Un giorno al Gorge - Giuseppe Cassone

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Un giorno al Gorge RACCONTO

GIUSEPPE CASSONE


Un giorno al Gorge
 Giuseppe Cassone

Da un’idea di Giuseppe Cassone Realizzazione Editoriale di Giuseppe Cassone su iBooks Author ® Apple Foto di Copertina © Stefano Zilli Altre foto © Stefano Zilli, Claudio Cazzara, Giuseppe Cassone

Copyright © 2017 Giuseppe Cassone www.giuseppecassone.com www.facebook.com/giuseppe.cassone www.linkedin.com/in/giuseppe-cassone-3116327 www.instagram.com/giuseppe.cassone/

Di solito si scrive “ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale”. E’ vero anche in questo caso ma è anche vero che per realizzare questo mio progetto ho preso spunto dalla vita reale, quindi è possibile che qualche amico possa pensare di ritrovare se stesso o altre persone reali in parti del testo. Un puzzle di persone, caratteri, luoghi e situazioni reali in un racconto di pura invenzione. i


A Ricky

Il 28 Febbraio 2015 ho perso un amico. Ho pianto; tanto. Ci sono persone che lasciano il segno nella vita degli altri. Riccardo Bechis era una di queste. Una bella persona. Un amico che ho stimato fin dal nostro primo incontro sulle rive del Lago di Como. Un’amicizia che ha attraversato gli anni senza flessioni, forte di una simpatia reciproca fondata sul rispetto e su tante passioni comuni. Il windsurf ci ha fatti conoscere un giorno a Gera Lario e poi ci ha accompagnati negli anni. Sull’esempio dei suoi WeBite ho fondato il gruppo degli Slowriders e ho intrapreso la mia collaborazione con Wind News Magazine, prendendo spunto da alcuni articoli che lui aveva scritto sul Magazine. Gentilissimo, educato, sportivo, mai sopra le righe, riusciva a mixare l’importante responsabilità lavorativa nella “sua” Diana con una vita privata piena di interessi e amicizie. Col tempo abbiamo scoperto altri punti di contatto, come la passione giovanile per il Subbuteo, il gioco del calcio a punta di dito. Avevo ripreso a dilettarmi con la pittura delle squadre e ovviamente, nella mia squadra, lui non poteva mancare al mio fianco in attacco. ii


Ogni tanto, la sera, ci ritrovavamo e approfittavamo per una partita attorno al panno verde, prendendoci sempre un po’ in giro sulle nostre vite. Lui era sempre più rivolto verso il Garda e i Parassiti, preso da mille iniziative e finalmente dal vero amore, io sempre più invischiato con Wind News. «Con te Smink ha fatto Bingo: tu gli scrivi la rivista e così lui può andarsene a surfare senza pensieri!», mi diceva spesso. Insieme siamo stati ospiti alla trasmissione radiofonica Freestyler di MilanInter Radio per parlare di windsurf. Ci siamo divertiti; come sempre...

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Prefazione

Nel Dicembre 2014, scherzando con un’amica, avevo deciso di mettermi alla prova con la scrittura di un piccolo racconto. Dopo 8 anni di articoli di windsurf su Wind News e tanti articoli tecnici per TIM, mi ero chiesto se fossi stato in grado di scrivere qualcosa di diverso. Ho iniziato a lavorarci e ovviamente, influenzato dal mio vissuto, stavo ambientando il racconto nel mondo del windsurf sul Lago di Garda. Quando a fine Febbraio è mancato Ricky ho deciso che avrei dedicato il racconto a lui e per questo ho rivisto completamente l’ambientazione basandola su un viaggio che lui aveva fatto anni prima al Gorge (Oregon, USA) e che aveva raccontato su Wind News Magazine.

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Il lavoro è rimasto in bozza nel mio Mac per più di un anno; qualche mese fa ho deciso che lo avrei terminato e pubblicato per il secondo anniversario della scomparsa di Ricky. Eccoci qui. Le foto riportate nel racconto sono proprio quelle di quel viaggio di Ricky in Oregon. Stefano Zilli, uno dei suoi due compagni di viaggio, me le ha gentilmente condivise per supportare e completare questo progetto. Grazie Stefano, senza il tuo contributo questo mio lavoro sarebbe stato incompleto. E parlando di foto non posso che citare Claudio Cazzara che mi ha permesso di utilizzare questo splendido ritratto di “Zio Ricky”.

