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Le sceLte di Fs per l’efficienza energetica e il risparmio idrico

di Redazione

Ecco le soluzioni green studiate dal Gruppo per un minore impatto su energia e acqua La sostenibilità di un’organizzazione non è un concetto astratto, ma passa dalle azioni concrete che quotidianamente si assumono, perché prendersi cura della Terra signifca anche contenere gli sprechi, rendere efcienti i consumi, soprattutto quando si tratta di energia. Per questo accanto al piano di autoproduzione di energia rinnovabile, il Gruppo FS ha promosso un programma fatto di azioni e soluzioni concrete nel campo dell’efcienza energetica. Per muovere il Paese il Gruppo FS consuma infatti il 2% dell’intera quota energia utilizzata a livello nazionale. Per questo nel Piano Industriale del Gruppo guidato da Luigi Ferraris c’è un obiettivo preciso: ottenere ogni anno un risparmio sul consumo energetico globale di FS. Ma da dove partire?

Efcientare i sistemi di illuminazione Fra le azioni concrete ci sono quelle che riguardano gli impianti di illuminazione di ofcine, stazioni, uffci, parcheggi, pensiline, sottopassi, gallerie, strade e piazzali. Per massimizzare l’utilizzo di luce naturale esterna degli edifci, infatti, in fase di progettazione, o di ammodernamento degli impianti sono utilizzate luci a LED (Light Emitting Diode), che permettono di ottenere un notevole risparmio energetico unito ad un ottimo comfort luminoso.

Inoltre, attraverso l’utilizzo di sistemi automatici si ottimizzeranno i tempi di accensione degli impianti, in funzione dell’apporto di luce naturale esterna e dell’efettiva occupazione dell’edifcio o di utilizzo dell’ambiente esterno. Questo avviene grazie a dei timer che gestiscono gli orari di accensione e spegnimento del sistema di illuminazione su orari fssi, oppure attraverso sensoristica che rileva l’efettiva presenza di persone negli edifci illuminati.

L’efcientamento degli impianti di riscaldamento Il riscaldamento dei mezzi e degli edifci (ufci, stazioni, ofcine ecc…) consuma circa lo 86% del gas naturale utilizzato da tutte le Società del Gruppo e il 2% del gasolio totale. Efcientare questa voce, utilizzando sistemi di conservazione o isolamento termico signifca perciò apportare un signifcativo risparmio al livello di consumo energetico del Gruppo.

A tal fne il Gruppo si sta muovendo sempre più per incrementare l’elettrifcazione dei consumi termici per i sistemi di riscaldamento, attraverso per esempio la tecnologia della Pompa di Calore che si basa su un ciclo frigorifero inverso, in cui viene prodotta energia termica e/o frigorifera attraverso l’utilizzo di energia elettrica. Tra le fonti rinnovabili termiche ad essere particolarmente sviluppata è l’energia geotermica che si basa sullo sfruttamento del calore contenuto nel sottosuolo e può essere sfruttata sia direttamente negli impianti di climatizzazione, riscaldando l’acqua tecnica del circuito, sia accoppiata con pompe di calore.

Come ridurre il consumo di energia per il movimento dei treni?

La principale voce di consumo per Ferrovie dello Stato, tuttavia, rimane l’energia per trazione dei treni che vale circa l’80% dell’energia elettrica totale utilizzata.

Tra le tecnologie fnalizzate alla riduzione dei consumi energetici di trazione rientrano quelle che abilitano la guida efciente o ecodriving, ovvero l’adozione di opportune strategie di guida del treno da parte del macchinista basate su un mix di proflo di velocità, accelerazione e frenata tali da ridurre i consumi di energia garantendo comunque il rispetto delle condizioni di sicurezza e dei vincoli di orario. Importanti in questo senso sono anche le procedure di smart parking che permettono in modo automatico o da remoto, di ottimizzare gli orari di alimentazione dei mezzi in sosta.

