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Lidel CO LOP HO N #1

Pubblicazione Periodica Sede: Accademia di Belle Arti di Roma via di ripetta, 222 00187 Roma Redazione: Sara Saizzi Giulia Saizzi


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INDICE 01

Pag 4 - 14

Il caso Lidel

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Pag 16 - 19

Viaggiando con Lidel Pag 22 - 27

Alta Roma: #saperfare

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Alta roma: Rome Fashion Week 2017

fashion LETTURA modarivista altaromafemminilelydiadeliguorovogue fashionweekaccessoritacchidirittidonneabiti womendesignsetatessutipelleILLUSTRAZIONI donnecachemireburberrychanelstrassjenasdécolletélook lipsvalentinopradaguccialtamodagioiellieaudeparfumstory girls DISEGNI altaromafemminilelydiadeliguorovoguechanel altaromafemminilelydiadeliguorovoguechanelstrassjenas donnecachemireburberrychanelstrassjenasdécolletélook womendesignsetatessutipelle ELEGANZE fashionweekaccessoritacchidirittidonneabiti altaromafemminilelydiadeliguorovogue fashionmodarivista LAVORI altaromadonnecachemireburberry donnecachemireburberrychanelstrassjenasdécolletélook



Il caso Lidel

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a rivista femminile “Lidel” nacque nel maggio del 1919, in un contesto molto florido per l’editoria italiana, che aveva fatto di Milano la sua capitale indiscussa. Nella pubblicazione di riviste popolari e femminili, sono soprattutto due le case editrici che si contendono il primato: Mondadori e Rizzoli, e fu proprio quest’ultima tra le prime a introdurre in Italia il sistema della stampa a rotocalco, facendo dei periodici illustrati a grande tiratura uno dei settori di punta della sua produzione. Questo genere di giornale, rivolto ad un pubblico di estrazione sociale medio-bassa, il cui modello femminile di riferimento era quello della casalinga dedita all’accudimento della casa e dei figli, si impose letteralmente sul mercato, divenendo “l’evoluzione più significativa nel momento in cui la lettura si afferma come consumo di massa” (Carrarini 2003, 812), il paradigma della stampa femminile che sopravvisse oltre la seconda metà del Novecento. Malgrado tale evidente successo, è opportuno ricordare come le riviste di moda del primo dopoguerra non si presentassero soltanto sotto forma di rotocalco popolare, ma anche in una veste più elegante e raffinata, rivolta ad un pubblico colto e d’élite. La rivista di lusso era un mezzo di diffusione dell’alta moda e faceva riferimento ad un pubblico di tutt’altra tipologia rispetto al rotocalco, ad una donna il cui alto tenore di vita garantiva un certo grado di libertà culturale e sociale, e di spesa. Lidel- 7


“Lidel” può essere iscritta in questo secondo filone di stampa; anzi, si può affermare che ne rappresenti un caso emblematico. Sua battagliera fondatrice fu Lydia De Liguoro, giornalista che ne rimase a capo fino al 1923, quando passerà alla guida di un’altra importante testata del periodo, “Fantasie D’Italia”, voce ufficiale della Federazione nazionale fascista dell’industria dell’abbigliamento. Il titolo della testata, “Lidel”, era un acronimo degli 8 -Lidel

argomenti che i lettori avrebbero trovato all’interno: Letture, Illustrazioni, Disegni, Eleganze, Lavoro. La moda, quindi, costituiva soltanto una delle tante tematiche trattate e discusse nelle pagine del giornale, che si proponeva di dare spazio ad argomenti anche più impegnativi. Si era, infatti, all’indomani della fine del primo conflitto mondiale, l’Italia era attraversata da una crisi sociale, economica e politica di drammatica intensità e la rivista non


