RACCONTI SECONDARIA
5° CONCORSO LETTERARIO E ARTISTICO – RACCONTI SECONDARIA ASSOCIAZIONE GENITORI TANGRAM DI ARCONATE E BUSCATE
LA MUSICA E IL BALLO: LE MIE PASSIONI Bertossi Susanna Secondaria Arconate 1C
Io sono una ragazza molto vivace e mi piace tantissimo ballare, per questo motivo pratico hip hop. Ballare per me è un momento bellissimo, perché sono a contatto con la musica, che mi suscita allegria, armonia e tanti ricordi. Fin da quando ero piccola, mi piaceva tantissimo ascoltare la musica, in particolare una canzone che mi cantava mio papà, che si intitola “Mi ami davvero”. Questa canzone è di Luca Carboni ed ha uno stile melodico ; ricordo che quando veniva trasmessa alla radio la cantavo e mentre ballavo. Ora questa canzone non è più di “moda”, ma quando mi capita di sentirla mi rallegra e mi fa tornare in mente molti ricordi preziosi e piacevoli. Quando ascolto una canzone di qualsiasi genere e di qualunque cantante incomincio a ballare e mentre ballo dentro di me c’è una sensazione che non riesco a spiegare, perché è troppo forte. Ricordo che quando da piccola mentre si ascoltava musica in casa mi muovevo a casaccio, poi crescendo ho iniziato a seguire il ritmo delle canzoni con dei passi appropriati che mia mamma ha notato, così all’età di nove anni mi sono iscritta a lezioni di hip hop: qui mi diverto tantissimo in compagnia delle mie amiche che hanno la mie stessa età e anche loro quando ballano sono spinte da una sensazione indescrivibile. Io frequento hip hop ad Arconate in una scuola di nome “Star e Simon School “. Quest’anno è il più bello, perché con la mia squadra partecipo a gare di ballo e nella prima ci siamo classificate al 2° posto. Mi ricordo che quando siamo entrate in campo il cuore mi batteva tantissimo ed ero molto emozionata, ma alla fine ce l’ho fatta e ho superato la paura di esibirmi davanti ai giudici. Nella seconda gara non avevo tanta paura, perché ci siamo esibite al teatro ad Inveruno dove l’anno scorso abbiamo fatto il saggio e quindi sapevo già come era l’ambiente. In questa gara ci siamo qualificate prime, perciò ero molto contenta. In Aprile andremo a Castellanza per le regionali e credo che saremo molto brave, perché ci stiamo allenando tantissimo e cerchiamo di dare il massimo di noi stesse. Per concludere la musica per me è molto importante, visto che mi trasmette molti ricordi e voglia di ballare.
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I SETTE GNOMI MUSICALI Alessandro Gadda - Sebastiano Monticelli Secondaria Arconate 1B
C'erano una volta sette gnomi musicali di nome do-re-mi-fa-sol-la-si che un giorno furono abbandonati nel bosco dei flauti perché i loro genitori erano poveri. Vennero allevati da dei pentagrammi ed ebbero dei poteri magici: ad ogni parola che pronunceranno dalla bocca gli uscirà un suono. Allora gnomi decisero di esibirsi nella parrocchia del villaggio. Questi ebbero tanto successo e la gente malata si curava n di melodia. La gente cantando rendeva felice la giornata e da quel momento la musica ebbe successo perché esprime emozioni forti , sensazioni uniche, l'unica amica che riesce sempre a capire in ogni situazione, ad intonare la melodia esatta per ogni stato d'animo. La musica era così bella che la gente piangeva di gioia, e da quel momento la musica è la perfezione che un essere umano cerca nella bellezza. Gli gnomi morirono ma le loro anime non si perdettero e le note rimasero impresse nella testa di tutti ed è questo il motivo per cui le note sono ancora tutt' oggi conosciute.
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DO RE MI FA … LA MIA EMOZIONE Alessio Rosano’ Secondaria Arconate 1A
Fin dall’asilo mi è sempre piaciuto suonare gli strumenti musicali, come il triangolo o le maracas. La mia insegnante Maria era molto brava, accompagnandoci con la tastiera, ci insegnava delle meravigliose canzoncine che preparavamo per le numerose feste e ricorrenze. Arrivato alle elementari, abbiamo scoperto un nuovo strumento: il flauto dolce. Abbiamo purtroppo avuto l’insegnante di musica solamente dalla terza elementare e quindi siamo partiti con una base molto approssimativa. Scoprendo questo strumento mi sono appassionato e mi sono impegnato sempre di più, diventando il più bravo della classe. All’età di nove anni ho frequentato un piccolo corso per suonare la chitarra acustica, ma purtroppo, essendo un corso collettivo, non ho imparato molto. Giunto alle scuole medie, abbiamo approfondito l’uso del flauto dolce e abbiamo studiato altri strumenti: la chitarra, il trombone a tiro, la tromba, il sax, il basso, il flauto di traverso, il clarinetto. Lo scorso Settembre ho iniziato un corso di musica per riuscire a entrare nel corpo bandistico del mio paese; sto’ imparando a suonare il trombone a tiro con un insegnante per il solfeggio e uno per la pratica, Gisella e Gaetano sono molto bravi e pazienti. E’ molto faticoso suonare questo strumento, poiché il trombone è molto complicato, a seconda di come metti le labbra, esce un suono diverso; è formato dalla campana, un tubo cilindrico di ottone (il corpo dello strumento), il bocchino e le coulisse. Mi piacciono molto le musiche “rap” e “pop”, ma apprezzo anche gli altri generi musicali. I miei cantanti preferiti sono Fabri Fibra e Fedex. La musica mi rilassa e, quando ho un po’ di tempo, suono o la ascolto con l’ipod. Mi dà speranza nella vita, mi fa ripensare ai miei ricordi più belli e quando la ascolto, mi sembra di essere in Paradiso. La musica, secondo me, è alla base della vita e senza di essa il mondo sarebbe solo grigio e nero. Non potrei immaginare la mia vita senza la musica!
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IO E LA MUSICA Michela Locati Secondaria Arconate 1C
Io mi chiamo Michela e a me la musica trasmette molte emozioni. Io suono anche uno strumento musicale: la tromba. La mia migliore amica che suona anche lei la tromba e i miei genitori non se lo sarebbero mai aspettati perché dicevo che mi faceva schifo invece un anno fa ho iniziato a suonare. Ogni Giovedì sera vado a suonare. Mi diverto tantissimo e mi rilasso e non penso ad altro che alla musica. Molti pensano che suonare sia molto facile ma per riuscire ad ottenere il suono desiderato ci vuole molta pazienza e le prime volte non è facile ma quando si riesce ad ottenere il suono giusto è una grande soddisfazione. Desso suono delle canzoncine piacevoli e per Natale ho fatto la mia prima esibizione. Ero molto agitata ma alla fone tutti ci hanno fatto i complimenti . In settimana mi devo esercitare e visto che anche mia mamma suona uno strumento musicale suoniamo insieme e così passiamo anche un po’ di tempo insieme. A me piace ascoltare musica moderna. A casa l’ ascolto con l’MP3 e se sono felice canto mentre se mi voglio rilassare l’ascolto tranquillamente. A volte ascolto la musica quando non so cosa fare come un passatempo. Molte persone pensano che per fare musica servono per forza degli strumenti musicali ma in realtà bastano degli oggetti qualsiasi e mettere insieme il loro suono. La musica è tutto ciò che ci circonda perché tutti gli animali e le cose emettono un suono. La musica è una cosa fantastica perché ognuno può interpretarla come vuole secondo i propri gusti.
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LE NOTE CANTERINE Ivan Tomasoni - Roberto Dell'Aera - Samuele Turni - Davide Pisano Secondaria Arconate 2C
Questa fiaba è indirizzata a bambini che hanno tra i 2 e gli 8 anni e si incentra su alcune note musicali molto timide, ma che, una volta rotto il ghiaccio, impareranno a stare in compagnia e a condividere le cose belle. C'era una volta un villaggio di note. Queste note erano terribilmente timide e quindi non avevano amici. Un giorno due note si incontrarono per caso. Si guardarono timidamente, scambiarono un buongiorno e se ne andarono ognuno per la propria strada. Alcuni giorni dopo si rincontrarono e una disse all'altra: “Che piacere rincontrarsi!” L'altra rispose: “Sarebbe un peccato perderci e non rincontrarci più; perché non andiamo a berci qualcosa?” L'altra annuì e insieme andarono a prendersi un caffè. Arrivati, incominciarono a discutere del più e del meno e si fecero qualche risata. Appena incominciarono a ridere, dalle loro bocche uscì una specie di melodia e, stupite, si chiesero da cosa fosse provocata. Finirono di mangiare e se ne tornarono alle proprie case. Dopo di che uscirono altre volte e si accorsero che stare in compagnia era piacevole, così cominciarono a conoscere nuova gente, con la quale si divertivano sempre di più e a mano a mano che ridevano, si creavano melodie sempre più complesse e più gradevoli. Involontariamente crearono molte melodie ed ebbero la grande idea di raggrupparle in un album di canzoni che pubblicarono; dopo un po' di tempo le melodie ebbero grande successo così le note decisero di formare una band. Pubblicarono nuove canzoni ed ebbero molto successo. Così decisero di andare avanti con la carriera musicale e vissero tutti felici e contenti.
