portò a conoscere il suo mondo....

Il bambino si svegliò di nuovo nella sua stanza, era felice anche con le sue gambe che non poteva più usare e la pioggia che insisteva nel voler entrar nel suo cuore... Cassandra iniziò a piangere lacrime di madre..

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I primi sogni sulla terra DP: In giorni come questo, manca il freddo sicuro dei boschi intorno a Mosca, alberi a perdita d'occhio, marinai forestali a navigar cieli assurdi. Il silenzio è una prateria bianca, dove anche il più sinistro grido viene cullato da chi scappa al diluvio universale. Strano rapporto con quella terra, così infiammata dal gelido incubo di vivere. Cassandra: E' un gioco di frattali ricoperti di spine di cioccolato... ecco i sogni che portano domande sulla sanità mentale. Forse dovresti mangiare qualcosa, oppure cibarti di un domani intraprendente, del resto sei fisionomista a tal punto da poter riconoscere solo la forma di un ricordo. Riempi queste bianche pareti di ogni punto e virgola, ogni punteggiatura che altri hanno ucciso. Ti domanderai del perché, lo scopo; dopo aver osannato la logica e l'Io, il momento è dovere di dimenticare Io e la Mente... ora si fa scorrere... non si affronta il serpente (forma interamente mentale). Utile conoscere, utile rinascere... il respiro circolare senza pause e la realtà che sostiene a tutti i livelli... si... ora la mente deve morire... dopo non sarai più che te stesso nell'insieme di tutto. DP: Un istinto che cammina senza proverbi fallaci di verità poco feconda. Non è importante che i miei sogni si realizzino. Dimmi perché i miei sogni dovrebbero avverarsi quando anche quelli Del precedente dio fallirono nel crear l'uomo, sono cosciente di non aver diritto all'infelicità.. se non per eccesso di felicità. Quando esistevo in mezzo a tutti voi ero cieco a tal punto di vedere i colori delle persone. E quanti morivano sotto i miei 26


occhi, si spegnevano, nemmeno diventavano neri, morivano in un non colore, senza funerali, nessun ricordo. Per questo ho deciso di esser un eremita liquido. Cambierò tutte le maniglie alle porte di casa, le sostituirò con mani mozzate, (forse di manichini). Lo farò per non dimenticare di fare un gesto cordiale a chiunque, senza sapere chi sia. Così facendo sarò migliore di voi, che evitate la gentilezza e amate il disprezzo. del resto siamo tutti ignoranti, la discriminazione sta nella fantasia. Cassandra: Avrei bisogno di abbellire il tavolo, Ho bisogno di uno squalo bianco da tenere in una boccia di vetro. e cibarlo di intelletti superiori, un dente per giudizio. DP: Quante volte avete ucciso il vostro cuore? Quante volte vi ha implorato di finirlo perché non ne poteva più delle vostre continue torture? Ed ora venite a farmi la morale sul "trattarsi bene", congelare le proprie debolezze sotto manti di noiose proclamazioni? Nessuna delle mie ha il coraggio di fingere il peccato, sarebbe una fuga dal possibile, che non voglio condannare. Quante teste ha la vostra idra quando promettete di non uccidere più nessuna piccola inerme emozione che si affaccia al balcone dei desideri? Il dio poeta si alzò senza stupore, si avvicinò alla finestra e seguendo il volo della mosca si mise a prenderla in giro imitandone il verso con la bocca e muovendo la testa come il suo domandare. La mosca si irritò fino a maledirlo. Il dio poeta saltellò gobbo come un giullare, manifestandosi in tutta la sua piccola e storta forma... prese la mosca con due dita, la stese sul tavolo e iniziò a scriverle sulla schiena.. 27


I doppiatori di vita Parli? Parli piÚ forte! io muovo le labbra lei dica ciò che sogno dica 33 al settimo minuto rintocchi di tempo scaduto e suggerimenti intenzionali vuoi una speranza? ne posso scrivere di meravigliose ma come avresti fatto senza le mie parole? come puoi sapere di che colore è un tuo desiderio se non lo hai mai colorato prima? Sono il tuo doppiaggio la voce profonda o sensuale delle tue domande ed io chiuso in questo ristretto universo guardo la tua vita

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la ricompongo come un sudario e te la rendo imperfetta ma felice è acqua che scorre senza stagnare nella tua impietosa mancanza di suoni i tuoi silenzi sono le urla che non ascolti rumori di fondo per una vita che non hai mai voluto provare abbandonata ancor prima di provarci e così facendo camminerai come una maledetta preghiera illudendoti di aver sognato di vivere

Il dio poeta sorrise soddisfatto. Liberò la mosca che scappò volando oltre quei muri così trasparenti e opachi, quasi fosse un messaggio affidato ad una bottiglia in un oceano di vita invisibile...

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Il tempo e la sua fine DP: Sono le 11,20... il segnale orario ripetuto a me stesso, come se dovesse esser interessante o non sapessi di averlo. Quanto tempo sprechiamo ripetendo la stessa cosa a noi stessi? Come quanto NON ne sprechiamo a cercare di togliere quelle inutili illusioni che ci rendono schiavi di noi stessi. Le paure sono uno scisma, la caparbia e involontaria morte della libertà. Sono le 11,25 e nessun segnale di vita dal mondo... Il tempo è passato, ma nelle mie stanze delle stagioni ne ho uno per ogni umore. Una cucina di primavera, un salotto d'autunno, un bagno d'inverno e una camera da letto d'estate. Abbatterò altri muri e troverò altre stanze, inventando così nuove e più sintetiche stagioni, come se fossero i colori oltre il nostro occhio, scoprirò come mescolarle per inventarne di nuove con geometrie ancor più sbagliate. Ecco, inesorabile una mosca si stacca dalla parete bianca, prima di prendere il volo, si posa su un vecchio libro: "i segreti del tempo". Intingo il pennino nell'orologio d'acqua e inizio a scriver sulla schiena dell'ennesimo papiro vivente: Cassandra: Egli scrive! Fermate le lancette dei fiumi.

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Il rasoio del tempo La poca confidenza delle lancette puntate sulla vita come promesse spiegati fino al limite consumati nel spiegarci i sogni dannarli e ricostruirli fino alla deformazione del desiderio il rasoio del tempo è un assassino mancino e non sai da quale minuto colpirà con quale secondo di immensità dimenticherai di sorridere I sogni raschiano il fondo del cielo cercando carcasse di volontà Babele volle esser dimenticata ma la ricostruiamo ogni volta che pensiamo graffiti di noi stessi con lingue inventate di cui non sogniamo il senso sinfonia del non capire il concetto mentre il rasoio del tempo uccide i contorni di una vita polverizzata schianto e omicidio per un soffio di vita si muore per poter nascere sotto altre stelle o esser stelle vittime di un tempo senza lancette

Cassandra:L'orologio si ferma e la mosca vola, oltre quel buco che ora sembra si sia spostato, sempre più in basso sulla finestra. 31


La vita e i suoi mariti Cassandra: Cosa significa vita? La definizione de martirio? La tortura dell'attesa della morte? Chi nasce si sente ricco di pulci per soffrire di speranze geometriche, ma siamo senza manuale e ormai troppe volte vedo dissiparsi la scena del crimine prima che arrivino i gendarmi ad incastrare il colpevole. Ormai si mette in galera la vittima. Si nasce imparando tutta una serie di preconcetti e dubbi che si riveleranno le catene più solide della vita futura, genitori impedenti, blocchi di marmo ai sentimenti, muri insormontabili che legano ogni filo di gioia. DP: Cresciamo convinti di esser noi stessi e non una torta a strati delle aspettative altrui, fino alla sicurezza di una vita senza troppi singhiozzi, una madre nel letto che assomigli a nostra moglie.. tutto detersivo per piatti che consumiamo sulle scale. Spero di morire nel momento in cui si rinasce altrove, senza genitori, partorito da un idea, dalla fantasia di un bambino lasciato solo il giorno del suo compleanno. La gioia del microcosmo infinito. Vedi Cassandra, la vita è una gestazione, dove l’embrione cresce nutrendosi della natura. Se questa è perversa verranno accesi fuochi fatui di follia e l’uomo impera. Il bambino diverrà adulto e la sua natura-costruita sarà quella della violenza, per lui sarà la perversione, l’unico giusto possibile. Puoi biasimare questo divenire? La responsabilità dell’accudire una vita è enorme, poiché sarà ciò che gli hai voluto istillare. Ci sono anche casi irripetibili, chi agirà al suo risveglio avendo la capacità di condannare il bene e il male, di farli entrambi sue come ali per volare nella notte del giorno?

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Vivere è una lunga poesia, non capisco chi decide di morir per così tanto tempo. Ora scegli tu Cassandra. Cassandra: Un rumore. Due occhi mi spiano dal muro. Si chiudono. Ecco un altra mosca che emerge dal bianco liquido, si posa sul mio naso ed ora tu mio dio poeta, intingi il pennino nel cuore, coloralo di verde e inizia a scrivere sulla schiena di quest'altro martire sacrificato affinché tu possa sognarci. E il dio poeta scrive, usando lacrime di corallo come inchiostro

Anticipazioni sulla vita Oggi rinasco in anticipo prima che la vita si accorga che sono evaso dai suoi sogni preparerò trappole per rallentarla non farmi raggiungere dai suoi abbracci di fumo Oggi invento una vita diversa la creo con scarti di vite future martiri senza dolore e volontà scarlatte ripudio ogni vita che non sia la mia egoismo da merceria rifocillato da metastasi di ricordi che si aggrappano al tempo che scarti

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la voce non ha più suono determinazioni nervose tutto il volere esangue che scorre nelle vene del domani oggi rinasco in anticipo e spio e vostre vite ne cambio i finali fino a che il lupo non sia indifeso come un bambino senza fantasia

Cassandra: E' solo un'anticipazione, la vita vera busserà alle mie murate porte prima o poi. Deciderò se farla entrare, dovrà avere seducenti desideri esauditi se vorrà entrare. Ma tu? Tu sei vivo o sei ancora un idea che deve nascere? Ti vedo ma sento che non sei vivo, parli ma non sento la tua voce, cresce direttamente come un vortice nel ventre. DP: Io sono solo un buffo congresso delle mie dita intorno al cappio del cielo dipinto, una lampadina a spicchi di colori diversi, per una luce bianca d'ombra.

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Spicchi di lacrime DP: Tempo di mangiare qualcosa, apriamo il freezer e vediamo cosa scongelare. C’è della violenza, ne avevo messa da parte un po per quando i cani che corrono nelle vene si calmeranno. Perfetto, preparerò una corsa all’oro perfetta, un giaciglio di spine di carta o forse una delicata corsa. <Entra Cassandra con alcune mosche al guinzaglio> Cassandra: ti vogliono parlare. Non mi hanno voluto dire nulla. Le mosche iniziano a parlare tute insieme, un perfetto coro con un suono spettrale Coro di mosche: Dio Poeta, noi vogliamo amare, ma non sappiamo il significato. Vogliamo poter vedere i nostri figli e provar gioia, le nostre compagne e rimanere accanto a loro. Parlaci ti prego dell’amore ai giorni nostri. DP: Mie povere inutili indispensabili amiche, la violenza è il sentimento che ha stuprato l'amore. Si ama violentemente se stessi e le proprie paure, il dubbio e l'incertezza, l’egoismo della solitudine, la condanna dei mille fantasmi andati che immancabilmente facciamo pagare alle nuove speranze. Ora scriverò di quanto ho salvato e di quanto mi ciberò per un attimo, poi portala pure al mondo di fuori. Nel caos avranno finalmente una violenza che li creerà quella fittizia gioia. Intingo il pennino sul mio fianco e scrivo sulla schiena della mosca:

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Violenza congelata Gli incubi non si invitano da soli hanno mani fredde con cui dividersi il giorno dormire tranquilli camminando tra le folle incubi coscienti e i nostri feticci prendono vita per difenderci da mostri senza trucco da violare sul finire del giorno in un freddo istante di risposte Usate tempo congelato per sciogliere momenti felici con la dovuta calma Usate lacrime congelate potrete piangere una sola volta per tutte scongelare solo i dolori necessari per non guadare l'anima affidate i vostri sogni a Caronte fateli scivolare nello Stige dei desideri e pagate la via con le altrui speranze Usate i giorni congelati fermi immobili e silenti nel loro eco a se stessi Le mosche al guinzaglio iniziarono a piangere lacrime a spicchi e insieme, ordinate in una geometria assurda si sciolsero in uno strano rumore, si alzarono in volo a fatica facendo diversi giri prima di uscire, quasi fossero indecise se donare al mondo questo odio amato.

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Decisero di uscire portando al mondo il dono della violenza, del delirio e dell’amore. Cassandra: Ora dormi, con tutte le favole che in fila premono per uscire e iniziare la parata delle meravigliose paure. Dormi poeta, dormi dio; singhiozza nel sonno innocente perchÊ non vuoi. Dormi e sognati ti sarai creato anche per domani... finalmente

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L’alba dei sogni mai fatti DP: Eccomi sveglio, come Amleto alla fine della tragedia, quando il sipario si chiude e gli attori cessano di ripetersi. La testa pesa sui pensieri, si identifica in un cartone animato di animali strani, diviene fulgida pazienza... Ed eccoci tornati alla vita, dopo la giornaliera morte dell'oblio. Dove vanno a finire i miei pensieri quando dormo? Riposano o si riuniscono per creare spietati piani alle mie soluzioni? Ma la domanda, fiera e mortale, che riesce a andare oltre la scelta è sempre: perché la vita? Se fosse uno stato di dormiveglia? Un sogno assurdo che ripetiamo convinti La materia di studio sono i sogni, il vero stimolo di noi stessi. Creiamo mondi e li dimentichiamo, ma si dice siano l'umore di dio. E mentre la mente urla perché non ha rifugi conosciuti per spiegare l'oltre su cui si inabissa, la mia indifferenza si trova qualcosa da leggere. Spero che le urla non mi distraggano dal leggere le figure. Cassandra: Bentornato e ben resuscitato, anche oggi dovrai abusare di me per potermi sposare, per potermi avere come tua sparuta opportunità di ricucire il tuo essere dio e poeta, umano e demone.

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Appena i pensieri ebbero finito di far colazione, una mosca infreddolita apparve sulla soglia della cucina. Sembra avere un sorriso, forse scherno? Poco importa, pensò, la martire alata si posò sul palmo del mondo per farsi corriere di un altro olocausto di pensieri, per incendiare un mondo o per centrare un cuore.. a caso

Il parco dei mimi

dove alberi mimano il rumore tra le foglie immaginano a gesti i bambini che giocano il silenzio dei fiori ondeggia per farsi capire altrimenti impossibile altrimenti inudibile E' bello fermarsi al parco dei mimi e ascoltare con gli occhi tutto ciò che non esiste più

Ancora spazio, forse posso lasciare delle note ai margini delle ali, pensò il dio poeta. Bussa! Bussa fino a che lei non ti aprirà... non importa se lei è dietro la porta o no.... Ma tu bussa... continua a bussare

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Cassandra: Per chi bussi? A quale porta vuoi rubare la pace? Perché è importante? DP: Perché è importante bussare, anche se non esiste nessuna lei, far rumore per ricordarsi che si ama sempre qualcosa. L'abitudine dei tempi si restringe ai bisogni di una competizione, a far naufragare quell'amore che si lancia a capofitto nel cuore. Strategie d'amore o chi per esso, votati al deleterio impatto del non voler star da soli. Non sono così! Urlo silente. Uno dei motivi del mio eremitaggio è la negazione dei ruoli, difesa e assedio delle paure. Non voglio rimanere invischiato nei sotterfugi dell'oblio delle emozioni. Esacerbare la fede in una candela accesa. Voglio amare. Dimenticare il resto del vento e amare senza un traguardo che dica “vincitore”. Non voglio vincere, nemmeno persuadermi di non esser solo. Poiché non lo divento in compagnia, ma nemmeno sopportando una persona che in fondo non mi completa.

Il dio poeta si mise seduto davanti al muro, seduto e rivolto verso le stelle che poco prima aveva disegnato con pastelli blu.

DP: Devo passare più tempo a dare un nome ad ogni mio capello sentire finalmente quante idee ho in testa e se sgarbate decapitarle per rivoluzione della dolcezza

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Caro tempo mi manchi sono mesi che non scrivi nemmeno ti ho forse offeso dicendo che non esisti? Perdonami e se non puoi farlo Non importa sono sempre dieci minuti per me mai di più Sinceramente mio - Clessidra

Iniziò a ridere come un delirio, sguardo folle del tempo mimando lo scorrere ella sabbia che cade. Cassandra a quel punto prese un violino è iniziò ad accompagnare la follia del dio poeta. Era così nato il concerto della nostalgia allegra, spensierato incunabolo di allegorie.

Il dio poeta si alzò senza riguardo e spinse l'orecchio contro la porta. Gente che andava su e giù per le nuvole divampando sorrisi, esiste la maschera della felicità fuori di qui pensò e si rimise a cercare mosche per scrivere.

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Poesie ambulanti E spingersi come un carretto dove il piccolo principe cerca il suo ritratto di dorian gray pinocchio ruba le grida della balena mentre tutto germoglia su tramonti d'ebano La mente è un labirinto perfetto e suicida un topo cerca il suo cibo e lo porti nel ventre che hai sulla nuca spingi il mercato delle promesse mantenute dimenticate volutamente dal sacrificio della verginità dell'anima parlami come ad un mercante di schiavi sedotto dalla pietà delle catene cosa vuoi comprare oggi? una scusa legittima o una prosa di un lampo? migliora la tua offerta per comprar gli stracci della dolcezza da qui si esce santi senza peccato ma originali nel mio carro dormono maghi da poche rupie li pagai con il perdono Venite a me quando entro nelle strade a mezza vela cercate ciò che vi piace è tutto ciò che altri buttano poesie ambulanti per un giorno di vita a colori massacranti steli di paura per non aver comprato un sogno

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DP: Uscirò da questa veste di cemento solo per vender stracci d'emozioni! Si fermò nello slancio per un istante e preso un pastello, ridusse un sogno ad un pensiero e lo scrisse su un muro:

Ho tutte le ipotesi del mondo per sperarti

Cassandra: Ah la speranza come senza-azione! La distrofia del non avere qui subito senza voglia di andare oltre al suo orizzonte. Nuvole basse per non veder la cima dei nostri traguardi, macellati come punte di matita da fede e dei presuntuosi. DP: Permettimi di crear teatro sul mondo tra i mondi, solo per te mia divina ombra....

Il dio poeta si stese sul tappeto, mise le mani sopra gli occhi e iniziò a recitare. E i personaggi e le scene uscivano dalle parole per aria creandosi in un teatro osceno..

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La condanna di Pan Atto unico – Scena Unica ma molteplice (gli attori creati dal suo respiro prendono posto) Pan, l’arcangelo della terra, ha deciso di condannare le emozioni e le realtà umane. Questo accade poiché è stufo del caos che l’essere umano ha causato. Pan disprezza ormai l’uomo, considera le emozioni gran parte della causa della disfatta umana. Inizia il giudizio.

Scena I Una donna che è la vita, un uomo seduto sfondo nero, l’uomo è seduto su un trono di ferro, scuro fiamme in circolo. La vita: Sceglimi e avrai il tuo sapore, piccole lacrime di pensieri da ubriaco. Sei una scena madre dove nessuno guarda, cosa dirai al nuovo giorno? Mi crederai tornata? Oppure penserai che ti abbia abbandonato durante quei sogni travestiti da incubi? Pan: Non ti ho mai assecondato vita, ho commesso mancanze per evitarti, scaldato da altri soli che non erano le tue labbra. Si ogni notte mi abbandoni e lasci che sia l’anima a violentare la mia passione.

