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È uscito in tutte le librerie e negli store digitali “Altrove e ritorno – il racconto di una rinascita” di Salvatore Casaburi edito da Intrecci.
Il 30 marzo 2014 Salvatore viene ricoverato in codice rosso al Monaldi di Napoli per una dissezione aortica. L’unica speranza di sopravvivenza è l’intervento, ma in quelle condizioni le probabilità di riuscire a superarlo sono davvero poche. Lascia il suo corpo nelle mani dei medici mentre la coscienza, l’anima, chiamatela come volete, si trova al cospetto della Madre. La Madre di tutti che, con un sorriso rassicurante, lo spinge verso il suo nuovo cammino. Un’accecante luce bianca lo avvolge e lo trasporta in posti magnifici, apparentemente deserti. “Immaginate che qualcuno vi metta le mani sul petto e vi spinga con forza. Che voi non opponiate resistenza e, come in una scena al rallentatore, cadiate in una vasca colma d’acqua”, ricorda oggi l’autore. “Ecco, fu come un tuffo in una vasca. Un tuffo di schiena con l’acqua che mi risucchiava”. Dopo venti lunghissimi giorni in terapia intensiva, Salvatore finalmente si sveglia, ed entra nel reparto di degenza cardiochirurgica, riacquistando velocemente le abilità neurologiche e la piena autonomia motoria. Salvatore Casaburi è nato a Frattamaggiore (Napoli) nel 1971. Oggi vive a Treviso. È un formatore e lavora nella scuola. Appassionato di interpretazione dei sogni, questo è il suo primo romanzo.
Come nasce l’idea di questo libro?
“Sono stati i medici, dopo aver sentito i miei racconti, ad incitarmi a scrivere”.
È stato semplice mettere nero su bianco le “sensazioni” di quei giorni in ospedale?
“È stato molto complesso. I ricordi erano nitidi appena mi sono svegliato. Avrei potuto scrivere tutto in poco tempo. Invece ci ho messo un anno. Mi sedevo al pc e scrivevo solo quando riuscivo a rivivere le stesse emozioni e i sentimenti di cui volevo par- lare. Le sensazioni non sempre si allineavano al ricordo”. manifestarsi”.
Tre motivi per leggere questo libro?
“Perché trasmette coraggio, forza e fiducia. Tre elementi fondamentali per rialzarsi quando la vita ci mette davanti ad una situazione difficile. Ho scritto questo libro proprio per testimoniare la mia storia, l'esistenza di un "altrove", e per dare speranza a chi subisce interventi e si ammala. A queste persone voglio far sapere che si può guarire completamente. Io ne sono l’esempio”.
Chi è oggi Salvatore Casaburi?
“Un uomo più concreto. Non immune a delusioni e dolori, ma più rapido nel trovare la soluzione giusta ai problemi e tornare sereno. Ho capito che la vita è un regalo fatto di tante cose belle. E dobbiamo godercele tutte il più possibile”.
Un sogno nel cassetto?
“Continuare a scrivere. La scrittura mi fa sentire vero”.
Veniamo al tuo romanzo, in cui ritroviamo Londra, seppure di fine Ottocento e in bilico tra luci e ombre, tra progresso economico e arretratezza dei diritti sociali. Da dove hai tratto ispirazione per la stesura e quali immagini trattieni dal corso della tua vita? In altre parole, quali affiorano nella tua scrittura?
“Ho scritto buona parte del romanzo mentre studiavo all’università. All’epoca tendevo ad uscire prevalentemente dopo cena e rimanevo in giro con amici e amiche fino a molto tardi. L’amore per la notte, i suoi luoghi e i suoi abitanti traspare nel romanzo, dove la gran parte delle vicende si svolge proprio al calar del sole quando ci si sente un po’ più liberi”.
Per scrivere una Crime Story come hai fatto tu, quali elementi narrativi e turning points trovi fondamentali?