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UN CASO MOLTO RARO Roberta Frustagli – Michela Ligorio – Eleonora Russo Secondaria Arconate 2C
Nel 2014 ci fu un caso molto raro. Nelle grandi strade di Boston, si aggirava un ragazzo di 13 anni, solo, abbandonato dalla nascita, che per racimolare qualche soldo suonava una piccola chitarra costruita da sé. Egli, come tutti gli adolescenti, aveva un sogno, quello di esibirsi davanti ad una platea molto grande di gente; ma Zack aveva un problema, era muto fin dalla nascita. Per Zack la chitarra era tutta la sua vita, perché grazie ad essa poteva esprimersi. I passanti si fermavano spesso ad ascoltarlo, veniva chiamato "il ragazzo prodigio delle strade di Boston". Si potrebbe dire che fin qui questa storia può sembrare una storia comune, ma non è così. Per diversi giorni alla settimana un gruppo di coetanei di Zack, che frequentavano una scuola vicino a dove si esibiva lui, passavano e lo prendevano in giro sulla vita che conduceva, dicendo anche che era troppo codardo perché non rispondeva ai loro insulti, inconsapevoli del fatto che in realtà Zack era muto. Ma lui nonostante le ingiurie, non si scoraggiava e andava avanti, rimanendoci male, ma perdonandoli nel suo intimo. A Zack piaceva molto andare ad ascoltare sul retro di teatri e di sale concerti o esibizioni di cantanti solisti; era un altro suo passatempo. E grazie all'ascolto, Zack imparava sempre di più a conoscere la musica. Un giorno come tanti altri, il direttore di un teatro molto famoso, uno dei più belli di Boston, sbagliò treno e prese per caso quello diretto proprio nelle strade dove Zack dava spettacolo. Per il direttore fu una catastrofe, mentre per Zack fu un'enorme fortuna. Mentre era al bar per un caffè, sentendo suonare Zack, seguì la musica che lo condusse fino a lui. Una volta arrivato, si guardò intorno, pensando fosse una cosa impossibile, fuori dagli schemi, eppure era proprio così: un semplice ragazzo di strada suonava così bene da poter rimanere tutto il giorno ad ascoltarlo. Il direttore si avvicinò al ragazzo, iniziando a fargli domande del tipo: "Come ti chiami?", "Dove hai imparato a suonare?" o anche "Come si chiamano i tuoi genitori?". Come al solito passarono di lì i "famosi coetanei di Zack", che si misero a dire in coro: “Tanto non farai mai soldi, non sarai mai famoso!”. Cosa si può dire, si sbagliavano. Zack era stato scoperto finalmente, dopo tanto tempo, da un direttore famosissimo! Per il direttore all'inizio fu faticoso avere notizie sulla vita di Zack, non capiva come mai il ragazzino non aprisse bocca, finché capì che Zack non riusciva a parlare. Dopo un po' di settimane, Zack iniziò a intraprendere il suo viaggio nella musica. Molte persone lì al teatro gli impartirono lezioni di musica e di chitarra (che gli aveva donato il direttore); quando gli donò anche un letto nella propria casa, Zack poté dormire tranquillo. Fu fissato, infine, il giorno del debutto. Appena diedero la magnifica notizia a Zack, egli scappò tutto impaurito. Zack non sapeva esibirsi davanti una platea, aveva molta paura, non sapeva come comportarsi. Poi lui avrebbe voluto anche cantare. Scappò, andò lontano, iniziò a esercitarsi, a provare a emettere suoni dalla sua bocca ma erano tutti tentativi che andarono in fallimento.
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Una bella notte stellata, Zack si addormentò, sognò uno zio che Zack aveva all'età di 6 anni. Lo zio gli ripeteva sempre: “Zack, segui sempre i tuoi sogni e vai avanti sorridendo perché nessuno potrà mai toglierti queste due cose!”. Zack decise di provare; il giorno dell'evento andò in platea e, inaspettatamente, pensando alle parole dello zio Zack, iniziò a canticchiare e a suonare davanti a una platea enorme una canzone che sentiva canticchiare da piccolo. Ma Zack, realizzato il suo sogno, preferì tornare nelle strade a suonare e a ….. cantare perché ormai il suo posto era lì. Il messaggio che noi vorremmo trasmettere con questo testo è quello di non perdere mai la speranza, di andare avanti con le proprie convinzioni e di non mollare mai perché bisogna seguire i propri sogni, senza chiuderli in un cassetto, dimenticando quanto sia bello sognare volendo realizzare qualcosa.
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MI PIACE LA MUSICA Loris Pesavento Secondaria Arconate 2C
Mi piace la musica, ho iniziato ad ascoltarla quando mi hanno regalato l’MP3. La musica che preferisco è quella moderna come hip hop e rap, tant’è vero che frequento anche un corso di break e hip hop. I miei cantanti preferiti sono: Michael Jackson, Max Pezzali , Fabri Fibra. Michael Jackson è stato un famoso cantante, ha vinto molti premi e un Oscar, la sua canzone che preferisco è Black or White . Di Max Pezzali mi piace parecchio la canzone 50 special, è un po’ vecchiotta ma mi piace ascoltarla. Invece le canzoni di Fabri Fibra mi piacciono tutte, non ne ho una in particolare. Ascolto la musica quando ho del tempo libero, oppure sdraiato nel mio giardino. Quando vado in macchina con mia mamma ascolto musica anni 80/90 perché le piace, le vengono in mente i tempi in cui andava in discoteca da giovane. Ora poi che ho anche lo smartphone, riesco ad ascoltare musica anche da lì, specialmente quando sono in giro. Non mi piace la musica classica, la trovo noiosa. D’estate al mare di sera ci incontriamo tra amici e in spiaggia ascoltiamo musica con le casse, oppure l’ascoltiamo durante la giornata sotto l’ombrellone. La musica mi fa molta compagnia, anche nei momenti tristi.
