Ai margini del vuoto [part 1]

Page 1



Ai margini del vuoto. Un progetto di riqualificazione urbana e paesaggistica per il comune di Paskuqan

LAUREANDE Bettoli Sara Dalla Costa Chiara Scrascia Giulia RELATORE Prof. Farinella Romeo SECONDO RELATORE Arch. Spada Elisa CORRELATRICE Arch. Dorato Elena

UniversitĂ degli Studi di Ferrara - Dipartimento di Architettura Laurea Magistrale a ciclo unico a.a. 2013 / 2014



Ai nuovi orizzonti



INDICE

Pag.

5

ABSTRACT PREMESSA

Pag.

9

Rapporto tra città e paesaggio

CAPITOLO 1 Pag. Pag. Pag. Pag.

15 36 53 58

1.1 1.2 1.3 1.4

Inquadramento del Paese all’interno della penisola balcanica Fasi storiche significative e cescita demografica Tirana capitale Piani urbanistici dagli anni ‘20 ad oggi

CAPITOLO 2 Pag. 86 Pag. 92 Pag. 100 Pag. 110 Pag. 118 Pag. 128 Pag. 130 Pag. 138 Pag. 150

2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7 2.8 2.9

Studio del tessuto urbano Il fenomeno dell’informalità Interventi recenti di riqualificazione urbana Tipologie ed evoluzione degli spazi pubblici Studio delle aree verdi esistenti Città tra due fiumi e due laghi Nord e Sud: due realtà differenti Concorso per un nuovo Boulevard Criticità del progetto e ripercussioni sul comune di Paskuqan

1


2


INDICE

CAPITOLO 3 Pag. 156 Pag. 164 Pag. 170

3.1 Lettura critica del comune di Paskuqan e le sue potenzialità 3.2 Macrostrategia: Obiettivi e Azioni 3.3 Principali ambiti di intervento CAPITOLO 4

Pag. 190 Pag. 194 Pag. 200 Pag. 206 Pag. 210

4.1 A partire dal fiume: riqualificazione delle sponde del fiume Tirana 4.2 Scambi di identità: il boulevard di Tirana incontra la periferia 4.3 Nuove vie di connessione attive 4.4 L’uso dei margini come principio di interazione 4.5 Il nuovo parco come connubio tra uomo e natura 4.6 Aspettative future

Pag. 213

BIBLIOGRAFIA

Pag. 225

ELABORATI GRAFICI

Pag. 176

3


4


ABSTRACT

Il territorio albanese è caratterizzato da diverse tipologie di paesaggio che comprendono un ampio scenario montuoso dal quale hanno origine numerosi fiumi e bacini idrografici che sfociano nel Mar Adriatico. All’interno di questa conformazione naturale si sono sviluppate diverse aree urbanizzate nei pressi della costa ad ovest, è qui che si colloca la città di Tirana. Gli avvenimenti storici che hanno scolpito l’intera nazione nell’ultimo secolo, a partire dal fascismo sino alla caduta del regime comunista, hanno determinato l’attuale conformazione della città di Tirana ed il rapporto che hanno i suoi abitanti con il paesaggio circostante. La città di Tirana si trova ad affrontare tutt’ora una continua e rapida espansione che, dall’inizio degli anni ‘90, ha dato vita a numerose realtà periferiche tra le quali si può riconoscere Paskuqan, un piccolo comune “ai margini” della capitale, il quale si estende tra il fiume Tirana ed il lago Paskuqan. Questo comune è caratterizzato da un tessuto organico che non considera la tutela e la valorizzazione dell’aspetto paesaggistico appartenenti al luogo. Il nostro approccio alla riqualificazione urbana e paesaggistica del comune di Paskuqan propone una linea strategica che inizia dalla connessione di quest’ultimo con Tirana attraverso l’elemento naturale del fiume, un incremento della rete di trasporto pubblico e di quello ciclopedonale. L’intervento prosegue con la trasformazione degli spazi di risulta presenti nel tessuto urbano in spazi verdi e di aggregazione e si conclude con la riattivazione dei margini del grande parco urbano e la valorizzazione dell’area intorno al lago Paskuqan. 5


Vista di Tirana dal monte Dajti 6


7


8


PREMESSA Rapporto tra città e paesaggio

Il tema del rapporto tra città e paesaggio diventa un argomento difficile da trattare quando ci si trova a confronto con una realtà complessa e a volte contraddittoria come quella di Tirana. La città è infatti una sovrapposizione degli interventi e trasformazioni apportate dai diversi governi che si sono susseguiti negli anni. I regimi totalitari hanno lasciato un’eredità che ha segnato il tessuto urbano ma soprattutto la mentalità degli abitanti. Durante i 50 anni di regime comunista la proprietà privata era totalmente inesistente, lo spazio pubblico nazionalizzato e la città è stata invasa da caseggiati rigidi e monotoni. Successivamente alla caduta del regime la rottura con il passato fu drammatica: ogni individuo voleva riappropriarsi di una zona personale in cui costruire autonomamente, senza alcuno sforzo comune di gestire lo spazio recuperato. In questo clima si è quindi persa qualsiasi relazione con il contesto: gli spazi tra gli edifici sono diventati zone da occupare senza un ordine o una precisa regolamentazione. La città è quindi invasa da costruzioni abusive che si diffondono rapidamente in un clima di ingovernabilità. Tirana ha subito un processo di urbanizzazione selvaggia crescendo in maniera violenta e incontrollata. Accanto ai tangenti segni del passato convive però una nuova realtà cosmopolita desiderosa di riscattarsi dal precedente periodo di isolamento e chiusura. Sta emergendo quindi una nuova concezione di architettura che mira a conferire a Tirana il volto di una moderna capitale europea in grado di interfacciarsi con il contesto internazionale. 9


Si cerca quindi, negli ultimi anni, di recuperare il rapporto con il tessuto urbano e di allontanarsi da un tipo di architettura rigida e standardizzata. Lo spazio pubblico delineato negli anni è quello di aree frammentatate tra edifici fatiscenti, grigi caseggiati, edilizia abusiva o nuove moderne infrastrutture che dominano la città. Sono sporadiche zone di risulta in mezzo al caos dilagante. Allontanandosi dal centro, le colline su cui sorge la periferia di Tirana ospitano cantieri in costruzione, scheletri di edifici costituiti da pilastri, o abitazioni utilizzate solo parzialmente. Un’edilizia incontrollata sta avanzando gradualmente sulle pendici delle colline. Sullo sfondo, le Alpi albanesi dominano incontaminate su questo scenario. E’ necessario quindi trovare una dimensione di pace e uno spazio verde anche all’interno della città, che dia respiro allo sguardo in mezzo a traffico, inquinamento ed uno skyline in continua evoluzione. Un luogo che, oltre ai parchi già presenti in città, possa essere vissuto come zona verde che offra altre funzioni, a servizio soprattutto della comunità locale e degli abitanti della capitale che vogliano fruirne. Vi sono già, a Tirana, alcuni esempi di spazi pubblici utilizzati: il Parco i Madh, costruito nel 1959 a sud della città, Piazza Skandeberg situata nel centro storico cittadino, e Parku Rinia nel Bllok, quartiere in cui sorgevano i principali edifici amministrativi dell’epoca comunista e che oggi ospita i principali locali di svago. Il lago di Paskuqan andrebbe a configurarsi, accanto a questi, come nuova area di interesse collegata direttamente alla capitale nel progetto di continuazione del boulevard che attraversa verticalmente la città. 10


L’occasione di venire a conoscenza con una realtà a noi completamente sconosciuta ci ha sin da subito affascinato ed abbiamo avuto la possibilità di recarci a Tirana grazie ad un workshop in collaborazione con l’università Polis. Durante il breve soggiorno siamo venuti a conoscenza di come la città abbia radici profonde ed una realtà che a tratti può apparire ostile ma che in seconda analisi trova le sue ragioni in un passato da cui si vuole riscattare. Abbiamo quindi scelto di tornare a Tirana per approfondirne la conoscenza. La sensazione che si ha giungendo in città è di smarrimento, uno smarrimento che appartiene alla sfera spaziale ma soprattutto ad una realtà percettiva: luce e di colpo penombra, rumore di traffico nelle vie principali ed appena ci si alllontana di poco silenzio totale, grigio uniforme e ad un tratto colore nei quartieri interessati dal progetto avviato dall’attuale primo ministro Edi Rama. E’ il colore incontrato nella vita che si snoda a lato strada, nei mercati che diventano punto di incontro. Inoltrandosi tra vie dissestate ed edilizia abusiva in direzione nord si scopre un paesaggio inaspettato. E’ la vista del lago di Paskuqan, area verde ora adibita a pascolo. Quest’ultimo sorge nell’omonimo comune, il quale sta ora riflettendo sulle effettive potenzialità di una zona che è riuscita a conservare il proprio carattere naturalistico. Il comune di Paskuqan vive di agricoltura, di commercio dei prodotti locali e delle poche connessioni con la capitale. Ci siamo quindi lasciate coinvolgere dall’atmosfera locale cercando di comprendere la mentalità di questo popolo e di suggerire una serie di interventi che possano rivitalizzare il comune di Paskuqan. 11


Skyline di Tirana 12


CAPITOLO 1

13


Scutari

Kukes

Alessio Peshkopi

Durazzo

Tirana Elbasan

Fier Berat

Coriza

Valona Argirocastro

DensitĂ abitativa PiĂš di 400 ab/km

2

200 - 400 ab/km2 100 - 200 ab/km2 Meno di 100 ab/km2

14

fonte: FEDRE (2010)


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno della Penisola Balcanica

Contesto L’Albania, situata nella parte sud occidentale della penisola balcanica, ha una superficie di 28 748 km quadrati, 1350 dei quali acque interne, e un’estensione costiera di 362 km che si affaccia sul Mar Adriatico e Mar Mediterraneo. Confina con Montenegro, Kosovo, Macedonia e Grecia. Ha una popolazione di 3.5 milioni di abitanti con un altro milione di abitanti emigrati in Europa e in Nord America. Dal punto di vista amministrativo è suddivisa in 12 prefetture (a loro volta suddivise in 36 distretti) e 351 comuni. Il 28 Novembre 1912 dichiarò l’indipendenza dall’impero Ottomano ed è oggi una Repubblica Parlamentare. La capitale è Tirana, con una popolazione di 853400 abitanti. La Regione di Tirana è costituita da due distretti (Tirana e Kavaje) , 5 Municipalità e 24 Comuni. L’area che andremo ad approfondire nei nostri studi comprenderà, oltre alla Municipalità di Tirana, il comune di Paskuqan, localizzato a nord della capitale. 15