Il risparmio idrico

Trenitalia, capofla del Polo Passeggeri del Gruppo FS, ha deciso di investire su tecnologie di recupero e riutilizzo delle acque refue depurate allo scopo di contenere e ridurre quanto più possibile il quantitativo di acqua utilizzata per i suoi scopi industriali; a questo fne è stato individuato come sito pilota quello dell’IMC AV Roma, presso il quale verrà installato nei prossimi mesi una tecnologia che mediante l’uso di pompe sfrutterà il passaggio dell’acqua da trattare attraverso i pori di speciali membrane che fungeranno da barriera, trattenendo così la maggior parte degli inquinanti e restituendo una porzione di acqua altamente depurata, detta permeato. Presso l’IMC AV Roma, questo permeato sarà utilizzato per i lavaggi esterno cassa e sotto cassa dei treni.

Obiettivo: neutralità climatica entro il 2040 Sempre nel suo Piano Industriale, inoltre, il Gruppo FS ha fssato al 2040 l’obiettivo di carbon neutrality. Per questo Ferrovie dello Stato promuove soluzioni tecnologiche e vettori energetici alternativi per favorire il cosiddetto phase-out dai combustibili fossili. La principale soluzione di breve periodo è quella dell’elettrifcazione dei consumi energetici. Per questo nel mix energetico utilizzato da FS si procederà a una sempre maggiore produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile.

L'impianto solare sul tetto dello Scalo di San Lorenzo. Gruppo FS.

I nuovi treni del Regionale di Trenitalia, inoltre, abbattono fno al 30% i consumi energetici con un risparmio di energia anche a treno fermo. Tra questi treni, infatti, vi sono quelli come i Blues ibridi a tripla alimentazione diesel, elettrici e batteria.

Per quel che riguarda i carburanti alternativi, vi sono invece i biocarburanti che, in base a recenti studi efettuati da FS, ofrono la possibilità di un impiego diretto all’interno dei veicoli precedentemente alimentati con combustibili fossili, senza la necessità di importanti modifche ai veicoli, alla rete ferroviaria o installazione di un’infrastruttura di ricarica dedicata.

L’idrogeno ed in particolare l’idrogeno verde, prodotto tramite elettrolisi dell’acqua grazie alle energie rinnovabili, che ad oggi presenta costi unitari ancora elevati è ritenuto una soluzione di medio-lungo periodo, in attesa di una maggiore evoluzione tecnologica.

L'itaLia aLL a MinisteriaLe 2022

Programmi obbligatori e Programmi oPzionali

di Emilio Cozzi

Restare nello spazio che conta, anticipandone bisogni e tendenze.

Al Consiglio ministeriale Esa del novembre 2022, l’Italia investe sui progetti che portano lontano: la Stazione spaziale internazionale, il contributo all’esplorazione lunare (gateway e lander lunare) l’arrivo su Marte e i vettori che permettano questo e di più (leggasi logistica spaziale e riusabilità).

In realtà, come spiega Fabrizio Battazza, responsabile Asi delle relazioni con l’Agenzia spaziale europea, «l'Italia è uno dei pochi Stati membri che partecipa a quasi tutti i programmi». Vero: il nostro Paese stacca chiunque altro nel fnanziamento dei programmi opzionali e si conferma terzo contribuente in Europa, subito dietro alla Germania e alla Francia, con i tedeschi che hanno ridotto il loro apporto percentuale rispetto alla Ministeriale 2019.

Come stanziato a Parigi, il budget triennale dell’Esa è di 16,9 miliardi di euro. L’Italia ne mette sul tavolo 2,8 (erano 2,28 nel 2019) che superano i tre, se si considera la parte di programmi obbligatori su orizzonte quinquennale. Due miliardi e mezzo sono destinati proprio ai programmi opzionali su cui la delegazione guidata dal ministro Adolfo Urso ha puntato molto.