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LISTEN Martina Malanchini - Giulia Susani - Arianna Zerba Secondaria Arconate 2C
INTRODUZIONE: noi scriveremo un testo narrativo, tratto dalla canzone "Listen-Beyonce". Il testo sarà adatto a tutti i ragazzi della nostra età (13/14). Parlerà di una ragazza di nome Maia di 14 anni dotata di una voce stupenda e con la capacità di ... Tutto iniziò così ... In quella bellissima giornata di primavera mi frullava nella testa un motivetto, accidentalmente lo cantai, ma senza accorgermene avevo lasciato la finestra aperta... Fu così che il maestro Miguel, passando sotto casa, sentì affascinato la mia voce, e così decise di chiedere ad una passante chi abitasse in quella casa: “In quella casa ci abita Maia, una ragazza di circa 14 anni. In poche parole una splendida ragazza.” Il maestro, il giorno seguente, decise di venirmi a trovare e mi propose immediatamente di provare a frequentare la scuola che da anni aveva fondato. Io in un primo momento rifiutai, ma dopo ripetuti inviti, mi decisi e accettai la proposta di Miguel. Il maestro mi lasciò l'indirizzo e la data della mia prima lezione di canto. Ricordo ancora quel giorno: le mani mi sudavano come ghiaccio secco che si scioglie; avevo un'ansia folle e una terribile paura di come potesse essere la mia voce, visto che in pubblico non avevo mai cantato per paura di stonare. Il maestro non si aspettava che io andassi alla lezione, visto il tentennamento. Dopo aver cantato, Miguel venne verso di me e mi chiese se volessi continuare a seguire le sue lezioni, e visto che ormai avevo superato la mia paura, dissi assolutamente: "Si certo!!" Iniziai così il bellissimo percorso di canto. 4 mesi dopo... Era arrivato il momento del saggio, ero eccitata come il primo giorno di lezione da Miguel. Al termine dello spettacolo, sarebbero stati assegnati i premi; ero sicura che non mi sarebbe spettato alcun premio, visto che non avevo dato il “meglio della mia voce” ma mi sbagliavo, ero al settimo cielo quando mi avvisarono che il premio era mio: una borsa di studio per la migliore accademia, "Accademia Nuovi Talenti" (ANT). Mi sentivo una tigre pronta a ruggire ogni volta che ne avevo voglia! Era arrivato il momento di partire. Salutai i miei parenti e i miei amici. Dopo un lungo viaggio arrivai incontro alla nuova avventura che mi aspettava. Il cielo era azzurro, le margherite sbocciate, il gelsomino che ricopriva la scuola profumava: era ritornata la primavera! Mancava un mese alla gara della ANT per il miglior cantante dell'anno junior, mi stavo esercitando e …...immediatamente stonai mentre la voce mi scomparve. Corsi verso la prima professoressa e scrissi subito su un foglio che avevo un mal di gola impressionante e che non avevo più la voce; mi portarono all'ospedale più vicino e quando mi
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dissero che avevo una tonsillite acuta mi ricoverarono e dopo circa due ore mi avvisarono a malincuore che avrei potuto perdere la voce. Scoppia in lacrime, però non era tempo di piangere ma di farsi coraggio e nutrire speranza per l'operazione. Quando mi svegliai, dopo l'operazione, vidi i miei genitori e la mia migliore amica Bea, se non "sorella" visto il rapporto che abbiamo ancor oggi. Arrivarono i dottori ad avvisare me ed i miei genitori che l'operazione era andata magnificamente e che quindi non avevo perso la voce: continuai a cantare e ad esercitarmi per la gara di giugno. Mi esercitai così tanto che ogni volta che parlavo quasi canticchiavo! L'ultima settimana passò più veloce della luce, fra canto e studio; arrivai all'ultimo giorno frastornata, ma prontissima ed energica per la gara... Il cuore batteva forte, il respiro più profondo che mai e come sempre le mani sudavano, tutto andava a rallentatore: ora mi giocavo il futuro da cantante! Salii sul palco, feci un respiro profondo e cominciai a cantare quella magnifica canzone :"Listen(ascolta)" di Beyonce. Dopo la canzone, ricevetti molti applausi, ma nello stesso tempo ero intimorita dalla bravura degli altri cantanti. Venne il momento delle premiazioni, primo posto: miglior cantante junior e la composizione di una canzone con un cantante italiano di fama, secondo e terzo posto : una borsa di studio per un altro anno all'ANT. Partirono dal terzo posto, ed io non c'ero, ora secondo posto ed incominciai a perdere le speranze... "E quest'anno il primo premio della Accademia Nuovi Talenti è vinto da...Maia! Da quel giorno mi costruii un futuro da cantante professionista ed ora riesco, grazie all'aiuto del maestro Miguel, a cantare davanti a chiunque.
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LA STORIA SENZA FINE I CHINA-CHINA: Giulia Ammattatelli - Gabriele Cafiero Secondaria Arconate 3C
A seguito della terza guerra mondiale, nella notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio 2078 sulla linea del meridiano di Greenwich le due grandi potenze Evily e Freedom si spartirono il Mondo a metà. Ad est si trovava la dittatura di Evily dove i cittadini venivano educati fin da bambini ad essere semplici macchine senza emozioni e preferenze. Per evitare che questi avessero sentimenti o idee proprie, la musica venne censurata. Al contrario, nella democrazia di Freedom la musica era padrona. Era un paese fiorente, avanzato, basato sulla libertà di pensiero e la musica regolava ogni momento della giornata: era curativa, stimolava il lavoro e lo STUDIO ed anche le attività sportive. Lulù abitava a Freedom, aveva quattordici anni ed era molto curiosa. Quasi ogni giorno al tramonto, chiedeva alla madre:-Mamma perché non posso andare dall’altra parte del muro? Voglio vedere cosa c’è!!-E la mamma come di consuetudine rispondeva:-Lo sai benissimo, oltre ad essere vietato, dall’altra parte del muro vivono delle persone cattive e spregevoli che ti farebbero solo male. Lulù ogni giorno cercava di capire qualcosa in più su coloro che vivevano aldilà del muro, ma le risposte che otteneva erano sempre meno soddisfacenti: sono cattivi, non hanno emozioni, ti farebbero del male ecc… Mark viveva ad est. Non poteva fare domande e neanche immaginare di farsi domande, doveva solo lavorare nell’industria metallurgica della città. Anche se non lo aveva detto a nessuno, Mark desiderava tanto sapere cosa ci fosse aldilà del muro e si chiedeva se fosse vero ciò dicevano i molteplici cartelloni che tappezzavano la città: ”L’ovest è un paese di nullafacenti” oppure “Nell’ovest si pensa solo al divertimento” o anche “Se voi lavorate tanto è colpa dell’ovest”. Un giorno, Lulù si stancò delle risposte poco esaurienti della madre. Prese lo zaino e partì verso il muro, intonando “Don’t worry, be happy” di Bob Marley. Dall’altra parte Mark, a causa di una domanda di troppo: “Cos’è la musica?”, si ritrovò su un treno merci che lo avrebbe portato alle miniere di carbone inglesi. Lulù camminò molto, attraversò pianure, colline, deserti e mari fino a che, un giorno, si erse in tutta la sua grandezza il muro: era grigio, spento, pieno di cartelli con divieti, il filo spinato lo avvolgeva insieme ad una rete elettrificata. Con voce fievole e tremolante Lulù disse:- Ehi, c’è nessuno?-Dall’altra parte del muro, Mark con la fronte sudata e sporca ,sentì una vocina timida ma per il momento rimase indifferente. Lulù non sapendo cosa fare, decise di ascoltare della musica e così acceso il suo stereo portatile ascoltò ”Somebody to love” dei Queen. Volendo quel misto di suoni in Mark si accese qualcosa: sentiva caldo e freddo era triste e felice. Cos’era tutto ciò? Ora sapeva cos’era la musica e voleva conoscere chi gliel’aveva donata. Attese che la guardia si coricasse e si infilò in una spaccatura del muro che aveva appositamente creato con il suo piccone. Uscito dall’angusto tunnel si ritrovò immerso in una natura sconfinata e verde. -Ciao-disse Lulù quando lo vide sbucare accanto a lei. -Grazie- rispose Mark. -Perché?- Mark non rispose, indicò solamente due punti: il suo cuore e il mini stereo da cui era scaturita la musica. Intanto i suoi compagni di lavoro tentavano di avvisare Mark del risveglio del controllore, ma lui non si mosse, chiese solamente un altro disco. Lulù lo accontentò e prese il disco giusto al momento giusto:”Another brick in the wall” dei Pink Floyd. Istintivamente tutti i ragazzi al di là del muro sentirono qualcosa dentro di loro, caldo freddo, ma 5° CONCORSO LETTERARIO E ARTISTICO – RACCONTI SECONDARIA ASSOCIAZIONE GENITORI TANGRAM DI ARCONATE E BUSCATE
soprattutto una forte rabbia per non essere mai riusciti a fare ciò che volevano, per non aver mai potuto vivere veramente, non essere mai riusciti ad ascoltare musica. Presero i picconi e incuranti della guardia abbatterono il muro. La guardia, che non aveva mai visto una scena del genere, istintivamente scappò, mentre i ragazzi diffondevano la musica in tutta Evily. In un secondo la gente capì cosa aveva perso: felicità, stupore, rabbia, tristezza, angoscia, gioia tutte le emozioni suscitate dalla musica erano tante e sono tante. Il finale non serve al lettore. Perché tu, che stai leggendo ora padroneggiavi già prima questa storia. Il piccolo stereo Mark e Lulù sono il tuo cuore e la musica la tua anima.