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Sei un cesto di frutti con molte varietà sconosciute, sai bene che se ne ha paura del tuo folle abbraccio. Sei tuono nel tuo divenire, ma ascolti le sciocchezze dei mercanti sulla strada per la veglia. Sei il peggior amore corrisposto che io abbia mai sperato. Ora vattene e lasciami tornare alle macerie. Devo distruggere ancora molti pensieri di pietra, devo farli diventare liquidi e colare dal mio palmo. Vita: Sei il solito presuntuoso, credi davvero di poter camminare tra i mondi? Lasciarmi in disparte come una delle tue amanti indecise? Povero sciocco. Non posso andarmene, non respireresti che il tuo orgoglio di ferro. Saresti l’abbandonato e il martire dei tuoi sogni, la tua ricerca ti ha spinto dentro il vortice del non ritorno e la presunzione degli dei ti ha condannato a sviare le tue emozioni. Dove hai guardato l’ultima volta? Con che visione ti sei bruciato le passioni? Non vedi che ogni volta che hai varcato la soglia, ti hanno rubato l’umanità che disprezzi? Pan: Ora vattene... e porta con te le tue carezze... Regalale ai tuoi servi.. Vita: Vado ma tornerò a reclamarti ogni volta che andrai oltre e sarò la crudeltà reale nient’altro. La vita se ne va, lascia un fazzoletto nero davanti al pensatore, si ferma prima di uscire e da un ultimo sguardo scuotendo la testa. Il pensatore guarda nel vuoto, nemmeno si accorge del fazzoletto, il buio in mezzo alla luce lo abbraccia come se fossero 45


mille braccia (sfondo nero, persone vestite di nero che allungano le braccia sul pensatore). Pan: E’ così folle camminare nel vento dei pensieri? Scegliersi per evaporare dalla massa che ti attanaglia lo spirito? Dimenticarsi della realtà e forgiarsi le armi per andare a vedere gli dei danzare? Forse la vita non ha tutti torti, il mio orgoglio si gonfia come vele ad un vento scuro, lascia squame da rettile sui miei amori, sulle mie emozioni. Ogni cosa diventa un pezzo di un mosaico infinito, qualcosa di cui non avrò tempo nemmeno di percorrere del tutto. Ricordo le notti passate a filosofare con la morte, dargli le parti migliori delle mie nascoste carezze. Sorrideva come un anima indecisa, ma aveva la pazienza di una corsa in discesa.. Annuiva non essendo convinta di quanto falsificava, trascinava la mia marcia come fossi un soldato sporco e già sconfitto. La vita insiste ammette che disprezzo l’umanità. Non è del tutto sbagliato, sarebbe impossibile amare le meccaniche noiose di virtù sparite. Nascite controllate da altri umani senza morale, con false patine di comprensione. No bisogna andare più a fondo, diventare fuoco liquido e scorrere bruciando le ipocrisie nemmeno velate, gli sguardi persi nelle pieghe dei pensieri, le voci che urlano in silenzio e vedere finalmente milioni di bambini giocare senza preoccuparsi di svegliarsi l’indomani. 46


Siamo diventati un enorme verme gonfio, lento, inesorabilmente votato a imputridire su questa terra che non è più fertile. Una vita che viene beatificata solo da pochi, anzi rari, momenti in cui si è stati felici, alla ricerca di un nulla che perde tono e forza ogni volta di più. Speranza: Aspetta… Pan: Chi è? Speranza: Sono? No, sarò è più esatto dire così o forse non sarò. Ma il tuo disincanto è logico, ferreo, inattaccabile. Hai già distrutto molti dei miei regni. Vuoi rendermi una sovrana senza più dominio? Pan: Forse... Sei l’ipocrisia umana, il martirio dei molti, la speranza! Speranza: Forse hai ragione, forse ne avrai, o forse hai talmente costruito la tua dimora in pietra che ora hai dimenticato di ascoltare la tua forma. Ti sono venuta a chiedere un favore, devi smetterla di conquistare i miei regni, distruggerli e liberare i miei poveri servi. La vita se ne infischia della mia disfatta, lei è necessaria a tutti i suoi schiavi, ma senza di me che sarebbe? Chi avrebbe il coraggio di riammetterla al cospetto senza di me? Immagina giorni senza speranza di qualcosa di migliore. Vincerebbe la morte.

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Pan: Illusa! Stai perdendo il tuo potere senza il mio aiuto. La vita ha preso ormai il tutto e il resto lo ha fatto l’omicidio dei valori negli uomini. Non credono, si lasciano trascinare dal tempo senza poter farci nulla.. troppo pigri per sognare, troppo deboli per riaversi. La speranza in cosa? In sogni che sanno non si avvereranno mai? Sono illusioni… lentamente ti sei trasformata in ipocrisia.. la disillusione cosciente che però aiuta ad illudersi sopportando la tirannia della vita. Sei un controsenso e nemmeno te ne accorgi. La tua gloria passata aveva uno scopo. Speranza di arrivare a un qualcosa… mentre ora ci si limita a sperare… Sei un amante abbandonata. Resa schiava dall’essere umano…. Non avresti scampo in nessuna taverna, saresti la prostituta a buon mercato di ogni ubriaco, ben sapendo che non varrai la notte con cui passa… Perché invece di implorarmi non ti rendi forte, non insegni ai tuoi figli di sperare per arrivare ad un traguardo, non rimanersene fermi ad attendere che qualcosa bussi per loro, che accada un apocalisse che li faccia star meglio, quando nemmeno loro hanno la voglia di arrivare a qualcosa? Provo pena per te… Sei l’emozione più debole, colei che è stata creata per uccidersi. Vattene e lamentati, oppure agisci… Potrei sempre pensare a tenerti con me e accompagnarmi in questo giudizio delle tue sorelle. Intendo distruggerle una ad una… giudicarle e condannarle e infine esserne il peggior carnefice senza assoluzione. Mi domando, una volta assassinate cosa rimarrà?

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Speranza: (singhiozzando) Bene! Sei un demone da apocalisse, cosa vuoi da noi? Cosa ti importa? Lascia che tutto vada come è sempre stato, perché sei venuto a sfidarci e torturarci? Rimarrò con te e sarò la difesa delle mie sorelle e la tua peggior accusa. Anche se devo ammettere che hai ragione. (speranza si siede ai piedi del trono) Pan: Saresti una splendida amante umana. Così fiera nella sua debolezza, rimani e come ricompensa avrai l’ultimo giudizio. Scena II (ma sempre unica) Pan e la Speranza sono fermi. Entra una donna vestita di fuoco e catene. Ira: Eccomi Pan! Questa farsa mi piace, diventa goliardica soluzione alla mia noia. Vedo già la fine di tutto questo, sarà la compagna anche tua. Pan: Ira! Folle ragazzina! Presentati e avrai parola. In altro modo avrai la tua condanna. (Si rivolge verso il pubblico e inizia il monologo di presentazione) Ira: Ti osservo salendoti alla gola è preferibile sparar sopra i riflessi più chiari in modo da non poterne più e liberare i nervi Tensioni da scatole di metallo rumori impegnati sono quelli che si rendono sottili alla furia.

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Se non fosse che vivi sulla schiena e il tuo manto diventa sempre piÚ opaco potresti anche rinnegare la tua stessa esistenza. Ma poi io ti dono la scintilla che ti rende improbabile. Divinità illusa dal mio scorrerti nelle vene, Il sangue diventa luce ardente fiamme di liquida e disarmonica convinzione Cento mani potrebbero sfiorarti ora ma nessuna lascerebbe la tua essenza in vita. Sgorga dalla mente come un pozzo invecchiato sono la tua anima e la tua stirpe il tuo senso di potenza stonato. Avrai anche i tuoi momenti liberi scelti tra le carte in un mazzo segnato Abbandonati a quello che illudendoti credi! sono qui e sono perfetta Ho tutte le parole che inventi urlandole da solo in una gabbia muta. Nessuno può lasciarti andare nemmeno la tua stessa volontà , sei uno stupido presuntuoso vestito di respiri. Non vali un talamo restaurato Corri e non lasciar che ti prendano vorrebbero rubarti il nulla che nascondi Solo alla fine della strada resterai deluso e sfinito corso e rincorso da fantasmi indifferenti che non degnano alla luce uno sguardo Sei illuso e solo mi senti ridere Potenza svanita

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ferri alle tempie… Sei un diavolo a molla che non ride più Ed io sono la tua ira… La sposa negata l’amante capricciosa…

Ed ecco finita la condanna. Gli attori ritornano fiato sospeso. Il dio poeta si alza e fa germogliare le sue ali di mattoni e calce. Perdendosi nel fumo dei ricordi degli attori, rimette a posto la scena dando fuoco a sacchi di ferro. Immagini e tramonti si susseguono nel pronunciarsi, ma non lo fa. Una mosca si fa avanti, ubriaca ancora di teatro e condanne. Offre le ali al dio, la schiena al mondo e l’ultimo barlume di sobrietà alla tristezza. Cassandra: Scrivi ora. Ora che sei ubriaco di aver creato il teatro, di aver inventato una condanna, lasciandola a metà, sospesa per battaglia. Scrivi ora! Ed il dio poeta iniziò a scrivere:

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Il bambino che sognava le lacrime Una follia per ogni dito e la bambina conta i fondi che riempiono la scatola la marcia di ogni poesia ogni pozzo di dolcezza si riversa nel bambino che sognava le lacrime dai suoi occhi sgorgheranno i sorrisi per i giorni in cui sarà triste inventa ora colonie di petali per preparar il mar in tempesta di quando sarà adulto

Le gonne sotto cui si nasconde ora ridendo senza malizia saranno l'ultima cosa che vedrà sulla sedia prima di assediare castelli di panna montata e ciliegie

Ogni bambino sogna lacrime immaginandole emozioni naufraghe fontanelle di gioia

Ed è un canto da salvare ogni tempesta di un bimbo che sogna per le nostre divise da adulti per le marionette con cui non sappiamo più giocare

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Quanto la vostra acidula e adulta serietà ha dimenticato della semplice gioia i mondi senza paura l'arrendersi all'amore se poteste veder la mia anima scoprireste che è un bambino sporco con le ginocchia sbucciate altre volte assomiglia ad una bambina con un coltello da sposa

Comprate un gioco e implorate i vostri figli di insegnarvi come si fa poichĂŠ loro sognan lacrime perdonandole mentre voi siete i veri bambini che sognan le lacrime

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La radio che chiese di esistere Finisce la scena e tutto ritorna a posto sugli scaffali che ha fissato al cielo dipinto dietro la calce. Mattoni celesti in salsa di fragole, buoni per concimare l’anima di buoni propositi. Come lampadine appese al fiato, un lungo inverno luminoso. <Mi permette di esistere?> La radio gracchio senza educazione Aveva interrotto il filo delle parche del suo pensiero, qualcosa era morto, ma non ricordava tutti i nomi dei propri sogni, fece un funerale sommario e richiamò il plotone di esecuzione per ascoltare la radio <Sto parlando con lei.. è sordo forse? Mi permette di esistere o no?> gracchiò ancora la radio Ma quale stupido programma è mai questo che domanda a perfetti sconosciuti se esistere o no? <Insomma! Maleducato! Io chiedo di esistere ma nemmeno mi rispondi? Che dio sei? Uno di quelli che si basta, che una volta creato lo zoo delle meraviglie vive di presuntuosa rendita?> Quasi stupito il dio poeta azzarda una domanda: DP: Stai parlando con me?? Radio: Ohhh finalmente! Credevo fosse sordo. Si mio signore, sono proprio io, la radio e le chiedo di esistere.

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DP: ma io sono un dio raggruppato nel mio piccolo recinto di idee, creo e dissolvo, prostro e raccolgo, maledico si ma con le dovuta modulistica del caso. Radio: Non si preoccupi, mi va bene anche un dio di questa categoria. Vede, ogni divinità, uomo od oggetto che sia, ha la sua possibilità di creare, di manifestare le sue polluzioni tramite il pensiero-parola. Non le è mai capitato di sporcarsi sognando? Desiderare di abortire la confraternita delle idee? Mi dica, posso esistere, ho solo bisogno del suo permesso, delle sue parabole, ogni sua poesia mi crescerà, rendendomi a volumi accettabili per comprimere il desiderio. DP: Se è questo che vuoi, posso accontentarti, anche se sono sicuro che diventerà una radio ingrata, emettendo programmi a me non graditi.

Il dio poeta prese un cucchiaio e iniziò a imboccare la radio. Lo alimentò con poesie d'amore e di un cinismo senza azione. Aforismi per merenda e freddure per correre sotto un sole di stelle. Una volta le diede anche una poesia pseudo erotica. La radio si accese di colpo sulle note della cavalcata delle valchirie... ci volle una maledizione in rima per farlo tornare al rumore bianco. Cassandra: Cosa intendi fare con la radio? La crescerai fino a mandarla a scuola? Gli insegnerai a scrivere mondi? Ti maledirà recitando la maledizione di Boudlaire o ti amerà come un martire?

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DP: Sono un dio e in quanto tale posso permettermi di creare e distruggere, dimenticare e cambiare i ricordi a mio favore, cosa non è permesso ad un dio? Quale peccato è da considerare libero da divinità?

Cassandra: Nessun peccato è vero se non si pone un divieto. Lo facciamo solo perché qualcuno ha deciso di vietare una specifica azione per interesse o per dubbio. Ma se il precedente dio ha donato il libero arbitrio, perché ha poi creato il peccato? Oppure sono stati gli uomini che ora tu stai cercando di risvegliare dalla loro tomba ambulante?

DP: Non esiste peccato se non l’istinto dell’innaturale. La sensazione che una determinata cosa sia in armonia con la natura o no. Questo il solo metro. L’istinto non sbaglia, anche i peggiori sadici vissuti nel mondo perfetto, hanno sempre avuto la sensazione di stonare, ma erano spinti dal cenacolo del vecchio diavolo, o meglio del lato più solido della materia. La pesantezza della fragile gioia delle cose. L’uomo ha creato le regole per contrastare la possibile reazione all'infinito. Limitandolo sulle parole, negandogli la poesia del fare. Il peccato della libertà è stato il primo ad esser comandato. Ma il precedente dio aveva visto giusto, lo aveva detto. Tu sarai al disopra di tutto, ed ora che succede? L’uomo in balia di altri uomini, una supremazia della noia sulla stessa noia. Hanno creato la moneta, pezzi di carta, inventando così una nuova scusa per tenere ben chiuso il serraglio, per poter

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uccidere, a volte anche con l’indecenza e la faccia tosta dello spirito. Il vecchio dio lo ha permesso mascherando il negare la reponsabilità con “libero arbitrio”, ma smetteresti di imboccare un monco? Il fatto stesso che si preghi con tanta fede ad ogni difficoltà dimostra che non può esistere libero arbitrio. Tutto questo lo ha fatto ammalare d’amore. In fondo non siamo diversi dalle mucche tenute in stalle per munger latte e farne carne. Anche per coloro che vivono di preghiera, non è forse un pocrisia codarda? Rifiutano di vivere addebitando tutto il bene e il male a qualcosa che sprano esista. Meglio esser presenti a se stessi ed avere la presenza divina. Non potendo distruggere la sua creazione il vecchio dio ha deciso di guardare in silenzio, perdendo secoli a sognarci e aiutando dove poteva non esser visto. Il vero peccato moderno è vivere già morti. Cassandra: E’ pericoloso quanto dici. Se l’uomo si svegliasse ora da questo torpore, cosa accadrebbe? Si renderebbe conto di quanti sono morti nascendo inutilmente, cresciuti per regole, agito per regole, sopportato per regole, accettare ingiustizie per regole. Improvvisarsi il proprio padre o madre e continuare la routine della vita come è sempre stata. Scoprire che siamo natura e ci stiamo suicidando allegramente da essa. L’uomo è il proiettile con cui uccide se stesso, Ed ogni essere umano viene sparato (nascere), Percorre lo spazio uccidendo il vuoto (durata della vita) fino a colpire e uccidere il bersaglio, che è la stessa morte.

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Sarebbe il caos, la disperazione della mente, si aprirebbe il cielo e il sorriso del precedente dio tornerebbe dalla morte per compiacersi. Quello che chiamano diavolo in realtà è la materia, il fango dove si cade perchè è l’unico miracolo tangibile che gli permette di essere. DP: la scena che descrivi è auspicabile anche se apocalittica. Ma non sarebbe giusto così? In fondo la mia opera è agire invece di morir d’amore. Combattere il demone umano, poiché in quello si è tramutato, possessione di se stesso senza traccia di esorcismi. La religione non è forse la peggior scusa per non accettare dio? Quanti tra i prelati di ogni religione accettano le regole divine, ma interpretandole a loro maniera?? Guarda le azioni non le bugie. Mi ricordo Giovanni il battezzatore, usava metodo poco ortodossi ma aveva ragione. Usava la parabola del bastone. Cassandra: Non la ricordo DP: Prendeva un grosso bastone e liberava la strada, predicava!

Risero creando lucciole, uscivano dal cristallo che si espandeva nella stanza, infiammando ogni dipinto, bruciandolo facendolo risorgere più bello di prima e con nuovi particolari.

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Il dipinto di carne Cassandra: Mio caro amico, non c’è preghiera che possa concederti pace. Tu non ne conosci i contorni, ne le statiche morali che si ergono a tua difesa. Ammettilo, sei anacronistico, un manufatto che non dovrebbe esserci. A che serve riscoprire la tua divinità se poi non ne puoi applicare i dubbi se non come un gigante tra formiche ubriache? Convieni che sarebbe meglio cucinare le proprie scoperte, affogare in salse talmente speziate da nascondere il vero sapore? DP: Hai ragione solo nel cinismo di un idea. Ma quel cinismo è anche la tentazione di non rendersi una pulsar al limite della sopportazione. Facile è concedersi di scappare, allontanarsi dal desiderio di maledire. Ma quale miglior palestra per il proprio gigantismo è il camminare senza calpestar le formiche? Questo ti insegna a fare passi assennati, a non credere di esser talmente onnipotente da poter disporre dell’altrui libero arbitrio. Quale dio può vantarsi di essere totale? Talmente ingiusto da donare un ibero arbitrio è poi diventare il tiranno di esso? No mi cara, bisogna mantenere le violenze promesse. Esser dio significa anche avere la coscienza e il dominio di ciò che abbia creato noi. Oppure chi ha creato in noi qualche dubbio. Se potessi permettermi di giudicare un esser umano, quando il precedente dio gli ha concesso il libero arbitrio, non sarei forse peggio di lui? Il libero arbitrio consente di essere. Il giudizio su ciò che ha scelto una persona è un errore di presunzione.

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L’essere umano è un dipinto di carne, si trucca con i colori che riesce a trovare nella vita, aggiunge pezzi di stoffa sulla pelle per darsi un colore diverso ogni giorno. Cresce e la sua passione lascia pennellate sula fronte, sulla pelle. Come in verità, ci sono quadri belli e quadri brutti, ma qualcuno potrebbe trovare bello il brutto. Quindi? E’ la sensazione che ci appare, non il giudizio. Giudicheresti mai secondo una sensazione? No, nemmeno il precedente dio lo ha potuto fare. Per questo non si può condannare. Ma donargli il risultato delle sue azioni sulla tela che permea il vuoto. Ad ogni mossa la tela si sposta, muovendo altre cose, ed ecco un effetto a catena delle nostre azioni. Cassandra: e le parole? DP: Allo stesso modo le parole, quando l’idea nasce dal nostro ripostiglio, passa per il cervello per esser tradotta nella lingua della realtà è pronta per essere emessa nel vuoto-tela. Ed ecco che se non abbiamo la coscienza di aver detto e creato, lasciamo aborti di creazione impigliati alla tela, alcuni li chiamano pensieri negativi, ma sono solo frammenti di passioni anche semplici e gli esseri umani cattivi medici che non sanno farli nascere, lasciano agonizzare gli sperduti alla tela, Per questo a volte abbiamo una veggenza di altri, sono le empatie e sensibilità che attraversano campi più o meno pesanti di tutto questo.

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A volte l’anima si strappa passando per campi di spine, sono parole acuminate, rese taglienti dalla cattiva nascita. E’ un dolore divino, sentir morire urlando ogni desiderio espresso senza rendersene conto. Ed ogni giorno sempre più speranze e desideri muoiono nelle maniere più assurde, fino a quando lo potrò sopportare? Questo genocidio è il motivo per cui gli dei stanno lontani. Non sopportano il rumore delle parole, quando esse muoiono. Cassandra: potresti scriverne impigliarsi?

una

poesia. Temi possa

DP: No, non si impiglierebbe, so bene dove farla volare, giocare e crescere. Chiama una mosca di sale dal tuo mantello mia splendida amica. Una con la schiena ben forte, per sopportare il peso di una verità scomoda. Dal mantello di Cassandra una mosca con sguardo umano si offrì volontaria, si avvicino piangendo al dio poeta e disse: “Scrivimi la condanna sula schiena. Rendersi conto di non saper desiderare, quando questo è il sangue stesso della mia felicità è orribile. Per questo scrivilo sulla mia schiena... affinché non lo possa mai ricordare.”

Il dio poeta si commosse, avrebbe voluto accarezzare quelle sue lacrime e farne una scultura ai limiti del cielo.

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DP: Sei coraggiosa amica mia, avrai sempre un dolore che trasformerò in gioia. E il dio poeta scrisse.

Campi di spine e parole A volte siamo cattivi medici Creiamo parole E le abbandoniamo Sulla tela del mondo Che unisce desideri inconsapevoli Parole d’amore, guerra e danze Impigliate come se fossero sacrifici Camminiamo attraverso campi di spine Sono le nostre parole divenute taglienti Da tanta incoscienza Portatori di vino per ubriacarsi di speranza Ignorando quanti desideri lasciano a metà Un amore detto a metà Morirà di tempo Crocifisso sotto casa Senti le grida di ogni desiderio impigliato? Sono gli stessi che l’uomo vorrebbe Ma non ricorda come desiderare

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Il nome della realtà Cassandra: Uomo, dio, macchina, attesa, come posso definirti? Quale parola inventata dall’uomo può definirti? DP: Ah la necessità di definire le azioni, le cose, i colpevoli! Ogni cosa è un errore. Sembrate i bambini che tentano di imitare gli adulti, che pur non avete mai conosciuto Malgrado insegnino, ripetono: papà, oppure mamma, voi cercate di far uscire un grottesco: mamma, o altre similitudini con il nulla. L’uomo non sa neppure rispondere alla domanda: chi sei tu? Certo vi dirà il suo nome, una convenzione, un numero di lettere. Ciò che non sapete, o meglio, ciò che avete dimenticato è il suono delle cose. Infatti non è importante la parola, quanto il suono che ne determina la vibrazione. Un armonia del suono è l’univoco nome di ogni cosa, solo questo ha la sua essenza nella sua stessa vibrazione. Ogni lingua è diversa per aver tentato di ricordare il suono principale, diversi tentativi, diversi fallimenti. Se sapeste iniziare il favoloso concerto della vita. Una lunghissima canzone di note mai legate alla fantasia umana. Se solo sentiste tutto lo spettro vivo e trionfante delle frequenze. Invece vi siete limitati ad una stanza sola. Cassandra: Quindi vuoi dirmi che non esistono le parole? Che ciò che chiamiamo non lo è? Difficile da credere.. DP: Come chiami tu un gatto? Cassandra: Gatto, ovviamente 63


DP: gli inglesi dicono cat, e le altre lingue hanno nomi diversi... Senti... cat gatto, potrebbe assomigliare.. ma è solo un eco della vibrazione, del suono originario. Ma la domanda interessante è, perché chiamarlo così? La verità è che non sappiamo più come si chiamano le cose, come si fan rivivere. Leggendo le prodezze di Gesù, ricorda: E lo chiamò per nome e lui resuscitò. Gesù ha solo chiamato Lazzaro con la sua vibrazione primigenia. E così lo ha richiamato su questo piano della realtà. Se noi sapessimo farlo, potremmo chiamare le persone che ci mancano qui, ora e loro stesse potrebbero passare da un mondo all’altro, una morte che non lo è più. L’esser umano ha cancellato le rune dai boschi, ha cercato di rubarle inventandosi metamorfosi mistiche. Ma esse sono solo il linguaggio dell’Io. Camminare in un bosco è solo leggere e farsi gli affari segreti di quel particolare mondo. Cassandra: E’ affascinante, ma tu conosci il suono delle cose? DP: Lo sto imparando. E’ necessario per esser un dio, anche solo dimenticato. Cassandra: Sai che non ricordo perché vuoi diventare un dio? Perché usi la tua casa come bozzolo? DP: Te lo dirò in seguito, per ora lascia andare un altra mosca, voglio scrivere una mappa verso il suono. 64


E fu cosÏ che una mosca si inventò fuori del mantello di Cassandra, andando a posarsi sul suo sacrificio.

