La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

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LA ‘TRANQUILLITY MAP’ DELLA REGIONE TOSCANA Uno strumento per la valutazione della qualità dei luoghi

Relatore Fabio Lucchesi Correlatore Fabio Nardini Candidato Giulio Donati Sarti

Corso di laurea in pianificazione della città, del territorio e del paesaggio Anno Accademico 2017/18



INDICE DEI CONTENUTI Introduzione pag.IX CAPITOLO 1

LA TRANQUILLITÀ 1.1_COSA È LA TRANQUILLITÀ? pag.1 1.2_L’IMPORTANZA DELLA TRANQUILLITÀ NEL GOVERNO DEL TERRITORIO pag.3 CAPITOLO 2

STUDI PRECEDENTI 2.1_IL LAVORO DI SIMON RENDEL pag.7 2.2_SIMON BELL - MAPPA DELLA TRANQUILLITÀ PER LA FORESTA DI SHERDWOOD pag.10 2.4_MAPPA DELLA TRANQUILLITÀ DEL NORD EST DELL’INGHILTERRA pag.12 2.5_MAPPA DELLA TRANQUILLITÀ DELL’INGHILTERRA pag.16


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

CAPITOLO 3

MODELLO DI RIFERIMENTO PER LA SPERIMENTAZIONE APPLICATA 3.1_STRUTTURA DEL MODELLO pag.21 3.2_VEDERE LA TRANQUILLITÀ pag.34   3.2.1_ Visibilità con ponderazione in base alla distanza  pag.36   3.2.2_Visibilità notturna  pag.62   3.2.3_Ampiezza di veduta  pag.65 3.3_SENTIRE LA TRANQUILLITÀ pag.67   3.2.1_Attenuazione del rumore  pag.70   3.3.2_Modello acustico  pag.77   3.3.3_Modello acustico ponderato in base alla frequenza  pag.80   3.3.4_Modello acustico a seconda del contesto  pag.84   3.3.5_ Modello acustico derivato dalla combinazione   dei dataset  pag.86

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Indice

3.4_COMBINAZIONE DEI LIVELLI pag.88   3.4.1_Le aree con ampi panorami della Toscana   pag.88   3.4.2_ Le aree visivamente tranquille della Toscana   pag.92   3.4.3_L'inquinamento luminoso della Toscana   pag.98   3.4.4_L'inquinamento acustico della Toscana  pag.100   3.4.5_La ‘tranquillity map’ della regione Toscana  pag.102 CAPITOLO 4

RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE 4.1_RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE pag.107 Bibliografia e sitografia Pag.111 Ringraziamenti Pag.115

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Introduzione La mia tesi di laurea ha come obbiettivo quello di determinare lo stato di tranquillità all’interno della regione Toscana.   Sono venuto a conoscenza dell’esistenza della ‘Tranquillity Map’ durante il tirocinio presso il Laboratorio di Cartografia del Dipartimento di Architettura e da quel momento ho iniziato a fare delle ricerche sul tema. Inoltre, essendo nato e cresciuto in campagna, ho vissuto in un luogo relativamente tranquillo e dopo il trasferimento in città ho riflettuto sull’importanza dell’ambiente per il benessere psicofisico delle persone. Penso che ciascuno dovrebbe avere l’opportunità di staccare dalla vita caotica di tutti i giorni e “rifugiarsi” in aree indisturbate per rigenerarsi. Infatti, le opere e le attività antropiche agiscono sul territorio trasformandolo dal punto di vista paesaggistico ed ecologico, ma anche modificando lo stato d’animo.   Gli studi effettuati su questo tema mostrano evidenti e strette relazioni fra lo stato di tranquillità e il governo del territorio. Pensiamo, ad esempio, alla stretta correlazione fra l’uso del termine “tranquillità” e la promozione turistica nelle aree rurali. Ho deciso di studiare come questo aspetto sia distribuito nella regione Toscana, verificando la presenza di aree relativamente tranquille. La mia analisi è volta a studiare come le opere antropiche (strade, ferrovie, aree industriali, ecc.) o semi naturali (corsi d’acqua, boschi, laghi, ecc.), presenti nel territorio, influenzano la condizione di tranquillità attraverso i sensi della vista e dell’udito. Le intrusioni visive e acustiche degli elementi territoriali sono state valutate attraverso software GIS (Geographic Information System).   Nel primo capitolo approfondisco il significato del termine ‘tranquillità’ e come questo, nonostante la forte soggettività che implica, possa essere scomposto, studiato e rappresentato in una cartografia. Nel secondo capitolo analizzo i casi studio elaborati in Inghilterra dagli anni ’90 in poi. Nel terzo capitolo espongo i principi e le tecniche che ho utilizzato per la realizzazione degli elaborati a scala regionale e ne descrivo il risultato. Nell’ultimo capitolo, infine, espongo alcune ipotesi su come gli esiti di questo studio potrebbero essere inseriti tra gli strumenti utili per la pianificazione del territorio.

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CAPITOLO 1 LA TRANQUILLITÀ


1.1 COSA È LA TRANQUILLITÀ? Tutti noi sappiamo che la tranquillità è una condizione essenziale per vivere bene, ma questo concetto ha significati differenti per ciascuno di noi. Nel vocabolario Treccani alla voce “tranquillità” leggiamo la seguente definizione: “stato di calma, di quiete fisica o spirituale”.   La tranquillità è uno stato molto personale che attinge a un vasto numero di input sensoriali ed esperienziali, per questo risulta molto difficile studiarla. Un luogo si dice tranquillo facilita la conciliazione tra spazio mentale, fisico e sociale in cui viviamo e lavoriamo. Uno spazio, dunque, si può considerare tranquillo quando ci consente di allontanarci dalla vita di tutti i giorni, fornendo un gradevole livello di input sensoriale che non implichi uno sforzo cognitivo se non quello di separarci da uno spazio mentale sovraffollato.   Mentre lo stato di tranquillità può essere un’esperienza profondamente personale e complessa, esistono dei luoghi in cui è più probabile che tutti si trovino nel giusto “stato d’animo” e abbiano un’esperienza tranquilla. Pensiamo, ad esempio, alle persone che nel tempo libero decidono di uscire dalla città per frequentare aree rurali o semi-naturali con lo scopo di allontanarsi dalla routine giornaliera. Infatti, nonostante che ciascun individuo raggiunge lo stato di tranquillità in modi diversi, la maggior parte delle persone che passeggiano in un’area naturale concorderà nell’affermare di trovarsi in un ambiente che infonde un senso di tranquillità.   Dopo la prima rivoluzione industriale, i movimenti romantici europei hanno spesso associato l’idea di tranquillità interiore o spirituale a un ambiente naturale, alla natura selvaggia e alla lontananza dalla routine. In questo senso “tranquillità” è il termine che definisce l’effetto di una serie di fattori ambientali sui nostri sensi e sulla nostra percezione di un luogo. Ci sono molti fattori misurabili che influenzano la nostra percezione di tranquillità, la maggior parte dei quali è riconducibile ai sensi di vista e udito. Ma influiscono anche fattori più soggettivi come l’estetica di un paesaggio e il piacere che abbiamo nel visitarlo.   Possiamo, comunque, effettuare una prima distinzione fra tranquillità assoluta e tranquillità relativa. Ci avviciniamo alla prima osservando, ad esempio, l’alba dalla vetta di una montagna, senza che nessun fattor, di alcun tipo, possa disturbare il nostro stato mentale. Parliamo, invece, di tranquillità relativa quando riusciamo a godere dei benefici della tran-

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quillità anche se in presenza di fattori di disturbo. Un esempio di tranquillità relativa si può avere rilassandoci in un’area verde all’interno della città, nonostante la presenza di rumori di sottofondo o di altre persone (McKenzie, 2017).   In tutti gli studi relativi alla mappatura della tranquillità sì è fatto riferimento alla tranquillità relativa. Le aree “relativamente tranquille” sono quelle che ottengono punteggi più alti per i fattori positivi e quelli più bassi per quelli negativi, quindi sono quelle dove le persone hanno più probabilità di provare un senso di “tranquillità”; intesa come possibilità di rilassarsi, raggiungere l’equilibrio mentale e allontanare lo stress.   Questo lavoro non vuole fornire una cartografia dove siano identificate precisamente le aree tranquille separate da una linea, ma vuole identificare porzioni di territorio che abbiano più o meno caratteristiche che contribuiscono allo stato di tranquillità relativa. Questo perché molte qualità ambientali, fra le quali quella oggetto di questo studio, variano nello spazio e nel tempo, e risulterebbe quindi inopportuno definire geograficamente delle aree precise.

1.1 Vista del Monte Amiata

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1. La tranquillità

1.2 - L’IMPORTANZA DELLA TRANQUILLITÀ NEL GOVERNO DEL TERRITORIO La tranquillità è uno stato psicofisico che aumenta la possibilità di vivere una vita felice. Numerosi studi psicologici1 hanno dimostrato come uno sforzo cognitivo costante per periodi prolungati influisca negativamente sulle nostre prestazioni, provocando emozioni negative e irritabilità.   Appare quindi chiaro che la tranquillità va tutelata e protetta proprio come la biodiversità, la qualità dell’aria, ecc. Essa infatti è continuamente minacciata dall’inurbamento e dalla costruzione di nuove infrastrutture le quali modificano il paesaggio visivo e sonoro di aree estese. Gli aspetti qualitativi del paesaggio, tuttavia, essendo più difficili da misurare, risultano molto spesso trascurati rispetto ad altri indicatori ambientali che si basano su attributi tangibili; come la qualità dell’acqua o la quantità di terreno impermeabilizzato in una determinata area.   All’interno del Government’s Regional Planning Guidace per il Nord Est dell’Inghilterra2 la tranquillità è definita come un importante carattere della campagna e i piani di sviluppo, o qualunque altra strategia di intervento, devono mantenerla e incrementarla attraverso variazioni dell’uso del suolo, dell’organizzazione dei trasporti e del traffico. La tranquillità è intesa quindi come una condizione che crea benefici ad un’area, alle persone che la habitano3 e per questo va preservata e estesa.   Anche la fauna selvatica ha bisogno di zone tranquille dove può ritirarsi e vivere indisturbata. Infatti, negli ultimi decenni con l’aumento delle attività umane praticate nella natura, si è moltiplicata anche l’intensità di disturbo. Le conseguenze negative dei fattori di disturbo sugli animali sono l’aumento dello stress, il peggioramento delle condizioni fisiche fino ad arrivare alla morte per sfinimento quando la disponibilità di cibo è scarsa. Ne può risentire anche la salute dei boschi, dato che quando è fortemente disturbata, la fauna selvatica necessita di assimilare più cibo e, in assenza di altre fonti di nutrimento, si sfama con i germogli degli alberi, compromettendo la rinnovazione del bosco (UFAM 2010). 1.  vedi Kaplan S. Tranquility and Challenge in the Natural Environment e Davis J. Psychological benefits of nature experiences: an outline of research and theory 2.  vedi il Regional Planning Guidance for the North East del 2002, pp. 50-51. 3.  prendere possesso anche temporaneamente di uno spazio.

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1.2 Vista delle colline del Chianti fiorentino

Oltre agli effetti sul benessere psicofisico la tranquillità ha anche effetti importanti sull’economia del territorio. Infatti la campagna con i suoi paesaggi, lo spazio aperto e la tranquillità che emana rappresenta un’enorme risorsa ricreativa.   La tranquillità che si respira nelle aree agricole è una delle ragioni principali che invogliano i cittadini a scegliere il turismo rurale; anche se risulta difficile quantificare i benefici monetari prodotti dagli spazi tranquilli, è evidente la risorsa economica apportata di turisti nelle aree rurali toscane. Infatti oltre alle molte città di interesse storico-artistico (Firenze, Siena, Pisa, Lucca, ecc.) la regione è costellata da insediamenti rurali sparsi nella campagna, anch’essi di notevole interesse storico artistico, dove si producono specialità agroalimentari tradizionali (Chianti, Brunello di Montalcino ecc.) che attraggono un numero sempre crescente di turisti.   La Toscana è la meta più richiesta sia dagli italiani sia dagli stranieri per trascorrere una vacanza in mezzo alla natura; e con i suoi 4.518 agriturismi è anche quella con l’offerta maggiore. E il numero di agriturismi continua ad aumentare costantemente nella regione:

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1. La tranquillità

nel decennio 2006-2016 sono state autorizzate 273 aziende agrituristiche (ISTAT, 2016).   Nel Regno Unito il Dipartimento per l’ambiente, il cibo e l’economia rurale (DEFRA) aveva pubblicato nel 2000 una stima approssimativa del giro d’affari del turismo rurale per l’anno 1998, stimandolo intorno a 11.5 miliardi di sterline e quantificando intorno a 290.000 nuovi posti di lavoro in attività turistiche ad esso connesse (DEFRA, 2000).