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IL RAP È SOLO MIO Sulla musica "THE MONSTER" Luca Calcaterra - Salvatore Crapanzano -Nicolò Trubia Secondaria Arconate 2 C
Era una mattina come le altre, ero tranquillo perché ho studiato tutta musica ma tutta tutta, no non ci credo no no non ci credo credooo. Corro fuori casa, salgo sul bus tutto esaltato perché ho studiato, lo dico ad alta voce, tutti mi sentono mi gridano :"Non ti vergogni". Arrivo a scuola tutto tranquillo: sesta ora, la peggiore! Gioco tutto il tempo a nba con i mie amici finché non arrivano le tragiche parole: sono interrogato. Va bene ho studiato ma non sono pronto non sono preparato, ci penso 2 minuti è ora di decidere: farmi interrogare o prendere la nota la nota la nota. Fa mi re do si la sol mi avete tradito dopo il tempo che vi ho ascoltato mi avete tradito. Fin da bambino vi ascoltavo senza sosta davanti al computer di mio padre tutto quanto scassato perché non aveva più soldi. "Ragazzo ti muovi se no ti dò 4 o sei impreparato e tu non ci credi lo faccio subito e ti mando dal preside o chiamo a casa e lo dico forse non credi forse non credi ma lo faccio ma lo faccio". Allora mi arrabbio. Vuole sapere la verità: "io non ho studiato, non sono preparato non mi piace suonare, preferisco cantare" Attenti arriva il preside "non sono preparato è questa la verità" ."Ma come ti permetti di parlarmi cosi io ti sospendo subito". "Ma si vuole svegliare per me questa materia è molto facile se vuole le canto tutto il libro, ma lei mi vede io non sono Mozart e Beethoven ma sono un gran cantante spacco tutto con la mia musica, sono senza paura se vuole glielo dimostro subito ma questa è la verità non ci può fare più niente"." Il rap ė la mia vita non me lo può togliere nessuno, ha sentito questa è la campanella è ora di tornare a casa ciao ciao". "Ragazzo come ti permetti di parlare così al preside? lui lo fa per te infatti ti vuole bene hai capito perché ti sgrido ma non ti vergogni ma non ti vergogni lo fa per te lo fa per te". "Lo so mamma ma suonare non fa per me, io sono stufo della scuola, io voglio solo cantare se non lo hai ancora capito mi meraviglio di te, anche se mi vuoi bene mi vuoi togliere i sogni e le speranze poi mi dici a me di vergognarmi ma ti rendi conto di quello che mi vieti? di quello che mi dici ?poi io mi dovrei vergognare! Ma per favore, inizia a guardarti te. Il rap è mio non me lo toglierà nessuno ne te ne la prof ne nessuno. Intanto che ci penso oggi ho letto un volantino do re mi fa la mia emozione perché non partecipare, cambiare una canzone molto interessante ormai sono deciso nessuno mi può fermare." "Ma come puoi partecipare, ormai sei grande, adesso non puoi più ti devi rendere conto di quello che puoi fare. Sarai anche bravo ma non puoi ormai, sei grande ormai sei grande. Adesso studia se no ti ritiro computer, iPad e cellulare, ti proibisco di ascoltare la musica devi provare a cambiare, l'ho già detto l'ho già detto devi cambiare devi cambiare."
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Do Re Mi Fa... la mia emozione Camilla Ferro Secondaria Arconate 2A
“Senza la musica il mondo sarebbe un errore” parto con questa citazione di Friedrich Nietzsche perché credo sia totalmente vera e perfetta per descrivere cos’è per me la musica. Però vorrei puntualizzare una cosa: per me senza la musica la vita di ogni persona sarebbe un errore e così, di conseguenza, anche il mondo, perché la musica è importante e indispensabile per ognuno di noi, anche se magari non ce ne accorgiamo oppure non lo vogliamo ammettere. Per me la musica è come una droga, non posso farne a meno. Il motivo? Semplicemente una volta che la “provi” non puoi più smettere di ascoltarla perché ti fa star bene. La musica ti tiene compagnia in qualsiasi circostanza, ad esempio, quando sono infelice ascolto musica abbastanza triste, spesso d’amore o rap lento; mentre quando sono felice ascolto musica allegra spesso House, Pop o Rap. Per me la musica è semplicemente vita, smettere di ascoltarla sarebbe come smettere di vivere. In effetti io ascolto sempre musica, anche nei luoghi dove non c’è, o dove è vietato, infatti, nella mia testa essa esiste lo stesso perché ho sempre in mente una canzone. Io ascolto soprattutto Rap ma non perché è di moda, il rap esiste nella mia vita da anni: nel 2006, quando avevo solo cinque anni, ho iniziato ad ascoltare musica Rap in vacanza con la mia famiglia. Una ragazza mi ha fatto vedere il concerto di Fabri Fibra in TV e dal quel momento ha iniziato a piacermi. Io non ascolto solo musica ma mi piace “viverla”. Quando sono a casa, da sola, preferibilmente, canto, anche se sono molto stonata, oppure ballo con la musica della radio. Mi piace molto ballare Hip-Hop e un po’ me la cavo. Inoltre scrivo anche canzoni rap con testi che rispecchiano le mie emozioni, è il mio modo di esprimermi e di sfogare i miei sentimenti. Non riesco a descrivere le mie emozioni quando ascolto la musica, posso solo dire che mi fa star bene e che la musica è semplicemente parte di me. La mia vita senza musica sarebbe diversa, orribilmente diversa. La musica è la mia vita, per favore non fermate la musica o fermerete la mia esistenza!
5° CONCORSO LETTERARIO E ARTISTICO – RACCONTI SECONDARIA ASSOCIAZIONE GENITORI TANGRAM DI ARCONATE E BUSCATE
LA MIA CORNICE Alice Mezzalira Secondaria Arconate 1A
Quando ho iniziato ad ascoltare la musica? Ah, giusto…la mia mamma mi racconta, a volte un po’ troppo spesso, che già quando ero nella pancia e lei ascoltava musica (non la solita musica classica, ma musica rock) io smettevo di scalciare e mi addormentavo. Poi sono nata e per farmi addormentare lei cosa faceva? Qualcuno potrà pensare che mi cantò tante ninnenanne come tutte le altre mamme ... e invece no … mi faceva ascoltare la musica … musica rock ad alto volume!!! Anno dopo anno crescevo e dopo la fase del “coccodrillo come fa” e de “l’arca di Noè”, finalmente ho iniziato ad ascoltare musica alla radio. Come dicono spesso i miei genitori, il mio genere musicale è variabile ed è influenzato dal momento in cui l’ascolto; ad esempio quando sono nervosa per scaricare la tensione ascolto musica rock o metal; nei momenti liberi ascolto musica pop. La musica per me è un passatempo. Poi ci sono le serate musicali di famiglia: papà al computer fa partire la musica (naturalmente rock), mamma mi chiede “chi la canta?” e poi mi racconta la storia del cantante/gruppo. Mi piacciono queste serate perché la musica coinvolge tutta la famiglia. Non è l’unico momento musicale in famiglia. Ad esempio quando al pomeriggio sono dai miei nonni, il nonno Franco mi fa ascoltare la musica degli anni 60’. In questo periodo mi sta stressando con le canzoni dei Beatles. Il suo genere a me proprio non piace! Anche dagli zii, mia cugina mi fa ascoltare la musica attuale e anche questa non mi piace… Tirando le somme la musica unisce la mia famiglia e l’accompagna in diversi momenti: posso considerarla la ‘mia cornice di vita’.
5° CONCORSO LETTERARIO E ARTISTICO – RACCONTI SECONDARIA ASSOCIAZIONE GENITORI TANGRAM DI ARCONATE E BUSCATE
LA MIA PASSIONE PIÙ GRANDE Bonacina – Patani Secondaria Arconate 2B
La mia passione più grande è comporre canzoni ispirandomi alla natura. Stavo facendo un giro in bicicletta, cercando ispirazione; passando tra i boschi sentii il cinguettio degli uccellini. Quella dolce sinfonia mi ricordava momenti emozionanti, pieni di allegria e amore. Tornata a casa non riuscivo a dimenticare quel dolce rumore... Iniziai a scrivere alcune frasi sul vecchio diario che mi aveva regalato il nonno. Dopo aver composto alcune strofe, iniziai a pensare alle note della mia canzone ispirandomi a qual cinguettio: do sol la mi fa re ... Mentre cantavo la canzone, mi sentivo libera e facevo uscire tutto quello che mi era rimasto dentro. La musica, ormai, era diventata il mio sfogo quotidiano. In quel periodo litigavo con tutti: con le mie amiche, mia mamma ... persino con il cane e avevo trovato un modo per sfogarmi: cantando sentivo che tutti i problemi si risolvevano..., ma quando smettevo di cantare, ritornava tutto come prima quindi riprendevo... Trascorrevo ore e ore nella mia stanza a comporre canzoni, provarle e riprovarle senza fermarmi, con la paura che il pensiero mi turbasse ancora. Ma la musica mi aiutava anche per studiare, a volte, perché inventavo canzoncine su matematica e italiano. La musica era entrata a far parte della mia vita..., era diventata la mia migliore amica...
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LA FAVOLA DI PINCO PALLINO E LA MUSICA Simone Di Grande – Riccardo Mazzitelli Secondaria Arconate 2B
C’era una volta un ragazzino di nome pinco pallino di 8 anni che era spesso senza i suoi genitori. Era quasi pasqua, decise di uscire di casa di nascosto per andare in piazza con i suoi amici a comprare uno strumento con un libro di musica che era la sua materia preferita di scuola. Il venditore disse che quello strumento era di grande valore e unico al mondo. Quando prese la custodia, scoprì che era un flauto di oro massiccio. Appena arrivato a casa, incominciò a provarlo subito ma arrivato a metà canzone, le note incominciarono a prendere vita e uscirono dal libro, litigando fra loro, compreso il ragazzo. Questi, spaventato dalle note, decise di rimetterle nel libro suonando la canzone al contrario. Qualche giorno dopo decise di risuonare il flauto e capì che era magico e ancora le note uscirono dal libro ma questa volta non litigarono tra di loro ne’ con il ragazzo anzi fecero amicizia e tutte le volte che il ragazzino voleva degli amici in casa con lui, chiamava le note che solo lui era in grado di vedere perché era in possesso del flauto magico. Le note giocavano e aiutavano sempre pinco pallino, di cui diventarono grandi amici.