intendeva sottrarsi alla trattazione anche di tematiche solitamente considerate poco adatte alle pagine di una rivista di moda e femminile. In questa prospettiva, la moda stessa diventava terreno fertile per la discussione di temi quali quelli del lavoro e della ricostruzione industriale ed economica del paese. Si prenda, ad esempio, la questione relativa all’affrancamento della moda italiana dai dettami di quella straniera, francese in

particolare. Questa battaglia, condotta in prima persona dalla direttrice De Liguoro e presente assai di frequente tra le pagine della rivista, non aveva soltanto scopi patriottici e nazionalisti, che pure non mancheranno in “Lidel”, come diremo, bensì cercava di promuovere il rilancio dell’industria tessile italiana. In Fondatrice questo periodo, infatti, Lydia l’Italia svolgeva un ruoDe Liguoro lo sostanzialmente esecutivo, mentre la creazione di modelli faceva capo ai grandi sarti parigini, perpetuando un antico rapporto di dipendenza che sarebbe proseguito per anni, nonostante i tentativi del regime fascista di costruire una moda nazionale. La stampa di moda stessa aveva poi le sue colpe. Le riviste nostrane, malgrado la volontà di lanciare la moda italiana, proponevano invece, sia nei redazionali di moda sia attraverso la pubblicità, abiti francesi. Evidentemente i giornali seguivano i gusti di moltissime donne italiane, specialmente le più facoltose, che preferivano le grandi case di moda parigine, snobbando i modelli italiani. Addirittura, era pratica assai diffusa quella di farsi inviare d’oltralpe non soltanto il modello dell’abito, ma anche il tessuto per poterlo fabbricare, con grave danno all’industria tessile italiana e un notevole aggravio dei costi, a fronte di una qualità equiparabile o anche inferiore. Non va infine dimenticato come il desiderio di emancipazione della moda italiana nascondesse motivi di affermazione e prestigio patriottico, inerente un settore, quello dell’abbigliamento, nel quale tradizionalmente il nostro Paese si era distinto per capacità tecniche e buon gusto. Lidel- 9


La giornalista De Liguoro sostiene come si debbano creare delle sinergie tra le industrie italiane manifatturiere e di confezione, di modo tale da creare dei modelli appetibili anche per il mercato estero e dando il giusto valore a tutti quei lavoratori e lavoratrici che operano all’interno. Molteplice è l’intento che la De Liguoro persegue: convincere le signore italiane a preferire i modelli nostrani rispetto a quelli stranieri, facendo leva in particolare su quelle appartenenti all’élite sociale ed economica del paese, sempre attenta alle ultime mode; incoraggiare le case di moda italiane a firmare i propri modelli col proprio nome, non utilizzando nomi che evocano le creazioni francesi; dare impulso a questo settore anche attraverso spettacoli e manifestazioni, da tenersi nelle più importanti città italiane; mettere in luce tutto questo attraverso le riviste di moda che si devono impegnare, innanzitutto, nella pubblicazione di fogge italiane e di figurini semplici e poco appariscenti. Questo della semplicità, dell’abito privo di fronzoli, è un altro tema assai caro a “Lidel” e discusso quasi sempre all’interno delle rubriche dedicate alla moda. E, ancora una volta, va osservato come il tema costituisca un pretesto per la discussione di argomenti che sconfinano nell’economia, nella politica e nel ruolo sociale della donna.

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Come in tutte le riviste femminili di inizio Novecento che si propongano come periodici letterari ed illustrativi, anche in “Lidel” l’educazione all’eleganGiornalista za e al buon gusto Mag, Maria Croci della donna ha un ruolo fondamentale. Mag, pseudonimo della giornalista Maria Croci, scrive: “Sedurre è il compito della giovinezza: non è per essa una vana civetteria, ma il maggior pregio del suo fascino deve risiedere nella semplicità”. L’impronta educativa della rivista si comprende ancor meglio leggendo le righe successive dell’articolo, dove Mag propone alle sue giovani lettrici di adottare mise non troppo ostentate, suggerendo “di essere ragionevoli, di non esagerare mai, e in particolar modo di adattare le vostre toilette alle circostanze. L’importante è

dar sempre prova di buon gusto”. Le ragioni di questa lotta in nome di una sobria eleganza sono da ricercare in fattori di diversa natura. Innanzitutto nella situazione socio-economica del paese nel periodo successivo il primo conflitto mondiale: le industrie avevano subito una forte crisi; i prezzi dei prodotti erano aumentati notevolmente, provocando non poco disagio tra i cittadini che, in assenza di lavoro, faticavano a dotarsi di beni di consumo anche di prima necessità.

