POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO 27 NOVEMBRE Ore 10.30 - 12.30
CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
14.00 - 18.30 Coordinano
Michela Maggi Marcello Bozzi
Comitato Scientifico Gutenberg Segretario ANDROSAN, Esperto Agenas
Esposizione degli elaborati provenienti dalle Regioni: Lazio, Sardegna, Umbria, Sicilia, Campania, Marche, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Calabria
28 NOVEMBRE Ore 15.00 - 17.00
CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
Coordinano
Giuseppe Noto Marcello Bozzi
DS ASL Cuneo 1 Segretario ANDROSAN, Esperto Agenas
Esposizione degli elaborati provenienti dalle Regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Abruzzo, Molise
29 NOVEMBRE Ore 9.30 - 12.30 Coordinano
CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
Michela Maggi
Giuseppe Noto
Comitato Scientifico Gutenberg DS ASL Cuneo 1
Esposizione degli elaborati provenienti dalle Regioni: Emilia-Romagna, Toscana, Repubblica di San Marino
1
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO 27 NOVEMBRE
LAZIO - Semplicità ed efficacia: un progetto lean per ridurre i magazzini - “Nessun dolore” Una analisi sulla terapia antidolorifica - Ancora tu? Strategie di un risk manager in cerca di adesione - Eppur mi sono scordato di te.... Come ho fatto, no so? Una analisi sulle missed care
Giuseppina Mancuso [altri autori]
- La Legge n. 24 dell’8 marzo 2017 (cd. legge “Gelli-Bianco”), Conoscenze in merito dei nostri iscritti
Domenica Brosio [altri autori]
- La frattura di femore nell’ultra-sessantacinquenne “epicrisi” per individuare modelli organizzativi intraospedalieri efficaci
Sara Tedeschi [altri autori]
- “Prevenzione del rischio caduta in un centro riabilitativo: Applicazione di un modello di Failure Mode and Effect Analysis al percorso clinico-assistenziale del paziente ambulatoriale”
Francesco Bartolozzi [altri autori]
Marco Tanini [altri autori] Stefania Stefani [altri autori] Angela Bica [altri autori]
- La scala HoNOS come strumento di valutazione del rischio in un SPDC di un Presidio Ospedaliero ASL Roma 1
Stefania Greghini [altri autori]
- Realizzazione di un Sistema Informativo Aziendale (SIA) per l’acquisizione dei dati nella Unità di Degenza Infermieristica (UDI) nella ASL Roma 1
Stefania Greghini [altri autori]
- Violenza sugli operatori sanitari: il fenomeno presso l’AOU Sant’Andrea di Roma
Stefano D’Errico [altri autori]
- Rischio correlato alla non rintracciabilità dei Dispositivi Medici importati: attività di monitoraggio presso l’Aeroporto di Fiumicino
Filippo Rumi [altri autori]
- La cartella clinica come strumento di difendibilità medico-legale: applicabilità di un indicatore della performance compilativa
Stefano D’Errico [altri autori]
- A Mini-HTA Report on products and services for ostomy and incontinencet - Le prescrizioni del Regolamento (UE) 2017/745 per la riduzione del rischio dovuto alla mancanza di rintracciabilità dei Dispositivi Medici
Sergio Sbrenni [altri autori]
- PDTA Paziente con Piede Diabetico - PDTA emorragie digestive tratto superiore apparato digerente - PTDA carcinoma della mammella - PDTA Sclerosi Sistemica - Governo della Cronicità- Progetto +VITA
Maria Rosaria Nardone [altri autori]
Davide Della Lena [altri autori]
- Applicazione dell’FMEA alla procedura dialitica
Fausta Micheletta [altri autori]
- Il rischio infettivo collegato all’ambiente
Sergio Sbrenni [altri autori]
Eleonora Bruno [altri autori]
Maura Salvatelli [altri autori]
SARDEGNA
Fabio Di Cesare [altri autori] Immacolata Prevete [altri autori]
- 5 Anni di Incident Reporting in Ematologia e Centro Trapianti di Cellule Staminali Emopoietiche
Susanna Busco [altri autori]
- Scheda operativa precauzioni standar- scheda operativa precauzioni aggiuntive
Roberto Masiero [altri autori]
- Imparare dagli errori per prendersi cura della persona: Cure Sicure
Serenella Savini [altri autori]
- Conoscere le Missed Care per garantire la sicurezza dei pazienti
Serenella Savini [altri autori]
- Risk Management/Qualità: due modelli integrati. L’esperienza della Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma
Barbara Passini [altri autori]
- Analisi proattiva del percorso del paziente in Pronto Soccorso nel Policlinico Tor Vergata di Roma
Barbara Passini [altri autori]
- Prevenzione e gestione della violenza contro gli operatori in sanità secondo modelli organizzativi sistemici: integrazione tra il Sistema Risk Management in Sanità e il Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro
Barbara Passini [altri autori]
- La Raccomandazione Ministeriale n°7, l’aderenza al percorso di terapia farmacologica del personale Infermieristico del Dipartimento di Emergenza ed Accettazione del Policlinico Tor Vergata di Roma
- Analisi descrittiva degli eventi evitati segnalati nel triennio 20162018 in un ospedale pediatrico universitario italiano
UMBRIA
Alba Piras [altri autori]
- Caratteristiche dell’abitudine al fumo tra gli operatori sanitari di un’Azienda Ospedaliera del Centro Italia - risultati preliminari
Luisella Pieri [altri autori]
- Progetto ospedale senza dolorepersistono resistenze nella gestione del dolore?
Luisella Pieri [altri autori]
SICILIA - Igiene delle mani: strategie organizzative per rendere stabile nel tempo il cambiamento
Angelica Carnevale [altri autori]
2
Anna Colombo [altri autori]
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO 27 NOVEMBRE
CAMPANIA - Governance e rischio clinico nella realtà penitenziaria. Considerazioni su una casistica peritale
Geppina Ranaldo [altri autori]
- Grave patologia: primo inquadramento dei dati ultradecennali raccolti presso il Distretto Sanitario BN1 - ASL BN
Geppina Ranaldo [altri autori]
- Antibiotico resistenza e appropriatezza prescrittiva. Empowerment dei Cittadini e dei Medici di Assistenza Primaria
Ada Giuliano [altri autori]
- Mission assistenziale e work in progress: malattie rare e neoplasie polmonari - Valorizzazione delle risorse umane per l’umanizzazione dell’assistenza - Sviluppo di un modello organizzativo integrato e informatizzato per la qualita’ e la sicurezza delle cure e la re-ingegnerizzazione dei processi/percorsi core dell’ospedale Evangelico Betania - Valutazione del rischio di infezione da M. chimaera in pazienti operati in cardiochirurgia presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli Monaldi - Indagine sull’alfabetizzazione sanitaria in Campania
MARCHE
- Valutazione del rischio nella dimissione ospedaliera del paziente anziano: la predittività del Blaylock Risk Assessment Screening (BRASS) nella degenza ospedaliera
Adelaide Sabella [altri autori] Maria Anna Stingone [altri autori] Saverio Ungheri [altri autori] Sara Schiavone [altri autori]
Thalassa Vona [altri autori]
- Sorveglianza delle infezioni del sito chirurgico e monitoraggio dell’appropriatezza della profilassi antibiotica perioperatoria. L’esperienza dell’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord
Thalassa Vona [altri autori]
- CO.GE.RI: Comitato Gestione del Rischio. L’esperienza dell’Azienda Ospedaliera Marche Nord
Thalassa Vona [altri autori]
- Prevenzione Needle Stick Injuries (NSI) in emodialisi: studio trasversale per la valutazione qualitativa del dispositivo medico ago fistola nel servizio dialisi dell’azeinda ospedaliero- universitaria “Ospedali Riuniti” di Ancona
Carla Lucertini [altri autori]
Roberta Ganzetti [altri autori]
- Il paziente cronico complesso nel setting per acuti: ricoveri e dimissioni presso l’Istituto Nazionale di Ricovero e Cura Anziani INRCA di Ancona
Luca Formenti [altri autori]
- Gestione delle I.C.A. attraverso i dati di prevalenza: l’esperienza del P.O. Bonomo di Andria
Pierangela Nardella [altri autori]
- La donazione dei Tessuti Corneali nel Presidio Ospedaliero “Bonomo” di Andria: il ruolo della Direzione Medica di Presidio
Pierangela Nardella [altri autori]
- Il Safety Walk Round nelle centrali di sterilizzazione e nei blocchi operatori, quale metodo per l’implementazione delle misure di prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’attività diagnosticochirurgica
Valter De Nitto [altri autori]
- Aderenza ai trattamenti e reazioni avverse ai farmaci: un problema di genere
Cataldo Procacci [altri autori]
- Alterazioni del cavo orale e qualità’ della vita nel paziente sclerodermico. Aspetti clinici. Capillaroscopici e condizionamenti psicologici
Anna Antonacci [altri autori] Marzia Recchia [altri autori]
- Violenza a danno degli operatori sanitari: analisi attraverso lo strumento HFMECA in un’Azienda Ospedaliero Universitaria del Friuli Venezia Giulia
Fabrizio Bellomo [altri autori]
- Qualità ed efficacia nel sistema di valutazione delle performance sanitarie all’interno dell’IMFR “Gervasutta” dal punto di vista della leadership
Fabrizio Bellomo [altri autori]
- La gestione della complessità del processo di trasfusione del sangue: l’esperienza dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine - Monitorare, Pianificare, Semplificare in Day Surgery (DS)
3
Francesco Germini [altri autori]
Pierangela Nardella [altri autori]
FRIULI-VENEZIA GIULIA
Elisa Ponzio [altri autori]
Nicola Armenise [altri autori]
- La gestione delle liste d’attesa: l’esperienza della ASL BT
- Tecniche di imaging per la valutazione delle stenosi coronariche: angiografia quantitativa vs ecografia intravascolare
Giovanni Amagliani [altri autori]
- Realizzazione di un supporto decisionale on-line per la corretta gestione delle forme farmaceutiche orali nella terapia di pazienti con disfagia
- Stress negli operatori socio-sanitari: studio delle caratteristiche sociodemografiche e professional
- Progetto di riorganizzazione dell’ assistenza sanitaria penitenziaria ASL Bari
Gennaro Mazzarella [altri autori]
- Dall’inserimento alla rimozione, la tracciabilità della gestione delle vie venose: un progetto di audit clinico
- Gestione multidisciplinare del paziente disfagico nel POU AV5 Asur Marche
PUGLIA
Marco Poletto [altri autori]
Roberto Prandi [altri autori]
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO 27 NOVEMBRE
LIGURIA - Coinvolgere per monitorare: l’applicazione delle raccomandazioni ministeriali per la sicurezza delle cure
Sara Giacobbe [altri autori]
- Safety Walk Round (SWR): Risk manager, SPP, DMPO, DPO e professioni sanitarie insieme per la sicurezza
Sara Giacobbe [altri autori]
- L’Ambulatorio della Gravidanza a Basso Rischio Ostetrico Rete integrata Territorio-Ospedale-Territorio
Maria De Martini [altri autori]
- Analisi della documentazione sanitaria in ambito di risk management: Sviluppo di un sistema informatizzato basato sugli outcome del processo di cura - Il processo del consenso informato nell’ospedale policlinico San Martino
CALABRIA - FMEA del percorso del campione cito-istologico e sviluppo di un sistema di gestione dei referti patologici nella cartella clinica informatizzata
Roberto Calcagno [altri autori]
Nidia Sofia Diaz Gaitan [altri autori]
Fausta Micheletta [altri autori]
4
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PIEMONTE - Migliorare l’outcome attraverso il PBM nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica maggiore: esperienza dell’ASL AT
Anna Mesto [altri autori]
- La continuità assistenziale Ospedale - Territorio nella ASL Città di Torinot
Franco Cirio [altri autori]
- Innovazione terapeutica al servizio del cittadino nel ambito della malattia tromboembolica venosa
Laura Maria Cavagna [altri autori]
- Esperienza di applicazione della legge 219/2017 su informazione e consenso
Federica Gallo [altri autori]
- La ricerca biomedica italiana in Horizon2020: un’aurea mediocritas?
Federica Gallo [altri autori]
LOMBARDIA
Gianmarco Troiano [altri autori]
- L’attività di sorveglianza di ATS Val Padana nella ristorazione scolastica
Gianmarco Troiano [altri autori]
- Interruzioni nella preparazione e somministrazione della terapia: uno studio sperimentale
Maria Caterina Operti [altri autori]
- Verso un modello attuativo nella gestione della patologia cronica. L’ esperienza dell’ ASL Cuneo 1 per la valutazione ex ante sul carico di malattia
- La gestione del sistema di allerta per alimenti e mangimi di ATA Val Padana
VENETO - Incident Reporting nell’Azienda Ospedaliera di Padova: analisi delle segnalazioni, anni 2015-2019
Silvia Navino [altri autori]
Matteo Michielon [altri autori]
- La cultura della sicurezza nell’Azienda Ospedaliera di Padova: Rilevazione e Strategie
Cristian Girotto [altri autori]
- Il Servizio Trasporti Centralizzato Interno (STCI): un modello di patient safety management
Domenico Montemurro [altri autori] Carmen Bertone [altri autori]
Federica Pezzetti [altri autori]
- Mi alleno per non cadere. Ruolo dell’informazione dell’allenamento nella gestione delle cadute. Strategie di prevenzione in ambito di degenza ospedaliera
Giorgia Simonetti [altri autori]
- Quando i “conti” tornano. Corso teorico- pratico di re-training delle abilità di calcolo matematico in ambito pediatrico
Elisabetta Allegrini [altri autori]
- Studio osservazionale, prospettico sulle complicanze e tollerabilita’ del picc (peripherally inserted central catheter) nei pazienti neurooncologici - Riorganizzazione di un piccolo presidio ospedaliero lombardo - Integrato con il progetto dell’Ospedale Unico Busto Arsizio-Gallarate
Eugenio Porfido [altri autori]
- Strategie di resilienza in pronto soccorso: revisione di letteratura
Federica Olivazzi [altri autori]
- Istituzione di un polo di outpatient surgery presso l’ospedale di Cremona
- Il progetto AMICO: Introduzione dell’Audit per prevenire il rischio nella gestione delle Malattie Infettive in COllettività scolastiche
Carmen Tereanu [altri autori]
- Pragmaticità nelle diverse e sinergiche metodologie per la generazione di valore in sanità
Camilla Taglietti [altri autori]
- Sepsi in Pronto Soccorso: il modello di gestione della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo–Pavia. Un’esperienza di cinque anni
Alba Muzzi [altri autori]
- Efficacia e sicurezza dell’uso della terapia marziale per via endovenosa nel trattamento dell’anemia sideropenica del secondo e terzo trimestre di gravidanza
Alba Muzzi [altri autori]
- Traceability Evolution in Data Driven Integration (TEDDI)
ABRUZZO
Gabriele Savioli [altri autori]
- Analisi della diversa distribuzione di flussi dei pazienti acceduti per causa infettiva ad un pronto soccorso organizzato per aree di intensità dal triage al termine del processo: confronto tra la bassa e la media intensità di cure
Gabriele Savioli [altri autori]
Valentina Videlei [altri autori]
- Prevenzione e gestione delle cadute in ospedale: utilizzo di una checklist ambientale per l’analisi dei fattori estrinseci contribuentiT
Maria Benedetta Di Sciascio [altri autori]
MOLISE - Equità ed accessibilità alle cure: un robot per abbattere le barriere
Francesca De Giorgi [altri autori]
- Cause infettive di accesso in pronto soccorso. Analisi globale degli indici di performance di triage e di sistema in un pronto soccorso organizzato per aree di intensità di cure
- Check-list in sala parto: strumento di prevenzione del rischio clinico
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Paola Sabatini [altri autori]
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO 29 NOVEMBRE
EMILIA-ROMAGNA - Monitoraggio del rischio perinatale: le carte di controllo come strumento per il governo clinico - 118 Bologna - Dalla percezione dei rischi alla metodologia della valutazione del rischio integrato
Elisa Ponti [altri autori]
- La prevenzione delle mucositi del cavo orale: un percorso educativo al paziente
Marilena Pradal [altri autori]
Andrea Franceschini [altri autori]
- L’ergonomia come requisito essenziale durante il processo di sviluppo di un dispositivo medico
Mattia Pistolesi [altri autori]
- Patient engagement for safety in surgery: promuovere il coinvolgimento dei pazienti per migliorare la sicurezza in chirurgia
Patrizio Di Denia [altri autori]
-La gestione del rischio nei trasporti secondari inter-ospedalieri dell’Azienda USL di Piacenza
Evelina Cattadori [altri autori]
- Applicazione della teleriabilitazione in logopedia
Michela Benvenuti [altri autori]
- Analisi del rischio della difficoltà di deglutizione e adattamento della ristorazione ospedaliera all’utenza disfagica
Michela Benvenuti [altri autori]
TOSCANA - L’applicazione della tecnica d’analisi FMECA al trattamento radioterapico della prostata
Andrea Lastrucci [altri autori]
- La psicoterapia nei pazienti trapiantati: problematiche psicologiche ed aderenza al follow up
Marco Tanini [altri autori]
- La qualità della vita dei pazienti trapiantati: indagine sulla percezione infermieristica, dati preliminari
Marco Tanini [altri autori]
- La presa in carico del paziente trapiantato diminuisce il rischio di perdita di organo?
Marco Tanini [altri autori]
- La psicoterapia favorisce l’aderenza al percorso diagnostico-terapeutico post-trapianto di fegato. Un caso clinico
Marco Tanini [altri autori]
- Le campagne di sensibilizzazione alla donazione di CSE per il trattamento delle malattie rare: indagine sulla percezione del personale infermieristico; dati preliminari
Marco Tanini [altri autori]
- Un’appropriata dose di esercizio fisico regolare e controllato è in grado di apportare significativi miglioramenti nella condizione di vita e di salute di soggetti trapiantati d’organo, agendo in modo positivo sui fattori di rischio associati alla fase post trapianto
Marco Petranelli [altri autori]
- LEAN Team aziendale: una delibera in sanità pubblica tutta da copiare!
REPUBBLICA DI SAN MARINO
- Esempio di analisi integrata dei rischi per la sicurezza del paziente e dei dati personali su un processo ospedaliero: il pre-ricovero
Maria Chiara Dell’Amico [altri autori]
- Indicatori di esito applicati al Percorso Stroke. Un metodo per costruire appropriatezza
Stefano Dami [altri autori]
-Le microsimulazioni in situ come strumento di risk-management nelle emergenze: esperienze presso le Cure Primarie
Lucia La Rosa [altri autori]
- Ubicare: piattaforma integrata per il monitoraggio continuo del paziente
Elisa Guidotti [altri autori]
- Progettare un crocevia: la vaccinazione dell’operatore sanitario nell’Azienda USL Toscana Nord Ovest
Serena Giorgi [altri autori]
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Francesca Masi [altri autori]
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Semplicità ed efficacia: un progetto lean per ridurre i magazzini
Mancuso G, Bartolozzi F, Marigliano V, Fattouch J, Laudani G, Tedeschi S (e tutto il reparto 3C – Medicina e Oncologia) Casa di Cura Villa Margherita, Roma
4 1
Background Da qualche anno nella nostra azienda abbiamo sposato l’ideologia “lean” basata sulla riduzione degli sprechi. Sappiamo bene che lo spreco comprende moltissima aree nel campo sanitario, ma stavolta ci siamo soffermati sull’impatto che hanno le nostre prosperose giacenze di magazzino nel rispetto del pensiero snello. 3
2
Materiali e Metodi Per raggiungere il nostro obiettivo di riduzione scorte minime dei farmaci presenti in reparto, in collaborazione con il deposito farmaci e con i medici abbiamo stilato una griglia di scorte minime basandoci sulle ipotetiche dosi di attacco delle terapie più utilizzate. Successivamente è stata creata una scheda riassuntiva dei farmaci in uso per i pazienti ricoverati in modo da facilitare la conta e la corretta compilazione della richiesta di approvvigionamento farmaci per il giorno stabilito. Un bollino di colore Blu sulle confezioni dei farmaci rappresenta la scatola chiusa e ci permette di velocizzare la conta in vista della RDA, un elastico lega insieme le scatole che rappresentano la giacenza base.
Risultati
Dopo quasi un anno dall’attuazione del progetto abbiamo: • Ridotto notevolmente le scorte di reparto (esempio: zyvoxid prima 8 flac euro 892, ora 2 flac euro 223= risparmio effettivo stimato 669 euro) • Reso più ordinati gli armadi • Gestito meglio le scadenze dei farmaci (controllo mensile più semplice) • Stabilito che le richieste di approvvigionamento sarebbero state solo 3 volte a settimana e non ogni giorno. • Spostamenti limitati del personale per arrivare fino al deposito farmaci (le ausiliarie si spostano per il rifornimento, salvo urgenze, 3 volte a settimana) • Risparmio di tempo per la pulizia degli armadi pari a 20 minuti • Ridotto il tempo totale per sistemare la farmacia, 40’ 3 giorni a settimana; per un totale di 120’ • Inventario più rapido • “Ricircolo” di farmaci stanziati in un determinato reparto (perché inutilizzati) presso altre unità operative che necessitano di scorta minima per quel farmaco. 5
Conclusioni
Nonostante i risultati ottenuti, il progetto presenta delle difficoltà che stiamo cercando di arginare: il personale addetto al ritiro della farmacia ha riscontrato un aumento notevole del carico fisico da trasferire dal deposito farmaci al reparto; il problema è legato all’ubicazione del nostro deposito che si trova scollegato dai reparti di degenza. L’idea è di “trasferire” la farmacia altrove per facilitare l’accesso alle risorse dedicate e permettere loro di trasportare quanta più merce possibile in sicurezza e con maggiore facilità. D’altro canto, la visione “lean” ci ha permesso di raggiungere degli obiettivi per noi fondamentali. La riduzione delle scorte minime in ogni reparto garantisce una maggiore responsabilizzazione del personale, una riduzione notevole dei costi, una riduzione di farmaci scaduti ed una maggiore corrispondenza tra necessità reale e giacenza effettiva.
Bibliografia • Creed M et al. Using Lean Six Sigma to improved controlled drug process and release nursing time. J Nurs Care Qual 2019; 34: 236-241. • Bianciardi C, et al. Lean thinking in sanità: da scelta strategica a modello operativo. Ed.Esculapio, 2014
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Casa di Cura Villa Margherita
f.bartolozzi@clinicavillamargherita.it
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“Nessun dolore” Una analisi sulla terapia antidolorifica 1
Background
Il controllo del dolore è un diritto fondamentale: leggi e Raccomandazioni (38/2010; 219/2017; raccomandazione n.7 per la sicurezza) danno strumenti agli operatori sanitari per garantire l’accesso alla terapia del dolore, assicurare rispetto della dignità e autonomia della persona. Vi è obbligo di documentare in cartella il dolore, la sua evoluzione, i farmaci e i relativi dosaggi, il risultato. All’interno della nostra azienda ci siamo chiesti: misuriamo il dolore su tutti i pazienti come prescrive la legge 38/2010? La terapia del dolore prescritta “al bisogno” ha le corrette indicazioni? C’è corrispondenza fra terapia somministrata e valutazione del dolore? 2
Materiali e Metodi
Sono stati selezionati i primi 250 ricoveri dell’anno 2019. Sono stati esclusi i pazienti minorenni e i ricoveri ostetrici. Sono rimasti 199. E’ stata ricercata la presenza di terapia antidolorifica al bisogno; se era prescritta in maniera corretta rispetto alle indicazioni del Ministero; se le somministrazioni erano in corrispondenza di una valutazione del dolore; se ci sono valutazioni del dolore oltre i limiti indicati senza corrispondente somministrazione. I dati sono stati analizzati con frequenze percentuali e test del χ2. Un valore di p<0.05 è stato considerato statisticamente significativo. .
3
Brosio D, Romanazzi M, Mastropietri G, Salieri B, Pennacchia I, Bartolozzi F Casa di Cura Villa Margherita, Roma
4
Risultati
Sono state in tutto analizzate 613 giornate di degenza. Il dolore era misurato almeno una volta in 559 (91,2%). La prescrizione della terapia antidolorifica era presente in 289 giornate (47,5%), in 189 casi (65,4%) era completa come richiesto dalle indicazioni ministeriali. Su 243 somministrazioni, solo in 62 (25,5%) casi questa corrispondeva alle indicazioni della prescrizione. Ci sono viceversa 23 casi (9,4%) di valutazioni del dolore superiore al limite di NRS indicato in prescrizione a cui non corrisponde nessuna somministrazione. I farmaci antidolorifici più prescritti sono stati paracetamolo e toradol. Non sono state riscontrate differenze (p>0,05) nella valutazione quotidiana del dolore. Vi sono differenze fra area di ricovero nella prescrizione corretta della terapia antidolorifica al bisogno. Vi è differenza nella presenza della valutazione del dolore in base alla giornata di degenza: in dimissione è meno presente (p<0,001).
5
Chirurgia Medicina e Oncologia Ginecologia
% di misurazione dolore 1 volta al giorno 90,4 95,6 92,3
terapia al bisogno prescritta correttamente 70,2 85,7 43,5
p value
n.s.
p<0,01
Conclusioni
La strada per la corretta gestione del dolore è ancora lunga: non sempre viene valutato il dolore, troppo spesso le prescrizioni non sono specifiche e non vi è corrispondenza fra somministrazione e reale valutazione del dolore. Bisogna creare continuità e collaborazione fra il personale infermieristico che raccoglie la valutazione e il personale medico che prescrive la terapia. La documentazione sanitaria deve diventare elemento di comunicazione e collaborazione e non mero strumento burocratico. A 9 anni di distanza dalla legge 38, il concetto di dolore come V parametro vitale non è ancora entrato nell’attività corrente. La domanda però è: abbiamo bisogno di una legge per comprendere che il dolore lede la dignità umana? % di misurazione dolore 1 volta al giorno Giorno di ingresso 93,8 Giornata intervento chirurgico 95,1 Prima giornata Post-operatoria 96,7 Giornata di dimissione 71,2 p value
p<0,01
Bibliografia
• Legge 38/2010 • Raccomandazione n.7 per la sicurezza dei pazienti, Ministero della Salute • Tompkins DA et al. Providing chronic pain management in the «fifth vital sign» era. Drug Alcohol Depend 2017; 173: s11s21
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Casa di Cura Villa Margherita
f.bartolozzi@clinicavillamargherita.it
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“Ancora tu?” Strategie di un Risk manager in cerca di adesione….
Tedeschi S, Mancuso G, Macari V, Bartolozzi F Casa di Cura Villa Margherita, Roma 4
1
3
Background Il mantenimento dell’adesione del personale alle procedure di prevenzione delle infezioni e di gestione del rischio clinico (igiene delle mani; corretta gestione degli accessi vascolari; corretta compilazione delle check list operatorie) è uno dei temi più frequentemente dibattuti, cruccio quotidiano dei Risk Manager e delle Direzioni Aziendali. Mantenere livelli sempre alti è la vera sfida da affrontare.
2
Materiali e Metodi Presso la Casa di Cura Villa Margherita, a partire dal giugno 2016 è stato istituito un gruppo multidisciplinare di miglioramento dedito al Rischio Clinico e Infettivo; iniziato un sistema aziendale di Incident Reporting; introdotta una verifica periodica dell’adesione all’igiene delle mani e altri indicatori per misurare trimestralmente qualità e sicurezza delle cure. Il gruppo ha anche il compito di individuare strumenti e azioni per tenere sempre alta l’adesione alle procedure di sicurezza.
Risultati
Nel corso dei tre anni il gruppo ha cercato di trovare progressivamente sempre nuove strategie per tenere viva l’attenzione del personale sulle tematiche di sicurezza del paziente, sulla segnalazione degli errori e sul miglioramento continuo. In particolare sono stati realizzati: - un forum di discussione sulla intranet in cui, previo consenso del segnalatore, riportare la scheda di incident reporting e raccogliere suggerimenti e commenti; - filmati amatoriali fatti dal personale disponibili sull’intranet sul tema dell’igiene delle mani o che simulavano alcune delle segnalazioni giunte per far vedere cosa era successo e come invece sarebbero dovute andare le cose per prevenire l’errore; - un premio alla migliore segnalazione di ogni mese (una colazione offerta dal Direttore Sanitario) scelto dal risk manager e un premio di fine anno per la migliore segnalazione votato da tutto il personale; - uno spazio dedicato al rischio clinico e al rischio infettivo ogni trimestre nell’ambito dell’iniziativa di formazione continua “Improvement Corner” che si tiene settimanalmente; - l’iniziativa “#villamargheritasenzafrontiere”, una uscita fuori porta periodica, nel corso della quale attraverso giochi, gimcane, mimi si ripercorrono le fasi principali delle procedure di sicurezza. - ricordare tramite i gruppi whatsApp di reparto periodicamente il link alla pagina intranet per le segnalazioni.
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Uno dei filmati amatoriali: una trasfusione sbagliata, senza corretta identificazione…
La premiazione della migliore segnalazione di I.R dell’anno
Le iniziative sull’igiene delle mani
9
Conclusioni
Uno dei ruoli principali di un gruppo di gestione del rischio clinico e infettivo è mantenere sempre alto il livello di attenzione del personale a queste tematiche. L’identificazione di strategie e modalità comunicative nuove è necessaria per garantire alti livelli di coinvolgimento e deve pertanto essere un obiettivo principali dei gruppi di lavoro sul rischio clinico e infettivo e del Risk Manager.
#villamargheritasenzafrontiere
Bibliografia
Il nostro team per il rischio clinico e infettivo
• WHO. Multiprofessional patient-safety curriculim guide. (2011) • Goldberg JL. Guideline implementation: Hand Hygiene. Aorn J 2017 Feb: 203-212 • Hemensat MP et al. Educational strategies to improve adherence to patient identification. Rev Gaucha Enf 2017 • Lucio Battisti. Ancora tu. Ed. Numero 1, 1976
Casa di Cura Villa Margherita
f.bartolozzi@clinicavillamargherita.it
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Eppur mi sono scordato di te…. Come ho fatto, no so?
Bartolozzi F, Tedeschi S, Macari V, Mancuso G Casa di Cura Villa Margherita, Roma
Una analisi sulle missed care
3 1
Background Le missed-care si riferiscono a “qualsiasi aspetto relativo all’assistenza che venga omesso (parzialmente o totalmente) o ritardato”. E’ un errore di omissione per la sicurezza del paziente. Il cambiamento della professione infermieristica porta alcune risorse a lamentarsi dell’aumento della “burocrazia” rispetto a quella che tradizionalmente è considerata assistenza diretta. Obiettivo di questo lavoro è comprendere la percezione del personale sulle missed-care, capire quanto sono correlate all’organizzazione del lavoro ed affrontarlo come problema di patient-safety.
2
Materiali e Metodi La ricerca è stata condotta presso tutti gli infermieri ed OSS della Clinica Villa Margherita di Roma nel settembre 2019. E’ stato utilizzato il questionario MISSCARE validato in italiano, composto da 2 parti: elementi e ragioni del Missed Care. Ad ogni domanda bisogna rispondere con una scala numerica in base al grado di accordo. Età rispondenti 20-30 anni 30-45 anni > 45 anni
5
% 36,8 36,8 26,3
Esperienza lavorativa 0-2 anni 3-5 anni 6-10 anni > 10 anni
% 13,5 32,4 16,2 37,8
Bibliografia
• Suhonen R, Scott PA. Missed care: a need for careful ethical discussion. Nurs Ethics 2018; vol 25: 549-554 • Zelenikova R et al. Understanding the concept of missed nursing care from a cross-cultural perspective. J of Adv Nurs 2019 • Kalisch BJ. Missed Nurginsg care. J Nurs Care Qual 2006; 21: 306-313 • Kalisch BJ, Williams RA. Development and Psychometric testing of a tool to measure missed nursing care. JONA 2009; 39: 211-219 • Sist L et al. Misscare survey – Italian Version: findings from an italian validation study”.Ig Sanita Pubbl 2017; 73: 29-45 • Formula 3. Eppur mi sono scordato di te (Mogol/Battisti). Ed. Numero 1, 1971
Risultati
Hanno risposto al questionario in 43, con una adesione pari al 68%. Nelle tabelle sono mostrate la stratificazione per età ed età lavorativa e i risultati espressi in media e D.S.. Nessuna cura omessa ha raggiunto un livello medio di “omissione” preoccupante (>2,5 ovvero superiore a raramente). Le principali cure omesse sono risultate quelle riguardanti la deambulazione del paziente 3 volte die; la mobilizzazione del paziente allettato ogni 2 ore; la discussione del piano di dimissione e l’educazione del paziente. Come cause principali sono state indicate la presenza di pazienti urgenti, l’aumento critico delle condizioni e la presenza di numerose dimissioni nel corso del turno, nonché un inadeguato numero di personale di supporto. Sono state analizzate differenze nelle risposte rispetto all’età anagrafica dei rispondenti. Sono emerse come statisticamente significative: la rilevazione dei parametri vitali che non è mai omessa per il personale più giovane vs raramente per quello con più di 45 anni (p=0,02); la valutazione del paziente almeno una volta per turno e la valutazione di inserzione del sito dei cateteri che non è mai omessa nelle fasce più giovani e più anziani, mentre raramente omessa in quelle fra i 30 e i 45 anni (p=0,04 e p=0,01 rispettivamente). Fra le cause di missed care le inadeguate consegne infermieristiche non sono mai causa per il personale più giovane, mentre assumono maggiore importanza con l’aumentare dell’età (p=0,02). 4
Conclusioni
Omettere una azione è esporre il paziente ad un rischio. Una corretta organizzazione delle attività richiede collaborazione di equipe, giusto carico, giusto equilibrio fra presenza con il paziente e documentazione. La ricerca da risultati incoraggianti rispetto alla percezione che non vi siano grossi “buchi” nell’assistenza; mostra una preferenza per le attività da documentare rispetto a quelle di relazione e vicinanza al paziente. In confronto a ricerche simili, è da sottolineare l’attenzione che viene data alle cure igieniche, momento di contatto con il paziente.
10
Quanto frequentemente viene omessa o posticipata questa azione assistenziale? 1= mai; 2= raramente; 3= occasionalmente; 4= frequentemente; 5= sempre 1. Deambulazione del paziente 3 volte al giorno o come da pianificazione 2. Mobilizzazione passiva ogni 2 ore 3. Aiuto ai pazienti non autosufficienti ad alimentarsi con il cibo caldo 4. Preparazione del pasto e dell’ambiente (tavolino, vassoio) per pazienti autosufficienti 5. Somministrazione della terapia entro 30 minuti prima o dopo l’orario prescritto 6. Rilevazione dei parametri vitali come da pianificazione 7. Monitoraggio bilancio idrico 8. Compilazione documentazione infermieristica 9. Educazione al paziente e loro famigliari 10. Sostegno al paziente e loro famigliari 11. Igiene personale del paziente e controllo della cute 12. Cura del cavo orale 13. Lavare le mani 14. Discutere con il paziente il piano di dimissione e insegnamento delle cure da fare a domicilio 15. Monitoraggio della glicemia come da prescrizione 16. Valutazione dell’evoluzione del paziente almeno 1 volta per turno 17. Rivalutazione del paziente per verificare miglioramenti o peggioramenti nel corso del turno 18. Valutazione del sito di inserzione dei cateteri secondo protocollo 19. Risposta al campanello entro 3 minuti dalla chiamata 20. Somministrazione della terapia al bisogno entro 15 minuti dalla richiesta 21. Valutazione dell’efficacia della terapia 22. Partecipazione a riunioni multidisciplinari 23. Assistenza al paziente con bisogni fisiologici entro 5 minuti dalla richiesta 24. Cura delle ferite e del controllo delle lesioni da decubito. Qual è la rilevanza nel causare cure perse? 1= per nulla; 2= poco; 3= abbastanza; 4= molto 1. Inadeguato numero di infermieri e medici 2. Pazienti urgenti 3. Aumento inatteso del numero e/o condizioni critiche dei pazienti 4. Numero inadeguato di personale sanitario (OSS; Ausiliari) 5. Assegnazione di un numero non bilanciato di pazienti a ciascun infermiere 6. Farmaci non disponibili quando necessario (es.: farmacia non arrivata) 7. Inadeguate consegne infermieristiche dal turno precedente 8. Altri reparti o operatori non hanno eseguito il proprio compito (es.: fisioterapista; ritardo in sala o in radiologia) 9. Forniture/apparecchiature non disponibili quando necessario 10. Forniture/apparecchiature non funzionanti correttamente 11. Mancanza di supporto/aiuto da parte del team 12. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte fra personale infermieristico e di supporto 13. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte fra personale infermieristico 14. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte fra personale infermieristico e medico 15. Mancata segnalazione da parte dell’operatori di supporto delle cure non fornite (es.: mancata mobilizzazione) 16. Caregiver non rintracciabile/disponibile 17. Elevato numero di dimissioni/ricoveri durante il turno
Media
DS
2,5 2,5
1,0 1,1
1,9
1,2
1,7
1,2
1,8 1,5 1,5 1,3 1,7 1,8 1,2 2,0 1,5
0,7 0,5 0,9 0,4 0,8 0,9 0,6 0,8 0,5
2,3 1,3
1,1 0,6
1,4
0,9
1,4
0,8
1,6 1,8
0,6 0,7
1,6 1,8 2,6
0,7 1,1 1,0
1,5
0,5
1,3
1,0
Media
DS
2,1 2,3
0,9 0,8
2,4
0,8
2,3
1
1,7
0,8
1,7
0,6
2,0
1,1
2,0
0,6
1,7
0,6
1,7 1,7
0,6 0,7
1,8
0,9
1,8
1,0
1,9
0,9
1,8 1,9 2,4
0,8 0,8 0,7
Casa di Cura Villa Margherita
f.bartolozzi@clinicavillamargherita.it
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La scala HoNOS come strumento di valutazione del rischio in un SPDC di un Presidio Ospedaliero ASL Roma 1
Dr.ssa Anna Zoppegno*; Dr.ssa Eleonora Salustri**; Dr.ssa Veronica Caruso***; Dr.ssa Stefania Greghini****, Dr.ssa Irma Ajola***** *Direttore f.f. UOC Assistenza Infermieristica; **Coordinatore Inf. SPDC Presidio Ospedaliero S. Spirito; ***F.O. Indicatori di Performance Assistenza Infermieristica e Flussi Informativi; ****F.O. Risk Management *****F.O. Santo Spirito
Background Al fine di migliorare la qualità delle cure assistenziali nonché l’appropriatezza, dal 12 giugno 2018, presso il SPDC dell’ospedale S. Spirito, è stata introdotta la scala di valutazione HoNOS (HEALTH OF NATION OUTCOME SCALE) utile per indagare gli aspetti clinici e sociali dei pazienti con disturbo mentale. La scala è stata scelta perché di facile somministrazione, può essere utilizzata da tutti gli operatori, con conseguenti vantaggi sulla condivisione della valutazione; è infine utile per la programmazione e la valutazione degli obiettivi terapeutici. La scala è anche, utilizzata per valutare eventuali rischi suicidari e di aggressività, aspetti, questi, importanti vista la tipologia dell’utenza. Scopo/Obiettivi 1. Valutare i risultati del trattamento assistenziale nei pazienti con disturbi psichici 2. Valutare il rischio suicidario 3. Valutare il rischio di aggressività
Materiali e Metodi Dal 12 giugno al 31 dicembre 2018 è stata introdotta la scala HoNOS ed è stata somministrata a 333 pazienti ricoverati. La scala è composta da 12 item che coprono quattro aree: 1. esperienze psichiatriche soggettive che disturbano o limitano il soggetto, come la depressione, l’ansia, le allucinazioni e le preoccupazioni; 2. deficit delle funzioni di base come il rallentamento psicomotorio e le compromissioni cognitive e fisiche con i loro effetti diretti sul funzionamento dell’individuo; 3. problemi comportamentali che hanno un impatto significativo sul soggetto e/o sugli altri, come la violenza auto e/o eterodiretta; 4. problemi comportamentali (abitativi, occupazionali, economici, interpersonali e del sistema di supporto sociale) che possono limitare l’autonomia funzionale che il soggetto potrebbe, potenzialmente, raggiungere. Il giudizio di gravità è espresso su di una scala da «0 a 4», dove «0» corrisponde all’assenza di problemi in quel settore e «4» alla massima gravità; la mancanza di informazioni è evidenziata con «9». Il punteggio totale riflette generalmente la gravità globale.
Risultati Popolazione indagata: 333 pazienti; Percentuali punteggio in ingresso: 49,2% da 13 a 24; 33,9% da 0 a 12. Pochi i pazienti con punteggio superiore a 24. Distribuzione del livello di miglioramento: I pazienti con punteggio da 37 a 48 sono passati dal 1,5% al 0,3%; I pazienti con punteggio da 25 a 36 sono passati dal 15,3% al 3,6%.; Sono notevolmente aumentati i pazienti con punteggio da 0 a 12: dal momento che nella Scala HoNOS: Δ alla dimissione Valore di ogni item Influenza del valore "9" sulla Scala Honos: Δ alla dimissione su una popolazione di 161 risultato dalla somma del scala HoNOS a punteggio più alto pazienti scala HONOS punteggio attribuito a corrisponde una maggiore gravità, i risultati ciascun paziente ottenuti ci indicano dimissioni effettuate con uno stato di salute notevolmente migliorato. Influenza del punteggio 9 sui risultati generali ottenuti dall’analisi dei dati delle cartelle. Le cartelle sono state suddivise in due file distinti: nel primo file abbiamo riportato tutti i dati relativi alle scale HoNOS Item nei quali i pazienti hanno ottenuto un in cui era presente almeno un punteggio 9 (cartelle 9+; 172 cartelle); nel secondo file sono stati riportati i dati delle valore più alto in ingresso: scale HoNOS prive di punteggio 9 (cartelle 9-; 161 cartelle). Prendendo in esame le cartelle 9+, abbiamo identificato gli IX (problemi relazionali),; item sui quali il punteggio 9 aveva avuto maggiore influenza: XII (Problemi nelle attività occupazionali), III (Problemi legati VIII (altri problemi psichici e all’assunzione di alcol e altre sostanze), XI (Problemi nelle condizioni di vita), X (Problemi nelle attività della vita comportamentali); VI (problemi legati ad allucinazioni e deliri); quotidiana),VIII (Altri problemi psichici e comportamentali). VII (problemi legati all’umore depresso); Relativamente alle cartelle 9- sono stati trovati i seguenti risultati: i dati rispetto alla divisione di genere sono sovrapponibili ai dati generali; relativamente alla nazionalità, notiamo invece un aumento di 8 punti percentuale di I (comportamenti iperattivi, aggressivi cittadini italiani rispetto ai cittadini stranieri. distruttivi o agitati). Tolti i pazienti con punteggi 9 nelle scale HoNOS, il miglioramento dei pazienti alla dimissione è maggiore: si passa da un Il miglioramento è avvenuto in tutti gli 84,6% dei dati generali a un 90%; i pazienti stazionari passano da 11,7% (dati generali) a 8%; i pazienti peggiorati passano item. da 3,6% (dati generali) a 2%. Stazionari 8%
Peggiorati 2%
Migliorati 90%
11
Conclusioni La scala è valida soprattutto su una popolazione omogenea per lingua e cultura; il valore 9, sebbene non modifichi di molto la percezione dello stato di salute di una popolazione di pazienti, può modificare la percezione dello stato di salute di un singolo paziente soprattutto se straniero e sposta di diversi punti percentuali il delta alla dimissione, sottostimando i reali miglioramenti ottenuti. Bibliografia 1. “Procedura per la Prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori”, Rev. N.1 del 11/12/2018; 2. Procedura n. 4 “Prevenzione del suicidio del paziente in ospedale”, Rev. N. 02 del 11/03/2016; 3. Dougherty L., Lister S., WestOram A. The Royal Marsden Manual of Clinical Nursing Procedures: Student Edition. John Wiley & Sons, Ltd ; 2015;
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Realizzazione di un Sistema Informativo Aziendale (SIA) per l’acquisizione dei dati nella Unità di Degenza Infermieristica (UDI) nella ASL Roma 1 Dr.ssa Anna Zoppegno*; Dr.ssa Anna Pedani**; Dr.ssa Veronica Caruso***; Dr.ssa Stefania Greghini**** *Direttore f.f. UOC Assistenza Infermieristica; **Coordinatore Inf. UDI presidio Nuovo Regina Margherita; ***F.O. Indicatori di Performance Assistenza Infermieristica e Flussi Informativi; ****F.O. Risk Management
Abstract
Risultati
Conclusioni
Negli anni 2018/19 nell’UDI, al fine di migliorare la presa in carico del paziente e predisporre Piani Assistenziali Personalizzati nonchè valutare gli esiti assistenziali (NSO), sono stati informatizzati gli strumenti di lavoro documentali infermieristici in particolare le Diagnosi Infermieristiche (NANDA) e le seguenti scale di valutazione: IDA, BARTHEL, BRADEN, NEWS.
I seguenti risultati sono riferiti ai dimessi 1 sem. 2019. Sono stati valutati, sia in ingresso che alla dimissione il 100% dei pazienti (pari a 68 casi):
Il Sistema Informativo ha permesso di monitorare sia l’attività infermieristica, sia gli esiti assistenziali, divenendo un supporto fondamentale alla decisione infermieristica, al fine di garantire sia la qualità dell’assistenza che la sicurezza delle cure.
Obiettivi 1. Programmare l’attività assistenziale 2. Approntare Piani Assistenziali personalizzati ed efficaci
3. Utilizzare un linguaggio comune 4. Valutare gli esiti assistenziali
Diagnosi: il 19,1% dei pazienti ha problema di deambulazione, il 7,4% problemi di scambi gassosi e mobilità compromessa, l’analisi del restante 61% è poco significativa perché copre la classificazione NANDA per percentuali molto basse IDA: al momento del ricovero, il 41,2% mostra un livello di dipendenza medio, il 55,9% un livello di dipendenza basso, solo il 2,9% presenta un livello di dipendenza alto. Nella fase di dimissione, si osserva un variare dei livelli di dipendenza dei pazienti, difatti si assiste ad una diminuzione del livello medio: dal 41,2% si passa al 9,8% e a un aumento del livello basso: dal 55,9% si passa al 78,7% (17 pazienti transitano dal livello medio al basso). Tuttavia, si constata un aumento del livello alto: dal 2,9% si passa all’11% (5 pazienti transitano dal livello medio al basso).
Bibliografia
BARTHEL: in tutti e tre i livelli di dipendenza previsti, si assiste ad un miglioramento del recupero delle funzioni quotidiane. I pazienti dipendenti passano dal 50,0% al 31,1%, i pazienti parzialmente dipendenti dal 41,2% al 36,1% e i pazienti indipendenti dal 8,8% al 32,8%
Delibera Aziendale Delibera 0044 del 18.01.2019 «Adozione del piano aziendale per la prevenzione e la gestione delle LdP»
BRADEN: all’ingresso sono stati valutati 51 pazienti per il rischio di insorgenza di LdP tramite la BRADEN, di questi il 3,9% ha un rischio ALTO, l’11,8%, un rischio MEDIO e l’84,3% un rischio BASSO. Alla dimissione il 3,9% dei pazienti rimane con un rischio ALTO, mentre per tutti gli altri pazienti si assiste al passaggio dal livello MEDIO al livello BASSO.
Gli esiti sensibili alle cure infermieristiche e i sistemi elettronici per la raccolta di dati clinici: una revisione della letteratura
DCA_U00370_DEL_12_11_2014_Linee_Indirizzo_ Unita_degenza_Infermieristica – Regione Lazio
di Simonetta Cesa (1), Monica Casati (2), Giancarlo Galbiati (3), Pasqualina Colleoni (4), Tiziano Barbui (5), Laura Chiappa (6), Enrica Capitoni (7) – Rivista l’Infermiere n. 3 – 2014
Le sedi più compromesse riguardano la zona del dorso (sacro) e del tallone che, rispettivamente, interessano 8 e 3 pazienti. 5 pazienti presentano LdP multiple. Per quanto riguarda l’esito si osserva che il 62% dei pazienti risulta migliorato.
C.P. Subbe, M. Kruger , P. Rutherford ,L. Gemme, Validation of a modified Early Warning Score in medical admissions, QJM :Volume 94, Issue 10 Pp. 521-526
Metodi Nell’ambito del SIA è stata creata una scheda raccolta dati solo per l’UDI con lo scopo di acquisire le seguenti informazioni per singolo paziente: Diagnosi NANDA e i punteggi delle scale: NEWS (valuta condizioni stabilità); IDA (valuta livello dipendenza); BRADEN (valuta rischio insorgenza delle LdP); BARTHEL (valuta capacità a svolgere attività quotidiane).
Grafico n. 1 Valutazione livello assistenziale in ingresso e alla dimissione 78,7%
Grafico n. 2 Valutazione svolgimento attività quotidiane in ingresso e alla dimissione 50,0%
Grafico n. 3 Pazienti valutati all’ingresso e alla dimissione per rischio insorgenza lesioni BRADEN 84,3%
41,2% 55,9%
36,1%
92,2%
32,8%
31,1%
41,2%
2,9%
11,5%
Alta dipendenza assistenziale
8,8%
9,8%
Media dipendenza assistenziale
IDA INGRESSO
3,9% 3,9%
Bassa dipendenza assistenziale
IDA DIMISSIONE
RISCHIO ALTO Paziente dipendente
Paziente parzialmente dipendente(con aiuto) BARTHEL INGRESSO
12
Paziente indipendente
BARTHEL DIMISSIONE
11,8% 3,9%
BRADEN INGRESSO
2
RISCHIO MEDIO 6
RISCHIO BASSO 43
BRADEN DIMISSIONE
2
2
47
Grafico n. 4 Diagnosi Infermieristiche NANDA
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Violenza sugli operatori sanitari: il fenomeno presso l’AOU Sant’Andrea di Roma Alessandra Torsello1, Cristiana Luciani1, Simona Abate2, Christian Napoli1, Stefano D’Errico1, Mariarosaria Aromatario1 1UOC Risk Management, qualità e accreditamento - AOU Sant’Andrea, Università “Sapienza”, Roma 2Direzione Sanitaria – AOU Sant’Andrea, Università “Sapienza”, Roma Introduzione
Risultati
Gli atti di violenza contro operatori sanitari sono un emergente problema di salute pubblica. L’AOU Sant’Andrea ha avviato nel 2019 uno studio per definire l’epidemiologia interna del fenomeno e i risvolti sull’attività dei singoli.
In 6 mesi sono state segnalate 12 aggressioni, di cui il 50% è avvenuto dopo le 16:00. L’età media delle vittime è 44 anni e Il 75% è di sesso femminile. Il 68% degli aggressori è di sesso maschile. Nel 58% dei casi è stata segnalato all’INAIL l’infortunio sul lavoro.
Materiali e Metodi A seguito di un atto di violenza l’operatore trasmette entro 24h una scheda di segnalazione (Fig. 1). L’operatore è sottoposto a valutazione psicodiagnostica entro le prime 48h e si organizza un Audit per analizzare l’evento e implementare misure correttive/preventive. A distanza di 6 mesi si effettua una rivalutazione psicodiagnostica della vittima per indagare la persistenza e l’evoluzione del quadro psicopatologico.
Conclusioni Le caratteristiche degli episodi avvenuti presso l’AOUSA indicano che l’aggressore è più spesso un soggetto noto ai sanitari (paziente o suo familiare), con anamnesi positiva per abuso di sostanze e/o patologia psichiatrica, di sesso maschile; gli infermieri di sesso femminile rappresentano la categoria di vittime prevalente, probabilmente per il più stretto e continuo contatto con il paziente durante il proprio turno lavorativo. Non si sono verificati casi di lesioni gravi e ciò può essere correlato con efficaci misure di sicurezza che, pur non ottimali (in due casi l’aggressore era un estraneo che aveva eluso la sorveglianza), hanno permesso soccorsi rapidi. La frequenza di aggressioni nel tardo pomeriggio/sera riflette la minor presenza di personale in tali orari: il lavoratore si trova più facilmente da solo in presenza dell’aggressore e vi è maggior rischio di frustrazione nel paziente/familiare per il prolungamento delle attese o per la negazione di prestazioni (ambulatori/uffici chiusi). Potrebbe sembrare che non vi sia una particolare predilezione per il Pronto Soccorso in quanto metà degli episodi si sono verificati in reparti di degenza; tuttavia, se si considera l’estensione dei locali deputati al Dipartimento di Emergenza-Urgenza rispetto a quella di tutti i reparti di degenza, è evidente una concentrazione degli episodi in un’area ristretta, quale è quella del PS.
Bibliografia Fig. 1.
Ministero della Salute. Raccomandazione n°8 per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari. 2007
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La cartella clinica come strumento di difendibilità medico-legale: applicabilità di un indicatore della performance compilativa Luca Tomassini, Alessandra Torsello, Alessandro Zerbetto, Enrico Bertamino, Mariarosaria Aromatario, Christian Napoli, Stefano D’Errico UOC Risk Management, qualità e accreditamento, AOU Sant’Andrea, Roma
Materiali e Metodi
Introduzione La cartella clinica (CC) è uno strumento dall’insostituibile valore epidemiologico e medico-legale. La valutazione della qualità della CC è stata una delle prime attività che la nostra UOC ha attuato per la mappatura dei rischi.
Anamnesi familiare Anamnesi fisiologica A. patologica remota A. patologica prossima E.O. generale E.O. apparati E.O. locale Scheda preparazione paziente Verbale operatorio Check list di sala operatoria Scheda conta garze Stampa strumenti utilizzati Cartella anestesiologica Scheda di sorveglianza p.o. SUT Scheda monitoraggio dolore E. istologico estemporaneo E. istologico definitivo Diaria clinica integrata Scheda bilancio idrico Lettera di dimissione SDO Prevenzione cadute Prevenzione les. da pressione Rischio tromboembolico Valutazione (coefficiente x 2)
UO n.ro 1 UO n.ro 2 UO n.ro 3 SI NO NO SI NO SI SI NO SI SI SI SI SI NO SI SI NO NO SI SI SI NO SI SI SI SI SI SI NO SI NO NO NO SI SI SI SI SI SI SI NO NO SI NO NO NO NO NO SI NA NA SI SI SI SI NO NO SI NO NO SI SI SI SI SI SI SI NO SI NO NO SI NO NO NO 1 0 1
Fig. 2: gli item relativi alla sezione COMPLETEZZA e fac simile di risposte
Risultati
Lo studio ha esaminato 700 CC (anno 2018) di 2 UO mediche e 5 chirurgiche (100 ognuna). La check list di valutazione è stata costruita secondo degli indicatori di qualità, ai quali è stato assegnato un coefficiente in funzione dell’importanza medico-legale (Fig 1). n.ro ITEM
COEFFICIENTE
1 25 10 1 6 10
x1 x2 x3 x2 x3 x3
FRONTESPIZIO COMPLETEZZA ACCURATEZZA VERIDICITA' RINTRACCIABILITA' CONSENSO
Le UO mediche hanno score migliori di quelle chirurgiche (Fig. 4). L’IDML nelle singole UO è omogeneo. Gli item relativi ad attività di sala operatoria sono compilati esaustivamente. Quando è informatizzato, la qualità del diario medico è più elevata. La attività infermieristiche sono documentate esaustivamente o non documentate affatto. Taluni moduli non risultano adottati, altri solo da alcune UO (Fig 5). La qualità dei moduli di consenso è disomogenea.
Fig 1: indicatori, relativi item e coefficienti
La valutazione dei singoli item si effettua tramite risposte chiuse (SI/NO/non applicabile) (Fig. 2). Se un indicatore ottiene ≥ 50% di NO, il suo score è 0; se NO <50% è 0.5; 1 se NO = 0. La Figura 3 illustra il calcolo dell’IDML-CC. L’IDML-CC attribuisce alla CC un giudizio della sua difendibilità (insufficiente ≤ 0.5, sufficiente fra 0.5 e ≤ 1, buono fra 1 e ≤ 2, ottimo > 2).
SCORE COEFF. FRONTESPIZIO 1 x x1 = 1 COMPLETEZZA 0.5 x x2 = 1 ACCURATEZZA 1 x x3 = 3 VERIDICITA' 0.5 x x2 = 1 RINTRACCIABILITA' 1 x x3 = 3 CONSENSO 0.5 x x3 = 1.5
}
Fig 4
IDML-CC 10.5
/
6
=
1.75
Fig 3: a seconda del n.ro di NO, ogni indicatore ottiene uno score; lo score è moltiplicato per il relativo coefficiente; si sommano gli score ottenuti; si ottiene l’IDML-CC dividendo la somma per il n.ro di indicatori valutati
14
Fig 5
Conclusioni Le UO mediche hanno ottenuto IDML-CC più elevati per una maggiore attenzione alla diaria medica, ai consensi informati e alle valutazioni di ingresso. Il 36% degli item dell’indicatore Completezza non è però applicabile a tali UO e ciò influisce in positivo sull’IDML finale. La difformità fra UO mediche e chirurgiche deriva probabilmente da una diversa consapevolezza sull’importanza medicolegale delle varie fasi assistenziali: ad esempio, nelle UO chirurgiche vi è cura solo per le attività di sala; oppure, le CC di pazienti con comorbidità importanti sono migliori, probabilmente perché ritenuti a rischio; tale atteggiamento è medicolegalmente non condivisibile, poiché le valutazioni discrezionali sono spesso fallaci. La check list mostra dei limiti: è meno sensibile nella valutazione delle attività di UO mediche e nel giudizio dei moduli di consenso.
