LABORATORI SONORI TRIBALIGLOBALI / TRIBALGLOBAL SOUND WORSHOP

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Laboratori Sonori Tribaliglobali TRIBALIGLOBAL SOUND WORKSHOPS


1)UNA TIRA L’ALTRA. Musici a zOnzo..Nando Rizzo cambia ( la ) musica Una serie di concerti tra luglio e settembre presso la Locanda Tribaleglobale di Onzo, durante i quali il poliedrico musicista alassino, con Alberto Garassino al pianoforte e Nico Terzi alla batteria , eseguirà canzoni richieste dal pubblico prima nella versione originale, poi “traducendole” in altri generi musicali ..jazz, pop, blues, classico..i diversi passaggi di genere musicali saranno segnati da effetti visivi e accompagnati da cibi e bevande diversi nel tentativo di proporre una esperienza sinestetica. 2) IL CAVALLO DELLO SCIAMANO Premessa Il nostro tempo è caratterizzato da un gigantesco bombardamento di stimoli : alcuni sensi - vista, udito, per certi versi il tatto in relazione all’uso delle tastiere di smartphone e computer - sono sotto pressione giorno e notte. L’esperienza del buio e del silenzio sono sempre più rare. In compenso l’olfatto è sempre meno stimolato da odori naturali e più permeabile a sostanze non naturali e spesso nocive presenti nell’aria che respiriamo.

Questo fenomeno crea una sorta di fastidioso rumore di fondo che può produrre una riduzione delle capacità percettive e un conseguente impoverimento del nostro stesso essere umani.

Sono i sensi infatti a proporci ciò che elaboriamo sotto forma di visioni, suoni, odori, gusti, relazioni tattili, ed è in quella elaborazione che troviamo le risorse per affrontare la vita in modo resiliente.

Sto riflettendo sul suono: ho un problema di sordità all’orecchio destro, e come sempre accade ti rendi conto di ciò che hai quando rischi di perderlo. Per questo motivo ho approfondito un aspetto dei linguaggi dell’arte primaria che mi ha sempre interessato. Il linguaggio dei tamburi.


Il linguaggio dei tamburi.

La percussione , insieme al fiato, è una delle forme espressive più ancestrali .

L’uomo d’istinto batte le mani da sempre, le usa per produrre suoni, e con essi comunica a se stesso e agli altri notizie ed esperienze, manifesta e governa stati d’animo. E nel fare ciò attiva un sistema che interagisce con quella complessa macchina che è l’essere umano. Un grumo di impulsi passa attraverso il nostri sistema nervoso e muscolare, viene istintivamente ordinato, genera una tensione che si manifesta attraverso il battito delle mani. Questo insieme di attività neuro muscolare si fa memoria in noi per ciò che ci rappresenta, o meglio per ciò che ha tirato fuori dal profondo della nostra mente. E lascia una traccia, attraverso la quale noi diamo testimonianza di esistere, a noi stessi e agli altri. Oggi sappiamo che la capacità di adattamento è ciò che preserva ogni specie dall’estinzione. Anche le lumache, ad esempio hanno imparato nel tempo a “colorare” il loro guscio in modo che si mimetizzi con l’habitat nel quale vivono e consenta loro di essere una preda meno facile. Ma si può dire che la qualità della resilienza sia ciò che veramente rende una specie più forte delle altre, e nella nostra specie, quella umana, tale qualità ha raggiunto livelli di complessità ancora incomprensibili . In poche parole, ecco il mistero della vita. Ed ecco perché questa profonda, umanissima attitudine alla resilienza ci spinge ad indagare l’ignoto, a elaborare risposte. Come posso spiegarmi la sofferenza, la gioia ..? Ho bisogni di farlo, è insito nella mia natura di essere umano.

Io chiamo questo bisogno di risposte Arte. Tornando ai tamburi, e ricordando che soprattutto in tempi remoti la dimestichezza con l’uso di tutti e cinque i sensi era ben più comune in un mondo meno caotico del nostro, è probabile che insieme ad alcuni strumenti a fiato il tamburo sia stato il primo strumento tecnologico che l’essere umano ha saputo inventare per governare il suono. Quelli che sto usando sono comunemente chiamati “tamburi sciamanici” .