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno Penisola Balcanica

della

L’Albania e l’Unione europea I rapporti diplomatici tra l’Albania e la Comunità Economica Europea vennero stabiliti nel giugno del 1991, in seguito alla caduta del regime comunista di Enver Hoxha. A maggio del 1992 venne firmato l’accordo di collaborazione economica e commerciale tra l’Albania e la Comunità Europea cui seguì la firma della Dichiarazione Politica Congiunta. L’Albania fu il primo stato della Penisola Balcanica a firmare un simile accordo. Nel 2003 vennero avviate le trattative per la firma dell’Accordo di Stabilità e di Associazione, che si conclusero con la firma dell’Accordo il 12 giugno 2006. Tale data segnò l’inizio di una fase più evoluta dei rapporti tra l’Albania e l’Unione Europea, prevedendo obblighi reciproci ed inviolabili diritti. In seguito al compimento dei criteri prestabiliti dalla Linea Guida, il 15 settembre 2010, la Commissione Europea, il Parlamento Europeo e gli altri paesi membri dell’Unione Europea, diedero un parere positivo sull’ Albania che aprì la strada al processo decisionale relativo alla liberalizzazione dei visti per i cittadini albanesi e la loro libera circolazione nell’area “Schengen”. In virtù dei progressi ottenuti la Commissione raccomandò quindi al Consiglio europeo di attribuire all’Albania lo status di paese candidato, a patto che si continui nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata stabilendo cinque punti cardinali per l’avviamento dei negoziati per l’adesione definitiva dell’Albania: la riforma della pubblica amministrazione; il rafforzamento dell’indipendenza, dell’efficienza e la responsabilizzazione del sistema giudiziario; la lotta contro la corruzione; la lotta contro la criminalità organizzata; la tutela dei diritti umani, inclusa la comunità Rom, e le relative politiche antidiscriminazione, nonché il rispetto del diritto alla proprietà. 16


Nel Dicembre 2013 il Consiglio europeo ha rifiutato l’assegnazione all’Albania dello status di candidato all’integrazione. Si sono opposti a tale integrazione Olanda, Francia, Germania, Gran Bretagna e Danimarca, timorose di eccessivi flussi di immigrazione verso la loro nazione. Non è stata sufficiente la lettera di sostegno a Tirana firmata dai capi delle diplomazie di altri Paesi membri, tra i quali Italia, Austria, Ungheria, Bulgaria, Croazia, Slovenia, Estonia, Lituania e Irlanda. Sono ancora troppo freschi i ricordi del governo precedente e la scarsa volotà di attuare nuove leggi, in particolare nella lotta contro il crimine organizzato. L’Unione Europea ha comunque riconosciuto all’unanimità i notevoli progressi raggiunti negli ultimi anni, soprattutto durante il governo dell’attuale Primo Ministro dell’Albania Edi Rama. L’impegno da parte del neopremier è stato notevole, e sta venendo gradualmente recepito da parte della popolazione il messaggio di rinnovamento e rinascita culturale. In primis l’attenzione internazionale si è concentrata su Tirana grazie al progetto che ha cercato di rivitalizzare il grigio clima cittadino andando a colorare le facciate dei monotoni edifici di epoca socialista. L’attenzione locale e soprattutto internazionale si è quindi focalizzata sullo spazio urbano e Tirana è stata trasformata in un laboratorio di un nuovo modo di fare politica. La volontà di miglioramento ed integrazione è quindi forte sia da parte del governo attuale che da parte della popolazione ma attualmente non è stato ritenuto sufficiente. La scelta da parte del commissario dell’Unione Europea all’accettazione dell’Albania tra i Paesi membri dell’Unione europea è stata rimandata a Giugno 2014, ed i negoziati con Tirana, in caso di esito positivo, inizieranno tra la fine del 2014 ed inizio del 2015. 17


Lago di Scutari

Tirana Lago di Ocrida

Lago di Prespa

18


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno della Penisola Balcanica Orografia Il territorio dell’Albania si presenta prevalentemente montuoso, tanto che i rilievi coprono complessivamente il 70% dell’intera superficie del Paese. Il paesaggio si contraddistingue per l’accentuata diversità e per i forti contrasti. Montagne, colline, pianure e valli si intrecciano tra loro e formano un vero e proprio mosaico, condizionando la rete idrografica e dando origine a svariati fenomeni climatici. Tra le montagne si aprono profondi solchi vallivi che generalmente tendono ad ampliarsi in vicinanza della costa adriatica. Le uniche aree pianeggianti sono presenti lungo la fascia costiera al centro nord e nelle valli fluviali che separano i diversi massicci montuosi. Il sistema orografico si compone di tre aree principali: le Alpi albanesi nella zona settentrionale, la regione montuosa centroorientale e la regione montuosa meridionale. Le Alpi albanesi sono la continuazione sudorientale delle Alpi Dinariche, il sistema montuoso bosniaco-montenegrino, e si sviluppano per 90 km. In questa zona si trovano le vette più alte del paese e costituiscono i territori più inaccessibili ed accidentate del paese con la presenza di numerosi boschi di conifere. La regione montuosa meridionale è composta da catene caratterizzate da cime tondeggianti con una fitta rete idrografica. Le aree di pianura e di bassa collina occupano un settimo del territorio albanese e comprendono una fascia costiera lunga circa 175 km. La maggior parte di queste pianure, una volta paludose, è stata bonificata e recuperata per uso agricolo. I luoghi generalmente insalubri e infestati dalla malaria della regione centrale, in seguito al secondo conflitto mondiale vennero coltivati a cereali e riso. 19


Fiume Lana 20


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno della Penisola Balcanica Idrografia: fiumi L’abbondanza dei corsi d’acqua rende l’Albania un paese privilegiato per le sue capacità idriche: 136 tra fiumi e torrenti, per una lunghezza totale di 50 mila km; 10 laghi principali con una superficie totale di 1.100 kmq; circa 200 sorgenti. Sono inoltre presenti molti laghi artificiali che in alcuni casi superano in ampiezza quelli naturali. Le riserve idriche annuali del paese ammontano a 41,2 kmc. La maggior parte dei fiumi della regione settentrionale e centrale scorre da est a ovest, direttamente in direzione delle coste. Il Drin, corso d’acqua più lungo dell’Albania, formato dall’unione del Drin Nero e del Drin Bianco, costituisce la riserva idrica più importante del paese. Lungo il suo corso sono state costruite le maggiori centrali idroelettriche del paese e le sue acque vengono utilizzate per l’irrigazione delle campagne nei distretti di Scutari e di Lezha. I fiumi della zona settentrionale hanno valli profonde con pareti scoscese e terreni coltivabili sul fondovalle. Generalmente non navigabili, essi ostacolano gli spostamenti nell’intera regione piuttosto che favorirli. Tutti i corsi d’acqua riflettono la distribuzione stagionale delle precipitazioni, tanto da avere un regime più simile a quello torrentizio, gonfi d’acqua d’inverno e quasi asciutti d’estate quando la loro portata è meno di un decimo di quella invernale. Tirana è attraversata da due fiumi: Lana a sud, oggetto nel 2007 di un intervento di riqualificazione delle rive e depurazione delle acque, ed Ishem a nord, il quale segna fisicamente il confine con il vicino comune di Paskuqan, e presenta problemi di abusivismo edilizio ed inquinamento delle sponde. 21


Lago Paskuqan 22


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno della Penisola Balcanica Idrografia: laghi L’Albania possiede una ricca presenza di bacini idrici artificiali e non. Tra i più importanti si menzionano: il lago di Scutari, il più grande specchio di acqua dolce del bacino balcanico (370kmq), diviso tra Albania e Montenegro, è alimentato da un complesso sistema di corsi d’acqua proveniente dalle alpi dinariche; la sua superficie varia durante l’anno, passando dai 370 ai 450 kmq; il lago di Ocrida (367 kmq), diviso tra Albania e Macedonia; il lago di Prespa (285 kmq) diviso tra Macedonia, Grecia e Albania; il lago Mala Prespa, la parte più grande del quale si trova in territorio greco; il lago di Butrinto, salmastro ed in comunicazione con il mare attraverso il canale di Vivari; la laguna di Karavasta, di 42 kmq, anch’essa in comunicazione con il mare attraverso un sistema di canali e considerata, per le sue particolari caratteristiche ecologiche, la più importante zona umida dell’Albania. Tirana si contraddistingue poi per la sua favorevole posizione al centro di una cintura di laghi, alcuni dei quali artificiali. Sorge a sud della città il lago artificiale Madh, delle dimensioni di 45 ettari, spazio pubblico utilizzato dai cittadini, è il fulcro dell’omonimo parco, costruito nel 1959. Diametralmente opposto, a nord di Tirana, vi è il lago di Paskuqan, bacino artificiale creato nel 1916 per motivi legati all’agricoltura, il quale verrà collegato al parco a sud grazie al progetto di proseguimento dell’asse. Il lago è circondato da un terreno paludoso e trae l’acqua dalla sorgente naturale del lago di Bovilla. La zona circostante è stata poi invasa dall’edilizia abusiva, fenomeno che il comune sta ora cercando di limitare anche a causa del rischio idrogeologico cui sono sottoposte le abitazioni. 23


24


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno della Penisola Balcanica Clima L’Albania, nonstante la sua modesta estensione territoriale presenta un elevato numero di zone climatiche. Si distinguono tre zone fitogeografiche principali: le zone delle pianure litoranee (clima mediterraneo con estati calde e secche e un clima caldo e umido); le regioni montuose (clima continentale mediterraneo caratterizzato da inverni più rigidi e umidi); le regioni alpine (con una vegetazione erbacea). Notevole è l’escursione termica tra le regioni settentrionali e quelle meridionali. Solitamente sono molto abbondanti le precipitazioni, concentrate nei mesi invernali, in forma di pioggia o neve sulle cime più alte, sia al nord che al centro sud. Le precipitazioni estive sono invece rare e di scarsa quantità.

50

150

100

50

G

F

M

A

M

G

L

A

S

O

N

D

25


Veduta del centro di Tirana 26


27


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno Penisola Balcanica

della

Economia L’economia dell’Albania è considerata quella di un paese in via di sviluppo che sta compiendo attualmente una difficile transizione verso un’economia di mercato. La caduta del regime comunista è avvenuta in modo più caotico rispetto agli altri paesi dell’europa dell’est ed è stata caratterizzata da un massiccio esodo di rifugiati politici ed emigranti economici verso l’Italia e la Grecia. Il costo del lavoro in Albania è tra i più bassi d’Europa ed il territorio dispone di significative risorse naturali quali cromo, nichel, rame, petrolio e carbone. Grazie alla favorevole locazione geografica e il regime dei costi l’Albania può essere utilizzata per la delocalizzazione di alcuni processi produttivi. I collegamenti con i porti di Bari, Brindisi, Ancona e Trieste garantiscono un flusso rapido e continuo di merci. La base dell’economica albanese è l’agricoltura, settore nel quale lavora il 55% della popolazione attiva. Le coltivazioni principali sono il mais, poi il riso, il frumento, le patate, l’orzo e l’avena. Importanza economica hanno anche l’ulivo, il cotone, la barbabietola da zucchero e il tabacco nonché molti alberi da frutta. La scarsità di terreni coltivabili, in gran parte limitati alla fascia litoranea e alla piana di Coriza, ha incentivato gli investimenti che mirano ad estendere le terre coltivate e a migliorarne la produttività. Attualmente l’economia albanese continua ad essere sostanzialmente sostenuta dalle rimesse degli emigrati albanesi: circa il 20% della forza lavoro opera all’estero, in paesi dell’Europa occidentale. In Italia vi sono 400 000 albanesi emigranti economici legalmente riconosciuti. 28