I settori di particolare valore strategico sono tre: «l’esplorazione, il trasporto spaziale e l’osservazione della Terra, su cui – spiega Battazza - è emerso un interesse forte durante i mesi precedenti la Ministeriale, dalle interazioni avute con gli stakeholder nazionali: industrie, comunità scientifca e, in ultimo, dall’indirizzo politico».

Verso la luna e oltre

All’esplorazione, umana e robotica, spetta oltre un quarto dell’intera cifra impegnata dall’Italia nel prossimo triennio: 719 milioni di euro, oltre 200 in più della precedente Ministeriale (+43%).

Dentro questo capitolo prende forma il romanzo spaziale più afascinante; non è un caso sia il secondo più nutrito dell’Esa, con 979 milioni (su un budget europeo di 2,7 miliardi in tutto). L’Italia ha impegnato quasi 200 milioni per le missioni dei propri astronauti e per la gestione della Iss, almeno fno al 2028. Subito dopo c’è la Luna: dove l’Esa prevede di investire 394 milioni, in parte destinati a completare lo sviluppo del Gateway, l’avamposto in orbita lunare. L’Italia ci crede, tanto da fnanziare quasi metà della cifra (197 milioni). Nel frattempo inizierà a prendere forma, con i 329 milioni dell’Esa (120 dall’Italia), anche lo European Large Logistic Lander, un cargo in supporto all’esplorazione umana altrimenti noto come Argonaut, che rappresenta il principale contributo europeo al programma Artemis. «La nostra partecipazione ad Artemis è ambiziosa», sottolinea il fsico dell’Asi. Uno dei suoi obiettivi è infatti l’assegnazione a una o un astronauta italiani di un ticket per lo sbarco lunare nel prossimo decennio. Sempre nel dominio esplorativo, ma robotico, è Marte a catalizzare le attenzioni: ci sono 792 milioni per fare in modo che, fnalmente, il rover Rosalind Franklin si posi sulla superfcie marziana, con la Nasa a sostituire l’apporto russo nella missione ExoMars. Il resto dei fnanziamenti supporterà Mars Sample Return, deputata al recupero dei campioni raccolti dal rover Perseverance e al loro trasporto a Terra. Anche in questo caso non marginale, la sottoscrizione italiana complessiva per la componente marziana ammonta a 245 milioni.

Tornare In Rampa

Vista la situazione contingente – “una crisi seria”, l’aveva defnita il direttore generale, Josef Aschbacher, alla European Space Conference di Bruxelles – non stupisce che per l’Esa il primo capitolo di spesa sia quello dei lanciatori. Complici la failure dello scorso dicembre con conseguente stop di Vega C e i ritardi di Ariane 6, oggi l’Europa si trova in difcoltà per garantire un accesso autonomo allo spazio. Per l’Italia, patria della linea Vega, rispondere alla crisi equivale alla seconda voce di spesa (664 milioni), che sale al primo posto con il contributo, obbligatorio, per lo spazioporto di Kourou. È un investimento strategico: «il grosso riguarda Vega C e la sua evoluzione, il Vega E - spiega Battazza -, c’è lo sviluppo del motore p120 C Plus (primo stadio del Vega C, ma anche booster laterale di Ariane 6, ndr) per oltre il 50 per cento. Poi ci sono iniziative nuove, orientate all’evoluzione, alla sostenibilità e al riutilizzo delle tecnologie. Un esempio è il propulsore a metano M10». In questo caso lo sforzo nazionale supera i 600 milioni, ai quali se ne aggiungono 51 per Space Rider, lo shuttle laboratorio automatico e riutilizzabile del quale l’Italia è il fnanziatore principale..

t erra, clima, sostenibilità e telecomunicazioni

Il terzo caposaldo dell’impegno in Esa è l’osservazione della Terra, cui l’Italia farà confuire quasi mezzo miliardo. L’Esa ha concentrato la maggior parte delle risorse (1,2 miliardi, di cui 260 dall’Italia) nelle missioni scientifche del programma FutureEO, per il monitoraggio terrestre e dei cambiamenti climatici: «tra questi c’è Harmony - evidenzia Battazza - che prevede a bordo un radar ad apertura sintetica, tecnologia in cui l’Italia è leader. Sono missioni con una forte vocazione scientifca, dalle quali può però nascere un segmento operativo». È il case history di Aeolus, lanciato nel 2018 per analizzare il proflo dei venti grazie a un lidar: il successore, Aeolus 2, darà il suo contributo alla rete Eumetsat per rendere le previsioni meteo più accurate (414 milioni a bilancio, 65 italiani).

