Analisi per rigenerare Salerno

Page 1

Analisi per rigenerare Salerno Un approccio per osservare il territorio attraverso la bioeconomia e creare nuovi impieghi utili di Giuseppe Carpentieri


“Analisi per rigenerare Salerno” scritto da Giuseppe Carpentieri Parte del testo è estratto, riveduto e rielaborato dagli studi frutto della propria tesi di laurea discussa presso il DIA di Parma.

Thank you for using a Creative Commons legal tool for your work. You have selected Attribution-ShareAlike 3.0 Unported. You should include a reference to this on the web page that includes the work in question.

Creative Commons Support info@creativecommons.org

Tu sei libero:  

di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest'opera di modificare quest'opera

Attribuzione — Devi attribuire la paternità dell'opera nei modi indicati dall'autore o da chi ti ha dato l'opera in licenza e in modo tale da non suggerire che essi avallino te o il modo in cui tu usi l’opera

Condividi allo stesso modo — Se alteri o trasformi quest'opera, o se la usi per crearne un'altra, puoi distribuire l'opera risultante solo con una licenza identica o equivalente a questa.


Sommario 1

Analisi .................................................................................................................................... 2

2

1.1 Introduzione............................................................................................................. 2 Geografia urbana................................................................................................................... 3

2.1 Area urbana estesa e sistema locale........................................................................ 3 2.2 Il sistema locale ........................................................................................................ 5 2.2.1 Il contesto economico della Provincia di Salerno ....................................... 7 2.2.2 Le funzioni ................................................................................................. 11 2.2.3 I dati dell'Atlante dei territori post-metropolitani .................................... 12 2.3 Demografia e contrazione della città ..................................................................... 17 2.3.1 Cartografica IGM ....................................................................................... 19 3 Analisi della struttura urbana e conurbazioni..................................................................... 20 3.1 Il mercato immobiliare a Salerno ........................................................................... 30 3.2 Le abitazioni ........................................................................................................... 34 3.3 Uso degli edifici ...................................................................................................... 35 3.4 Analisi dell'affollamento e del fabbisogno............................................................. 36 3.5 Patrimonio edilizio esistente e consumi energetici ............................................... 39 3.6 Il verde pubblico..................................................................................................... 40 3.7 Consumo di suolo................................................................................................... 41 3.7.1 Processi speculativi, forme urbane e città estesa ..................................... 41 4 Stili di vita, percezioni e mobilità ........................................................................................ 49 5

Ambito identitario e bioregione urbana ............................................................................. 51

5.1 Resilienza, conversione ecologica e prosperità ..................................................... 53 5.2 Visioni, strategie e programmi ............................................................................... 57 5.3 Distretti turistici ..................................................................................................... 61 6 Racconto storico critico fra nichilismo istituzionale e sostenibilità .................................... 64 6.1 Il disegno espressione di valori .............................................................................. 68 6.2 Storia dell'urbanistica salernitana.......................................................................... 69 6.3 Quando e come nasce la visione di un piano......................................................... 72 6.4 L'avvento degli archi star ....................................................................................... 77 6.5 Auto referenzialità, pubblicità e mass medium ..................................................... 79 6.6 Smarrimento, sprawl e sostenibilità ...................................................................... 82 6.7 I dati dei nuovi indicatori........................................................................................ 85 6.8 Imparare dallo spirito giusto .................................................................................. 86 Bibliografia .................................................................................................................................. 91

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

1


1 Analisi 1.1 Introduzione Il presente lavoro è una piccola parte, rielaborata e aggiornata, della mia tesi di laurea presentata al DIA di Parma. Si tratta di un estratto al tema principale “Rigenerazione a Salerno; la rigenerazione attraverso la bioeconomia” pensata e progettata con scenari dentro una zona consolidata della città Salerno molto compromessa dai processi speculativi. Questo documento riveduto viene pubblicato per condividere un “singolare” punto di vista circa il governo del territorio, un “nuovo” approccio culturale per amministrare e pianificare la nuova città salernitana costituita da un’area urbana estesa ove quotidianamente gli abitanti si muovono, vivono, usano e consumo il territorio. L’intenzione è sollecitare un dibattito pubblico per realizzare un disegno urbanistico intercomunale capace di costruire un futuro sostenibile per tutta la comunità estesa. Non esiste più la città di Salerno entro i confini amministrativi, ormai obsoleti e persino dannosi, ma esiste da molti anni una “Salerno estesa”. Rigenerare il territorio correttamente consente di affrontare vecchi problemi quali il disordine urbano esistente causato dall’ignoranza e dall’egoismo dei processi speculativi; consente di affrontare seriamente la riduzione del rischio sismico e idrogeologico, la valorizzazione del patrimonio esistente e la riduzione della disoccupazione e delle disuguaglianze territoriali, permettendo così a un’intera comunità di favorire l’uscita dalla marginalità economica e sociale e programmare un futuro sereno in armonia con la natura, utilizzando correttamente le risorse esistenti. Il documento ricco di dati e interpretazioni, può stimolare l’interesse di tutti nell’avviare nuove attività utili al territorio suggerendo un salto culturale perché il territorio non è una merce ma un bene.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

2


2 Geografia urbana 2.1 Area urbana estesa e sistema locale Costruire un percorso di conoscenza condivisa è indispensabile per stimolare azioni progettuali utili al territorio. L’approccio culturale è quello bioeconomico per proporre una corretta gestione del paesaggio urbano e immaginare scenari progettuali per rigenerare l’ambiente costruito. Attraverso il filtro culturale della bioeconomica gli architetti possono proporre scenari di nuove urbanità che incidono sul processo di agglomerazione di determinate attività e influenzare la struttura urbana, sia nell'area centrale quanto in quelle periferiche, ciò perché l’area urbana salernitana necessità di interventi manutentivi rigenerativi suggerendo nuove attività che agiscono come una forza di centralizzazione che conferisce alla città una struttura policentrica (multipolare). La conoscenza dei piani e del territorio aiuta la comprensione della realtà e dell'area urbana, ed è possibile fare alcune considerazioni circa il governo locale del territorio. L'osservazione dei Sistemi Locali del Lavoro (SLL), il concetto di area funzionale e di città estesa, rappresentano l'interpretazione di fenomeni ormai consolidati. Salerno è il comune centroide di una nuova struttura urbana, interna al proprio SLL. L'area urbana estesa è caratterizzata dall'orografia del territorio, dalle funzioni e dalle sue attività localizzate nelle conurbazioni. La struttura estesa policentrica salernitana si caratterizza per l'inglobamento di una pluralità di insediamenti, a Nord i comuni di Pellezzano, Baronissi, Mercato San Severino, Fisciano e a Sud i comuni di Pontecagnano, Bellizzi e Battipaglia, costituendo una saldatura fisica e di interrelazioni economiche e sociali che formano con l'area urbana di Salerno, un'unica struttura insediativa. Tabella 1 - Sistemi locali in Campania, ISTAT, 2015.

Figura 1 - Caratt. socio-demografiche.

Figura 2 - Specializzazione produttiva prevalente.

Secondo Andrea Spinosa1, in Italia ci sono 5 aree urbane con più di 1 milione di abitanti (metropoli), e 8 piccole metropoli regionali con una popolazione compresa fra 500 mila e 1

1

Spinosa, Organismi urbani e metropolitani, CityRailways, 2011 <https://cityrailways.com/libri/organismi-urbani-e-metropolitani-10705/>. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

3


milione di abitanti, Salerno è una di queste. Nell'immagine sottostante osserviamo la densità nei comuni inseriti nei SLL.

Figura 3 - Urbanismi, fonte immagine Andrea Spinosa, 2011.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

4


2.2 Il sistema locale La recente pubblicazione dell'ISTAT Rapporto annuale 2015 divulga numerosi dati e analisi circa i luoghi urbani e le città. Secondo la classificazione dei sistemi locali, la città di Salerno è inquadrata come centro urbano meridionale (S_D1) privo di specializzazione produttiva prevalente e come sistema locale non specializzato (BA4). Sotto il profilo del consumo di suolo, Salerno presenta un livello massimo di consumo (LCS1), mentre la forma del consumo di suolo presenta un'elevata concentrazione e contenuta dimensione media delle località Figura 4 - Sistemi locali in Provincia di Salerno edificate (FCS1). Dal punto di vista delle attività per popolazione residente, cartogrammi ISTAT 2011. produttive, Salerno possiede una prevalenza all'export (BC_4) ed una vocazione culturale attrattiva di grande bellezza (C1). Dal punto di vista occupazionale vi è una tendenza, nel periodo 2008-2014 e 2013-14, a perdere occupati (VOCC4) e pertanto l'occupazione diminuisce (V2TOTD4), cosicché l'occupazione è medio bassa (TOTD11) secondo le combinazioni di tasso di occupazione2 e disoccupazione3 del 2014. Nel sistema locale osserviamo il comune centroide, Salerno, con le conurbazioni estese. Si tratta di un territorio intercomunale funzionalmente integrato; un sistema urbano che presenta un'integrazione spaziale e relazionale favorita dai processi di industrializzazione e dall'aumento demografico dei comuni limitrofi.

Figura 5 - Sistema locale Salerno; ISTAT, Forme livelli e dinamiche dell'urbanizzazione in Italia, 2017.

I dati ISTAT e i cartogrammi dell'Atlante PRIN-Postmetropoli mostrano i cambiamenti della struttura urbana del Comune di Salerno, e le trasformazioni territoriali dentro il sistema locale salernitano. I cambiamenti delle attività imprenditoriali - chiusura di attività e delocalizzazioni hanno generato fluttuazioni della popolazione urbana. C'è la contrazione demografica del

2 3

In Provincia di Salerno il tasso di occupazione passa dal 49,4% del 2004 al 45,1 del 2015 (ISTAT). In Provincia di Salerno il tasso di disoccupazione passa dall'11,4% del 2004 al 16,6% del 2015 (ISTAT).

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

5


capoluogo che ha favorito la crescita urbana nei comuni limitrofi, la decentralizzazione di attività, l'incremento della mobilità, la frammentazione sociale e delle imprese, e l'agglomerazione nei comuni limitrofi all'area di gravitazione. Salerno perde il 18% della popolazione (1981-2011), cioè una parte della popolazione si trasferisce dalla città alle aree circostanti, si tratta di una contrazione urbana. In questa dinamica Salerno conserva il ruolo di località centrale, nonostante perda anche funzioni come l'Università (trasferita a Fisciano), ed amplia la sua portata, poiché gli abitanti viciniori sono disposti a percorrere determinate distanze per fruire dei beni peculiari e dei servizi di Salerno (utenti e pendolarismo). La contrazione e la complessità delle interrelazioni spaziali suggeriscono che la città è "esplosa", cioè si è estesa nel sistema locale generando conurbazioni, suburbanizzazioni, dispersione urbana (sprawl) e quindi consumo di suolo. Una priorità sociale ed economica è invertire la drammatica tendenza nel perdere occupati, favorendo la nascita di specializzazioni produttive4 e terziarie (cultura, ricerca e innovazione), anche attraverso la rigenerazione urbana bioeconomica che non consuma suolo ma interviene nel costruito (zona consolidata). Poiché le dinamiche demografiche sono influenzate da fattori economici, sociali e politici, a loro volta legati al concetto di "sviluppo", sarebbe opportuno ripensare proprio il modello di sviluppo invertendo la rotta, e andare verso la bioeconomia. È fondamentale aggredire il tasso di disoccupazione (18,90%) programmando ingenti investimenti nella cultura, nel recupero/riuso e in attività utili coinvolgendo gli abitanti nel processo decisionale della politica al fine di individuare soluzioni ad hoc. Si tratta di investire nella cosiddetta coesione sociale e territoriale rispetto alla nuova struttura urbana. Il progetto urbano della nuova città dovrebbe intervenire sui volumi inutilizzati, abbandonati e sottoutilizzati; sugli spazi aperti per costruire servizi e relazioni, e favorire spostamenti intelligenti sia disegnando nuove infrastrutture leggere e sia rafforzando il sistema di trasporto pubblico, considerato l'elevato indice di mobilità per motivi di lavoro (0,81). Il congestionamento di Salerno è condizionato da diversi fattori: dalla morfologia urbana, dall'alto indice di accentramento della popolazione residente (0,98) che incide nel disagio di vivere in spazi urbani inadeguati (cattivo rapporto fra spazi pubblici e privati). Non esiste un corretto sistema di trasporti pubblici, e in fine bisogna considerare che il 61% degli occupati vive e lavora nell'area urbana (autocontenimento) appesantita dagli ingressi del pendolarismo. In termini geografici è necessario incidere sui rapporti di complementarietà5 e di opportunità alternativa6 seguendo l'indirizzo bioeconomico, in maniera tale da pianificare una nuova interazione spaziale, una nuova costruzione culturale, ove cittadini e imprese traggono vantaggi ambientali e sociali. Un efficace piano intercomunale pensato sull'analisi e l'osservazione del sistema locale salernitano può essere lo strumento ad hoc per introdurre percorsi e processi bioeconomici con 4

L'identità culturale agricola salernitana è un ambito produttivo in cui investire aumentando le attività enogastronomiche tipiche. 5 La complementarietà di un luogo o una regione si verifica quando trova altrove la risposta alle proprie esigenze di beni e servizi. 6 L'opportunità alternativa si verifica con l'esistenza di un luogo che, a parità di costi di trasferimento, possa offrire un bene richiesto a condizioni più vantaggiose. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

6


l'obiettivo di invertire le tendenze negative socio-economiche rilevate dall'ISTAT. Ciò può realizzarsi incidendo sul capitale sociale7 e sul capitale istituzionale8, poiché i tratti culturali connotano i rapporti territoriali. Il piano dovrebbe rispondere a una nuova costruzione identitaria collettiva di natura bioeconomica utile a rimuovere gli effetti negativi della globalizzazione (l'omogeneizzazione9, la polarizzazione10, e la glocalizzazione11). L'insieme formato dalla rete di soggetti e dal milieu territoriale12 può far evolvere il sapere locale attraverso le scoperte bioeconomiche, mentre riconoscere il valore e l'importanza della cultura locale ci consente di pervenire alla soluzione dei problemi.

2.2.1 Il contesto economico della Provincia di Salerno Lo scrivente riporta un "estratto" della pubblicazione Rapporto Campania 2016 di Unioncamere che rappresenta il quadro economico provinciale: «nel territorio della provincia di Salerno viene generata ricchezza, nel 2014, per 16,6 miliardi di euro ossia circa il 18,9% del totale complessivamente prodotto in regione nello stesso periodo di riferimento. La sua produzione deriva soprattutto dal comparto degli altri servizi che da solo genera oltre il 53,7% del valore aggiunto provinciale. Segue per importanza il comparto del commercio, turismo, comunicazione e informazione che produce oltre 3 miliardi di euro di valore aggiunto, ovvero il 23,9% del totale. Inoltre, secondo le stime, il valore aggiunto nel 2015 si attesta a circa 16,9 miliardi di euro, permettendo di conseguire rispetto al 2014, un incremento del +1,2%»13. A concorrere alla creazione della ricchezza provinciale sono per il 69,9% le imprese con meno di 50 addetti, mentre il 9,1% è prodotto da quelle con 50-249 addetti e il 23,4% da quelle con oltre 250 addetti. La produzione della ricchezza è pertanto in provincia di Salerno creata per la gran parte dal tessuto di piccole imprese localizzate sul territorio, visto che il loro peso nella generazione della ricchezza è significativamente superiore rispetto a quanto si evidenzia per la media regionale (63,8%), per quella meridionale (63,4%) e nazionale (60,8%).

7

Rapporti di fiducia e di cooperazione, associazionismo, volontariato ecc. Istituzioni civiche, scientifiche, musei, biblioteche ecc. 9 La globalizzazione tende a far convergere i gusti, le convinzioni e le pratiche culturali, rendendole simili in tutto il mondo. 10 Fenomeno per il quale tutte le relazioni tra i centri fanno capo ad un nodo centrale, dal quale gli altri dipendono totalmente. 11 Uno degli effetti della globalizzazione economica è quella di mettere in competizione tra loro i vari territori, in quanto sedi di risorse potenziali che possono essere valorizzate applicando ad esse il denaro e le conoscenze che circolano nelle reti globali. 12 È l'insieme delle potenzialità della rete locale costituita da soggetti privati, pubblici e misti che vivono sullo stesso territorio ed hanno un'identità territoriale, questo insieme può condividere un'idea di gestione del territorio stesso, un progetto. 13 <http://www.sa.camcom.it/uploaded/Generale/Documentazione/giornata_economia/2016/Rapporto_Ca mpania_2016.pdf>. 8

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

7


Con poco meno di 2 miliardi di euro di valore di merci importate, la bilancia commerciale della provincia di Salerno è l’unica tra le province campane ad essere in attivo (+332 milioni di euro). Dal punto di vista settoriale, a contribuire alle esportazioni salernitane è soprattutto il comparto alimentare che da solo permette di allocare sui mercati esteri merci per un valore di oltre 1,1 miliardo di euro, ovvero il 50,3% del totale delle esportazioni locali. Segue per valore delle merci esportate nel 2015 il comparto metalmeccanico ed elettronico che con 543 milioni di euro esportati nel 2015, contribuisce per oltre un quarto alle esportazioni salernitane. Un altro elemento importante per valutare l’apertura internazionale di un sistema economico e quindi la sua attrattività nei confronti dell’esterno è rappresentato dalla sua capacità di attrarre flussi turistici dall’esterno. Secondo i dati di fonte Banca d’Italia ex U.I.C., nel 2015 sono 504 mila i turisti stranieri arrivati in provincia di Salerno. Questo fa del territorio salernitano la provincia campana più visitata dopo il territorio napoletano dai turisti non italiani. Nonostante una flessione registrata in termini congiunturali nel numero di arrivi stranieri pari al -4,7% rispetto al 2014, dal 2011 si è registrato un incremento del numero di turisti stranieri pari ad oltre 65mila arrivi in più. Complessivamente questo porta nella provincia di Salerno un ammontare di risorse monetarie pari a 342 milioni di euro che corrispondono alle spese effettuate dai turisti stranieri sul territorio e che registrano, rispetto al 2014, un incremento del +10%.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

8


2.2.1.1.1

Lavoro

Sesso Anno di Censimento Tipo dato

Totale 2011 occupati (valori assoluti) Totale

agricoltura, silvicoltura e pesca

totale industria (bf)

commercio, alberghi e ristoranti (g,i)

Sezioni di attività economica

Territorio Italia Campania Salerno Salerno

trasporto, magazzinaggio, servizi di informazione e comunicazione (h,j)

attività finanziarie e assicurative, attività immobiliari, attività professionali, scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (k-n)

altre attività (o-u)

23.017.840

1.276.894

6.230.412

4.324.909

1.576.892

2.928.454

6.680.278

1.674.280

121.898

359.458

313.658

125.052

188.429

565.786

350.962

40.367

73.800

66.847

21.727

37.596

110.624

43.793

1.297

5.920

6.419

2.725

8.260

19.171

Figura 6 - fonte dati ISTAT. Sesso Anno di Censimento Tipo dato Territorio Italia Campania Salerno Salerno

Totale 2011 tasso di occupazione (valori percentuali)

tasso di attività (valori percentuali)

45,04

tasso di disoccupazione (valori percentuali)

tasso di disoccupazione giovanile (valori percentuali)

50,84

11,42

34,74

34,63

44,8

22,69

55,44

37,61

45,96

18,16

45,76

37,82

45,88

17,58

53,1

Figura 7 - Benessere economico, BES Provincia di Salerno 2015, ISTAT.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

9


Figura 8 - Gli agglomerati industriali nel sistema locale salernitano, Ptcp 2012.

Figura 9 - Insediamenti produttivi (viola) nel Sistema locale salernitano, Ptcp 2012.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

10


2.2.2 Le funzioni

Figura 10 - Il sistema delle centralità e polarità territoriali, estratto dal Pctp 2012.

Salerno ha svolto funzioni culturali a partire dal VIII d. C. grazie alla nascita della celeberrima scuola medica. Nell'epoca contemporanea (anni '80 del Novecento) l'Università è trasferita presso il Comune di Fisciano (SA) e il suo raggio d'azione è macro-regionale. In città sono presenti quotidiani e TV locali. Per le funzioni produttive sono presenti piccole imprese artigiane con mercato dei prodotti locali14, e c'è mercato del lavoro urbano. All'interno della struttura urbana policentrica estesa vi sono quattro agglomerazioni industriali, una nel Comune di Salerno, e le altre sono localizzate a Cava dè Tirreni, Mercato San Severino e Battipaglia. Salerno conserva funzioni direzionali poiché capoluogo di Provincia con un raggio d'azione meso-regionale e con la conseguenza di essere sede di piccole e medie imprese; ha funzioni distributive col porto commerciale15 e lungo la fascia costiera sono indicati ben 5 porti e approdi. Il porto principale

14

Tra il 2011 e il 2014, mentre il valore complessivo dell’export è rimasto pressoché invariato, il comparto agricolo e quello agroalimentare sono cresciuti globalmente dell’11,5%. In provincia di Salerno l’aumento è stato superiore di 3,5 punti, facendo segnare un +15%, in linea con il totale economia (+13,8%), (Rapporto sulle dinamiche economiche della Provincia di Salerno, fonte Unioncamere, luglio 2015). 15 Il porto della città di Salerno è un hub di media importanza a livello nazionale sia per il trasporto passeggeri (11-esima posizione in Italia), sia per le merci (14-esima posizione). I dati di medio periodo (2008-2013), inoltre, evidenziano un incremento del flusso merci e di quello passeggeri, rispettivamente, ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

11


svolge anche attività commerciali. Sono presenti i mercati generali e l'ospedale (Ruggi d'Aragona). Negli ultimi trent'anni anche Salerno perde attività industriali e si innesca il processo di disurbanizzazione e contrazione demografica. Il territorio comunale salernitano conserva l'Area a Sviluppo Industriali (ASI) in zona Fuorni, ma la maggior parte dei lotti diventano attività commerciali. Come altri capoluoghi si accelera il processo di terziarizzazione della città con le difficoltà politiche e culturali dell'Amministrazione locale nel cogliere l'opportunità di rigenerare i vuoti urbani lasciati dalle imprese con attività rispondenti al capitale sociale e territoriale locale. La struttura urbana salernitana è stata, e lo è tutt’oggi, determinata da fattori politici, econonomici e sociali piuttosto che dalla corretta pianificazione urbanistica. I recenti piani (2006 e variante 2013) hanno coltivato l'illusione di poter offrire vantaggi competitivi agli operatori locali e non locali, offrendo loro trasformazioni urbanistiche anche speculative pur di attrarre investimenti privati. Secondo una ricognozione svolta dall'architetto Giampaolo Lambiase16, solo il 25% delle trasformazioni urbane previste del PUC si sono realizzate, e inoltre alcuni comparti edficatori, attraverso varianti, hanno ridotto le aree a standard e favorito nuove lottizzazioni private, mentre le aree acquisite gratuitamente dall'Amministrazione sono rimaste inutilizzate. Questo cattivo scambio fra privati e pubblico, secondo lo scrivente, è possibile poiché la legge urbanistica regionale non prevede una "perequazione diffusa" vincolata alla prioritaria realizzazione degli standard, ma esiste una "perequazione di comparto" che si può realizzare anche in fase attuativa, col serio rischio di non realizzare i servizi minimi. Nel sistema globale neoliberale la città salernitana fatica a competere, e i piani trasformati in merce dovrebbero produrre sviluppo economico ma i dati ISTAT mostrano una recessione e la perdita di occupati17.

2.2.3 I dati dell'Atlante dei territori post-metropolitani La recente pubblicazione del sistema informatico Atlante dei territori post-metropolitani PRINPostmetropoli consente di estrarre numerose informazioni18 ed elaborati grafici19 circa l'intero sistema urbano italiano. I dati mostrano l'esistenza di un'area urbana estesa e policentrica con un comune centroide e l'interdipendenza con i comuni limitrofi. Questa nuova struttura urbana non è governata con un

del +12,2% e del +7,5% (Rapporto sulle dinamiche economiche della Provincia di Salerno, fonte Unioncamere, luglio 2015). 16 Giampaolo Lambiase, "Città sovradimensionata, via le aree non edificate", in La Città di Salerno, 18 aprile 2017; Carlo Pecoraro, "Varianti al PUC, solo case e niente servizi" in La Città di Salerno, 23 settembre 2017. 17 Dal punto di vista occupazionale vi è una tendenza, nel periodo 2008-2014 e 2013-14, a perdere occupati (VOCC4) e pertanto l'occupazione diminuisce (V2TOTD4), cosicché l'occupazione è medio bassa (TOTD11) secondo le combinazioni di tasso di occupazione e disoccupazione del 2014. 18 I dati rielaborati sono dell'ISTAT. 19 L'Atlante presenta questo menu: a) morfologie e dinamiche insediative; b) usi e coperture del suolo; c) morfologie e dinamiche socio-demografiche e abitative; d) processi economici; e) dotazioni e polarità; f) mobilità e flussi; g) metabolismo urbano; h) politica e governo; i) indicatori di sintesi. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

12


unico strumento urbanistico. In questo contesto non governato, ogni comune ha scelto una propria competizione territoriale perseguendo la crescita urbana rilevata nei dati dell'Atlante. Il non governo del territorio di questa struttura urbana evidenza una forte contraddizione sociale ed economica: alto tasso di disoccupazione e scarsa capacità di investire (dinamismo economico), che non dovrebbero favorire l'uso di massa dell'automobile ma il trasporto pubblico. Nella realtà urbana gli abitanti preferiscono il mezzo privato. Nel comune centroide, dal 1991 al 2011 il numero delle abitazioni è aumentato mentre la popolazione diminuiva. La grande offerta di nuovi volumi costruiti evidenzia lo spreco di suolo agricolo e lo sprawl, che contrasta col grande numero di abitazioni vuote (5.603 solo nel 2001), ed anche questa contraddizione è tipica di una struttura urbana non governata adeguatamente poiché favorisce un aumento dei costi della gestione pubblica e un aumento della spesa privata delle famiglie. L'affollamento nel comune salernitano è costituito da tre fattori: (1) l'alta densità delle abitazioni figlia della pianificazione e della morfologia urbana, (2) l'alto indice di accentramento della popolazione residente (0,98), e (3) un alto numero di areali del pendolarismo, il triplo in ingresso rispetto a quelli in uscita. Le migliori performance economiche che attirano i flussi maggiori di persone si concentrano a Sud di Salerno nei comuni di Pontecagnano e Montecorvino Pugliano, e a Nord nella valle dell'Irno (indice di corridorietà).

2.2.3.1 I dati Per il Comune di Salerno, dal menu morfologie e dinamiche insediative, leggiamo il dato per l'anno 2011 sulla densità di abitazioni totali ben 55.771, superiore al valore comunale medio dell'indicatore 3.856; poi leggiamo il dato sulla densità di abitazioni pari a 932, di gran lunga superiore al valore comunale medio di 149. Dalla variazione percentuale delle abitazioni totali tra 1991, 2001 e 2011 osserviamo che a Salerno sono aumentate del 12%, mentre i comuni limitrofi hanno un aumento maggiore: Montecorvino Pugliano 127%, Giffoni sei Casali 66%, Baronissi 65%, Fisciano 50%, San Cipriano Picentino 49%, San Mango Piemonte 47%, Giffoni valle Piana 45%, Pontecagnano Faiano 43%, Pellezzano 37%. I dati mostrano la crescita urbana dei comuni limitrofi al Capoluogo. Dal menu morfologie e dinamiche socio demografiche e abitative, leggiamo il dato delle abitazioni vuote, nel 2001 ben 5.603. Per quanto riguarda il consumo del suolo20 il valore è di 31,10%. Dai processi economici circa i sistemi locali del lavoro leggiamo il dato sul tasso di disoccupazione: 18,90%, e il tasso di disoccupazione nel Comune di Salerno è 17,48%. Dotazioni e polarità: Salerno svolge un ruolo di centralità pertanto costituisce un polo. Dal menu indicatori di sintesi è possibile leggere densità e forma: la densità umana netta21 (flussi) 2001-2011 è 6.961 (popolazione residente + saldo pendolare + 1/3 posti letto/superficie

20

Percentuale (%) di suolo consumato e non consumato sul totale della superficie comunale. Descrive la densità di popolazione (pop/kmq) all'interno delle aree urbanizzate data sia dal numero di residenti che da altre presenze umane temporanee per turismo o per motivi di lavoro e studio. Propone 21

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

13


urbanizzata), di gran lunga superiore al valore medio 2.284; l'indice di mobilità22 2011 è 0,81 (rapporto tra la somma dei flussi in entrata e in uscita dal comune per motivi di lavoro e la popolazione occupata del comune); l'indice di accentramento della popolazione residente23 (2001-2011) è 0,98; l'indice di accentramento delle abitazioni24 (2001-2011) è 0,98; l'indice di autocontenimento25 è 0,61 mentre il valore comunale medio è 0,30; l'indice di compattezza delle aree urbane (2015) è 91% (rapporto fra acj area della j-esima patch della classe consumata e Ac superficie totale consumata); l'indice di frammentazione del paesaggio26 è 275,77 mentre il valore comunale medio dell'indicatore è 608,29 (rapporto tra la somma totale dei perimetri dei poligoni delle aree costruite e la loro superficie). Eterogeneità e dinamismo: l'indice di disuguaglianza27 è 0,22 rispetto al valore comunale medio di 0,19 per l'anno 2012; l'indice di dinamismo finanziario28 è 0,46; l'indice di dinamismo economico29 è 0,34. Dall'indice di dinamismo finanziario si rileva la capacità della popolazione di investire, se osserviamo un confronto con altri Comuni possiamo cogliere le differenze. Ad esempio, Milano ha un indice di 8,21; Siena 5,03; Sondrio 5,00; Firenze 2,19; Bologna 1,83; Roma 1,69; Modena 1,64; Parma 1,39; Lecce 0,55; Avellino 0,50; Caserta 0,49; Napoli -0,02; Benevento -0,10. Gli indici dicono che il caso salernitano esiste una palese difficoltà economica nell’investire, ed in base a questo sarebbe necessario ripristinare politiche pubbliche socialiste per consentire a tutti gli abitanti di uscire dalla marginalità economica e tendere ad autosufficienza, oggi inesistente. Gerarchie e organizzazione: l'indice su areali del pendolarismo30 del 2011 mostra che i pendolari in ingresso sono 33.654, mentre in uscita sono 12.691. In fine, sempre nell'indice gerarchie e organizzazione troviamo un interessante indice di corridorietà, un indicatore sintetico con valori tra 1 (performance minima) e 10 (performance massima) risultato dalla media della classe di ogni comune relativa ad alcuni indicatori di base. L'indice di corridorietà mette in evidenza la presenza di alcuni "Corridoi territoriali" lungo i quali dunque una immagine della densità umana al netto dei territori non urbanizzati e in virtù, non solo della popolazione residente, ma anche di quella fluttuante. 22 Restituisce la densità di spostamenti legati a motivi di lavoro, rispetto alla popolazione occupata di ciascun comune. 23 Indica la quota di popolazione residente nel comune che vive in contesti prettamente urbani. 24 Indica la quota di abitazioni del comune ubicate in contesti prettamente urbani. 25 Restituisce il livello di integrazione tra luogo di residenza e luogo di lavoro; esprime cioè il livello di soddisfacimento interno nell’offerta di posti di lavoro da parte di un comune. Più è alto il valore più popolazione attiva lavora nel comune in cui risiede. 26 Descrive la frammentazione del paesaggio in termini di densità dei margini del costruito. 27 È calcolato dal reddito imponibile IRPEF 2012 e si tratta di una sottostima della diseguaglianza attraverso l'Indice di Gini perché riguarda solo la componente 'tra gruppi', essendo costruita sull'ipotesi che dentro ciascun gruppo non ci siano differenze. 28 Misura il livello di benessere della popolazione e indica il dinamismo in termini finanziari e di reddito di ciascun comune, ovvero i fattori decisivi per l’innesco di cicli virtuosi in grado di condizionare il processo di sviluppo. 29 Indica il dinamismo in termini di maggiore presenza di posti di lavoro nelle imprese del settore privato. Restituisce l'immagine del tessuto imprenditoriale locale: le attività economiche – primarie, secondarie, terziarie e quaternarie – dalle quali dipende la struttura composita e articolata del sistema economico locale. 30 Spostamenti giornalieri casa lavoro. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

14


si concentrano i fenomeni di espansione urbana e le migliori performance economiche che generano i più intesi flussi di persone. È la rappresentazione complessiva e sintetica dei differenti aspetti propri di un corridoio territoriale e che si rifanno alle sue tre caratteristiche principali: un territorio densamente popolato ed attrattore; un territorio economicamente avanzato; un territorio contraddistinto da ingenti flussi di attraversamento. La rappresentazione grafica attraverso i valori e i colori evidenzia la contrazione del capoluogo salernitano e la crescita dei comuni viciniori. Dall'indice di corridorietà complessivo: Pontecagnano e Montecorvino Pugliano hanno un valore di 9,00; Mercato San Severino 8,67 e Fisciano 8,33; Pellezzano, Baronissi, Giffoni sei casali 8,00 mentre Salerno 7,33. L’indice mostra e dimostra il fatto che le funzioni e le attività economiche principali che richiedono i maggiori spostamenti delle persone non si svolgono nel comune centroide, e la principale concentrazione che attira risorse è la conurbazione a Sud-est lungo la piana del Sele, mentre la seconda è la conurbazione valliva dell’Irno. 2.2.3.1.1

Cartogrammi di PRIN-Postmetropoli

Figura 11 - Morfologie e dinamiche insediative, densità delle abitazioni. Fonte Atlante dei territori post metropoli, <http://www.postmetropoli.it/atlante/>.

Figura 12 - Indicatori di sintesi, densità e forma; indice di autocontenimento. Fonte Atlante dei territori post metropoli, <http://www.postmetropoli.it/atlante/>.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

15


Figura 13 - Consumo del suolo. Fonte Atlante dei territori post metropoli <http://www.postmetropoli.it/atlante/>.

Figura 14 - Dotazioni e polarità, gerarchie e policentrismo; livelli di centralità/perifericità dell'offerta dei servizi. Fonte Atlante dei territori post metropoli, <http://www.postmetropoli.it/atlante/>.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

16


2.3 Demografia e contrazione della città 200.000

Salerno, andamento demografico 157.243 155.496 148.932 144.078 142.099 132.608 123.391

150.000 100.000 50.000

90.87595.238 77.172 67.686 53.518 46.686

0

Il tasso di natalità nella Provincia di Salerno è di 7,2‰ nel 2015, mentre nel 2002 era di 8,0‰; il tasso di fecondità31 nel 2014 è di 1,29 mentre nel 2002 era di 1,32; l'indice di dipendenza strutturale32 è di 56,0 nel 2016 mentre nel 2002 era di 50,9. Per l'anno 2015, nel Comune di Salerno il tasso di natalità è del 7,2‰; il tasso di mortalità è del 12,8‰ quindi il saldo naturale è - 5,6‰; il tasso migratorio è del 3,1‰ quindi il tasso di crescita totale è - 2,5‰. Nell'anno 2019 la popolazione residente nel Comune di Salerno è di 132.702 abitanti al 31 dicembre; dal bilancio demografico il saldo naturale è -800, il saldo migratorio con l’estero è +117 con un saldo totale +56. Il numero di famiglie è 56.081 con una media di 2,36.

Figura 15 - Piramide delle età, tipica forma della popolazione in declino poiché la base stretta indica che le nascite sono in diminuzione. 31

Esprime il numero di figli per donna in età feconda. Consente di valutare le dimensioni dei nuclei familiari e di effettuare delle previsioni sulle tendenze numeriche della popolazione. Quando questo tasso ha un valore di 2,1 figli per donna si dice che una popolazione ha raggiunto il livello di sostituzione delle generazioni, quello necessario per consentire ad una popolazione di riprodursi senza diminuire di numero. 32 Rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni). Ad esempio, teoricamente, a Salerno nel 2016 ci sono 56,0 individui a carico, ogni 100 che lavorano. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

17


Per cambiare la piramide delle età e favorire la fertilità è necessario incidere sui fattori culturali, sociali, economici e politici poiché questi influenzano i comportamenti riproduttivi. Per incidere sui fattori economici è necessario osservare il bilancio urbano che misura i processi di crescita e decrescita urbana, e quindi le categorie delle attività locali e delle attività esportatrici, cioè le attività di base. Osservando il rapporto del moltiplicatore urbano 33 possiamo prevedere l'incremento o il decremento della popolazione urbana. La bilancia commerciale positiva del sistema locale salernitano indica che l'area vasta può avere un aumento demografico, mentre il bilancio cittadino è tenuto positivo dall'immigrazione. L'andamento demografico e la piramide delle età del Comune di Salerno coi dati ISTAT del sistema locale dimostrano che le attività economiche incidenti sull'uso del territorio sono state spostate dal Comune capoluogo verso i comuni limitrofi. Le cause circa la contrazione della popolazione34 potrebbero essere di vario genere: la riduzione del potere d'acquisto dei salariati, l'aumento dei prezzi degli alloggi (regime dei suoli e rendita immobiliare), la chiusura di attività, la delocalizzazione delle imprese e le nuove agglomerazioni commerciali. Questi fattori avrebbero favorito lo spostamento della popolazione urbana dal comune capoluogo verso i comuni limitrofi che hanno visto crescere la propria popolazione. In generale, un'azione per modificare la piramide delle età potrebbe essere quella di introdurre politiche nataliste a sostegno delle famiglie, che promuovono l'uguaglianza di genere e permettono il lavoro delle giovani coppie con più di due figli, sostegno agli asili, facilitazioni ai permessi di lavoro per i genitori e protezione dell'occupazione delle donne in maternità35. I cambiamenti della popolazione urbana salernitana dipendono dal fatto che non c'è stata, sul territorio comunale di Salerno, una corretta pianificazione circa la sostituzione delle attività motrici dell'economia urbana. La chiusura e delocalizzazione delle imprese manifatturiere e siderurgiche non è stata sostituita da attività terziarie esportatrici di servizi e tanto meno da attività di ricerca e innovazione. La disurbanizzazione o contrazione di Salerno è stata l'effetto di questi cambiamenti economici, e in generale l'attività terziaria richiede un numero di minore di addetti rispetto alle attività manifatturiere.

33

Se si conosce (o si ipotizza) la crescita delle attività esportatrici si può calcolare la crescita delle attività locali e dell'intera popolazione urbana in base a un rapporto detto moltiplicatore urbano che fa dipendere queste due variabili dalla prima. Perciò le attività esportatrici sono anche dette attività di base. Infatti ad ogni posto di lavoro nelle attività esportatrici corrisponde un certo aumento della popolazione residente (chi occupa il posto più i suoi familiari a carico), ma ad ogni nuovi tanti residenti ci sarà l'aumento di un posto nelle attività locali che provvedono ai loro bisogni e ciò produrre un ulteriore piccolo incremento della popolazione (Greineir A.L., Dematteis G., Lanza C., Geografia umana, un approccio visuale, Utet, 2012, pag. 251). 34 Le fluttuazioni della popolazione urbana dipendono dal fatto che ogni attività di base matrice dello sviluppo urbano cresce e decresce. 35 Greineir A.L., Dematteis G., Lanza C., Op. cit., 2012. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

18


2.3.1 Cartografica IGM

Figura 16 - Istituto Geografico Militare, 1908.