Il suono del mio nome Se potessi sapere a quale linea corrisponde il mio nome Quale geometria assurda Compone le mie parole Saprei l’esatta vibrazione del mio destino Ogni tempo in un sol sguardo La cantilena della vita Tutto in un unica canzone infinita. Siamo solo suono e vibrazione Rispondiamo alla bellezza Ad ogni stonatura Le nostre trame volano oltre il nostro orecchio Potremmo resuscitare dio Conoscendo il suo nome Fare un salto nella morte 65


E scriver cartoline a chi resta Per tornare come da un viaggio mai iniziato Il suono del mio nome Ha una formula magica Che conosce il tempo Che gioca con l’assurdo In un campo di note multicolore Dove dormono I segreti del nostro essere

Cassandra: non hai detto troppo? DP: non ho detto poco?

Entrambi si arresero alle spine che dal pavimento stavano germogliando. Innaffiarono piccoli semi di speranze, non quelle senza fine, quelle che si sperano sapendo di non amarle mai, quelle che cresceranno, fino a diventare una nuova unica realtĂ .

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La parabola del Domatore dei giorni sbagliati DP: Non dormite! Cancellate le finestre e impiccate le tende, siate incoscienti capovolgendo la natura del prossimo pensiero. Abbiamo una serata di gala a cui partecipare! Tiratemi fuori il mio vestito migliore! Anche il giogo con cui spezzo in due la terra e la semino di proverbiali indifferenze! Muovetevi servi maledetti! Il dio che portate in grembo ve lo ordina! Furioso come mai, agitato e sbagliato, il dio poeta inveisce contro fantasmi che mai creati vengono al mondo già umiliati. Lo stupore è la prima delle brame di questi trasparenti figli. L’odio, la seconda necessità. Cassandra: A chi stai parlando pazzo di un demente? Il dio poeta si gira di scatto e guarda furioso Cassandra... Cassandra: Ops scusami. A chi sta parlando il dio poeta in maniera così demente? DP: ora va meglio E sembrò calmarsi DP: A chi? A questo vuoto che riempie gli spazi inesistenti... a tutti i servitori di tutte le guerre che ho fatto. Resuscitati appositamente per essermi fedeli servitori. 67


Cassandra: Tu sei completamente divinamente pazzo. Non c’è nessuno. tutte le guerre le hai abbattute grazie al fatto di non averle mai iniziate. La vita ti ha sempre viziato. Desideravi una cosa ed ecco che la vita come un cane ammaestrato te la faceva apparire alla domanda: “potrai amare Rigoletto?” La dannata risposta è SI! La vita ti ha sempre sedotto e amato, ma tu dannato poeta dio pazzo non ti sei mai lasciato ingannare... scopata quanto basta per ammansirla ma poi dimenticata ubriacandoti di mille donne impilate come una pira. Non c’è nulla! Dannazione! Non hai nulla! Stai lacerando la tua follia per costruire un universo di stracci, anche questo vuoi sacrificare al tuo sogno malato? Guarda il vuoto, tocca! Non esiste Cassandra si fermò. Strisciò la mano su quella del dio poeta e si accorse che il vuoto che toccava era solido, troppo solido per esser un semplice vuoto. Il dio poeta sorrise sadicamente. Cassandra si spaventò. Cassandra: che sta succedendo???? Non è possibile tutto questo quale trucco hai usato? Parole trasparenti?

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DP: Io? No no nessuna parola trasparente, questi sono i mondi invisibili, quelli che non puoi vedere con la tua mente limitata, ma puoi toccare, percepire. Paradiso, purgatorio e inferno tutti nello stesso posto ma vibrano in modo differente. l’inferno è una vibrazione pesante come un desiderio inutile, il paradiso leggero come una nevicata in cuori da incubo. Il purgatorio siamo noi, o meglio sono tutti quegli affanni fuori da questo mio tempio. Cassandra: E questo tuo tempio cos’è? DP: l’accettazione di un pronto soccorso per l’anima, la mia. Vivo sempre nelle scarpe di ogni mio aspetto. Saltellando dove sono e dove non sono. La carne mi abbandonerà presto. ti racconterò una storia ma ora mandami una delle tue mosche, voglio scrivere ciò che ho sempre detto alla mia anima per farla addormentare: Ecco che dalle dita di Cassandra si svegliò una piccola mosca, giovane, meno scura delle altre. Volò verso il DP, e gli sorrise: “Perdonami se ti penso... se ti rinchiudo in un piccolo infinito piacevole dubbio... ti limito, come tener tra le mani una cometa bambina. Hai molte più luci e colori di quanto il mio cuore vuole pensarti.... sei molto più di ogni istante di questo sole che scalda.... per questo perdonami.. se non so pensarti con tutto l'infinito che meriti.. Se proprio devi andare.... Vieni qui e contiamo le stelle potrai sparire solo dopo che le avremo contate tutte"

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La mosca sorrise più forte, e con tutta la decisione del mondo volò verso il mondo. DP: Ti è piaciuta? Cassandra: Si, forse avrei dovuto scriver più poesie. DP: ti dedico la prossima ma questa su nessuna mosca. Appendo le parole ad asciugare al sole della nostra visione.

Le visioni del cieco Manca l'acqua nelle vene fiumi insistenti di parolieri che assaggiano con le mani diversi temi per ogni parto furie docili per maschere da pitturare è un gioco da bambini da fortune scalze come una stagione che attende il frutto pensandosi completa

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fisiche senza corpi galleggianti timori e certezze inventati solo per dividere le acque qualunque bibbia potrebbe dirvelo aggiungerò pagine alla fine per raccontare nuove parabole i samaritani diffidenti la prostituta contenta e tutti quegli attimi che si perdono collassano sui propri sogni scavando fosse comuni per i ricordi che tengono nel portafoglio come se fossero la scusa di un figlio Cassandra: Stai dicendo che non vedo chiaramente?

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DP: Sto dicendo che hai dimenticato troppe cose. E noi siamo la tua scusa che hai dimenticato nel portafogli. Un padre e una madre che non ricorda cosa deve fare. Era necessario che uno dei tuoi figli si prendesse la briga di togliersi il fango in cui il precedente dio ci ha lasciati giocare e cercasse di crescere piÚ di un albero. Cosa ho dimenticato di fare? Vediamo ho la lista: Dolori senza occhi che li piangano Sorrisi senza adulti che li ascoltino Adulti con due cuori, uno per la realtà , uno per se stesso Un fiore che cammini da solo Un oceano di scuse per non aver paura Un manuale d'istruzione per trovare il bacio giusto a se stessi Un deserto per metter via tutte le cose che non ci servono Un nuovo vento che baci tutti ogni mattino al loro risveglio Un infarto al terzo cuore a chiunque spenga un sorriso Crocifiggere l’illusione

DP: no non ho dimenticato nulla... mi pare

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Cassandra: Ah no? Come farai tutto questo? Non hai il potere di creare cose così materiali, devi allenarti ancora molto. DP: Non ho fretta Cassandra: Morirai prima lo sai? DP: Morirò ma sarò sempre allo stesso posto. Cassandra: Non ti rispondo a questo. DP: immaginavo, mandami una tua vela, devo scrivere. Avvertire il mondo del bluff. Cassandra stupita ma curiosa inviò una mosca, una mosca spia. DP scrisse un segreto, un norme invisibile segreto:

Quello che è importante alle mie dita Un filo di seta con lettere colorate appese lungo la corsa ballerina su punte di cristallo danza sulle dita questo è importante

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Importante è toccarti i passi lacerare le speranze bendarle di fronte al plotone senza ultimo desiderio E' importante avere tuorli d'oro cestini di pane caldo una faccia pulita e una mano sporca questo è importante Distruggere roseti piantare scale di vetro per trovar un paradiso in rovina per bancarotta strategica è importante per le mie dita sapere a quale polvere dedicare lettere e solchi

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E' importante non ricordare mangime per far crescere ali alle intenzioni le solite usanze pagane delle preghiere delle nostre dita monaci silenziosi giudici inesorabili palati digeribili e sensazionalismo da bancarella Quello che è importante alle mie dita non lo conosco lascio che tocchino che cerchino tutto ciò che potrebbero amare

Cassandra: Cosa hai scritto? La mosca non ha voluto dirmelo. DP: Lascia che ti tocchi e lo capirai.

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Cassandra si fece toccare e sorrise.

Si addormentarono nel sagrato di un respiro. Tenendosi una domanda per il giorno dopo... La notte è un libro a cui hanno dimenticato di scrivere la fine. Incipit lunghi, passi che si allontanano dalla trama... ma alla fine si dimentica sempre chi era l'assassino.. Domani forse lo scopriranno.

LA POESIA DELLA MOSCA (quando tutti non ascoltano) Ladri di nebbia Veggenti da diffusione un loto in fiamme sulle speranze de-costruite e mentre rubiamo nebbia raccontiamo storie ai riti silenziosi quelle malattie senza ponti tra noi e la mano il tocco come salvia delicata

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ricette quotidiane perfette ingredienti semplici ma assolutamente necessari ognuno per colmare un infinito vuoto disordinato urtiamo le ombre chiediamo scusa a chi dovrebbe apparire sensazioni conclusioni fortificazioni e da ladri diventiamo ricettatori di vita decente

Mentre la mosca recita sboccia una rosa bianca l’unica cosa colorata nella notte. Una mosca con una corona esce dai petali e recita:

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Dovrò scriver favole indecenti Dove la vita celebra tutti i suoi figli Una corte dei miracoli senza viaggi organizzati Salsa di vino e piatti delicati “Devo scriver favole È la sola cura al mio tumore inguaribile Il dolor senza tregua che spezza l'attenzione... Il mio stupido selvaggio cuore”

E così dicendo si infilò nell’orecchio del dio poeta. Mentre dormiva con Cassandra abbracciata.

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Lettere agli umani Cassandra: Cosa vorresti dire a tutta quella gente che hai in qualche modo toccato? Quelli a cui hai dannato il dubbio risvegliando una minima coscienza, alcuni l’hanno messa a tacere altri soffrono come dannati gatti di fuoco. Potresti parlare con maestosa presunzione, con boriosa arroganza, metterti su di un palco e sperare di passare inosservato con il solo fatto di tacere. Invece no, sono sicura parlerai di scene diverse, dove la gente si perderò dal suo lato più scivoloso. DP: Mia cara Cassandra. Nessuna presunzione o arroganza.. nessuna parvenza o verità taciuta. Lo sai bene che non sopporto quanto esiste. Il creato che hanno creato successivamente se mi consenti la frase. Non è la mia di presunzione che ha saputo imporsi, ma quella di quanti hanno concepito un mondo senza volerne vedere i contorni, riducendolo a realtà assoluta di se stesso. La mia lettera sarà un lungo stillicidio di vita breve, di fulmini alla vaniglia che pretenderanno vittime dal lato del cuore. Niente si salverà dalla mia accusa, mentre già tutti hanno pronta la difesa ancor prima di intercedere per essi.

A voi umani Lettere come asfalti pregiati In una macchia di case a bandoliera E voi pallottole impazzite 79


Sparate verso un futuro meccanico Dove l’anima si venderà a morsi Dove si domanderà il cielo Se esiste ancora un uomo A voi umani Che parlate divampando ragioni Senza aver compreso quanto l’altro ha da dirvi A voi che sperate Con la paura di veder concreti i vostri desideri A voi che sognate con presunzione Intimoriti da un attimo di far niente A noi dei che camminiamo sapendo il nostro limite Forzando la nostra rabbia a consumarsi di pregi Tutto disperso come una discarica di pensieri Quelli più grossi si smaltiranno con il fuoco Quanti disturbi ha la concezione di un tetto? Agognate al cielo

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Coprendovi la vista alle stelle Nemmeno gli alberi si daranno così pena Di conoscervi abbastanza Dove le labbra si toccano per insulto I baci a raggiera Di un matrimonio per amor di solitudine Dove le capre hanno preso il posto dei santi Solo perché in bilico sull’abisso Di quello che un tempo Era il paradiso della gente che vive

Cassandra: Mi spaventa questa poesia. O meglio questa lettera. La realtà dietro quelle parole è ben più assurda ma hai saputo esser rabbia dolce e cieca. Intollerante, tutto il disprezzo per un corvo morto che si può avere andando a caccia di scempi. Non sei distante dalla verità, ma non sei vicino all’orrore reale di questa condanna. L’uomo si è autoproclamato il proprio dio, vedi? La tua idea è stata già messa in atto, non hai inventato nulla.

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DP: Mia povera Cassandra, è vero che l’uomo si autoproclama dio. Un dio che ha bisogno di mangiarsi l’anima per pregare i giorni. Vero che la stupida supremazia dell’uomo sull’uomo per arrivare in cima al burrone è l’unica molla che spinge il clero della realtà. L’uomo vuole diventare un dio materiale, dimenticando la ben più infinita potenza con cui è stato generato. Avremo sempre più templi dove la tecnologia avrà il sopravvento sulla manica sporca. Biscotti a schegge di tempo da perdere. No, no mia cara non è importante quanto riusciamo a disegnare intorno ai nostri occhi. Non potremo mai disegnare il centro di cui guardiamo. Sarà sempre libero di guardare e tradurre ciò che già conosciamo niente di nuovo niente sorprese per invaghirsi di una nuova speranza. No. Anche se avessimo davanti un cielo perfetto i nostri bastardi occhi suggeriranno alla mente di dargli la forma imperfetta che già conosciamo. Non credere ai tuoi occhi. Non credere alla tua mente. Lei ti insegna solo ciò che hai già imparato e già sai.

Cassandra: Tu sei folle! Il precedente dio vi ha donato la mente per capire! Per poter comprendere i colori e le loro forme.

DP: Tu dici? Non sarebbe mai stato così. La stessa ribellione di Lucifero, credi che il precedente dio sia stato tanto stupido da 82


lasciarlo andare? No mia cara, sapeva bene cosa faceva quel vecchio furbo. Sapeva bene che Lucifero non vedeva ciò che avrebbe creato nell’uomo la sua stessa capacità di bene e male. La sua rovina. Il vecchio dio li teneva all’oscuro, come marionette ignoranti incapaci di vergognarsi di se stessi.. e Lucifero gli diede la consapevolezza di esser perfetti come il creatore di turno. Lo senti? Lucifero ancora salta e grida nei boschi con la sua siringa? E’ arrabbiato per aver donato se stesso all’uomo e lui ha invece saputo dimenticare come si può vivere. L’uomo ha saputo rinnegare il dono dell’esser dio. Dimenticando che il potere del libero arbitrio può fare ogni cosa, come la parola. Cassandra si addormenta sull’anima del dio poeta. Il Dio Poeta dorme sul riflesso della luna che arriva di sbieco dal buco della finestra.

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Il Paradiso Perduto (soggetti smarriti)

Cassandra: Caro il mio dio poeta, tu conosci il paradiso? Sai da dove Adamo ed Eva furono cacciati? DP: non solo loro, ma anche tutti gli animali, tutto il vento e tutto il sole. Se così non fosse significherebbe che il paradiso era tra noi, tanto tempo fa. Invece ti posso dire che ho vissuto il paradiso, ma non era un luogo. Erano angeli che si trovarono al centro di un colle e il silenzio della campagna rese il perfetto equilibrio al loro essere. Angeli geometrie esatte, demoni geometrie sbagliate.

Cassandra: cosa intendi? Il paradiso non è un posto? Umani? Ma gli umani sono sbagliati! Un difetto di pronuncia, forse appena appena ubriaco da pronunciare male “così sia”. Il paradiso terrestre non può essere un gruppo di persone...

DP: Ecco la presunzione! Il luogo non importa. Importa un incontro. Qualche persona (uomini e donne) che metaforicamente sono gocce all’interno di un fuoco che divampa e loro evaporano lentamente.. Ora ti racconto di come si creò il paradiso... ora perduto. Hai detto umani sbagliati? Stai forse ammettendo un errore del precedente dio? Cassandra non rispose... 84


DP: Esiste un luogo in Italia, chiamato Urbisaglia, un paese di tempo immobile. Raccolto sul tetto del vento, le stesse fondamenta appoggiano sul vento che pigro si trascina da un lato all’altro del colle. Questo paese vide i fasti del paradiso. Qualche scrittore, poeta, pittore si ritrovò a bazzicare quel silenzio e... (Se eri li nel nostro paradiso, scrivi un solo piccolo pensiero a rendere unico quel momento)

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La crudele innocenza dei creatori di sogni Il dio poeta raccontò una storia, un ricordo di un passato sempre presente. Erano sempre stati felici, i due bambini non avevano bisogno altro che quel campo di erba verde intenso e milioni di farfalle a colorare un cielo azzurro. Mai una nuvola, mai una lacrima di paradiso cadeva a intaccare l'idillio di un tempo perfetto. I due bambini non conoscevano tristezze o insicurezze, paura o impazienza. Loro vivevano per cattura farfalle, aggiungerle al loro libro dei sogni felici. Loro due erano i creatori di sogni, potevano intimidire l'ombra con colori resistenti al buio, nulla poteva colpire quel paradiso. E gli uomini nella terra di sotto, correvano tutto il giorno per potersi addormentare in fretta, permettendo cosÏ ai due bambini di fargli scorrere nell'anima i sogni migliori. Qualche volta gli umani pretendevano di sognare da soli, ma la loro mente non poteva conoscere i colori migliori, per questo facevano si sogni, ma erano incubi della realtà . Un giorno i due bambini stavano catturando farfalle, quando ne videro alcune mai viste prima di allora. Erano stupende, i colori cambiavano ad ogni angolo. volavano e facevano un rumore tale da calmare le tempeste sulla terra. Ma i due bambini si resero conto che quello era uno strano giorno. Infatti oltre a vedere queste nuove farfalle, videro uno strano oggetto che si muoveva in lontananza, avanzava lento e incerto... quasi si stesse trascinando. Mano a mano che si avvicinava l'oggetto assumeva una forma precisa, i due bambini inizialmente aspettarono ma poi quelle meravigliose farfalle erano talmente vicine che non dovevano farsele scappare: 86


< Sai che bei sogni possiamo donare agli uomini con queste farfalle? dobbiamo catturarle> <Certo!> rispose l'altro bambino <dobbiamo> E così le rincorsero fino a che sfinite le farfalle dai colori mai visti, riuscirono a catturarle.Ne fecero sogni bellissimi e gli uomini sotto quel cielo per un po ebbero sogni con colori così belli che ancora oggi qualche essere umano piange solo al ricordo.I due bambini erano soddisfatti dei loro sogni, erano contenti di aver regalato sogni così belli, ma si ricordarono dell'oggetto in lontananza e corsero a vedere di cosa si trattava. Una volta vicino scoprirono si trattava di un robot e che non si muoveva ormai più. Provarono a farlo partire in mille modi, ma dentro di loro sapevano che quel robot era morto. Uno dei bambini aprì il grande cassetto sul petto del robot e rimase stupito per quello che vi trovò dentro. All'interno del robot vi erano piccolissime gabbie, Una sul cuore, una su uno scomparto chiamato "anima" e via dicendo, una gabbia per ogni organo. Dentro ad ogni gabbia vi erano farfalle come quelle splendide catturare prima. Ne mancavano due. Una sul cuore e una nella gabbia con scritto: Anima. I due piccoli creatori di sogni conobbero la paura, avevano capito che avevano fatto. Avevano trasformato in sogni stupendi delle cose che alimentavano un prodigio. <Abbiamo dato comunque all'uomo dei sogni magnifici, non dobbiamo sentirci in colpa>. Da quel giorno però i due piccoli innocenti crudeli creatori di sogni, non videro più farfalle stupende e nessun oggetto all'orizzonte. Ma avevano capito che non puoi mai conoscere quale bellezza sta alimentando un miracolo....