Voglio subito dire che proprio per la loro essenzialità archetipica si prestano a banalizzazioni vagamente “new age” e sono spesso caricati in modo superficiale di contenuti esoterici. Avere perso la dimensione del sacro in occidente porta molto spesso al bisogno di costruire religioni “fai da te” che necessitano di riti e sacerdoti…Ma al netto di queste considerazioni, già osservare la semplicità potente della loro struttura tecnologica e le potenzialità che essa può esprimere fa riflettere. Pochi elementi


costruttivi , sempre gli stessi da millenni: il legno curvato, la pelle animale tesa con corde, un processo di assembramento che esalta la bellezza delle forme geometriche della struttura ( sia essa naturalmente semplice come il cerchio o via via più complessa fino a diventare tridimensionale ) e degli intrecci che garantiscono la giusta tensione che garantisce il suono. C’è l’essenza delle grandi scoperte scientifiche dell’umanità : l’energia che cambia la materia ( il legno curvato ) le sue proprietà indirette ( l’elasticità e la risonanza della pelle animale ) l’invenzione dell’intreccio e con essa l’astrazione di ciò che chiamiamo geometria, ma che ricorda più l’armonia della matematica di Fibonacci, presente in natura ma bisognosa della mente umana per svelarsi e rendersi bella e utile.

Troviamo questi tamburi nelle Americhe, in Siberia, in Nepal, ma presumibilmente ogni tamburo nacque cosi, in ogni luogo e fin dai tempi remoti. Oggi vediamo i Dhyangro del Nepal e i Tungur della Siberia Centrale perchè sulle montagne Nepalesi e nelle steppe siberiane sono sopravvissute modalità rituali che hanno radici vive nella profondità del tempo e ancora oggi necessitano dei medesimi strumenti rituali per manifestarsi.

Bisogna a questo punto dire alcune cose sulla funzione rituale dei tamburi e di chi li crea ed usa , lo Sciamano. Il tratto comune di ogni Sciamano ( 1 ) è la capacità di entrare in uno stato di trance estatica che consenta alla sua anima di lasciare il corpo per entrare in un’altra dimensione , sia essa celeste o infernale…questa descrizione presuppone un percorso di fede ( nel senso letterale, ovvero fiducia in un sistema di credenze considerato fideisticamente adeguato a spiegare il Mistero della vita ) . Limitandoci alle conoscenze scientifiche, lo stato di trance è certamente un modo per entrare nel profondo nel nostro essere e modificarne lo stato sensoriale. Pensate all’impossible equilibrio delle danze dei Dervisci Sufi o alle lodi cantate con il “retto tono” dei nostri Monaci, o alle pratiche Yoga… Tornando al tamburo, a volte non a caso chiamato cavallo dello sciamano, esso diventa un mezzo relativamente facile per controllare uno stato di trance. I ricercatori hanno scoperto che se una frequenza regolare di percussione sul tamburo di circa tre o quattro battiti al secondo è sostenuta per almeno quindici minuti, si possono indurre significativi stati di trance nella maggior parte delle persone, anche al loro primo tentativo. Durante il “ viaggio dello sciamano negli altri mondi “ , che egli intraprende per trasmette agli spiriti ancestrali un saluto , un ringraziamento o una richiesta , il suono regolare del tamburo gli consente di sapere in ogni momento dov’è e dove deve andare , diventa un sistema di guida, e un'àncora di salvezza per ritrovare la via del ritorno ne mondo reale. Rimanendo alla lettura scientifica, è noto quanto sia pericoloso svegliare un sonnambulo e interrompere uno stato di ipnosi terapeutica in modo scorretto.

Per ciò che mi riguarda, c’è un ulteriore elemento di suggestione: posto che anche l’esperienza visiva di un’opera d’arte in realtà mette in moto quel percorso emozionale che ogni autentica opera d’arte slatentizza , così come accade nell’ascoltare un suono, toccare una superficie stimolante, odorare un oggetto profumato o gustare una bevanda o un cibo, il suono del tamburo richiede un uso sapiente e armonico di corpo e cervello, insieme governato ma aperto all’ascolto del se profondo e istintivo.