“Il segreto credo sia riuscire a mettere su carta personaggi profondi. I protagonisti de “I Signori di Whitechapel” sono per lo più criminali e assassini, ma tutti hanno un lato che li rende umani, anche se in alcuni casi, questo lato, è molto ben nascosto. Una volta che si hanno a disposizione personaggi ben costruiti e strutturati, saranno loro a muoversi, quasi autonomamente”. Nel tuo libro si parla anche di Amore… perché?
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“Nel romanzo si esplorano i meandri tetri di Londra, e anche dell’animo umano. Paura, Ingordigia, egoismo, crudeltà, violenza e avidità muovono i protagonisti del romanzo. Di fronte a tanta oscurità mi sembrava giusto introdurre uno spiraglio di luce. L’amore che si incontra nei vicoli di Whitechapel è concreto, passionale, carnale, e tuttavia sa concedersi anche rari momenti di gentilezza, rapimento ed estasi”.
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Hai dichiarato: “Scrivi per evadere dalla routine”. Vorresti cimentarti anche in altri generi letterari?
“Assolutamente, voglio ancora evadere dalla routine. Ci sono tante terre da esplorare, persone da conoscere e avventure da vivere. Scrivere è uno dei modi per immergermi in scenari di difficile accesso nella vita reale, e in molti casi, aggiungerei per fortuna”.
In chiusura, quali libri ci sono attualmente sul tuo comodino?
“Al momento sul mio comodino ho alcuni saggi storici sulla guerra civile americana, dove mi piacerebbe ambientare il prossimo romanzo”.
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Questa è la storia di una scrittrice speciale, una storia straordinaria di una persona dotata di talento nella scrittura nonostante una cecità che l'attanaglia da quando era adolescente. La sua storia l'ha rappresentata in un romanzo autobiografico intitolato “Amare l'invisibile”.
Quando ha capito di voler fare la scrittrice?
“Ho sempre amato scrivere fin dai tempi della scuola, poi la vita e la retinite mi hanno portato altrove. Ma, come succede talvolta, il treno dei desideri è passato di nuovo e nel 2015 ho vinto il concorso del Laboratorio RAI ERI di scrittura creativa. Ho frequentato tutti i corsi della scuola Genius fino ad arrivare a 'Come scrivere un romanzo'. Qui ho capito di non essere giunta all’arrivo ma a una nuova partenza, un viaggio che non potevo più rimandare”.
Psicoterapeuta, scrittrice e anche attrice. Come è riuscita a gestire tutte queste attività?
“La mia storia è costellata dall’alternanza tra momenti di perdita e di rinascita. Dopo le prime avvisaglie della cecità ho avuto paura e sono scappata, dal liceo, dagli amici. Ma succede che la vita mi distrae, mi butta un’esca e io abbocco, riemergo, golosa d’aria e di luce. Ho ripreso gli studi, Laurea in Psicologia e specializzazione in Psicoterapia. Nel frattempo lavoravo presso la Regione Lazio nell’Assessorato Servizi Sociali e nel Laboratorio psicanalitico andranno in onda a livello nazionale”. doti artistiche, è in cerca di un’occasione giusta. I treni alle volte passano una sola volta nella vita, io aiuto a far sì che la persona sia alla fermata giusta nel momento giusto”.
San Lorenzo di Roma. Ho rivestito cariche nell’U.I.CI. fino al 2007. Dal 2008 al 2015 ho partecipato come attrice al laboratorio integrato Tearca con spettacoli nei teatri Argentina, Vascello, Colosseo. Poi l’amore per la scrittura si è ripresentata ed eccomi qui”.
Il 25 novembre è uscito il libro “Amare l'invisibile” edito da Bertoni editore. Ci parli del suo romanzo autobiografico.