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POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO PDTA PERCORSO CLINICO ASSISTENZIALE EMORRAGIE DIGESTIVE SUPERIORI P.RIU(1), C.CAMASTRA(2), R.CIANNI(1), G.MIRAGLIA(3), E.GUGLIELMELLI(4), A. PELLICELLI(6), M. MARROLLO(2), O.GIOMBINI(2),M.IANNELLI(4), F.MEDICI(7), A.MINARDI(7), P.L.MARINI(5), R.FAGGIANI(2), M.SALVATELLI(5) Introduzione
Prestazioni A.O. San Camillo 2013-2019
Matrice di responsabilità
Flow chart
Le emorragie digestive rappresentano un’evenienza sempre più frequente che impegna pesantemente le strutture sanitarie: ogni anno si verificano da 50 a 150 casi/100.000 abitanti di emorragia digestiva superiore (EDS). Rappresenta una causa di accesso importante nel DEA, non tanto per la frequenza quanto invece per la complessità di gestione e l’elevata mortalità. Il rischio di emorragia digestiva aumenta progressivamente sopra i 60 anni. In aumento le emorragie digestive correlate al consumo crescente di farmaci antinfiammatori, anticoagulanti ed antiaggreganti. L’emorragia su ulcera rappresenta l’ 80% delle EDS. La mortalità per EDS è ancora molto elevata nei soggetti anziani e con co-morbidità, (14%) ed in particolare supera il 20% per sanguinamento variceale. Nel 70% dei casi è efficace la terapia medica. Il controllo endoscopico dell’emorragia avviene con successo nel 95-99% dei casi. Il management endovascolare è una valida alternativa alla chirurgia d’emergenza in pazienti ad alto rischio ed è ormai il trattamento di prima linea in sanguinamenti massivi in cui le tecniche endoscopiche hanno fallito. L’indicazione chirurgica d’urgenza è posta solo nell’1-5% dei casi. Le varici esofagee, costituiscono una causa di sanguinamento nel 3-15% . In caso di sanguinamento digestivo superiore, in paziente con nota o sospetta ipertensione portale, (cirrosi epatica) la sede del sanguinamento è varici esofagee (65%) o gastriche (10%), più raramente da altre cause (ectasia vascolare antrale gastrica, GAVE) o altre lesioni (neoplasie). La prima linea di trattamento per il sanguinamento acuto da varici esofagee è la legatura endoscopica e la terapia farmacologica; il 10-20% dei pazienti ad alto rischio possono però non rispondere al trattamento endoscopico/farmacologico e necessitano di trattamento alternativo: TIPS (trans hepatic porto systemic shunt), early TIPS, o stent (SEMS).
EMORRAGIE DIGESTIVE NON VARICEALE
EMORRAGIE DIGESTIVE VARICEALE
Monitoraggio, indicatori e parametri di controllo N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Criterio % richieste trasfusione di sangue in pazienti con Hb > 8 g/dl a meno che non abbia perso più di 4 gr HB % richieste trasfusione di piastrine in pazienti con piastrine >50.000 mm³ % pazienti sottoposti a Score di Blatchford % pazienti valutati per rischio di risanguinamento secondo la Classificazione di Forrest % pazienti sottoposti a Score di Rockall dopo esame endoscopico N° pazienti con pregressa fallita emostasi endoscopica da sanguinamento non variceale sottoposti a trattamento endovascolare (embolizzazione) N° pazienti con sanguinamento da varici sottoposti a TIPS % pazienti con emorragia sanguinante da ulcera sottoposti a terapia con PPI % pazienti sottoposti a terapia combinata (terapia termica o meccanica in associazione a infiltrazione) % pazienti con ulcera peptica per Helicobacter Pylori
Fonte
Valore standard
SIMT
10%
SIMT GIPSE GIPSE/ SIO GIPSE/ SIO
10% 90% 50% 90%
ROI/SIO
90%
ROI/SIO
5-10%
Cartella clinica ROI/ GOSP Cartella clinica
10% 90% 90%
Bibliografia ESGE - Gralnek Ian M., Dumonceau JM., Kuipers EJ., et al. Diagnosis and management of non variceal upper gastrointestinal hemorrhage: European Society of gastrointestinal Endoscopy - Guideline. Endoscopy 2015;47:a1-a46. -/- UK guidelines on the management of variceal haemorrhage in cirrotic patients. Tripathi D., Stanley AJ., Hayes PC., el al. Gut 2015;64:1680-1704. -/-European Association for the Study of the Liver. EASL Clinical Practice Guidelines for the management of patients with decompensated cirrhosis. J Hepatol. 2018 Apr 10. pii: S0168-8278(18)31966-4. doi: 10.1016/j.jhep.2018.03.024 -/- Garcia-Tsao G, Abraldes JG, Berzigotti A, Bosch J. Portal hypertensive bleeding in cirrhosis: Risk stratification, diagnosis, and management: 2016 practice guidance by the American Association for the study of liver diseases. Hepatology. 2017 Jan;65(1):310-335. doi: 10.1002/hep.28906. Epub 2016 Dec 1.
1-Radiologia Interventistica,2-Gastroenterologia,3-Shock e Trauma,4-Med.Urg. e PS,5-Chirurgia d’Urgenza,6-Epatologia POIT,7- Risk Management
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14° FORUM RISK MANAGEMENT-FIRENZE
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
PDTA CARCINOMA DELLA MAMMELLA Fase diagnostica
F. Di Cesare*, L. Vigna**, F. Svegliati***, V. Donato****, L.R. Grillo*****, P. Grammatico******, G. Ventroni*******, F. Medici********, A. Silvestri******** Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini, Roma *UOSD CHIRURGIA ONCOLOGICA DELLA MAMMELLA; °°UOSD ONCOLOGIA DELLA MAMMELLA;***UOSD DIAGNOSTICA PER IMMAGINI IN SENOLOGIA; ****UOC RADIOTERAPIA; *****UOC ANATOMIA PATOLOGICA;****** UOC GENETICA MEDICA; ******* UOC MEDICINA NUCLEARE; ******** UOSD RISK MANAGEMENT
Il carcinoma della mammella è il tumore maligno con maggiore incidenza nel sesso femminile – 29% (ad esclusione dei tumori cutanei). Nella fascia di età tra 0-49 anni rappresenta il 41% dei tumori, tra i 50-70 il 35%, dopo i 70 anni il 22%. Ogni anno vengono diagnosticati circa 53.000 nuovi casi con trend di incidenza in leggera crescita (+0,3% per anno); la mortalità continua a scendere in maniera significativa (-0,8% per anno). Complessivamente in Italia vivono circa 800.000 donne che hanno avuto una diagnosi di carcinoma mammario, pari al 43% di tutte le donne che convivono con una pregressa diagnosi di tumore e pari al 24% di tutti i casi prevalenti (uomini e donne). La costituzione delle Breast Unit ha permesso l’esecuzione di trattamenti multidisciplinari all’interno di un team multi specialistico che si occupa, esclusivamente o prevalentemente, di patologie oncologiche della mammella; questo rappresenta una garanzia di successo terapeutico con il raggiungimento di ottimi risultati in termini di guarigione e/o sopravvivenza. Una delle caratteristiche di una prestazione compresa nei livelli essenziali di assistenza è l’appropriatezza; essa le possiamo considerare di due tipi: 1)clinica (prestazioni più efficaci a fronte del bisogno accertato e che si basa sull’efficacia dei trattamenti proposti, documentata secondo i principi dell’evidence medicine); : based nelle prime due decadi di vita e dopo i 65 anni. L’incidenza è molto elevata nel primo anno (150-200 casi per 100.000), resta 2)organizzativa (come modalità di erogazione di una prestazione più efficace a minor consumo di risorse). Per il cittadino vuol dire avere le cose giuste nella sede giusta. Altra caratteristica di un trattamento idoneo è rappresentata dall’efficacia, che è la capacità e/o grado di raggiungimento degli obiettivi prefissati. Essa rappresenta la capacità di un intervento di migliorare gli esiti di una determinata condizione. Infine l’efficienza rappresenta la capacità di ottimizzare l’uso delle risorse disponibili in vista dei risultati; si realizza ottenendo il massimo risultato possibile con il minor impiego di risorse. La qualità organizzativa di una struttura insieme alla qualità professionale influenzeranno il grado di qualità percepita.
Flow chart fase diagnostica
Flow chart fase oncologica post chirurgica
.
Fase terapeutica
Tipologia di interventi chirurgici
Esame istologico estemporaneo
Flow chart fase chirurgica - oncologica .
Flow chart fase oncologica metastatica
Il numero di interventi chirurgici per carcinoma della mammella è, presso l'Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, in costante aumento, come dimostrato nel grafico (fonte PREVALE – programma regionale della valutazione degli esiti degli minterventi sanitari).
Radioterapia
CONSIDERAZIONI CRITICHE Al fine di ottenere i trattamenti più idonei utilizzando le linee guida nazionali ed internazionali, nel rispetto delle risorse utilizzabili, è stato stilato il PTDA per il trattamento dei carcinomi della mammella che ha permesso: 1)l’inquadramento diagnostico e la definizione dei piani clinico-assistenziali; 2)Lo sviluppo dei trattamenti clinici, terapeutici, assistenziali e riabilitativi; 3)Monitoraggio e ridefinizione dei piani di trattamento
Trattamento oncologico
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PDTA SCLEROSI SISTEMICA I.Prevete1, R. Bilancini1, G. Caravelli2, G. Cruciani3, F. De Felice4, R. De Rosa5, E. De Ruvo6, F. Goffredo7, A. Gubbiotti8, C. Leonetti9, R. Locci10, G. Lucantoni11, A. Mazzotta3, F. Medici10, F. Nesi12, M.L. Paiella13, M. Rosa14, A. Santi15, A. Sebastiani16, G. D. Sebastiani1. 1.UO Reumatologia, 2. UO Chirurgia Plastica, 3.UO Dermatologia, 4.Servizio emodinamica, 5.UO Cardiologia, 6. UO Terapia del Dolore, 7. UO Gastroenterologia, 8. UO Patologia Clinica, 9. UO Diagnostica per immagini, 10. UO Risk Management, 11. Servizio di Endoscopia Toracica, 12. UO Chirurgia Vascolare, 13. UO Angiologia, 14. UO Nefrologia, 15. Servizio di Psicologia Clinica, 16. UO Pneumologia e ambulatorio interstiziopatie polmonari, INTRODUZIONE
SCOPO
La Sclerosi Sistemica o Sclerodermia (SSc) è una malattia autoimmune sistemica rara ed eterogenea con patogenesi caratterizzata da vasculopatia, produzione di autoanticorpi e disfunzione fibroblastica che comporta un’incrementata deposizione di matrice extracellulare e fibrosi tessutale. La SSc colpisce prevalentemente il sesso femminile (F/M=35/1) e l’incidenza in Italia è di circa 300 nuovi casi per anno; la prevalenza è di circa 20000-25000 malati affetti da SSc nelle sue diverse espressioni.
Definire un modello organizzativo e clinico-assistenziale in grado di offrire ai pazienti affetti da SSc le migliori opzioni diagnostiche e terapeutiche, attraverso un approccio multidisciplinare che permetta di costituire un network specialistico dedicato e di semplificare l’iter diagnostico-terapeutico all’interno dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma.
Nella maggior parte dei casi (circa 90-95% delle persone colpite) il primo sintomo della malattia è rappresentato dal fenomeno di Raynaud, che può anticipare, anche di diversi anni, la comparsa di ulteriori manifestazioni legate alla SSc. Il fenomeno di Raynaud è definito come una discolorazione di - o tri-fasica (pallore, cianosi, eritema) delle estremità dopo esposizione al freddo, in riposta al decremento della temperatura ambientale o allo stress emotivo. L'elevata prevalenza del fenomeno di Raynaud nella SSc e la sua collocazione temporale nella storia della malattia consente di individuare una popolazione di soggetti a rischio in cui è possibile effettuare una adeguata procedura di screening per individuare la malattia nelle fasi precoci (dosaggio autoanticorpi ed esecuzione di capillaroscopia periungueale). In relazione alle evidenze attualmente disponibili, in tutti i pazienti con fenomeno di Raynaud è indicato il tempestivo riferimento a strutture specialistiche e/o l'esecuzione di esami mirati. Questa patologia impatta notevolmente sulla qualità di vita dei pazienti e sulla loro sopravvivenza, con un rischio di mortalità 1.5-7.2 volte superiore alla popolazione generale.
MATERIALI E METODI Il diagramma di flusso riporta l’iter diagnostico descritto nel PDTA del paziente affetto da SSc.
Conclusioni Ad oggi non esiste una terapia univoca e definitiva per la cura della SSc, ma l’accesso del paziente a strutture dedicate di alta specializzazione e con approccio multidisciplinare può consentire un miglioramento della qualità e dell’aspettativa di vita.
BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.
RISULTATI
LeRoy EC, Medsger TA Jr. Criteria for the classification of early systemic sclerosis. J Rheumatol. 2001;28:1573-6. Avouac J, Fransen J, Walker UA et al. Preliminary criteria for the very early diagnosis of systemic sclerosis: results of a Delphi Consensus Study from EULAR Scleroderma Trials and Research Group. Ann rheum dis 2011, 70:476-81. C.P. Denton, M. Hughes et al. BSR and BHPR guideline for the treatment of systemic sclerosis. Rheumatology 2016;55:1906-1910 O Hawal-Bielecka, R. Landeweé et al. EULAR recommendations for the treatment of systemic sclerosis: a report from the EULAR Scleroderma Trials and Research group (EUSTAR). Ann Rheum Dis 2009; 68:620-628 Minier T, Guiducci S, Bellando-Randone S, et al. Preliminary analysis of the very early diagnosis of systemic sclerosis (VEDOSS) EUSTAR multicentre study: evidence for puffy fingers as a pivotal sign for suspicion of systemic sclerosis. Ann Rheum Dis. 2014;73:2087-93. Koenig M, Joyal F, Fritzler MJ, et al. Autoantibodies and microvascular damage are independent predictive factors for the progression of Raynaud's phenomenon to systemic sclerosis: a twenty-year prospective study of 586 patients, with validation of proposed criteria for early systemic sclerosis. Arthritis Rheum. 2008; 58:3902-12. van den Hoogen F, khanna D, Fransen J, et al. 2013 classification criteria for systemic sclerosis: an American college of rheumatology/European league against rheumatism collaborative initiative. Ann Rheum Dis. 2013;72):1747-55. Coghlan JG, Denton CP, Griinig E, et al. Evidence- based detection of pulmonary arterial hypertension in systemic sclerosis: the DETECT study. Ann Rheum Dis 2014; 73:1340-9
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GOVERNO DELLA CRONICITÀ - PROGETTO + VITA Susanna Busco UOC Programmazione Controllo e Governo Clinico
Anna Di Marco Staff Direzione Generale
Assunta Lombardi UOC Patrimonio Professionale e Sviluppo Organizzativo
Marco Fiori UOC Sistemi Informativi e Innovazioni di Processo
Belardino Rossi Dipartimento Attività Distrettuali,
Presupposti Le complesse caratteristiche geografiche della provincia di Latina e l’incremento della prevalenza delle patologie croniche dovuto all’invecchiamento della popolazione sono le premesse per lo sviluppo del progetto di riorganizzazione del sistema assistenziale aziendale di presa in carico dei pazienti con cronicità
Giuseppe Visconti Direttore Sanitario Aziendale,
Giorgio Casati Direttore Generale Aziendale
Progetto di Riorganizzazione del sistema assistenziale aziendale: attivazione 1 giugno 2019 UCP:
1 Aprilia (20 MMG) 1 Latina (8 MMG) 1 Cori (7 MMG) 3 Minturno (16 MMG)
MMG
Ponza 3 MMG Ventotene 1 MMG %
CCT
Previsione andamento % over 65 anni (valore mediano) 40
29,7
30
22,3
20
28,1
21,2
10
33,9
33,3
31,9
31,1
2050
2065
POSTAZIONE TELEMEDICINA
0
2017
2035 LAZIO
ITALIA
Un 40% della popolazione della Provincia è affetta da una patologia cronica e il 20% da due o più patologie croniche Popolazione residente per malattie croniche dichiarate - anno 2017
50 45 40
39,9
39,01
37,9
35 30 25
20,9
persone con almeno una malattia cronica
21,00
20
20,09
15 10
• • • •
2.250 Kmq (2 isole) 574.891 residenti 33 Comuni 3.404 personale ASL
• • • •
430 MMG e 74 PLS 5 Distretti 4 Ospedali 1 Case della Salute
• Polo Universitario Pontino
Gli strumenti PATTO DI CURA Il paziente è parte attiva insieme ai Medici di Medicina Generale (MMG) alla ASL, nel prendersi cura del suo stato di salute.
5
Sicilia
Sardegna
Puglia
Calabria
Basilicata
Molise
Campania
Lazio
Abruzzo
ASL Latina
Umbria
Marche
Toscana
Veneto
Emilia-Romagna
Friuli-Venezia Giulia
Trentino Alto Adige
Provincia Autonoma Trento
Provincia Autonoma Bolzano
Liguria
Lombardia
Valle d'Aosta
Italia
Piemonte
0
persone con almeno due malattie croniche
Fonte dati ISTAT 2017. Per l’ASL di Latina è stato considerato il dato ISTAT per dimensioni di comuni e applicato ai comuni dell’ASL.. Misura percentuale
Obiettivi Ø Individuare precocemente la malattia; Ø Aumentare consapevolezza e partecipazione dell’utente; Ø Assicurare interventi efficaci, efficienti, appropriati e di prossimità; Ø Garantire la presa in carico personalizzata, continuativa integrata fra i diversi livelli e ambiti di erogazione delle cure e dell’assistenza. Ø Governare la domanda di prestazioni
PDTA Il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale, è punto di partenza per la declinazione dei Piano Assistenziale Individuale (PAI), personalizzato ICT Information Communication Technology è rappresentata da una piattaforma tecnologica, integrata con i software della Medicina Generale, con i sistemi ASL e regionali. Garantisce l’arruolamento del paziente da parte del MMG e la gestione diretta del PAI (prescrizione e prenotazione). INTEGRAZIONE Si realizza la piena integrazione tra i nodi della rete costituita dalle UCP, dai MMG, dai poliambulatori territoriali e ospedalieri.
Risultati STADIO
PAZIENTI CON BPCO
STADIO A
9
STADIO B
46
STADIO C
4
STADIO D
1
Totale
60
PROFILO PROFILO B1
PAZIENTI CON DIABETE MELLITO 222
PROFILO B2
22
Totale
244
I primi risultati evidenziano un rilevante arruolamento in stadio precoce di malattia, prerogativa fondamentale per la riduzione delle complicanze a lungo termine. Risultati attesi Ø Riduzioni accessi al PS e Ricoveri impropri Ø Appropriatezza nella prescrizione dei trattamenti Ø Appropriatezza nell’utilizzo delle prestazioni Ø Ritardo nella progressione della malattia Ø Umanizzazione delle cure Team Work Il team impegnato è multiprofessionale, composto a livello organizzativo da tutta la filiera in staff all’organizzazione, gestione e monitoraggio dell’assistenza (Direttore Distretto, Direzione Assist. Primaria, Responsabile PDTA, Responsabile Sist. Informativi, Referente professioni sanitarie, PM tecnico e PM organizzativo, Responsabile Formazione, Responsabile CUP e liste d’attesa, Fondamentale il coinvolgimento della Medicina Generale.
CCT Un team di infermieri, che costituisce la Centrale di Continuità Territoriale (CCT), in collaborazione con il MMG affianca il paziente e lo supporta nel percorso di cura. Se vuoi andare veloce cammina da solo, se vuoi andare lontano cammina insieme
Parole chiave *Proattività *Prevenzione *Partecipazione *Presa in carico *Integrazione *Personalizzazione *Prossimità *Governo della domanda *Monitoraggio
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SCHEDA OPERATIVA PER PRECAUZIONI STANDARD - SCHEDA OPERATIVA PER PRECAUZIONI AGGIUNTIVE Dott. G. VISCONTI – Direttore Sanitario Aziendale ASL Latina
SISTEMA SANITARIO REGIONALE
Dott.ssa A. IANARI – Direttore UOC Rischio Clinico ASL Latina Dott. R. MASIERO – CPSI esperto ICA ASL Latina
SISTEMA SANITARIO REGIONALE
ABSTRACT Il Poster rappresenta le precauzioni standard e le precauzioni aggiuntive che bisogna utilizzare per la sicurezza del paziente e dello stesso operatore, sia esso un medico, un infermiere o un sociosanitario. Le Check List presenti nel poster, sono state presentate dal personale del Presidio Ospedaliero Sud durante la riunione del CC-ICA – Comitato Controllo Infezioni Correlate all’Assistenza, per la definizione delle attività del Piano Annuale. Successivamente le azioni presenti nelle due Check List sono state introdotte nel “Piano Annuale Infezioni Ospedaliere – PAICA 2019” con la seguente dicitura: Implementazione Schede Operative Precauzioni Standard e Schede Operative Precauzioni Aggiuntive nelle Unità Operative dei Presidi Ospedalieri dell’Azienda Latina e successivo SWR, entro Dicembre 2019. Oltre che nei Presidi Ospedalieri, i Poster sono stati implementati nei Distretti e nelle Case della Salute dell’Azienda di Latina.
SCHEDA OPERATIVA PER PRECAUZIONI STANDARD
LE AFFEZIONI PIÙ NOTE… per la trasmissione da “contatto”
SMALTIMENTO RIFIUTI
Collocazione di paziente noto o ritenuto sospetto di essere infetto U.O. di …………………………..……. Stanza n° ……..…….
è regolamentato dalla seguente norma vigente: DECRETO INTERMINISTERIALE 26.06.00, n.219, che applica il decreto Ronchi (D.lgs22/97).I rifiuti vengono classificati, secondo le loro origini in
L’obiettivo delle linee guida sulle misure di isolamento è quello di divulgare le raccomandazioni per prevenire la trasmissione di patogeni in ambito sanitario e adottare precauzioni per le infezioni trasmesse per via aerea (droplet nuclei), tramite goccioline (droplet goccioline) e da contatto. Le precauzioni standard rappresentano la prima strategia per il controllo delle infezioni, sono destinate all’assistenza di tutti i pazienti indipendentemente dalla diagnosi o dallo stato di presunta infezione; il loro obiettivo è di ridurre il rischio di trasmissione dei microrganismi attraverso:
• Igiene delle mani ed utilizzo di dispositivi di protezione individuale • Smaltimento dei rifiuti, trattamento dei dispositivi e delle attrezzature riutilizzabili, manovre rianimatorie e trasporto dei campioni biologici. • Gestione della biancheria ed effetti personali, sanificazione e sanitizzazione ambientale, collocazione del paziente, informazione sanitaria al paziente ed ai visitatori.
RIFIUTI PERICOLOSI
Gastrointestinali
RIFIUTI NON PERICOLOSI
E a seconda delle caratteristiche di pericolosità in RIFIUTI URBANI
Ascessi decubiti
RIFIUTI SPECIALI
Scabbia
I rifiuti pericolosi sono quelli considerati a rischio infettivo, più comunemente prodotti durante l’assistenza diretta, lo smaltimento deve avvenire utilizzando appositi contenitori a doppio involucro di cui quello interno impermeabile e quello esterno resistente, rigido, non riapribile, con le apposite diciture previste per legge (es. halipac.). Sui contenitori sarà posta una “R” (simbolo internazionale di rifiuto pericoloso). • Residui derivati da medicazioni • Rifiuti di natura biologica e loro contenitori • Tutti i rifiuti prodotti da utenti affetti da malattie infettive trasmissibili • Dispositivi medici monouso a rischio infettivo
Pediculosi
LAVAGGIO DELLE MANI
LE AFFEZIONI PIU’ NOTE… per la trasmissione da “droplet”
RACCOMANDAZIONI PARTICOLARI: • Sistemare i contenitori in posizione comoda all’utilizzo • Evitare assolutamente di prelevare materiale dai contenitori per i rifiuti • Utilizzare dispositivi di protezione della cute durante le fasi di raccolta, chiusura e trasporto • Chiudere accuratamente i contenitori al fine di evitare accidentali fuori uscita di materiale • Evitare di trascinare i contenitori o appoggiarli al corpo e qualsiasi altra manovra che possa pregiudicare la propria e altrui sicurezza • Consultare le norme per il corretto uso dei contenitori per rifiuti speciali a rischio infettivo • Manipolazioni di strumenti / oggetti acuminati e taglienti
È ritenuta la misura più efficace per ridurre il rischio di trasmissione delle infezioni
• • • •
RACCOMANDAZIONI PARTICOLARI
•
•
Pertosse Faringite, polmonite streptococcica o scarlattina
RACCOMANDAZIONI PARTICOLARI: • Non reincappucciare gli aghi e non perforare con aghi la camera di gocciolamento del deflussore per fleboclisi. • Non indirizzare la punta degli aghi o altri oggetti taglienti verso parti del corpo • Non raccogliere strumenti taglienti o appuntiti se stanno cadendo, non portare gli stessi in tasca • I contenitori devono essere sistemati vicino e in posizione comoda rispetto al posto dove devono essere utilizzati.
Parotite epidemica, ecc….
Trattamento dei dispositivi e delle attrezzature riutilizzabili: i dispositivi medici secondo Spauldilg si suddividono in 3 categorie
L’uso dei DPI è obbligatorio quando è prevedibile un rischio correlato all’attività che si sta per svolgere •
Meningiti Polmonite da Mycoplasma
L’eliminazione di aghi e di altri oggetti taglienti, utilizzati nei confronti di qualsiasi paziente deve avvenire con cautele idonee ad evitare punture o tagli accidentali. In particolare gli aghi, le lame, bisturi e altri strumenti acuminati o taglienti monouso non devono essere rimossi dalle siringhe o da altri supporti né in alcun modo manipolati o reincappucciati, ma riposti, per l’eliminazione, in appositi contenitori resistenti alla puntura. • Contenitore da 4litri: indicato nello svolgimento della terapia im./ev. • Contenitore da 11 litri: indicato nelle procedure per le quali è rischioso l’impiego di dispositivi medici di maggior volume
Chiudere il rubinetto con la stessa carta con cui sono state asciugate le mani. In servizio non si devono indossare monili (anelli, bracciali, ecc…) Mantenere le unghie corte e prive di smalto. Nelle occasioni indicate dal Prontuario degli Antisettici e Disinfettanti, dopo avere effettuato il lavaggio delle mani, utilizzare la soluzione antisettica (alcol in associazione per l’antisepsi delle mani). Dopo la rimozione dei guanti procedere al lavaggio delle mani, per evitare il trasferimento di microrganismi ed altri utenti, alle attrezzature, alle superfici e all’operatore stesso.
I guanti non sterili in lattice: devono essere utilizzati in tutte le occasioni dove può esistere il rischio di contaminazione con liquidi biologici (sangue,escreti, secreti, ecc…) o con oggetti contaminati. I guanti sterili: devono essere utilizzati per contatti con aree del corpo normalmente sterili, o per procedure “no touch” in caso non venga usato strumento chirurgico sterile (es: medicazione chirurgica, medicazione c.v.c.)
RACCOMDAZIONI PARTICOLARI: 1. Indossare i guanti non sostituisce la necessità di lavare le mani 2. I guanti devono essere sostituiti nelle diverse procedure effettuate sullo stesso paziente. 3. È indispensabile indossare e rimuovere i guanti al letto del paziente al fine di non contaminare prima dell’uso e non contaminare oggetti o superfici ambientali dopo l’uso. 4. Sostituire i guanti ad ogni utente • Devono essere usati da soli o in combinazioni durante l’esecuzione di procedure che possono determinare schizzi di sangue o altri liquidi biologici per proteggere le mucose degli occhi, naso e bocca. • Si utilizzano durante l’esecuzione di procedure assistenziali che possono produrre schizzi di sangue, liquidi corporei, secreti, escreti; devono essere indossati per tutto il tempo in cui permane il rischio di esposizione agli agenti biologici. Nel caso di protezione da patologie infettive emergenti di rilievo devono essere monouso. • L’operatore sanitario che li utilizza deve verificare l’adeguatezza dell’indumento di protezione da agenti biologici prima dell’uso in funzione della valutazione del rischio ed in considerazione della specifica attività espletata: dove, inoltre osservare che l’indumento di protezione per agenti biologici sia integro, pulito e di taglia adeguata e deve verificare i tempi massimi di utilizzo evidenziati dal costruttore e confrontati con specifiche condizioni di impiego relative alle attività lavorative. Infine, l’utilizzatore deve rispettare le indicazioni di manutenzione stabilite dal fabbricante.
ARTICOLI CRITICI
• es: (strumentario chirurgico) gruppo di dispositivi medici che vengono introdotti in tessuti e cavità sterili, per questi è richiesta la sterilizzazione.
ARTICOLI SEMI CRITICI
• es: endoscopi, gorgogliatori per O2 terapia gruppo di dispositivi medici che vengono a contatto con mucose intatte non sterili non interrompendone la continuità. In tali casi la sterilizzazione non è richiesta ma auspicabile. Per tali articoli è comunque necessaria la disinfezione ad alto livello.
ARTICOLI NON CRITICI
Il degente deve essere collocato in stanza singola quando è possibile o nella stessa stanza con pazienti aventi la stessa patologia infettiva. Se ciò non è possibile, collocarlo insieme ad altri pazienti mantenendo sempre la max distanza possibile tra un paziente e l’altro.
• Oltre alle precauzioni standard, le precauzioni per la trasmissione da contatto devono essere utilizzate per le operazioni di assistenza di pazienti noti o ritenuti sospetti di essere infetti da patogeni epidemiologicamente importanti che possono essere trasmessi attraverso il contatto diretto delle mani con la cute o le mucose del paziente o con il contatto indiretto con superfici ambientali contaminate o con presidi usati per l’assistenza al paziente.
TRASPORTO DEL PAZIENTE Limitare il trasporto del paziente fuori dalla stanza di degenza esclusivamente ai motivi Avvisare il essenziali personale del servizio (es. procedure in cui il paziente viene diagnostiche o inviato perché adotti le misure terapeutiche non di isolamento necessarie, SENZA eseguibili al letto del VIOLARE paziente). IL DIRITTO ALLA PRIVACY
• Le malattie trasmesse attraverso droplet goccioline differiscono da quelle a trasmissione aerea per la dimensione delle goccioline espulse dal soggetto che sono >5 micron • La fonte è rappresentata da starnuti, tosse o da alcune procedure quali: broncoscopia, gastroscopia, sondaggio gastrico, aspirazioni delle secrezioni tracheo-brochiali. • La trasmissione avviene quando le goccioline contenenti microrganismi vengono espulse a breve distanza (circa un metro) e depositate su congiuntive, mucose nasali o bocca dell’ospite.
Evitare, se possibile la contemporanea presenza di altri degenti nella stessa sala di attesa.
Spendiamo il giusto tempo per…
LE AFFEZIONI PIU’ NOTE… per la trasmissione “via aerea”
TBC MORBILLO VARICELLA
• es: termometri ascellari, elettrodi da ECG, catini gruppo di dispositivi medici ed oggetti che vengono a contatto con cute integra e non con mucose. Per tali articoli è sufficiente un’accurata detersione e dove richiesta una disinfezione a livello intermedio.
CONCLUSIONI
• Le precauzioni per la trasmissione per via aerea devono essere utilizzate per le operazioni di assistenza di pazienti noti o sospetti di essere infetti da patogeni trasmessi da nuclei di goccioline aero-diffuse che possono rimanere sospesi e diffusi dalle correnti d’aria all’interno della stanza o del reparto:
BIBLIOGRAFIA
L’applicazione delle raccomandazioni contenute nel poster consentono di visualizzare in modo più chiaro le precauzioni standard e le precauzioni aggiuntive delle affezioni più note, in quanto le Check List presenti nel poster, sono “indicatori di impatto” per gli operatori sanitari delle varie Unità Operative, durante l’assistenza al paziente.
Decreto Interministeriale 26.06.2000 D.lgs 22/97 Raccomandazioni Ministero della Salute sul lavaggio delle mani
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• Possibilmente deve essere attrezzata di bagno personale, altrimenti riservare un bagno per il paziente autosufficiente o personalizzare presidi come comode, padelle e pappagalli per i pazienti non autosufficienti. • La stanza deve essere dotata di una zona filtro dove predisporre l’occorrente per il lavaggio delle mani ed il contenitore per rifiuti pericolosi a rischio infettivo. • È fondamentale garantire adeguati ricambi d’aria e ventilazione. La stanza ideale dove essere dotata di pressione negativa (gli eventuali flussi d’aria devono essere unidirezionali dal corridoio alla stanza e non viceversa). Quando questo non è possibile, prevedere da 6 a 12 ricambi d’aria/ora. • Il paziente deve restare nella propria stanza.
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
IMPARARE DAGLI ERRORI PER PRENDERSI CURA DELLA PERSONA: CURE SICURE SAVINI SERENELLA1, TURCI CARLO1, MATERA CARMELA2, PIGNATELLI A. CONCETTA1,CARBONE ANTONIO3, ALBE’ FRANCO4, TESTONI AGNESE1, DIOTTASI TANIA1, D’ACIERNO GIUSEPPINA1, NEGRETTI MAURO1, MANNA MARINA5, AGOSTINI SABRINA1, BARILI BARBARA1, DI LUCA MONICA1, FAVARO S. MAURA1, QUINTAVALLE GIUSEPPE6 1DAPSS
Asl Roma 4- 2Direzione Sanitaria Aziendale Asl Roma 4 – 3 Direzione Sanitaria P.O. Asl Roma 4 – 4 Risk Management Asl Roma 4- 5 CdS Infermieristica Asl Roma4- Sapienza- 6Direzione Generale Asl Roma 4
Introduzione La letteratura internazionale evidenzia che gli errori nella fase di somministrazione dei farmaci nelle Strutture Sanitarie sono correlati al numero di interruzioni e distrazioni dovute alle chiamate rivolte agli infermieri durante la somministrazione della terapia da parte dei pazienti, dei familiari e di altro personale sanitario. Gli errori durante il processo di somministrazione dei farmaci rappresentano una problematica importante per gli infermieri e per i pazienti. Gli infermieri durante la preparazione e somministrazione della terapia farmacologica non dovrebbero essere mai interrotti in quanto la frequenza delle interruzioni provoca errori clinici con esiti anche fatali. Obiettivi generali: 1-Prevenire le interruzioni e le distrazioni al fine di garantire la sicurezza dei pazienti durante la preparazione e la somministrazione della terapia. 2-Favorire una maggiore cultura e consapevolezza sulla gestione del Rischio Clinico. Obiettivi specifici 1-Valutare la tipologia di distrazione a cui viene sottoposto l’infermiere durante la preparazione e la somministrazione dei farmaci; 2- Valutare l’efficacia di un abbigliamento ad hoc (pettorina color arancio) che determina una diminuzione del numero e della durata delle distrazioni/interruzioni durante il processo di somministrazione della terapia.
Materiali e metodi
Risultati
Studio descrittivo con disegno longitudinale. La raccolta dati attuata dagli osservatori si articola in 15 giorni a T0 (nel mese di giugno 2019 pre introduzione pettorina) e 15 giorni a T1 (nel mese di settembre 2019 postintroduzione pettorina) negli orari di somministrazione della terapia. Strumento di raccolta dati: griglia di osservazione costruita ad hoc in cui gli osservatori rilevano informazioni circa l’U.O. in esame, la tipologia dell’interruzione/distrazione lavorativa durante la somministrazione della terapia (preparazione e somministrazione farmacologica) nelle tre fasce orarie: ore 8.00, ore 12.00 e ore 18.00 e la durata della stessa interruzione espressa in secondi. Campione: infermieri delle UU.OO. di Chirurgia, Ortopedia e Medicina. Osservatori: studenti del III anno del CdS di Infermieristica formati per la raccolta dati sulla griglia di osservazione.
Conclusione Al confronto tra il tempo 0 e tempo 1, per la tipologia delle interruzioni e la frequenza di accadimento, si evince una diminuzione importante (quasi la metà) della frequenza a tempo 1 per tutte le tipologie di interruzioni. A T0 la durata totale delle interruzioni è stata equivalente a circa 29 ore (1762,52 minuti) e a T1, in cui l’infermiere indossava la pettorina, la durata totale delle interruzioni è stata pari a 46 minuti. Quindi i dati dimostrano che, in analogia a quanto riportato in letteratura, le interruzioni/ distrazioni oltre a rappresentare una possibile causa di errore nella somministrazione della terapia impegnano una quota rilevante di tempo che potrebbe essere altrimenti utilizzato per attenzionare le missed nursing care o cure mancate. Dalla risonanza dei risultati emersi, si auspica un cambiamento di approccio culturale da parte degli infermieri nell’ottica del miglioramento della qualità e per la valorizzazione della professione.
Bibliografia - Hung CC, Lee BO, Chu TP. Factor influencing nurses’ attitudes and intentions toward medication administration error reporting. Japan Journal of Nursing Science 2016;13(3): 345-54. - Lee LY, Tiu MM, Charm CY, Wong KF. An observational study on work interruptions during medication administration in residential care homes for older people. Journal of Clinical Nursing 2015; 24:3336-9. - MazzitelliN, Rocco G, De Andreis G et al. Ridurre gli errori da somministrazione dei farmaci attraverso una casacca segnaletica ed una cartellonistica di non disturbo. Professioni Infermieristiche 2018 Apr-Jun;71(2):1-9.
Ringraziamenti Si ringrazia tutto il personale infermieristico del Polo Ospedaliero della Asl Roma 4 e gli studenti dei CdS di Infermieristica coinvolti.
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Risk Management/Qualità: due modelli integrati. L’esperienza della Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma Dott.ssa Tiziana Frittelli , Dott.ssa Barbara Passini , Dott.ssa Francesca Letizia ③, Dott.ssa Angelica Carnevale ④, Commissario Straordinario Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma, Risk Manager/Qualità, Fondazione Policlinico Tor Vergata Roma, ③ Infermiera Incaricata di Qualità e Risk Management Fondazione Policlinico Tor Vergata Roma, ④ Infermiera incaricata di Qualità e Risk management Fondazione Policlinico Tor Vergata Roma.
Introduzione Materiali e Metodi
Il Risk Management in sanità ha come obiettivo quello di migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie e aumentare la sicurezza dei pazienti e degli operatori. A questo scopo impiega un insieme di metodi, strumenti e azioni per identificare, analizzare, valutare e trattare i rischi connessi all’erogazione delle cure. La gestione del rischio aziendale secondo la nuova ISO 9001:2015 riporta il focus su revisione 2015 dove il Risk Based Thinking è stato esplicitato e diffuso nell’intera organizzazione. Il Modello Sistemico per la gestione del rischio in ambito sanitario, è un modello di gestione del rischio che entra nei processi organizzativi delle attività clinico assistenziali, diagnostico terapeutiche, nel programma esiti, nell’appropriatezza delle cure e nella buona comunicazione con il paziente. Un modello che permette a chi lo applica di ottenere anche sconti assicurativi, vista la sua efficacia. E’ un modello dinamico, sostenibile e innovativo.
Risultati
La Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma (PTV), ha seguito un percorso di miglioramento attraverso i due modelli di Certificazione con verifica da parte di Ente Terzo: Sistema di gestione per la Qualità UNI EN ISO 9001:2015 e la Certificazione del Risk Management secondo il Modello Sistemico. L’applicazione del Modello sistemico è iniziata nel 2016 con il raggiungimento della certificazione di I livello negli anni 2018 rinnovata 2019. Le attività di auditing interno, hanno coinvolto Le Unità Operative clinico/assistenziali/diagnostiche e il Risk Management. Negli anni 2018/2019 è stato portato avanti una certificazione unica, gestita da parte del Risk Management. Le attività di gestione del rischio con entrambi i metodi, hanno portato verifiche da parte dei due enti di certificazione: Bureau Veritas e Cepas.
Obiettivo
I risultati ottenuti in termini di outcome per il PTV sono stati: ü Ottenimento certificazione su tutto il PTV ü Messa a sistema dei processi clinico/assistenziali. ü Sensibilizzazione degli operatori alle buone pratiche clinico/assistenziali. ü Incaricati di Qualità aziendale (futuri facilitatori Risk Management). ü Tracciabilità documentale percorsi clinico/assistenziali. ü Utilizzo di strumenti di gestione del rischio quali le check list (Comportamenti, aderenza alle buone pratiche). ü Auditing condivisi con il personale.
Analisi rischio
Fig.1. P
Migliorare la sicurezza delle cure tramite l’applicazione di un Modello sistemico di gestione del rischio e la gestione di sistema della qualità secondo la norma UNI EN ISO 9001:2015 integrati tra di loro.
Dall’analisi si è evidenziato che Il 70% delle barriere applicate si rileva essere molto debole o assente, mentre il 15% risulta gestito e altro 15% risulta soddisfacente (fig.5) Dalla ripartizione dei rischi netti si è evidenziato i livelli di criticità dove è evidente una riduzione del rischio moderato del 5%, una riduzione del rischio grave del 15%, mentre il rischio molto grave rimane costante al 35% mentre il rischio basso è aumentato 45% (fig.7) come evidente dall’analisi del rischio residuo (fig.re 8 e
Fig.6. Le Certificazioni
Conclusione
Fig.2. Processo secondo il Sistema di gestione Qualità UNI EN ISO 9001:2015
.
Fig.4. Infrastruttura del Modello ISO nel PTV
Fig.5. Infrastruttura del Modello Sistemico:
Fig.1. Gli Enti certificatori
I Punti Critici: ü Controllo continuo con check list comportamentali sull’aderenza alle buone pratiche (Modello sistemico). ü Implementazione di tutta la modulistica in riferimento ai criteri di tracciabilità nel rispetto della Privacy (UNI EN ISO).
ü Requisiti di Sistema (Raggiunto) ü Requisiti di Primo Livello (Raggiunto) ü Requisiti di Secondo Livello ü Requisiti di Terzo Livello
Fig.3. Il PDCA come modello di miglioramento continuo
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Il Risk Management riguarda tutte quelle attività che hanno come finalità la messa in sicurezza del paziente/operatore/struttura. Le certificazioni, se pur volontarie, permettono al Risk Management di fornire alle strutture sanitarie i requisiti di sistema per poter unifomare i sistemi di gestione verso criteri riconosciuti. Il Risk Management entra grazie al modelli sopra citati all’interno delle Unità Operative monotorando e fornendo support non solo per l’aderenza documentale, ma per una condivisone comportamentale finalizzata al migliramento progressivo, costante dei servizi, e del professionista.
Bibliografia essenziale ü Modello Sistemico per la gestione del rischio in ambito Sanitario vers.3 (2017) Federsanità – ANCI. ü UNI EN ISO 9001:2015. Sistemi di gestione per la qualità – Requisiti.
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Analisi proattiva del percorso del paziente in Pronto Soccorso nel Policlinico Tor Vergata di Roma Dott.ssa Tiziana Frittelli①, Dott.ssa Carla Paganelli② Dott.Marco Romani ③, Dott.ssa Francesca Letizia④, Dott. Alfonso Calvitti , Dott.ssa Antonietta Cantisani, Dott.ssa Francesca Castriconi, Dott.ssa Francesca Cirotti, Dott. Pietro Cunti ⑤, Dott.Gianluca Ciarca , Dott.ssa Patrizia Rea ⑥, Dott. Mario Tramentozzi ⑦, Dott.ssa Barbara Passini ⑧, Dott.ssa Anna Guerrieri⑨, Dott. Beniamino Susi ⑩ ① Commissario Straordinario –Policlinico Tor Vergata Roma, ②Medico Pronto Soccorso– Policlinico Tor Vergata Roma,③ Coordinatore Infermieristico Pronto Soccorso – OBI – Polilinico Tor Vergata ④ Collaboratore Professionale Sanitario Infermiere - Servizio di Risk Management Policlinico Tor Vergata Roma, ⑤ Collaboratore Professionale Sanitario Infermiere – Pronto Soccorso Tor Vergata, ⑥ Coordinatore Gestionale (Tecnico Sanitario di Radiologia Medica – Policlinico Tor Vergata, ⑦ Tecnico Sanitario di Radiologia Medica– Policlinico Tor Vergata, ⑧ Risk Manager Policlinico Tor Vergata Roma, ⑨ Risk Manager Sham, ⑩ Direttore Pronto Soccorso – Policlinico Tor Vergata
Abstract
Background: Il percorso del paziente all’interno del Pronto Soccorso segue un iter complesso e composto da fasi in successione. Il gruppo di lavoro del Policlinico Tor Vergata ( PTV), avvalendosi del metodo proattivo, ha attivato un progetto di analisi e valutazione delle fasi che compongono tale percorso per l’individuazione e la gestione dei rischi. Obiettivo: Garantire la sicurezza dei pazienti e migliorare l’outcome riducendo i rischi attraverso l’introduzione di barriere specifiche. Materiali e metodi: Valutazione dei rischi mediante CartoRisk Sham®: metodologia di analisi dei rischi a priori. Risultati: L’analisi proattiva ha consentito di evidenziare: le attività a più alto rischio, le barriere e la loro efficacia, e le possibili azioni di miglioramento. Conclusioni: L’utilizzo del metodo di analisi proattivo ha consentito una riduzione dei livelli di criticità inizialmente mappati. L’ inserimento di barriere specifiche ha permesso la riduzione di alcuni rischi e aumentato la sicurezza per il paziente, l’operatore e la struttura.
Introduzione
Lo studio effettuato nasce dall’esigenza di individuare e migliorare le criticità riguardanti il percorso del paziente che accede in Pronto Soccorso, attraverso l’analisi e il monitoraggio di tutte le fasi del percorso stesso: • TRIAGE ( accoglienza) • PRESA IN CARICO(visita, esami strumentali, consulenze…) • DIMISSIONE O RICOVERO Il gruppo di lavoro ha analizzato il percorso al fine di ridurre e gestire le criticità ad esso collegate. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo i rischi, attraverso l’utilizzo di barriere idonee alla specifica criticità, garantendo la sicurezza per i pazienti, gli operatori, la struttura e la tracciabilità dell’intero percorso.
Risultati
Materiali e Metodi
Nella fase 1, sono stati identificati tre processi: ü Accoglienza ü Presa in carico ü Dimissioni Dall’analisi delle tre fasi sono stati identificati 43 tipologie di rischio. Nella fase 2, sono stati valutati i rischi lordi: Sono stati identificati e descritti i rischi sul complesso delle attività. Il rischio lordo si calcola moltiplicando probabilità di accadimento del rischio per la gravità del danno potenziale e ripartiti per livello di criticità. I risultati dei livelli di criticità evidenziano: Basso 7%, Moderato 19%, Grave 28%, Molto grave 47% (Fig.3).
Il gruppo di lavoro multidisciplinare ha analizzato il percorso ed ogni singola fase. L’analisi è stata effettuata con l’ausilio del metodo di analisi dei rischi a priori denominato CartoRisk Sham®. Tale metodo ha permesso di: ü Identificare i rischi del processo (clinico o non). ü Valutarli secondo una scala di criticità validata. ü Definire delle azioni concrete di miglioramento per i rischi più gravi. Il percorso viene diviso in quattro fasi (Fig.1).
E’ stato avviato un progetto di formazione/tutoraggio per i professionisti e per i neo assunti con valutazioni cadenzate sul campo. Dall’analisi effettuata un anno dopo l’istituzione del Gruppo Multidisciplinare e l’attivazione delle azioni di miglioramento, è stato evidente il rimodularsi dei livelli di criticità. (Fig.4, Fig.5) Rischio Netto
Rischio Netto
Dalla ripartizione dei rischi netti si è 33%
19%
21%
Basso Moderato
21%
Grave Molto grave
28%
Basso
47%
16%
Moderato Grave
16%
Molto grave
Rischio Lordo 7%
Fig.1. Percorso dello strumentario pulito/sporco - sporco/pulito
47%
Grave
Fig.3. Rischio Lordo
Molto grave
Nella fase 3, sono stati valutati gli strumenti di gestione (barriere) e i rischi netti. Sono state analizzate le barriere che la struttura mette in atto, calcolata la loro efficacia, e ottenuto il livello di gestione e l’entità del rischio netto. I risultati evidenziano: Basso 19%, Moderato 21%, Grave 28%, Molto grave 33% . Nella fase 4, sulla scorta dell’analisi delle criticità maggiori evidenziate si è istituito un tavolo multidisciplinare, GRUPPO MIGLIORAMENTO DEA, il quale ha portato avanti le azioni di miglioramento individuate. E’ stato emanato un Regolamento di Pronto Soccorso che dettaglia le attività del percorso, e all’interno dello stesso sono stati posti indicatori di monitoraggio con invio dei dati semestrali su appropriatezza e tracciabilità del percorso. Sono state mappate le procedure aziendali riguardanti il percorso e elaborati diagrammi di flusso sulle stesse. Sono state elaborate procedure per facilitare le varie fasi del processo, ed avviata l’integrazione di sistemi operativi aziendali.
Il metodo prevede l’utilizzo di scale validate: ü Calcolo Rischio Lordo: Probabilità x Gravità; Valore di rischio : Basso, Moderato, Grave, Molto grave. ü Valutazione delle barriere su 4 criteri: Pertinenza, Affidabilità, Supervisione, Tracciabilità, con una scala valoriale che prevede SI = 1, NO = 0, parzialmente = 0,5. I criteri permettono di valutare gli strumenti di gestione secondo la scala valoriale: Gestito, soddisfacente, insufficiente, inesistente.
Fig.2. Rappresentazione grafica, delle scale, per la valutazione dei rischi più critici
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Fig.5. Rischio Netto Maggio 2019
Moderato
Analisi rischio
28%
Fig.1. Percorso dello strumentario pulito/sporco - sporco/pulito
Fig.4. Rischio Netto Maggio
Basso
19%
Conclusione
L’utilizzo di una modalità proattiva per l’analisi di processo è un elemento fondamentale per la gestione di un processo complesso come quello del percorso del paziente in Pronto Soccorso. Questo metodo di analisi ha permesso una veloce valutazione delle barriere interne, l’individuazione delle criticità (rischi netti), e l’attivazione di misure di miglioramento, per la riduzione del rischio.
Bibliografia essenziale ü TRIAGE OSPEDALIERO MODELLO LAZIO. ü MINISTERO DELLA SALUTE. Raccomandazione Ministeriale n. 11 ü MODELLO SISTEMICO PER LA GESTIONE DEL RISCHIO IN AMBITO SANITARIO. ü UNI EN ISO 9001:2015
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Prevenzione e gestione della violenza contro gli operatori in sanità secondo modelli organizzativi sistemici: integrazione tra il Sistema Risk Management in Sanità e il Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro Massimo M. Greco1, Angelica Carnevale2, Francesco Cosi3, Girolamo De Andreis4, Giovanni Donofrio1, Maria Rosa Loria5, Francesca Letizia2, Rosanna Mangia1, Alessandro Sili4, Giuseppina Somma6, Barbara Passini2 Policlinico Tor Vergata: (1) Servizio Prevenzione e Protezione; (2) Risk Management; (3) U.O.C. Affari generali; (4) U.O.C. Direzione Infermieristica; (5) U.O.S.D. Accoglienza Tutela e Partecipazione; (6) U.O.S.D. Medicina del Lavoro.
Introduzione
La misura di sistema più importante per la riduzione dei rischi, dal punto di vista sia clinico sia professionale, è l’attuazione di Modelli Organizzativi Gestionali (M.O.G.). Il Policlinico Tor Vergata di Roma (da qui PTV) ha scelto e applicato come M.O.G.: nel campo della sicurezza sul lavoro, il Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro SGSL-AS Regione Lazio-INAIL; nel campo del Risk Management in Sanità, il Modello sistemico della gestione del rischio in ambito sanitario. I due approcci hanno importanti punti in comune: ad esempio, il ciclo di Deming quale riferimento per i percorsi di miglioramento. Inoltre, entrambi spesso si interessano dello stesso fenomeno e dello stesso fattore di rischio ma tutelano soggetti diversi: il paziente e/o il lavoratore. Un esempio di ciò è la gestione del rischio di atti di aggressione e violenza a danno degli operatori che lavorano in sanità. La difficoltà nasce se e quando i riferimenti (normativi e/o procedurali) sono troppo distanti. È noto che il rischio di violenza e Infortuni per aggressioni/violenza presso il PTV distinti per genere, dal 2006 ad oggi aggressioni sui luoghi di lavoro è molto diffuso nelle strutture sanitarie, più frequente ed intenso 38% nei reparti di Emergenza e di 62% Psichiatria. Per questo motivo, ai sensi del D. Lgs. 81/08 (il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro) è stato individuato tra i rischi m f lavorativi su cui investigare e applicare misure di riduzione. Al contempo, il Ministero della Salute Infortuni per aggressioni e violenze in PS-PTV, distinti per genere e per professioni dal 2006 ad oggi ha identificato il fenomeno quale evento sentinella, in grado di m f allertare sulla qualità dell’organizzazione e nello stesso tempo impattare sulla salute del paziente, elaborando una specifica raccomandazione, la n.8, contenente indicazioni sugli strumenti per gestire e prevenire il problema. Anche in questo ambito come in altri, la strategia del PTV è stata quella di integrare i due approcci, per favorire sinergie e potenziare gli effetti di miglioramento sull’organizzazione aziendale e, con la pubblicazione nell’ottobre del 2018 da parte della Regione Lazio del Documento di Indirizzo per la prevenzione e la gestione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari (da qui D.I.Vio.), è stato identificato un riferimento normativo e procedurale congiunto tra i due approcci.
Materiali e Metodi
Fase di Valutazione del Rischio (2)
Il modello teorico di riferimento, adattato al contesto organizzativo del PTV, è quello proposto dal D.I.Vio., che così suddivide il percorso di miglioramento continuo dell’organizzazione aziendale: • Audit integrato Risk Management sanitario e rischio lavorativo. • Elaborazione del Piano di Prevenzione Violenza. • Attuazione di Misure di Prevenzione e Protezione.
Fase 4 Riesame • Analisi ed elaborazione statistiche. • Verifica dell’impatto del programma. • Pianificazione del miglioramento.
Fase 2 Promozione delle competenze del personale
Fase 3 Gestione degli eventi
b) Interventi organizzativi: • ridefinizione del Gruppo di lavoro aziendale; • revisione continua della procedura; • integrazioni tra sistemi aziendali e servizi coinvolti; • controllo procedurale degli accessi e attivazione del servizio di vigilanza; • etc.
•Sistemi di segnalazione. •Percorsi di supporto nel post-evento.
Risultati e Discussione
200
Fase di Valutazione del Rischio (1)
180 160
Fase di promozione delle competenze del personale
140 120 100 80 60 40 20 0
Infermiere
Medico
Amministrativo
Obiettivo Rappresentare il percorso di integrazione tra i modelli di gestione del rischio M.O.G. clinico e professionale nello specifico del tema della violenza nei luoghi di lavoro nel PTV, alla luce delle indicazioni del D.I.Vio.
La scheda di segnalazione permette una sistematica raccolta dati, indispensabile per l’individuazione dei fattori di rischio e una definizione delle misure di riduzione basate sulle evidenze. Inoltre, attiva i diversi approcci necessari: Risk Management, Servizio Prevenzione e Protezione, Medicina del Lavoro e Affari Legali accedono in forma completa alla documentazione degli eventi, ciascuno per il proprio ambito di competenza. Gli eventi vengono anche esaminati in forma anonima e, ove possibile, aggregata per tipologia, dal Gruppo di Lavoro aziendale. Questo permette la messa a punto di interventi di sistema applicabili e trasferibili a vari contesti aziendali. Periodicamente, i risultati stabilizzati di questi interventi diventano materia per un aggiornamento della procedura e del programma aziendale di contrasto.
a) Interventi Strutturali e/o Tecnologici: • barriere e strutture; • videosorveglianza; • illuminazione; • pulsanti anti-aggressione/ rapina; • controllo impiantistico degli accessi; • etc.
•Interventi sulle capacità degli operatori di mettere in atto strategie di identificazione e gestione del comportamento aggressivo e violento.
Fase 1 Valutazione del rischio
Fase di gestione degli eventi: dalla segnalazione al supporto
Attuazione di Misure di Prevenzione e Protezione
.
Il percorso di Audit integra gli approcci clinici e quelli lavorativi nella gestione del rischio e intende essere multidisciplinare e multiprofessionale (così come è la composizione del Gruppo di lavoro aziendale), aprendosi anche alla partecipazione dei lavoratori tramite le loro rappresentanze.
Già l’art. 37 del D.Lgs. 81/08 sancisce l’obbligo per il Datore di Lavoro di garantire una formazione adeguata ai lavoratori e alle lavoratrici sui rischi presenti nell’ambito professionale. Sono stati organizzati e realizzati negli anni diversi eventi formativi rivolti al personale del PTV sui temi inerenti al cosiddetto Rischio Psicosociale, comprendendo anche la violenza sui luoghi di lavoro, la violenza di genere, lo stress lavoro correlato e altre situazioni di rischio quali ad esempio il Sovraffollamento, le competenze per gestire la comunicazione e la prossemica. L’obiettivo è quello di mirare alla conoscenza dei contenuti normativi, dei meccanismi bio-psico-sociali ma anche di mirare a competenze da sviluppare nei lavoratori e nelle lavoratrici per riuscire a gestire le situazioni di stress e le situazioni di conflitto. La maggior parte degli eventi sono stati accreditati ECM.
Le risultanze definiscono e/o aggiornano il Piano aziendale di contrasto, che contiene tra l’altro il programma di attuazione delle misure di riduzione del rischio.
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CONCLUSIONI
Il fenomeno della violenza in ambito sanitario pur essendo strutturale non può essere considerato inevitabile. Al pari di altri rischi a cui sono espositi i lavoratori e le lavoratrici, è indispensabile operare affinché l’organizzazione aziendale a tutti i livelli sia coinvolta in un processo continuo di miglioramento, basato sulle evidenze e con il coinvolgimento di tutto il personale.