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COME LA MUSICA PUÒ CAMBIARTI LA VITA Alessandro Sbaraini Secondaria Arconate 2C
Partì tutto da quando avevo 4 anni, quando iniziai ad avere qualche briciola di passione per la musica: mentre i miei compagni costruivano col Lego le case (se si possono chiamare case), io mi facevo una tastiera colorata! E già lì non ero molto facile da comprendere... Avevo sei anni. Ero entusiasta, la mia prima lezione di pianoforte. A quei tempi pensavo solamente a tutta la bravura e la ricchezza che potevo ottenere col lavoro da pianista grazie a quell'insegnante. Ma mi sbagliavo. E di molto anche. La musica celava un mondo che neanche immaginavo che esistesse. Emozioni, passione, lavoro di squadra,... non saprei neanche dire ora cosa cela...talmente è grande! Comunque, ero convinto, e questa è l'unica cosa di cui sono convinto ancora, che da grande diventerò un grande pianista. Andavo dalla mia insegnante, insomma, andavo normalmente a lezione, come tutti. Ma nel giro di un mese (se non di meno) cambiavo dentro di me, ma non capivo cosa fosse a cambiare. E questo cambiamento mi fece così diverso!: giusto per dirvi, i miei compagni dicevano “bianco”, io “nero”, loro “alto”, io “basso”, loro “uguali”, io “diverso”. Continuavo a tormentarmi con questa domanda: “perché sono così diverso, ma perché?” e non trovai mai risposta, mi spremevo le meningi, ravanavo nel mio passato, ma niente. Ero ancora in seconda elementare, e già avevo fatto un grande passo nel mondo nella musica: capivo la musica classica, la base di tutta la musica. Da quando sono nato l'ascoltavo solo per divertimento, ma iniziai di già a immedesimarmi nella scena descritta dalla canzone, nell'ambiente, a dare un senso a tutto ciò. Intanto, tornando all'argomento strumento, da questo imparai che dando e capendo il senso di quello che si suona, si impara più facilmente, e si comprende meglio. Ora penserete: “Sì, va beh, servirà a lui, buon per lui che l'ha capito. Ma a noi, cosa vuoi che serva? Questo mica è un principio importantissimo come la matematica!”. A colui che pensa questo gli risponderei: - Ma sei sicuro? Io direi di no. Questa riflessione del 'dare il senso' a quello che si sta facendo, non è lo stesso ragionamento del tipo ' pensa a quello che si sta facendo'? Ora mi rivolgo ai ragazzi: non è questo lo stesso ragionamento che bisognerebbe seguire quando si studia? Capire quello che si sta facendo, metterci la logica, la testa, la voglia di mettersi in gioco. E che sia chiaro: questo non serve solo a me, a noi pazzi musicisti, ma a TUTTI, nella vita di tutti i giorni. A questo punto ero veramente fuori dalla norma: quello che ora si definirebbe “asociale”. Non bisognava fare l'impossibile per capirlo: bastava guardare come si svolgeva l'intervallo in giardino dopo il pranzo: i maschi erano a giocare a calcio, le femmine a giocare a pallavolo -o a fare le pettegole-, e c'ero io, a pensare al mio mondo, al mio futuro, o a leggere. Le maestre, che erano sedute in fondo, osservando ciò, fraintesero tutto pensando che non ero io che volevo starmene da solo, ma che fossi stato escluso, che i miei compagni non mi accettassero. Allora, non andarono dai miei compagni, ma vennero da me, e mi dissero: -Cerca in questo mese di socializzare o giocare con qualcuno, non puoi stare sempre da solo!-. Ma non feci niente in quel mese e allora il mese successivo mi vietarono di leggere (delle insegnanti che vietano ad un alunno di leggere, assurdo!), ma non socializzai comunque. Quindi mi richiamarono e mi dissero: -Perché non socializzi con
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qualcuno?- Io seccato risposi ben deciso: -Perché non ce la faccio! Non ho voglia! Non posso! IO SONO DI-VER-SO!!!- Anche se non riuscivo a capire perché. Allora, qui c'è da capire il perché di questo comportamento. Essendo non diverso, ma avente un altro modo di ragionare, facevo (anzi, faccio) le cose di testa mia; mentre gli altri seguivano quello che faceva il gruppo, io invece no. Il fatto è che loro avevano all'incirca tutte le stesse passioni, gli stessi gusti, gli stessi interessi, io invece ero la “pecora nera” del gruppo, tanto per intenderci. Insomma, diciamocelo chiaro e tondo: chi è quel pazzo furioso che ha come passione preferita la musica? Classica? Nessuno dite? Sbagliato ancora: sono io. In fin dei conti guardiamoci intorno, nel nostro quotidiano: si vedono quasi tutti i bambini che hanno come passione la palla, i giocattoli, ma chi di questi ha come passione una cosa diversa come la musica? Io in seconda mi consideravo diverso perché non facevo le cose più “popolari”: io me le andavo a cercare, non facevo “quello che mi si presentava davanti”. A questo punto le maestre radunarono in cerchio tutta la classe e dissero: -Ora ci dici perché ti ritieni diverso da tutti-. Io non seppi rispondere. Ma due secondi dopo “mi” seppi sì rispondere: era perché avevo la capacità di guardare la realtà da un altro punto di vista. Da quando ho capito ciò, seppi rispondere a tutte le domande che mi tormentavano: ecco perché quando le maestre spiegavano una cosa, io la interpretavo diversamente da come la interpretavano i miei compagni, ecco perché io amavo -e amo tuttora- la solitudine, mentre altri la detestano. Perché io ragionavo con una testa diversa, quindi non potevo ragionare come gli altri. Le maestre questo messaggio dell’ “io sono diverso” l'hanno interpretato come “la mia intelligenza è superiore quindi è diversa quindi sono un MEGA-egocentrico” e invece no. Il mio quoziente intellettivo è uguale, è solo che è di un altro tipo. Gli anni passarono, e giunsi alle medie. Col passare degli anni acquisii le conoscenze, non solo quelle che mi ha dato la musica, ma anche quelle di decidere che cosa dovevo fare per continuare gli studi, e su ciò le difficoltà non mancarono. Insomma, dovetti cambiare insegnante per avere un “livello superiore” e devo dire che l'addio a questa insegnante fu assai complicato. Quando cambiai scuola, oltre all'insegnamento dello strumento, ricevetti anche quello teorico, e la mia mente si fece più elastica. Ora sto pensando all'ultimo passo da compiere: diventare un pianista con i fiocchi. Ho solo 12 anni, ma questa cura del futuro mi sta portando molto lontano. Certo, in una società come questa ti si cambiano sempre le carte in tavola, ma grazie a questi 7 anni di musica non c'è carta che non posso affrontare e, non sembra, ma grazie alla musica sto imparando che significa affrontare la vita adulta; perché già lo scegliere la scuola che andrò a frequentare è complicato come la vita, ma soprattutto sto imparando che significa affrontare la vita dal fatto che per fare il pianista da adulto bisogna già a quest'età, ma ancor prima, aver da tempo le idee chiare, perché come nella vita di tutti i giorni, non si può dire all'ultimo "No, ho cambiato idea!" o "Sì, va beh, però preferirei quell'altra cosa lì" e non si possono affrontare le cose buttandole così a caso come "Si, va bene, mica devo farlo perfettamente!" o "Basta che in qualche modo mi riesce", perché nella vita reale non si può essere indecisi o buttar le cose alla bene o meglio, come nella musica: queste ultime cose non si devono neanche ipotizzare perché o si fanno PERFETTAMENTE, o non le si fa neanche, o si ha FORZA DI VOLONTÀ o non si inizia neanche. Con la musica inoltre si comprende che cosa significa avere passione. Quando per esempio ti viene assegnato un brano, tu, anche svogliatamente, lo puoi eseguire seguendo pedissequamente le indicazioni dell'insegnante. Ma sta a te decidere COME farlo. Con passione, con stanchezza, con svogliatezza... la musica è una delle cose più libere che ci possano essere: sta a te infatti a capire come portare avanti questa passione, e sta a te decidere se scaricarla. 5° CONCORSO LETTERARIO E ARTISTICO – RACCONTI SECONDARIA ASSOCIAZIONE GENITORI TANGRAM DI ARCONATE E BUSCATE