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“'Amare l’invisibile' è un romanzo di formazione, il lento e doloroso adattamento al mondo che scompare, 'una goccia di cecità al giorno'. Paola si sente esplodere. E’ un eruzione di quel 'veleno che mi brucia dentro', rancore verso i genitori, cugini carnali, che le hanno trasmesso la malattia e invidia per i fratelli graziati dalla punizione. Ma sente pure che questo incatena tutte e due, la madre per il senso di colpa, lei per il bisogno di amore esclusivo. E’ anche una saga familiare. Per trovare lo slancio e la forza di andare avanti, la protagonista fa un passo indietro, come il matador che deve combattere il toro. Si affida al ricordo dei nonni, contadini abruzzesi che avevano affrontato il terremoto e la miseria e ai genitori nel resistere e contrastare la violenza della guerra. E’ la storia di una bambina che diventa donna. E’ sempre alla ricerca di amore. Lo trova nel ragazzo della porta accanto, lo sposa. Nasce un figlio. Mentre forme e colori sfumano, cerca nel suo ristretto campo visivo quell’ultimo spicchio di luce per vedere e rivedere il volto di Andrea.
Vuole imprimerlo nella mente per poi riaccenderlo nella memoria, sempre”.
Già consigliere provinciale e regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. Inoltre, è vicepresidente per il Lazio dell'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità. Quando ha cominciato ad avere problemi con la vista?
“Avevo quattro anni. Mia madre da tempo insisteva per una visita oculistica perché avvicinavo troppo gli oggetti agli occhi. Dall’esame del fondo oculare si erano rilevati i primi segni di una retinite pigmentosa degenerativa. Il dottore mi fa accomodare. Tra noi c’è la macchina che legge gli occhi. Lui mi fissa con la faccia seria come mamma e papà in autostrada quando vedono quei cartelli che dicono 'attenzione, pericolo di frane!'. I miei genitori non me ne hanno mai parlato, come un tabù. Ma io ho sempre percepito un’atmosfera di allarme. A cena nessuno parla. Mamma mi guarda, ma non come prima. Ha un’ombra negli occhi. A sedici anni ho visto la prima macchia opaca al centro. Dovevo guardare intorno per vedere quello che avevo davanti. Ho voluto sapere”.
Ha partecipato come attrice al laboratorio teatrale integrato Tearca, con spettacoli nei teatri Argentina, Vascello e Colosseo. Inoltre, Pupi Avati, l'ha scelta nel film “Il cuore grande delle ragazze”. Ci parli della sua esperienza come attrice.
“Nei primi anni 2000 l’U.I.CI sponsorizza il laboratorio integrato 'Tearca per aspiranti attori'. Mi propongo, vengo ammessa. Mentre imparo il copione, sento che non sono io che vado incontro al personaggio ma è lui che mi entra dentro. Nella donna al telefono ne 'La voce umana' di Cocteau recito due parti. Quella quando parlo disperata Camminando su e giù per la stanza e quella in cui ascolto la voce dell’uomo amato che sta per sposare un’altra donna. Il viso cambia continuamente ad ogni parola che non si sente, ma si vede sul mio viso. In 'Condominio occidentale' sono una donna marocchina. Nadine è all’inizio un personaggio che sembra semplice e infantile ma cambia in un crescendo emotivo fino ad urlare il suo dramma. Pupi Avati mi ha affidato un piccolo ruolo nel 'Il cuore grande delle ragazze' ma sono stata io che l’ho scelto per la sua sensibilità. Ha dato il personaggio di una cieca a un’attrice non vedente”.
Progetti futuri?
“Nella scrittura del romanzo, la narrazione si è popolata di storie e personaggi, alcuni veri, altri creati durante il cammino. Ho dovuto arrivare ad un finale che desse un senso a tutto il romanzo. Altri personaggi sono rimasti in attesa di vivere nella pagina scritta. Ma questa sarà un'altra storia, un’altra avventura. Per innamorarmi ancora della vita”.
Da chi è composto questo super gruppo?