Figura 17 - Istituto Geografico Militare, 1941.

Figura 18 - Istituto Geografico Militare, 1956.

Figura 19 - Istituto Geografico Militare, 1983.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

19


3 Analisi della struttura urbana e conurbazioni Per leggere correttamente una città è necessario usare il filtro delle analisi urbanistiche costituite dalla misura scientifica delle densità urbane e dalla lettura della conformazione dello spazio esistente. La disciplina urbanistica ha un proprio linguaggio tecnico composto da un dizionario ricco di indici per misurare le densità36, come l’utilizzazione fondiaria37 e territoriale, il rapporto di copertura38, lo standard mq/ab e molti altri ancora. La densità non è solo una misura, un indice, ma un concetto molto importante poiché può dirci com’è usato il suolo, e se le quantità misurate sono correttamente proporzionate rispetto a criteri e regole compositive ritenute adeguate per svolgere un’esistenza civile e in armonia con la natura. Concetti come dimensionamento e proporzionalità sono alla base di una corretta pianificazione urbana. Questa analisi ha la chiara intenzione di mostrare come, anche Salerno e similmente a molte altre città italiane, nonostante i progressi scientifici svolti dall’uomo, sia stata mal governata da un’élite locale autoreferenziale influenzata dalla teologia capitalista che scelse in maniera consapevole di assecondare il proprio egoismo sfruttando la famigerata rendita ma distruggendo un bene comune.

Figura 20 - Salerno, sovrapposizione del Piano Donzelli-Cavaccini (garden-city) con la città attuale.

La disciplina urbanistica nacque nella seconda metà dell’Ottocento e maturò già nel primo decennio del Novecento, immaginando standard minimi e corretto proporzionamento. Quando l’urbanistica maturò, la Salerno moderna che subiamo oggi non esisteva, e c’era solo uno 36

In urbanistica, tradizionalmente, ci si è riferiti alla densità di popolazione, tale rapporto prende anche il nome di densità abitativa, in ambito urbano o rurale, ed è misurato in abitanti per ettaro (ab/ha). 37 Si definisce “indice di utilizzazione fondiaria” (Uf) il parametro numerico che esprime in metri quadrati di superficie utile lorda (Sul) le quantità massime edificabili per ogni metro quadrato di superficie fondiaria (Sf). 38 Si definisce “rapporto di copertura” (Rc) la proporzione, espressa in percentuale, tra la superficie coperta (Sc) massima ammissibile e la superficie fondiaria (Sf). ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

20


splendido ed originale borgo antico medioevale da conservare e restaurare. Gli insediamenti industriali erano pochi e tutti fuori il centro abitato; una condizione ideale per rigenerare l’esistente e pianificare correttamente il nuovo paesaggio urbano. All’inizio del Novecento, Salerno ebbe persino l’opportunità di diventare una garden-city, fu progettato anche il piano ma il ceto dirigente scelse di soddisfare la propria avidità. Questa storia dovrebbe insegnarci come evitare errori nel presente e pensare diversamente il futuro lasciando la teologia capitalista.

Figura 21 - Il centro storico con tessuto intricato compatto e la parte moderna con tessuti reticolari, fonte immagine google earth.

Nel caso salernitano, quando il legislatore approvò anche il famoso DM 1444/68 per indicare ai Comuni di fare bene i piani urbanistici, accadde che l’Amministrazione incaricò, negli anni ’70 del secolo scorso, gruppi di tecnici salernitani per misurare le densità esistenti e il risultato mostrò una città squilibrata per carichi eccessivi e assenza di standard nei quartieri39. Quelle 39

Nel 1972 Salerno, come molti altri comuni, cercò di progettare i diritti minimi e diede incarico ai progettisti salernitani (Cannella, Capobianco, Carpentieri, Centola, De Vero, Dell’Acqua, Fabiano, Francese, Giannattasio, Ilardi) di recuperare gli standard e individuare le zone omogenee (Del. n. 4406/bis del 31/07/1972). Nel 1974 lo studio preliminare evidenziò la carenza di servizi minimi e la relazione dell’elaborato intermedio del 1979 rappresentò con precisione che lo standard esistente è di 1,37 mq/ab (la vecchia legge regionale del 1977 prescriveva 30 mq/ab) e una densità di 987 ab/ha in zone del centro (la manualistica prescrive 300 ab/ha), e suggerì il riequilibrio dei servizi sia per l’area occidentale (centro) che per quella orientale (città moderna e periferia). Un altro aspetto interessante emerse con evidenza pubblica, e cioè il danno delle famigerate rendite di posizione poiché la pubblica amministrazione, pur di avere i servizi minimi, pagava, e tutt’oggi lo fa ancora, un affitto ai privati per possedere uffici presso sedi improprie, cioè edifici costruiti per civili abitazioni. Il Consiglio comunale con delibera n. 139 del 1/08/1978 ritenne di «estremo interesse» l’acquisizione di tutti gli elementi di valutazione relativi alla problematica sollevata. Nonostante la lentezza nel decidere la soluzione dei problemi cittadini, in un documento deliberativo di Giunta comunale del 17 marzo 1983 si discusse circa l’opportunità di superare il Piano Marconi ritenuto obsoleto e dannoso, e di pensare ad un nuovo «piano complessivo di ampia scala» necessario per «il rilancio della vita sociale e produttiva della città» poiché «non possono più essere consentiti interventi disorganici», in quanto già nel passato «la città è stata consegnata nelle mani della speculazione che ne ha definito la crescita caotica sull’esclusivo interesse del singolo con la conseguenza di una vita sociale povera e densa di squilibri». ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

21


analisi sono attuali poiché la città in quelle parti non è mutata, così come sono validi i suggerimenti di allora, cioè ridistribuire i carichi e recuperare standard per evitare altri danni, pertanto la lettura che segue si concentra sull’interpretazione della conformazione spaziale, e poi uno sguardo sulla struttura urbana estesa: la nuova città. Salerno è una città di fondazione antica (650 a.C.) e il suo nucleo centrale è costruito abbarbicato sulla collina Bonadies, a Nord; in cima si trova il castello Arechi. Il centro conserva la tipica struttura medioevale con alta densità e un reticolo irregolare di strade strette, "chiuso" fra due fiumi il Fusandola ad ovest e il Rafastia ad est, e una serie di valloni naturali che hanno condizionato l'insediamento, che col tempo divennero strade-alveo. Il centro di Salerno si è sviluppato soprattutto nel medioevo, ha un impianto40con tessuto intricato organico41 a grana grossa42 su una rete di strade irregolari lungo il pendio della collina. Salerno fu capitale del suo Principato dal'762 d.C. fino al 1130, quando perse il ruolo a favore di Palermo. Il declino comincia nel 1442 sotto la dominazione degli Aragonesi, e continua con la dominazione borbonica iniziata nel 1734. Le mura saranno demolite nel 1812. Possiamo osservare come il centro storico e la parte moderna fino al fiume Irno costituiscono una forma compatta che favorisce le relazioni di prossimità. Nel centro storico la parte più alta (via Salvatore de Renzi) è in stato di abbandono, sia per la sua complicata accessibilità dovuta all'orografia del territorio, e sia per il decentramento di diverse funzioni. L'inizio della prima rivoluzione industriale colloca i primi impianti industriali manifatturieri nella valle dell'Irno, fuori dal nucleo storico centrale. Nel Novecento la struttura urbana comincia a cambiare, e cresce fino a diventare un centro urbano gravitazionale, un polo. Nell'epoca moderna le strade assumono una dimensione più ampia rispetto al tessuto intrico storico medioevale, per consentire il fluire del traffico urbano. L'espansione moderna si realizza anche occupando il mare, ed è così che saranno realizzati i giardini del Lungomare Trieste fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, con lavori di riempimento che termineranno durante gli anni ’60 del secolo scorso. Il luogo di incontro fra l’impianto medioevale e quello moderno è leggibile uscendo dal centro percorrendo via dei Mercanti fra piazza Portanova e l’inizio del Corso Vittorio Emanuele, in questo passaggio riscontriamo una geometria delle strade più ampia e la maglia diventa a grana media. Durante il Novecento, la città si sviluppa lungo la fascia costiera - Lungomare Trieste (realizzato occupando il mare) - e verso l'interno (via dei Principati, via Carmine, via Nizza) con insediamenti a fabbricazione chiusa addensata per case collettive e servizi (palazzine di 6 e 8 piani con piano terra commerciale), cercando di massimizzare l'uso dei suoli. I tessuti sono reticolari ma con un

40

Forma dell'insieme delle strade. «La conformazione planimetrica della rete viaria è complessa e irregolare, e non riconducibile al modello geometrico del reticolo, non potendosi peraltro distinguere in modo univoco una grana, da cui l’utilizzo dell’aggettivo “intricato”». <http://digilander.libero.it/urbanistica.ing/Documenti/Mattogno/Tessuto%20urbano.pdf>, (consultato il 1 settembre 2016). 42 Grado di frammentazione della trama edificata che compone il tessuto. 41

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

22


cattivo rapporto fra area stradale ed area fabbricabile a danno del verde privato e pubblico, della viabilità e della vivibilità poiché c’è carenza di spazio pubblico da destinare alla convivialità; e questa carenza è riscontrabile in tutta la città. Lungo le vie principali (via dei Principati, via Dalmazia, via Nizza, via P. De Granita, via Carmine, via F. Crispi, via Posidonia..) la distanza fra gli edifici realizza una geometria delle sezioni stradali insufficiente a danno della corretta vivibilità ed a danno di corrette connessioni fra le zone residenziali che necessitano di un’adeguata fruibilità del territorio. La conformazione spaziale di queste strade rappresenta spesso margini continui e spazi corridoio mal progettati poiché la cortina continua di edifici separa e rispinge, essendo la stessa non interrotta da un’adeguata regolarità di connessioni e luoghi di senso (via L. Guercio, via Palinuro, via Trento SS18 Tirrenia inferiore, via Posidonia), ed anche negli insediamenti delle strade collinari, anziché utilizzare densità corrette con l’interruzione dei margini per favorire la fruibilità del paesaggio, riscontriamo una conformazione spaziale scadente che non si integra col territorio. L’unica urbanizzazione moderna realizzata con criteri accettabili è quella relativa a Corso Garibaldi e il lungomare Trieste poiché da un lato la strada è ampia per consentire un efficace scorrimento della viabilità e dall’altro si sono realizzati ampi giardini verdi, e purtroppo anche in questi lotti (Corso Garibaldi e Corso Vittorio Emanuele) sono stati costruiti taluni edifici non compatibili con il paesaggio urbano per l’eccessiva altezza di taluni fabbricati, oltreché scadenti per l’assenza di un carattere architettonico. I piani adottati (piano Calza-Bini, 1936; piano Marconi, 1958) assecondano la prevalente cultura liberale della borghesia italiana, e così sfruttando la zonizzazione e le disuguaglianze di reddito si organizza una struttura urbana generando separazione; in una prima fase la borghesia sceglie il centro come luogo per insediarsi e in periferia colloca i ceti meno abbienti. Poi fra gli anni '60 e '80 la borghesia sceglie di lottizzare alcune colline - via Bottiglieri, viale delle Ginestre, via Eucalipti (alle pendici del colle Bellara), via Laspro e Mennolella (zona Carmine alto) - mentre cresce la necessità di recuperare il centro storico, già aggredito da processi speculativi del moderno che deteriorano l’ambiente e l’insediamento esistente. La mentalità sviluppista cambia la struttura urbana e lo zoning funzionale individua anche zone specializzate (area ASI a Fuorni). Lo sfruttamento della rendita e la parcellizzazione dei suoli condizionano negativamente la crescita urbana, che realizza tessuti reticolari e forme aperte tipiche per l'assenza di complementarità tra la rete delle strade e delle piazze. Insediamenti di tessuti reticolari sono in via dei Principati, via Nizza, via Paolo de Granita, via Dalmazia, e via del Carmine; mentre le forme aperte sono nella zona orientale con la prima espansione a Sud-est pianificata dal Piano Scalpelli sul lungomare Marconi (Torrione basso), e sulle colline forme organiche con agglomerazioni di palazzine avviando la prima dispersione urbana. Tutta la città è coinvolta da una crescita urbana senza regole per l’assenza di corretta pianificazione, poiché il ceto dirigente scelse la propria avidità a danno della collettività, e così vi sono aree particolarmente compromesse dove l’ignoranza ha consentito persino una

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

23


fabbricazione insalubre, talmente densa da creare l’assenza di luce solare nei piani più bassi; ciò è evidente in zona Carmine, via L. Guercio, Pastena e Mercatello.

Figura 22 - Salerno, la forma urbana, elaborazione personale.

Nel caso salernitano, spesso questi agglomerati edilizi non rappresentano tessuti urbani e mostrano numerose carenze spaziali: l’assenza di una nota regola elementare, innanzitutto, che classifica e progetta strade e lotti, tant’è che spesso la distanza fra gli edifici è insufficiente per una corretta proporzione fra carreggiata, marciapiedi e verde pubblico (assente), e ciò è facilmente riscontrabile proprio per le vie principali come via dei Principati, via Dalmazia, via Nizza, via Carmine, via Posidonia. La fabbricazione lungo queste strade principali mostra una scarsa varietà dei luoghi per l’inesistenza di vere e proprie piazze, che non siano piccoli giardini o slarghi, oltreché l’assenza di verde di quartiere. Gli edifici stessi così addensati costituiscono vere e proprie barriere, e questo disordine urbano presente in molte zone genera disorientamento anche per l’assenza di tragitti ben definiti che potrebbero definire una migliore figurabilità, leggibilità, e un’efficace tutela per i pedoni. Ad esempio, tutta la parte moderna reticolare - via dei Principati, via Nizza, zona Carmine e zona fiume Irno – rappresenta un enorme aggregato edilizio che ha distrutto le caratteristiche naturali dei luoghi, dalla volgare cementificazione delle colline fino alla sciocca cementificazione del fiume cittadino aggredito da merce edilizia, e su di esso insiste persino il viadotto della tangenziale con pile da ponte nel letto del fiume stesso, ben visibili a Fratte e via Irno. L’eccessiva e maldestra densificazione ha concentrato le attività favorendo la prossimità, ma lo spazio costruito e vissuto (zona Carmine, Irno, Torrione, Pastena, Mercatello) è totalmente privo di carattere, che invece troviamo nella parte centrale della città, poiché insiste un patrimonio storico e monumentale con il linguaggio del classico. La città di Salerno, a causa di una pessima edificazione, è costretta a convivere con contrasti stridenti, l’orrenda e volgare merce edilizia ampiamente diffusa sul territorio grazie all’essenza ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

24


di regole, e la bellezza del patrimonio storico, del suo mare e del clima. Il cattivo modello del ceto politico e dell’élite borghese, ha realizzato una violenta aggressione al territorio distruggendo anche valori ambientali collettivi ma nonostante si sia recato un serio danno economico e sociale a tutta la comunità, un nuovo ceto sociale potrebbe decidere di iniziare a riparare gli errori del capitalismo. In questo contesto compromesso, la tipologia costruttiva più diffusa è la palazzina multipiano priva di qualità architettonica, mentre l’assenza di verde di quartiere e di percorsi specifici non facilità gli spostamenti pedonali. La complessa orografia del territorio, valliva e collinare, è solitamente un valore ambientale da sfruttare a vantaggio di un’edificazione che si inserisce nel paesaggio; ma nel caso salernitano è accaduto il contrario nonostante i primi piani urbanistici suggerivano di farlo. L’edificato esistente è completamente distaccato dal contesto ambientale, e la pessima edificazione senza regole è ampiamente diffusa in tutta l’area urbana estesa. Un approccio culturale opposto che crea valore è l’avvio di processi co-evolutivi che riconoscono i sistemi ambientali e progettano la compatibilità delle attività umane partendo dall’elencare i beni, i sistemi ambientali, urbani, rurali, infrastrutturali e paesaggistici che si sono formati nell’area urbana estesa perché questi rappresentano i caratteri identitari della comunità, e questo patrimonio territoriale è il bene comune dei salernitani. Bisogna riconoscere che fino ad oggi, in minima parte, questi beni comuni sono stati talvolta distrutti e molte altre volte trascurati da scelte politiche a dir poco sciagurate e nefaste. Le istituzioni politiche stanno trascurando la complessa realtà urbana, mentre i dati ci mostrano una struttura fragile poiché sono numerosi gli edifici che stanno arrivando a fine ciclo vita e ciò si traduce in un aumento del rischio sismico43; contemporaneamente viviamo una trasformazione della società che necessità di un nuovo fabbisogno abitativo che influenza la progettazione delle tipologie edilizie. Nell’ambito identitario del sistema salernitano possiamo osservare la forma insediativa: l’area di gravitazione urbana costituita dal centro del capoluogo con l’unità di paesaggio area urbana

43

Pensando all’opportunità dell’iniziativa de Miur e del progetto di “scuole innovative”, per l’edilizia scolastica di proprietà comunale sono stati raccolti i seguenti dati: fra il 2016 e il 2018 l’Amministrazione ha realizzato interventi di adeguamento funzionale e manutenzione straordinaria per 9 plessi scolastici (A. Pirro, M. Luciani, C. Tafuri, G. Barra, G. Rodari, Mons. g. Prione, C A Alemagna, Sala Abbagnano, N. Abbagnao), poi ha programmato l’adeguamento sismico per altri quattro edifici: M. Mari costruita nel 1958, Medaglie d’Oro del 1955, Abbagnano del 1960, Mariconda del 1965, infine l’adeguamento funzionale per altri quattro edifici: Luciani del 1960, Barra del 1920, Montevergine del 1960, Rodari del 1968. Esistono altri 13 edifici costruiti fra il 1913 e il 1978 che necessitano di interventi di adeguamento strutturale, funzionale e tecnologico. A giugno 2018 l’Amministrazione ha chiesto finanziamenti per realizzare la verifica di vulnerabilità sismica per circa 29 plessi scolastici, e ciò riguarda gli edifici antecedenti al 1970, solo alla fine di tale ricognizione sarà possibile ragionare sulla convenienza economica di un’eventuale sostituzione edilizia di edifici ormai obsoleti. In generale, l’Amministrazione ha programmato l’adeguamento sismico per tutti gli edifici arrivati a fine ciclo vita, per l’appunto l’ha programmato e non l’ha fatto, e intanto bambini, insegnanti e famiglie sono costretti a utilizzare edifici inadeguati. Gli edifici periferici sono in condizioni peggiori, abbandonati e obsoleti, ma la localizzazione offre le migliori opportunità per l’esistenza di spazi capaci di ospitare nuovi edifici a norma, secondo le regole del Miur (accessibilità urbanistica, spazi flessibili, laboratori, atelier, auditorium, agorà, civic center, cucine e mense, attrezzature sportive). ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

25


di Salerno, e il periurbano44 collinare con l’unità di paesaggio denominata Pendici occidentali dei Picentini. L'area di gravitazione ha una forma compatta, mentre la crescita urbana nei comuni limitrofi ha assunto una forma insediativa reticolare e rizomica dei filamenti di natura endogena, dando vita a rigonfiamenti, e ispessimenti lineari e collinari pluridirezionali favorendo un'urbanizzazione dilatata. La crescita ha investito gli assi infrastrutturali e la rete stradale minore. L'ampliamento degli insediamenti è stato realizzato seguendo la rete dei percorsi stradali automobilistici e questi rappresentano i filamenti urbani multidirezionali (rizomi) contrassegnati anche da attività terziarie (commercio, servizi, tempo libero)45. Si osservano le conurbazioni46: una a Nord, da Salerno verso Mercato San Severino che scorre nell’unità di paesaggio Valle dell’Irno - 64.895 abitanti - con diverse e complicate ramificazioni periurbane47 e rururbane48 collinari che rappresentano alta dispersione urbana. Nella valle dell'Irno troviamo spazi ibridi e frammentati. Gli spazi ibridi sono costituiti dalle agglomerazioni frammentate, cioè un insieme ibrido e generico di manufatti e di parti eterogenee dove si alternano tipi edilizi diversi, con zone a bassa densità e ad alta densità, costituite anche da attività commerciali e servizi. Due conurbazioni lineari a Sud: la principale uscendo da Salerno verso i centri urbani di Pontecagnano e Battipaglia - 90.107 abitanti -, nell’unità di paesaggio Piana del Sele; e l’altra minore lungo la linea di costa, di piccola formazione, verso Agropoli. Anche qui troviamo rizomi, spazi ibridi e frammenti.

44

Tessuto edificato a bassa densità e discontinuo, cresciuto lungo strade e attorno a villaggi e centri urbani minori preesistenti in seguito alla dispersione, per un raggio di decine di Km di elementi urbani (abitazioni, capannoni, superfici commerciali, etc.) con vasti spazi aperti interclusi, anche agricoli. 45 Torres, Op. Cit., 2004 46 Città estesa formata da più agglomerazioni vicine, cresciute contemporaneamente, fino a fondersi tra loro in un'unica area edificata continua. 47 La peri-urbanizzazione è un tessuto edificato a bassa densità e discontinuo, cresciuto lungo strade e attorno a villaggi e centri urbani minori preesistenti in seguito alla dispersione, per un raggio di decine di Km, di elementi urbani (abitazioni, capannoni, uffici, superfici commerciali ecc.) con vasti spazi aperti interclusi, anche agricoli. 48 Rururbano è l'abbreviazione di rurale-urbano, indica il territorio una volta rurale e ora urbanizzato, ma meno denso delle zone suburbane. L'occupazione, i modi di vita, gli stili architettonici e molti usi del suolo sono quelli delle periferie urbane. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

26


Figura 23 - Salerno, ambiti identitari, conurbazioni e periurbanizzazioni (Fonte, Ptcp, 2012).

Altre conurbazioni lineari a Nord-Est sono in corso di sviluppo - 41.555 abitanti -: una da Pontecagnano verso Giffoni Valle Piana nell’unità di paesaggio fluviale del Picentino; e l’altra fra Bellizzi e Montecorvino Rovella che sale verso le pendici Sud-orientali dei Picentini. Due sistemi rururbani inseriti nell’unità di paesaggio dei Picentini: uno fra Salerno e San Mango Piemonte, e l’altro fra Pontecagnano e Montecorvino Pugliano. La geografia fisica degli insediamenti urbani mostra anche una serie di frammenti e di spazi aperti nell'ambito rururbano. Si tratta di una moltitudine di costruzioni singole, distanziate e separate fra loro, non articolate a formare una trama unitaria49. Salerno passa da una città compatta lineare costiera a una città estesa. L'area urbana assume la forma di una dilatazione multicentrica50 come un sistema di area vasta51. La periurbanizzazione salernitana presenta le tipiche caratteristiche della città diffusa e dispersa (urban sprawl) dove si privilegia la mobilità privata e individuale. La dispersione urbana e le dinamiche relazionali fanno coesistere due usi del suolo: lo spazio di prossimità tipico della città e i flussi della rete dello spazio discontinuo tipico dello sprawl e della "città regione", o della "città di città". Nella struttura salernitana coesistono sia l'urbanizzazione concentrata e sia quella estesa, caratterizzata da una trasformazione non omogenea del territorio. In questa struttura osserviamo la concentrazione, l'estensione e la differenziazione, tutte caratteristiche di un processo chiamato "urbanizzazione regionale multiscalare". Secondo l'Atlante di PRINPostmetropoli, il Comune di Salerno ha un indice di dispersione delle aree urbane52 di 0,48 e indice di compattezza delle aree urbane del 91%, inserita nella classe 2 (monocentrica dispersa). 49

Torres, Op. Cit., 2004 Formazione di una città discontinua fondata sulla mobilità automobilistica. 51 È un'agglomerazione urbana costituita da aree di conurbazione e aree periurbane. 52 L'indicatore si calcola col rapporto tra aree ad alta densità e aree ad alta e bassa densità. Descrive la dispersione attraverso la variazione di densità di urbanizzazione. 50

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

27


Gli abitanti della città di Salerno insieme agli abitanti dei comuni limitrofi costituiscono una popolazione che incide direttamente sull'uso del territorio, ma poiché i centri minori non costituiscono centralità alternative, accade di frequente che gli interessi e le principali attività ricreative e attrattive si svolgono nel capoluogo di Provincia generando congestioni e sovraffollamento. In termini di contrazione anche la città di Salerno è stata toccata dal fenomeno shrinkage: Salerno

Popolazione al 1951

Picco al 1981

Popolazione al 2011

variazione %

90.970

157.135

132.608

- 18,4%

Il fenomeno shrinkage italiano si è caratterizzato per la crescita degli ambiti suburbani, ed anche l'area salernitana è stata caratterizzata dal medesimo cambiamento: 24.527 abitanti trasferitesi, per la maggior parte, nei comuni limitrofi. Di seguito è riportato l'aumento demografico nei comuni del Sistema Locale salernitano. Tabella 2 - Variazione della popolazione nel SLL salernitano. Baronissi Battipaglia Bellizzi Bracigliano Capaccio Castiglione dei Genovesi Cava dé Tirreni Eboli Fisciano Giffoni sei casali Giffoni valle piana Mercato San Severino Montecorvino Pugliano Montecorvino Rovella Pellezzano Pontecagnano Faiano San Cipriano Picentino San Mango Piemonte Vietri sul mare Totale

Popolazione al 1951 8.323 16.896 1.817 3.958 7.699 1.112 39.088 20.453 8.451 4.482 8.461 15.515 3.547 9.050 5.858 13.171 4.165 1.423 11.911 185.380

al 2011 16.790 50.464 12.971 5.439 22.016 1.356 53.885 38.219 13.677 5.262 12.024 22.036 10.019 12.533 10.580 25.096 6.643 2.587 8.076 329.673

variazione % 50,4% 66,5% 85,9% 27,2% 65,0% 17,9% 27,4% 46,5% 38,2% 14,8% 29,6% 25,5% 64,5% 27,8% 44,6% 47,5% 37,3% 44,9% - 47,4% 43,7%

L'area salernitana è, di fatto, da alcuni decenni un'area di gravitazione53 con conurbazioni estese, una metropoli di prima generazione senza un adeguato piano di governo del territorio, fino all'approvazione del Ptcp del 2012. La città capoluogo è centro urbano di rango superiore ma la dispersione urbana ha generato ambiti confinanti poco attrezzati favorendo un dispendioso pendolarismo senza infrastrutture adeguate. I comuni limitrofi rappresentano una sorta di arcipelago; e l'organizzazione e la pianificazione di quest'area anziché puntare alla coesione territoriale ha favorito la dispersione con l'aumento del consumo di suolo e lo spreco di energie. Sostanzialmente il governo territoriale ha favorito lo sprawl anziché adottare tecniche per 53

I beni e i servizi prodotti dalla città non sono destinati solamente ai suoi abitanti ma a un territorio circostante che è servito dalla città e che si serve di essa. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

28


prevenirlo. Osservando la dinamica demografica e territoriale dal punto di vista dell'utilizzatore potenziale del territorio (city user), possiamo sommare i 329.673 abitanti dei comuni limitrofi con i 132.608 residenti (2011) di Salerno, arrivando al totale di 462.281 utilizzatori del territorio. Se consideriamo l'approccio del Ptcp di Salerno secondo il Sistema Locale del Lavoro (SLL)54 l'area salernitana è più popolosa rispetto a quella sopra descritta. Secondo uno studio del CELPE55 su dati ISTAT il SLL di Salerno (codice ISTAT 438) all'anno 2007 è un insieme di 22 Comuni56. Nel 2017 l'ISTAT pubblica un aggiornamento sui SLL riducendo il numero dei comuni a 17, su dati del 2011. Secondo lo scrivente è opportuno individuare, all'interno del SLL, la struttura urbana costituita dalle conurbazioni saldate al comune centroide, che di fatto rappresenta una nuova città.

Salerno

Centroide (2017) popolazione Superficie 134.944 58,96 km2

SLL (2011) popolazione Superficie 329.950 457,8 km2

Comuni 17

Centroide + conurbazioni popolazione superficie comuni 302.338 272,4km2 11

Gli 11 comuni considerati come unica struttura urbana sono: Salerno, Vietri, Pontecagnano F., Bellizzi, Battipaglia, San Mango Piemonte, Castiglione dei Genovesi, Pellezzano, Baronissi, Mercato San Severino, e Fisciano. Dentro l'ambito territoriale relazionale (SLL)57 possiamo osservare le forme insediative esistenti condizionate dall'orografia del territorio e dal regime dei suoli: la forma intricata e compatta per il cento di Salerno e le forme aperte nella zona moderna. Seguono le conurbazioni di tipo anulari (l'espansione collinare) e lineari (lungo le vie principali:

54

Sistemi Locali del Lavoro (SLL), sono un'aggregazione del territorio non amministrativa ma funzionale per l’implementazione delle politiche per lo sviluppo del territorio. Tale suddivisione del territorio nazionale, che prescinde da vincoli di natura amministrativa preesistenti, tiene conto delle peculiarità socio economiche delle singole aree territoriali facenti parte dei Sistemi Locali del Lavoro. Ciò permette di mettere a punto politiche attive del mercato del lavoro e, più in generale, politiche per lo sviluppo del territorio più adeguate all’ambiente economico nel quale si intende intervenire. I Sistemi Locali del Lavoro sono, in un certo senso, la risposta statistica alle teorie economiche sulla segmentazione del mercato del lavoro sviluppatesi a partire dagli inizi degli anni ’70. Difatti la prima segmentazione del territorio italiano in SLL è stata prodotta dall’ISTAT – IRPET nel 1981. In seguito, oltre ad un aggiornamento dei confini dei Sistemi Locali del Lavoro, realizzato in concomitanza con il censimento della popolazione del 1991, gli stessi SLL sono stati utilizzati in molte analisi statistiche (Relazione ISTAT, 1999) ed economiche del territorio (Viesti, 2000); fonte: Gianluigi Coppola, Fernanda Mazzotta, CELPE-DISES, "I sistemi locali del lavoro in Italia: aspetti teorici ed empirici", Quaderni di ricerca 2, novembre 2005. 55 Centro di Economia e Lavoro e di Politica Economica 56 Nel 2017, l'ISTAT pubblica un Rapporto sull'urbanizzazione e riclassifica il SLL salernitano con 17 comuni e una popolazione di 334.882 abitanti. 57 Per interpretare la configurazione geografica locale di un territorio si considera il «concetto guida della strategia di regionalizzazione adottata in Italia ed è l’auto contenimento, e si tratta di un concetto geografico che denota un territorio dove si concentrano attività produttive e servizi in quantità tali da offrire opportunità di lavoro e residenziali alla maggior parte della popolazione che vi è insediata. Di conseguenza, esso sta a indicare la capacità di un territorio di comprendere al proprio interno la maggiore quantità (possibile) delle relazioni umane che intervengono fra le sedi dove si lavora e quelle dove si ha la residenza. Il SLL è un’entità socio economica che compendia, occupazione, acquisti, ricreazione e opportunità sociali in quanto attività limitate nel tempo e nello spazio» (Coppola & Mazzotta, I sistemi locali del lavoro: aspetti teorici ed empirici, Salerno, 2005). ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

29


da Salerno sino a Battipaglia, e da Salerno lungo la valle dell'Irno) ove troviamo la dispersione urbana con rizomi e aree frammentate. Tabella 3 - Consumo di suolo nel SLL di Salerno (Rapporto ISPRA, 2017) NOME_Comune

Baronissi Battipaglia Bellizzi Bracigliano Capaccio Castiglione del Genovesi Cava de' Tirreni Eboli Fisciano Giffoni Sei Casali Giffoni Valle Piana Mercato San Severino Montecorvino Pugliano Montecorvino Rovella Pellezzano Pontecagnano Faiano San Cipriano Picentino San Mango Piemonte Vietri sul Mare Salerno

Suolo_consumato_[ha]

Suolo_non_consumato_[ha]

Suolo_consumato_[%]

310,66 2689,95 466,7 130,97 1679,04 52,73 865,28 3688,14 539,29 220,97 414,68 465,24 685,14 456,13 193,49 1659,46 212,77 76,15 126,98 2055,85

1473,33 2963,67 331,29 1302,55 9559,68 982,46 2769,76 9992,5 2613,26 3267,69 8398,96 2553,27 2187,15 3736,53 1203,13 2040,01 1517 523,16 819,95 3898,78

17,41 47,57 58,48 9,13 14,93 5,09 23,80 26,95 17,10 6,33 4,70 15,41 23,85 10,87 13,85 44,85 12,30 12,70 13,40 34,52

Suolo_consumato_[ha]

Suolo_non_consumato_[ha]

Suolo_consumato_[%]

La nuova struttura urbana, composta da 11 comuni, potrebbe essere governata attraverso un unico piano urbanistico bioeconomico che può fermare il consumo di suolo e lo sprawl. Secondo il Rapporto ISPRA58, Salerno e Foggia sono le città dove sono avvenuti i maggiori processi di trasformazione del territorio dovuti ad aree industriali e commerciali.