In un simile contesto, in cui la maggioranza della popolazione viveva in condizioni di forte disagio, è naturale che la rivista cercasse di frenare la vanità delle signore alto-borghesi, che erano il pubblico di riferimento di “Lidel”, invitandole ad abbandonare gli sprechi, le vesti esageratamente ornate e fabbricate con tessuti costosissimi e proponendo loro, invece, di optare per toilette semplici e comode,

“Sedurre è il compito della giovinezza: non è per essa una vana civetteria, ma il maggior pregio del suo fascino deve risiedere nella semplicità” Lidel- 11


Evidenziando come l’eleganza non fosse certo il risultato di un abito costoso, bensì frutto di comportamenti e atteggiamenti che la donna doveva adottare sia in pubblico che in privato, ritenendo l’eccesso di cattivo gusto, visto il momento particolarmente sofferente del paese, una sorta di “oltraggio” nei confronti della propria patria. Ma le frivolezze in fatto di moda erano da abbandonare anche per altri motivi. Quale doveva essere il compito di una “brava” donna se non quello di assecondare le richieste del proprio marito? Il giudice principale doveva essere lui e non i grandi sarti parigini che proponevano fogge estrose che cambiavano continuamente da una stagione all’altra. Sempre Mag, quindi, invitava le lettrici ad apprezzare molto di più i consigli dei rispettivi mariti in quanto: “Un marito intelligente ha più interesse di un sarto a far fare bella figura alla moglie e ad impedirle di commettere qualche eresia estetica”.

Queste poche righe sembrano tratteggiare il modello di donna che il fascismo avrebbe in seguito ripreso e consolidato: il ruolo femminile doveva essere, sostanzialmente, quello di “angelo del focolare”, le mansioni svolte dovevano riguardare unicamente l’accudimento dei propri figli e lo svolgimento delle faccende domestiche e, di conseguenza, anche l’abbigliamento doveva avere come unico scopo quello di appagare gli occhi del marito e non farlo sfigurare nelle occasioni mondane e pubbliche. Tuttavia, rivolgendo uno sguardo più attento alla rivista, troviamo due diversi piani di lettura. Infatti, se le parole degli articoli suffragano la tesi appena esposta, a ben guardare alcune rubriche e l’inserimento di immagini contrastano profondamente con quanto sopra detto. Si prendano, ad esempio, le varie rubriche dedicate alla moda, le quali solitamente comparivano nelle pagine centrali del periodico.

un marito intelligente ha piu interessi di un sarto

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“Gli abiti raffigurati non sono mai semplici e paiono essere destinati esclusivamente a grandi occasioni�


“L’illustrazione di moda non era più concepita come figurino posto in allegato al giornale, bensì diventava una sua parte costitutiva” I disegni, che nel corso degli anni avrebbero ceduto il passo alla fotografia, presente già in qualche occasione all’interno di “Lidel”, non venivano utilizzati solo nei redazionali dedicati alla moda, ma anche, in gran nuro, ad accompagnamento di quasi tutte le rubriche, specialmente in quelle che trattavano di temi quali l’eleganza o il buon gusto. L’illustrazione di moda, che era un genere molto utilizzato dalle riviste tra il finire dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, era particolarmente curata nelle pagine di “Lidel”, e non era più concepita come fi14-Lidel

gurino posto in allegato al giornale, bensì diventava una sua parte costitutiva. La donna ritratta in queste illustrazioni era una figura esile, slanciata, aggraziata e abbigliata in un modo talmente sontuoso da richiamare più il gusto di fine Ottocento, che quello degli anni Venti. Gli abiti raffigurati non sono mai semplici e paiono essere destinati esclusivamente a grandi occasioni, mentre le ambientazioni all’interno delle quali si muovono le donne rappresentate sono sempre nobili e sontuose, secondo uno stile consolidato.