La regione montuosa interna è in gran parte occupata da boschi a latifoglie (quercia, cerro, olmo, frassino) e conifere. Essi rappresentano una risorsa importante di legname nonostante sia ancora poco commercializzato all’estero. In maggior misura si esporta invece il carbone. L’allevamento del bestiame, in particolare di ovini ma anche di bovini, cavalli e pollame, è praticato da pastori seminomadi e dagli abitanti delle montagne del nord con tecniche ancora tradizionali. Le risorse minerarie rappresentate da petrolio, carbone, cromo, rame, minerali di ferro e nichel, sono rilevanti in rapporto alle dimensioni del paese. L’industria è assai poco sviluppata e il settore manifatturiero è quasi interamente costituito da impianti per la trasformazione dei prodotti agricoli (caseifici, oleifici, pastifici) e del sottosuolo. Il paese non dispone di una rete efficiente di vie di trasporto né su gomma né ferroviarie, dovuto al carattere prettamente montuoso del Paese. Ciò è stato all’origine di marcati fenomeni di isolamento di zone e popolazioni locali dell’Albania. Ancora oggi molte vie di comunicazione interna sono rappresentate da mulattiere che limitano notevolmente il traffico interno. L’Albania ha poi avviato nel dopoguerra un faticoso processo di modernizzazione tendente ad incrementare lo sfruttamento delle risorse minerarie e delle attività agricole, ma fino a tempi recenti, il paese ha seguito una politica di quasi totale chiusura agli scambi con l’estero. Solo dall’inizio degli anni Ottanta ha cominciato a stabilire rapporti economici con gli altri Paesi dell’area balcanica (in particolare con Jugoslavia e Grecia), nonché con altri paesi europei occidentali ed orientali, che si sono andati progressivamente incrementando. 29


30


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno della Penisola Balcanica

Nel 1992, il governo, eletto democraticamente, ha lanciato un ambizioso programma di riforme per arrestare il decadere dell’economia ed orientarsi verso un’economia di mercato. L’economia è cresciuta sensibilmente fino al 1997 quando si è avuto il collasso del sociale, economico e finanziario con un’impennata dell’inflazione al 50%. Tale collasso ha gettato sul lastrico migliaia di risparmiatori e portato il paese sull’orlo di una pericolosissima crisi. La situazione è tornata stabile verso la fine dell’anno, anche grazie ai cospicui aiuti internazionali, ma molti imprenditori occidentali avevano nel frattempo lasciato il paese, dirottando i propri investimenti verso altri paesi dell’Est europeo ritenuti più stabili. Negli anni successivi il paese ha risentito della conflittuale situazione balcanica, ma ha continuato a godere di aiuti internazionali che gli hanno consentito di avviare importanti progetti di risanamento delle infrastrutture (strade, porti). Nel 1998 L’Albania si è sottoposta ad un rigido regime di restrutturazione macroeconomica il quale è attualmente sotto la sorveglianza del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Esiste una profonda necessità di riforme, che riguarda tutti i settori dell’economia, ma la possibilità di attuarle è limitata da una scarsa capacità amministrativa pubblica, dalla migrazione del capitale umano specializzato e da bassi livelli di reddito, da confrontarsi con l’alto costo della vita, che rendono molti gruppi sociali della popolazione particolarmente sofferenti per disoccupazione e fluttuazione dei prezzi. 31


32


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno della Penisola Balcanica

Disoccupazione La disoccupazione, inesistente durante il regime comunista è oggi fra le più alte tra i paesi ex-socialisti. Essa rappresenta un altro aspetto del mutamento economico: mentre nel 1990 risultavano occupate 1.433 mila persone, nel 1993 gli occupati erano scesi a 1.063 mila, con un tasso di disoccupazione del 22%. Si tratta in larga misura della forza lavoro espulsa dal settore manifatturiero in declino e degli impiegati statali licenziati in seguito alle misure di alleggerimento degli organi della pubblica amministrazione. La situazione è andata migliorando negli anni successivi ed il tasso di disoccupazione attuale è del 13%. 33


Nave Vlora - 1991 34


CAPITOLO 1 1.1 Inquadramento generale all’interno della Penisola Balcanica Flussi migratori L’emigrazione verso l’estero, repressa durante il regime comunista, è esplosa con violenza a partire dal 1991, assumendo quasi caratteristiche dell’esodo di massa. La data storica dell’esodo albanese verso l’Italia è il 7 marzo 1991 quando in una sola giornata entrarono nel porto di Brindisi 20 mila profughi. Un secondo esodo di massa verso l’Italia si verificò nel mese di agosto dello stesso anno quando circa 1012 mila profughi furono radunati nello stadio “Della Vittoria” a Bari e poi rimpatriati. Da allora i flussi migratori clandestini verso l’Italia e la Grecia sono proseguiti senza soluzione di continuità attraverso il canale di Otranto con partenza da Valona. Secondo dati del Ministero dell’Interno italiano, nel 1996 risultavano immigrati in Italia e regolarmente registrati 57 593 albanesi. In occasione della crisi politica ed economica del 1997 si sono poi verificate nuove massicce ondate di profughi, stimate intorno alle 15-17 mila unità. In questo periodo il numero degli immigrati albanesi che cercano e riescono ad entrare illegalmente in Italia è diminuito in maniera molto sensibile, grazie anche ai pattugliamenti congiunti effettuati dalle motovedette delle Guardia di Finanza italiana ed albanese e grazie agli accordi intergovernativi di cooperazione in materia stipulati nel 2000. Inoltre, numerose associazioni non governative come IOM (International Centre of Migration) hanno sviluppato programmi in collaborazione con lo stato italiano e albanese per una migrazione locale della popolazione, secondo le esigenze di forza lavoro di cui l’Italia necessita periodicamente. 35


CAPITOLO 1 1.2 Fasi storiche significative e crescita demografica Le origini Il popolo albanese è uno dei più antichi della Penisola Balcanica e il suo territorio era abitato sin dalla preistoria, come attestano varie testimonianze archeologiche. I progenitori degli Albanesi si ritiene fossero gli Illiri, popolazione autoctona, che occupava il territorio che si estende dal Danubio ai Balcani. Gli storici dell’antichità affermano che gli Illiri si stabilirono nella penisola balcanica verso la fine del terzo millennio. Tra il IV - II secolo a.C. si ha la creazione degli stati illirici contro i quali Roma, che mirava ad estendere il proprio controllo sull’Adriatico, combatte le guerre illirico-romane. Iniziate nel 229 a.C. esse si conclusero nel 167 a.C. con la vittoria di Roma: il popolo illirico fu ridotto in schiavitù ed il suo territorio fu frazionato in piccole unità amministrative. Dopo la divisione dell’Impero Romano nel 395 d.C, i territori albanesi furono assegnati all’Impero d’Oriente che vi esercitò però un’autorità nominale e limitata alle regioni costiere, mentre l’interno subiva l’invasione di Goti, Ungari, Avari e Slavi. Nel 1040, l’imperatore Vassily II riuscì a ristabilire nel paese la dominazione bizantina. Solo gli Illiri del sud resistettero alle invasioni barbariche, per riapparire sulla scena più tardi col nome di Albanoi. Nei secoli X e XI iniziò il declino del sistema sociale schiavistico, mentre al suo posto subentravano gli elementi caratteristici del feudalesimo: i nobili arbereshe si staccarono da Bisanzio e formarono il principato di Arberia, il primo stato feudale albanese della storia. Nei secoli successivi il Paese, dove già dall’XI secolo è documentato il nome di “Albanesi” per designare 36


gli Illiri, fu teatro di accese rivalità per il suo possesso tra i Bulgari che lo includono nel loro stato nel 1230, gli Angioini che nel 1272 si stabiliscono a Durazzo (Durres) per poi cederlo, nel 1363 ai Veneziani, i quali all’inizio del XV sec. annettono anche Scutari (Shkoder) e Valona (Vlora). Nascono anche le signorie locali come quella che si insedia a Scutari dove regna, dal 1366 al 1421, la dinastia autoctona fondata da Balsha finché non sopraggiungono gli invasori turchi. L’Albania è a lungo impegnata a contrastare gli invasori Turchi contro i quali i principi locali, uniti sotto la guida del principe Giorgio Castriota detto Skanderbeg (1405-1468), combattono e guidano con successo l’insurrezione del popolo albanese. Nella primavera del 1444, si riunisce ad Alessio la “Lega dei popoli albanesi”, alla quale aderiscono anche i principali signori. Skanderbeg viene proclamato capo di questa Lega e inizia a svilupparsi il processo di formazione di un unico Stato. Il vessillo della famiglia Castrista, con l’aquila nera bicipite in campo rosso, viene assunta come bandiera nazionale albanese. Skanderbeg si dimostra un grande dirigente politico riuscendo a contenere il frazionamento feudale e a rinforzare la posizione dell’Albania nell’ambito degli accordi internazionali, oltre a rivelarsi un abile stratega militare. Alla morte di Skanderbeg, gli Albanesi resistettero ancora per 11 anni prima di essere travolti dall’impero ottomano. L’Albania fu l’ultimo dei paesi dei Balcani a piegarsi all’impero turco, con l’estrema conseguenza di un’islamizzazione forzata della società che condusse alla prima diaspora albanese. 37


Tirana - 1929 38


CAPITOLO 1 1.2 Fasi storiche significative e crescita demografica La prima moschea e l’antico bazaar L’origine della città di Tirana è strettamente legata alla nascita delle prime moschee e all’insieme delle attività agricole e commerciali che gradualmente si sviluppavano attorno ad essa. La prima moschea venne costruita nel 1614 da Sulejman Bargjini, un capo locale di muggine, ed era circondata da un bagno turco e da una locanda. La zona era concepita come un mercato all’aria aperta circondato da alcune aree addette alla vendita affacciate alla strada o in una piazzetta interna. Il fatto che questa forma di commercio sopravvisse nella sua forma originaria fino al ventesimo secolo è la prova che il mercato non ha mai perso la sua importanza all’interno della città. Attorno alle piazzette i lavoratori costruirono poi magazzini e negozi specializzati. Gradualmente anche gli artigiani iniziarono a costruire le loro botteghe attorno alla piazza. Inizialmente si configurava quindi soltanto come uno spazio di vendita di prodotti della terra ma divenne rapidamente il posto favorito per la vendita di prodotti di artigiani che giungevano da Elbasan e zone limitrofe per vendere i loro beni. All’inizio del 18 secolo, ad un secolo circa dalla sua fondazione, Tirana comprendeva 500 abitazioni e 150-200 negozi. Gli artigiani di Tirana, così come gli altri all’interno della regione, erano organizzati in associazioni. Nello studio della struttura di Tirana si notò come lo sviluppo del mercato fu spontaneo. I negozi si svilupparono circolarmente dal centro, costituito dalla moschea, verso l’esterno. Il primo nucleo fondatore era costituito dall’antica moschea, da un panificio e da una locanda e successivamente si stabiliva una zona insediativa attorno al fulcro costituito dalla moschea. 39


1929

1933

40


CAPITOLO 1 1.2 Fasi storiche significative e crescita demografica La dominazione ottomana Nel 1478 il territorio del Principato dell’Albania divenne parte dell’Impero Ottomano. Proprio durante questo periodo naque il simbolo che oggi è rappresentato nella bandiera albanese: un’aquila nera a due teste. Esso deriva dal simile sigillo di Giorgio Castriota Scanderbeg, un albanese del XV secolo, che guidò la rivolta contro l’Impero Ottomano che risultò in una breve indipendenza dell’Albania, dal 1443 al 1478. La definitiva occupazione ottomana portò alla rovina economica del paese e alla decadenza della cultura autoctona, con la distruzione di città, opere d’arte e architettoniche e la conversione di gran parte della popolazione alla fede musulmana. Si susseguirono numerose rivolte da parte degli Albanesi contro il dominio turco, senza tuttavia abbatterlo. Intanto si prepara l’istituzione di una nuova Lega che pochi anni dopo, in seguito all’indebolimento della Turchia ad opera della Russia (1877–1878), pone le basi del nuovo stato albanese, iniziando la storia contemporanea di questo paese. Nel 1910 le forze rivoluzionarie albanesi dirette da un Comitato Generale d’Insurrezione iniziarono la rivolta contro i Turchi. Il 28 novembre 1912, durante la prima guerra balcanica, Ismail Kemal Bey proclamò l’indipendenza mentre il paese versava nel disordine civile e politico. Le potenze europee riconobbero tale indipendenza nella Conferenza degli Abasciadori. L’attività e le iniziative del governo di Ismail Kemal Bey dimostrarono che il popolo albanese era in grado di autogovernarsi e di vivere come nazione autonoma, riuscendo a salvare l’Albania da un nuovo smembramento. 41