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CAPITOLO 2 STUDI PRECEDENTI La rappresentazione della tranquillità e la sua mappatura non sono concetti del tutto nuovi, ma si può affermare che siano stati ancora poco utilizzati. In questo capitolo saranno esposti e sintetizzati i concetti chiave attorno ai quali si sono costruiti gli studi precedenti in materia.


2.1 IL LAVORO DI SIMON RENDEL La prima volta che si inizia a parlare della mappa della tranquillità è nel 1991, quando Simon Rendel di ASH Consulting Group riceve l’incarico, da parte del dipartimento dei trasporti inglese, di esaminare l’effetto di un nuovo corridoio di trasporto in Hertfordshire e Bedfordshire. Nello studio di Rendel le aree tranquille sono considerate come quelle lontane da intrusioni acustiche o visuali. Nonostante la strada prevista abbia una lunghezza di circa 70 Km vengono prese in considerazione una serie di opzioni che creano un’area studio di oltre 500Km.   In queste aree a nord di Londra il paesaggio era considerato di alta qualità e caratterizzato dalla presenza della Green Belt1. Nonostante questo, grandi porzioni dell’area, comunque preziose per la comunità locale, risultano escluse dal censimento, offrendo una minor resistenza ai corridoi di trasporto. Per questo motivo, Rendel intraprende la mappatura delle aree indisturbate, considerandole come risorsa da tutelare. Il lavoro produce un elaborato completamente diverso rispetto a quello che si sarebbe ottenuto tracciando la qualità del paesaggio e ha una forte influenza sul processo decisionale per la localizzazione dell’infrastruttura (Rendel, 1996). Per la prima volta la campagna indisturbata è considerata una risorsa da tutelare.   Questo lavoro di Rendel evidenzia le potenzialità insite nello studio sulla tranquillità, soprattutto perché illustra l’effetto cumulativo prodotto dalla costruzione di strade, dall’aumento del traffico e dall’urbanizzazione. In conseguenza di ciò la Campaign to Protect Rural England (CPRE) e la Countryside Commission decidono di collaborare e produrre una serie di mappe che illustrino le aree tranquille in inghilterra, le quali vengono pubblicate nel 1995. Successivamente, utilizzando un metodo analogo, vengono realizzate delle mappe che mostrano la riduzione delle aree tranquille nei 30 anni che vanno dal 1960 al 1990. Esse saranno poi usate per sostenere la campagna della CPRE. (McKenzie, 2017)   In queste mappe le “aree tranquille” vengono definite come “luoghi che sono sufficientemente lontani da intrusioni visive e acustiche prodotte da insediamenti antropici o dal traffico”. 1.  una “buffer zone” usata per separare il nuovo sviluppo urbano dal centro storico della città.

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Queste aree vengono delimitate calcolando la distanza dai fattori di disturbo che sono presi in considerazione. All’interno delle aree tranquille devono essere escluse le seguenti fasce:

• 4Km dalle grandi stazioni di produzione di energia; • 3Km dalle strade più trafficate come le autostrade M1 e M6, dalle grandi città (intese •

come 2Km dalle strade con traffico intenso come la M4 e la A1 e dal limite urbano delle città più piccole; 1Km dalle strade di medio traffico e alcune delle maggiori linee ferroviarie;

L’intorno delle aree d’impatto acustico degli aeroporti civili e militari, per un’area che varia a seconda dei dati pubblicati. All’interno delle aree così determinate, Rendel definisce un’ulteriore classe di aree a disturbo contenuto costituite da fasce di 1Km intorno ai seguenti elementi lineari:

• strade di minor traffico; • linee elettriche di 400kV e 275kV; • alcune linee ferroviarie trafficate.   Dato che lo scopo del lavoro è quello di localizzare la “tranquillità” a scala regionale vengono omessi altri effetti considerati locali che non avrebbero un’influenza significativa sul risultato finale. Per questo la mappatura delle aree tranquille viene realizzata con un raggio minimo di 1Km.   La cartografia finale è prodotta a scala 1:250.000, considerata la più corretta perché elimina gli effetti meno importanti e permettere una raccolta dati meno dispendiosa. Questa mappa regionale ha un ruolo fondamentale nell’aumentare la consapevolezza politica sullo stato delle aree tranquille. Nonostante ciò, l’approccio utilizzato riceve critiche significative, soprattutto riferite a due scelte:

• non aver considerato gli effetti locali;

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2. Studi precedenti

• aver considerato solo i fattori detrattori di tranquillità, ignorando quelli che contribuiscono al raggiungimento dello stato.

1.1 Lo stato di tranquillità negli anni ‘60

1.2 Lo stato di tranquillità negli anni ‘90

Queste mappe mostrano come si sono ridotte le aree tranquille dal 1960 al 1990. I maggiori cambiamenti durante questi trent’ anni sono dovuti all’aumento del disturbo prodotto dai veicoli. Le strade multi carreggiata, come la M25 (London Orbital) hanno effetti significativi sulla tranquillità riuscendo a disturbare aree fino a una distanza di 5km dalla sede stradale, a differenza delle strade minori che sono avvertite fino a 2Km (Rendel, 1996).

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2.2 - SIMON BELL – MAPPA DELLA TRANQUILLITÀ PER LA FORESTA DI SHERWOOD Ispirandosi al lavoro precedente, nel 1999 la Forestry Commission, incarica Simon Bell di produrre una mappa della tranquillità che mostri i diversi gradi di tranquillità in Nottinghamshire, tenendo conto anche degli effetti del bosco. Lo scopo è quello di fornire un’analisi che possa essere utile alla pianificazione e alla progettazione forestale.   La tranquillità in aperta campagna può essere influenzata dal rumore molto di più rispetto al bosco, quindi ci sono particolari qualità che possono favorire la creazione di uno stato di tranquillità rispetto alle aree circostanti. La completa tranquillità è definita come assenza di rumori innaturali (come quello del traffico stradale, aereo ecc.) e assenza di visibilità di opere realizzate dall’uomo. Di conseguenza il grado di tranquillità varia in funzione della presenza o meno dei fattori negativi. (Bell, 1999)   I fattori usati per valutare la tranquillità sono sostanzialmente gli stessi usati da Rendel:

• il rumore proveniente da strade, ferrovie, aeroporti, voli a bassa quota, motoscafi e •

aree industriali (l’effetto delle strade dipende dalla quantità di traffico, e quindi dal numero di veicoli che percorrono tale percorso ogni giorno); intrusione visiva data da aree edificate, campeggi o aree sosta per camper, aree indu-

striali, centrali elettriche, aree estrattive, serre, terreni abbandonati, impianti eolici e antenne; uso ricreativo: numero di visitatori, effetti delle strutture e dei parcheggi per le auto

Intorno a ciascun fattore viene creato un buffer che rappresenta l’influenza. Inoltre, dato che la scala usata è di 1:50.000, è possibile introdurre una serie di fattori considerati “locali” come:

• presenza di piccole strade poco trafficate (i dati dei veicoli che percorrono tali strade •

sono ricavati da indagini locali); presenza di linee elettriche suddivise in tre classi in base alla potenza (400/275kv, 132Kv e 33Kv);

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2. Studi precedenti

Si stabiliscono cinque zone che vanno dalla A (meno tranquilla) alle E (più tranquilla):

• • • • •

Zona A: sostanziale presenza del disturbo causato dal traffico in tutta la zona; Zona B: area soggetta a significativa presenza di traffico e altri disturbi equivalenti; Zona C: zona in qualche modo disturbata dal rumore del traffico; Zona D: area confortevole da percorrere; Zona E: quasi libera dal disturbo del traffico.

La presenza del bosco viene considerata un fattore positivo, a meno che il layout e l’aspetto non mostrino caratteristiche che inducano a ritenere ridotta la tranquillità (ad esempio la presenza di piantagioni industriali). Il bosco, infatti, scherma l’intrusione visuale e maschera il rumore. La flora e la fauna presenti all’interno dell’ecosistema, inoltre, producono dei suoni propri considerati fortemente naturali. Gli effetti benefici del bosco, comunque, dipendono anche dalla sua densità e dalla sua età e per determinarli sono necessarie competenze specifiche in materia e valutazioni in loco.   La mappa a sinistra rappresenta lo stato di tranquillità nell’area della foresta di Sherwood senza tener conto dell’effetto di mitigazione da parte dei boschi. La mappa a destra tiene conto della presenza del bosco come fattore che aumenta lo stato di tranquillità.   L’effetto che produce la presenza del bosco è quello di aumentare le aree tranquille (zone C, D, E) e dimostra che un bosco situato in posizione strategica può migliorare lo stato di tranquillità di luoghi dove questo è assente o scarso, con effetti benefici per la popolazione locale. 1.3 Stato di tranquillità senza e con l’effetto del bosco

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2.3 – MAPPA DELLA TRANQUILLITÀ DEL NORD EST DELL’INGHILTERRA Nel 2004 la Campaign to Protect Rural England (CPRE) e la Countryside Agency commissionano alla Northumbria University la realizzazione della mappa della tranquillità di due aree situate nel Nord-Est dell’Inghilterra: il Northumberland National Park e il West Durham Coalfield.   Le due aree hanno caratteristiche sostanzialmente diverse: il Northumberland National Park è scarsamente popolato e non è gravemente frammentato da corridoi di trasporto mentre il West Durham Coalfield è un’area più densamente popolata, sezionata da diverse strade e ferrovie, necessarie anche per il collegamento alle numerose miniere di carbone, da cui l’area prende il nome.   Nella realizzazione della carta vengono usati alcuni principi, maturati dopo le critiche mosse agli studi precedenti nel 2000 da Roger Levett di CAG Consultation. Le limitazioni principali che Levett individua sono le seguenti:

• le mappe usano una singola soglia piut-

• • • • 1.4 Le due aree di studio

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tosto che una variazione di livelli di disturbo in base alla distanza dalla sorgente; le carte non considerano le diverse condizioni presenti nelle diverse zone, come la topografia, la vegetazione e il clima prevalente; le informazioni relative alla fonte e ai limiti dei dati usati non sono sufficienti; le mappe non tengono conto degli effetti cumulativi; la considerazione delle fonti di disturbo intermittenti e variabili è limitata; la selezione delle fonti di disturbo sem-


2. Studi precedenti

bra essere basata esclusivamente sul giudizio di esperti, mancano confronti più allargati o spiegazioni. Le critiche di Levett serviranno a migliorare le analisi applicate in questo studio e in quelli successivi.   Per produrre questa cartografia si esegue uno studio approfondito sul significato di “tranquillità” per le persone, sulle ragioni per cui essa è considerata importante e sui luoghi in cui è percepita. Questa ricerca si basa sull’uso della valutazione partecipativa, un approccio alla consultazione incentrato sull’esplorazione delle percezioni, dei valori e delle convinzioni delle persone, che vengono considerate veri esperti in materia.   Le principali domande poste durante la consultazione sono le seguenti: Cosa è la tranquillità? • Cosa rende una zona tranquilla? • Cosa significa tranquillità per te? • Se un’area viene descritta come tranquilla, quali caratteristiche dovrebbe avere? • Dove sono le aree tranquille che conosci? Quali sono i fattori che causano la tranquillità?

• Quali fattori causano la tranquillità? • Cosa rende una zona più tranquilla? • Cosa rende una zona meno tranquilla? Che impatto hanno le aree tranquille? • Che aspetto ha un’area tranquilla? I luoghi diventano più o meno tranquilli nel tempo? (giorno/notte, settimane, mesi, stagioni, anni…) Questa consultazione fornisce una grande quantità di informazioni su come le persone percepiscono la tranquillità. Una volta identificati i fattori che entrano in gioco, in base alle risposte date, si attribuisce un peso ad ogni fattore.

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Le tabelle sottostanti sintetizzano i risultati ottenuti dalla consultazione pubblica: Fattori positivi

Importanza

Apertura del paesaggio

24%

Percezione di un paesaggio naturale

30%

Presenza di fiumi

21%

Aree con basso rumore

20%

Visibilità del mare

6%

TOTALE

100%

Punteggio dei fattori positivi rispetto ai punteggi complessivi

44%

Fattori negativi

Importanza

Presenza di altre persone

60%

Visibilità delle strade

12%

Segni generali d’impatto umano

10%

Visibilità dello sviluppo urbano

8%

Rumore di strade, treni e aree urbane

7%

Rumore di un aeroplano

1,5%

Rumore di un addestramento militare

<1%

TOTALE

100%

Punteggio dei fattori negativi rispetto ai punteggi complessivi

56%

Le righe finali di ogni tabella indicano l’importanza dei fattori positivi e negativi secondo le risposte date. Da questi risultati si può quindi affermare che le persone siano maggiormente influenzate dai fattori che danneggiano l’esperienza della tranquillità piuttosto che da quelli che la creno.   I risultati vengono associati ai dati spaziali riferiti al territorio nazionale inglese (copertura del suolo, localizzazione di infrastrutture ecc.) e consentono di pesare le analisi in modo da riflettere le opinioni dei cittadini.