Per il segmento Copernicus, 641 milioni sono destinati a Sentinel-1 di nuova generazione e a Sentinel-3 topografca di nuova generazione. L’Italia c’è, con 140 milioni e l’obbiettivo di fortifcare una leadership che ai consolidati COSMO-SkyMed e Prisma afancherà i progetti Iride e Platino: «impegni che hanno aumentato il nostro peso sui tavoli importanti».

Capitolo telecomunicazioni: l’Italia gli dedica 315 milioni. 190 andranno al programma Artes, cui l’Esa destina un miliardo per stimolare la competitività del comparto industriale. L’altra scommessa nazionale è Moonlight, il servizio telecom e di posizionamento lunare per le prossime esplorazioni: con 153 milioni, l’Italia copre quasi la metà del budget continentale.

Un rendering del lender lunare Argonaut.

Crediti: Esa

Anche nel caso dei contributi minori, come per Navisp, GSTP, Scale up o Incubed, è evidente l’obbiettivo nazionale: sviluppare il settore commerciale attivando, ora più che mai, il volano dell’impresa. Il ritorno degli investimenti in Esa per le aziende italiane, maggiore di 1, conforta la direzione: «è questo ad averci permesso un margine per incrementare le opportunità di leadership alle nostre industrie», conclude Battazza. Rimanere nello spazio che conta: non una promessa, ma una sfda da vincere.

Revolution space: l’euRopa del futuRo passa anche peR lo spazio

Il rapporto presentato dai dodici esperti internazionali per la strategia futura dello spazio in Europa

«Siamo audaci, mettiamo l'Europa in prima linea nell'esplorazione spaziale! Se non lo facciamo, resteremo indietro e diventeremo dipendenti dagli altri», questo l’incipit del discorso tenuto da Anders Fogh Rasmussen, ex primo ministro danese, nell’introdurre il rapporto Revolution Space: Europe's Mission for Space Exploration, presentato lo scorso 23 marzo 2023, alla 315^ sessione del Consiglio dell'Esa.

Dodici esperti internazionali compongono l’High Level Advisory Group: leader dell'industria, del governo, del mondo accademico e della società civile.

Istituito nell'estate del 2022 su richiesta del Consiglio dell'Esa, l’High Level Advisory Group (Gal) ha ricevuto l’incarico di fornire una valutazione indipendente e obiettiva sulla rilevanza geopolitica, economica e sociale dell'esplorazione spaziale umana e robotica per l'Europa.

Tradotto in slogan, il Gal ha raccomandato all'Esa di

"agire in modo visionario", "agire in modo diverso" e "agire ora" sull'esplorazione spaziale. Tra le prime raccomandazioni quella di dotarsi di una capacità di lancio umano indipendente, visto che ad oggi Esa ha dovuto ricorrere a collaborazioni non europee per inviare esseri umani nello spazio.

Il momento storico fotografa un futuro minaccioso, dove nuovi equilibri geopolitici stanno modifcando la scena economica e geopolitica globale.

La ‘strategia di visione’ dell’Europa, secondo il Gal, deve tener conto di un incremento signifcativo degli investimenti nell'esplorazione umana e sviluppare le proprie capacità di trasporto di voli spaziali umani per poter accedere ai benefci di un'economia spaziale in forte espansione.

Gambe portanti della strategia: l’esplorazione umana e la robotica, entrambe essenziali per una strategia di esplorazione.