42


CAPITOLO 1 1.2 Fasi storiche significative e crescita demografica Tra la prima e la seconda guerra mondiale Lo scoppio della prima guerra mondiale infranse il fragile assetto politico dell’Albania. La regione settentrionale del paese venne occupata dagli Austro-Ungarici: una parte dell’area centrale dalla Serbia e dal Montenegro ed una parte del sud da Grecia, Italia e Francia, che ne tentarono la spartizione. Nel giugno 1917, l’Albania diviene protettorato dell’Italia ma alla fine del conflitto, nel 1920, ritorna indipendente. Continue crisi interne continuavano a lacerare il paese finché nel 1924 si scatenò la rivoluzione contro i latifondisti reazionari, che portò al potere il primo governo progressista democratico borghese nei Balcani. Ben presto però la controrivoluzione dei reazionari guidati da Ahmet Zogu, con l’aiuto dell’esercito jugoslavo, rovesciò il governo democratico. Nel 1925 Ahmet Zogu si fece eleggere Presidente della “Repubblica Albanese”e nel 1928 si fece proclamare re, continuando però di fatto a mantenere poteri dittatoriali. Il regime monarchico fu ribaltato il 7 aprile del 1939 quando le truppe di Mussolini occupano l’Albania: Re Zogu I venne detronizzato e Vittorio Emanuele III assunse il titolo di re d’Albania. Il popolo albanese si oppone eroicamente a questa occupazione. Nel mentre si formano nuclei clandestini di partigiani e intellettuali socialisti che l’8 novembre 1941, sotto la guida di Enver Hoxha, fondano il partito comunista albanese. Malgrado il terrore seminato dagli occupanti, il 29 novembre 1944 (anniversario oggigiorno celebrato come festa nazionale) il popolo albanese proclama la liberazione. L’11 febbraio 1945, Hoxha forma un governo di Fronte Nazionale. 43


Monumento Enver Hoxha 44


CAPITOLO 1 1.2 Fasi storiche significative e crescita demografica La Repubblica popolare d’Albania L’11 gennaio 1946, l’Assemblea Costituente, democraticamente eletta, proclama l’Albania “Repubblica Popolare”; il Presidente Hoxha, leader del Partito del Lavoro instaura rapporti privilegiati con le nazioni del blocco comunista che procedono fra alleanze e rotture. Dapprima stringe un’unione doganale e monetaria con la Jugoslavia che procede fino al 1948, quando la rottura tra la Jugoslavia e l’Unione Sovietica spinge l’Albania a stringere rapporti esclusivi con l’URSS. In seguito al processo di destalinizzazione, avviato nell’URSS dal 1956, i rapporti tra i due stati si raffreddano e dopo una rottura definitiva, avvenuta nel 1961, l’Albania si avvicina alla repubblica Popolare Cinese. Nel 1968, l’invasione della Cecoslovacchia da parte di truppe sovietiche determina l’uscita dell’Albania dal patto di Varsavia. Hoxha guida la rinascita del paese con pugno di ferro, elabora una costituzione di forte stampo stalinista, bandisce la proprietà privata e la possibilità di professare una fede, liberandosi senza scrupoli degli avversari politici, e dando vita alla Segurimi, la temibile polizia di stato con compiti di spionaggio. Dopo la morte di Hoxha, avvenuta nel 1985, comincia a manifestarsi una diffusa intolleranza alla “dittatura del proletariato”. Il successore, Ramiz Alia, avvia una cauta apertura del Paese e un riavvicinamento economico e politico all’Occidente. Sotto la pressione di sanguinose ribellioni concede qualche riforma, ostacolato però dagli eredi di Hoxha, ancora largamente sostenuti nelle campagne. Nelle elezioni del 1991 questi ultimi conquistano una larga maggioranza parlamentare, rendendo così incerto e difficoltoso il processo di democratizzazione del regime. 45


Vestiti tradizionali 46


Edilizia socialista 47


48

1937

1957

1994

2013


CAPITOLO 1 1.2 Fasi storiche significative e crescita demografica Crescita demografica Gran parte della popolazione albanese presenta una composizione etnica estremamente omogenea: il profilo della cittadinanza nel 98% dei casi è di etnia albanese, la quale discende dagli Illiri, popolazione indoeuropea che abitava un tempo la regione. Questa teoria è stata confermata anche dagli ultimi studi in Albania e in Europa da antropologi, genetisti e archeologi su diversi individui di discendenza genealogica. Nel 2004 la popolazione albanese ammontava a 3.127.263 individui di cui 1.406.443 concentrati in città e 1.720.820 distribuiti nelle aree rurali. Con il crollo del regime comunista, a partire dal 1992, si è avuto un decremento demografico. Nel 1993 la popolazione é diminuita di quasi 120 mila unità rispetto al 1990, a causa di ondate migratorie che avrebbero interessato circa 300 mila Albanesi. Nel 1995 la popolazione risultava nuovamente in crescita, nonostante i flussi migratori del periodo stimati intorno alle 100 mila unità. Dopo gli anni ‘90 il libero e incontrollato movimento della popolazione all’interno del territorio dell’Albania ha modificato il rapporto tra la popolazione urbana e quella rurale. 3,5 M 3M 2,5 M

2

2M

2M

1,5 M 1M

500 000

1M

500

1970

1980

1990

2000

2012

fonte: C.I.A. (2012)

2000

20

49


Piazza Skanderbeg 50


51


Parku Rhina 52


CAPITOLO 1 1.3 Tirana capitale La città Tirana divenne la capitale dell’Albania nel 1920, scelta suggerita in virtù della rapida crescita che stava subendo la città ma soprattutto per la sua posizione strategica all’interno della paese, esattamente nel crocevia degli scambi interni. Altre candidate erano Durazzo, l’antico accesso alla vicina Italia, o Valona, porto strategico situato esattamente nel punto d’incontro tra Mar Adriatico e Mar Ionio. L’opzione di Tirana come capitale si è rivelata una scelta favorevole. Protetta da un sistema di strade inutilizzate dai traffici di armi moderne, Tirana non attirava alcuna attenzione dei poteri ostili del tempo. Le principali mire espansionistiche e di conquista si fermavano a sud del fiume Mat e appena a nord del fiume Shkumbin, lasciano così una fascia di terra protetta ed il suo ambiente di proprietà dei cittadini albanesi. Fu quindi in questaporzione di teritorio, tralasciato dalle volontà conquistatrici di potenze straniere, che gli albanesi videro l’occasione di insediare la loro nuova capitale. Localizzata esattamente nell’intersezione geografica tra gli assi orizzontali e verticali del paese, in una posizione equidistante tra il mare ed i monti centrali, favoreggiata da un clima temperato, Tirana sembrava sorta con la vocazione di diventare un giorno la capitale dell’Albania. Dalla costruzione della propria residenza a Tirana, il re Zog I fondò le basi affinchè Tirana diventasse la capitale con tutti i diritti e privilegi che ne derivano. Inoltre, chiamò i migliori architetti italiani del tempo che guidarono la realizzazione dell’ambizioso progetto che prevedeva la realizzazione delle 53


54


CAPITOLO 1 1.3 Tirana capitale

principali arterie di Tirana scrollandosi l’influenza dell’impero Ottomano. Anche la dittatura comunista aveva lasciato il suo segno in città, relegando gli abitanti in condomimi informali e piazze impersonali, costruiti dalla forza lavoro proveniente dalle zone più povere del paese. Era il dittatore stesso che favoriva lo spostamento di tali abitanti dalle campagne alla città. Pertanto Tirana, con le sue vecchie abitazioni ed i grigi edifici dell’architettura socialista, si preoccupò più del futuro glorioso di capitale piuttosto che della salute dei propri abitanti innalzando statue monumentali ed il mausoleo piramidale per celebrare l’epoca comunista. Oltre a ciò, l’intero suolo della città venne punteggiato con bunker di cemento. Oggi, a meno di 100 anni dalla sua nascita come città capitale, Tirana e i suoi abitanti si devono interfacciare con una sfida comune: i cittadini devono prendere in mano il proprio destino per fare della propria città un luogo piacevole dove vivere. Le cose stanno cambiando in meglio: il progetto di riqualificazione del fiume Lana ed i tentativi del sindaco Rama conducono ad un futuro in continuo sviluppo. Gli abitanti di Tirana devono comunque reclamare i propri diritti, liberare i percorsi pedonali invasi da parcheggi ed automobili, chiedere più scuole e asili, ripulire le strade dalla spazzatura che invade i marciapiedi, reclamare zone verdi, un lago ed un fiume pulito, oltre ad un sistema di trasporti adatto ad una moderna capitale in rapida espansione. Lentamente ma con certezza, ciò avverrà ed i cittadini potranno fruire delle grandi potenzialità che la città offre. La scelta di Tirana come capitale dell’Albania non poteva essere migliore. 55


Durazzo

Legenda Nucleo attuale Espansione prevista nel 2027 Area metropolitana ViabilitĂ principale

56

Tirana


CAPITOLO 1 1.3 Tirana capitale Area metropolitana Tirana-Durazzo L’area metropolitana Tirana-Durazzo è il più popolato agglomerato urbano e negli ultimi due decenni, dalla caduta del comunismo, ha subito una crescita rapidissima. La migrazione dalle aree più rurali del paese ha portato allo sviluppo di molte zone informali all’interno della regione. Tirana e Durazzo sono le due città del paese che più di tutte hanno subito una crescita rapida e sicuramente in una prospettiva futura l’espansione delle due raggiungerà le dimensioni di un’area metropolitana che andrà ad interessare i centri urbani di entrambe ed il territorio tra i due centri. Il nascere di questa zona metropolitana sarà l’occasione per offrire nuove opportunità e migliore qualità di vita ai propri cittadini oltre a proteggere il terreno agricolo interno alla zona. Creare quindi un governo super partes in grado di offrire una rosa di servizi ed una moderna e più forte economia, preservare la biodiversità del terreno di modo che ne possano usufruire gli abitanti dell’area ed i visitatori esterni sono gli obiettivi che ci si prefigge. L’intento della creazione di quest’area è quello di garantire uno stile di vita migliore, di modo che i cittadini possano vedere nel futuro un’effettiva opportunità di sviluppo e connessione tramite un’economia moderna e diversificata. Accanto a ciò vi è anche l’intento che questa nuova zona offra una serie di opportunità di impieghi lavorativi in differenti ambiti. In questo modo si creerebbe quindi una zona di maggior influenza ed importanza in grado di interfacciarsi con una realtà internazionale e di creare una connessione ed una comunicazione diretta tra Tirana e Durazzo. 57


1923: Piano regolatore austriaco che introdusse una configurazione a griglia delle strade e dei vicoli. Non venne realizzato.

1926: Reale configurazione urbanistica della cittĂ , costituita da un centro storico poco piĂš sviluppato rispetto a quello formatosi durante il dominio Ottomano.