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CAPITOLO 1

Ben & Tracy

Le note di Driving degli Everything but the Girl si diffondono nel van di Ben, mentre fuori dai finestrini scorre impetuoso il Columbia River all'altezza di Government Island. Sono da poco passate le 20. Sul sedile passeggero c’è la sua amica Tracy. Dorme cullata dalle note della Night Compilation di Ben da quando sono partiti da Hood River, sfiancata da un'intensa giornata di windsurf al Gorge. Il fresco profumo della vegetazione esterna si diffonde nell'abitacolo attenuando l'odore acre delle loro mute ancora umide. 6


Le giornate stavano allungandosi velocemente ma non abbastanza per garantire luce a quest'ora della sera. Il vento che li aveva accompagnati tutto il giorno aveva spazzato il cielo da ogni accenno di nuvola e la visibilità era perfetta, permettendo a Ben di guidare con la massima tranquillità. Anche lui è stanco ma è più abituato della sua giovane amica a gestire la fatica e le poche ore di sonno, a causa del suo lavoro che spesso lo costringe a far tardi la sera davanti allo schermo del suo computer. Ben è l'agente unico, per lo stato dell'Oregon per la Wind Wave, un prestigioso gruppo che produce tavole, vele e accessori da windsurf. Un lavoro per il quale passa molto tempo in viaggio col suo van, visitando i numerosi surf shop che si sono via via aperti e affermati in questa zona degli USA grazie al successo di alcuni famosi spot sull'Oceano ma ancor di più grazie al Gorge, il cui fascino riesce ad attirare surfisti da varie parti del mondo. Ben è molto apprezzato dai vari proprietari dei negozi: è molto presente, consiglia senza doppi fini e non esita ad andarli a trovare di persona quando questi hanno delle grane con qualche cliente insoddisfatto o quando c'è da gestire qualche richiesta di sostituzione in garanzia. Sebbene i suoi marchi siano tra i più venduti sul mercato, non si siede sugli allori e continuamente lo si vede entrare nei negozi non ancora suoi clienti, cercando di conquistarli prima con la sua professionalità e poi a cena di fronte ad un bel piatto di pesce spada alla Californiana, uno dei suoi piatti preferiti. È di poche paro7


le ma diretto, sincero e sa farsi rispettare e apprezzare anche dai suoi avversari commerciali. La sera a casa, quando finalmente riesce a staccare un attimo il filo che lo lega quasi costantemente attaccato ai clienti, deve provvedere ad inserire gli ordini e gli eventuali resi, sul sistema centralizzato della Wind Wave. È da tanto superata la mezzanotte quando finalmente può richiudere il suo Mac Book Pro e andare a dormire per qualche ora di riposo prima di ripartire il mattino seguente, instancabile e sempre sorridente, per una nuova giornata di lavoro col suo inseparabile Van. Un van inconfondibile, per via della grafica esterna che in un'euforia di colori primaverili riprende i loghi dei suoi marchi. Ma è l'interno, ordinato ed organizzato, che fa trasparire la personalità di Ben. Ogni oggetto, di campionario o personale, ha un posto ben preciso dove poter essere riposto. C'é inoltre un frigobar, una piccola doccia collegata ad un serbatoio con un meccanismo che sfrutta la batteria del van ma c'è anche un tavolino che le due poltrone anteriori e quelle posteriori trasformano in una perfetta postazione di lavoro. Su quel tavolino ci sono alcuni portaoggetti di Muji, ci sono i raccoglitori con i cataloghi e un modem 4G-wifi per connettere il suo Mac ad internet: un perfetto ufficio mobile che all'occorrenza, reclinando i sedili, riesce anche a trasportare comodamente l'attrezzatura da windsurf di due persone, come in questo caso. Tracy sta ancora dormendo. Ogni tanto la guarda con dolcezza; si vede chiaramente che sta sognando: è sorridente e rilassata. 8


