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Michela Brambilla
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Animali
Da alcuni anni è alla conduzione del programma “Da parte degli animali”. L’Onorevole Michela Brambilla ha studiato questo format per trovar casa agli animali abbandonati. Attraverso la televisione, il programma arriva nelle case di tutti gli italiani per promuovere le adozioni, combattere la vergognosa piaga del randagismo e diffondere tra gli italiani la cultura del possesso responsabile. In questa intervista, oltre a parlare del programma, abbiamo affrontato con Michela Brambilla il tema del randagismo e il problema dei cinghiali a Roma.
Michela, come si è evoluto negli anni il programma “Dalla parte degli animali”?
“L’obiettivo iniziale, al quale siamo rimasti fedeli, era quello di “trovare casa” agli animali abbandonati: prevalentemente cani e gatti, ma anche animali non convenzionali. Da subito abbiamo arricchito il programma con servizi giornalistici e rubriche soprattutto di servizio, che nel tempo sono cambiate. Dal 2020, in collaborazione con il CRAS “stella del Nord” di LEIDAA, abbiamo dato moltissimo spazio agli animali selvatici, quelli che io chiamo “gli animali di nessuno”, non perché qualcuno li abbia abbandonati, ma perché generalmente non sono considerati”.
In televisione si parla troppo o troppo poco di animali?
“Non mi preoccupa la quantità ma la qualità. In tv se ne parla, e molto, ma non tanto per evidenziare che gli animali hanno anche loro dei diritti, come quello alla vita e al benessere (sfuggire alla sofferenza, alla fame, alla paura) e ancora poco per educare al rispetto del mondo animale”.
Sua figlia è diventata coconduttrice accanto a lei.
E’ contenta? Cosa ha imparato?
“Stella si diverte e impara. Cose nuove sugli animali, ma anche ad esprimersi meglio e a essere più spigliata. E’ un’esperienza che le fa bene, la fa crescere”. Gli affezionati del programma le scrivono sui social? Cosa le dicono?
“Riceviamo moltissime mail e messaggi di ogni genere, per lo più di persone che vorrebbero adottare gli animali, ma anche complimenti per la trasmissione e richiesta di intervento in situazioni particolari”.
I numeri del randagismo in Italia sono elevatissimi. Com’è oggi la situazione dei canili in Italia?
“Secondo stime attendibili, nel nostro paese ci sono circa 700 mila cani vaganti o 2,4 milioni d gatti liberi. I canili sono sempre troppo pieni, di gattili ce ne sono pochi. Nel complesso sarebbe bello se un numero sempre maggiore di italiani prendesse l’abitudine di cercare nei canili o nei gattili il nuovo amico da portarsi in casa”.
Intanto è stato bocciato il bonus animali domestici che lei stessa aveva avanzato. Un duro colpo per i proprietari che si trovano a sostenere ogni anno le spese per i loro amici a quattro zampe. Cosa è andato storto? Ha in mente altre proposte?
“Purtroppo il bonus animali domestici ha fatto la fine di altre proposte di politica sociale, non prese in considerazione perché le risorse a disposizione non erano sufficienti. Ma io non demordo. Lo riproporremo, come riproporremo il tema dell’Iva sugli alimenti per animali e sulle cure veterinarie e quello delle agevolazioni per gli anziani che vivono con animali d’affezione”. Ha scosso molto il caso di Juan Carrito, l’orso investito e ucciso in Abruzzo. E’ possibile alfabetizzare la popolazione a una convivenza “civile” con l’orso sulle montagne?
“In realtà quello adottato dalle persone che vivono sul territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è un buon modello di convivenza. Basta confrontare, per contro, ciò che accade nel Trentino. Semmai la tragica fatalità che ha coinvolto Juan Carrito, orso amato dalla popolazione e dai visitatori del Parco, mette in evidenza un altro aspetto del problema: l’assenza, o quantomeno la carenza di politiche nazionali efficaci per la tutela della fauna selvatica. Se non si investe in corridoi ecologici, sottopassi o sovrappassi che consentano gli attraversamenti degli animali (come avevo proposto di fare con la legge di bilancio), in catarifrangenti che li tengono lontani mentre passano le auto, in segnaletica e in educazione stradale per i percorsi a rischio, dovremo fare ancora i conti con incidenti del genere”.
Cosa pensa invece della situazione cinghiali a Roma? La situazione è sotto controllo? Ormai se ne parla da mesi.
“La situazione è completamente fuori controllo. D’altra parte è ridicolo pretendere di riparare in breve tempo gli effetti di decenni di errori. Roma – dispiace dirlo ma è così – sembra una discarica a cielo aperto, con ristoranti perpetuamente imbanditi per i cinghiali, gabbiani, topi. Nessun animale selvatico ama avvicinarsi all’uomo. I cinghiali vengono perché c’è cibo, ci sono rifiuti organici a terra o facilmente accessibili in cassonetti aperti. E i cinghiali tornano perché sanno di trovarne. Dovunque, ma specialmente in ambito urbano, la caccia è inutile e pericolosa. Finché non si prenderanno misure serie per far sparire i rifiuti dalle strade e per sterilizzare la popolazione di cinghiali, il problema non si risolverà”.