3.1 Il mercato immobiliare a Salerno Il valore economico dei fabbricati è determinato da diversi fattori: dal contesto economico, sociale, politico e istituzionale, dalle caratteristiche della zona in cui sono ubicati (caratteristiche estrinseche) e dalle specifiche di ogni singola unità immobiliare (caratteristiche intrinseche, la manutenzione degli edifici). Le principali componenti del contesto economico, sociale, politico e istituzionale sono: le famiglie, le politiche territoriali (gli strumenti urbanistici), le politiche per la casa, le tecnologie dell’edilizia, le norme di sicurezza e il mercato (anche finanziario). Gli strumenti urbanistici rappresentano il quadro di riferimento circa l’uso del suolo (regole costruttive e mercato) mentre le politiche della casa e della locazione hanno una forte influenza sulle relazioni contrattuali, poi vi sono le politiche fiscali, e le tecnologie edili determinate dalla conoscenza storico-tecnica del momento e dal ciclo vita degli edifici circa l’obsolescenza naturale delle costruzioni, così come le norme che dettano nuovi standard qualitativi più alti, così da influenzare la progettazione e il valore degli immobili. I mercati

58

ISPRA, Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, 2017, pag. 28 <http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-eservizi-ecosistemici>, consultato il 23 giugno 2017. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

30


finanziari e i fondi di investimento privati rappresentano un’opportunità di profitto sul mercato immobiliare e possono creare disastri come una recessione economica. Osserviamo il caso salernitano: come in qualunque altra città italiana la storia, il territorio, e i processi economici determinano il mercato. La cultura tecnica e tecnologica del momento determina il patrimonio costruito, pertanto l’anno di costruzione è importante per stimare il fine ciclo vita, e ciò influenza il valore economico degli edifici (coefficiente di vetustà, coefficiente di obsolescenza). Le attuali caratteristiche intrinseche dei fabbricati realizzati molti decenni fa costituiscono un elevato rischio sismico (vulnerabilità), altresì insiste un’evidente obsolescenza tecnologica dell’involucro e degli impianti. Escludendo il centro storico realizzato in muratura, il patrimonio esistente consiste prevalentemente in palazzine multipiano, e determinati condomini si sono occupati e preoccupati dell’involucro, ma non dal punto di vista energetico e tecnologico, solo dal punto di vista estetico per limitare eventuali danni di caduta dei calcinacci. Restano insoluti temi determinanti quali il rischio sismico e l’auto sufficienza energetica che sfrutta le fonti alternative, e questo tema riguarda anche il patrimonio pubblico, coinvolto anch’esso dalla vetustà degli edifici e dalla loro obsoleta funzionalità tipologica poiché sono mutati gli standard e i bisogni dell’Amministrazione. Oltre a questi aspetti tecnici, il mercato salernitano si caratterizza per una totale deregolamentate delle rendite di posizione, impropriamente determinate e influenzate da ignoranza e speculazioni. Ad esempio, è noto che un mercato urbano correttamente pianificato crea una rendita differenziale, poiché aree ben servite (uffici postali, servizi di trasporto, teatri, biblioteche, centri culturali…) determinano maggiore valore economico rispetto ad aree periferiche prive di standard, ma Salerno è una città costruita dalla speculazione ed è priva di un corretto disegno urbano. In assenza di un’adeguata morfologia urbana è complicato determinare una corretta valutazione del mercato immobiliare, ed il caso salernitano è anomalo anche per questo poiché i prezzi richiesti da agenzie e privati sono gonfiati, e favoriti dall’ignoranza degli acquirenti. Perseguendo consuetudini viziose e improprie, l’Amministrazione salernitana sceglie di trascurare noti e vecchi problemi, e prosegue la strada obsoleta e dannosa dell’ideologia di mercato, pertanto gli strumenti urbanistici sono molto deboli dal punto di vista culturale, cioè lo strumento adottato è un “piano” edilizio (non un piano urbanistico) che non tutela adeguatamente ambiente e ceti economicamente più deboli, e danneggia lo stesso mercato immobiliare. Il piano edilizio del Comune capoluogo, oltre che mal dimensionato da un’analisi sbagliata, si caratterizza per un’estrema deregolamentazione del mercato preferendo la contrattazione privata degli strumenti attuativi (urbanistica contrattata), assecondando esigenze e capricci degli speculatori, o di qualunque investitore desideroso di sfruttare la rendita immobiliare. A Salerno, come in molte altre città, l’approccio prevalente è stato, ed è tutt’ora, quello di favorire l’accumulazione capitalistica attraverso le rendite marginali, cioè la proprietà perde il significato di valore d’uso (un bene) per essere meramente valore di scambio (merce) e in questo modo la rendita differenziale diventa rendita immobiliare pura, spinta dagli interessi privati che trascurano le modalità produttive tradizionali (industria e manifattura) per scegliere quelle delle speculazioni edilizie. Una grave carenza culturale del capitale sociale ha creato, come in molte altre città italiane, una crisi della città come luogo della produzione, determinando un aumento

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

31


della disoccupazione e degli inattivi, e questa crisi è rafforzata da scelte politiche liberiste come la deregolamentazione della proprietà privata che aumenta le disuguaglianze ed espone la comunità e il territorio ad alti rischi per le possibili operazioni illecite come il riciclaggio attraverso le urbanizzazioni. In assenza di attività produttive tradizionali e terziarie, le città diventano prede dell’accumulazione capitalista parassitaria come le rendite immobiliari, e quando questo è il mercato prevalente si crea un corto circuito sociale ed economico poiché la ricchezza si concentra e può essere esportata all’estero, ed è un tipico effetto della globalizzazione liberista. Dal punto di vista sociale ed economico, il territorio salernitano è fra i meno dinamici d’Italia per una significativa carenza di un tessuto produttivo diversificato e con alto valore aggiunto, e questo produce due note conseguenze: (1) un importante tasso di disoccupazione 17,2% (2019) (in Provincia di Salerno gli inattivi sono 330.000, 2019), (2) ed una povertà relativa ed assoluta altrettanto importanti. In Campania la percentuale di famiglie povere è passata dal 19,5% nel 2016 al 24,9% nel 2018, mentre il 48,7% non riesce a fronteggiare a spese impreviste (2018), nel Sud il 52% delle famiglie considera un carico oneroso le spese per l’abitazione. Un altro dato drammatico sottovalutato dalle istituzioni, che preferiscono l’ideologia del mercato, è l’emigrazione dei giovani della fascia 18-39 anni verso il Nord e l’estero, sia per formarsi e sia per il lavoro. Emigrazione, disoccupazione e povertà si riflettono sul mercato immobiliare con un evidente calo della domanda di alloggi a prezzo di mercato. Da questo punto di vista insiste un’anomalia abbastanza evidente circa il piano edilizio adottato dall’Amministrazione: la continua immissione sul mercato di nuovi alloggi a prezzo di mercato. La povertà incide anche sul mercato delle ristrutturazioni edilizie. Bisogna tener presente circa la trasformazione della struttura urbana salernitana che di fatto è una città estesa di circa 300 mila abitanti dentro il Sistema Locale del Lavoro. Il Comune capoluogo oltre ad essersi contratto (calo demografico) ha perso le sue attività manifatturiere ed industriali, ma questa trasformazione è trascurata dagli strumenti di pianificazione a scala comunale. L’urbanistica, com’è noto, si occupa di risolvere problemi concreti realizzando servizi per tutti gli abitanti, cioè eliminando disuguaglianze territoriali e offrendo spazi e luoghi urbani di qualità per assecondare i bisogni delle persone e sostenere lo sviluppo umano di tutti. La storia urbana salernitana insegna che la città fu costruita dalla peggiore speculazione edilizia realizzando disuguaglianze e distruzione della natura, oggi il contesto urbano è ancora caratterizzato da problemi insoluti perché mai affrontati adeguatamente (cattiva morfologia urbana dovuta al fenomeno della disomogeneità e interventi spontanei [speculazione], affollamento e alti carichi urbanistici nelle zone consolidate con carenza di standard, dispersione urbana…). Alla fine degli anni ’80 del Novecento vi sono stati alcuni interventi di arredo urbano che hanno migliorato lo spazio pubblico, ma le zone consolidate non sono state coinvolte da piani di rigenerazione. Il centro storico è in parte abbandonato, e numerosi quartieri sono ancora privi degli standard minimi previsti dalla legge urbanistica nazionale. In questo contesto urbano insistono disuguaglianze volutamente trascurate; quali sono le categorie favorite e privilegiate, e quali categorie sono trascurate e danneggiate? I privilegiati sono talune famiglie che vivono di rendite parassitarie realizzate durante i processi speculativi (anni ’50 – ’80 del Nov.; anni ‘10), poi vi sono ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

32


i promotori immobiliari, gli investitori e i gestori immobiliari mentre la maggioranza delle famiglie e le associazioni sono trascurate, persino espulse, così come sono trascurate le esigenze delle cooperative edilizie relegate ai margini dell’area urbana, su suoli meno “importanti”, ed a volte scollegati dall’agglomerato esistente, determinando nuovo sprawl urbano. Anche numerose lottizzazioni private sono state localizzate fuori l’agglomerato urbano, spesso sulle colline, contribuendo a distruggere risorse naturali, e sono sprovviste di servizi. Persino il Comune stesso e gli Enti pubblici, cioè il bene comune, sono danneggiati delle scelte politiche del Consiglio comunale poiché il territorio salernitano è ancora privo di un distretto degli uffici comunali, provinciali e regionali, e ciò significa che le attività di servizio pubblico sono svolte in spazi impropri (pagando una rendita parassitaria) e inadeguati rispetto agli attuali standard che richiedono sicurezza, accessibilità, comfort e risparmio energetico. La più recente attività edilizia si è concentrata molto nelle aree suburbane periferiche con alcuni interventi dentro le zone consolidate volti a riempire i vuoti urbani, mentre si è trascurata la rigenerazione urbana dell’esistente. Il piano edilizio ha indirizzato gli investimenti privati nella costruzione di nuove palazzine multipiano secondo gli standard attuali, mentre la popolazione salernitana diminuiva di circa il 18%, ed in cambio di questi affari privati non è stata costruita la città pubblica contravvenendo ai principi elementari della pianificazione e della convivenza civile. L’assenza di urbanistica produce fenomeni degenerativi molto noti che peggiorano la qualità della vita degli abitanti, mentre un mercato immobiliare viziato da ignoranza e incompetenza, miete vittime anche nel mondo delle costruzioni, riducendo il numero di operatori sul territorio. Dal punto di vista capitalistico, i piani edilizi hanno favorito la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi soggetti: costruttori, immobiliaristi, developers. A Salerno, tal volta le figure coincidono, determinando l’esistenza dei peggiori soggetti sul mercato, poiché progetto, costruzione e vendita coincidono in un unico soggetto, favorendo un corto circuito di conflitti di interessi a danno degli acquirenti per l’assenza di figure di terze (progettista e direttore dei lavori) capaci di controllare e garantire la qualità dell’edificazione. L’inadeguatezza nel costruire la cosiddetta città pubblica (standard e servizi pubblici adeguati, scuole, uffici pubblici …) ha due fattori: uno nazionale e riguarda la mancata riforma urbanistica che imitava i meccanismi europei; e uno regionale, cioè una legge urbanistica carente poiché non realizza gli obiettivi della perequazione diffusa (in Campania esiste solo quella di comparto) e pertanto mancando questa strategia gli operatori privati non concorrono tutti insieme nel realizzare obiettivi pubblici per costruire standard mancanti nelle zone consolidate. A conferma di tutto ciò l’Amministrazione salernitana ha acquisito gratuitamente suoli ma non ha realizzato servizi pubblici. Chiunque conosca praticamente il fare urbanistica sa bene che un aspetto determinante dell’attuazione di un piano è superare il problema della parcellizzazione dei suoli (le diverse proprietà immobiliari) per realizzare il disegno del piano. Com’è noto, il disegno urbano coinvolge le differenti proprietà immobiliari e la prassi tradizionale è stata l’espropriazione dei suoli (inizio Novecento), e nei decenni più recenti i Comuni vi hanno rinunciato per ragioni economiche ma di fatto hanno trascurato proprio il disegno urbano, che spesso non c’è (dagli anni ’70 in poi). Tecnici e giuristi hanno inventato la cosiddetta perequazione urbanistica nel tentativo di costruire la città nonostante la carenza di ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

33


risorse pubbliche, tutto ciò mentre si realizzava un’Italia federale, e così la prassi urbanistica ha sviluppato processi eterogenei e diversificati, tutto in base alla cultura e alla sensibilità delle istituzioni locali ma realizzando disuguaglianze territoriali a danno degli abitanti. In Campania non c’è un’adeguata cultura urbanistica fra le istituzioni (solo il 13% dei Comuni ha uno strumento urbanistico vigente), la consuetudine diffusa è quella di scaricare il processo di lottizzazione ai soggetti privati, i quali si organizzano legittimamente nel presentare piani attuativi sui comparti edificatori. A Salerno, si è andati ben oltre l’ignoranza urbanistica poiché il piano edilizio muta in base ai capricci degli immobiliaristi desiderosi di incassare la rendita immobiliare. Lo stesso livello di inadeguatezza si riscontra in tutta l’area urbana estesa salernitana, poiché a volte le piccole amministrazioni seguono i cattivi esempi di quelli più grandi, mentre altri piccoli comuni sono persino sprovvisti di strumenti di regolazione del suolo e dell’attività edilizia, ed in assenza di controlli i criminali si sentono liberi di agire illegalmente, favorendo il famigerato fenomeno dell’abusivismo edilizio.

3.2 Le abitazioni Secondo il Ptcp il numero delle abitazioni in provincia di Salerno è aumentato passando dalle 264.414 unità del 1971 alle 360.687 del 2001 con un incremento del 72%, a crescere è soprattutto il numero delle abitazioni non occupate, con un incremento del 241%. Al censimento ISTAT 2011 a Salerno le abitazioni occupate da residenti sono 49.674, mentre per l'ambito provinciale sono 396.119 con un aumento di 35.432 unità rispetto al 2001. Al 2011 il valore medio della superficie per occupante (residente) delle abitazioni è di 37,35 mq a Salerno, mentre la media della Provincia è di 36,03 mq. Nel 2011 il rapporto fra il numero di occupanti residenti per stanza è 0,59 per la città di Salerno, per la Provincia è 0,65, nel 2001 era di 0,71 (manca il dato cittadino). In ambito provinciale il numero di stanze per abitazione è di 4,23 (valori medi) al 2011, mentre era di 4,19 (valori medi) al 2001.

Figura 24 - Indicatori patrimonio immobiliare Provincia di Salerno.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

34


3.3 Uso degli edifici Nel 2011 gli edifici presenti nelle Provincia di Salerno sono 250.384, di cui inutilizzati 18.112, quelli destinati a uso residenziale sono 206.447, a uso produttivo 4.313, ad uso commerciale 4.701. Nel territorio comunale di Salerno gli edifici sono 8.451, di cui quelli non utilizzati sono 371. Tabella 4 - Edifici per tipo d'uso, ISTAT 2011. Tipo dato

numero di edifici (valori assoluti)

Residen ziale

Produtti vo

commer ciale

direzional e/terz.

turistico /ricett.

servizi

Tipo d'uso

altro tipo di utilizzo

tutte le voci

non totale utilizzati non tutte le applicabile voci

Territorio Campania

892.308

15.477

20.547

3.619

4.276

12.841

38.114

987.182

62.277

1.049.459

Salerno

206.447

4.314

4.701

1.157

1.593

3.460

10.600

232.272

18.112

250.384

Stato d'uso

Utilizzati

Tabella 5 - Famiglie in abitazione per titolo di godimento ed epoca di costruzione, ISTAT 2011. numero di famiglie in abitazione in edifici residenziali (valori assoluti)

Tipo dato

Proprietà

Titolo di godimento Territorio Provincia Salerno

affitto

altro titolo diverso da proprietà, affitto

tutte le voci

Epoca di costruzione 1918 e precedenti

30.407

7.606

6.457

44.470

1919-1945

21.654

5.556

4.771

31.981

1946-1960

35.535

9.861

7.244

52.640

1961-1970

54.038

14.365

10.254

78.657

1971-1980

51.703

13.181

10.323

75.207

1981-1990

46.025

10.670

9.957

66.652

1991-2000

19.787

5.100

4.292

29.179

2001-2005

9.058

2.085

1.818

12.961

2006 e successivi

5.509

1.309

1.174

7.992

tutte le voci

273.716

69.733

56.290

399.739

Osservando i dati provinciali circa il numero di edifici inutilizzati ed il titolo di godimento degli edifici residenziali si possono impostare strategie di recupero degli sprechi e di contrasto alle rendite di posizione per consentire la realizzazione di un uso razionale del territorio. Mettendo in rapporto l'affitto e la proprietà, osserviamo che un quarto del godimento è rendita immobiliare (25,48%). Un'altra evidenza è la necessità di promuovere interventi atti a ridurre il rischio sismico poiché gli edifici hanno un proprio ciclo vita che muta rispetto alle tecniche costruttive.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

35


3.4 Analisi dell'affollamento e del fabbisogno Il calcolo del fabbisogno mira ad analizzare la domanda e l'offerta di abitazioni, servizi e attrezzature. Lo stile del piano individua la strategia da attuare pensando se sia meglio progettare l'offerta o rispondere alla carenza (domanda) di abitazioni, servizi e attrezzature. Il metodo che individua la carenza di un dato bene si misura dal divario fra la situazione esistenze e una situazione ritenuta soddisfacente che dipende da uno standard, stabilendo la dotazione normale. Indici per il fabbisogno abitativo sono il rapporto volume/abitante, superficie/abitante, abitante/vano oppure abitante/stanza, famiglie/alloggi oppure famiglie per numero di componenti/alloggi per numero di stanze. Tabella 6 - Stanze in abitazioni occupate da residenti, serie storica ISTAT. Tipo dato Titolo di godimento Anno di Censimento Territorio Sud

numero di occupanti per stanza (valori medi) tutte le voci 1971 1981 1991 2001 2011

1,17

0,92

0,76

0,71

0,63

1,23 1,14

0,96 0,89

0,81 0,76

0,76 0,71

0,69 0,65

..

..

..

..

0,59

Campania Provincia Salerno Comune Salerno

Tabella 7 - Stanze in abitazioni occupate da persone residenti, ISTAT 2011. Tipo dato

numero di stanze in abitazioni occupate da persone residenti (valori assoluti)

numero di stanze in abitazioni occupate da persone residenti in edifici residenziali (valori assoluti)

numero di stanze per abitazione (valori medi)

numero di occupanti per stanza (valori medi)

8.350.492

8.323.627

4,12

0,69

1.677.053

1.669.935

4,23

0,65

..

..

..

0,59

Territorio Campania Provincia Salerno Comune Salerno

Tabella 8 - Rapporto famiglie per numero componenti/alloggi per numero di stanza.

alloggi per numero di stanza

SALERNO dati 2011

1 2 3 4 5 6 e piĂš

ISTAT 2011

1 12.889

famiglie per numero di componenti 2 3 4 5 12.460 10.155 9.694 3.126

6 e piĂš 1.308

547 3.336 7.782 15.300 14.031 8.677

23,56 3,86 1,66 0,84 0,92 1,49

22,78 3,74 1,60 0,81 0,89 1,44

2,39 0,39 0,17 0,09 0,09 0,15

18,56 3,04 1,30 0,66 0,72 1,17

17,72 2,91 1,25 0,63 0,69 1,12

5,71 0,94 0,40 0,20 0,22 0,36

famiglie per num componenti /alloggi num di stanza

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

36


Dalla ricostruzione post bellica le stime sovradimensionate del fabbisogno sono state corresponsabili del consumo del suolo. La capacità insediativa reale, la capacità insediativa teorica e gli indici di affollamento sono gli strumenti di misura del dimensionamento del piano, ma negli anni recenti tali metodi sono andati in crisi, sia per il mutamento dei processi insediativi e sia per l'esaurimento delle quote di fabbisogno abitativo. In questi primi anni del nuovo millennio la compressione dei diritti e la finanziarizzazione del capitalismo hanno aumentato le diseguaglianze economiche e incoraggiato una riduzione del numero di componenti nei nuclei familiari che nel mercato dell'edilizia si traduce in una domanda di alloggi più piccoli. Rendite di posizione, prezzi alti degli alloggi e perdita del potere d'acquisto degli stipendi salariati59 non consentono l'accesso al diritto della "prima casa". Nel 2011 l'affollamento teorico (rapporto fra famiglie [50.734] e abitazioni [49.674]) è di 1,02.

6

sottoaffollamento

1,20

1,17

Stanze

7

1 2 3 4 5 6

standard proposti circ. Min. LLPP n.425/67 Persone 1 2 3 4 5 6 7 1,00 1,00 sovraffollamento 1,00 1,33 1,25 1,50 1,40 sottoaffollamento

7

indici di affollamento

1 2 3 4 5

standard assunti per il calcolo: affollamento normale Persone 1 2 3 4 5 6 7 1,00 1,00 sovraffollamento 1,00 1,00 1,00

indici di affollamento

Stanze

Tabella 9 - Standard indici di affollamento.

I dati ISTAT mostrano una sproporzione fra il numero dei componenti dei nuclei familiari e la disponibilità di stanze degli alloggi. La società è cambiata ma non l'edilizia, ben 12.889 sono le famiglie con un solo componente, 12.460 sono quelle con due componenti, mentre buona parte degli alloggi è composta con 4 e 5 stanze (29.331 alloggi). Nel caso salernitano, si scontra un’anomalia poiché nel corso degli anni si realizzano contestualmente più fenomeni sottovalutati e trascurati dall’Amministrazione: la contrazione 59

Secondo l'Istat, tenuto conto dell'inflazione, il potere di acquisto delle famiglie consumatrici nel secondo trimestre del 2013 si è ridotto dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e dell'1,3% nei confronti del secondo trimestre del 2012. Nei primi sei mesi del 2013, nei confronti dello stesso periodo del 2012, il potere d'acquisto ha registrato una flessione dell'1,7% (8 ottobre 2013). ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

37


demografica e l’aumento dei nuclei familiari ma più piccoli, l’aumento della povertà e la ripresa di flussi emigratori verso il Nord e verso i comuni limitrofi. Sono effetti della globalizzazione liberista e della perdita di attività produttive della città che lascia vuoti urbani e influenzano i processi di urbanizzazione ma ciò o non viene compreso, oppure è cinicamente sottovalutato, continuando a dimensionare male gli strumenti urbanistici più recenti. In questo modo, sottovalutando la realtà, la crisi economica e sociale locale viene indirettamente accelerata recando altri danni, economici, sociali e ambientali perché sono programmate attività per contrastare la recessione economica. La contrazione e il reale fabbisogno avrebbero dovuto suggerire scelte opposte a quelle inserite nel piano edilizio, poiché sarebbe stato più corretto programmare interventi di rigenerazione urbana con piani di zona dentro le zone consolidate, e riutilizzare e recuperare il patrimonio esistente per favorire i ceti economicamente colpiti dalla crisi e riattare l’edilizia esistente adeguando in maniera funzionale gli standard rispetto ai nuovi nuclei familiari, anziché favorire esclusivamente il libero mercato con nuove lottizzazione sparse.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

38


3.5 Patrimonio edilizio esistente e consumi energetici Dal punto di vista delle politiche rigenerative il Ptcp fornisce dati significativi circa il parco edilizio esistente. Le abitazioni in provincia sono 454.522 mentre gli edifici sono 193.988 e di questi oltre il 70% del patrimonio costruito appartiene a periodi anterirori all'emanazione della normativa sul risparmio energetico.

Muratura portante Calcestruzzo armato Altro Totale

%

Prima del 1919

Dal 1919 al 1945

Dal 1946 al 1961

Dal 1962 al 1971

Dal 1972 al 1981

Dal 1982 al 1991

Dopo il 1991

35.219

17.560

15.260

10.883

8.084

4.438

1.352

1.484

4.380

10.486

19.274

23.093

11.291

2.649 21.693 11%

3.782 23.422 12%

5.137 26.506 14%

6.408 33.766 17%

6.712 34.243 18%

2.442 15.085 8%

4.054 39.273 20%

Mentre il consumo medio procapito di energia per uso domestico è di 961 kWh/anno nel 2006 con un aumento del 75% rispetto al 1981 (550 kWh/anno). Nella Provincia di Salerno il valore medio annuale di irradiazione globale solare incidente sul piano orizzontale è compreso sostenzialmente tra 4.0 e 4.2 kWh/m2 giorno, corrispondenti a 1.515 - 1.549 kWh/m2 anno, con una variazione massima tra le varie zone delle Provincia del 2,2%. L'analisi della distribuzione dei 158 Comuni per zone climitiche mostra che il 97% è compreso all'interno delle zone "C" e "D" con un numero di gradi (Gg) inferiore a 2100. Salerno è in zona climatica C con 994 GR/G. Sfruttando l'impiego di un mix tecnologico delle risorse energetiche rinnovabili e alterntive si potranno riqualificare gli edifici esistenti, in tal modo creando un indotto occupazionale indubbiamente virtuoso, poiché perseguendo l'obiettivo della riduzione dalla dipendenza da fonti energetiche limitate ed inquinanti come gli idrocaburi (petrolio e gas) sarà possibile migliorare la qualità di vita degli abitanti. Conservazione, recupero e rigenerazione urbana rappresetano un distretto e un indotto industriale rilevante. Attraverso il sistema GIS (Geographic Information System) e la realizzazione di una rete intelligente (smart grid) è possibile connettere le utenze e conoscere i consumi finali in tempo reale per programmare una razionalizzazione dell'uso dell'energia sfruttando le fonti alternative; in questo modo si cancellano gli sprechi, si riduce/cancella la domanda di energia di idrocarburi, si migliora la qualità di vita delle comunità ed aumenta la resilienza dei centri urbani60.

60

Requisiti specifici per gli edifici esistenti soggetti a riqualificazione energetica, per la zona climatica C; elementi edilizi: il valore limite della trasmittanza termica unitaria delle pareti opache verticali U=0,40 W/m2K (dal 1 luglio 2015 per tutti gli edifici) e 0,36 W/m2K (dal 1 gennaio 2021 per tutti gli edifici); per le strutture opache orizzontali e coperture inclinate U=0,34 W/m2K (dal 1 luglio 2015 per tutti gli edifici) e 0,32 W/m2K (dal primo 1 gennaio 2021 per tutti gli edifici); di pavimento U=0,42 W/m2K (2015) e 0,38 W/m2K (2021); per gli infissi U=2,40 W/m2K (2015) e 2,00 W/m2K (2021); fonte: supplemento ordinario n. 39 Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 162 del 15 luglio 2015. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

39


3.6 Il verde pubblico Secondo i dati Istat del 2011, l'Amministrazione non è ancora dotata di un piano del verde, possiede un regolamento del verde e ha svolto un censimento. Per il territorio comunale di Salerno la disponibilità del verde urbano è di 17,1 mq/ab ed ha una densità di 3,8%. Il verde si concentra per buona parte nel centro storico 60,3%; 11,6% è verde attrezzato; 11,2% è arredo urbano; il 7,2% sono giardini scolastici e poi altro. Non vi sono aree protette naturali, non vi sono foreste urbane e tanto meno orti urbani, invece risulta la presenza di orti botanici. Tabella 10 - Il verde pubblico "ottimale" per 170.540 abitanti. Servizi

Nucleo elementare di verde a servizio abitaz. (giardini)

Area gioco bambini (da 3 a 5 anni)

Area gioco ragazzi (da 6 a 10 anni)

Area sport giovani (da 11 a 14 anni)

Area sport adulti

Parco di quartiere

Parco Urbano

Ricreazione sport e verde

511.620

68.216

102.324

170.540

852.700

1.705.400

-

tot. mq/ab

3.410.800

Tabella 11 - previsioni standard verde di progetto, variante PUC 2013.

Bisogna ricordare che lo standard esistente del PUC 2013 - 3.101.895 mq - è raggiunto anche con l'uso improprio di aree61 come commentato nei paragrafici successivi. Secondo i dati dell'ISPRA sul territorio comunale di Salerno sono prevalenti le aree boschive. La superficie agricola utilizzata è di 724 ettari nel 2010, mentre nel 1982 era di 1.411 ettari.

Figura 25 - Composizione percentuale delle tipologie di verde pubblico (anno 2014), Fonte Rapporto ambiente urbano 2016, ISPRA.

61

Il PUC di Salerno, facendo un'interpretazione del tutto singolare dello standard minimo destinato al cosiddetto "verde pubblico", individua come aree standard destinate a "verde attrezzato e sport" luoghi urbani che non hanno le caratteristiche richieste e previste dal DM 1444/68. Ad esempio, il PUC classifica come "verde attrezzato e sport" il Corso Vittorio Emanuele, una parte di via Velia, piazza Portanova, via Achille Napoli, piazza Flavio Gioia (la Rotonda) e altre aree che nella realtà funzionale sono zone a traffico limitato e/o piazze senza giardini, precedentemente interessate da riqualificazioni con nuovi arredi urbani. Le strade e le piazze sopra citate difficilmente possono essere classificate come "verde pubblico" poiché non hanno «spazi delimitati e costruiti prevalentemente con materiali vegetali» (definizione di giardino secondo Chiodi e Rigotti, in Gabellini, 2002, pag. 285). ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

40


3.7 Consumo di suolo 3.7.1 Processi speculativi, forme urbane e città estesa Per comprendere una “storia” del consumo di suolo [agricolo], è necessario conoscere lo sviluppo storico e le regole giuridiche dell’urbanistica con gli interessi politici ed economici dei ceti sociali più forti, inoltre bisogna riconoscere quali obiettivi legittimi e meno legittimi si celano dietro la crescita fisica delle città. Senza comprendere il capitalismo urbano non si riesce a capire perché cresce l’espansione urbana in Occidente, perché oggi crescono meno (sotto il profilo demografico) i grandi centri mentre i Comuni limitrofi a essi crescono (fisicamente e demograficamente) e si uniscono saldandosi per costituire nuove “città estese”, “reti di città”, “città di città”, e persino “città regione”. In tutto il mondo assistiamo al superamento della popolazione urbana rispetto a quella rurale, e in Asia si saldano fra loro megalopoli di milioni di abitanti. Queste città sono sistemi complessi che chiedono ingenti flussi di energia e materia, creando enormi impatti ambientali, economici e sociali. La pianificazione urbanistica è l’attività finalizzata all’individuazione delle regole da seguire per l’utilizzazione del territorio allo scopo di consentire un uso corretto e rispondente all’interesse generale. Attraverso i piani regolatori generali, i Consigli comunali regolano lo jus aedificandi (diritto a edificare) cioè incidono sul diritto e sul valore della proprietà pubblica e privata dei suoli e degli immobili; individuano gli standard; determinano la qualità di vita degli abitanti; determinano l’impatto ambientale delle attività antropiche; determinano i servizi sociali e culturali; la sicurezza; l’uso dell’energia e la mobilità. Lo jus aedificandi è slegato dalla proprietà, ed appartiene allo Stato che ne regola l’uso attraverso una concessione: il permesso di costruire. Comprese le regole e i diritti, siamo in grado di individuare le responsabilità politiche circa il governo del territorio: i Consigli regionali che scrivono leggi urbanistiche e soprattutto i Consigli comunali che adottano i piani regolatori generali ma approvati dai Presidenti di Regione. Dal punto di vista della politica, il consumo di suolo agricolo assurge a tema di discussione pubblica solo negli anni recenti, quando la consapevolezza dello spreco di risorse finite raggiunge un’importanza e una sensibilità popolare; nonostante le contraddizioni del capitalismo fossero note sin dalla sua nascita (Karl Marx), e nonostante la notissima pubblicazione de “Limiti alla crescita” del 1972 (tradotto in italiano in “I limiti dello sviluppo“). Nel 1971 Georgescu-Roegen pubblica la legge dell’entropia nei processi economici, ed evidenzia con calcoli matematici tutti gli errori della funzione di produzione capitalista perché non tiene conto dell’entropia. Georgescu-Roegen crea la bioeconomia, cioè una nuova funzione della produzione basata sui flussi con la possibilità di misurare gli sprechi e i danni ambientali delle attività produttive per eliminarli. Questo approccio consente di osservare le città come sistemi metabolici con flussi di energia e di materia in ingresso e in uscita, ed è questo l’approccio culturale per eliminare anche il consumo di suolo agricolo. Nonostante l’opportunità di cambiare i paradigmi culturali della società, la classe dirigente dominante aderisce all’ideologia capitalista che vede le città attraverso il filtro esclusivo dell’economia, così tutto diventa merce da comprare e vendere. Le città sono considerate ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

41


strumenti di accumulazione del profitto privato, e nel farlo si realizzano impatti ambientali a partire dalla prima rivoluzione industriale del ‘700 che impiega le “nuove” tecnologie sfruttando le fonti fossili. Nell‘800 con l’acuirsi dei problemi sanitari e col crescere dell’urbanesimo, nasce la scienza dell’urbanistica (Cerdà, Teoria generale dell’urbanizzazione, 1867) come tecnica per risolvere problemi concreti. I primi suggerimenti nascono dalle utopie socialiste come la città giardino (1898) di Howard, oppure l’approccio pragmatico di Cerdà (piano di Barcellona, 1859) che immagina un’uguaglianza spaziale. La disciplina urbanistica è giovane, e la sua tecnica offre numerosi spunti di riflessione per risolvere i problemi d’igiene urbana innescati dall’industrialismo, basti pensare alla creazione delle reti infrastrutturali dei servizi (reti fognarie, idriche, elettriche, strade). La pianificazione ha evidenti implicazioni economiche e sociali poiché regola l’uso del suolo della proprietà privata e pubblica. Nei processi politici di trasformazione urbana si evidenziano i conflitti determinati dalla rendita, e la soluzione migliore è che sia lo Stato a incassare la rendita fondiaria; si riconosce il fatto che il disegno urbano determina l’economia delle città e degli abitanti. Le implicazioni economiche sono attenzionate dalle classi dirigenti che, spesso, decidono di usare la tecnica urbanistica per esaudire gli interessi della borghesia dominante, piuttosto che favorire l’interesse generale utile allo sviluppo umano creando servizi per tutti i cittadini, eliminando le disuguaglianze e tutelando l’ambiente. Nella gestione della città emergono due approcci opposti: il primo liberale che favorisce il cosiddetto libero mercato e l’altro socialista basato sul ruolo attivo dello Stato e sulla pianificazione. Il caso paradigmatico di trasformazione urbana che crea enormi vantaggi economici agli investitori, e anche grandi debiti, è quello della Parigi (1852-1870) di Haussmann, e questo approccio di trasformazione farà scuola in tutto l’Occidente, sia sotto il profilo tecnico (diradamenti, allineamenti, rettifili) e sia sotto il profilo finanziario attraverso società ad hoc e investimenti bancari, ma soprattutto attraverso lo sfruttamento della rendita fondiaria e immobiliare. Gli effetti economici della pianificazione urbanistica appaiono chiari ed evidenti, e così dal 1865 il modello Haussmann suggerisce a Monsignor de Mérode di guidare un suo progetto di rinnovamento per Roma, si tratta di un’attività speculativa da lui perseguita acquistando terreni e costruendo edifici e palazzi in vista della conquista di Roma da parte del Regno d’Italia, del nuovo ruolo della capitale d’Italia, che Roma avrebbe assunto e del prevedibile arrivo massiccio di popolazione. Ecco spiegati in pochi passaggi gli interessi privati che hanno come effetto anche il consumo di suolo. In Europa, nel Novecento, si diffonde l’approccio liberale [keynesiano] ma avrà implicazioni più o meno socialiste, cioè nella maggior parte delle città europee si conserva il ruolo pubblico dello Stato come regolatore degli interessi generali, da un lato le classi dirigenti locali riservano per sé stesse i suoli più appetibili, e dall’altro lato lo Stato promette di costruire abitazioni popolari [Piano Fanfani, 1949 e piano INA-Casa] per tutelare i ceti economicamente più deboli; questo approccio resterà il principale punto di riferimento fino agli anni ’80 del Novecento. La letteratura classifica tre generazioni di piani in base ai periodi storici: piani di ricostruzione post bellica (anni ’40-‘50), piani dell’espansione (e riformisti) degli anni ’60 e ‘70, e i piani della ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

42


trasformazione urbana (anni ‘80). Fra i temi di discussione ci sono tutti i problemi principali delle città: il corretto dimensionamento, il recupero, i servizi e l’ambiente. Nel 1933, Il Congresso Internazionale dell’Architettura Moderna produsse la cosiddetta Carta di Atene che individua anche gli standard minimi per un corretto vivere nelle abitazioni e in città. La cultura architettonica e urbanistica internazionale riconosce i problemi delle città e suggerisce soluzioni pratiche per risolverli, ad esempio corretti rapporti fra spazio pubblico e privato, servizi, distanze fra gli edifici, etc. Il Movimento Moderno ha il merito di individuare i problemi e creare soluzioni per le città ma sancisce anche la separazione fra uomo e natura, poiché le sue applicazioni concrete realizzano una “città macchina”, spesso spazi e non più luoghi di senso. In queste concezioni il consumo di suolo agricolo avrà diverse implicazioni, poiché il corretto dimensionamento dei piani urbanistici è prerogativa determinante per ridurre gli impatti ambientali delle attività antropiche. Gli eccessi dimensionali in direzioni opposte creano inquietudine urbana, ad esempio città troppo dilatate consumano suolo mentre città troppo compatte congestionano e affollano gli spazi urbani. Alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80 del Novecento, l’Occidente intero sceglie l’approccio neoliberista che riduce il ruolo pubblico dello Stato deregolamentando anche la pianificazione urbanistica per favorire la concentrazione capitalista nelle mani degli investitori privati, che orientano le scelte politiche locali secondo scopi precisi. Di fatto, la pianificazione e il disegno urbano perdono di significato. La crisi ambientale favorita dal capitalismo neoliberista raggiunge livelli insostenibili circa trent’anni fa, mentre continuano scelte contraddittorie fra trasformazioni urbanistiche che aumentano gli spazi di relazione, e trasformazioni urbanistiche condizionate da processi speculativi che distruggono valori e risorse. Le istituzioni politiche assistono in maniera passiva all’esplosione delle città trasformatesi in reti e sistemi di flussi, e costringono gli abitanti e le generazioni presenti e future economicamente più deboli a vivere in spazi urbani degradati e abbandonati. In Italia, i danni per l’assenza della corretta disciplina urbanistica sono realizzati in quasi tutte le città, e ciò accade soprattutto nei centri minori dove c’è carenza di cultura nel ceto politico dominante. Nel caso salernitano, la storia urbana insegna che la città attuale, escludendo il centro storico, è costruita fra gli anni ’20 e ’80 col susseguirsi di piani e disegni approvati ma non rispettati, modificati, edulcorati, poiché l’Amministrazione, di volta in volta, asseconda gli interessi particolari della borghesia locale che ha saputo imporre la propria volontà orientando gli scenari progettuali, tutto ciò per indirizzare la rendita fondiaria e immobiliare verso il profitto privato. Nei primi decenni del Novecento sino agli anni ’80, la crescita fisica della città, e quindi il consumo di suolo agricolo è ampiamente giustificato dalla crescita demografica. La popolazione residente salernitana nel 1871 era di appena 27.000 abitanti, nel 1932 arriva a 70.000 abitanti. A questa crescita bisognava rispondere con la costruzione della città e si pose il problema del finanziamento degli interventi.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

43


Nel 1910 a Salerno, Enrico Moscati propose la soluzione del problema attraverso l’esproprio generalizzato dei suoli e l’uso del diritto di superficie. In questo modo l’Amministrazione avrebbe potuto usare i suoli e la rendita fondiaria per progettare una città a misura d’uomo, così come immaginarono Donzelli-Cavaccini prima (Piano di ampliamento, 1915) e Camillo Guerra dopo (Piano di ampliamento, 1934). La proposta di Moscati fu ignorata. Dall’Unità d’Italia al ventennio fascista, e fra le due guerre, l’Amministrazione approva piani regolatori di ampliamento: nel 1915 (Regno d’Italia, Cav. Avv. Francesco Quagliariello) gli ingg. Donzelli-Cavaccini consegnano il piano regolatore del nuovo rione orientale che non sarà rispettato, poi nel 1934 (Comm. Avv. Mario Jannelli, Podestà) l’ing. Camillo Guerra si vede approvato il piano regolatore di ampliamento della città e spostamento della ferrovia, anche questo non sarà realizzato; nel 1936 (Avv. Manlio Serio, Podestà) gli archh. Alberto e Giorgio Calza-Bini si vedono adottato il piano regolatore e di risanamento, e nel 1945 l’arch. Alfredo Scalpelli, vedrà adottato il piano di ricostruzione. Dal secondo dopo guerra si realizzano i piani che consumo maggiormente suolo agricolo. Nel 1954 (Conte Dott. Lorenzo Salazar, Commissario prefettizio), l’Ufficio Tecnico dell’Amministrazione elabora un vasto programma di fabbricazione che sarà utilizzato per il futuro piano regolatore generale. Infine, il Piano Marconi del 1958 (Sindaco Menna) è lo strumento urbanistico che prevede il maggior consumo agricolo nella storia urbana della città, e raddoppia gli abitanti fino a raggiungere circa 160.000 abitanti. Negli anni ’80 Salerno raggiunge un picco massimo di circa 183.000 abitanti. Nel 2019, il Comune di Salerno ha 133.364 residenti (dati ISTAT).

Figura 26 – Salerno, sovrapposizione programma di fabbricazione del 1954 e la città attuale.