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2. Studi precedenti

Le informazioni derivate dalla consultazione pubblica sono state suddivise in tre categorie:

• Persone e tranquillità: nella consultazione le ‘persone’ sono associate a comportamenti

che diminuiscono il senso di tranquillità. Per calcolare il punteggio si è misurata la lontananza ipotetica da altre persone (aree urbane, edifici esterni alle aree urbane, strade, parcheggi, campeggi); Paesaggio e tranquillità: sono identificati gli elementi che possono essere visti (attraenti e non) da ogni singola cella della griglia. Gli elementi positivi visibili da un luogo (ad esempio fiumi, panorami, mare ecc.) sono combinati con quelli negativi sulla base dei risultati della consultazione pubblica; Rumore e tranquillità: le mappe del rumore sono realizzate calcolando l’attenuazione del rumore prodotto dalle varie fonti (strade, aree urbane, ferrovie ecc.). Per ogni cella si stima il rumore massimo udibile, tenendo conto anche dell’effetto del rumore intermittente. La mappa della tranquillità è realizzata con una griglia di 250x250 metri. Per realizzare tale mappa si analizzano i parametri contenuti nelle suddette categorie, attraverso software GIS.

1.5 Lo stato di tranquillità relativa nelle due aree

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2.4 – MAPPA DELLA TRANQUILLITÀ DELL’INGHILTERRA Nel 2006 la Campaign to Protect Rural England (CPRE) commissiona un progetto per studiare lo stato di tranquillità a scala nazionale. La ricerca viene effettuata nello stesso anno dal Centre for Environment and Spatial Analysis (CESA), PEANuT (Participatory Evaluation and Appraisal in Newcastle upon Tyne), Bluespace environments, Newcaste University.   Lo studio, che si basa ampliamente sul progetto del 2004, combina tre flussi di dati:

• Consultazione pubblica; • Analisi e sviluppo del metodo; • Modello GIS per mappare la tranquillità.   Lo scopo della consultazione, così come quella del 2004, è di classificare e quantificare l’importanza dei fattori che contribuiscono positivamente o negativamente alla tranquillità su base nazionale. Vengono individuati cinque distretti diversi tra di loro per la qualità del paesaggio e per le questioni d’interesse (es: traffico aereo, espansione urbana ecc.). All’interno dei cinque distretti (North Yorkshire, Lincolnshire, Warwickshire, Kent, Devon) vengono intervistate 1.347 persone in venti località. Il questionario del sondaggio pone le seguenti domande:

• Cosa è la tranquillità? Che cosa la valorizza? • Cosa non è la tranquillità? Che cosa la fa diminuire?   I partecipanti alla consultazione devono scegliere tra un elenco di specifiche opzioni (44), decise dai ricercatori. Le opzioni sono divise tra “ciò che puoi vedere” e “ciò che puoi sentire”. Ad ogni partecipante si richiede di selezionare le tre opzioni positive e negative da loro ritenute principali. Il numero di risposte per ciascuna delle 44 opzioni scelte (21 positive e 23 negative) è convertito in una percentuale che fornisce il peso da attribuire a ciascuna opzione.

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2. Studi precedenti

1.6 Le 44 opzioni

1.7 Percentuali di risposte

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Al termine di questa prima indagine, si rende necessario capire ciò che gli intervistati intendano con il concetto di “paesaggio naturale”, che risulta essere il più importante per il raggiungimento della tranquillità. Si conduce, quindi, un’ulteriore ricerca per determinare se esistano modelli prevedibili che possano essere associati all’uso del suolo. Ai partecipanti vengono mostrate delle foto da classificare con un punteggio da zero a dieci. I punteggi sono usati per ponderare i diversi usi del suolo, a seconda della “naturalezza” che producono in un paesaggio.

Fig.1.8 Coltivato

Fig.1.9 Bosco misto

Fig.1.10 Felci

Fig.1.11 Pascolo

Fig.1.12 Prateria

Fig.1.13 Bosco di latifoglie

Fig.1.14 Costa

Fig.1.15 Bosco di conifere

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2. Studi precedenti

Tipologia di uso del suolo

Punteggio medio (valore massimo 10)

Coltivato

5

Bosco misto

7

Felci

9

Pascolo

7

Praterie

7

Bosco di latifoglie

8

Costa

9

Bosco di conifere

7 Il Sistema di Informazione Geografica (GIS) viene utilizzato per dare un’impronta spaziale alle 44 opzioni utilizzate nella consultazione pubblica. I risultati di ciascuna analisi vengono combinati insieme fornendo il valore di tranquillità relativa per ciascuna cella 500x500m.

1.16 Lo stato di tranquillitĂ relativa in Inghilterra

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CAPITOLO 3 MODELLO DI RIFERIMENTO PER LA SPERIMENTAZIONE APPLICATA


3.1 - STRUTTURA DEL MODELLO Per realizzare la mappa della tranquillità relativa alla Regione Toscana si è fatto tesoro di quanto detto nella sezione “studi precedenti” dai quali sono stati selezionati e rielaborati i criteri ritenuti efficaci.   Inizialmente sono stati scelti tutti i fattori (oggetti e attività) considerati decisivi nella determinazione dello stato di tranquillità a scala regionale; dividendoli tra quelli che influiscono positivamente (fattori positivi) e quelli che influiscono negativamente (fattori negativi) sullo stato. Per facilitare la selezione dei fattori si sono divisi tra quelli che condizionano la tranquillità attraverso lo stimolo del senso della vista e quelli che la condizionano attraverso il senso dell’udito. Schema dei fattori che influenzano la tranquillità attraverso il senso della vista Senso stimolato

Vista (visibilità di...)

Fattori positivi

Fattori negativi

ampi spazi

strade

aree naturali

ferrovie

boschi

aree industriali

corsi d’acqua

città

laghi

aeroporti

mare

porti

stelle

inceneritori e centrali termoelettriche discariche aree estrattive tralicci cavi elettrici aerei navi commerciali bagliore notturno

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Schema dei fattori che influenzano la tranquillità attraverso il senso dell’udito Senso stimolato

Fattori positivi

Fattori negativi

i suoni della natura

il rumore urbano

il mare

le attività industriali le macchine

Udito (Sentiere...)

i treni gli aerei le navi

I fattori da inserire nella valutazione della tranquillità sono numerosi e in alcuni casi difficili da determinare; per questo si sono scelti i fattori di cui disponevamo di informazioni sufficientemente omogenee per l’intero territorio regionale.   Le informazioni geo-referenziate (in formato vector e raster) riferite agli elementi territoriali –naturali e antropici- che entrano in gioco nella determinazione dello stato di tranquillità, sono state estratte principalmente da tre banche dati riferite al territorio regionale e messe a disposizione gratuitamente da Regione Toscana:

• Cartografia Tecnica Regionale con livello di dettaglio 1:10.000 (ctr10k) con copertura • •

dell’intero territorio regionale; Uso e copertura del suolo della regione toscana al 2013 (UCS) con livello di dettaglio 1:10.000; DataBase Topografico Multiscala (DBT) con una scala di dettaglio che varia da 1:2.000 (per le aree più urbanizzate e aree ritenute rilevanti a tale dettaglio) a 1:10.000.

Per quanto possibile si è cercato di utilizzare le informazioni contenute all’interno della CTR10K e all’UCS, poiché risultano banche dati con un livello di dettaglio omogeneo per l’intera regione. In alcuni casi però le geometrie non disponevano delle informazioni necessarie e quindi si è dovuto far riferimento al DBT multiscala.

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3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.1 Estratto di Pistoia dalla Carta Tecnica Regionale 10K

3.2 Estratto di Pistoia dall’ Uso e Copertura del Suolo

3.3 Estratto di Pistoia dal Database Multiscala

23


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Di seguito sono elencati le classi e i codici utilizzati per analizzare l’impatto di ciascun elemento territoriale sulla tranquillità:

Classi e codici utilizzati per gli elementi territoriali semi-naturali Elementi territoriali

Fonte

Classi e codici

Descrizione

UCS

Sezione: 31 Codici: 311312-313

Zone boscate aventi le caratteristiche indicate nella “Legge forestale Toscana”

Corsi d’acqua

CTR10K

Archi idrici Codici: 201 202

Archi idrici a copertura lineare (fiumi e torrenti)

Laghi

UCS

Sezione: 51 Codice: 512

Estensioni d’acqua naturali od artificiali

Mare

/

/

Estensione del mare

Boschi

24


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Classi e codici utilizzati per gli elementi territoriali antropici Elementi territoriali

Fonte

Classi e codici

Descrizione

Ferrovie

CTR10K

Archi ferroviari

Archi del grafo ferroviario definiti nella base cartografica

Aeroporti

UCS

Sezione: 12 Codice:124

Aeroporti

Porti

UCS

Sezione:12 Codice:123

Aree portuali

Discariche

UCS

Sezione:13 Codice: 132

Discariche e depositi di rottami

Aree estrattive

UCS

Sezione: 13 Codice: 131

Aree di estrazione a cielo aperto di materiali da costruzione (sabbie, cave) o altri minerali (miniere a cielo aperto).

UnitĂ volumetriche

DBT

Tema:1 Classe:1

Porzione elementare di edificato avente altezza omogenea

25


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Per acquisire i dati regionali necessari alla valutazione degli effetti prodotti da alcuni fattori si è dovuto far riferimento a informazioni contenute in altri documenti:

Documenti utilizzati per gli elementi territoriali semi-naturali Informazione

Nome documento

Datasets contenente le informazioni delle aree protette in formato shapefile

Aree Protette all’interno della regione Toscana Morfologia del terreno

Descrizione

Modello digitale del terreno con risoluzione 20m

/

26


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Documenti utilizzati per gli elementi territoriali antropici Informazione

Nome documento

Aree urbane

Sezioni di censimento ISTAT Datasets contenente le in2011: centro abitato e nu- formazioni delle aree urbacleo abitato ne in formato shapefile

Aree industriali

Datasets contenente le inSezioni di censimento ISTAT formazioni delle aree indu2011: località produttiva striali in formato shapefile

Livello sonoro traffico veicolare

Disposizioni per il contenimento e la prevenzione D.P.R. 30 marzo 2004, n. 142 dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare

Livello sonoro per classi di destinazione d’uso del territorio

DM n. 280 del1/12/97

Livello sonoro aeroporti

Circolare dell’Enac (ente naZone di rispetto e attività zionale per l’aviazione civile) consentite APT 26 del 3 luglio 2007

Classificazione aeroporti

Regione Toscana - Il sistema Classificazione degli aeroaeroportuale toscano porti a seconda del traffico

Livello sonoro ferrovie

Regolamento in materia di D.P.R. 18 novembre 1998, n° inquinamento acustico deri459 vante da traffico ferroviario

Classificazione ferrovie

Regione Toscana - Ferrovie

Classificazione della rete ferroviaria in Toscana

Popolazione residente per località

Censimento popolazione 2011 - ISTAT

Dati del Censimento della popolazione nel 2011

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Descrizione

Determinazione dei valore limite delle sorgenti sonore


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Una volta raccolte le informazioni disponibili relative al territorio regionale sono stati selezionati i fattori che è possibile tenere sotto controllo:

Schema dei fattori controllabili che influenzano la tranquillità attraverso il senso della vista Senso stimolato

Vista (visibilità di...)

Fattori positivi

Fattori negativi

ampi spazi

strade

aree naturali

ferrovie

boschi

aree industriali

corsi d’acqua

città

laghi

aeroporti

mare

porti

stelle

discariche aree estrattive bagliore notturno

Schema dei fattori controllabili che influenzano la tranquillità attraverso il senso dell’udito Senso stimolato

Udito (Sentiere...)