58


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

Nel 1920, con il Congresso di Lushnja, Tirana venne nominata capitale dell’Albania. E’ proprio da questo evento storico che inizieremo ad analizzare i piani urbanistici proposti durante le diverse epoche attraversate dalla città. 1923: Primo piano regolatore Nel 1923, tre anni dopo la nomina di Tirana come capitale, gli austriaci redassero il primo piano regolatore della città che si poneva come obiettivo la risoluzione del sistema infrastrutturale esistente e l’introduzione di un sistema di strade aventi una configurazione a griglia la quale prevedeva il mantenimento dell’area del bazaar come fulcro del centro città. Questo piano, sebbene non realizzato, venne utilizzato come base per gli studi futuri. 1925: Piano regolatore per il nuovo centro di Tirana (Brasini) Il 21 gennaio 1925, l’Assemblea Costituzionale dichiarò l’Albania una Repubblica Parlamentare ed Ahmet Zog venne proclamato Presidente dell’Albania. Di fatto, però, la Repubblica continuò a funzionare come un sistema presidenziale in quanto egli concentrava tutto il potere nelle sue mani. Con l’arrivo di Armando Brasini nel 1925 iniziò il secondo periodo di trasformazione urbanistica della città. Il progetto prevedeva la nascita di un boulevard centrale al quale si dovevano affacciare i più importanti uffici governativi di Tirana. La città esistente venne divisa dalla sua periferia attraverso questo nuovo asse direzionale Nord-Sud ignorando il patrimonio urbanistico in stile orientale che la capitale possedeva e sottolineando la monumentalità del centro. 59


Re Zog 60


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

1926: variante al Piano regolatore del 1923 Nel 1926, con il secondo piano regolatore, venne costruito il boulevard perpendicolare al fiume Lana e la piazza, di forma circolare, venne modificata e prese una configurazione longitudinale. 1928: Primo piano regolatore del periodo di re Zogu I Il terzo piano regolatore venne redatto nel 1928 dagli architetti austriaci Weiss e Kohler e prevedeva una nuova conformazione della città con un nucleo centrale composto da Piazza Scanderbeg dalla quale si dipartivano una serie di strade radiali denominate “Rruga” che terminavano nei “Ring”, strade concentriche che definivano i confini del centro. Con questo progetto la nuova area di Tirana che prese vita a nord venne regolarizzata attraverso un sistema di strade a griglia. Sempre nello stesso piano, Kohler prevedette una serie di spazi adibiti a giardino che avrebbero dato vita alla “Garden city” di Tirana, area verde che non venne però portata a termine, mentre il boulevard Nord-Sud venne esteso dal bazaar fino al Royal Palace. 1929: Secondo piano regolaotre del periodo di re Zogu I Nel 1929, sotto la monarchia del Re Zogu, venne studiato un quarto piano regolatore che modificò ulteriormente l’estensione del boulevard facendolo iniziare dall’attuale stazione e non più dal bazaar. Una delle varianti di questo piano venne attuata nel 1931 definendo il disegno di piazza Scanderbeg prevedendo un’area verde al centro di essa, e progettando la realizzazione del Parku Rinia a sud della piazza. 61


62


63


Boulevard 1923 64


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

1942: Piano regolatore elaborato tra il 1939-1942 Il 7 aprile 1939, l’Italia fascista invase l’Albania e conseguentemente l’Assemblea Costituzionale dichiarò la fine del regno di Zog offrendo la corona a Vittorio Emanuele III. Con l’occupazione dell’Albania, tra il 1939 ed il 1942 gli italiani Bosio e Poggi avviarono rivoluzioni urbanistiche attraverso il nuovo piano regolatore. Il masterplan comprendeva a sud la creazione di un parco sul retro della casa del Fascio nell’area collinare di 22 ha ed a nord la costituzione di una zona satellite collegata alla città attraverso un sistema di ponti ed attraversamenti del fiume Lana. La città venne immaginata come una city-park con la costruzione di soli edifici bassi e seguendo i principi del rispetto per il paesaggio. Si assistette alla formazione di numerose piazze adibite a spazi pubblici per manifestazioni e parate. Durante il periodo fascista italiano, il boulevard prese il nome di “Viale del Impero”.

1942: Piano regolatore

65


Boulevard 2014 66


67


Casa del Fascio 68


69


1957: Piano regolatore socialista atto ad aumentare la densità abitativa e rielaborare la distribuzione delle funzioni all’interno del centro storico.

1957: Per mancanza di fondi solo un tratto del ring venne realizzato, ma nonostante ciò il boulevard venne esteso fino alla stazione.

70


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

1957: Piano regolatore Nel 1944 l’Albania è stata liberata dagli invasori nazi-fascisti ed ebbe inizio l’ascesa del regime comunista di Enver Hoxha che portò all’isolamento del paese. In quegli anni si assistette ad un rapido incremento demografico, in cui la popolazione si spostò dalle campagne alla città. Nel 1957, sulla base di tale incremento, si decise di predisporre un nuovo Piano regolatore generale che prevedesse un aumento della densità abitativa nelle differenti zone, intervenendo sia nella periferia, dove si pianificò la costruzione di veri e propri quartieri satellite atti ad ospitare in futuro funzioni terziarie, sia all’interno del tessuto consolidato insediando tipologie abitative di maggiore densità ed altezza. Nel caso degli insediamenti previsti all’interno ed ai margini della città esistente si misero a punto interventi di rinnovamento di aree già edificate che nella maggioranza dei casi si tradussero nella demolizione di interi isolati che presentavano elementi di non trascurabile valore storico e culturale. Per la prima volta dopo la guerra venne controllata l’espansione residenziale non pianificata ed interi quartieri di carattere storico e tradizionale vennero così rasi al suolo. Gli unici edifici che vennero preservati sono la Moschea di Ethem Beu, la Torre dell’orologio ed alcune residenze tipiche locali. Le linee guida del piano erano chiare: aumentare la densità abitativa in modo tale da eliminare la proprietà privata, rielaborare la divisione funzionale della città ridistribuendo l’area industriale e residenziale, ampliare le vie di comunicazione principali, preservare numerose aree di carattere culturale e storico ed infine utilizzare razionalmente il suolo. 71


Piramide di Enver Hoxha 72


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

Tali linee guida non vennero rispettate del tutto, un esempio ne è la demolizione del vecchio bazaar, della Cattedrale ortodossa e di alcune case tradizionali che teoricamente dovevano essere preservate. La costruzione di nuovi edifici residenziali e di varie architetture di rappresentanza, come l’hotel Tirana o il Palazzo della cultura, sconvolse l’aspetto dei vecchi quartieri, isolando e nascondendo le rare tracce del passato esistenti ed ancora riconoscibili. Il centro cittadino assunse quindi un carattere esclusivamente celebrativo e retorico con un’accentuata dimensione monumentale, carattere ulteriormente enfatizzato dall’assenza di servizi e dal fatto che molti edifici avevano di fatto natura e funzioni esclusivamente rappresentative. Venne riposta maggiore attenzione al paesaggio, ci si prefisse come obiettivo uno standard di 8 mq per abitante e venne creata l’area verde a sud della città: 190 ha adibiti esclusivamente a parco, Parku Tirane. Vennero inoltre realizzate due strade parallele al fiume Lana. Il controllo del linguaggio e delle pratiche della progettazione architettonica, esercitato a partire dal 1945, coinvolse un’intera generazione di progettisti albanesi fortemente influenzati dalle esperienze riconducibili alla scuola dei Paesi dell’Europa orientale, in particolare quella dell’Unione Sovietica, con un conseguente allontanamento dalla tradizione locale. L’architettura albanese risentì fortemente dell’esiguità di risorse destinate alla realizzazione di opere di qualità, senza considerare il sostanziale isolamento culturale nel quale molti professionisti erano costretti ad operare. Ne risultarono architetture mediocri dal punto di vista compositivo, e di bassa qualità costruttiva. 73


74


75


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

1989: Piano regolatore All’inizio degli anni Ottanta la situazione urbana era notevolmente cambiata: la crescita degli alloggi sproporzionata rispetto alla quantità di servizi pubblici disponibili, i problemi legati alla prossimità tra aree residenziali ed insediamenti industriali ed il superamento dei limiti all’espansione fissati nel 1957 resero necessaria l’elaborazione di un nuovo Piano. Il lavoro fu condotto a partire dal 1985 dall’Istituto nazionale di urbanistica e architettura ISPUA, e venne adottato nel 1989. A differenza dei precedenti, i contenuti del progetto si limitavano a fornire soluzioni plausibili ed efficaci alle problematiche di varia natura che si erano accumulate nel corso degli anni. Ci si poneva tre obiettivi: soddisfare la richiesta di abitazioni considerando un arco di tempo di 20 anni e definire nuovi spazi per lo sviluppo industriale considerando i problemi di inquinamento, rivedere le aree residenziali controllando l’espansione informale (dei 960 ha, solo 460 erano considerati adeguati ad un insediamento), controllare la crescita degli insediamenti resa difficoltosa dai numerosi flussi migratori post 1990, creare nuovi servizi per i cittadini e spazi pubblici. Venne inoltre progettato, e realizzato solo in parte sul lato ovest, un secondo anello stradale esterno atto a decongestionare il traffico del centro città e a creare un confine per i futuri insediamenti. Il Piano del 1989 fu messo a punto ed adottato sul finire della lunga dittatura e cercò di affrontare e risolvere le maggiori problematiche sociali e urbane del momento: l’aumento della domanda di alloggi e l’aumento dell’immigrazione. 76


Dopo la caduta del comunismo, dagli anni 90 in poi, vi fu una totale assenza di piani regolatori e di sviluppo urbanistico per la città. Al tempo il 70% degli edifici non possedeva un permesso di costruzione ed in più la situazione era aggravata a causa della precedente negazione della proprietà privata, che scatenò negli abitanti la volontà di riappropriarsi di uno spazio residenziale proprio. Ciò comportò ad un irrimediabile degrado dello stato ambientale e della fruizione urbana del centro. Questa situazione venne affiancata da un alto stato di disoccupazione e povertà generale e la conseguente negatività si riflesse principalmente in due espressioni nell’ambito architettonico: lo stanziarsi di insediamenti informali principalmente ai lati della città, come ad esempio Bathore, e la costruzione di edifici abusivi per scopi economici attorno al centro ed adiacenti alle sponde del fiume Lana, in condizioni oramai di degrado avanzato. Nel 1998 iniziarono dei controlli da parte delle autorità nei confronti degli edifici abusivi, condivisi anche dalla popolazione locale, che comprendeva la demolizione dei “Kiosks” illegali sviluppatisi principalmente sulle sponde del fiume Lana e nelle vicinanze di Bathore (400 ha). Nel corso di pochi anni vennero demolite circa 550 costruzioni illegali su una lunghezza di 4km lungo il Lana, un intervento che costò al comune un totale di 8 milioni di dollari comprendenti anche la bonifica del terreno ed il costo dell’espropriazione di alcune attività. Gli scarichi fognari delle occupazioni abusive si allacciavano alle reti di acqua potabile inquinandole e non permettendone l’uso ai cittadini, portando ad un degrado ambientale e sociale diffuso. 77


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

2014: L’asse verticale principale si estende dall’ex stazione ferroviaria sino al parco sud della città ed il secondo ring stradale risulta incompleto in quanto è stato realizzato solo nel tratto a nordovest dal centro.

2017: Piano regolatore proposto in previsione della costituzione di un’area metropoiitana, il quale prevede l’intensificazione della rete stradale ed il completamento dei due ring principali, con la successiva estensione del boulevard fino al comune di Paskuqan.