“Il modello femminile presentato da “Lidel” era in contraddizione con i testi scritti nei quali la fisicità della donna era considerata positivamente”

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Altro tema assai ricorrente in “Lidel” è quello dell’amore per la propria patria, che viene enfatizzato nei modi più svariati. Vengono descritti con cura tutti i sacrifici che il nostro paese ha dovuto fare per potersi risollevare dai disastri bellici e tutte le cronache sottolineano quanto, malgrado la durezza del momento, gli italiani siano dotati di grande genialità e forza d’animo, caratteristiche, queste, che gli hanno consentito la ripresa in tutti i settori, tanto da poter competere con tutte le altri grandi nazioni. Emblematici, in tal senso, sono proprio alcuni articoli dedicati allo sport. Firma costante di queste rubriche è il giornalista che si firma con lo pseudonimo di Motor. Un suo articolo, esemplifica la tendenza diffusa dal periodico a non enfatizzare la crisi del momento, preferendo l’utilizzo di toni positivi. Il cronista prende in esame i giochi Olimpici, nei quali si misura l’abilità di atleti provenienti da Paesi diversi, rivolgendo diverse critiche nei confronti di questa manifestazione e dello sport in generale. In particolare, Motor osserva come i risultati sportivi vadano di pari passo con la capacità politica ed economica di un Paese: “I paesi più ricchi, insomma, sono quelli che nello sport mietono i più ricchi trofei, perché oggi lo sport è divenuto scienza, preparazione industre e minuziosa, sacrificio enorme di tempo, di denaro, di iniziative”. Questo è l’unico motivo, ci riferisce Motor, per il quale nazioni come l’Inghilterra e l’America da sempre detengono il primato in questo particolare settore, in quanto sono dotate di tutte le strutture necessarie per allenare i giovani nelle varie discipline. Con il consolidamento del fascismo in Italia, la rivista, per quanto non apertamente schierata, appare comunque allineata alle posizioni del regime. Abbiamo già parlato del sostegno dato da “Lidel” al rilancio della moda italiana e dell’industria nostrana in genere, temi che, pur mettendo in 16-Lidel

luce la creatività, il talento e la voglia di fare del popolo italiano erano, tuttavia, anche specchio del patriottismo esaltato del fascismo. Va comunque evidenziato anche l’impegno del periodico nel portare il mondo femminile all’attenzione pubblica dell’epoca. Un cambiamento di rotta importante avvenne nel 1927, quando a guidare il periodico subentrò Gino Valori. L’avvicendamento ai vertici di “Lidel” fu contemporaneo a un richiamo all’ideologia fascista sempre meno celato. Ed è così che, in più di un articolo, troviamo citati i vari enti creati dal fascismo o l’Opera del Dopolavoro, oppure si elogia la bravura del governo, che è stato in grado di rivitalizzare diversi settori italiani, come quello, appunto, dello sport. Malgrado il taglio incentrato sulla moda femminile, “Lidel” trattava uno spettro ampio di argomenti, dai più frivoli a quelli più importanti, comunque dedicati alla donna, imponendosi, in tal maniera, come una delle voci più importanti nel veicolare i dettami del fascismo verso i ceti medio alti dell’opinione pubblica femminile italiana.