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Apocalisse Spiaggiata (Prima Apocalisse degli oggetti)

Cassandra: Parlami di come vedi la fine del mondo... sono sicura che tu la immagini, come un bisogno di far colazione sul tetto del mondo, beandosi delle macerie ancora vive e inconsapevoli. DP: Si, ho sognato la fine del tempo. Aveva un gusto di caffè appena fatto. Sabbia tra le domande che ne facevano stridere la gestazione. Tutto iniziava in un isola, una magnifica villa romana sulla spiaggia, antica cadente ma ancora tanto gloriosa da portarsi il tempo a suo ospite. Dopo la spiaggia vi era il mare, ma piccolo, e subito dopo un aeroporto in penombra. Tutto era di notte e la penombra illuminata da candele vive e pensanti rendeva lo spettacolo magnifico. Ricordo vi era una festa, molte le persone inutili, manager di successo che parlavano del nulla con il loro drink in mano, i padroni di casa, che in qualche modo conoscevo ed erano miei parenti ma non ricordo che viso avessero. Il salone con le grandi vetrate dava sulla spiaggia delle candele vive. Pieno di gente, luci rossastre a colmare i colori della fine. Avevo due sorelle in quella visione ma non le conoscevo. Un senso di colpa nell’aver dimenticato il nome: Rita e Valentina. So che non è molto solenne, ma cosĂŹ era il fatto. 88


Una delle sorelle, Valentina stava in disparte, trafficava con la natura dell’isola, sorrideva sparendo spesso, lasciandosi dietro quella scia di gente che parlava di nulla. Mi parlò, ma non ricordo molto, mi disse che Rita, l’altra sorella era intenta a sorridere. E la festa continuava tra le nefandezze di uno spreco di vita tale da risultare fastidioso. Era una dialettica sporca, apparentemente pulita, forniva alibi alle scatole vuote di carne che corrispondevano ai loro delitti. E Valentina rideva, sorrideva in modo pulito, senza fretta. Rita appariva ogni tanto portando cestini di gufi e ghiande, anche lei sorrideva, ma il suo sorriso era più sadico. Le due sorelle erano splendide. Valentina capelli neri lunghi, occhi piccoli e stretti ma dolci, Rita invece sosteneva il fuoco di se stessa con lunghi capelli biondi sconvolti. Occhi attenti, inquisitori, cercavano perennemente l’aspetto meno palese del mondo. Ero calmo, tranquillo, non sentivo nessun pericolo in agguato. Ad un tratto della festa Rita fece volare piccoli gufi color rame nel salone delle feste e la gente iniziò ad aver paura. Panico, confusione, dalla spiaggia vedevo solo ombre in corsa come fiammelle. Parlavo con le candele vive, mi ripetevano le favole di ogni granello di sabbia, di come si fosse radunato nell’aspettare un cieco e da allora se ne stavano li ad attender il mondo.

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La confusione aumentava, una delle sorelle sorrideva e mi diceva di non preoccuparmi. L’altra, Rita, era scomparsa, ancora una volta, mentre un rumore proveniva da una grotta apparsa alla mia destra. Ora la scena sembrava il set di un film, la luce innaturale, chiusa in un infinito ben definito dava strani colori. Un film di rara tensione. Mentre la folla nel salone moriva di terrore, dalla grotta un enorme scorpione rosso cavalcato da una delle sorelle faceva la sua tremenda entrata, cercava vittime da giudicare, Rita sorrideva attorniata dai suoi gufi dorati. Mi diressi verso la villa e Valentina mi disse di guardarmi alle spalle. Un aereo si era schiantato sulla pista, che ora era assurdamente vicina. Nessun morto, ma un uomo attraversò il mare e del tutto asciutto gridò: Sull’aereo vi era un protocollo atomico dall’ucraina, siamo spacciati! Da oggi la fine del mondo è la nostra unica compagna. Siate meritevoli di morire per mano del vostro scempio.

Valentina mi si avvicinò e ridendo mi disse: svegliati

Qui finisce l’apocalisse da spiaggia, se ha un senso

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Cassandra: Assurda ma la ricordi bene, specialmente i nomi. Moriremo per uno scherzo atomico? Con il pilota di un aereo come araldo dell’assurdo? Toni poco solenni per una visione, piÚ reali ma inquietanti.... DP: non importa, non ha davvero importanza.. Ora dormi e lascia che le tue mosche riempiano l’alveare delle stelle. Tappino quei buchi luminosi sul tetto della stanza. Sono stanco e devo ancora contare i miei riflessi prima di andare altrove...

Cassandra: A domani dio poeta, stai diventando un vero dio, troppo umano.

Il dio poeta sorrise e chiuse gli occhi.

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La veggenza dei denti

Cassandra prese tempo e mescolò il destino di quel giorno su di un palco da teatro. Si fece portare un Deus Ex Machina, storto, quasi smontato. DP: Cosa stai facendo? Ti diverti a giocare con i resti di vecchi dei da teatro? Buffo come questi Deus Ex Machina fossero stati inventati dall’uomo per risolvere i loro problemi. Crescevano nel senso di errore. L’uomo deve creare un dio per giustificare la propria mancanza di giudizio. Ed ancora inesatto questo dire, l’uomo ama giudicare, ma non se stesso. Si sente spavaldo come un sole che brucia nel giudicare superficialmente i suoi simili, come se fosse un solitario dio carnefice della ragione. La società come la vediamo puzza di comando sul nulla, una massificazione delle tristi evoluzioni per elevarsi al rango di “re degli oggetti” evitando con cura di esser “re di se stessi”. Il vecchio dio sperava di vedere un mondo abitato da milioni di piccoli regno sfavillanti. La conoscenza del bene e del male ha creato solo milioni di macerie che nella loro illusoria libertà conducono le catene al ritmo dei più furbi. E’ assurdo. Cassandra: Si... è stato un errore di valutazione del vecchio dio, lui sperava nella perfezione proiettata fuori dal suo non essere, ha dimenticato che i sogni se raccontati muoiono di fame.

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Dicendo questo Cassandra era triste come un bambino e le sue scoperte da adulto.

La maledizione dell’uomo che volle diventare un dio imperfetto

Un uomo di sabbia e vetri colorati, emerse dal tappeto, prese forma di tutti gli esseri umani sofferti dal capire e vedere, la bocca si creò con un urlo prolungato, soffocato ma intenso e iniziò a maledire...

“Dovrà esserci una notte Dove morirete di una dolcezza infinita Miele nero cola sulle stelle Mentre scappano aldilà di ogni paradiso Nel bluff di una preghiera Nascosta nelle maniche del prestigiatore Smetteranno di pregare i cieli E vorranno esser adorati e pregati Mordendo stinchi di santo 93


Sarete saggi d'oltre sogno Marinai scalzi su rovi di fumo Cospiratori della felicità Affinché voi possiate desiderarla così tanto Da perder l’amore nell’averla Affinché voi siate i fautori della speranza La stessa di non riuscire mai ad averne. Scellerati oggetti di carne Impastati dal dubbio della vostra esistenza Glorificate il fatto di esser presenti alla vostra vita Senza proibirla come bambini a cui si è rubato un giorno Dalle vostre celle ambulanti Conoscete il peggio della cecità altrui

Vieni notte di miele nero Ricalca i miei gesti Fino a render dolce la morte

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Di iceberg infiammati Perirete di invisibili dilemmi Erranti falle sulla chiglia Ogni nome pregherete affinché non vi lasci insonni Ma potrete solo maledire I leviatani di cui sognate i favori D’ora in poi il mio tumore alla pietà Non vi darà giudizio Ma solo assoluzione E rimarrete lì Senza poter esser giudicati Ne dal bene Ne dal male Perciò cesserete d’esistere Finendo cenere sulla spiaggia Stella marina nei cieli subacquei Dove non si respira che le proprie bestemmie

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E l’unica a potervi dar figli Per continuare la vostra maledizione Sarà una donna sterile Ma così vasta Da dimenticarne il volto

Io L’uomo di sabbia e vetri colorati Nacqui per maledirvi Vostra la vita Poiché non è vita Ma un cesto di bestemmie Verso l’altare di voi stessi

So cosa non va, cosa è cambiato sulle rive del mio assurdo oceano di farfalle,

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I fantasmi della siberia irrompono gentili dietro gli alberi, si rincorrono come amanti senza perversione. Semplici come un bacio dato per caso, tornato da molto lontano. Donne albero altissime e bianche che siedono composte sui tavoli vuoti in riva al fiume, spariranno al primo occhio che le amerà. Uomini grillo all’alba che danno il benvenuto a suon di vodka e sorrisi. Non vorresti mai andar via, mai svegliarti da questo incanto

Siberikij Bella come acqua Che scende a valle Rianimando i boschi dell’anima ormai in attesa Porti con te Tutte le preghiere della pietra Che solitaria Osserva dal paradiso Fino all’inferno dove ti sposi Con amanti d’alato fervore Non dovresti apparire E così intensa

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Splendida bellezza Che l’uomo non ha da conoscere Scappa ora! Ora che dell’uomo la perversione dorme Lucciola tra le ombre Consumarti come una pira Nel cuore di ciò che non sarà mai sognato E se proprio devi rimanere Trasformati allora in virago impietosa Dove solo il bosco Possa sanguinare Le tue dense lacrime Leggere al dissetare Inumane sensazioni Scappa e vivi Rimani e uccidi Questa la sentenza

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Forte e dolce Di un fiume a valle Che dagli occhi della siberia Sgorga e prega

Cassandra: E’ dolce, come mai hai scritto questo? La schiena della mosca è soffice al tocco, non dura come una sentenza. DP: La scrissi in un lontano futuro presente, nel passato del ricordo, ma sembra io la possa vivere ancora. Ancora e ancora nella differenza dei giorni che rimangono alla mia dipartita umana e alla rinascita di un dio impersonale. Cassandra: ti prego dammi un gesto su cui possa sognare, sono stufa delle tue sentenze, ci vuole anche un attimo di dolcezza su cui poter valutare il tuo cuore. Oppure sei solo carnefice e giudice? Non ti sei ancora stancato? Ti preferisco mobile come un oceano che naviga su una antica goletta. Bada che ho detto un oceano su una nave e non viceversa... DP: Forse ho ancora un ricordo, dovrei cercare nel tempo, in quel momento esatto in cui passato presente e futuro sono tutt’uno... lasciami cercare... Passò un po di tempo, e senza segnali, una mosca si staccò dal mantello di Cassandra andando a posarsi sulle mani del DP. 99


Sirene d’acciaio Inviti senza inganno Di sirene d’acciaio e miele scuro Camminano in mari di vittime Come regine del “vorrei” Vergini del “potrei” Catturano anche il mio spiare Nascosto l'estremità del mondo Mortificato dal salvar la bellezza al mondo Sciocco mortale.... Che non fu per voi Cotanta bellezza immorale Ti ostina il violare Giardini immacolati Di peccato e dolcezza Chiamatemi odisseo stanco Incapace...

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D’arenare il cuore In così meravigliosa Violenta bellezza Non per follia Ma per timore Possa esser maldestro accolito All’altare del loro furore

La mosca indecisa come partire, attese un raggio d’arcobaleno, scelse il miglior colore e lo seguì sul mondo. Cassandra: Maledetto! Hai fatto sorridere l’arcobaleno... non doveva accadere. DP: perché dici questo? Non è forse una promessa di pace? Non abbiamo avuto forse il tempo giusto per innamorarci della vita? Cosa mi nascondi Cassandra? Perché maledici per furore? Cassandra: Perdonami, io chiedo perdono a te dio poeta, tienilo a mente... non è mai accaduto. Ma sono rimasta stupita di come la natura che il precedente dio ha creato ora ti accoglie. Sembra ti sia amica compiaciuta e non risponde più a... lasciamo stare. DP: parla invece, a chi non risponde? Hai troppi segreti svelati. Sei maldestra nel tuo scoprirti...

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Cassandra: Cosa ne sai tu? Cosa ne vuoi sapere? Non puoi! La tua mente conosce ciò che hai già amato.. ma che ne sai di ciò che dovrebbe essere? DP: Hai ragione... la mia mente conosce il visto, ma la combatto senza ucciderla. Ne distruggo il divieto di odiarla. Penso con la mente e con l’istinto per percepire ciò che sarebbe... senza mai esser tradito. Cassandra: lasciamo perdere, non è ancora venuto il momento di parlare di cose fattibili e imperdonabili. DP: Come preferisci, non è importante forse sapere come il demiurgo crebbe nel tuo lato maldestro? Cassandra si infuriò a tal punto da sparire, dove prima era lei, ora una macchia nera di mosche dubbiose era rimasta. DP: tornerà..... E il dio poeta crebbe di intensità come una supernova senza colori. Respirò tutta l’aria del mondo in un sol gesto. Nel suo errare dentro se stesso trovò un vecchio appunto: “ricordati chi sei” Rimase a leggere quelle poche parole per ore, senza pensare a nulla. Chiuse gli occhi un attimo e la parete di fronte a lui si aprì su un maelstorm di colori.. furiosi ma chiunque l’avesse visto ne sarebbe stato rapito.

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Il monologo del dio che sapeva chi era Ecco ci sono! Ora ho capito! Avevo scritto un appunto nel posto più lontano dalla mente Per non dimenticare Che nell’esplorarmi Avrei potuto perdere il senno della realtà Ora so cosa sono e perché ho sbagliato Pretenzioso di voler vivere Nella realtà Con i miei simboli arcani Mistificazione dei gesti Un’ape che s’inganna con un bicchiere di succo d’arancia Quanta follia nell’insistere sul ciglio del mondo Avrei dovuto occuparmi di scegliere le scarpe migliori La camicia giusta Prima di entrare senza ritegno in me stesso

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Sarebbe meno freddo ora Ora che un sole scalda solo l’anima Ma rende le dita congelate nell’accarezzare la punta degli sguardi Sciogli le tele mio caro stupido dio poeta Non vedi che hai timore del lato oscuro della realtà? Ne hai paura come un bambino Ha paura di dover dire ti amo Non ha senso Smettila di abbandonarti al cielo sotto i mari E ascolta il furore della tempesta che risolve la realtà Ora è tempo di sposare la mente all’istinto E vedere la dualità del mondo Non solo di speranza vive il disperato Come d’aria non si potrà mai perire Ora il gesto più folle Che nemmeno il demiurgo tentò mai E’ far sposare l’assurdo della visione 104


Concediti il tempo che non hai Ora.. Ricordati chi sei.... Le parole apparsero sulla schiena di una mosca... e scappò prima che il dio poeta potesse fermarla.... DP: Strano.. E tutto si spense, come se qualcuno avesse tolto la corrente al mondo, il respiro, lo sguardo, il pensiero... tutto era fermo. Sentendo finalmente il silenzio dell’universo. Così intenso e denso da far tremare l’assenza.

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Il vecchio dio giudica il nuovo dio poeta Voce: Uomo! Anche se non posso più chiamarti così. Hai superato il limite che mai nessun mortale avrebbe dovuto, è stata causa di ribellione secoli addietro.. La voce veniva da ogni lato, da ogni dimensione e profondità, ma non aveva corpo, non era voce di donna o uomo, ne di bambino o adulto... erano tutte le voci e nessuna, la mente non poté decifrarla ma era perfettamente chiara e udibile sia dall’anima che dall’udito. Un sordo che capiva il battito dell’universo. Voce: Perché ti sei ostinato tanto da dovermi chiamare in causa? Sono il precedente dio. Colui che ha volutamente scosso le fondamenta del cielo.... la terra, permettendo all’essere umano di consigliarsi sull’anima. Perché hai voluto credere nel migliorare le tue membra? Le tue mani non potranno mai toccare le corde del vento DP: Ma potrò tenerle fra l labbra Voce: si.. potrai.... ma perché? Cosa te ne viene in tasca? L’uomo non fa altro che agire per ottenere... sei mosso dall’avidità di divenire, non è sterile di per se? Non potrai mai capire come i draghi del mattino portano il sole al centro del cuore... DP: potrò sempre chieder di farlo portare ad un bambino... Voce: mi diverti non-più-uomo, hai ragione, un bambino potrebbe portarlo... ma quale bambino lo farà?

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DP: Qualsiasi bambino che vorrà farlo... Voce: hai ragione anche ora.... il che devo dire mi irrita.. DP: dov’è Cassandra? Voce: perché dovrei voler sapere dove si trova Cassandra? DP: non l’hai mandata tu? Una spia perfetta per tener sotto controllo la nuova ribellione... dopo Adamo e dopo Lucifero, la mia Voce: ecco il tuo limite..... Cassandra non è stata mandata come spia, come ora è qui.. ma non devi saper altro. Vengo a giudicarti, a decidere se lasciarti comprendere pienamente, quindi farti impazzire... oppure salvarti e farti dimenticare tutti i soli di questi universi che hai già attraversato.. DP: Ammetto che non ti capisco per Cassandra.. Ma se sei venuto a giudicarmi, allora fallo! Non temo il giudizio.. Ho fatto mille errori è vero, ma anche tu ne hai fatti e ne continui a fare, non importa quanto puoi nasconderti dietro “l’imperscrutabile modo di agire di dio”. I tuoi ministri in terra si sono auto proclamati torturatori d’anima vestiti d’oro. Professano carità e la negano a se stessi... non li sto giudicando, ma espongo la realtà, o almeno una di esse.

Voce: Sei maestro in furbizia, ma non vedo odio nelle tue parole.. solo una grande amarezza.. hai la compassione e il dolore di tutta l’umanità, questo ti fa onore. Ma non devi

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passare oltre, ho deciso di limitare le tue comprensioni per aver voluto disegnare cerchi nell’anima. DP: Ora lasciami dormire.... ma prima voglio dedicarti un lembo di terra....

La paura delle favole L'uomo azzurro cammina per far stancare la morte nelle segrete dove il pittore maledetto ama e dipinge La donna trasuda fango Sono i peccati di un inverno dove la passione vince sui dormienti che sognano La vecchia innaffiava bambini li curava con la sua morte gli occhi neri di un giglio cibando con pezzi di se Era l'inferno della dolcezza e i suoi figli tornavano a vivere tra le carezze del giardino Torna dai campi grigi dove ogni spiga è in croce la donna che aveva solo gli occhi si strappava i ricordi dal cuore li seminava nel vento 108


cantando una ninna nanna senza bambini Ed ora dormi e portati nei sogni la paura delle favole dove cacciatori di preghiere immolano le speranze di inutili foglie d'oro E tatuando la ninna nanna a dio sulla mosca tremante, si mise a dormire sopra sfere d’argento e invettive.

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La disfida delle pulci Cassandra apparve sulla soglia di un ombra, sulle statiche impreviste previsioni della luce, distingueva ogni cosa chiamandola per nome, quasi fosse un antico arcaico gesto di un odore dimenticato. Diede un nome al tempo e ad ogni lancetta, si fissò su una carta di caramella multicolore, non sapeva come chiamarla, non le andava di sprecare i colori in questo modo. Cassandra: penso chiamerò questo.... l’arcobaleno di ferro. Il Dio poeta scese dal suo trono di nebbia che aveva creato nell’angolo della casa e avvicinandosi disse: DP: Potrebbe esser ogni cosa, perché definirla ad ogni costo? Cos’è questa fretta di far morire la possibilità di trasformarsi in ogni cosa? Cassandra lo guardò sconcertato. Cassandra: senza un nome non puoi saper la sua esistenza, ogni cosa deve avere una sua forma colore odore e sogno, sono le razioni base per respirare il cielo. DP: e chi lo vuole respirare? Qui siamo troppo in basso per rimanere senza fiato e infine morire perché avvicinati troppo al sole, ricorda Icaro. Si aspira al cielo pur sapendo che la mancanza di ossigeno ci ucciderebbe, non sarebbe meglio crear un paradiso in terra? Se non erro il precedente dio aveva creato un eden qui sulla terra.

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Non voglio cercare paradisi dove c’è piĂš spazio per poter sperare vi sia... preferisco crearlo qui sotto i miei piedi. La materia non è un brutto gioco se non ti lasci sommergere il sentire.. Non ho voglia di continuare a vivere demonizzando tutto, ogni cosa ha la sua decisione nel dover esistere, il termine di paragone del bene e del male senza il male non esisterebbe

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Il diavolo del paradiso DP: chi sarà colui che in un giorno qualsiasi sveglierà il torpore dell’attesa nel paradiso? Non concepisco l’eterna attesa in panciolle a sbirciare i segreti di una toilette! I preti forse descrivono la beatitudine come un enorme voyeurismo divino? Per favore... lasciamo queste cose alla semantica della distruzione. Diamo un senso istinto-logica a cosa potrebbe essere un paradiso. Un luogo di lavori forzati a splender come un enorme centrale elettrica? Non credo.. come non credo sia un luogo di rigore estremo, di purezza infinita. Dove finirebbe l’essenza stessa del bene senza la sua controparte? Il paradiso lo vedo come un enorme fabbrica d’equilibrio, dove ogni particella crea la sua essenza nell’inventar i sogni degli uomini, gli istilla una fiamma nel segreto e attende che il seme germogli. Strategie e piani come in qualsiasi altra forma viva. Se siamo fatti a sua immagine e somiglianza, se lui ha creato il tutto, ha creato anche la sua controparte, oppure anche lui è il risultato di una creazione, come se noi fossimo gli atomi del suo corpo o della sua stessa esistenza. Sai, pensavo il precedente dio fosse così scorbutico da non esser affatto un buon amico, invece più mi sono addentrato nel dissenso delle sue parole e più ho scoperto di volergli bene. Sembra che nemmeno a lui io dispiaccia, forse ama chi si mette in discussione e vuole capire? Chi lo mette in discussione e ne convince insieme a lui la logica della creazione? Il precedente dio è la persona più intelligente io abbia mai conosciuto, capace di ascoltare e non parlare ma azionare la natura a risposta. Penso lo farò regnare insieme a me nel mio infernale paradiso. 112


Avrò bisogno di un buon amico con cui parlare e farmi sragionare fino ad ammettere i miei errori.

Cassandra: pensi di sbagliare? Non avrei mai immaginato un novello dio sbagliasse.