Bibliografia üRaccomandazioni del Ministero della Salute sulla prevenzione e protezione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari” (Raccomandazione n° 8 del novembre 2007). üDocumento di indirizzo sulla prevenzione e la Gestione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari” Centro Regionale del Rischio Clinico, 16 ottobre 2018. üLinee di Indirizzo Regione Lazio INAIL «Sistema di Gestione della Sicurezza sul lavoro per le Aziende Sanitarie», 2015. ü Modello sistemico per la gestione del rischio in ambito sanitario, Federsanità 2017.
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La Raccomandazione Ministeriale n°7, l’aderenza al percorso di terapia farmacologica del personale Infermieristico del Dipartimento di Emergenza ed Accettazione del Policlinico Tor Vergata di Roma Giovanna Rossi , Angelica Carnevale , Sofia Marinangeli , Alessandro Sili Studentessa Corso di Laurea in Infermieristica Università degli Studi Tor Vergata Roma, Infermiera Risk Management Policlinico Tor Vergata Roma, Coordinatore Infermieristico Policlinico Tor Vergata Roma, Dirigente Professioni Sanitarie Policlinico Tor Vergata Roma
Introduzione Gli eventi avversi dovuti ad errori in corso di “terapia farmacologia” sono la causa di danno più frequente nei pazienti ospedalizzati; pertanto ai fini della prevenzione si deve prendere in considerazione l’intero sistema di gestione delle terapie (Raccomandazione Ministeriale n°7, 2008). Il Ministero della Salute ha ritenuto prioritario la diffusione di Raccomandazioni Ministeriali. Sono documenti che supportano gli operatori sanitari e alle direzioni aziendali nella gestione del Rischio. La Raccomandazione n. 7 contiene le indicazioni su la “Prevenzione della morte, coma o grave danno derivati da errori in terapia farmacologica”. Le strutture sanitarie sono chiamate ad implementare, adattandole alla propria realtà organizzativa, la Raccomandazione ed a mettere in atto un sistema di monitoraggio dell’efficacia dell’implementazione. Il Policlinico Tor Vergata (PTV), ha emesso e diffuso una Procedura che riprende le indicazioni della Raccomandazione n°7. Ha inoltre attivato un’indagine conoscitiva per valutare l’aderenza del personale Infermieristico del Dipartimento di Emergenza ed Accettazione (DEA) alle indicazioni della Raccomandazione e relativa procedura aziendale. E’ stata selezionata l’area dell’Emergenza in quanto ha delle criticità collegate al setting clinico/assistenziale, allo staffing, al bacino di utenza e alle richieste del territorio circostante.
Obiettivo üValutare l’aderenza del Personale Infermieristico del DEA alla Raccomandazione Ministeriale n°7 e alla procedura aziendale per gli ambiti di competenza.
Materiali e Metodi
Tra Giugno e Agosto 2018 è stata condotta un’indagine conoscitiva finalizzata ad indagare l’aderenza alle buone pratiche delineate nella Raccomandazione Ministeriale n° 7 in riferimento al percorso della terapia farmacologica da parte di Infermieri afferenti al Pronto Soccorso, Terapie Intensive (Terapia Intensiva DEA e Post Operatoria) del PTV di Roma. E’ stato somministrato il questionario ministeriale del progetto MdS – SIFO, modificato ad hoc. Sono state rimosse le fasi non di competenza infermieristica. Il questionario ha mantenuto tre sezioni inerenti: A) L’interpretazione della Prescrizione, B) preparazione della terapia, C) Somministrazione della terapia.
.Risultati
e Discussione
Sono stati somministrati 200 questionari di cui 150 riconsegnati. La risposta positiva indica il grado di conformità a quanto richiesto dalla Raccomandazione Ministeriale n°7. Sono state indagate le fasi di interesse infermieristico (A, B, C).
1.Esiste una Scheda Unica di Terapia (SUT)
SEZIONE A) INTERPRETAZIONE TERAPIA
SEZIONE C) SOMMINISTRAZIONE TERAPIA
3. Chiarezza grafica
6. Viene garantito unitarietà dell’atto
Grafico 3. Chiarezza grafica della prescrizione nella SUT
Grafico 6. Unitarietà dell’atto (Preparazione e somministrazione)
Hanno risposto SI, il 41% risposto NO, pari il 59%. La criticità si evidenzia nell’interpretazione della calligrafia su prescrizioni su SUT non informatizzata.
Hanno risposto SI, il 70,5% e hanno risposto NO, pari al 29,5%. La raccomandazione sollecita all’unitarietà dell’atto da parte di unico professionista.
SEZIONE B) PREPARAZIONE TERAPIA
Grafico. 1 Presenza di SUT in DEA
7. In caso di variazione del piano terapeutico, viene registrato sulla documentazione sanitaria
4.Per la preparazione dei farmaci ad alto livello di attenzione
Hanno risposto SI, il 98,7% e risposto NO, pari l’1,3% . La Raccomandazione Ministeriale indica necessaria l’adozione di una SUT possibilmente informatizzata. Il DEA utilizza una SUT cartacea che integra il sistema di registrazione informatizzato regionale GIPSE.
sono in dotazione procedure specifiche o indicazioni concordate con la farmacia riguardanti le misure di sicurezza da adottare?
Grafico 4. Dotazione di procedure per farmaci alto rischio
2. Viene effettuata anamnesi farmacologica Infermieristica all’ingresso del DEA
Hanno risposto SI, il 67,9% risposto NO, il 32,1 % Il PTV ha procedura per la preparazione di farmaci ad alto livello di attenzione (Potassio Cloruro ecc).
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CONCLUSIONE
Grafico 5. Dati inseriti sulla preparazione farmacologica Hanno risposto SI, il 68,8% hanno risposto NO, il 31,2 %. Si rileva una fetta importante di risposte negative. Le somministrazioni in emergenza sono effettuate contestualmente alla prescrizione verbale che segue registrazione differita su GIPSE
üMinistero della Salute (2008). Raccomandazione Ministeriale n°7 per la prevenzione della morte, coma o grave danno derivati da errori in terapia farmacologica consultabile su http://www.salute.gov.it/portale/documentazione. üMinistero della Salute e Società Italiana di farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende sanitarie (2011). Progetto Mds – SIFO. Consultabile sul sito http:// www.salute.gov.it.
Grafico. 2 Presenza Anamnesi Farmacologica Hanno risposto SI, il 97,4% risposto NO il 2,6% . All’ingresso viene effettuata una anamnesi farmacologica e rilevate le eventuali allergie e terapia domiciliare come raccomandato dal Ministero e dalla procedura aziendale.
Hanno risposto SI, il 79,5% e risposto NO il 20,5%. La registrazione di variazione di terapia, incluso il rifiuto del paziente è consigliata dalla Raccomandazione Ministeriale e raccomandata dalla procedura aziendale.
Lo studio, se pur non significativo, ha evidenziato: üPunti di forza: Presenza SUT, Identificazione del paziente con braccialetto, doppio controllo, preparazione e somministrazione. üPunti di debolezza: SUT non informatizzata (difficoltà interpretativa) e non integrata con il GIPSE, abbreviazioni di percorso terapeutico. Il PTV ha in sperimentazione l’informatizzazione della documentazione sanitaria e integrazione di tutti i sistemi/software informatici presenti in struttura.
5. Sono riportati nome, cognome, farmaci, dosaggio, quantità, data e ora
.
Grafico 7. In caso di variazioni rispetto al piano terapeutico, viene registrato l’accaduto sulla documentazione sanitaria
Bibliografia essenziale
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La Legge n. 24 dell'8 marzo 2017 (cd. legge “GelliBianco”), Conoscenze in merito dei nostri iscritti
Elform e-Learning Form.e Appl. Via Calatafimi 58, 04100 Latina https://www.elform.it
Leone S, Tanini M, Benifei F, Bagnulo I, Fuoco M. Docenti Area Biomedica Elform e Learning.
ABSTRACT
L’area Biomedica di Elform e Learning, ospita diversi percorsi post base, tra cui i master in: Medicina Forense, Infermieristica Forense, Ostetricia Forense, Gestione del Rischio Clinico, Bioetica e Triage e Medicina delle Catastrofi. Abbiamo valutato tra gli iscritti il livello di conoscenza sulla Legge n. 24 dell'8 marzo 2017 (cd. legge “Gelli-Bianco”). INTRODUCTION
Elform nasce nel 2006 come Azienda specializzata nella formazione a distanza. Nel 2010 riceve l’accreditamento come Provider del Ministero della Salute per la formazione continua dei professionisti di area sanitaria. Nello stesso anno il TUV Austria, ente accreditatore internazionale, riconosce alla Elform i requisiti necessari per la certificazione ISO 9001. In questi anni Elform ha organizzato ed erogato oltre 300 tra Master e corsi, residenziali e online, cui hanno partecipato oltre 5500 professionisti. Abbiamo pensato di selezionare tra i nostri studenti il livello di conoscenza sulla legge Legge n. 24 dell'8 marzo 2017 (cd. legge “Gelli-Bianco”). Tale norma è rappresenta una tappa fondamentale per il contesto del rischio clinico e della medicina legale, tuttavia è poco approfondita nella formazione base e poco conosciuta da gli operatori sanitari.
RESULTS
MATERIALS
Sono stati presi in considerazione gli iscritti ai master in: Gestione del Rischio Clinico, Medicina Forense, Infermieristica Forense, Ostetricia Forense, nel periodo compreso tra il 01/01/2018 e il 30/6/2019. Sono stati inclusi gli studenti non appartenenti a professioni sanitarie (laureati in giurisprudenza).
Sono stati raccolti un totale di 102 questionari, la maggioranza sono donne, (61, 59%) l’ età media è di 45.5 anni (min 25, max 66), la maggioranza appartengono alla categoria dei sanitari (88 pari a 86.2%) 14 sono laureati in giurisprudenza. Gli studenti hanno giudicato le proprie conoscenze in materia scarse (78 soggetti) prima del corso, molto scarse (23), un solo soggetto ha dichiarato conoscenze buone. Il post test mostra un notevole incremento del livello di conoscenza.
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METHODOLOGY Sono stati presi in considerazione gli
iscritti ai master in: Gestione del Rischio Clinico, Medicina Forense, Infermieristica Forense, Ostetricia Forense, nel periodo compreso tra il 01/01/2018 e il 30/6/2019. Sono stati inclusi gli studenti non appartenenti a professioni sanitarie (laureati in giurisprudenza). È stato chiesto agli iscritti di compilare un questionario self made on line tramite la piattaforma didattica di Aulevirtuali Elform. Gli intervistati hanno espresso un consenso informato, l’accettazione della partecipazione all’indagine è espressa on line. Il questionario è composto da 15 domande, 5 scale Likert, 5 quesiti a scelta multipla, 5 a testo libero. Il questionario è stato sottoposto all’iscrizione al master ed alla fine del percorso di studi; sono stati presi in considerazione solo gli intervistati che hanno compilato il pre ed il post test.
CONCLUSION
La cd Legge Gelli costituisce un elemento innovativo in grado di implementare l’alleanza terapeutica che deve esistere tra paziente e sanitario. Per le persone che hanno concluso il proprio precorso di studi prima della sua entrata in vigore è necessario un percorso di formazione post base. BIBLIOGRAPHY Franzoni M., Dalla colpa grave alla responsabilità professionale, G. Giappichelli Editore, Terza edizione,Torino, 2017. Guerra G., La ‘medicina difensiva’: fenomeno moderno dalle radici antiche, Salute e diritto, Politiche sanitarie, Vol. 14, N. 4, Ottobre-Dicembre 2013. Missiaggia ML. La Responsabilità sanitaria. Guida operativa alla riforma Gelli (L. 8 marzo 2017, n. 24). Tribuna dossier 2017. Isbn: 9788893174541. Piras P., Imperitia sine culpa non datur. A proposito del nuovo art. 590 sexies c.p., in DPC, 1 marzo 2017, Fascicolo 3/2017.
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LA FRATTURA DI FEMORE NELL’ULTRA-SESSANTACINQUENNE “EPICRISI” PER INDIVIDUARE MODELLI ORGANIZZATIVI INTRAOSPEDALIERI EFFICACI Donatella Tagliente*, Sabrina Inciocchi*, Sonia Ioppi** Bertha De La Cruz Cervera*** ,Stefania Stefani *** *Dirigente medico U.O.C. Ortopedia Traumatologia e Microchirurgia della Mano Viterbo **Studente III° Anno Infermieristica Viterbo *** Infermiere Area Chirurgica Belcolle Viterbo **** Coordinatore ff. infermieristico U.O.C. Ortopedia Traumatologia e Microchirurgia della Mano Viterbo
Abstract La FRATTURA DI FEMORE e in particolare la frattura di femore nel paz fragile >65 anni, in ambito sanitario ha acquisito negli ultimi anni una rilevanza in termini di esito, per disabilità e mortalità, e in termini di aumento di ricoveri in acuto e conseguenti costi a loro associati. Una procedura ORGANIZZATIVA-GESTIONALE early /fast, contestualizzata alla struttura in cui si opera, se da una parte tende a minimizzare i tempi d’intervento chirurgico dall’altra tende a diminuire il rischio di disabilità e mortalità a medio termine (1). Lo studio si propone di analizzare lo stato dell’arte del’ ospedale Belcolle Viterbo attraverso un’analisi retrospettiva dal 01/01/2019 al 30/04/2019, ipotizzare un percorso (PDTA) intraospedaliero condiviso e codificato sulla base di dati presenti in letteratura, un successivo benchmarkin con altre strutture “gold standard” (5) ed infine un confronto interno multiinterdisciplinare in una visione di lean management al fine di minimizzare gli sprechi “muda”, i sovraccarichi “muri” e le inconsistenze “mura”, promuovendo al contempo il miglioramento continuo della qualità “kaizen”(6) Si è ipotizzato un modello fast-track intraospedaliero per la frattura di femore nell’H Belcolle di VITERBO
Methodology LO STUDIO si è svolto presso U.O.C. Ortopedia Traumatologia e Microchirurgia della mano dell’Ospedale Belcolle di Viterbo lo studio di TIPO RETROSPETTIVO parte dal 01/01/2018 al 30/04/2018. La corte considera prende in considerazione tutti i ricoveri con frattura di femore (cod.ICD.9 820.0 a 820.9) di età superiore ai 65 ed inferiore ai 100 anni. L’eleggibilità, ha preso in considerazione i criteri Agenas, hanno escuso paz. Politraumatizzati (DRG 484-487), paz.con diagnosi di tumore primaria e/o secondaria( ICD.9 140.0-208.9) del ricovero in essere , i paz deceduti e non operati con degenza = o < a 1 gg. La fonte informativa il sistema informativo ospedaliero. Si è poi stratificato il dato per risk adjustment comprendendo le comorbilità croniche secondo elenco AGENAS del ricovero in essere.
Sul totale dei pazienti arruolati pari a 86 eleggibili di cui 64 donne e 22 uomini (grafico 2), per tipo di patologia diventavano 73 paz in quanto sono stati esclusi 13 per criterio – età- visto che il campione era compreso tra i 16 e i 103 anni. (grafico 3) Sui totali 73 rimangono 47 casi eleggibili , dopo l’esclusione per stratificazione, di cui: 1 decesso entro le 24 ore dal ricovero, 8 politraumi, 2 paz .con diagnosi tumore e 15 paz. con presenza di patologie concomitanti croniche, in prevalenza neurologiche(demenza, alzheimer) o mediche (bpco, diabete et al.) (grafico 4) . L’età media risulta essere pari ai 79,41 anni. Il sesso prevalente sul tot. ricoveri è per il 74% donne . La media di giorni intercorsi tra data di ricovero e l’ intervento chirurgico è pari a 2,2 gg. La dimissione media di 7 gg post chirurgica è per 81% in strutture convenzionate per la FKT (grafico 5) .
Introduction La FRATTURA DI FEMORE rappresenta un argomento sempre più attuale e di rilevanza sanitaria dall’alto impatto economico-sanitario. Dato che l’età media è in continuo aumento (grafico 1) e contestualmente s’innalza il numero di ricoveri in acuto , tale da ipotizzare
I dati dimostrano una casistica di pz anziani ad elevato complicanza clinica , dovuti alla tipologia dell’Ospedale Belcolle, DEA 2 livello, tali da dimezzare il campione di studio . Si rende evidente che la frattura di femore , nel paz. Fragile, vista la solida bibliografia, risulta un’urgenza e come tale deve essere considerata nell’accesso alle S.O. Le sedute operatorie per la traumatologia dovrebbero poter essere modulate, magari aumentando il tempo diurno, o differenziando a fasce orarie differenti, l’ elezione e la traumatologia. SE si «DEVE» operare entro le 48 ore a nostro avviso la criticità in primis, oltre le sale operatorie disponibili, risulta la precoce valutazione multidimensionale già in fase di Pronto Soccorso tale da garantire a tutti gli over 65 la possibilità di intervento chirurgico. Si è pensato un modello (grafico 6) multiinterprofessionale da proporre per una valutazione multidimensionale fastintraospedaliera prima, ma integrata alla rete territoriale per un approccio globale sociosanitario confezionato su singolo paziente. La nostra visione, a conclusione :«non si può curare bene una frattura da fragilità nell’anziano senza curare la fragilità del paziente».
References
Grafico 2
1-Moja L, Piatti A, Pecoraro V et al. (2012)
Grafico 1
Grafico 3
nel 2050 63milioni di casi di frattura al mondo e gia nel 2017 in Italia 560 mila fratture, di questi il 60% su popolazione >80 anni. (2) Tutti gli studi concordano quanto la precocità d’intervento chirurgico (24/48H) diminuisca e la mortalità e gli esiti a 1 ANNO (3,4), permetta il ripristino alla deambulazione e all’autonomia del paziente e una precoce dimissibilità (4). Non si può non pensare al costo per il SSN stimato nel 2017 per fratture femore di 9.4 miliardi di euro ,con una previsione in aumento del 26% entro il 2030. Ecco perché si lavora per procedure regionali standardizzate, dove l’indicatore QUALITA’ (KAIZEN) risulti essere: percentuale di interventi chirurgici entro le 48 ore su totale di fratturati collo femore in paz. over 65 aa.
Conclusion
Results
Grafico 6
Grafico 4
Grafico 5
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Timing m atters in hip fracture surgery: patients operated within 48 hours have better outcom es. A m eta-analysis and m eta-regression of over 190,000 patients. PLoS ONE 7:e46175 2- H em iarthroplasty versus internal fixation in super-aged patients with undisplaced fem oral neck fractures: a 5-year follow-up of random ized controlled trial. Lu Q 1, Tang G 2, Zhao X 3, Guo S 2, Cai B 2, Li Q 2..2017 Jan;137(1):27-35. 3-Moran CG, Wenn RT, Sikand M, Taylor AM (2005) Early m ortality after hip fracture: is delay before surgery im portant? J Bone Jt Surg Am 87:483–489 4-Zuckerm an JD, Skovron ML, Koval KJ et al. (1995) Postoperative com plications and m ortality associated with operative delay in older patients who have a fracture of the hip. J Bone Jt Surg Am 77:1551–1556 5-Il trattam ento di fem ore del paziente con frattura di fem ore nella provincia autonom a di bolzano-M.bonetti,C.Mekani,R. PicusP.Bertoli,H . Waldner Sett.2014 6-Lean thinking in sanità da scelta strategica a m odello operativo Di Luca Burroni, Caterina Bianciardi, Jacopo Guercini, Letizia Bracci ed.esculapio- 2014
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO PREVENZIONE DEL RISCHIO CADUTA IN UN CENTRO RIABILITATIVO APPLICAZIONE DIUN MODELLO DIFAILURE MODE AND EFFECT ANALYSIS AL PERCORSO CLINICO-ASSISTENZIALEDEL PAZIENTE AMBULATORIALE F. Di Bella, P. Marotti, M. Rovere, I. Gregori, C. Lo Presti, A.C. Infurna, F. Micheletta, A. Bica Centro Educazione Motoria (CRI) - Comitato Area Metropolitana di Roma Capitale. Via Ramazzini 31, Roma
Introduzione Le cadute in ambito sanitario sono responsabili di una rilevante morbilità e mortalità, soprattutto nel paziente anziano e determinano significative conseguenze cliniche, legali e finanziarie per i sistemi sanitari. Le cadute accidentali si collocano al quarto posto per frequenza dopo l’errore chirurgico, diagnostico e terapeutico e si stima che siano causa di 4,2 milioni di euro l’anno di risarcimenti. Circa il 78% delle cadute in ospedale è classificabile come prevedibile. L’elevata prevedibilità dell'evento impone da parte delle strutture sanitarie la definizione di strategie di prevenzione del rischio. Il Centro di Educazione Motoria (CEM) è una struttura riabilitativa che comprende una UO Ambulatoriale di Riabilitazione neuro-motoria per pazienti adulti. Per la natura della propria attività e le caratteristiche dei pazienti, le cadute rappresentano l'evento avverso più frequente all'interno del CEM e quindi un obiettivo prioritario delle politiche di gestione del rischio clinico dell'organizzazione.
Risultati Lo studio si è svolto nell'arco di 6 mesi dalla costituzione del gruppo di lavoro fino alla elaborazione, diffusione e discussione del piano di miglioramento con il personale dell'UO. Le caratteristiche dei pazienti dell’UO sono le seguenti: 117 pazienti con età media di 69±15,6 anni, 50.4% uomini. Si tratta di una popolazione anziana affetta da patologie croniche neurologiche e musco-loscheletriche (fig. 1). Le risposte dei pazienti allo specifico questionario elaborato per lo studio (tab. 2) sono state utilizzate per l'analisi dei FM e la successiva costruzione della Masterlist delle priorità. Sono state identificate 8 macro-attività che sono state quindi scomposte in 13 micro-attività, all’interno delle quali sono stati identificati 9 possibili FM considerati significativi in rapporto al possibile verificarsi dell'evento caduta come evento avverso (tab. 4). Per ciascuno FM è stato definito l’IRP ed è stata analizzata la presenza di eventuali “barriere” per la prevenzione dell'evento caduta. La risultante Masterlist delle priorità è riportata in tab. 4. Sono stato infine definite per ciascun FM specifiche strategie/attività di miglioramento a livello clinico, organizzativo e strutturale, sintetizzate in un piano di miglioramento che è diventato parte integrante del PARM 2019 del CEM (tab. 5).
Conclusioni In questo studio pilota l'applicazione dell’FMEA come strumento proattivo di analisi del rischio caduta ha fornito all'equipe nuove ed importanti informazioni riguardanti le possibili modalità di errore presenti nel percorso riabilitativo del paziente, potenzialmente responsabili di un aumento del rischio caduta, permettendo l’individuazione di attività che hanno la potenzialità di ridurre il rischio stesso. FAILURE MODES Istruzioni prevenzione caduta al paziente e caregiver e verifica attuazione
ATTIVITÀ PIANO MIGLIORAMENTO (PARM 2019)
Ø Inserimento nella valutazione del fisioterapista della scala di Tinetti, in aggiunta al modulo di valutazione multidimensionale effettuata dal fisiatra, sulla base di quali dare informazioni e istruzioni personalizzate al pz/caregivers per la prevenzione delle cadute sia all’interno del CEM che all’esterno/domicilio. Ø Creazione di una brochure ad hoc per la prevenzione delle cadute a casa e per strada con immagini che sarà distribuito sistematicamente a tutti i pazienti e disponibile nelle sale di attesa. Ø Posizionamento del poster vademecum per la prevenzione delle
Materiali e Metodi Con l'intento di migliorare le strategie di prevenzione del rischio caduta nel CEM, si è deciso di effettuare uno studio pilota nell’UO Ambulatorio adulti applicando la metodologia del Failure Mode Effect Analysis (FMEA) all'intero percorso clinicoriabilitativo del paziente inteso sia in termini di spostamenti all'esterno/interno del CEM, sia in relazione alle attività riabilitative programmate. L'identificazione ed analisi di ogni possibile failure mode (FM) è stata focalizzata sulla possibilità del verificarsi dell'evento caduta come possibile evento avverso. Per ogni FM è stato determinato il rispettivo Indice di Priorità del Rischio (IPR) come definito nella tab 1. Per la creazione della "Master List" delle priorità oltre all'IRP è stata considerata la % di pazienti coinvolti in ciascun FM.
"Percorso dal cancello
cadute in struttura nella sala di aspetto, nella nuova palestra e nella zona ascensore Rifacimento manto stradale, segnaletica e illuminazione del percorso
Ramazzini" "Percorso sala
Rifacimento manto stradale, segnaletica e illuminazione del percorso
solferino" Percorso scala da piano
Ø Segnaletica da apporre sulle porte tagliafuoco : testo e immagine di
0 a piano 1
comunicazione aumentativa in formato A4 plastificato. Ø Segnaletica sul pavimento per evidenziare visivamente il “raggio di apertura” della porta tagliafuoco di accesso alle scale nei vari piani del CEM ambulatoriale. Ø Miglioramento illuminazione delle scale Ø Verifica presenza ed eventuale sostituzione degli antiscivolo
"via vai" utenti CEM semiresidenziale nel primo piano Valutazione rischio
presente nei singoli gradini delle scale Ø Informazione sistematica degli utenti del CEM ambulatoriale sugli spazi comuni. Ø Sensibilizzazione degli operatori e riabilitatori coinvolti sulla problematica. Inserimento nella valutazione del fisioterapista della scala di Tinetti, in
cadute
aggiunta al modulo di valutazione multidimensionale effettuata dal medico fisiatra, per migliorare l’inquadramento del paziente
Percorso accesso bagno
Ø Aumentare la durata di accensione automatica dell’illuminazione
autonomi
all’interno dei bagni visitatori primo piano (modifica impostazione timer accensione/spegnimento luci) Ø Modifica attuali sanitari con water per disabili e installazione
Aree di «attesa» Sala attesa (sedute)
maniglie per appoggio Sostituzione attuali divani con divani con seduta più alta e presenza di braccioli per ogni seduta. Ø Sostituzione attuali sedute con sedute stabili e più alte. Ø Posizionamento del vademecum per la prevenzione delle cadute in struttura nella parete della sala di aspetto in formato A3 plastificato. Ø Disponibilità dei nuovi opuscoli-informativa sulla prevenzione del rischio caduta e brochure informativa elaborata (come da attività punto 1)
Bibliografia Essenziale 1.National Institute for health and Care Excellence: Falls, assessment and prevention of falls in older people. NICE Clinical Guideline 161, 2013. 2.National Patient Safety Agency. Slips trips and falls in hospital London: National Patient Safety Agency; 2007. 3.Report Medical Malpractice, MARSH. 8° Edizione, 2017. 4.Raccomandazione n. 13 del Ministero della Salute " Raccomandazione per la prevenzione e la gestione della caduta del paziente nelle strutture sanitarie", dicembre 2011. 5.Failure Mode Effect Analysis in Health Care: Proactive risk reduction. Joint Commission International 3th Edition.
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Analisi descrittiva degli eventi evitati segnalati nel triennio 2016-2018 in un ospedale pediatrico universitario italiano Massimiliano Raponi1, Marcello De Santis2, Davide Della Lena2, Carmen D’Amore3, Marta Ciofi degli Atti3 1. Direzione Sanitaria – IRRCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma 2. Coordinamento Infermieristico, Qualità e Clinical Risk Management, Direzione Sanitaria - IRRCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma 3. Unità di Funzione Epidemiologia Clinica e Programmi di Certificazione, Direzione Sanitaria - IRRCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma
INTRODUZIONE
Gli eventi evitati (EE) hanno la potenzialità di causare un evento avverso, che non si verifica per caso fortuito o perché intercettato o perché non ha conseguenze per il paziente. Essi sono considerati come un’opportunità per il miglioramento della qualità dell’assistenza [1,2]. Gli esperti stimano che gli EE si verificano da 3 a 300 volte più frequentemente degli eventi avversi in ambito sanitario [3] e che in genere precedono gli eventi avversi correlati. La segnalazione e l'analisi sistematica degli EE possono migliorare le prestazioni del sistema, mitigare i rischi e prevenirne la prevedibilità. La presente analisi ha l’obiettivo di descrivere il pattern di EE segnalati nel triennio 2016-2018 nell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (OPBG).
prescrizione, preparazione, somministrazione, monitoraggio).
Complessivamente, gli EE relativi ai farmaci s o n o l a c l a s s e m a g g i o r m e n t e rappresentata (n=132, 28,4%) seguita dall’errata identificazione del paziente (n=70, 15,1%), dagli errori relativi al vitto (n=70, 15,1%) e dagli errori relativi all’organizzazione (n=57, 12,3%). La Figura 2 mostra il numero di segnalazioni delle specifiche categorie di EE per anno. Riguardo ai farmaci, la maggior parte degli EE si riferiscono alla fase di prescrizione ( n = 7 3 , 5 5 , 3 % ) , s e g u i t a d a l l a somministrazione (n=42, 31,8%) e infine dalla consegna (n=27, 20,5%) (Tabella 1). Gli infermieri rappresentano la categoria professionale che maggiormente segnala gli EE (70,9%); negli anni è aumentata la quota di segnalazioni effettuata dai tecnici (Tabella 2).
RISULTATI
Nel periodo in studio sono stati segnalati complessivamente 3114 eventi di cui 464 sono EE. La quota di EE è aumentata nel tempo passando dal 14,3% (n=151) nel 2016 al 18,2% (n=184) nel 2018 (p trend: 0,01; Figura 1). Figura 1
100% 80% 60% 40% 20% 0%
2016 Eventi evitati
2017 2018 Eventi avversi accaduti
METODI
In OPBG, la segnalazione degli eventi avversi, evitati e sentinella avviene attraverso un software disponibile sulla intranet e accessibile a tutti gli operatori dell’ospedale. La Direzione Sanitaria quotidianamente revisiona tutte le segnalazioni e pianifica gli approfondimenti di quegli eventi che presentano elementi di criticità nel percorso clinico o organizzativo o che hanno causato un esito grave sul paziente. I dati qualitativi sono stati espressi come frequenze; il trend è stato valutato con il test di Cochran-Armitage. Un particolare focus ha riguardato la descrizione degli EE accorsi nelle diverse fasi di gestione della terapia farmacologica (ordine, consegna, stoccaggio,
Figura 2
Appar. Elettromed. e Disp. Medici Diagnostica di Laboratorio Organizzazione
2016 2017 2018 totale
Vitto Identificazione del Paziente Farmaci 0
20
40
60
80
100
Numero Segnalazioni
30
120
140
Tabella 1
FASE ERRORE FARMACI 2016
2017
2018
p-for trend
Ordine
5,9%
6,5%
14,3%
0,2
Consegna
17,6% 13,0% 34,3%
0,09
Stoccaggio
2,0%
0,1
Prescrizione
43,1% 73,9% 48,6%
Preparazione
5,9%
Somministrazione
33,3% 23,9% 40,0%
2,2% 6,5%
8,6% 25,7%
0,4 0,007 0,6
Ogni segnalazione poteva riportare più tipologie di errore nelle fasi di gestione del farmaco
Tabella 2
CATEGORIE PROFESSIONALI
2016
2017
2018
TOTALE
Medico
21,9% 13,2% 13,6%
16,2%
Infermiere
72,8% 76,7% 65,2%
70,9%
Tecnico
5,3%
10,1% 20,1%
12,5%
Amministrativo
0,0%
0,0%
0,5%
0,2%
Personale Ausiliario
0,0%
0,0%
0,5%
0,2%
TOTALE
100%
100%
100%
100%
CONCLUSIONI
I dati mostrano un aumento nel tempo dell’attenzione degli operatori sanitari alla segnalazione degli EE. Ciò è da ricondursi a un’attività di sensibilizzazione condotta in tutte le Unità Operative dell’OPBG e avente come obiettivo quello di sottolineare la centralità della segnalazione degli eventi nella gestione del rischio clinico e promuovere il cambiamento della concezione di “errore”, non più considerato come un fallimento individuale, ma come occasione per migliorare l’intera organizzazione. BIBLIOGRAFIA 1) Van Spall H, Kassam A, Tollefson TT. Near-misses are an opportunity to improve patient safety: adapting strategies of high reliability organizations to healthcare. Curr Opin Otolaryngol Head Neck Surg. 2015;23:292-6. Tabella 1 2) Kathleen M. Sutcliffe. High reliability organizations (HROs). Best Practice &Research Clinical Anesthesiology 2011; 25:133 – 144. 3) Barach P, Small S. Reporting and preventing medical mishaps: lessons from non-medical near miss reporting systems. BMJ 2000; 320:759 – 763.
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Rischio correlato alla non rintracciabilità dei Dispositivi Medici importati: attività di monitoraggio presso l’Aeroporto di Fiumicino Carmine Guarino (b), Teresa Esposito (b), Alessandro Lattanzi (b), Daniela Di Sciacca (a), Antonio Conduce (a), Sergio Sbrenni (a) (a) Istituto Superiore di Sanità, Roma (b) Ministero della Salute, Roma sergio.sbrenni@iss.it
Metodologia
Introduzione Assicurare la rintracciabilità dei Dispositivi Medici (DM) garantisce che i fabbricanti, i mandatari, i distributori, gli importatori e, se del caso, le Autorità Competenti siano sempre in grado di localizzare e ritirare rapidamente dal territorio i prodotti potenzialmente dannosi per la salute. Questo aspetto risulta essere particolarmente critico quando un DM proviene da un processo di importazione da paesi extra-europei. Il Regolamento (UE) 2017/745 relativo ai Dispositivi Medici (MDR) introduce nuovi requisiti per gli operatori economici, per gli Organismi Notificati e per le Autorità Competenti che contribuiscono alla riduzione del rischio dovuto alla perdita di tracciabilità dei DM importati. Questo studio è parte di un progetto più articolato, dal titolo: “Rintracciabilità dei Dispositivi Medici importati: nuovi requisiti introdotti dal Regolamento (UE) 2017/745”. L’obiettivo di questa parte del progetto è quello di valutare nel tempo il livello di recepimento, da parte di fabbricanti, mandatari, importatori e distributori, dei nuovi requisiti per il mantenimento della rintracciabilità dei DM destinati al mercato italiano che transitano per i punti di frontiera nazionali, prima della data di applicazione del MDR.
Da dove provengono i Dispositivi Medici importati? I dati forniti dal Ministero della Salute evidenziano che, i 2/3 dei DM importati arrivano nel nostro paese da Cina (33.8%) e USA (31,7%), seguono nella classifica dei paesi importatori la Corea del Sud (4,1%), il Giappone (3,4%) e la Malesia (2,9%).
Partendo dai risultati di un’analisi dettagliata del Regolamento (UE) 2017/745 e delle norme ad esso collegate, sono state formalizzate Procedure Gestionali, Istruzioni Operative e moduli per il monitoraggio e la valutazione del livello di recepimento dei requisiti per il mantenimento della rintracciabilità dei Dispositivi Medici da parte di fabbricanti, mandatari, importatori e distributori.
L’analisi delle relazioni trimestrali pubblicate dal Ministero della Salute ha consentito di calcolare il rapporto tra i Dispositivi Medici importati e il quantitativo totale di merci di competenza degli USMAF per le quali è stata richiesta l’importazione sul territorio nazionale; In media, circa il 20% dei prodotti importati sono Dispositivi Medici.
Operatività – DM campionato con etichettatura sul Il monitoraggio presso l’aeroporto di Fiumicino confezionamento primario
X X
Quanti sono i Dispositivi Medici importati?
Fonte: Ministero della Salute - Relazione sui dati di attività degli USMAF-SASN - II trim. 2019
Nella prima fase dello studio il campionamento è stato eseguito, grazie alla collaborazione degli esperti dell’USMAF-SASN, presso l’area cargo dell’Aeroporto internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino.
Fonte: Ministero della Salute - Relazione sulle attività svolte nell’anno 2018 dagli USMAF-SASN
Risultati
Il monitoraggio, della durata di 9 mesi, viene eseguito sulla base delle procedure di valutazione, presso uno o più siti, eventualmente indicati dal Ministero della Salute, scelti tra i punti di frontiera presenti sul territorio nazionale, (aeroporti, porti, punti di attraversamento terrestre).
Analisi in tempo reale della conformità al Regolamento (UE) 2017/745
Il livello di recepimento dei nuovi requisiti viene stimato, per ciascun DM, mediante l’esame visivo del dispositivo, dell’etichettatura presente su tutti i livelli di confezionamento e della documentazione che accompagna il prodotto. I DM da valutare, appartenenti a famiglie specifiche di prodotti ritenuti critici, sono selezionati mediante un campionamento dei prodotti eseguito sotto il controllo dell’USMAF di Roma Fiumicino Per quanto riguarda il paese di origine dei DM, è stata riscontrata una sostanziale coincidenza con i dati pubblicati dal Ministero della Salute. Sono stati campionati prodotti fabbricati in: 1) Cina 5) Nuova Zelanda 2) U.S.A. 6) Sud Corea 3) Israele 7) India 4) Brasile
X
X
X X
Conclusioni e sviluppi futuri Il Regolamento (UE) 2017/745 ha introdotto nuovi requisiti per una corretta e armonizzata identificazione dei DM, e nuove procedure per il mantenimento della loro rintracciabilità. A partire dalla data di applicazione del MDR, è atteso un sostanziale aumento di efficacia dell’attività di sorveglianza e vigilanza del mercato, unito ad un incremento della qualità dei sistemi di raccolta dati relativi ai DM presenti sul territorio nazionale. Ci si aspetta pertanto una riduzione del rischio clinico associato a problemi di perdita della rintracciabilità dei Dispositivi Medici importati.
I dati finora raccolti sullo stato di avanzamento del processo di recepimento dei nuovi requisiti per il mantenimento della rintracciabilità dei Dispositivi Medici, da parte degli operatori economici individuati dal MDR, pur non essendo ancora basati su un campione statisticamente rilevante dal punto di vista della distribuzione temporale dei campionamenti, dimostrano che il processo è stato avviato. Il 7% dei DM campionati già riporta il vettore UDI in etichetta
Sergio Sbrenni
Il mandatario è risultato equamente distribuito sul territorio UE: ● Germania ● Polonia ● Malta ● Paesi Bassi ● Regno Unito ● Francia ● Portogallo ● Belgio
Classe dei DM campionati 14%
14%
22%
50%
I
Iia
IIb
III
Di particolare interesse, per eventuali sviluppi futuri dello studio, sarebbe l’analisi delle attuali procedure implementate nel Nuovo Sistema Informativo Sanitario, in particolare dell’applicativo USMAF-NSIS attualmente in dotazione al personale del Ministero della Salute, e lo sviluppo di modifiche ed integrazioni all’applicativo che integrino le prescrizioni imposte dal MDR. Inoltre, un’estensione del monitoraggio a tutto il territorio nazionale, su diverse tipologie di punti di frontiera, non solo aeroporti ma anche porti e punti di attraversamento terrestre, consentirebbe di avere un campione valido sotto tutti gli aspetti statistici.
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Nel corso delle attività di monitoraggio è stato campionato un DM importato, di classe IIa, palesemente Non Conforme ai requisiti del MDR, ma anche alla vigente Direttiva 93/42/CEE. Dalla figura si evince che le informazioni presenti sul confezionamento del prodotto non comprendono: • Marcatura CE e identificativo dell’Organismo Notificato • la ragione sociale e l’indirizzo del fabbricante (India) • la ragione sociale e l’indirizzo del mandatario UE (Germania) Il processo d’importazione dei DM è stato immediatamente sospeso dall’USMAF
Riferimenti Essenziali • Sbrenni S, Guarino C, Lattanzi A, Zaza S, Conduce A. Tracciabilità dei dispositivi medici in ambito ospedaliero. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2018. (Rapporti ISTISAN 18/1) • Europa. Regolamento (UE) 2017/745 del parlamento europeo e del consiglio del 5 aprile 2017 relativo ai dispositivi medici, che modifica la direttiva 2001/83/CE, il regolamento (CE) n. 178/2002 e il regolamento (CE) n. 1223/2009 e che abroga le direttive. 90/385/CEE e 93/42/CEE del Consiglio; 2017/745/UE. Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 117/1.
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A Mini-HTA Report on products and services for ostomy and incontinence Filippo Rumi1, Alessandra Fiore1, Simone Furfaro1, Dario Sacchini , Pietro Refolo , Francesca Orsini1, Marco Palmeri1, Americo Cicchetti . 2-3
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1 Postgraduate school of Health Economics and Management (ALTEMS) - Università Cattolica del Sacro Cuore, Rome, Italy. 2 Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS, Rome, Italy. 3 Institute of Bioethics and Medical Humanities - Università Cattolica del Sacro Cuore, Rome, Italy. 4 Director of Postgraduate School of Health Economics and Management (ALTEMs) – Università Cattolica del Sacro Cuore, Rome, Italy.
Background "Dedicato a te" is a service of home distribution for patients affected by incontinence or ostomy. In addition, a supportive care program is offered to the patients through call services. "Dedicato a te" is able to support the organizational processes of local health authority (ASL), optimizing and keeping under control phases, costs and operations. The service has the potential to save healthcare resources compared to traditional forms of distribution. The home distribution model makes it possible to address critical issues, with the aim of optimizing product and patients’ management costs.
Objective The aim of this report is to provide a multidimensional and multidisciplinary assessment, consistent with the HTA approach, on the "Dedicato a te" service and on the associated type of distribution. At the same time, the economic impact of home distribution will be analyzed both from the societal and from the National Health System (SSN) perspectives. It will also be investigated the quality of life of ostomy and catheterized patients in order to assess the impact in terms of «QoL» of the offered service. For this purpose, a survey will be initially validated and then administered to the patients.
Preliminary Results
Methods
In the preliminary systematic literature review the main results indicate that: Post-discharge patient support services are often related to an impact on the healthcare resources used and on the patient's quality of life (Denielsen, 2014; Mockford, 2018; Rojanasarot 2017; Lim, 2015). The effect of patient education with telephone follow-up may have results in terms of correct use of the device with potential benefits in terms of adverse events avoided / reduction of infections (Chan, 2014; Zheng, 2013). With regard to the economic impact, through the budget impact model, we will evaluate whether there is a saving in healthcare resources associated with domiciliary distribution in the area of ostomy and catheterized patients. Moreover, the impact in term of QoL and the social impact (indirect healthcare costs) related on the "Dedicato a te" service, will be investigated through two different surveys.
The HTA evaluation is based on a systematic review of literature. The evidence was selected according to preestablished inclusion criteria, and organized on the basis of the main HTA domains following the framework of the European Network for Health Technology Assessment (EuNetHTA) Core Model®. Within the mini-HTA report, the domains related to the organizational and economic impact will be specifically emphasized. Regarding the organizational impact, the characteristics and the advantages of the home distribution of medical devices will be deeply analyzed.
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Le prescrizioni del Regolamento (UE) 2017/745 per la riduzione del rischio dovuto alla mancanza di rintracciabilità dei Dispositivi Medici Daniela Di Sciacca, Antonio Conduce, Sergio Sbrenni Istituto Superiore di Sanità, Roma sergio.sbrenni@iss.it
Introduzione Mantenere la rintracciabilità dei Dispositivi Medici (DM) lungo l’intera catena di fornitura è un requisito imprescindibile al fine di garantire la sicurezza di pazienti ed utilizzatori e per molti aspetti della protezione della salute pubblica. Perché ciò sia possibile è indispensabile che i vari attori impegnati nei processi di gestione dei DM adottino un meccanismo di identificazione e tracciabilità condiviso e armonizzato. In questo contesto, l’entrata in vigore del Regolamento UE 2017/745 (MDR) ha profondamente rinnovato il quadro normativo europeo, attraverso l’istituzione di un sistema unico di identificazione del DM (UDI). Particolare attenzione è riservata all’identificazione degli operatori economici (OE) coinvolti nella catena di fornitura, quali fabbricanti, mandatari, importatori e distributori e alle rispettive attività e responsabilità relative al mantenimento della rintracciabilità dei DM da loro gestiti.
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REGOLAMENTO (UE) 2017/745
Pubblicazione in GU: 05 maggio 2017
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Data di applicazione (DoA): 26 maggio 2020
Entrato in vigore: 25 maggio 2017
Ø Apposizione del vettore UDI sull’etichetta o sul dispositivo stesso (obbligatorio per DM riutilizzabili) e su tutti i livelli esterni di confezionamento, ad eccezione dei container di trasporto.
Importatore
Distributore
Definizione (Art. 2.33 MDR) «qualsiasi persona fisica o giuridica stabilita nell'Unione che immette sul mercato dell'Unione un dispositivo originario di un paese terzo»
Definizione (Art. 2.34 MDR) «qualsiasi persona fisica o giuridica nella catena di fornitura, diversa dal fabbricante o dall'importatore, che mette a disposizione sul mercato un dispositivo, fino al momento della messa in servizio»
Ø Verifica che il fabbricante: • abbia redatto la dichiarazione di conformità UE e apposto la marcatura CE al DM; • sia identificato e abbia designato un mandatario; • abbia correttamente etichettato il DM, includendo le istruzioni per l’uso; Vettore UDI sull’etichetta
• abbia attribuito un UDI al DM;
Vettore UDI sul DM
• abbia registrato il DM in Eudamed.
Ø Registrazione del DM in Eudamed.
Ø Verifica che il fabbricante o il suo mandatario si siano registrati in Eudamed.
Ø Nel caso di DM impiantabili, generazione di una tessera per il portatore di impianto da associare a ciascun DM.
Ø Registrazione come importatore in Eudamed e ottenimento del SRN.
Ø Collaborazione con le Autorità Competenti (AACC): conservazione e messa a disposizione della documentazione, cooperazione nel caso di attività quali le azioni correttive di campo (FSCA).
Ø Indicazione, sul DM o sul suo confezionamento o in un documento che accompagna il DM, del proprio nome e contatti.
Ø Utilizzo UDI per raccogliere informazioni post-commercializzazione.
Attività e responsabilità OE Fabbricante Definizione (Art. 2.30 MDR) «la persona fisica o giuridica che fabbrica o rimette a nuovo un dispositivo oppure lo fa progettare, fabbricare o rimettere a nuovo, e lo commercializza apponendovi il suo nome o marchio commerciale» Ø Registrazione come fabbricante in Eudamed e ottenimento del numero di registrazione unico (SRN). Ø Attribuzione al DM e, se applicabile, a tutti i livelli esterni di confezionamento, un UDI.
Ø Utilizzo UDI per la notifica degli incidenti, per individuare i DM che necessitano di FSCA e per la trasmissione di informazioni a chi di competenza.
Mandatario
Ø Inserimento dell’UDI nella documentazione tecnica del DM e mantenimento di un elenco aggiornato degli UDI attribuiti.
• abbia correttamente etichettato il DM, includendo le istruzioni per l’uso; • abbia attribuito un UDI al DM. Ø Verifica che l’importatore abbia indicato sul DM o sul suo confezionamento o in un documento che accompagna il DM, il proprio nome e contatti. Ø Registrazione, se previsto da disposizioni nazionali da parte degli Stati membri nel cui territorio sono messi a disposizione i DM. Ø Cooperazione con i fabbricanti o i mandatari allo scopo di ottenere un appropriato livello della tracciabilità dei DM. Ø Collaborazione con le AACC (fornitura documentazione di propria competenza, trasmissione delle informazioni su DM contraffatti o che presentino un rischio grave, cooperazione nel caso di FSCA).
Ø Mantenimento di un registro dei reclami, dei DM non conformi nonché dei richiami e dei ritiri, e messa a disposizione degli altri OE delle informazioni riguardanti tale monitoraggio.
Definizione (Art. 2.32 MDR) «qualsiasi persona fisica o giuridica stabilita nell'Unione, che ha ricevuto e accettato dal fabbricante, avente sede fuori dall'Unione, un mandato scritto che la autorizza ad agire per conto del fabbricante in relazione a determinate attività con riferimento agli obblighi del medesimo ai sensi del MDR»
Tutti gli OE Ø Cooperazione con i fabbricanti o i mandatari allo scopo di ottenere un appropriato livello della tracciabilità dei DM.
Ø Verifica:
Ø Collaborazione con le AACC (conservazione e messa a disposizione della documentazione di propria competenza, trasmissione delle informazioni su DM contraffatti o che presentino un rischio grave, cooperazione nel caso di FSCA).
• che il fabbricante abbia elaborato la documentazione tecnica e redatto la dichiarazione di conformità UE; • che il fabbricante abbia registrato il DM in Eudamed.
UDI-PI
• abbia redatto la dichiarazione di conformità UE e apposto la marcatura CE al DM;
Ø Trasmissione immediata agli altri OE delle informazioni in merito a DM non conformi, reclami o segnalazioni di presunti incidenti relativi ai DM e cooperazione nel caso di FSCA.
Ø Trasmissione immediata al fabbricante e al suo mandatario delle informazioni in merito a DM non conformi, reclami o segnalazioni di presunti incidenti relativi ai DM e cooperazione nel caso di FSCA.
Ø Registrazione come mandatario in Eudamed e ottenimento del SRN.
UDI-DI
Ø Verifica (se del caso a campione) che il fabbricante:
Ø Collaborazione con le AACC (conservazione e messa a disposizione della documentazione, cooperazione nel caso di FSCA).
Ø Tutti gli OE devono essere in grado di identificare per l’AC, per il periodo di cui all'art. 10.8 del MDR: • ogni OE che ha direttamente fornito loro un dispositivo; • ogni OE, istituzione sanitaria od operatore sanitario cui hanno fornito direttamente un dispositivo. Ø Tutti gli OE devono registrare e conservare, di preferenza in formato elettronico, gli UDI dei DM che hanno fornito o che hanno ricevuto (DM impiantabili di classe III). La Commissione può decidere di applicare tale obbligo anche ad altri DM.
Ø Mantenimento di un registro dei reclami, dei DM non conformi nonché dei richiami e dei ritiri, e messa a disposizione degli altri OE di tutte le informazioni che consentono loro di esaminare i reclami.
Ø Trasmissione al fabbricante dei reclami e delle segnalazioni in merito a presunti incidenti relativi ai DM.
Conclusioni L’analisi dettagliata del MDR al fine di evidenziare le attività di competenza degli OE per il mantenimento della rintracciabilità dei DM, con particolare attenzione ai DM importati, è uno degli obiettivi previsti dall’Accordo di Collaborazione tra l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute dal titolo: “Rintracciabilità dei Dispositivi Medici importati: nuovi requisiti introdotti dal Regolamento (UE) 2017/745”. Il MDR, con l’adozione del sistema UDI, ha fornito una strategia condivisa per la riduzione del rischio dovuto alla perdita di rintracciabilità dei DM, contribuendo in maniera significativa alla tutela della salute pubblica. Il sistema UDI, contribuisce all’incremento dell'efficacia di tutte le attività legate alla sorveglianza e vigilanza del mercato dei DM. Inoltre, i nuovi requisiti introdotti dal MDR contribuiscono a ridurre il rischio clinico connesso all’uso scorretto del DM e aiutano la lotta alla contraffazione. Al fine di facilitare la comprensione dei requisiti del MDR e aiutare gli OE al rispetto della normativa, i risultati di questo studio sono stati formalizzati in quattro Istruzioni Operative, ora in fase di validazione, dedicate a ciascun OE.
SCADENZE RELATIVE AL SISTEMA UDI DM impiantabili e di classe III Attribuzione UDI al DM Registrazione Eudamed
UDI
DM di classe II
DM di classe I
26 maggio 2020 in 26 novembre 2021 (se Eudamed funzionante per la DoA) o 24 mesi dopo l’avviso della sua piena funzionalità
Apposizione vettore UDI sull’etichetta dei DM
26 maggio 2021
26 maggio 2023
26 maggio 2025
Apposizione vettore UDI sul DM (DM riutilizzabili)
26 maggio 2023
26 maggio 2025
26 maggio 2027
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Bibliografia essenziale [1] Regolamento (UE) 2017/745 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2017 relativo ai dispositivi medici. [2] International Medical Device Regulators Forum. Unique Device Identification system (UDI system) Application Guide. Moscow:IMDRF; 2019. (IMDRF/UDI WG/N48 FINAL: 2019).
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5 Anni di Incident Reporting in Ematologia e Centro Trapianti di Cellule Staminali Emopoietiche. PIRAS A.1 DEPAU C.1 SIMULA MP.1 CULURGIONI F.1 ANGELUCCI E.2 LA NASA G.1 1 SC EMATOLOGIA E CTMO, OSPEDALE ONCOLOGICO DI RIFERIMENTO REGIONALE “A. BUSINCO”, AO BROTZU, CAGLIARI. 2 SC EMATOLOGIA E CTMO, IRCCS OSPEDALE POLICLINICO “SAN MARTINO”, GENOVA, ITALY Introduzione
Metodi
Risultati
I dati analizzati fanno riferimento alle schede di segnalazione compilate dagli operatori della SC di Ematologia e CTMO dal 2013 al 2018. Le schede di segnalazione possono essere anonime o con il nominativo di chi segnala e vengono raccolte in appositi contenitori disposti nelle unità operative.
Da gennaio 2013 a dicembre 2018 ci sono state N. 184 segnalazioni, con una inversione di tendenza negli ultimi anni. L’85% delle segnalazioni provengono dal CTMO (n. 86), Ematologia (n. 36), Ufficio Qualità (n. 21), laboratorio (n. 14), (vedi grafico: Provenienza delle segnalazioni). Questo dato viene interpretato come una maggiore sensibilizzazione del personale del CTMO alla segnalazione rispetto ad altri settori.
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La Struttura Complessa (SC) di Ematologia e Centro Trapianti di Midollo Osseo (CTMO) dell’Ospedale Oncologico di Cagliari dal 2008 ha intrapreso il percorso di Accreditamento Joint Accreditation Committee ISCT-Europe & EBMT (JACIE), che comprende un Sistema di Gestione della Qualità (SGQ) in cui l’Incident Reporting sugli errori, incidenti ed eventi avversi, ricopre un ruolo fondamentale per il Miglioramento Continuo della Qualità e per la riduzione del rischio clinico. Il sistema di “Incident Reporting” , pur essendo stato sperimentato nel 2009, ha subito un notevole sviluppo nel 2011, con l’introduzione e il mantenimento di un sistema più strutturato. I dati analizzati in questo lavoro si riferiscono a 5 anni, dal 2013 al 2018.
I facilitatori periodicamente raccolgono le schede, coadiuvati dal Gestore della Qualità. Queste vengono valutate e discusse, vengono identificate le azioni di miglioramento ed eventualmente predisposti audit mirati. Si inseriscono quindi nel data base e periodicamente si verifica la chiusura delle azioni correttive.
Le prestazioni maggiormente segnalate sono la terapeutica (n. 73), diagnostica (n. 31), raccolta cellule staminali emopoietiche da periferico (n. 18), manipolazione (n. 13), informatica (n. 11), a seguire le altre (vedi grafico: Tipo di prestazione). Il numero elevato di segnalazioni di errori o near misses nelle prestazioni terapeutiche e diagnostiche, indica verosimilmente errori nei processi più che attribuibili ai singoli eventi. Nel 77% dei casi le prestazioni erano programmate e solo il 3% erano prestazioni in urgenza.
Gli obiettivi sono: 1- fornire all’organizzazione un coordinamento per l’analisi degli eventi avversi, attraverso l’applicazione di metodologie e tecniche per l’identificazione degli errori, 2- promuovere e diffondere la cultura della sicurezza tra gli operatori, 3- supervisionare dal punto di vista operativo i processi per la gestione dei rischi nei diversi ambiti sanitari (assitenziali, manipolazione CSE, diagnostica, procedurale).
Il 30% delle segnalazioni vengono fatte dal personale infermieristico, il 16% dal personale medico, il 26% dal Team Qualità costituito dai Responsabili della Qualità Clinica (RQ), del Laboratorio di Manipolazione e dal Gestore della Qualità (GQ), (vedi grafico: Chi segnala). Nel 12% dei casi non è riportata la professione o il ruolo di chi segnala, ad indicare che gli operatori non lo ritengono un dato fondamentale, infatti il dato è puramente statistico e non incide sull’attuazioni delle azioni correttive, ma ci permette di individuare aree di miglioramento, come nei laboratori dove il personale tecnico e i biologi devono essere maggiormente sensibilizzati sull’importanza delle segnalazioni.
Di fondamentale importanza è stata ed è ancora oggi la formazione di tutto il personale coinvolto nelle attività clinico assistenziali, volta alla sensibilizzazione e implementazione del sistema di segnalazione e la formazione dei facilitatori per l’acquisizione di strumenti e tecniche specifiche per analizzare gli eventi e individuare le azioni correttive più appropriate.
L’istogramma Ruolo nell’evento indica che n.92 schede sono state compilate dal personale direttamente coinvolto nell’evento e n. 31 volte l’evento è stato riferito (al RQ o GQ) perchè facesse la segnalazione. Questo dato indica che il personale ha compreso lo scopo principale dell’Incidente Reporting volto al miglioramento continuo e all’individuazione delle cause per ridurre l’incidenza degli errori e non alla identificazione del colpevole.
Materiali Per l’implemetazione del “Incident Reporting” sono state redatte delle procedure operative sia a livello aziendale sia specifiche per il Programma Trapianti.
Nel 53% dei casi non ci sono state conseguenze per il paziente, nel 13% dei casi c’è stato un evento avverso o una reazione avversa con prolungamento dell’ospedalizzazione o dello stato di malattia, nel 25% dei casi non sono state segnalate le conseguenze, probabilmente perchè non note al momento della segnalazione dell’evento, mentre il 5% e il 4% degli eventi hanno comportato rispettivamento la ripetizione o il ritardo della procedura.
Attraverso la formazione di tutto il personale sono state diffuse le procedure, le schede di segnalazione, la modalità di segnalazione e tutto il personale è stato sensibilizzato, mentre I facilitatori sono stati formati con corsi specifici in funzione del ruolo. È stato elaborato un data base per l’inserimento e l’analisi dei dati.