Fattori positivi

Fattori negativi

i suoni della natura

il rumore urbano

il mare

le attività industriali le macchine i treni gli aerei

28


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Alcuni fattori sono stati divisi in sotto categorie perché rappresentano elementi molto presenti sul territorio e risulta necessario suddividerli a seconda di quanto influiscono sullo stato di tranquillità: Fattori positivi Visibilità dei corsi d’acqua Fattori negativi Visibilità delle aree urbane Visibilità delle strade Visibilità delle ferrovie Sentire le macchine

Sentire i treni

Sotto categorie Fiumi Torrenti Sotto categorie Con meno di 5.000 residenti Con più di 5.000 residenti Autostrade e superstrade Strade statali e provinciali Linee non elettrificate Linee elettrificate Autostrade e superstrade Strade statali e provinciali Rete fondamentale (caratterizzate da un’alta densità di traffico e da una elevata qualità dell’infrastruttura, comprendono le direttrici internazionali e gli assi di collegamento fra le principali città italiane) Rete Complementare (con minori livelli di densità di traffico, costi-tuiscono la maglia di collegamento nell’ambito dei bacini regionali e connettono fittamente tra loro le direttrici principali)

29


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Sentire gli aerei

Aeroporti intercontinentali e internazionali Aeroporti regionali

3.4 Vista del Monte Pisano

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3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Successivamente sono state scelte le tecniche di analisi da usare per configurare l’impatto dei fattori sulla tranquillità in base al senso stimolato. Gli elementi che influiscono sullo stato attraverso la vista sono analizzati tramite il modello della visibilità, mentre gli elementi che determinano la tranquillità attraverso l’udito sono studiati con il modello del rumore.   Questi modelli sono stati creati con un software GIS (Geographical Information System). I GIS sono dei programmi che uniscono informazioni geografiche con informazioni descrittive (Esri, 2012). Le informazioni geografiche sono legate alla localizzazione geografica degli oggetti, descritta attraverso la latitudine e la longitudine dell’elemento considerato. Le informazioni descrittive, invece, sono dati di tipo alfanumerico e riguardano qualunque aspetto quali-quantitativo legato all’oggetto analizzato.   Per ogni fattore da controllare sono associati una serie di dati e di tecniche applicate utilizzando il software ArcMap. I termini e gli strumenti GIS utilizzati nel lavoro sono descritti in modo sintetico nella tabella sottostante e in modo approfondito nelle sezioni in cui vengono applicati: Nome

Descrizione

Vettore

Formato dati che rappresenta elementi spaziali del mondo reale attraverso punti, linee e poligoni. Ciascun elemento può avere una serie di attributi in formato testuale o numerico che ne descrivono le caratteristiche. Le geometrie sono composte da uno o più vertici aventi una coppia di coordinate.

31


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Raster

Formato dati composto da pixel (o celle) ciascuno contenente un valore che rappresenta le condizioni dell’area coperta dalla cella. Vengono usati quando si vuole rappresentare un’informazione difficilmente divisibile in oggetti vettoriali (per esempio quando all’interno di un oggetto bisogna attribuire valori non omogenei).

Cell Statistics Funzione che calcola le statistiche di più raster, basandosi sui valori dei singoli pixel.

Buffer

Funzione che crea una zona intorno alla geometria.

Rasterizzazione Conversione di geometrie puntuali, lineari o poligonali in file di tipo raster.

32


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Il processo finale del lavoro è quello di combinare i due livelli: fattori positivi e fattori negativi, ottenendo la mappa della tranquillità relativa riferita alla regione Toscana, con una risoluzione della cella raster di 50m x 50m. Ciascuna cella avrà il valore della tranquillità relativa che si può trovare in quella determinata porzione di territorio, ricavata dall’ analisi di tutti i fattori sopra elencati.

33


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.2 - VEDERE LA TRANQUILLITÀ Ciò che entra nel bacino visivo (viewshed) di una persona produce degli effetti su suo stato di tranquillità. Per questo motivo risulta fondamentale sviluppare un’analisi della visibilità per determinare la tranquillità relativa.   L’analisi della visibilità è uno strumento usato per conoscere, già dalla progettazione preliminare, come gli oggetti di progetto (un impianto eolico, un’infrastruttura ecc.) saranno visibili all’interno del territorio circostante o per analizzare ciò che è visibile da un belvedere. Più precisamente, si parlerà di intervisibilità dato che se da un punto A si può vedere il punto B sarà possibile anche la relazione inversa. Si individuano quindi le “linee di vista” che partono dal punto preso in esame e raggiungono il suolo.   L’analisi dell’intervisibilità può essere realizzata in modo parziale o generalizzato. Nel primo caso si simulano i bacini visivi di una serie di punti localizzati nel territorio. Nell’analisi di tipo generalizzata o assoluta si prende in esame l’intero territorio interessato e si studiano, tramite strumenti GIS, le intrusioni visive delle singole porzioni di territorio; si misura cioè la “vulnerabilità visiva potenziale” di ciascun punto del suolo. (Moretti e Lucchesi, 2014). In questo studio sono stati utilizzati entrambi i metodi in base ai fattori da valutare.

34


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Per determinare gli effetti relativi di “quello che puoi vedere” sullo stato di tranquillità sono stati usati tre metodi diversi, in base al tipo di fattore e alla disponibilità dei dati: Metodi usati per studiare l’effetto di ciò che puoi vedere sullo stato di tranquillità Metodo

Fattori positivi

Fattori negativi

Visibilità dei boschi

Visibilità delle aree urbane • Residenti < 5.000 • Residenti > 5.000

Visibilità dei corsi d’acqua • Fiumi • Torrenti

Visibilità delle strade • Autostrade e superstrade • Strade statali e provinciali • Strade comunali

Visibilità con ponderazione in base alla Visibilità dei laghi distanza

Visibilità delle ferrovie • Linee non elettrificate • Linee elettrificate

Visibilità del mare

Visibilità delle aree industriali

Visibilità di aree naturali

Visibilità delle aree estrattive Visibilità degli aeroporti Visibilità dei porti Visibilità delle discariche

Visibilità notturna

Visibilità delle stelle

Visibilità del bagliore notturno

Ampiezza di veduta

Visibilità di ampi spazi

35


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.2.1_VISIBILITÀ CON PONDERAZIONE IN BASE ALLA DISTANZA I fattori studiati tramite questo metodo vengono ponderati in base alla distanza a cui si trovano rispetto all’osservatore, in modo che l’impatto visivo degli elementi vicini sia maggiore.   L’analisi della visibilità indentifica da quali porzioni di territorio puoi vedere uno o più oggetti, per esempio un edificio. Per realizzare questa analisi è stata usata l’estensione “Visibility toolset” di ArcGis. Nello specifico è stato utilizzato il tool “Viewshed”, il quale identifica le celle di un raster in input che sono visibili da uno o più punti d’osservazione. Nel raster di output ogni cella riceve un valore che indica quanti punti di osservazione possono essere visti da ciascuna posizione. Esempio: Se ho un solo punto d’osservazione, ogni cella che può vedere quel punto riceve un valore uno, tutte le altre avranno un valore pari a zero.

3.5 Schema del risultato ottenuto dal tool “Viewshed”

36


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Nello schema sottostante sono rappresentati i fattori che vengono usati per realizzare il viewshed, dove: l’osservatore è posizionato sulla montagna a sinistra e la direzione e il cono visivo sono rappresentati dalla linea nera

3.6 Schema dei parametri da impostare nel tool “Viewshed”

Per ogni punto di osservazione vengono impostati cinque parametri chiave: altezza dell’osservatore: l’altezza dell’osservatore rispetto alla superficie terrestre (OF1); altezza del soggetto: l’altezza del soggetto che viene osservato rispetto alla superficie terrestre (OFT2);

• • • •

raggio minimo: distanza dalla quale l’analisi inizia (R1) raggio massimo: distanza limite entro la quale viene effettuata l’analisi (R2); azimut: ampiezza del campo visivo (AZ); risoluzione: risoluzione della griglia di output.

Modificando il parametro riferito all’altezza del soggetto è stato possibile analizzare la visibilità di ciascun fattore.

37


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

I parametri che restano invariati sono:

• • • •

altezza dell’osservatore: 1,70m; limite teorico di visibilità: 12.000m; azimut: 360°; risoluzione: 200m

Il raggio è stato suddiviso nelle tre fasce di visibilità usate per la realizzazione della carta dell’intervisibilità teorica allegata al Piano Paesaggistico della regione Toscana:

• vista di dettaglio: 0 - 500m area più vici-

• •

3.7 Schema delle tre viste utilizzate

38

na all’osservatore, in cui sono distinguibili i profili e le caratteristiche dei singoli componenti della scena; vista di struttura: 500 - 5.000m area in è avvertibile la struttura paesaggistica e gli elementi singoli rispetto allo sfondo; vista di sfondo: 5.000 – 12.000m area di osservazione in cui si distinguono i profili, le sagome delle grandi masse e gli skyline territoriali.


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

La visibilità di un fattore in una determinata fascia determina l’impatto che questo produce sulla tranquillità, e quindi a ciascuna vista sarà associato un peso.   I dati necessari per realizzare l’analisi della visibilità sono i seguenti:

• il modello digitale del terreno (DTM) che descrive la distribuzione delle quote in un ter•

ritorio, rappresentandole in una griglia regolare di elementi quadrati (sarà il file raster in input); la localizzazione dei punti di osservazione. In questo primo metodo i punti d’osservazione sono posizionati in corrispondenza di ogni fattore, e da questi si analizzano i bacini visivi. Vengono quindi identificate le porzioni di ti territorio dalle quali è possibile vedere un determinato fattore (boschi, laghi, città, aree industriali, ecc.).

Per rendere più precisa l’analisi della visibilità si sono aggiunti al modello digitale del terreno le barriere vegetali (boschi) e antropiche (edifici).

3.8 Risultato con il modello digitale del terreno

3.9 Risultato con il modello digitale del terreno, le barriere vegetali e antropiche

39


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Per determinare il posizionamento e la dimensione di tali barriere a scala regionale sono state necessarie delle semplificazioni:

• L’altezza dei boschi è stata impostata a 20m, considerata l’altezza media delle aree boschive presenti nella regione;

• Le aree urbanizzate sono state analizzate e distinte in due classi, dato che, all’interno di queste, sono presenti spazi dai quali è possibile vedere il territorio circostante e aree dove l’edificato forma una barriera antropica. È stata calcolata la densità degli edifici per ogni sezione di censimento1 ISTAT dei centri abitati, dei nuclei abitati e delle aree industriali. Le sezioni aventi una presenza di edificato inferiore al 25% sono considerate aree dalle quali si può vedere il territorio circostante, mentre per aree con una densità superiore non si analizzano i bacini visivi. Queste ultime, oltre a impedire la vista dell’esterno per le persone che vi si trovano, formano anche una barriera antropica. Per determinare le altezze di queste barriere si sono usati i dati contenuti all’interno del Database Multiscala, il quale fornisce l’altezza di ogni edificio situato all’interno della Regione. Le informazioni relative alle altezze degli immobili sono state utilizzate per calcolare l’altezza media degli edifici rientranti in ciascuna area urbanizzata della regione. Successivamente, queste ultime sono state estruse di un’altezza pari al valore medio.

3.9 Aree di Firenze dalla quale si presume l’impossibilità di vedere il territorio circostante

1.  Porzione di territorio su cui sono effettuate le rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica

40


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.10 Hillshade del modello del terreno senza barriere

3.11 Hillshade del modello del terreno con le barriere vegetali e antropiche

41


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Visto che il tool usato per rappresentare la visibilità lavora solamente per punti, si sono rese necessarie operazioni di trasformazione, a seconda del tipo di geometria usata (puntuale, lineare o poligonale), per rappresentare le componenti territoriali:

• geometrie puntuali – mantenute invariate; • geometrie lineari – rappresentate con una sequenza di punti distanti 250m; • geometrie areali – rappresentate con una griglia regolare di punti disposti secondo una maglia regolare di 500 x 500m e estesi fino al limite dell’area (in casi specifici è stato necessario rappresentare le geometrie areali con un punto baricentrico).

3.12 Conversione delle geometrie

Dato che all’interno del bosco e delle porzioni di aree urbane aventi densità superiore al 25% si assume che non è possibile vedere il territorio circostante, sono stati cancellati tutti i punti che intersecano tali geometrie.

3.13 Eliminazione delle geometrie rietranti nelle aree urbane maggiormente dense e nei boschi

42


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.2.1.1_Parametri usati 3.2.1.1.1_Fattori positivi Visibilità dei boschi L‘informazione relativa al posizionamento dei boschi è stata ricavata dall’estrapolazione dei codici 311 - 312 e 313 contenuti all’interno dell’uso e copertura del suolo riferito al territorio regionale. È stata impostata un’altezza di 20m per tutte le geometrie selezionate, rappresentante l’altezza media dei boschi. La visibilità dei boschi è stabilita quando da un’area del territorio della Toscana si può vedere uno o più punti rappresentati il bosco. Questi punti formano una maglia regolare, all’interno delle geometrie, aventi distanza 500m l’un l’altro.