DP: Certo che un dio sbaglia, altrimenti non potrebbe capire come fare al meglio. L’educazione all’errore insistente che l’uomo ammette sull’uomo è solo tentare di piegare la mente e la dignità, ma nell’errore vi sta tutta la volontà di correzione ed è divina. Ammettendolo un errore sparisce e si purifica del suo sbaglio. Inoltre da possibilità di comparazione nel fare meglio. Ma attenta mia cara, vi sono errori che non possono esser sommersi da giustizia. Uccidere qualcuno non avrà nessuna possibilità di salvezza intimamente, a meno che tu non sia sicuro di poterlo resuscitare. Se la medicina moderna sarà abile nel capire con quale parola resuscitare allora l’omicidio sarà come un comune raffreddore e verrà gestito nei tribunali come “temporanea sospensione degli interessi personali”.

Cassandra: divertente. Penso che al precedente dio faccia piacere avere un demone come te in paradiso, non sei così cattivo come vuoi far credere. Un buon diavolo...

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DP: ma non amo far credere io sia cattivo... amo far creder di esser per i fatti miei e lo sguardo dice: “se proprio vuoi entrare nella mia vita tieni a mente che vi sono regole di rispetto”. Cassandra rimase muta per un po e disse: Cassandra: Mi sembra giusto, ma hai perso di vista il tuo scopo... diventare dio.

DP: forse, ma pensare al risultato precedente mi permette di non rifare gli stessi errori. Cassandra: E che errori sarebbero? Il precedente dio è infallibile.... DP: Dici? E’ si un buon amico ma ricorda che è anche così bisognoso di fede che un tempo faceva tremare i cieli se non si dava l’adorazione necessaria, questo lo si ritrova nell’uomo... il potere, la bramosia di esso e pur ammettendo che il precedente dio abbia la necessaria potenza di essere il potere l’uomo ne imita lo scopo e i mezzi.... “se non credi in me sarai maledetto con mezzi nervosi”. Nel sommario è così.... Anche se l’uomo crea le guerre utilizzando vari sponsor... anche il precedente dio lo era....

Cassandra: andrai all’inferno per aver detto questo...

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DP: Vivere in un mondo in mano al limite dell’omo dove non c’è giustizia ne logica, dove l’uomo ha dimenticato il suo potere e annaspa per diventare la sua brutta copia non è forse già un inferno? Un mondo dove vi sono vegetariani che fanno dell’ipocrisia la loro bandiera negando la vita delle piante? Dove vi sono esasperazioni talmente perverse che inorridisco al solo pensiero? Anche se andassi in un inferno con del fuoco chiederei al capo stesso infernale un dibattito e sono sicuro troverei una logica e una tematica dove poterlo battere... a quel punto prenderei le redini dell’inferno e organizzerei degli strip bar consensuali....

Cassandra: tu sei pazzo...

DP: no, non sono pazzo.... ma so cosa mi piacerebbe e cosa no... Cassandra: si confermo sei pazzo...

Una mosca si ubriaco’ di parole e si mise in posa per ricevere la nuova poesia.

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Matrimoni d'interesse (morte per poetica acuminata) Si ha tempo per disfare semplicità dimenticare il respiro senza affanno abbiamo tempo per disarcionare conchiglie di montagna tempo per ricordare i dolori tempo per complicare un emozione E' un matrimonio d'interesse verso se stessi dove si sopporta la propria incapacità di esser felici Ed io guardo tutto questo come un maniscalco pronto a ferrare cavalli di fumo stanchi Sono abbastanza stupido per non credervi per non cedere al ricatto della logica che vi vuole sfiniti nella ricerca del dolore insistere nel suicidio della semplicità basta poco per respirare Guarderò sorridente a chi scrive di un vuoto prato verde senza che nessuno ci voglia per forza metter poesia ne abbiamo abbastanza da regalarla cibiamo vampiri di noia li facciamo vivere per il tempo di una lirica Sperando si dissolvano presto prima di aver finito di leggere... La poesia non ne uccide mai abbastanza...

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Il giardino della poesia Cassandra: come trasformerai il mondo una volta diventato dio? DP: Creerò il nuovo eden, le case saranno all’interno di un enorme giardino, il giardino della poesia.. dove padri madri e figli scriveranno poesie e le sotterreranno sotto alberi, poiché sarà quella l’unica maniera di far crescere le cose, con la poesia. I bambini si prenderanno cura delle parole dimenticando di piangere e ricordando ai genitori di giocare insieme a loro. Infatti Natale non sarà una vendita all’asta delle emozioni e dell’ipocrisia, ma il giorno in cui genitori e figli giocheranno insieme per tutto il giorno. Chi si vorrà odiare lo potrà fare, nessuna rivendicazione, verrà solo ignorato dal mondo, rimarrà nella solitudine insopportabile di se stesso... e a quel punto dovrà decidere se continuare a morire o vivere cambiando la propria follia. Verrà dimenticato ogni potere dell’uomo sull’uomo, poiché il vero potere sarà quello intrinseco nell’uomo e li i segreti creati dal precedente dio saranno così banali che in tanti si stupiranno del tempo perso. Il mio eden sarà il balsamo della giustizia, dove bene e male si equilibreranno fino a confondersi e non vi sarà mai ne bene ne male... ma la logica emotiva... niente di matematicamente assurdo.... ma il naturale scorrere delle emozioni... dove la paura non sarà la principale speranza. Non vi saranno regole poiché sarebbero infrante per fantasia, vi sarà coscienza delle azioni, e intensità dei risultati.

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L‘odio sarà naturale è sarà una scelta come tutto.. ma non un potere che schiavizza... si potrà scegliere di vivere o di esser vissuti... ma come dicevo ogni cosa avrà la sua intensità nel risultato. Senti questa ninna nanna che cantano dall’inizio del mio eremitaggio? Sarà nel cielo ogni notte.. per calmare ogni dolore.. Vi saranno altalene al centro della stanza di ogni casa e il cibo sarà un pensiero che si materializzerà fuori dal sogno. Non vi saranno bambini con le lacrime ma adulti che piangeranno per quel che hanno fatto. Una volta capito, verranno confortati dalla natura stessa. Non vi sarà guerra se non con chi non ammette di aver sognato male. E la terra non sarà un campo da dividere ma un posto per chiunque, solo convivendo insieme alla terra e non ospiti o inquilini scomodi. Istinto e mente saranno l’equilibrio e si imparerà a parlare e non a diffidare. Il cuore sarà la valuta con cui si compreranno i giorni, un atto gentile spontaneo sarà la ricchezza delle famiglie. Fai attenzione, non sto parlando di buonismo ad ogni costo, anzi vi sarà equilibrio tra il bene e male... ma nella giusta forma e non nell’esasperazione del secondo. Insomma toglierò tutto quello che l’uomo ha creato, poiché è solo il vetro dove ha incorniciato l’anima. E il nemico non potrà abusare della presunzione dell’uomo fino a fargli spegnere la fiamma che inonda l’uomo per farlo diventare schiavo. Questa guerra deve finire Cassandra....

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Cassandra: E perché lo dici a me? Credi sia io a volerla? DP: forse non la vuoi ma non fai nulla per fermarla, non è forse anche questa presunzione?

Cassandra: non so di cosa parli e cambiamo discorso. Il paradiso sembra carino, anche se vedo molti errori, dimmi come organizzerai la tua schiera.

DP: Si molti errori ma sapremo tutti correggerli, liberi da ogni pressione umana. Schiera? Ah si ogni cosa deve avere la sua organizzazione. Sai cosa? Penso di attorniarmi solo di buoni amici e ne farò angeli addetti a quanto amano di più. Nella vita ho incontrato raramente persone in cui la mia anima si fondeva naturalmente con loro, dove ogni parola e pensiero era un estensione dell’altro. Ora te li descriverò senza dilungarmi nella follia di una esasperazione

Farò di Roberto l’angelo della passione, sarà il reggente della giustizia e della buona misura. Guarderà il mondo contandone le vertebre e se ne mancherà qualcuna potrà giudicar la solitudine degli altri. Sarà colui che deciderà in quale misura si dovrà soffrire, potrà aumentare o negare un dolore, conterà le lacrime dentro il tempo stesso e ne creerà oceani calmi.

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A Michele sarà dato il potere delle stonature, ogni cosa dovrà correre su un pentagramma intonato, sono stufo di sentire sorrisi stonati, abbracci fuori tempo. Regnerà anche sul colore dei sorrisi, sarà peccato mortale togliere un sorriso a chi lo fa con il cuore.

Susanna, a lei darò la scatola dell’amore, regnerà sull’imperfezione di esso. Sarà la sua nemesi, lo coltiverà e lo strapperà dalle mani di uomini e donne e lo nasconderà nelle vene del vento affinché possa seminarsi dove il soffio sarà giusto.

Angela sarà colei che toglierà il velo ai segreti, ascolterà le vecchie rane e i sospiri mentre si dorme Ascolterà le ipocrisie e le renderà palesi, cercherà chi si nasconde e lo porterà alla luce. Sarà la musa delle poesie che raccontano l’intimo, ogni discorso sarà cantilena prosa e rima perfetta, perché non vi siano più cose non dette ma solo parole nuove con cui descrivere i sogni ad occhi aperti.

Eliana invece la metterò a cacciar le mosche, perché non vi siano più bambini con gli occhi spalancati ad attender la notte. Sarà colei che sorride dal buio a tutti coloro che hanno paura. Scriverà sul cielo la frase da imparare a memoria, la filastrocca di dolci da regalare a natale e nei giorni in cui solo alla felicità è

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permesso parlare. Sarà colei che insegnerà a farsi baciare dal vento. Luciana invece dovrà occuparsi dei mari, dovrà portare sassi a forma di cuore in ogni spiaggia e farli trovare alle persone giuste, dovrà stare vicino a chi piange e donargli lembi di mare per nascondere le lacrime. A Stefania invece darò il potere sui disegni dei bambini, perché scarabocchino il tempo e i visi tristi. Asseconderà i mariti e le mogli ad esserlo davvero, a non aver paura di amare e a lasciarsi stupire da un bacio. Infine Alexandra sarà il sorriso di ogni bambino, giocherà con chi è solo, e guiderà la mia apocalisse nel colorare questo mondo ormai scolorito. Il suo sorriso sarà la cosa che calmerà i vulcani... E con queste persone potrò finalmente dire che il mondo è un bel posto, poiché ognuna conosce il silenzio dei sorrisi... quando non farlo è morte certa.. e allora si scrive per rattoppare la realtà che entra nel nostro sudario colorato.

Cassandra: hai divinizzato i tuoi amici? Che scempio! Ora che farai? Darai il titolo di suore a prostitute carine?

DP: perché no, vuoi esser la loro madre superiora? <ride>

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Cassandra: stupido! Come dio non sei affatto divertente DP: Oh non ricordo che la bibbia sia famosa per le barzellette divine Che siano famosi i suoi rappresentanti in terra si, ma non il sarcasmo. Non è forse il volto descritto di un dio vendicativo e collerico se non lo si adora come lui ha deciso? Cassandra: Ah inutile parlare con te su questo tema, odi tanto la chiesa? DP: non odio la chiesa, trovo sia troppo ipocrita per esser così santa come vuole far credere, come i cattolici anche tutte le altre religioni. Ho trovato molto più spirito in una capanna ai bordi di Manuas che in Duomo a Milano. Anche se una vera preghiera nei secoli è più frequente se non guardi il mucchio in evidenza. La ragione è sempre stata sposata con guerre e forza bruta. Lo spirito non dovrebbe esser comune a tutti? Oppure su questa terra sono apparsi così tanti dei da esser zona di conquista celeste? Allora anche esser dio non avrebbe senso, perché sarebbe troppo simili agli sbagli dell’essere umano. Sogno una pace uguale per tutti, ammettendo le differenze di ognuno di noi, non uniformarsi alla perversione. Cassandra: merita di esser descritta la rinascita, hai una poesia che metta fine al tuo esser umano? DP: Si purtroppo l’ho scritta...

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Crocefissi d'ombra E' giunta la sua ora divenuto il tempo liquido di un orologio che si ciba d'anima professa un mondo al contrario dove la parte peggiore è un sorriso dove le parole creano dubbi ben chiari esplosioni di logica dentro l'anima piÚ profonda di ogni stelo di uomo che si professa cometa e sole Qui viviamo di certi sconcerti di certe vele strappate che ogni vostro dilemma porta la soluzione piÚ banale che ci si ostina a non sognare Lui resuscita la voglia di vedere di capire che siamo un altro dio nella schiavitÚ delle paure Dove i miracoli della logica sono cibi precotti per incatenare le speranze Nemmeno l'arcobaleno è una promessa e crocifiggono ogni uomo ogni donna che voglia sapendo vedere ritornare alla propria ferita divina dove tutti siamo colpevoli di aver voluto capire che non siamo solo parole da concimare crocefisse ad un ombra

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Un bambino diventa dio Quel giorno Cassandra dormiva ancora, il dio poeta si svegliò di soprassalto dal suo cielo di cartone. Prese a cantare dondolandosi davanti alla finestra. Dopo circa dieci minuti prese un martello e iniziò a rompere muro e finestra in modo che la luce del sole inondasse la stanza. Le ombre si incendiarono negli angoli e ogni cosa seppur ancora scolorita prese un po di colore. Abbracciando la luce del sole iniziò un lento lungo monologo che al cielo parve più una minaccia

DP: Eccomi, non mi nasconderò più dai vostri nasi che fiutano il dolore, ne dalle mani che afferrano le tele notturne. Ora non ho pace se non per vivere. Da oggi sarò il dio poeta, non più uomo, riprenderò il posto in me stesso che mi spetta, l’acidità dei sogni sparirà per colmarsi di profumi di tiglio. La caparbietà del nonsenso avrà il suo regno nel mio occhio sinistro e la Shin arderà come cometa fino ad incendiare i passanti che tenteranno di divorare il mio sorriso. Prometto a me stesso di non cedere al dolore dell’ingiustizia ma deriderla in silenzio come disprezzo ultimo. I miei miracoli saranno far apparire sorrisi, vendere una droga chiamata vita. Amerò senza paure o false attenzioni, donerò un gesto possibile mai per insistenza, distruggerò questo mondo con i colori delle parole e lo ricostruirò da bambini decisi. Attenti voi miseri umani, le vostre saghe sono al termine, la baldanza dell’orrore è al suo culmine, messia unico del diniego della pietà per quanti 124


adorano dei di assurda perversione. Che io sia dannato se metterò il cappio alla fantasia, alla spontanea gioia che scorre in noi. Da oggi io sono il dio di me stesso e spero che il mondo presto sia un oceano infinito di migliaia di divinità pronte a giocare con il sole e le stelle invece che volerle annientare. Stupidi uomini, autori delle bave delle fiere, sono qui per voi, Sono qui per distruggervi. Rimase lì fermo a farsi incendiare le ombre dal corpo da quei raggi di sole che ora sembravano parlargli sulla pelle.

Cassandra: Un applauso alla tua decisione, ti riconosco come dio di te stesso, hai il peccato tatuato nelle dita ma è lo stesso peccato che spinge un dio a regnare e creare. Per questo sarà assolto come necessità di creazione. Lascia che sia io a darti il primo saluto dio poeta, e benvenuto nel tempo nuovo che hai creato. Non permettere che il nemico ti conquisti, crea rovine che appaiano al nemico come città ricchissime affinché si possa accanire su quelle e lasciarti fortificare la tua vera capanna. Ricorda che la natura da oggi ti sarà amica e riconosce in te un suo simile, hai avuto il coraggio di liberarti dell’umanità per esser ciò che eri destinato ad essere. Ti saluto Dio Poeta.

DP: La mia bibbia sarà un insieme di poesie, i miei sogni e ciò che vedo per condividerli con il tempo della gente.

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Ma ora vieni, c’è da distruggere un mondo e ricostruirlo. E’ tempo che l’Apocalisse inizi.

Cassandra: E’ proprio necessaria? Non basterebbe urlare al cielo il tuo volere? Ora la natura ti ascolta e ti concede i desideri in accordo con il suo essere.

DP: Si è necessaria una apocalisse, tanto è stato costruito nell’anima dell’uomo che ormai l’essenza è profondamente nascosta. Vieni... iniziamo...

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Apocalisse dei colori (Ultima possibilità della vita)

E vidi un mondo scolorito dall’ipocrisia di se stesso, uno sciame di profughi dei sogni vagare senza senso, nascere per raggiungere in fretta il punto in cui la vita si stanca, un mondo dove si muore per disattenzione e per non credere nel proprio respiro. Ho visto un mondo lasciarsi dimenticare dalla natura, far guerra ai fiumi agli alberi e alle stelle, distruggere il loro sole. Mai disgrazia fu peggiore di questa sulla terra. Per questo il dio poeta decise di punire l’uomo. Ed ogni bambino sulla terra prese in mano i colori e iniziarono a ripassare fiori, piante, alberi, tutto tornò di un verde brillante. Colorarono anche le nuvole, non più gonfie di tempesta, ma di un argento e avorio. Altri bambini presero raggi di sole e li affondarono come fossero spade nel cuore di quegli esseri umani che marcivano di solitudine. Alcuni bambini iniziarono a leggere favole ad anziani lasciati soli e questi morirono con il sorriso, poiché la paura di esser dimenticati era scomparsa. E vidi salvare gli animali perché era giusto e non solo una moda con cui rifarsi il trucco e vidi animali salvare uomini finalmente contenti di farlo. Un gruppo di bambini insegnò la musica ai sordi e questi tornarono a sentire. Un altro spiegò ai ciechi come vedere, li presero per mano e li fecero camminare sull’orlo dell’inferno, 127


dicendogli: “ora cammina da solo” e questi passo dopo passo senza cadere ripresero a vedere. I colori non finivano e c’era ancora troppo mondo da colorare. Vennero un gruppo di uomini e dissero: “noi siamo i potenti della terra, coloro che governano il cielo e la terra e gli uomini tutti, bambini fermatevi perché noi ve lo ordiniamo”. Erano arroganti e inutili e i bambini presero a fargli scherzi tremendi facendoli infuriare e più si arrabbiavano e più si trasformavano in pagliacci e i bambini ridevano più forte. Poi i bambini colorarono il cuore dei potenti e questi si resero conto di tutte le loro perversioni. I potenti non smisero mai di piangere e dove si trovano ora è chiamato: il monte del nulla, poiché le loro lacrime non potevano portare in vita nessuno ed erano quindi inutili. Vennero le donne che avevano ucciso i loro figli e denigrarono i bambini. Questa volta non risero e non colorarono il loro cuore, poiché era un pezzo di carbone acceso. Tutti i bambini gli voltarono le spalle e le madri perverse diventarono alberi sterili su cui nemmeno i cani volevano pisciare. I bambini finirono di colorare il mondo ed ora ogni cosa aveva il suo colore e chi aveva passato la vita a pentirsi era stata negata la nuova vita, in quanto ne avevano sprecata già una. E maledirono cantando chi faceva troppo bene poiché è come fare troppo male. L’ultimo bambino trovò ancora un colore, e si mise a scrivere nel cuore di tutti gli adulti:

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“perché tu non dimentichi mai di avere un cuore bambino, perché tu non possa indurirti a tal punto da dimenticarti di giocare e stupirti della vita ad ogni tuo sguardo” L’apocalisse era finita e il nuovo mondo era pronto per ridere di se stesso.

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Rivelazioni DP: ti piace la mia apocalisse? Il nuovo mondo così imperfetto e da ricostruire? Cassandra: il precedente dio non avrebbe potuto far peggio. Sei così sicuro che i colori possano cambiare la gente? Ti ricordo che non vedono i colori come sono ma solo come li immaginano.. DP: hai ragione, per questo i bambini hanno colorato i loro cuori e le sporcato le loro dita, perché non fossero gli occhi a vedere ma l’anima a sentire. Ma l’apocalisse non è ancora finita, qualcuno ancora deve capire. Cassandra: Chi? DP: Tu. Cassandra: Io? E cosa c’entro? DP: So benissimo che sei tu il precedente dio, hai manifestato qui da me la tua essenza femminile affinché possa io esser confidenziale. Ma ti ho scoperto da molto. La sophia curiosa... Cassandra: Ah... ormai è inutile negare, si sono io, Ti ho voluto tenere d’occhio nel tuo diventar dio. Erano secoli che non ne vedevo creare uno, ero curioso di vedere che dio fossi stato, o forse solo un pazzo. Ma ho sempre un vantaggio su di te, io sono maschile e femminile, il diviso unito, tu no.

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DP: Ne sei sicuro? Il mio esser completo nella divisione è ciò che mi permette di esser un vulcano gravido, l’empatia necessaria a guarirmi le presunzioni maschili. Non parlo di sessualità, ma di spirito. Il mio diviso è unito da se stesso, ho fatto pace con il mio tutto. Come vedi non siamo diversi. Devo solo imparare del tutto il segreto della parola e del suono, solo allora saremo identici. Cassandra: E in quel momento ti verrò a trovare ancora e riconoscerò un mio pari, per il momento posso solo vedere un uomo che è diventato se stesso, il motivo stesso della creazione, il senso del mio peccato. Di questo mi compiaccio, solo pochi altri lo fecero. DP: non mi interessano le celebrazioni, la soddisfazione di capire ciò che vedo con anima e corpo è lo scopo del mio diventare dio. Cassandra: maledetto.. questo è l’esatto animo... non posso negartelo. Ti saluto novello dio, questo è il tuo mondo ora, goditelo e muori dal dubbio che ti rosicchierà l’anima come ha fatto con me. DP: Fermati, ho un ultima poesia da regalarti.. Cassandra: non ho più mosche per te... DP: Oh no, questa la scriverò su di te... Cassandra si stupì ma lasciò fare...