La scelta politica di rinunciare alla corretta pianificazione urbanistica e quindi la scelta di deregolamentare la rendita ha in sé un meccanismo politico molto noto, il seme della corruzione ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

44


morale e materiale poiché il facile accumulo di capitali nelle mani di costruttori e immobiliaristi può favorire sistemi corruttivi. Quanto vale il danno economico della rendita fondiaria? E’ difficile misurare con precisione l’appropriazione della rendita fondiaria ma è stato possibile fare una stima al ribasso, della sola edilizia abitativa (escludendo l’edilizia commerciale, turistica …), aggregando dati ISTAT e Banca d’Italia, e usando le superfici realizzate con la ricostruzione dei prezzi reali delle case e dei terreni. Per l’Italia, è stato stimato che dal 1961 al 2011, se lo Stato avesse applicato la riforma del regime dei suoli proposta da Fiorentino Sullo, avrebbe incassato un’enormità di circa 800/1000 miliardi di euro (Blecic, Lo scandalo urbanistico 50 anni dopo, Franco Angeli, pag. 19). Nella letteratura urbanistica il consumo di suolo si misura con la variazione fra crescita dell’area urbanizzata e riduzione dell’area di suolo agricolo, e dal punto di vista meramente quantitativo, attraverso Google è possibile misurare la crescita fisica programmata dai piani approvati. La forma urbana è condizionata dalla complessa orografia del territorio: le colline, il fiume Irno e gli altri corsi d’acqua, e il mare, sono elementi che determinano l’originalità della struttura salernitana, oltreché ovviamente dai piani. Il centro storico salernitano costruito abbarbicato sul colle Bonadies assume una forma organica intricata e compatta a grana grossa che ricorda gli insediamenti islamici, si sviluppa fino alla marina e misura 40,5 ettari; la prima espansione moderna misura 98,6 ettari (piano Donzelli-Cavaccini, 1915) cioè quella che si riferisce al Corso G. Garibaldi, via Dalmazia, via Nizza, via dei due Principati, e costituisce una forma compatta con tessuto reticolare. Il piano Calza-Bini (1936) programma una crescita di 177, 8 ettari circa; e il famigerato piano Marconi pianifica un’espansione di 396,9 ettari (dalla misura sono escluse le aree produttive e industriali). Calza-Bini (1936), Scalpelli (1945) e Marconi (1958), sono i piani che costruiscono la città che viviamo oggi, compresi i processi speculativi sulle colline, così come la zona orientale di seconda espansione – Torrione, Pastena, Mercatello – dove troviamo le forme aperte prive di una maglia urbana regolare, ciò compromette l’aggregato edilizio per il fenomeno della disomogeneità. Le recenti espansioni, realizzate dagli anni 90 ad oggi hanno consumato circa 115,51 ettari (solo quelle costruite poiché mancano quelle pianificate), e tutte queste lottizzazioni sono nelle aree periferiche, periurbane, rururbane e contigue alle aree produttive e industriali (Matierno, San Leonardo, Fuorni, Stadio Arechi, Sant’Eustacchio, colline di Brignano, Masso della Signora, e Giovi). Sono tutte espansioni non integrate nel tessuto urbano esistente. Sotto il profilo del consumo di suolo bisogna riconoscere che i piani Calza-Bini e Marconi hanno costruito una città eccessivamente compatta, congestionata, e che pertanto la corretta composizione urbanistica suggerisce di ridistribuire i carichi, di fatto consumando altro suolo. Nel caso salernitano, il problema del consumo si può risolvere solo osservando attentamente la nuova struttura urbana estesa attraverso un censimento delle aree già urbanizzate ma abbandonate; perché sono queste le superfici che possono essere interessante da trasferimenti di volumi volti ad abbassare i carichi nelle zone consolidate, e disegnare nuove urbanità. Dal punto di vista economico e sociologico, i cittadini pagano il danno degli interessi privati particolari contro l’interesse generale e quindi l’assenza di un corretto disegno urbano capace ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

45


di organizzare lo spazio pubblico per favorire standard minimi come il verde di quartiere, parcheggi, e servizi culturali necessari per lo sviluppo umano. Osservando la storia cittadina, i problemi urbani ed edilizi di Salerno appaiono come una costante discussione politica ma inconcludente perché la classe dirigente non ha il coraggio di adottare soluzioni radicali ma corrette, come ad esempio la rigenerazione urbana bioeconomica. A partire dagli anni ’20 si parla di diradamento edilizio e recupero nel centro storico, fino al 1974 quando a Salerno si svolge il “Convegno Nazionale sulla politica dell’intervento pubblico nei centri storici del Mezzogiorno” dedicando ampio spazio all’opportunità dei programmi di recupero urbano, e denunciando «la crescita disordinata e sregolata del tessuto urbano», così la denuncia della «distruzione di una zona urbana di notevole importanza» e l’abbandono dei giardini nel centro storico, così denunciò Roberto Napoli, Presidente dell’Associazione Risanamento Centro Storico, che sperava e auspicava una partecipazione popolare. A seguito del DM 1444/68, il 30 luglio 1971 il Comune di Salerno stabilì di individuare degli incarichi per i piani particolareggiati di esecuzione, poi con la delibera n. 203 del 29/09/1972 (Sindaco Russo) l’affidamento ai progettisti salernitani i quali produssero studi, indagini e individuarono la strategia per il recupero degli standard e l’individuazione delle zone omogenee. Nel 1978 (Sindaco Ravera) con delibera n.139 e n.140, lette le analisi consegnate, si decise di adeguare il vecchio PRG Marconi (Sindaco Menna) ritenuto dannoso ed obsoleto; poi si arriva al 1980 (Sindaco D’Aniello) per deliberare la nascita dell’ufficio di Piano, ed in fine nel 1983 (Sindaco Clarizia) ove il Comune cambiò rotta. In questi passaggi emerge tutta l’incapacità e la cattiva fede dei politici che volutamente non decidevano e prendevano tempo per consentire alle lobbies delle costruzioni, i proprietari di terreni di edificare nel peggiore dei modi e produrre altre rendite, mentre i tecnici nei loro rapporti segnalarono il fatto che l’inerzia politica consentiva l’edificazione prevista da un piano regolatore inadeguato e dannoso, e che il procrastinare nel tempo della corretta decisione aumentava il danno ambientale e sociale della città; mentre i tecnici progettavano soluzioni è accaduto che i politici consapevoli di ciò consentivano al capitalismo liberale di distruggere il bene comune recando danno alle future generazioni, cioè la nostra. La legge urbanistica nazionale risale al 1942 mentre il DM 1444/68 collegato ad essa descrive chiaramente gli indirizzi della pianificazione. Una delle grandi virtù della legislazione urbanistica italiana, tutt’ora in vigore è, prima di tutto, il principio dell’uso sociale dei suoli (l’interesse generale) e poi i famosi limiti inderogabili di densità edilizia, di altezze e di distanza per le zone A e B, che evitano le famigerate speculazioni edilizie. Ad esempio, per le zone consolidate uno degli obiettivi chiaramente enunciati nel DM 1444/68 è il decongestionamento, ma a Salerno sono stati approvati piani attuativi che fanno l’opposto, aumentano i carichi urbanistici favorendo nuovi congestionamenti nelle zone consolidate, già prive di standard minimi. Ancora oggi servirebbe un diradamento edilizio nelle zone consolidate costruite dai processi speculativi al fine di recuperare standard minimi mancanti, ma l’Amministrazione trascura la corretta disciplina urbanistica, così come fra gli anni ’30 e gli anni ’80 si scelse di realizzare piani edilizi speculativi che favorirono gli interessi dei costruttori a danno della collettività. Dal 1981 al 2011 Salerno perde il 18,4% dei residenti, ma continua l’espansione fisica della città. Il fenomeno della ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

46


contrazione è innescato dal capitalismo perché la globalizzazione neoliberista favorisce le agglomerazioni industriali nei paesi emergenti e nell’Asia. La classe dirigente locale assiste al fenomeno senza pensare un nuovo piano, e così il Comune centroide decresce mentre quelli limitrofi crescono fino a saldarsi fra loro e con Salerno: nasce la città estesa salernitana nell’inerzia e nell’indifferenza totale del ceto politico. I salernitani della nuova struttura urbana vivono e consumano un territorio di area vasta, ma non esiste né l’Amministrazione che lo amministra efficacemente e né un corretto piano circa il governo del territorio, ad esempio un piano intercomunale bioeconomico. Da alcuni anni l’ISTAT riconosce e osserva i Sistemi Locali del Lavoro (SLL), cioè aree funzionali caratterizzate dal pendolarismo quotidiano degli abitanti casa/lavoro. Il SLL salernitano è costituito da 17 Comuni, e nel 2015 all’interno del rapporto La nuova geografia dei Sistemi Locali, l’ISTAT descrive anche il consumo di suolo interno a queste aree funzionali affermando che «le forme e la consistenza dello sviluppo urbano, spesso non sufficientemente governato, si traducono in ampie parti del territorio in consistente consumo di suolo», e il SLL salernitano è classificato con un’incidenza di massima pressione, cioè il valore più alto. All’interno del SLL salernitano vi è la struttura urbana estesa costituita da 11 Comuni con una popolazione complessiva di 302.388 abitanti su un’estensione territoriale di 272,4 Km2.

Figura 27 - Consumo di suolo nella città estesa salernitana, fonte ISPRA.

Secondo ISTAT e ISPRA, in Italia il principale aumento del consumo di suolo è avvenuto nei comuni a bassa densità abitativa e nelle aree (già agricole) fra i comuni principali e quelli limitrofi, ciò significa che al consumo di suolo agricolo del comune salernitano si aggiunge il consumo di suolo agricolo dei centri minori, quella che da circa venticinque anni è la saldatura fisica dei comuni fra loro stessi. Secondo il Rapporto ISPRA 2017, Salerno e Foggia sono le città dove sono avvenuti i maggiori processi di trasformazione del territorio dovuti ad aree industriali e commerciali. Nel 2018, il Comune di Salerno ha consumato 2.057 ha, ed è il terzo più alto in Regione dopo Napoli e Giugliano. La risposta concreta allo “stop del consumo di suolo” è il cambio di scala amministrativa per adottare un unico piano urbanistico intercomunale rispetto alla nuova struttura costituita dagli 11 comuni saldati fra loro, e quindi compiere il censimento di tutte le aree abbandonate e sottoutilizzare (evitando nuove espansioni) per adottare un ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

47


disegno urbano con caratteristiche bioeconomiche, cioè rigenerare il patrimonio edilizio esistente e dimensionare i servizi dei circa 300 mila salernitani (11 comuni). Coesistono diversi fenomeni trascurati dal ceto politico: la marginalità economica (aumento della povertà) e l’emigrazione dei laureati, così come l’autoferenzialità della classe dirigente locale che mette in atto la disuguaglianza di riconoscimento, la stessa che favorisce l’espulsione sociale dei meritevoli e dei capaci verso sistemi locali più produttivi. Dal punto di vista dei servizi collettivi: nell’area urbana c’è una palese carenza di servizi educativi e culturali, ed il patrimonio edilizio scolastico è del tutto inadeguato, oltreché vecchio e quindi a rischio sismico. Il fenomeno urbano più evidente è il pendolarismo quotidiano dentro la città estesa ove coesistono i flussi di persone, energia e materia, e questo è del tutto trascurato dalle istituzioni comunali poiché ognuna pensa a sé stessa, convinta di occuparsi correttamente del proprio territorio. Possiamo immaginare a un mostro con più teste (i Consigli comunali) ed ognuna di queste controlla un solo arto ma braccia e gambe sono parte di un unico corpo (la città estesa), ed è intuibile che tutto ciò crea problemi. Tutte queste criticità: l’età del patrimonio edilizio esistente, la carenza di spazio urbano, il paesaggio e i servizi collettivi, il verde e la mobilità (infrastrutture) sono temi per la rigenerazione urbana e territoriale da affrontare in un unico piano intercomunale. Il quadro di conoscenza del territorio e le patologie innescate dall’ideologia liberista rappresentano i temi di partenza per rigenerare il territorio e quindi arrestare il consumo di suolo agricolo: la risorsa non rinnovabile che consente di alimentarci e di vivere. Nel 2006 la Commissione europea adotta una “Strategia generale per la protezione del suolo” caratterizzata dai princìpi guida della prevenzione, conservazione, recupero e ripristino della funzionalità del suolo, ma nel 2014 viene ritirata. Il legislatore italiano propone disegno di legge 86/2018 “Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo nonché delega al Governo in materia di rigenerazione delle aree urbane degradate” in corso d’esame presso la Commissione, e il disegno di legge 164/2018 “Disposizioni per l’arresto del consumo di suolo, di riuso del suolo edificato e per la tutela del paesaggio”. Ad oggi, l’unico modo per fermare processi auto distruttivi del territorio è quello di cambiare i paradigmi culturali della società approdando su un nuovo piano culturale, per pianificare con l’approccio territorialista bioregioni urbane e piani regolatori che non prevedono nuove espansioni (vincolare il periurbano) riutilizzando i suoli già urbanizzati ma abbandonati. Un adeguato quadro di conoscenza può favorire valorizzazioni immobiliari sull’esistente perimetrando l’area urbana estesa, e non più i vecchi confini amministrativi ormai obsoleti e dannosi.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

48


4 Stili di vita, percezioni e mobilità L'Italia e di conseguenza anche il territorio salernitano sono entrati nella cosiddetta transizione demografica che conduce a un cambiamento degli stili di vita dovuti all'urbanizzazione e all'industrializzazione. Si verifica un cambiamento nella tipologia di malattie che determinano mortalità della popolazione, e si diffondono malattie croniche. Seguendo i modelli culturali suggeriti da Jean Gottmann e Malvin Webber possiamo interpretare la nuova struttura urbana estesa. Applicando l'interpretazione di Gottmann, nella valle dell'Irno troviamo una nebulosa di piccoli centri ed edifici dispersi in nastri lungo le strade. Secondo Webber, questi sono segnali della fine della forma urbana tradizionale, e ciò è l'espressione di un insieme eterogeneo di gruppi di persone che sono in comunicazione reciproca attraverso lo spazio, che non è né un insediamento urbano e né un territorio. Si tratta di un'urbanizzazione affidata alle scelte individuali dei consumatori. Abbiamo l'iperconnessione che comporta la frammentazione sociale, economica e politica, mentre ci appare tutto in maniera caotica poiché la città diffusa non è stata pianificata, e oggi rimane non governata. È implicito che l'area salernitana, così come descritto dalle teorie classiche della sociologia urbana, è un aggregato meccanico caratterizzato da individualismo dove c'è un ordine basato sulle differenze individuali, per cui molte persone diverse si specializzano in occupazioni distinte. Nella città moderna salernitana lo spazio è vissuto da due categorie di popolazione urbana: i residenti e i non residenti, oggi chiamati city users che si dividono fra pendolari e utenti di servizi. I city users entrano ed escono dalla città in vari momenti della giornata e periodi della settimana. L'afflusso di popolazione non residente condiziona la vita in città e dovrebbe condizionare la capacità di pianificazione urbanistica da parte delle istituzioni, che a sua volta dovrebbe riflettere sulle politiche urbane e sulla mobilità: reti stradali, accessibilità e mezzi di trasporto pubblico62. Il crescente fenomeno del pendolarismo63 condiziona quotidianamente l'uso del suolo e dei servizi, e l'assenza di un'adeguata politica a favore del trasporto64 pubblico contribuisce a sprecare risorse. Il fenomeno è ben descritto dai cartogrammi ISTAT circa l'auto contenimento poiché il principale sistema locale, quello del capoluogo di Provincia, ha un indice medio basso ed i sistemi locali viciniori sono ancora più bassi, ciò significa che persiste un alto livello di mobilità e pendolarismo quotidiano per muoversi da casa e andare a lavoro. In questo contesto, la città estesa dovrebbe pianificare un progetto di suolo degli spazi aperti per connetterli e rigenerare luoghi e volumi abbandonati.

62

Nel 2009 6,28 milioni di utenti usano il trasporto pubblico locale, mentre nel 2014 gli utenti sono scesi a 5,75 milioni. Fra gli anni 2008-13 la disponibilità di autobus è calata, da 50,8 a 46,6, cioè -13% (Rapporto ambiente urbano 2015, ISPRA). 63 I pendolari sono lavoratori provenienti dalle aree peri-urbane, ed ogni giorno si recano al loro posto di lavoro. 64 Secondo il Rapporto ambiente urbano 2015 pubblicato dall'ISPRA, la popolazione residente che si sposta verso altri comuni per motivi di lavoro col mezzo privato è il 63,7%, di cui il 54,9% con la propria auto, il 7,4% è il passeggero e l'1,4 con ciclomotore, mentre solo 13,7% utilizza l'autobus e l'11,8% l'autobus extraurbano. La popolazione che entra nel Comune di Salerno per motivi di lavoro col mezzo privato è il 63% mentre il 25,4% utilizza il trasporto pubblico. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

49


Il centro storico di Salerno e la concentrazione di attività di svago, il lungomare Triste con la passeggiata arredata e alberata, e il Corso Vittorio Emanuele rappresentano un tessuto urbano di forte attrazione per gli abitanti della città estesa (11 comuni, 300 mila abitanti) e del SLL salernitano (22 comuni, 500 mila abitanti), sia per il godimento del paesaggio naturale e sia per la concentrazione di servizi commerciali e pubblici che offre il Comune capoluogo65. Il paesaggio naturale e antropizzato, con la particolare orografia del centro storico, la costiera amalfitana, la visuale del Castello Arechi in cima alla collina Bonadies che sovrasta l'intera città, le bellezze storiche e ambientali sono una scenografia perfettamente godibile dal lungomare Trieste, e l'insieme di queste speciali caratteristiche rappresentano l'identità e l'immagine visiva della città, fra l'altro l'ISTAT individua per Salerno, la vocazione culturale attrattiva proprio la "grande bellezza" (C1)66. Questa immagine, i servizi e gli eventi attraggono abitanti anche al di fuori dell'area metropolitana, e il flusso continuo non può essere assorbito per i limiti dello spazio fisico. Sorgono maggiori problemi quando gli abitanti prediligono spostarsi con i mezzi privati che generano traffico e inquinamento atmosferico. Considerando pure che l'armatura stradale urbana ed extraurbana è rimasta immutata nel tempo, ad eccezione della tangenziale realizzata a cavallo degli anni '80, il problema del traffico veicolare dei mezzi privati resta un tema insoluto. Per comprendere meglio quest'aspetto è sufficiente ricordare un dato estrapolato dallo studio Siemens (2012) circa la mobilità a Salerno. Sul territorio circolano circa 78.500 automobili e le strade urbane hanno una superficie stimata di 2.192.000 mq, lo studio stima che la superficie d'ingombro dalle auto è pari a quasi il 36% della superficie stradale. Secondo l'ISPRA sono 70.669 le autovetture private circolanti nel 2014, cioè 521,1 auto circolanti ogni 1000 abitanti 67 (popolazione 135.603 nel 2014). Tutto ciò significa che a causa dell'alto numero di auto circolanti è alta la probabilità che una concentrazione di vetture in alcune aree urbane crea congestioni degli spazi: carreggiate e parcheggi68. Una soluzione risiede nella diminuzione delle auto private avvantaggiando il trasporto pubblico e la mobilità intelligente (pedonale, ciclabile e car sharing).

65

Oltre ai pendolari si aggiungono gli utenti di servizi, cioè quanti si recano in città per acquisti, per partecipare ad attività di tipo culturale e altro. 66 ISTAT, classificazione dei sistemi locali, 2015. 67 Rapporto ambiente urbano 2015. 68 La disponibilità di stalli a pagamento su strada aumenta e passa da 43,6 (2008) a 90 (2013) (numero ogni 1000 autovetture circolanti); mentre diminuisce la disponibilità di stalli di sosta in parcheggi di scambio 24,8 (2008) a 20,4 (2013). ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

50


5 Ambito identitario e bioregione urbana

Figura 28 - Piano delle identità, Ptcp Salerno, 2012.

Il Ptcp prevede il modello policentrico per l'area metropolitana che richiede l'integrazione e la promozione di strutture ecologiche e di risorse culturali con nuove forme di governance territoriali tra aree rurali e urbane. Il concetto di "bioregione urbana"69 approfondito da Magnaghi rappresenta un'opportunità per una saggia interpretazione del territorio. Il territorio salernitano è l'intreccio fra un sistema metropolitano, un sistema vallivo e uno collinare70. È possibile rigenerare il metabolismo urbano chiudendo i cicli delle risorse; promuovere una civilizzazione idraulica e curare i corsi fluviali; riattivare i sistemi agroforestali e rigenerare la costa; costruire la rete dei borghi storici. In tal senso un ragionamento sulle densità permette di affrontare il problema dello sprawl e suggerire per l'area estesa salernitana un progetto urbano senza limitarci ai confini amministrativi, in grado di contribuire alla coesione territoriale, e valutare le relazioni fra le aree urbane per intervenire ricucendo e razionalizzando un tessuto frammentato. I comuni che rientrano nel sistema locale dovrebbero adottare un piano intercomunale bioeconomico per disegnare la bioregione. Il Ptcp 2012 individua l'ambito identitario, il sistema insediativo, il sistema ambientale e quello infrastrutturale, e rappresenta una sintesi interpretativa per leggere il territorio.

69 70

Magnaghi, Op. cit., 2014. Magnaghi, Op. cit., 2016.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

51


Il piano intercomunale bioeconomico dovrebbe adottare un indirizzo strutturale per riequilibrare il rapporto città-campagna, e la relazione del rapporto locale fra produzione e consumo; inoltre nel livello operativo e attuativo il piano deve riequilibrare le densità dei tessuti urbani esistenti e dimensionare gli standard considerando la struttura urbana costituita dal comune centroide con le conurbazioni. Il piano dovrebbe ampliare gli ambiti dei vincoli, estendere il recupero e la conservazione dei piccoli centri, migliorare l'offerta dei trasporti pubblici, ridurre e cancellare gli squilibri riguardanti l'utilizzo del suolo attraverso la creazione di "nodi", cioè superare l'obsoleta logica dei centri di rango superiore per valorizzare la rete della "città di città" inserendo nuove funzioni e valorizzare quelle esistenti. Il piano dovrebbe far rinascere il territorio agrosilvopastorale, ridurre il consumo di suolo e chiudere i cicli dell'alimentazione e dei rifiuti, favorire reti corte di produzione-consumo, orti periurbani e mercati locali; inoltre favorire un'alleanza fra città e migliorare la fruizione degli spazi aperti agroforestali. Si tratta di favorire una nuova condizione di vita nella produzione, nei consumi e nelle relazioni, all'interno di un sistema urbano e territoriale policentrico71. Un esempio, può essere la valorizzazione della valle dell'Irno come sistema di bioregione urbana per pianificare funzioni compatibili: parchi fluviali, corridoi ecologici, parchi agricoli. Il fenomeno della contrazione e dispersione, anche salernitano, fu ampiamente previsto e descritto; cosi nel 1993 Martinotti si esprime circa le metropoli di prima generazione: «la popolazione dei pendolari, anche quella dei consumatori è una popolazione temporanea, ma ha esigenze e abitudini alquanto differenti da quelle della popolazione diurna che si reca in città per ragioni di lavoro, e produce nuove e diverse conseguenze sia sull'organizzazione del traffico sia sulle caratteristiche dei settori urbani che ne sono investiti. Oggi i grandi infarti di traffico si verificano non più soltanto a causa dei movimenti popolari - relativamente prevedibili e soprattutto regolabili con accorte politiche di trasporti pubblici - ma in occasione di alcune feste o delle grandi shopping sprees annuali. Dall'altro canto mentre la popolazione diurna che sta in città per ragioni di lavoro è complessivamente controllata all'interno delle organizzazioni produttive (fabbriche, uffici, negozi) in cui passa gran parte del tempo speso in città, la nuova popolazione temporanea di consumatori metropolitani fa un uso intenso, e a volte alquanto barbaro, della città e dei suoi spazi pubblici»72. La descrizione di Martinotti fatta ventuno anni fa sembra la fotografia della città di Salerno in alcuni periodi e momenti dell'anno. Questo dimostra che gli urbanisti erano al corrente degli effetti negativi generati dallo sprwal urbano, ma la cultura politica ha preferito assecondare l'ideologia dello spreco. In questa fase è in corso lo sviluppo di una metropoli di seconda generazione ove i city users generano una domanda di nuovi servizi. Contemporaneamente, oltre ad abitanti, pendolari e city users si sta delinenando una quarta popolazione. Saskia Sassen parla di viaggiatori urbani frutto della globalizzazione e della terziarizzazione che generano la domanda di nuovi servizi che riguadano la mobilità, il soggiorno, la ristorazione ed il consumo di merci.

71

Magnaghi, "Il progetto della bioregione urbana policentrica", in Per una nuova urbanità, dopo l'alluvione immobiliarista, 2009. 72 Martinotti, Op. cit., 1993, pag. 146. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

52


5.1 Resilienza, conversione ecologica e prosperità Secondo l'approccio resiliente le caratteristiche strutturali e fisiologiche del territorio possono essere interpretate attraverso una corretta relazione fra uomo e spazio fisico. Sono le idee e le relazioni umane che determinano la consistenza del cosidetto pattern collegato a forme di linguaggio, come direbbe Alexander. Osservando adeguatamente le risorse del territorio è possibile programmare lo sviluppo di "nuove" attività compatibili con le caratteristiche fisiche e naturalistiche. L'ecosistema territoriale è costituito dal sistema insediativo e dal sistema ambientale, e questo genera un mondo di relazioni, informazioni, stratificazioni materiali, mutamenti reciproci, culture di uso uniche nel suo genere. Le invarianti sono costituite dall'utilizzazione del flusso energetico, dal riciclo dei materiali, dall'utilizzo di risorse rinnovabili e dal rapporto simbiotico con la specie che costituisce il sistema. Per tendere a questo obiettivo è fondamentale programmare la chiusura di tutte le fonti inquinanti generate dai sistemi urbani e dalle attività antropiche, ed efficientare tutti sistemi di filtraggio delle acque affinché tutti i corsi d'acqua tornino ad essere puliti. Per progettare una bioregione le invarianti strutturali73 sono fondamentali mentre l'unicità di idee e relazioni costituiscono le peculiarità dell'insediamento umano. Pertanto, è necessario individuare i meccanismi fisici e biologici con cui la base ambientale produce continuamente le risorse su cui si fonda l'insediamento (invarianti dinamiche strutturali)74. Una parte importante del processo riguarda la misura e la valutazione energetica dei flussi affinché si possa concretizzare la sostenibilità dell'insediamento. La condizione necessaria è che vi siano convinzioni di ordine morale condivise per tracciare percorsi chiari verso un'armonia duratura75. Rispetto alle invarianti dinamiche strutturali, l'ambito urbano76 salernitano è particolarmente favorito poiché è contiguo al più grande geoparco d'Europa77, oltre che possedere insediamenti 73

L'individuazione delle invarianti è un processo culturale. «Le invarianti vengono fatte coincidere con oggetti territoriali, fisici, sociali, economici, culturali, caratterizzati dalla lunga durata. In questi casi la normativa del piano fornisce un elenco di invarianti, storico-insediative, paesaggistiche e ambientali, culturali, sociali e propone indirizzi di tutela demandando al regolamento urbanistico la disciplina degli interventi» (Maggio, Op. Cit. 2014, pag. 15). Le invarianti strutturali sono gli elementi che strutturano il territorio inteso come sistema sociale, ecologico, geografico e storico. 74 Saragosa, Op. cit., 2011 75 Saragosa, Op. cit., 2005 76 Quando nell'839 il ducato si frazionò in due stati indipendenti, Salerno divenne la capitale di uno di questi due principati. Dall'ottobre 871 al luglio 872 la città sostenne il duro assedio del grosso esercito di Abd Allah ibn Ya'qub, e in fine fu salvata dall'imperatore Ludovico II. Di un modesto borgo, quale s'era ridotta al tempo della conquista longobarda, i suoi principi fecero di Salerno una ricca città. Il periodo della maggior potenza fu quello di Guaimaro V (1027-1052), quando Salerno esercitò una specie di primato politico sugli stati italiani del meridione. E già allora era famosa la scuola medica di Salerno. Assediata nel 1076 da Roberto il Guiscardo, Salerno dopo coraggiosa resistenza si arrendeva. Il principato di Salerno cessava di esistere ma Salerno non perse il prestigio di città capitale, poiché il Guiscardo riconoscendo l'importanza della città, ne fece la capitale del suo ducato. La città conobbe proprio nell'ultimo quarto dell'XI secolo il periodo di maggior splendore per la fama della sua scuola medica, per la ricchezza della corte normanna, per l'accoglienza offerta (1084) a Gregorio VII. Anche dopo che Palermo divenne capitale del regno normanno (1127) Salerno continuò ad essere la più importante tra le città del regno sul continente (Fonte: Treccani). 77 Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, comprende ottanta Comuni. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

53


storici e archeologici unici al mondo78 e situarsi fra due ambiti costieri straordinari e diversi per caratteristiche topografiche e antropiche, quali la costieria amalfitana e quella cilentana. Un esempio virtuoso di disegno urbano sostenibile è rappresentato dall'approccio utilizzato a Londra attraverso i Boroughs79 e la cosiddetta strategia degli open space80, cioè la progettazione degli spazi verdi di prossimità. Anche nell'area urbana estesa salernitana, costituita dal comune centroide e le conurbazioni, si può progettare un'estesa rete di verde di prossimità. Rilocalizzare le produzioni e consumare le merci "proprie" è una strategia che favorisce l'economia locale. Uscendo dal modello agri-industria e producendo cibo per gli abitanti attraverso l'agricoltura sinergica è possibile creare distretti nel settore alimentare81 e con la stessa logica di rilocalizzazione sarà possibile produrre materia prima per il tessile e l'abbigliamento degli abitanti, com'era nell'Ottocento82; mentre, gestendo il patrimonio boschivo si potrebbe sviluppare l'indotto per l'artigianto del mobile, e la costruzione di strutture per il settore dell'edilizia sostenibile. Il ceto dirigente e imprendintoriale salernitano, nonostante sia l’erede di un imponente passato valoriale unico al mondo, non è riuscito a utilizzare questo patrimonio per ridurre drasticamente la disoccupazione. Se solamente immaginassimo di valorizzare al meglio il patrimonio immateriale della dieta mediterranea e la storia della scuola medica salernitana, cioè pensando di abbinare il cibo e la cultura si potrebbe favorire un immenso indotto occupazionale. Ancora oggi, a Salerno manca una fiera per favorire l’economia locale. Altri territori, come l’Emilia, che non hanno avuto in eredità lo stesso patrimonio storico-culturale, producono nel settore agroalimentare imponenti volumi di affari economici per il territorio grazie al marketing. Il modello da seguire non è quello emiliano che ha scelto l’industria83 trasacurando la qualità e l’artigianalità, ma insegna che anche senza la storia culinaria nostrana, un sistema politico e imprenditoriale capace di coordinarsi e cooperare, investendo tanto nella forza persuasiva della comnunicaione e della pubblicità accumula ingenti capitali. Riciclando è possibile gestire "miniere urbane", tant'è che la rigenerazione dei tessuti edilizi obsoleti può stimolare l'indotto del riciclo e del riuso. Un'altra prospettiva concreta di nuova occupazione è la riduzione delle auto circolanti che hanno il motore a scoppio84. Migliorando

78

I templi di Paestum, Velia il sito della scuola di Parmenide e Zenone, e la Certosa di Padula. Unità amministrativa locale di Londra. 80 Nucci, Verde di prossimità e disegno urbano, Roma, 2012 81 Il Comune di Pollica (SA) è sede della "dieta mediterranea", modello nutrizionale iscritto dall'UNESCO nella lista rappresentata del patrimonio culturale immateriale dell'umanità nel 2010. Pioppi è la frazione del Comune di Pollica che ha ospitato per circa trent'anni Ancel Keys ideatore della "dieta mediterranea". 82 Salerno per la grande capacità produttiva dell'industria manifatturiera del tessile fu chiamata la Manchester delle Due Sicilie. 83 L’inchiesta di Report, “La porcata” (20 maggio 2019) ha mostrato che da molti anni negli allevamenti di maiale usati dal Consorzio, si usa introdurre il seme di una specie diversa prevista dal disciplinare, il duroc danese, poiché di taglia più grande e meno grasso al fine di aumentare i volumi di vendita, ma ciò è un’enorme truffa alimentare poiché il prosciutto di duroc danese ha un prezzo inferiore sul mercato rispetto a quello del disciplinare del Consorzio. 84 Nel 2006, il parco dei veicoli circolanti nella Provincia di Salerno è di 804.792 unità, e le autovetture sono 611.621 (il 76% dell'intero parco veicolare) 79

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

54


l'offerta del trasporto pubblico con sistemi intelligenti e impegnando gli artigiani delle officine meccaniche è possibile sostituire i motori obsoleti con quelli elettrici, infine sarebbe saggio insediare l'industria della mobilità intelligente con la produzione di "bici pedelec". Tutto ciò può essere coordinato in un unico "cluster"85 ove c'è la ricerca applicata, le imprese, i professionisti e gli operai, uniti per l'avvio dell'insediamento di distretti industriali nell'ambito alimentare, della meccanica, del tessile, del riciclo di plastiche, dell'artigianto del mobile e del legno per l'edilizia. Secondo la bioeconomia per tendere ad una conversione ecologica è necessario sviluppare le cosiddette economie a chilometro zero che si concretizzano nel passaggio dell'uso di fonti energetiche non rinnovabili (idrocarburi) a quelle rinnovabili (sole, vento, acqua, geotermia), quindi in un'evoluzione sull'efficienza energetica (uso razionale dell'energia), ed una ricollocazione delle trasformazioni energetiche e produttive da "centralizzate" a "distribuite". Questo vuol significare una dematerializzazione dei consumi, la diffusione dell'agricoltura biologica, progettare una mobilità flessibile, programmare una cultura della manutenzione etc. L'approccio metabolico e della bioregione introducono il modello flussi-fondi ideato da Georgescu-Roegen, tale visione culturale è poi evolutasi in analisi del ciclo vita. Il territorio è oggetto dell'analisi ed è definito dagli scenari possibili dettati dal piano e dal progetto che includono le relazioni sociali e i flussi ambientali. Torricelli individua le funzioni di uso del territorio e definisce le LUF (Land Use Function), cioè le "Unità Funzionali" di riferimento cui ricondurre gli indicatori di impatto86. Le funzioni sono precedute dallo scenario di governance che individua e identifica l'unità di pianificazione/gestione territoriale, e nel caso studio può essere il sistema locale salernitano che comprende 22 Comuni e circa 500 mila abitanti. Seguendo l'approccio suggerito da Torricelli, e osservando i dati forniti dall'Istat e rielaborati dall'Atlante dei territori post-metropolitani, possiamo scrivere alcune osservazioni sulle attività e le funzioni svolte nell'area salernitana. Le funzioni territoriali che hanno avuto una crescita riguardano l'agricoltura (LUF1), gli insediamenti produttivi e commerciali (LUF4), le residenze e servizi (LUF5) e le infrastrutture di trasporto e porti (LUF6), mentre sono diminuite le attività di fornitura di prodotti e servizi (LUF2). L'inerzia politica, nel non governare funzioni e attività citate e i processi di agglomerazione e decentramento, ha determinato la costruzione della nuova struttura urbana costituita dal comune centroide con i comuni viciniori. Le attività produttive si sono spostate nei centri minori e all'estero, mentre i nuclei storici più densamente agglomerati hanno perso specializzazioni e attività terziarie e produttive. Le periferie sono cresciute per numero di residenze e attività commerciali, costituendo una saldatura fisica fra territori contigui lungo le strade principali di collegamento. La domanda legittima da porsi è: "come e quanto questa nuova struttura urbana non governata abbia inciso sulle invarianti strutturali dinamiche?" Con questo approccio è possibile tutelare il territorio applicando l'approccio bioeconomico, oltre che intervenire con la rigenerazione nei tessuti urbani esistenti.

85

In campo urbanistico si riferisce a tessuti urbani riconvertiti e capaci di aggregare, di attrarre funzioni diversificate utili allo sviluppo tecnologico di città e di imprese (urban cluster), si tratta di aree urbane trasformate ove trovano spazio le nuove tecnologie informatiche e scientifiche. 86 Torricelli, Op.Cit., 2015. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

55


Tabella 12 - Funzioni territoriali e relative attività cui sono riferiti i processi e i carichi ambientali in un E-LCA e le categorie di valutazione identificate dai portatori di interesse analizzate in un S-LCA. Funzioni di uso del territorio

Attività

Processi analizzati in E-LCA (Environmental Life Cycle Assessment)

Categorie di valutazione considerate in S-LCA (Social Life Cycle Assessment)

Attività industriali e commerciali

Servizi sul posto

Infrastrutture

Risorse

LUF1: fornitura di prodotti primari

Agricoltura Allevamento Caccia Silvicoltura Pesca e allevamento pesci

Processi a monte, processi di produzione e processi di fine vita

Lavoratori, consumatori, comunità locali, attori della catena del valore escluso consumatori

LUF2: fornitura di prodotti e servizi industriali e commerciali

Produzione fabbricazione diversi settori industriali

Processi a monte, processi di produzione e processi di fine vita

Lavoratori, consumatori, comunità locali, attori della catena del valore escluso consumatori

LUF3: fornitura di servizi per attività ricreative, per la cultura, per la salute e il sociale

Turismo, ristoro, spettacolo, musei, istruzione, ricerca, servizi sanitari, servizi sociali, sport ecc.

Processi gestionali, di consumo e di utilizzo

Lavoratori, consumatori, comunità locali, attori della catena del valore escluso consumatori

LUF4: dotazione di insediamenti e infrastruttura per attività produttive, commerciali e di servizio

Costruzioni industriali, del commercio, dei servizi

Intero ciclo di vita delle costruzioni e infrastrutture compreso la gestione operativa e la manutenzione

Lavoratori, consumatori, comunità locali, società

LUF5: dotazione di insediamenti e infrastrutture per la residenza e relativi servizi

Costruzioni residenziali e dei servizi primari

Intero ciclo di vita delle costruzioni e infrastrutture compreso la gestione operativa e la manutenzione

Lavoratori, consumatori, comunità locali, società

LUF6: dotazione di infrastrutture di trasporto e porti, reti e servizi

Infrastrutture viarie ferroviarie, aeroportuali e porti reti e sistemi di trasporto

Intero ciclo di vita delle costruzioni e infrastrutture compreso la gestione operativa e la manutenzione e i sistemi di trasporto

Lavoratori, consumatori, comunità locali, società

LUF7: dotazione di risorse naturali abiotiche. Qualità e tutela

Estrazione di minerali energetici Estrazione di minerali non energetici Impianti FER Approvvigionamento idrico

Intero ciclo di vita delle dotazioni e infrastrutture compreso la gestione operativa e la manutenzione e i sistemi di rete

Lavoratori, consumatori, comunità locali, società

LUF8: dotazione di risorse naturali biotiche. Qualità e tutela

Parchi e aree protette Reti ecologiche

Intero ciclo di vita delle dotazioni e infrastrutture compreso la gestione operativa e la manutenzione

Lavoratori, consumatori, comunità locali, società

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

56


5.2 Visioni, strategie e programmi Secondo le indagini ISTAT del 2005 l'area salernitana non è interessata da distretti industriali (alimentari, beni per la casa, cartotecnica, prodotti in gomma e plastica, meccanica, oreficeria, pelli, tessile e abbigliamento)87, mentre il rapporto annuale ISTAT del 2015 individua un nuovo distretto industriale contiguo al Sistema Locale di Lavoro salernitano. L'aggiornamento dei sistemi locali offre numerose chiavi di lettura dei territori e dei luoghi urbani attraverso il sistema delle relazioni commerciali, sociali e gli stili di vita. In tal senso è possibile interpretare i territori, come sistemi di relazioni e proporre usi del suolo più sostenibili andando a sostituire stili di vita energevori con stili di vita più consapevoli rispetto al consumo di risorse, e quindi realizzare una riduzione degli impatti a sostegno delle capacità auto rigenerative degli ecosistemi. All'interno del sistema locale salernitano osserviamo la dispersione urbana costituita dalle vecchie e nuove periferie, dalle lottizzazione sparse, da strade-mercato e centri commerciali in una forma irregolare e un'armatura stradale inadeguata. Salerno non si limita più ai suoi confini amministrativi, è un'area urbana policentrica dispersiva con le sue conurbazioni. Tale configurazione può essere modellata e ripensata a favore di una collocazione funzionale di questo disordine complesso per creare un ordine soggiacente al paesaggio e ai principi della bioeconomia. La territorialità sparsa può essere ripensata nel sistema locale, cioè il sistema collettivo locale costituito da nodi (quartieri, funzioni, attività) può diventare a sua volta un nodo di un sistema regionale e nazionale. I tradizionali rapporti di gerarchia - città capoluogo e periferie - sono obsoleti e possono cambiare in funzione di nuovi bisogni e nuovi obiettivi della cosiddetta "città regione". Il sistema locale di Salerno è inserito nel gruppo denominato la grande bellezza, e pertanto è necessario qualificare meglio il valore storico-artistico attraverso investimenti per un'adeguata dotazione di infrastrutture culturali con un sistema economico-produttivo vario e robusto proprio nell'ambito culturale. All’interno delle conurbazioni vallive e lineari, si potranno riutilizzare i volumi abbandonati e sottoutilizzati per costruire servizi fondamentali (ricerca e biblioteche) e “grandi attrattori” collegati da un sistema di mobilità intelligente (ferroviario e bicicletta). Dal punto di vista del mercato del lavoro, è necessario organizzare l’offerta dei fattori di produzione materiale in modo da sostenere la continuità del flusso di capitale; in che modo? Coordinando le condizioni della domanda e dell’offerta, cioè costruendo strutture di mercato oneste e affidabili, con segnali di prezzo adeguati per garantire la continua circolazione del capitale88. In questo contesto possiamo immaginare un progetto urbano secondo le due griglie89 proposte da Lanzani e il progetto di suolo di Secchi. All’interno della nuova struttura urbana estesa, prima di tutto, è necessario fermare l’ingiustificata espansione e il consumo di suolo; ridefinire i 87

Coppola & Mazzotta, Op. cit., 2005 Harvey, L’enigma del capitale, Milano, 2018. 89 La prima griglia è il disegno dei grandi spazi aperti; la seconda è una rete di naturalità con l’urbanità diffusa. 88

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

57


perimetri dell’urbanizzato e progettare gli spazi aperti collettivi recuperando i luoghi abbandonati e sottolutilizzati; poi progettare un’urbanità diffusa con le reti verdi e blu, e costruitre la mobilità sostenibile integrando i mezzi pubblici con la bicicletta. L’obiettivo è ricomporre i territori urbanizzati ripensando il suolo, lo spazio aperto e il paesaggio dentro l’area urbana estesa. «Dovremmo cominciare a pensare politiche urbanistiche che contribuisco a trattenere i giovani italiani», mentre «la politica economica e in particolare l'offerta di lavoro per i giovani e/o il sostegno alle loro attività imprenditoriali sono decisive»90, sarà determinante stimolare attività virtuose per il territorio. I sistemi locali possono diventare bio regioni urbane e bio distretti con la conseguenza positiva di aumentare l'auto contenimento favorito dalla rilcolizzazione produttiva generata dall'uso razionale delle risorse locali viste come invarianti dinamiche strutturali. Si tratta di favorire un dinamico tessuto culturale, sostenere attività imprenditoriali - profit e non profit - e programmare un adeguato numero di eventi culturali di rilevanza nazionale, tra mostre, esposizioni temporanee e festival. E' importante aumentare il numero e la densità di musei, biblioteche e archivi da inserire nel progetto di suolo. Inoltre è necessario migliorare le dotazioni paesaggistiche, naturali e urbane aumentando la superficie sottoposta a regime di protezione e migliorando la presenza degli edifici storici in buono od ottimo stato di conservazione. E' necessario migliorare la presenza dei borghi inseriti nel sistema locale salernitano, coniugando le tradizioni eno-gastronomiche con l'agricoltura di qualità aumentando le produzioni a marchi Dop o Igp. Per creare nuova e virtuosa occupazione, l'area salernitana dovrebbe avere un piano culturale per avviare distretti industriali prima accennati e realizzare i cosiddetti attrattori urbani, poli di ricerca e innovazione e favorire un sistema locale specializzato. Nell'economia globale neoliberista le imprese investono guardando tre indicatori principali: il PIL, l'anadamento demografico e lo sviluppo urbano91, e com'è noto la recessione sfavorisce l'euro zona poiché ha regole inefficaci. Inoltre, la defiscalizzazione (niente IVA, niente IRAP ed aliquote IRES molto basse) attrae le imprese poiché preferiscono produrre dove non ci sono regole sindacali e tasse quasi inesistenti. Inseguendo il neoliberismo i politici stanno distruggendo l'economia degli italiani mentre le imprese delocalizzano, o riducono i salari pur di competere, ma dovrebbero mutare la propria visione culturale calibrando la produzione verso un sistema di economia sostenibile finalizzato a un equilibrio di mercato, e puntare all'aumento della consapevolezza culturale dei consumatori per tutelare i prodotti italiani di qualità.