Fig.3.14 Viewshed dei boschi, da sinistra a destra: vista di dettaglio, vista di struttura e vista di sfondo

43


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Visibilità dei corsi d’acqua Fiumi Per i corsi d’acqua maggiori, rappresentati dal codice 201 degli Archi Idrici, si è creata una sequenza di punti ogni 250m dal punto iniziale dell’elemento. Da tali punti si è analizzato il bacino visivo. I fiumi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.15 Viewshed dei fiumi, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

Torrenti I torrenti sono stati presi dal codice 202 degli archi idrici. Si è creato un insieme di punti con una distanza di 250m l’un l’altro. I torrenti hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.16 Viewshed dei torrenti, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

44


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Visibilità dei laghi I laghi con un’estensione inferiore a 20ha sono rappresentati da un punto baricentrico, mentre i laghi con più di 20ha di superficie sono stati coperti da una griglia regolare di punti, distanti 500m l’un l’altro. La scelta di non usare una griglia regolare per tutti i laghi si è resa necessaria per assicurarsi che tutti i corpi d’acqua fossero rappresentati da almeno un punto. I laghi con meno di 20ha di estensione hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.17 Viewshed dei laghi con meno di 20ha, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

Fig.3.18 Viewshed dei laghi con più di 20ha, da sinistra a destra: vista di dettaglio, vista di struttura e vista di sfondo

45


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Visibilità del mare Il mare è stato coperto da una griglia di punti distanti 500m l’un l’altro.

Fig.3.19 Viewshed del mare, da sinistra a destra: vista di dettaglio, vista di struttura e vista di sfondo

Visibilità di aree naturali Vedere un paesaggio “naturale” è un fattore che contribuisce allo stato di tranquillità (Hunter, 2010). La naturalezza di uno scorcio viene associata al tipo di vegetazione e alla quantità di cambiamenti presenti indotti dall’uomo (Purcell e Lamb, 1998:57-58). La maggior parte del nostro territorio è influenzato da fattori antropici e risulta difficile individuare aree che possano essere considerate “naturali”. Per questo si è preso in considerazione le “aree naturali protette”, cioè i territori dei parchi e delle le aree protette dove è presente una ricchezza naturalistica e di biodiversità.   Aree protette considerate:

• • • • • •

Parchi nazionali Riserve naturali statali Parchi regionali Parchi provinciali Riserve naturali provinciali Aree naturali protette di interesse locale

46


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Nelle aree protette aventi estensione superiore a 20ha è stata creata una griglia regolare di punti distanti 500m l’un l’altro. Le aree protette con superficie inferiore a 20ha sono rappresentate da un punto baricentrico. L’altezza dei punti rappresentanti le aree naturali varia a seconda dell’informazione contenuta nell’uso e copertura del suolo fornito da Regione Toscana; dove le aree naturali sono coperte dal bosco assumono un’altezza di 20m, se la vegetazione che cresce su di esse non è considerata bosco l’altezza è pari alla quota del terreno. Le aree naturali con meno di 20ha di estensione hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.20 Viewshed delle aree naturali con meno di 20ha, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

Fig.3.21 Viewshed delle aree naturali con più di 20ha, da sinistra a destra: vista di dettaglio, vista di struttura e vista di sfondo

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.2.1.1.2_Fattori negativi Visibilità delle città Con più di 5.000 residenti Le informazioni relative al posizionamento e alla geometria delle città presenti in Toscana sono state estrapolate dalle sezioni di censimento pubblicate da ISTAT. Per conoscere la popolazione residente si sono usati i dati del censimento della popolazione fatto dall’istituto nazionale di statistica nel 2011. Le città con una popolazione residente maggiore di 5.000 abitanti sono state coperte da una griglia di punti posti ogni 500m, con estensione pari al limite urbano. L’altezza delle città è stata approssimata all’altezza media degli edifici rientranti nelle aree urbane.

Fig.3.22 Viewshed delle città con più di 5.000 residenti, da sinistra a destra: vista di dettaglio, vista di struttura e vista di sfondo

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3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Con meno di 5.000 residenti I centri abitati che nel 2011 avevano meno di 5.000 abitanti residenti, sono state rappresentate da un punto situato al centro di ogni geometria. L’altezza delle città è stata approssimata all’altezza media degli edifici rientranti nel limite urbano. I centri abitati con meno di 5.000 residenti hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.23 Viewshed delle città con meno di 5.000 residenti, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

Visibilità delle strade Autostrade e superstrade Le autostrade e superstrade sono rappresentate dal codice 301 degli “Archi viari” contenuti nella CTR10K. Sono stati generati dei punti ogni 250m lungo la linea di mezzeria delle strade. Questi elementi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.24 Viewshed delle autostrade e superstrade, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

49


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Strade statali e provinciali Le strade statali e provinciali rientranti nel confine regionale sono contenute negli “Archi viari” della CTR10K sotto i codici 302 e 303. Per ogni strada è stata creata una sequenza di punti distanti 250m l’un l’altro. Questi elementi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.25 Viewshed delle strade statali e provinciali, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

Visibilità delle ferrovie Linee elettrificate Gli archi del grafo ferroviario rientrate nel confine amministrativo della Toscana aventi elettrificazione, sono rappresentati nel documento “Regione Toscana – Ferrovie”. Queste geometrie lineari vengono convertite in punti distanti 250m l’un l’altro. Questi elementi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.26 Viewshed delle linee elettrificate, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

50


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Linee non elettrificate Come per le linee elettrificate, anche le linee non elettrificate sono state selezionate sulla base dello schema riportato nel documento “Regione Toscana – Ferrovie”. Per ogni arco sono stati generati dei punti ogni 250m lungo la linea di mezzeria. Questi elementi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.27 Viewshed delle linee non elettrificate, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

Visibilità delle aree industriali Le informazioni relative alle aree industriali sono state prese dalle sezioni di censimento rese pubbliche da ISTAT nel 2011. Viene creata una griglia regolare di punti distanti 500m l’un l’altro. L’altezza di ogni area industriale è stata determinata calcolando l’altezza media degli edifici presenti all’interno di questa.Questi elementi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.28 Viewshed delle aree industriali, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

51


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Visibilità degli aeroporti Gli aeroporti sono rappresentati come entità areali all’interno dell’UCS del 2013. All’interno delle aree aeroportuali con estensione maggiore di 20ha è stata creata una maglia regolare di punti distanti 500m. Gli aeroporti con estensione inferiore sono rappresentati da un punto posto nel baricentro del poligono. Questi elementi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.29 Viewshed degli aeroporti, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

Visibilità dei porti I porti rappresentati nell’UCS del 2013 sono stati coperti da una maglia regolare di punti distanti 500 quando la loro estensione è maggiore di 20ha, o da un punto baricentrico per le aree portuali più piccole. Questi elementi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.30 Viewshed dei porti, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

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3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Visibilità delle discariche All’interno delle geometrie poligonali, presenti nell’UCS del 2013, rappresentanti le discariche, sono stati generati dei punti posti nel baricentro. Questi elementi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.31 Viewshed delle discariche, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

Visibilità delle aree estrattive Le aree estrattive, estrapolate dall’Uso e Copertura del Suolo del 2013, vengono rappresentate da un punto posto nel baricentro del poligono. Questi elementi hanno un valore nullo nella vista di sfondo.

Fig.3.32 Viewshed delle aree estrattive, da sinistra a destra: vista di dettaglio e vista di struttura

53


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.2.1.1.2_Ponderazione in base alla distanza I risultati dalle analisi della visibilità di ogni componente sono stati sommati e ponderati in base alla distanza, in modo da riflettere il maggiore impatto visivo degli elementi più vicini all’osservatore rispetto a quelli lontani. Per fare una ponderazione maggiormente veritiera, si sono divisi gli elementi territoriali più visibili (in base alle loro dimensioni) da quelli meno visibili.   La scala usata va da 10 (forte impatto visivo) a 0 (impatto visivo nullo). Elementi più visibili Nome

Vista di dettaglio (0 - 500m)

Vista di struttura (500 - 5.000m)

Vista di sfondo (5.000m - 12.000m)

10

7

4

Boschi Mare Laghi con più di 20ha di superficie Aree naturali con più di 20ha di superficie Città con più di 5.000 residenti Gli elementi territoriali più visibili mantengono una discreta importanza anche quando rientrano nei bacini visivi più lontani (vista di sfondo).

54


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Elementi meno visibili Nome

Vista di dettaglio (0 - 500m)

Vista di struttura (500 - 5.000m)

Vista di sfondo (5.000m - 12.000m)

10

5

0

Fiumi Torrenti Laghi con meno di 20ha di superficie Aree naturali con meno di 20ha di superficie Aree urbane con meno di 5.000 ab. Autostrade e superstrade Strade statali e provinciali Linee non elettrificate Linee elettrificate Aree industriali Aeroporti Porti Discariche Aree estrattive Gli elementi territoriali meno visibili hanno un ruolo nullo nelle viste di sfondo.

55


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

I viewshed finali rappresentano la frequenza con cui da ciascuna porzione di territorio (200m x 200m) si può vedere l’elemento analizzato. Un valore alto può essere generato da condizioni differenti:

• nel bacino visivo della porzione di territorio entra molto frequentemente l’elemento ana•

lizzato; nel bacino visivo della porzione di territorio entra meno di frequente l’elemento analizzato, ma occupa la vista di dettaglio.

I valori calcolati vengono normalizzati in modo da occupare uno spettro che varia da zero a uno.

3.33 Boschi

3.34 Fiumi

56


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.35 Torrenti

3.36 Laghi con meno di 20ha

3.37 Laghi con piĂš di 20ha

3.38 Mare

57


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.39 Aree naturali con meno di 20ha

3.40 Aree naturali con più di 20ha

3.41 Città con meno di 5.000 residenti

3.42 Città con più di 5.000 residenti

58


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.43 Autostrade e superstrade

3.44 Strade statali e provinciali

3.45 Linee ferroviarie elettrificate

3.46 Linee ferroviarie non elettrificate

59


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.47 Aree industriali

3.48 Aeroporti

3.49 Porti

3.50 Discariche

60


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.51 Aree estrattive

61


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.2.2_VISIBILITÀ NOTTURNA Ci sono diversi fattori che influenzano la luminosità del cielo notturno, sia di origine naturale che di origine antropica. Le principali fonti naturali sono riconducibili alle stelle, alla via lattea o al chiarore della luna. Le fonti antropiche invece si concentrano maggiormente nelle città e comprendono lampioni e altre luci esterne. Gli effetti provocati da un’eccessiva illuminazione possono provocare numerosi danni sia all’uomo che alla flora e alla fauna. Tutte le specie viventi sulla Terra sono influenzate dall’alternarsi del giorno e della notte e l’eccesso di luce notturna può sconvolgere il ritmo fisico e provocare disturbi come la depressione e lo stress psico-fisico.   Nell’analisi si è scelto di fare alcune semplificazioni: non si è considerata la luminosità delle stelle o della luna, né la quantità di umidità atmosferica (fattore che condiziona la dispersione della luce). In altre parole, abbiamo supposto di osservare il cielo in condizioni di visibilità ottimale. In questo caso, il principale fattore rimane quindi la luce prodotta dalle città, il cui effetto si presuppone sia correlato alla popolazione. Le due opzioni abbiamo studiato attraverso il modello dell’inquinamento luminoso sono le seguenti:

• vedere l’inquinamento luminoso; • vedere le stelle.   L’inquinamento luminoso è inteso come il bagliore del cielo, e viene misurato, in modo approssimativo, in base alla popolazione e alla distanza dalle aree urbanizzate. Le aree in cui è probabile vedere le stelle durante una notte priva di nubi vengono determinate invertendo il risultato precedente. Sono numerosi gli studi che hanno cercato di modellare l’inquinamento luminoso; in questo studio si è fatto riferimento a un modello sviluppato nel 2001, da Steve Albers e Dan Duriscoe, per modellare l’inquinamento luminoso per il National Park Service Lands.   Le aree urbane sono state divise in sette classi in base alla popolazione, escludendo i centri urbani con meno di mille abitanti o le luci sparse in modo poco denso sul territorio,

62


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

considerandole scarsamente impattanti a livello regionale. Per ogni classe è stato calcolato il valore medio di abitanti che verrà usato nell’equazione per calcolare il bagliore del cielo, espresso in nanolambert (nL). (il labert è un’unità di misura della luminanza). Intervallo (abitanti)

Valore medio

1.000 - 4.999

3.000

5.000 - 9.999

7.500

10.000 - 19.999

15.000

20.000 - 49.999

35.000

50.000 - 99.999

75.000

100.000 - 199.999

150.000

200.000 + (349.296 - Firenze)

274.648

L’equazione usata per misurare l’inquinamento luminoso di ogni città è stata sviluppata da Albers e Duriscoe nel 2001 e afferma: I = 11.300.000 x (P x R - 2,5) Dove:

• I è l’inquinamento luminoso espresso in nanoLambert; • P è la popolazione della città; • R è la distanza dalla città espressa in metri.   Si è calcolato il livello di inquinamento luminoso ogni 500m di distanza dai centri abitati, in riferimento al valore medio indicato nella tabella soprastante. Quando il valore di luminanza scende al di sotto di 1.000nL si suppone che sia possibile vedere le stelle.

