Architecture Portfolio - Portfolio di Laurea

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cittĂ

paese

montagna



PORTFOLIO DI LAUREA Corso di laurea in Scienze dell’Architettura a.a. 2011/2012 Seconda sessione estiva GIOVANNI ROSSATO 269224



Perché “città”, “paese” e “montagna”? Questa ripartizione del mio lavoro, non certo dettata da logiche di comodo, risponde piuttosto all’esigenza profonda di ridefinire le categorie suddette. Le dimensioni di un agglomerato urbano, per esempio, possono orientarela definizione dello spazio abitato, ma una categorizzazione complessa non può necessariamente limitarsi ai soli fattori materiali di distinzione. Lo stesso definirsi “cittadino” è infatti una condizione mentale e culturale, non solo geografica o distributiva. Nella lingua inglese vige una precisa distinzione tra “city” e “town”: la seconda è diversa rispetto alla prima, eppure la compenetra. L’estensione le differenzia, ma “town” dipende da “city”, costituendone una sorta di ripartizione interna. Le città italiane sono invece realtà a sé stanti, perfettamente radicate nel territorio in cui sorgono e nel senso di appartenenza dei cittadini che le abitano. Così, basandosi inconsciamente su questo concetto, un abitante di Asiago chiamerà “città” il luogo in cui vive tanto quanto un abitante di Padova. Da queste suggestioni discende l’idea di rivedere i miei approcci progettuali sviluppati in questi tre anni, sia all’interno dei corsi universitari che con esperienze di concorso, come possibilità progettuali profondamente radicate al luogo di intervento, considerando quindi sia la realtà territoriale che la tradizione culturale che caratterizza i siti di progetto. In questo modo “città”, “paese” e “montagna” non saranno soltanto divisioni di tipo geografico, ma intersezioni di culture e tradizioni differenti.



INDICE 9 - Venezia, Laboratorio integrato di progettazione 1 19 - Padova, Corso di progettazione urbanistica 35 - San Gervasio bresciano, Concorso di idee 47 - Nogarole Rocca, Corso di architettura degli interni 63 - Malamocco, Workshop di architettura di Venezia 77 - Monte Cengio, Laboratorio integrato di progettazione architettonica e urbana

97 - Le cittĂ invisibili, book fotografico



Laboratorio integrato progettazione 1 professori: Armando Dal Fabbro - Lucio Nardi a.a. 2009/2010

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La casa del pittore Canal Grande, Venezia - Il sito di progetto indicato è un piccolo lotto che affaccia sul Canal Grande sul quale si trova un magazzino affitato alla biennale di Venezia. La casa occupa il lotto solo in parte per poi lasciare spazio ad un giardino interamente chiuso da un muro di mattoni. L’idea progettuale è quella di mantenere il muro perimetrale del magazzino pre-esistente, che era solo piano terra, e costruire il nuovo edificio sopra di esso. La casa occupa il lotto solo in parte per poi lasciare spazio ad un giardino interamente chiuso da un muro di mattoni ed a uno squero per la barca, l’edificio così si sviluppa su due piani lasciando il piano terreno completamente aperto poggiando direttamente su pilastri. I due piani sopraelevati vedono al primo piano l’atelier dell’artista, uno spazio completamente aperto con tre grandi vetrate che danno direttamente sul Canal Grande, così anche il secondo piano dove si trova l’abitazione del pittore, ha un grande salotto con tre grandi vetrate sempre affacciate sul Canale. Nella facciata tre grandi “costoloni”, che vogliono richiamare a quelle grandi “costole” verticali del progetto della Fondazione Masieri di Frank Lloyd Wright, vanno dalla sommità dell’edificio colando direttamente sul muro di mattoni rossi, come per unire il nuovo edificio al vecchio muro, e per far affondare il tutto nelle acue di Venezia.