Deve essere uno di quei sogni in cui è accoccolata tra le braccia di un principe azzurro: la reazione inconscia ad una recente delusione amorosa. Dormiva da più di un'ora e mancavano pochi chilometri per arrivare a casa. Ben sapeva che sarebbe stata di poca compagnia in macchina. Per potersi permettere quella fuga al Gorge al sabato, la giovane amica aveva dovuto dimostrare ai suoi genitori non solo di essere perfettamente al passo con interrogazioni e verifiche, in modo da poter saltare un giorno di scuola, ma anche di tenere una media prossima all'eccellenza. Diversamente non l'avrebbero di sicuro lasciata andare, approfittando anche per dare la colpa di eventuali lacune scolastiche alla frequentazione di Ben, “un amico troppo grande per te”, come le sottolineavano spesso. Questo lei voleva proprio evitarlo. Andare nel posto in cui più di ogni altro si respira windsurf in quella zona degli States, a surfare in compagnia di uno dei suoi migliori amici, era una cosa che desiderava ardentemente da tempo. Quando lui le aveva proposto, pur con poche speranze, di accompagnarlo per una commissione che doveva fare per uno dei surf shop suoi clienti, lei aveva deciso all'istante che per nessuna ragione al mondo avrebbe perso quell'occasione. Si era buttata a capo fitto sui libri che l'avrebbero accompagnata alla maturità e sugli stessi aveva passato parte delle sue nottate degli ultimi giorni. Le ore di sonno arretrate erano ormai tante. E Ben lo sapeva: durante quelle lunghe notti ogni tanto si ritrovavano on-line per

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chiacchierare e ricaricare le batterie prima di un'altra session di studio, per lei, e di lavoro, per lui. La differenza di etĂ tra i due, che inizialmente poteva sembrare un muro alla loro amicizia, si era rivelata, invece, un forte collante. Merito del windsurf, che entrambi amavano, ma anche dei loro caratteri che ben si legavano: Ben traeva da lei l'ottimismo alla vita che solo un teenager sa avere, facendolo sentire piĂš giovane, mentre lei aveva ritrovato in Ben svariate affinitĂ nei gusti per qualunque cosa. Lui aveva il doppio degli anni di lei ma per entrambi era solo un dettaglio scritto su un documento di identitĂ .

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CAPITOLO 2

Una profonda amicizia

Quella tra Ben e Tracy sembrava un'amicizia giĂ scritta sul destino di entrambi, per l'incredibile feeling che avevano scoperto di avere fin dai primi istanti quando lui, senza sapere chi fosse e che etĂ avesse, l'aveva cercata online per chiederle informazioni su alcune splendide foto che lei aveva pubblicato su Instagram. Ritraevano squarci di panorami bellissimi che lui non aveva mai visto e che si era ripromesso un giorno di visitare.

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Per Tracy erano i primi giorni di scuola dopo le vacanze natalizie e si era lasciata prima incuriosire e via via sempre più appassionare dalle chiacchierate online con lui. Da quella foto avevano iniziato a spaziare tra i temi più svariati. All'inizio lui non sospettava nemmeno che anche lei vivesse a Portland: la prima di un'infinità di cose che li accomunava. Erano entrambi molto sportivi, praticavano il windsurf e scoprirono ben presto di amare entrambi la natura e in generale tutti gli sport in qualche modo ad essa legati. In inverno e nelle giornate senza vento si dedicavano a lunghissime escursioni di trekking attraverso i numerosi parchi naturali nell'Oregon e solo per caso non si erano conosciuti prima. Venne fuori che erano iscritti allo stesso circolo di Squash dove lei giocava spesso con altri suoi compagni di classe. I contatti tra loro crebbero di frequenza, passando da qualcuno a settimana a decine al giorno! Davanti allo schermo del loro WhatsApp non facevano in tempo a cliccare sulla freccia di invio che subito appariva un'altra nuvoletta; «...sei come una droga; crei dipendenza!», aveva un giorno ammesso lei. E la cosa valeva anche per lui. Si facevano compagnia, spesso la sera fino a notte inoltrata, quando lei andava a letto nascondendosi, sotto le coperte, dagli sguardi indiscreti dei genitori. Si raccontavano tutto, continuando a scavare sulle loro vite, sulle loro passioni, sui loro sentimenti che pian piano si consolidavano. In due mesi avevano condiviso quello che due normali buoni amici condividono in anni di frequentazione. 12


Entrambi leggevano molto. Si consigliavano titoli a vicenda titoli di romanzi e spesso si confrontavano sulle parti che li avevano colpiti maggiormente. Tracy era affascinata dalla scrittura, dalle emozioni che un bel testo sa suscitare ad un lettore sensibile e da qualche tempo aveva iniziato un percorso che, tra poesie e piccoli racconti online, era scaturito nella scrittura del suo primo personale racconto che avrebbe voluto pubblicare. Ben aveva avuto il piacere di leggerlo in anteprima ed era rimasto colpito dal talento della sua giovane amica. Il testo l'aveva preso, catapultato sulla spiaggia di Maui dove si svolgeva la trama e lo aveva abbracciato con quelle parole dolci, semplici e innocenti che solo una diciottenne sensibile e innamorata della vita sa rendere cosĂŹ vive. Ben si era un po' vergognato dal sentire il suo volto inumidito dalle lacrime scaturite dalla lettura coinvolgente delle ultime pagine e allo stesso tempo era orgoglioso del fatto che lei avesse deciso di inserirlo nel ristrettissimo gruppo di amici che avevano avuto accesso privilegiato a questo suo progetto.