L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare. Giorgio Armani


O D N A I G G .. VIA con . . ” L E D I “L «Il bikini è la cosa più importante dai tempi della bomba atomica”. Così si diceva un tempo ed è proprio cosi che si dice anche oggi, soprattutto quando arriva l’estate.»

a cura di Verdiana Cavezzan

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n’affermazione che fa tremare molte donne è “È ora di ricorrere alla prova costume!”, perché il momento tanto temuto è ormai arrivato. Tutte pronte a bruciare le calorie e ad allenarsi per l’arrivo dell’estate, giunta in un battito di ciglia alle porte. Ovviamente per le tante fashion victim uno dei problemi, se cosi vogliamo chiamarlo, è quello della scelta del giusto costume da bagno, che sia adatto al nostro corpo e, al tempo stesso, anche al passo con la moda. C’è chi ha già prenotato un viaggio e quindi sa già il modello del costume che prenderà come riferimento e, invece, c’è chi non ha una location per le proprie vacanze, ma ha già il bisogno di acquistare un beachwear all’ultimo grido. In passerella, tra i costumi italiani più cool di stagione, abbiamo una vasta gamma di bikini retrò e costumi interi da indossare come top, costumi monospalla e coulotte a porter. Molti sono i modelli retrò stile anni 50 con fiori e ciabatte in gomma, un must have sono i costumi ironici di Moschino, quelli interi con stampa tropicale di Max Mara e quelli proposti da Emilio Pucci knitwear. Per chi è amante del vintage può star certo che questa sarà la sua stagione preferita: dalle proposte proposte di Ermanno Scervino, con i costumi due pezzi e coulotte a vita alta, al micro bikini tricot di Missoni. Lidel- 19


Collezione di costumi Calzedonia 2017

Anche Tezenis, marchio di costumi italiani, ha optato per costumi con colori e fantasie hawaiane, aggiungendo un pizzico di on the road alla propria vacanza. Questo marchio ha presentato i nuovi costumi attraverso un fashion show tenutosi ad aprile. Non mancano ovviamente i costumi a vita alta, must have della stagione.

Il marchio di costumi italiani Calzedonia quest’anno offre una vasta gamma di costumi con colori predominanti rosso, nero e bianco; ma ci sono anche con stampe, soprattutto etniche, ricami e perline. Non mancano al tempo stesso stampe giocose e pop, tra cui, ad esempio, quella con l’ananas. Troviamo per la maggior parte bikini a fascia e triangoli, non mancano, comunque, neanche quelli interi, resi più sensuali da scollature profonde. Per seguire il trend del vintage, infine, troviamo molti beachwear retrò, più adatti ad aperitivi sulla spiaggia o a party in piscina. 20-Lidel

“In passerella, tra i costumi italiani più cool di stagione, abbiamo una vasta gamma di bikini retrò e costumi interi da indossare come top, costumi monospalla e coulotte a porter.” I costumi piu in voga nei tempi dei social sono sicuramente quelli pubblicizzati attraverso piattaforme come instagram, grazie anche ai personaggi famosi che ne fanno uso. Tra i marchi di costumi italiani ci sono quelli di Onà Beachwear, brand made in italy nato in Sicilia, con la caratteristica di creare costumi da bagno con un unico materiale: il velluto. Scelta audace, dettata dalla necessità di rendere la donna più sensuale e femminile possibile. Altro marchio interessante è quello delle sorelle Rodriguez Me Fui, con beachwear che seguono gli ultimi trend. Infine attenzione a Waikiki, altro brand di costumi italiani, sponsorizzato e portato alla ribalta dai volti noti del mondo social.