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Ho ricordato a dio di tutti i miei figli uccisi Ho rasato l’anima del maggiore delle mie amanti rimanendo senza sorriso Sorda alle tentazioni che ho deciso di rendere sue Era una tenda da campo, in mezzo al blu dell’erba senza colore Aldilà del fuoco c’è un mondo diverso Nasce dal vuoto delle ombre che lo divorano Sono secoli che la mia gente ricorda a dio tutti i mali E ancora rimane sordo al nostro lacrimare spine Non ci siamo mai lasciati andare…. Allora perché non risponde? Non abbiamo mai smesso di combattere… Perché non risponde? Non abbiamo mai avuto la presunzione di stare bene Forse per questo non ha mai risposto… Non mi rimane che ricordarti tutti i miei figli uccisi Lasciati a marcire nella bontà delle loro opere Mentre bianche vesti Pretendevano di costruire miniere nel nostro cuore Estraendone l’oro più puro di questo universo Hanno raccolto tutti i nostri desideri Lasciandoci caverne vuote e il nostro stesso eco Cosa porteremo in pegno quando moriremo? Come pagheremo Caronte? Dovremo sacrificare ancora dei nostri figli per renderci importanti? Dove sono le tue spade promesse Le libagioni di vento e miele Non hai mai mantenuto una promessa Hai lasciato il mondo ai tuoi lacchè di fango e sterco Io ricorderò tutti i miei figli morti ai tuoi altari 132


E chiederò giustizia per ognuno di essi Abbiamo un’eternità per giocare la stessa partita E non sarò io sul banco degli imputati Ma le tue arcate in rovina Hai creato l’arcobaleno come patto con noi Ma da tempo non se ne vedono più Ora dormi, tu che sei l’ultimo dei miei figli Per poco ancora vivo Almeno fino a che piacerà a qualcuno Ma domani Ricorderò a dio tutti i miei figli uccisi E sarà una ragione in più per sopportare le vostre inutili torture

DP: Ora permetti io finisca la mia apocalisse dove tu sei l’ultima nota? Cassandra: prego sono curioso,..... Un bambino apparve di fianco a Cassandra e gli tese la mano Bambino: Vieni ti farò capire cosa ti sei perso e se vuoi posso insegnartelo... Cassandra prese la mano del bambino e lo seguì, fermandosi un attimo per fare un sorriso al dio poeta Cassandra: grazie.... Il dio poeta si ferì con una spina e sorrise. Ora poteva scrivere la sua bibbia

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Chi sei tu che io non sia giĂ stato prima di morir e resuscitar sereno? non importano piĂš le domande infinite sono trucchi da macellai per maghi da fiera conversazioni di teste mozzate La sola domanda l'unica possibile "chi sei tu che io non sia giĂ stato"

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La Bibbia delle mosche di sale nero

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I morti le parlavano da una vecchia lavanderia, quando erano in vita lasciavano gonne, camice, pantaloni e altro, dimenticandone il ritiro. Lei collezionava gli scontrini.. teneva d'occhio gli annunci mortuari e appena un nome appariva lei andava a ritirare il capo dimenticato... Casa sua era un cimitero di dimenticanze e le ultime vere ereditĂ della gente invisibile

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Terrorismi emotivi

Di fatti umani si parla nella danza e il mondo ne discute come parabola immacolata Misero una bomba nel punto pi첫 debole delle sue emozioni terroristi dei sentimenti a discapito di un pensiero d'amore un solo ferito quasi morto al tatto per incorniciare la vendetta di non aver mai appreso quanto si possa maledire un gesto atteso Salvi criminali mai giudicati dai passati e sono i crimini che il mondo conosce gentile indifferenza dei giorni che mancano al paradiso attimo dopo attimo per non colorare pi첫 quelle mensole opache che sorreggono il cielo

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Era quanto piĂš vicino a un dio egli conoscesse, lui sapeva fare tutto. Sapeva far piangere, ridere, amare esser triste, con una canzone, con una parola, con un bacio o con un gesto. La sua curiositĂ era divina eppure sapeva tutto, ancor prima accadesse. Sapeva che le sue azioni lo avrebbero portato a farsi odiare, ogni dio che appare viene crocifisso, un buon dio deve starsene nell'ombra e risolvere i guai se richiesto, esser la colpa ai nostri danni.... era quanto piĂš vicino a un dio egli conoscesse... un uomo...

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Sogni in lista Il sogno migliore che posso avere senza la furia sarĂ coltivare un campo sterminato di fiori invisibili portarvi milioni di bambini ed ognuno potrĂ prendersi cura di un fiore dargli il colore il nome, il canto e il sorriso... fino ad imparare di esser diventati adulti ma con la stessa magia del proprio vivere

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Sono anni che non si cambia, ha sempre lo stesso sorriso che portava quando era felice. Ma non amava ricordare la felicitĂ che ora nascondeva come un gettone della lavanderia, ora preferiva guardare il giorno dopo, riempirlo con acqua e saltelli brevi.... era un altro tipo di felicitĂ .. era la sua.

Non seppellite le stelle PerchĂŠ vi ostinate a seppellire le stelle? non fatelo Non lasciatele a marcire in tombe solitarie fatele tornare al cielo dal quale sono cadute non imprigionate il corpo sotto le lapidi lasciate che le stelle tornino nell'infinito lasciate che ogni molecola torni a concimare le speranze di una nascita non voglio il mio corpo inutile lo voglio spezzato in miliardi di possibilitĂ esser fiume e albero respiro e diniego.. solo lasciando le stelle al cielo potrete capire cosa significa vivere..

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La rosa e il lupo Nascondi la pace Con savio belligerare Ridi ed è cosÏ naturale In oceani ghiacciati sono ricordi di un intero mondo Foreste d'attenzione Dove sei rosa bianca Portata nel vento Nel suo ventre immortale Senza spine a corona Rosa bianca regina Di castelli di neve da taschino Coorte di pupazzi di neve Colorati da pastelli di sorrisi E lunghi alberi Come dame bianche e silenziose Sono corona Del tuo muto selvaggio respiro E come sai esser rosa Diventi splendido lupo bianco Dal gemito di flauto di neve Perverso nel guanto di dio Dolce e boschiva Ad ogni incanto guardi Sei rosa e lupo In questo eterno deserto di silenzio Di un bacio siberiano 142


I fantasmi muoiono di vecchiaia Come un enorme arteria tinta a rosso dove scorre furioso disattento folle e noioso il corpo compatto di mille vite i fantasmi dinoccolati tornano indietro vanno verso l'opposta pazienza Sono vecchi stanchi di correre trascinandosi il copione scorpioni senza veleno non piĂš per figli che hanno lasciato mogli che sono risorte al tempo ma che non gli preparano piĂš la vita ogni giorno Sguardi come pareti su cui scalare la vita chiedere i rimborsi per quante volte non abbiamo capito su quelle scene che si vedono nei film sulle ali delle falene che offrono la vita per un sogno Lei aveva polvere di promesse nell'occhio con cui guardava l'altro lo teneva chiuso per trattenere il nostro primo bacio Non ho mai capito quanto fosse cosĂŹ sereno solo ora che non lo reggo piĂš con i miei sogni I fantasmi muoiono di vecchiaia camminando a ritroso in una metro affollata

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Uomini in bici da donna E' una comodità assurda poggiar il grembo gravido di birra su quelle astute biciclette vantar un cestino in cui non metter nulla ma comodo saper che c'è E' l'ora di pausa della vita quando si scappa da una casa ormai vecchia lasciando la moglie in pace e vomitar l'esperienza al bar "ricordati di comprare ancora tempo" fosse per lui si dimenticherebbe di respirare Tra una partita a carte e discutendo di una politica mai buona ci si nasconde dalla morte contando i posti vuoti che ogni giorno spaventano "Lascia una moglie e 70 figli immaginari" "Uomo probo con i soliti segreti" Il bar di paese è la vera anticamera della morte dove il tempo sceglie un caffè offerto dove si gioca a carte per vincere un altro giorno alla vita.

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Il collezionista di morsi Amo tutto ciò che si porta ai denti la carne affilata di un momento tutte quelle linee sul corpo che disegnano la mappa di una notte l'adolescenza di uno sguardo portato in tasca insieme alle chiavi di una casa non tua Colleziono morsi e pazienza pelle a scaglie e il giornale di domani ogni lato della pelle consiglia la paura come metro di attesa per scene di una salutare ipocondria della vita Ti lascerai morder la pelle d'anima che vesti come una bambola di porcellana? Forse lascerai svestirla o portarla a passeggio Ma quando la riporrai avrà una macchia di indecenza un tempo senza forma Marchiare con la propria firma angoli scoperti Ogni nostro parlare è scriver la pagina di un libro autobiografia fatta con i denti scritta sulla pelle... senza note da parte dell'autore..

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Il feretro d'ambra Solo in te muore ogni mia gioia poichÊ ognuna è come ciò che vive un giorno ed ognuna parla alle tue spose di maggio alle delicate manie del tuo sopportare il tempo sei il feretro d'ambra dove ogni mia stanca guerra si placa la coppa delle mie parole Sei dell'uomo il primo amore che rimane come marchio a fuoco nel ricordo e nella nostalgia PoichÊ sei l'ultimo mio amore ma feroce come il primo quanti passi devo fare dalla vita alle labbra dal tuo corpo al mio volerti? Rivendico tutto il tempo in cui non sapevo dove cercarti i giorni in cui non ho potuto toglierti gli incubi dai fianchi Ed ora ogni istante che verso in te ha l'intensa follia di una vita intera un feretro d'ambra che trasparente splendido contiene la mia Dedicata

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L'autunno delle carezze L'arabesco dei suoi sogni e tutti i libri non potevano sentire ciò che nascondeva nelle pagine scriveva tuoni e fulmini di zucchero seguendo la linea delle mani geomanzia del corpo un telo di febbre urlante Sdraiata sul bianco del cielo donava carezze d'autunno a pupazzi di latta morbidi senza piÚ vita Le pagine che li rendevano vivi sono state divorate dalle loro azioni Una galleria di quadri che sospirano per non poter tornare cercasi volto disperatamente lo sguardo che avevi quando tremavi il cuore che dimentica di salutare ogni volta che esce per ubriacarsi di notte e rugiada Non importa quante forche si alzeranno sulle strade quanti crimini dell'inumana dolcezza saranno condannati a imitarsi in un gesto cosÏ plateale da diventar sordo sul sagrato di giada di una carezza d'autunno

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Mazzi di libri come rose E lui non sapeva come descrivere i suoi sogni per questo le lasciava un testo ogni notte come fossero mazzi di libri di rose mettendo il suo nome sopra quello vero non lo faceva per gloria ma per sentirsi meno distante E una volta erano poesie un altra un romanzo di avventure altre mille fiabe ed un sol tempo Lei trovava queste parole ad ogni alba sorrideva e cercava tra le siepi sperando qualcuno fosse rimasto a sfogliare i nuovi libri Lei lo attese una notte e scopri il suo volto "perchÊ non mi parli" sussurrò "Io ti parlo ma non solo per mia voce costringo tutti gli dei e i demoni a portarti omaggio ti porto libri come mazzi di rose per ricordarti che tutta l'arte parla di te", pregò lui E lei abbracciando l'infinito di quell'amore lo liberò della sua attesa Lui non lo faceva per gloria ma solo per non esser cosÏ distante dal suo amore per lei Dedicata

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La città dei sogni bagnati La piazza è un onda di stracci riempiono con i loro occhi le tavole dei mercanti comprando senza denaro la fantasia delle merci Il sole è luce senza colore che copre le parole scritte dallo scriba mentre la polvere scappa tra le gambe dei bambini La città muore per potersi vivere domani manderemo il silenzio in esilio e rimarranno le domande dei bambini il sorriso delle sirene gli sguardi delle vergini all'amore Abbiamo reso sorde le campane delle chiese nessuna folla ammassa i negozi del perdono riapriremo i pozzi dove la luna scende a farsi rubare La città è un nuovo figlio case pulite dove i versi si scrivono alle finestre

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e i poveri vendono monete d'oro Si mangiano stelle su rami d'argento e vi saranno serpenti alle porte di casa così da non far entrare il vento In questa città non coloriamo il cielo è lui che colora i nostri incubi e diventano grifoni di platino sui tetti senza fermo La città è il paradiso dei viventi ed è per quello che l'abitiamo solo nei sogni che si bagnano di pioggia

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Maledetto punto Uso poco il punto è un buco nero che ingoia tutti i sogni che scrissi poco prima la luce di quel che sperai finisce in mondi alterni dove un giorni si è santi il giorno dopo rigattieri grasse parabole d'aurora sciolgono il ghiaccio dei punti interrogativi il punto ruba gli amori delle virgole il cinismo delle doppie la punteggiature è farina del diavolo ma come panettiere dimentica sempre di metterci il sale rendendo insipide le tentazioni cosa vorrei avere che già non posso scrivere senza il punto? Sulla carta che indosso come pelle e sul cappello su cui ci sono maledizioni dedicate alle nuvole scarpe ornate di poesia da viaggio per portarmi sempre oltre il luogo dove sono Ma ricordate se scrivete d'amore non mettete mai il punto alla fine potrebbe rubar tutti i sogni che dovete ancora fare

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La lettera di sale Pratiche inevase per queste articolazioni di ghiaccio scrivere per riempire fogli bianchi come carta moschicida per buoni propositi una forma aleatoria distingue il giorno dal pomeriggio abbiamo comprato occhiali per vederci acceso la luce sui nostri figli vergheggiato il silenzio sulle lattine vuote sedotto come un rigattiere senza rovine Le fabbriche hanno chiuso ma gli operai avevano giĂ smesso di bruciare La sposa ha scritto libri ha rinchiuso ogni suo progetto in fogli di perlato sapore non tornare indietro non lasciarti convincere ricorda cosa sei andato a sognare in quelle gambe da cervo in quelle poesie senza parole che ancora ci ubriacano nel dormiveglia dei pacchebotti

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Condanna alla Poesia (Giornata mondiale della Poesia e sua Accusa) Poesia come polvere di fantasmi orme nel prelavaggio quanto odio la poesia deforme i fianchi cosĂŹ aperti al sole tanto da non poter far figli Scivolo senza farmi notare la prossima ispirazione potrebbe esser fatale corromper la dolcezza fino a farla diventar passo di danza Scriver per potersi offendere ecco il sadismo poetico generar mostri lettere alla rinfusa sugli orli di un passato mostrar le vene vuote alla ragione del non poter esser Condanno la poesia colpevole di farci solo spiare il mondo tra i mondi e i poeti colpevoli di crear figli che non avranno futuro non ve bellezza nel cieco che guarda Figli dei versi rinnegate il favore delle muse fatele soffrire come amanti alla porta chiudete le fauci dei mondi smettendo di esserne cibo PoichĂŠ di poesia si muore ogni violenza scritta ci lascia senza fiato nella realtĂ ormai estranea

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Lo smalto di Eolo Ci contiene già abbastanza ignoranza la chiediamo come carità alle croci nel vento inutili sacchi d'Eolo che si ammassano sulle corone delle fiabe Portami acqua scura ma vorace nata nella tempesta del bisogno un attimo prima di calmarsi Siamo orgogliosi di noi stessi come un quadro appeso bene senza regalar la fronte al sole senza rubar soldati al fronte dei pensieri Ma premono come un tacchino che scappa ogni violenza che subiamo dai nostri occhi sale lungo le gambe il sedurre delle radici fermate al tramonto dalle domande del giorno presuntuosi quanto basta per augurarci la buonanotte e fare sogni lunghi una cimice I nostri risvegli sanno di bucato ed è per questo che facciamo in fretta a lavar via i dubbi che la calma denigra rivelandoci angeli dall'umore a scacchiera

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Una stella in meno Tutt'intorno il silenzio bagna i poveri delitti che ogni stella cadente ha lasciato nella notte Siamo simili ma non uguali Mi stupisce esser meno di ieri meno rabbia nel contar le vertebre al cielo meno curioso di saper che odore hanno le ali di un angelo Sono un piÚ o meno intenso Ma non importa come a voi non importa ciò che ho scritto domani 21 ore di assoluzione forse due per un bacio ma quanto tempo ci vuole per ricordarsi di amare? E' ancora un buon giorno per appendere una bandiera agli angoli di casa Con tutto il da fare che ci siamo inventati per occupar quel tempo dove avremmo dovuto sudare sogni

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La favola dei fuochi artificiali (dedicata a Lolita) Ti diedero il nome del fuoco che esplode sotto le stelle ma nessuna guerra ti ha mai toccato il sangue nessuna vendetta a chiamarti in giudizio Mai vidi più paziente dolcezza Perdonasti il senso umano per l’invidia Ma ti ricordo ogni lacrima quando ti abbandonarono al sole bianco nel ripostiglio delle persone comparse Nessuna fiamma è mai stata così sacra e tu sei uno dei miei più dolci e bei ricordi di quando si costruivan case per passeri Jack e le sue zampe enormi Jolly e le follie di un circo d’animali e sorrisi Non voglio cercar parole dal mio cesto di follia voglio solo dirti di un dolore nel non sentirti più calmare il mio demone Mi manchi anche oggi come ogni giorno in cui ti ho sperato Per dirti senza fauci che ti ho sempre voluto bene aldilà delle guerre su cui tu sognavi indenne

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Roberta Se per un dio crear mondi ha avuto l'onore di sentirsi unico Se per quei mondi ne ha fatto re e regina della sua anima nei ricordi Allora tu sei dio ogni volta che di gioia sorridi al vento Un temporale per dedicarti a Brighid Promessa sposa della terra Unica nel suo ultimo intento di iniziare Riesco a vederti nel campo incerto delle domande che non ti fai fino a ieri sconosciuta pace dei racconti Rimarrò ombra pur di saperti lago d'alpe Ma non puoi negar di amar il tuo saperti esistere Come un ebreo errante maledetto e dannato mi chino sugli angoli dei tetti a combatter stelle cadenti e sguardi d'infinito nulla ti tolga il respiro nulla ti adorni di paure Sentir chieder al cielo "perché" e non poter rispondere la condanna più feroce la scelta più iraconda di un demone che ora riesce a sognar lacrime poiché gli è negato raccontarti favole per dormire

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Il mio prossimo bacio non potrà esistere se non scriverò parole ai lati delle tue labbra creando il sorriso perfetto due parole per un intero attimo il segreto della forma la poesia del miele della tua passione cercata dal mio narciso poetico che divora i sogni piÚ piccoli

Doppiaggio d'amore Sveglia istinto! prega e divora sensuali processioni di ali senza lucciole Hanno perso l'anima all'ombra del tamarindo sono tempi in cui tutto va bene basta scrivere righe a caso sulle finestre l'ombra delle parole la casa finalmente si riempie di poesia per alcuni vociante per altri impertinente ognuno ha la sua poesia la propria formula magica per tramutarsi in qualcosa di vivo sotto le coperte penitenziario dei sensi carrozza imbiancata nessuna regina in lista di attesa solo una venere di milo che abbraccia tutti gli amori del mondo sotto il letto di un disegno andato a male

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La moglie indelebile Era una moglie indelebile una passione seriale puntata e repliche di se stessa a volte la guardavo per ricordare scene in cui ero altrove la controfigura di me stesso ogni film finisce dopo il primo tempo una richiesta di bis dall'ultimo spettatore dormiente in sala il tutto buono per sfamare i pesci nel cappello mi aspetterai all'altare? mi troverai come sempre ubriaco sotto le gonne delle statue impresso in calce alla preghiera degli ipocriti

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Il destino delle melanzane Partoriamo troppi noi stessi Diogene seduto all'angolo del bar solo e triste per aver trovato l'uomo perfetto ora cerca amori non corrisposti per tornar allegro Siamo puttane che vendono amore ma pagano il doppio per averne altri si inginocchiano ai propri figli programmandoli come marionette dei loro errori dimenticando di insegnar a volare Errori di sintassi Ecco altri un articolo messo al posto di un forse abbiamo bisogno di religioni per imparare ad esser buoni Invece di scoprirlo naturalmente invece di esser dei del nostro bene e male errori di battitura del nostro copione altri si drogano polverizzando capelli Ma a chi importa il destino delle melanzane? Questa la domanda importante per ingannare il segreto Altri partoriscono ogni giorno Indifferenti Come se non gli appartenesse.. quanto costa un chilo di pane appena munto? Non lo so 160


ma so di poterlo avere quanti di voi si svegliano sapendo che è un altro giorno da vivere? Un altro giorno nostro e non un ufficio in cui stare in fila ed aspettarsi un burbero funzionario della felicità l'umano ha dimenticato come viversi ed è questo che lo uccide di felicità devoto a prostitute vestali dello stallo devoto al non appartenere alla propria vita gettando i semi di un angolo buio in cui crescere speranze di cui conosce la morte

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Testamento di chi vivrà presto Cena dei meticolosi scalpelli distolgono le schegge dalle patrie rovine è stile! giura un monaco impazzito ma è il primo a cader dalla sua mano facile preda dell'azione Mi oppongo! Non interessa Mi fermo? lo sei Divinazione del passato ecco la formula magica del chimico cieco dove lasciava scogli di pensiero ora vi sono maree del sole rimpiangono la stima verso un desiderio la controparte oscena del suo ibrido istinto Ma è tardi troppo tardi ancora un minuto o forse due e ripartiremo di vento e scena copione nuovo morte vecchia

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Terroristi di dolcezza Impasta la carezza delle mie migliori notti fantasmagoria di un delitto senza vittime cerchi di assenzio alla periferia di una torta alla bugia antidoto perfetto sincera come un aquilone in cielo senza vento E' una ricetta segreta come l'espandi e distruggi dell'universo i nostri clienti comprano gioielli avvelenati la verità che manca al loro coraggio Manca a chi si inventa la realtà poiché si nasconde nelle pieghe di un ombra manca al cielo che si piange nelle maniche manca al cieco che insiste nel dir che vede manca a te... Clienti ricchi clienti senza un soldo al primo giorno di scuola diffida delle parole taglia ancora una fetta di questa splendida torta è vera come una dogma dubitato Chi di noi può avverarsi? Il sogno di ogni secondo che respiriamo troppe volte non si avvera si sorpassa come un incidente per strada curiosi ma lontani odio il natale del vostro aprile i regali vestiti come una scena muta Chiamateci perfetti pasticceri

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Angeli iracondi e impietosi pagliacci con un ottima mira prepariamo dolci al gusto di sinceritĂ ingordi di bugie non mancano mai sono clienti in fila infinita comprate da noi la vostra sinceritĂ affileremo i coltelli tagliando le indecise opportunitĂ dei vostri occhi chiusi sula scena del crimine della vostra vita

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Sminatore del vento Come un orso di cera come un soldato di piombo prendo parte al mio diventare al sole di stelle filanti che consuma gli spazi vuoti del buio nel singhiozzo c'è speranza e un campo di vento recinzione d'argento e salici allegri un terremoto di ninfe in attesa di satiri sobri per il caldo spezzato potrei anche restare ma passerò in cerchi di fuoco fermo immobile nel tempo e nel desiderio ti sposerò con diamanti a coriandolo un bouquet di spine e finalmente si colmerà la tua insoddisfazione la tua gloria è uno scettro di preziosi "non c'ero" non mi piace come scrivi ferma da sempre alla lettera "dopo" alfabeto muto di un cieco che origlia Sono uno sminatore del vento soldato speciale nella collezione di frasi fatte è un pericolo delle maniche familiare a se stesso ed un altro giorno dove nuvole infette esplodono nel campo di vento di questo giorno da sacrificare

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Ho paura Ho paura di questo uomo che non ama se stesso e si odia allo specchio corre su di una vita a raccoglier carta che mai gli darĂ un figlio su cui mai potrĂ riposar la testa Ho paura della rinuncia di quest'uomo di tutte le sue paure che lo rendono un masso nel buio la risacca del guado un cane nella nebbia che attende di sentirsi in un qualsiasi luogo... Ho paura di quest'uomo che sogna gli incubi Ho paura... e il tuo sorriso non si colora mai...