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CAPITOLO 3

Il Rientro a Portland

ÂŤ...tra trecento metri svoltare a destraÂť. La voce del navigatore satellitare che Ben aveva programmato alla partenza, interrompe i pensieri di Ben insinuandosi tra i sogni di Tracy. Passa qualche secondo prima che lei capisca che quel suono non proviene dalla voce del ragazzo con gli occhi verdi che stava sognando da quando si era appisolata, cullata dalle note di The Look of Love di Diana Krall. Apre gli occhi, e scostando leggermente la cintura di sicurezza, si stira il corpo indolenzito. Nel farlo, sfiora con la sua 14


coscia la mano di Ben, in quel momento rilassata sul pomello del cambio. Istintivamente lui si lascia sfuggire uno sguardo sulle gambe della sua amica. Gambe tonificate da tanto sport e che stranamente, per le sue abitudini, facevano bella mostra spuntando per una volta senza timidezza, da un gonnellino sportivo. Tracy si accorge di aver addosso lo sguardo di Ben ma in fondo non gli dispiace che lui possa apprezzarla anche come donna. «Come ti sembrano?», "«Molto bell...», risponde istintivamente Ben, ma si interrompe subito, continuando, «ehm... buongiorno, Bella Addormentata». La sua voce tentennante, di chi sa di essere stato colto in flagrante, e il suo improvviso rossore in faccia, tradiscono il suo tentativo di riprendere il controllo della situazione. Un sorriso dolcissimo sulla faccia di Tracy stempera però sul nascere l'imbarazzo di Ben, «… scusami, devo aver dormito un po'. Dove siamo?», butta lì Tracy tirandosi su con la schiena. «Solo un po'?», risponde sbalordito Ben, «siamo quasi arrivati a casa! Qualche minuto e potrai continuare a dormire sul tuo letto insieme ai tuoi gatti». «Come? Mi stai portando a casa?», Risponde contrariata Tracy, ormai sveglia, mentre stanno attraversando il Willamette River all’altezza dell’Oregon Convention Center, «...non se ne parla nemmeno; non voglio tornare subito a casa! È stata una giornata fantastica e voglio assaporarla fino in fondo. Visto che i miei mi hanno finalmente lasciata, approfittiamo; gli esami si avvicina15


no, non so quando me lo permetteranno ancora. Andiamo a mangiare un sandwich e poi mi porti a casaÂť. Tracy sottolinea le ultime due parole, poggiandosi per un attimo con la testa sulla spalla destra di Ben e facendogli un abbraccio affettuoso che va dritto al suo cuore. Anche per lui era stata una giornata molto bella e non pensava di poter desiderare di piĂš. Era felice. Gli sembrava di vivere un sogno. Non se lo fa ripetere due volte, gira subito a sinistra sulla Pacific HighWay West per raggiungere la Taylor Street dove si trova il Veggie Grill, un ottimo locale dove poter fare due chiacchiere e mangiare un boccone, evitando il cibo pesante dei classici Fast Food. LĂŹ, peraltro, ci sarebbe stata meno gente, meno rumori, e avrebbero potuto parlare senza doversi gridare nelle orecchie.

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CAPITOLO 4

Hood River

La surfata era stata una di quelle a cui i surfisti assegnano cinque stelline su cinque nella loro "stecca del vento", l'agenda dove molti surfisti riportano e valutano le giornate surfate e le condizioni trovate. Due amici come loro due avrebbero aggiunto una stellina di bonus per la compagnia! Erano partiti presto da Portland quando ancora la cittĂ era immersa nell'oscuritĂ . Dopo aver caricato le tavole e le vele nel Van 17