78


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

2002: Visioni future Nel 2002 venne proposta una visione futura della città per un arco di tempo limitato, ovvero sino al 2017, che prevedeva la costituzione della cosiddetta “Greater Tirana”, un’espansione urbanistica ed infrastrutturale in direzione nord ovest del centro storico e la creazione di servizi in grado di sopperire ai bisogni di una città di un milione di abitanti. Erano previsti una serie di interventi i quali includevano: uno studio preliminare sulla conformazione attuale della città e delle sue periferie; un’ipotesi per migliorare la connessione con la città di Durazzo in vista della creazione di un’unica grande area metropolitana; lo studio del sistema di trasporti per servire le aree del centro storico; un piano strategico per lo sviluppo urbano del comune di Kamza; la regolarizzazione della zonizzazione già presente e l’aggiornamento dei dati relativi alle abitazioni attraverso il censimento dell’ISTAT. Venne proposto il disegno di una “green belt zone” al di fuori della quale non era possibile edificare, ipotesi che però non venne attuata, al contrario dell’intensificazione di attività economiche lungo l’asse strategico di Vora. I progettisti posero particolare attenzione alla gerarchizzazione delle strade al fine di porre rimedio al problema del traffico cittadino e delle scarse vie di comunicazione con le aree limitrofe alla città. Si pensarono tre differenti categorie: un sistema di due “ring” principali che inglobassero anche l’area di Paskuqan; un sistema di tangenti che collegavano la città in direzione nord-sud ed est-ovest; ed infine un sistema di strade di quartiere che facilitassero il collegamento dei diversi quartieri del centro ai ring principali. 79


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

Con l’inizio del mandato del nuovo sindaco Edi Rama, nel 2000 avvennero importanti cambiamenti nella configurazione urbanistica della città: egli portò una ventata di aria fresca in un clima statico e poco reattivo in cui la città si stava lentamente adagiando. La rivoluzione urbanistica iniziò con la demolizione degli edifici senza permesso di costruzione che si trovavano nel centro di Tirana e soprattutto lungo le rive del Lana, si diede il via ad una campagna di rigenerazione urbana attraverso interventi artistici sulle facciate delle abitazioni delle strade principali, così come venne migliorato il sistema di illuminazione di alcuni quartieri e delle strade adiacenti al corso del fiume. Data la netta contrapposizione tra la particolare velocità dello sviluppo urbano e la lentezza della pianificazione, si decise di adottare dei piani d’azione in modo da poter attuare alcune trasformazioni mirate e realizzabili in tempi brevi, come ad esempio: 1. La preservazione delle architetture storiche presenti nel centro città ed il controllo del nuovo costruito adiacente al boulevard nord-sud ed al Parco Tirana. 2. L’ampliamento del centro città attraverso l’estensione del boulevard oltre alla stazione ferroviaria, nella direzione di Paskuqan e Kamza. 3. L’incremento degli spazi pubblici urbani nei pressi dei bacini d’acqua e delle rive dei fiumi Lana e Tirana, includendo un’attenzione paesaggistica ed urbana. 80


4. La legalizzazione di alcuni edifici, prima abusivi, per sopperire ai problemi sociali quali la criminalità e la disoccupazione. 5. La decisione di basi legali sulle quali poter realizzare una futura pianificazione e sviluppo della città rispettando norme e standard comuni. Un altro ambito sul quale la municipalità pose attenzione fu il possibile sviluppo futuro di un’area metropolitana che comprenda i comuni di Tirana, Durazzo, Fushe e Kruje. I poli sui quali si basa il progetto sono l’asse Tirana-Durazzo, che ospiterà uno sviluppo in particolare industriale, ed il polo di Kamza che verrà destinato ad una fruizione di tipo residenziale. Affinché però queste trasformazioni prendano piede sarà necessaria una rivoluzione del sistema governativo e direzionale delle città in discussione. Edi Rama quindi oltre che sindaco è anche un artista che ha a cuore la propria città. Ciò che sembra trasparire dal suo modo di lavorare è un procedimento logico particolare, lontanissimo dalle logiche del discorso politico e vicino invece alle pratiche dell’esperienza artistica contemporanea. Un modo di pensare laterale, che opera per dirottamenti e deviazioni dal senso comune per poi cogliere il vero cuore del problema. A Tirana c’era infatti bisogno di scardinare la rassegnazione dei cittadini nei confronti dello spazio collettivo; di capovolgere l’apatia prodotta da cinque decenni di regime comunista durante i quali la sfera di ciò che era pubblico corrispondeva al potere di pochi, alla censura e alla violenza. 81


CAPITOLO 1 1.4 I piani urbanistici dagli anni 20 ad oggi

Nel 2008 venne stilato il Piano Regolatore per lo sviluppo della municipalità di Tirana. Nella preparazione del masterplan il governo albanese chiese l'assistenza tecnica del governo giapponese JICA (Japan International Cooperation Agency), il quale condusse uno studio intitolato "The Project for Tirana: Thematic Urban Planning". In seguito vennero stilate le azioni e gli obiettivi che ci si pose per un breve e medio periodo di tempo, 5 e 10 anni, quali la preservazione del patrimonio storico e naturale della città, la risoluzione di problematiche riguardanti vari ambiti e la gestione per la futura espansione della città. Venne avviata un'accurata analisi urbana della città che fece emergere le seguenti conclusioni: -L'area ad ovest della città offriva buone potenzialità di sviluppo e creazione di nuove edificazioni soprattutto nella zona dell'aeroporto, l'accesso a queste possibili aree di sviluppo poteva avvenire attraverso un sistema di mobilità principale ma richiedeva comunque la costituzione di una nuova rete secondaria. -L'area a sud della città offriva poco spazio per un nuovo sviluppo insediativo, tuttavia era previsto l'ampliamento della "ring road" in quanto i finanziamenti per tale progetto erano già stati stanziati. L'intento di tale intervento era quello di deviare il traffico diretto ad Elbasan in modo da creare una rete viaria che portasse direttamente ad Elbasan senza dover necessariamente passare per il centro di Tirana. 82


-L’area a nord della città offriva ottime potenzialità di sviluppo nella vie adiacenti alla stazione, lungo il fiume Tirana e nella aree industriali dismesse, l’accessibilità a tali zone dal ring rimanevano però ancora insufficiente. Tale sviluppo urbanistico poteva essere raggiunto soltanto attraverso il completamento della parte nord della “ring road” esterna. -L’area ad est della città presentava vaste zone non edificate ma non poteva essere previsto un ulteriore sviluppo senza alcun rafforzamento della parte incompleta della “ring road” ad est. Il piano regolatore si basava su alcune linee guida principali quali la crescita urbana, attraverso l’aumento di densità dei quartieri già esistenti promuovendo una serie di interventi a piccola e larga scala; lo sviluppo economico, cercando di trovare una sorta di equilibrio tra lo sviluppo della popolazione ed i posti di lavoro disponibili all’interno della città; il miglioramento delle strutture pubbliche, creando un maggior accesso ai servizi pubblici ed affermando il ruolo di Tirana come capitale del Paese; l’incremento di spazi pubblici e di spazi verdi, sviluppando una connessione tra essi, creando entro il 2020 almeno 175 ha di aree verdi, preservando i parchi ed i giardini già esistenti, piantumando alcuni alberi nelle vie principali della città in modo da sopperire alla loro mancanza; il miglioramento della mobilità attraverso sistemi di regolazione del traffico incentrati sulle persone e non sui veicoli, organizzando in modo gerarchico il sistema viario, migliorando il sistema di trasporto pubblico e le condizioni dei passaggi pedonali ed infine creando dei percorsi pedonali e ciclistici attraverso la città e lungo il fiume Lana. 83


Boulevard 84


CAPITOLO 2

85


86

1614 Fondazione della cittĂ di Tirana

1789 Aumento dei nuclei insediativi

1837 Creazione di una rete viaria

1908 Unione dei nuclei, primo centro


CAPITOLO 2 2.1 Studio del tessuto urbano della città di Tirana

Quando si visita Tirana per la prima volta si può subito notare una disomogeneità complessiva nel tessuto urbano: vi sono numerose strade che, pur appartenendo alla stessa gerarchia e pur essendo distanti pochi metri l’una dall’altra, dimostrano caratteri completamente diversi tra loro. Incamminandosi da Piazza Skandeberg verso il Boulevard centrale, ci si imbatte in architetture per lo più di stile fascista ed edifici di tipo socialista immersi in vie degradate le quali apparentemente non si direbbero essere parte del cuore della capitale. La configurazione del tessuto urbano della città è dovuta alla storia urbanistica di quest’ultima. Inizialmente, ai tempi dell’Impero Ottomano, il nucleo centrale di Tirana prese vita attraverso l’aggregazione di piccole centralità costituite da alcune moschee che fungevano da polo attrattivo per i pellegrini in visita i quali, con il passare del tempo, si stanziarono grazie alla presenza di altre funzioni presenti nel sito, come il panificio, i bagni ed una locanda, che venivano costruite intorno al nucleo religioso. Nella prima metà del XVII secolo la città assunse una sua prima configurazione a ridosso del fiume Lana, intorno alla quale continuò a svilupparsi nel corso degli anni. In seguito ai diversi avvenimenti storici ed ai differenti governi che si sono succeduti negli anni, si è poi giunti alla conformazione attuale della città in cui si possono individuare diverse tipologie di tessuto urbano, ognuno dei quali si è originato in modo diverso. Di questi quartieri andremo a studiarne più approfonditamente tre tipologie specifiche: il quartiere di tipo organico, lineare ed informale. 87


1.a

1.b

1.c

88

2.a

2.b

2.c

1.a

Costruzione di edifici all’interno di un’area non urbanizzata.

2.a

Costituzione residenziali.

3.a

Definizione di strade di servizio in seguito all’urbanizzazione.

1.b

Realizzazione di vie all’interno di un’area.

2.b

Costruzione di edifici in relazione alle vie esistenti nel lotto.

3.b

Formazione di quartiere lineare.

1.c

Presenza di un’area non urbanizzata.

2.c

Costituzione di mura usate abusivamente per appropriarsi di un lotto di terra.

3.c

Costruzione di case.