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La moda è fatta per andare fuori moda. Coco Chanel


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SAPERFARE

a cura di Rosamaria D’Anna

La sartoria Caraceni, situata nel cuore di Roma, è una delle sartorie storiche della Capitale. Nata nel 1926 in via Boncompagni da Domenico e Augusto Caraceni, successivamente si unì a loro anche il fratello Galliano. Dopo aver aperto anche a Parigi, negli Champs-Élysées, e Milano, la sartoria romana si trasferì in via Campania nell’anno 1963, dove insieme a Galliano vi erano anche i figli, Tommy e Giulio. Oggi l’amore e la passione per questo lavoro non si è mai persa e continua. A gestire la sartoria c’è Andrea Caraceni, nipote di Tommy, e Carlo Tonini, capo tagliatore, ormai storico, della sartoria. La Sartoria Caraceni vanta moltissimi nomi: oltre la famiglia Agnelli, numerosi politici e attori dal calibro internazionale. Lo stilista Valentino Garavani è tra i loro clienti più affezionati: numerose foto, infatti, lo ritraggono con i loro abiti di alta sartoria. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Andrea e Carlo, ecco cosa ci hanno detto riguardo il loro lavoro e la loro giornata.

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BOUTIQUE

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Da dove nasce l’amore e la passione per il vostro lavoro? La passione e l’amore per il nostro lavoro hanno radici antiche essendo la nostra sartoria una realtà storica risalente al 1926 che continua orgogliosamente a tramandare e utilizzare tecniche e segreti di lavorazione che l’hanno resa famosa nel corso tempo. La passione nasce sicuramente dalla consapevolezza di dover continuare a tramandare il nostro know how, anche ai più giovani, affinché si possano realizzare sempre capi sartoriali di altissimo livello grazie a tecniche antiche di immenso valore che ormai troppo spesso, un po’ in tutti i campi, vengono invece abbandonate e dimenticate. Per quanto questo mestiere richieda tempo, impegno e dedizione, è al contempo un lavoro in grado di regalare enormi soddisfazioni e di farci quotidianamente innamorare di quella strana sensazione che solo le arti sanno regalare; la sensazione di aver trasformato e di aver creato qualcosa di unico con le nostre preziose mani.

“La passione e l’amore per il nostro lavoro hanno radici antiche essendo la nostra sartoria una realtà storica risalente al 1926 che continua orgogliosamente a tramandare..” 26-Lidel


“Per quanto questo mestiere richieda tempo, impegno e dedizione, è al contempo un lavoro in grado di regalare enormi soddisfazioni..”

Tecniche e abilità del vostro lavoro: raccontateci la vostra giornata tipo Le nostre giornate non sono quasi mai uguali fra di loro in quanto le richieste dei nostri clienti sono varie e sempre tutte diverse. Tipicamente il lavoro è diviso in due fasi principali: Il taglio, che comprende la presa delle misure e le successive prove con il cliente, il disegno di un modello personale e il taglio dei tessuti. La lavorazione, a sua volta divisa in più fasi che possiamo riassumere in “prima prova” (interamente imbastita), “seconda prova”(in cui i davanti della giacca sono finiti e il resto è imbastito) e infine “finitura”. Ovviamente ogni capo è a sé e a sua volta un cliente può necessitare di più prove. Lidel- 27


Come vedete lo sviluppo del vostro mestiere nel futuro? Sebbene sia forte in noi la convinzione che esisterà sempre una clientela in grado di apprezzare questo tipo di capo sartoriale di alto livello ci troviamo quotidianamente a dover constatare una sempre minore reperibilità di artigiani in grado di apportare manodopera specializzata; soprattutto fra i giovani, che spesso hanno preso parte a corsi di formazione sartoriale o accademie di moda, ma che non hanno di fatto mai avuto a che fare con il vero lavoro di sartoria. Non ci stancheremo mai di ripetere che le tecniche di lavorazione e in particolare la cura maniacale per i dettagli, nonché l’utilizzo di un metodo che preservi la nostra identità, sono le basi indispensabili per poter ottenere capi unici e perfetti che siano espressione di un artigianato di altissimo livello.