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Corso di progettazione urbanistica professore Fabrizio Paone a.a. 2011/2012

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Una nuova casa a Parco Iris Parco Iris, Padova - La zona di Parco Iris, nel quartiere Forcellini di Padova, trova a sud/est del parco stesso una vasta area completamente verde, residuo dell’impianto urbanistico disegnato da Piccinato per la città. Il progetto si sviluppa in due parti in questo sito: da una parte un intervento di tipo residenziale con un piccolo centro culturale che affacciano su una delle due strade che cingono l’area; dall’altra una sorta di duplicazione del parco esistente. Il grande parco che si viene a creare viene tagliato da una pista ciclo-pedonale che congiunge le due strade che portano uno verso il centro storico di Padova e l’altra verso l’area universitaria e poi su verso la stazione. Progettando questi nuovi percorsi lo stesso progetto residenziale sviluppa un nuovo collegamento con la città, non lasciando la città stessa accessibile solo via macchina, come troppo spesso avviene in molte periferie italiane. L’edificato si distingue in tre corpi di fabbrica collegati tra loro da una piattaforma che da verso il Nuovo Parco: due lunghi edifici in linea con due affacci, uno sul Parco e uno sulla strada; un edificio di testa con un tetto a due falde nel quale all’interno si porganizzano un auditorium e una piccola biblioteca-aula studio. Le abitazioni si divono su tre piani, quattro fuori terra: al piano terreno si trovano i garage per le auto, invece al piano della piattaforma, che si trova quindi un piano fuori terra, si affacciano gli ingressi dei simplex; sopra invece, come un edificio a ballatoio, si sviluppano degli appartamenti duplex.

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pianta primo piano

prospetto sud-ovest

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sezione A-A’

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sezione B-B’

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pianta piano secondo

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pianta piano terzo

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Concorso di idee per la riqualificazione della viabilitĂ del Comune di San Gervasio Bresciano - primo premio Benjamin Gallegos, Valeria Lampariello, Andrea Piovesan, Marco Provinciali, Giovanni Rossato, Francesco Salvarani 2011

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Raccontami una strada San Gervasio Bresciano, Brescia - Le nuove strategie riguardo alla viabilità del Comune di San Gervasio Bresciano presentano un’ottima occasione per andare a recuperare il rapporto tra il tessuto urbano e la strada. La lingua di asfalto, che dal cavalcavia autostradale si riversa prepotentemente all’interno del paese, cancella i segni della storia rurale che avevano con formato l’edificato ed il suo rpporto con l’esterno. Infatti osservando l’accesso di alcuni portoni su via IV Novembre, sotto lo strato di asfalto, si possono tuttora vedere i due segni delle pietre scure che marcavano il passaggio dei carri. Questa dimensione è proprio quella che il flusso delle automobili ha inesorabilmente distrutto, e che il nuovo intervento tenta in qualche misura di restituire. Il progetto di riqualificazione della viabilità mira inanzitutto ad eliminare la netta distinzione tra carreggiata e marciapiede, che rischia, soprattutto in un centro storico di disasrticolare gli spazi e renderne difficile la fruizione. Pertanto la scelta è stata quella di rialzare l’intero tratto di via IV Novembre interessato dal nuovo senso unico e di distinguere solamente attraverso un cambio di materiale gli ambiti destinati preferenzialmente al traffico veicolare o pedonale.

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Corso di architettura degli interni professore Martino Doimo a.a. 2010/2011

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Un muro che avvolge Nogarole Rocca, Verona - Un muro avvolge il preesistente, cinge le memorie e le porta a nuovi valori. Protegge ciò che il tempo potrebbe corrompere, ricopre i pregi del porticato della rocca portandoli all’interno della biblioteca, creando un percorso suggestivo attraverso il proprio movimento sinuoso. Questi pochi elementi, un muro che avvolge e un volume scavato,non vogliono altro che delineare spazi vuoti che saranno poi riempiti dai libri e dalle persone. Un ritmo lento che lascia spazio alla riflessione che vuole appunto delinearsi come carattere a sè stante del ritmo frenetico della contemporaneità che troppo spesso non lascia il giusto spazio alla contemplazione. Scavalcando il muro della rocca, che lo divide dall’esterno, questo volume si protende verso il paese di Nogarole Rocca incorniciandolo in una grande vetrata, cosicchè da non escludere ma facendo sua la realtà esterna.