E’ un mezzo, anzi un media ideale per provare a lasciare una traccia, cioè per fare arte.

Non è un caso che molti tamburi siano “scritti” , dal Nepal alla Siberia.

Quello che mi accingo a fare oggi è provare a “scriverli” anch’io, e questa è la dimensione personale del Laboratorio tribaleglobale di Arte Sonora che nasce nella Casa degli Artisti di Onzo e che sarà presentato tra luglio e settembre con un insieme di eventi pubblici e workshop organizzati secondo il programma di massima riportato alla fine di questo testo. In realtà ho chiesto aiuto a Filippo Biagioli, vero artista sciamanico ( e non sciamannato come me…) La sua sensibilità e il suo punto di vista saranno utilissimi ed è


per questo gli ho chiesto di “scrivere” alcuni tamburi che suoneremo ed esporremo a Onzo e altrove.

3) RISUONARE LE ORIGINI 2.1 La Dulcimer Preferisco usare questo nome al femminile, sia perché d’istinto si associa alla chitarra, sia perché le forme ricordano quelle delle Grandi Madri neolitiche, e la forma è sostanza. Pensiamo immagini, e non parole, e l’alfabeto delle immagini è il più inclusivo e universale. Per presentare lo strumento uso wikipedia:

“ Il dulcimer è uno strumento musicale a corde pizzicate o percosse o talvolta sfregate con un archetto, cioè un salterio, che parrebbe derivare dal santur persiano[1]. Secondo alcuni lo zither[2] ed il pianoforte[1] deriverebbero dal dulcimer. Il dulcimer è molto usato in Europa, specialmente nella musica irlandese e nella musica popolare rumena. In Europa, il salterio è presente in varie forme: •in Svizzera come Hackbett[1] •nella repubblica Ceca come cimbal[1] •in Grecia come santoúri[1] in Ungheria come cimbalom[1] • in Romania come țambal. • In Cina è invece conosciuto come yangqin (in cinese: "cetra straniera").[1] Il nome inglese dello strumento pare derivare dal latino dulcis ("dolce") e dal greco melos ("suono"). In italiano è talvolta chiamato anche dulcimero[3], dulcimelo[4], o dulcemele[5]. È caratterizzato da lunghi ponticelli su cui poggiamo corde metalliche intelaiate a coppie (o gruppi di tre o quattro, ma comunque ciascuno riferito ad una nota). Lo si trova di varie misure con un numero di corde proporzionale alla grandezza. L'accordatura è il più delle volte diatonica. La nota più bassa (sol o re) si trova nell'angolo basso dello strumento. La scala diatonica sale spostandosi verso sinistra in alto. Alcuni salteri hanno un'ulteriore fila di corde per aggiungere note della scala cromatica. In questo caso vengono chiamati salteri cromatici per essere distinti dai diatonici. Un'accordatura media copre 3 ottave. Le corde di questo tipo di salterio sono percosse da martelletti (in inglese "hammers" da cui hammered dulcimer). Tipicamente tali martelletti sono fatti di legno duro (ciliegio, quercia, acero) ma non è raro trovarli in materiali plastici o metallici. Le estremità sono ovali o comunque arrotondate. Mentre in occidente i materiali di percussione sono principalmente rigidi in oriente si usano spesso materiali flessibili. I martelletti possono essere ricoperti di materiale come il feltro per attutire l'attacco del suono. Spesso le due estremità del martelletto possono essere adoperate per diversi tipi di sonorità.” 2.2 il workshop Aggiungo che la Dulcimer ha una suggestione estetica e una semplicità di apprendimento così intuitiva da consentirne un uso facilmente condivisibile in un laboratorio popolare di musica, che si rivolga anche a bambini e ragazzi.Troverete diverse Dulcimer a Onzo per il


workshop estivo in cui saranno attivi amici musicisti ed esperti in questo ed altri strumenti antichi come i tamburi di cui ho parlato diffusamente prima. Naturalmente anche altri strumenti più tradizionali ( il pianoforte, la chitarra, il flauto…) saranno protagonisti di questa serie di eventi. 2.3 Il Festival degli antichi suoni In occasione dell’anniversario della costituzione della repubblica di Onzo organizzeremo l’edizione 0 del Festival degli antichi suoni. Concerti, mostre e gli esiti degli workshop estivi.