“Non ci stancheremo mai di ripetere che le tecniche di lavorazione e in particolare cura per i dettagli, sono basi indispensabili per poter ottenere capi unici..” 28-Lidel


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L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare. Giorgio Armani


Rome Fashion Week

2017

Regent International è lieta di presentare uno degli eventi più attesi dalla movida nazionale e non, che avrà luogo nella capitale dal 6 al 10 Luglio 2017: Altaroma è la nuova piattaforma di lancio per i designer emergenti; sinonimo di tradizione e sperimentazione, sostenitrice del Made-in-Italy con lo scopo di risaltare quegli stessi valori artigianali che hanno reso Roma celebre in tutto il mondo. Un luogo in cui arte, moda e cultura si fondono, in cui tradizione sartoriale, ricerca e sperimentazione offrono spunti d’ispirazione annessi all’alta moda, al mondo del cinema, dell’arte e dell’artigianato Il Concept dell’evento si suddivide in: · FASHION HUB Sezione dedicata a scouting, promozione e creatività emergente. · ATELIER Contenitore di sfilate e presentazioni di maison di couture, piccoli atelier, sartorie ed artigianalità. · IN TOWN Spazio dedicato ad iniziative e attività connesse alla moda volte a promuovere

ed instaurare contatti utili al proprio business in città.

Altaroma occupa oltre 72.000 mq, in cui si distribuiscono 23 location indipendenti; il cuore dell’evento si trova nel Guido Reni District, a pochi passi dall’Auditorium Parco della Musica, dal Foro Italico, dal Ponte della Musica e dal PalaTiziano. L’evento accoglierà in media 18.000 presenze per ogni manifestazione, 450 alle sfilate e 800 ad eventi e mostre; sono inoltre recapitati ben 4.000 inviti digitali per ospiti e celebrities. Per ogni edizione, Altaroma invita ed ospita la stampa italiana ed internazionale proveniente da paesi strategici per lo sviluppo e la promozione del Made-in-Italy; saranno all’incirca 400 i rappresentanti nazionali ed internazionali presenti.

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Tra i giornalisti e gli operatori presenti durante l’evento, ci sono anche i rappresentanti delle principali testate internazionali ed italiane nel settore moda e lifestyle quali Vanity Fair, Cosmopolitan, Marie Claire, Vogue, ELLE, AnOther, La Repubblica, il Corriere della Sera, Il Messaggero. Saranno presenti anche alcuni tra i piÚ importanti blogger e influencer attuali, i quali, in un mondo sempre piÚ interconnesso e legato ai social network, rivestono un ruolo determinante per la promozione e la comunicazione di un evento e di un brand.

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7 1 0 2 a m o , R a a d t o Al m a t i l t a n e o g n r e e m M e i t s i l i t piĂš s

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“Siamo stati ad AltaRoma 2017, la Roma Fashion Week che ogni anno unisce la haute couture dei grandi stilisti alle proposte innovative dei designer più giovani”

S

i è tenuta dal 6 al 9 luglio l’edizione estiva di AltaRoma 2017, la manifestazione più alla moda della capitale, che di anno in anno continua a far parlare di sé. Nata con l’intento di celebrare l’Alta Moda italiana, in realtà, la manifestazione ha cambiato volto e ormai (fatte le dovute eccezioni) dà sempre più spazio a stilisti emergenti. Nonostante i problemi organizzativi ed economici, AltaRoma 2017 ha ottenuto risultati positivi, cercando di dare voce e spazio alla moda romana, sempre più spesso messa in secondo piano rispetto a quella milanese o parigina. Nei circa 40 eventi in programma, sono oltre 50 i designer e brand che hanno partecipato alla manifestazione con presentazioni e sfilate di capi couture e di pre-collezioni ready-to-wear, apprezzate da buyer internazionali che sempre più numerosi, grazie al supporto dell’ICE, scoprono a Roma nuove energie creative. Circa 150 studenti, inoltre, hanno potuto mostrare le proprie creazioni nei final work in calendario e altrettanti ragazzi provenienti da università e scuole di moda hanno avuto la possibilità di collaborare alla realizzazione dei progetti e degli eventi della manifestazione.