63


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Distanza

3.000

7.500

15.000 35.000 75.000

150.000 274.648

Inquinamento luminoso in nanoLambert 500

6.064

15.161

30.321 70.749 151.605

303.211 555.175

1.000

1.072

2.680

5.360

12.507 26.800

53.601

98.142

1.500

389

973

1.945

4.539

9.725

19.451

35.614

2.000

190

474

948

2.211

4.738

9.475

17.349

2.500

108

271

542

1.266

2.712

5.424

9.931

3.000

69

172

344

802

1.719

3.438

6.296

3.500

47

117

234

546

1.169

2.339

4.282

4.000

34

84

168

391

838

1.675

3.067

4.500

25

62

125

291

624

1.248

2.285

5.000

19

48

96

224

479

959

1.756

5.500

15

38

76

176

378

756

1.383

6.000

12

30

61

142

304

608

1.113

6.500

10

25

50

116

249

498

911

I risultati delle analisi per ognuna delle sette classi in cui sono stati divisi i centri urbani della Toscana, sono stati sommati per determinare il livello complessivo di inquinamento luminoso per ogni porzione di territorio.

64


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.2.3_AMPIEZZA DI VEDUTA Aver la possibilità di vedere ampi spazi aperti è un fattore che contribuisce al raggiungimento dello stato di tranquillità. Tuttavia, è necessario tener conto di una serie di condizioni:

• guardando un’area vasta esistono maggiori probabilità di vedere oggetti che condizio• •

nano negativamente lo stato di tranquillità, come strade, centri abitati ecc.; l’ampiezza della veduta è in stretta relazione dell’andamento del terreno, non si prende in considerazione quello che è costruito o quello che cresce su esso (si parla perciò di intervisibilità teorica); a differenza di quanto fatto per elementi precisamente localizzati come le strade, le ferrovie, ecc., per modellare questa opzione è stato necessario determinare la visibilità dell’intera superficie della regione Toscana. Gli spazi aperti avranno perciò una maggiore visibilità rispetto a un fondovalle stretto.

Per la valutazione dell’ampiezza di veduta si è realizzata un’analisi della visibilità di tipo generalizzato: i punti dai quali è stata fatta l’analisi non si riferiscono a un fattore, ma sono generati da una griglia regolare avente passo 500m. Si sono analizzati i bacini visivi di 91.950 punti situati all’interno della regione Toscana, impostando la visibilità massima di 12.000m (vista di sfondo).   Usando lo strumento per l’analisi della visibilità, è stato possibile determinare il punteggio dell’ampiezza in modo che ad ogni cella del raster sia applicato un valore pari al numero di punti d’osservazione che si possono vedere. Questo punteggio equivale all’apertura del paesaggio, un punteggio maggiore corrisponde a una maggiore visibilità.   Seguendo quanto fatto per la realizzazione della carta dell’intervisibilità teorica assoluta, contenuta nei materiali conoscitivi del Piano Paesaggistico della Toscana, è stato necessario mettere di nuovo in relazione il modello del terreno con il risultato prima ottenuto.

65


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

L’algoritmo scelto è il seguente: intervisibilità assoluta normalizzata * (modello digitale del terreno normalizzato)2   Con questo accorgimento si accentua il ruolo dei rilievi e viceversa si abbassa il ruolo dei lontani negli orizzonti di pianura, dando maggiore peso alla vista “dall’alto” nella determinazione dello stato di tranquillità.

66


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.3_SENTIRE LA TRANQUILLITÀ I suoni producono degli effetti sullo stato d’animo delle persone e quindi anche sulla tranquillità. Sono stati selezionati dieci fattori da controllare per determinare lo stato di tranquillità relativa. Abbiamo determinato gli effetti di questi fattori attraverso quattro metodi diversi:

Metodi usati per studiare l’effetto di ciò che puoi sentire sullo stato di tranquillità Metodo

Fattori positivi

Fattori negativi Sentire le macchine • Autostrade e superstrade • Strade statali e provinciali

Modello acustico

Sentire il rumore urbano Sentire le attività industriali Sentire i treni • Rete fondamentale • Rete complementare

Modello acustico ponderato in base alla frequenza

Sentire gli aerei • Intercontinentali e internazionali • Regionali

Modello acustico a seconda del contesto

Sentire il mare

Modello acustico derivato dalla combinazione dei dataset

Sentire i suoni della natura

67


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

La diffusione del suono prodotto da queste fonti viene modellata per l’intera regione Toscana con una risoluzione di 50m x 50m, non prendendo in considerazione condizioni ambientali difficilmente valutabili nel modello come: precipitazioni, direzione del vento ecc. Questi dati potrebbero essere usati qualora disponessimo di dataset accurati e dettagliati da cui attingere.   I metodi applicati in questo studio utilizzano i seguenti termini chiave:

• Suono: Il suono è un fenomeno prodotto dalle vibrazioni di un corpo elastico che si tra-

• • • •

smettono attraverso l’aria, l’acqua o un solido. Le vibrazioni così prodotte e trasmesse sotto forma di onde sonore diventano suono quando raggiungono il nostro orecchio, e, trasformate in impulsi nervosi, vengono recepite dal cervello come sensazione uditiva; Rumore: suono indesiderato o nocivo prodotto dalle attività umane, compreso il rumore emesso da mezzi di trasporto, dovuto al traffico veicolare, al traffico ferroviario, al traffico aereo e proveniente da siti di attività industriali; Leq: livello di pressione sonora equivalente. È il parametro di riferimento delle norme per la valutazione del rischio e del disturbo e indica la rumorosità istante per istante; Limite di emissione: valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente; Limite di immissione: valore massimo di rumore che può essere immesso nell’ambiente (tiene conto di tutte le sorgenti di rumore nell’ambiente di riferimento).

I metodi usati applicano teorie e concetti che sono descritti di seguito:

• il suono viene espresso in Decibel (dB); • la modellizzazione del rumore è complessa ed è necessario adottare un livello di generalizzazione a causa delle numerose sorgenti di rumore coinvolte;

• quando il livello di suono scende sotto i 25 dB si è raggiunto il livello di rumore ambientale.

68


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

La tabella seguente fornisce un contesto d’esempio per ogni livello sonoro: Livello sonoro (dB)

Sorgente di rumore

0

Percezione umana Soglia dell’udibile

20

Respiro umano

30

Sussurri a 1 metro

40

Quartiere abitato, di notte

50

Ambiente domestico

60

Normale conversazione

70

Aspirapolvere a 1 metro

80

Trapano

Interferenza nelle conversazioni, fastidio

90

Urlo forte

Fastidio

100

Sirena di un ambulanza

120

Concerto rock

130 150

Calma, silenzio

Possibile deconcentrazione, inizio disturbi del sonno

Molto fastidio

Soglia del dolore Un aereo jet che decolla nelle vicinanze

69

Dolore


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.3.1_ATTENUAZIONE DEL RUMORE Lo studio della diffusione e dell’attenuazione del suono è complesso. Esistono numerosi software che rappresentano l’andamento del suono da una sorgente, ma tendono a concentrarsi su aree relativamente piccole. L’applicazione a scala regionale risulta difficile perché si richiede una analisi di diffusione dell’unità dei chilometri e non dei metri. Per questo motivo si è deciso di applicare i modelli di diffusione del suono all’interno dell’ambiente GIS.   La diffusione del suono e il tasso di attenuazione dipendono da una serie di variabili:

• • • •

se il suono è generato in aria o a terra; il volume (dB) alla sorgente; la frequenza (Hz) del suono; le caratteristiche del terreno tra la sorgente e il recettore:   • se il terreno è duro (asfalto, terra compatta ecc.), morbido (colture, terreno non coltivato ecc.) o molto morbido (vegetazione umida, neve ecc.);   • esistenza di una fascia di vegetazione alta tra la sorgente e il recettore;   • presenza di superfici che possono riflettere, deviare o assorbire energia sonora; • variabili atmosferiche come temperatura e umidità;

• condizioni meteorologiche come la pioggia o l’intensità e la direzione del vento.

La modellazione del suono, come abbiamo visto sopra, dipende da un gran numero di variabili, molte delle quali non sono costanti.   L’attenuazione totale è data dalla seguente formula: Atotal = Adiv + Aair + Aground + Amisc Dove: • Atotal è l’attenuazione totale; • Adiv è l’attenuazione in base alla distanza; • Aair è l’attenuazione dovuta all’assorbimento dell’aria;

70


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

• Aground è l’attenuazione del suolo; • Amisc è l’attenuazione causata da altri effetti come la riflessione delle superfici, fogliame ecc. Ciascuna di queste variabili è stata studiata per valutare la metodologia da applicare per questo studio. 3.3.1.1 _Attenuazione del rumore in base alla distanza (Adiv) 3.3.1.1.1_Sorgenti puntiformi I suoni generati all’interno del campo acustico libero (assenza di superfici riflettenti o altamente assorbenti) si attenuano, con legge logaritmica, in funzione della distanza. Tale attenuazione si verifica poiché l’energia sonora si distribuisce su un fronte d’onda avente superficie che aumenta con la distanza.   Supponendo che una sorgente sonora puntiforme (sorgente piccola rispetto alla lunghezza d’onda generata) produca un rumore di Lp1 (dB), per sapere quanto è il rumore residuo alla distanza d2 (m) bisogna applicare la seguente formula: Lp2= Lp1 – 20 log d2/d1 d1, cioè la distanza dalla quale viene prodotto il rumore si considera, per convenzione, 1m. Esempio: Se la sorgente puntuale produce 85dB alla distanza di 6m il livello di rumore sarà uguale a: Lp2= 85 – 20 log 6/1 = 69,44 dB Quindi l’abbattimento del rumore alla distanza di 6m è di 15,56 dB. Volendo conoscere l’attenuazione del rumore che si ottiene allontanandosi di 1m dalla sorgente di rumore e quindi posizionandosi alla distanza di 2m avremo: Lp1-Lp2 = 20 log d2/d1 = 20 log 2/1 = 6,02 dB Questa attenuazione si verifica come regola per ogni raddoppio di distanza.

71


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

La tabella riportata di seguito elenca i valori di attenuazione acustica in funzione della distanza: Distanza (m)

Attenuazione (dB)

Distanza (m)

Attenuazione (dB)

1

0

...

...

2

6,02

50

33,98

3

9,54

100

40

4

12,04

200

46,02

5

13,98

500

53,98

6

15,56

1.000

60

7

16,90

2.000

66,02

8

18,06

5.000

73,98

...

...

10.000

80

Volume Distanza (dB) (m)

Quindi l’attenuazione del rumore prodotto dalla sirena di un’ambulanza (circa 100dB), in campo libero, sarebbe:

1

50

100 66,02

100 150

60

200

56,48 53,98

250

300

350

52,04 50,46 49,12

400

450

500

47,96

46,94 46,02

Risulta evidente che la propagazione del suono in assenza di ostacoli potrebbe percorrere grandi distanze. In questo calcolo, tuttavia, non si tiene conto di altri fattori che assorbono il suono.

72


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.3.1.1.2_Sorgenti lineari Per le sorgenti lineari (strade, ferrovie ecc.) l’attenuazione che si verifica con l’aumento della distanza è data dalla seguente formula: Lp1-Lp2 = 10 log d2/d1   Si verifica un’attenuazione pari alla metà rispetto alle sorgenti puntuali, quindi di 3,01 dB al raddoppio della distanza. 3.3.1.2_Attenuazione dovuta all’assorbimento dell’aria (Adiv) La velocità con cui l’atmosfera attenua l’energia sonora è variabile e dipende dalla frequenza del suono, dalla temperatura e dall’umidità atmosferica. Entro 250m l’attenuazione atmosferica è insignificante (al di sotto di 1dB), ma risulta estremamente significativa a distanze maggiori e specialmente a frequenze alte (> 2000Hz).   Nelle tabelle sottostanti sono illustrati i dati annuali per il 2017 raccolti dalla stazione meteorologica dell’aeroporto di Firenze:

• temperature medie mensili Gen.

Feb.

Mar. Apr.

Mag. Giu.

Lug.

Ago.

Set.

Ott.

Nov.

Dic.

ANNO

3,8

9,3

12,4

18,8

25,9

27

19,5

15,2

10,9

5,6

15,6°C

14,3

24,6

(dati presi dall’archivio meteo storico di Firenze del “ilmeteo.net”)

• umidità relativa mensile Gen.

Feb.

Mar. Apr.

Mag. Giu.

Lug.

Ago.

Set.

Ott.

Nov.

Dic.