3.a

3.b

3.c

di

lotti

un


CAPITOLO 2 2.1 Studio del tessuto urbano della città di Tirana

Il quartiere organico è caratterizzato da una conformazione che in pianta può risultare disordinata e senza alcuna regola urbanistica. Ciò è dovuto al fatto che la sua peculiarità principale è la costruzione delle strade e dei servizi in seguito ad una prima costituzione degli edifici in un’area inizialmente vuota. Questo fenomento ha portato ad una configurazione particolarmente complessa ed articolata di vie principali e secondarie che hanno dovuto seguire le forme degli edifici già insediati nella zona intrecciandosi tra di loro e formando una sorta di insieme di tentacoli. Al contrario del quartiere organico, il quartiere lineare presenta delle fasi di origine contrarie al primo: la rete viaria è il primo elemento che si origina all’interno di un lotto ed intorno a questa sorgono successivamente gli edifici di tipo residenziale o commerciale che assumeranno pertanto nel complesso un assetto ordinato e lineare. La terza tipologia di quartiere è quella di tipo informale, la quale si avvicina maggiormente alla conformazione del primo caso studiato in quanto la rete viaria rappresenta l’ultimo passo nel processo di urbanizzazione dell’area. In un lotto non urbanizzato, e spesso non urbanizzabile, viene scelto casualmente un pezzo di terreno e questo viene delimitato attraverso la costituzione di un muro o un recinto in modo da appropriarsi illegalmente del terreno in questione. In un secondo momento il “proprietario” dell’area in questione procede con l’edificazione dell’abitazione all’interno del proprio recinto. Si costituirà infine una rete viaria. 89


Vista aerea di Tirana 90


CAPITOLO 2 2.1 Studio del tessuto urbano della città di Tirana

Le diverse conformazioni dei quartieri danno origine ad un assetto generale che risulta caotico e difficile da leggere ad un primo impatto. I diversi insiemi di tessuti hanno la sembianza di un arcipelago composto da diverse isole con conformazioni diverse che vanno a confluire verso il centro storico. Dalla Piazza principale si dipartono delle vie di comunicazione radiali che si intersecano poi perpendicolarmente con un sistema ad anello che va a racchiudere parzialmente la città. Lungo questi percorsi si ergono edifici ad uso istituzionale o misto commerciale-residenziale di diversi piani d’altezza, che rappresentano i punti di riferimento principali del centro. Esternamente al primo anello, lungo i prolungamenti delle strade radiali principali, si trovano le aree industriali caratterizzate dall’edilizia risalente agli anni novanta e duemila, la quale va a definire il carattere urbano della periferia di Tirana accanto ai diversi agglomerati di tessuto informale che rappresentano attualmente la principale tipologia di espansione edilizia. Se, fino ad oggi, la città di Tirana si concentrava all’interno dei confini naturali del corso dei due fiumi Lana a sud ed Ishem a nord, ora questi non si possono più definire come confini fisici. E’ necessario infatti spingersi più a nord oltre il fiume Ishem dove si trovano i comuni di Kamez, Bathore e Paskuqan. È proprio in queste aree a nord ovest del centro storico, sorte in modo informale e attualmente caotiche e prive di piani urbanistici, che risiede la futura espansione di Tirana e dove si pone oggigiorno la maggior attenzione. 91


Esempio di architettura parassita 92


CAPITOLO 2 2.2 Il fenomeno dell’informalità

Negli anni novanta, con la caduta del regime comunista, tutti i cittadini albanesi ebbero la possibilità di migrare sia internamente sia esternamente al Paese, libertà che nei decenni precedenti era severamente vietata dal potere al governo. Una grande percentuale di abitanti si spostò quindi dalle zone montuose verso la costa ad ovest, dove vi era una maggiore possibilità di edificazione oltre a nuove prospettive lavorative. In queste zone si concentrarono quindi innumerevoli cittadini in cerca di un futuro migliore. Tale evento storico diede vita al fenomeno massivo dell’informalità che, nonostante si stia ora cercando di limitare tramite una legislazione adeguata e frequenti controlli, è una costante difficile da combattere ed ha segnato l’edilizia dell’ultimo ventennio. Con il termine “informale” viene descritta tutta quell’edilizia che cresce in modo spontaneo e senza alcun permesso formale da parte delle autorità del campo, l’edilizia che ormai rappresenta gran parte delle periferie e quartieri nel centro città. Questa tipologia è principalmente di tipo residenziale e viene realizzata con tecniche di bassa qualità architettonica e tecnologica. In passato questo fenomeno risultava incontrollabile, al giorno d’oggi invece si sta cercando di porre un freno a questa attività, la quale, nonostante tutto, continua ad essere illegale e priva di una qualsiasi regolamentazione urbanistica. Negli ultimi anni molte aree informali vennero legalizzate poichè questa risultava essere l’unica soluzione ai diversi problemi di tipo burocratico che la maggior parte dei cittadini doveva affrontare, in altri casi invece le abitazioni vennero demolite. 93


CAPITOLO 2 2.2 Il fenomeno dell’informalità Architettura parassita La diffusione del fenomeno dell’architettura parassita e del sovraffollamento è una reazione diretta alla crisi della società moderna. Le reali necessità degli abitanti non sono state recepite dal precedente governo socialista, che ha proposto la costruzione di enormi blocchi residenziali standardizzati e grigi edifici che portarono alla scomparsa del centro storico e del tradizionale bazaar. La successiva caduta del regime all’inizio degli anni 90 ha creato in Albania le condizioni necessarie per un profondo cambiamento sociale, politico e culturale. La libertà di movimento, il bisogno di un lavoro e la speranza di un futuro migliore hanno generato un consistente flusso migratorio dalla campagna verso la città che ha coinvolto soprattutto la capitale. Il cambiamento negli stili di vita e la scoperta di una società consumistica hanno creato il bisogno, all’interno di un tessuto cittadino già consolidato, di maggior spazio dedicato alle abitazioni e nuove attività derivate dalla nuova economia del libero mercato. Mentre la popolazione si abituava al nuovo sistema economico, le istituzioni si interrogavano su come reagire ai cambiamenti della società. Questa fase di ritardo lasciò un vuoto istituzionale, morale e culturale a cui nemmeno l’emergente settore privato è stato in grado di rispondere. Si crearono così le perfette condizioni per la nascita e lo sviluppo di molteplici attività abusive in numerosi settori dell’economia e soprattutto nell’industria delle costruzioni. La densificazione della città di Tirana è pertanto caratterizzata da un’espansione rapidissima, autogestita ed incontrollata. 94


Uno degli aspetti più visibili di questo sviluppo è l’architettura parassita: volumi abusivi che si aggregano ai grandi edifici costruiti durante il periodo socialista. La loro funzione varia da spazi estesi ad uso commerciale a nuove stanze per i figli. Questa è stata la risposta ad una politica precedente che aveva creato degli standard comuni di qualità della vita, senza alcuna differenziazione tra diverse tipologie di abitanti (all’interno dei grandi edifici comunisti l’unica differenza era in relazione al numero di membri in famiglia). Il lavoro, i bisogni ed il tipo di appartamento erano standardizzati. Infatti non appena è mutato il sistema economico, sono variate anche le necessità della popolazione, diventando soggettive e personali. Le abitazioni esistenti non sono quindi più in grado di rispondere a tali bisogni. In questo scenario si diffondono architetture parassite caratterizzate da un ordine che cerca di rispondere alla crisi odierna della città. Si può comunque notare una relazione diretta tra fattori economici ed il comportamento dei parassiti. La maggior parte di questi si attacca ai blocchi di case costruiti durante il severo e razionale ordine costruttivo del periodo comunista. La loro configurazione ha creato le favorevoli condizioni fisiche affinché i parassiti si attaccassero facilmente alle facciate. Ogni terreno all’interno dello stato era posseduto dal governo quindi il suolo non poteva essere venduto o comprato da privati. A fronte di ciò, il valore della terra era il medesimo in tutta la città e non c’era bisogno di alzare il prezzo per le terre situate vicino al centro cittadino. Inoltre, anche la densità degli edifici non aveva ragione d’essere differente in base ai diversi quartieri. 95


Shallvare

Piazza

Zogu i Zi 96


CAPITOLO 2 2.2 Il fenomeno dell’informalità

Vi sono 4 tipologie di edifici parassiti: nuovi volumi che si aggregano alle unità abitative, conversione degli spazi da residenze ad attività commerciali, spazi addizionali alle attività commerciali, conversione di spazi pubblici in giardini privati. La differenziazione tra le diverse tipologie di architetture parassite può avvenire in base al tipo di edificio, al volume occupato o alla modalità di aggregazione. Il quartiere di Shallavare si sviluppò durante gli anni 60 secondo uno stile sovietico neoclassico. Dopo i cambiamenti del sistema politico ed economico quest’area divenne uno dei quartieri più raffinati di Tirana, con i prezzi più alti della città. Il quartiere Piazza, costituito da ed ifici moderni costruiti attorno agli anni 70, è localizzato nei pressi del Museo Storico Nazionale. Il quartiere Zogu i Zi è localizzato nei pressi del ring più interno. E’ stato costruito attorno agli anni 70 e 80 ed è rappresentativo di tipologie abitative standard della classe media di quel periodo. Nonostante questi tre quartieri abbiano differenti localizzazioni, caratteristiche storiche ed architettoniche, l’architettura parassita ha invaso ognuno di questi aggregandosi agli edifici esistenti. Gli edifici parassiti nascono quindi nell’ottica di massimizzazione del profitto e sono la risposta dell’impotenza, da parte delle autorità, di trattare con i nuovi rapidi cambiamenti di una società che stava crescendo in maniera incontrollata. 97


Esempio di architettura parassita 98


CAPITOLO 2 2.2 Il fenomeno dell’informalità

Questi edifici usano poi le risorse necessarie all’edificio ospitante. Per esempio hanno accesso ai corridoi e vani scale degli edifici. In alcuni casi si collocano nella facciata dell’edificio aumentandone così la profondità e creando problemi di illuminazione. Le stanze vengono quindi così a non essere più configurate in righe ma in file, dove solo il vano più esterno poteva ricevere naturale illuminazione e ventilazione. Il fenomeno dell’architettura parassita è il risultato di una serie di fattori che includono ragioni politiche, economiche,culturali, etiche, architettoniche e spaziali. Il vuoto lasciato dal collasso del sistema comunista può essere riempito solo dall’energia dell’autorganizzazione degli abitanti della città. Il problema principale è la mancanza di una interazione formale tra i cittadini e la pubblica autorità. Questa mancanza di formalità in tali relazioni rende difficile per l’architetto praticare il suo ruolo nella formazione della città. La presenza di una figura professionale come quella dell’architetto potrebbe risolvere alcuni problemi presenti nella città, partendo dai problemi di igiene per proseguire fino al linguaggio architettonico, visibile nella maggior parte degli edifici che sono stati oggetto del fenomeno ‘parassita’. La nuova città moderna è quindi in stretta relazione con il processo di industrializzazione e con un a mentalità di apertura verso una nuova crescita. Questo infinito processo crea una città imperfetta che ha nei suoi geni un’incredibile flessibilità, capace di rispondere alle nuove emergenti necessità della Tirana odierna. 99


100


CAPITOLO 2 2.3 Interventi recenti di riqualificazione urbana

“Vedevo tutta questa energia molecolare, individuale, cambiare la città. Mi sembrava di vedere mille mani che dentro gli edifici spostavano muri, costruivano pareti, solette, nuovi volumi a sbalzo….e mi chiedevo come intervenire, come orientare questo pulviscolo di forze, pur disponendo di risorse limitatissime” Edi Rama

101


102


CAPITOLO 2 2.3 Interventi recenti di riqualificazione urbana

Con gli ultimi cambiamenti in ambito amministrativo la città ha iniziato a riscontrare diversi sviluppi positivi dovuti principalmente all’incarico del Sindaco Edi Rama, eletto sindaco di Tirana nel 2000 ed ora Primo Ministro del Paese. Egli è oggi uno degli uomini politici più popolari in Albania. Artista, figlio di un noto scultore, scampato ad un grave attentato, Rama viveva a Parigi dopo essere scappato, come molti suoi concittadini, in seguito alla guerra civile del 1997. Nel 1998 la morte del padre lo aveva richiamato a Tirana, quando una telefonata del premier Nano lo convinse ad accettare la carica di Ministro della Cultura. Il sindaco-artista promosse diversi interventi di riqualificazione per cercare di dare un’identità alla sua città la quale doveva risollevarsi da decenni di regime ed anni di caos urbanistico. Tirana, capitale dell’Albania, era in quegli anni senza alcuna linea guida, senza un regime dei suoli che fissasse i diritti di proprietà, senza un piano urbanistico. Gli spazi pubblici della città erano preda di una frenetica sbornia edilizia. La gara ad accaparrarsi un diritto acquisito sul suolo pubblico spingeva i cittadini a costruire edifici ovunque: nelle strade, nelle piazze, nei viali, lungo le rive del fiume Lana. Si era creata una specie di seconda città sorta nel negativo della prima e controllata in gran parte della mafia. L’elezione di Rama a sindaco della città fu una boccata d’aria fresca che portò i cittadini di Tirana a vedere la propria città con spirito nuovo. I principali interventi che servirono a risollevare l’animo della città furono tre: la riqualificazione del fiume Lana, il Piano del Colore e la proposta I love to Play. 103