Capisci anche perché a volte si hanno dei gusti fuori dal comune. Per esempio, prendiamo uno che ama la musica classica. Non vi è capitato di dirgli cose del tipo "sfigato!" o "ma che ascolti quello schifio lì? Ascolta la vera musica, il rap!" Francamente questo qui non ha capito nulla di cos'è la vera musica. Ma a parte questo, vi siete mai chiesti perché ci sono meno persone che ascoltano questo genere piuttosto che quelli moderni? Potreste pensare che la classica è il genere più disgustoso che esista, però ognuno ha i suoi gusti no? E perché sono meno le persone che hanno questi gusti? Perché involontariamente dalla nascita quasi tutti incontrano un tipo di musica talmente popolare che non c’è il bisogno di andarselo a cercare. E quando lo si incontra, ce ne si innamora subito perché non c'è bisogno di chissà che sforzo per capirlo. E se ci pensate, non ci vuole neanche tanta passione per apprezzarlo. La classica invece è tutta un'altra storia: certo, quasi nessuno apprezza questo genere; ma chi l'ha capito, lasciatemi dire, chi l'ha capito si gode alle vostre spalle, a voi che lo considerate uno sfigato, una delle cose più belle della vita. Perché sì, è vero, un po' di fatica mentale bisogna farla, ma mentre i generi pop si fermano lì, la classica ce l'ha un senso, si può sempre scavare a fondo di un qualsiasi brano, scoprirlo, viverlo, amarlo, capirlo, apprezzarlo, e la cosa bella è che della classica, in tutta la storia dell'uomo passata, presente e futura, coloro che hanno la passione non si sono fermati mai di scoprire, vivere, amare, capire, apprezzare. Provateci anche voi: prendete un brano classico, lo ascoltate FINO ALLA FINE, e, al posto di dire "che barba, che noia, che barba, che noia" fermatevi un momento a capirlo e vedrete che su tutti i pensieri negativi che pensavate sulla classica ne avrete da ridire. E se ci pensate, un musicista appassionato di qualsiasi età ha tantissime porte aperte, ma non solo nella musica: impara cosa significa ascoltare e seguire gli altri, perché come un'orchestra è una squadra in cui se uno sbaglia e va fuori tempo lo è anche un'azienda; e impara anche cosa significa collaborazione, perché come un'orchestra, ma anche un solista, deve erigere uno spettacolo con l'aiuto e la partecipazione di tutti, anche un'azienda o una squadra di calcio fa lo stesso. Tra due anni andrò al conservatorio, per diventare un gran maestro come si deve, andrò a laurearmi, fare concerti, insegnare la mia arte a quelli che vogliono scoprire (e vi assicuro che per un musicista non c'è cosa più bella che trasmettere e condividere le proprie conoscenze a coloro che coltivano questa passione) chissà... ma siamo veramente sicuri che sia finita lì? Rispondo io per voi: NO, NO, NO, e poi... NO! L'avventura della musica non avrà mai fine, e anche per quelli che hanno magari abbandonato lo studio di uno strumento, beh, anche a loro ha lasciato un segno. Indelebile.
Dedicato a tutti coloro che si fermano a guardare le cose come sembrano, senza andare a fondo.
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NOTALANDIA Matteo Rolfi - Luca Alberio Secondaria Arconate 2B
A Notalandia c'era una giovane nota, il valoroso RE, molto coraggioso e sempre in cerca di avventure. Un giorno seppe in giro che c'era una principessa stupenda, si diceva che chi sentiva la sua voce ne rimanesse incantato; ella si chiamava MI ed era rinchiusa in una torre altissima sorvegliata da un gigante mangia note di nome Porfirio, fortissimo e molto alto, raggiungeva la metà della torre dove teneva rinchiusa MI. Porfirio aveva giurato di sposare la principessa e farle fare una vita da serva. MI era la figlia del re di Notalandia DO basso che per salvare la figlia aveva giurato che chi l’avesse liberata sarebbe diventato principe e l'avrebbe sposata. RE intraprese il viaggio per arrivare nella lontana Ramumble; una distesa ghiacciata dove venivano confinati i più malvagi di tutta Notalandia, siccome la prigione non potevano contenerli. L'unico edificio era l'altissima torre. Il re di Ramumble, nonché l'unico guardiano della "prigione ghiacciata", era il terrificante Porfirio che, indignato per le condizioni di vita che re Do Basso gli impose per evitare le rivolte dei prigionieri, rubò la figlia del re per ricatto. Molte note valorose avevano tentato di salvare la principessa ma tutte erano finite nello stomaco del gigante. Ma RE, incurante del pericolo, iniziò la sua avventura: il viaggio non fu molto semplice, il primo ostacolo fu attraversare la Foresta delle Ombre, una foresta inquietante in cui si dice che vivano spiriti oscuri. Fu molto fortunato: ad un certo punto la foresta scomparve e si materializzò il rinomato "Deserto Terrificante". Dopo giorni vide la famosa caverna dove viveva il titano Encelado, ricordato per la sua intelligenza e l'innato piacere nell'aiutare gli eroi donando semplici strumenti musicali che nascondevano un potere speciale. A RE donò il flauto sonnifero, e la via per arrivare a Ramumble. Dopo interminabili giorni di cammino, scorse in lontananza la torre. Quando gli fu vicina, decise di scalarla; alla fine vide la principessa che aiutò a fuggire, ma all’improvviso gli piombò davanti Porfirio con una spada che scagliò con tutta la sua forza, ma lo mancò. RE con cautela estrasse il flauto sonnifero, ordinò alla principessa di tapparsi le orecchie e iniziò a suonare. Con un tonfo bestiale, il gigante finì a terra addormentato. Erano al confine di Ramumble quando sentirono i passi del gigante. All'improvviso il ghiaccio si ruppe e il gigante sprofondò nell'acqua. Il viaggio di ritorno fu più semplice perché Encelado gli venne incontro e li trasportò a casa. Quando tornarono a Notalandia re DO basso rispettò la promessa e RE e MI si sposarono, vivendo felici e contenti per l’eternità.
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LA MUSICA È EMOZIONE Elisa Torretta Secondaria Arconate 2B
Tutto nacque l'estate scorsa. Ero uscita con i miei amici in una solita, calda e bellissima giornata d'estate. L'incontro questa volta era in piscina. Delle volte sembravamo dei nomadi, una volta il ritrovo era all'oratorio, un'altra ancora in un parchetto sperduto tra i boschi e attraversato da un ruscellino limpido e pulito, e l'altra ancora in piazza a gustare un freddo gelato. Proprio quella volta accadde un fatto che mi avvicinò, non capisco ancora il perché, alla musica. Avevamo la musica al massimo volume e tutti ballavano, anzi, forse è meglio dire quasi tutti. Io no. Non perché non avessi voglia di ballare il nuovo tormentone, anzi, mi sembrava pure carino rispetto a quelli degli anni precedenti, ma perché ero attenta a vedere i miei compagni e a farmi una domanda che continuava a rimbalzarmi in testa. La mia migliore amica mi pose più volte la solita domanda: -Hey...cosa hai?...Insomma, vuoi parlare, dai, mi preoccupi, vieni a ballare con noi!!Dopo la trecentesima volta che me lo chiese glielo dissi...insomma era la mia migliore amica e aveva tutto il diritto di saperlo. -Mi continuo a fare una domanda...”che cos'è la musica”? All'inizio scoppiò a ridere. Dopo mi comprese...insomma, continuavamo ad ascoltare canzoni ma senza capire cosa stessimo ascoltando. Lo chiedemmo anche agli altri, ma ci presero per pazze e l'unica risposta che ottenemmo fu: un insieme di note, un componimento. Non ci soddisfaceva. Ma non ci pensammo più. Andammo a casa e la mia amica del cuore venne a dormire a casa mia. Successivamente, molti minuti dopo aver spento la luce per riuscire a prendere sonno, ci accorgemmo che nessuna delle due riusciva a dormire. Il motivo? Quella maledetta domanda che ancora non ci dava tregua. Non riuscivamo a togliercela dalla testa. Ne parlammo un po' per riuscirci a dare una risposta soddisfacente, ma ancora niente. Era diventata un'avventura da noi soprannominata “alla ricerca della risposta inesistente”. Questa avventura però, da come avevamo deciso, non doveva durare più di tanto e se la mattina dopo non fossimo riuscite a trovare una risposta esauriente, ci saremmo arrese, per sempre. Il giorno era nato. Avevamo uno strano mal di pancia, mai avuto prima. Subito dopo la colazione, corremmo al computer per farci aiutare un po' da internet. La nostra ultima spiaggia, non ci diede alcun risultato. La nostra gioia era morta dentro noi, e aveva fatto nascere un senso di vuoto, incurabile. Non avevamo voglia di andare a fare un giro in bicicletta con il gruppo, volevamo solo andare nel nostro posto segreto, per noi isolato dal mondo. Ascoltavamo attentamente il rumore degli uccellini, delle foglie, dell'acqua e avevamo come sottofondo una musica, ma non ci facevamo tanto caso. Eravamo tristi. Ad un certo punto sobbalzammo contemporaneamente. Avevamo trovato la risposta.