L’Europa dello spazio, composta da 22 stati membri dell’Esa e da 27 stati membri dell’Unione Europea, ha ottenuto ricavi upstream pari a 9 miliardi di euro, circa il 35% del mercato globale e 70 miliardi di euro per i ricavi downstream, pari al 25% del mercato globale, dove il fnanziamento pubblico globale sfora il 16%.

«I paesi e le regioni che non garantiranno il loro accesso indipendente allo spazio e il suo uso autonomo, diventeranno strategicamente dipendenti ed economicamente privati di una parte importante di questa catena del valore. L'obiettivo dell'Europa dovrebbe essere quello di catturare un terzo di questo mercato futuro», aferma il rapporto. Ma non si tratta solo di aumentare l’investimento. Non ci sono ambiguità quando si aferma che l’Europa dovrà adottare un nuovo modello di approvvigionamento se vuole sfruttare il cambiamento in corsa, per mantenere un vantaggio competitivo a livello mondiale. È necessario accompagnare l’industria in un processo di innovazione e sviluppo, riducendo i costi. Il rapporto Revolution Space è un campanello d'allarme per i leader europei afnché agiscano ora: «Il costo dell'inazione supererebbe di gran lunga l'investimento necessario per rendere l'Europa un attore spaziale forte e indipendente».

I componenti dell’High Level Advisory Group

Stefania Giannini, già ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca italiano;

Erling Kagge, esploratore e primo uomo a raggiungere a piedi tutti e tre i “poli” (il Polo Nord, il Polo Sud e l'Everest);

Mariana Mazzucato, professore all'University College di Londra, direttore dell'Inst. per Innovazione e Scopo Pubblico e autore di Mission Economy;

Maria Theresia Niss, membro del Consiglio nazionale austriaco e presidente della Conferenza interparlamentare europea sullo spazio;

Cédric O, ex segretario di Stato per il settore digitale della Francia;

Chris Rapley, professore di scienze del clima presso l'University College di Londra e presidente del comitato per le scienze spaziali europee della Fondazione europea della scienza;

Anders Fogh Rasmussen, ex segretario generale della NATO ed ex primo ministro della Danimarca;

Anna Rathsman, presidente del Consiglio dell'Esa e direttore generale dell'Agenzia spaziale nazionale svedese; Tomaz Rożek, comunicatore della scienza;

François Schuiten, fumettista;

Christoph Schweizer, ceo Consulting Group Boston;

Saadia Zahidi, director of the World Economic Forum.

Asi e NAsA coN mAiA insieme per la salute pubblica

di Fulvia Croci

La missione Multi-Angle Imager for Aerosols studierà l’impatto degli aerosol inquinanti sulla salute delle persone.

Rappresentazione artistica della missione Maia in orbita sopra la superfcie terrestre.

Crediti: Nasa

Qual è l’impatto degli aerosol inquinanti sul nostro organismo?

Se lo chiedono l’Agenzia spaziale italiana e la Nasa, al lavoro per la realizzazione di Maia (Multi-Angle Imager for Aerosols), per studiare gli efetti dell’esposizione a diferenti tipi di particolato - per dimensioni e composizione - sulla salute umana. Nel dettaglio, Maia analizzerà la sospensione di particelle inquinanti, denominate Pm 10 e Pm 2,5 presenti in molte delle zone urbane più popolose del globo e in particolare su tre aree nazionali, ciascuna localizzata al nord, al centro e al sud della nostra penisola, che includono popolosi centri urbani quali Roma, Firenze, Bologna, Milano, Torino, Genova, Bari e Taranto.

L’obiettivo è determinare come questi diversi tipi di particolato nell’atmosfera possono incidere sull’insorgenza di alcune specifche patologie respiratorie e cardiovascolari.