di Ben, avevano attraversato la città per buttarsi sulla I-84 e costeggiando il Columbia erano arrivati fino a Hood River, il paesino che abbarbicato sulle pendici di una collina che guarda sui vari spot windsurf della zona. Tracy era eccitatissima, finalmente poteva tornare a solcare le acque di quel fiume tempestoso a lei vietato durante i freddi mesi invernali, poteva vedere la maestosità del Gorge e il tutto insieme alla persona con cui più di ogni altra avrebbe voluto condividere un momento così felice. Arrivati a destinazione avevano parcheggiato sulla Main street, nello spiazzale di Wall-Mart ed erano entrati nel vicino Starbucks per prendere un tè, un succo e due muffin ai mirtilli. Dal comodo divano del locale potevano quasi toccare le prime colonne dell'Hood River Bridge. Il tremolio dei lampioni centrali faceva capire che il vento era già intenso, anche se le onde sembravano lontane parenti di quelle che avevano reso famosa quella zona del fiume. Poco male, pensò Tracy, non sarebbe stato saggio fare la prima uscita dell'anno in condizioni toste. Dopo qualche commento sul meteo e dopo aver condiviso da buoni amici quali erano, un Brownie al cioccolato ricoperto da Duce-de-Leçe, era il momento per Ben di pensare al lavoro, in modo da potersi poi concedere una bella uscita in acqua insieme. Mentre lui Ben entra nel locale Surfshop Windance, Tracy fa due passi nel vicino store della Billabong, attirata dal Surf Look della vetrina ma principalmente dagli occhi azzurri del giovane commesso, fermo sulla soglia. 18


Aveva vagato per quasi un'ora attorno ai vari scaffali pieni di costumi, short e t-shirt e alla fine, per scambiare qualche parola con lui, aveva acquistato una lycra bianca con la scritta "Welcome to the Gorge", da 32 dollari. Ben era già lì sulla soglia del negozio e aveva assistito agli ultimi istanti di chiacchierata di Tracy alla cassa. Conosceva bene la sua amica per non capire subito come erano andate le cose. Aveva provato una leggera sensazione di gelosia per il fatto che Tracy non avesse mai guardato lui in quel modo. Scacciò subito quel pensiero negativo, disse a Tracy che aveva finito, riportando anche alla sua amica il consiglio che John, il titolare di Windance, gli aveva dato circa le condizioni del vento nei vari spot della zona. Decisero di puntare a Doug's Beach, lo spot più radicale dopo The Wall ma che con le condizioni previste sarebbe risultato divertente e non particolarmente impegnativo. Percorsero in allegria, ascoltando qualche hit dei Beach Boys, i quindici minuti di strada che li separavano dalla spot.

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CAPITOLO 5

Doug's Beach

Come previsto, le condizioni non estreme della giornata rendevano lo spot accessibile e molto divertente: Ben avrebbe potuto approfittare delle rampe piĂš ripide per qualche high jump, mentre Tracy si sarebbe potuta cimentare nel Freestyle e nei primi tentativi di surfata sulle onde. Sul posto avevano trovato altri amici di Portland e dopo due chiacchiere veloci, sorseggiando una mug di Black Coffee, si erano concentrati sul materiale da armare. Ben scelse una 4.7 PowerWave mentre Tracy potĂŠ restare su una 20


3.8 quattro stecche, poco usata visto che con le condizioni normali dello spot lei usava sempre una 2.8 o al più la 3.3. La prima ora in acqua era servita ad entrambi per scaldarsi, senza osare nulla di particolare e per riprendere l'abitudine con la fortissima corrente che, andando in direzione contraria rispetto al vento, costringeva a fare infiniti laschi per tornare alla posizione di partenza. Ben non perdeva mai di vista la sua amica: si sentiva responsabile per la sua sicurezza. Ogni volta che lei cadeva in acqua, si avvicinava e controllava che lei stesse bene. Ad un certo punto si era ritrovato costretto ad abbandonare la sua attrezzatura per raggiungerla a nuoto, dopo averla vista finire sotto un'onda più alta della media che lei non era riuscita ad evitare dopo un tentativo di Aerial. Quando l'aveva raggiunta lei era lì un po' spaventata ma con il pieno controllo della situazione e con il rig che le galleggiava intatto a fianco. Lui l'aveva comunque abbracciata in acqua, per rassicurarla. Tra quelle braccia lei si era sentita protetta, sicura e, inspiegabilmente, tanto felice. Aveva reagito a quella inaspettata sensazione lasciandosi andare un istante sott'acqua e per poi emergere con la bocca piena d'acqua, che spruzzò in faccia a Ben. Scoppiarono entrambi a ridere, anche se Ben, tornando a nuoto verso la sua attrezzatura le aveva urlato «La prossima volta ti lascio annegare!». 21