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Non l'avevamo cercata. Mi immedesimavo nel solito detto della mia saggia nonna che quando sono disperata mi dice la sua consueta frase “quando non la cercherai la troverai, perché lei deve cercare te”. Era un'altra prova concreta che dimostra la sua saggezza. La mia migliore amica ed io incominciammo ad abbracciarci, a saltare qua e là, a correre mentre urlavamo la risposta. Eravamo felicissime. Eravamo a conoscenza del mistero. Era incredibilmente fantastico. La canzone era felice, noi eravamo felicissime.
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DO RE MI FA … LA MIA EMOZIONE Ghelfi Riccardo - Monolo Pietro - Rolfi Giovanni – Vairo Simone Secondaria Arconate 2A
La musica nel mondo è sempre esistita, forse anche da prima che se ne avesse una conoscenza. Ogni popolazione ha sempre avuto una sua forma di musica che si è ascoltata fino ai giorni nostri. Esistono moltissimi generi musicali, dalla musica pop a quella rock, dalla musica metal a quella classica, tutte esprimono qualche cosa di importante e trasmettono grandissime emozioni che dipendono certamente dal proprio gusto personale ma anche dallo stato d’animo in cui ci si avvicina ad un brano musicale. Grazie alla musica, quando canto o suono, non penso a tutti i miei problemi, mi lascio andare ed è come se sognassi ad occhi aperti; mi lascio trasportare da tutte le sue note “Do Re Mi Fa la mia emozione”. La musica mi accompagna nei momenti più belli, intensi, spensierati e gioiosi della mia vita, così come in quelli più tristi, difficili. Ogni canzone mi ricorda un momento preciso e, in un attimo, mi riporta indietro nel tempo e mi pare di rivivere quell’istante passato. Tante volte mi capita di piangere ascoltando la musica, sempre mi aiuta a sfogarmi, a scaricare la tensione... si può dire che la musica rappresenti la medicina migliore contro la tristezza, la rabbia. Il mondo è “governato” dalla musica, basti pensare a quanti film si ricordano per la loro colonna sonora, a quante immagini sono evocate nella nostra mente grazie alla musica, a quanti inni e quante canzoni ci rammentano precisi momenti storici. Io sono dell’opinione che la musica sia un po’ come la libertà, a una persona si può levare tutto ma non la musica! Tutti possono comporre musica ma spesso per comprenderla ci vuole tempo. Quando io sento una canzone per la prima volta ascolto prima di tutto la melodia e successivamente le parole. Spesso mi ci ritrovo nei testi delle canzoni, è come se li avessero scritti sulla mia storia, sui momenti che io vivo. Ecco perché io vivo la musica. Essa è la mia grande passione che niente e nessuno potrà mai togliermi e, come dice una famosa canzone, io la musica non l’ho mai tradita e... mai lo farò.
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CHI HA RUBATO LA MUSICA?!? Silvia Mombelli Secondaria Arconate 2A
In un pomeriggio di primavera, nella città di Musicalandia, il sole riscaldava qualsiasi cosa, l’aria rendeva il respiro leggero. A Musicalandia la musica era come l’aria per respirare, lì dovevi saper cantare ballare suonare per forza, le uniche materie che ti servivano per saper cantare, comporre, suonare, erano musica, storia della musica, italiano, inglese, francese, spagnolo. La musica era custodita nella banca più importante della città, the Central Bank of Music. Lì nessuno poteva entrare tranne il sindaco della città, Andrew James Alexander Smith, lui ci era entrato solo una volta in 27 anni di carriera. Withney, Lucio e Michel stavano ascoltando la loro canzone preferita alla radio, ma smisero subito di mandarla in onda, Jessica Carles, la giornalista di Musicalandia, iniziò improvvisamente a parlare. La notizia era molto grave, si capiva dal tono della sig.ra Carles, ma i tre amici inseparabili rimasero lì ad ascoltare: qualcuno aveva rubato la musica a Musicalandia. Una notizia come questa nessuno se l’aspettava. Il problema grosso era che i, o il ladro non avevano lasciato tracce. Ai carabinieri del RIS non era mai capitato un furto così pulito. Withney, Lucio e Michel ne discussero subito, l’unico modo per aiutare Musicalandia e per aiutare se stessi era indagare di nascosto. Poche ore dopo il sindaco di Musicalandia, il sig Smith, diede un annuncio al telegiornale, diceva ai cittadini di non agitarsi, chiedeva a chi avesse visto qualcosa di andare subito dai carabinieri a raccontare tutto. Il primo ad andare dai carabinieri fu John, un compagno di classe di Withney, Lucio e Michel. Ma John raccontava sempre frottole, poi, pensavano i ragazzi, se il furto non lo aveva visto nessuno, voleva dire che era stato fatto di notte e naturalmente John non stava fuori da solo alle 3 di notte. La cosa che pareva più strana ai ragazzi era che, quando c’era un furto, i bulletti della città erano sempre in mezzo, mentre questa volta no. Withney, Lucio e Michel pensarono immediatamente che erano stati loro a rubare la musica, ma, talmente erano imbranati, i tre ragazzi ne erano certi, i bulli avrebbero lasciato mille tracce. Per un paio di giorni non si parlò d’altro, ma la persona più agitata era la sig.ra Carles e non si capiva il perché. Il sig Smith dovette sostituirla con il sig. Loter, lui era molto amico del sig. Smith, era un uomo che era stato in politica fino a 4 anni prima. Venne assunto perché il sig. Smith era in debito con lui. Il sig. Loter diede una notizia molto interessante al telegiornale, nella banca era stata trovata un’impronta digitale. I carabinieri l’analizzarono, ma non apparteneva ad un pregiudicato. A quel punto Withney confermò la loro opinione, cioè che questa volta non c’entravano i bulli, perché le loro impronte erano già schedate e non corrispondevano con quella trovata. I tre ragazzi cominciarono a riflettere, e Lucio pensò che sicuramente a commettere il furto era stata più di una persona, perché la banca da ripulire tutta per una sola persona era praticamente impossibile. Michel si chiese perché il sig. Smith avesse assunto il sig. Loter, così fecero un’accurata ricerca.
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Scoprirono che il sig. Loter fino a 4 anni prima era in politica come acerrimo avversario del sig. Smith. A quel punto pensarono, perché il sig. Smith aveva assunto una persona che era stata contro di lui? Continuarono ad indagare … Avevano scoperto che anche il sig. Smith secondo il sig. Loter commesso un furto. Ma invece di dirlo ai carabinieri, il sig. Loter lo aveva ricattato, insieme ad altri politici che ora erano ancora in politica. Dopo 7 anni da questo fatto il sig. Smith era diventato sindaco di Musicalandia, e il sig. Loter aveva ammesso di esserne geloso, perché il capo dello stato aveva diritto di possedere una lauta percentuale della musica che si trovava nella Central Bank of Music. I ragazzi capirono al volo che a rubare la musica era stato il sig. Loter. Andarono immediatamente dai carabinieri e gli raccontarono tutto quello che avevano scoperto cioè che il sig. Loter fino a 4 anni prima era in politica ecc. ecc. ed espressero con molta chiarezza la conclusione alla quale erano giunti: Per vendicarsi, il sig. Loter aveva rubato la musica insieme ai sui amici politici, ecco perché erano riusciti ad entrare nella banca senza lasciare una traccia, perché i politici avevano rubato le chiavi della Central Bank Of Music al sig. Smith, e avevano detto alle donne delle pulizie che il sig. Smith aveva loro ordinato di prendere la musica e di portarla a casa sua, ma poi le donne delle pulizie erano state colpite alla testa e portate fuori, intanto avevano rubato la musica e avevano pulito tutto tranne quei centimetri di porta. Il sig. Loter continuava a ricattare il sig. Smith, così aveva ottenuto il posto della sig.ra Carles. Se il sig. Smith non lo avesse assunto, il sig. Loter avrebbe raccontato tutto ai carabinieri .” I carabinieri credettero ai ragazzi, scoprirono che le impronte erano proprio quelle del sig. Loter, che venne arrestato con i suoi amici politici complici. Il sig. Smith non doveva più preoccuparsi e la musica tornò per sempre nell’aria di Musicalandia. Ai tre amici assegnarono un premio musicale!!!