ANNO

10

12

15

23

31

31

27

21

15

10

20%

19

27

(dati presi dall’archivio meteo storico di Firenze del “eurometeo.com”)

73


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

I coefficienti di assorbimento acustico dell’area in dB/km (dalla norma ISO 9613-1) per alcune combinazioni di temperatura e umidità relativa dell’aria sono i seguenti: Frequenza (Hz) T (°C) U.R. (%) 63

125

250

500

1.000

2.000

4.000

8.000

10

70

0,12

0,41

1,04

1,93

3,66

9,66

32,8

117,0

15

20

0,27

0,65

1,22

2,70

8,17

28,2

88,8

202,0

15

50

0,14

0,48

1,22

2,24

4,16

10,8

36,2

129,0

15

80

0,09

0,34

1,07

2,40

4,15

8,31

23,7

82,8

20

70

0,09

0,34

1,13

2,80

4,98

9,02

22,9

76,6

30

70

0,07

0,26

0,96

3,14

7,41

12,7

23,1

59,3

È stata evidenziata la riga che illustra l’attenuazione atmosferica per le diverse frequenze, nelle condizioni meteorologiche medie registrate a Firenze.   La frequenza media prodotta dalle principali sorgenti di rumore è espressa nella tabella seguente: Sorgente del rumore

Frequenza media (Hz)

Macchine

~1.000

Treni

~1.000

Macchinari industriali

~1.000

Aerei

~4.000

74


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Dal valore di attenuazione per Km è stata ricavata l’attenuazione, ogni 50m, per ogni fattore di cui si è studiato il modello del suono: Sorgente del rumore Frequenza media (Hz)

Assorbimento Assorbimento acustico (Db/km) acustico (Db/50m)

Autostrade, superstrade, strade statali e provinciali

1.000

8,17

0,41

Rumore urbano

1.000

8,17

0,41

Treni

1.000

8,17

0,41

Attività industriali

1.000

8,17

0,41

Aerei

4.000

88,8

4,44

3.3.1.3_Attenuazione del suolo e attenuazione causata da altri effetti (Aground e Amisc) L’attenuazione del rumore dovuta al suolo varia a seconda del tipo di materiale che incontra. Una superficie morbida come un prato o un manto nevoso comporta un assorbimento maggiore rispetto a superfici dure. Anche la presenza di vegetazione o di ostacoli provoca un’attenuazione dell’energia sonora e fenomeni di diffrazione; per cui le direzioni di propagazione delle onde sonore vengono deformate dagli ostacoli che incontrano. Questi effetti non sono stati inclusi nel modello perché risulta difficile controllarne gli effetti a scala regionale e in assenza di valutazioni sito-specifiche.

75


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.3.1.4_Attenuazione totale L’attenuazione del rumore prodotto da ogni singolo fattore ogni 50m è illustrato nella tabella seguente: sorgenti puntiformi Sorgente del rumore Att. distanza (Adiv)

Att. aria (Aair)

Att. TOT 50m (Atotal)

Rumore urbano

33,98

0,41

34,39

AttivitĂ industriali

33,98

0,41

34,39

Aerei

33,98

0,41

38,42

Sorgente del rumore Att. distanza (Adiv)

Att. aria (Aair)

Att. TOT 50m (Atotal)

Strade

16,99

0,41

17,4

Ferrovie

16,99

0,41

17,4

sorgenti puntiformi

76


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

3.3.2_MODELLO ACUSTICO I dati relativi ai decibel prodotti alla sorgente, da ciascun fattore, non sono disponibili per l’intera regione. Pertanto si è scelto di adottare i limiti massimi di rumore prodotto dalle sorgenti antropiche come sono stabiliti dal sistema legislativo nazionale. 3.3.2.1_Sentire le macchine I valori limite di immissione per le infrastrutture stradali esistenti è stabilito dal D.P.R. 30 marzo 2004, n. 142. Il quale divide le strade in:

• • • • • •

A – autostrade; B – strade extraurbane principali; C – strade extraurbane secondarie; D – strade urbane di scorrimento; E – strade urbane di quartiere; F – strade locali.

Tipo di strada

Limite di immissione diurno (fascia A)

Autostrade

70

Strade extraurbane principali

70

Strade extraurbane secondarie

70

Strade urbane di scorrimento

70

Strade urbane di quartiere

70

Strade urbane di quartiere

Definito dai Comuni

Strade locali

Definito dai Comuni

77


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.3.2.2_Sentire il rumore urbano e le attività industriali Per i dati dei valori limite di immissione (nel periodo diurno) per ciascuna classe di destinazione d’uso del territorio si è fatto riferimento al DM n. 280 del 1/12/97 il quale divide il territorio comunale in sei classi:

• CLASSE I - aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali

la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione (aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.); CLASSE II - aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali; CLASSE III - aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali;

• CLASSE IV - aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane

• •

interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; CLASSE V - aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. CLASSE VI - aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

78


3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

I valori limite di rumore che può essere immesso nell’ambiente esterno per ciascun classe territoriale sono i seguenti: Classi di destinazione d’uso del territorio

Valore limite di immissione per i tempi di riferimento diurni (06:00 – 22:00)

I Aree particolarmente protette

50

II Aree prevalentemente residenziali

55

III Aree di tipo misto

60

IV Aree di intensa attività umana

65

V Aree prevalentemente industriali

70

VI Aree esclusivamente industriali

70

Tali valori limite sono stati applicati alle aree dove la densità edilizia è maggiore e quindi si presuppone anche la presenza di più persone, veicoli ecc. Per le aree urbanizzate meno dense il livello sonoro prodotto è stato ridotto del 20%. 3.3.2.3_Parametri usati I valori di rumore usati nello studio sono i seguenti: Fattori

Livello sonoro (dB)

Autostrade e superstrade

70

Strade statali e provinciali

70

Sentire il rumore urbano

55

Sentire le attività industriali

70

79


La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Distanza entro la quale si avverte il disturbo causato dai fattori presi in considerazione: Fattori

Livello sonoro (dB)

Att. TOT 50m

Disturbo (m)

Autostrade e superstrade

70

17,44

150

Strade statali e provinciali

70

17,44

150

Sentire il rumore urbano

55

34,39

50

Sentire le attività industriali

70

34,39

100

3.3.3_MODELLO ACUSTICO PONDERATO IN BASE ALLA FREQUENZA Per i treni e gli aerei l’impatto acustico sul territorio circostante è stato ponderato in base alla frequenza temporale con cui si verifica il rumore, cioè la probabilità che una persona possa sentire tale rumore. Per rappresentare l’effetto della frequenza si è stimato un coefficiente che esprime, in percentuale, il tempo nel quale si può udire il rumore nella fascia oraria diurna (06:00 – 22:00). Tale coefficiente ha un valore di 1, quando il rumore è costante, e 0 quando il rumore non si avverte mai durante il giorno. Il rumore massimo per ciascuna fonte viene moltiplicato per il rispettivo coefficiente di frequenza temporale espressa in percentuale. 3.3.3.1_Sentire i treni Il rumore massimo che un treno può immettere nell’ambiente è stabilito dal D.P.R. 18 novembre 1998, n° 459. Per il materiale trainante adibito a trasporto passeggeri ad una velocità di 160 km/h, il limite è di 85 dB. Fattore

Livello sonoro (dB)

Att. TOT 50m

Disturbo (m)

Treni

85

17,4

200

L’intera rete ferroviaria della Toscana è stata suddivisa in categorie per tipologia, tra rete fondamentale e rete complementare, usando la mappa schematica fornita dalla Rete Ferroviaria Italiana (R.F.I.).

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3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Le linee ferroviarie vengono divise in fondamentali e complementari a seconda della densità di traffico e della qualità dell’infrastruttura, senza stabilire precisamente la densità necessaria e i parametri considerati “di qualità”. Per determinare il numero di treni che transitano in ciascuna rete ferroviaria sono state contate il numero di partenze, elencate nei rispettivi tabelloni, dalla stazione ferroviaria di Pisa (per la rete fondamentale) e dalla stazione di Lucca (rete complementare). N° treni in partenza da Pisa: 379 N° treni in partenza da Lucca: 123

3.51 Rete ferroviaria in Toscana

È stato stimato che il tempo necessario per il passaggio del treno sia di 2 minuti. La frequenza con cui si sente il rumore di un treno che transita nelle due categorie di reti ferroviarie è la seguente: Tipo di linea

Coefficiente di frequenza

Fondamentale (Pisa)

ORE IN CUI SI SENTE IL RUMORE: 12 TOT ORE DIURNE: 16 COEFFICIENTE: 0,75 (75%)

Complementare (Lucca)

ORE IN CUI SI SENTE IL RUMORE: 4 TOT ORE DIURNE: 16 COEFFICIENTE: 0,25 (25%)

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.3.3.2_Sentire gli aerei Il livello di rumore prodotto da un aereo nella fase di decollo o atterraggio è di 150 dB. Tale rumore viene ponderato in base al tipo di aeroporto e quindi in base alla frequenza. Fattore

Livello sonoro (dB)

Att. TOT 50m

Disturbo (m)

Aerei

150

38,42

200

Gli aeroporti situati all’interno della regione Toscana sono stati divisi in due categorie:

• Aeroporti intercontinentali e internazionali • Aeroporti regionali Rientra nella prima categoria l’aeroporto Galileo Galilei di Pisa e l’aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze. Gli altri aeroporti presenti in Toscana sono di interesse regionale.   Per determinare il flusso di aerei negli aeroporti intercontinentali e internazionali si sono contati il numero di voli in partenza e arrivo nell’aeroporto di Pisa. Gli aeroporti regionali non dispongono di tale informazione, per questo è stato stimato il traffico giornaliero. N° aerei transitanti nell’aeroporto Galileo Galilei di Pisa: 67 N° aerei transitanti negli aeroporti regionali: 2 Anche per gli aerei si è ipotizzato che in media occorrono 2 minuti per far sì che il rumore prodotto da un aeromobile superi la zona d’udito di una persona.   La frequenza con cui si sente il rumore di un aereo che decolla e/o atterra nelle due categorie di aeroporti è la seguente:

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3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Tipo di aeroporto

Coefficiente di frequenza

Intercontinentali e internazionali

ORE IN CUI SI SENTE IL RUMORE: 2 TOT ORE DIURNE: 16 COEFFICIENTE: 0,125 (12,5%)

Regionali

ORE IN CUI SI SENTE IL RUMORE: 0,06 TOT ORE DIURNE: 16 COEFFICIENTE: 0,003 (0,35%)

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.3.4_MODELLO ACUSTICO A SECONDA DEL CONTESTO Per i fattori studiati attraverso questo metodo non disponiamo dei valori di rumorosità alla fonte e quindi possiamo rappresentare l’attenuazione del rumore. Per questo motivo, la presenza o l’assenza dei fattori, all’interno di ogni singola cella 200x200m, sono usate come sistema per valutarne il loro contributo nella determinazione della tranquillità relativa. 3.3.4.1_Sentire il mare A seconda della lunghezza della linea di costa che è presente in ogni cella 200x200m si stima la possibilità di sentire le onde infrangersi sulla terra ferma.

L'isola d'Elba e Follonica

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.3.5_MODELLO ACUSTICO DERIVATO DALLA COMBINAZIONE DEI DATASET 3.3.5.1 Sentire i suoni della natura Le aree a bassa rumorosità sono quelle aree dove è possibile ascoltare i suoni non umani senza che siano soffocati. La probabilità di ascoltare i suoni della natura (cinguettio degli uccelli, fruscio delle foglie ecc.) è correlata alla presenza di suoni prodotti dall’uomo. Per localizzare le aree dove è più probabile sentire i suoni dell’ambiente naturale si sono addizionate tutte le sorgenti di rumore che detraggono dallo stato di tranquillità e nelle aree dove il rumore scende sotto i 25dB (rumore ambientale) si presume che sia possibile sentire i suoni naturali.

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.4_COMBINAZIONE DEI LIVELLI Tutte le opzioni prese in considerazione sono state analizzate attraverso le metodologie descritte precedentemente. Per ciascun fattore è stata creata una griglia raster contenente il valore relativo alla possibilità di vedere o sentire tale fattore nel territorio regionale. Le analisi hanno portato alla realizzazione di una serie di cartografie che si sintetizzano nella visione composta della ‘tranquillity map’. I fattori sono stati combinati seguendo il principio di uguaglianza.   Tutte le griglie sono state normalizzate per ricoprire uno spettro continuo da zero a uno, e successivamente, categorizzate attraverso il metodo Equal Interval Class Breaks in cinque classi. 3.4.1_LE AREE CON AMPI PANORAMI DELLA TOSCANA La carta dell’ampiezza di veduta è la rappresentazione cartografia dei luoghi dove si può godere di un apio panorama. Emergono i crinali e le vette come quella del Monte Amiata, Monte Pisano, Alpi Apuane e Montalbano. Le ultime due classi della cartografia sono considerate aree che influiscono positivamente sullo stato di tranquillità.

