Il vecchio e il cece - la drammatizzazione

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“Il vecchio e il cece” favola tradizionale riscritta in chiave materana da Franco Palumbo

drammatizzazione Sez. B Scuola dell’Infanzia “P.G.Minozzi” Ins: Teresa Dimatteo Maria Grazia Russo Angela Di Barbaro


C’era una volta una donna di nome Brunetta che stava mettendo i ceci raccolti nel crivello, che teneva stretto tra le gambe. Mentre rovistava, togliendo le pagliuzze e le piccole pietre che erano tra i ceci, ne cadde uno, andando a finire sotto un trespolo. Quando Brunetta andò in cucina per mettere a mollo i ceci per poi cuocerli ‌


passò un vecchio e raccolse il cece caduto. Il vecchio si domandò: vediamo, cosa posso fare con un cece? Pensò di farlo tenere alla vicina.


Andò in casa della vicina e disse: per piacere mi tenete questo cece?â€?


Rispose la vicina:”Io ho una gallina che potrebbe mangiarselo” “Non ti preoccupare tanto io ritornerò presto” Il vecchio andò via e la gallina mangiò il cece.


Quando tornò per riprendersi il cece, chiese alla vicina di restituirlo. La donna rispose che l’aveva mangiato la gallina; “Te l’avevo detto!” replicò la donna. Il vecchio rispose:”Dammi il cece mio o dammi la gallina tua!”


La poverina, costretta, gli dette la gallina. Prese la gallina e il vecchio scansafatiche andò ad un'altra casa.


UscĂŹ la padrona e il vecchio le chiese di tenere nel pollaio la gallina.


La donna rispose che aveva un maiale e che poteva mangiare la gallina. “Stai tranquilla tanto io ritornerò presto a prenderla”. “E mettila lì” gli disse la donna.


Il vecchio andò via e il maiale mangiò la gallina.


Quando tornò il vecchio chiese alla donna “Per piacere mi prendete la gallina?” Tutta seccata la massaia gli rispose:”L’ha mangiata il maiale” Il vecchio senza perdere tempo gli disse:”O dammi la mia gallina o dammi il maiale tuo!”.


La povera massaia cessò di stendere la biancheria e


molto arrabbiata gli dette il suo maiale.


Andò da un’altra casa e, con una faccia di bronzo, disse alla moglie del responsabile del parco:”Comare la parchera mi terreste nella stalla il mio maiale? Tanto io sarò di ritorno al più presto” Ma la donna gli disse:” Io nella stalla ho un vitello, potrebbe mangiare il maiale” “Come” disse il vecchio tutto arzillo “il vitello si può mangiare il maiale? E’ impossibile”


Il vecchio andò via e subito dopo il vitello mangiò il maiale.


Il vecchio, dopo aver girovagato, ritornò dalla parchera e chiese il maiale. Tutta disperata, la donna ripeteva che il vitello aveva mangiato il maiale. Con fare dispettoso il vecchio pretendeva il suo maiale e rivolgendosi alla donna gli diceva: â€?O mi date il mio maiale,oppure il tuo vitelloâ€? La povera disperata andò nella stalla prese il vitello e glielo dette al vecchio.


Con il vitello tirato con la cavezza ‌


il vecchio passò davanti a un’altra casa, vide la padrona che stava mettendo in ordine e richiamò la donna dicendo di trattenere per un poco il vitello; gli fece capire che aveva un impegno e che non poteva mancare. La donna si commosse e disse: “Io ho due figlie femmine che stanno malate e sono digiune da lungo tempo - povere creaturine – può succedere che dal letto viene il desiderio di un po’ di carne”


“Come” disse il vecchio “le bambine si possono mangiare un vitello? E che fame tengono! Non può essere e poi io sarò di ritorno al più presto”.


Il vecchio andò via a vagabondare e una delle bambine, nel sentire in casa odore di vitello, attese un po’ e chiamò la madre. ”Mamma, sento odore di carne, perché non me ne dai una fetta?”


La mamma per accontentare il desiderio della figlia, prese un coltello ben affilato, andò dall’animale e tagliò una bella fetta


la fece cuocere sulla brace, una voltata e una girata ‌


e fece mangiare la figlia malata.


Nel sentire odore di arrosto


anche l’altra ragazza ne volle una fetta.


Un po’ la volta, con la fame arretrata che avevano, mangiarono tutto il vitello.


Quando tornò il vecchio e chiese alla donna che voleva ritirare il vitello, la poveretta rispose che le bambine un po’ la volta l’avevano mangiato tutto. “Ora” disse il vecchio “O mi dai il vitello mio, o mi dai i figli tuoi”.


Tutta disperata la povera donna fu costretta a dare le sue bambine a quel birbante di vecchio.


Prese le due creature, le mise in una bisaccia


e andò via per la sua strada.


Strada facendo incontrò un’anziana donna e disse: “Nonna puoi custodirmi questa bisaccia?” La vecchia rispose dicendo di poggiarla a fianco del focolare. Il vecchio dispettoso era capitato nella casa della levatrice che aiutò a far nascere le due bambine.


Le due creature, quando si accorsero che il vecchio era uscito, si misero a piangere cercando aiuto all’ostetrica.


“Eravamo malate e mamma ci ha fatto mangiare la carne del vitello. Ci troviamo qui perchĂŠ abbiamo mangiato tutto il vitello, ed il vecchio ha preteso dalla nostra mamma noi al posto del vitello; buona donna aiutaci tu!â€?


Non preoccupatevi


tornate dalla vostra mamma che al vecchio birbante ci penso io� disse l’ostetrica.


Al loro posto, nella bisaccia, mise in una sacca un vaso da notte colmo di urina


e nell’altra tasca nascose un cane.


Il ruolo del cane è conteso da Nicola ed Alessandro


Il vecchio tornò e chiese la bisaccia. “Prendila” disse la vecchia.


Si mise sulle spalle la bisaccia e il vecchio andò via.


La tasca dov’era nascosto il vaso da notte si trovava dietro le spalle, mentre la tasca col cane avanti sulla pancia.


Cammina cammina il vecchio sentiva che si stava bagnando il fondello dei pantaloni.


Si fermò e disse: ”Non è possibile, mi sento tutto bagnato, forse le bambine stanno facendo la pipì”.


Si tolse la bisaccia dalle spalle e s’accorse che al posto delle bambine c’era un orinale svuotato


mentre nell’altra tasca, aprendola, balzò fuori il cane


che gli morse il naso.


Ahi!


Il cane scappò via con il naso in bocca;


il vecchio abbandonò la bisaccia e corse dietro al cane dicendo: ”Ti darò pane e carne, dammi il naso mio!


Ti darò pane e carne, dammi il naso mioâ€?.


Il vecchio non ebbe nessuna risposta; il cane scomparve e il poveraccio rimase senza naso.


Chi va per gabbare rimane gabbato.


E da quel momento la gente gli dette il nomignolo di naso mozzicato.


naso mozzicato!!


Fatto e fatto è finito il fatto.


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