90

Lanzani, “Urbanistica 2045. Condizioni e processi tendenziali di cui dovremo tenere conto”, in Munarin & Velo (a cura di), Italia 1945-2045 urbanistica prima e dopo, Roma, 2016, pag. 33. 91 Il sito internet della Franklin Templeton Investments, uno gruppo privato fra i più influenti al mondo spiega come e dove investono. Ad esempio, il documento "La demografia come futuro" è dedicato all'urbanizzazione nei paesi emergenti. "Circa 440 città dei mercati emergenti sono destinate a produrre una crescita di quasi la metà del PIL globale". L'Italia com'è noto è in recessione e le città principali sono in contrazione, pertanto i finanziatori privati non nutrono interesse nell'investire nelle città italiane. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

58


Da un lato, i decisori politici rispondono alle richieste delle imprese attraverso il liberismo delle "zone franche"92, ma queste aree generano l'effetto glocalizzazione con l'illusione di creare occasioni di lavoro, spesso sfruttate e sottopagate, col rischio di danneggiare il milieu territoriale poiché si innesca un rapporto di dominanza-dipendenza che favorisce il sistema globale. Le "zone franche" sono l'evidente espressione di un desiderio che mira solo al profitto, non crea occupazione stabile, tant'è che non esistono zone franche etiche per lo sviluppo umano poiché sarebbero un ossimoro. Da un altro lato bisogna guardare alla storia economica, poiché insegna come Salerno divenne la Manchester delle Due Sicilie grazie alla volontà degli imprenditori svizzeri che ritenevano più conveniente superare il problema dei dazi doganali spostando la produzione delle merci proprio a Salerno. La Storia insegna che quando esiste un'area geografica con i dazi e un'altra priva (liberale, è caso dell'UE destinata a consumare le merci prodotti altrove), l'impresa che intende vendere le proprie merci in quell'area di territorio sposta la produzione nell'area coi dazi poiché costa meno produrli in loco. E' ciò che accade per le imprese italiane presenti negli USA (dotati di dazi doganali) che vogliono vendere le proprie merci agli americani, mentre altre imprese europee per aumentare i profitti spostano le produzioni ove costa meno la manodopera (Asia ed est dell'Europa). Tutto ciò accade poiché il mercato globale93 viene stabilito dal WTO secondo il tornaconto delle più influenti multinazionali94 (banche e industrie), e perché a costoro conviene avere aree geografiche senza regole ed aree geografiche regolate ove vendere le proprie merci, cioè conviene distinguere fra aree ove produrre attraverso la schiavitù e aree ove trarre profitti vendendo merci. Quando le multinazionali avevano meno potere e minore peso monetario, poiché meno ricche degli Stati accadde che all'inzio del '900 si promossero politiche socialiste attraverso l'invenzione delle prime cooperative con scopo mutualistico per costruire quartieri e servizi per i ceti meni abbienti. Negli anni '60 e '70 il Governo inglese promosse investimenti con la spesa pubblica ed i programmi per l'inner city rivoluzionarono l'intera area londinese. Anziché perseguire profitti con operazioni finanziarie95, sarebbe saggio programmare nuove opportunità per i lavoratori 92

Secondo il Ministero dello Sviluppo economico in Italia ci sono 22 Zone Franche Urbane (ZFU). Le ZFU sono "figlie" delle Zone Economiche Speciali (ZES) cioè luoghi ove esiste una diversa giurisdizione, e si caratterizzano sia per la segretezza e sia per la tassazione agevolata. 93 Osservando la storia con maggiore attenzione, capitalismo e socialismo si sono sviluppati sullo stesso piano ideologico della crescita, e le idee degli utopisti furono rimosse nel secolo Novecento, poiché le soluzioni proposte rientravano in schemi organizzativi autarchici e anarchici, cioè favorivano l’autonomia e l’auto determinazione dei popoli in contrapposizione al modello istituzionale che poi si realizzò sia nei paesi capitalisti e sia in quelli socialisti. Destra e sinistra si sono concretizzate in sistemi di “controllo centralizzato”, la destra preferisce che il mercato sia nelle mani delle imprese (liberalismo) mentre la sinistra preferisce le mani dello Stato, ma entrambi i sistemi sono nelle mani dei banchieri (un sistema centralizzato). Non esiste un libero mercato globale, ma esiste un mercato globale centralizzato e privato. 94 «La scala e la concentrazione delle banche è inevitabilmente concentrazione di potere e sovversione dello stato democratico» (James Galbraith). 95 Se l’obiettivo è favorire l’occupazione basta osservare i dati: non è la globalizzazione neoliberista che produce lavoro, ma lo Stato e la cooperazione. Negli anni recenti le SpA che hanno aumentato i propri profitti senza lavorare sono quelle informatiche e cioè Apple, Google, Microsoft attraverso il valore di capitalizzazione, l’elusione e l’evasione fiscale concessa dal mondo offshore. Il capitalismo neoliberista sta mostrando che attraverso la finanza e le borse telematiche non serve lavorare per accumulare ricchezza. In questo modo si segna la fine del lavoro e si realizza una nuova trasformazione del rapporto capitale/lavoro e cioè uno scollegamento. Wal-Mart che vale molto meno di Apple, è la più grande multinazionale in termini ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

59


dipendenti creando produzioni di merci utili, oggi inesistenti sul mercato, e cominciare a consumare in maniera critica come cittadini informati, circa i processi di trasformazione delle merci e i diritti dei lavoratori. E' necessario creare la domanda di bioeconomia. La storia insegna che la questione di fondo non è scegliere fra socialismo e liberismo, poiché sono entrambe filosofie politiche nate all'interno di un'epoca che volge al termine, costruita sulla crescita. Sarebbe opportuno uscire da quest'epoca per approdare in quella nuova, figlia della bioeconomia, e quindi evitare di considerare il territorio come una merce da comprare e vendere. In questo passaggio vi è un periodo chiamato decrescita felice, che consiste nel cancellare scelte politiche sbagliate poiché danneggiano la nostra vita, e questo si concretizza con la riduzione selettiva del PIL ma favorisce la nascita di imprese virtuose con nuova e maggiore occupazione. Introdurre e avviare piani di "quarta generazione" figli della bioeconomia è un atto volontario che presuppone una rivalutazione del pensiero dominante. Si tratta di una trasformazione del pensiero e dell'immaginario collettivo che può avvenire solo dal nostro interno ed è una forma di disintossicazione nei confronti dell'ideologia obsoleta determinata da una crescita infinita e senza limiti. Si tratta di cominciare a rivalutare e ridefinire il concetto di ricchezza e il concetto di crescita96. Ad esempio, se la direzione voluta è la bioeconomia allora è necessario riorganizzare il territorio per trarre vantaggio dalle situazioni che si creano dal nuovo modello e in cui ci troviamo ad agire. A sostegno dell'ipotesi rigenerazione urbana per le città del Sud Italia, il gruppo di studio Barbarossa, La Greca, La Rosa, Privitera, elabora un'analisi per comprendere se fosse possibile esportare modelli e strategie impiegate in diversi comuni del Nord Europa (Sutton, Bedzed; Linz, Solar city; Helsinki, ecoviikki; Middlesbrough, Middlehaven; Malmö, Western Harbour; Freiburg, Vauban; Freiburg, Rieselfeld; Copenaghen, Ørestad; etc.). Secondo il gruppo di studio la trasferibilità delle strategie progettuali (promozione, attivazione e controllo dei processi di trasformazione urbana; servizi pubblici e standard; interventi tecnologici sugli edifici; salvaguardia dei suoli e della biodiversità; produzione distribuzione delle risorse energetiche; gestione delle risorse idriche; etc.) dal contesto dei quartieri green europei ai comuni del mezzogiorno d'Italia risulta trasferibile per l'80% delle azioni. [...] Ciò comporta almeno due famiglie di problemi: da una parte la necessità di lavorare sulla efficacia e l'efficienza dell'azione delle amministrazioni locali nel perseguire progetti di trasformazione urbana innovativa e sul coinvolgimento attivo delle comunità insediata, dall'altra e certamente non meno importante,

di lavoro, ha circa 2,2 milioni di occupati. Se l’obiettivo è favorire l’occupazione basta osservare i dati di Legacoop: attraverso l’Alleanza delle coop raccolgono circa 12 milioni di soci e danno lavoro a circa 1,2 milioni di persone, con un fatturato di circa 127 miliardi di euro. Se raffrontiamo Facebook con Legacoop ci rendiamo che il software di Mark Zuckerberg, utilizzato per spiare e commercializzare i gusti delle persone, dà lavoro a circa 5 mila persone. Lo Stato italiano, secondo i dati raccolti dal Commissario Cottarelli ha circa 3,4 milioni di dipendenti. Ergo, la cooperazione e lo Stato creano più lavoro delle SpA. 96 Latouche, Op. cit., 2007 ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

60


la necessità di aumentare la consapevolezza dell'importanza che i temi della sostenibilità ambientale urbana siano governati da una forte regia pubblica97.

5.3 Distretti turistici Nel 2011 il Governo italiano decide di istituire i distretti turistici. Cosa sono? Ambiti territoriali che nell’intenzione governativa dovrebbero sviluppare un’economia turistica, cioè insiemi di Comuni che dovrebbero cooperare su piani e progetti condivisi. In Provincia di Salerno sono stati individuati ben 7 distretti (“Cilento blu”, “Costa d’Amalfi”, “Riviera salernitana”, “Sele picentini”, “Golfo di Policastro”…). Nel 2014 nasce il Distretto turistico salernitano “Riviera salernitana” (comprende il Comune capoluogo): un’unione di imprese pubbliche e private al fine di valorizzare il territorio, e nel 2018 si individua un masterplan costiero. «La proposta progettuale del distretto turistico SeleCoast, distretto turistico Riviera Salernitana ed il Consorzio Lidi di Paestum promuove lo sviluppo ecocompatibile, la riqualificazione ambientale e paesaggistica della fascia costiera dei territori che vanno da Salerno ad Agropoli», così recita il documento programmatico del masterplan.

Figura 29 - Distretto Turistico Riviera Salernitana.

La Regione Campania nomina un coordinamento tecnico dei 24 Distretti Turistici approvati dal Ministero, per sostenere e supportare piani e progetti, e informali circa la programmazione comunitaria 2021-2027. Quali sono i livelli istituzionali che decidono? Governo, attraverso il Ministero dei Beni Culturali, Regioni, Province e Comuni; e quali sono le istituzioni che finanziano? Unione Europea attraverso la Commissione e i programmi operativi e poi la Banca degli Investimenti (BEI), Governo, Regioni e imprese private. Un enorme groviglio istituzionale, altro che semplificazione; i centri decisionali, di spesa e di controllo sono troppi e spesso conflittuali, senza dimenticarsi dei conflitti politici fra gli stessi Comuni, spesso in competizione 97

Barbarossa, et al., Le città del Sud Italia come nuove green cities, Milano, 2014

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

61


fra loro e incapaci di fare bene i piani regolatori generali. Le istituzioni andrebbero ripensate in funzione della realtà, cioè bisogna osservare e riconoscere come gli abitanti usano il territorio (di area vasta) e accettare il cambiamento, ormai consolidato, delle nuove strutture urbane estese che rappresentano nuovi Comuni più estesi, e quindi le entità amministrative sono diminuite (cambio di scala amministrativa). E’ altrettanto evidente che non bisogna perseguire l’errore di coltivare piani specialistici che trascurano l’insieme della complessa realtà territoriale e urbana, e pertanto un distretto turistico deve essere pensato come parte di un corretto piano di governo del territorio, e non il contrario come potrebbe accadere. Il fatto che i Comuni decidano di cooperare è senza dubbio un vantaggio politico strategico. La Provincia di Salerno ha già un proprio piano provinciale abbastanza recente, il Ptcp 2012 che individua ambiti territoriali e identitari per sviluppare politiche turistiche e riconosce la forma insediativa policentrica delle aree urbane. Com’è noto ci troviamo nell’era urbana ma non è correttamente governata. Inoltre, la ricerca “PRIN post metropoli” legge le forme insediative delle aree urbane italiane, delle aree interne e costiere, mostrando dati da interpretare. Dietro i termini “riqualificazione” e “valorizzazione” usati dai Sindaci dei Distretti, ci sono gli interessi economici di soggetti privati e i progetti di nuove forme insediative urbane che hanno un impatto ambientale, ovviamente, ma se non correttamente pianificati possono costituire un peggioramento del territorio anziché un miglioramento. L’attuale litorale costiero necessita di interventi di manutenzione e ripristino dei luoghi con tecniche di rinaturalizzazione, mentre sono noti i fenomeni di abusivismo, dispersione urbana, e speculazioni edilizie. Per evitare investimenti sbagliati e nuove speculazioni che danneggiano l’ambiente, sarebbe corretto coordinare i distretti con i valori della bioeconomia e soprattutto proporre progetti dentro una “bioregione urbana” che oggi non esiste. La scuola territorialista italiana ha già predisposto due piani paesaggistici, uno per la Regione Toscana e l’altro per la Puglia. Una corretta pianificazione, cioè un buon investimento si realizza rispettando il Ptcp 2012, e realizzando progetti bioeconomici dentro gli ambiti identitari già individuati, per rispettare le risorse locali e creare nuova occupazione utile nei “sistemi locali del lavoro”. E’ chiaro che le legittime intenzioni dei privati sono quelle di creare profitti sfruttando il territorio. Questo è il paradigma dominante in Occidente ma la teologia del famigerato mercato sta distruggendo la casa comune, pertanto qualunque impresa che vorrebbe investire, andrebbe coordinata attraverso un corretto governo del territorio e sotto questo aspetto i nostri Enti locali non hanno dimostrato di lavorare rispettando la disciplina urbanistica. Seguendo la religione neoliberale, amministratori e imprese potrebbero danneggiare ulteriormente un territorio abbandonato e potrebbero danneggiare l’identità storica degli insediamenti umani. Non serve lottizzare la fascia costiera costruendo banalmente nuovi alberghi ma costruire il capitale sociale che suggerisce un nuovo disegno urbano per rigenerare l’ambiente e costruire servizi culturali, turistici stimolando impieghi utili alle persone del territorio. E’ utile un percorso di auto-coscienza dei luoghi, come suggerisce la scuola territorialista, perché stimola la nascita di attività compatibili con l’ambiente.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

62


Per semplificare, un distretto turistico che ha in mente una colata di cemento lungo una fascia costiera, non è un piano di un distretto turistico ma è un disegno criminale. In questo modo gli investitori distruggerebbero il bene comune, ed è già successo lungo le nostre coste. Il danno si può evitare valutando correttamente piani e progetti al fine di applicare la Costituzione e l’interesse generale. E’ necessario che le istituzioni locali e gli stessi imprenditori adottino l’approccio territorialista e bioeconomico, poiché questo modo di pensare crea occupazione utile rispettando le risorse locali. Nel caso specifico, la fascia costiera salernitana ha la necessità di essere rinaturalizzata, sia eliminando le sorgenti inquinanti e sia attraverso interventi di carattere biologico (agro-forestale), regalando benessere a tutti i cittadini. Inoltre, un vero e serio piano di sviluppo turistico è improntato sulla bellezza e sulla manutenzione dell’esistente demolendo gli abusi edilizi, e rigenerando l’ambiente. Storia e peculiarità territoriali dovrebbero ispirare l’azione del capitale sociale locale, ad esempio: il mare, la natura, il paesaggio agrario, la dieta mediterranea e le preesistenze storiche e archeologiche sono elementi identitari determinanti. Solo in questo modo si crea un vero servizio turistico, mentre le eventuali strutture ricettive possono essere realizzate recuperando i volumi abbandonati per contenere il consumo di suolo.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

63


6 Racconto storico critico fra nichilismo istituzionale e sostenibilità

Figura 30 - Salerno medioevale, fonte immagine Finella, 2005.

Le caratteristiche fisiche, spaziali, culturali, economiche determinano l'evoluzione storica delle città. L'area archeologica etrusco-sannitica sita nel quartiere di Fratte mostra che il primo insediamento umano salernitano fu costruito sulle rive del fiume Irno, e si sviluppò per le attività delle manifatture di ceramiche di terracotta, Irnthi (noto da moneta campana del IV secolo a. C.). Solo nel 197 d. C. (Salernum colonia romana) si sviluppò un insediamento romano sulla costa, dove oggi troviamo il centro storico di Salerno. Risalire all'assetto urbano di una città storica come Salerno presenta due difficoltà, la prima è l'assenza di cartografia poiché durante il Regno di Napoli la città fu ignorata a causa delle cattive relazioni fra i Sanseverino e la Corona, e la seconda è una serie di alluvioni e terremoti con successive stratificazioni che coprirono la città romana, rendendo difficile o impossibile gli scavi archeologici. Tracce visibili di questo passato romano, bizantino e longobardo si trovano nel Complesso di San Pietro a Corte fino alla profondità di circa 6, 7 metri sotto l'attuale calpestio stradale. Via Tasso dovrebbe essere l'antico decumano; piazza Conforti il luogo del foro romano, e lì vicino l'antico tempio pagano dedicato a Pomona, oggi sede arcivescovile. Nel corso della sua storia Salerno è stata città del potere poiché capitale98 dal 762 d. C. -Arechi II99 dà il titolo di

98

Nuovamente in mano ai bizantini dal 552, fu presa nel 646 dai Longobardi, entrando a far parte del ducato di Benevento. Quando nell'839 il ducato si frazionò in due stati indipendenti, Salerno divenne la capitale di uno di questi due principati. Di un modesto borgo, quale s'era ridotta al tempo della conquista longobarda, i suoi principi fecero di Salerno una ricca città. Il periodo della maggior potenza fu quello di Guaimaro V (1027-1052), quando Salerno esercitò una specie di primato politico sugli stati italiani del meridione. E già allora era famosa la scuola medica di Salerno. 99 Nel 758 d. C. Arechi II di Benevento diventa di fatto il principe di Salerno. L'epoca arechiana durerà 29 anni. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

64


Principato annettendone alle dipendenze vasti territori confinanti - sino al 1130 d. C. quando re Ruggero II sceglie Palermo capitale al posto della città campana. Nell'848 d. C. Salerno divenne Principato indipendente formando uno dei centri culturali più importanti d'Europa. I periodi storici più fiorenti si sono avuti durante le dominazioni longobarda (646 d.C.) prima, e dopo quella normanna (1077 d.C.). Con l'inizio della dominazione angioina (1266 d.C.) inizia un periodo di subordinazione a Napoli. Salerno è tutt'oggi città portuale col suo centro storico sviluppatosi ammassato sul pendio retrostante, il colle Bonadies, l'espansione e la morfologia si sono modificate sottraendo spazio al mare, fino a spostare lo sviluppo urbano in direzione Sud-est, oltre il fiume Irno, e sulle colline. Salerno da capitale, è stata città del commercio, batteva moneta (a partire dall'839, tarì e follaro), e attraverso lo scambio di merci e il suo porto, promuoveva una rilevante fiera (1259 d. C.): il mercato. Città della conoscenza e della cultura per la prima scuola medica durante il medioevo (IX secolo) e città universitaria nel Novecento. Nel Settecento è città della produzione manifatturiera tessile e dell'edilizia per la presenza dei lanifici e delle fabbriche di laterizi costruite nella valle dell'Irno.

Figura 31 - Salerno, perimetrazione del centro storico, 1974. Fonte immagine: Giannattasio, 1983.

Dal punto di vista della morfologia urbana il centro storico è un tessuto intricato organico a grana grossa di eredità medioevale con numerose sovrapposizioni tipologiche architettoniche del moderno ma sull'impianto antico. Secondo le ricerche presentate da Antonietta Finella, l'impianto urbano salernitano nasce come colonia marittima di diritto romano ma non presenta la classica maglia ortogonale. L'impianto presenta platee100 e diversi vicoli ciechi, i cosiddetti 100

Sono chiamate platee le strade principali che finiscono con slarghi, piazze e porte delle mura medioevali; via Trotula De Ruggero, via Tasso, vic. S. Antonio e via S. Massimo, via G. Da Procida, via Porta di Mare, via Mercanti, via dei Canali, via Antica Corte. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

65


anditi aventi la funzione di collegare gli ingressi con le strade principali. «Elemento fortemente caratterizzante la Salerno medioevale fu la presenza delle strade-alveo, percorsi e al contempo torrenti che traevano la propria origine dalle numerose sorgenti sparse lungo le pendici del colle Bonadies, e che, attraversando la città trasversalmente, si riversavano a mare. Esse avevano importanti funzioni secondarie: erano fognature a cielo aperto e, più in generale, quando mancavano le piogge, costituivano un sistema alternativo di depurazione. I lavinai101 (come sono volgarmente definite) hanno senz'altro un'origine concomitante a quella della città»102. «Salerno medioevale, per quanto riguarda i principali elementi urbani, non presenta continuità con i modelli della cultura classica, possedendo invece una rete stradale estremamente irregolare, nel rione Barbuti addirittura labirintica: priva di ripetizioni di sistemi formali semplici, di simmetrie; gli unici schemi elementari che troviamo ripetuti sistematicamente riguardano il disegno dei vicoli ciechi. Questo rimanda alle influenze sui tessuti urbani medioevali della cultura islamica il cui retaggio più consistente è proprio quello urbanistico»103.

Figura 32 - Salerno, l'impianto medioevale "a carattere islamico", fonte immagine Finella, 2005.

Osservando la parte alta del centro antico leggiamo le strade principali: via Salvatore de Renzi e via Trotula de Ruggero che arriva sul planum Montis (e i giardini della Minerva). Scendendo troviamo via Tasso che incontra via de Canali e via Botteghelle ed entrambe conducono alla via dei Mercanti, a sua volta questa conduce in piazza Sedile di Portanova, e qui inizia via del Corso Vittorio Emanuele e troviamo il tessuto reticolare a grana media del moderno, che corre lungo la linea costiera (Lungomare Trieste) e si snoda verso l'interno in direzione Nord-est lungo via

101

I lavinai: il Lama, scorreva lungo l'attuale via di Porta Rateprandi-vicolo Gallesse; il Vallone, è identificabile nelle attuali via dei Canali-via Porta di Mare; il Subtinicio, è nel tratto a sud di via Tasso, scorreva lungo via delle Botteghelle; il Labinario, coincidente con l'attuale via Genovesi-vicolo S. Maria de Domno. 102 Finella, Storia urbanistica di Salerno nel medioevo, Roma, 2005, pag. 31. 103 Ivi, pag. 36. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

66


dei Principati e via Nizza. Sulle colline e oltre il fiume Irno in direzione Sud-est e lungo la linea costiera troviamo la città contemporanea con le forme aperte (Torrione, Pastena, Mercatello).

Figura 33 - Salerno, foto area dell’Istituto Geografico Militare, 1956.

Dal punto di vista della critica architettonica possiamo argomentare le scelte urbane della città caratterizzate e condizionate dallo "spirito del tempo". Prima di tutto, dobbiamo condividere quale sia lo "spirito del tempo" e cogliere, se ci sono, i legami fra architettura e "spirito". Non c'è alcun dubbio che la forza predominante sia quella del capitalismo, e che la cultura di massa costituisca il "tessuto", da cui politica e capitalismo traggono l'energia per auto generarsi e giustificarsi. La città moderna, alla scala della strada, è stata fabbricata secondo il massimo profitto possibile ignorando le regole compositive, tant’è che in alcuni tracciati viari, l’area del marciapiede è quasi inesistente, e così si ha la careggiata e subito il sedime dell’edificio (via Nizza, via Carmine …). Salerno, in qualità di centro urbano del meridione d'Italia, ha dovuto fare i conti con la recessione economica innescata dall’instabilità del capitalismo e dalle politiche neoliberiste. Numerose attività produttive chiudono o per fallimento, o per delocalizzazione verso i paesi emergenti, lasciando vuoti urbani. Aumenta la disoccupazione e si innesca una contrazione della città. Le élite locali non offrono nuove opportunità e la guida politica insegue illusioni neoliberiste, mentre si innesca un'apatia generalizzata dei cittadini e la regressione culturale ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

67


delle masse, caratteristiche di quest'epoca104. Secondo Bernardini, in Crisi o declino, «il modello di sviluppo occidentale non alleggerisce il divario fra ricchezza e povertà, anzi tendenzialmente lo acuisce»105; e le «società "democratiche" costruite fin qui, in realtà, sono società di fatto chiuse, salvo tollerare la circolazione della ricchezza e delle povertà, e quindi statiche, salvo rinnovarsi e rifondarsi ciclicamente in caso di dopo-guerra, dopo-crisi, dopo-calamità con il risultato di ingenerare nel contempo più ricchezza per i già ricchi e nuovi poveri»106. Alcuni sociologi ritengono che ci siano segnali di un "risveglio" delle coscienze e/o un’inversione di tendenza andando a misurare proprio i consumi e l'avvio di attività imprenditoriali opposte alle logiche degli acquisti compulsivi (agricoltura sinergica, gruppi di acquisto solidale), opposte alla massimizzazione dei profitti. L'individualismo rimane il comportamento principale delle masse, ma ha subìto un arresto e un'inversione di marcia verso la socialità107. Ad esempio, ambiente e natura non rappresentano più "elementi" inutili, ma sono diventati un valore, ed il trend del cosiddetto consumo eco-compatibile è in aumento108. Etichettando le città rispetto agli stili di vita possiamo individuare categorie da analizzare, ad esempio la città del cemento, la città del turismo, la città del consumo, etc. Gli stili di vita stanno mutando e fanno emergere nuove sfide da affrontare. Il rapporto fra cittadini e territorio sta cambiando - nasce la "quarta popolazione" - ed aumentano i consumi legati alle offerte turistiche abbinate alla cultura (patrimonio e storia), ambiente e cibo di qualità, e tutto ciò va in contrasto con lo spirito capitalista che ha preferito sviluppare l'industria del cemento e del consumismo fine a se stesso. Alcune multinazionali consapevoli di questo cambiamento stanno sfruttando il trend comunicando in maniera diversa109, cercando di avvicinarsi all'immagine slow (lento). In sostanza è in declino l'american life style ed emerge lo stile di vita lento che ricalca quello degli italiani durante gli anni '60 espressione della tradizione, quando quei valori si sono forgiati in un'epoca ove le città furono costruite per favorire la convivialità e la socialità (chiese, piazze e spazi pubblici), non il consumismo (shopping center). Ad di là di queste generalizzazioni culturali, l'area urbana saleritana essendo costituita da conurbazioni e sprawl urbano, si caratterizza per l'iper dipendenza dalla mobilità individuale che favorisce un aumento dell'inquitudine urbana oltre che un aumento dell'inquinamento.

6.1 Il disegno espressione di valori In generale l'architettura, ed ovviamente anche per l'urbanistica, è l'espressione di valori più profondi che stanno nella radice di valori culturali, civili, sociali ed economici, e quest'idea attraversa tutta la storiografia. Le opere d'architettura scelte dagli storici sono l'espressione di 104

Tullio De Mauro: «I problemi sono molti. Mi limiterò qui a ricordare solo quel che illustri economisti come Luigi Spaventa o Tito Boeri hanno spiegato: il grave analfabetismo strumentale e funzionale incide negativamente sulle capacità produttive del paese e, a loro avviso, è responsabile del grave ristagno economico che affligge l’Italia dai primi anni novanta», <http://www.lavocedinewyork.com/arts/linguaitaliana/2016/03/28/analfabetismo-italiano-e-la-repubblica-fondata-sullignoranza/> (consultato il 1 luglio 2016). 105 Bernardini, Crisi o declino? Riflessioni sul modello occidentale di sviluppo, Milano, 2016, pag. 4. 106 Ibidem. 107 Fabris, Op. cit., 2010. 108 Ivi, pag. 368. 109 Musso, Slow brand, Milano, 2013. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

68


valori che gli architetti sono chiamati a rappresentare e testimoniare. Ad esempio, il caso paradigmatico di Wright che nel XX secolo attraverso le forme della propria architettura intendeva esprimere l'organicità dei progetti legati al significato profondo di «un'architettura tesa ad essere prima che umanistica, umana». Dice Henri Lefebvre: «Il livello dell'architettura è quello dell'abitare; quello dell'urbanistica riguarda la società nel suo insieme, e la sua soluzione dipende da una trasformazione della società»110. Qual è, dunque, il significato profondo della città moderna? Ci sono diverse interpretazioni, secondo Benevolo è la relazione che c'è fra l'architettura moderna e la civiltà industriale, e quindi l'architettura moderna si attua rispondendo ai desideri di tale cultura. Invece, per Tafuri e Dal Cò il significato profondo si trova nello smascherare i reali conflitti di classe, i rapporti di produzione che «si celano dietro le categorie unificanti dei termini arte, architettura, città»; e quindi capire «come il capitalismo abbia svuotato di senso il ruolo dell'architetto e la sua capacità di mediare in forme rassicuranti la dimensione alienante del lavoro della società industriale»111. La rappresentazione cronologica dei piani urbanistici della città di Salerno e le scelte politiche dell'Amministrazione confermano e svelano i rapporti fra capitalismo e architettura. Il capitalismo ha sempre preferito realizzare disegni di città che consentissero la massimizzazione dei profitti immediati a favore dei soggetti privati, trascurando il valore dell'ambiente e della qualità della vita, ed è una storia che ancora oggi non ha trovato la sua fine, salvo che si conferma l'implosione teorizzata da Minsky a causa dell'insostenibilità del sistema capitalistico sostenuto dell'economia del debito112, e che questo ci consenta di uscire dal capitalismo stesso per approdare a un sistema di pura economia reale partendo dalla bioeconomia113. Il quadro che viene fuori dall'analisi è sicuramente condizionato dalla forza del capitale, ma è un quadro che negli ultimi vent'anni ha costruito un'immagine contrastante, contraddittoria, fatta di eccessi, sprechi, illusioni e dove le istanze dal basso dei cittadini trasformate dagli architetti artigiani in soluzioni concrete utili alla città sono schiacciate dall'architettura mass mediatica generatrice ed espressione di rendita speculativa.

6.2 Storia dell'urbanistica salernitana I piani Donzelli-Cavaccini del 1915 prima, e di Guerra del 1934, sono l'espressione di una cultura progettuale ben definita, con valori e radici nella teoria della Garden-City e nella città dell'Ottocento. Le amministrazioni influenzate da ambienti culturali liberali e conservatrici sulle posizioni delle rendite, hanno preferito che nessuno dei due piani fosse realizzato, poiché si scelse di far prevalere un'edificazione intensiva che favorisse la rendita fondiaria e immobiliare della proprietà privata. Si preferirono “piani” che seguivano le forme dei suoli parcellizzati e gli interessi di pochi, così lo spazio privato prese il sopravvento sullo spazio pubblico (Piano Marconi, presentato nel 1953 e approvato nel 1958). La cronaca testimonia che a Salerno nel 110

Zevi, Op. cit., 2003, pag. 38. Pigafetta, Op. cit., 2003, pag. 53. 112 Minsky, Op. cit.,. 2009. 113 Georgescu-Roegen, Op. cit., 2003. 111

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

69


1910 si prospettò l'ipotesi della pianificazione attraverso l'esproprio generalizzato e la concessione del diritto di superficie114, che avrebbe consentito al Comune di poter realizzare l'interesse generale, ben rappresentato dai modelli di piano sopra citati (Donzelli-Cavaccini & Guerra), ma questo interesse contrastava quello del capitale privato, e l'ipotesi vantaggiosa per il Comune fu scartata115. Alcuni decenni dopo, in ossequio al DM 1444/68, nel 1972 il Comune di Salerno prima deliberò un incarico progettuale per recuperare standard e aree sotto utilizzate, e poi abbandonò quest'opportunità vantaggiosa per i ceti meno abbienti.

Figura 34 - Piano regolatore del nuovo rione orientale, ingg. Ernesto Donzelli, Nicola Cavaccini, 1915, modello garden city, non realizzato, (Fonte immagine Giannattasio, 1983).

114

Nel 1910 a Salerno, circa i temi dell'espansione e dell'ampliamento della città, emerse una proposta analoga a quella del Ministro Sullo. «Attualmente il nostro Comune dispone di circa cinquantamila metri quadrati di suolo edificabile, che potrebbe cedere col diritto di superficie in perpetuo al prezzo variabile da ₤0,50 a ₤1,00 al metro quadrato, secondo le varie località. Si costituirebbe una rendita annua non inferiore a ₤40.000: somma che per la sua stabilità e continuità apporterebbe vantaggi non lievi alla finanza locale». L'ingegner Enrico Moscati continua: «il diritto di superficie per quanto non considerato nella nostra legislazione, non è nuovo. Ne troviamo tracce nel diritto romano e nel diritto germanico. Oggi è riconosciuto e applicato in parecchie nazioni. È sviluppatissimo nella Svezia e Norvegia, ove i Comuni che posseggono terreni entro la cinta urbana, non possono alienarli, ma hanno l'obbligo di cederli soltanto per diritto di superficie, cioè in locazione perpetua e a prezzo mitissimo, a chiunque voglia costruire una casa» (Giannattasio, Op. cit., 1983). 115 Giannattasio, Op. cit.,1983. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

70


Figura 35 - Piano regolatore di ampliamento della città e spostamento della ferrovia, Ing. Camillo Guerra, 1934; spostamento della stazione centrale, non realizzato; (Fonte immagine Giannattasio, 1983).

Figura 36 - L'espansione, 1934.

L'economista Latouche ricorda che tutto l'immaginario politico moderno e contemporaneo si è sviluppato sostanzialmente grazie all'invenzione dell'economia116, un artificio culturale a danno degli esseri umani. L'economia è un'ideologia auto referenziale servita ad accentrare poteri nelle mani di pochi e togliere libertà agli individui capaci di prosperare in armonia con la natura; «un giorno si dovrà fare il bilancio di quanto è costato alla comunità mondiale questo capitalismo finanziario che ha generato questa plutocrazia irresponsabile»117. «L'insegnamento universitario è fatto nello spirito del XIX secolo: non forma individui competenti, utilizzabili nelle attuali strutture tecnocratiche o capaci di contestare la produzione. L'insegnamento, così come s'impartisce oggi, mira a fare dell'architetto un "carrozziere" delle costruzioni. L'insegnamento non può limitarsi a dare una competenza tecnica; deve istigare a una visione critica»118. Se 116

Latouche, L'invenzione dell'economia, 2005. Giorgio Ruffolo. 118 Zevi, Op. cit., 2003, pag. 39. 117

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

71


riconosciamo il fatto che l'uomo è l'unica specie vivente di questo pianeta che agisce ignorando le leggi della natura, che regolano l'esistenza stessa della vita, ci rendiamo conto del perché le città, a partire dall'epoca barocca, saranno lentamente trasformate dalla forza demolitrice del capitalismo, passando per le rivoluzioni industriali fino ad arrivare a questo secolo. La storia è proiezione dello spirito umano ed è il risultato di un'attività vitale che nella sua concreta manifestazione produce valori e realizza scopi. La città greco-romana, rinascimentale e barocca è l'evidente espressione di valori e scopi, ed hanno prodotto arte e bellezza. Nella nostra epoca ove tutto è demandato alla volontà d'istituzioni pubbliche è chiaro che le città sono l'espressione dello spirito di quell'élite, di quel potere. Se fino ad oggi il capitalismo è stata la forza, lo spirito di questa epoca e la stessa sta giungendo alla fine, credo sia ragionevole cogliere una delle proposte del "capitalismo cognitivo", cioè di riportare il denaro nel giusto ambito, poiché è solo un mezzo e non il fine. È stato così per molto tempo e la forma delle città rispondeva a norme canoniche, rispondenti al senso del limite. «La città nasce circa cinquemila anni fa», ed oggi sembra stia finendo, «il ciclo sembra chiudersi e siamo di fronte a una trasformazione che potrebbe avere, se non governata, effetti catastrofici». [...] Per tre quarti dei cinque millenni le città conservano una misura che è alla portata della percorrenza fisica e della comprensione da parte delle persone che le abitano. Poi il limite si è allargato. Il ritmo dell'espansione lo danno alcuni fattori, in prevalenza economici, e questi finiscono per togliere alla città gli elementi della sua identità»119.