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L'autunno ci dona quella certezza che la terra partorirà ' ancora quel rosso su monti e boschi è la fertile moralità del rinnovarsi

Il giardino dei veleni Si corre il rischio di abbracciar fasci di scuse ogni volta che il vestito si stringe sul collo non farlo e passa oltre restituisco le parodie del tuo sorriso per un candeliere muto banco dei pegni senza legame apparente richieste errate e malevoli precetti frullato tutto in una messa d'agata Mi corrompo quanto basta a svestirmi nel tripudio di assonanze scordate ingobbito e incoronato come una rana saltello tra i gigli piantati senza stelo sull'ipocondria del ghiaccio E' tutto cosĂŹ assurdo che mi sento a casa qui nel giardino dei veleni dove ho piantato ogni fiore strappato dal tuo cuore 167


Il genio della lampada di seta Cosa posso farci ancora qui se non mi ascolto? La vetta più incisa nell'anima è la cima del sogno da cui lanciarsi carne secca non ci sono colori se il tuo sorriso non illumina le ombre e questo i miei demoni lo sanno parli di testa come un trofeo di te stessa comprami sui mercati di Baghdad nella lampada che non farà mai luce nelle scie di fuoco e sabbia dei venti neri dei kara neme baratterò giorni con minuscoli angoli di stupore per ora e sempre per sempre ora come genio della tua lampada su cui darai fuoco a tutte le anime che ho comprato

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Speranze podaliche Devo disarcionare ogni scandalo dell'ipocrisia la incrinatura del vento tra i buchi delle finestre la congettura di donne camino con i seni a fuliggine talmente perfetti e impossibili da sfiorare La prova è un sinodo la preghiera di un tarlo nascosto nel tuorlo deposto e cullato da un incidente distratto Quanta pace comprerai oggi? quanta te ne darai per avere un consenso che non senti tuo? Ti ho tagliato il diverbio tra le nostre facezie le osannate e spiacevoli benevolenze erano sotto un masso protette da serpenti aspiranti comici Vattene! E chiudi la forca! non deve prender aria la vittima del dissenso non prima di esser viva almeno ma ora basta, lascio scrivere spazi vuoti le mie parole han distrutto il silenzio che un santino a molla mi aveva insegnato a ingoiare

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Vivo volontariamente Sono invalido di presenza infermo sulla realtĂ passi fuori dalla porta della logica tenteranno di entrare e portarmi via cella aperta su tre lati fisso sul quarto tentando di scappare Scena madre deus ex machina e popcorn millanto pudore su vestiti sporchi dotazione standard divina matricola 111 trina volontĂ di coprire le orecchie volontario del vivere spargo sale sul chiostro e le preghiere salgono dalla terra come angeli sopiti chiamate la volontĂ chiamate la ragione tutte vi diranno "appena posso" il gruppo si scioglie dal singolo Ho bisogno di improvvisare la vita nuove forme di sincera gratitudine per non dimenticarmi l'oblio come ho fatto con te

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Le parole della notte Caldo senza confini suoni lontani senza previsione si dilata l'occhio delle stelle fiorisce la paura del risveglio attese di ovatta fuliggine degli incubi è solo voglia di un'alba a tratteggio non si dorme mai si veglia ad occhi chiusi il corpo che lasciamo sul selciato della notte lo ritroviamo diverso quando torniamo notte da bosco suoni di felce senza colori la fretta scappa dalle pareti la vita si riposa sul calco dei sogni e c'è chi vorrebbe un incubo da sognare una mano da veder cadere un ombra che scappa sotto le stelle e noi invece sacerdoti del silenzio notturno preghiamo l'attesa del buio suoni d'arpa nelle vene su tutte queste parole della notte come sempre annegate nel rumore delle stelle

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Sogni in guerra (fulmini pirata) Ho lasciato detto di non svegliarla nella sua casa di cristallo in mezzo al vento tra i suoi sogni da giardino nelle catene di sale e veleno ho appeso un nastro alle finestre per avvertire il tempo di saltare oltre dimenticare la sporcizia fuori dalle finestre la torta di compleanno ha occhi di metallo aspetta cocciuta la sua fine da orologio zattere di nuvole armata di sogni in guerra conquistano le spiagge del futuro con soldati mai invitati alla vita sono scelte da funambolo prospetti obliqui in caduta verso l'alto come un desiderio di neve calda Salpate fulmini! navi pirata del delirio di ogni giorno abbordate le fate violentate i barili di dubbio tesori d'oltrevita fino ad esplodere la mia umanitĂ non siamo piĂš umani ma pirati d'essenza pura fantasia solida gravidanza di colori feroci Salpate fulmini! lasciate che sia un amore diverso ad ogni approdo di dolcezza

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L'infanzia delle salamandre Lo scempio è un fossile di salvia si prostra al sole salamandra di lettere d'amore scritte tardi un oceano di cavalli a dondolo corrono liberi verso praterie di arabeschi e macramè suoni dalla scatola dei giochi i soldatini di piombo piangono tra una guerra e l'altra sono stato un figlio in affitto in un luna park di stagioni da colpire ho saputo ridere nei bassifondi dell'istinto mentre il circo smontava le fauci dei leoni dove sei finito? tra un pasto scaldato e un domatore di ragioni l'ombra gioca sul muro del vicino aldilà del nostro orecchio appoggiato per sentire hanno aperto le finestre per chiudersi nel mondo Le favole selvagge saltano nel cerchio di fuoco mentre una vecchia di marzapane chiude il libro senza bacio della buonanotte

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Non esser mai triste piangendo (Pierrot - serie delle maschere) Non esser mai triste piangendo è un fiore appassito per malati d'emozione scalda l'argilla del cuore sfoga i nervi dei baci ma sarà sempre la solitudine a vincerti i minuti luna e bianco un opossum ballerino spezzerebbe tutta l'ipocrisia di questi giorni senza sorriso mi chiedo se vorrò mai amarti esserne felice pulire le voci dei ricordi Mi vesto di bianco per sparire sulla neve un clochard di zucchero nato Predolino morto a baguette Chi sei tu da amar cosÏ tanto la tua tristezza? prendi il resto in spiccioli lacrime da metter in tasca al tramonto trasformati in sangue che scorre aperitivo di nostalgiche malattie consumato da solo in mezzo a mille occasioni pelle lunare monito umano lasciatemi dimenticare il mio sacrificio ad esser triste per compiacere la vostra follia

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Quante parole mancano? (Bautta – serie delle maschere) Quante parole mancano per arrivare al domani? per ridermi senza labbra come un laccio ubriaco perduto da una follia incipriata perdo il tempo dalle tasche gonfie lo stesso ticchettare del ritardo lancette nuove per definire i miei giorni indietro avanti fermo e vociante cinico sul ramo spezzato della laguna nebbie e prati verdi colori che si dimezzano tra cielo e terra un trasporto di ali senza gabbiani è una vita surrealista mai concisa mai il sommario di se stessa ne scrivo i bordi le pagelle e i voti taglia le pareti drappi di ombre cromate ed echi cosĂŹ chiari da far tremare i sogni Mi manca l'espressione con cui dirti tutto il destino che ci siamo persi le variazioni d'ombra sul cielo di questo inverno quante parole mancano a finire questa notte? scrivo frenesie per distaccarmi dal tuo tocco cerchi un profilo che non esiste voglio solo parole tesori segreti di parole da spendere in un profilo meno distante e finalmente tornare a sorridere al sole dei tuoi perchĂŠ

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Lei non aveva nulla da mettersi Apri pure il tuo armadio e cerca tra i ricordi alla rinfusa visi che non sapevi di avere ad ogni scoperta un colore un pensiero e rivivono senza chieder permesso tra un letargo emotivo e un attenzione distratta ti ricordi quell'uomo? ti vestiva come un "per sempre" ma se ne andò lasciando aperta la porta facendo entrare inquisitori di carta lei non ha nulla da mettersi lo pensa guardando un armadio pieno sbuffa e si arrabbia "dovrei comprarmi qualcosa" il mondo è pieno di cose da pagare con una lacrima con un sorriso UscÏ di casa per andar a cercar qualcosa che non durerà a lungo

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Il martirio delle labbra Suona il tuo desiderio tendilo come pergamena stesa sull'altare pretendi sacrifici alla tua pelle ai tuoi occhi semi chiusi per osservar il carnefice lascio che le ombre ti accarezzino le dita risalire fino al pireo di un olimpo di cristallo ardente Efeso impazzito e mentre ti ubriachi di te stessa ti scriverò parole ai lati della schiena sulle colonne del tempio nel segreto vociare del tuo intimo qui vogliamo morire in te bevendo il graal del senso miele e menta come un fiume di "ora" e "adesso" devoto carnefice alla vittima senza veli non offrirmi il corpo ma la verginità dei tuoi nervi del tuo sangue che scorre piÚ forte violerò i tuoi sogni in un eterno martirio che terrai tra le labbra....

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Rubando i sogni alle foglie Marciamo senza pareo un armata di bassifondi e liquirizia amari al rientro nelle stalle del sentimento fisici quanto basta per esserne schiavi sulle foglie che spazziamo camminando in circolo Ma oggi no mi fermerò in mezzo al mondo furbo dando la precedenza a tutte queste foglie attenderò muoiano in pace senza insultarle camminandoci sopra applaudirò al funerale dei figli e mi nasconderò a quello dei parenti correre fermo su tutti queste schegge lascerò che il vento sia il becchino di questi milioni di sogni sparsi lacrime cadute dalle dita degli alberi così mentre il mondo scorre come un film in bianco e nero io rimango seduto per terra a rubar i sogni delle foglie l'unico colore dal sapore di autunno confidandomi parlando spesso solo ascoltando

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Quando dio esplose Fermo crebbe il grano falciando come delitti affamati nel mezzo si fermò a stupire di un fiore un colore innaturale nel mezzo dell'oro si fermò a fissare l'arcobaleno dei suoi crimini pregando non possa mai esser giudicato Nessun dio potrà rispondergli l'ultimo rimasto si fece a pezzi e si sparse in ogni umano per ricordar chi erano pupazzi con piccole fiamme specchi che spiano l'anima mentre le mani toccano ombre in cerca di se stessi E il contadino dopo anni è ancora là a crear i propri delitti massacrando petali di lacrime per evadere da se stesso

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Falsari di falsi Sono qui tempi senza ritmo che ci danno il senso di disagio la frenesia di un sentimento che ci porta a condurre cavalli senza testa si schianta il cuore senza dolore solo frammenti di oblio al gusto di provocazione Niente piĂš che un falso d'autore una crosta identica alla copia il falsario del falso Si vostro onore ho commesso il crimine la cecitĂ delle mie dita ha toccato le vertebre di una marionetta sono stati commessi adulteri con la stessa moglie mai nessuno li avrebbe abortiti E' stato un omicidio comune come lanciare un sasso nel lago senza spaventar le oche sopite Non parliamo di dolore per caritĂ non esiste ferita dove la febbre scende il medico si ubriaca di pastiglie colorate fabbricate da storpi felici maledetti falsari di parole sono placebi a se stessi soffocati dalla presunzione di ferire le stelle chiedo venia amici giurati ma chiudo le finestre la puzza della discarica dei sentimenti penetra nel mio scrigno di felci incenso e bitume nel profondo dello sguardo per poter ammirare ancora la tua falsa illusione Cosa nascondi dietro la tua tela? Nulla che mi serva a far ridere il cuore

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Paziente Zero Contagio le vertebre di questo tempio incidendo lettere nuove offro parole ai silenzi senza schegge per pulire discorsi di parte fatti a quattro mura ad ognuna si bussa con aritmie decenti come cavalli verso valle verso un sottobosco sussurrato davanti a una pira di bianco mai stato puro E' il colore che ci manca piĂš della metamorfosi dei delitti di arrotini del sapere delle pungenti forme di cultura di pavoni in fiamme che vengono a vedere il paziente zero a rubare sangue dalle sue parole copiando la tessitura del vento su una scala a otto quarti ed ora lasciate che io distrugga tutte le immagini tutte quelle descritte per lasciare solo il ticchettio di un cuore che esploderĂ per tempo

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Immortali seriali In quante vite possiamo essere? in quanti ricordi respiriamo ogni secondo? Qualcuno avrĂ scritto di noi in maniera banale, odiata, profonda? passiamo nelle menti di stranieri per la strada per uno sguardo di qualcuno che si chiede chi siamo siamo un immagine rubata dalla luce che ci ripete all'infinito per un eternitĂ di stelle e tutte le nostre azioni sono un film in rotativa scene chiuse in barattoli sterili offerti a critici superficiali e spettatori distratti che non immaginano quanta vita ci sia in essi

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Avrei voluto vedere le cicale fiorire Avrei dovuto cacciarti fuori a pedate, ma avevi lasciato da me tutte le bozze e gli appunti dei tuoi sogni ancora non sono così cattivo per ora Per ora non assalgo le diligenze con cui trasporti le tue noie le poche fiammiferaie con cui guadagni secondi vorrei solo che le cicale tornassero a fiorire ammirare la crescita delle falene innaffiare contadini burberi e tutto il circo della campagna che me ne faccio di una città senza porte? ogni angolo potrebbe nascondere un altra te stessa una trappola dei tuoi sospiri una dolcezza che hai dimenticato sul treno come vivi in quella casa di marzapane? la ricostruisci ogni volta che inviti cannibali emotivi a cibarsi di te preposizione semplice del tuo disaccordo vieni celebriamo la tua noia è il salasso dell'insoddisfazione tende a rapire le possibilità a portata di mano, rende ciechi prima dei pasti e a stomaco vuoto, ma la è solo uno stimolo che ancora non conosciamo per questo vorrei solo veder le cicale fiorire mentre tu porti via gli appunti dei tuoi sogni

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Il sogno del Vajont Il cielo ci seppellĂŹ senza il suo blu ci offese negandoci il colore togliendoci il respiro Come un becchino scrupoloso ci coprĂŹ senza chiedersi se avevamo un vita che volevamo vivere Maledetto egoista maledetto silenzio I nostri figli sono diventati la foto vivente del loro sorriso Le nostre madri statue del loro dolore il nostro inferno non brucia ci gela la paura e l'amore di un sogno Ma nessuno mai ci chiese se volevamo vivere ancora prima di coprir le nostre bare

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Atto d'amore con Assassino Ti porto con me su granelli di sabbia dove salto i miei giorni compiendo le profezie di cassandra Arrivando a paradisi senza testa dove il boia ha un fiore all'occhiello un ceppo d'argento E per la mano come una catena ti farò sudare tutte le paure con spine d'avorio per i capelli pettinando via le illusioni che ti fan esser splendente E ancora più a fondo del nostro voler esser qui del nostro disincanto per un bacio di sferzate linciato dalla noia al rogo dai pensieri Perdimi ora e non esitar sul domani non esiste il noi se non come uno indecente nel procrear le stelle dalle tue lacrime ma solo così sanguinerà abbastanza da non dimenticarti Poiché il mio amore è una risata isterica dietro le spalle

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Piccole Enormi Stelle Maldestre Vanitose stelle brillanti solo per compiacersi che ne è stato delle sorelle spente ormai tremanti di vergogna nella coda dell'ombra Han smesso di esser luce a se stesse alla portata degli uomini su cui non brilla fortuna dove formule d'alchemici seri si tatuano conforti al proprio vociare Piccole enormi stelle maldestre assaggiate la notte morenti al sospiro Grandi i pensieri che vi hanno donato mentre indifferenti passate al setaccio solo specchi maggiori Ogni canto a voi intonato è stato disperso nella notte del cosmo Avete benedetto con attese solo chi schiavo vi rendeva gloria Inutili preghiere per le vostre presunzioni Troppe volte dedicate a luci ormai morte Ma ogni figlio può rubarvi con aquiloni inventati Piccole enormi egoiste spegnetevi in gloria e lasciate sperare la notte

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Il mercato nero del cuore Oggi svendiamo l'aria impacchettata in comodi minuti agevoli ore il mercato nero del cuore pompa siluri di incoscienza verso corazzate illusioni manda aria al cuore compra aria per il cuore pi첫 scendi e pi첫 respiri meglio l'estasi di un sottobosco di domande tuona come un folle senza denti che raccoglie scatole vuote Compra aria per il cuore spreca aria per il cuore mi piace l'inconsistenza del mio vedere respira pezzi di vetro morbidi li manda al cuore e ne strazia gli strati di ferro con cui ho rattoppato i giorni Compra aria Butta aria Quanta aria bisogna respirare per poter pompare abbastanza amore?

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120 Figli e una canzone 120 figli da rendere perversi davanti a teleschermi accesi sul consenso trasforma la tua mente in un campo di farfalle e goditi il momento in non sarai padre Migliori prestazioni con assi di bastoni cieli celibi d'alba e suore senza odori potremmo far finta di nulla ma non è vero niente l'uomo su cui contiamo a cui non frega un accidente E intanto resti a galla su pozzanghere di fiori camminando all'indietro come un buco senza fori e tarderai ancora al tuo nuovo funerale sempre che al giudice sia concessa la libertà individuale

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La deriva dei sorridenti Proverbi che si lamentano e ponti sulle mie libertĂ la prua di una nave fantasma si volge al sud di se stessa in un piccolo frammento di stella navigando galassie che fremono nel liberarsi Il mondo delle intenzioni si taglia le vene per sopravvivere mentre tutto nel suo folle caso diventa un crimine impossibile e mentre il fiume nasconde il passo un bacio si ruba tiene caldo alle dita Non ti pensai meglio di cosĂŹ ma non basti ancora alle mie ore le consumi sputandone i semi che cadono su campi di strette di mano Sparite ora prima che sirene gravide intonino salmi al funerale dei pochi sorrisi rimasti

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Ricetta facile per una salma Dove troverò ancora la morbidezza di un angelo sfitto la lugubre passione di una trottola come lucciole che si accendono ad ogni speranza morta Un avviso imperfetto un barbecue di bugie ed ecco servita la domenica delle parabole Le vacillanti attese di una fiamma tardano a presentarsi alla messa inutile pregare fortuna migliore alle scimmie urlatrici chiamami come vuoi ma non farlo di domenica ho una aspetto cosÏ tetro nel mio vagare per le stanze senza un delitto da compiere Posso ma non devo lacci di cotone al funambolo in cucina appeso al maiale lavapiatti rubato ad un circo ottuso Ed è ancora domenica speravo che le parole ne forzassero la dipartita ed ora come faccio? ho invitato tutti al funerale ma non abbiamo una salma Lui si guardò intorno indeciso....