Anno
Numero di segnalazioni 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Totale
35 50 56 23 7 13 184
In seguito alle segnalazioni pervenute sono stati effettuati n. 16 audit, n. 15 revioni di procedure e n. 24 incontri formativi e informativi con il personale per trasmettere il feedback sulle azioni di miglioramento da intraprendere e sull’andamento del Sistema di “Incident Reporting”.
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Conclusioni Il sistema di “Incident Reporting” appare ben radicato nella SC di Ematologia e CTMO, ma visto il calo delle segnalazioni necessita di essere supervisionato maggiormente ed è necessario predisporre nuovi eventi formativi per rafforzare i concetti e sensibilizzare il personale neo assunto o neo trasferito, con particolre attenzione per il personale del laboratorio. Devono essere monitorate meglio e in maniera costante nel tempo le conseguenze per il paziente ed è necessario verificare che le azioni di miglioramento incidano in maniera determinante sulle prestazioni e sugli eventi segnalati. Sarebbe interessante verificare in futuri studi (sia retrospettivi e che prospettici) quanto le ore di formazione specifiche sull’argomento incidono sul numero e sulla tipologia di segnalazioni.
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Bibliografia Direttiva 2004/23/CE del parlamento europeo e del consiglio del 31 marzo 2004 “Definizione di norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l'approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani”. Direttiva 2006/86/CE del 24 ottobre 2006 “attuazione direttiva 2004/23/CE per le prescrizioni in tema di rintracciabilità, la notifica di reazioni ed eventi avversi gravi e determinate prescrizioni tecniche per la codifica, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani” D.Lgs. n. 191/2007. "attuazione della direttiva 2004/23/CE FACT-JACIE 7th Edition Manual. Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali. Protocollo per il Monitoraggio degli Eventi Sentinella. Luglio 2009. Ministero della Sanità, Dipartimento della Qualità Ufficio III, 2009, Metodi di analisi per la gestione del rischio clinico – Root Cause Analysis (RCA), Analisi delle cause profonde. CNT-GITMO-EBMT. Procedura per la segnalazione e notifica degli eventi/reazione avverse gravi nel processo di trapianto di CSE. Delibera del 22 settembre 2015, n. 46/17 Linee di indirizzo per la gestione del rischio clinico e revoca della Delib. G.R. Sardegna n. 5/20 del 29.1.2013 e n. 37/11 del 12.9.2013
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CARATTERISTICHE DELL’ABITUDINE AL FUMO TRA GLI OPERATORI SANITARI DI UN’AZIENDA OSPEDALIERA DEL CENTRO ITALIA - RISULTATI PRELIMINARI Rundo C.1, Angelucci E. 1, Bianciardi L. 2, Muzi G. 1, Onnis A. 2, Pieri L. 2, Dell’Omo M. 1 1 SC
Medicina del Lavoro, Azienda Ospedaliera di Perugia 2Azienda Ospedaliera di Perugia
Introduzione
Risultati
Risultati Consumo giornaliero di sigarette
Ø Affinché si riduca la diffusione del tabagismo nella popolazione generale, è necessario che gli operatori sanitari assumano stili di vita salutari. Ø Scopo di questo studio, svolto nell’ambito del progetto ’’Verso l’Ospedale senza fumo’’, è di analizzare le caratteristiche del tabagismo tra gli operatori sanitari di un’Azienda Ospedaliera,
Prevalenza di fumatori in rapporto alla categoria lavorativa e al sesso
Materiali e Metodi Raccolta di dati dalle cartelle delle visite di sorveglianza sanitaria (2017-2018) Ø Dati anagrafici Ø Attività lavorativa Ø Abitudine al fumo nel corso della vita Ø Abitudine attuale Ø Consumo giornaliero di sigarette
Medici Medici
Prof. San.
Conclusioni
Op. Supp.
Ø L’abitudine al fumo è ancora molto diffusa tra gli operatori sanitari, in particolare tra i lavoratori con un livello di istruzione meno elevato, che svolgono attività manuali. Ø È allarmante che la prevalenza dei fumatori sia simile tra i medici dei due sessi e maggiore tra le infermiere e altri professionisti sanitari non medici di sesso femminile rispetto ai colleghi di sesso maschile. Ø Le politiche contro il fumo nelle strutture sanitarie devono avere un approccio globale al problema e siano integrate in un piano multisettoriale di promozione della salute. Ø Nell’Azienda Ospedaliera in cui si è svolto lo studio è in corso di realizzazione il progetto ‘’Verso l’Ospedale senza fumo’’ che prevede, tra l’altro, interventi di tipo formativo e informativo e di supporto alla disassuefazione dal fumo tra i dipendenti. A tal riguardo, i medici competenti, nel corso delle visite di sorveglianza sanitaria, individuano i fumatori, offrono loro un breve intervento per la disassuefazione ed inviano al centro antifumo dell’Azienda Ospedaliera quelli che desiderano smettere di fumare.
Prevalenza di ex fumatori in rapporto alla categoria lavorativa e al sesso
P R O F E S S I O N I SANITARIE
Medici
Prof. San.
Op. Supp.
Op. Supp.
Popolazione esaminata
O P E R AT O R I D I S U P P O R T O
Prof. San.
Distribuzione dei valori dell’età degli operatori sanitari
Percentuale di fumatori nelle diverse classi di età (anni)
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Bibliografia Bibliografia La Carta di Ottawa per la Promozione della Salute--1° Conferenza Internazionale sulla promozione della salute 17-21 novembre 1986; Il Sistema di Sorveglianza PASSI Istituto superiore di Sanità L n. 584 11 /11/1975; D.Lgs n. 6/2016; Piano Regionale Prevenzione 2014-2019; DDG n.1751 del 12/9/18.
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PROGETTO OSPEDALE SENZA DOLORE PERSISTONO RESISTENZE NELLA GESTIONE DEL DOLORE? AUTORI: A. Onnis, M.Casciari A. D’Arpino (Farmacia) G.Lucarini R.Morcellini L.Pettinacci (Formazione) L.Pieri (DMO) S.Strappaghetti A.Trabalza(Anestesia-Rianimazione) L. Bianciardi Azienda Ospedaliera di Perugia Introduzione
Risultati
DISTRIBUZIONE DEI QUESTIONARI e SINTESI DEI PRINCIPALI RISULTATI
SEBBENE il dolore in ospedale sia sotto controllo, come dimostra il risultato dell’indagine annuale di prevalenza che nel 2018 ha raggiunto un valore pari a 3,39, al di sotto dell’indice di intensità, “4” che, secondo la scala numerica verbale somministrata nel giorno indice ai degenti, richiede un intervento antidolorifico urgente, TUTTAVIA la non totale adesione alla procedura operativa, ci ha indotto a verificare l’esistenza di resistenze nella gestione del dolore attraverso la somministrazione di un questionario nelle SSCC dell’area medica a dieci anni dall’introduzione del campo dolore nella grafica della cartella clinica.
Conclusioni La risposta alla domanda del titolo è dunque affermativa. Benché sia stato dimostrato quanto il dolore sia invalidante dal punto di vista fisico, sociale ed emozionale e che non soffrire è un diritto, tuttavia la lotta al dolore non viene percepita ancora completamente come compito primario degli operatori sanitari. Tra le azioni di miglioramento ci proponiamo di andare a colmare le conoscenze sui meccanismi di azione del dolore alla scopo di dissipare progressivamente la diffusa prevenzione contro l’uso degli oppiodi. I dati in nostro possesso risultano confortanti in quanto in un paese che si colloca per spesa per morfina a fini terapeutici all’ultimo posto in Europa, i nostri consumi anche grazie all’introduzione dei farmaci stupefacenti “derubricati” che ha semplificato le procedure di accesso ai medicinali impiegati nella terapia del dolore, sono in costante aumento.
Bibliografia Linee Guida Progetto “Ospedale senza dolore”–Accordo Ministero Sanità, Regioni e Province Autonome – 24 maggio 2001; PSR 2003-2005; Deliberazione Giunta Regione Umbria n.1481 6 ottobre 2004; Legge n. 38 10 marzo 2010.
Materiali e Metodi .
PRIME CONSIDERAZIONI I DATI MOSTRANO: Lacune nelle conoscenze dei principi cardine del progetto “Ospedale senza dolore”. Comportamenti non aderenti alle Linee Guida Ministeriali.
Riferimenti
Azienda Ospedaliera di Perugia www.ospedale.perugia.it : ospedale di perugia
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Igiene delle mani: strategie organizzative per rendere stabile nel tempo il cambiamento. A. Colombo**, R. Palermo****, G. Lo Grasso***, S. Falsaperla*****, G. Giammanco*
METODOLOGIA
ABSTRACT Il progetto dell'ARNAS Garibaldi, che richiama l'attenzione su un gesto semplice, ma essenziale per la prevenzione delle infezioni trasmissibili, ha il fine di rendere stabili gli ottimi standard dei risultati acquisiti, e nasce dalla constatazione che non è sufficiente implementare dei programmi di miglioramento che mirano solo ad innescare un cambiamento efficace e modificare comportamenti inveterati, ma che occorrono persuasive e permanenti strategie per il mantenimento dello stesso. Le considerazioni sopra esposte nascono dai dati rilevati tramite uno studio aziendale avviato sperimentalmente nell’U.O.C. di Malattie Respiratorie dell’Azienda ARNAS Garibaldi, e poi esteso.
Si ringraziano per la collaborazione: I.P. Dott.ssa Alessia Arcidiacono – U.O. Ostetricia e Ginecologia- P.O. Nesima I.P. Dott.ssa Concetta Putrino – U.O. Ostetricia e Ginecologia- P.O. Nesima
INTRODUZIONE Dal 2013 in alcune UU.OO. campione si porta avanti l’osservazione diretta secondo il modello previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), e dallo stesso anno per tutte le UU.OO.CC. è stato utilizzato un ulteriore indicatore, cioè il consumo di molecola idroalcolica per 1000/giornate di degenza, come dato indiretto dell’adesione a questa pratica, che dal 2008 è considerata il gold standard per il lavaggio delle mani dalla stessa OMS. Il dato di partenza è il 2014 per l’U.O.C. di Malattie Respiratorie. Da questo stesso anno vengono analizzati e fino al 2016 i dati indiretti sul consumo di molecola idroalcolica e che di seguito vengono riportati: -Anno 2014: 0,0 litri -Anno 2015: 4,58 litri -Anno 2016: 11,2 litri -Anno 2017: 30,6 litri -Anno 2018: 12,3litri
Secondo i dati dello Studio di prevalenza italiano sulle infezioni correlate all’assistenza e sull’uso di antibiotici negli ospedali per acuti – Protocollo ECDC 2016/2017 - per quanto riguarda il consumo di soluzione idroalcolica negli ospedali campione risulta una media totale di 14,9 litri di soluzione per mille gg/pz, con una mediana di 9,17 (RIQ: 4,68 - 17,6). Nella suddivisione per classi di grandezza si osserva maggiore variabilità nell'uso di soluzione nella classe dei piccoli ospedali (coeff. di variazione 151%), caratterizzata evidentemente da pochi ospedali con un grosso utilizzo che spostano la media verso l'alto: 13 litri 1000 gg/pz, doppio rispetto alla mediana di 6,29 (RIQ: 3,71 - 9,97).” Dati europei sul consumo di molecola idroalcolica ci dicono, inoltre, che il nostro è uno dei dati più bassi in Europa, a fronte di una media europea di 18,7 l /1000 g.d.g. e di punte superiori a 40 l/1000 g.d.g. nei Paesi Scandinavi (verificare con i dati dell’ultimo report 2016/2017) Oltre questi dati indiretti dal 2016, è cominciata un’osservazione diretta della compliance all’igiene delle mani e di seguito sono riportati i dati: - 2016 = 25% - 2017 = 47,1% - 2018 = 30,1% Per quanto riguarda il corrente anno 2019, le proiezioni dello studio condotto ad oggi, appaiono registrare un trend in crescita con un raddoppio della percentuale della compliance in parola rispetto all’anno precedente.
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RISULTATI Questi dati, assiemi ai dati indiretti, ci dicono come, a dispetto della formazione aziendale realizzata in merito a questa tematica per il personale medico, infermieristico e di supporto, altri variabili hanno inciso nella flessione riportata nel 2018 e che continua pure nei primi 6 mesi del 2019. Una variabile che ha inciso è quella relativa al turn over del personale che si è succeduto in questi ultimi 18 mesi, e nello specifico nel solo 2018 vi sono state le nuove assunzioni di seguito declinate : - 1 medico - 1 infermiere (tot. 14 per 20 posti letto) - 1 OSS (tot. 5) - 2 ASS
CONCLUSIONI Dopo un incontro preliminare con il Direttore dell’U.O.C., si è convenuto di portare avanti delle ulteriori azioni di miglioramento, ed in particolare si realizzeranno degli audit con il Personale, una formazione sul campo con l’utilizzo di box pedagogico, piastratura delle mani e relativa visualizzazione tramite foto della crescita microbica sulle piastre, nonché attività di coaching per sostenere la motivazione al cambiamento. *Direttore Sanitario Azienda **Resp. U.O. Risk Management *** Coordinatore Aziendale Professioni Infermieristiche **** Coordinatore Inf. Biocontenimento-Comp. CIO ***** Farmacista Tirocinante DSA
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Grave patologia: primo inquadramento dei dati ultradecennali raccolti presso il Distretto Sanitario BN1 -ASL BN Rossi Ida1, Ranaldo Geppina2, Di Resta Mario3, Di Santo Piergianni4, Marino Sebastiana1 1 Servizio di Medicina-Legale Distretto Sanitario BN1 - ASL BN, 2 Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale – Regione Campania triennio 2007-2009, 3 Direzione Sanitaria Casa di Cura “Alma Mater s.p.a. - Camaldoli Hospital” – Napoli, 4 Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – Roma Introduction
Methodology
Results
Conclusion
I contratti di lavoro pubblici e privati regolano le
Presso l’ASL BN la procedura di attestazione del
I dati ottenuti hanno lo scopo di analizzare la
La normativa sulla “grave patologia” prevista
tutele per i lavoratori che, assenti per malattia,
periodo di scorporo della malattia per grave
casistica ultradecennale e riflettere su incidenza e
contrattualmente
siano affetti da “gravi patologie” che richiedano
patologia è affidata, da oltre dieci anni, ai sanitari
prevalenza della distribuzione territoriale sia delle
legislatore di tutelare tali soggetti. La disamina dei
terapie salvavita o terapie temporaneamente e/o
dell’U.O. di Medicina-Legale dei vari Distretti
gravi patologie che sulla tipologia di patologie
casi ci permetterà di fornire spunti di riflessione
parzialmente
(emodialisi,
Sanitari. I dati del presente lavoro sono stati
evidenziate nel territorio beneventano. Pertanto le
utili e, nei limiti del possibile, dare indicazioni
chemioterapia, trattamento per l’infezione da HIV-
raccolti presso il Servizio di Medicina-Legale del
informazioni sono state suddivise in gruppi
valide per la legislazione vigente e futura.
AIDS, ecc) purché si prevede per il paziente una
Distretto Sanitario BN1.
omogenei legati a caratteristiche epidemiologiche
invalidanti
restitutio ad integrum legata ad una idoneità
(età, sesso, residenza), lavorative (tipo di contratto
lavorativa. Tali periodi sono esclusi dal computo
lavorativo, mansione lavorativa svolta) e cliniche
dei giorni di assenza per malattia quando viene meno anche la decurtazione dello stipendio (legge
evidenzia
la
volontà
del
(patologia diagnosticata, tipo e durata della terapia
Grave patologia
praticata, presenza di recidive). A breve i risultati.
Brunetta). Pur in presenza di un elenco le gravi patologie, per poter usufruire dei suddetti benefici
Dati
deve essere certificato il nesso causale tra la grave
epidemiologici
patologia
e
le
terapie
temporaneamente
invalidanti. Il riconoscimento di grave patologia non può essere determinato dal datore di lavoro, ma deve essere attestato dai sanitari della
Età
Nesso di causa chemioterapia
medicina legale dell’ASL di appartenenza. A tale figura, pertanto, è affidato il compito di attestare che
il
soggetto
abbia
praticato
emodialisi
terapie
Sesso
Dati lavorativi
Tipo di contratto
Mansione lavorativa
Dati clinici Patologia diagnosticata
Terapia praticata
immunoterapia
temporaneamente e/o parzialmente invalidanti, indicando a posteriori i periodi di durata di tale
radioterapia
Terapie
inabilità lavorativa. Tuttavia va tenuto presente che
Residenza
Recidive
riabilitazione pazienti HIV/AIDS
con l’avanzare delle terapie, ad esempio le oncologiche per vie orali, l’orientamento è di inserire
tali
terapie
tra
quelle
salvavita
o
temporaneamente e/o parzialmente invalidanti e questo soprattutto in considerazione degli effetti
salvavita
collaterali dati da tali terapie. La procedura per il
parzialmente invalidanti
riconoscimento della grave patologia è attivata dal
domanda di accertamento o dalla data certificata di inizio di terapia. Si precisa inoltre che per
Domande di attestazione del periodo di scorporo della malattia per grave patologia pervenute alle
datore di lavoro e/o dal paziente e, ove l’esito sia favorevole, il beneficio decorre dalla data della
Bibliography
U.O. di Medicina-Legale dei Distretti Sanitari
temporaneamente invalidanti
dell'ASL BN.
usufruire di tale beneficio non è richiesto il riconoscimento di invalidità e/o di handicap grave.
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ANTIBIOTICO RESISTENZA E APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA Empowerment dei Cittadini e dei Medici di Assistenza Primaria A. Giuliano1, M.R. Cillo2, A. Bellissimo3, L. Cannavacciuolo3, E. Giusto4 and MMG group, L.. Abagnara1, M. Caruana5, G. D’Angelo6 F. Primiano7, M. Iervolino8 1. Dipartimento di Prevenzione ASL Salerno, 2. Servizio Farmaceutico ASL Salerno, 3. UOC Rischio Clinico ASL Salerno, 4. Medico Medicina Generale ASL Salerno, 5. UOC Comunicazione ASL Salerno 6. Presidente Ordine dei Medici di Salerno, 7. Direttore Sanitario ASL Salerno, 8. Direttore Generale ASL Salerno
Riassunto L’emergenza globale sull’aggravarsi del fenomeno dell’antimicrobico resistenza, causata dall’abnorme pressione selettiva esercitata dagli antibiotici, trova particolari ragioni in Campania, la regione italiana con il più alto consumo/abuso di antibiotici. L’ASL Salerno ha fatto proprie le Direttive che la Regione Campania ha emanato in attuazione del “Piano Nazionale di Contrasto delle Antimicrobico Resistenze (PNCAR) 2017-2020”, dando seguito ai Piani Attuativi ospedaliero, territoriale e veterinario già avviati nel 2017 e ponendo al centro degli interventi l’Empowerment dei Cittadini e dei Medici di Assistenza Primaria. Fortunatamente già dal 2017 il trend sui consumi di antibiotici in Campania, pur restando su valori elevati, è in costante diminuzione, segno tangibile di una presa di coscienza del problema da parte degli organi regionali preposti, degli operatori sanitari, e degli operatori del settore veterinario.
Introduzione A novembre 2017 l’ASL Salerno ha lanciato una sfida e iniziato un percorso finalizzato a fronteggiare al meglio l’emergenza che vede la Campania al primo posto in Italia per consumo di antibiotici.
Materiali e Metodi D.D. n.44 del 19/02/2018
D.D. n.192 del 05/09/2018
«Linee d’indirizzo per l’attuazione dei programmi di Antimicrobial Stewardship e per l’implementazione locale dei protocolli di terapia antibiotica»
«Approvazione del Programma: Valutazione d’efficacia di alcune misure per il Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza e per la Prevenzione ed il Controllo delle Infezioni sostenute da organismi resistenti agli antibiotici »
Con Delibera n. 262 del 16-03-2018 l’ASL Salerno ha recepito le Linee d’indirizzo per l’attuazione dei programmi di Antimicrobial Stewardship e per l’implementazione locale dei protocolli di terapia antibiotica, che hanno fornito agli operatori sanitari della Campania una risposta concreta alla scelta della prescrizione, tarata sulla contingente situazione epidemiologica e basata sull’analisi della circolazione di profili di antibiotico resistenza locali.
Il DD 192/2018 chiede alle AA.SS.LL. di incidere sull’Empowerment dei cittadini attraverso una indagine conoscitiva veicolata da Medici dell’Assistenza Primaria con relativa sensibilizzazione/informazione dei pazienti. In seguito ad un accordo sottoscritto dall’Ordine dei Medici di Salerno e dall’ASL Salerno, sono stati reclutati 13 Medici dell’Assistenza Primaria, uno per ogni Distretto Sanitario, e 2 PP.L.S., uno a nord l'altro al centro-sud della Provincia, ciascuno dei quali ha somministrato a 104 pazienti, reclutati in modo random, un questionario che valutasse i livelli di conoscenza sull’uso degli antibiotici. Subito dopo è iniziata una campagna informativa estesa all’intera popolazione sull'uso corretto degli antibiotici, sia mediante locandine collocate negli studi medici, sia tramite il sito ASL. Contemporaneamente sui pazienti selezionati i medici hanno svolto un lavoro di counseling. Dopo circa sei mesi gli stessi pazienti sono stati intervistati con lo stesso Questionario per verificare l’efficacia degli interventi formativo/Informativi e di sensibilizzazione.
Realizzazione di una FAD Regionale
Destinata a tutti gli Operatori Sanitari: MM.MM.GG. – PP.LL.SS. – Specialisti – Farmacisti - Microbiologi
Lo studio proposto per il territorio, che poneva al centro l’ Empowerment dei Cittadini e dei Medici di Assistenza Primaria, aveva la durata di tre anni e prevedeva sei azioni parallele: 1. Stesura di Protocolli Terapeutici su Infezioni a più alta prevalenza 2. Monitoraggio dell’Appropriatezza Prescrittiva e del Consumo di Antibiotici 3. Audit di controllo 4. Formazione di operatori sanitari prescrittori 5. Indagine conoscitiva tra la popolazione 6. Informazione e Sensibilizzazione Utenze Proprio a novembre 2017 veniva pubblicato in Italia il “Piano Nazionale di Contrasto delle Antimicrobico Resistenze (PNCAR) 2017-2020”, in seguito al quale la Regione Campania ha emanato una serie di Decreti che ripercorrevano l’iter di interventi descritto, dando forza e maggiore autorevolezza al lavoro programmato. Allo scadere del secondo anno di lavoro, sono qui riportate le azioni messe in campo con il coinvolgimento della popolazione e dei Medici di Assistenza Primaria.
Risultati
La FAD preparata e offerta dalla Regione Campania propone un percorso formativo sul tema dell’uso appropriato degli antimicrobici per i prescrittori territoriali ed ospedalieri secondo quanto previsto dal Decreto Dirigenziale n° 44 del 18/02/2018. Il corso ha preso avvio il 1° gennaio 2019 e terminerà il 31 dicembre 2019 e prevede 34 ore di lezione obbligatorie. E’ gratuito, accreditato per Medico Infermiere Ostetrico Farmacista Biologo Chimico e Veterinario, per un numero illimitato di operatori della Regione Campania, e conferisce 50 crediti formativi. L’ASL Salerno ha chiesto l’adesione al corso a tutti gli operatori ospedalieri e territoriali coinvolti nella diagnosi e nella cura delle malattie infettive, nonché nella prescrizione e distribuzione di antibiotici . D.D. n.138 del 26/06/2018
«Monitoraggio del consumo e dell’uso appropriato degli antibiotici in ambito territoriale»
Il DD 138/2018 riporta 2 allegati: - il primo regolamenta le modalità di trasferimento dei dati sui consumi farmaceutici finalizzato all’analisi dell’utilizzo degli antibiotici in ambito territoriale e l’ASL Salerno è stata individuata come Azienda pilota in Campania per il conferimento dei dati sui consumi antibiotici alla piattaforma regionale ICAROWEB; - il secondo prevede lo svolgimento di audit a livello territoriale, a cadenza trimestrale, sulla prescrizione di antibiotici, per verificare la pratica corrente della prescrizione di antibiotici rispetto a standard noti.
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L’implementazione locale di protocolli di terapia antibiotica ha reso protagonisti i Medici dell’Assistenza Primaria, supportati da più imput: • indicazioni precise sull’uso di specifiche molecole; • procedure accurate sulla registrazione di diagnosi e terapia sulla Piattaforma SANI.A.R.P. Campania on line; • coinvolgimento attivo all’interno delle UCAD nel corso di audit dedicati (tre al mese); • formazione a distanza mirata e facilmente fruibile; • coinvolgimento attivo nella somministrazione di questionari ai pazienti e relativo counseling . In particolare hanno aderito finora alla FAD regionale circa 650 operatori sanitari della provincia di Salerno. A loro volta i Medici hanno reclutato e intervistato 1560 assistiti della Provincia di Salerno, e fatto su di essi opera di sensibilizzazione/formazione. Ad una disamina preliminare dei dati raccolti, in seguito alla sensibilizzazione/formazione, gli assistiti reclutati dimostrano di aver migliorato le conoscenze specifiche in tema di terapia antibiotica e antimicrobico resistenza nell’80% dei casi, mentre coloro che dichiarano di intraprendere terapia antibiotica in misura ridotta in un anno sono circa il 15%.
Conclusioni L’emergenza in Campania sull’abuso degli antibiotici non può trovare soluzione immediata in una singola azione. L’esperienza triennale proposta dall’ASL Salerno, in linea con le direttive regionali, giunta al secondo anno, vuole evidenziare che la Campania vive una emergenza di tipo culturale, dal momento che gli assistiti intervistati, pur migliorando le loro conoscenze teoriche, nella pratica quotidiana rivelano una persistente scarsa attenzione verso un uso più moderato e mirato della terapia antibiotica e soprattutto verso l’abbandono di una pericolosa tendenza all’automedicazione. Ci aspettiamo che il mutuo potenziamento delle azioni sinergiche descritte possa tradursi in futuro in un guadagno in termini di salute e in termini economici, ferma restando la politica aziendale di promozione della salute che pone al centro l’Empowerment dei cittadini e il recupero del rapporto con il Medico di «famiglia».
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MISSION ASSISTENZIALE E WORK IN PROGRESS: MALATTIE RARE E NEOPLASIE POLMONARI A.O. dei Colli, Napoli, Dipartimento di Pneumologia e Oncologia(*) G. Mazzarella*; V. Montesarchio*; A. Sanduzzi*; F.V. Piantedosi*; C. Guarino*; F. Squillante*; A. Molino*; A. Cammarata*; C. Delle Donne* Introduzione I percorsi assistenziali di ricoveri ordinari e day hospital del Dipartimento di Pneumologia e Oncologia (DPT) sono differenziati per reparti, integrati per ottimizzazione diagnostica, clinica e terapeutica di pazienti provenienti da: liste di attesa, ambulatorio centralizzato, e Pronto Soccorso aziendale. Il DPT è supportato, per l’attività gestionale, da un sistema informatico per la realizzazione dei report semestrali ed annuali per la valutazione delle performance aziendale. Presso il DPT sono attivi gli ambulatori centralizzati e quelli specialistici di I livello (fisiopatologia, allergologia, oncologia, disturbi respiratori del sonno), e di II livello (malattie rare sottoposte a monitoraggio clinico strumentale e terapeutico).
Metodologia
Risultati
Conclusioni
Il DPT supporta la specificità e la trasversalità dei percorsi diagnosticiterapeutici dei pazienti ultraspecialistici integrati con il P.S. aziendale mediante apporto di sinergie universitarie ospedaliere tramite le reti formative delle Scuole di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”. Strutture Pneumologiche: U.O.C. Clinica Pneumologica L. Vanvitelli U.O.C. Pneumotisiologia Federico II U.O.S.D. Malattie Respiratorie Federico II U.O.C. UTSIR U.O.C. Broncologia Strutture Oncologiche: U.O.C. Oncologia U.O.C. Pneumologia ad indirizzo oncologico U.O.S.D. Trattamento delle complicanze del cancro del polmone
Attività ricoveri ordinari, day hospital, ambulatori 2018
Nell’ambito dei percorsi assistenziali del DPT è stato attivato l’ambulatorio delle Malattie Rare a cui sono dedicati i medici prescrittori e certificatori riconosciuti dalla Regione Campania. La casistica delle malattie rare è compresa nel raggruppamento n.10 delle patologie regionali rare (Delibera della Giunta Regionale n.523 del 08/08/2017 e integrazione n.215 del 26/04/ 2017). Recentemente sono stati attivati i gruppi oncologici multidisciplinari (GOM) sulle neoplasie toraciche; neoplasie urogenitali; neoplasie del colon retto; neoplasie mammarie; tumori neuroendocrini; sono in corso di attivazione: neoplasie della testa e del collo; neoplasie gastriche; epatocarcinoma; neoplasie dell’anziano.
Dimessi Peso medio 3.626 3.719
1,28 0,82
Allergologia 956
Ind. occupazio ne 94% 122,5%
Ind. turn over 0,44 -
Fisiopatologia Respiratoria 19.532
Attività diagnostica broncologica 2018
Tot. Prestazioni: 2.166
Produzione Scientifica 2017-2019
43
Dati Malattie Rare 2017-2018 Fibrosi polmonare idiopatica
Malattie interstiziali polmonari
Vasculiti e Polmoniti Istiocitosi interstiziali idiopatiche
105
61
10
178
Ipertensione Arteriosa polmonare
Sarcoidosi
Deficit α1antitripsina
23
45
5
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VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE UMANE PER L’UMANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA A. Sabella1 , V. Angelini1,R. D’ Ercole 2, A. Ferrara ,A. Origo 3,S. Diamare2, M. Corvino1 1 DS P.O. Pellegrini ASLNA1 Centro 2 UOC Controllo Qualità e Umanizzazione - DG - ASLNA1 Centro 3 UOC Prevenzione e Protezione - DG - ASLNA1 Centro Bibliografia
Introduzione
1. Sinergie operative dell'ASLNA1 Centro 2. Bodek N. (2010) :A new path to innovation-Empovering everyone to be a problem solver. 3. Diamare S.(2010) Empowerment psicocorporeo come strategia di Ben Essere e prevenzione del Burnout nei servizi di cura.
L’analisi della letteratura internazionale recita che il clima organizzativo ha risvolti concreti sull’operatività del team di lavoro e sulle problematiche organizzative. Nel contesto analizzato sono emerse criticità incentrate sulle relazioni tra utenti interni ed esterni in termini di valorizzazione delle risorse umane e di umanizzazione dell’assistenza.
Conclusioni
. L’efficacia del clima organizzativo è correlata alla percezione dei singoli di appartenenza al gruppo e alla cultura personale, relegata ad un livello più profondo di coscienza. Motivazione, autonomia e acquisizione delle life skills favoriscono la job satisfaction degli operatori, riducendo i rischi di burn-out e sostenendo l’umanizzazione.
Metodi Dall’analisi effettuata in tutte le articolazioni aziendali per il biennio 2014-2015 dalla UOC Prevenzione e Protezione per la valutazione preliminare stress lavoro correlato sono emerse criticità riferite ad indicatori di contesto (funzione e cultura organizzativa, ruolo nell’organizzazione, evoluzione della carriera, autonomia decisionale/controllo e rapporti interpersonali). L’analisi del report ha generato da parte della DS Presidiale una serie di azioni correttive. E’ stato attivato un corso di formazione per le figure apicali, dirigenti e comparto, di tutte le UU.OO. mirato alla valorizzazione delle risorse umane e all’umanizzazione dell’assistenza. Il corso, articolato tra lezioni frontali interattive, laboratori esperienziali pel l’esplorazione di life skills, focus group e role play, ha generato, da parte dei discenti, la produzione di proposte di azioni correttive che daranno seguito ad interventi mirati integrati con quelli suggeriti al momento dell’indagine preliminare. Il progetto prevede per gli operatori sanitari dei salotti del benessere da espletarsi nelle UU.OO. richiedenti. Per promuovere l’umanizzazione sono in programma un corso sulla comunicazione efficace, ammodernamento delle sale d’attesa, collaborazione con volontari AVO e attivazione Progetto Librus Infettano gli Ospedali.
Risultati Le misure attuate sono orientate alla risoluzione delle criticità emerse al momento dell’indagine preliminare. Il derivato tangibile della formazione si è tradotto nella costituzione di una rete interna per l’implementazione dell’ empowerment psicocorporeo degli operatori.
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SVILUPPO DI UN MODELLO ORGANIZZATIVO INTEGRATO E INFORMATIZZATO PER LA QUALITA’ E LA SICUREZZA DELLE CURE E LA REINGEGNERIZZAZIONE DEI PROCESSI/PERCORSI CORE DELL’OSPEDALE EVANGELICO BETANIA
Dott.ssa Maria Anna Stingone1 , Dott.ssa Mara Morra 2 , Dott. Paolo De Falco, Dott. Gregorio Paccone 3 , Dott. Antonio Sciambra 4 1. Referente organizzazione assistenziale Unità Gestione del Rischio - Ospedale Evangelico Betania – Napoli 2. Ingegnere gestionale - Ospedale Evangelico Betania 3. Ingegneri consulenti Talete Web 4. Coordinatore Unità Gestione del Rischio Ospedale Evangelico Betania
INTRODUZIONE
Tab 1. schema analisi SWOT utilizzato per identificazione rischi e opportunità
Il rapido cambiamento che sta avvenendo del contesto economico e socio demografico in cui operano le strutture sanitarie , può rappresentare una minaccia ma anche un’opportunità per le organizzazioni che sono in grado di migliorare le performance del proprio sistema di “corporate governance” adattandosi ai nuovi bisogni e migliorando la qualità e la sicurezza delle prestazioni erogate . Il modello organizzativo del sistema di gestione integrato per la qualità, rischio clinico e accreditamento che l’ Ospedale Evangelico Betania sta sviluppando, ha l’obiettivo di trasformare le potenziali minacce in grandi opportunità di miglioramento aumentando la focalizzazione della “governance” e della “corporate governance” sull’ efficacia, efficienza , qualità e outcome dei processi nell’interesse di tutti i portatori di interessi (interni ed esterni ) ed in particolare degli utenti finali (pazienti).
OBIETTIVO Costruire un modello per garantire la conformità alle prescrizioni e ai requisiti del nuovo quadro normativo e di riferimento legislativo del settore sanitario , ed in particolare: Legge n° 24 febbraio 2017 (Legge Gelli) Linee guida per l’accreditamento istituzionale Decreto Regione Campania n° 51 del 04 luglio 2019 in materia di accreditamento istituzionale Raccomandazioni ministeriali Norme internazionali ISO 9001:2015, J.C.I.
Tab 2 esempio di analisi HFMECA eseguita
CONCLUSIONI
MATERIALI E METODI Il modello si basa sulla reingegnerizzazione sostanziale di tutti i principali processi di “governance” attraverso 3 metodologie : o applicazione di tecniche di analisi pro-attiva (FMECA-BPR) o informatizzazione del sistema o gruppi di miglioramento multidisciplinari
I processi oggetto di reingegnerizzazione in questa prima fase del progetto sono stati i seguenti: Processi del blocco operatorio ( gestione delle attività peri-chirurgiche ) Processi del reparto di ostetricia e ginecologia. Il primo progetto è in fase di ridefinizione dei processi , il secondo in fase descrittiva . A scopo esemplificativo di seguito una rapida sintesi delle attività applicate al blocco operatorio Applicazione dell’analisi dei processi e il Business Process reengineering ( BPR) al blocco operatorio Il blocco operatorio è stato identificato come area prioritaria di trattamento perché si contraddistingue per la complessità di tutte le procedure chirurgiche, anche quelle più semplici e per gli elementi tipici di questo settore : numero elevato di persone e professionalità coinvolte, condizioni acute dei pazienti, quantità di informazioni richieste, urgenza con cui i processi devono essere eseguiti, elevato livello tecnologico, molteplicità di punti critici del processo che possono provocare gravi danni ai pazienti (dalla identificazione del paziente alla correttezza del sito chirurgico, alla appropriata sterilizzazione dello strumentario, all’induzione dell’anestesia, ecc.). La chirurgia, per volumi di attività e per complessità intrinseca, richiede azioni e comportamenti pianificati e condivisi, finalizzati a prevenire l’occorrenza di incidenti peri-operatori e la buona riuscita degli interventi. La macro scomposizione del processo assistenziale chirurgico per facilitare l’analisi dei rischi ci ha consentito di individuare le seguenti macro-aree : fase pre-operatoria in unità operativa fase pre-operatoria in blocco operatorio fase chirurgica fase post-operatoria Per ciascuna delle fasi sono state analizzate le attività e l’indice di rischio
Tab 3 schema di re-ingegnerizzazione dei processi
FASI DEL PROGETTO Nel giugno 2019 è partito il progetto con il seguente work flow : Analisi e valutazione dei processi di gestione del rischio clinico Analisi e valutazione della struttura organizzativa e funzionale Mappatura dei processi principali aziendali Ingegnerizzazione e re-ingegnerizzazione dei processi operativi valutati critici Formazione dei Facilitatori e Referenti Predisposizione, organizzazione ed attuazione di n° 2 progetti di Business Process Reengineering (BPR)
In conclusione il modello proposto sposa in pieno l’approccio “Risk based thinking” (pensiero basato sul rischio), adotta lo stile di corporate governance basato su leadership e focalizzazione sul paziente, assume come metodo di governo la gestione pianificata del cambiamento finalizzata al miglioramento della qualità e della sicurezza delle prestazioni. Per ogni processo si è proceduto a: • determinazione degli input necessari e gli output attesi; • determinazione della sequenza e l'interazione dei processi; • determinazione della sequenza delle attività, le responsabilità, le risorse necessarie, le informazioni documentate; • determinazione e applicazione dei metodi (monitoraggio, misurazioni, indicatori) per assicurare la loro performance e la loro tenuta sotto controllo; • gestione dei rischi e delle opportunità
BIBLIOGRAFIA Arun Kumar and Linet Ozdama, business process reengineering at the hospitals:a case study at singapore hospital ,, School of Mechanical & Production Engineering Nanyang Technological Universiity Caron, M.; S.L. Jarvenpaa; and D.B. Stoddard. 1994."Business Reengineering at CIGNA Corporation: Experiences and Lessons Learned from the First Five Years". Management Information Systems Quarterly, pp. 233-250 Zhang, C. 2001. Supply Chain Redesign in Health Care Industry. Nanyang Technological University: Singapore Elliot B. Sloane, William P. Wagner, Clinical Engineering Use of Event-Driven Process Chain (EPC) to Develop Enterprise Models of Collaborative information and Workflow for ReEngineering the Operating Room, January 2004
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Valutazione del rischio di infezione da M. chimaera in pazienti operati in cardiochirurgia presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli Monaldi – Cotugno – CTO: studio retrospettivo 2011-2019. Dott.ssa Valeria Crivaro: Direttore dell’U.O.C. Direzione Medica dell’Ospedale Monaldi di Napoli Dott. Saverio Ungheri: medico in formazione specialistica della Scuola di Specializzazione di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università degli Studi Federico II di Napoli
Conclusioni
Introduzione Dal 2011 in diversi Paesi sono stati diagnosticati casi di infezioni invasive causate da M. chimaera in pazienti sottoposti ad intervento chirurgico in circolazione extra-corporea (CEC) con utilizzo di dispositivi Heater-Cooler Units (HCU). Il tempo di latenza tra l’esposizione a M. chimaera e l’insorgenza dei sintomi è risultato molto lungo, pertanto risulta urgente implementare azioni di sicurezza per la riduzione del rischio infettivo.
Codice ICD9 39.61
Cec
995.91
Sepsi
995.92
Sepsi severa
397.9
Endocardite
395.9
Infezione in valvola aortica
394.9
Infezione in valvola mitralica
397.1
Infezione in valvola polmonare
397.0
Infezione in valvola tricuspide
424.90
Endocardite non specificata
Materiali e Metodi
424.91
Endocardite in malattie classificate altrove
36.1x
By-pass aortocoronarico
La valutazione del rischio di infezione è stata condotta mediante lo sviluppo di uno studio retrospettivo sui pazienti operati in cardiochirurgia dal 2011 al 2019 al fine di individuare precocemente i casi sospetti di infezione per eventuali approfondimenti diagnostici. Per effettuare lo studio abbiamo utilizzato il flusso SDO e l’analisi delle relative cartelle cliniche.
35.1x
Intervento a valvole cardiache a cuore aperto
Risultati Nell’analisi del flusso si è deciso di applicare, come primo filtro di ricerca, l’effettuazione di un intervento con CEC, presupposto per l’utilizzo in sala operatoria dei dispositivi HCU. Come filtri secondari sono stati inseriti gli altri codici sospetti ICD-9-CM segnalati dal Ministero. Una volta individuati i pazienti, se presenti dei sospetti clinici, diagnostici o strumentali, si è analizzata l’intera cartella clinica, con particolare riferimento agli esami ematochimici ed altri approfondimenti diagnostici, al diario clinico e alla lettera di dimissione. Da questa analisi sono stati individuati 126 casi in totale, di cui 18 decessi, per un totale di 108 pazienti in vita post-intervento chirurgico.
L’effetto combinato dell’aggiornamento dei dispositivi HCU, delle nuove procedure Aziendali e i calendari dei campionamenti ambientali potranno garantire un’elevata riduzione del rischio infezione. Grazie allo score generato dall’analisi del flusso SDO dello studio retrospettivo si è inoltre potuto dividere i pazienti analizzati in 3 gruppi a seconda del livello di rischio crescente osservato.
Diagnosi/interventi
Intervento valvole cardiache a cuore aperto Per quanto35.2x riguarda i 108 pazientianon deceduti, tramite l’analisi dei flussi SDO e cartelle cliniche, deciso difunzionali sviluppareconseguenti un algoritmo perCardiaca il calcolo del fattore 429.4 si è Disturbi a ch. di rischio associato all’infezione 996.61sviluppare Infezioni tramite il quale una classificazione per valutare le priorità di un eventuale 996.62 futuro approfondimento opera della medicina Infezioni da diagnostico altre protesi,adimpianti o innesti Territoriale e degli specialisti cardiochirurghi coinvolti dell’Azienda vascolari Ospedaliera. 20-43 e le Per valutare tale rischioInfezioni sono stati analizzati i dati della letteratura 996.60 e reazioni infiammatorie da protesi non indicazioni fornite dal Ministero della Salute52-57 e da altri Organismi specificate Internazionali58-61. Per ogni diagnosi o procedura sono stati attribuiti dei punteggi crescenti in base 996.71 Altre complicanze da protesi cardiache al livello di rischio di infezione associato o al livello di fragilità e predisposizione le seguentiacuta modalità evidenziate nella tabella 519.2 secondo Mediastinite e cronica sottostante: 583.9 Nefrite 583.7
Necrosi – necrotico: nefrite, nefropatia
583.9
Nefrite, nefritico
789.2
Splenomegalia
289.4
Splenomegalia
363.20
Retinite
363.20
Ulcera retinica
363.2 -363.0
Corioretinite focale
363.00
Corioretinite non specificata
425.8
Sarcoidosi
135
Pazienti coinvolti
Basso
7 pazienti
Medio
90 pazienti
Alto
11 pazienti
Per iniziare a svolgere un’indagine preventiva i dati relativi agli 11 pazienti ad alto rischio sono stati condivisi con i colleghi cardiochirurghi, così da predisporre un counseling telefonico e, eventualmente, altre indagini più specifiche per verificare segni precoci di infezione.
Tramite l’analisi dei flussi si è deciso di sviluppare un algoritmo per il calcolo del fattore di rischio associato all’infezione tramite il quale sviluppare una classificazione per valutare le priorità di un eventuale futuro approfondimento diagnostico grazie allo studio dei dati della letteratura. Per ogni diagnosi, procedura o età dei pazienti sono stati attribuiti dei punteggi crescenti in base al livello di rischio di infezione associato o al livello di fragilità e predisposizione.
Corioretinite
363.0
Livello di rischio
Sarcoidosi, sindrome da sarcoidosi
Score
Valutazione del Rischio
0
Assente
0,5
Lieve
1
Basso
2
Medio
3
Alto
Grazie a questo approccio è stato possibile classificare 108 pazienti in vita in base al livello di rischio crescente, individuato dalla somma dei singoli punteggi attribuiti alle diagnosi, età e interventi ricavati dalle analisi del flusso SDO-cartelle cliniche.
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Bibliografia 1. Ufficio 5-Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria.
Prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale. 10 aprile 2014. 2. Gruppo di Lavoro Micobatteri – GlaMic, L’outbreak di Mycobacterium chimaera, breve storia e suggerimenti operativi per i laboratori di microbiologia, a cura del Gruppo di Lavoro Micobatteri dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani. rev.01/02/2019. 3. Sommerstein R, et al. Global Health Estimate of Invasive Mycobacterium chimaera Infections Associated with HeaterCooler Devices in Cardiac Surgery. Swiss Chimaera Taskforce. Emerg Infect Dis. 2018 Mar. 4. ECDC. EU protocol for case detection, laboratory diagnosis and environmental testing of Mycobacterium chimaera infections potentially associated with heater-cooler units: case definition and environmental testing methodology. Aug 2015. 5. Swiss Agency for Therapeutic Products. Mycobacterium risks in cardiac surgery – Heater Cooler Devices. 20 April 2015.
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Indagine sull’alfabetizzazione sanitaria in Campania Sara Schiavone1 Francesco Attena1 1Dipartimento di Medicina Sperimentale Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
Introduzione
Materiali e Metodi
L'alfabetizzazione sanitaria (Health Literacy HL) è un importante fattore determinante per la salute individuale ed è definita come la capacità di prendere decisioni in materia di salute nella vita quotidiana (1). Secondo l'indagine europea HLS-EU, quasi un cittadino europeo su due aveva una HL limitata e quindi percepiva difficoltà di accesso, comprensione e utilizzo delle informazioni sanitarie (2). Lo scopo di questo studio è quello di valutare il livello di HL in Campania utilizzando il questionario dell'indagine europea HLS-EU-Q16.
Studio condotto su 503 partecipanti con più di 18 anni da aprile a maggio 2019 presso gli ambulatoriali di medicina generale nelle province di Caserta e Napoli. Il questionario include informazioni sociodemografiche come età, sesso, livello di istruzione e malattie croniche, il questionario HLS-EU-Q16 e la scala generale di autoefficacia GSE. HLS-EU-Q16 contiene 16 items con una scala Likert a 4 punti: "molto difficile", "abbastanza difficile", "abbastanza facile", "molto facile". Lo score HL è una somma e identifica tre livelli: HL inadeguato (0-8), HL problematico (9-12) e adeguato (13-16). Il GSE misura l'autoefficacia complessiva su una scala Likert a 4 punti: "Per nulla vero", "Poco vero", "Abbastanza vero", "Totalmente vero". Con pacchetto statistico SPSS sono stati calcolati odds ratio, intervalli di confidenza al 95% e valore p. Variabili che mostrano differenze con p<0.25 nell'analisi univariata sono state incluse in una regressione logistica multivariata.
Risultati Conclusioni
Solo il 38.4% dei partecipanti aveva una adeguata HL. Il 40.7% aveva una limitata HL e il 20.9% inadeguata. All’analisi multivariata l’età superiore a 65 anni (OR 1.61, IC 0.83-3.11), minor livello di istruzione (OR 1.2, IC 1.11-1.30) e scarsa autoefficacia (OR 4.43, IC 2.85-6.89) erano associati ad una minore HL.
Oltre il 60% dei partecipanti possiede una HL non adeguata, con percentuali maggiori fra i soggetti anziani che sono quelli maggiormente dipendenti dal HL (3), e nelle persone con bassa istruzione. Occorre attribuire maggiore importanza alla promozione dell'educazione alla salute e migliorare la comunicazione verbale e scritta con i pazienti. Il sistema sanitario deve essere reso più informativo e di più facile comprensione.
1. Sørensen K; van den Broucke S; Fullam J; Doyle G; Pelikan J; Slonska Z; Brand H. Health literacy and public health: a systematic review and integration of definitions and models. BMC public health 2012. 2. Sørensen K; Pelikan J M; Röthlin F; Ganahl K; Slonska Z; Doyle G; Fullam J; Kondilis B; Agrafiotis D; Uiters E; Falcon M; Mensing M; Tchamov K; van den Broucke S; Brand H. Health literacy in Europe: comparative results of the European health literacy survey (HLS-EU). European journal of public health 2015. 3. Palumbo R; Annarumma C; Adinolfi P; Musella M. The missing link to patient engagement in Italy. Journal of health organization and management 2016.
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DALL’INSERIMENTO ALLA RIMOZIONE, LA TRACCIABILITÀ DELLA GESTIONE DELLE VIE VENOSE: UN PROGETTO DI AUDIT CLINICO Frassini Serena1 Giovannini Donatella1 Nardella Nicola2 Rasori Stefania1 Stefanelli Luana3 Cattò Cristiana3 Berselli Edoardo4 Capalbo Maria5 1 UOC Professioni Sanitarie AO Ospedali Riuniti Marche Nord 2 UOC Rischio Clinico AO Ospedali Riuniti Marche Nord 3 DMP AO Ospedali Riuniti Marche Nord 4 Direzione Sanitaria AO Ospedali Riuniti Marche Nord 5 Direzione Generale AO Ospedali Riuniti Marche Nord 5
Introduzione
Gli infermieri sono altamente coinvolti nel management degli accessi vascolari centrali e periferici, dispositivi che trovano un largo impiego nei diversi contesti clinico assistenziali e danno evidenza e prova di erogare un’assistenza conforme alle raccomandazioni, tracciando processi ed esiti nella documentazione infermieristica. Un ciclo di audit clinico è stato condotto nell’Azienda Ospedali Riuniti Marche Nord di Pesaro allo scopo di verificare la performance infermieristica e l’incidenza delle complicanze catetere-correlate nella gestione delle vie venose
Materiali e Metodi
RisultatiI
Nel mese di settembre 2019, a 3 mesi dall’updating del protocollo aziendale per la gestione degli accessi venosi, è stato progettato e condotto, nelle unità di degenza dell’ AORMN, un ciclo di audit clinico, identificando obiettivi, personale coinvolto, popolazione arruolata e numerosità prevista, criteri di inclusione/esclusione, timing e modalità per la rilevazione, elaborazione, restituzione dei dati e definizione di eventuali azioni correttive. Sono stati individuati 5 processi (sistematicità della rilevazione delle scale VIP e VES, modalità di medicazione, rimozione/sostituzione del device) e 1 esito (incidenza di flebite e infezione dell’exit-site), designati indicatori di monitoraggio, relativi standard (valori soglia di accettabilità della performance) e fonte dei dati. Previo test pilota per verificare fattibilità dell’audit, la raccolta dati è stata condotta retrospettivamente su un campione di convenienza di cartelle cliniche di area medica, chirurgica e specialistica. I dati provengono dalle schede infermieristiche per il monitoraggio degli accessi venosi. Per il calcolo della coerenza delle misure sono stati utilizzati i metodi “item-by-item” e “all-or none”.
Documentazione infermieristica
Sono stati sottoposti ad audit 964 device, 884 cateteri venosi . periferici (CVP) e 80 cateteri venosi periferici (CVC). I dati provengono da 523 cartelle cliniche di 7 unità operative. La modalità di medicazione è risultata nel complesso soddisfacente (82.5%, target atteso 90% [-7,7 pp]), così come la sostituzione dei devices periferici risulta effettuata in base all’indicazione clinica e non con tempistica predefinita (83,8%, target 90% [-6,2 pp]); le scale di valutazione risultano sotto documentate, sia per gli accessi venosi centrali, sia per i periferici (scala VES 16,3% target 90% [- 73,7 pp], scala VIP 33,4%, target 85% [- 51,6 pp]). L’incidenza di complicanze catetere correlate, pur con i limiti della bassa numerosità del campione, sono inferiori ai dati della letteratura.
Conclusioni Scarsa consapevolezza dell’utilità di tracciare sistematicamente la rilevazione delle scale, mancanza di informatizzazione della cartella e sovraccarico lavorativo motivano lo scostamento dei risultati ottenuti; ciononostante, gli indicatori di esito sono molto soddisfacenti. Un ciclo di re-audit sarà condotto a 6 mesi dall’implementazione di una serie di azioni correttive.
Bibliografia Come condurre un Audit Clinico di Nancy Dixon– — Edizione italiana a cura di Ulrich Wienand - Healthcommunication (2012)
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Sorveglianza delle infezioni del sito chirurgico e monitoraggio dell’appropriatezza della profilassi antibiotica perioperatoria. L’esperienza dell’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord Giovanni Tassinari1, Patrizia Lobati1, Monica Ciacci1, Angela Sinisgalli1, AntonellaGravina1, Paolo Pagnoni1, Monica Gianni2, Lucia Conigli2, Valeria Marchionni2, Rebecca Micheletti3 , Carmela Serrao2 , Nicola Nardella4 , Berselli Edorado5 Capalbo Maria6 1 SOS Igiene Ospedaliera AO Ospedali Riuniti Marche Nord 2 DMP AO Ospedali Riuniti Marche Nord 3 Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva Università politecnica delle Marche 4 UOC Rischio Clinico AO Ospedali Riuniti Marche Nord 5 Direzione Sanitaria AO Ospedali Riuniti Marche Nord 6 Direzione Generale AO Ospedali Riuniti Marche Nord
Distribuzione degli interventi sorvegliati per specialità chirurgica
Materiali e Metodi Lo studio è stato condotto nel 2018 e ha previsto la realizzazione di 3 distinte rilevazioni (point prevalence). Hanno preso parte al programma tutte le Unità Operative chirurgiche. Sono stati inclusi tutti i pazienti sottoposti a procedura chirurgica e degenti almeno 48 ore dopo l’intervento. Il progetto ha previsto una sorveglianza attiva e la raccolta dei dati riguardanti la presenza di ISC e la conformità della profilassi antibiotica perioperatoria è avvenuta utilizzando le cartelle cliniche dei pazienti. Per la definizione di ISC sono stati utilizzati i criteri del CDC/NHSN 2017. Per la valutazione della conformità della profilassi perioperatoria è stato fatto riferimento ai protocolli aziendali. Per il confronto tra frequenze è stato utilizzato il test del ‘chi quadro. Le variazioni della prevalenza di ISC e della percentuale di conformità della profilassi perioperatoria nel periodo di studio sono state analizzate mediante test di Cochran-Armitage per il trend. Il livello di significatività è stato fissato a 0,05.
17,53%
Le infezioni del sito chirurgico (ISC) costituiscono una delle complicanze più frequenti in chirurgia e risultano associate ad un prolungamento della degenza e ad un aumento del rischio di mortalità. Con l’obiettivo generale di ridurre la frequenza delle infezioni del sito chirurgico e migliorare la qualità dell’assistenza, è stato attivato un programma di sorveglianza delle ISC e di monitoraggio dell’appropriatezza della profilassi perioperatoria con feedback alle unità operative.
34,02%
9,28% 4,12% 2,06%
65,30%
81,25%
100%
Chir. Gen. NCH Ortopedia Urologia
p ≤0,05
mar-18
giu-18
set-18
49
56,70 43,30 64,95 34,02 1,03 58,76 21,65 14,43 4,12 1,03 6,19 93,81
N° ISO 1 3 2 2 2 1 1 4
%I SO 25 75 50 50 50 25 25 100
F M Elezione Tipologia Urgenza Intervento N.R. 1 Classe di contaminazion 2 3 e 4 N.R. Laparoscopia Si No
55 42 63 33 1 57 21 14 1 1 6 91
N.R. Si No N.R. Posizionament Si No o Drenaggi N.R. 1 ASA score 2 3 4 5 N.R.
36 61 44 49 4 22 32 30 3 10
37,11 62,89 45,36 50,52 4,12 22,68 32,99 30,93 3,09 10,31
1 3 3 1 1 1 1 1
25 75 75 25 25 25 25 25
p 0,313 0,622
0,268
0,771
0,525
0,044
0,691
Conclusioni
25,77%
Trend Conformità profilassi perioperatoria
%N
Impianto protesi
Risultati
Introduzione
N
Sesso
7,22%
Durante le tre finestre temporali sono stati sottoposti a sorveglianza complessivamente 97 pazienti e 131 procedure chirurgiche con un totale di 4 ISC. La prevalenza puntuale di ISC sul totale degli interventi sorvegliati è risultata pari a 3,05% (IC95%:0,84-7,63). Non si è osservata una variazione della prevalenza puntuale di ISC nel periodo in studio. Nel 75,27% la profilassi perioperatoria è risultata conforme ai protocolli aziendali per molecola, dosaggio e durata. Si è osservato un trend in aumento relativo alla conformità della profilassi perioperatoria statisticamente significativo.
Caratteristiche dei pazienti sottoposti a sorveglianza
Senologia ORL Ost-Gin
Lo studio ha consentito di rilevare una prevalenza puntuale di ISC in linea con la letteratura corrente, infatti secondo l’ultimo report ECDC del 2016, l'incidenza delle infezioni del sito chirurgico varia, in base al tipo di intervento, tra lo 0,5 ed il 9%. Nel periodo oggetto di valutazione si è assistito ad un trend in aumento dell’appropriatezza della profilassi perioperatoria, passata dal 65,30% al 100%. Questo dato permette di confermare l’importanza della sorveglianza e del feedback agli operatori che risultano attori imprescindibili nel ciclo di miglioramento continuo della qualità delle cure erogate e della sicurezza dei pazienti, essendo pilastri fondamentali nella costruzione di interventi mirati di prevenzione.