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Il Monte Amiata

Il Monte Pisano

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3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

Le Apuane

Il Montalbano

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.4.2_LE AREE VISIVAMENTE TRANQUILLE DELLA TOSCANA Per realizzare la carta delle aree visivamente tranquille della Toscana si sono sottratti i risultati dei fattori visivi negativi da quelli positivi.   La carta della visibilità dei fattori positivi rappresenta i luoghi dai quali gli elementi territoriali considerati “positivi” sono visibili dall’occhio umano. Per rappresentare meglio i luoghi tranquilli si è dato un punteggio di 15 all’interno di tutte le geometrie, rappresentanti i fattori positivi, dove l’uomo ha la possibilità di trovarsi (boschi e aree naturali). Nel calcolo delle aree visivamente tranquille sono state aggiunte le aree rientranti nelle ultime due classi della carta dell’ampiezza di veduta (considerati luoghi dove è più facile raggiungere lo stato di tranquillità). Nella carta emerge il Monte Amiata, l’Alpe di Catenaia, il Monte Pisano, il Montalbano, alcuni crinali delle Alpi Apuane e le aree naturali (Parco Regionale della Maremma, San Rossore e Massaciuccoli, ecc.).   La superficie delle aree dalle quali gli elementi considerati positivi entrano nel bacino visivo dell’osservatore è di circa 2.272.336ha (circa il 99% della superficie regionale).

L'Alpe di Catenaia

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

L’elaborato della visibilità dei fattori negativi rappresenta le porzioni della Toscana dalle quali gli elementi considerati avversi, in questo studio, entrano nella vista dell’osservatore. All’interno delle aree industriali, estrattive, aeroportuali, portuali, le discariche e le aree urbane è stato dato un punteggio di 15. Tale punteggio serve rappresentare il massimo disturbo visivo che si ha quando ci troviamo all’interno di questi luoghi.   Di conseguenza risultano molto disturbate le aree urbane situate al Nord della Toscana, anche se intorno a esse sono presenti luoghi dove l’intrusione visiva di elementi negativi è limitata.   La superficie delle aree dalle quali uno o più fattori negativi entrano nel bacino visivo dell’osservatore è di circa 117.588ha (circa il 5% della superficie regionale).

L'asse Firenze - Pisa

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

La carta di sintesi finale rappresenta i luoghi visivamente tranquilli considerati quelli dai quali si possono vedere piĂš elementi positivi con meno intrusioni visive antropiche.

L'asse Firenze - Prato - Pistoia

Il Monte Amiata

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.4.3_L’ INQUINAMENTO LUMINOSO DELLA TOSCANA La carta dell’inquinamento luminoso della Toscana rappresenta i luoghi dove il bagliore notturno impedisce la vista delle stelle. Le aree più disturbate della Toscana si trovano a Nord Ovest (nella fascia Firenze – Prato – Pistoia – Lucca – Pisa) e sul litorale tirrenico. Le aree maggiormente lontane dall’inquinamento luminoso, invece, sono situate sull’isola di Montecristo (circa 45Km dal primo disturbo), l’isola di Capraia (circa 30Km). L’area sulla terraferma più lontana da disturbi visivi si trova in provincia di Grosseto, a circa 15Km dalla prima fonte di luce. La superficie della Toscana dalla quale la vista delle stelle è impedita dalla luce antropica è di circa 573.045 ha. Pari al 24% del territorio regionale.

L'asse Firenze - Pisa

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.4.4_L’ INQUINAMENTO ACUSTICO DELLA TOSCANA La carta dell’inquinamento acustico regionale evidenzia i luoghi colpiti dal rumore prodotto da azioni antropiche. Per produrre questo elaborato non si è tenuto conto dell’intermittenza di alcune fonti di rumore. L’area regionale più disturbata risulta quella a Nord della Strada di Grande Comunicazione Firenze – Pisa – Livorno. I luoghi più lontani dal rumore si trovano nell’isola di Montecristo (circa 45 Km dal primo disturbo acustico), nel Parco Regionale della Maremma, nel Parco di Montioni e nella Riserva Naturale di Berignone (in queste ultime aree il disturbo acustico più vicino si trova circa a 5Km).   La superficie della Toscana che è investista dal rumore proveniente dalle fonti analizzate in questo studio è di circa 476.027 ha (il 20% della regione).

L'asse Firenze - Pisa

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

3.4.5_LA ‘TRANQUILLITY MAP’ DELLA REGIONE TOSCANA In ossequio al titolo, questa ricerca ha avuto come finalità la realizzazione di un’ipotesi di carta della tranquillità relativa alla regione Toscana. A tale scopo sono stati utilizzati tutti i fattori sopra descritti. Un eventuale redazione finale della ‘tranquillity map’ della regione Toscana richiederebbe evidentemente la possibilità di accedere a risorse qui non utilizzate, prima fra tutte la somministrazione di sondaggi a un numero più o meno ampio di popolazione residente.   La mappa finale evidenzia le aree, a livello regionale, in cui una persona ha maggiore possibilità di provare un senso di tranquillità.

L'asse Firenze - Pisa

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

Grosseto e il Parco Regionale della Maremma

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3. Modello di riferimento per la sperimentazione applicata

L'isola d'Elba e Follonica

Il Monte Amiata

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CAPITOLO 4 RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE


4.1_RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE Per la realizzazione della mappa della tranquillità sono state effettuate una serie di analisi volte a studiare l’impatto degli elementi antropici sul territorio, tenendo tuttavia in considerazione anche gli elementi considerati naturali.   Questo studio, volto a rappresentare lo stato di tranquillità nella regione Toscana, ha coinvolto molti fattori (visivi e sonori) che analizzano il territorio sotto diversi punti di vista. La mappa finale risulta dalla combinazione di una serie di livelli (analisi) e si propone, tramite parametri quantitativi riproducibili, come strumento di monitoraggio dei cambiamenti per una moltitudine di fattori:

• estensione delle aree dove gli elementi naturali o semi-naturali occupano la maggior parte del bacino visivo del fruitore;

• estensione delle aree maggiormente esposte visivamente a elementi antropici; • individuazione delle porzioni di territorio dalle quali si può godere di un ampio panora• • • • • • •

ma; estensione delle aree dove l’inquinamento luminoso impedisce la visibilità delle stelle; estensione delle aree dalle quali si possono vedere le stelle; massima profondità dall’inquinamento luminoso notturno; localizzazione delle aree visivamente più tranquille; estensione delle porzioni di territorio soggette a inquinamento sonoro; estensione del territorio dove si ha un rumore inferiore a quello ambientale e quindi maggiore opportunità di sentire i “suoni naturali”; massima profondità dalle aree rumorose.

I numerosi studi sul tema della tranquillità svolti nel Regno Unito hanno messo in luce la tendenza alla diminuzione degli spazi tranquilli a causa dello sviluppo urbano. Essi hanno evidenziato la necessità di integrare, nell’ analisi dello stato del territorio, i fattori visivi con quelli uditivi, in modo da ottenere una valutazione più esaustiva.

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

Oltre a una funzione di monitoraggio e di analisi dello stato di fatto, la mappa della tranquillità può essere uno strumento utile per la pianificazione del territorio. Alcune potenziali applicazioni potrebbero essere:

• valutazione dell’effetto visivo di un’infrastruttura che tenga conto dell’effetto cumulativo • • •

con altri fattori. Spetterà poi al pianificatore decidere se optare per una diffusione o una concentrazione del disturbo visivo; interventi di piantumazione di alberi e siepi allo scopo di mitigare il disturbo in aree ad alto rumore ambientale; identificazione di aree dove la tranquillità assume un ruolo ritenuto fondamentale; protezione e, nel caso, ampliamento delle aree tranquille a livello locale e regionale, attraverso politiche sull’uso del suolo, sui trasporti e sulla gestione del traffico.

In conclusione, la carta finale dello stato di tranquillità della regione Toscana, è una sperimentazione che avrebbe bisogno di contributi di esperti di vari settori e anche della partecipazione della popolazione perché, come rilevato nel capitolo primo, lo stato di tranquillità dipende si, dalla percezione soggettiva dell’individuo, ma dovrebbe tendere a rappresentare l’idea che di esso ne ha la collettività.

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Bibliografia e sitografia Albers, S., Duriscoe, D., (2001). Modeling Light Pollution From Population Data and Implications for National Park Service Lands. In: George Wright Forum. Bell S., (1999). Tranquillity Mapping as an Aid to Forest Planning. In: Forestry Commission Information Note. D.P.C.M 14 novembre 1997, n. 280, in materia di “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”. D.P.R. 18 novembre 1998, n.459, in materia di “inquinamento acustico derivante da traffico ferroviario”. D.P.R. 30 marzo 2004, n. 142, in materia di “inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare”. Davis, J., (2004). Psychological benefits of nature experiences: an outline of research and theory. Department for Environment, Food and Rural Affairs (DEFRA), (2011). The Economic Value of Quiet Areas, Final Report. Department of the Environment, Transport and the Regions (DEFRA), (2000). Our Countryside: the future, p.134-136. Department of the Environment, Transport and the Regions (DEFRA), (2000). Our Countryside: the future, A fair deal for rural England. p. 111. ESRI, (2012). What is GIS?

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La 'Tranquillity Map' della regione Toscana

European Environment Agency, (2014). Good practice guide on quiet areas. In: EEA Technical report. Fonte dei dati: Regione Toscana – “Aree protette”. Fonte dei dati: Regione Toscana – “Carta Tecnica Regionale 10K”. Fonte dei dati: Regione Toscana – “DataBase Topografico Multiscala”. Fonte dei dati: Regione Toscana – “Uso e Copertura del Suolo 2013”. Government Office for the North Est, (2002). Regional Planning Guidance for the North Est, p.50-51. Hunter, M.D., et al., (2010). The state of tranquility: Subjective perception is shaped by contextual modulation of auditory connectivity. Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), (2016). Le aziende agrituristiche in Italia. In: Statistiche report. Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), (2011). L’illuminazione nelle aree urbane. Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), (2013). Linee Guida per una pianificazione integrata dell’inquinamento acustico in ambito urbano. Jackson, S., et al., (2008). Tranquillity Mapping: Developing a Robust Methodology for Planning Support. Technical Report on Research in England.

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Bibliografia e sitografia

Jones, K., (2012), Tranquillity: An overview. In: Environmental Research and Consultancy Department. Kaplan, S., (1977). Tranquility an Challange in the Natural Environment. Land Use Consultants (LUC), (2017). Developing an Intrusion Map of England. Lucchesi, F., Moretti, M., (2014). La misura delle condizioni di intervisibilità. Una valutazione a supporto del progetto delle trasformazioni del paesaggio toscano. In: DIDA, RI-VISTA seconda serie. MacFarlane, D., et al., (2005). Mapping Tranquillity, Defining and assessing a valuable resource. McKenzie, F. (2017). Tranquillity – An overview. In: Landscape Institute Technical Information Note. Pheasant, R., et al., (2008). The acoustic and visual factors influencing the construction of tranquil space in urban and rural environments tranquil spaces-quiet places?. In: The Journal of the Acoustical Society of America. Regione Piemonte, (2012). Linee guida per l’analisi, la tutela e la valorizzazione degli espetti scenico-percettivi del paesaggio. Regione Toscana, (2012). Ferrovie. Regione Toscana, (2012). Il sistema aeroportuale toscano. Regione Toscana, (2016). Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico, visibilità e caratteri percettivi.

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Rendel S., (1996). A Tranquil Countryside? In: Countryside Recreation News, p. 9-11. Socco C., Cavaliere, A., (2007). The Tranquillity. In: Working paper. Ufficio Federale dell’Ambiente (UFAM), (2018). Zone di tranquillità. (www.zone-di-tranquillita.ch/).

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Ringraziamenti

Il mio ringraziamento va a tutte le persone che hanno contribuito a formare la persona che oggi sono. Vorrei ringraziare il mio relatore Fabio Lucchesi e il mio correlatore Fabio Nardini per aver creduto in questo progetto, per il tempo dedicato e per i preziosi consigli. Grazie ai miei compagni di corso che hanno reso questa esperienza universitaria indimenticabile tra le gioie, i sacrifici, l’ansia per le consegne e la passione messa nei progetti. Un grande ringraziamento non può mancare per la mia famiglia che mi ha sostenuto in questi tre anni: dandomi coraggio, suggerimenti e mettendosi sempre a disposizione per un confronto costruttivo. Voglio ringraziare una persona speciale, Nunzia, la mia ragazza, che con il suo essere positiva e sicura di sĂŠ stessa mi rallegra sempre le giornate. Abbiamo affrontato insieme questo cammino superando le difficoltĂ e festeggiando le vittorie, come quella di oggi. Un grazie a tutti i miei amici di sempre con cui sono cresciuto e ho condiviso delle esperienze bellissime e a tutte le persone che nonostante abbia conosciuto da poco tempo mi hanno dato tanto.

Giulio

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