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In che maniera l'alimentazione incide sul nostro stato di salute? Ci si può ammalare mangiando male? E un cibo sano può trasformarsi addirittura in una “terapia” che conduce alla guarigione? Esistono alimenti che bisogna assolutamente evitare? Per saperne di più, ne parliamo con il dottor Antonio Gorini, un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato.
Parliamo di legame tra alimentazione e malattia, esiste e a che livello?
“Sin dall’antichità sappiamo che il cibo è fondamentale per la salute. Nella nostra cultura dal dopo guerra si è installata tra le nostre convinzioni che mangiare è segno di salute e che bisogna mangiare in quantità per crescere sani e forti. Ora bisognerebbe pensare maggiormente alla 'qualità' e meno alla quantità. Oggi sappiamo bene che una dieta varia e morigerata aiuti la salute molto più di mangiare in quantità sempre la stessa tipologia di alimento. Sin da quando nasciamo impariamo a conoscere il mondo che ci circonda anche grazie a ciò che mangiamo. Il nostro sistema immunitario imposta la tolleranza all’ambiente principalmente in base agli alimenti che introduciamo. Nel corso della vita dagli alimenti prendiamo ciò che serve per costruire il nostro corpo e, quindi, la nostra salute dipende largamente dall’alimentazione. Non dimentichiamo che nell’alimentazione corretta alla base vi è l’acqua!”.
Ippocrate diceva: "fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo". Quanto c'è di vero in questo?
“Moltissimo! Dagli alimenti noi prendiamo i mattoni per costruire il corpo, ma anche elementi indispensabili alla funzione delle cellule, come le vitamine, i minerali, sostanze antiossidanti e antinfiammatorie, l’ossigeno che viene veicolato dall’acqua.Nelle malattie croniche tipiche del nostro mondo pretendere una guarigione senza modificare la dieta è 'impossibile'! Pensiamo a chi ha una forma di gastrite cronica o recidivante… possiamo coprire il sintomo con i cosiddetti gastroprotettori, ancor meglio regolare la funzione digestiva con rimedi naturali, imparare a gestire lo stress, che spesso è alla base del disturbo, ma se non seguiamo una dieta corretta, sarebbe come cercare di svuotare l’oceano con un cucchiaino… Inoltre, in molte condizioni di malattia abbiamo un deficit di nutrienti e integrarli con la dieta è il modo più corretto e semplice. L’uso di integratori alimentari spesso comporta una spesa economica non pari alla resa”.
E' più frequente la correlazione tra mangiare in maniera scorretta e l'insorgenza di malattie o il mangiare sano e condurre una vita in salute?
“Difficile a dirsi. DI sicuro oggi mangiare in maniera 'sana' è sempre più difficile, poiché i processi produttivi dell’industria alimentare spingono verso un impoverimento dei cibi, per ridurre i costi e aumentare i guadagni. Le nostre tavole sono sempre più piene di alimenti che nutrizionalmente valgono poco. Ciò, alla lunga, comporta squilibri della nostra salute”.
Qualche esempio di cibo "cattivo" da evitare assolutamente?
“Il nemico assoluto non esiste. Come dice Paracelso è la dose che fa il veleno. Sicuramente dovremmo limitare i cibi super trattati dall’industria, pieni di conservanti e fortemente impoveriti di nutrienti, come quelli 'sbiancati'. Ad esempio, lo zucchero bianco, la farina 0 o 00, e i loro derivati… Attenzione anche al latte ed alle carni prodotte da animali allevati con mangimi industriali e farmaci (antibiotici, ormoni, ecc.)”.
Qual è, invece, il cibo "buono" che contribuisce a mantenere uno stato di benessere prolungato?
“Il cibo prodotto da madre natura senza l’intervento umano sarebbe il migliore, ma è difficile trovarlo. Sicuramente trovare un agricoltore di fiducia che possa fornirci prodotti dell’orto coltivati in maniera sana è una strategia possibile ed efficace, ma anche l’orto in affitto, gruppi di acquisto, ecc, sono alcune delle numerose iniziative nate negli ultimi anni. Quindi, cibi sani sono in generale quelli freschi e di stagione: verdure, legumi, ortaggi, uova, pesce di piccola taglia, meglio se non di allevamento, carni di animali allevati allo stato brado, uova, cereali interi coltivati senza la chimica. La frutta è principalmente zucchero, quindi, con moderazione e lontano dal pasto. E non dimentichiamo l’acqua, che deve essere alla base della nostra piramide alimentare”. Perché l'assunzione di zuccheri andrebbe evitata o comunque tenuta ad un limite molto basso?