104


105


Piano del colore su edifici socialisti 106


CAPITOLO 2 2.3 Interventi recenti di riqualificazione urbana

Innanzitutto Edi Rama comincia a demolire gli edifici abusivi che avevano cancellato i parchi, i giardini e interrotto le strade del centro, trasferendo i loro abitanti nei nuovi quartieri massicci che stavano nascendo nelle zone limitrofe. Fa riscoprire alla città gli spazi collettivi, anche quelli detestati del periodo socialista. Mentre la speculazione edilizia impazza, anche grazie all’assenza di regole urbanistiche nazionali e locali (ancora oggi si può costruire quanto si vuole purchè si rispetti il perimetro del lotto di proprietà), i soldi degli aiuti internazionali vengono dunque usati non solo per aggiungere, ma soprattutto per togliere, per diradare le concrezioni abusive e costruire i nuovi luoghi pubblici della città. Che lentamente ricomincia a scoprire le sue piazze, i giardini, il fiume. Senza vergognarsi. Senza l’ossessione di nascondere i segni del passato recente, l’utopia negativa e fallimentare di una città totalmente pubblica e autarchica. La riqualificazione del fiume Lana è un’iniziativa avviata nel 2007 ed ha avuto luogo inizialmente con la demolizione di tutte le numerose abitazioni ed attività commerciali illegali che si erano sviluppate adiacenti le sponde del fiume. In seguito sono state ripulite le acque del fiume e canalizzate entro delle rive in cemento armato che definiscono e delineano il corso del Lana. Dopo tali interventi il Sindaco Rama ha proceduto con la riqualificazione delle sponde attraverso un disegno del verde e dell’arredo urbano costituito rispettivamente da due declivi di prato svizzero con alcuni alberi decorativi sui margini e da alcune sedute ed illuminazioni a terra per rendere l’area più fruibile al pubblico. 107


Piano del colore su edifici socialisti 108


CAPITOLO 2 2.3 Interventi recenti di riqualificazione urbana

Il secondo intervento di grande importanza per la città e per i cittadini di Tirana è stato il famoso Piano del Colore. Per rivitalizzare il tedio dei palazzoni comunisti Rama ha pensato ad una nuova superficie colorata. Ha chiamato in città alcuni artisti di fama mondiale e non, incaricandoli di dare vita agli edifici, dal cemento grigio delle facciate presenti nei quartieri lungo il Lana e sparsi un po’ per tutta la città. Le residenze sono state trasformate in una passeggiata verde, gialla e viola con disegni e fantasie astratte che tutt’ora regalano un’identità a molti quartieri. I colori, all’inizio, li scelse proprio lui, il sindacoartista: gli servono per “staccare” le superfetazioni, segnalare i nuovi volumi, distinguere un edificio dall’altro. Colori accesi, sgargianti, accostamenti bruschi che squarciano il grigio universale dell’intonaco socialista e fecero infuriare quasi tutti: i suoi colleghi amministratori, i rappresentanti dell’Unione Europea, gli stessi cittadini. Ma la performance urbana raggiunse subito un risultato fondamentale. A Tirana si discuteva, tutti insieme, sul tipo di colore. Si discuteva sull’immagine pubblica della città. Sul lato esposto della vita quotidiana di modo che anche i luoghi più poveri possano così diventare piccoli quartieri d’arte. Il terzo intervento denominato I love to play si rispecchia in una proposta di creazione di nuovi spazi pubblici da parte del comune attraverso l’utilizzo degli interstizi presenti tra i blocchi di residenze socialiste, le quali erano distanti 20 metri tra loro, che al tempo erano stati occupati abusivamente per usi domestici e quindi tolti alla collettività. Sono stati individuati degli spazi adatti alla creazione di mini campi sportivi e sono stati creati spazi per attività sportive e di aggregazione sociale. 109


Parku Rhina 110


CAPITOLO 2 2.4 Tipologie ed evoluzione degli spazi pubblici

L’excursus storico della nazione albanese ha influenzato in modo molto significativo la mentalià e le usanze del proprio popolo. Lo spazio pubblico ha subito molteplici trasformazioni e si è dovuto adattare alle esigenze delle diverse epoche storiche. All’inizio del ‘900 Con l’insediamento del regime fascista italiano nella città di Tirana, l’urbanistica ha subito dei cambiamenti radicali cominciando dalla creazione del grande Boulevard, che tutt’ora costituisce il simbolo principale del centro città ,insieme alle altre opere realizzate nei primi decenni del 1900. In questo periodo la concezione di spazio pubblico era limitata alle nuove piazze ed al grande asse centrale, nei quali si concentravano le principali assemblee del regime, alle quali i cittadini si trovavano costretti a partecipare. Contemporaneamentre la città stava subendo un forte aumento demografico e si stavano iniziando a definire alcuni dei numerosi quartieri che presero vita in seguito. Durante il regime comunista Il concetto di “collettività”, in questo periodo storico, divenne la parola chiave alla quale obbedire per non contrastare il pensiero del dittatore Hoxha. Con il comunismo, l’utilizzo dello spazio pubblico è stato portato alla massima esaltazione, tutti i luoghi che presero vita negli anni precedenti vennero trasformati in veri e propri nuclei di aggregazione per i cittadini. 111


112


113


CAPITOLO 2 2.4 Tipologie ed evoluzione degli spazi pubblici

In Albania vi erano diverse regole dettate dal regime che non permettevano ai cittadini di possedere una propria libertà persino riguardo al luogo in cui dovevano vivere. I proprietari terrieri non potevano abbandonare la loro proprietà e trasferirsi nelle città che si stavano formando piano piano, ed il concetto di “proprietà” privata era stato totalmente abolito. I cittadini di Tirana si trovavano costretti a partecipare alle attività della comunità e ad usufruire delle grandi piazze he venivano utilizzate come teatro per le diverse attività e manifestazioni che venivano programmate dal dittatore. Ogni luogo pubblico veniva vissuto, così come le corti degli edifici residenziali e qualsiasi altro spazio cittadino che non poteva risultare di proprietà privata. Con la caduta del comunismo Negli anni ‘90, con la caduta del regime, il popolo albanese ha potuto respirare l’aria di libertà che precedentemente gli era stata negata per anni. In questi anni si è potuto assistere ad una fuga generale della popolazione che in parte emigrò in altri stati ed in parte migrò all’interno della nazione concentrandosi nelle principali città che avevano preso forma, ovvero Tirana e Durazzo. I residenti dei diversi villaggi di montagna, i quali erano costretti a non abbandonare i propri territori, sono scesi verso le vallate ed i cittadini che abitavano Tirana già da diversi anni si trovarono davanti a grandi cambiamenti e iniziarono ad abolire il concetto di comunità al quale erano costretti obbedire precedentemente e iniziarono ad introdurre il concetto di privato. 114


La totale negazione dello spazio pubblico prese il sopravvento e portò gli abitanti di Tirana ad abbandonare alcuni luoghi che prima venivano considerati dei caposaldi del regime come piazza Skandeberg. La proprietà privata prese piede, molti cittadini iniziarono ad avere la propria automobile e smisero di utilizzare i mezzi pubblici, che invece erano considerati gli unici mezzi di spostamento permessi da Hoxha; gli spazi tra un edificio e l’altro vennero abbandonati e molti luoghi divennero delle zone franche nelle quali le persone si rifiutavano di andare. Oggi A causa di questi continui cambiamenti la popolazione albanese ha subito diverse fasi di transizione e non ha potuto definire e mantenere delle tradizioni quali per esempio l’utilizzo delle piazze in Italia come punto di aggregazione. Durante l’ultimo decennio ci sono stati alcuni cambiamenti nella mentalità del popolo, ma molti luoghi presenti nella città di Tirana risultano tutt’ora abbandonati. Dopo una forte negazione nei confronti dello spazio pubblico, i cittadini sono tornati ad utilizzare alcune piazze, così come il boulevard centrale che ora ospita diverse attività commerciali, istituzionali e diverse residenze. I cortili di alcune aree adiacenti al centro non vengono tutt’ora utilizzati, ma si sta cercando di sensibilizzare i residenti ad un utilizzo comune e di quartiere alcuni luoghi che altrimenti rimarrebbero in uno stato di degrado urbano al quale difficilmente si sarebbe in grado di riparare. Molti luoghi sono anche in questi anni in continuo movimento. 115


Tirana e fiume Lana 116


117


118


CAPITOLO 2 2.5 Studio delle aree verdi esistenti

Durante i sopralluoghi ed il periodo di analisi abbiamo riposto maggior attenzione alla mappatura delle aree verdi e degli elementi naturali situati nei dintorni della periferia di Tirana ed all’interno della città. Sono state suddivise le tipologie di aree verdi a seconda del loro terreno e della vegetazione che ospitano. L’Albania è costituita per il 70% da catene montuose ed infatti si può notare come la città di Tirana sia circondata a nord, est e sud da montagne che definiscono una cinta naturale nella valle della quale ha preso vita l’attuale capitale. In particolare abbiamo preso in considerazione l’altopiano sul quale si erge il Monte Dajti, a nord di Tirana e nei pressi del comune di Paskuqan, l’area del nostro intervento. La vegetazione che cresce in questo paesaggio è prevalentemente spontanea e costituita da alberature sempreverdi ed arbusti di piccola taglia. Una piccola parte della superficie è invece occupata da abitazioni e villaggi di piccole dimensioni che si portano dietro una serie di aree coltivate ed alberi da frutto sino ad una quota media, sopra la quale troviamo solamente vegetazione montana. Scendendo verso la vallata ci si avvicina di più ad un paesaggio rurale con numerosi campi che caratterizzano l’area della periferie di Tirana ed in particolare tutto il comune di Paskuqan. Qui troviamo diverse tipologie di alberi mediterranei come ad esempio pioppi, frassini, tigli e cipressi, e molti alberi da frutto presenti in gran parte dei giardini privati all’interno del comune. La maggior parte delle aree verdi mappate nei dintorni della capitale sono riconducibili alla categoria degli orti privati, all’interno dei quali si trovano prevalentemente ortaggi ad uso 119


120


Parku Rhina 121


122


CAPITOLO 2 2.5 Studio delle aree verdi esistenti

familiare. Mano a mano che ci si avvicina al centro città diminuiscono le aree rurali ed aumentano gli spazi verdi adibiti ad arredo urbano, come Piazza Skanderbeg e la zona situata nei pressi del Museo Nazionale. Nell’ultimo decennio la città di Tirana ha subito una notevole trasformazione in tema di riqualificazione urbana a livello di salubrità degli spazi comuni, lo stesso parco cittadino realizzato a sud dell’attuale zona universitaria ora si presenta come un luogo immerso nella natura nel quale sono stati piantati centinaia di alberi con folte chiome che vanno a costituire spazi di arredo adatti ad attività sportive e di svago.

123


124


125


Piazza Skanderbeg 126


127


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.