Risero entrambi. Surfarono per un'altra oretta e poi fecero una pausa per rifocillarsi. Il sole era caldo per il periodo e le loro mute 5 millimetri, fuori dall'acqua, si facevano sentire, facendoli sudare. Qualcuno in spiaggia azzardava le prime t-shirt della stagione. Dopo la pausa erano tornati in acqua piĂš convinti e vogliosi di godersi la bella giornata in acqua insieme. In alcuni momenti si erano inseguiti come due bambini che si rincorrono al parco. Ben si faceva sorpassare per poi chiudere la vela e passarle accanto sopravento, potendo vedere il bellissimo sorriso sul viso di Tracy, da cui in alcuni istanti arrivava il riflesso luminoso del suo apparecchio. Lo avrebbe tolto a breve ma ormai si era affezionata e non riusciva nemmeno ad immaginarsi senza. Nel tardo pomeriggio, ormai esausti, erano usciti dall'acqua e mentre l'attrezzatura si asciugava e avevano fatto la doccia nel circolo adiacente lo spot, grazie alla raccomandazione che John di Windance aveva fatto per loro. Dopo aver disarmato e caricato tutto nel Van, avevano deciso di restare sul prato aspettando che il sole scendesse completamente dietro la montagne a picco sul fiume. Restarono in silenzio per un tempo infinito, mentre il cielo passava dal celeste, all'arancio, al rosso. Gli ultimi raggi di sole si riflettevano delicatamente sulla superficie dell'acqua ormai quasi del tutto calma dalle onde. I loro corpi sentivano la stanchezza ma la loro felicitĂ sopperiva adeguatamente, fornendo l'energia vitale 22


necessaria per il viaggio di ritorno che li attendeva. In ogni caso, anche per ragioni di sicurezza, Ben pensò che un caffè lo avrebbe aiutato a star sveglio durante la sua guida verso casa. Si fermarono allora al Dawn Patrol Cafè, prima di immettersi nell'Interstate 84 verso Portland. In poco più di un'ora sarebbero arrivati a casa di Tracy.

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CAPITOLO 6

Tracy e il mare

La villetta della famiglia di Tracy si ergeva sulle alture dell'Hillside, nei pressi del Macleay Park, da cui si poteva godere di una vista molto affascinante di Portland: ad ovest il Northwest District, con i suoi edifici vittoriani, l'imponente Fremont Bridge sul Willamette River e i moderni grattacieli della vivacissima downtown, ad est, nelle giornate terse, al di lĂ delle fitte piantagioni di mais, si riusciva a vedere persino l'oceano.

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Era stata Tracy a convincere suo padre ad acquistare quella villetta otto anni prima; la vista del mare era per lei un calmante naturale. Le bastava anche solo guardare in quella direzione per cancellare qualunque brutto pensiero che potesse passarle per la testa. Amava il mare e non era raro per i suoi trovarla in giardino mentre perdeva i suoi pensieri verso quegli arancioni intensi che solo un tramonto sull'oceano sa generare. Un amore che inconsciamente le aveva passato sua mamma Rose ben prima della sua nascita. Quando era al sesto mese di gravidanza, lei e suo marito Steven non avevano ancora deciso che nome darle; solo da qualche settimana avevano avuto la conferma che dal quel rigonfiamento sul ventre, adesso sempre piĂš visibile, sarebbe nata una figlia femmina. Una di quelle sere si era ritrovata a vedere il film "Il vecchio e il mare", ed era rimasta affascinata dalla storia e dalla forza magnetica di questo elemento naturale che aveva sul protagonista. Al termine del film, durante i titoli di coda, ancora scossa dalle emozioni, l'occhio le cadde su un nome del cast, il nome di colui che grazie a quel film aveva vinto il premio Oscar come miglior attore protagonista: Spencer Tracy. In quell'istante sentĂŹ muovere sua figlia dentro di sĂŠ e non ebbe dubbi su quale sarebbe stato il suo nome.

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CAPITOLO 7

Il ritorno a casa

Non c'erano il mare e il panorama, in questo momento, in cima ai pensieri di Tracy nÊ tanto meno in quelli di Ben. Il sipario stava lentamente calando sulla loro giornata e i loro cuori, felicemente strapazzati, cercavano strenuamente di rallentarne la discesa. Da Veggie’s avevano commentato la loro surfata cercando di prolungare quell’incantesimo che stavano vivendo.