Queste polveri sono caratterizzate da un diametro inferiore rispettivamente a 10 e 2,4 micron e l'esposizione prolungata nel tempo anche a bassi livelli di tali polveri è associata all'aumento di disturbi respiratori come asma, diminuzione della capacità polmonare, riduzione della funzionalità respiratoria e bronchite cronica insieme ad efetti seri sul sistema cardiovascolare. Maia, che è previsto essere lanciata entro la prima metà del 2025 e orbiterà a circa 740 chilometri di altitudine, è il primo esempio di missione che avrà il compito di supportare la tutela della salute pubblica dei cittadini e vedrà la collaborazione tra diverse tipologie di esperti, come gli epidemiologi, che verranno coinvolti nello sviluppo della missione.

Maia sarà composta da uno space segment, costituito dalla mini piattaforma della classe Platino dell’Asi e dal relativo ground segment e da uno stru- mento costruito presso il Jet Propulsion Laboratory (Jpg) della Nasa. Quest’ultimo è dotato di una camera spettro-polarimetrica in grado di catturare immagini digitali da più angolazioni nelle bande dello spettro elettromagnetico dell’ultravioletto, del visibile, del vicino infrarosso e dell’infrarosso ad onde corte. Queste informazioni saranno cruciali per comprendere le dimensioni, la distribuzione geografca la composizione e la quantità delle polveri presenti in atmosfera. In particolare le misurazioni di Maia saranno utili nelle città più popolose, che fno ad ora hanno potuto avvalersi delle sole misure puntuali “in situ” per misurare il livello di inquinamento da particolato.

La fotocamera di Maia è montata su un supporto rotante che permette, tramite l’osservazione simultanea dello stesso target da diversi angoli, di diminuire l’incertezza nella valutazione delle caratteristiche dei diferenti aerosols e di permettere l’osservazione di un singolo target sino a 3 o 4 volte a settimana.

«Maia segna un momento importante nella lunga storia di cooperazione tra la Nasa e l’Asi e simboleggia il meglio che le nostre due agenzie possono mettere in campo in termini di competenze, conoscenze e tecnologie di osservazione della Terra – ha dichiarato Francesco Longo, Responsabile unità Osservazione della Terra e operazioni dell’Asi – la scienza prodotta da questa missione congiunta porterà benefci all’umanità per gli anni a venire».

Una volta raccolti, i dati verranno comunicati alle istituzioni sanitarie e confrontati con i modelli sull’incidenza delle malattie respiratorie e cardiache in quella determinata zona.

Fondamentale sarà il ruolo degli epidemiologi che studieranno gli efetti dell'esposizione alle particelle nocive per determinare gli efetti dell’esposizione di breve durata e di lungo periodo sul corpo umano. «Lavorando insieme ai colleghi italiani e di tutto il mondo, ci aspettiamo che Maia ci aiuti a capire come l’inquinamento da particelle sospese nell’aria metta a rischio la nostra salute – aferma David Diner, principal investigator di Nasa per Maia – la missione svolgerà un ruolo cruciale a supporto delle decisioni delle istituzioni in materia di salute pubblica».

Maia sarà operativa per tre anni e avrà come obiettivo il monitoraggio di 11 aree, oltre alle 3 specializzate sull’Italia: Los Angeles, Atlanta e Boston negli Stati Uniti; Roma, Firenze, Bologna, Milano, Torino, Genova, Bari e Taranto in Italia, Addis Abeba, Barcellona, Pechino; Johannesburg; Nuova Delhi; Taipei, Taiwan; e Tel Aviv, solo per citarne alcune, nel resto del mondo. La missione inoltre analizzerà le polveri sottili di altre 30 aree secondarie nel mondo tra le quali fgurano metropoli come Città del Messico; Milano; Santiago, Lagos e Seoul.