note 1) Ricordando che Mircea Eliade dice che “«Lo Sciamanesimo in senso stretto è soprattutto un fenomeno religioso della Siberia e dell'Asia centrale.» -Shamanism, in Encyclopedia of Religion, vol 12 .NY Macmilan p. 8269 , aggiungiamo che il termine "sciamano", quindi "sciamanesimo", entra nella lingua italiana nel 1838. La prima attestazione in lingua occidentale del termine "schamane" ("sciamano") è databile al 1698, quando il mercante di Lubecca Adam Brand lo riporta nel suo diario riguardante il viaggio compiuto tra Mosca e Pechino sotto la guida del mercante olandese Evert Ysbrants Ydes[4]. Il termine italiano "sciamano", e il suo corrispettivo tedesco "Schamane", nonché quello inglese "shaman", risultano adattamenti del russo šaman, a sua volta resa del tunguso šamān Uno dei primi usi registrati della parola śramaṇa, nel senso di un mendicante, è nel verso 4.3.22 del Brihadaranyaka Upanishad composto da circa l'VIII secolo aEV [14]: 48 [16] Il concetto di rinuncia e monaco -come lo stile di vita si trova nella letteratura vedica, con termini come yatis, rishis e śramaṇas. [17] [18] La letteratura vedica dell'era pre-1000 aEV menziona Muni (मुिन, monaci, mendicanti, uomo santo). [19] Rig Veda, ad esempio, nel Libro 10, capitolo 136, menziona i mendicanti come quelli con vestiti kēśin (केिशन्, a pelo lungo) e mala (मल, sporchi, color terra, giallo, arancione, zafferano) impegnati negli affari di mananat ( mente, meditazione). [20] ( fonte wikipedia.org).


ENGLISH TEXT

1) ONE PIPE THE OTHER. Musicians at zOnzo..Nando Rizzo changes (the) music A series of concerts between July and September at the Tribaleglobale Inn in Onzo, during which the multifaceted Alassio musician, with Alberto Garassino at the piano and Nico Terzi on drums, will perform songs requested by the public first in the original version, then "translating" them into others musical genres ..jazz, pop, blues, classic..the different passages of musical genre will be marked by visual effects and accompanied by different foods and drinks in an attempt to propose a synaesthetic experience. 2) THE SHAMAN HORSE Premise Our time is characterized by a gigantic bombardment of stimuli: some senses - sight, hearing, in some ways touch in relation to the use of smartphone and computer keyboards - are under pressure day and night. The experience of darkness and silence are increasingly rare. On the other hand, the sense of smell is less and less stimulated by natural smells and more permeable to non-natural and often harmful substances present in the air we breathe. This phenomenon creates a sort of annoying background noise that can produce a reduction in perceptive abilities and a consequent impoverishment of our own human being. It is the senses that offer us what we process in the form of visions, sounds, smells, tastes, and tactile relationships, and it is in that elaboration that we find the resources to face life in a resilient way. I'm reflecting on the sound: I have a problem with deafness in my right ear, and as always happens you realize what you have when you risk losing it. For this reason I have deepened an aspect of the languages of primary art that has always interested me. The language of the drums. 3) THE LANGUAGES OF THE DRUMS Percussion, along with breath, is one of the most ancestral expressive forms. Man of instinct always claps his hands, uses them to produce sounds, and with them he communicates to himself and to others news and experiences, manifests and governs moods. And in doing so it activates a system that interacts with that complex machine that is the human being. A lump of impulses passes through our nervous and muscular systems, is instinctively ordered, generates a tension that manifests itself through the beating of hands. This set of neuro-muscular activity is remembered in us for what it represents us, or rather for what it has pulled out of the depths of our mind. And it leaves a trace, through which we testify to exist, to ourselves and to others. Today we know that adaptability is what preserves every species from extinction. Even snails, for example, have learned over time to "color" their shell so that it is camouflaged with the habitat in which they live and allows them to be less easy prey. But we can say that the quality of resilience is what really makes a species stronger than the others, and in our species, the human one, this quality has reached levels of complexity that are still incomprehensible. In a nutshell, here is the mystery of life. And this is why this profound, very human attitude to resilience leads us to investigate the unknown, to elaborate answers. How can I explain suffering, joy ...? I need to do it, it's inherent in my nature as a human being. I call ART this need for answers.