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Appena usciti dal locale Ben aveva proposto due passi a piedi per raggiungere Starbucks sulla 6th Avenue e prendere un Cappuccino. Ma era proprio troppo tardi per Tracy. Anche se a malincuore, era arrivato il momento di tornare a casa. Si avviarono verso il parcheggio dove avevano lasciato il Chrysler pieno di tavole e vele. Ben percorre l'ultimo tratto di strada in salita in totale silenzio. Arresta il Van alla fine del vialetto ma resta un altro istante immobile sul sedile. Dovrà far scendere Tracy, salutarla e puntare il muso del suo mezzo verso casa. Una casa che gli sembrerà tremendamente silenziosa. La festa che gli farà Naish, il bobtail con cui condivide il loft di 70 m2 sulle rive dello Smith Lake, questa sera non potrà in alcun modo colmare il vuoto lasciato da Tracy. Sa già che prenderà subito il suo iPhone per cercarla online, per salutarla ancora una volta, prima di chiudere gli occhi per cercare di dormire; invano probabilmente. Tira il freno a mano e scende dal posto di guida per aiutare Tracy a scaricare la sua attrezzatura. Tavola, vele, boma, albero, sacca della muta, borsa degli accessori: sembra esserci tutto. Nessuno dei due ha voglia di parlare. Sono entrambi stanchi ma non è quello il motivo. È quasi mezzanotte, i genitori di Tracy dormono e si sente solo il rumore di qualche cicala curiosa.

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CAPITOLO 8

Il saluto

Sono entrambi ancora sotto al portellone posteriore aperto del Van quando lui capisce che è proprio arrivato il momento di salutarla. «Tracy...», sussurra come se tante orecchie fossero lì nascoste dietro le siepi del giardino, «... è stata la più bella giornata della mia vita!». L'idea di abbracciarla e stringerla al petto è molto forte ma timidezza e timore di rendere quel distacco ancora più doloro28


so lo frenano. Non si frenano invece le sue emozioni; gli occhi sono lucidi. Il suo cuore non si è inaridito col passare degli anni: è vivo come quello di un ragazzo. Come quello della ragazza che ha accanto. Guarda dentro al Van dando una veloce sistemata alla sacca della sua tavola: un goffo diversivo per avere il tempo di asciugarsi furtivamente gli occhi ma Tracy non ha perso un istante di quella scena. Sulla chat lo avrebbe sicuramente preso in giro affettuosamente con una faccina sorridente ma lì no, non aveva faccine da giocarsi, anzi la sua faccia, quella vera, diceva che stava provando le stesse emozioni di Ben. Ed era bello. «Buonanotte Ben», «Notte Tracy». Si sporge su di lei, cingendola leggermente, per darle un bacio sulla guancia leggermente inumidita da ciò che anche i suoi occhi non erano riusciti a contenere. Chiude gli occhi cercando in questo modo di fermare il tempo, mentre le sue labbra arrivano a destinazione. Si aspetta di sentire il sapore acre delle lacrime di Tracy ma trova inaspettatamente qualcosa di più morbido. Le labbra di Tracy si schiudono sulle sue, iniziando a muoversi lentamente. E appassionatamente. Ben è stordito dalle emozioni. Per un attimo le sua braccia restano inermi come prive di vita, ma quando sente quelle di Tracy cingergli la vita, le accarezza la schiena dolcemente. Restano così, quasi immobili, assaporando ogni minima sensazione dei loro corpi, del loro bacio. 29


Dopo un tempo che a lui sembra eterno, lei si stacca sorridendo e si avvia verso la porta. Ma ci ripensa, torna sui suoi passi e prendendolo per mano gli dice «...anche per me!», poi rientra in casa. Ben resta immobile davanti al suo Van. L'entropia nei suoi pensieri ha ormai superato i livelli di guardia. Apre lo sportello del suo Van e si siede al posto di guida. Ha bisogno di far abbassare la frequenza del tuo battito cardiaco; non si aspettava nulla di tutto ciò. Inizia a respirare lentamente poggiandosi con la fronte sul volante. Invece di riprendersi, la sua mente inizia ad offuscarsi del tutto fino a quando un suono inizia ad entrargli in testa. Un ticchettio lungo e intermittente che lo costringe ad aprire gli occhi. A destra trova Naish che scodinzola felice, a sinistra, sul comodino, vede i led della sua radiosveglia segnare le 05:30am. La sveglia sta continuando a suonare. La spegne istintivamente cercando di capire come mai l'ha puntata di sabato mattina. Non deve andare a lavorare eppure ci deve essere qualcosa che... gli occhi gli vanno verso la borsa pronta ai piedi del letto. Come colpito da una scarica elettrica si toglie di dosso il torpore e rivolgendosi a Naish grida «Cavolo, mi devo sbrigare. Devo andare a prendere Tracy; finalmente oggi andremo per la prima volta insieme al Gorge!».