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO Il Comitato Gestione Rischio si prefigge lo scopo di studiare e monitorare il livello di rischio ed individuare le modalità per implementare e coordinare le azioni per l’esame, la rilevazione e la prevenzione del rischio stesso, operando concretamente per la realizzazione di tali finalità; al Comitato Gestione Rischio sono riconosciute, peraltro, competenze istruttorie di monitoraggio, verifica e di proposta alla Direzione Generale in riferimento alla gestione dei sinistri ed eventi avversi/quasi eventi. Onde poter assolvere ai fini istituzionali ad esso attribuiti, il Comitato Gestione Rischio prevede una composizione professionale multidisciplinare •Il Comitato Gestione Rischio si prefigge lo scopo di studiare e monitorare il livello di rischio ed individuare le modalità per implementare e coordinare le azioni per l’esame, la rilevazione e la prevenzione del rischio stesso, operando concretamente per la realizzazione di tali finalità; al Comitato Gestione Rischio sono riconosciute, peraltro, competenze istruttorie di monitoraggio, verifica e di proposta alla Direzione Generale in riferimento alla gestione dei sinistri ed eventi avversi/quasi eventi. Onde poter assolvere ai fini istituzionali ad esso attribuiti, il Comitato Gestione Rischio prevede una composizione professionale multidisciplinare.
CO.GE.RI: Comitato Gestione del Rischio. L'esperienza dell'Azienda Ospedaliera Marche Nord Nicola Nardella1 Carmela Serrao2 Cristiana Cattò2 Luana Stefanelli2 Stefania Rasori3 Edoardo Berselli4 Maria Capalbo5 1 UOC Rischio Clinico AO Ospedali Riuniti Marche Nord 2 DMP AO Ospedali Riuniti Marche Nord 3 UOC Professioni Sanitarie AO Ospedali Riuniti Marche Nord 4 Direzione Sanitaria AO Ospedali Riuniti Marche Nord 5 Direzione Generale AO Ospedali Riuniti Marche Nord
Materiali e Metodi Durante gli incontri i professionisti affrontano particolari situazioni segnalate dalle Unità Operative, segnalazioni spontanee, criticità organizzative o approfondiscono tematiche cogenti al fine di monitorare il livello di rischio all’interno dell’Azienda ed individuare le modalità per implementare e coordinare le azioni per l’esame, la rilevazione e la prevenzione del rischio stesso.
Risultati
Conclusioni
Negli ultimi 2 anni sono stati organizzati una serie di Comitati che hanno affrontato le seguenti tematiche: MESE 2017 APRILE
DATA incontro 12.04..2017
orario 12.20-13.30 MAGGIO
17.05.2017
orario 12.00-14.00
Argomenti trattati Revisione protocollo “Latex Free” Consenso informato Percorso “Frattura dita” Percorso cartella clinica in paziente trasferito Utilizzo software Dussmann per trasferimento paziente Modulo check list blocco operatorio (integrazione) Procedura Rimozione gessi Riconciliazione farmacologica Istruzione Operativa “Fast Track radiologico mono traumi distali chiusi” Case Manager: problema accesso ai portali aziendali dalle varie sedi Modulo per ricovero di minori Modulo istanza di intervento di sostegno provvisorio urgente Smarrimento lenti S.O. Oculistica Non conformità D.H. pneumologico Trasporti interni Assistenza personalizzata “Primary nursing” Progetto “Wound care” Trasporto sangue
MESE 2018 GENNAIO
DATA incontro 29/01/2018
Argomenti trattati 1.
2.
orario 11.30-12.45 MARZO
3. 4. 5.
22/03/2018
1. 2. 3.
orario 11.00-14.00
4. 5. 6.
7. LUGLIO
04.07.2017
orario 12.00-14.00 AGOSTO
08.08.2017
orario 12.00-14.00
SETTEMBRE
28.09.2017
Orario 11.00-13.00 OTTOBRE
Introduzione Il Comitato Gestione Rischio (CO. GE. RI.) si prefigge lo scopo di studiare e monitorare il livello di rischio ed individuare le modalità per implementare e coordinare le azioni per l’esame, la rilevazione e la prevenzione del rischio stesso, operando concretamente per la realizzazione di tali finalità. Al Comitato Gestione Rischio sono riconosciute, peraltro, competenze istruttorie di monitoraggio, verifica e di proposta alla Direzione Generale in riferimento alla gestione dei sinistri ed eventi avversi/quasi eventi. Onde poter assolvere ai fini istituzionali ad esso attribuiti, il Comitato Gestione Rischio prevede una composizione professionale multidisciplinare. Dall’anno 2011, anno di costituzione dell’azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord, è stato istituito il Comitato gestione Rischio che, con composizione multidisciplinare, è stato accreditato come Gruppo di Miglioramento e prevede la realizzazione di almeno n. 5 incontri ogni anno, della durata di circa due ore.
31.10.2017
orario 1.00-13.00
Smarrimento lenti S.O. oculistica Modulo di richiesta RM dopo criticità PO Pesaro Percorso cartella clinica in paziente trasferito Utilizzo software Dussmann per trasferimento paziente Nota Ministero della Salute su pubblicazione foto e selfies sui social network da parte di personale sanitario Varie Organizzazione Pronto Soccorso pediatrico Test alla metilcolina Revisione STU Dip. Oncoematologico Gestione paziente in trattamento con fibrinolisi Dati STU 1° trim 2017 Cadute Protocollo inserimento dei CVC, compresi PICC, con metodo ECG endocavitario Istruzione Operativa “Gestione del paziente con colica renale” PO gestione emorragie cerebrali Presentazione documentazione Infermiere spacialist in wound care Procedura riconoscimento attivo Consenso informato Eventi avversi su operatori– aggressione da parte di utenti: raccomandazione ed eventi formativi ; Raccomandazione n. 4 – prevenzione del suicidio del paziente in ospedale; Sensibilizzazione operatori per segnalazioni casi di violenza; Opuscolo informativo poliambulatorio; Procedura richiesta esami ematici in base ai profili di intervento; Procedura per trattamento della trombosi venosa profonda (tvp); I.O. informazione e consenso
MAGGIO
14.12.2017
Orario 11.20-13.20
50
Varie Discussione P.O. sulla sicurezza nelle zone controllate della Risonanza magnetica e verifica sulla loro diffusione ed applicazione in Azienda; I.O. Gestione seconda vittima; Richiesta risarcimento per IMA non diagnosticato; I.O. informazione e consenso
1. 2.
orario 11.00-14.00
GIUGNO
13/06/2018
3. 4.
Ambulatorio Chemioterapie Orali Gestione Richieste informatizzate Criticità identificazione anagrafica cartella Ambulatoriale e correlati esami laboratoristici Sistema Informatizzato TMM Fast Truck ortopedico Stesura Protocolli di acquisizione esami TC e RM in relazione a quesito clinico e distretto da esaminare, standardizzazione archiviazione dati TC e RM Revisione Modulistica UOC Diagnostica per Immagini ed archiviazione per Consenso e Privacy Organizzazione attività Specialist e Gestione Strumentazione e liste operatorie Liste operatorie per L: 194/78: Tutela della Privacy Gestione cartelle cliniche per archiviazione Valutazione paziente candidato a RM e portatore di pace maker
1. 2. 3.
Gestione Protocollo Accessi vascolari Consulenze Cardiologiche Istruzione Operativa “See and Treat”
11/07/2018
1.
Orario 11.00-13.00
2.
Note Informative Check List esami genetici percorso PDTA Mammella Trasferimento Immagini radiologiche fra Aziende Intra regionali Cartella Anestesiologica Presidi per Operatori Sanitari in corso di Somministrazione Farmacologica
orario 11.15-14.00 LUGLIO
3. 4.
OTTOBRE
23/10/2018
1.
orario 2. 3. 4. 5. 6.
DICEMBRE DICEMBRE
02/05/2018
Somministrazione di sostanze radioattive da parte dei Medici Radiologici che eseguono le ROLL pre-chirurgiche in ambito senologico Gestione e visualizzazione immagini RX da Area Vasta per Medici AORMN Immunofissazione Urinaria Pedana stabilometrica Statica Ufficializzazione IO colica Renale
05/12/2018
1. 2. 3.
Orario 12.00-14.00
4. 5.
Istruzione Operativa “ Gestione delle Complicanze maggiori /immediate in Endoscopia digestiva Check List polo Endoscopico Presidi per Operatori sanitari in corso di Somministrazione farmacologica Scheda monitoraggio Drenaggio e diuresi post-intervento chirurgico Procedura Gestione Tracciabilità Referti Istologici Cartella Anestesiologica
Braccialetto identificativo paziente: richiesta integrazione Note informative e consenso informato di Società di Chirurgia Italiana Informatizzazione prescrizione farmacologica presso UOC Chirurgia Procedura gestione Tracciabilità consegna esami istologici Note informative e consensi informati Diagnostica per Immagini
La composizione multidisciplinare del Comitato, che prevede la presenza del Risk Manager, di due medici legali, della Direzione Medica e del Dipartimento delle Professioni Sanitarie fa sì che in occasione di ogni incontro la discussione delle problematiche possa avere ripercussioni a 360° all’interno dell’Azienda, con coinvolgimento di ulteriori professionalità che vengono di volta in volta invitate e coinvolte per la soluzione di strategie aziendali e interaziendali. La continua richiesta da parte delle Unità Operative di affrontare nuove tematiche in sede di Comitato e su cui costruire modalità organizzative e procedure interne dimostra la diffusione della cultura dell’errore come momento di crescita per tutte le figure professionali, nel contesto di una gestione del rischio sempre vicina ai cittadini ed al fianco degli operatori.
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PREVENZIONE NEEDLE STICK INJURIES (NSI) IN EMODIALISI: STUDIO TRASVERSALE PER LA VALUTAZIONE QUALITATIVA DEL DISPOSITIVO MEDICO AGO FISTOLA NEL SERVIZIO DIALISI DELL’AZEINDA OSPEDALIERO- UNIVERSITARIA “OSPEDALI RIUNITI” DI ANCONA Dr.ssa Carla Lucertini (RN, MSN, PhD)*, Dr. Francesco Longo (RN)*, Dr.ssa Daniela Morico (RN)*, Dr.ssa Barchiesi Lucia (RN)*, Dr. Bruno Ria (RN), Dr. Marco Fava (RN)*, Dr.ssa Lucia Dignani (RN, MSN, PhD)*, Dr. Domenico Lombardi Fortino (RN, MSN)*, Dr. Andrea Toccaceli (RN,MSN, PhD)* * Italy;Hospital “AOU Ospedali Riuniti-Ancona Introduzione
Methodologia
Resultati
Conclusioni
La Malattia Renale Cronica è una patologia in aumento ed è classificata secondo la scala KDIGO che riconosce 5 stadi sulla base dei valori della GFR: se <15 ml/min rappresenta la situazione in cui il trattamento di scelta è l’Emodialisi che avviene tramite Accessi Vascolari per la depurazione del sangue tramite CVC a permanenza o Fistole Artero Venose (FAV) punte con Dispositivi Medici (DM) aghi fistola di grosso calibro. La durata di una FAV e la assenza delle Infezioni Correlate all’Assistenza, richiedono competenze infermieristiche elevate e la scelta di un DM ago fistola è fondamentale nella gestione degli assistiti in emodialisi. Obiettivo dello studio è valutare la qualità di nuovi dispositivi aghi fistola con sistema secure per la prevenzione delle punture accidentali di 6 ditte produttrici differenti.
Studio cross-sectional condotto da Febbraio ad aprile 2019 in n=30 assistiti in trattamento dialitico con FAV (2 aghi per ogni dialisi). La raccolta dati è stata eseguita con scheda ad hoc con 7 requisiti ritenuti irrinunciabili valutabili con scala Likert 1=scarso a 5=ottimo, la cui somma è 70% mentre il restante 30% della valutazione del DM rappresenta il costo non dichiarato agli sperimentatori ed agli analizzatori dei dati (FIGURA 1)
Sono stati utilizzati N=300 aghi fistola. Per ciascun valore della Likert sono stati considerati 2 punti, eccetto per il requisito CONFORT ASSISTITO riferito al dolore provato dall’assistito, considerato in 5 classi decrescenti: classe 1 (valore dolore 108) classe 5 (valore dolore 0). La media risulta compresa tra 38,40 e 51,40. La moda per ciascun requisito (FIGURA 2) mostra come la sperimentazione abbia permesso di valutare il confezionamento chiaro e facile individuazione principali dati prima dell’utilizzo. L’affilatura dell’ago risulta non valida. Il sistema secure presente in tutti i DM sperimentati, risulta di difficile utilizzo per alcune ditte poiché non permette contemporanea chiusura dell’ago dopo utilizzo per la prevenzione NSI ed emostasi della FAV. Il sintomo “dolore” risulta un criterio ritenuto poco importante per la fabbricazione dei DM oggetto di sperimentazione. La sicurezza legata alla tenuta delle clamp a garanzia della connessione tra ago fistola e linee di dialisi con flussi elevati rappresenta una prerogativa di qualità non equamente diffusa tra le ditte sperimentate. Infine si evidenzia un aumento del rischio di kinking linea infusiva determinando aumento del rischio di ostruzione del flusso ematico, portando ad una inefficace terapia dialitica o precoce sospensione della stessa.
Nonostante i DM in questione rivestano un ruolo fondamentale in termini di efficacia del trattamento dialitico e offrano maggior confort all’assistito a cui mediamente sono eseguite 300 punture FAV/anno, lo studio ha evidenziato la necessità di rivalutare da parte delle Aziende produttrici alcuni aspetti ritenuti essenziali ed irrinunciabili.
FIGURA 1: requisiti valutati nei DM aghi fistola
CONFEZIONE
facilità apertura, chiarezza lettura prodotto, chiarezza lettura lotto e scadenza
AFFILATURA AGO
facilità inserimento, assenza attrito
SISTEMA SECURE
contemporanea emostasi vaso ematico e chiusura secure ago
CICATRIZZAZIONE
Assenza gemizio
CONFORT ASSISTITO
scale dolore NRS/PAINAD
TENITA CLAMP E RACCORDI
resistenza chiusura e apertura clamp, facilità e tenuta raccordi
FLESSIBILITA’ MATERIALE
FIGURA 2: MODA Likert requisiti valutati nei DM aghi fistola
MODA ITEM 7
compresa 2-4
MODA ITEM compresa 1= 4
MODA ITEM 6 compresa 2-5
MODA ITEM 2 compresa 2-4
MODA ITEM 5
compresa 2-4
MODA ITEM 3
MODA ITEM 4
compresa 3-4
kinking, memoria della prolunga
51
compresa 1-4
Bibliografia
[1] ISS-SNLG (2015) “Identificazione, prevenzione e gestione della malattia renale cronica nell’adulto” , Linea Guida 23 [2] Elias MF, Elias PK et al. Chronic kidney disease, creati- nine and cognitive functioning. Nephrol Dial Transplant 2009;24(8):2446-52.
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
Gestione multidisciplinare del paziente disfagico nel POU AV5 Asur Marche Amagliani G.; Sansoni D.; Viviani G.; Nisii A.; Pellegrini I. DMO Clementi N.; Valeri M.V. Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica
Introduzione L’invecchiamento della popolazione comporta un’ elevata incidenza di malattie croniche con problemi di deglutizione che necessitano di un’ attenta valutazione e di un trattamento preferibilmente personalizzato. Se tale condizione non viene affrontata in multidisciplinarietà si verificano malnutrizione, disidratazione e polmoniti da aspirazione. E’ stata quindi evidenziata l’esigenza di stabilire un percorso di valutazione e trattamento condiviso tra tutte le figure sanitarie che operano in regime ospedaliero.
Metodologia L’intervento del Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica afferente alla Direzione Medica Ospedaliera è richiesto tramite consulenza informatizzata. Tale richiesta, su indicazione del medico previo screening effettuati dall’infermiere e/o logopedista, prevede valutazione nutrizionale e relativa indicazione del tipo di alimentazione per os, della modulazione della consistenza dei cibi e dei liquidi; invio alla Ristorazione Ospedaliera per Diete Speciali; formazione ed addestramento alla preparazione della dieta con relativi assaggi; informazione ed educazione del paziente, dei familiari e degli operatori sanitari. Durante il counseling nutrizionale il Servizio di Nutrizione interagisce con gli altri operatori dedicati fornendo le conoscenze e le abilità di base per valutare e gestire la disfagia.
Risultati
Conclusione
L’’approccio multidisciplinare assicura apporti adeguati di energia, macronutrienti e micronutrienti, liquidi per mantenere il bilancio idrico e garantisce la sicurezza del paziente. Tutto ciò permette di ottenere un buono stato di nutrizione prevenendo la malnutrizione proteico calorica. Si verifica un miglioramento della qualità di vita del paziente con riduzione della frustrazione, del senso di inferiorità e quindi dell’isolamento sociale.
L’intervento multidisciplinare garantisce al paziente la sicurezza, un adeguato apporto nutrizionale e la massima autonomia durante la degenza. Tutto ciò è in accordo con le evidenza scientifiche che dimostrano come l’approccio multidisciplinare per lo screening e la gestione della disfagia è più sicuro ed efficace rispetto alla gestione di un singolo professionista sanitario. Infatti la valutazione dello stato nutrizionale precoce e tempestiva, la corretta gestione, l’intervento mirato, efficace e personalizzato sono determinanti fondamentali della prognosi.
Bibliografia Best Practice vol.4, Issue 2, 2000 PDTA del paziente disfagico ASST di Pavia, 2016
52
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO www.dyspharma.it
REALIZZAZIONE DI UN SUPPORTO ON-LINE PER LA CORRETTA GESTIONE DELLE FORME FARMACEUTICHE ORALI NELLA TERAPIA DI PAZIENTI CON DISFAGIA R.
Ganzetti1, S. Logrippo2, M. Sestili3, A. Caraffa2, P. Blasi4, M. Cespi2,5, G. Bonacucina2,5 1 Farmacia Ospedaliera, ASUR Marche, Area Vasta 2, via dei Colli 52 - 60035 Jesi 2 Scuola di Specializzazione in Farmacia Ospedaliera, Università di Camerino, via Madonna delle Carceri, 9 – 62032 Camerino 3 Servizio Farmaceutico, ASUR Marche, Area Vasta 1, via Tazzoli n. 15 - 61032 Fano 4 Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie, Università di Bologna, via Belmeloro 6 – 40126 Bologna 5 Pharma & Food Consulting srl, Spin-off Università di Camerino, via del Bastione 16 – 62032 Camerino *e-mail: dyspharma@gmail.com
INTRODUZIONE
RISULTATI
CONCLUSIONI
La disfagia è un disturbo della deglutizione che presenta una
Lo strumento è attualmente disponibile on-line (www.dyspharma.it). Dopo la registrazione e l’accesso, l’utente può cercare il medicinale di
La web-application realizzata è consultabile da tutte le piattaforme
prevalenza che varia dal 27% al 91% nei pazienti di età ≥70 anni1.
interesse in tre modalità: per nome del principio attivo, nome commerciale oppure AIC e visualizzarne la relativa Scheda Informativa
con accesso al web (PC, tablet, smartphone) e potrebbe essere
Nonostante la sua diffusione, la mancanza di forme farmaceutiche
(Figura 1). Ciascuna Scheda contiene una descrizione delle caratteristiche generali del farmaco, la formulazione di una preparazione
integrata con la cartella clinica informatizzata, al fine di ridurre gli
idonee alla somministrazione a pazienti disfagici, fa sì che la
magistrale se disponibile in letteratura, eventuali metodi per la manipolazione estemporanea e relativi video esemplificativi, caratteristiche
errori di terapia e migliorare gli esiti clinici dei pazienti disfagici.
manipolazione estemporanea di forme farmaceutiche solide orali
dell’assorbimento della forma integra, eventuali interazioni farmaco-alimenti e bibliografia.
(SODFs) ai fini della somministrazione sia una pratica comune tra
Nella Scheda Informativa possono anche essere presenti simboli di rischio (non frantumare/dividere la compressa, non aprire la capsula,
gli operatori sanitari. Tuttavia, tale prassi può generare rischi non
farmaco pericoloso indossare dispositivi di protezione in caso di manipolazione, farmaco associato a xerostomia)(Figura 2). Il software
solo per il paziente, ma anche per il caregiver2.
contiene un database di oltre 8000 AIC sottoposto ad aggiornamento periodico.
Lo scopo del lavoro è realizzare un strumento decisionale webbased che possa supportare gli operatori sanitari durante la
Figura 1: Esempio di Scheda Informativa presente per ciascun farmaco in www.Dysharma.it.
prescrizione, l’allestimento e la somministrazione di SODFs a pazienti disfagici.
MATERIALI e METODI Un
team
di
esperti
formato
da
tecnologi
farmaceutici,
professionisti sanitari e informatici, ha realizzato un database contenente i codici AIC (Autorizzazione alla Immissione in Commercio) relativi alle SODFs in commercio in Italia. A ciascun AIC, dopo un’attenta revisione della letteratura scientifica e delle Schede Tecniche, è stata collegata una Scheda Informativa relativa alla gestione del farmaco nel paziente con disfagia (in nutrizione enterale o meno).
BIBLIOGRAFIA 1. Ortega O, Martín A, Clavé P. Diagnosis and management of oropharyngeal dysphagia among older persons, state of the art. J Am Med Dir Assoc 2017; 18.7: 576-82. 2. Logrippo S, Ricci G, Sestili M, Cespi M, Ferrara L, Palmieri GF et al. Oral drug therapy in elderly with dysphagia: between a rock and a hard place!. Clin Interv Aging 2017; 12: 241-51.
53
Figure 2: Simboli di rischio
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
54
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
Stress negli operatori socio-sanitari: studio delle caratteristiche sociodemografiche e professionali. Ponzio E1, D’Alleva A1, Di Palma M2, Gatti C3, Franceschini G3, Pelusi G3, Carfagnini F1, Luciani A1. 1 Dipartimento
di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica, Università Politecnica delle Marche, Ancona di Studi Umanistici, Università degli Studi di Urbino «Carlo Bo» 3CDLM Scienze Infermieristiche e Ostetriche
2Dipartimento
Introduzione
Materiali e metodi
Risultati
Conclusioni
Crescenti evidenze mostrano gli effetti dello stress
Lo studio cross-sectional è stato condotto su 59
Le situazioni lavorative rivelatesi più stressanti sono
Nell’attività lavorativa degli infermieri intervistati si
cronico sullo stato di salute del personale sanitario e
infermieri, di cui 33 turnisti, non sottoposti ad eventi
quelle afferenti all’area dell’emergenza clinica (73%),
sono riscontrate situazioni ritenute stressanti da una
sugli errori assistenziali1. Fra gli individui che esercitano
stressogeni negli ultimi 6 mesi. È stato somministrato
dell’attacco
gran
professioni impegnative e di grande responsabilità,
un questionario per rilevare fattori sociodemografici e
problematiche con pazienti e familiari (41%); imprevisti
dell’emergenza clinica, dell’attacco personale e delle
come medici ed infermieri, la prevalenza di patologie
professionali (età, sesso, stato civile, reparto di servizio,
organizzativi e svalutazione personale sono eventi
relazioni con pazienti e familiari. Per evitare che questo
associate a condizioni di elevato stress cronico è in
lavoro a turni), qualità del sonno, livello di stress
responsabili di stress in una netta minoranza degli
disagio si traduca in errori nella pratica clinica, le
aumento, soprattutto nei soggetti sottoposti ad orari
percepito e relative strategie di coping utilizzate per
intervistati (5% e 7%, rispettivamente). Il Grafico 1
strutture
irregolari2.
fronteggiarlo (questionario HPSCS)3. Per valutare la
mostra la distribuzione dei livelli di stress per le diverse
monitorare il fenomeno e fornire ai dipendenti un
personale
(63%)
e
delle
relazioni
parte
di
essi,
sanitarie
soprattutto
dovrebbero
nelle
aree
sistematicamente
L’obiettivo dello studio è stato quello di descrivere le
significatività dell’associazione tra le caratteristiche
aree in relazione al reparto lavorativo. I risultati dei
supporto psicologico mirato, anzitutto nei reparti a
caratteristiche
professionali
demografiche, professionali e di coping con le 5 aree di
modelli di regressione logistica per le tre situazioni
maggiore
associate allo sviluppo delle cinque problematiche
stress è stato utilizzato il test di Fisher. Sono stati
lavorative più stressanti (Tabelle 1, 2 e 3) mostrano
personale ad adottare strategie di coping funzionali.
correlate allo stress nel personale infermieristico.
costruiti modelli di regressione logistica per valutare
come le donne siano più suscettibili degli uomini nello
l’associazione indipendente tra le diverse variabili ed il
sviluppare stress in caso di emergenze cliniche;
sociodemografiche
e
livello di stress. Le analisi sono state condotte con il
situazione inversa si riscontra invece per l’attacco
software Stata 15 ponendo il livello di significatività a
personale. Lo stress da situazioni problematiche con
0,05.
pazienti e familiari si riscontra soprattutto nei reparti
Grafico 1. Distribuzione dei livelli di stress per le diverse aree in relazione al reparto lavorativo. Numeri assoluti.
intensivi. La strategia di coping mediamente messa in Tabella 1. Modello di regressione logistica per stimare l’associazione indipendente tra le variabili sociodemografiche e professionali e la percezione di stress nell’area «Attacco personale» tra gli infermieri intervistati (n=59)
carico
emotivo,
addestrando
anche
il
Bibliografia essenziale 1.
Balch CM, Freischlag JA, Shanafelt TD. Stress and burnout among surgeons: understanding and managing the syndrome and avoiding the adverse consequences. Arch Surg (2009);144: 371–376.
2.
Wingenfeld K, Schulz M, Damkroeger, Philippsen C, Rose M, Driessen M. The diurnal course of salivary alpha-amylase in nurses:
atto è quella centrata sul disagio emotivo.
An investigation of potential confounders and associations with stress. Biological Psychology (2010); 85:179–181.
Tabella 2. Modello di regressione logistica per stimare l’associazione indipendente tra le variabili sociodemografiche e professionali e la percezione di stress nell’area «Relazioni problematiche con pazienti e familiari» tra gli infermieri intervistati (n=59)
3.
Ripamonti C, Prunas A, Steca P.
Manuale HPSCS. Rivista di
Psicologia della Salute n.2/2006, Giunti O.S., 2006.
Tabella 3. Modello di regressione logistica per stimare l’associazione indipendente tra le variabili sociodemografiche e professionali e la percezione di stress nell’area «Emergenza clinica» tra gli infermieri intervistati (n=59)
Area EMERGENZA CLINICA Servizi
8
Medicine
Area RELAZIONI Area Area ATTACCO Area IMPREVISTI PROBLEMATICHE SVALUTAZIONE CON PAZIENTI E PERSONALE ORGANIZZATIVI PERSONALE FAMILIARI 8 2 2 3
11
5
0
0
6
Terapie Intensive
9
11
0
0
10
Chirurgie
14
13
1
2
4
55
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ASL BARI - ASSISTENZA SANITARIA PENITENZIARIA Armenise N1, Pontrelli D1, Fornelli S2, Pirè V3, Buonvino N4.
PROGETTO DI RIORGANIZZAZIONE DELL’ ASSISTENZA SANITARIA PENITENZIARIA ASL BARI U.O.C. di Medicina Penitenziaria Casa di Reclusione di Turi 150 ristretti: • Assistenza medica H12;
Istituto Penitenziario per minorenni
• Assistenza Infermieristica H24; • Servizio di ausiliarato H6. • N° 3 Dirigenti Medici; • N° 6 Coll. Prof.li San – Infermieri; • N° 1 Ausiliario specializzato.
Mezzi e personale
Casa circondariale di Bari SAI
SEZIONI
della Casa
16 posti letto:
Servizio autonomo di Farmacia
Casa di reclusione di Altamura Assistenza sanitaria H6: Assistenza medica:
N° 8 degenza maschile
4 ore mattino;
N° 2 degenza femminile
2 ore pomeriggio;
N° 6 posti letto psichiatrici
Assistenza infermieristica:
N° 7 Dirigenti Medici
Circondariale di Bari
N° 1 Coll. Prof.le San – Inf. Esperto
4 ore mattino 4 ore pomeriggio.
N° 8 Coll. Prof.li San – Infermieri
N° 3 Dirigenti Medici;
N° 6 Operatori Sociosanitari
N° 3 Coll. Prof.li San - Infermieri
N° 3 Ausiliari Specializzati
Fisiatra
La Casa Circondariale di Bari ha assunto negli ultimi due anni una rilevanza strategica nell’ambito dell’Assistenza Sanitaria Penitenziaria, in quanto sede di S.A.I. (Servizio Assistenza Intensivo – 24 posti letto), nonché per la qualificata offerta sanitaria messa in campo, derivante dall’adozione di un nuovo modello di assistenza, finalizzato a rendere più efficiente ed efficace l’erogazione delle prestazioni sanitarie, ma anche più equo l’accesso ad esse, attraverso una presa in carico integrata della persona detenuta tra S.S.N. e Amministrazione Penitenziaria. Per queste ragioni la Casa Circondariale di Bari è stata individuata quale “Istituto Penitenziario a maggiore vocazione sanitaria”, assumendo dal 2017 ruolo di HUB all’interno della rete di Assistenza Penitenziaria del territorio della Regione Puglia e Basilicata, nel rispetto delle linee guida di cui all’Accordo Stato Regioni del 22 gennaio del 2015. Parallelamente si è verificata una crescente richiesta di prestazioni sanitarie, con un maggior numero di ricoveri presso il S.A.I, provenienti da tutto il territorio regionale e nazionale, per patologie a varia eziologia e con sempre maggiore complessità.
Reparto di Medicina Protetta
Servizio di Riabilitazione
Radiologia
Palestra
• n° 1 Direttore Medico Struttura Complessa; • n° 12 Dirigenti Medici; • n° 1 Farmacista; • n° 1 Collaboratore Prof.le San. – Infermiere Esperto; • n° 37 Collaboratori Prof.li San. – Infermieri; • n° 4 Collaboratori Prof.li San. – Fisioterapisti; • n° 1 Collaboratore Prof.le San. – Assistente Sociale; • n° 2 Collaboratori Prof.li San. – Tecnici San. di Radiologia Medica; • n° 1 Assistente Amministrativo; • n° 9 Operatori Sociosanitari;
• n° 4 Ausiliari Specializzati.
Alla luce dei risultati raggiunti ed in seguito ad un’attenta ricognizione organizzativa sui quattro Istituti Penitenziari che insistono nel territorio della ASL Bari, con l’obiettivo di condurre l’Assistenza Sanitaria Penitenziaria ad uno standard organizzativo e di accessibilità alla cure, per il cittadino ristretto, pari a quello offerto sul territorio dal S.S.N. a tutti i cittadini, è stato voluto dalla ASL Bari un modello organizzativo di Assistenza Sanitaria Penitenziaria, con un’ Unità Operativa Complessa di Assistenza Penitenziaria, già prevista dalla D.G.R. n° 1732 del 07/08/2012, che contempli al suo interno la nascita di un reparto di Medicina Protetta. La nascita di uno spazio detentivo intraospedaliero permetterebbe di completare l’offerta assistenziale del S.A.I. con riduzione dei piantonamenti in corsia e con l’obiettivo di coniugare un’assistenza sanitaria di qualità con adeguate misure di sicurezza. Il reparto detentivo ottimizza la gestione di pazienti/detenuti maggiormente critici in un ambiente ospedaliero protetto, favorendo un più rapido turnover ed una più rapida interfaccia con il S.A.I. che garantirà a sua volta le fasi di pre e post ricovero.
In tal modo si ottiene non solo una velocizzazione del turnover dei ricoveri, permettendo in tempi più rapidi il rientro dei ristretti ricoverati nelle sedi di provenienza, ma si favorisce una più rapida risposta alle richieste di informazioni formulate dall’Autorità Giudiziaria sulle condizioni di salute dei detenuti, incidendo positivamente sui tempi delle udienze. La nascita del reparto di Medicina Protetta all’interno della U.O.C. di Assistenza Penitenziaria comporta una giusta coniugazione tra le finalità di tutela della salute con le finalità proprie della detenzione e della presa in carico delle fragilità, comprensive degli aspetti del trattamento e dell’accoglienza, anche nell’interesse dello stesso paziente/detenuto. (Programma esecutivo d’azione – PEA 2010 – “I Reparti Ospedalieri di Medicina Protetta”) 1. Dirigenti Medici ASL BA Medicina Penitenziaria, 2. Direttore Sanitario ASL Bari, 3. Direttore Casa Circondariale di Bari, 4. Dirigente Responsabile Medina Penitenziaria ASL Ba.
56
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Valutazione del rischio nella dimissione ospedaliera del paziente anziano: la predittività del Blaylock Risk Assessment Screening (BRASS) nella degenza ospedaliera Elsa Vitale, Andrea Guardavaccaro, Irene Fiorentino, Francesco Germini ASL Bari Introduzione
Materiali e Metodi
Risultati
La dimissione di un paziente è un momento critico, sia se
Lo studio è stato effettuato nel reparto di Medicina Interna del Presidio Ospedaliero Di Venere dell’ASL Bari nel periodo
Il campione dello studio ha compreso tutti i pazienti
si tratti del passaggio da un reparto ad un altro sia per altre
compreso da Maggio 2019 a Luglio 2019. È stata richiesta ed ottenuta l’autorizzazione allo svolgimento dello studio dalla
ricoverati nelle U.O. sopra citate, di sesso maschile e
strutture. Nell'organizzazione della sanità italiana si delinea
Direzione Medica di Presidio ed è stata garantita la privacy dei pazienti tramite la raccolta e l’elaborazione completamente
femminile. In totale 52 pazienti sono stati arruolati allo studio.
sempre più l'esigenza di un collegamento integrato tra i
anonima.
Correlazione di Pearson tra l’indice di Brass a T0 e il numero
diversi servizi socio sanitari che vanno a costituire la rete dei
BRASS È stato registrato e calcolato l’indice di BRASS al SCALA momento dell’ammissione in reparto (T0) e alla dimissione (T1). Sono state
servizi al fine di coordinare ed ottimizzare gli interventi, in
registrate anche il numero delle giornate di degenza di ciascun partecipante. Unico criterio discriminante per l’inclusione o
particolar modo quando si tratta di pazienti complessi a cui va
l’esclusione di un determinato paziente è stato l’età del paziente al momento dell’arrivo in reparto: sono stati considerati i pazienti
garantita una risposta adeguata e continuativa nel tempo.
di età uguale e superiore a 65 anni. Per l’indice di BRASS è stato previsto un punteggio da 0 a 40, in cui distinguiamo tre fasce di
SCALA BRASS
di giornate di degenza: r=0.09. T-Student test per campioni appaiati tra i valori dell’indice SCALA BRASS
di BRASS a T0 e T1=0.10 (non significativo).
Conclusioni
rischio: Basso Rischio: punteggio da 0 a 10; Medio Rischio: punteggio da 11 a 19; Alto Rischio: punteggio ≥ a 20. SCALA BRASS (Blaylock Risk Assessment Screening Score)
Scala BRASS
Obiettivo Verificare se esiste una correlazione tra l’indice di BRASS ed i giorni di degenza dei pazienti, valutando se l’indice di Brass registrato al momento dell’accoglienza in reparto possa essere predittivo per il numero di giorni di degenza.
ETA’ (una sola opzione)
Punteggio
STATO COGNITIVO (una sola opzione)
(segue)
SCALA BRASS
(segue)
Lo studio svolto ha permesso di valutare la criticità Punteggio
NUMERO DI PROBLEMI CLINICI ATTVI (una sola opzione)
Punteggio
55 anni o meno
0
Orientato
0
Tre problemi clinici
0
56 – 64 anni
1
Disorientato in alcune sfere* qualche volta
1
Da tre a cinque problemi clinici
1
65 – 79 anni
2
Disorientato in alcune sfere* sempre
2
Più di cinque problemi clinici
2
3
Disorientato in tutte le sfere* qualche volta
3
Disorientato in tutte le sfere* sempre
4
Comatoso
5
80 anni e più CONDIZIONI DI VITA E SUPPORTO SOCIALE (una sola opzione)
Punteggio
Vive col coniuge
0
Vive con la famiglia
2 SCALA BRASS
Vive solo con il sostegno di amici/conoscenti
3
Vive solo senza alcun sostegno
4
Assistenza domiciliare/residenziale
5 STATO FUNZIONALE (una sola opzione)
Autonomo (indipendente in ADL e IADL)
(segue)
Punteggio SCALA BRASS 0
Alimentazione/nutrizione NUMERO DI PROBLEMI CLINICI ATTVI (una sola opzione) Tre problemi clinici
Punteggio
Più di cinque problemi clinici
1
Andare in bagno
1
2 Spostamenti/mobilità
1
Dipendente in NUMERO DI FARMACI ASSUNTI (una sola opzione) Meno di tre farmaci
Incontinenza intestinale
1
1
Punteggio
Incontinenza urinaria 0
Da tre a cinque farmaci Più di cinque farmaci
Punteggio totale (somma dei punteggi)
MODELLO COMPORTAMENTALE (una sola opzione) Appropriato
1
Punteggio
Wandering (CONFUSO)
1
Agitato
1
Confuso
1
Altro
1
Punteggio 0
Deficit visivi o uditivi
1
1
Deficit visivi e uditivi
2
Utilizzo di mezzi di trasporto
1 NUMERO DI RICOVERI PREGRESSI AL PRONTO SOCCORSO
Punteggio
(una sola opzione)
Soggetti ad alto rischio perche hanno problemi rilevanti e che richiedono una continuità di cure probabilmente in strutture riabilitative o istituzioni
Nessuno negli ultimi 3 mesi
0
Uno negli ultimi 3 mesi
1
Due negli ultimi 3 mesi
2
Più di due negli ultimi 3 mesi
3
non
c’è
stato
un
particolare
seppur ci siano dei minimi cambiamenti nel punteggio. Inoltre si è compreso che il BRASS index non può essere utilizzato come indice predittivo dei giorni di degenza di un paziente, Si è evinto dallo studio che non c’è una vera e propria la dimissione ospedaliera, che nella maggior parte dei casi
Soggetti a medio rischio di problemi legati a situazioni cliniche complesse che richiedono una pianificazione della dimissione ma, probabilmente, senza rischio di istituzionalizzazione
Punteggio
1
campione
Soggetti a basso rischio di problemi dopo la dimissione: non richiedono particolare impegno per l’organizzazione della loro dimissione, la disabilita e molto limitata
> 20 alto rischio
Fare acquisti
al
discostamento tra il valore dell’indice a T0 e quello a T1,
0-10 rischio basso
3
Capacità di gestire il denaro
relazione
programmazione da parte degli infermieri per quanto riguarda
Non deambula
0
Soggetti a medio rischio di problemi legati a situazioni cliniche complesse che richiedono una pianificazione della dimissione ma, probabilmente, senza rischio di istituzionalizzazione
Punteggio totale (somma dei punteggi)
11-19 rischio medio
DEFICIT SENSORIALI (una sola opzione)
maggiore del BRASS index, si è potuto comprendere che in
seppur permetta di avere un quadro d’insieme di quest’ultimo.
2
Nessuno
Soggetti a basso rischio di problemi dopo la dimissione: non richiedono particolare impegno per l’organizzazione della loro dimissione, la disabilita e molto limitata
1
1
1
11-19 rischio medio
1
Più di cinque farmaci
Deambula con aiuto di ausili
1
0-10 rischio basso
Da tre a cinque farmaci
Deambula con assistenza
Preparazione del cibo 1
Punteggio 0
Punteggio totale - Indice di rischio MOBILITA’ (una sola opzione) Deambula
1 Responsabilità nell’uso di medicinali
Punteggio totale - Indice di rischio
NUMERO DI FARMACI ASSUNTI (una sola opzione) Meno di tre farmaci
0
1
Igiene/abbigliamento 0
Da tre a cinque problemi clinici
> 20 alto rischio
* Sfere: spazio, tempo, luogo e sé
1
Vive solo con il sostegno del familiare
SCALA BRASS
resta un’informazione finale del percorso, senza che ci sia l’innesco di quelle che dovrebbero essere le azioni per garantire la continuità assistenziale. Per questo motivo si
Soggetti ad alto rischio perche hanno problemi rilevanti e che richiedono una continuità di cure probabilmente in strutture riabilitative o istituzioni
potrebbe valutare come strategia quella di generare delle linee guida all’interno dei reparti così che anche il personale infermieristico
possa
avere
una
base
d’appoggio
per
l’istituzione del piano di dimissione, una fonte che possa fungere da orientamento, perché compito dell’infermiere è quello di prendersi cura dell’assistito, e questo non si
DATA………………………………. FIRMA………………………………...
dovrebbe concludere con il momento della dimissione, ma andare
oltre
assistenziale. DATA………………………………. FIRMA………………………………...
57
lì
dove
necessario
con
la
continuità
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
58
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
Gestione delle I.C.A. attraverso i dati di prevalenza: l’esperienza del P.O. Bonomo di Andria Pierangela Nardella*, Stefano Porziotta*, Vito Campanile^, Alessandro Delle Donne^ *Direzione Medica Presidio Ospedaliero Bonomo - ASL BT ^Direzione Strategica ASL BT
Introduction
Results
Il monitoraggio periodico delle I.C.A. rappresenta uno strumento di fondamentale importanza per definire la Qualità delle prestazioni erogate e garantire la Sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari. Il Presidio Ospedaliero Bonomo di Andria, a cadenza almeno semestrale, effettua un’indagine sulla prevalenza delle I.C.A. al fine di valutare gli strumenti utilizzati per prevenire, controllare e monitorare le stesse ed implementare ulteriori piani di miglioramento basati sulle evidenze scientifiche disponibili in letteratura.
I dati raccolti sono stati analizzati utilizzando il software statistico SPSS versione 16. Lo studio è stato condotto su un campione di 70 pazienti risultati eleggibili; metà del campione di genere maschile e con un’età media di 65 anni. Sono state rilevate 5 infezioni ospedaliere e 17 comunitarie. Le sedi più interessate sono risultate le vie respiratorie (41%), il tratto genito-urinario (23%), l’apparato gastro-intestinale (14%); mentre le ossa, le ferite chirurgiche e le sepsi sono interessate complessivamente nel 22% dei casi. Inoltre, dei pazienti con infezione, solo 1 ha effettuato profilassi antibiotica.
Methodology Il Presidio Ospedaliero Bonomo di Andria è dotato di 140 posti letto. L’ultima analisi della prevalenza delle I.C.A. è stata condotta tra 17 e il 22/06/2019 attraverso lo studio delle cartelle cliniche dei pazienti ricoverati, escludendo i pazienti ricoverati in giornata, quelli in dimissione e i day hospital/day surgery. Per la definizione di caso sono stati utilizzati i criteri del Centre for Disease Control and Prevention di Atlanta.
Il 5% dei pazienti in terapia antibiotica ha effettuato l’esame colturale, nel 22% dei casi l’esame colturale è stato effettuato ma con referto non ancora disponibile e nel 76% dei casi non è stato effettuato alcun esame colturale. Le Cefalosporine sono state gli antibiotici più utilizzati.
Conclusion Dall’analisi effettuata è emerso che negli ultimi anni non ci sono stati cambiamenti significativi in merito alle I.C.A.; pertanto, sarebbe necessario effettuare una formazione periodica del personale al fine di identificare eventuali criticità nell’adesione a procedure e LG, mettendo in atto programmi efficaci nel ridurre al minimo il rischio infettivo e garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari.
59
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La donazione dei Tessuti Corneali nel Presidio Ospedaliero “Bonomo” di Andria: il ruolo della Direzione Medica di Presidio Ruta Federico*; Nardella Pierangela^; Campanile Vito°; Delle Donne Alessandroᵜ *Infermiere Coordinatore delle Donazioni ASL BT, ^Dirigente Medico Direzione Medica di Presidio, °Direttore Sanitario ASL BT, ᵜDirettore Generale ASL BT
Abstract
Methodology
La Direzione Medica di Presidio è responsabile degli aspetti organizzativi riguardanti il processo di donazione dei tessuti, in collaborazione con il Coordinatore Locale Trapianti (CLT) e gli infermieri dedicati al processo di procurement e prelievo dei tessuti corneali. Fondamentali sono gli strumenti del management applicati al procurement dei tessuti all’interno delle Unità Operative del Presidio Ospedaliero “Bonomo” della ASL BT. Lo scopo di tale lavoro è quello di presentare gli strumenti operativi e i risultati raggiunti grazie all’implementazione degli stessi.
Nella ASL BT sono stati implementati gli strumenti operativi (S.O.) che consentono di individuare il potenziale donatore di Tessuti Corneali al momento del decesso per morte cardiaca e cerebrale. Tali strumenti sono rappresentati dalla scheda di segnalazione del potenziale donatore (S.P.P.) e dal protocollo operativo cornee (P.O.C.), elaborati in collaborazione con il Coordinamento Regionale Trapianti Puglia e la Banca degli occhi di Mestre. Gli elementi prioritari del processo di donazione dei tessuti corneali sono la definizione della responsabilità di segnalazione del decesso, l’individuazione delle controindicazioni alla donazione dei tessuti oculari, l’attivazione immediata del
Team di prelievo dei tessuti e la definizione e standardizzazione delle procedure operative. L’ASL BT ha investito sulle professionalità mediche ed infermieristiche attuando all’interno delle Unità Operative corsi formativi specifici, al fine di divulgare e condividere le procedure elaborate.
Results La Direzione Medica di Presidio, promotrice di tutto il processo di donazione dei tessuti, gestisce in maniera attiva gli aspetti organizzativi, medico–legali, comunicativi e gestionali delle fasi di procurement e di prelievo tissutale. La sinergia tra la Direzione Medica, il CLT e i professionisti sanitari coinvolti
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in tale processo, ha sensibilizzato tutto il personale del Presidio in tema di donazioni, favorendo un incremento delle segnalazioni di potenziali donatori pari al 50% con un totale di 26 cornee donate.
Conclusion L’integrazione tra la Direzione Medica di Presidio, il CLT e tutti i professionisti coinvolti è stata strategica al fine di gestire il processo in tutte le sue parti, attribuendo a ciascuno compiti e responsabilità e raggiungendo livelli di performance soddisfacenti per l’intero sistema aziendale.
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ADERENZA AI TRATTAMENTI E REAZIONI AVVERSE AI FARMACI: UN PROBLEMA DI GENERE Cataldo Procacci1, Annamaria Pia Terlizzi1, Francesca Vittoria Rizzi2, Domenica Ancona3 1. Dirigente Farmacista – Servizio Farmaceutico Territoriale ASL BAT 2. Dirigente Responsabile U.O.S. Monitoraggio Spesa Farmaceutica e Farmacovigilanza ASL BAT 3. Direttore Dipartimento Farmaceutico ASL BAT
Introduzione e Obiettivi del lavoro
Materiali e Metodi
Con medicina di genere o medicina generespecifica, si fa riferimento ad un approccio interdisciplinare e trasversale alle singole specialità mediche che studia le differenze di sesso e genere nei trattamenti. Compito della stessa è la valutazione delle differenze di genere rispetto ai sintomi delle malattie e la necessità di differenti percorsi diagnostici e interpretazioni dei risultati, alle differenze nella risposta ai farmaci o, addirittura, alla necessità di utilizzare farmaci diversi, e ancora alle differenze rispetto alla prevenzione di tutte le malattie. L’articolo 3 della legge n. 3/2018 prevede l’applicazione e diffusione della medicina di genere nel SSN, ma ad oggi non vi sono protocolli terapeutici che prevedono differenze di terapia in base al genere, se non per tutte le patologie genere-specifiche. Obiettivo del presente lavoro è verificare la variabilità di aderenza e l’incidenza di reazioni avverse – ADRs- a livello nazionale ed aziendale (ASL che garantisce assistenza sanitaria a 391.224 abitanti residenti) in funzione del genere e dell’età per specifiche patologie: BPCO, depressione e ipertensione.
Sono state analizzate le prescrizioni dei MMG, dispensate attraverso il canale delle farmacie convenzionate, per gli anni 2017-2018 riferite ai farmaci per la cura della BPCO, della depressione e ipertensione. Per la valutazione dell’aderenza al trattamento sono stati considerati i 365 giorni successivi alla data della prima prescrizione nell’anno di inclusione, definendo “aderenti al trattamento” i pazienti con un Medical possession ratio (MPR) superiore o uguale all‘80%, confrontando il dato con la media nazionale. Per le segnalazioni di ADRs, sono state considerate tutte le segnalazioni inserite sulla Rete Nazionale di Farmacovigilanza (come principio attivo “sospetto” e come “concomitante”, classificate come “gravi” e “non gravi”) nell’anno 2018 per i gruppi ATC: R03 per BPCO, gruppo ATC C02, C04, C07, C08, C09 per il trattamento dell’ipertensione, gruppi ATC N05B e N06 per il trattamento della depressione.
130 1052 1295 2312 4789
M
173 1107 1075 1652 4007
Tab.1 Dato nazionale ADRs, stratificate per età e sesso per le classi ATC C02, C04, C07, C08, C09
66,71%
65,60%
63,64%
67,40%
66,22%
63,70%
62,07%
58,40%
56,64%
51,00%
49,40%
Dato aziendale
29,50%
F
29,34%
età <45 46-65 66-75 >75 TOTALE
41,90%
42,08%
Dato nazionale
F
M
F
M
F
M
F
M
< = 45
< = 45
46- 65
46- 65
66- 75
66- 75
> 75
> 75
% ADERENZA TERAPEUTICA TRATTAMENTI BPCO PER GENERE ED ETA' Dato aziendale
34,80%
25,74% 19,60%
29,50%
17,10%
18,41%
15,80%
12,97%
9,50%
10,91%
7,80%
7,89%
5,20%
Tab.2 Dato nazionale ADRs, stratificate per età e sesso per la classe ATC R03
21,55%
32,18%
38,85%
Dato nazionale
età F M <45 93 65 45-65 86 56 65-75 86 67 >75 158 164 3 uomini con età non specificata 7 donne con età non specificata
67,10%
% ADERENZA TERAPEUTICA TRATTAMENTI ANTIPERTENSIVI PER GENERE ED ETA'
F
M
F
M
F
M
F
M
< = 45
< = 45
46- 65
46- 65
66- 75
66- 75
> 75
> 75
% ADERENZA TERAPEUTICA TRATTAMENTI DEPRESSIONE PER GENERE ED ETA' 43,97% 35,50%
45,43% 39,00%
42,19% 31,90%
37,00%
39,09%
43,91%
Dato aziendale
32,60%
34,60%
38,00%
33,60%
33,20%
29,00%
Tab.3 Dato nazionale ADRs, stratificate per età e sesso per le classi ATC N06 e N05B
39,52%
Dato nazionale
età F M <45 373 247 45-65 580 229 66-75 332 121 >75 713 288 TOTALE 1998 885 16 Donne con età non specificata 4 Uomini con età non specificata
F
M
F
M
F
M
F
M
< = 45
< = 45
46- 65
46- 65
66- 75
66- 75
> 75
> 75
62
Risultati
Conclusioni
L’analisi ha evidenziato come il genere femminile, per tutte le fasce di età considerate, è meno aderente in tutti i trattamenti considerati, tranne che per il trattamento della depressione. I farmaci per il trattamento della depressione rappresentano l’unica classe terapeutica per cui il dato di aderenza è migliore nel genere femminile vs il maschile, questo dato è confortante se si considera che l’incidenza della patologia è 2-3 volte maggiore nel genere femminile. Il grado di aderenza alle terapie aumenta con l’aumentare dell’età, ragionevolmente per una maggiore consapevolezza della patologia e per un maggiore timore di riacutizzazioni. Il dato medio è molto variabile in considerazione dei diversi trattamenti e della modalità di somministrazione, difatti si passa da un 59,22% per il trattamento dell’ipertensione ad un 18,90% per il trattamento della BPCO, tale dato ‘sconfortante’ trova anche parziale motivazione nell’utilizzo di devices per cui vi è bisogno di un training ad hoc. Dall’analisi delle ADRs per il trattamento della depressione è emerso come il genere femminile è più sensibile alle ADRs con rapporto 2:1 (n.1.998 eventi per il genere femminile contro n.805 per il genere maschile a livello nazionale), questo per via della maggiore prevalenza e della maggiore aderenza ai trattamenti; per le stesse categorie ATC non vi sono segnalazioni a livello Aziendale, indice del probabile fenomeno di sottosegnalazione. Le ADRs per trattamento della BPCO sono state 787 in Italia (n.434 segnalazioni per le donne e n.353 per gli uomini), mentre a livello Aziendale sono state n.2, entrambe classificate come “non gravi” e riguardanti il genere maschile. L’incidenza di ADRs riguarda maggiormente il genere femminile, aumenta con l’età assieme all’aumento di aderenza. Solo dopo i 75 anni vi è un’inversione del fenomeno, interessando maggiormente il genere maschile. Per il trattamento dell’ipertensione sono state intercettate 8.832 ADRs a livello nazionale (4.732 per le donne e 4.100 per gli uomini), a livello Aziendale le segnalazioni di reazioni avverse sono n.4, (n.1 inerente a un paziente donna e n.3 per pazienti uomini).
La farmacologia di genere deve essere sempre considerata al fine di migliorare l’efficacia e la sicurezza dell’uso dei farmaci. Le donne sono state poco arruolate negli studi clinici, di conseguenza, i dati raccolti nell’uomo sono stati applicati alla donna, producendo una minore disponibilità di terapie appropriate per la donna. Il genere femminile è caratterizzato da una maggior incidenza e gravità di reazioni avverse da farmaci, questa può essere causa di cattiva aderenza e può portare al drop-out dei trattamenti farmacologici. L’individuazione dei fattori responsabili dell’inefficacia terapeutica, il controllo degli eventi avversi da farmaci e la gestione delle prescrizioni mediche sono aspetti che possono influire in maniera importante sull’aderenza. In un contesto di risorse finite dettate dai tetti di spesa, le prescrizioni appropriate e una migliore aderenza portano ad un miglioramento degli outcome clinici, dovuto ad una minore incidenza di eventi acuti della patologia e conseguentemente alla diminuzione degli accessi nei Pronto Soccorso e nei reparti di degenza, garantendo una più giusta allocazione delle risorse ed una maggiore sostenibilità per il Sistema Sanitario Nazionale.
Bibliografia 1. Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere – Ministero della Salute 2. LEGGE 11 gennaio 2018, n. 3 - Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonche' disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della Salute (GU Serie Generale n.25 del 31-01-2018); 3. Raccomandazione civica per l’aderenza terapeutica , Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato- A. Squillace, S. Nardi, T. Aceti. Luglio 2018; 4. «“Dimensione BPCO”: condivisione dei percorsi gestionali» - G. A. Catapano, G. Brunelleschi, S. Ciaccio et al. QIJPH - 2016, Volume 5, Number 3
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Tecniche di imaging a confronto per la valutazione delle stenosi coronariche:angiografia quantitativa vs ecografia intravascolare
Author: TSRM Dott.ssa Marzia Recchia U.O.C Radiologia Ospedale Santissima Annunziata -Taranto Introduction
Results
Methodology
Conclusion
Scatterplot:
% DI STENOSI IN D IAM ETRO QCA
vs.
% D I STENOSI IN DIAM ETRO QC A
= 9,2960 + ,87003 * % DI STENOSI IN D IAM ETRO (IVUS) Correlation: r = ,68594
90 80 70 % DI STENOSI IN DIAMETRO QCA
La coronarografia o angiografia coronarica è considerata la tecnica “gold standard” nella valutazione della patologia aterosclerotica coronarica. L’utilizzo della Angiografia Coronarica Quantitativa (QCA)durante tale esame da parte del TSRM supporta il cardiologo interventista nello studio della progressione-regressione della malattia coronarica, nella valutazione dei risultati delle procedure interventistiche e semplifica la scelta del device piu’ appropriato per ogni singolo caso clinico. La QCA ha il vantaggio di eliminare l’elevato tasso di variabilità intra e interosservatore rispetto alla semplice ispezione visiva (visual estimation) che è cosi’ gravata dalla soggettività connessa sia alla gravità della stenosi e sia al tasso di variazione delle misurazioni effettuate, direttamente congiunto al grado di addestramento dell’operatore stesso. Nonostante la dimostrata affidabilità del software QCA, l’angiografia quantitativa riesce ad identificare solo il lume dei vasi coronarici e non fornisce informazioni sulla placca aterosclerotica e sulla parete vasale, sottostimando pertanto l’estensione e la severità delle stenosi coronariche non rilevanti (inferiori al 50% in diametro) e limitando l’identificazione di placche instabili ,che essendo caratterizzate da un elevato rischio di rottura ,possono generare fenomeni trombotici con conseguente ostruzione di vario grado dell’arteria. Oggi, con l’Ultrasonografia Intravascolare (IVUS) è possibile analizzare la placca aterosclerotica nella sua interezza, definendone l’estensione, la distribuzione e la composizione contribuendo in maniera significativa alla migliore scelta terapeutica.
% D I STENOSI IN D IAM ETRO (IVUS)
60 50 40 30 20
Nel laboratorio di Emodinamica dell’Ospedale Riuniti di Foggia sono stati arruolati retrospettivamente 41 pazienti (7 femmine e 33 maschi, età 39-87 anni, media 65) sottoposti ad esame coronarografico e valutati sia con QCA bidimensionale sia con IVUS nella stessa seduta. Tutti gli studi emodinamici sono stati eseguiti con angiografo GE Healthcare Advantx LCA, e tramite questo sistema, ad opera del TSRM e con la supervisione del cardiologo interventista, sono state valutate le lesioni mediante QCA bidimensionale e misurate la diminuzione della sezione trasversale (in%) e la riduzione del diametro (in%) della coronaria in esame, rispetto al diametro di riferimento (in mm) dei segmenti indenni da lesioni. Dall’analisi dei dati misurati abbiamo identificato i vari livelli di gravità della stenosi coronarica. Nella stessa seduta è stata eseguita una valutazione coronarica mediante ecografia intravascolare al fine di ottenere ulteriori informazioni sul volume, composizione della placca e entità della riduzione del lume residuo da correlare con l’analisi quantitativa bidimensionale. Come criterio valutativo della severità della lesione esaminata all’IVUS si è tenuto conto sia dell’area luminale minima e sia della percentuale di stenosi in area e in diametro, tenendo presente i seguenti indici di criticità delle lesioni, gia’ noti in letteratura. I dati acquisiti e analizzati in sala di emodinamica, durante la procedura, sono stati successivamente elaborati e confrontati all’analisi statistica. Questo è uno studio di natura osservazionale approvato dal comitato etico locale e in accordo con i proncipi di Helsinki.