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Planimetria Rocca di Nogarole

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Pianta piano terra

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Pianta piano primo

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sezione c-c’

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Corso di composizione architettonica 3 Workshop di architettura di Venezia 2012 professore Filippo Bricolo a.a. 2011/2012

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Il ritorno del parco come luogo dell’Altrove Malamocco, Venezia - Il mito del “tutto accessibile”, legato alla contemporaneità, ha fatto perdere al parco la sua essenza di luogo alternativo in contrasto dialettico con la città. Entrambi i protagonisti, la città e il parco, hanno perso la loro essenza perdendo il rapporto con il loro opposto. Con il progetto abbiamo si è voluto proporre il ritorno del parco come l’ “Altrove”. L’architettura inizia quando un muro divide due spazi, un di qua e un di là. Il grande muro di Malamocco torna a dividere finalmente la realtà, ma contrariamente a quanto si pensi la divisione è dialogo, è la soglia, perchè articola e rispetta le differenze risolvendole attraverso lo strumento del progetto architettonico.

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La vita è come l’acqua: si adatta agli argini che l’architettura le dà. Oggi viviamo, senza accorgene, in architetture non pensate corretamente per le nostre esigenze. Siamo talmente abituati a vivere in spazi sbagliati che per abitudine confondiamo le funzioni (casa, parcheggio, ufficio) con i cattivi modelli che la società ed il mercato edilizio ci hanno dato. Tutto questo è profondamente sbagliato. Dobbiamo liberarci dalla prigione dei modelli erronei, dalla tirannia delle cattive abitudini diventate, per inerzia, sistema. dobbiamo re-invertire il processo: non più partire dai modelli, dalle forme, che associamo per abitudine ad una funzione ma che non la rappresentano correttamente, ma dal “fuoco” e dall’ “energia” che quella funzione ordinaria emana. Dobbiamo prima immaginare un nuovo modo di vivere e poi immaginare il contenitore di quella nuova vita immaginata. dobbiamo ripartire dai gesti che vorremo fare, dalla vita che vorremmo vivere. L’architettura, infine, sarà la cassaforma della vita desunta per processo della vita stessa.

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Laboratorio integrato di progettazione architettonica e urbana professori: Alberto Ferlenga, Stafano Stanghellini a.a. 2011/2012

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Nuovo Sacrario al Monte Cengio Monte Cengio, Altopiano di Asiago, Vicenza - Ci si ponevano

difronte le memorie che il luogo conserva. Memorie di tradizioni antiche spezzate drammaticamente dalla Grande Guerra del 1915-1918 e la guerra stessa, che tra la gente del posto è ancora viva nelle menti. Dove sono conservate quelle memorie? Cosa possono significare per noi? Ormai questi ricordi non derivano piÚ da una trasmissione diretta di padre in figlio, da nonno a nipote. Tutte queste tradizioni, queste memorie, sono state conservate ed assorbite dalla montagna: i suoi scavi delle trincee, le sue galleria, i suoi crateri causati da granate e cannoni, sono tutti divenuti parte della montagna a tal punto che sembrano farne parte da sempre. E cosÏ sono anche gli oggetti: le gavette dei soldati, i fucili, i corpi dei soldati stessi. Ognuno di questi elementi sono divenuti parte integrante della montagna.

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Non essendo più diretta la trasmissione di questi eventi drammatici, di questi ricordi, cosa è che ha da essere conservato e trasmesso alle generazioni future? Bisogna ricreare una memoria nuova perché anche le generazioni future non possano dimenticare gli eventi che hanno segnato profondamente questo territorio e la gente che lo abita. Ma non si dovrà ricreare memoria attraverso esaltazioni commemorative e patriottiche come è stato fatto in passato, non sarà l’esaltazione del dramma umano il protagonista; si parlerà con l’unica patria comune a tutti che non ha fatto distinzioni di razza e nazionalità: la Montagna. Gli eventi bellici hanno mutato profondamente queste montagne, segnandole in profondità con forature e tagli indelebili. Questi segni scolpiscono sulla montagna la memoria; questi solchi, queste gallerie, rimarranno lì indelebili come ricordo di ciò che è accaduto, di ciò che è stato fatto. Indelebile come è indelebile la ruggine che diventa segno dello scorrere inesorabile del tempo. E così il ricordo non sono altro che cumuli di ruggine che marchiano la terra.

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le cittĂ invisivibili book fotografico













A mia mamma e mio papĂ e a tutti quelli che mi vogliono bene grazie



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