Thales alenia space e pnRR: iniziative e progetti ad alta innovazione tecnologica per il futuro del nostro paese

di Redazione

Raddoppiare il proprio giro d’afari in cinque anni arrivando a valere circa 7 miliardi nel 2028: questa la sfda dell’industria spaziale e della sua fliera. Ed è proprio in questo contesto che si inseriscono gli ultimi successi di Thales Alenia Space, la joint venture tra Thales 67% e Leonardo 33%, sotto il cappello del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Partiamo con Iride, il progetto nato su iniziativa del Governo italiano grazie alle risorse del Pnrr che sarà completato entro il 2026 sotto la gestione dell’Esa in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana (Asi). Thales Alenia Space contribuirà alla realizzazione di questa innovativa costellazione ibrida composta da satelliti di classe diversa con sensori per l’osservazione della Terra dedicati, attraverso la realizzazione di satelliti innovativi dotati di sofsticati modi operativi che garantiranno un elevato tempo di rivisita fornendo dati integrabili sia con quelli di infrastrutture già esistenti che in dispiegamento futuro quali Cosmo-SkyMed di seconda generazione e Prisma, così come dai programmi europei come Copernicus.

Thales Alenia Space fornirà anche un satellite ottico, più un eventuale satellite aggiuntivo, con prestazioni adeguate alle necessità della costellazione. Gra- zie all’attenzione del Governo italiano e alla visione dell’Asi, anche le attività di In-Orbit Servicing rappresenteranno un vero e proprio cambiamento di paradigma introducendo una scalabilità e una fessibilità di sistema senza pari, fornendo possibilità di manutenzione e aggiornamento in orbita cambiando anche l'intero approccio alla progettazione dei satelliti. In quest’ambito Thales Alenia Space ha siglato con l’Asi, in qualità di mandataria di un Raggruppamento temporaneo d’imprese (Rti) di cui fanno parte Leonardo, Telespazio, Avio e D-Orbit, un contratto per la progettazione, sviluppo e qualifca di un veicolo per la missione dimostrativa dedicata a questa tipologia di servizi in orbita.

La missione dimostrativa testerà le tecnologie abilitanti per le future missioni di assistenza in orbita eseguendo diverse operazioni robotiche sui satelliti già in orbita: rifornimento, riparazione o sostituzione di componenti, trasferimento orbitale e rientro atmosferico. Per afrontare questa sfda, l'industria farà appello alla sua impareggiabile esperienza multidisciplinare, che comprende lanciatori, infrastrutture sa- tellitari, robotica, rilevamento, intelligenza artifciale nonché i sistemi di rientro atmosferico. Sempre in ambito Pnrr l’azienda ha siglato con l’Asi un altro grande contratto per lo sviluppo della Space Factory 4.0. In qualità di mandataria, Thales Alenia Space guida un Raggruppamento temporaneo di imprese che include Argotec, Cira e Sitael, per la realizzazione di un sistema di fabbriche spaziali interconnesse locate in Italia che sarà operativo entro il 2026.

La Space Factory ofrirà i mezzi e gli strumenti specifci per produrre satelliti avanzati in un’ampia gamma che va dalle grandi infrastrutture di satelliti di poche centinaia di chilogrammi ai satelliti di poche decine di chilogrammi, prodotti nelle grandi quantità previste dalle nuove confgurazioni di costellazioni. Le realtà della Space Factory 4.0, distribuita e difusa sul territorio, saranno localizzate in Piemonte con Argotec, nel Lazio con Thales Alenia Space, in Campania con il Cira ed in Puglia con Sitael, un sistema di aziende spaziali interconnesse con la fliera, comprese startup e centri di ricerca, creando un hub produttivo avanzato per programmi spaziali nazionali, europei e interna- zionali. Thales Alenia Space consoliderà le competenze industriali del nostro Paese nella realizzazione e verifca di componenti e parti di satelliti. Il consorzio implementerà sistemi di automazione e digitalizzazione dei processi per costruire satelliti avanzati, in particolare nel settore dei micro e piccoli satelliti che includono le famiglie Platino e Nimbus.

Thales alenia space consoliderà le competenze industriali del nostro paese nella realizzazione e verifca di componenti e parti di satelliti.