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Ringraziamenti Sono molto contento di aver avuto la possibilità di mettermi alla prova con la scrittura lasciando un ricordo per un amico come Ricky. Se sono arrivato fino in fondo è anche grazie al supporto di tante persone che in momenti diversi e con modalità diverse, mi hanno dato una mano, esortandomi ad andare avanti. Sperando di non dimenticare nessuno, vorrei ringraziare: L’amica surfista Monica Livraghi per avermi stimolato questo progetto e per la lettura della primissima bozza nel 2015. Mia moglie Alda Pirovano che non mi ha mai fatto mancare il suo supporto, con consigli e revisioni né adesso né in dieci anni di articoli scritti per Wind News. Le amiche Daniela Sardina, Simona Onesti, Cristina Calderaro, Rosalba Lazzara, Clara Zanni per aver dedicato del loro tempo nella lettura della versione rivista nell’autunno del 2016.

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La scrittrice comasca Daniela Volontè per aver accettato di leggerlo, dandomi dei preziosi consigli redazionali e per avermi esortato ad andare avanti col progetto. Stefano Zilli per le foto della vacanza con Ricky al Gorge, comprese quelle usate nelle due copertine. Claudio Cazzara per il bellissimo ritratto fotografico di Ricky. A tutti coloro che hanno e avranno il tempo e il piacere di leggere questo mio lavoro, stimolandoli a non far mancare il loro feedback. Curiosità: i nomi dei protagonisti, Ben e Tracy, sono i nomi dei membri degli Everything But The Girl, gruppo che ha segnato i miei gusti musicali da giovane. Naish è il nome del bellissimo Pastore Australiano dei miei amici Marco Morellini e Federica Feba Un saluto a tutti e un ultimo abbraccio a Ricky qui in foto con me durante la trasmissione Freestyler a MilanInter Radio (2013).

Giuseppe

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Nato a Trapani, nel 1970, Giuseppe ha vissuto in Sicilia fino al termine delle scuole Superiori. Molto sportivo, pratica a livello agonistico volley, basket e tennis ma è col windsurf che stringe un rapporto particolare, da quando inizia a praticarlo nel 1982. Fin da piccolo mostra uno spiccato interesse per le materie scientifiche, preferendole di gran lunga a quelle letterarie. Un interesse che lo porta alla Laurea con Lode in Scienze dell’Informazione (Informatica) all’Università degli Studi di Salerno. Consegue quindi un Master in Telematica e Applicazioni Multimediali presso il COREP, Politecnico di Torino, e inizia a lavorare nel 1998 nel capoluogo Piemontese presso CSELT, il Centro di Ricerche del Gruppo Telecom Italia. Nel 2004 si trasferisce a Como per lavorare a Milano, sempre in Telecom Italia, in una struttura che svolge attività di consulenza tecnica per la consociata Brasiliana TIM Brasil, la sua attuale attività. È attualmente Project manager di due importanti progetti. L’incontro con Alda nel 1998, diventata poi sua moglie, lo avvicina al Lago di Como e nuovamente al Windsurf che aveva quasi abbandonato ai tempi della tesi di Laurea. Sul Lago di Como il Windsurf diventa una parte imprescindibile della sua vita. Fonda il gruppo Slowriders e l’omonimo portale web che diventa uno dei gruppi Freeride più noti in Italia. L’incontro con Fabio Sabatelli, Capo Redattore della Rivista Wind News, lo avvicina al giornalismo. Propone a Fabio la sua collaborazione col Magazine nel 2007 e inizia facendo il reporter dal Lario. Inizia ad amare la scrittura. Il suo raggio d’azione si ampia velocemente con tantissimi articoli tecnici, report di viaggio, test di prodotti e interviste. Nel 2008 nasce il figlio Matteo. Sempre per il Magazine mette anche a frutto le sue conoscenze informatiche sviluppando il sito web di Wind News e prende in gestione anche la Pagina ufficiale Facebook. La visibilità a livello nazionale ottenuta con la rivista gli permette di iniziare in parallelo collaborazioni con importanti brand del mondo del Windsurf. Inizia nel 2011 con Drops come Communication Manager e promoter. Diventa poi promoter di Challenger Sails e Tabou. Nel 2015 inizia l’importante e attuale collaborazione con il Team Italiano della Pryde Group per i marchi Neil Pryde, JP Australia e NP per i quali svolge un importante supporto all’attività di comunicazione. È anche appassionato di fotografia. xxxiii


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