10 0
10
20
30
40
50
60
% D I STENOSI IN D IAMETRO (IVUS)
Dal confronto tra QCA e IVUS si rileva che: 1.Le percentuali di stenosi in diametro correlano statisticamente in modo lineare e diretto (r=0,68594); 2. I calibri di riferimento dei segmenti coronarici non stenotici, correlano in modo lineare e diretto (r=0,91768); 3. le percentuali di stenosi in area correlano in modo lineare e diretto (r=0,66722). Confrontando la percentuale di stenosi misurata alla QCA e l’area luminale minima misurata all’IVUS è stato possibile evidenziare che la QCA ha riscontrato placche critiche all’IVUS con una sensibilità e specificità rispettivamente del 65% e 90%. 95%
Con questo lavoro di tesi sperimentale è stato dimostrato come correlino l’IVUS e l’angiografia coronarica quantitativa. I dati di sensibilità e specificità della QCA dimostrano come una buona angiografia coronarica quantitativa consenta di identificare bene stenosi critiche, resta pero’ importante l’utilizzo dell’IVUS come supporto di giuda allo stenting. L’IVUS, quindi, ha un ruolo sempre piu’ frequente nell’investigazione della malattia coronarica essendo ormai parte integrante della cardiologia interventistica. Non bisogna considerare l’ecografia intravascolare in sostituzione della coronarografia quantitativa ma, piuttosto, un impiego complementare delle due metodiche, in modo da ottenere un miglior risultato dell’esame. I costi, cosi’ come per le nuove tecniche, sono alti, e cio’ puo’ dissuadere dall’uso routinario dell’IVUS, anche se la dimostrazione del favorevole rapporto costo/beneficio, consentirà un suo maggiore utilizzo nella pratica clinica
100 90
65 %
80 70
Acknowledgements
60 50 40 30 20 10 0 SENSIBILITA'
64
70 0,95 Conf.Int.
SPECIFICITA'
Degertekin M,Serruys M,Serruys PW, PW,Tanabe Tanabe K et al. Long term followfollow-up of incomplete stent apposition who received sirolimus--eluting stent for de novo coronary sirolimus lesion.Circulatium 2003;108:2747 2003;108:2747--2750. Leesar MA Mintz GS. Hemodynamic and intravascular ultrasound assessment of an ambiguous left main coronary artery stenosis stenosis.. Catheter Cardiovasc Interv 2007;70:721--730. 2007;70:721
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Violenza a danno degli operatori sanitari: analisi attraverso lo strumento HFMECA in un’Azienda Ospedaliero Universitaria del Friuli Venezia Giulia Fabrizio Bellomo [1]; Giuseppe Perri [2]; Daniele Celotto [2]; Daniela De Corti [1]; Stefania Degan [1]; Diana Fantini [1]; Federico Farneti [1]; Silvio Brusaferro [1,2] 1. SOC Accreditamento, Gestione del Rischio Clinico e Valutazione delle Performance Sanitarie, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine 2. Dipartimento di Area Medica (DAME), Università degli Studi di Udine – Udine
Introduzione
Materiali e metodi
Gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, riconosciuti come eventi sentinella (Raccomandazione ministeriale n.8), sono un fenomeno di rilevanza nazionale. Nel corso del 2017, presso l’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine (ASUIUD), si è evidenziato un incremento del numero di denunce di infortunio e di segnalazioni di Incident Reporting inerenti questo argomento, che ha portato il Gruppo Rischio Clinico aziendale (GRC) a condurre un’analisi tramite strumento HFMECA (Health Failure Mode and Effect. Criticality Analisys) del fenomeno con l’obiettivo di fornire un supporto alla ridefinizione dei processi esistenti. Questo studio descrive le azioni di miglioramento individuate.
Le strutture a maggior rischio (Pronto Soccorso, Dipartimento delle Dipendenze, Dipartimento di Salute Mentale, Clinica Psichiatrica e Istituto di Medicina Fisica e Riabilitazione) sono state invitate a partecipare al gruppo di lavoro multidisciplinare unitamente ai rappresentanti delle direzioni (Direzione Sanitaria, Direzione Professioni Sanitarie, GRC, Servizio di Prevenzione e Protezione). L’analisi proattiva è stata condotta attraverso 6 incontri collegiali e con attività svolte in autonomia da parte dei partecipanti. Il team ha analizzato il processo identificando fasi, modalità, cause di insuccesso e possibili ambiti di miglioramento. Al termine della HFMECA sono state condivise le azioni di miglioramento per la riduzione del rischio.
Risultati Sono state individuate 30 possibili cause di failure mode e 10 possibili azioni di miglioramento che dovrebbero contribuire a ridurre il rischio di accadimento dell’evento. Le azioni di miglioramento proposte dal team sono state: istituzione di un corso di formazione, diffusione della procedura aziendale nelle strutture, modifiche alla modalità di sorveglianza (servizio di vigilanza, telecamere, steward di sala, pulsanti di allarme), gestione logistica degli ingressi nelle strutture, segnalazione nel Sistema per l’Emergenza Intraospedaliera del paziente "abitualmente aggressivo“, identificazione precoce dell’aggressività del paziente e comunicazione rapida sia inter sia intra equipe, attivazione di un supporto psicologico in acuto da parte dell'Azienda, supporto/consulenza legale da parte dell'Azienda, definizione di un percorso integrato di gestione dell'operatore aggredito e dichiarazione di intenti da parte dell’ASUIUD con tolleranza zero verso gli atti di violenza. Data la complessità delle azioni individuate, la loro messa in opera sarà implementata progressivamente. Il monitoraggio degli IR e delle denunce di infortunio legate agli atti di violenza ha dimostrato un aumento delle segnalazioni ed una riduzione dei danni.
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Tabella: Azioni realizzate, da realizzare, altre azioni 1 Istituzione corso di formazione aziendale 2 Diffusione procedura aziendale 3
Revisione modalità di sorveglianza: servizi di vigilanza, telecamere, steward di sala, pulsanti di allarme, ecc
4
Ricognizione degli aspetti strutturali e logistici degli ingressi nelle strutture
5
Segnalazione in SEI (Sistema per l’Emergenza Intraospedaliera) del paziente "abitualmente aggressivo"
Identificazione precoce dell’aggressività del paziente, e 6 comunicazione rapida sia inter sia intra equipe (passaggio di consegne chiaro) 7
Attivazione supporto psicologico in acuto da parte dell'Azienda
8 Supporto/consulenza legale da parte dell'Azienda 9
Definizione di percorso integrato di gestione dell'operatore aggredito
10
Dichiarazione di intenti ASUIUD: tolleranza zero verso gli atti di violenza
Conclusioni La conduzione della HFMECA e le rispettive azioni di miglioramento individuate hanno contribuito da un lato ad aumentare la sensibilità degli operatori a segnalare situazioni di rischio e dall’altro a ridurre la gravità degli atti di violenza.
@
rischioclinico@ asuiud.sanita.fvg.it
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Qualità ed efficacia nel sistema di valutazione delle performance sanitarie all’interno dell’IMFR “Gervasutta” dal punto di vista della leadership Edoardo Ruscio[1], Massimo Del Pin[1], Matteo D'angelo[1], Carla Londero[2], Fabrizio Bellomo[2], Federico Farneti[2], Rosanna Quattrin[2], Silvio Brusaferro [1,2] 1. Dipartimento di Area Medica (DAME), Università degli Studi di Udine – Udine 2. SOC Accreditamento, Gestione del Rischio Clinico e Valutazione delle Performance Sanitarie, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine
Introduzione Il monitoraggio delle performance sanitarie rappresenta un’attività cruciale per la governance nei presidi sanitari. In particolare, l’individuazione di un’efficace modalità di restituzione dei dati facilita il riconoscimento delle criticità e permette l’implementazione di adeguate strategie d’intervento. La SOC Accreditamento, Rischio Clinico e Valutazione delle Performance Sanitarie (ACCRIS) ha pertanto intervistato la Leadership dell’Istituto di Medicina Fisica e Riabilitazione (IMFR) “Gervasutta” di Udine al fine di indagare l’efficacia della restituzione trimestrale dei dati di monitoraggio 2018 sulla qualità e la sicurezza dei pazienti.
Materiali e metodi Il campione destinatario dell’indagine (Direzione Medica di Presidio, Direttori e Coordinatori di area infermieristica/riabilitativa delle rispettive Strutture Operative) è stato intervistato mediante questionario anonimo. Sono state elaborate 12 domande basate su scala Likert (5-totale accordo, 1-totale disaccordo) distribuite su tre aree: reperibilità e facilità di consultazione dei report trimestrali (5 domande), adeguatezza ed aspettative derivanti dall’attività di monitoraggio (5 domande), soddisfazione delle attività di sensibilizzazione degli operatori svolte da ACCRIS (2 domande). Al termine del questionario è stato inserito uno spazio libero dedicato a osservazioni e criticità. Sono state calcolate mediane (M) e range interquartili (IQR) dei singoli quesiti, delle aree e del punteggio totale del questionario. Sono stati effettuati confronti mediante test Mann-Whitney.
Risultati Sono stati raccolti 17 questionari (7/9 direttori e 10/13 coordinatori). Il punteggio complessivo del questionario è risultato essere M(IQR)=50(43-51)/60. Non sono emerse associazioni in base alla qualifica degli intervistati né confrontando tra loro le singole domande né aggregando i quesiti per area. Entrambi i gruppi considerati ritengono adeguata la restituzione dei dati con cadenza trimestrale [4(4-5)] e affermano di tenerne conto nella pianificazione delle attività di struttura [4(4-5)]. In merito alla tipologia di rappresentazione dei dati non si rilevano preferenze tra la versione dettagliata [4(3-5)/5] e quella aggregata [4(3-5)/5]. Infine le attività di sensibilizzazione risultano apprezzate dalla leadership [9(8-10)/10].
Conclusioni La leadership del presidio coinvolto nella nostra indagine dimostra di apprezzare l’attività di monitoraggio delle performance sanitarie e di considerare il feedback ottenuto una risorsa per la pianificazione e per il miglioramento delle attività. In particolare, si ritengono molto utili le attività volte a sensibilizzare il personale di reparto ai temi della qualità e della sicurezza del paziente. Infine, lo spazio dedicato alle osservazioni ha permesso di individuare alcune criticità quali la difficoltà di condividere i risultati tra tutti gli operatori e il carico lavorativo necessario alla raccolta dati richiesto al personale di reparto.
@
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rischioclinico@ asuiud.sanita.fvg.it
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La gestione della complessità del processo di trasfusione del sangue: l’esperienza dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine M Poletto1, E Scarpis1, B Bianchet1, E Ruscio1, S Degan2, F Farneti2, F Bellomo2, V De Angelis3, S Brusaferro1 1 – Dipartimento di Area Medica (DAME), Università degli Studi di Udine - Udine 2 – SOC Accreditamento, Gestione del Rischio Clinico e Valutazione delle Performance Sanitarie, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine 3 – Dipartimento di Area Vasta di Medicina Trasfusionale, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine
Introduzione La trasfusione di emocomponenti è un processo ad alto rischio per la sua complessità e per le possibili conseguenze. Per ridurre gli errori in questo ambito, il Ministero della Salute ha redatto una specifica raccomandazione. Le aziende sanitarie hanno il dovere di prevenire gli errori trasfusionali e intervenire prontamente nel caso si verificassero, in un’ottica di valutazione del rischio come suggerito dalle Good Practice Guidelines (GPGs).
Materiali e metodi In seguito ad un errore trasfusionale avvenuto a luglio 2018, il Gruppo Gestione Rischio Clinico aziendale (GRC) e la Struttura Operativa Complessa di Medicina Trasfusionale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine hanno condotto un’analisi multidisciplinare del processo di assegnazione degli emocomponenti al fine di individuarne le criticità. Sono stati individuati 20 passaggi critici, riconducibili alle seguenti 3 aree: 1)
processazione indipendente dei campioni,
2)
appropriatezza e conformità della richiesta,
3)
interferenze esterne nell’ambiente di lavoro.
Risultati Nell’area 1 (processazione indipendente dei campioni, n.10 NPR) l’aderenza ad ognuna delle NPR è stata del 100% (26/26). Le restanti aree hanno mostrato un’aderenza minore con scostamenti puntuali. Nell’area 2 (appropriatezza e conformità della richiesta, n.8 NPR) l’aderenza è stata del 94%. Per 7 NPR è stata del 100% (11/11) mentre per la pratica riguardante la registrazione delle non conformità l’aderenza è stata del 86% (6/7). Nell’area 3 (interferenze esterne nell’ambiente di lavoro, n.2 NPR) l’aderenza è stata del 83%. Per una pratica è stata del 100% (2/2) mentre la pratica che raccomanda di non rispondere al telefono durante l’accettazione è stata rispettata nel 75% dei casi (3/4).
Area 1 100%
•Processazione indipendente dei campioni
Area 2 94%
•Appropriatezza e conformità della richiesta
Conclusioni Il coinvolgimento multidisciplinare ha permesso di stabilire delle nuove pratiche raccomandate e di favorirne l’adozione da parte degli operatori sanitari coinvolti nel processo di assegnazione degli emocomponenti. La tracer methodology è stata usata dal GRC per verificare l’aderenza ai nuovi standard e permetterà di monitorare il mantenimento nel tempo delle performance raggiunte.
Area 3 83%
•Interferenze esterne nell’ambiente di lavoro
Bibliografia essenziale •
Good Practice Guidelines (GPGs) per i Servizi Trasfusionali (direttiva 1214/2016/CE)
•
Raccomandazione n. 5 per la prevenzione della reazione trasfusionale da incompatibilità AB0 (Ministero della Salute)
Valutazione dell’aderenza alle Nuove Pratiche Raccomandate tramite tracer methodology
Definizione di Nuove Pratiche Raccomandate tramite analisi multidisciplinare del processo
Per ogni passaggio critico sono state proposte delle soluzioni condivise che sono state adottate come nuovi standard. Tra febbraio e marzo 2019 il GRC ha valutato l’aderenza degli operatori sanitari alle nuove pratiche raccomandate (NPR) tramite tracer methodology, osservando 23 assegnazioni di emocomponenti per un totale di 22 ore di rilevazione.
Evento avverso dovuto ad errore trasfusionale
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Monitorare, Pianificare, Semplificare in Day Surgery (DS) AZIENDA PER L’ASSISTENZA SANITARIA N.2 “BASSA FRIULANA-ISONTINA” Presidio Ospedaliero Palmanova-Latisana Roberto Prandi2, Mario Sorrentino1, 1 Direttore Dipartimento Chirurgico Palmanova-Latisana 2SS Day Surgery Dipartimento Chirurgico Abstract
Results
Methodology
Le sicurezza delle cure in DS si esplicita con attività che considerano monitoraggio, analisi e prevenzione dei rischi quale assistenza garantita e di qualità. In genere vengono monitorati diversi indicatori: in questo studio il focus è incentrato sulla valutazione medica (VM) , avendo riscontrato una scarsa aderenza nella compilazione. Si è pianificato un progetto atto a snellire e rendere più esaustiva la documentazione.
VALUTAZIONE E ACCERTAMENTO CRITICITA’ CONDIVISIONE E ANALISI PRELIMINARE
• Sono state considerate nel presidio di Palmanova-Latisana 40 cartelle (10% dei pazienti accolti in DS nel periodo esaminato) rappresentative di varie patologie ordinariamente • La conformità complessiva della VM era pari al 55%, con punte di caduta relativa all’anamnesi familiare e pianificazione alla dimissione (7.5%) e raccordo anamnestico e sintesi del ricovero (0%)
PATOLOGIA INTERVENTO ERNIE INT.CHIRURGICI POSIZION.PORT VARICI INT.PROCTOLOGICI TOTALE
MONITORAGGIO
EVIDENZA CRITTICITA’
VALUTAZIONE
PIANIFICAZIONE
COINVOLGIMENTO
• Elaborazione nuova modulistica in collaborazione con nucleo operativo rischio clinico • Stesura di stampati suddivisi per specialità patologia trattata in DS dove i campi da compilare risultano ridotti all’essenziale • Sperimentazione per circa 4 mesi, monitorata accogliendo osservazioni dei professionisti coinvolti, intraprendendo una valutazione quali-quantitativa STESURA BOZZA • Verifica casuale di 105 cartelle: percentuale conformità dell’82%, con SPERIMENTAZIONE un minimo per gli interventi di varici (68%) e un massimo per quelli MODULISTICA generici e di ernia (87%). 1° VERIFICA CONFORMITA’ E GRADIMENTO
Introduction
La VM utilizzata per il reclutamento dei pazienti in DS, era la stessa utilizzata per i ricoveri ordinari, pur avendo altre peculiarità. La documentazione utilizzata risultava ridondante e non congrua alla necessita del ricovero diurno. Sono stati attuate delle semplificazioni delle VM pur rispettando i requisiti fondamentali (rintracciabilità, accuratezza, pertinenza, completezza…)
• La nuova modulistica è stata introdotta, con comunicazione ufficiale del direttore sanitario, accompagnata da un documento che descrive le modalità di utilizzo, pubblicato sul sito intranet aziendale per darne maggior diffusione. • Valutazione quali-quantitativa a fine percorso che ripercorre la REVISIONE DOCUMENTAZIONE precedente per verificare miglioramenti nella compilazione e nel gradimento dei professionisti. INTRODUZIONE CON ATTO
FORMALE 2° VERIFICA CONFORMITA’ E GRADIMENTO
2018
2019
ANALISI PRELIMINARE
RILEVAZIONE 2° SEMESTRE
% conformità VM 57% 89% 42% 88% 56% 88% 48% 74% 48% 88% 52%
88%
Conclusion I risultati dei monitoraggi fin qui effettuati, dimostrano un miglioramento quantitativo della performance che partendo da un 52% si attesta nella seconda rilevazione mediamente sul 88%. I feed-back forniti dai clinici hanno valutato come aspetto positivo la diminuzione del tempo dedicato alla compilazione, evitando ridondanze e focalizzando la visita sul problema cogente alla persona.
Bibliography 10/12/20109 DMdL «CONTROLLI CARTELLE CLINICHE» 2018 Cod.Deontologia Medica 2013 «Gli indicatori per la qualità e la sicurezza delle cure» Nuti; Borini. PROGETTO INSERITO IN AGENAS BUONE PRATICHE
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Coinvolgere per monitorare: l’applicazione delle raccomandazioni ministeriali per la sicurezza delle cure Bruna Rebagliati1; Francesco Orlandini2; Sara Giacobbe3; Bruno Mentore4, Anna Sbarbori5; Andrea Fabiana Scoppa 6 1
Direttore Generale; 2 Direttore Sanitario; 3 Risk Manager; 4 Medico di Direzione Ospedaliera; 5 Infermiera Qualità; 6 Amministrativa Qualità
Il Ministero della Salute è impegnato dal 2005 nella stesura e diffusione di "Raccomandazioni" per la prevenzione di eventi sentinella. Agenas realizza annualmente il monitoraggio dell’implementazione delle raccomandazioni. In ASL4 Liguria le raccomandazioni ministeriali e le relative procedure per la contestualizzazione sono disponibili a tutto il personale sul «portale del dipendente». Nel 2018 è stato elaborato un corso fad sulle Raccomandazioni Ministeriali (557 formati); nel 2019 gli iscritti al corso sono 115. E’ stata organizzata specifica formazione ai responsabili Rischio Clinico e Qualità di singola Struttura (156 partecipanti su 171 totali). Dal 2019 viene richiesto ad ogni singola struttura la compilazione annuale delle check list ministeriali di competenza.
Per favorire il coinvolgimento dei professionisti nella compilazione delle check list e l’effettiva implementazione delle Raccomandazioni Ministeriali in Asl4 Liguria per il 2020 è stato definito che: • L’invio annuale delle check sarà obiettivo di budget dal 2020 per tutte le strutture; • Verranno calendarizzate per il 2020 riunioni ecm con i Responsabili Rischio Clinico di ogni singola struttura per ambiti di miglioramento • Le risposte verranno discussione in sede di UGR e verificate tramite sopralluoghi dei singoli contesti da parte del Risk Manager e Direzione Medica.
Check list ministeriali e dichiarazione di applicabilità da parte della struttura Prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari N.
REQUISITO
1
La Direzione Aziendale / Sanitaria Sanitaria ha emanato disposizioni specifiche per l’adozione della Raccomandazione N° 8 o un Protocollo / Procedura aziendale per la prevenzione di atti di violenza a danno degli operatori sanitari
2
E’ normalmente in uso un Protocollo / Procedura aziendale per la prevenzione di atti di violenza a danno degli operatori sanitari?
No <5 %
In parte 1 tra 6% e 40%
2 tra 41% 3 tra 66% e e 65% 94%
Sì >95%
OSSERVAZIONI
Ogni struttura fornisce alla SC Qualità,
49 strutture su 64 hanno risposto
Accreditamento e Risk Management le risposte per ogni raccomandazione applicabile
RACCOMANDAZIONI MINISTERIALI PO RAPALLO 7
La Procedura corrisponde a tutte le specifiche presenti nella Raccomandazione N° 8?
3
N° STRUTTURE CHE NON HANNO ANCORA INVIATO CHECK 15
(la valutazione di equipollenza della Procedura aziendale con la R. N°8 deve essere fatta in base alla presente griglia anche conto dei fattori del contesto)
4
E' stato costituito un gruppo di lavoro per l'attuazione di un Programma di prevenzione della violenza nell'azienda e negli ospedali secondo le specifiche della Raccomandazione N°8 ?
5
La Procedura per la prevenzione di atti di violenza a danno degli operatori sanitari è applicata in tutte le strutture sanitarie ospedaliere e territoriali interessate ?
6
La Procedura per la prevenzione di atti di violenza a danno degli operatori sanitari è applicata da tutti gli operatori sanitari coinvolti?
7
E' stata effettuata l'analisi delle situazioni lavorative finalizzata all'individuazione di situazioni a rischio di episodi di violenza a danno degli operatori e secondo le modalità espresse nella Raccomandazione N°8 ?
PO LAVAGNA 16
PO CHIAVARI 16 PO SESTRI LEVANTE 10
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SAFETY WALK ROUND (SWR): RISK MANAGER, SPP, DMPO, DPO E PROFESSIONI SANITARIE INSIEME PER LA SICUREZZA
Bruna Rebaglliati1; Francesco Orlandini2; Sara Giacobbe3; Bruno Mentore4, Ilaria Benvenuti5; Davide Sardi6; Paola Bianchi7; Anna Sbarbori8; Andrea Fabiana Scoppa 9 1
Direttore Generale; 2 Direttore Sanitario; 3 Risk Manager; 4 Medico di DMPO; 5 Addetto SPP; 6 DPO; 7 PO SSD Professioni Sanitarie; 8 Infermiera Qualità; 9 Amministrativa Qualità
Abstract Il Progetto Aziendale sul SWR è nato nel 2018 per essere effettuato nell’anno 2019 da un gruppo INTERDISCIPLINARE. E’ stato elaborato un corso FAD (ECM) propedeutico. Attraverso INTERVISTE strutturate e SOPRALLUOGHI (con check list ad hoc) si rilevano situazioni a rischio e si raccolgono suggerimenti per introdurre miglioramenti per la sicurezza del paziente. Il SWR permette: • La valutazione delle vulnerabilità del sistema • L'adozione di misure preventive / azioni di miglioramento • La partecipazione attiva di tutti i professionisti • La realizzazione di un clima favorevole alla cultura della sicurezza.
Ritiene che ci saranno miglioramenti/correttivi nel lavoro/organizzazione della sua struttura dopo questa iniziativa?
Results
Methodology Si tratta di visite che i componenti del gruppo SWR effettuano nelle strutture per identificare con il personale i problemi legati alla sicurezza. Fasi del progetto: 1. Costituzione del gruppo di lavoro 2. Predisposizione del materiale, corso fad, questionario e check 3. Calendarizzazione dei giri, formazione degli operatori: corso di formazione fad, distribuzione materiale informativo 4. Esecuzione dei “4 giri per la sicurezza” 5. Analisi dei dati 6. Riunione finale di restituzione dati e la pianificazione delle azioni di miglioramento 7. Relazione finale e progettazione per il 2020.
SI
Sono stati svolti 3 SWR (in SPDC, RSA e Gastroenterologia), il SWR in Ortopedia sarà il 6.11.2019.
NO 16
OSS
INFERMIERE
20
8
MEDICO
7
1 0
1
2
3
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12
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14
15
16
17
18
19
20
Conclusion
Gruppo SWR
Il SWR ha permesso il coinvolgimento attivo di tutti e un sopralluogo attento della struttura. E’ stato possibile fornire indicazioni univoche ai contesti armonizzando i diversi aspetti. Le azioni di miglioramento hanno riguardato essenzialmente:
Conosce questa tecnica di rilevazione del rischio definita Safety Walk Round?
SI
NO
7 ALTRO
4
12 OSS
3
25 INFERMIERE
5
6 MEDICO
2
0
1
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3
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23
24
25
Quali dei seguenti strumenti di clinical risk management conosce e saprebbe applicare oggi? OSS
INFERMIERE
MEDICO
10
12
SENZA RISPOSTA
ROOT CAUSES ANALYSIS
SAFETY WORK ROUND
FMEA
INCIDENT REPORTING
•Il processo del farmaco •Gli atti di violenza ai danni degli operatori •La contenzione •Le cadute •Le Infezioni Correlate alle Pratiche Assistenziali e le corrette modalità di gestione dei campioni/tamponi per il laboratorio; •Il rispetto del GDPR Privacy; •L’utilizzo dei DPI, la conoscenza delle schede tecniche dei prodotti, la verifica delle vie di fuga anche ai fini di possibili atti di violenza.
AUDIT
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
11
13
14
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16
17
18
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21
22
23
24
Come definisce il suo personale grado di interesse per il tema? ELEVATO
Introduction
BUONO
Bibliography
MODERATO
ULCERE DA PRESSIONE (UDP)
OSS
INFEZIONI CORRELATE ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI (ICPA) PRIVACY
Manuale di formazione per il governo clinico MdS Safety walkaround Manuale MdS
SICUREZZA SUL LAVORO
“Un ambiente sicuro per i pazienti sarà anche un ambiente sicuro per gli operatori e viceversa in quanto entrambi sono legati a molte delle stesse e sottese istanze culturali e sistemiche” (To err is human - IOM)
RISCHIO CLINICO
INFERMIERE
ULCERE DA PRESSIONE (UDP)
Asl4 Liguria ha ottenuto per tutte le sue strutture la certificazione 9001: 2015 e sta intraprendendo un percorso di certificazione 45001:2018. Ciò che accomuna i componenti del gruppo è il concetto di prevenzione ed analisi del rischio al fine di garantire sicurezza delle cure.
INFEZIONI CORRELATE ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI (ICPA) PRIVACY SICUREZZA SUL LAVORO RISCHIO CLINICO
MEDICO
ULCERE DA PRESSIONE (UDP) INFEZIONI CORRELATE ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI (ICPA) PRIVACY SICUREZZA SUL LAVORO RISCHIO CLINICO 0
70
1
2
3
4
5
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7
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9
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L’Ambulatorio della Gravidanza a Basso Rischio Ostetrico Rete integrata Territorio-Ospedale-Territorio Autori: Luigi Carlo Bottaro1 - Lorenzo Sampietro2 - Boccardo Tiberia3 - Vallerino Gabriele4 – Canepa Luigi5 - Guido Di Vito6 - Carmelo Gagliano7 - Pistelli Bruna8 - Bacigalupo Cristina9 - Mascali Vanessa9 - Garavello Simonetta9 – Zanada Serena9 – Spanò Emanuela9 - Maria De Martini10 1 Direttore Generale – 2 Direttore Socio Sanitario – 3 Direttore Dip. Prevenzione – 4 Direttore Dip. Materno Infantile - 5 Direttore S.S.D. Consultorio Familiare - 6 Direttore S.C.Governo Clinico e Programmazione Sanitaria – 7 Dirigente Professioni Sanitarie 8 P.O. Attività Ostetriche ASL3– 9 Ostetriche GRO – 10 Responsabile Struttura Semplice Gestione Rischio Clinico.
Introduzione Gli ambulatori della Gravidanza a Basso Rischio Ostetrico (BRO), offrono un percorso assistenziale gestito esclusivamente dall’Ostetrica. Gli ambulatori BRO, afferenti al Consultorio Familiare del Dipartimento Materno Infantile, sono collegati al Punto Nascita Aziendale e all’ Ambulatorio della Gravidanza a Rischio dell’Ospedale Villa Scassi. CONTESTO: ASL 3 Liguria: bacino utenza / n. abitanti 738.773 – Superficie Km2 1150 – 6 Distretti – Il P.O.U. è composto da 4 Stabilimenti Ospedalieri per un totale di n. 615 posti letto, 4 RSA e 2 reparti di Cure Intermedie. Settings Coinvolti: Due Ambulatori dedicati, afferenti al Consultorio Familiare del Dipartimento Materno Infantile Materiali e Metodi 1 Le presa in carico avviene programmando bilanci di salute offrendo una certa flessibilità in presenza di specifiche situazioni socio-sanitarie. I Criteri di attribuzione previsti nel BRO tengono conto della storia ostetrica pregressa, della gravidanza attuale e della salute generale della donna. Il contatto con l’Ostetrica fornisce un supporto (provision of care ) per tutta la durata della gravidanza. Ad ogni incontro, viene confermato il livello di rischio. La selezione mira alla fornitura di appropriata assistenza tesa all’ efficacia, all’efficienza e all’empowerment della Donna evitando trattamenti e indagini non necessarie.
Conclusioni I risultati ottenuti a livello intra aziendale sono allineati allo standard indicato nei documenti: “Linee Guida Gravidanza Fisiologica- Agg. 2011 – Istituto Superiore della Sanità”, “Accordo Stato Regioni- Anno 2010” nonchè le “Linee di Indirizzo –Definizione e Organizzazione dell’Assistenza in autonomia da parte delle Ostetriche alle gravidanze BRO (Basso Rischio Ostetrico)”. Questa modalità si lega ad esiti favorevoli di salute maternaneonatale, alla riduzione della percentuale di tagli cesarei migliorando contestualmente la soddisfazione rispetto all’esperienza della nascita. Il B.R.O. è una situazione dinamica ed è quindi fondamentale mantenere un alto grado di attenzione, formazione e aggiornamento per intercettare segnali che richiedono un adeguamento del percorso.
Materiali e Metodi 2 L’attività privilegia modalità di accoglienza che favoriscano libertà di espressione e relazione empatica Ostetrica –Donna Il bilancio di salute include: Conferma BRO Informazioni e supporto socio sanitario Compilazione/Aggiornamento della Cartella Ostetrica Controllo del profilo biochimico e dei referti ecografici Rilevazione dei parametri di base Educazione/Valorizzazione delle competenze materne, nella relazione mamma bambino , nell’ascolto dei movimenti fetali , nella scelta consapevole del luogo del parto, nella frequenza ai gruppi di preparazione alla nascita. In tutto il periodo della gravidanza, l’Ostetrica offre la disponibilità ad essere contattata per qualunque bisogno. Formazione del personale Nel 2016 Formazione di 20 ore “Analisi dei bisogni nei trimestri di gravidanza”. Nel 2017-18 Formazioni specifiche per la conduzione dell’ambulatorio in autonomia e audit dedicati a discussione di casi specifici. Nel 2019, l’Audit Clinico è stato dedicato all’analisi dei nuovi L.E.A
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Risultati Nel periodo gennaio-agosto sono state seguite 86 Donne su due poli aperti a cadenza settimanale, con un incremento, rispetto al 2018, del 16%. Nel 2019 il 45% delle Donne arruolate ha effettuato 4 visite con una media di 3 visite per ogni donna. Il 31% delle Donne è stato trasferito all'ambulatorio per la gravidanza a rischio (26 da gennaio ad agosto). Nel Punto Nascita Aziendale hanno partorito 22 Donne pari al 26% delle prese in carico presso l’ambulatorio BRO. Nella scelta del Punto Nascita, entrano in gioco diversi fattori legati anche alla vastità del territorio e alla sua conformazione geografica. Nel bacino ASL3 Liguria sono presenti altri 4 Punti Nascita extra aziendali
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO Analisi della documentazione sanitaria in ambito di risk management: Sviluppo di un Sistema informatizzato basato sugli outcome del processo di cura Autori: Luigi Carlo Bottaro1 – Lorenzo Sampietro2 – Guido Di Vito3 – Carmelo Gagliano4 – Margherita Zambuto5 – Monica Di Gaetano5 – Paola Mossa5 – Serena Rossini5 – Monica Tognarelli5 – Maria De Martini6 – Fabio Demaria7 – Roberto Calcagno8 – Marchelli Marco9 Deborah Granara10 - Andrea Piercarlo Ugonia11
1 Direttore Generale – 2 Direttore Socio Sanitario – 3 Direttore Struttura Complessa Governo Clinico e Programmazione Sanitaria – 4 P.O. Area Infermieristica e Ostetrica – 5 Responsabili Infermieristici Distrettuali – 6 Responsabile Struttura Semplice Gestione Rischio Clinico – 7 Operatore Informatico S.I.A. – 8 P.O. Referente Gestione Attività Rischio Clinico – 9 P.O.Vulnologia e Rete Wound Care Aziendale - 10 Infermiera Esperta Vulnologia 11 Infermiere Ospedale Evangelico Internazionale
INTRODUZIONE
SCOPO
La Cartella Clinica è il principale strumento di lavoro comune alle varie figure professionali che intervengono sul Paziente ed è finalizzata alla realizzazione del progetto di cura. I rischi derivati da un’inappropriata compilazione sono molteplici, tra cui errori/ritardi diagnostici ed errori di terapia. La valutazione della qualità documentale è un elemento cardine nelle attività di gestione del rischio clinico. Le check list per il controllo documentale hanno affinato tale pratica.
Focalizzare la valutazione documentale su quegli elementi che condizionano gli outcome del processo di cura (Trigger tools).
MATERIALI E METODI Le Strutture Territoriali, per l’anno 2019, hanno perfezionato la check list di controllo documentale introducendo: - Pesatura individuale degli indicatori (dati ottenuti da una ricerca e confronto delle evidenze e buone pratiche disponibili in letteratura); - Sistemi di calcolo automatici sviluppati con la collaborazione del Servizio informatico Aziendale.
STEP ORGANIZZATIVO-GESTIONALI
REQUISITI CARTELLA CLINICA
CONTESTO ASL 3 Liguria bacino utenza / n. abitanti 738.773 – Superficie Km2 1150 – 6 Distretti – Il Presidio Ospedaliero Unico composto da 4 Stabilimenti Ospedalieri per un totale di n. 615 posti letto di degenza ordinaria, 4 RSA e 2 reparti di cure intermedie. Settings coinvolti: 6 strutture di Cure Domiciliari e 25 Ambulatori Infermieristici distribuiti nei 6 Distretti.
CRITICITA’ Le check list di controllo attualmente in uso rappresentano l’output dell’Audit Clinico sviluppato nel 2018 dalle Strutture Territoriali. Questo strumento non prevede una “pesatura” degli indicatori e conseguentemente non consente un’analisi ponderata, in base alla rilevanza in termini di rischio clinico, delle difformità.
RIEPILOGO ANOMALIE/OMISSIONI Anagrafica Assente data presa in carico data dimissione recapiti telefonici del paziente recapito telefonico del M.M.G. indicazione patologie /patologia prevalente indicazione uso di farmaci indicazione della/e prestazione/i necessarie indicazione allergia/e indicazione note ( facoltative) appropriate firma leggibile richiesta mmg/ospedale /noalc /ps (completa, chiara, firma identificabile) Consenso trattamento dati personali e sensibili compilazione del consenso completa firma dell'interessato firma dell'operatore indicazione documento di identificazione altro (indicare) Annotazioni corretta consequenzialità nella registrazione degli accessi date delle registrazioni degli accessi rintracciabilità del compilatore leggibilità altro (indicare) SCHEDA REGISTRAZIONE DELLA TERAPIA presenza/assenza della scheda indentificazione del paziente (cognome, nome e data di nascita) indicazione numero pagina prescrizione (nome/dosaggio/posologia/via somm.) firma leggibile dell'operatore che ha somministrato il farmaco altro (indicare) SCHEDA MONITORAGGIO PARAMETRI VITALI presenza/assenza della scheda indentificazione del paziente (cognome, nome e data di nascita)
Peso
compilazione chiara e completa delle rilevazioni (data e valore) firma leggibile dell'operatore altro (indicare) MODULO VALUTAZIONE DEL DOLORE presenza/assenza del modulo compilazione completa firma presente e comprensibile rivalutazioni presenti altro (indicare) Scheda VALUTAZIONE E MEDICAZIONE LESIONI CUTANEE presenza/assenza della scheda anagrafica completa indicazione eziologia indicazione insorgenza presenza dolore indicazione sede indicazione OBT del trattamento indicazione 1^ valutazione completa indicazione rivalutazione completa indicazione stadiazione indicazione TIME indicazione prodotto medicazione firma operatore 1^ medicazione comprensibile indicazione addestramento care giver inserimento in ordine crologico accessi firme operatori successive medicazione comprensibili rispetto cronologia rivalutazioni lesione/i inserimento della lesione nell'osservatorio con foto richiesta nominativa richiesta di consulenza altro (indicare) Leggibilità della cartella clinica Cartelle con presenza cancellature anomale/annotazioni cancellabili presenza di acronimi non specificati inserimento nello Sportello Polifunzionale corrispondenza accessi su documentazione e su SPD
4
TOTALE
72
5 2
RISULTATI
2 1 1 2 1 2 3 1 1 4 8 3 3 1 0,5 0,5 4 2
Il percorso ha permesso di definire una modalità comune di controllo documentale per tutti gli Ambulatori Infermieristici e le Cure Domiciliari. Gli outcome ottenuti dall’analisi del primo semestre hanno evidenziato un miglioramento nella compilazione della documentazione clinica, in particolare riguardo le schede di: - Rilevazione del Dolore; - Rivalutazione delle Lesioni cutanee. Contestualmente sono emerse criticità nella compilazione documentale da parte di operatori non direttamente dipendenti dal servizio.
3 4 1 11 3
CONCLUSIONI
1 4 2 1 9,5 4
1 0,5
L’analisi degli scostamenti favorirà lo sviluppo di azioni mirate al miglioramento: udella qualità documentale, udella tracciabilità del percorso di cura, udella definizione degli obiettivi nel piano individuale di assistenza, udegli outcomes sensibili al nursing, udella corretta gestione dei flussi informativi statistici-aziendali.
4,5 2 1 1
BIBLIOGRAFIA
0,5 18 1 0,5 0,5 1 2 1 1 0,5 2 2 1 1 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 7 3,5 3 1 1 100
M.D.S. Programma 3: Sviluppo di un modello di Cartella Paziente Integrata. 2009. M.D.S. Programma 16: Stima dell’incidenza di eventi avversi a partire dalle cartelle cliniche e dai sistemi informativi correnti. 2009. M.D.S. Raccomandazione n.12: Prevenzione degli errori in terapia con farmaci look-alike/soundalike. 2010. M.D.S. Qualità e sicurezza delle cure nell’uso dei farmaci. 2010. M.D.S. Raccomandazione n.18: Raccomandazione per la prevenzione degli errori in terapia conseguenti all’uso di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli. 2018. Doran DM. Nursing Outcomes - Gli Esiti Sensibili Alle Cure Infermieristiche. Mcgraw-Hill. 2013.
POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
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POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO FMEA DEL PERCORSO DEL CAMPIONE CITO-ISTOLOGICO E SVILUPPO DI UN SISTEMA DI GESTIONE DEI REFERTI PATOLOGICI NELLA CARTELLA CLINICA INFORMATIZZATA
Fausta Micheletta¹, Stefano Gentile¹, Jozel Hila¹, Angela Saccomanno¹, Sabrina Musardo¹, Giuseppe Zarfino¹, Valentina Fazio², Massimiliano Amantea¹, Raffaele La Russa² ¹Marrelli Hospital, Crotone e ²Dipartimento Scienze Anatomiche, Istologiche, Medico-legali e dell’Apparato Locomotore, Sapienza Università di Roma
Introduzione
FASE DEL PROCESSO INTERESSATA
POSSIBILI FAILURE MODE
PRIORITÀ DI INTERVENTO
Il processo di gestione del campione cito-istologico (CCI) rappresenta un tema di interesse nell’ambito della gestione del rischio clinico nonché del contenzioso medico-legale. Infatti, l’intero processo presenta numerosi punti di vulnerabilità, potenziale fonte di ritardi o errori, talora irrimediabili, che possono interessare tutti i passaggi del processo dal prelievo del campione, alla sua corretta identificazione fino alla consegna del referto al paziente. Scopo del presente studio è stato analizzare il processo di gestione del CCI all’interno delle U.O. e dei Servizi del Marrelli Hospital, tramite la metodologia FMEA. La FMEA (Failure Mode and Effects Analysis) si configura come strumento proattivo di clinical risk management. E’ una tecnica di tipo previsionale per l’identificazione e la classificazione di priorità di rischio, che consente una valutazione preventiva dei rischi di un processo finalizzata all’individuazione delle priorità di intervento. Il Marrelli Hospital è una struttura accreditata ad indirizzo chirurgico, dotata di una cartella clinica informatizzata al cui interno sono gestite tutte le attività clinico-assistenziali e diagnostiche. ESAMI CITO-ISTOLOGICI EFFETTUATI 2018
Comunicazione al chirurgo/ comunicazione al paziente dei referti patologici
Mancata o ritardata comunicazione al paziente
AZIONI CORRETTIVE DA PROGRAMMARE CON URGENZA
Arrivo risposta dal laboratorio service al nostro laboratorio
Parziale comunicazione email pec sui referti patologici da parte del Lab Service
AZIONI CORRETTIVE DA PROGRAMMARE CON URGENZA
Prelievo in sala operatoria o sala endoscopia o ambulatorio, identificazione e confezionamento
Mancato/errato confezionamento del campione Errata etichettatura/ identificazione
INTERVENTI DI MONITORAGGIO DA INSERIRE NEL PARM 2020
(% referti patologici)
Totale esami
1396 (6,5%)
Chirurgia Generale
698
Chirurgia Maxillofacciale Otorino
21
Chirurgia Ortopedica
55
Servizio Endoscopia/Ambulatori
622
Risultati A distanza di 4 mesi dall'adozione della nuova «gestione dei referti patologici» all’interno della cartella informatizzata sono stati osservati i seguenti risultati.
INDICATORE
DESCRIZIONE INDICATORE
RISULTATO
1
% referti patologici consegnati con tracciabilità della consegna nella cartella clinica informatizzata
(un paziente è deceduto prima della consegna di persona)
2
Tempo intercorso (giorni lavorativi) tra caricamento a sistema del referto patologico e evidenza nella cartella informatizzata di avvenuta consegna al paziente (media±DS)
6,2±5,5
3
Tempo intercorso (giorni) tra richiesta su cartella informatizzata e caricamento a sistema del referto patologico (media±DS)
13,6±5,3
99%
Conclusioni L'FMEA applicata al percorso del CCI ha permesso di evidenziare una criticità relativa alla potenziale mancata/ritardata consegna di un referto patologico con possibili risvolti sia in termini di gestione del rischio clinico -rischio di una non appropriata e tempestiva presa in carico del paziente- sia in termini medico legali -rischio di un danno da perdita di chance. Lo sviluppo di un sistema di gestione dei referti all'interno della cartella informatizzata permette di visualizzare l'intero percorso in un'unica schermata, consentendo sia di monitorare in maniera semplice tutti i passaggi del percorso, dalla richiesta fino alla consegna al paziente, sia di avere tracciabilità degli stessi nella cartella clinica. Inoltre, il sistema di reportistica permette di avere sotto controllo il processo e allo stesso tempo di valutare sistematicamente gli indicatori definiti.
Materiali e metodi Ogni fase del processo è stata analizzata da un gruppo di lavoro multidisciplinare e scomposta in singole attività. L'intero processo è stato suddiviso in 8 differenti fasi, dall'analisi delle quali sono stati identificati 5 possibili failure modes considerati significativi e per i quali le barriere di controllo presenti non sono state giudicate sufficienti a rendere il percorso sicuro. I 5 failure modes sono stati classificati in base all'IRP e per ciascuno è stato definita una priorità di intervento e un relativo piano di miglioramento. I primi due failure modes della Masterlist delle priorità sono stati inseriti nello stesso piano di miglioramento dal momento che entrambi determinavano un rischio di mancata/ritardata comunicazione al paziente di un referto cito-istologico patologico. Il piano di miglioramento è consistito nella definizione di una nuova "gestione dei referti patologici" che ha portato all'implementazione di un sistema ad hoc all'interno della cartella informatizzata con tracciabilità di tutte le fasi dalla richiesta dell'esame fino alla consegna al paziente integrato ad un sistema di messaggistica automatica di allerta ai chirurghi e alle figure di riferimento del processo. È stato inoltre definito un piano di monitoraggio del processo da parte del laboratorio con report settimanali e definiti indicatori per la valutazione e l'implementazione dell'intero processo.
Bibliografia essenziale 1. Failure Mode Effect Analysis in Health Care: Proactive risk reduction. Joint Commission International 3th Edition. 2. Vincent C. Clinical risk management: enhancing patient safety . 2nd Edition. London: BMJ Books, 2001. 3. Manuale per la Sicurezza in sala operatoria: Raccomandazioni e checklist. Ministero della Salute. Ottobre 2009
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POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
Migliorare l’outcome attraverso il PBM nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica maggiore: esperienza dell’ASL AT 1
Granero V.1; Marletto F.1; Baino D.1; Repossi F.1; Scuvera I.T.1; Mesto A.2; Bergese P.2; Ferraris T.3; Chiozza G.3. 26-29 Novembre 2019 Fortezza da Basso FIRENZE
1 S.C.
Immunoematologia e Medicina Trasfusionale – ASL AT Qualità, Accreditamento e RisK Management 3 Direzione Sanitaria – ASL AT 2 S.S.
Introduzione
Scopo del Lavoro
Il Patient Blood Management (PBM) è un approccio olistico alla gestione del sangue come risorsa per ogni singolo paziente. È una strategia multimodale, multidisciplinare e individualizzata con l’obiettivo di: ridurre la Trasfusione di Emazie (RBCT) e migliorare l'esito clinico e la sicurezza dei pazienti. Nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica maggiore (sostituzione di ginocchio e anca), la gestione dell’anemia preoperatoria, del sanguinamento peri- e post-operatorio sono i principali fattori per la razionalizzazione del consumo di unità di emazie. Una bassa emoglobina pre-operatoria è uno dei principali fattori di rischio modificabili.
Sulla base delle evidenze cliniche disponibili e della nostra esperienza, abbiamo cercato di applicare il protocollo PBM aziendale per ridurre al minimo i rischi legati alla terapia trasfusionale. Nel dettaglio, attraverso la valutazione dei livelli di emoglobina e dei parametri di laboratorio disponibili, abbiamo sviluppato un algoritmo per il rilevamento, la classificazione e il trattamento dell'anemia preoperatoria, con un approccio su misura del paziente che facilita il processo decisionale nella valutazione preoperatoria.
Materiali e Metodi METODOLOGIA DI LAVORO: Audit Dipartimento Chirurgico (Ortopedia): 4 strutture coinvolte.
EVIDENZE ED APPLICAZIONI:
STANDARD e RIFERIMENTI:
Documentazione aziendale, cartelle cliniche ed infermieristiche, gestione del pre-ricovero, valutazione diagnostica immuno-ematologica, consenso informato, tracciabilità, predisposizione al cambiamento.
Normativa DM 69 2/11/2015 Raccomandazioni Società Scientifiche (SIMTI, SIOT, SISET, SIAARTI, ANMDO)
Risultati
PERIODO: Novembre 2015 Settembre 2019
Fig. 1. I tre pillar del PBM.
Fig. 2. Algoritmo PBM in uso presso ASL AT (J Can Anesth 2011). Tab. 2. Risultati pazienti trattati con PBM.
Conclusioni Sulla base della nostra esperienza non basta la soglia trasfusionale restrittiva per ridurre le unità di emazie trasfuse. È necessario intervenire prima dell’evento operatorio in maniera da predisporre/preparare il paziente al miglior outcome clinico.
Bibliografia Gupta PB, DeMario VM, Amin RM, et al. Patient Blood Management Program Improves Blood Use and Clinical Outcomes in Orthopedic Surgery.
Tab. 1. Metodi per implementare il PBM (Anesthesiology 2017).
Fig. 3. L’aumento inappropriato di terapia trasfusionale incide sugli outcomes.
75
Anesthesiology 2018; 129:1082-91
contact: fmarletto@asl.at.it
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INNOVAZIONE TERAPEUTICA AL SERVIZIO DEL CITTADINO NELL’AMBITO DELLA MALATTIA TROMBOEMBOLICA VENOSA L. CAVAGNA1, U. FALCONE2, M. DALMASSO3, A. MIGLIARDI3, A. ALTINI1, A. BENA2, M. R. CAVALLO1 1 Centro TAO-NAO ASL TO3, Laboratorio Analisi Unificato Rivoli-Pinerolo; 2 DoRS, Centro di Documentazione per la Promozione della Salute ASL TO3; 3 SEPI, Servizio Sovrazonale di Epidemiologia, ASL TO3.
ASL TO3 - REGIONE PIEMONTE Introduzione La Malattia Tromboembolica Venosa (MTEV) che comprende la trombosi venosa profonda ed embolia polmonare colpisce circa 1,5 persone su 1000 ogni anno. L'embolia polmonare rappresenta la terza malattia cardiovascolare più frequente dopo l'infarto del miocardio (IMA) e l'ictus cerebrale. La MTEV è causa del 12% dei decessi in Europa; il 93% dei casi di morte per embolia polmonare è dovuto a mancata diagnosi, trattamento o prevenzione. La MTEV richiede quindi una diagnosi tempestiva, un trattamento efficace e, prima ancora, azioni di prevenzione e sensibilizzazione sul territorio che potrebbero modificare non solo la qualità della vita dei pazienti, ma anche l'impatto economico di queste malattie sul Servizio sanitario nazionale, sulle famiglie e sulla società.
Detto ciò a quattro anni dall'ingresso nel panorama terapeutico italiano dei DOACs, riscontriamo l'esigenza di valutare la gestione della MTEV nel nostro territorio ai fini di ripianificare le strategie cliniche ed organizzative, soprattutto nei Centri per la gestione della terapia anticoagulante, anche in considerazione del calo di prescrizioni degli AVK1.
Per quanto riguarda le terapie anticoagulanti in Italia si stimano oltre 1.000.000 di persone in trattamento con farmaci antivitamina K (AVK), ai quali devono essere aggiunti i sempre più numerosi pazienti in trattamento con i nuovi farmaci anticoagulanti orali diretti (DOACs: dabigatran, rivaroxaban, apixaban ed edoxaban) e i farmaci parenterali come le eparine. L'incidenza di complicanze emorragiche maggiori e tromboemboliche in terapia anticoagulante varia da 1,25 a 4 per 100 anni-paziente. Tale dato si traduce in circa 17.000-40.000 eventi emorragici maggiori ed altrettanti tromboembolici ogni anno nel nostro paese, evidenziando, però, il fatto che la minore incidenza di complicanze si osserva nelle condizioni di gestione specialistica dei pazienti. Inoltre, è ben noto che, tra tutti i farmaci, gli anticoagulanti sono la causa più frequente di accesso in Pronto Soccorso per complicanze farmaco-correlate1.
Obiettivi secondari: Valutare l'insorgenza di complicanze (sanguinamenti, ipertensione, insufficienza renale ed epatica e accessi in Pronto Soccorso) in funzione della terapia anticoagulante somministrata
I DOACs rispetto agli AVK, hanno un profilo di sicurezza migliore, in termini di eventi emorragici intracerebrali, e una migliore maneggevolezza, in quanto possono essere assunti in dosi fisse giornaliere, non necessitano di regolari monitoraggi laboratoristici e interagiscono meno con farmaci e cibo2. Le Linee Guida CHEST per il trattamento della MTEV del 2012 raccomandavano l'utilizzo degli AVK e EBPM rispetto ai DOACs. Nell’ultimo aggiornamento del 2016 consigliano per la terapia della MTEV l'utilizzo dei DOACs rispetto agli AVK, con un grado di raccomandazione 2B nel paziente non oncologico. Così facendo viene cambiato radicalmente l’approccio terapeutico e viene conferito ai DOACs un ruolo importante nella terapia della MTEV3-4.
Risultati
Discussione e Conclusioni
Sono state identificate 475 dimissioni con diagnosi di MTEV di cui 275 nel periodo 1 (58%) e 200 nel periodo 2 (42%). Per quanto riguarda le caratteristiche demografiche e cliniche della popolazione in studio il 57.7 % della popolazione è di sesso femminile e il 79.4 % risulta essere oltre i 65 anni di età.
Questo studio è uno dei primi ad aver esplorato le scelte terapeutiche in ambito di MTEV, in un’area del Piemonte alla luce dell'introduzione dei DOACs, con lo scopo di valutare le tendenze dei nostri prescrittori.
Scelta della terapia antitrombotica Del totale di 475 soggetti individuati, 432 hanno avuto almeno una prescrizione di farmaci antitrombotici entro 6 mesi dalla dimissione. Analizzando il primo periodo di osservazione di 27 mesi, sul totale di 275 pazienti, 247 hanno ricevuto una prescrizione di farmaci antitrombotici di cui 132 TAO, 73 DOACs, 42 eparine, nessuno ASA. Durante il secondo periodo di osservazione di 15 mesi, sul totale di 200 pazienti, 185 hanno ricevuto una prescrizione di farmaci antitrombotici di cui 55 hanno ricevuto come prima prescrizione TAO, 95 DOACs, 34 eparine, 1 ASA.
Sulla base di queste premesse, l'obiettivo primario del presente studio è analizzare la scelta della terapia antitrombotica e l'adesione alle Linee Guida Internazionali nel trattamento del MTEV fra gli assistiti dimessi da istituti dell'ASL TO 3.
Per quanto riguarda lo scopo principale del lavoro, in accordo con le Linee Guida Chest, i nostri dati mostrano significative differenze nelle scelte delle terapie antitrombotiche tra i 2 periodi analizzati. Risulta un gruppo non indifferente di pazienti che nonostante la diagnosi di EP e/o TVP non ha avuto una prescrizione di alcun farmaco anticoagulante, che nell’attuale disegno dello studio non è stato approfondito. Rimangono comunque da capire le motivazioni, con futuri eventuali approfondimenti. In termini di sicurezza, nonostante l'eterogeneità della nostra popolazione in termini di rischio clinico, i dati riscontrati come complicanze emorragiche registrate e i passaggi in Pronto Soccorso confermano il favorevole profilo di sicurezza soprattutto dei DOACs.
Metodi È stato eseguito uno studio retrospettivo di coorte utilizzando le informazioni anonime presenti negli archivi del SISR-Sistema Informativo Sanitario Regionale. La popolazione in studio è stata selezionata estraendo le dimissioni dai 13 istituti dell'ASL TO 3 dei soggetti vivi a 6 mesi dalla dimissione aventi almeno 1 ricovero con diagnosi principale o secondaria di MTEV nel periodo compreso tra il 1/1/2014 e il 30/6/2017. L’osservazione è stata divisa in 2 periodi in base alla pubblicazione delle Linee Guida Chest. La coorte è stata classificata in base alla terapia antitrombotica ricevuta.
Sicurezza e accessi in Pronto Soccorso In ricoveri successivi si osservano 3 episodi di sanguinamento nella categoria TAO, 2 nella DOACs. Insufficienza renale: 3 pazienti nella categoria TAO, 3 nella categoria eparine e 3 nel gruppo nessuna prescrizione. Insufficienza epatica: 2 pazienti nella categoria TAO. Ipertensione Arteriosa: sono stati rilevati 31 pazienti con Ipertensione Arteriosa. Gli accessi in pronto soccorso: per complicanze sono stati 8 nel gruppo TAO, 3 nel gruppo DOACs, 1 nel gruppo eparine, nessuno nel gruppo ASA e 2 nel gruppo nessuna prescrizione. Percentuale accessi in PS per terapia 18
Bibliografia 1 Identificazione e ruolo dell'esperto in emostasi e trombosi nel sistema sanitario nazionale italiano. Documento intersocietario a cura di SISET, AICE, FADOI, FCSA, SIMI, SIBioC, SIE, SIMeL, SIMTI. Documento presentato al XXII Congresso Nazionale SISET, Vicenza 4-6 ottobre 2012. 2 Agenziafarmaco.gov.it [Internet]. Concept paper su nuovi anticoagulanti orali 01 [cited 2018 Mar 7]. Available from:http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/concept-paper-su-nuovianticoagulanti-orali.