Uno degli elementi chiave di questo progetto interconnesso è la realizzazione di una facility interamente digitale per la progettazione, produzione e test di satelliti. Si tratta di un vero e proprio digital hub che utilizzerà tecnologie avanzate durante tutte le fasi della realizzazione di un satellite, quindi progettazione, assemblaggio integrazione e test, inclusi gemelli digitali, tecniche di realtà virtuale e aumentata, simulatori integrati con la fliera ed elementi di automazione (robot/ cobot).

La facility sarà dotata di camere pulite altamente versatili e fessibili per supportare l’integrazione e test di un’ampia gamma di costellazioni di diferenti grandezze nonché satelliti di osservazione della Terra, esplorazione spaziale e altre applicazioni.

In Vetrina

Il lIbro

Donne nella Scienza – La Lunga strada verso L a parità di Valeria Guarnieri

Un percorso lungo, irto di ostacoli e che, ancora nel XXI secolo, presenta delle difcoltà connesse a luoghi comuni, convenzioni sociali e discriminazioni: è quello che hanno afrontato – e in parte stanno afrontando – le donne che hanno deciso di intraprendere un percorso di studio e di lavoro in ambito scientifco. Questo cammino secolare, in cui riconoscimenti e soddisfazioni per le scienziate sono stati raggiunti con grande fatica e tardivamente, è il fulcro di Donne nella Scienza – La lunga strada verso la parità. Si tratta di un saggio – recentemente pubblicato da FrancoAngeli nella collana La società – scritto con competenza e slancio da Maria Pia Abbracchio e Marilisa D’Amico, entrambe docenti universitarie appassionate della loro professione e impegnate in tante attività di divulgazione/sensibilizzazione per sostenere studentesse e giovani ricercatrici.

Il volume, caratterizzato da uno stile narrativo chiaro e avvincente e corredato di utili box esplicativi, è suddiviso in tre parti. Nella prima, Le donne scienziate nella storia, le due autrici analizzano il ruolo secondario rivestito dalle scienziate del passato che sono state relegate a compiti marginali, defraudate dei risultati ottenuti oppure private dei premi scientifci che invece avrebbero meritato ampiamente: tutto questo a causa di pregiudizi radicati sull’intelligenza femminile e di stereotipi che hanno da sempre abbinato scienza e ricerca all’universo maschile.

La seconda parte, La lunga strada verso la parità, ripercorre il processo di formazione dei luoghi comuni che hanno condizionato l’attività delle scienziate e si soferma ampiamente sul lungo lavoro delle Madri Costituenti che si sono battute, misurando persino il peso di singole parole, perché nella Costituzione fosse applicato il principio di uguaglianza in ogni settore.

titolo:

Donne nella scienza autore: Maria Pia Abbracchio, Marilisa D'Amico editore: FrancoAngeli anno edizione: 2023 prezzo: 20 euro

"Le donne non hanno mentalità analitica", "ingegneria e fsica sono materie da maschi". ecco solo alcune delle frasi che generano gli stereotipi inconsci che hanno allontanato le donne dalla scienza, almeno da quella uffciale.

Questa parte prende in considerazione anche l’articolazione delle carriere femminili – che tuttora sono costellate da numerosi ostacoli – nel mondo accademico, nell’ambito pubblico e in quello privato e il ruolo delle scienziate nel periodo della pandemia, durante il quale sono state escluse da task force e gruppi di lavoro e, anzi, sono state spesso il bersaglio di beceri attacchi sui social network.

La terza parte, Il nostro racconto” è autobiografca: le autrici raccontano la loro esperienza di ricercatrici e le difcoltà che hanno dovuto incontrare per conciliare attività accademica e impegni familiari. La testimonianza delle due docenti, che parlano a ‘cuore aperto’ trasmettendo al lettore esperienze ed emozioni, è un passaggio fondamentale del volume: è un incoraggiamento alle giovani di oggi a perseguire gli studi e le carriere che più desiderano senza lasciarsi condizionare e continuando a impegnarsi per il raggiungimento di una parità efettiva.

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