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LA MUSICA, CHE COS’È LA MUSICA? Chiara Mascazzini Secondaria Buscate 2B
E’ un’arte, quella di combinare più suoni in base a regole definite, diverse a seconda dei luoghi, delle culture e delle epoche. La musica è tutto ciò che ascoltiamo con l’intenzione di ascoltare musica… tutto può diventare musica. Ha sempre fatto parte di me, sempre. Fin da piccola adoravo ascoltare la musica, ricordo ancora quando papà accendeva lo stereo, così io e mio fratello iniziavamo a ballare ininterrottamente, quando poi la canzone finiva eravamo stremati e con il fiatone, ma eravamo talmente contenti che ci bastava un attimo per riprendere le forze ed essere pronti per un’altra sessione di ballo. Già a Novembre iniziavamo ad ascoltare le canzoni di Natale e a manifestare la nostra voglia di vacanze e di quell’atmosfera che avvolgeva la casa durante il periodo natalizio, eravamo sempre felici. Quando ero piccola la musica per me un gioco, infatti, non mi dedicavo mai ad un vero e proprio ascolto, ma preferivo scatenarmi e consumare le mie energie con essa. Crescendo però, la musica ha assunto un valore diverso per me. All’età di sei anni, appena iniziata la scuola elementare, la musica è diventata il sottofondo dei miei pomeriggi, ascoltavo i miei CD con le canzoncine degli animali e allo stesso tempo disegnavo oppure giocavo con le bambole. Siccome una parte della mia famiglia vive in Friuli, sono sempre stata costretta ad affrontare quattro ore di viaggio in macchina per recarmi dai miei parenti, così, da piccola,ho avuto la musica come piacevole compagna con cui trascorrere le pesanti ore seduta sul sedile dell’auto senza quasi potermi muovere, Ricordo che quelle lunghe ore erano alleggerite ,per fortuna,dalle canzoncine delle Barbie o da altre che mi piacevano secondo il periodo. All’inizio conoscevo solo la musica che si avvicinava di più ai miei gusti, ma crescendo ho imparato a conoscere altri generi musicali, grazie a mio papà ho conosciuto la musica classica e quella jazz,che sono molto particolari a mio parere; mentre mio fratello, mi ha fatto conoscere la musica rap, ma non solo quella italiana , anche quella inglese che, sinceramente, preferisco. La musica per me ora ha un significato particolare, mi accompagna nei momenti di tristezza e di felicità. Quando sono triste mi rannicchio in un angolo della mia stanza, ed una volta messe le cuffiette e come se fossi isolata da tutto il resto del mondo, è un’emozione indescrivibile, riempie il silenzio che mi circonda quando mi isolo per pensare. La musica, secondo me, è la migliore medicina che sia mai stata inventata, agisce come un antidolorifico sul mio , sui miei stati d’animo.
5° CONCORSO LETTERARIO E ARTISTICO – RACCONTI SECONDARIA ASSOCIAZIONE GENITORI TANGRAM DI ARCONATE E BUSCATE
CARO DIARIO Edilene Sarini Secondaria Buscate 2B
7 aprile 2014 Caro diario, oggi sono nella mia stanza, in uno dei rari momenti in cui rimango da sola .. Ed è in questi momenti che mi piace lasciarmi trasportare dall’ascolto della musica. Mi piacciono tutti i generi, anche se naturalmente sono più attratta dalla musica moderna. Mentre le note corrono nell’ascolto di una stazione radio, mi colpisce una musica arrivata quasi per caso. Ascoltandola, senza volere, le lacrime iniziano a scorrere sul mio viso come quando piove e le gocce d’acqua scorrono sulla finestra; è una musica che mi rende felice e non so perché piango: forse la felicità e la tristezza non sono poi così distanti. Mi fa sentire speciale per quello che sono e non per quello che la gente vorrebbe che fossi; è una musica che mi fa pensare al futuro che vorrei , e all’amore che provo per le persone che mi vogliono bene e che se anche non sono molto brave nel dimostrarlo io so che se mai avessi bisogno del loro aiuto, esse ci sarebbero sempre. Così adesso sono qui stesa sul mio letto cercando di contenere le lacrime e la gioia che provo dentro di me. Mi riesce un po’ difficile scrivere tutte le emozioni che provo, perché faccio fatica a dare un nome ad ognuna di esse. L’unica cosa che riesco a fare è concentrarmi su tutti i pensieri che mi affollano la mente quando ascolto questa musica. Decido di scaricare il testo della canzone per poterlo leggere, rifletterci e cercare di capire cosa l’autore ha cercato di trasmettere attraverso una canzone così armoniosa e toccante allo stesso tempo. Arrivo alla conclusione che tanti ragazzi sprecano il loro tempo cercando di dimostrare ad altri ragazzi di essere grandi e per questo compiono atti sbagliati, scimmiottando gli aspetti più negativi degli adulti (forse neanche rendersene conto). A volte anch’ io rischio di cadere in un comportamento simile, evitando di pensare a tutte quelle persone che soffrono sdraiate su un lettino d’ospedale aspettando …. Così ho pensato che non vale la pena di sprecare il tempo e la vita con atteggiamenti superficiali , occupandola con attività inutili. Forse può sembrare strano pensare che abbia riflettuto così attraverso una canzone, ma a volte le canzoni possono far sparire quella nebbia che si ha in testa e far sì che la bellezza ricominci ad avere la meglio.
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QUANDO ASCOLTO LA MUSICA PROVO… Francesca Carollo Secondaria Buscate 2B
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marzo ‘14 Caro diario,
oggi è il giorno più triste della mia vita! Oggi il mio lettore Mp4 mi ha lasciato: ebbene sì, si è rotto. Mi sono sentita persa, perché la musica, per me, è importantissima. Mi aiuta ad allontanarmi dai problemi della vita quotidiana. Spesso quando sono triste, mi chiudo nella mia camera e, preso il lettore Mp4 e un paio di cuffiette, e tutto intorno a me si trasforma: la tristezza sparisce, e se fuori piove, per me è come se ci fosse ilo sole! Se invece sono felice, diventa la melodia delle mie giornate, e mi accompagna. Oppure adoro ascoltare le colonne sonore dei film, le sigle dei programmi televisivi; ma il mio vero passatempo è ascoltare gli effetti sonori: sono le mie parti preferite dei film, perché sottolineano le azioni, i sentimenti dei personaggi; a volte sono buffe, altre drammatiche e altre ancora sono lugubri e spaventose. Quando ero piccola ascoltavo spesso, un CD che conteneva tutte le sigle e le varie canzoni dei cartoni animati che ormai non trasmettono più. Io le cantavo e ballavo, ma sembravano delle danze tribali o quelle che i giocatori di rugby fanno come riti scaramantici prima di ogni partita. Forse la mia passione per la musica è dovuta anche al fatto che mio padre suoni molti strumenti musicali, e che me l'abbia trasmessa lui. Solo che mio papà desidera molto che io impari a suonarne uno: infatti tra poco comincerò a prendere lezioni di pianoforte. Quando gli ho comunicato questa mia scelta lui mi ha detto:<<Non hai neppure la minima idea, di quanto tu mi stia rendendo orgoglioso>>. Spesso io e mio padre cantavamo delle canzoni insieme: io mi divertivo moltissimo. La musica è anche molto educativa: infatti, quando ascolto delle canzoni in inglese, imparo parole nuove e rafforzo quelle già imparate. Non voglio nemmeno immaginare come sarebbe il nostro pianeta, senza musica: sarebbe come se perdesse tutti i colori, i profumi, non sentiremmo più le voci gioiose dei bambini che giocano, o le urla di un bambino appena nato, che impara per la prima volta a vedere il mondo da un altro aspetto, differente dal grembo della madre, che vede nuovi colori, nuove forme e nuovi suoni. Spesso si pensa alla musica, come qualcosa che esiste da molto tempo, qualcosa di vecchio, di già vissuto; ma in realtà, è qualcosa che si rigenera ogni giorno, ogni ora; la musica rinasce e cresce grazie alla nostra immaginazione. Anche il ticchettio dei tasti di una tastiera di computer, il suono del battito d'ali di una farfalla, il fruscio dei capelli di una ragazza, anche i rumori della vita di tutti i giorni, è musica, in modo diverso, ma è sempre tale. Caro diario, anche per oggi ti ho raccontato qualcosa di me. Ora devi solo aspettare domani, per scoprire altro. Ciao, diario.
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