Roma è un perfetto melting pot. È la megalopoli con tremila anni di storia, tutti ancora in vista. In questo senso, è dunque la sede perfetta per cullare la generazione di nuovi creativi in embrione e raccontare la storia di quanti hanno preceduto questa generazione. In questo scenario AltaRoma, fedele al proprio spirito di innova-

zione, mira a creare a Roma una nuova piattaforma dedicata alla creatività che racconti l’incredibile capacità della moda di reinventare e modificare la realtà. Ogni designer attraverso le sue creazioni ci racconta la sua storia, ed è questo che AltaRoma vuole esaltare, puntando sulla componente narrativa e fiabesca. designer milanese Anna Francesca Ceccon (finalista di Who Is On Next? 2009, ne avevamo parlato già qui) e Greta Boldini (progetto vincitore di Who Is On Next? 2013). In seguito è stata la volta della proiezione del film Franca: Chaos and Creation dedicato a Franca Sozzani, e poi è arrivato il cocktail party di apertura delle mostre presenti al Guido Reni District. Si trattava di mostre pensate per raccontare alcune caratteristiche e particolarità della moda italiana: Vanitas – L’abito tra sacro e profano era dedicata all’evoluzione del costume e del processo di differenziazione dell’abito; Drops of Italian Glamour era, invece, una mostra di quaranta abiti italiani, provenienti dalla collezione di Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, che raccontano l’essenza dello stile italiano attraverso la storia; infine, A. I., Prove tecniche di trasmissione celebrava l’innovazione di giovani fashion designer, artigiani e costumisti.

La mattinata di Venerdì 7 luglio, invece, è stata dedicata alla 13^ edizione di Who Is On Next?, progetto di AltaRoma, in collaborazione con Vogue Italia, dedicato alla ricerca di nuovi talenti nel mondo della moda. La giuria internazionale ha deciso di nominare come vincitore di questa Lidel- 35


tredicesima edizione quale migliore collezione per la categoria prêt-à-porter Act n°1, disegnata da Galib Gasanov e Luca Lin, per la visione di una nuova generazione multiculturale che sposa tradizione e cultura street. Per la categoria accessori, vincono a pari merito NicoGiani, brand di borse disegnato da Niccolò Giannini, per la trasversale ricerca tra arte e interior design racchiusa in un progetto rigoroso e funzionale, e Andrea Mondin, brand di scarpe, per la raffinata eleganza delle sue creazioni che traggono spunto dal mondo della haute couture. Novità di questa edizione il PREMIO FRANCA SOZZANI, istituito da Altaroma e Vogue Italia in collaborazione con Camera Nazionale della Moda e Pitti Immagine. Più tardi sono saliti in passerella Gianni Molaro, Sabrina Persechino, Rani Zakhem, Filippo Laterza, Antonio Marras con la sua I’M Isola Marras, Sylvio Giardina e l’im-

mancabile Renato Balestra. Sabato 8 luglio, invece, c’è stato una sorta di passaggio del testimone tra le maison di moda e i designer emergenti provenienti dalle maggiori accademie di moda italiane. Al MAXXI, inoltre, c’è stato un interessate incontro con il designer italiano (ormai trapiantato a Parigi) Giambattista Valli, il quale ha parlato del suo rapporto con la città di Roma e con la moda italiana. La giornata conclusiva di AltaRoma 2017, infine, è stata completamente dedicata alle nuove leve della moda italiana, con le sfilate dell’Accademia Belle Arti Frosinone, l’Accademia Belle Arti di Napoli, l’Accademia Maria Maiani, l’Accademia Altieri Moda e Arte, la Scuola di moda Ida Ferri e l’Accademia Koefia. Gli studenti di questi istituti hanno presentato le proprie collezioni portandole (alcuni per la primissima volta) sulla passerella di AltaRoma.

LA MODA è prima di tutto arte del cambiamento

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MODA

L’EVOLUZIONE DEL COSTUME E DELLO STILE

Finito di stampare nel Settembre 2017 presso la Tipografia Veneziana - Roma


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