6.3 Quando e come nasce la visione di un piano E così a Salerno si consuma il conflitto culturale oltre che politico. Fra gli anni '80 e '90 ci fu un risultato politico locale unico, rispetto al panorama nazionale ove il PCI era all'opposizione mentre la DC ed il PSI erano al Governo del Paese. A Salerno, la DC viene sconfitta e si attua un cambio di guida politica, con PCI e PSI alleati per formare la nuova Giunta comunale. Ai cittadini viene presentata una nuova visione di città: migliorare l'urbanistica e la qualità di vita. Questa nuova visione della città è l'eredità di studi urbanistici che l'Amministrazione decise di intraprendere negli anni '70. Il Comune di Salerno con delibera n.4406/bis del 31 luglio 1972 incaricò tre gruppi di professionisti salernitani per il recupero degli standard e l'individuazione delle zone omogenee, l'obiettivo era quello di superare il piano Marconi considerato inadeguato e persino dannoso. L'analisi della struttura urbana si svolse individuando isolati ed ambiti omogenei per recuperare le superfici utilizzate in maniera impropria, poiché oltre alla carenza di servizi, l'Amministrazione di quegli anni usava edifici costruiti per civili abitazioni come scuole dell'obbligo e per uffici pubblici. Il Consiglio comunale con delibera n.139 del primo agosto del 1978 ritenne di «estremo interesse» l'acquisizione dello studio poiché «indispensabili ai fini del non più procrastinabile provvedimento della variante del PRG». L'idea del nuovo piano puntava ad un «riequilibrio per aree più vaste» definite "sub-zone" ed i risultati delle analisi indicavano sia aree di espansione e sia soluzioni interne ai nuclei urbani esistenti, centro storico e periferie, decentrando alcuni servizi (uffici pubblici). In questa strategia di recupero urbano i piani

119

Benevolo, La fine della città, Bari, 2011, pag. 9.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

72


particolareggiati prevedevano interventi nelle aree di trasformazione con la virtù di pensare anche al fronte del mare dal centro sino alla periferia. L'idea di un piano che migliorava l'esistente fu poi abbandonata poiché l'azione progettuale non favoriva la rendita fondiaria e immobiliare dei privati. Il racconto storico urbanistico degli anni '70, che nasce per applicare il DM 1444/68, fa emerge tutto il conflitto fra interessi privati e quelli generali. I fatti mostrano l'agire di una classe politica locale inadeguata e dannosa, poiché le indagini e gli studi per individuare le zone omogenee e recuperare gli standard mostrarono con estrema chiarezza quanto e come le rendite di posizione impedivano la realizzazione di una città a misura d'uomo. Quando l'Amministrazione fu informata sul danno sociale, economico ed ambientale scelse di non agire, e consentì che il dannoso Piano Marconi continuasse a favorire gli interessi dei privati che si avvantaggiavano con la rendita. Il fatto che numerosi comuni italiani, ricostruiti dal dopo guerra in poi, abbiano luoghi e insediamenti totalmente privi di spazi aperti negando condizioni di salubrità necessarie, negando opportunità di relazioni e godimento del micro clima locale, è conseguenza sia di un degrado culturale120, e sia del conflitto politico fra interessi privati e pubblici, che mostra l'assenza di senso del dovere, senso dello Stato, e sensibilità sui temi della città, da parte dei decisori politici. All'inizio del secolo '900 Salerno ebbe l'opportunità di discutere sull'acquisto dei suoli da destinare a nuova edificazione e poi concedere il diritto di superficie, ma si preferì l'ideologia speculativa che favoriva gli interessi privati121. L'ottima proposta di Enrico Moscati avrebbe consentito di ricomporre il frazionamento delle proprietà, e avrebbe offerto l'opportunità concreta di costruire un tessuto urbanistico intenzionale attraverso una corretta progettazione di forme e relazioni seguendo la composizione della cosiddetta cellula urbana. La storia urbanistica salernitana dimostra che nel corso di un secolo circa, quando i decisori politici si sono trovati di fronte a piani ben pensati122 ne hanno rifiutato l'adozione, e pertanto la cattiva morfologia urbana che i cittadini ereditano è l'espressione di scelte sbagliate per tutelare gli interessi di una ristretta minoranza di famiglie. Gli stessi insediamenti di edilizia pubblica, che troviamo sparsi sul territorio, non sono ben integrati sia per l'assenza di una maglia urbana regolare che favorisse l'integrazione e sia per la cosiddetta parcellizzazione dei suoli.

120

Una delle ragioni nell’ereditare città mal costruite è legata anche al danno generato dal regime fascista, che impedì all'ambiente culturale italiano di potersi connettere con idee socialiste e progressiste, tradotte in scelte urbanistiche di maggiore qualità, non è un caso che i piani urbanistici salernitani furono promosso da urbanisti espressione del fascismo. 121 Nel 1910 la proposta di Enrico Moscati di acquistare i suoli e ridurre notevolmente la parcellizzazione dei suoli, e destinare la rendita fondiaria nelle casse del Comune non fu presa in considerazione. 122 Donzelli-Cavaccini, 1915; Camillo Guerra, 1934; Rapporto sul recupero degli standard, 1978; Master Plan, 1987. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

73


Figura 37 – Salerno, idea di piano, 1969.

La storia locale insegna che nei decenni precedenti emersero soluzioni, master plan, per realizzare una città organizzata meglio, ed è altresì vero che la cultura funzionalista dominante suggerì anche progetti che hanno distrutto le bellezze naturali (costruire il famigerato porto commerciale all’inizio della Costiera amalfitana con il suo il viadotto), ma fra queste idee vi sono anche analisi interessanti, ad esempio dovrebbe apparire evidente il fatto che nella zona orientale (Torrione, Pastena, Mercatello) non esiste un sistema viario di strade ortogonali fra le colline di Giovi e la linea di costa, mentre gli edifici costruiti in maniera disordinata rappresentano una vera e propria barriera, ed ugualmente è una barriera la tangenziale che attraversa la zona orientale e poi distrugge l’area di Fratte, il fiume Irno e il suo affluente cementificato e occupato dalle pile da ponte. L’assenza di connessioni ben progettate si ritrovano in altre zone, basti osservare il fatto che non esiste una sola connessione diretta fra il Carmine alto e l’area di Brignano, via Irno e il colle Bellara poiché vige sempre il solito problema: l’eccessiva e dannosa densità di edifici è una barriera fisica contro la mobilità delle persone.

Figura 38 - Salerno, proposta di riqualificazione ambientale, 1986. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

74


Figura 39 - Salerno, Master plan riqualificazione di tutto il litorale costiero, 1987.

Tornando a decenni più recenti, l'idea di recuperare parti interne alla città verrà in parte ripresa verso la fine degli anni '80 e inizio anni '90. In questi anni nascono le idee urbanistiche che rinnovano il volto della città, dalla lungo Irno123 sino al Corso e al lungomare Trieste. Con la delibera n. 48 del 22 maggio 1987 il Comune di Salerno approvava il Master plan progettato da tecnici salernitani, ispirato dalle linee guida della scuola di Kevin Lynch. Negli anni '80, l'Amministrazione trasforma il Corso Vittorio Emanuele in un'isola pedonale con nuovi arredi urbani (1989) e così rivitalizza il centro urbano, a partire dalla stazione ferroviaria sino all'ingresso del centro storico in piazza Portanova. Mentre si realizzava il cambiamento riformista, all'inizio degli anni '90, le vicende di cronache politiche e giudiziarie partite da Milano indussero anche i giudici salernitani a muovere inchieste sull'Amministrazione locale interrompendo quel percorso. Solo oggi, dopo più di vent’anni, sappiamo che quelle vicende giudiziarie furono prive di fondamento ma decisive nel condizionare le sorti politiche e urbanistiche, che si sono prolungate fino all'inizio del nuovo millennio. Col trascorrere dei mandati elettorali la visione di città fondata su valori e progetti concreti, verrà sostituita dalla famigerata deregulation e dal liberismo a completamento di un trasformismo politico culturale ampiamente diffuso nel Paese. Il Comune, verso la fine degli anni '80, scommette su Oriol Bohigas mentre la Provincia negli anni '90 affida l'incarico del Ptcp a uno dei pilastri della cultura urbanistica nazionale come Edoardo Salzano, modello e portatore di valori culturali e ambientali. Poi Alessandro Dal Piaz riceve l'eredità da Salzano in continuità con la visione territoriale favorevole alla conservazione, alla tutela dell'ambiente e interprete del modello policentrico. Il PUC di Bohigas (prima bozza di piano è del 2000) verrà cambiato più volte, ma i due piani, il Ptcp ed il PUC, hanno impronte culturali diametralmente opposte. Nel “cambio” di guida politica (1993), inteso come cambiamento delle persone a guida dell’istituzione politica, l’Amministrazione comunale immagina una serie di interventi progettuali arrivando a un’ipertrofia di proposte124, molte delle 123

L’opera denominata Lungo Irno sarà realizzata nel 1999 e comprende la costruzione di una nuova strada che migliora la viabilità fra Salerno e i comuni della valle dell’Irno. L’idea originaria del progetto non realizzata (1987), consentiva di collegare il centro storico attraverso il trincerone (realizzazione anni ‘90) ferroviario con la valle dell’Irno. Gli interventi realizzati riqualificano spazi abbandonati, allargamento di un viadotto, il recupero e la trasformazione di pre-esistenze (archeologia industriale) e la progettazione di servizi (teatro Ghirelli) e spazi verdi (Parco Pinocchio) lungo nuova strada. Il progetto di MBM Arquitectes (Bohigas) realizza una strada di 3,5 Km collega i parchi e il nuovo tribunale (David Chipperfield). I lavori sono durati 16 anni, e l’ultimo lotto è consegnato nel 2015. 124 L’Amministrazione comunale, fra il 2000 e il 2008, attraverso concorsi di idee, gare pubbliche, e incarichi progettuali stimola una serie di interventi lungo tutto il fronte del mare: Stazione marittima (Zaha Hadid) concorso di idee nel 2000, in via di completamento; Salerno porta Ovest (Pica Ciamarra) concorso ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

75


quali resteranno tali, e altre sono in corso di completamento. Con l’incaricato affidato a Bohigas per il nuovo PUC, si decise di usare gli strumenti attuativi (“aree di attuazione puntuale urbanistica” (AAPU) per anticipare le idee del piano stesso. Taluni interventi previsti riprendono le idee dei salernitani nel voler riqualificare l’area costiera e litoranea (water front, il fronte del mare), quindi migliorando l’esistente, un percorso già avviato in precedenza dall’Amministrazione negli anni ‘80. Il Ptcp arrivato molti anni dopo il PUC, è consapevole dei cambiamenti sociali in corso, mentre gli aggiornamenti del PUC (2006 e 2013) sembrano essere l'espressione di un atteggiamento totalmente avulso ai cambiamenti sociali e conservatore rispetto agli interessi delle rendite. In questo periodo si assiste quasi a un fenomeno compulsivo e poco riflessivo del governo politico locale. I soggetti privati promotori di numerose iniziative sono invitati a cavalcare lo spirito speculativo presentando una serie di progetti utili alla rendita fondiaria e immobiliare125. All'inizio del nuovo millennio, mentre il capitalismo raggiunge l'apice del suo delirio distruttivo facendo cedere i pilastri della democrazia rappresentativa, Salerno è una delle città divenuta il simulacro dell'obsoleta rendita speculativa. «Gli enti pubblici territoriali sono scelti dai residenti, ma gli interessi economici della metropoli dipendono sempre più da popolazioni non politicamente responsabili della città»126. Nel 2012 viene approvato il nuovo Ptcp, ed "ironia" della sorte, fra i vari obiettivi da conseguire per l'area metropolitana alla voce "l'azione 1", dopo venticinque anni, leggiamo che il Ptcp indica il risanamento e la valorizzazione della fascia costiera, cioè il progetto di Master Plan del 1987 conservato dall'Amministrazione comunale ma ignorato, e con un aggravio della spesa pubblica, l'Amministrazione affida un nuovo incarico progettuale per risanare e valorizzare la fascia costiera, preferendo, negli anni duemila, l'ennesimo progettista straniero Manuel Ruisanchez. Le scelte urbanistiche del Comune, durante gli ultimi vent'anni, sono l'espressione del neoliberismo e la pretesa di voler cavalcare il capitalismo cercando di riempire i vuoti urbani sul territorio comunale ma trascurando l’interesse generale. L'Amministrazione rincorre l'obsoleto paradigma nichilista coltivando l'illusione di attrarre investitori privati mercificando i piani attuativi. Nonostante ciò alcuni interventi pensati durante gli anni '80 si realizzano; scampoli di buon senso prima dell'avvento dell'avidità assoluta. Progetti che migliorano la vita dei salernitani, ad esempio l'aumento delle superfici destinate a zone di traffico limitato con nuovi

di idee nel 2006, in realizzazione; Palazzetto dello Sport (Tobia Scarpa) concorso di idee nel 2006, abbandonato e non realizzato; Salerno porta Est (Consorzio architetti salernitani) concorso di idee nel 2007, avviato; Piazza della libertà (Ricardo Bofill) con gara pubblica nel 2007, problemi tecnici e giudiziari, bloccato e poi ripreso; Piazza della Concordia e piazza Mazzini (Ricardo Bofill) con gara pubblica nel 2007 in project financing, avviato; Difesa e riqualificazione litorale ambito 1 (Thetis SpA) concorso di idee del 2008; Difesa e riqualificazione litorale ambito 2-3-4 (Manuel Ruisanchez) concorso di idee del 2008; Polo Marina D’Arechi (Santiago Calatrava) con incarico di progettazione in project financing, e in via di completamento. 125 Nell’attuale area espansiva, zona Fuorni e presso lo stadio Arechi, si concentrano le concessioni edilizie. Le tipologie in uso sono edifici a torre, palazzine multipiano e case in linea. 126 Martinotti, Op. cit., 2009, pag. E34. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

76


arredi urbani (Corso Vittorio Emanuele, PIC Urban del centro storico)127, e i nuovi parchi del Mercatello (1998) e dell'Irno (Parco Urbano dell’Irno, 2010). In generale, il disegno urbanistico della città e diversi interventi in corso d'opera e altri rimasti sulla carta, sono negli archivi del Comune sin dagli anni '80, mentre la recente invasione delle multinazionali del progetto, da un lato ha attinto a piene mani dagli artigiani locali, e dall’altro i nuovi interventi sono il frutto di un desiderio di crescita della produttività che ignora il contesto della nuova città estesa salernitana. L’Amministrazione ignora i progetti dei professionisti locali, già presenti nella cosiddetta "Manovra urbanistica" (anni '80), preferendo le archi-star che, o ripropongono le stesse soluzioni, o le aggiornano, ed ispirano palesemente il primo piano di Oriol Bohigas. Fu clamoroso rivedere i progetti della lungo Irno e del trincerone ferroviario128 che costituivano un unico intervento sulla mobilità cittadina per collegare il centro con la valle dell'Irno, ed il progetto di recupero della fascia costiera col Master Plan del 1987, già in possesso del Comune ma nuovamente ripensato col bando di concorso nel 2008. La Manovra dei salernitani divenuta il piano di Bohigas verrà di volta in volta adeguata ai capricci della speculazione, rimuovendo le indicazioni progettuali presenti nella bozza di piano del 2000. Non sono figli dell'ingegno locale né il Crescent, né la cittadella giudiziaria localizzata nei pressi dello scalo ferroviario; cittadella precedentemente progettata dai salernitani nei pressi del carcere, luogo più idoneo, e né la stazione marittima. Già negli anni '70 i salernitani immaginavano un insieme d'interventi per riqualificare la città, e fra questi si prefigurava l'ipotesi di una metropolitana. Oggi alcune di queste proposte hanno raggiunto l'obiettivo.

6.4 L'avvento degli archi star L'ambizione e l'illusione che muove la guida politica dell'Amministrazione salernitana, a partire dal 1993 fino ad oggi, nel 2018, è abbastanza semplice: copiare e importare il modello neoliberale. In termini urbanistici, gli amministratori competono fra loro e l'agire politico si traduce nell'attrarre le cosiddette "idee vincenti", che sono produzioni di immagini, piani, progetti funzionali all'accumulazione capitalistica in continuo mutamento. Benevolo ricorda come il Comune di Milano in alcune trasformazioni della città abbia favorito la speculazione129 sfruttando anche il nome di firme prestigiose (Massimiliano Fuksas, Zaha Hadid, David Chipperfield); Salerno in analogia con Milano copia il medesimo paradigma attirando i soliti nomi delle cosiddette archi-star, citate anche da Carlo Olmo in Il Giornale dell'architettura chiamandoli oligarchitetti130, accusati di pensare esclusivamente al tornaconto personale. Anche a Salerno trovano spazio le multinazionali della progettazione: David Chipperfield (cittadella

127

Per proseguire la rivitalizzazione del centro storico, nel 1997 l'Amministrazione bandisce un concorso di idee finalizzato al recupero degli ex conventi (Convento di San Pietro a Maiella, Convento San Francesco d'Assisi, Monastero di Santa Maria della Consolazione), chiamati "Complesso Edifici Mondo". Il concorso premia due vincitori, lo studio SANAA di Sejima-Nishizawa e Antonio Monestiroli, ma dopo non ci sarà un seguito concreto di recupero. 128 Nel 1987 i salernitani progettano il collegamento trincerone ferroviario e lungo Irno. Negli anni 2000 l'Amministrazione comunale riprogetta lo stesso intervento affidando l’incarico ad Ove Arup, trincerone est rimasto incompiuto, ma adottando una soluzione un po' diversa. 129 Benevolo, Op. cit.,. 2006, pag. 277. 130 il Magazine dell’architettura, N. 8, aprile 2008, pag. 4. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

77


giudiziaria, 2003), Zaha Hadid (stazione marittima, 2007), Santiago Calatrava (Agorà presso il porto "Marina d'Arechi") Tobia Scarpa (palazzetto dello sport, 2001), Dominique Perrault (riqualificazione ex-cave Rainone, 2009), Ricardo Bofill (lottizzazione e piazza della libertà, 2009), Massimiliano Fuksas (lottizzazione Eden Park, 2003), Ove Arup (trincerone est, 2011), Dante Benini & Partners (lottizzazione piazza della Concordia e riqualificazione area FS, 2013), Jean Nouvel (lottizzazione ex pastificio Antonio Amato), David Chipperfield (centro commerciale ex Manifatture Cotoniere Meridionali, 2003), Maria Aubock (parco urbano presso ex ceramiche D'Agostino, 2009), Manuel Ruisanchez (Difesa e riqualificazione litorale salernitano, 2008). Qual è il significato profondo di questi progetti? I progettisti sopra elencati appartengono alle più svariate tendenze dell'architettura, dal razionalismo (David Chipperfield) al decostruttivismo (Zaha Hadid), esponenti dell'high-tech come Nouvel e del post-modern come Bofill. All'inizio del nuovo millennio Benevolo ritiene che i progettisti stiano cercando di affrancarsi dalle correnti e dagli stili per trovare ognuno la propria strada, e quindi li raggruppa in eredi della tradizione moderna europea (Bohigas, Bofill), in innovatori (Nouvel) nel senso che intendono innovare il Movimento moderno, ed in ricercatori (Calatrava, Hadid) che sperimentano ardite forme plastiche131. Compiuta questa etichettatura, bisogna comprendere come queste opere s'inseriscono nel contesto, e se s'inseriscono. Partendo dall'ultimo progetto in ordine cronologico, il disegno Aniem (lottizzazione piazza della Concordia e riqualificazione area FS) firmato da Benini&Partners è una palese speculazione edilizia nel centro della città, che se fosse realizzata aggraverebbe l'insostenibile carico urbanistico col rischio di generare il famigerato fenomeno della gentrificazione132; invece quei suoli meritano una destinazione pubblica, ad esempio un Distretto degli Uffici Comunali (DUC) e una biblioteca centrale (edifici tutt’oggi inesistenti ma indispensabili). La Giunta ha portato in Consiglio comunale la variante di piano nel 2013 che favorisce i progetti fondati sulla speculazione edilizia. Altri progetti sono rimasti sulla carta (Aubock, parco ex ceramiche D'Agostino, Nouvel ex pastificio), altri sono cantieri aperti (David Chipperfield, cittadella giudiziaria), altri sono cantieri falliti (Tobia Scarpa, palazzetto dello sport). Ci sono due casi famigerati, il primo è il centro commerciale presso l'ex Manifatture Cotoniere Meridionali (MCM) testimonianza storica dell'industria tessile salernitana creata da Federico Alberto Werner nel 1829, ed il secondo è il Crescent di Ricardo Bofill (lottizzazione privata su beni demaniali e piazza della libertà); entrambi gli interventi hanno avuto problemi giudiziari. L'ex MCM rimarrà nella storia come l'esempio negativo di distruzione di un'impresa che aveva un valore aggiunto, poiché era parte dell'identità imprenditoriale locale; mentre il Crescent, non presente nella bozza di piano del 2000, rimarrà come esempio negativo per il suo impatto ambientale. Oggi nell'ex MCM è presente l'ennesimo "non luogo", un altro centro commerciale progettato dallo studio Architetti ELT (Esposito, Longo, Troja).

131

Benevolo, Op. cit., 2006. La volontà politica di assecondare la speculazione e sostenere le rendite di posizione hanno già causato l'espulsione del 18% degli abitanti poiché l'aumento dei prezzi sugli immobili favorisce solo le famiglie più ricche. 132

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

78


Dal punto di vista politico, amministrativo e culturale, buona parte di queste iniziative progettuali (le lottizzazioni) sono libera iniziativa dei privati e non rientrano in una visione organica di pianificazione con una forte regia pubblica tesa a proporre soluzioni ragionate, partendo dalle criticità del tessuto edilizio esistente (densità, affollamenti, cattiva distribuzione dei servizi, mobilità, ambiente). Siamo di fronte all’assenza della pianificazione urbanistica.

6.5 Auto referenzialità, pubblicità e mass medium Il modello competitivo neoliberale che vuole attrarre investitori privati ha il difetto di trascurare vecchi problemi e bisogni delle persone. I recenti piani urbanistici non rispondono all'esigenza di dover mettere in discussione le scelte delle pianificazioni passate, e così ignorando completamente l'affollamento presente in diversi quartieri della città con densità che possono raggiungere i 1000 ab/ha (centro, zona Carmine, via Calenda, etc.) si persegue e si incoraggia la rendita fondiaria e immobiliare aggiungendo alle vecchie rendite di posizione, altre rendite che vanno ad aumentare diseguaglianze e inquietudine urbana. Salerno, come molte altre città medie, eredita la struttura capitalista tipica di un’economia poco dinamica e condizionata da rendite parassitarie capaci di influenzare le scelte politiche. In assenza di un vero e proprio capitalismo accade che la classe politica locale immagina di riuscire nell’intento di mercificare le aree dismesse interne ai tessuti urbani residenziali. Gli interventi progettuali danno prevalenza agli interessi privati (lottizzazioni e centri commerciali) piuttosto che realizzare opere e funzioni pubbliche necessarie alla città. Negli anni Duemila, la guida politica dell'Amministrazione interrompendo la visione riformista degli anni '80 sconfessa il percorso precedente che preferiva le capacità territoriali e locali, danneggia le proprie energie creative, e sceglie l'omogeneizzazione globalista. Altre città decidono di sperimentare percorsi post moderni favorendo le categorie eterogenee dei cosiddetti creativi attivi con l'auspicio di favorire una rigenerazione sociale e urbana. All'inizio del nuovo millennio negli USA (Boston, Seattle, New York, Austin, San Francisco) si sperimentano percorsi creativi133, mentre in Europa si rigenerano i quartieri. Amsterdam, Copenaghen, Barcellona, Monaco stanno sfruttando queste opportunità gestendo i processi con una regia pubblica, poiché da un lato i Comuni sono proprietari e danno in concessione il diritto di superficie (questo non è il caso dell'Italia), e dall'altro lato i progetti di riqualificazione pagano una tassa sulla rendita, attraverso il recupero diretto del plusvalore fondiario che viene indirizzato a progettare la cosiddetta città pubblica, superando in questo modo anche la perequazione urbanistica di comparto adottata dalla Regione Campania. Secondo lo scrivente la differenza fra le città globali e le piccole città come Salerno, non risiedono solo nella storia, nel peso politico ed economico proprio delle città, ma nel diverso approccio culturale e negli strumenti giuridici e urbanistici in uso134. Le Amministrazioni locali sono gli Enti che applicano la globalizzazione neoliberista e le città medie anziché studiare e valorizzare il proprio territorio, per cambiare i propri strumenti di governo del territorio e per avviare

133

Conti et al. Op. Cit., 2014. E’ parere dello scrivente che l’uso di una perequazione di comparto, che si limita a realizzare standard solo nei propri comparti, anziché una perequazione diffusa, non consente di raccogliere fondi necessari per costruire la città pubblica ove gli standard sono ancora mancanti. 134

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

79


politiche locali, non si oppongono al pensiero dominante ma imitano le scelte delle città globali favorendo interessi delle imprese private multinazionali. Considerando gli aspetti formali ed i valori, le opere delle archi-star precedentemente citate 135, quale significato profondo intendono trasmettere? Una premessa è necessaria, quando un'Amministrazione locale sceglie di stralciare contratti136 per firmarne altri e raggiungere il medesimo scopo, solo perché preferisce la firma dell'architetto famoso, ci dà un indizio sul profilo culturale del potere locale, e sul perché lo fa?! Tale comportamento appare del tutto coincidente con l'individuo spinto dagli acquisti compulsivi, che di fronte alla scelta di acquistare un abito preferisce, senza indugiare, quello della marca famosa reclamizzata dalla televisione. Il processo d'infantilizzazione degli adulti e dei consumatori è un programma ampiamente avviato e consolidato dall'industria della pubblicità sorto sin dal dopo guerra, e prima ancora negli USA. «L'infantilismo riflette oggi condotte e atteggiamenti diffusi che sono lo specchio dell'epoca attuale, al di là degli aspetti specificatamente connessi al capitalismo; inoltre è direttamente funzionale al consumismo capitalistico nell'alimentare una cultura del consumo a ogni costo, indispensabile per vendere prodotti infantili in un mondo sviluppato che ha ben pochi bisogni genuini»137. «Risolvendo il mondo nel mondo del denaro, l'economia spoglia la nozione di società e la nozione di individuo di ogni valenza qualitativa e, visualizzando l'una e l'altro da un punto di vista puramente quantitativo, riduce la società a mercato, e l'individuo a sintesi dei suoi interessi materiali. Nel mercato sono gli interessi a porre in relazione gli individui, i quali interagiscono non in quanto individui con le loro specifica e peculiarità, ma in quanto titolari d'interessi, in quanto personificazioni»138. Da qui la nota contraddizione del capitalismo liberale che fa sparire la libertà degli individui per far emergere gli interessi del capitale. Nelle città questo interesse è ampiamente presente con le architetture simbolo del "nuovo" potere, architetture auto referenziali, con forme e simboli della globalizzazione che hanno omologato tutto e tutti. Questo "nuovo" potere è l'economia del debito, piani e progetti sono approvati con l'obsoleto paradigma della cosiddetta "finanza creativa", cioè la sostenibilità economica di un intervento si misura con la sostenibilità del debito contratto dai privati e/o dall'Ente pubblico. In tal senso viene a cadere uno dei dogmi dell'economia ortodossa, i consumi legati alla domanda e l'offerta. A Salerno come in altre città, chi possiede relazioni privilegiate con gli istituti di credito genera sul territorio un'offerta di volumi costruiti senza la domanda, anzi la reale domanda di servizi ed alloggi per i ceti meno abbienti è ignorata. Nella "migliore" delle ipotesi questa domanda reale viene inglobata dalla speculazione pur di mantenere in piedi i castelli di sabbia139. Modus 135

David Chipperfield (cittadella giudiziaria, 2003), Zaha Hadid (stazione marittima, 2007), Santiago Calatrava (Agorà presso il porto "Marina d'Arechi") Tobia Scarpa (palazzetto dello sport, 2001), Dominique Perrault (riqualificazione ex-cave Rainone, 2009), Ricardo Bofill (Crescent, lottizzazione e piazza della libertà, 2009), Massimiliano Fuksas (lottizzazione Eden Park, 2003), Ove Arup (trincerone est, 2011), Dante Benini & Partners (lottizzazione piazza della Concordia e riqualificazione area FS, 2013), Jean Nouvel (lottizzazione ex pastificio Antonio Amato), David Chipperfield (riqualificazione ex Manifatture Cotoniere Meridionali, 2003), Maria Aubock (parco urbano presso ex ceramiche D'Agostino, 2009), Manuel Ruisanchez (Difesa e riqualificazione litorale salernitano, 2008). 136 Master Plan fascia costiera, arredo urbano di Piazza Portanova e nuovo Tribunale di Salerno. 137 Barber, Op. cit., 2010, pag. 119. 138 Galimberti, I miti del nostro tempo, Milano, 2009, pag. 260. 139 Ombuen, Op. cit., 2013. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

80


operandi e simboli che comprimono le istanze locali emergenti dal basso, simboli contrari alla democrazia considerata un ostacolo, e simboli che trasformando il territorio usurpano e cancellano i valori locali dell'artigianato e del saper fare, sono simboli che si oppongono alla rigenerazione urbana dei progetti di comunità, che preferisce partire dalle persone, dai problemi sociali e dai valori locali. Per dirla alla Weber potremmo pensare che l'élite locale ha messo da parte l'agire razionale rispetto a un valore, che si fonda su una motivazione ideale di tipo etico, ed ha ben sviluppato l'agire razionale rispetto allo scopo, cioè massimizzazione dei profitti privati (rendita), e sfruttato ad arte l'agire tradizionale determinato da credenze, abitudini, consuetudini diffuse sempre più fra le masse attraverso il sistema mass mediatico dell'inciviltà industriale. I fenomeni sociali delle città distribuiti sul territorio sono ampiamente studiati e interpretati140. Il fatto che le città stessero mutando sotto la spinta delle tecnologie e dell'evoluzione disastrosa del capitalismo finanziario, è stato discusso, valutato, confutato così com'è risaputo che taluni politici siano del tutto incapaci di ascoltare, e altri sono i rappresentanti di idee malsane e nichiliste. «Nel caso della nuova forma urbana la definizione corretta, in buon italiano, l’ha proposta Michele Sernini nel suo eccellente Terre sconfinate. Il venir meno della validità di confini condivisi, come gli antichi confini comunali, sostituiti da limiti incerti, individuabili solo con operazioni statistiche o con altri modi di rappresentazione, porta a gravi errori di valutazione. [...] Se guardiamo ai tassi di variazione della popolazione residente tra comuni grandi (urbani) e piccoli (rurali) intesi atomisticamente, cioè indipendentemente dal contesto, il grafico conferma, per il decennio in cui si svolgeva quel dibattito, l'ipotesi della deurbanizzazione sembrava confermata»141. Dopo il PIC Urban (1994-1999) il centro storico non è più il valore culturale da conservare, tutelare e valorizzare, e le strade più fruibili sono sacrificate all'ideologia del consumo. Esiste una seria difficoltà nel rivitalizzare gli edifici più significativi, nonostante il restauro di alcuni di questi inseriti nel PIC Urban. L'obiettivo di recuperare il centro storico (Ex Convento di San Lorenzo, Palazzo Maiuri (S. Massimo), gli edifici in via de Ruggiero Trotula, via T. Tasso e via Dogana Vecchia) ed i problemi atavici della città (sociale, cultura, istruzione) sono messi fuori dall'agenda politica per concentrarsi in maniera retorica sull'architettura come mass medium rappresentata dalle firme e da un insieme di progetti di "marca". Un altro esempio di questo nichilismo urbano è l'auditorium realizzato nel 2016 presso l'Orfanotrofio Umberto I in via Salvatore de Renzi, ma rimasto inutilizzato. In tal senso De Fusco ci aiuta a comprendere il cambiamento sociale, se da un lato «l'architettura rimarrà legata alla triade vitruviana» le tecnologie informatiche sono state «in grado di modificare usi e costumi dell'intera società ed anche l'architettura subirà trasformazioni. [...] La città continua della vicinanza fisica, si trasforma nella città discontinua della comunanza culturale e intellettuale, scivola verso la struttura delle relazioni e intorno al semplice mondo delle apparenze. Si direbbe che l'architettura si sia addirittura trasformata unicamente in mass medium»142. Una delle

140

Sassen, Op. cit., 2006. Martinotti, Op. cit., 2009, pag. E31. 142 De Fusco, Op. cit., 2005. 141

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

81


operazioni di programmazione mentale più devastanti del mondo illusorio e dell'inciviltà industriale è stata quella di far regredire gli individui e introdurre nuovi miti creando visioni e bisogni indotti, e in una società apatica e nichilista tutto ciò è stato molto facile.

6.6 Smarrimento, sprawl e sostenibilità Negli ultimi trent'anni la città di Salerno è stata coinvolta dal fenomeno di disurbanizzazione e rientra nel processo di contrazione (shrinkage). Nonostante l'abbandono della città (Salerno ha perso 24.527 abitanti fra il 1981 e il 2011, il 18% dei residenti), le politiche urbane promosse dalla classe politica continuano a rispecchiare l'ideologia neoliberale poiché si crede di poter sostenere lo sviluppo mercificando lo strumento urbanistico stesso, senza un'idea di piano portatore di valori che risponde a bisogni reali e che contrasta la dispersione urbana. Si sceglie l'approccio dell'urbanistica contratta ed è la competitività speculativa dei piani attuativi che ambisce ad attrarre il capitale privato attraverso la trasformazione urbana143. I piani urbanistici diventano merce per gli interessi privati di chiunque possa riempire i vuoti urbani lasciati dalla disurbanizzazione. L'auspicio della classe politica locale, e di chi crede in questo percorso di nichilismo urbano, è di offrire vantaggi competitivi agli investitori. In questo meccanismo tipico delle aziende private è facile commettere errori, e soprattutto tale approccio fa perdere di vista gli scopi costituzionali dell'urbanistica che dovrebbe indirizzare i piani verso l’uso sociale della proprietà e non verso l’accumulo di rendite. L’approccio neoliberale auspica previsioni di profitto e nel caso salernitano trascura il fenomeno della contrazione urbana e il fatto che solo i ricchi possono comprare a prezzo di mercato la merce edilizia, innescando la gentrificazione. Mentre i media locali vendono le archi-star, vendono la speculazione edilizia generatrice di rendita, i giovani salernitani non hanno biblioteche, non hanno emeroteche, non hanno sale musicali per le registrazioni, e le associazioni teatrali, testimonianza di una tradizione locale, sono costrette a rappresentare i propri lavori in luoghi inadeguati, salvo il recente recupero delle antiche fornaci ex-Salid convertite in teatro Ghirelli nel parco dell'Irno, ma è uno spazio del tutto insoddisfacente rispetto alla domanda e alla fame di spazi culturali più efficienti e adeguati. Nel 1978 progettisti salernitani, consegnando un'analisi complessiva della struttura urbana, avevano già individuato la soluzione agli standard minimi, ed oggi ci sono ancora scuole primarie inserite in edifici impropri e obsoleti, a rischio sismico. Il disprezzo dell'ideologia capitalista per la cultura è testimoniato dalla distruzione di due teatri-cinema (ex Capitol ed ex Metropol) in pieno centro presso il Corso Vittorio Emanuele, e trasformati in centri commerciali, scelte imprenditoriali che mostrano con sconfortante semplicità a cosa serve il capitalismo. Se nella crisi del capitalismo

143

I recenti piani (2006 e variante 2013) hanno coltivato l'illusione di poter offrire vantaggi competitivi agli operatori locali e non locali, offrendo loro trasformazioni urbanistiche anche speculative pur di attrarre investimenti privati. Secondo una ricognozione svolta dall'architetto Giampaolo Lambiase (pubblicata in La Città di Salerno il 18 aprile 2017), solo il 25% delle trasformazioni urbane previste del PUC si sono realizzate, e inoltre alcuni comparti edficatori, attraverso varianti, hanno ridotto le aree a standard e favorito nuove lottizzazioni private, mentre le aree acquisite gratuitamente dall'Amministrazione sono rimaste inutilizzate (in La Città di Salerno, 23 settembre 2017). Questo cattivo scambio fra privati e pubblico, secondo lo scrivente, è possibile poiché la legge urbanistica regionale non prevede una "perequazione diffusa" vincolata alla prioritaria realizzazione degli standard, ma esiste una "perequazione di comparto" che si può realizzare anche in fase attuativa, col serio rischio di non realizzare i servizi minimi. ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

82


che implode su stesso, alcune città (Barcellona e Torino) collegano l'urbanistica allo sviluppo economico locale attraverso la pianificazione strategica, altre amministrazioni, come Salerno, sembrano incapaci di interpretare la propria realtà territoriale. Accadrà, e sarà un caso, che i piani attuativi programmati a Salerno non rispetteranno i tempi prefissati, ma ci saranno dei fallimenti imprenditoriali oggetto di questioni giudiziarie, e continui ripensamenti e cambiamenti dei piani urbanistici salernitani.

Figura 40 - Salerno e la dispersione urbana (blu).