16 14 12 10
Guyatt G et al. Introduction to the Ninth Edition: Antithrombotic Therapy and Prevention of Thrombosis, 9th ed: American College of Chest Physicians Evidence-Based Clinical Practice Guidelines. CHEST 2012;141(2)(Suppl):419S-494S. 4 Kearon C et al. Antithrombotic therapy for VTE disease: CHEST guideline and expert panel report. Chest 2016; 149(2):315-352 3
8 6 4 2 0
TAO
Accessi in PS per complicanze
77
In conclusione possiamo affermare che scelte prescrittive operate nella pratica clinica nell’intera ASL TO3 sembrano essere aderenti alle indicazioni delle Linee Guida Internazionali nel trattamento del MTEV. La gestione del paziente, diagnosi, terapia, prevenzione e follow-up, richiede specifiche competenze professionali sia cliniche sia di laboratorio e la disponibilità di indagini diagnostiche strumentali e di laboratorio. Per rispondere ai bisogni dei pazienti e favorire l'appropriatezza e la competenza del lavoro di medici e operatori sanitari è opportuno che le istituzioni supportino l'organizzazione e la presenza di Centri TAO-NAO sul territorio.
DOACs
Eparine
Accessi in PS per malattie apparato circolatorio
ASA
Malattie del sistema osteomuscolare
Nessuna prescrizione
Traumatismi e avvelenamenti
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ESPERIENZA DI APPLICAZIONE DELLA LEGGE 219/2017 SU INFORMAZIONE E CONSENSO Miraglio Roberta, Operti Maria Caterina, Pinto Maria, Maurizio Salvatico,Tesio Sergio, SC Risk Management ASLCN1
Methodology
Introduction Il Consenso Informato rappresenta un momento cruciale e delicato dell’evento comunicativo indispensabile al fine di rendere legittimo l’atto sanitario. Nel 2011 La Regione Piemonte elabora le prime Linee di indirizzo per la gestione del processo informativo e l’acquisizione del consenso informato al fine di favorire un processo di comunicazione e di “informazione al consenso”. Nell’anno 2013 L’azienda sanitaria CN1 ha elaborato la prima revisione della Procedura Generale. la Legge 219 /2017 «Norme in materia di consenso informato e di Disposizioni anticipate di trattamento «introduce profili innovativi non soltanto in termini di contenuti (Pianificazione condivisa delle cure, Dat) ma anche in termini di prospettive di valore. Il nucleo centrale della legge è la Relazione di Cura e di fiducia intesa come luogo di incontro di due autonomie l’autonomia decisionale del paziente sulle scelte di cura e quella professionale del medico nel proporre i trattamenti terapeutici - che si plasmano e si integrano per trasformarsi in cura condivisa. Nell’anno 2018 è stata rivista nuovamente alla luce di questa Legge la Procedura Generale.
l’identificazione della persona di fiducia/ familiare
Informazioni e contatti
Informativa sulle DAT
Format Schede Informative
Conclusion La revisione della procedura e soprattutto la concezione delle schede informative hanno comportato notevole impegno in termini di lavoro e tempo a tutti i partecipanti questo a causa del notevole cambiamento culturale che la Legge 219 impone e di una ancora imperfetta definizione dei trattamenti standard, ovvio presupposto alla stesura dell’informazione. Ora l’impresa pare raggiunta, almeno per le prestazioni maggiormente rappresentate nei nostri ospedali per le quali indiscutibilmente è necessario il consenso scritto.
Materials • Nel periodo maggio 2018 è stato costituito il gruppo di lavoro multidisciplinare • Dicembre 2018 è stata pubblicata e diffusa la Procedura Aziendale, nella stessa è presente la Matrice delle Competenze • Nei mesi di Maggio ed Ottobre 2019 sono stati programmati corsi di formazione specifici per gli operatori • Sono inoltre continuati gli incontri con le Strutture per l’elaborazione delle Schede Informative sui trattamenti sanitari • Le Schede elaborate sono state sottoposte a cittadini ed associazioni per verificare la comprensibilità
Maria Caterina Operti mariacaterina.operti@aslcn1.it
.
Results SCHEDE ELABORATE : trattamenti diagnostici / interventi chirurgici
Altra modulistica prodotta MODsq033B
Dichiarazione consenso informato per paziente impossibilitato alla firma
MODsq034 MODsq034A
Consenso informato Minore Consenso informato Minore personalizzato
MODsq038 MODsq038A
Dichiarazione di consenso informato paziente maggiorenne in presenza di Rappresentante legale/Fiduciario Consenso informato personalizzato
STRUTTURE
AUDIT CARTELLE CLINICHE AREA CHIRURGICA: Periodo: Gennaio – Agosto ‘19 Totale cartelle: 260.
Gruppo di Lavoro Qualifica
Struttura
Nome/Cognome
Risk Management
Dir. Medico Responsabile SS
Maurizio Salvatico
Direzione Sanitaria
Dirigente Medico
Nadia Rosati
Direzione Sanitaria
Dirigente medico
Fabio Fiorelli
Servizio Legale
Coll. Amm. Prof. Esperto
Martina Peano
Formazione Qualità
Dirigente Medico
M. Teresa Giachino Amistà
Dir Prof. Sanitarie
Coll. Prof. Sanitario Senior
Laura Bertola
Medicina Legale
Dir. Medico
Silvia Palermo
Medicina Legale
Dir. Medico
Silvia Boca
Comitato Etico
Professore
Antonio Rimedio
Risk Management
Coll. Prof. San. Infermiere
Rossella Buda
Risk Management
Coll. Prof. San. Esperto
M. Caterina Operti
MODsq035
MODsq037
MODsq033 MODsq033A
78
Consenso informato all’esecuzione test HIV
Dichiarazione sostitutiva al sensi degli Art. 46-47 del DPR 18.12.2000 n. 445
Dichiarazione consenso informato paziente maggiorenne Consenso informato maggiorenne personalizzato
Presenza del Mod. acquisizione consenso come 100% da PG aziendale Corretta compilazione di tutti i campi previsti 99%
N.
SIMT
4
RADIODIAGNOSTICA
9
NEUROLOGIA
1
CENTRO DIAGN. PRENATALE
4
GINECOLOGIA
7
PEDATRIA
11
OCULISTICA
6
ENDOSCOPIA
4
UROLOGIA
2
MEDICINA
8
DIALISI
2
FKT
5
DEUR
3
POLIAMB
4
CHIRURGIA TOTALE
8 78
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Istituzione di un polo di Outpatient Surgery presso l’Ospedale di Cremona Pezzetti F1, Canino R.2, Bracchi G.2, Silla A.1, Ghezzi E.1, Mariani M.1, Cammelli L.1, Rossi G.2 Direzione Medica di Presidio Ospedale di Cremona- ASSTdi Cremona 2 Direzione Strategica Aziendale – ASST di Cremona 3 Gestione Operativa – ASST di Cremona
Introduction La Day Surgery rappresenta un modello assistenziale alternativo al ricovero ordinario con modalità che assicurano condizioni di sicurezza non inferiori. In Italia, nasce all’inizio degli anni ’90 con l’istituzione di un Gruppo nazionale multidisciplinare con lo scopo di favorire la diffusione della Day Surgery (DS). Nelle prime linee guida per le attività di Day Surgery, delineate dalla Conferenza Stato-Regioni del 1° Agosto 2002, si definisce “Con il termine Day Surgery (chirurgia di giorno) s’intende l’effettuazione, con opportune modalità cliniche, organizzative ed amministrative, di interventi chirurgici o anche di procedure diagnostiche e/o terapeutiche invasive e semi-invasive in regime di ricovero limitato alle sole ore del giorno, in anestesia locale, loco-regionale, generale”. (1) In tale documento vengono inoltre delineate le modalità organizzative di tale setting assistenziale, seppur mantenendo validi i requisiti di accreditamento del DPR 14.01.1997. Con il DCPM del 2001 e quello del 23 Aprile 2008, sono stati identificati dai LEA i 108 DRG “potenzialmente inappropriati” da erogare in Day Surgery e Day Hospital. I nuovi LEA hanno inoltre individuato circa 25 DRG, oggi già erogati in questi due regimi, che verranno trasferiti in assistenza ambulatoriale. La chirurgia ambulatoriale è stata definita dalla Commissione di studio sulla Day Surgery e la chirurgia ambulatoriale, istituita dal Ministero della Sanità il 12 Settembre 2000, come la “possibilità clinica, organizzativa ed amministrativa di effettuare interventi chirurgici od anche procedure diagnostiche e/o terapeutiche invasive e seminvasive praticabili senza ricovero, in ambulatori ed ambulatori protetti, in anestesia topica, locale, loco regionale(limitatamente agli ambulatori protetti) e/o analgesica”.(2) Regione Lombardia con la DGR n.10804/2009 definisce i requisiti minimi autorizzativi della “Macroattività Chirurgica a Bassa Complessità Operativa e Assistenziale (BIC)” (3) e l’elenco delle attività da erogare in questo setting, con lo scopo di migliorare l’appropriatezza dei setting assistenziali, concetto rinforzato anche dalla L.135/2012 e dal DM 70/2015. (4). Obiettivo del progetto è quello di istituire all’interno dell’Ospedale di Cremona un polo chirurgico dedicato all’erogazione di prestazioni in regime di DS e BIC, finalizzato al miglioramento del percorso del paziente e all’efficietamento delle risorse.
Cronoprogramma Attività: Helpful
A partire da Aprile 2019 è stato istituito un gruppo di lavoro costituito da Direzione Medica di Presidio, Gestione Operativa, Coordinatori blocco operatorio e Coordinatore della Day Surgery. E’ stata effettuata un’analisi “As is” relativa ai volumi erogati nell’anno 2018 di prestazioni in regime di DS e BIC, l’organizzazione logistica di tali attività e i relativi percorsi del paziente e un’ispezione negli spazi dedicati alle attività per verificare i requisiti di accreditamento secondo normativa vigente. Emerge una criticità legata alla frammentazione delle attività in diversi spazi dell’ospedale (blocco operatorio, sale dislocate al 5° e 6° piano della struttura, ambulatori dedicati) e si decide di valutare la centralizzazione delle attività in sale operatorie dedicate al fine di ottimizzare le risorse e migliorare l’accessibilità e il percorso del paziente, attraverso simulazioni di programmazione.
Internal
La Day Surgery rappresenta un modello assistenziale alternativo al ricovero ordinario con modalità che assicurano condizioni di sicurezza non inferiori.Tale setting assistenziale, negli anni, è stato normato a livello centrale e regionale anche alla luce dei nuovi LEA, che spingono ulteriormente lo switch di setting dal Day Surgery all’ambulatoriale. Obiettivo del progetto è quello di istituire all’interno dell’Ospedale di Cremona un polo chirurgico dedicato all’erogazione di prestazioni in regime di DS e ambulatoriale complesso (BIC), finalizzato al miglioramento del percorso del paziente e all’efficietamento delle risorse. A partire da Aprile 2019 è stata effettuata da un gruppo di lavoro costruito ad hoc la revisione dell’”As is” del percorso di Day Surgery e BIC alla quale è seguita una pianificazione logistico-organizzativa volta a migliorare l’efficienza del percorso e delle risorse disponibili. Gli interventi in regime di DS e BIC vengono effettuati presso il blocco operatorio nel 24% dei casi e nei rimanenti presso sale operatorie dislocate al 5° e 6° piano dell’Ospedale. Le U.O. che utilizzano maggiormente questo tipo di setting sono: l’Ortopedia, la Chirurgia Generale e Vascolare, l’Urologia, la Ginecologia e Ostetricia. I volumi di attività BIC, relativi all’anno 2018, sono pari a circa 2100 interventi, di cui l’80% viene erogato dalla UO Oculistica, che utilizza sale dedicate. E’ seguita una simulazione della programmazione delle sedute e la strutturazione di un cronoprogramma. In conclusione, sebbene il limite principale del progetto riguarda l’attuale impossibilità di centralizzare in questi spazi anche gli interventi in regime di Day surgery, il futuro è quello di includere anche tali attività al fine di completare il percorso dell’outpatient in termini di efficienza e sicurezza delle prestazioni erogate. .
Analisi SWOT
Methodology
Harmful Cronoprogramma (giorno 0=20 novembre 2019)
• Inappropriato utilizzo della piastra operatoria • Underuse sale 6° piano • Underuse letti DS • Staticità culturale e organizzativa
• Presenza struttura (sale, reparto DS e WS) • Recente cambio Direzione Strategica
incontro gruppo lavoro
verifica requisiti
revisione procedura
External
Abstract
• Sostenibilità SSN • Invecchiamento della popolazione
• Switch regime ordinario a DS e Ambulatoriale(DM 70) • DGR 1046/18
spostamento ambulatorio PICC
inizio attività oculistica-vascolare-tp antalgica inizio attività dermochirurgia-chirurgia generale-chirurgia pediatrica 0
20
40
60
80
100
120
Spazi
Risultati
Conclusioni
1) As is Attualmente gli interventi in regime di Day Surgery e di Chirurgia a Bassa Complessità (BIC) vengono effettuati, nella maggioranza dei casi, nelle sale del blocco operatorio (piano R) all’interno delle sedute ordinarie; una piccola quota di interventi viene effettuata presso le sale operatorie del 5° piano e in quelle del 6° piano, riservate, in particolare, a sedute di chirurgia ambulatoriale. I pazienti che necessitano di osservazione post-chirurgica vengono ricoverati presso i reparti di Day Surgery (12 pl 6° piano), Week Surgery (30 pl 6° piano) o nella UO di branca. La programmazione delle sedute operatorie è così strutturata: a) Blocco operatorio: il volume degli interventi effettuati nel 2018 è pari a 6601; la distribuzione in base al regime di ricovero è la seguente: Ambulatoriale: n=322 (circa il 5% del totale) Day Hospital: n=1235 (circa il 19% del totale) Ordinario: n=5044 (circa il 76% del totale) Le U.O. che effettuano gli interventi c/o la piastra operatoria, con i relativi volumi, sono così rappresentate: Regime ambulatoriale.
I volumi di attività BIC per l’anno 2018 e i primi 9 mesi dell’anno 2019 sono così distribuiti all’interno delle diverse Unità Operative: CDR
Regime Day Surgery
UO Urologia Ginecologia Ortopedia NCH
Volumi (n) 72 3 161 3
% 22,4 0,9 50 0,9
Gastroenterologia
1
0,3
Breast Unit ORL Tp antalgica
4 1 1
1,2 0,3 0,3
Chirurgia generale
6
1,9
Chirurgia vascolare
70
21,7
Totale
322
100
UO Urologia Ginecologia NCH Breast Unit Ortopedia ORL Tp antalgica Chirurgia generale Chirurgia vascolare Totale
Volumi (n) 28 414 1 259 202 62 3 256 10 1235
% 2,3 33,5 0,08 21 16,4 5 0,2 20,7 0,8 100
b) Sala Operatoria 5° piano:
Giorno Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì
Venerdì
QUANTITA
2018 Importo netto ticket e QF Tariffa lorda
2019 (primi 9 mesi) Importo netto ticket e QF Tariffa lorda
QUANTITA
10
2.485,00
2.500,00
4
949,00
1
250,00
250,00
3
750,00
750,00
68
96.555,00
99.348,00
59
84.159,00
86.199,00
12 275 31 1710 3 2110
10.232,04 10.781,04 373.409,18 384.668,18 31.641,28 33.015,00 1.573.505,28 1.608.857,28 2.667,00
2.835,00
2.090.744,78 2.142.254,50
26 87 23 1358 1 1561
1.000,00
22.761,92 23.358,92 118.762,76 121.675,76 23.475,00 24.495,00 1.253.518,30 1.275.511,30 894,00
945,00
1.505.269,98 1.533.934,98
2) Riprogrammazione delle attività Le Unità Operative che non verrebbero coinvolte nella centralizzazione, in quanto già dotate di sale operatorie attrezzate per gli interventi, sono: Oculistica (complanare al polo ), Gastroenterologia e Endoscopia digestiva, Angiografia e Radiologia Interventistica e Ostetricia e Ginecologia. Di conseguenza, i volumi stimati di prestazioni da centralizzare passano da un totale di 2110 a 386. Giorno
Ora
Sala 1
Sala 2
Odontoiatria 08-14 Cistoscopie La Lunedì programmazione delle sale operatorie, sarebbe la (2 volte/mese) seguente:
1) Ortopedia (piccoli interventi) 2 venerdì/mese 2) Urologia (piccoli interventi) 2 mercoledì/mese 3) Urologia (ESWL) 1 lunedì/mese c) Sala operatoria 6° piano:
D110-GASTROENTEROLOGIA ED ENDOSCOPIA DIGESTIVA D112-ANGIOGRAFIA E RADIOLOGIA INTERVENTISTICA D403-CHIRURGIA AD INDIRIZZO VASCOLARE D404-NEUROCHIRURGIA D405-ORTOPEDIA POC D408-UROLOGIA D409-OCULISTICA D410-OSTETRICIA E GINECOLOGIA POC Totale complessivo
Martedì
Ora 08-14 14-19 08-14 14-19
Sala 1 Cistoscopie Terapia antalgica CVC /
Sala 2 / / PICC /
08-14
Dermochirurgia
PICC
14-19 08-14 14-19
LP NCH NCH /
/ Nefrologia /
08-14
Cistoscopie
Terapia antalgica
14-19
/
/
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
82
14-19 08-14 14-19
08-14
Terapia antalgica CVC Dermochirurgia (3 volte/mese)
/ / /
Chirurgia ambulatoriale (1 volta/mese) Urologia (2 Oculistica volte/mese). (iniezioni intravitreali) Chirurgia pediatrica (1 volta/mese)
14-19 08-14 14-19
LP NCH NCH /
08-14
Cistoscopie
14-19
/
/ Nefrologia / Chirurgia vascolare (2 volte/mese) Terapia antalgica /
Il progetto presentato è orientato a migliorare i percorsi dei pazienti sia a livello logistico che di appropriatezza organizzativa delle prestazioni erogate, in termini di efficacia e sicurezza, a costi minori (4). Il nuovo modello operativo proposto prevede la complanarietà all’interno degli spazi del 6° piano dell’Ospedale di tutte le attività in regime BIC in sale operatorie dedicate e attualmente underused, dell’attività chirurgica oculistica in sale separate, l’attività di prericovero e quella di degenza day surgery. Inoltre, attraverso questo progetto sarà possibile dismettere le due sale operatorie presenti al 5° piano dell’Ospedale di Cremona che attualmente sono underused (attività programmata per circa 5 volte al mese), con cost saving stimato di circa 10.000€/mese e un incremento per la sicurezza del paziente e dell’operatore. Il limite principale di questo intervento riguarda l’attuale impossibilità di centralizzare in questi spazi anche gli interventi in regime di Day surgery sia per ragioni logistico-strutturali che di carenze organiche infermieristiche e mediche. Il futuro di questo progetto è quello di estendere negli stessi spazi l’erogazione delle prestazioni in regime di DS e di monitorare tale riorganizzazione in termini di efficienza e sicurezza delle cure erogate attraverso un set ad hoc d’indicatori.
Bibliografia 1. Conferenza Stato Regioni seduta del 1 Agosto 2002. Accordo tra il Governo e le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano sull’accreditamento delle strutture formative e delle sedi orientative. Repertorio Atti n.1515 del 1° agosto 2012 2. De Luca U., Tesoro S., Mangia G., Chiavarini M., Bernardini I., De Masi S., Gruppo di studio SICP, Gruppo di studio SARNePI . Linee guida per la Day Surgery Pediatrica. Aviable online: http://www.sarnepi.it/wp-content/uploads/2018/01/LINEEE-GUIDASARNePI-SICP-DAY-SURGERY-1.pdf 3. Regione Lombardia D.G.R. 16 Dicembre 2009 n. 8/10804. “Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’esercizio 2010, integrata dalla d.g.r.11512 del 24 marzo 2010. B.U. 1° Supplemento Straordinario al num.14- 8 aprile 2010. 4. Cartabellotta A, Gili R, Beltramello C et al. Modelli orga- nizza vi alterna vi al ricovero ospedaliero per i pazien con malat- e acute. Evidence 2017;9(10): e1000175.
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STUDIO OSSERVAZIONALE, PROSPETTICO SULLE COMPLICANZE E TOLLERABILITA’ DEL PICC (PERIPHERALLY INSERTED CENTRAL CATHETER) NEI PAZIENTI NEUROONCOLOGICI G. Simonetti1, A. Sommariva2, C. Basso Ricci3, E. Anghileri4, M. Eoli4, P. Gaviani1, C. Moreschi5, A.Silvani1 1UO
Neurooncologia,
2Dipartimento Anestesia
e Rianimazione,
3UO
Radiologia, 4UO Nerooncologia Molecolare, 5SITRA – Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Aziendale Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta, Milano
Introduzione L'uso del PICC è aumentato rapidamente negli ultimi anni in modo particolare nei pazienti oncologici. Tuttavia, il beneficio fornito da questo dispositivo può occasionalmente essere inficiato da complicanze anche rilevanti da un punto di vista clinico, specialmente nei pazienti in stato di ipercoagulabilità come quelli con una malattia neoplastica attiva. Nei pazienti neurooncologici, la precisa incidenza dei rischi connessi all’uso del device non è nota, così come la sua tollerabilità. üObiettivo dello studio: raccogliere informazioni relative alle complicanze immediate, precoci e tardive legate al posizionamento e all’utilizzo del PICC nei pazienti neurooncologici e di valutare la tollerabilità del device nei pazienti impiantati, attraverso interviste ad hoc.
Pazienti e Metodi Sono stati inclusi nello studio tutti i pazienti neurooncologici afferenti all’IRCCS Neurologico C. Besta, che per normale pratica clinica hanno posizionato il PICC. Sono stati registrati dati relativi alle eventuali complicanze: immediate (insorte durante la procedura), precoci (dopo 24 ore ed entro una settimana dal posizionamento), tardive (dopo una settimana dal posizionamento e fino al momento della rimozione del catetere). Tutti i pazienti arruolati sono stati inoltre sottoposti a valutazione della tollerabilità del device attraverso interviste semistrutturate.
Risultati Sono stati arruolati 60 pazienti neurooncologici (41 maschi, 19 femmine, età mediana 56.2 anni). I trattamenti chemioterapici somministrati tramite il PICC sono stati: fotemustina (n=34), depatuxizumab mafodotin (8), vincristina (7), methotrexate e vincristine (6), chemioterapici a base di platino (3), bevacizumab (2).
Conclusioni I risultati mostrano un aumento non trascurabile del rischio tromboembolico nei pazienti neurooncologici con PICC, quasi il doppio rispetto ai dati disponibili in letteratura sulla popolazione oncologica generale. E’ essenziale estendere lo studio a un numero maggiore di pazienti per raggiungere risultati affidabili e identificare i pazienti considerati ad alto rischio. I dati ottenuti dallo studio consentiranno di implementare azioni correttive al fine di ridurre specifiche complicanze. Il dispositivo sembra essere accettato positivamente nella maggior parte dei pazienti intervistati, senza influenzare le attività della vita quotidiana.
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RIORGANIZZAZIONE DI UN PICCOLO PRESIDIO OSPEDALIERO LOMBARDO Integrato con il progetto dell’Ospedale Unico Busto Arsizio - Gallarate
Dott. D. Rocca – Direzione Medica PO Busto Arsizio Arch. Dott.ssa A. Bonfanti – Ufficio Tecnico Patrimoniale PO Gallarate Arch. Dott. G. Testa – Ufficio Tecnico Patrimoniale PO Gallarate Ing. M. Mastroianni – Responsabile Tecnico Patrimoniale ASST Valle Olona Dott.ssa P. Giuliani – Direttore Sanitario ASST Valle Olona Dott. M. Dell’Acqua – Direttore SocioSanitario ASST Valle Olona Dott. M. Passaretta – Direttore Amministrativo ASST Valle Olona Dott. E. Porfido – Direttore Generale ASST Valle Olona
INTRODUZIONE ASST VALLE OLONA è un’azienda socio-sanitaria multipresidio rispondente ai bisogni di un territorio esteso (popolazione di riferimento di 440.000 abitanti) e comprendente i Presidi Ospedalieri di Busto Arsizio, Gallarate, Somma Lombardo e Saronno. L’Ospedale di Somma Lombardo venne costituito più di un secolo fa grazie alla lungimiranza e alla generosità del medico Angelo Bellini e nel corso degli anni ha saputo porsi nel territorio con determinazione e trovare la sua peculiare specificità. Si caratterizza come Presidio Ospedaliero dotato di Punto di Primo Intervento (con Sala Gessi e Sala per l'osservazione breve), servito da diagnostica radiologica e laboratorio analisi). È presente l’Unità Operativa di Medicina interna, che si occupa in particolar modo della diagnosi e cura dello Scompenso Cardiaco, dell'ipertensione arteriosa, delle malattie dell’apparato cardio-cerebrovascolare e respiratorio. È presente il reparto di Oculistica ad Integrazione Territoriale. È presente un CAL, dotato di 6 posti tecnici ed un reparto di Recupero e Rieducazione Funzionale, volto al trattamento riabilitativo specialistico dei pazienti postacuti (sia in regime di degenza che in successivi contatti ambulatoriali). Completano l’offerta il CPS, il Centro Diurno e la Comunità Protetta.
MATERIALI La proposta riorganizzativa tiene conto dei criteri che già guidano ASST Valle Olona nell’ambito dei processi di reingegnerizzazione Aziendali e che possono essere così sintetizzati: • differenziazione delle attività assistenziali tenuto conto dell’offerta di diagnosi e cura che andrà a collocarsi presso il Nuovo Ospedale Unico; • separazione dei percorsi e degli spazi tra attività assistenziali a ciclo diurno (ambulatoriali e day hospital) e attività a ciclo continuo; • centralizzazione dei servizi di supporto.
RIORGANIZZAZIONE PIANO TERRA - Radiologia (già presente) - Punto di Primo Intervento (già presente) PIANO PRIMO - Poliambulatori (attualmente dislocati presso il padiglione 5, troveranno qui spazio in prossimità funzionale con l’area del Primo Intervento) e ambulatori di assistenza primaria - Centro di raccolta sangue (attualmente situati presso il Pad. 6) PIANO SECONDO - Degenza di comunità (20 p.l. come previsti dalla D.G.R. n. XI/2019 del 31/07/2019 PIANO TERRA Padiglione 2: direttamente - Hospice e Cure palliative (situate al pianto terra in modo da essere facilmente reggiungibili dall'utenza e con possibilità di usufruire di un collegato con il piccolo giardinetto riservato) Padiglione 1, PIANO PRIMO ma dotato - Degenza di Medicina Generale (già presente) anche di PIANO SECONDO accesso - Servizi Territoriali e Centro per la cronicità (oggi situati nei distretti di indipendente Somma Lombardo e Gallarate) Padiglione 1: punto di accesso principale del Presidio Ospedaliero
Padiglione 3:
Padiglione 4:
OBIETTIVI Con delibera n. XI/1166 del 21/01/2019, Regione Lombardia ha promosso l’accordo di programma per la realizzazione della sede unica ospedaliera che riunisca le attività Sociosanitarie degli ospedali di Busto Arsizio e Gallarate. Sin dalle prime fasi progettuali è emersa l’opportunità di presentare alcune ipotesi di riorganizzazione e riqualificazione funzionale del Presidio Ospedaliero di Somma Lombardo, distante circa 12 Km dalla sede del nuovo Polo Ospedaliero.
www.asst-valleolona.it
Padiglione 5: Padiglione 6: Padiglione 7:
PIANO SEMINTERRATO - Cucina, Mensa e Magazzini (il Padiglione si sviluppa interamente al piano seminterrato, non sarà oggetto di modifica rispetto all’attuale utilizzo) PIANO TERRA - Hospice e Cure palliative (situate al piano terra in modo da essere facilmente raggiungibili dall'utenza e con possibilità di usufruire di un piccolo giardinetto riservato) PIANO PRIMO - Riabilitazione - Degenza (già presente) PIANO SECONDO - Riabilitazione - Spazi di supporto (palestre, terapie fisiche, studi medici) (già presente presso lo stesso padiglione) PIANO TERZO - Riabilitazione - Spazi di supporto (palestre, terapie fisiche, studi medici) (già presente presso lo stesso padiglione) Continuità Assistenziale e sede CRI (rispetto all’attuale posizione, godranno di accesso diretto dalla strada e pertanto maggiormente fruibili per il cittadino) Neuropsichiatria Infantile e Area Giovani (godranno di un’area verde ad uso esclusivo a disposizione per le attività ricreative/riabilitative) “Casa degli Angeli” (area di circa 350mq) Spazi per la cura e osservazione dei defunti: previsti locali di osservazione, conservazione e preparazione delle salme, celle frigorifero, sale accoglienza salme, spazi riservati per le onoranze funebri, sala del commiato, servizi igienici, una piccola tisaneria o area ristoro e l’ufficio di supporto e colloquio. L’area sarà dotata di percorso veicolare dedicato separato (con area di parcheggio dedicata) per i dolenti e per l’uscita della salma.
RISULTATI Il Presidio Ospedaliero di Somma Lombardo potrà essere valorizzato quale Presidio Ospedaliero Territoriale, struttura intermedia tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale per acuti, che fungerà da ponte tra i servizi territoriali e l’ospedale per tutte quelle persone che non hanno necessità di essere ricoverate in reparti specialistici, ma necessitano di un’assistenza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio. Le persone assistite potranno essere pazienti affetti da patologia cronica provenienti da una struttura ospedaliera, per acuti o riabilitativa, ovvero pazienti fragili e/o cronici provenienti dal domicilio. In ottemperanza con quanto previsto dalla normativa vigente, l’assistenza verrà erogata presso una Degenza di Comunità in moduli assistenziali standard (20 posti letto), con degenze di norma non superiori alle 3 settimane e gestiti da un Responsabile Infermieristico che si avvarrà, per l’ambito clinico, della competenza di Medici di Medicina Generale; l’assistenza verrà garantita da infermieri presenti continuativamente nelle 24 ore, coadiuvati da altro personale (operatori socio-sanitari) e altri professionisti quando necessario. Il percorso assistenziale includerà una valutazione multidimensionale dell’assistito e la stesura di un piano individualizzato di cura, consolidando pertanto il modello di integrazione ospedale-territorio e di continuità delle cure previsto dalla Legge n.23/2015. L'assistenza sarà inoltre garantita attraverso le Degenze di Riabilitazione Generale e di Medicina Generale Il Presidio Ospedaliero di Somma Lombardo sarà inoltre sede dell’Hospice Aziendale (previsti 10 posti letto), integrato con funzioni sanitarie e sociali: accoglienti spazi di servizio sia per gli utenti che per il personale, ambulatori per l'assistenza psicologica e per l'assistenza domiciliare. Si prevede inoltre di ricondurre all’interno del Presidio la Neuropsichiatria Infantile e l’Area Giovani ed i Servizi Territoriali, attualmente site presso il Distretto di Via Fuser. Ad evidenziare il forte orientamento alla presa in carico del paziente ed al territorio, il Presidio Ospedaliero di Somma Lombardo ospiterà un Centro Servizi per la Cronicità, qualificandosi come struttura assistenziale di riferimento per i pazienti affetti da patologie croniche.
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CONCLUSIONI Lo studio ha permesso di sviluppare un’ipotesi di riorganizzazione e riqualificazione funzionale del Presidio Ospedaliero di Somma Lombardo in un’ottica di Ospedale di Comunità integrato con il Nuovo Ospedale Unico delle Città di Busto Arsizio e Gallarate. PLANIMETRIE
NORMATIVA DI RIFERIMENTO Regione Lombardia • Legge Regionale n. 23 dell’11 agosto 2015 – «Evoluzione del sistema sociosanitario lombardo» • DGR 31 luglio 2019 – n XI/2019 “Prime indicazioni per l’avvio del percorso di riordino e di riclassificazione dei PreSST, del POT e delle degenze di comunità” Ministero della Salute • Decreto Ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 - Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera. (G.U. 4 giugno 2015, n. 127)
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Il progetto AMICO: Introduzione dell’Audit per prevenire il rischio nella gestione delle Malattie Infettive in COllettività scolastiche
Carmen Tereanu1, Rossella Lattarulo1, Massimo Giannetta1, Livia Trezzi1, Piero Imbrogno1, Carlo Alberto Tersalvi2 1Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria e 2Direzione Sanitaria, Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo
INTRODUZIONE
MATERIALI E METODI Approccio metodologico
L’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Bergamo L’ATS è un’articolazione Lombardia.
amministrativa
territoriale
di
Regione
IV. Risultati raggiunti nel biennio 2018-2019 e risultati attesi per l’anno 2020 per ciascuno degli indicatori individuati (Fig.5)
RISULTATI I.
E’ stato sperimentato l’Audit organizzativo interno interdisciplinare basato sull’analisi di rischi e finalizzato alla prevenzione di eventi avversi (Fig. 1).
Criticità rilevate nella gestione di un focolaio di dermatofitosi. (Fig.2)
L’Agenzia di Tutela della Salute Bergamo Struttura: 6 Dipartimenti, tra cui il Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria (DIPS) N. dipendenti: 569 Bacino d’utenza: 1.111.035 residenti Settori territoriali: Bergamo, Bergamo Est e Bergamo Ovest
Quadro epidemiologico L’epidemiologia, la profilassi delle malattie infettive e la gestione del Sistema Informativo Malattie Infettive (MAINF) sono funzioni svolte all’interno del DIPS.
Fig. 2: Diagramma di Ishikawa
Nel 2017 sono state gestite 1.943 malattie infettive di cui 42 focolai così suddivisi: 20 di tipo familiare, 14 in comunità scolastiche e ospedali e 8 di altra tipologia.
II. Check-list per migliorare la gestione delle malattie infettive
Razionale del Progetto AMICO La gestione delle malattie infettive che coinvolgono soggetti frequentanti collettività scolastiche è, di norma, più complessa rispetto ad altri casi circoscritti, per esempio, alla sola famiglia.
Raccolta dei dati quantitativi e qualitativi estrazione dati dall’applicativo regionale MAINF;
L’ATS si interfaccia con vari soggetti quali: medici specialisti, Pediatri di Libera Scelta, Medici di Medicina Generale ma anche famiglie, dirigenti scolastici, docenti, sindaco ed esponenti dei mass media.
diagramma di Ishikawa che favorisce una rappresentazione schematica e chiara delle idee emerse dall’attività di brainstorming;
Obiettivi del Progetto AMICO
La Check-list è uno strumento per verificare che le azioni di miglioramento individuate dal gruppo di lavoro siano applicate dagli operatori. La verifica avviene semestralmente su focolai estratti casualmente dall’applicativo MAINF.
Fig. 1: Le fasi del processo di Audit
Bisogna prestare particolare attenzione non solo alla stima corretta del rischio di diffusione della malattia, all’individuazione corretta dei contatti e alla gestione efficace della sorveglianza sanitaria, alla tempestività e alla correttezza della comunicazione e collaborazione con vari interlocutori.
Il rischio di errore, disfunzionalità o eventi avversi appare elevato. Con queste premesse, nel 2018, il Risk Manager ha avviato nel DIPS il Progetto triennale AMICO al fine di migliorare la gestione delle malattie in collettività.
Fig. 5: Monitoraggio del set di indicatori
(Fig. 3)
analisi della documentazione sanitaria compilata dagli operatori; brainstorming, in cui il gruppo di lavoro esprime liberamente le proprie idee su quanto successo e sulle criticità incontrate;
2. Raccogliere informazioni sulle criticità per la sicurezza del paziente/utente riscontrate nei focolai analizzati e le cause/i fattori contribuenti; 3. Analizzare e classificare le cause/i fattori e allestire un piano di azioni di miglioramento per prevenire gli eventi avversi; 4. Implementare le azioni di miglioramento e monitorarne il risultato, con appositi indicatori.
Il progetto AMICO è originale in quanto la metodologia scelta è stata applicata per la prima volta al processo della gestione delle malattie infettive in collettività scolastica. II. La tecnica sperimentata è: valida per individuare criticità e interventi di miglioramento relativi alla gestione delle malattie infettive in collettività; ben accettata dal gruppo di lavoro in quanto valorizza le esperienze dei membri e accoglie le loro proposte di miglioramento, favorendo lo scambio di idee. II. La costruzione di indicatori di processo (categorie 1-3) è più semplice ed il monitoraggio è possibile a breve-medio termine
tabella delle azioni correttive, da cui derivano la “Check-list” e il “Piano di comunicazione e sensibilizzazione dei soggetti esterni”.
III. La costruzione di indicatori di outcome (categoria 4) appare più complessa; il monitoraggio necessita di tempi di osservazione più lunghi
Fig. 3: Check-list qualitativa
Campione di malattie analizzate da contatto: scabbia, dermatofitosi
III.
via aerea: TBC, morbillo
Le azioni previste nel Piano di comunicazione sensibilizzazione dei soggetti esterni all’ATS (Fig. 4)
via oro-fecale: epatite, ossiuriasi 1. Addestrare gli operatori alla metodologia dell’Audit, attraverso l’analisi di focolai complessi di malattia infettiva in collettività scolastica;
CONCLUSIONI I.
Gruppo di audit dirigente medico dirigente medico responsabile
e
IV. Il progetto AMICO si sta dimostrando: un ottimo strumento per l’ulteriore sviluppo della cultura degli operatori del DIPS riguardo la sicurezza degli utenti; uno spunto importante per rinforzare la cultura della sicurezza in collaboratori esterni dell’ATS (scuola, famiglie, ecc), consolidando la rete territoriale ai fini della prevenzione delle malattie infettive.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
assistenti sanitari infermieri
1. Fanuzzi A, Gramegna M, Macchi L, Pavan A (a cura di): Malattie infettive e comunità infantili, Regione Lombardia-Diregione Generale Sanità. Milano 2009
Modalità di realizzazione L’Audit è stato realizzato durante una Formazione Sul Campo, la quale ha consentito ai partecipanti di conseguire crediti ECM.
Fig. 4: Piano di comunicazione e sensibilizzazione
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2. AUSL Viterbo: Audit Risk Management. Disponibile su: http://www.asl.vt.it/gestRisk/riskManag/Documentazione/pdf/Dispen sa%20audit%20Risk%20Management.pdf
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Pragmaticità nelle diverse e sinergiche metodologie per la generazione di valore in sanità
Abstract
Materials and Methodology
Results
Conclusion • •
• • •
• •
• • •
E N° 8
• • • •
Introduction
Recommendations 300
200
100
0
KPI 3G Trapani (SO-ST-MMG) N. Anagrafiche inserite Numero di visite effettuate Numero totale di pazienti visitati Numero totale di pazienti visitati privi di diagnosi iniziale Numero totale di pazienti visitati con diagnosi iniziale
10
0 TP TP TP TP TP TP TP TP SO TP SPE TP SPE TP SPE TP SPE TP SPE 3 MMG 1 MMG 2 MMG MMG 3 MMG MMG 4 MMG 2 Poliamb 1 Poliamb Poliamb Poliamb Poliamb 2 1 AGI 3 AGI 2 AGI 1
• • • • •
KPI 3G Trapani (SO-ST-MMG)
20
TP SO
TP SPE 1
TP SPE Poliamb 1
TP SPE 2
TP SPE Poliamb 2
TP SPE 3
Tempo medio di attesa dei pazienti critici provenienti da MMG Tempo medio di attesa dei pazienti critici provenienti da Specialisti del…
Acknowledgements • • • • •
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Sepsi in Pronto Soccorso: il modello di gestione della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo–Pavia. Un'esperienza di cinque anni Alba Muzzi3, Elena Seminari1, Marta Corbella2, Bianca Mariani2, Annalisa De Silvestri4, Raffaele Bruno1,, Ilaria Martino5, Anna Mersi3, Sebastiano Abela3, Stefano Perlini5, Triarico Antonio6, Piero Marone2 1 UOC Malattie Infettive, 2 UOC Microbiologia e Virologia, 3 UOC Qualità e risk management, 4 Direzione Scientifica, Unità di Epidemiologia Clinica e Biostatistica,5 Pronto Soccorso, 6 Direzione Sanitaria Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia. E-mail referente contributo: a.muzzi@smatteo.pv.it
Introduzione La sepsi rappresenta un’emergenza medica e richiede un intervento di assistenza immediato al paziente sin dalla fase preospedaliera. Quasi l'80% dei pazienti sviluppa il quadro clinico al di fuori dell'ospedale, il Pronto Soccorso (PS) è il primo contatto per l’avvio di interventi diagnostico terapeutici coordinati e tempestivi (sepsis bundles). Il riconoscimento precoce e l’adesione alle linee guida internazionali (Surviving Sepsis Campaign) sono elementi cruciali nel migliorare l’outcome clinico del paziente settico.
Metodologia Comitato Infezioni Ospedaliere e Direzione Medica di Presidio hanno implementato dal 2015 il progetto Lotta alla sepsi ospedaliera presso il PS, attraverso un percorso specifico svoltosi in fasi con strategia multimodale: -1 Gennaio/31 Dicembre 2015: erogazione corsi di formazione a medici e infermieri del PS su: -riconoscimento precoce dei casi sospetti con score MEWS -training sulle procedure di fase preanalitica per la raccolta di emocolture, compresa l'incubazione diretta nell'FX BACTEC in loco, quando il laboratorio di microbiologia è chiuso -stesura PDTA aziendale redatto dagli specialisti coinvolti -1 Gennaio/31 Dicembre 2016: valutazione risultati degli interventi
-1 Gennaio/31 Dicembre 2017: avvio percorsi di stewardship antibiotica per medici del PS e definizione indicazioni per la terapia antibiotica empirica -1 Gennaio 2018/30 Giugno 2019: valutazione risultati degli interventi Sono stati analizzati i dati relativi al numero totale di emocolture raccolte, campioni positivi e mortalità intraospedaliera in pazienti con diagnosi di sepsi in PS nel periodo 2015, rispetto al 2016-2017 e 2018-2019.
Conclusioni L‘adozione di modelli organizzativi multidisciplinari finalizzati all’applicazione dei bundles sepsi specifici, a partire dall’accesso dei pazienti in PS, consente una tempestiva ed appropriata gestione dei casi e di ridurre la mortalità, migliorando la qualità delle cure erogate, con evidenti benefici sia per il paziente sia per le strutture sanitarie.
Risultati Le emocolture eseguite in PS sono state 96 nel primo semestre 2015, 1.118 nel 2016-2017, 1.205 nel 2018-2019; sono risultate positive rispettivamente 19, 319 e 357 (18.9, 29,1 e 29,6%). I batteri isolati sono stati Gram-negativi in 378 emocolture (54,4%) e Gram-positivi in 235 emocolture (33,8%). Complessivamente la mortalità in pazienti con emocolture raccolte in PS è stata del 12,5% (IC 95% 11,2-13,9%) e nei pazienti con emocolture positive del 16,1% (IC 95% 13,5-19,1). Nei 3 periodi di tempo la mortalità complessiva registrata è stata rispettivamente del 15,6% del 13,8% e dell'11,1% (p=0,0063), la mortalità associata in pazienti con emocolture positive del 21%, 20% e 12% (p<0,001). La mortalità associata a batteri Grampositivi è diminuita dal 20% al 16%, la mortalità associata a Gram-negativi è diminuita dal 33% al 9%.
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Bibliografia 1) https://www.survivingsepsis.org 2) Angela X.Chen, M.B., B.S., M.P.H., Steven Q.Simpson, M.D., and Daniel J.Pallin, M.D., M.P.H Sepsis Guidelines N Engl J Med 2019; 380:1369-1371 3) https://www.cdc.gov/vitalsigns/sepsis
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EFFICACIA E SICUREZZA DELL’USO DELLA TERAPIA MARZIALE PER VIA ENDOVENOSA NEL TRATTAMENTO DELL’ANEMIA SIDEROPENICA DEL SECONDO E TERZO TRIMESTRE DI GRAVIDANZA A. Livraghi, F. Pero0, L. Ripamon5, S. Abela, A. Muzzi, A. Triarico, C. Pero0 Fondazione IRCCS Policlinico San Ma1eo Pavia
Introduzione La carenza di ferro e l'anemia da carenza di ferro in gravidanza, rappresentano un problema di salute globale, che interessa circa il 30% delle donne. Le più recen5 linee guida definiscono anemica una paziente gravida al primo trimestre con valori di Hb < 11g / dL ed al secondo e terzo trimestre con Hb < 10,5g / dL e suggeriscono un aKento screening dell’anemia e della carenza marziale durante tuKa la gravidanza al fine di evitare, quando possibile, la trasfusione.
Materiale e Metodo Nell’ambito dell’a0vità dell’ambulatorio di Anemia Clinica sono state valutate 36 pazien5 gravide giunte al secondo e terzo trimestre di gestazione. Le pazien5 presentavano grave carenza e anemia con valori di emoglobina pari ad una media di 9,4 g / dL). Le pazien5 sono state traKate con Carbossimaltosio Ferrico per via parenterale. Sono sta5 monitora5 gli even5 avversi e\o le possibili reazioni anafila0che durante o dopo l’infusione del farmaco, l’an5cipo del parto ed eventuali problemi al feto.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36
Età
Nazionalità
28 22 33 26 28 33 40 40 18 23 38 38 18 20 31 27 25 31 38 35 19 22 34 31 27 23 36 29 24 37 29 39 20 22 31 34
Camerun Moldavia EgiKo Italia Italia Italia Italia Italia Romania Romania Italia Brasile Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Camerun Romania Italia Romania Brasile Cina Italia Italia Italia Italia Italia Italia Cina Romania Italia Italia
Gravid. SeH pregresse Gravidanza
1 1 2 0 0 0 1 2 2 2 0 0 1 1 2 1 0 2 1 2 2 2 0 0 1 3 2 0 1 4 1 2 2 2 0 0
37 36 38 38 28 38 38 37 33 39 30 23 37 38 38 28 38 38 37 37 33 39 30 23 37 36 38 38 28 38 38 28 38 38 37 33
Hb
MCV
FerriJna
8.0 8.1 9.2 9.1 7.9 8.8 9.2 9.1 7.0 9.2 7.5 8.4 8.8 9.2 8.1 9.2 9.1 7.9 8.8 9.2 9.1 7.0 9.2 8.1 8.0 8.1 9.2 9.1 7.9 8.8 9.2 8.1 9.2 9.1 7.9 8.8
80 66 72 80 68 70 68 76 80 70 58 68 80 66 72 80 80 66 72 80 68 70 68 76 80 70 72 80 68 70 68 76 80 66 72 80
13 3 6 6 12 9 3 20 3 6 201* 4 13 13 3 6 6 12 9 13 3 6 6 4 13 3 6 6 12 3 6 7 12 9 11 3
Sideremia Transferrina Reazioni avverse
41 23 27 33 111^ 19 19 55 41 23 27 33 40 19 19 55 41 19 19 41 23 27 33 40 19 19 55 40 19 19 55 41 19 19 41 23
360 504 440 457 374 462 474 304 504 696 250 379 360 504 440 457 374 462 474 304 504 374 462 474 304 504 696 250 379 374 462 474 304 404 595 260
No No No No No No No No No No No SI No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No
Perdite emaJche
400 ml 250 ml 500 ml 200 ml 200 ml 400 ml 700 ml 500 ml 200 ml 300 ml 800 ml 200 ml 200 ml 300 ml 800 ml 200 ml 200 ml 400 ml 700 ml 200 ml 800 ml 250 ml 200 ml 300 ml 800 ml 200 ml 200 ml 200 ml 280 ml 400 ml 700 ml 500 ml 200 ml 350 ml 850 ml 200 ml
Hb post Problemi fetali partum
11 10.5 9.9 9.8 10.6 10.5 9.5 9.4 9.2 10.0 9.2 11.0 9 10 9.2 10.0 9.2 11.0 9.5 9.4 9.2 10.0 9.2 10.0 9.2 10.0 9.2 11.0 9 9.2 10.5 9.8 11.0 9 9.2 11.5
Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno
Risultati L’indicazione e l’efficacia del traKamento di carenza o anemia è stata valutata aKraverso il monitoraggio del valore dell’Hb pre-‐parto vs il valore dell’Hb post partum, che si manteneva costante o superiore al valore del pre-‐parto. Non ci sono sta5 even5 rela5vi al neonato monitora5 per i tempi di ricovero. Una sola paziente ha presentato reazione or5carioide ritardata secondaria a somministrazione di Carbossimaltosio Ferrico.
Conclusioni I casi descri0 evidenziano l’efficacia e la sicurezza del traKamento dell’anemia ferrocarenziale del pre-‐parto con Carbossimaltosio Ferrico per migliorare le riserve marziali della donna in gravidanza, permeKendole di affrontare il post partum in modo più fisiologico. Il ripris5no di valori fisiologici di emoglobina permeKe di affrontare perdite ema5che superiori alle fisiologiche con conservazione di valori superiori al limite trasfusionale. Il monitoraggio aKento di even5 avversi secondari all’infusione ha permesso inoltre di confermare la sicurezza di Carbossimaltosio Ferrico ad uso parenterale u5lizzato in ambiente ospedaliero in struKure in grado di assicurare esperienza nel suo u5lizzo.
Bibliografia Munoz M, Pena-‐Rosas JP, Robinson S, et al. Pa5ent blood management in obstetrics: management of anaemia and haema5nic deficiencies in pregnancy and in the post-‐partum period: NATA consensus statement. Trasfus Med, 2018; 28(1):22-‐39 Mehra T, Seifert B, Bravo-‐Reiter S, et al. Implementa5on of a pa5ent blood management monitoring and feedback program significantly reduces transfusions and costs. Transfusion, 2015; 55(12):2807-‐15
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Traceability Evolution in Data Driven Integration (TEDDI) De Giorgi F, Colao V, Clementi C, Floridia S, Piccagli C.
ASST Centro Specialistico Ortopedico Traumatologico Gaetano Pini - CTO
Introduzione
Materiali e metodi
Risultati
Il processo di vigilanza dei Dispositivi medici (DM) richiede la tracciabilità dell’intero ciclo di vita del DM stesso e l’associazione puntuale tra impianto e paziente. Il progetto Traceability Evolution in Data Driven Integration (TEDDI) presso l’ ASST G. Pini – CTO, nasce con l’obiettivo di fornire uno strumento innovativo di integrazione tra ambito clinico (gestionale di sala operatoria) ed amministrativo (ERP aziendale), che garantisca la completa tracciabilità dei DM utilizzati nell’attività chirurgica.
Il progetto incrocia trasversalmente processi clinici ed amministrativi, è stato pertanto indispensabile coinvolgere chirurghi, personale infermieristico del blocco operatorio e funzione acquisti e logistica, in un’ottica di project management. È stata effettuata un’analisi dei processi e data quality dell' ERP aziendale, attraverso una revisione dell’anagrafica articoli. Con i clinici sono stati individuati dei KIT di materiale protesico da selezionare in fase di proposta operatoria. Sono state introdotte tecnologie mobile per l’identificazione dei DM e forniti tablet con lettore barcode integrato. Sotto il profilo tecnico il sistema prevede l'integrazione tra l’applicativo gestionale di sala operatoria e l'ERP aziendale (fig. 1) con il seguente scambio di informazioni: 1) condivisione dell'anagrafica articoli aziendale con il gestionale di Sala operatoria; 2) invio movimenti di carico 3) invio movimenti di scarico (lettura barcode tramite tablet) e generazione automatica degli ordini di acquisto e reintegro
Il sistema TEDDI migliora la qualità dei flussi di monitoraggio e rendicontazione della spesa dei DM, permettendo l'allineamento tra patrimonio informativo sanitario ed amministrativo e la convergenza dei debiti informativi sanitari e ministeriali. Ha favorito il superamento delle settorialità fra esigenze cliniche ed amministrative con i seguenti risultati:
fig. 1: schema dei processi di integrazione
1) Miglioramento del percorso chirurgico ed individuazione puntale dei DM da impiantare. Si stima che questo approccio possa permettere la misurazione di outcome clinici rilevanti per l’individuazione di impianti protesici a miglior rapporto costo/efficacia a parità di procedura ICD9-CM. 2) Dematerializzazione dell'iter autorizzativo dei DM e dell’intero ciclo amministrativo. Veloce identificazione del prodotto e riduzione degli errori di trascrizione manuale.
Conclusioni Il consolidamento del sistema TEDDI oltre a facilitare il processo di dematerializzazione e la standardizzazione dell’iter di richiesta di DM, potrà migliorare lo stoccaggio del materiale con conseguente contenimento dei costi e rappresentare la base per un modello aziendale "data driven" che migliori la qualità delle cure offerte. Una visione più chiara della catena di approvvigionamento favorisce inoltre la pianificazione operatoria, che acquista maggior rilevanza alla luce dello sviluppo della chirurgia ambulatoriale, in un contesto in cui assume rilevanza la sostenibilità.
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Incident Reporting nell'Azienda Ospedaliera di Padova: analisi delle segnalazioni, anni 2015-2019 AM. Saieva1, M. Michielon2, C. Girotto3, A. Buja4
1: Risk Manager UOS Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente, Azienda Ospedaliera di Padova 2: Neolaureato alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Padova 3: UOS Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente 4: Docente di Igiene e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Padova
Risultati
Abstract L’UOS Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente nell’Azienda Ospedaliera di Padova nasce nel 2008 con l’obiettivo di promuovere la cultura della sicurezza. Una delle principali iniziative promosse è l’Incident Reporting e la conseguente analisi delle segnalazioni. Tale studio si prefigge un’analisi di tali segnalazioni pervenute tra Gennaio 2015 e Marzo 2019 ponendo un particolare interesse al secondo semestre 2017 e il secondo semestre 2018 per avere un confronto pre e post introduzione del Nuovo Portale della Sanità della Regione Veneto, strumento web-based per la segnalazione.
Scopo Lo scopo della tesi è quello di eseguire un’analisi del flusso di Incident Reporting al fine di: • descrivere la tipologia di eventi segnalati; • verificare l’andamento dei trend temporali del tasso di segnalazione per valutare l’efficacia degli interventi messi in atto dalla azienda per incrementare il reporting; • verificare se le caratteristiche delle segnalazioni si siano modificate con l’introduzione del nuovo portale regionale.
1) Analisi del flusso di Incident Reporting Il numero assoluto di segnalazioni di Incident Reporting analizzato è di 2569 di cui 27 Eventi Sentinella. Nel Grafico 1 si nota il trend delle segnalazioni in aumento.
Grafico 4: stratificazione del rischio in base alla probabilità di riaccadimento e gravità dell’esito.
Grafico 1: numero di segnalazioni pervenunte divise per trimestri. 2) Analisi dei tassi I trend trimestrali mostrano diminuzione statisticamente significativa dei tassi fino a luglio 2016 (APC -2,85), un aumento fino a ottobre 2016 per poi rimanere praticamente stabile fino a maggio 2018 per poi crescere in modo statisticamente significativo fino a marzo 2019 (APC +11,18). Grafico 5: tassi trimestrali associati agli interventi eseguiti negli anni: frecce verdi = corsi di formazione, freccia azzurra= IR come obiettivo di budget, freccia rosa= legge Gelli-Bianco, freccia rossa = nuovo portale web-based per la segnalzione
Il 63% delle segnalazioni riguardano eventi avversi (EA), il 31% eventi evitati (EE) e nel 6% manca il dato sulla tipologia di processo dell’errore. Grafico 2: tipo di Processo.
Tassi 2015-2019 trimestrali e interventi 0,362 0,350
0,300
0,250
0,229
0,200 0,156 0,150
0,151 0,128
0,127
0,173
0,161
0,152
0,148 0,132
0,100
0,135
0,140
0,136 0,118
0,112
0,083
0,050
Qtr1 2015
Sono state analizzate le segnalazioni pervenute da gennaio 2015 a marzo 2019 all’UOS Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente dell’Azienda Ospedaliera di Padova (AOPD). Sono stati calcolati i tassi mensili stratificati per Dipartimento. È stata condotta un’analisi di trend temporali attraverso una regressione Joint Point.
Grafico 8: confronto dei dipartimenti.
Conclusioni
0,400
0,000
Metodi
Grafico 7: confronto della tipologia di errore.
Qtr2 2015
Qtr3 2015
Qtr4 2015
Qtr1 2016
Qtr2 2016
Qtr3 2016
Qtr4 2016
Qtr1 2017
Qtr2 2017
Qtr3 2017
Qtr4 2017
Qtr1 2018
Qtr2 2018
Qtr3 2018
Qtr4 2018
Qtr1 2019
3) Confronto II Semestre 2017 e 2018 Si nota come le due curve abbiano tassi di segnalazione molto simili (0.190% – 0.209%) ma nel corso dei mesi successivi tali rette tendano a divergere tra loro. I tassi del 2017 infatti tendono a diminuire fino a un tasso dell’AOPD di 0.073%. Al contrario i tassi del 2018 vanno aumentando raggiungendo un tasso di 0.256%.
Quasi i 2/3 delle segnalazioni sono state fatte da infermieri. Nemmeno 1/3 invece sono state fatte da personale medico. Il restante e fatto da OSS e altri Grafico 3: tipologia di segnalante.
Grafico 6: tassi II Semestre a confronto
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I tassi di segnalazione rilevati sono ancora al di sotto della media riportata in contesti simili internazionali. Gli sforzi intrapresi negli ultimi anni con l’introduzione del portale web-based e i corsi di formazione tenuti con l’ottica di sensibilizzare il personale a una maggiore cultura del rischio clinico sembrano essere risultati efficaci.
Bibliografica Essenziale 1) Coyle et al., «Effectiveness of a Graduate Medical Education Program for Improving Medical Event Reporting Attitude and Behavior». 2) Askarian et al., «Evaluation of a Web-Based Error Reporting Surveillance System in a Large Iranian Hospital».