Returning to the drums, and remembering that especially in remote times the familiarity with the use of all five senses was much more common in a world less chaotic than ours, it is likely that together with some wind instruments the drum was the first technological tool that human beings have been able to invent to govern sound. The ones I am using are commonly called "shamanic drums". I immediately want to say that precisely because of their archetypal essentiality, they lend themselves to vaguely "new age" trivializations and are often superficially loaded with esoteric contents. Having lost the dimension of the sacred in the West very often leads to the need to build "do-it-yourself" religions that need rituals and priests ... But without considering these considerations, we already observe the powerful simplicity of their technological structure and the potential that it can express makes you think. Few constructive elements, always the same for millennia: curved wood, animal skin strung with ropes, a gathering process that enhances the beauty of the geometric shapes of the structure (be it naturally simple as the circle or gradually more complex to become threedimensional) and weaves that guarantee the right tension that guarantees the sound. There is the essence of the great scientific discoveries of humanity: the energy that changes matter (bent wood) its indirect properties (the elasticity and resonance of animal skin) the invention of the plot and with it the abstraction of what we call geometry, but which is more reminiscent of the harmony of Fibonacci mathematics, present in nature but in need of the human mind to reveal itself and make itself beautiful and useful. We find these drums in the Americas, in Siberia, in Nepal, but presumably every drum was born thus, in every place and since remote times. Today we see the Dhyangro of Nepal and the Tungur of Central Siberia because ritual methods have survived in the Nepalese mountains and in the Siberian steppes that have deep roots in the depths of time and still need the same ritual tools to manifest themselves. At this point we must say a few things about the ritual function of the drums and those who create and use them, the Shaman. The common trait of every Shaman (1) is the ability to enter a state of ecstatic trance that allows his soul to leave the body to enter another dimension, be it heavenly or infernal ... this description presupposes a journey of faith (in the literal sense, or trust in a system of beliefs considered fideistically adequate to explain the Mystery of life). Confining ourselves to scientific knowledge, the state of trance is certainly a way to go deep into our being and change its sensory state. Think of the impossible balance of the dances of the Sufi Dervishes or of the praises sung with the "right tone" of our monks, or of the Yoga practices ... Returning to the drum, sometimes not by chance called the shaman's horse, it becomes a relatively easy means for check a trance state. The researchers found that if a regular percussion frequency on the drum of about three or four beats per second is sustained for at least fifteen minutes, significant trance states can be induced in most people, even on their first attempt. During the "journey of the shaman in the other worlds", which he undertakes to convey to the ancestral spirits a greeting, a thank you or a request, the regular sound of the drum allows him to know at any moment where he is and where he must go, it becomes a guidance system, and a lifeline to find the way back to the real world. Remaining with scientific reading, it is known how dangerous it is to wake up a sleepwalker and interrupt a state of therapeutic hypnosis incorrectly.

As for me, there is a further element of suggestion: given that even the visual experience of a work of art actually sets in motion that emotional journey that every authentic work of art unmasks, as happens in the 'listening to a sound, touching a stimulating surface, smelling a perfumed object or enjoying a drink or food, the sound of the drum requires a


wise and harmonious use of body and brain, both governed but open to listening to the deep and instinctive self. It is a medium, indeed an ideal medium to try to leave a trace, that is, to make art. It is no coincidence that many drums are "written", from Nepal to Siberia. What I am going to do today is to try to "write" them too, and this is the personal dimension of the Tribaleglobale Laboratory of Sound Art that is born in the House of Artists of Onzo and that will be presented between July and September with a set of events public and workshops organized according to the general program reported at the end of this text. Actually, I asked for help to Filippo Biagioli, a true shamanic artist (and not sciamannato like me ...) His sensitivity and his point of view will be very useful and that's why I asked him to "write" some drums that we will play and expose to Onzo and elsewhere