Le città moderne sono indistinguibili, non creano gli spazi pubblici tipici della polis, e così è stato anche per lo sviluppo urbano della città di Salerno. Ad organizzare lo spazio non c'è quella tipica forma che è stata per millenni la città occidentale e l'ambiente urbano non è più strutturato su distanze percorribili a piedi, per Salerno è sufficiente osservare i permessi per costruire concessi sui crinali delle colline (Casa Manzo, via fratelli Magnone, Brigano inferiore) che fanno crescere la città diffusa (sprawl) in maniera slegata e disordinata rispetto al tessuto edilizio esistente, e di fatto sono uno spreco di risorse nonostante siano palazzine nuove con tecnologie adeguate ma che costringono gli abitanti all'uso dell'automobile. Oltre a questi interventi che generano nuovo sprawl, il PUC prevede un'ulteriore espansione nella tradizionale direzione di crescita: la zona orientale, zona stadio Arechi contigua all'area ASI, non più a sviluppo industriale, ma a sviluppo commerciale poiché diverse fabbriche hanno lasciato il posto al consumismo. L'intenzione del piano è riempire i vuoti urbani di quell'area e sviluppare una nuova crescita urbana prevista dal nuovo disegno urbano del 2014, nuove abitazioni contigue a un'area che già produce un discreto inquinamento, per la presenza del cementificio, dell'autostrada SA-RC, di uno stabilimento chimico (nell'area ASI), dell'impianto di raccolta dei rifiuti urbani cioè il depuratore delle acque reflue (nell'area ASI), di un'intensa attività di traffico locale.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

83


Un approccio opposto a quello dello sprawl è rappresentato dagli interventi di arredo urbano realizzati fra via Achille Napoli, via Kennedy e via Guariglia Raffaele (quartieri Italia ed Europa), e costituiscono un miglioramento del tessuto urbano esistente. Questi interventi sono più efficaci dei costosissimi spot mediatici delle archi-star. A questi interventi di arredo urbano vanno aggiunti altri che migliorano il tessuto esistente, e sono finanziati da un altro mondo dell'imprenditoria privata, ma "non meritano" lo spazio del mondo mediatico, non fanno notizia; sono le cooperative edilizie dei salernitani che con proprie risorse e sacrifici hanno costruito servizi essenziali per i quartieri, si tratta di parcheggi pertinenziali sotterranei per l'edilizia privata, che hanno donato alla città nuovi spazi pubblici costituiti da piazze, giardini e parcheggi (piazza XXIV Maggio, e quartiere Italia). Sicuramente la progettazione di un parcheggio sotterraneo non può entrare a far parte della critica architettonica, ma la creatività locale ha dimostrato un valore aggiunto e un genius loci che le multinazionali del progetto sembrano non possedere. L'urbanistica è nata per risolvere problemi pratici d'igiene, mobilità, densità, affollamenti, convivialità etc. A Salerno sono state le cooperative che hanno deciso di sviluppare un ingegno tecnico progettale per liberare le strade dalle automobili mettendole sotto terra e migliorare lo spazio pubblico in superficie con piazze e giardini. Durante gli ultimi vent'anni, mentre i salernitani risolvevano problemi pratici, l'Amministrazione promuoveva l'affollamento nel centro cittadino attraverso eventi come "luci d'artista" generando il blocco del traffico locale. Il problema generale è frutto di un totale smarrimento culturale che si manifesta attraverso il nichilismo e l'assenza di un piano di riqualificazione, e quindi anche alla rinuncia a una nuova classificazione dell'armatura stradale urbana. Gli eventi effimeri ed attrattori sono la normale manifestazione del nichilismo e la gestione d'immagine politica finalizzata al consenso elettorale. Un'Amministrazione responsabile avrebbe affrontato e risolto i problemi strutturali di una città cresciuta male, e avrebbe investito in servizi culturali per consentire a tutti gli abitanti di conoscere e scoprire le ricchezze presenti nel centro storico. E così attraverso una corretta pianificazione anche gli eventi promossi nel centro sarebbero stati "accolti" meglio, se l'Amministrazione locale non avesse perso l'opportunità di adeguare l'armatura stradale nonostante l'analisi svolta e consegnata nel 1978. Altri interventi corretti, pianificati sempre negli anni '80 sono stati gli allargamenti dei sottopassi ferroviari che hanno migliorato la mobilità ed il raddoppio della linea ferroviaria per realizzare la linea metropolitana di superficie che introduce un nuovo mezzo di trasporto pubblico per la mobilità cittadina. Durante il Novecento i politici locali hanno coniugato interesse del capitale con l'interesse generale, ma il fenomeno muta negli anni '90 con la caduta dei partiti tradizionali, e le scelte politiche urbanistiche sono nel solco dell'ideologia capitalista non più programmata dai partiti, ma dall'ego e dal narcisismo elettoralistico dei Sindaci che interpretano e inseguono in maniera del tutto personale il "nichilismo urbano" della globalizzazione neoliberale, mettendo da parte la pianificazione territoriale e generale, mettendo da parte la città nella sua interezza, mettendo da parte i valori, l'ambiente ed il patrimonio, ignorando l'identità locale ed i problemi concreti dei cittadini per affidarsi totalmente all'immagine mediatica dell'architettura auto referenziale. Tutto questo è accaduto nonostante le professionalità locali abbiano dimostrato maggiori e migliori capacità progettuali di interpretare il significato profondo dell'anima locale sia in ambito ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

84


urbanistico e sia architettonico, e questo è accaduto durante la fine degli anni '80 ed all'inizio degli anni '90 con i grandi progetti di riqualificazione urbana (isola pedonale e arredo del Corso Vittorio Emanuele, Lungomare, Trincerone ferroviario, arredo quartieri Pastena e Torrione).

6.7 I dati dei nuovi indicatori È noto che per coltivare lo sviluppo umano sono determinanti: ambiente, istruzione, cultura e lavoro. L'ISTAT pubblica il Rapporto sul BES (Benessere Equo e Sostenibile), mentre l'associazione Open polis pubblica i bilanci pubblici di tutti i Comuni d'Italia. Leggendo i bilanci, i cittadini possono apprendere le priorità politiche dell'Amministrazione locale divise per argomenti, e cogliere quale sia la sensibilità del proprio Comune. Per quello di Salerno su temi come la cultura e l'istruzione è sufficiente leggere la spesa pro-capite; la voce complessiva istruzione è sotto la media nazionale (€88 pro-capite contro €115), e quella specifica per l'istruzione elementare, che va dal 2003 al 2012 è stata di circa €9, cifra al di sotto dei €14 media nazionale, per i comuni di analoghe dimensioni; mentre per la voce di spesa cultura, su biblioteche e musei la cifra è di €0 contro €11 della media nazionale. La spesa pubblica su biblioteche e musei è sconcertante poiché testimonia una verità che tutti dovrebbero ammettere, e cioè che non esistono biblioteche civiche a disposizione dei cittadini, e mai in questi anni l'Amministrazione ha pensato di programmare la costruzione di un servizio pubblico essenziale come le biblioteche. Sul territorio cittadino esiste una sola biblioteca pubblica gestita dalla Provincia, vecchia e poco funzionale per la ricerca e lo studio, mentre un'altra biblioteca degna di questo nome è situata all'interno del campus universitario di Fisciano, cioè a circa 20 chilometri dalla città. Uno strumento d'informazione nuovo per compiere scelte urbane rispondenti a bisogni reali è il Benessere Equo e Sostenibile (BES). Tale strumento di analisi e di conoscenza è stato realizzato sia a livello nazionale, e sia in ambito locale per le Provincie che per le città, ed è in via di completamento. Le informazioni contenute nel BES 2015 per la Provincia di Salerno ci dicono come i decisori politici, cittadini e imprese dovrebbero lavorare per migliorare l'offerta di lavoro144 e per stimolare l'aumento del reddito lordo145 e del risparmio. Il BES dice che bisogna investire di più nella conservazione del patrimonio degli edifici storici146, e che bisogna migliorare l'ambiente147 e la balneabilità. Ovviamente i dati si riferiscono al territorio provinciale e non 144

Lavoro e conciliazione tempi di vita: considerando congiuntamente le persone in cerca di occupazione e quanti sono potenzialmente disponibili a lavorare, la mancata partecipazione al lavoro nella provincia è più alta di circa 11 punti rispetto all'Italia e inferiore di oltre 6 punti a quella della Campania. La differenza di genere nel tasso di mancata partecipazione al lavoro risulta quasi doppia rispetto all'Italia e in linea con la Campania. 145 Il reddito lordo disponibile familiare medio è sensibilmente inferiore soprattutto rispetto al dato nazionale. La stima del reddito lordo disponibile a famiglia in Italia è di 40.191 euro, il valore a livello salernitano è di 31.004, mentre nella regione è di 32.114. 146 Paesaggio e patrimonio culturale: nella provincia di Salerno lo stato di conservazione del patrimonio degli edifici storici (costruiti prima del 1919) risulta inferiore a quello italiano e superiore a quello della Campania. Inoltre la densità di verde storico e parchi urbani di notevole interesse pubblico è quasi doppia rispetto alla Regione. 147 Ambiente: la qualità dell'ambiente a Salerno, è per quanto riguarda la qualità dell'aria, molto superiore a quella media nazionale. Viceversa, per quanto riguarda la disponibilità di verde urbano e balneabilità ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

85


possono essere significativi per la città di Salerno, che dovrebbe aderire al progetto UrBES, cioè portare il BES in ambito cittadino. All'interno delle dimensioni del BES spiccano indicatori molto importanti per lo sviluppo umano come le "relazioni sociali”148 e la "qualità dei servizi”149. Il BES consente di riempire di valori e di significati l'agire politico, e un'Amministrazione locale può affrancarsi da indicatori obsoleti come il PIL. Se l'architettura e l'urbanistica vogliono essere significato, simbolo e valore dell'identità culturale ed economica locale, allora piani e progetti dovrebbero percorrere la strada umana descritta dal BES, quindi una strada migliore di quella finora percorsa, e cominciare a coinvolgere cittadini, associazioni e imprese locali condividendo valori e obiettivi.

6.8 Imparare dallo spirito giusto La progettazione urbana coinvolge tutti ed un aspetto molto importante è il coinvolgimento e l’ascolto degli abitanti per realizzare un “luogo” urbano di senso, e non più uno “spazio”. Per ottenere risultati positivi, solitamente si costruisce una squadra di specialisti provenienti dalle diverse discipline che dialogano con gli abitanti, gli investitori e amministratori, fino a raggiungere soluzioni condivise. I principi chiave per una buona progettazione urbana sono: realizzare luoghi confortevoli, sicuri ed attraenti, e ciò si ottiene incidendo sul carattere del luogo interpretando correttamente la sua identità (caratteristiche fisiche, sociali e culturali…); correggere gli errori esistenti e arricchire il quartiere definendo bene e distinguendo tra spazio pubblico e privato, ad esempio ponendo attenzione ai fronti stradali ed ai marciapiedi facilitando il movimento pedonale, ed in tal senso è possibile incentivare la leggibilità del luogo (un’immagine chiara ed una struttura facile da comprendere); il progetto realizza nuove ed

delle coste, risulta inferiore a quella nazionale. Inoltre si segnala che non sono presenti sul territorio provinciale discariche per lo smaltimento dei rifiuti urbani. 148 L'indicatore per la società civile viene "misurato" «attraverso la partecipazione sociale, nelle espressioni legate sia all’associazionismo sia al volontariato e la fiducia generalizzata». L'indicatore per "l'economia sociale" si preoccupa di «valorizzare le relazioni generando utilità (non solo in termini monetari) e che a sua volta sia in grado di generare relazioni improntate sulla reciprocità e sulla fiducia non può che influenzare il livello di benessere di una collettività». Inoltre si prende in considerazione il "benessere soggettivo" attraverso la «"dimensione cognitiva": rappresenta il processo attraverso il quale ciascun individuo valuta (in termini di “soddisfazione”) in modo retrospettivo la propria vita, vista nel suo complesso; tale valutazione soggettiva viene fatta facendo riferimento a determinati standard personali (aspettative, desideri, ideali, esperienze passate, ecc.). Tale consapevolezza consente di esprimere un livello di soddisfazione in funzione del raggiungimento dei propri obiettivi, della realizzazione delle proprie aspirazioni, del confronto con i propri ideali, con le proprie esperienze passate o con i risultati raggiunti da altre figure significative». E la «"dimensione affettiva", che sta ad indicare le emozioni che i soggetti sperimentano durante la loro vita quotidiana. Tali emozioni possono essere positive (pleasant affect) o negative (unpleasant affect) e sono trattate concettualmente in maniera distinta, perché determinate da variabili diverse». 149 «il legame tra disponibilità di servizi e benessere dei cittadini si fonda su un approccio interpretativo in cui gli investimenti pubblici di qualità migliorano le condizioni generali di contesto in cui vivono e operano i cittadini e le loro articolazioni sociali ed economiche. La scelta dei servizi da prendere a riferimento dipende da due distinti ordini di considerazioni, relativi a cosa qualifichi come essenziale un servizio nello specifico contesto di una politica, e a quali requisiti debbano essere soddisfatti affinché la fissazione di obiettivi sia fattibile. L’individuazione dei servizi e della qualità delle prestazioni dipende dal diverso grado di sviluppo, che fa aumentare il livello e le tipologie di servizi percepiti come essenziali». ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

86


efficaci connessioni affinché i luoghi siano facili da raggiungere; l’intervento realizza un corretto equilibrio con la natura; mentre si predispone una varietà di funzioni e attività (mixité funzionale e sociale) ed infine l’impiego e l’uso razionale dell’energia e delle risorse per garantire la sostenibilità ambientale. Tutti questi principi chiave si concretizzano attraverso un adeguato disegno urbano frutto del quadro di conoscenza dell’agglomerato edilizio da rigenerare, ed infine la corretta interpretazione della forma urbana. Il disegno urbano, come detto in precedenza, si occupa dello “spazio” collettivo ed un adeguato progetto trasforma lo “spazio” in “luogo” di senso, ma cosa significa? Nei secoli scorsi gli architetti hanno potuto e saputo progettare luoghi urbani rispondenti all’identità culturale, ambientale e sociale delle comunità, anche perché esistevano comunità organizzate in un certo modo, ed i sovrani esprimevano chiaramente valori e desideri. Testimonianze di ciò [città e comunità] si trovano ovunque in Europa, ed è sufficiente passeggiare in qualunque centro storico italiano, grande o piccolo che sia, per ritrovare i caratteri dei luoghi: piazze e monumenti (edifici di potere e culto), strade, viali e vicoli. Può apparire controverso e non lo è, ma un’odierna progettazione urbana, cioè un progetto di trasformazione urbana più corretto e rispondente ai bisogni, riprende immagini e proporzioni classiche che si ritrovano anche nel Rinascimento; in che senso? Un adeguato punto di vista della città è quello dell’uomo che cammina, che la attraversa a piedi, e questo è sempre stato un corretto modo di leggere lo spazio urbano per interpretarlo e riprogettarlo; un punto di vista che si è perso durante la modernità (modernista) ed è stato ignorato dai piani edilizi degli speculatori approvati da Consigli comunali ignoranti e senza scrupoli. In realtà, abbiamo avuto una trasformazione completa della società (capitalista e materialista) e le città (nelle zone più recenti e moderne) sono diventate lo spazio delle automobili (e del consumo fine a se stesso), prima di tutto, e non sono più il luogo delle e per le persone (biblioteche, teatri, aree verdi e sportive); nell’attuale complessità la progettazione urbana cerca di coniugare “prossimità” (quartieri) e “dilatazione” (aree urbane estese, città di città). Distanza percepita, varietà dei luoghi, definizione dei tragitti, percezione delle barriere, vedute e cono visuale, punti di riferimento, rapporto fra pieni e vuoti cioè relazione fra il costruito e gli spazi aperti, sono tutti caratteri formali dello spazio che lo condizionano e lo definiscono rispetto al movimento delle persone dentro le città. Dalla psicologia della forma sappiamo che le città influenzano le persone e determinano la qualità della vita, in senso positivo o negativo e nonostante ciò sia noto, questo tema fondamentale è ampiamente trascurato da buona parte dei decisori politici locali, i quali appaiono più preoccupati di soddisfare i capricci di chi usa il territorio per accumulare profitti privati, piuttosto che applicare la Costituzione e scegliere piani ben fatti. Attraverso la progettazione urbana è possibile migliorare la qualità di vita degli abitanti, ed è possibile rigenerare zone in declino e degradate, purtroppo ampiamente diffuse e presenti in tutta Italia, e probabilmente in maniera particolare in talune città del Sud che da decenni hanno trascurato la disciplina urbanistica. Anche le città più compromesse dai processi speculativi possono e devono essere rigenerate per rimuovere le disuguaglianze territoriali, e ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

87


favorire la costruzione di luoghi di senso per tutti gli italiani, affinché tutte le persone abbiano le stesse opportunità di sviluppo umano, ovunque esse si trovino ed è ciò che ordina la Costituzione. Concludendo l'analisi critica, diversi interventi di riqualificazione urbana non rientrerebbero negli interessi della classica critica architettonica, nonostante siano stati i progetti di gran lunga più utili di altri progetti "di marca". Determinati progetti possiedono quello spirito di umanità ispiratore dell'architettura organica di Wright, progetti urbani che riceverebbero il "premio alla sostenibilità" e l'elogio da Jacobs, Illich, Lynch e Geddes poiché si concentrano sulla qualità dello spazio pubblico stimolando le relazioni umane e l'economia locale mettendo da parte l'automobile, e sono rappresentati da: master plan della fascia costiera (1987), l'isola pedonale di Corso Vittorio Emanuele (1989), la ristrutturazione del Lungomare (1992), Trincerone ferroviario (1992), arredo urbano nei quartieri Pastena e Torrione, arredo urbano realizzato fra via Achille Napoli, via Kennedy e via Guariglia Raffaele, parchi urbani del Mercatello e dell'Irno, e gli spazi pubblici: piazze, giardini e parcheggi realizzati dalle cooperative private. È interessante costatare che gli interventi urbani sopra citati non rappresentano lo spirito del tempo capitalista; uno in particolare - la riqualificazione del Corso Vittorio Emanuele - fu persino oggetto di pesanti critiche dei commercianti locali, amplificate e cavalcate in maniera becera da tutti i media locali che si opponevano con forza alla realizzazione del progetto, credendo che tale intervento potesse recare un danno economico alle loro attività. Non solo non fu così, ma oggi il Corso è ambito, e con gli altri interventi questi sono i luoghi più identitari e più frequentati dai cittadini salernitani. Gli ultimi due decenni della storia urbana salernitana sono lo specchio della crisi culturale di un'intera classe dirigente. Questi anni sono caratterizzati dal peso negativo della narrazione mediatica politica locale che preferisce inventare favole auto referenziali e nascondere le proprie responsabilità, nascondere le proprie incapacità, ed edulcorare la percezione pubblica sulla realtà sociale che eredita problemi occupazionali e ambientali. Indirettamente non si valorizza la propria identità locale. Anziché riconoscere i propri errori e programmare la risoluzione dei problemi rimasti insoluti, si è preferito inseguire le illusioni neoliberali, rinunciando a un efficace controllo dell'attività edilizia-urbanistica e scegliendo piani speculativi.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

88


Figura 41 - Master Plan 1987, "stralcio" zona centro con isola pedonale.

I progetti delle archi-star (alcuni sono rimasti sulla carta) essendo simboli dello "spirito del tempo" hanno avuto la spinta di tutti i media, e pertanto sono "accettati" (subiti?) dalla popolazione locale che da vent'anni ha riposto la medesima fiducia politica allo stesso Sindaco. I progetti sono stati strumento di propaganda politica per l'Amministrazione, senza porsi la domanda legittima (sia da parte dei cittadini che dell'Amministrazione stessa) se questi progetti fossero collegati alla soluzione di problemi pratici e allo sviluppo umano della comunità, con l'esclusione del porto marina d'Arechi, della stazione marittima e del parco previsto presso l'ex ceramica D'Agostino, poiché sono infrastrutture, cioè in quanto tali svolgono una funzione utilitaristica (il parco ovviamente non è una infrastruttura). Ad esempio, nonostante il fenomeno dell'abbandono - shrinkage - la domanda di abitazioni (prima casa) è soddisfatta dagli abitanti stessi attraverso le cooperative edilizie, pertanto c'è da chiedersi: in che modo i progetti di lottizzazione delle archi-star possano reggere il mercato immobiliare? Tant’è che determinati progetti sono rimasti sulla carta, mentre le recenti aree espansive presso lo stadio Arechi sono in difficoltà economica. Recessione e deflazione colpiscono il reddito dei salernitani generando una riduzione del potere d'acquisto degli stipendi salariati. È interessante costatare come, anche a Salerno, i media locali abbiano giocato un ruolo preponderante nel manipolare la percezione dell'opinione pubblica favorendo l'interesse prioritario del capitale privato occultando l'interesse generale; tale dissimilazione è favorita dall'assenza di servizi adeguati e la non programmazione di biblioteche e musei pubblici, che possono alzare il livello culturale degli abitanti e il cosiddetto capitale umano.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

89


L'urbanista Berdini nel suo ultimo libro dal titolo eloquente, Le città fallite, cita anche Salerno che costruisce opere pubbliche ed edifici «spesso in spregio alle regole urbanistiche o paesaggistiche, come la colata di cemento che ha devastato il lungomare»150. Per dirla alla Benevolo i progetti delle archi-star sono l'espressione dello "spirito del tempo" (stazione marittima di Zaha Hadid, Santiago Calatrava con l'agorà presso il porto "Marina d'Arechi", Dominique Perrault con la riqualificazione dell'ex-cava Rainone, Nouvel con la lottizzazione ex pastificio Antonio Amato) e come direbbero Tafuri e Dal Cò non solo, lo sono, ma sono anche le maschere dell'avidità capitalista, soprattutto le lottizzazioni di Nouvel, Perrault, Bernini&Partners. Sono i simboli dell'ideologia che toglie opportunità e creatività alla comunità locale; ed in fine Semper, Panofky e Worringer potrebbero esprimere commenti sprezzanti su alcune di queste architetture spiegando che non sono forme d'arte (escludendo da questa critica negativa le opere di Tobia Scarpa, Calatrava, Perrault e Zaha Hadid), e più di loro, Winckelmann direbbe che certe opere non essendo espressione dell'anima non potrebbero mai essere belle, ed una in particolare, il Crescent, potrebbe essere giustamente etichettata come opera kitsch, cioè di cattivo gusto. Jürgen Joedicke direbbe del Crescent che «presuntuosamente rievoca le forme architettoniche di epoche passate dissimulando la propria incertezza». Purtroppo bisogna concludere la critica con l'ultima scelta politica locale e l'ultima firma di Matteo Thun che disegna la scatola per un'industria insalubre di prima categoria: un inceneritore di rifiuti nel Comune di Salerno, cioè il simbolo dell'ossimoro sviluppo sostenibile che aumenta i rischi sanitari per gli abitanti e produce un danno dell'ambiente incalcolabile contraddicendo ogni legge della fisica e del semplice buon senso. La storia umana è un processo dinamico spinto da una forza vitale. A Salerno sono in conflitto due forze opposte poiché espressione di idee che hanno direzioni divergenti. L'idea finora predominante è ampiamente rappresentata dalle multinazionali e dalle istituzioni, cioè l'idea che ha pervaso tutta un'epoca, ma sta giungendo al termine. Ci troviamo all'interno di un passaggio lungo, che in parte è già iniziato, e molte città hanno l'ambizione culturale di interpretare tale passaggio promuovendo piani urbanistici espressione di un atteggiamento resiliente. Questa è l'altra idea, più giusta e sostenibile, portatrice di ideali etici, cioè sviluppare la resilienza per tendere alla sostenibilità uscendo dall'obsoleto capitalismo finanziario, e il paradosso salernitano sta nel fatto che una minoranza di cittadini ha già mostrato la propria capacità resiliente di rivitalizzare la città e sé stessa, ma che ha trovato l'ostacolo delle istituzioni forgiate dall'obsoleto paradigma capitalista.

150

Berdini, Op. cit., 2014, pag. 113.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

90


Bibliografia A.A.V.V., 2011. Vivere meglio con pù democrazia. s.l.:Creative Commons. Acebillo, J., 2006. Per una nuova urbanità. In: R. Burdett, ed. Città architettura e società. 10 Mostra internazionale di architettura. Verona: Marsilio, p. 56. Albanese, A., 2014. Common city. Smart urban project, una proposta metodologica. Atti della XVII Conferenza Nazionale SIU. Milano, Società Italiana degli Urbanisti. Albè, M., 2014. greenme.it. [Online] Available at: http://www.greenme.it/informarsi/citta/12213-amburgo-car-free [Accessed 24 giugno 2014]. Alberti, F., 2006. Processi di riqualificazione urbana. Metodologie operative per il recupero dei tessuti urbani esistenti. Firenze: Alinea editrice. Albrecht, B., 2009. Metodo della pianificazione urbanistica. Disegno urbano sostenibile. In: L. Benevolo, ed. Il nuovo manuale dell'urbanistica. Roma: Mancosu, pp. B4-B5. Alexander, C., 1977. A pattern language. Towns, Buildings, Construction. New York: Oxford Uniersity Press. Allegretti, G., 2003. L'insegnamento di Porto Alegre. Firenze: Alinea editrice, in luoghi [10]. Angotti, T., 2011. New York for sale. L'urbanistica partecipata affronta il mercato immobiliare mondiale. Firenze: Editpress. Annunziata, S., 2014. A quale titolo (di godimento)?. In: A. G. Calafati, ed. Città tra sviluppo e declino.. Roma: Donzelli editore, pp. 149-167. Anthony, N. R., Hawkins, D. F., Macrì, D. M. & Merchant, K. A., 2008. Analsi dei costi. Milano: McGraw-Hill. Archibugi, F., 2002. Intoduzione alla pianificazione strategica in ambito pubblico. Firenze: Alinea. Armondi, S., 2014. Equivoci e possibilità del paradigma della smart city. Quale narrazione nell'agenda urbana italiana?. In: A. G. Calafati, ed. Città tra declino e sviluppo. Roma: Donzelli editore, pp. 169-181. Asquini, L., Oleotto, E. & Bassi, L., 2010. Efficienza energetica e sostenibilità. seconda ed. Monfalcone (Gorizia): Edicom Edizioni. Associazione nazionale urbanisti, 2000. La nuova carta di Atene 1998. I principi del CEU per la pianificazione della città. Firenze: Alinea editrice. Aymonino, C., 2009. Origini e sviluppo della città moderna. XIV ed. Venezia: Marsilio. Babalis, D., 2006. Ecopolis. Firenze: Alinea editrice. Badiani, B., 2006. Una metologia di analisi degli spazi urbani. Roma: Aracne editrice. Balducci, A. & Gaeta, L., 2015. L'urbanistica italiana nel mondo. Roma: Donzelli. Barattucci, C., 2013. Zoning/mixité alle radici dell'urbanistica italiana e francesce 1820-1945. Roma: Officina Edizioni. Barbarossa, L., La Greca, P., La Rosa, D. & Privitera, R., 2014. Le città del Sud Italia come nuove green cities. Una sfida possibile? Atti della XVII Conferenza Nazionale SIU. Milano, Società Italiana degli Urbanisti. Barber, B. R., 2010. Consumati, da cittadini clienti. Torino: Einaudi. Barbieri, P., 2010. E' successo qualcosa alla città. Manuale di antropologia urbana.. Roma: Donzelli. Barca, F., 2009. Un'agenda per la riforma della politica di coesione, Roma: s.n. Battisti, A., 2011. Urban Farming: due esperienze di ricerca di riqulificazione tecnologico-ambientale a confronto. Il progetto sostenibile, pp. 94-97. Bauman, Z., 2001. La società individualizzata. Bologna: Il Mulino. Bauman, Z., 2018. Socialismo utopia attiva. Roma: Castelvecchi. Bazzanella, L., Caneparo, L., Corsico, F. & Roccasalva, G., 2012. The Future of Cities and Regions: Simulation, Scenario and Visioning, Governance and Scale. Dordrecht, New York: Springer. Beatley, T., 2000. Green Urbanism: Learning from European Cities. Washington: Island Press. Beatley, T., 2011. Biophilic Cities: Integrating Nature Into Urban Design and Planning. Washington: Island Press. Beatley, T., 2012. Green Cities of Europe: Global Lessons on Green Urbanism. Washington: Island Press. Becchi, A., Bianchetti, C., Ceccarelli, P. & Indovina, F., 2015. La città del XXI secolo. Ragionando con Bernardo Secchi. Milano: Franco Angeli. Bellicini, L., 2013. Perché l'Italia non esce dalla crisi? I tre grandi nodi dell'architettura italiana oggi. Il giornale dell'architettura, inverno N. 166, pp. 1-13.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

91


Benedikter, T., 2008. Democrazia diretta. Casale Monferrato (AL): Sonda. Benevolo, L., 1993. Storia della città: La città contemporanea. Bari: Laterza. Benevolo, L., 2006. L'architettura nel nuovo millennio. Bari: Editori Laterza. Benevolo, L., 2009. Il Nuovo Manuale di Urbanistica. Roma: Gruppo Mancosu editore. Benevolo, L., 2010. Storia dell'architettura monderna. Trentesima edizione ed. Bari: Laterza editori. Benevolo, L., 2011. La fine della città. Bari: Editori Laterza. Berdini, P., 2014. Le città fallite. Roma: Donzelli editore. Bernardini, C., 2012. Abitare l'isolato: una riflessione sulle forme dell'alloggio. In: L. Reale, ed. La città compatta. Roma: Gangemi, p. 210. Bernardini, S., 2016. Crisi o declino? Riflessioni sul modello occidentale di sviluppo. Milano: Mondadori. Berry, J., Deddis, N. & McGreal, W., 2013. Urban Regeneration: Property Investment and Development. s.l.:Taylor & Francis. Bertolini, L., 2012. Materiali da costruzione. Volume II. seconda edizione ed. Novara: Cittastudi edizioni. Bevilacqua, C., 2003. Struttura metodologica e fasi operative per la costruzione del metodo MABF. In: F. Moraci, ed. Welfare e governance urbana. Roma: Officina Edizioni, pp. 77-88. Bianciardi, S., 2005. Alessandro Schiavi. La casa e la città. Bari: Piero Lacaita editore. Blecic, I., 2017. Lo scandalo urbanistico 50 anni dopo. Sugardi e orizzonti sulla proposta di riforma di Fiorentino Sullo. Milano: Franco Angeli. Bobbio, R., 2001. www. arch.unige.it. [Online] Available at: http://www.arch.unige.it/per/doc/bobbior/020301.pdf [Accessed 25 lugio 2014]. Bonazzi, G., 2009. Gli indici di valutazione finanziaria. In: M. Iotti, ed. La valutazione degli investimenti industriali. Milano: Franco Angeli, pp. 238-245. Bonazzi, G., 2009. L'analisi dei costi nella riqualificazione e l'analisi del computo metrico. In: M. Iotti, ed. La valutazione degli investimenti industriali. Milano: Franco Angeli, pp. 146-154. Boniburini, I., 2009. Alla ricerca della città vivibile. Firenze: Alinea editrice. Bonora, P., 2015. Fermiamo il consumo di suolo. Bologna: Il Mulino. Bonora, P. & Cervellati, P. L., 2009. Per una nuova urbanità, dopo l'alluvione immobiliarista. Reggio Emilia: Diabasis. Boscolo Bielo, M., 2018. Miglioramento sismico degli edifici esistenti.. Palermo: Grafill. Bottero, B., 1993. Progettare e costruire nella complessità, lezioni di bioarchitettura. Napoli: Liguori editore. Boyd, E. & Folke, C., 2011. Adapting Institutions: Governance, Complexity and Social-Ecological Resilience. s.l.:Cambridge University Press. Buffoli, M., 2014. Urban Health: strategie per la sotenibilità urbana. Milano: Franco Angeli. Caja, M., Landsberger, M. & Malcovati, S., 2012. Tipologia architettonica e morfologia urbana. Saranno: Libraccio editore. Calabi, D., 2005. Storia della città. L'età contemporanea. Venezia: Marsilio. Calabi, D., 2008. Storia dell'urbanistica europea. Milano: Bruno Mondadori. Calace, F., 2015. Per una città proiettata al futuro. In: R. D'Onofrio & M. Talia, eds. La rigenerazione urbana alla prova. Milano: Franco Angeli, pp. 141-149. Calafati, A., 2014. Città e aree metropolitane in Italia, s.l.: Gran Sasso Science Istitute Urban Studies. Calafati, A. G., 2014. Città tra sviluppo e delicno. Un'agenda urbana per l'Italia.. Roma: Donzelli editore. Caltana, D., 2009. 35 anni di progettazione partecipata. Il giornale dell'architettura, dicembre N.79, p. 26. Camagni, R., 1993. Principi di economia urbana e territoriale. Roma, La Nuova Italia Scientifica. Campalongo, S., 2009. Qualità urbana, stili di vita, salute. Milano: Hoepli. Campos Venuti, G., 1993. Cinquant'anni di urbanistica in Italia 1941-1992. Bari: Editori Laterza. Campos Venuti, G. & Reali, O., 1993. Firenze: l'urbanistica contrattata. In: G. Campos Venuti & F. Oliva, eds. Cinquant'anni di urbanistica in Italia. 1942-1992. Bari: Laterza, pp. 313-327. Canella, G., 2009. prefazione. In: C. Aymonino, ed. Origini e sviluppo della città moderna. Venezia: Marsilio, pp. 7-12. Canella, G., 2012. Sulle trasformazioni tipologiche degli organismi architettonici. In: M. Caja, M. Landsberger & S. Malcovati, eds. Tipologia architettonica e morfologia urbana. Il dibattito italiano - antologia 1960-1980. Saronno: Libraccio Editore, pp. 75-86.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

92


Caniggia, G. & Maffei, G. L., 1984. Il progetto nell'edilizia di base. Venezia: Marsilio Editori. Caniggia, G. & Maffei, G. L., 2008. Lettura dell'edilizia di base. Firenze: Alinea Editrice. Cannella, C. C. C. D. V. D. F. F. G. I., 1979. Recupero degli standards urbanistici e delemitazione delle zone omogenee, Salerno: s.n. Capobianco, C. C. D. V. F. F. I. C., 1974. Rapporto preliminare. Recupero standard e zone omogenee, Salerno: s.n. Cappuccitti, A., 2014. Ventuno parole per l'urbanistica. In: V. P. P. L’URBANISTICA, ed. Ventuno parole per l'urbanistica. Ariccia (RM): Aracne, pp. 289-295. Carbonara, G., 1997. Avvicinamento al restauro. Napoli: Liguori editore. Carbonara, P., 1954. Architettura pratica. Volume primo.. Torino: Utet. Carbonara, S. & Torre, C. M., 2008. Urbanistica e perequazione. Regime dei suoli, land value recapture e compensazione nei piani. nuova edizione a cura di Milano: Franco Angeli. Cardia, C. & Bottigelli, C., 2011. Progettare la città sicura. Pianificazione, disegno urbano, gestione degli spazi pubblici. Milano: Hoepli. Castells, M., 2011. La città delle reti. Seconda edizione a cura di Venezia: Marsilio. Castoriadis, C. & Lasch, C., 2014. La cultura dell'egoismo. L'anima umana sotto il capitalismo. Milano: Eleuthera. Cecchini, D. & Castelli, G., 2012. Scenari, risorse, metodi e realizzazioni per città sostenibili. Roma: Gangemi editore. Cerdà, I., 1995. Teoria generale dell'urbanizzazione. Milano: Jaca Book. Cervellati, P. L., 2000. L'arte di curare la città. Bologna: Il Mulino. Chiodi, C., 2006. La città moderna. Tecnica urbanistica. ristampa a cura di Roma: Gangemi editore. Clementi, M., Dessì, V. & Lavagna, M., 2009. La rivoluzione sostenibile. s.l.:Maggioli editore. Clos, O., 2008. Barcelona, transformaciòn. Planes y proyectos. Barcelona: Ajuntament de Barcelona. Colantonio, A. & Dixon, T., 2011. Urban Regeneration and Social Sustainability: Best Practice from European Cities. Chichester: John Wiley & Sons. Colarossi, P. & Piroddi, E., 2002. La progettazione. In: F. Rossi & F. Salvi, eds. Manuale di ingegneria civile Vol. 3. Stade e aeroporti, ferrovie, urbanistica, caratteri degli edifici, impianti, cantieri, estimo.. Milano: Zanichelli-Esac, pp. 544-583. Colombo, G., Pagano, F. & Rossetti, M., 2013. Manuale di urbanistica. Milano: Gruppo24ore. Comune di Salerno, 2000. piano regolatore generale bozza 2000. Salerno: s.n. Comune di Salerno, 2002. piano regolatore generale bozza 2002. Salerno: s.n. Comune di Salerno, 2005. piano urbanistico comunale 2005. Salerno: s.n. Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, 2012. Il piano nazionale per la rigenerazione urbana sostenibile, s.l.: s.n. Consonni, G., 2013. La bellezza civile. Splendore e crisi della città.. Milano: Maggioli. Conti, S., Giaccaria, P., Rossi, U. & Salone, C., 2014. Geografia economica e politica. Milano: Pearson. Coppa, M., 1986. Introduzione allo studio della pianificazione urbanistica. Vol. II. Torino: UTET. Coppola, G. & Mazzotta, F., 2005. I sitemi locali del lavoro: aspetti teorici ed empirici. [Online] Available at: http://www.researchgate.net/profile/Fernanda_Mazzotta/publication/23978591_I_Sistemi_Locali_del_Lavoro_in_I talia_Aspetti_Teorici_ed_Empirici/links/0deec51a8b52389e51000000?ev=pub_ext_doc_dl&origin=publication_deta il&inViewer=true [Accessed 24 ottobre 2014]. Corradi, V. & Tacchi, E. M., 2013. Nuove società urbane. Trasformazioni della città tra Europa e Asia: Trasformazioni della città tra Europa e Asia. Firenze: Franco Angeli. Cottino, P., 2009. Competenze possibili. Milano: Jaca Book. Coyle, S. J., 2011. Sustainable and Resilient Communities : A Comprehensive Action Plan for Towns, Cities, and Regions. Chichester: John Wiley & Sons. Cullen, G., 1994. The concise townscape. Oxford: Butterworth Architecture. D' Angelo, G., 2012. Diritto dell'edilizia e dell'urbanistica. Tredicesima edizione ed. Bracigliano (SA): Simone. De Fusco, R., 2001. Mille anni di architettura in Europa. Terza ed. Bari: Laterza. De Fusco, R., 2005. Architettura come mass medium. seconda edizione ed. Bari: Edizioni Dedalo. De Fusco, R., 2007. Storia dell'architettura contemporanea. Quarta edizione ed. Bari: Editori Laterza.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