“Se non facciamo intensa atti- vità fisica, non abbiamo bisogno di esagerare con gli zuccheri. Un introito esagerato ed inutile di questi comporta un aumento dell’infiammazione cronica del nostro organismo con varie ripercussioni in termini di salute, tipo aumento della pressione sanguigna, del grasso viscerale, dell’acidosi dell’organismo e la resistenza all’insulina. Tutto ciò comporta una maggiore 'fatica' nel far funzionare bene le nostre cellule, che invecchiano prima”. E delle farine raffinate cosa possiamo dire?
“Come dicevamo prima, hanno pochi nutrienti e promuovono gli stessi meccanismi di danno che abbiamo detto prima per gli zuccheri. D’altronde i carboidrati delle farine vengono scomposti in zuccheri dai sistemi enzimatici dell’organismo”.
Avere abitualmente una cattiva alimentazione quali rischi di salute può causare al nostro organismo?
“Vi è la storia famosa di quel ragazzo americano di 33 anni, che per fare un esperimento, ha mangiato in una nota rete di fast food colazione, pranzo e cena per 30 giorni. Alla fine del periodo si è ritrovato ingrassato di 10 chilogrammi, con colesterolo ed enzimi epatici alti, calo della libido, mal di testa, acne e depressione. Tutti segni di un'aumentata intossicazione e di stress ossidativo dell’organismo, che facilita nel tempo l’insorgenza delle malattie croniche (aterosclerosi, malattie cardiovascolari e neurologiche) e del metabolismo (aumento dei grassi e degli zuccheri nel sangue, alterazione delle funzioni del fegato, ecc.)”.
Qual è il rapporto tra alimentazione e oncologia? E' vero che un paziente oncologico dovrebbe evitare alcuni cibi e privilegiarne altri?
“La malattia oncologica è una malattia cronica che impiega anni per manifestarsi. Quando si 'scopre' di avere un tumore si passa dal chirurgo, dall’oncologo e dal radioterapista, ma raramente dal nutrizionista. La considerazione da parte di questi specialisti sull’utilità di una dieta in questi casi è, generalmente, poca. In realtà non è così, perché una corretta alimentazione supporta le terapie e riduce gli effetti collaterali di queste, fa in modo di ridurre la perdita di massa muscolare, tipica del paziente oncologico, cerca di ridurre l’acidosi, lo stress ossidativo e l’infiammazione, che favoriscono la malattia. Si parla da molti anni del fatto che la cellula tumorale si nutra di zucchero e ami un ambiente acido. Pertanto, si dovrebbero evitare gli zuccheri semplici e complessi (zucchero, pane, pasta, pizza), e preferire una dieta pesco-ovo-vegetariana. Certamente il paziente oncologico deve essere seguito da un nutrizionista per monitorare lo stato nutrizionale durante la malattia”.
Negli ultimi anni si registra un aumento di patologie legate all'apparato gastrointestinale, come ulcere, reflusso, coliti, diverticoliti, morbo di Crohn, infiammazioni varie… c'è un legame con le abitudini alimentari sbagliate e quali possono essere i cibi da evitare e quelli da consumare per "risistemare" le cose?
“Anche queste malattie hanno molte cause. A mio avviso la causa principale è lo stress, poi l’infiammazione cronica, lo squilibrio del sistema immunitario e dei microrganismi intestinali (microbiota).
L’alimentazione gioca certamente un ruolo in ognuna delle suddette alterazioni: deficit di nutrienti, introduzione di sostanze infiammatorie e tossiche, eccesso di stimolanti sul sistema nervoso vegetativo, interferenti endocrini. Anche i farmaci spesso turbano il sottile equilibrio intestinale. La dieta, inoltre, di per sé modifica il microbiota ed è responsabile delle sue alterazioni (disbiosi). Quindi, a seconda del problema gastrointestinale si dovrà studiare anche il sistema immunitario, le condizioni di stress e il microbiota intestinale. In base a questi esami si potrà personalizzare la terapia e la dieta. Consigli generici servono a poco in corso di malattie importanti”.
Quando ci accorgiamo di aver mangiato "male" per un certo periodo, cosa potremmo assumere a livello fitoterapico o omotossicologico per ridurre il rischio di insorgenza di problematiche di salute imminenti?
“Prima di tutto dovremmo cambiare alimentazione aumentando la quota di verdure, ridurre la quota di carboidrati e grassi animali, bere molto di più. Poi, possiamo utilizzare drenanti della funzione epatica come il cardo mariano e il tarassaco. Per gestire l’abuso alimentare si utilizza molto sia in omeopatia che in omotossicologia la Nux Vomica. L’omotossicologia offre numerosi composti con azione drenante e detossificante. Non dimentichiamo di riprendere gradualmente un’attività fisica per riattivare il metabolismo”.
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