2.1 The Dulcimer I prefer to use this feminine name, both because of instinct is associated with the guitar, and because the shapes recall those of the Great Neolithic Mothers, and the form is substance. We think of images, not words, and the alphabet of images is the most inclusive and universal. To present the tool I use wikipedia: "The dulcimer is a musical instrument with strings plucked or beaten or sometimes rubbed with an arch, that is a psaltery, which would seem to derive from the Persian santur [1]. According to some the zither [2] and the piano [1] would derive from the dulcimer. The dulcimer is widely used in Europe, especially in Irish music and Romanian folk music. In Europe, the psaltery is present in various forms: in Switzerland as Hackbett [1] in the Czech Republic as a cimbal [1] in Greece as santoúri [1] in Hungary as cimbalom [1] in Romania as țambal. In China it is instead known as yangqin (in Chinese: "cetra straniera"). [1] The English name of the instrument seems to derive from the Latin dulcis ("sweet") and from the Greek melos ("sound"). In Italian it is sometimes also called dulcimer [3], dulcimelo [4], or dulcemele [5]. It is characterized by long bridges on which we place metal cords framed in pairs (or groups of three or four, but each referring to a note). It is found in various sizes with a number of strings proportional to the size. The tuning is most often diatonic. The lowest note (sol or re) is found in the lower corner of the instrument. The diatonic scale rises moving upwards to the left. Some psalters have an additional row of strings to add notes of the chromatic scale. In this case they are called chromatic psalteries to be distinguished from diatons. An average tuning covers 3 octaves. The strings of this type of psaltery are struck by hammers (in English "hammers" from which hammered dulcimer). Typically such hammers are made of hard wood (cherry, oak, maple) but it is not uncommon to find them in plastic or metal. The ends are oval or otherwise rounded. While in the West percussion materials are mainly rigid in the East, flexible materials are often used. The hammers can be covered with material such as felt to cushion the sound attack. Often the two ends of the hammer can be used for different types of sound. “


2.2 the workshop I would add that the Dulcimer has an aesthetic appeal and a simplicity of learning that is so intuitive that it can be easily shared in a popular music laboratory, which is also aimed at children and teenagers. You will find several Dulcimers in Onzo for the summer workshop in which they will be active friends musicians and experts in this and other ancient instruments like the drums of which I spoke extensively before. Naturally also other more traditional instruments (the piano, the guitar, the flute ...) will be protagonists of this series of events. 2.3 The Festival of Ancient Sounds On the anniversary of the establishment of the Republic of Onzo we will organize the 0 edition of the Festival of Ancient Sounds. Concerts, exhibitions and the results of summer workshops.

Note 1) Recalling that Mircea Eliade says that "" Shamanism in the strict sense is above all a religious phenomenon in Siberia and central Asia. "- Shamanism, in the Encyclopedia of Religion, vol 12 .NY Macmilan p. 8269, we add that the term "shaman", therefore "shamanism", enters the Italian language in 1838. The first attestation in western language of the term "schamane" ("shaman") can be dated to 1698, when the merchant of Lubeck Adam Brand reports in his diary on the journey made between Moscow and Beijing under the guidance of the Dutch merchant Evert Ysbrants Ydes [4]. The Italian term "shaman", and its German counterpart "Schamane", as well as the English "shaman", are adaptations of the Russian šaman, in turn rendered of the tunguso šamān One of the earliest recorded uses of the word śramaṇa, in the sense of a beggar, is in verse 4.3.22 of the Brihadaranyaka Upanishad composed from about the eighth century BCE [14]: 48 [16] The concept of renunciation and monk -like style of life is found in Vedic literature, with terms such as yatis, rishis and śramaṇas. [17] [18] Vedic literature from the pre-1000 BCE era mentions Muni (मुिन, monks, beggars, holy man). [19] Rig Veda, for example, in Book 10, chapter 136, mentions beggars such as those with clothes kēśin (केिशन्, long-haired) and mala (मल, dirty, earth-colored, yellow, orange, saffron) engaged in business of mananat (mind, meditation). [20] (source wikipedia.org). GIULIANO ARNALDI. ONZO , 8 GIUGNO 2019


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