“Per quanto riguarda le ex ragazze di 'Non è la Rai', ci sono: Ilaria Galassi, Letizia Boupkouele, Patrizia Abbadi, Maria Monsè, Angela Di Cosimo ed Arianna Becchetti. Mentre quelle di 'Domenica In' sono: Alessia Strina, che tra l'altro è la co-conduttrice insieme a me, Anna Zegarelli, Daniela Terreri (attrice famosa), Paola Barzi, Giulia Bocci, Veronica Bartoli e Mariamichela Ariano Della Robbia”.
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In cosa consiste il programma?
“E' una sorta di show e di intrattenimento in cui cantiamo e balliamo allo scopo di divertirci e far divertire con canzoni che possono essere attuali o i cult delle due trasmissioni storiche. Una bella rappresentanza insomma di tante donne messe insieme con il garbo e l'eleganza di persone ormai adulte e complici. Attualmente stiamo provando per i live e anche io canterò in duetto le mie canzoni”.
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Chi ha creduto in questo progetto?
“Colgo l'occasione per ringraziare in modo speciale Alessio Primavesi con il progetto 'Affatto deluse' che è praticamente un progetto discografico con le canzoni dell'epoca interpretate dalle ragazze di ' Non è la Rai', uscito in cd. Ringraziamo anche le vocalist del famoso programma e la pagina ' Non è la Rai' cult, in quanto ci fornisce tutti i video di quegli anni. Poi vorrei citare la stretta collaborazione con la Compagnia Nuove Indye e Paolo Dossena. Salutiamo tutti i fans che hanno reso importanti trasmissioni e personaggi. Sono felice perché intravedo che stanno nascendo altre cose sulla base di questo progetto”.
Quali sono le tue aspettative future?
“Vorrei che questo progetto continui a lungo, però uno dei miei desideri è quello di lavorare con mie due compaesane e cioè Nancy Coppola, la super regina delle cantanti neomelodiche e la soubrette Elisa Fusco”.
Insomma, hai le idee chiarissime…
“Forse perché questo mondo lo conosco per davvero.
La mia carriera inizia come cantante, sono un grande fan di Elvis Presley e tutti pensano che il mio timbro di voce somigli molto al suo. La musica è sempre stata la mia passione, da piccolo ho iniziato a parlare… cantando. Gli eventi live erano una soddisfazione, il calore e gli applausi della gente mi riempivano il cuore. Ho continuato come fotomodello e attore, ma volevo di più... Sognavo di ricreare quel mondo dalle porte dorate che ormai era finito da anni”.
Eppure è un mondo con rischi e pericoli.
“Quello dello spettacolo è un mondo complicato, pieno di fregature, porte in faccia e squali pronti a distruggerti. Ma ci sono anche persone serie e professionali pronte a darti una mano senza chiedere nulla in cambio. Ricordo il mio primo evento importante come fosse ieri, invece sono passati quasi dieci anni. Eravamo a cena, circa trecento persone, personaggi vip ovunque. Tv, cinema, musica, moda, arte. Era il mio mondo, ho trattato tutti come amici e conoscenti, forse mi hanno apprezzato subito proprio per questo”.
Che rapporto hai con i social?
“Uso quelli più comuni per condividere con le persone i momenti più importanti della mia vita. Ma esiste anche un ambito professionale, ovvero pubblicizzare la mia immagine e far crescere i personaggi iscritti alla mia agenzia. Avendo molti followers collaboro spesso con brand, tatuatori, stilisti e parrucchieri per partnership pubblicitarie. Del resto amo stare sotto i riflettori”.
Cosa deve trasmettere la tua immagine a chi la incrocia sul web?
“Mi sono sempre mostrato alla gente per come sono davvero: Sfrontato, schietto e sicuro di me. Amo il fatto di piacere alla gente, ispiro fiducia e nel mio settore questa è una cosa importantissima. Detto questo, non sopporto chi giudica un libro soltanto dalla copertina”.
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Che piani hai da realizzare?
“Con la mia agenzia abbiamo in programma diversi eventi e tante collaborazioni. Tra dieci anni mi vedo nel pieno del successo”.
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