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La matematica delle favole Il cieco conta le stelle facendo passi su comete di favole danza e non sente ma vede La scatola vuota morÏ di solitudine quando il vizio prese a riempirla di ricordi la scelse per la tenerezza la uccise per noia La foglia sorrise scivolando sul fiume correva senza sogni si tagliò le parole su una trappola per ombre Dieci figli senza luce quattro carboni per pagare il paradiso e tutti insieme diventano il conto da pagare ogni volta che ci addormentiamo Ogni favola ha un numero pari da cui dividere il bene e il male troppo di uno poco dell'altro e nel mezzo esiste il dubbio

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L'impostore che scolpĂŹ la luna Sono l'impostore di me stesso occupo il posto che dovrei riempire di me stesso io io e ancora io come una freccia a ritroso nel tempo della sua semplice agonia estetica basta dell'acqua per martoriare la felce umida come una trottola a natale dissacrante come un giro di chiglia al sole La luna come perfetta vittima del suo amore l'impostore rimane a scolpire la luna mentre io prendo il suo posto negandomi i giorni io ma non sono io uno specchio sovrapposto alle complicitĂ del dilemma come dire: posso baciarti? E si scappa senza poter fuggire l'esatto contrario di ogni cosa si spinge a fondo come lama dolce non siamo stati fatti per esser bruti ma ci vestiamo di tutto punto per sembrarlo non spero non mangio non scrivo non penso perchĂŠ dovrei? perchĂŠ si deve? Ed ecco l'impostore che si sdoppia per catturare veloce il battito di ciglia di una luna sorpresa a torturarsi mangiando pollo fritto e ali di lucertola soppesando il cuore nel giudizio dei vivi

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Caro Giano ti scrivo.... Giano maledetto hai perso le maschere con la complicitĂ di ipocriti scarlatti scivoli sugli accenti senza mai dire la fine di un discorso siamo colpevoli di sorridere e non fermare il tempo colpevoli di amar troppo i peccati che ci fanno parlare aldilĂ degli stolti che leggono non compiangete la compassione dei pupazzi che sia un sordo urlo contro le pareti dello specchio tirare la corda fa gemere il senno per un amplesso tra dimenticati Ed ora per chiuder la propria arringa ti avverto Giano non vantarti troppo di buoni sconto scaduti e salutami quelle pareti di fiele Con affetto Un perfetto conosciuto

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Mi è morto un sorriso tra le mani Agognava a esplodere come un fauno in pensiero la scelta dei denti su cui danzare le labbra da far lacrimare scelse il marmo della sua storia incise le volontà senza spine chiuse la porta al vento e si suicidò senza rumore Abbiamo avuto a che fare con indecenze che scoppiano nelle tasche con quelle silenziose sibilanti come pupazzi a molla ma nessun crimine avrebbe potuto renderci cosÏ divini non siamo mai entrati da quella porta non abbiamo mai cambiato l'ora dei dubbi Ed ora bussano e non sappiamo se aprire la polizia della vergogna vuole colpevoli e noi siamo i peggiori indiziati non abbiamo ancora aperto a nessuno non abbiamo ancora parlato con nessuno Sono secoli ormai che siamo rinchiusi qui dentro con un sorriso ormai morto spirato tra le nostre mani e la polizia ancora cerca di entrare ma non abbiamo ancora aperto ma non abbiamo ancora aperto

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Il clown dagli assi di cristallo Ho pianto quando sei morta salendo su quell'enorme bara con le ali appesa ad un finestrino come un addobbo natalizio dimenticato Ho percorso quel sentiero di fiamme fredde dove il vociare era sommesso dove le illusioni prendevano posto e mi sono riscoperto vestito da clown Ho allestito il mio circo in pochi metri di sosta forzata e voi sceglievate le carte chi amava i fiori chi inventava picche pochi cuori Ed ancora cercando le vertebre del cielo camminando sull'orlo del tuo vestito ritornerò al tuo funerale volante poichÊ ho tenuto per me tutti gli assi di cristallo con cui da sempre invento i miei giorni

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La parodia del dolore Sceglie il mazzo dagli assi sulla lama ricurva del vento di ponente Riempite i fiordi del senso con fiori castrati le anime dei facchini che invocano un altro viaggio non ci indurre in tentazione non ci far procreare figli silenziosi queste le preghiere che non hanno eco Come sui migliori teatri l'attore concede un bacio al suo diletto la parodia del dolore non ammette che vi siano fianchi lucidi non vi sono che circoncisioni dei propri sogni e tutto si mescola nel cerchio di grano mentre il bracciante se ne torna a casa Siamo onesti amici non c'è dolore che possa farci sorridere non c'è gioia che possa renderci ingiusti un Mozart senza parole alle pendici di se stesso di cui rimane solo un foglio scritto a rovescio Solo per non dimenticare che ogni nostro sorriso è solo una parodia del dolore

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Non esagerate con la bellezza.... Sei confidente fino a che non ti sostituiscono le ali con carta da parati fantasia apri cassetti per riunire foglie di rame perduti da chissà quali orecchini e tutto si protende a cederti il posto sono educati e gentili come una colonna di fumo bella da veder da lontano ma fastidioso esserci in mezzo perciò declino l'invito e porto fiori ai muri di questa città ne discuto con il senso e scopro che ha ragione lui con tutte quelle favole sul sentirsi dire esisto perché mi piace farlo giusto per far dispetto alla noia Mi hanno detto che sono stato concepito hanno avuto un bel da fare però una cosa è stata dimenticata rendermi cieco e sordo molle come un sasso e stupido come un saggio Per questo rimango neonato pubblicizzato da volti perfetti che mi spiegano come soffrire anche se non ho ancora capito come farlo...

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La dama dagli umori di cristallo Non toccatela mentre passeggia sull'orizzonte non disegnatela mentre si sorprende può svegliarsi di soppiatto e urlare parole nuove ripararsi dal sole con i suoi ombrelli di tempesta da cui grandinano dubbi grossi come dolori Non parlategli ha udito d'onda e la risacca tuona come un cavallo marino cieco Non fermatela mentre vi spia perderebbe interesse nel farsi amare E lasciatela camminare sul ciglio della strada ubriaca di pioggia cantando una ballata strana rimanendo in equilibrio tra l'abisso e l'amare

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L'universo a mia immagine e somiglianza Dove posso toccare ogni stella che muore dove altre nascono dal parto del sogno di un dio dove ogni parete si sgretola al soffio balene di polvere navigano lontano sopra le dune del mio naso il mio occhio può vedere ogni singolo canto ed è per tutto questo che è stato fatto l'universo a mia immagine e somiglianza piccoli dei nascono ogni istante e li calpestiamo come se fossero vermi non li facciamo respirare la nostra aria ne i nostri sogni chiunque può rinunciare ma pochi sanno tradire se stessi ed esplodere a due passi dal sole come se le comete fossero proiettili invidiosi Non potremmo amarci di più se non vedere l'universo a nostra immagine e somiglianza

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Odio Odio le ciglia finte le parole composte i silenzi vuoti le campane rotte gli abiti da sposa usati lo spazzolino rotto i piatti fondi chi nega la realtĂ chi crea la propria illusione chi ha paura chi non ha paura le case basse le tende rotte la pianura odio il vento quando scappa la sabbia tra i pensieri le salite troppo facili le discese che portano a niente le porte aperte e chi si nasconde dietro a esse odio il tuo sorriso quando porta i tuoi dubbi odio il cielo quando si nasconde sotto il mio palmo odio la morte e la vita dopo di essa

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Il matto con la collana di salsicce Ho freddo quando dovrei aver caldo cappotto e ben vestito per non farmi rubare l'anima dal sole percorro le vie di questo paese sordo sfoggiando la mia collana di salsicce fresche con cui non avrò più fame nemmeno quando mi dimenticherete Nei vostri letti avete le vostre certe conclusioni io cerco quell'anima di fuoco della terra e non capite la cerco sotto ai vostri piedi la chiamo con i miei balli senza ritmo accendo il fuoco ovunque per portare luce dove non sapete vederla e voi mi chiamate matto e voi vi chiamate matti ma che senso avrebbe non cercare qualcosa di superbo? per questo tornerete al vostro ritmo io vedo ciò che non ne ha e ballo e accendo il fuoco e vi cerco l'anima perché non la sentite più Dedicato ad un matto esistito....buon viaggio polastrì, ora hai trovato....

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Eremita di polvere Scendi ora che puoi la salita diventa cinica anche per tutti I furti d'aria conosciuti ho appeso nuovi crocefissi appesi con spille da balia perchĂŠ siano piĂš comodi a volte siedo in mezzo alla stanza e li fisso mi raccontano di storie della polvere quando non sono in casa Si innamorano dei miei fiori con quei splendidi occhi bianchi ed ogni volta mi concedono di sognare il tempo ed ecco ancora un giorno che si affaccia alla mia noia bussa ai nervi senza smettere di urlare Forse per questo ho smesso di credere diventando finalmente santo

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L'amore (poesia senza ipocrisie) L'amore è un gettone boeme che si vince al casinò del lattaio Mescola le spezie del nostro miglior stupore inventando frasi di pioggia sporca incoronandosi folle in parchi gioco in disuso Alibi di fortuna per scappare a lampi di fumo che ci colpiscono dal soffitto Poca fortuna se insiste nel guardarsi non riflette se non con la sua scena muta rubandosi le immagini strappandole guardando altrove Come ora suicida album di ricordi diventa geloso di scorie pericolose Cammina evitando le strade bussando a bidoni stracolmi di rifiuti Fino ad addormentarsi in case vuote e pericolanti sperando di svegliarsi ancora una volta

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L'urlo della Neve Chi sono quegli istanti che si fermano a comprare spine d'argento? La corteccia di un sospiro che dimentica la furia Lasciando steppe in fiamme su geografie natalizie Posso portare desideri scomparsi Leggendarie odalische con squame di ferro per un secolo di pane caldo sopra madrine fatte a pezzi Come burattini senza testa alberi storpi celano segreti di cucina dove la neve urla i possibili futuri sugli schiamazzi dei fili d'erba imprigionati dal vento Ci si schianta sul proprio trono dimentichi del giorno che sale dalla gola In silenzio preghiamo di non ascoltare ancora l'urlo della neve

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Riverisco e me ne vado Riverisco e me ne vado contorcendo la furia di tutti i miei sapori il mio mazzo di carte senza regine con assi taglienti come carezze Poveri spettatori che attendete l'inizio non vi sarà spettacolo se non in un domani senza incontri ognuno nel suo roseto a colorar attese suicide Giardinieri di un palco enorme seminando parole sperando salgano alla mente e vengano finalmente capite da tutta quella gente che non sa far altro che esser presente per poter dire io c'ero per poter vantarsi di aver vissuto Ma non basta tutto ciò che non mi hai dato non basta ancora colmare oceani con cucchiai di carta è inutile quanto aspettar giustizia da te

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Suicidio al contrario Annegarsi saltando verso il cielo è la colpa delle vaste inutili prudenze passi pesanti per avvicinarsi silenziosi a spiare la paura Non piÚ idoli di cristallo ma famelici vermi grigi colorano di fumo le spine con cui ami adornarti i fianchi Siediti e non cercar di toccare le nuvole scenderanno loro quando vorranno morire di fame sulle tue labbra color ricordo Ed ora continua pure a suicidarti annegando cercando di toccare il cielo schiava della tua paura sottomessa alla tua vergine maturità aspettando di vedere il tuo sangue scappare via dal tuo cuore per timore di rimanere senza baci

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Nuvole Blu Porgersi e non negarsi sull'ultima nota di un violino trovato per caso armi indecise che vincono incertezze sadici perchĂŠ no non dobbiamo colorare monti solo oceani d'infinita opacitĂ splendente Morranno anche loro lungo i ricordi e le stagioni cercando disperatamente un modo per non morir di quel dolore che altri chiamano "scordare"

La portatrice di Lacrime Ogni giorno a riempir emozioni con lacrime d'avorio caricarle sulle perle delle mie ali fino a posarmi sulle spalle di chi vende innocenza Piangi ora e non aspettare domani avremo maggiori dubbi piĂš forti come spighe di ferro luminosi campi di tempo e parole E ancora si parte si riempiono le ali e ricomincia la scelta del prossimo tuo un abbraccio senza sollievo qui si piange fino ad annegare il sole che invano tenta di cucire gli strappi del vuoto

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Vetro e Vento Esser di vetro e vento malleabile al passaggio di un fiume dentro le vene assistere ai pescatori di follia che gettano reti nel bosco del passato fino a crollare su spiagge nere di ebano Sono fili d'Arianna spezzati dal tramonto dalle falene di carta che bruciano alla luce della luna alle favole antiche che si sporgono dai pozzi fino ai confini di un immaturo sogno che altri chiamano arrivederci

Leggete Leggete le parole sui cartelli delle strade le lettere di fogli strappati ai bordi di ogni dove leggete il vento e le scie del tempo leggete libri che nessuno vi ha mai voluto offrire cercate tra la polvere le pagine che raccontano di voi leggete le favole ai figli e ditegli che potrebbe esser vero se solo non si dimentica di sognare Leggete le rughe di chi vi ama ognuna racconta una morte annunciata L5e5ggete e capite la vita e scrivete le vostre pagine invece che lasciar ad altri scriverne la parola fine 208


Finalmente Finalmente gli incubi cesseranno di cibarsi dei miei giorni smetteranno di camminare in fronte a tutte le mie decisioni incutendo paura ai gesti che farò mentre divorano i minuti di ieri Finalmente sarà tutto un altro incubo ma conosciuto confidente senza pugnali dal manico scheggiato dove anche l’assassino soffre la sua tortura

Perché piangi? Perché piangi? Non cambierà nulla del tuo ieri saranno i passi in meno che attenderai trattenendo i tuoi distratti respiri Perché piangi? Non hai saputo che ritorneremo? Avremo un posto migliore su cui far germogliare campi di ali dove nessuno e dico nessuno potrà toglierci la mano che ora vogliamo stringere Perché piangi ancora? Non è successo nulla che tu possa fermare non avrai mai abbastanza anni per tutto il tuo ricordo ed ogni volta sarà li a nascondersi nelle vene

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come una lacrima che naviga dentro Piangi perchĂŠ non sei corso insieme alle lucciole in quella notte di silenzio dove i cani abbaiavano a tutte quelle anime in corsia dove per un attimo hai pianto solo per aver saputo come farlo

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Scalzo per un volo Tenero è il sentiero che porta alla noia mi desta quel che voi sarete un attimo di religioso silenzio strappato da un gesto inconsueto coppa e pane entrambi saturi di spigoli d'amianto in celibi rituali di follia da retroscena

Ombre candite Spaventapasseri sul confine della pelle la scia di desiderio che conduce all'ultima inesorabile porta come se fosse un panico destituito una volontà precoce Ed è tutto informe e vario come un carnevale senza luci una musica di velluto e mani che si allontanano per definire un altro gioco feroce

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Mi sono dimenticato di amarti Perdonami, mi son proprio dimenticato di amarti non so dove avevo la testa ma sono sicuro di aver preso nota del dover amarti Lo so forse non ci crederai non avrai tempo per questi fiori rubati ma è stato più forte di me mi sono scordato di amarti Forse è stato tutto quel parlar di cose eterne cambiate dall'ipocrisia e dalle paure come ho fato a scordarmi di amarti? Forse non eri presente a ricordarmelo o forse non c'eri proprio troppo occupata a farti amare va a finir che uno si scorda! E' come ripeter lo stesso numero di telefono per ricordarlo alla fine passa di mente e si maledice di non poter più rintracciare quella persona Alla fine è vero mi sono dimenticato dei tuoi baci e di tutto il resto colpa della mia memoria selettiva che non bada alle ipocrisie Non rimpiango nessun amore sono gli amori che rimpiangono di non esserti concessi Scusami se sono così distratto da non ricordarmi di amarti

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Scrivo ciò che non sono

Ti scrivo per non sognare questi boati di vita che mi sorprendono Queste feroci stelle che mi esplodono sul cuore Ogni lettera che ama la carta si chiama speranza per non diventare odio la guerra ma vi sono parte come un figlio portato al parco controvoglia mentre tutti si preoccupano di non comprar il gelato Sono un ipocrita e a volte lo riconosco quando sono chiuso nella trincea di me stesso tra le parabole di un cristo senza munizioni e un martirio di sogni e calendari Un solo gesto e parrĂ scontata la mia pena crimine dell'intelletto quasi umano caduto sul fondo di un dovere che diserto marciandoci in cima Ti scrivo per falsificare la mia bugia rendendola ancor piĂš triste ogni volta che me ne ricordo

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Paradisi di mediocritĂ ' Quanto costa un grammo di onesta' pagata cara al tempio di se stessi alla variegata scintilla di nulla ... che esplode nel membro di donne eunuchi? Lapidatemi la voglia di parlarvi riempite di sassi la mia bocca piuttosto che rendermi cosi' utile a voi Il circo d'ora in poi si paga con monete sonanti le offerte stonate e senza voce andranno a cadere E non ti accorgi che la tua casa segreta brucia mentre tu in posa a cercar consensi se potesse il delirio urlare scapperebbe da te come vento Ma in fondo lasciamo che sia cosi' al bordo di un dirupo dove cerberi addomesticati sono a guardia di paradisi di mediocritĂ '

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Dotati immaginari Siamo dotati immaginari terapeuti del buon consiglio Trapezisti con le vertigini e schiene piegate Dal cercare di scorgere l'inferno Proprio sotto i nostri piedi Non vedendo paradisi tra un sorriso ed un nuovo nato Siamo burocrati feroci Pronti a indignarci Ma piacevoli al nascondere la nostra indifferenza Il nostro canto non è per le stelle Si stupirebbe la bellezza Siamo coristi da nascondere Morendo ad ogni stonatura

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Strappi di carne Siamo fatti di mani di tocchi e rintocchi non di dubbi Le nostre felici membra non ricordano l'offesa sono solo stanche ad ogni gigante passo ogni giorno navighiamo oceani di parole e ombre fino ad arrivare tramortiti dai nostri troppi sorrisi Suscitiamo amore in chi non chiede che pena per un altro ipocrita bacio

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Esseri Altrui Devo per forza apparirti come vorresti? Vestito di scene che un uomo dovrebbe? Quale debolezza se fossi come dentro appaio? Quali vergogne dovrei studiare se non esser me stesso? La soggettiva maniacale ilaritĂ diventa fuoco freddo se dovessi mai fare ciò che non amo Se dovessi tingermi le mani per colorarti di sporco e bugie In secoli di indagini non abbiamo mai trovato il colpevole del nostro delitto piĂš assurdo Esser altri per sedurre l’inganno

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Dasvidania amore mio Fermo Immobile guardando la strada che si percorre pur fermo non riesco a non amare questo desiderio che scalda la mia stessa fine Sono un pupazzo di neve vero e immobile e creato per gioco un sorriso artificiale senza nemmeno chiedermi perchÊ' ed ogni volta vedo un amore che passa una attesa alla finestra sono in preda a mani di figli che a malapena rispondono al mio grido Verrà ' il tempo in cui scorrerò' oltre questo prato in quelle case che ho sempre immaginato nelle sinagoghe del tempo oltre e ben oltre questo spazio Dasvidania amore mio me ne andrò' immaginandoti a quella finestra attendendo che il mio cuore si sciolga per morire amandoti

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Non ti dico ti amo Lussato fino all’anima il mio fervore si inerpica sulle tavole d’ebano che compongono il mio miglior suicidio le mie mani fino a ieri sconvolte si fanno acqua e fuoco diventano i marchi del mio volere Non ti dico ti amo per farti partecipe ma per maledire un sogno che non sa volere una sensazione mal celata dietro paure senza rupi da salire Sinagoghe e chiese dove nessuno prega che non se stesso ritualismi da manuale dita che affondano all’unisono schiantandosi nel mondo come meteore di spalle Questo accade ogni volta che dico ti amo volontario al mio marciare verso l’abisso di me stesso verso il lato più’ chiaro del mio ripostiglio laddove i gesti sono correnti ghiacciate per scaldare sguardi chiudimi pure in un illusione evaderò’ ogni istante dicendoti ti amo

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I suoi capelli lacrimavano petali E dove camminava lacrimavano petali rossi come un lampo si contorcevano nel toccare il cemento i suoi piedi nudi lasciavano orme di sale fino a farsi inseguire da minuscole marionette di cera e dove toccava sognavano le pietre gli oggetti sparivano tornavano le forme del tempo ricostruÏ tutti gli orologi del mondo dissetò i ciechi fece vedere i sobri ed è un giorno che nacque dai suoi pensieri unico nel poter vedere finalmente tutto fermando tutto il respiro possibile su questa terra che cieca vive fuori da se stessa

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Si vestì di specchi per riflettere le speranze altrui non voleva poterne avere una solo sua doveva raccogliere tutte quelle ancora in vita... salvarle dall'impossibile vivere nel tempo si stupì di non esser altro che un riflesso di mille persone ormai sparite...

Brindo agli illuminati dell'ipocrisia... Chi insiste sulla libertà che non conosce e si erge a giudicato dividendo l'uomo dalla donna... non capendo che fino a che si dovrà dividere, il suo giudizio morirà con esso.

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Il monaco giullare Madonne di gesso su altari di polvere questa la preghiera malata di un amore ipocrita monaci giullari che prevengono la gioia insultano senza difendersi la vita che gli sfugge maledite pure lo sfogliare di un libro le pagine tagliano le dita ad ogni cambio di trama mea culpa non piĂš poichĂŠ la colpa di un singolo sbadiglio non potrĂ mai esser cosĂŹ grave da non ricevere la giusta dannazione preferisco che i rami bussino alle finestre che un peccato originale sorrida da un altare

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Non era impazzita.... anche se piantava bicchieri colmi d'acqua sotto le finestre, sperava un giorno crescessero alberi trasparenti... potevate dirle di tutto... ma non che era pazza.

Sbava la bestia sul sonno del timore ma non basta si ferma annusando le lancette di un orologio al buio tieni le pagine aperte su quelle favole mortali usciranno draghi di legno e cavalieri di stoffa pronti a sedersi sul cuscino per inventare una notte libera dal mattino

Buonanotte.... 223


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