93


De Luca, C., 2014. Il quartiere nelle politiche urbane europee: criticità e prospettive. In: D. Fanfani, F. Berni & A. Tirinnanzi, eds. Tra territorio e città. Ricerche e progetti per luoghi in transizione. Firenze: Firenze University Press, pp. 31-45. De Luca, G., 2012. Tra cooperazione di necessità e cooperazione di strategia: le nuove forme della decisione pubblica sul territorio. In: C. Perrone & G. Gorelli, eds. Il governo del consumo del territorio. Metodi, strategie, criteri.. Firenze: Firenze Univesity Press, pp. 117-120. De Menna, E., 2010. Piano, programma, progetto. Casi applicati di sostenibilità urbana e territoriale. Firenze: Alinea editrice. de Santoli, L., 2011. Le comunità dell'energia. Macerata: Quodlibet. dell'Architettura, I. G., 2008. Etica e architettura: oligarchitetti. Archimagazine, allegato il Giornale dell'architettura, Issue 61, p. 4. Dematteis, G. & Lanza, C., 2014. Le città nel mondo. Una geografia urbana. seconda edizione ed. Torino: Utet. Dessì, V., 2007. Progettare il comfort urbano. Giugliano (NA): Sistemi Editoriali Esselibri Simone. Di Biagi, P., 2001. La grande ricostruzione: il piano Ina-Casa e l'Italia degli anni cinquanta. Roma: Donzelli Editore. Di Biagi, P., 2009. I classici dell'urbanistica. Roma: Donzelli editore. Di Cristina, B., 1999. Architettura e rinnovo urbano. Firenze: Alinea Editrice. Diamond, J., Liddle, J., Southern, A. & Osei, P., 2010. Urban Regeneration Management: International Perspectives. New York: Routledge. Diappi, L., 2009. Rigenerazione urbana e ricambio sociale: gentrification in atto nei quartieri storici italiani. Firenze: Franco Angeli . Dileo, N., 2012. Strategie di ricostruzione della città ad isolati: Berlino. In: L. Reale, ed. La città compatta. Roma: Gangemi, p. 89. D'Onofrio, R. & Talia, M., 2015. La rigenerazione urbana alla prova. Milano: Franco Angeli. Donti, A., 1985. Dal riuso alla città post-industriale. Firenze: Alinea editrice. Droege, P., 2008. La città rinnovabile. Milano: Edizioni Ambiente. Duany, A., Speck, J. & Lydon, M., 2010. The Smart Growth Manual. New York: McGraw-Hill professional. Eraydin, A. & Tasan-Kok, T., 2012. Resilience Thinking in Urban Planning. London: Springer. Fabbricati, K., 2013. Le sfide della città interculturale. La teoria della resilienza per il governo dei cambiamenti.. Milano: Franco Angeli. Fabris, G., 2010. La società della post crescita. Milano: Egea. Fanfani, D. & Saragosa, C., 2011. Il bioregionalismo nelle esperienze italiane ed europee. Il progetto sostenibile, Issue 29, pp. 22-29. Farina, E., 2013. Shrinking cities e politiche urbane, tesi di laurea. Milano: Politecnico di Milano LM Pianificazione urbana e politiche territoriali. Fedeli, V. & Marchigiani, E., 2015. Agenda urbana europeo-italiana: un ruolo rinnovato delle città?. In: A. Balducci & L. Gaeta, eds. L'urbanistica italiana nel mondo. Roma: Donzelli, pp. 175-185. Finella, A., 2005. Storia urbanistica di Salerno nel medioevo. Roma: Bonsignori editore. Frampton, K., 1982. Storia dell'architettura moderna. Bologna: Zanichelli editore. Franchetti Pardo, V. & Andreotti, L., 2003. L'architettura nelle città italiane del XX secolo: dagli anni Venti agli anni Ottanta. Milano: Jaca Book. Franchi, M. & Schianchi, A., 2014. L'intelligenza delle formiche. Scelte interconnesse. Parma: Diabasis. Friedman, J., 1993. Pianificazione e dominio pubblico. Dalla conoscenza all'azione. Bari: Edizioni Dedalo. Friedman, Y., 2011. Alternative energetiche: Breviario dell'autosufficienza locale. Torino: Bollati Boringhieri. Gabellini, P., 1986. Il disegno del piano. Urbanistica N. 82. Gabellini, P., 1993. Figure di urbanisti e programmi di urbanistica. In: G. Campos Venuti & F. Oliva, eds. Cinquant'anni di urbanistica in Italia. 1942-1992. Bari: Laterza, pp. 440-467. Gabellini, P., 2002. Tecniche urbanistiche. Roma: Carocci editore. Gaeta, L., 2010. Lo scambio legittimo. In: G. Codecasa, ed. Governare il partenariato. Rimini: Maggioli, pp. 76-77. Gaeta, L., Rivolin, U. J. & Mazza, L., 2013. Governo del territorio e pianificazione spaziale. Novara: CittàStudi edizione. Galbraith, J. K., 2013. Soldi. Milano: Rizzoli, in BUR saggi.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

94


Galbraith, J. K., 2015. Storia dell'economia. Terza edizione ed. Milano: BUR Rizzoli. Galimberti, U., 2009. I miti del nostro tempo. Milano: Feltrinelli. Gallerani, V., 2011. Manuale di Estimo. Milano: McGraw-Hill. Galuzzi, P., 1993. Ancona: le contraddizioni del riformismo. In: G. Campos Venuti & F. Oliva, eds. Cinquant'anni di urbanistica in Italia. 1942-1992. Bari: Laterza, pp. 328-347. Gangemi, V., 1992. Cultura e impegno progettuale. Orientamenti e strategie oltre gli anni '90. Milano: Franco Angeli. Ganser, R. & Piro, R., 2012. Parallel Patterns of Shrinking Cities and Urban Growth: Spatial Planning for Sustainable Development of City Regions and Rural Areas. Farnham: Ashgate Pub Co. Gehl, J., 2012. Vita in città. Seconda edizione ed. Milano: Maggioli editore. Gehl, J., 2017. Città per le persone. Santarcangelo di Romagna (RN): Maggioli Editore. Georgescu-Roegen, N., 2003. Bioeconomia: verso un'altra economia ecologicamente e socialmente sostenible. Torino: Bollati Boringhieri. Ghini, A., 2012. Le strategie per la riqualificazione ambientale sostenibile. In: M. Maretto, ed. Ecocities. Il progetto urbano tra morfologia e sotenibilità. Milano: Franco Angeli, pp. 225-253. Giangrande, A., 1998. Comunità locali: scelta sociale e criteri di razionalità ecologica. In: A. Magnaghi, ed. Il territorio degli abitanti. Milano: Dunod, Masson, pp. 107-117. Giannattasio, G., 1983. La città cancellata. Salerno: Campo editrice. Giannattasio, G., 1983. Un secolo in progetto. Salerno: Campo Editrice. Giannattasio, G., 1984. La città cerca casa. Salerno: Kappa Edizioni. Giannattasio, G., 1995. Salerno la città moderna. Salerno: edizioni 10/17. Gibelli, M. C. & Salzano, E., 2006. No sprawl: perchè è necessario controllare la dispersione urbana e il consumo di suolo. Firenze: Alinea. Giedion, S., 2008. Breviario di architettura. Milano: Bollati Boringhieri. Gilbert, R., Stevenson, D., Girardet, H. & Stren, R., 2013. Making Cities Work: Role of Local Authorities in the Urban Environment. London: Earthscan Publications. Gindroz, R., Levine, K., Associates, U. D. & Robinson, R., 2013. The Urban Design Handbook: Techniques and Working Methods. New York: W.W. Norton & Company. Giorgieri, P. & Ventura, P., 2007. Strada strade. Teorie e tecniche di progettazione urbanistica. Firenze: Edifir. Girardet, H., 1999. Creating sustainable cities. Totnes, Devon: Green Books for the Schumacher Society. Girardet, H., 2014. Creating regenerative cities. s.l.:Routledge. Gorz, A., 2009. Ecologica. Milano: Jaca Book. Grecchi, M. & Malighetti, L. E., 2008. Ripensare il costruito. Il progetto di recupero e rifunzionalizzazione degli edifici.. Santarcangelo di Romagna (RN): Maggioli Editore. Greiner, A. L., Dematteis, G. & Lanza, C., 2012. Geografia umana. Un approccio visuale. Milano: Utet. Grigoriadis, D., 2009. Project management e progettazione architettonica. Terza edizione ed. Roma: DEI tipografica del Genio civile. Guillaume, C., 2015. Fourier. Un pensiero controcorrente. Milano: Jaca Book. Hall, P., 2014. Cities of tomorrow: an intellectual history of urban planning and design since 1880. Hoboken, NJ: Wiley-Blackwell. Harvey, D., 1998. L'esperienza urbana. Metropoli e trasformazioni sociali. Milano: Il Saggiatore. Harvey, D., 2016. Il capitalismo contro il diritto alla città. Verona: ombre corte. Harvey, D., 2018. L'enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza. Milano: Feltrinelli. Holmgren, D., 2002. Permacultura. Bologna: Arianna editrice. Homes and Communities Agency, 2007. Urban Design Compendium 2. Londra: s.n. Hopkins, R., 2009. Manuale pratico della transizione. Bologna: Arianna editrice. Illich, I., 2005. La convivialità. s.l.:Boroli editore. Illich, I., 2006. Elogio della bicicletta. Torino: Bolati Boringhieri. Iommi, S., 2012. Il policentrismo e la città regionale: un modello di organizzazione degli insediamenti. In: C. Perrone, ed. Il governo del consumo del territorio. Firenze: Firenze University Press, pp. 143-151. Iotti, M., 2009. La valutazione degli investimenti industriali. Metodo ed applicazione. Milano: Franco Angeli.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

95


IPCC, W. G. I., 2014. Mitigation of Climate Change, cap VIII; Buildings, cap XII. [Online] Available at: http://www.ipcc.ch/report/ar5/wg3/ [Accessed 17 settembre 2015]. Ischia, U., 2012. La città giusta: idee di piano e atteggiamenti etici. Roma: Donzelli editore. ISPRA, 2017. Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, Roma: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. ISTAT, 2014. Annuario statistico italiano, Roma: s.n. ISTAT, 2015. La nuova geografia dei sistemi locali, Roma: s.n. ISTAT, 2015. Rapporto annuale , Roma: s.n. ISTAT, 2017. Forme, livelli e dinamiche dell'urbanizzazione in Italia, Roma: ISTAT. ISTAT, 2018. Rapporto annuale, Roma: s.n. Jacobs, J., 2009. Vita e morte delle grandi città. Saggio sulla metropoliti americana. Torino: Edizioni di Comunità. Jappe, A., 2013. Contro il denaro. Milano: Mimesis. Johnstone, Q., 1958. Federal Urban Renewal Programm. [Online] Available at: http://digitalcommons.law.yale.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=2924&context=fss_papers Julier, G. & Moor, L., 2009. Design and Creativity: Policy, Management and Practice. New York: Berg Publishers. Karrer, F. & Ricci, M., 2003. Città e nuovo welfare. Roma: Officina edizioni. Katz, P., 2002. La storia di un successo. A&C International, Quaderni. New Urbanism (1), pp. 21-45. Kipar, A., 1992. Esperienze e prospettive della progettazione ambientale. In: V. Gangemi, ed. Cultura e impegno progettuale. Milano: Franco Angeli, pp. 105-117. Krier, L., 2006. La fine dell'era del combustile fossile. In: R. Burdett, ed. Città architettura e società. 10 Mostra internazionale di architettura. Verona: Marsilio, p. 78. Krugman, P., 2013. Fuori da questa crisi, adesso!. s.l.:Garzanti, in saggi corsari. La Cecla, F., 2015. Contro l'urbanistica. La cultura delle città. Torino: Einaudi. Lampugnani, M. V., 1985. Architettura moderna. L'avventura delle idee 1750-1980. Milano: Electa. Lanzani, A., 2014. Per una politica nazionale delle città e del territorio. In: A. G. Calafati, ed. Città tra sviluppo e declino. Un'agenda urbana per l'Italia. Roma: Donzelli editore, pp. 49-73. Lanzani, A., 2014. Un progetto per l'urbanistica, una urbanistica per riformare il paese. . In: M. Russo, ed. Urbanistica per una diversa crescita. Progettare il territorio contemporaneo. Roma: Donzelli editore, pp. 65-92. Lanzani, A., 2015. Città territorio urbanistica tra crisi e contrazione. Milano: Franco Angeli. Larice, M. & Macdonald, E., 2012. The Urban Design Reader 2nd Edition. New York: Routledge, in Routledge Urban Reader Series. Latouche, S., 2005. L'invenzione dell'economia. L'artificio culturale della naturalità del mercato. seconda ed. Diegaro di Cesena (FC): Arianna Editrice. Macro Edizioni. Latouche, S., 2007. La scommessa della decrescita. Milano: Feltrinelli. Latouche, S., 2010. Come si esce dalla società dei consumi. Torino: Bollati Boringhieri. Latouche, S., 2013. Usa e getta. Le follie dell'obsolescenza programmata. Torino: Bollati Boringhieri. Lavagna, M., 2008. Life Cycle Assessment in edilizia. Milano: Hoepli. Lavagna, M., 2009. Approcci metodologici alla valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici. In: M. Clementi, ed. La rivoluzione sostenibile. Milano: Maggioli editore, pp. 211-224. Leary, M. E. & McCarthy, J., 2013. The Routledge Companion to Urban Regeneration. New York: Routledge. Lerch, D., 2011. Post carbon cities. Come affrontare l'incertezza energetica e climatica. Una guida al picco del petrolio e al riscaldamento globale. Roma: Idea. Lima, A. J., 2010. Per un'architettura come ecologia umana. Milano: Jaca Book. Lingua, V., 2007 . Riqualificazione urbana alla prova: forme di innovazione nei programmi complessi dal quartiere all'area vasta. Firenze: Alinea Editrice. Lipton, B. & Bhaerman, S., 2009. Evoluzione spontanea. Cesena: Macro Edizioni. Llewelyn & Davies, 2000. Urban design compendium. London: English Partnerships & The Housing Copporation. Longhi, G., 2009. Sostenibilità urbana e territoriale. In: L. Benevolo, ed. Il nuovo manuale dell'urbanistica. Roma: Mancosu, p. D15.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

96


Loris Rossi, A., 2010. Verso una nuova frontiera eco-metropolitana. In: A. I. Lima, ed. Per un'architettura come ecologia umana studiosi a confronto. Milano: Jaca Book, pp. 237-257. Luttwak, E., 1983. Strategia del colpo di Stato. Manuale pratico. Milano: Rizzoli. Lyle, J. T., 1994. Regenerative Design for Sustainable Development. New York: John Wiley. Lynch, K., 1990. Progettare la città. La qualità della forma urbana. Milano: Etas libri. Lynch, K., 2006. L'immagine della città. Venezia: Marsilio. Macionis, J. J. & Parrillo, V. N., 2014. Prospsettive urbane. Un approccio sociologico e multidisciplinare. Milano: Pearson. Maddalena, P., 2014. prefazione. In: P. Berdini, ed. Le città fallite. Roma: Donzelli editore, pp. IX-XIV. Maffei, P., 2014. Analisi del valore: contributo per programmi e progetti di recupero e restauro urbano ed edilizio. In: A. Iacomoni, ed. Questioni sul recupero della città storica. Ariccia (RM): Aracne editrice, pp. 279-293. Maggio, M., 2014. Invarianti strutturali nel governo del territorio. Firenze: Firenze University Press. Magnaghi, A. (. c. d., 1998. Il territorio degli abitanti. Mliano: Masson, il progetto Dunod. Magnaghi, A., 2000. Il progetto locale. Torino: Bollati Borighieri. Magnaghi, A., 2011. Il progetto locale: coscienza di luogo e autosostenibilità. Il progetto sostenibile, pp. 12-21. Magnaghi, A., 2014. La regola e il progetto. Un approccio bioregionalista alla pianificazione territoriale.. Firenze: Firenze University Press. Maietti, F., 2014. architetti.com. [Online] Available at: http://architetti.com/rigenerazione-urbana-partecipata-il-progetto-fountainbridge-per-la-citta-diedimburgo.html [Accessed 14 settembre 2014]. Malcovati, S., 2012. Tipologia e storia. Elementi per la costruzione di una teoria. In: M. Caja, M. Landsberger & S. Malcovati, eds. Tipologia architettonica e morfologia urbana. Il dibatitto italiano - antologia 1960-1980. Saranno: Libraccio editore, pp. 243-251. Malighetti, L. E., 2004. Recupero edilizio e sostenibilità. Milano: IlSole24ore, in Tecnologia e progetto. Manifesto UIA, 2010. Dalla crisi di megacity e degli ecosistemi verso eco-metropoli e l'era post-comunista. In: A. I. Lima, ed. Per un'architettura come ecologia umana. Milano: Jaca Book, p. 260. Marcelloni, M., 1993. La deregolamentazione urbanistica in Europa e in Italia. In: G. C. V. e. F. Oliva, ed. Cinquant'anni di urbanistica in Italia. 1942-1992.. Bari: Laterza, p. 114. Marescotti, L., 2008. Urbanistica. Fondamenti e teoria. Milano: Maggioli editore. Marescotti, L., 2009. Mobilità urbana sostenibile. In: S. Campolongo, ed. Qualità urbana, stili di vita, salute. Milano: Hoepli, pp. 131-182. Maretto, M., 2013. Ecocities. Il progetto urbano tra morfologia e sostenibilità. Milano: Franco Angeli. Martincigh, L., 2012. Strumenti di intervento per la riqualificazione urbana. La complessità dell'ambiente stradale. Roma: Gangemi editore. Martinotti, G., 1993. Metropoli. La nuova morfologia sociale della città. Bologna: Il Mulino. Martinotti, G., 2009. Dall'e-governamet all'e-governance. In: L. Benevolo, ed. Il nuovo manuale dell'urbanistica. Roma: Mancosu, pp. E41-E45. Martinotti, G., 2009. Sociologia urbana e del territorio, puntatori critici sull'oggetto urbano. Popolazione e razionalità collettiva. In: L. Benevolo, ed. Il nuovo manuale dell'urbanistica. Roma: Mancosu, pp. E28-E45. Martinotti, G. & Forbici, S., 2012. La metropoli contemporanea. s.l.:Guerini e Associati. Marx, K., 1977. Il capitale. Critica dell'economia politca, libro primo.. ottava edizione ed. Roma: Editori Riuniti. Mastrandrea, S., 2015. Architettura e integrazione ambientale. In: L. Reale, ed. La residenza collettiva. Napoli: Sistemi editoriali, pp. 123-159. McDonough, W. & Braungart, M., 2003. Dalla culla alla culla. Torino: Blu edizioni. Meadows, D., Dennis, M. & Randers, J., 2006. I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio. Milano: Oscar Mondadori. Mehaffy, M. & Salingaros, N. A., 2014. Verso un'architettura resiliente. Il Covile, Issue 801, pp. 1-8. Mehaffy, M. & Salingaros, N. A., 2014. Verso un'architettura resiliente: terza parte il cubo modernista. Il Covile N. 805, 3 agosto, pp. 1-8.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

97


Mele, C., 2015. La valutazione partecipata e sostenibile di piani di rigenerazione urbana per il social housing. Milano: Maggioli editore. Melotto, B. & Pierini, O. S., 2012. Housing primer.Le forme della residenza nella città contemporanea. Milano: Maggioli Editore. Merlini, C., 2014. Un nuovo viaggio nella città "diffusa". In: A. G. Calafati, ed. Città tra svilippo e declino. Roma: Donzelli editore, pp. 203-226. Merlo, A., 2012. Le scuole di rilievo urbano, Firenze: s.n. Metropolitan Institute Virginia Tech, 2013. http://www.mi.vt.edu. [Online] Available at: http://www.mi.vt.edu/research/urban-regeneration/ [Accessed 24 giugno 2014]. Metta, A., 2015. Tra le case. Architetture dei paesaggi da abitare. In: L. Reale, ed. La residenza collettiva. Napoli: Sistemi editoriali, pp. 49-67. Micelli, E., 2011. La gestione dei piani urbanistici. Perequazione, accordi, incentivi. Venezia: Marsilio. Michelotto, P., 2008. Democrazia dei cittadini. Vicenza: Troll edizioni. Mieg, H. A. & Töpfer, K., 2013. Institutional and Social Innovation for Sustainable Urban Development. New York: Routledge. Milesi, L., 2015. Estetica della città. [Online] Available at: http://www.esteticadellacitta.it/pdf/Il%20progetto%20della%20citta%20aperta.pdf [Accessed 18 giugno 2015]. Ministero della Salute, 2015. La Valutazione Integrata dell'impatto dell'inquinamento atmosferico sull'ambiente e sulla salute in Italia, Roma: s.n. Minsky, H., 2009. Keynes e l'instabilità del capitalismo. Torino: Bollati Boringhieri. Monardo, B., 2003. Mobilità urbana, servizi di trasporto e nuove istanze sociali. In: F. Karrer & M. Ricci, eds. Città e nuovo welfare. Roma: Officina edizioni, pp. 156-194. Monticelli, C., 2013. Life Cycle Design in architettura. Milano: Maggioli editore. Moraci, F., 2003. Welfare e governance urbana. Roma: Officina Edizioni. Morbelli, G., 1997. Città e piani d'Europa: la formazione dell'urbanistica contemporanea. Bari: Edizioni Dedalo. Morbelli, G., 2002. Rigenerare la città: obsolescenza e rinnovo dei tessuti urbani in Gran Bretagna, dalle leggi sanitarie all'approccio immobiliarista: un profilo sinottico. Firenze: Alinea editrice. Moroni, S., 2001. Pianificazione del territorio. Ragioni, bisogni, responsabilità. Torino: CittàStudi Edizioni. Mumford, L., 2002. La città nella storia. Milano: Bompiani, in saggi tascabili [96,97,98]. Mumford, L., 2005. Tecnica e cultura. Milano: Net, il Saggiatore. Munarin, S. & Velo, L. (. c. d., 2016. Italia 1945-2045 urbanistica prima e dopo. Radici, condizioni, prospettive. Roma: Donzelli. Murphy, P., 2008. Community solutions. [Online] Available at: http://www.communitysolution.org/plancbook.html [Accessed 24 giugno 2014]. Musco, F., 2009. Rigenerazione urbana e sostenibilità. Milano: Franco Angeli. Musco, F., 2015. Nuove pratiche di rigenerazione urbana in Europa. In: R. D'Onofrio & M. Talia, eds. La rigenerazione urbana alla prova. Milano: Franco Angeli, pp. 49-63. Musso, P., 2013. Slow brand. Milano: Franco Angeli. Natali, C., 2001. Risorse e analisi del territorio. Firenze: Alinea editrice. Nelson, A., 2007. Steering Sustainability in an Urbanizing World: Policy, Practice and Performance. Burlington, England: Ashgate Publishing, Aldershot. Nespolo, L., 2012. Rigenerazione urbana e recupero del plusvalore fondiario: le esperienze di Barcellona e Monaco di Baviera. s.l.:IRPET. Newman, P., Beatley, T. & Boyer, H., 2009. Resilient Cities: Responding to Peak Oil and Climate Change. Washington: Island Press. Nuvolati, G. & Piselli, F., 2009. La città: bisogni, desideri, diritti. La città diffusa: stili di vita e popolazioni metropolitane. s.l.:Franco Angeli. Occhipinti, F., 2005. Logos. Torino: Einaudi.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

98


Ogliari, O., 2013. edilone.it. [Online] Available at: http://www.edilone.it/osservatorio-oice-gare-di-ingegneria-e-architettura-mai-cosi-male-dal1997_news_x_19880.html [Accessed 24 giugno 2014]. Oliva, F., 1993. Le città e i piani. In: G. Campos Venuti, ed. Cinquant'anni di urbanistica in Italia 1942-1992. Bari: Editori Laterza, pp. 41-85. Olmo, C., 2009. Prefazione. In: J. Jacobs, ed. Vita e morte delle grandi città. Torino: Einaudi, pp. 7-18. Ombuen, S., 2013. Politiche urbane e incremento del consumo di suolo – riflessioni di un esperto di urbanistica. s.l., s.n. Ombuen, S. & Ricci, M. S. O., 2000. I programmi complessi. Milano: IlSole24ore. Orlandi, P., 2010. in_bo.unibo.it. [Online] Available at: http://in_bo.unibo.it/article/viewFile/2161/1551 [Accessed 25 luglio 2014]. Orlando, P. & Bugatti, A., 2009. Indicatori della qualità urbana. In: S. Campolongo, ed. Qualità urbana, stili di vita, salute. Milano: Hoepli, pp. 55-74. Oswalt, P., 2006. Città in contrazione. Shrinking cities. In: R. Burdett, ed. Città architettura società. 10 Mostra internazionale di architettura. Verona: Marsilio, p. 316. Owen, H., 2008. Open space technology. Roma: Genius loci editore. Pace, F., 2015. Le pratiche di rigenerazione in un sitema di pianificazione in rapido cambiamento: il caso della Puglia. In: R. D'Onofrio & M. Talia, eds. La rigenerazione urbana alla prova. Milano: Franco Angeli, pp. 102-112. Pacetti, M., Passerini, G., Brebbia, C. A. & Latini, G., 2012. The Sustainable City VII: Urban Regeneration and Sustainability. Southampton, UK: WIT Press. Pagliari, G., 2015. Corsi di diritto urbanistico. Quinta edizione ed. Milano: Giuffrè editore. Painter, J. & Jeffrey, A., 2011. Geografia politica. Torino: Utet. Palermo, P. C., 2009. I limiti del possibile. Governo del territorio e qualità dello sviluppo. Milano: Donzelli editore. Pallagst, K., Wiechmann, T. & Martinez-Fernandez, C., 2013. Shrinking Cities: International Perspectives and Policy Implications. Londra, New York: Routledge. Pallante, M., 1994. Le tecnologie di armonia. Torino: Bollati Boringhieri. Pallante, M., 2009. La decrescita felice. La qualità della vita non dipende dal PIL. Roma: Edizizioni per la Decrescita Felice. Pallante, M., 2009. La felicità sostenibile. Filosofia e consigli pratici per consumare meno, vivere meglio e uscire dalla crisi. Milano: Rizzoli. Panerai, P., Castex, J. & Depaule, C. j., 2008. Isolato urbano e città contemporanea. Torino: CittàStudi edizioni. Panzini, F., 2005. Progettare la natura. Bologna: Zanichelli. Patrizio, C., 2011. Interventi di rigenerazione urbana: criteri per il recupero sostenibile dei centri storici. Il progetto sostenibile, Issue 29, pp. 86-89. Pearson, L., Newton, P. & Roberts, P., 2014. Resilient Sustainable Cities. A future. New York: Routledge. Pedaci, V., 2012. Il management pubblico. Quarta edizione ed. Napoli: Gruppo editoriale Simone. Perrone, C., 2014. Arene deliberative per un'agenda urbana italiana. In: A. G. Calafati, ed. Città tra sviluppo e declino. Roma : Donzelli editore, pp. 109-132. Perrone, C. & Gorelli, G., 2012. Il governo del consumo di territorio. Firenze: Firenze University Press, in territori [16]. Pickett, S., Cadenasso, M. & McGrath, B., 2013. Resilience in Ecology and Urban Design: Linking Theory and Practice for Sustainable Cities. London: Springer. Pigafetta, G., 2003. Parole chiave per la storia dell'architettura. Milano: Jaca Book. Piketty, T., 2014. Il capitale nel XXI secolo. Milano: Bompiani. Pileri, P., 2009. Consumo di suolo: un problema ignorato ma nodale per un futuro sano della società. In: M. Clementi, ed. La rivoluzione sostenibile. Milano: Maggioli editore, pp. 93-105. Piroddi, E. & Cappuccitti, A., 2012. Urbanistica è progetto di città. Milano: Maggioli editore. Podestà, C., 2010. Ambiti specializzati. Mobilità.. In: L. Benevolo, ed. Il nuovo manuale di urbanistica. Roma: Mancosu editore, pp. C42-C97.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

99


Poli, D., 2014. Dallo statuto del territorio alle norme figurate. In: A. Magnaghi, ed. La regole e il progetto. Un approccio bioregionalista alla pianificazione territoriale. Firenze: Firenze Univerity Press, pp. 97-126. Porrello, A., 2008. www.iuav.it. [Online] Available at: http://www.iuav.it/Ateneo1/docenti/pianificaz/docenti-st/Antonino-P/materiali-/Lezione-15-12-08--Pianificazione-strategica-urbana.pdf [Accessed 26 luglio 2014]. Pozzo, A. M., 2005. La qualità urbana dei quartieri di edilizia sociale. In: G. Biondo, C. Monti, R. Roda & G. Sinopoli, eds. Abitare il fututo. Città quatieri case. Bologna: BE-MA editrice, pp. 66-75. Rabhi, P., 2011. Manifesto per la terra e per l'uomo. Torino: Add editore. Reale, L., 2008. Densità, città, residenza. Tecniche di densificazione e strategie anti-sprawl. Roma: Gangemi editore. Reale, L., 2012. La citta compatta. Sperimentazioni contemporanee sull'isolato urbano europeo.. Roma: Gangemi. Reale, L., 2015. La residenza collettiva. Napoli: Sistemi editoriali. Regge, T. & Pallante, M., 1996. Scienza e ambiente: un dialogo. Torino: Bollati Boringhieri. Register, R., 2013. EcoCities : Rebuilding Cities in Balance with Nature. s.l.:New Society Publishers. Rey, E. & Technologies, L. o. A. a. S., 2009. http://www.quartieri-sostenibili.ch/. [Online] Available at: http://www.quartierisostenibili.ch/fileadmin/user_upload/Nachhaltige%20Quartiere/it/Dateien/ARE_QD_Interieur_IT_2011-05-10.pdf [Accessed 25 luglio 2014]. Rigotti, G., 1973. Urbanistica. La composizione. Torino: Utet. Rizzi, F., 2014. Smart city, smart community, smart specialization per il management della sostenibilità. Milano: Franco Angeli. Rizzi, R., 2003. Introduzione. L'inconsapevolezza: forma della dimenticanza. In: E. Severino, ed. Tecnica e architettura. Milano: Raffaele Cortina Editore, pp. 7-24. Roberts, P. & Sykes, H., 2000. Urban Regeneration: a handbook. London: Sage. Rodwin, L., 1989. Città e pianificazione urbana. Bari: Edizioni Dedalo. Rogers, R., 2005. eddyburg.it/. [Online] Available at: http://archivio.eddyburg.it/article/articleview/5510/0/134/ [Accessed 21 luglio 2014]. Rogora, A. & Dessì, V., 2005. Il comfort ambientale negli spazi aperti. Monfalcone (Gorizia): Edicom Edizioni. Romano, M., 2015. Estetica della città. [Online] Available at: http://www.esteticadellacitta.it/pdf/Saperprogettare.pdf [Accessed 18 giugno 2015]. Rosselli, P. & Pacchiarini, A., 1993. Dieci anni di recupero in Italia. Firenze: Alinea editrice. Rossi, A., 2002. L'architettura della città. Torino: Città studi edizioni. Rudlin, D. & Falk, N., 2010. Sustainable Urban Neighbourhood. New York: Routledge. Ruffilli, M., 1992. Gli edifici nell'era della telematica. In: V. Gangemi, ed. Cultura e impegno progettuale. Milano: Franco Angeli, pp. 118-131. Russo, M., 2014. Urbanistica per una diversa crescita. Progettare il territorio contemporaneo.. Roma: Donzelli editore. Russo, M. & Formato, E., 2014. Spazi pubblici-paesaggi comuni: un progetto per la rigenerazione urbana. In: M. Russo, ed. Urbanistica per una diversa crescita. Roma: Donzelli, pp. 283-289. Salsa, E., 2015. La dimensione del comfort urbano. I luoghi di mediazione tra casa e città abitabile. Santarcangelo di Romagna (RN): Maggioli editore. Salzano, E., 2003. Fondamenti di urbanistica. Bari: Editori Laterza, in Grandi Opere. Samonà, G., 1960. L'urbanistica e l'avvenire delle città. Bari: Editori Laterza. Saragosa, C., 2005. L'insediamento umano. Ecologia e sostenibilità. Roma: Donzelli editore. Saragosa, C., 2011. Città tra passato e futuro. Un percorso critico sulla via di Biopoli. Roma: Donzelli editore, in Natura e Artefatto. Sartogo, F., 2010. Città solari tra passato e futuro. In: A. I. Lima, ed. Per un'architettura come ecologia umana studiosi a confronto. Milano: Jaca Book, pp. 216-228. Sassen, S., 2004. Le città nell'economia globale. Bologna: Il Mulino.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

100


Sassen, S., 2006. Perché le città sono importanti. In: R. Burdett, ed. 10 Mostra internazionale di architettura. Città architettura e società. Verona: Marsilio, pp. 27-51. Scandurra, E., 1998. Nuove soggettività e nuove progettualità per le città del terzo millennio. In: A. Magnaghi, ed. Il territorio degli abitanti. Milano: Dunod, Masson, pp. 49-65. Sciolla, L., 2016. Processi e trasformazioni sociali. La società europea dagli anni Sessanta a oggi. Roma: Editori Laterza. Scott, A. J., 2011. Città e regioni nel nuovo capitalismo. Bologna: Il Mulino. Scruton, R., 2011. La bellezza: ragione ed esperienza estetiche. Milano: Vita e pensiero. Secchi, B., 1989. Un progetto per l'urbanistica. Torino: Piccola Biblioteca Einaudi [503]. Secchi, B., 1993. Siena: l'importanza della forma. In: G. Campos Venuti & F. Oliva, eds. Cinquant'anni di urbanistica in Italia. 1942-1992. Bari: Laterza, pp. 348-360. Sennett, R., 2010. L'uomo artigiano. Milano: Feltrinelli. Sennett, R., 2018. Costruire e abitare. Etica per la città.. Milano: Feltrinelli. Settis, S., 2010. Paesaggio Costituzione Cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile.. Torino: Einaudi. Settis, S., 2012. Azione popolare. Torino: Einaudi. Severino, E., 2003. Tecnica e architettura. Milano: Raffaelleo Cortina Editore. Shaxson, N., 2014. Le isole del tesoro. Viaggio nei paradisi fiscali dove è nascosto il tesoro della globalizzazione.. Milano: Feltrinelli. Shilling, J. M. & Alan, M., 2012. Cities in transition: a guide for practicing planners. Chicago: American Planning Association. Sica, P., 1996. Storia dell'urbanistica: Il Novecento. Bari: Laterza. Sitte, C., 1981. L'arte di costruire la città. Milano: Jaca Book. Spinosa, A., 2011. Organismi urbani e metropolitani, s.l.: CityRailways. Spirito, G., 2015. In-between places. Forme dello spazio relazionale dagli anni Sessanta a oggi.. Macerata: Quodlibet Studio. Stiglitz, J., Fitoussi, J. P. & Sen, A., 2010. La misura sbagliata delle nostre vite. Milano: Etas. Strappa, G., 1995. Unità dell'organismo architettonico. Bari: Dedalo. Tachieva, G., 2010. Sprawl Repair Manual. Washington: Island Press. Tafuri, M., 2002. Storia dell'architettura italiana 1944-1985. Torino: Einaudi. Tafuri, M. & Dal Co, F., 1979. Architettura contemporanea 1. Milano: Electa. Tafuri, M. & Dal Co, F., 1979. Architettura contemporanea 2. Milano: Electa. Talia, M., 2015. Le mille facce delle politiche di rigenerazione. In: R. D'Onofrio & M. Talia, eds. La rigenerazione urbana alla prova. Milano: Franco Angeli, pp. 35-48. Tallen, E., 2013. Charter of the new urbanism: congress for the new urbanism. New York: McGraw Hill Education. Tallon, A., 2013. Urban Regeneration in the UK. New York: Routledge. The Homes and Communities Agency, 2010. Urban Regeneration Companies. [Online] Available at: http://collections.europarchive.org/tna/20100911035042/http:/www.homesandcommunities.co.uk/urban_regener ation_companies [Accessed 24 giugno 2014]. Tintori, S., 2009. Il territorio della rivoluzione industriale. In: L. Benevolo, ed. Il nuovo manuale dell'urbanistica. Roma: Mancosu, pp. A13-A19. Tonon, G., 2013. La città necessaria. Milano: Mimesis. Torres, M., 2004. Nuovi modelli di città. Agglomerazioni, infrastrutture, luoghi centrali e pianificazione urbanistica. Milano: Franco Angeli. Torricelli, M. C., 2015. ES-LCA e patrimonio naturale. Life Cycle Analisi ambientale e sociale. Firenze: Firenze University Press. Tosoni, V., 2015. Costruire l'urbanità. Il disegno dello spazio urbano. Milano: Maggioli editore. Touring club italiano, 2005. L'Italia. Campania vol 13. Milano: Gruppo editoriale l'Espresso.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

101


Tozzi, L., 2012. Stretegie e progetti di rigenerazione, riqualificazione e densificazione di aree urbane e regioni metropolitane in un'ottica di contenimento di consumo di territorio. In: C. Perrone & G. Gorelli, eds. Il governo del consumo di territorio. Firenze: University Press, pp. 167-172. Turchini, G. & Grecchi, M., 2006. Nuovi modelli per l'abitare. Milano: IlSole24ore, in Tecnologia e progetto. Ungers, O. M., 1991. Architetture 1951-1990. Milano: Electa. van Rossem, V., 1987. Berlage e la cultura urbanistica. In: S. Polano, ed. Hendrik Petrus Berlage. opera completa. Milano: Electa, p. 46. Vanclay, F., 2010. Social Impact Assessment. Cape Town: s.n. Veneri, P., 2014. L'importanza economica delle città: il caso italiano.. In: A. G. Calafati, ed. Città tra sviluppo e declino. Roma: Donzelli editore, pp. 133-146. Ventura, P., 2013. http://labourbanisticaventura.voila.net/. [Online] Available at: https://www.dropbox.com/s/5fo83ukyuvqjnxa/06_Isolato1.pdf [Accessed 18 maggio 2013]. Ventura, P., 2015. Rigenerazione urbana: i termini della questione. Brescia, s.n. Vescovi, F., 2013. Designing the Urban Renaissance: Sustainable and competitive place making in England. New York: Springer. Vicari Haddock, S. & Moulaert, F., 2009. Rigenerare la città: pratiche di innovazione sociale nelle città europee. Bologna: Il Mulino. Vitali, W., 2014. La strategia europea 2020 e l'agenda urbana nazionale, spunti di riflessione e temi di ricerca. Bologna, s.n. Vitillo, P., 1993. Torino: il piano e la FIAT. In: G. Campos Venuti & F. Oliva, eds. Cinquant'anni di urbanistica in Italia. 1942-1992. Bari : Laterza, pp. 277-296. Wates, N., 2014. The Community Planning Handbook. How people can shape their cities, towns & villages in any part of the world, 2nd Edition. New York: Routledge, in Earthscan Tools for Community Planning. Watson, D., Plattus, A. J. & Shibley, R. G., 2003. Time-Saver Standards for Urban Design. New York: McGraw-Hill. Welter, V. M. & Whyte, I. B., 2002. Biopolis: Patrick Geddes and the City of Life. Cambridge, Massachusetts: MIT Press. Wheeler, S. M., 2013. Planning for Sustainability: Creating Livable, Equitable and Ecological Communities, Edition 2. New York: Routledge. Wheeler, S. M. & Beatley, T., 2008. Sustainable Urban Development Reader 2nd Edition. New York: Routledge, in Routledge Urban Reader Series. Wong, T.-C. & Yuen, B., 2011. Eco-city Planning : Policies, Practice and Design. Berlin: Springer. Wuppertal Institut, 2007. Per un futuro equo. Milano: Feltrinelli. Wuppertal Institut, 2008. Futuro sostenibile. Milano: Edizioni Ambiente. Zambrini, M., 2009. Valori ambientali. La dimensione ambientale. In: L. Benevolo, ed. Il nuovo manuale dell'urbanistica. Roma: Mancosu, pp. E52-E59. Zevi, B., 1997. Saper vedere la città. Torino: Einaudi. Zevi, B., 2003. Profilo della critica architettonica. Roma: Newton&Compton Editori. Zevi, B., 2008. Saper vedere l'architettura. Sesta edizione ed. Torino: Einaudi. Zevi, L., 2010. Fra celebrazione e radicalità: il difficile cammino del progetto di un habitat moderno. In: A. I. Lima, ed. Per un'architettura come ecologia umana studiosi a confronto. Milano: Jaca Book, pp. 181-195. Zevi, L., 2012. Il nuovissimo manuale dell'architetto. Roma : Mancosu.

ANALISI PER RIGENERARE SALERNO DI GIUSEPPE CARENTIERI

102


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.