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La cultura della sicurezza nell’Azienda Ospedaliera di Padova: Rilevazione e Strategie
Abstract L’Azienda Ospedaliera di Padova ha sviluppato numerose iniziative per implementare la cultura della sicurezza; questa indagine si propone di misurarla e formulare le future strategie. E’ stata condotta un’indagine trasversale con 2628 professionisti partecipanti. La cultura della sicurezza è risultata essere influenzata dalle variabili anagrafiche. Il 61% del personale ha svolto almeno un corso di formazione a tema. Ulteriori domande hanno riguardato il ruolo del referente del rischio clinico. Ambiti di miglioramento prioritari individuati sono il personale giovane e il dipartimento di Emergenza-Urgenza.
Introduzione
Immagine 3: Cultura della sicurezza e professione
Risultati All’indagine hanno partecipato professionisti (73%) (Tabella 1).
2628
Tabella 1: demografia dei partecipanti GENERE Femminile Maschile FASCIA D’ETA’ Fino a 26 anni Da 27 a 42 anni Da 43 a 53 anni 54 anni ed oltre
N° 1915 713 N° 106 1165 894 463
% 72,87 27,13 % 4,03 44,33 34,02 17,62
PROFESSIONE Medico Specializzanda/o Infermiera/e Ostetrica/o Altri professionisti sanitari OSS Altri
N° 448 439 1357 22 41 311 10
% 17,05 16,70 51,64 0,84 1,56 11,83 0,38
Immagine 4: Cultura della sicurezza e dipartimento
La Cultura della Sicurezza (range 0-100) è risultata essere in media 57,6 (±20,4) con differenze rispetto alle variabili anagrafiche (Immagine 1,2,3,4).
reporting mentre il 45% afferma di aver segnalato un evento/quasi evento. Inoltre il 36% conosce e applica le raccomandazioni ministeriali mentre il 26% ha partecipato a progetti specifici. L’89% conosce il referente del rischio clinico ma solo il 50% vi ha interagito. La percezione della Sicurezza risulta maggiore a livello di UO che aziendale. Infine le proposte per migliorare la gestione del rischio clinico hanno riguardato: • Lavoro • Formazione • Gestione del rischio clinico • Team • Ambiente • Lavoro infermieristico • Lavoro medico Conclusioni
Immagine 1: Cultura della sicurezza e fattori interni
Dal 2008, l’UOS Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente ha l’obiettivo di promuovere la cultura della sicurezza, perseguito attraverso numerose iniziative. Inoltre il Risk Manager ha individuato in ogni unità operativa un referente medico e uno delle professioni sanitarie che sono stati formati specificatamente Questo lavoro ha come obiettivo rilevare il livello di Cultura della Sicurezza all’interno dei reparti di degenza dell’Azienda Ospedaliera di Padova, Immagine 2: Cultura della sicurezza ed età individuarne gli ambiti di miglioramento e proporre le possibili strategie.
Poi si è indagata la formazione relativa al rischio clinico (Tabella 2) con carenze tra i professionisti giovani.
Metodologia Una indagine trasversale è stata condotta a giugno 2019 in 51 UOC, somministrando il questionario “AOS® attraverso un link informatico.
Ha frequentato corsi sul rischio clinico? No
N°
% (sul totale)
1032
39
Si, in aula Si, sul campo
1058 450
40 17
Si, on line
449
17
Si possono identificare come prioritari i seguenti ambiti di miglioramento: • il personale giovane e gli specializzandi con necessità di formazione sull’argomento • il dipartimento di Emergenza-Urgenza con pianificazione di incontri specifici volte a individuare e risolvere le problematiche organizzative • il piano formativo relativo al rischio clinico programmando formazioni specifiche alle singole realtà • la figura del referente, continuando a fornirgli metodologie per partecipare al processo di gestione del rischio • la conoscenza delle politiche aziendali attraverso la pubblicazione di un giornali aziendale mensile.
Bibliografia essenziale
Relativamente la gestione del rischio clinico, il 72% del campione conosce le modalità di segnalazione di incident
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Poletti P. Cultura per la sicurezza: approcci, metodi e strumenti. Care. 2011. 4:16-24
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Il Servizio Trasporti Centralizzato Interno (STCI): un modello di patient safety management Silena Piasentini (1), Domenico Montemurro (2), Alberto Rigo (2), Elena Marcon (2), Roberta Volpin (1), Giovanna Cardin (1), Francesca Scotton (3), Elena, Marcante (3) 1 Ospedali Riuniti Padova Sud Madre Teresa di Calcutta, UOC Pronto Soccorso; 2 Ospedali Riuniti Padova Sud Madre Teresa di Calcutta, DMO; 3 Università degli Studi di Padova, Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva Introduzione
Materiali e Metodi
Il trasferimento dei pazienti rappresenta un ambito fondamentale nel processo assistenziale, in ragione della tempestività degli interventi e dell’effettuazione in sicurezza degli stessi. Il processo, per le caratteristiche intrinseche di complessità, richiede una gestione articolata in quanto spostamenti inefficienti possono compromettere la qualità delle cure e la fiducia nel servizio erogato.
Il nuovo modello organizzativo prevede quanto segue: L’infermiere di processo stampa la lista degli esami programmati per il giorno seguente I servizi diagnostici/gruppo operatorio devono chiamare l’U.O del pz 45’ prima della procedura L’U.O chiama la centrale operativa del STCI, fornendo le informazioni richieste nella checklist Il pz deve essere preparato (assunzione tp farmacologica, profilo emocoagulativo, tricotomia, identificazione sito chirurgico, regime alimentare) 30’ prima dell’arrivo del STCI L’identificazione attiva del paziente e la consegna della documentazione clinica al STCI è compito dell’infermiere di reparto Terminata la procedura i servizi diagnostici/gruppo operatorio chiamano la centrale operativa del STCI per organizzare il ritorno in reparto del pz.
La precedente organizzazione del Servizio Trasporti Interni risentiva della mancanza di un protocollo strutturato, della scarsa cooperazione tra operatori e dell’assenza di una centrale operativa, condizioni che potevano compromettere la sicurezza del paziente. Il monitoraggio dell’attività ha permesso di riscontrare criticità quali: - Ritardi/rinvii nell’esecuzione delle procedure - Pazienti inadeguatamente preparati - Mancanza di documentazione clinica - Lamentele da parte degli operatori del STCI circa l’eccessivo carico di lavoro e la scarsa programmazione.
Risultati A 5 mesi dalla diffusione della procedura i trasporti giornalieri sono aumentati del 10% rispetto all’anno precedente con una maggior copertura del servizio, nel 90% dei trasporti il pick-up del paziente avviene in meno di 10’, i giri a vuoto sono stati ridotti del 40% rispetto all’anno precedente in seguito a maggior aderenza nella compilazione della checklist. Gli indicatori di performance da valutare ad un anno dalla riorganizzazione sono i seguenti: •
Giri a vuoto <5% dei trasporti totali;
•
Richieste di trasporto fuori programma <10% dei trasporti totali.
Conclusioni L’istituzione del STCI ha contribuito a migliorare la presa in carico del paziente velocizzando il flusso da/verso i servizi diagnostici e il gruppo operatorio. La gestione centralizzata ed efficiente degli spostamenti ha permesso una riduzione dei ritardi, un impiego più efficace delle risorse umane e accelerato il turnover dei posti letto aumentando la produttività dell’ ospedale.
A Febbraio 19 è stato istituito un gruppo di lavoro multidisciplinare finalizzato alla stesura di una procedura operativa per standardizzare il servizio, al fine di assicurare appropriatezza clinicoorganizzativa e maggiore sicurezza per l’utente attraverso la compilazione di una checklist operativa.
Fig. 1 Schema organizzazione STCI
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Fig. 2 Checklist attivazione trasporto STCI
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Guerra A, Testa S, Fusco G, Incao A, Bertone C. Casa di Cura Santa Maria Maddalena, Occhiobello (RO)
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le cadute e i danni ad esse correlati sono una problematica prioritaria per i sistemi sanitari e sociali in Europa e nel mondo, soprattutto tenendo conto del rapido accrescersi dell'aspettativa di vita. Ogni anno in Casa di Cura si osserva un numero di cadute che colpiscono prevalentemente il paziente ortopedico e quello riabilitativo : pazienti che spesso hanno comorbilità ,età superiore >65 anni e difficoltà a mantenere l' equilibrio. La fisioterapia e l'allenamento mirato a non creare blocchi psicologici e fisici ai pazienti a rischio caduta ,migliora le performance .
L’osservazione mirata dei bisogni assistenziali e dei rischi del paziente risulta essere il tipo di valutazione più utilizzato e più efficacie, perché è parte fondamentale della pratica professionale e permette di rilevare le difficoltà della persona e di valutarne il raggiungimento degli obiettivi. Stimolare i pazienti ed educarli giornalmente ad adottare comportamenti e gesti corretti ,riduce il rischio di cadute
Nel periodo osservato (gennaio 2019-ottobre 2019): Scopo dello studio è prevenire le cadute nei pazienti a rischio e le relative conseguenze socio-economiche attraverso interventi mirati di tipo educazionale e precauzionale . In questo contesto, il paziente ortopedico è sicuramente un target prioritario di ogni strategia di prevenzione. Lo scopo del presente studio è quello di valutare se l’azione preventiva basata sui programmi proposti riduce il numero delle cadute tra i pazienti operati (soggetti > 65 anni, operati di protesi anca /ginocchio ) ad elevato rischio di caduta.
• Riduzione dell’incidenza delle cadute in pazienti anziani ricoverati in riabilitazione di circa il 43% • Riduzione degli esiti: nessun esito moderato e/o grave Secondariamente: Fasi del progetto attivate ad oggi: Analisi del contesto e FMEA Valutazione iniziale con scala Morse Brochure informativa per parente e paziente sulle azioni da intraprendere per prevenire il rischio cadute Braccialetto “remind” del rischio caduta Poster informativo appeso in ogni stanza Istruzione ed educazione giornaliera da parte dell’equipe multiprofessionale Valutazione intermedia con scala Tinetti Fisioterapia intensiva con rapporto personalizzato paziente/fisioterapista Audit multidisciplinare post-caduta
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• Cadute evitate • Riduzione dei costi sanitari legati agli esiti delle cadute
BIBLIOGRAFIA: • RACCOMANDAZIONE PER LA PREVENZIONE E LA GESTIONE DELLA CADUTA DEL PAZIENTE NELLE STRUTTURE SANITARIE, Raccomandazione Ministeriale n. 13, novembre 2011 (aggiornata al 1 dicembre 2011)
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Quando i “conti” tornano Corso teorico- pratico di re-training delle abilità di calcolo matematico in ambito pediatrico Allegrini E. 1, Ferrari C. 1, Mansueti N. 1, Vincenzi S. 2 1 Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona, 2Università di Verona Introduzione Gli errori di terapia sono comuni e possono mettere a repentaglio la sicurezza del paziente. L’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona tra gennaio 2014 e settembre 2016 ha riscontrato 95 eventi
Risultati
Materiali È stato creato un corso di aggiornamento per il re-training delle abilità
Hanno partecipato 26 infermieri. E’ nato un
di calcolo applicate alla farmacologia per gli infermieri delle degenze di
confronto positivo e costruttivo sulla
Pediatria tenuto da un esperto, docente del Corso di Laurea in
somministrazione dei farmaci in ambito
Infermieristica
pediatrico. Gli esercizi di calcolo sono stati ritenuti
correlati alla terapia, il 23% riconducibile ad errori di dose e
Metodi
posologia.
utili perché supervisionati. Le prove erano considerate positive con un punteggio di risposte
La capacità di calcolo del dosaggio può mettere a rischio la
E’ stata proposta una prova anonima di calcolo, composta da 10 item
esatte di 9/10; tutte sono risultate positive.
sicurezza nella somministrazione dei farmaci 1. Studi hanno
con prescrizioni caratteristiche dell’ambito pediatrico, da svolgere in
7 partecipanti su 26 (27%) hanno fatto un errore.
dimostrato un deficit nelle abilità degli infermieri di effettuare
20’. Era richiesto di esplicitare il procedimento utilizzato (formula o
4/26 (15.4%) errori si sono verificati su esercizio
calcoli matematici applicati alla farmacologia 1,2. In pediatria il
proporzione). A seguire, una parte teorica sugli standard di sicurezza
con una proporzione per il calcolo di una
calcolo del dosaggio è un passaggio critico, correlato all’epoca
nella somministrazione della terapia, con esempi di ambito pediatrico
porzione di fiala. 3/26 (11.5%) errori si sono
dello sviluppo e al peso corporeo3. Gli errori di dosaggio in tale
e una parte di esercitazione attiva in gruppo con il docente su abilità
verificati su esercizio con conversione da
ambito raggiungono il 17.8%, tre volte superiori rispetto agli
di calcolo come: conversioni, equivalenza, calcolo dose e velocità
milligrammi a grammo e viceversa.
adulti. Molti farmaci sono disponibili solo in dose da adulto,
infusione. Il docente ha tenuto un de-briefing per raccogliere gli
Complessivamente è emerso un buon livello di
perciò il calcolo diventa fondamentale per la prescrizione in
apprendimenti del gruppo e correggere le prove. Al gruppo sono stati
applicazione delle abilità matematiche alle
ambito pediatrico.
restituiti risultati aggregati sui singoli esercizi con suggerimenti di
prescrizioni farmacologiche
Obiettivi
miglioramento
Conclusioni
Allenare le abilità di calcolo matematico da applicare alla
Il Corso ha permesso sia l’esecuzione diretta di
farmacologia.
esercizi di calcolo che la condivisione tra colleghi
Approfondire gli standard per una somministrazione sicura
della pratica professionale contribuendo al
della terapia in pediatria
miglioramento della qualità assistenziale. Si è proposto di continuare con l’esperienza di retraining aprendo anche ad infermieri di altri contesti.
1.Blignautt A.J., Coettzee S.K., Klopper H.C., Ellis S.M, Medication administration errors and related deviations from safe practice: an observational study. Journal of Clinical Nursing. (2017) 26, 3610-3623 2. Ozyazicioglu N., Aydin A.I., Surener S. et al. Evaluation of students’ knowledge about pediatric dosage calculations. Nurse Education in Practice (2018) 28, 34-39 3. Ridling D., Christensen P., Harder L. R., Gove N., Gore S.. Pediatric Nurse performance on a medication dosage calculation assessment tool. Journal of Pediatric Nursing (2016) 31, e133- e 1402
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Ing. G. Sosto Direttore Generale Dr. A. Lucchetti Direttore Sanitario Dr.ssa P. Sabatini Resp. Qualità e Governance Clinica Dr.ssa G. Ruzzi Resp. Risk Management
Equità ed accessibilità alle cure: un robot per abbattere le barriere L’esperienza dell’ Azienda Sanitaria Regionale del Molise
LE BARRIERE ALL’ACCESSO ALLE CURE
GLI OBIETTIVI
Il Molise • • • •
4.460,60 km² abitanti 305.617 (31.12.2018) densità abitativa 70 ab/km2 tasso di anzianità 23,4% ( media nazionale 21,7%)
LA SOLUZIONE
Il Robot • 136 comuni di cui 123 in zone montuose franose • 60% della popolazione residente in paesi con < 5000 abitanti • condizioni climatiche difficili • criticità rete viaria
Certificato come Dispositivo Medico, permette una vera e propria visita a distanza, garantendo sicurezza e privacy nella trasmissione dei dati.
Il Sistema Sanitario Regionale Il Sistema Sanitario pubblico è affidato all’ASReM il cui ambito di competenza coincide con il territorio regionale. La Regione Molise è in Piano di Rientro dal disavanzo dal 2007 ed è attualmente commissariata. Con il Programma Operativo Straordinario è stata realizzata .
Distanze tra aree territoriali ed Ospedali: 30 min’ in rosso 60 min’ in blu
Con il Programma Operativo Straordinario è stata realizzata una riorganizzazione dei servizi sanitari e dei Presidi ospedalieri con funzioni differenziate per livelli di competenza e di risorse in base a standard di dotazione strutturale e tecnologica, bacino di utenza, complessità delle prestazioni (D.M.70/2015)
Posizionato al letto del paziente è costituito da schermo mobile, una serie di accessi cui possono essere collegati dispositivi utili per il supporto diagnostico(elettroencefalografo,ecografo,elettrocar diografo...) e da una controstation nella postazione hub del medico che effettua la valutazione a distanza.
RETE ICTUS • • • •
Riduzione intervallo evitabile esordio dei sintomi-trombolisi Incremento procedure di trombolisi Riduzione disabilità e mortalità Riduzione trasferimenti interospedalieri inappropriati presso l’Hub
NELLA RETE TELESTROKE ASREM i robot sono posizionati nei Pronto Soccorso degli Ospedali Spoke la stazione di acquisizione presso la Stroke Unit dell’Ospedale Hub
La Telestroke garantisce accessibilità alle cure nei casi in cui il team ictus non sia disponibile, riducendo il ritardo evitabile per l’accesso al trattamento trombolitico.
Le Reti tempo-dipendenti. L’ictus e la trombolisi Tra gli obiettivi strategici prioritari dell’azienda è la realizzazione della rete di emergenza- urgenza in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini in modo equo su tutto il territorio regionale garantendo sicurezza e tempestività di intervento per le patologie tempo-dipendenti. Tra queste la necessità di effettuare il trattamento trombolitico nei tempi previsti anche in sedi lontane dalla unica StrokeUnit
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Audebert HJ, Kukla C, Clarmann von Claranau S, et al. Telemedicine for safe and extended use of thrombolysis in stroke: the Telemedic Pilot Project for Integrative Stroke Care (TEMPiS) in Bavaria. Stroke 2005; 36: 287-91 SPREAD (Stroke prevention and Educational awareness diffusion). VII ed Ictus cerebrale: Linee Guida Italiane di prevenzione e trattamento. Consultabile online Portale ISO-SPREAD Thierry Moulin Telestroke: The Use of Telemedicine in Stroke Care; Giu 2009
102
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Monitoraggio del rischio perinatale: le carte di controllo come strumento per il governo clinico N. Boccaforno1, M. Scagliarini2, E. Ponti1 , G. Gamberini1, L. Massa1, M. Vandi1 1) AUSL della Romagna, (2) Università degli studi di Bologna
in collaborazione con A. Caminati, Risk Manager dell’Ausl della Romagna Abstract
Metodologia
Nel periodo di calibrazione (parte sinistra di Figura 1: Calibration
Il poster illustra l’implementazione dello strumento statistico
Le carte di controllo sono utili per controllare e migliorare sia i
“carte di controllo” alla clinical governance per monitorare
evidenti. Di conseguenza il valore medio dell’indicatore 0.03137
La carta di controllo applicata alle perdite ematiche ha individuato un
processi “clinici” sia i processi “organizzativi”. Si basano sul
indicatori e fenomeni critici delle realtà sanitarie. Nello specifico, è
(3.137%), la linea centrale (CL) in Figura 1, è una stima affidabile e
periodo di stabilità nella fase di calibrazione che fa riferimento al
concetto di variabilità del processo che si intende tenere sotto
stata condotta una analisi sul rischio emorragico post partum
può essere usato come valore di riferimento con il quale
periodo ante introduzione della Linea Guida 26 dell’ISS, ovvero da
controllo al fine di prevenire il rischio e nel caso, attivare azioni di
attraverso l’indicatore “perdite ematiche superiori a i 1000 cc”. Il
confrontare i dati successivi. In altre parole per il centro nascite di
Gennaio 2014 a Gennaio 2016. La LG 26 è entrata in vigore nel
miglioramento. Le cause di variabilità sono distinte in due classi:
monitoraggio dell’indicatore ha messo in evidenza “segnali di fuori
Rimini il 3.137% dei parti mensili ha perdite ematiche maggiori di
mese di Ottobre 2016. Di seguito, la fase di monitoraggio ha
cause aleatorie, comuni o accidentali, le quali esistono sempre e
controllo o di allarme” ed in generale un trend in aumento dal
1000cc. La fase di monitoraggio (Fase II) riguarda i dati da Febbraio
registrato sensibili sforamenti rispetto al livello superiore della
sono legate alla naturale variabilità del processo; cause speciali
2017 ad oggi. La ricerca delle cause ha individuato una prima
2016 a Maggio 2019.
carta segnalando un incremento significativo dei parti con evento
legate a ragioni specifiche. Le cause comuni rappresentano la
variabile: l’introduzione ed applicazione delle Linee Guida sulla
variabilità naturale del processo in esame: un processo è detto in
prevenzione dell’emorragia post partum dell’ISS (Ottobre 2016) nei
controllo statistico quando è influenzato solo da cause comuni.
punti
in
Questo vuole dire che il processo è stabile e, entro certi limiti,
considerazione, nello sviluppo del progetto, saranno le variabili
prevedibile. Le cause speciali sono invece identificabili in quanto
nascita
aziendali.
Ulteriori
elementi
da
tenere
Conclusioni
data) non ci sono punti fuori controllo o andamenti sistematici
che possono incidere sull’esito del parto, a prescindere dalla
sono legate a ragioni specifiche (eventi avversi, cambiamenti
profilassi delle perdite ematiche post partum, come ad esempio le
organizzativi, nuove terapie, etc) e portano una variazione delle
modalità organizzative ed operative dell’induzione al parto e
prestazioni: un processo influenzato da cause speciali è detto
dell’espletamento del parto stesso.
fuori controllo statistico. Le carte di controllo hanno l’obiettivo di
“perdita ematica superiore a 1000 cc” che, seppur non
Risultati La fase di monitoraggio (Febbraio 2016 - Maggio 2019) è riportata nella parte destra della carta di controllo (New data in Figura 1). Da Gennaio 2017 i valori dell’indicatore indicano chiaramente un trend in aumento. I valori evidenziati in rosso sono “segnali di fuori controllo o di allarme” e indicano che in questi mesi la proporzione (o percentuale) di parti con perdite >1000cc è significativamente maggiore del livello medio 0.03137 (3.137%)
monitorare il processo e stabilire, nel minor tempo possibile, se è
costituendo un evento grave, ha evidenti ricadute sia sul benessere della partoriente ma anche sui costi aziendali. Va poi segnalato
che
rappresentano
elementi
da
tenere
in
considerazioni le variabili che possono incidere sull’esito del parto, a prescindere dalla profilassi delle perdite ematiche post partum, come ad esempio le modalità organizzative ed operative dell’induzione al parto e dell’espletamento del parto stesso. Pertanto, l’attività di analisi continuerà provvedendo a rilevare eventuali differenze nell’applicazione della somministrazione
Introduzione
sotto controllo statistico (opera in modo stabile) oppure se è fuori
Il governo clinico di un’azienda sanitaria richiede di monitorare e
controllo statistico. In questo caso si dovrebbero ricercare le cause
ematiche e infine, nell’analisi di carte di controllo specifiche per
valutare in modo oggettivo i processi ritenuti rilevanti. A tal fine il
che lo stanno influenzando e intraprendere, se necessario, le
le tre modalità di parto: naturale, cesareo e indotto.
controllo statistico di processo e in particolare le carte di controllo
opportune
rappresentano uno strumento per il monitoraggio, in tempo reale,
monitorare le perdite ematiche è la carta di controllo per la
azioni
degli indicatori relativi ai processi da sottoporre a verifica
frazione di non conformi, denominata carta p (Montgomery,
(Benneyan 2008). Nell’Ausl della Romagna le carte di controllo
2012), che controlla nel tempo la proporzione mensile di parti con
sono state sperimentate per il monitoraggio di due fenomeni
perdite maggiori di 1000cc. I dati a disposizione riguardano il
rilevanti: 1. le cadute, fenomeno rilevante per numerosità; 2. il
numero di parti mensili e il numero di parti mensili con perdite
rischio perinatale, rilevante per gravità.
ematiche maggiori di 1000cc per il periodo Gennaio 2014 –
Il fenomeno relativo al rischio perinatale, è stato analizzato
Maggio 2019. Per calibrare la carta di controllo si è utilizzato il Gennaio
correttive.
Lo
2014-Gennaio
strumento
2016
utilizzato
costituito
da
stimato nella fase di calibrazione.
della profilassi, nella modalità di rilevazione delle perdite
per
Riferimenti bibliografici Benneyan JC. The design, selection and performance of statistical control charts for health-care process improvement. International Journal of Six Sigma and Competitive Advantage 2008; 4(4): 209239. Gallos I, Williams H, Price M, Pickering K, Merriel A, Tobias A, et al. Uterotonic drugs to prevent postpartum haemorrhage: a network
prendendo in considerazione l’indicatore delle perdite ematiche
periodo
superiori a 1000 cc che individua il rischio perinatale post partum.
osservazioni mensili. La fase di calibrazione serve per stimare in
m=25
Le perdite ematiche post partum costituiscono un’emergenza
modo affidabile la linea centrale della carta di controllo e la
ostetrica e sono la più frequente causa di mortalità materna.
variabilità naturale che caratterizza il fenomeno oggetto di
Seppure un’emorragia tra i 1000 e i 1500 cc costituisca causa di
interesse. Indicando con ni il numero di parti avvenuti nel mese i-
Per la precisione i segnali di allarme si sono verificati a: Gennaio
uno shock lieve, la perdita ematica compresa entro i 1000 e i 1500
esimo e con Di il numero di parti con perdite ematiche maggiori di
2017 con l’8.72% di parti con perdite maggiori di 1000cc; Maggio
cc costituisce un evento maggiore che può evolvere in evento
1000cc, la linea centrale della carta-p è stimata da:
Figura 1: carta p per il monitoraggio della proporzione di parti con perdite ematiche maggiori di 1000cc.
meta-analysis. Health Technol Assess 2019;23(9). Montgomery DC. Introduction to statistical quality control, 7th edn. John Wiley & Sons, New York; 2012.
Ringraziamenti
2018 con il 10.24%; Giugno 2018 con il 7.33%; Agosto 2018 con il
Si ringraziano i Direttori delle U.O. di Ostetricia e Ginecologia:
massivo se la perdita supera i 1500 cc.
7.26%; Novembre 2018 con il 7.62%; Gennaio 2019 con il 9.22%;
- Dr. Patrizio Antonazzo (ambito di Cesena)
L’utilizzo delle carte di controllo ha consentito di monitorare e
Maggio 2019 con il 6.93% di parti con perdite maggiori di 1000cc.
- Dr.ssa Angela Bandini (ambito di Forlì)
controllare in modo oggettivo l’andamento temporale del
- Dr. Francesco Giambelli (ambito di Ravenna)
fenomeno d’interesse presso specifiche realtà organizzative. La
- Dr. Federico Spelzini (ambito di Rimini).
natura stessa dello strumento consente di rilevare i cambiamenti
Si ringrazia la Dr.ssa Marina Carfagna per la consulenza
dell’indicatore analizzato a seguito di modifiche organizzative o
sull’analisi della letteratura.
cliniche, come in questo caso specifico, a seguito dell’introduzione della Linea Guida 26 “Emorragia post partum: come prevenirla, come curarla “dell’Istituto Superiore della Sanità (Ottobre 2016).
26-29 NOVEMBRE 2019 | FIRENZE FORTEZZA DA BASSO
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Si ringraziano, inoltre, le colleghe della U.O. Qualità e Governo Clinico: Dr.ssa Lorena Baravelli, Dr.ssa Marcella Fanelli e Dr.ssa Simona Nanni per la collaborazione.
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2008 DALLA PERCEZIONE DEL RISCHIO
Indagine conoscitiva
Ri = (D x P)
4 VALUTAZIONE DEL RISCHIO INIZIALE
Realizzazione Mappa del Rischio
SETTORE MEZZI 118ET
RISCHIO
RISCHIO
RISCHIO
- Colloquio con il personale operativo - Analisi preliminare della documentazione disponibile per identificare i rischi - Analisi storica degli incidenti per identificare le soluzioni che possono dare origine ai rischi - Gruppo di lavoro (Multidisciplinare) per definire le azioni di miglioramento dei rischi e delle possibili alternative - Realizzazione delle azioni di miglioramento - Verifica nel tempo delle procedure - Analisi di eventi complessi o quasi incidente - Analisi delle segnalazioni da parte del personale e dell’utente - Verifica nel tempo delle mappe del rischio
SETTORE E-BIKE 118
2019 2016
2014
RISCHIO
MAPPE
CENTRALE OPERATIVA 118
RISCHIO
MAPPE
MAPPE
SETTORE ELISOCCORSO HEMS BOLOGNA
SETTORE ELISOCCORSO SAR PAVULLO
SETTORE EVENTI DI MASSA
MAPPE
Indagine Conoscitiva
MAPPE
3 DESCRIZIONE ATTIVITA’
MAPPE
2 ANALISI CONOSCITIVA
Ambienti di lavoro e Analisi delle Procedure Operative
RISCHIO
1 METODOLOGIA APPLICATIVA DEL DOCUMENTO
2019 Nuova Metodologia DVR RISCHIO INTEGRATO (paziente-operatore)
Istituzione della correlazione Personale → Processi Interessati (documento dinamico)
2019 VALUTAZIONE RISCHIO INTEGRATO CRITERI DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO La relazione operatore sanitario paziente durante le attività clinico assistenziali, i locali e spazi condivisi, la prevalente componente manuale che caratterizza ancora molte attività, determina che il rischio venga condiviso tra questi soggetti e le attività di miglioramento vanno ad incidere su entrambe. È necessario affrontare i problemi in maniera integrata, e questo è l’obiettivo principe di questa tipologia di valutazione.
Nuova formula Rr = Pr x Dr Inserimento dei coefficienti: - Il coefficiente f identifica un fattore di (decremento) dell’indicatore di rischio generale e che dipende dalle misure organizzative, formative e di prevenzione e protezione messe in atto (Formazione, Documenti, Procedure, ecc.) - Nella Probabilità P sono stati inseriti i fattori Correttivi Ff (Formazione) e Fo (Organizzativo) - Nel danno D è stato inserito il fattore “misure di protezione” Fmp
Pr = P / (1 + Ff + Fo) Dr = D / (1 + Fmp)
Definita la stima del rischio iniziale, si procede alla valutazione del rischio residuo attraverso l’identificazione delle misure di prevenzione e protezione adottate. La definizione e la quantificazione dei rischi avviene adottando una funzione del tipo:
AUTORI Gruppo di Coordinamento CO118AOEE Fiorella Cordenons, Andrea Franceschini, Alessandra Acquafresca, Francesco Franchini, Oscar Dell’Arciprete, Fabio Mora, Riccardo Fabbri
Rr = f (D x P) Nella nuova metodologia la formazione e le attività dirette al miglioramento organizzativo incidono nella riduzione del rischio residuo.
104
Per info a.franceschini@118er.it
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La gestione del rischio nei trasporti secondari inter-ospedalieri dell’Azienda USL di Piacenza Belli Elena1, Bolzoni Luana1, Caprioli Serena1, Cattadori Evelina1, Magnacavallo Andrea2, Nani Stefano3, Nolli Massimo4, Rossi Enrica3, Santilli Flavio5 , Savi Michela6 1US Qualità e Ricerca; 2UO Pronto Soccorso, OBI e Medicina d’urgenza Piacenza; 3UO Emergenza Territoriale 118; 4UO Anestesia e Terapia Intensiva Piacenza; 5Direzione Medica; 6 Dipartimento Interaziendale Information and Communication
Il poster presenta le attività messe in atto dall’Azienda USL di Piacenza per garantire il trasporto in sicurezza dei pazienti adulti tra gli Ospedali aziendali e verso i Presidi extra aziendali ad alta specialità minimizzando e controllando il rischio di deterioramento durante lo stesso. A livello aziendale si è partiti nel 2014 identificando un gruppo di lavoro multidisciplinare e multiprofessionale che ha redatto la procedura descrittiva, partendo dalle “Raccomandazioni per i Trasferimenti Inter ed Intra Ospedalieri” redatte dal Gruppo di Studio SIAARTI Emergenza-2012, in cui si definiscono e condividono: 1) le modalità di stratificazione del rischio del paziente da trasportare 2) l’identificazione delle responsabilità per l’accompagnamento relative alle diverse classi di rischio 3) le modalità appropriate per il trasporto L’analisi del processo ha portato alla necessità di modifiche organizzative (creazione équipe pronta partenza) e alla definizione di regole comuni (come la condivisione di modalità organizzative e continuità di cura per i trasporti secondari dai diversi Ospedali periferici) che hanno profondamente modificato la gestione dei trasporti secondari aziendali. Le modalità e strumenti implementati, come modulistica cartacea all’inizio, sono diventati oggi, grazie all’informatizzazione delle richieste di trasporto, componenti obbligatorie del trasporto secondario. La procedura aziendale ha previsto indicatori per il monitoraggio del processo che, grazie all’informatizzazione, sono rilevabili e consentono la revisione dei singoli casi problematici (esempio, accompagnamento non conforme alle regole aziendali) da parte dei professionisti coinvolti.
Premessa L’esigenza di definire a livello aziendale una procedura condivisa sulle modalità e stratificazione del rischio paziente per il trasporto secondario è pervenuta da più fronti: Ø L’evoluzione continua negli obiettivi dei diversi Ospedali dell’Azienda ha comportato un aumento dei trasporti secondari intra ed extra aziendali Ø La mancanza di criteri comuni di valutazione della condizione clinica del paziente da trasportare determina confronti e rigidità tra i professionisti Ø L’utilizzo inappropriato delle risorse per i trasporti secondari determina inefficienza nell’organizzazione quotidiana dei reparti: • La crescita del numero dei trasporti secondari rende inefficiente o impossibile l’organizzazione basata esclusivamente sull’Anestesista in Servizio o in pronta disponibilità (a seconda della fascia oraria). • Il decremento del numero di infermieri dedicati alla gestione dei trasporti che garantiscono turni di disponibilità nella fascia oraria diurna feriale crea problemi con l’uso dei sistemi dedicati all’emergenza territoriale • La gestione inappropriata dei mezzi dell’emergenza territoriale riduce le possibilità di intervento primario
Periodo: 01/01/19-30/06/19 N°: 1383 trasporti secondari
Risultati
Metodi e strumenti
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Fig. 3: Trasporti secondari suddivisi per classe di rischio paziente
Fig. 1: Cronistoria delle implementazioni organizzative L’Azienda USL di Piacenza è attualmente composta da 5 stabilimenti ospedalieri ciascuno con specifica vocazione: • Piacenza: alte specializzazioni mediche, chirurgia di emergenza e oncologica • Castel San Giovanni: vocazione chirurgica d’elezione • Fiorenzuola: prevalente vocazione medica. Dal 2020, specializzato nella riabilitazione ad alta complessità • Bobbio: ospedale di comunità • Villanova sull’Arda: sede dell’unità spinale e di riabilitazione intensiva L’esigenza di garantire appropriate e sicure modalità di trasporto secondario dei pazienti, ha portato alla stesura di una Procedura Aziendale che definisce: ►le modalità di valutazione del paziente (con Score specifici) ►Le responsabilità Mediche e Infermieristiche individuate per il trasporto ►Gli Standard clinici e Tecnologici (strumenti) Le tappe principali prima dell’informatizzazione della richiesta: • Documento Aziendale redatto e condiviso dal gruppo multidisciplinare e multiprofessionale per la stesura del documento • Definizione dell’algoritmo per la stratificazione del rischio del paziente • Per il trasporto delle Classi di rischio III, IV e V, l’Azienda ha istituito due equipe di Pronta Partenza (costituite ciascuna da un’ambulanza aziendale accreditata con Autista Soccorritore e un Infermiere con formazione specifica) attive dal Lunedi al Sabato (8 – 20) • Le equipes dispongono di mezzi attrezzati a Centro Mobile di Rianimazione (C.M.R.) o ad Ambulanza di soccorso equivalente
• La Scheda deve essere compilata dal medico di Reparto che ha in carico il paziente nel momento in cui si decide la necessità di trasferimento dello stesso. • Il medico, seguendo l’algoritmo, stratifica il rischio del paziente per il trasporto secondario attribuendogli una classe: questa determina il personale accompagnatore
Fig.2: Algoritmo per la definizione classe di rischio –accompagnamento per trasporto del paziente Dal 2018 a livello Aziendale si è deciso di informatizzare la richiesta di trasporto secondario verso la Centrale Trasporti aziendale (CTIU). Questo cambiamento è stato l’opportunità per coniugare la richiesta di trasporto alla stratificazione del rischio paziente per lo stesso e tracciare l’intero processo in modo informatizzato. In questo modo si sono eliminati cartaceo e telefonate alla CTIU e si è introdotta l’identificazione univoca del paziente basandosi sull’anagrafica aziendale. Di seguito si riportano le modalità operative attualmente in vigore: • La richiesta di trasporto secondario interospedaliero viene effettuata dal Medico che ha in carico il paziente nell’apposita sezione “Trasporti => Richiesta Esterni” presente nella Cartella Clinica Elettronica nel momento in cui si decide la necessità di trasferimento dello stesso • Il modulo prevede una sezione di richiesta di trasporto secondario (con dati relativi all’anagrafica paziente, alla struttura di partenza e destinazione,..) e una sezione relativa alla stratificazione del rischio del trasporto per l’attribuzione della classe di rischio e relativo personale accompagnatore • La richiesta con la stratificazione del rischio arriva alla CTIU che organizza materialmente il trasporto • All’interno della cartella clinica del paziente sono disponibili la richiesta di trasporto e relativa stratificazione del rischio
INDICATORI
Abstract
Technology
• L’informatizzazione ha consentito il monitoraggio degli indicatori già previsti all’interno della procedura aziendale ma non rilevabili in modo sistematico
• Trimestralmente i risultati suddivisi per Ospedale vengono condivisi nel gruppo di lavoro aziendale per valutare possibili modifiche alla procedura nel caso in cui si palesassero importanti criticità durante l’utilizzo • I singoli casi non complianti con quanto definito in procedura aziendale, sono oggetto di analisi e revisione da parte dei professionisti coinvolti per valutare eventuali inappropriatezze e opportuni correttivi
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Fig. 4: Trasporti secondari suddivisi per accompagnatore Indicatore N° di trasporti secondari con utilizzo del mezzo di emergenza territoriale / N° di trasporti secondari effettuati nel periodo N° richieste di trasporto secondario inviate via web/ N° richieste di trasporto secondario inviate nel periodo N° Trasporti secondari classe 3e-4-5 effettuati con accompagnamento del medico RIANIMATORE PRESENTE/ N° di Trasporti secondari classe 3e-4-5
Risultato % 4,4% 81,7% 81,8%
Fig. 5: Risultati percentuali indicatori di processo
Conclusioni L’identificazione del gruppo aziendale e la successiva revisione complessiva del processo aziendale “Trasporto secondario” ha consentito l’effettiva gestione dello stesso. Seconda la logica Plan-Do-Check-Act: • si è pianificata la modalità di esecuzione dei trasporti secondari (procedura e scheda di stratificazione del rischio) • implementata, grazie all’informatizzazione, la logica del monitoraggio periodico del processo (indicatori) • implementata l’analisi dei rischi e opportunità partendo dallo studio dei singoli casi non conformi a quanto pianificato
Sviluppi futuri v Completamento dell’informatizzazione della richiesta di trasporto secondario a tutto l’Ospedale di Piacenza e a Bobbio v Implementare la richiesta informatizzata e la stratificazione del rischio per i pazienti pediatrici (under 14) v Implementare la richiesta informatizzata e la stratificazione del rischio per trasporti “particolari” come STAM, STEN e pazienti ambulatoriali dializzati
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L’APPLICAZIONE DELLA TECNICA D’ANALISI FMECA AL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO DELLA PROSTATA A. LASTRUCCI1, E. SERVENTI1 , M. BETTI1, L. MARCIELLO1, Y. WANDAEL2, M. SPEDIACCI1, L. FEDELI1, S. MARZANO1, R. RICCI1 (1) Azienda USL Toscana Centro, Radioterapia S.Stefano, Prato, Italia (2) Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi, Firenze, Italia
Introduzione
Materiali e Metodi
Risultati
Conclusioni
Il mondo della Sanità presenta un notevole livello di complessità per quanto concerne la gestione del rischio; in particolare la Radioterapia Oncologica rappresenta un contesto sanitario estremamente delicato, dove un piccolo errore, se non rilevato tempestivamente, potrebbe causare gravi conseguenze clinico-fisiche ai pazienti e alla qualità dei trattamenti radioterapici. La Failure Mode and Effect Criticality Analysis (FMECA) è tecnica d’analisi proattiva che permette di individuare all’interno del processo indagato le fasi maggiormente a rischio e porvi rimedio prontamente, evitando il verificarsi degli errori. All’interno di questo lavoro è stato analizzato mediante tecnica FMECA l’intero processo radioterapico dei pazienti trattati per carcinoma prostatico presso la Radioterapia Santo Stefano di Prato dell’Azienda USL Toscana Centro,
Per l’analisi FMECA è stato composto un team multidisciplinare formato da 8 professionisti sanitari. Il processo in esame è stato diviso in 7 fasi: 1. la prima visita; 2. la programmazione del trattamento radiante; 3. l’esecuzione della TC di centraggio; 4. l’elaborazione del piano di trattamento; 5. la prima seduta di trattamento; 6. la seduta quotidiana di trattamento; 7. la fine del trattamento (seduta + visita). Ciascuna delle 7 fasi è stata ulteriormente scomposta nei processi costituenti ordinati cronologicamente. Ciascun errore eventualmente presente all’interno di ogni processo è stato valutato per 3 diversi parametri: • Gravità delle conseguenze • Probabilità d’accadimento • Rilevabilità dell’errore Dal prodotto di questi 3 parametri, valutati da 1 a 10, è ricavato l’Indice di Priorità di Rischio (IPR). Sono stati distinti tre tipologie di processi basati sul valore IPR: Processi a basso rischio: IPR<61 Processi a moderato rischio: 61< IPR< 91 Processi ad alto rischio: IPR>91 Per tutti i processi ad alto rischio devono essere intraprese azioni correttive mentre per quelli a moderato rischio è attuato un attento monitoraggio nel tempo.
Nel corso dell’analisi FMECA effettuata sono stati valutati complessivamente 109 processi, di cui: 96 a basso rischio, 9 a moderato rischio e 4 ad alto rischio (Figura
Dall’analisi dei dati emerge che il 60% dei processi a moderato e ad alto rischio sono relativi alla preparazione che deve effettuare il paziente (vescica piena e retto vuoto) prima di eseguire la seduta quotidiana di trattamento radioterapico. Al termine dell’analisi FMECA sono state implementate azioni di miglioramento per i processi rilevati ad alto rischio. Sarà effettuato a un anno di distanza un ulteriore studio FMECA per valutare i benefici delle azioni intraprese nell’ottica di un miglioramento continuo della qualità.
1).
Figura 1: Grafico a torta
Il grafico box plot (Figura 2) riassume l’andamento dei processi per ciascuna fase in termini di valore IPR. L’esecuzione della TC di centraggio risulta essere la fase più critica del processo in esame, poiché sono presenti 2 fasi a moderato rischio e 2 ad alto rischio.
Figura 2: Grafico box plots
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La psicoterapia nei pazienti trapiantati: problematiche psicologiche ed aderenza al follow up. Ilaria Bagnulo1, Alessandro Toccafondi1, Marco Tanini2 , Silvia Lapini1 , Alessandro Pacini2 1 SOSD Psicologia Clinica USL Toscana Centro 2 SOS Coordinamento Donazione Organi e Trapianti USL Toscana Centro
Abstract
I disturbi psicologici sono frequenti nella popolazione trapiantata, probabilmente a causa dello stress e dell’ ansia che caratterizzano questa procedura. Tali disturbi possono inficiare il programma di follow up e determinare delle complicanze cliniche. Riportiamo una piccola casistica in cui, la presa in carico da parte dello psicoterapeuta ha determinato un miglioramento o la risoluzione.
Introduction
Il paziente trapiantato è un paziente complesso, le ragioni si possono rintracciare nella natura stessa dell'evento trapianto: una condizione che comporta profonde implicazioni psicologiche, affettive, relazionali e sociali per il paziente e la sua famiglia. Lo studio e la valutazione dei tratti psicologici e l'eventuale presa in carico del paziente si configurano quali elementi di estrema importanza, per evitare che aspetti non adeguatamente considerati possano inficiare il buon esito del trapianto e/o sfociare in disagio psichico e sofferenza psicologica per il paziente stesso.
Le evidenze scientifiche sottolineano l’importanza degli interventi psicologici in tutte le fasi del processo che conduce al trapianto d'organo e sostengono l’opportunità di garantire, all’interno dell’equipe, la presenza continuativa di uno psicologo/psicoterapeuta con una specifica formazione. Materials
Abbiamo preso in considerazione 10 pazienti presi in carico dal servizio di psicologia nel periodo settembre 2018settembre 2019. A tale servizio, mediamente, accedono una trentina di persone nuove ogni anno. Le prestazioni erogate, nel periodo dello studio, sono state 1140,
tra le persone, arruolate nell’ indagine, prevalgono i trapiantati di fegato (5 individui), seguono i trapiantati di rene (3 casi); un trapiantato di cuore e una persona inserita in lista. Tra i disturbi riscontrati prevale l’ ansia (5 casi), la depressione (3 casi), un caso di disturbo del comportamento alimentare, un disturbo da stress post traumatico. La psicoterapia ha mostrato un miglioramento del quadro in tutti i casi, in due è stata risolutiva.
Methodology
Sono stati analizzati i dati anagrafici generali, la tipologia di trapianto effettuato o l’ inserimento in lista; abbiamo poi classificato la tipologia di problematica ed analizzato il risultato della psicoterapia.
Conclusion
La psicoterapia ha mostrato essere un buon strumento per affrontare le problematiche psicologiche e per migliorare l’ aderenza al protocollo di follow up. In due casi, sui 10 osservati, è stata risolutiva per la risoluzione del problema. Bibliography Golfieri L, Gitto S, Vukotic R, Andreone P, Marra F, Morelli MC, Cescon M, Grandi S. Impact of psychosocial status on liver transplant process. Ann Hepatol. 2019 Aug 20. pii: S1665-2681(19)32200-8. doi: 10.1016/j.aohep.2019.06.011. Febrero B, Ramírez P, Martínez-Alarcón L, Abete C, Galera M, Ríos A, Robles-Martínez R, Ramírez-Pino PM, Almela J, Ramis G, Pons JA, Parrilla P. Group Psychotherapy Could Improve Depression in Cirrhotic Patients on the Liver Transplant Waiting List. Transplant Proc. 2019 Jan - Feb;51(1):28-32.
Results
La maggioranza dei pazienti studiati sono maschi (6/10), l’ età varia tra i 23 e i 70 anni (media 46, mediana 64 anni).
Crooks M, Seropian S, Bai M, McCorkle R. Monitoring patient distress and related problems before and after hematopoietic stem cell transplantation. Palliat Support Care. 2014 Feb;12(1):53-61. doi: 10.1017/S1478951513000552. Epub 2013 Oct 29.
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La qualità della vita dei pazienti trapiantati: indagine sulla percezione infermieristica, dati preliminari. Giulia Shkurtaj Marco Tanini, Rita Curto, Alessandro Pacini. Coordinamento Donazioni Organi e Trapianti Usl Toscana Centro.
ABSTRACT
Il paziente trapiantato mostra delle peculiarità che possono rendere estremamente difficile il percorso post trapianto. Tali difficoltà possono causare mancata aderenza alla terapia ed al follow up. La figura infermieristica è spesso vicina al paziente ad alla sua famiglia, con funzioni assistenziali e di educazione sanitaria. Abbiamo pensato di indagare la percezione che gli infermieri hanno su questo fenomeno tramite un questionario slfe made. . INTRODUCTION
Il paziente trapiantato è una persona con bisogni specifici che può necessitare di supporto per elaborare strategie di coping per la nuova condizione e per ottimizzare l’aderenza alla terapia ed al follow up. È necessario, che il paziente trapiantato intraprenda dei cambiamenti nel proprio stile di per vita come ad esempio per quanto attiene all’ alimentazione, al dispendio energetico, alla corretta assunzione della terapia. La figura infermieristica si inserisce nel percorso già all’ interno del centro trapianti e riveste un importante ruolo educativo oltre che assistenziale. L’ infermiere deve saper aiutare il paziente trapiantato a vivere con la massima serenità la sua nuova condizione
MATERIALS
Nel periodo compreso tra il 1/01/2019 e il 31/09/2019 è stata svolta un'indagine tramite questionario self made somministrato a personale infermieristico tramite la piattaforma Google Moduli. Il questionario è composto da 24 domande tra cui 6 a risposta multipla, 4 scale Likert.
Gli intervistati si sono focalizzati prevalentemente sui bisogni legati alla sfera sanitaria.
METHODOLOGY
Sono stati presi in considerazione solo i questionari a cui è stato risposto alla totalità dei quesiti. In totale sono stati raccolti 112 questionari che sono stati analizzati con foglio di calcolo Excel per la statistica descrittiva e Programma SPSS per le analisi statistiche.
CONCLUSION
Le risposte, talvolta contraddittorie, date dagli intervistati possono suggerire che la vita post trapianto sia un argomento che necessita di un approfondimento culturale, visto anche il ruolo centrale che riveste la figura dell’ infermiere.
RESULTS
Abbiamo selezionato gli aspetti salienti dell’ indagine, gli aspetti, a nostro giudizio, più interessanti sono: un giudizio abbastanza alto sulla percezione della qualità di vita dei pazienti trapiantati; gli intervistati attribuiscono molta importanza all’ educazione sanitaria in questo ambito, tuttavia pochi di loro si sentono in grado di fornire informazioni. Nonostante venga attribuito un buon punteggio alla qualità di vita, gli intervistati, affermano, in maggioranza, che la condizione di trapiantato può impedire progetti di vita.
BIBLIOGRAPHY Trevizan FB, Miyazaki MCOS, Silva YLW, Roque CMW. Quality of Life, Depression, Anxiety and Coping Strategies after Heart Transplantation. Braz J Cardiovasc Surg. 2017 MayJun;32(3):162-170. doi: 10.21470/1678-9741-2017-0029. Di Costanzo GG, Tortora R, Morisco F, Addario L, Guarino M, Cordone G, Falco L, Caporaso N. Dobbels F, Verleden G, Dupont L, Vanhaecke J, De Geest S. To transplant or not? The importance of psychosocial and behavioural factors before lung transplantation. Chron Respir Dis. 2006;3(1):39-47. Review.
111
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LA PRESA IN CARICO DEL PAZIENTE TRAPIANTATO DIMINUISCE IL RISCHIO DI PERDITA DI ORGANO? Curto R., Tanini M., Ginori E, Pacini A.
SOS Coordinamento Donazioni Organi e Trapianti – USL Toscana Centro
Introduction La persona trapiantata appartiene ad una tipologia di pazienti cronici particolarmente complessi. La mancata aderenza al protocollo di follow up e alla terapia immunosoppressiva può rappresentare un importante fattore di rischio per la perdita d’ organo e di salute. Il servizio che presentiamo si basa sul mdello della sanità di iniziativa e dell’ “Aiuto Point”.
Sono state erogate le seguenti prestazioni: prenotazioni CUP su agende riservate: 1638, i contatti telefonici sono stati 17.280. 17; 9%
47; 26%
Centro Trapianti Pisa AOU Careggi 94; 53%
22; 12%
contattati dal servizio
300; 94%
t
La tipologia di trapianto di organo maggiormente rappresentata è il trapianto di fegato rappresentatività tipologia trapianto
Results 100
98
90
82
80 70 fegato
60
cuore rene
50
polmone
40
CSE
30 20 Nuovi accessi per anno
60
6
10 0
56
fegato
cuore
2
1 rene
polmone
CSE
50 40 40
35
anno 16 anno 17
24
anno 18 anno 19
20
10
0
anno 15
anno 16
Conclusion Nella casistica presa in esame non si riscontrano incidenti con perdita di organo, le problematiche riscontrate come difetti di aderenza dovute a incostanza nell’ assunzione della terapia sono riconducibili a 7 casi. I difetti di controlli nel follow up, per scarsa aderenza sono stati 32, tutti questi sono stati reinseriti nel percorso ed hanno correttamente effettuato i controlli dopo l’ intervento del personale del servizio. Conclusioni: la presa in carico presso il Servizio Gestione Percorso Trapianti ha dimostrato essere un mezzo efficace per il controllo ed il mantenimento della salute nel paziente trapiantato. Ci sentiamo di affermare che vi è anche un miglioramento globale dovuto alla possibilità di presa in carico psicologia ed al sostegno per le pratiche di esenzione e medicolegali.
Bibliography Fullwood D, Jones F, Lau-Walker M. Care of patients following liver transplantation. Nurs Stand. 2011 Aug 10-16;25(49):50-6.
anno 15 26
30
Altro
20; 6%
richieste telefoniche
Gli accessi complessivi sono stati 180, la tipologia di pazienti maggiormente rappresentata è costituita da maschi 64%.
Toscana Centro
Tipologia dei contatti telefonici
Methodology Nel periodo compreso tra il 1/1/2015 e il 30/6/2019 sono stati presi incarico dal servizio Gestione Percorso Trapianti” della USL Toscana Centro, l’ età media è di 64.5 anni (22-85). Sono stati presi in considerazione gli accessi, le prenotazioni CUP effettuate su agende riservate, i controlli telefonici e le telefonate ricevute per problematiche varie.
Ente che ha inviato i pazienti
anno 17
anno 18
anno 19
La maggioranza dei pazienti è stata inviata da Sanitari della USL Toscana Centro (94 pari al 53%) segue l’ AOU Careggi (47 pari al 26%), il Centro Trapianti Fegato Pisa (22 pari al 12 %) e altri invii (17 pari al 9%).
112
Hicks FD, Larson JL, Ferrans CE. Quality of life after liver transplant. Res Nurs Health. 1992 Apr;15(2):111-9. Ordin YS, Karayurt Ö. Effects of a Support Group Intervention on Physical, Psychological, and Social Adaptation of Liver Transplant Recipients. Exp Clin Transplant. 2016 Jun;14(3):329-37.
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LA PSICOTERAPIA FAVORISCE L’ADERENZA AL PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO POST-TRAPIANTO DI FEGATO. UN CASO CLINICO Alessandro Toccafondi1, Ilaria Bagnulo1, Marco Tanini2 , Silvia Lapini1 , Rita Curto2, Alessandro Pacini2 1 SOSD 2
Psicologia Clinica USL Toscana Centro
SOS Coordinamento Donazione Organi e Trapianti USL Toscana Centro
Introduzione B. è un paziente di 60 anni trapiantato di fegato nel 2013 per HCC su cirrosi HBV. Ogni volta che doveva effettuare una TC di controllo (generalmente con frequenza annuale) presentava elevata ansia sia anticipatoria che durante l’esame. Tale condizione ansiosa si è intensificata nel 2017 quando il paziente si è rifiutato, poco prima dell’esame, di sottoporsi alla TC.
Risultati
Materiali e Metodi Dalla valutazione psicologica, condotta tramite colloquio clinico e strumenti psicodiagnostici (Hospital Anxiety and Depression Scale-HADS, SF-12), è emerso un quadro di agorafobia. Il paziente presentava inoltre una lieve deflessione dell’umore conseguente alla consapevolezza di non essere stato in grado di sottoporsi alla TC. Dall’esame anamnestico è risultato che manifestazioni ansiose siano sempre stati presenti (es. difficoltà ad utilizzare l’ascensore) ma che si sono particolarmente accentuate in seguito al trapianto. Con il paziente vengono concordati un ciclo di sedute di psicoterapia con l’obiettivo di gestire l’ansia legata agli spazi chiusi, anche in funzione
Sono state effettuate 8 sedute di psicoterapia individuale con cadenza
dell’importanza per lui di sottoporsi alla TC come parte del programma di follow-up post
settimanale per i primi 4 incontri e successivamente ogni 2 settimane.
trapianto.
Incontri di follow-up: a 3, 6 e 12 mesi. Già dalle prime sedute il
Oltre all’esplorazione dei sintomi nel più ampio quadro della personalità, delle
paziente ha risposto bene al trattamento: iniziò a prendere l’ascensore
esperienze e delle relazioni familiari, sono state utilizzate tecniche di visualizzazione e
dell’ospedale per recarsi alle visite mediche e dopo circa 2 settimane,
mindfulness.
accompagnato dalla figlia, riuscì a sottoporsi alla TC. Nel follow-up a 12 mesi il paziente dichiarò di avere svolto regolarmente gli esami diagnostici richiesti e la TC di controllo annuale .
Conclusioni La letteratura mostra come il supporto psicologico possa favorire l’aderenza al processo
Bibliografia essenziale
diagnostico e terapeutico nei pazienti trapiantati di fegato.
Azienda Ospedaliera O.I.R.M., Sant’Anna, T., & Sezione di NPI, T. (2000). L’assistenza psicologica nei trapianti d’organo. Contenuto/Contents. 36(2), 225-246. Faeder, S., Moschenross, D., Rosenberger, E., Dew, M. A., & DiMartini, A. (2015). Psychiatric aspects of organ transplantation and donation. Current opinion in psychiatry, 28(5), 357.
Il presente caso clinico illustra una situazione in cui, se non adeguatamente intercettato e trattato, il rifiuto dell’esame radiologico poteva permanere e potenzialmente compromettere il percorso di follow-up clinico post-trapianto.
113
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Le campagne di sensibilizzazione alla donazione di CSE per il trattamento delle malattie rare: indagine sulla percezione del personale infermieristico; dati preliminari. Ricca RC, Tanini M, Ginori E, Pacini A. SOS Coordinamento donazione Organi e Trapianti – USL Toscana Centro. ABSTRACT Il trapianto delle CSE ha visto ampliarsi l’orizzonte delle indicazioni terapeutiche. Desta interesse il suo utilizzo per il trattamento delle malattie rare. In questo ambito, il trapianto di CSE ha lo scopo di resettare la situazione esistente e di attuare una sostituzione del sistema immunitario. I successi di questa metodica hanno indotto i familiari dei pazienti a lanciare appelli pubblici per invitare la popolazione alla tipizzazione. Il presente elaborato intende indagare le conoscenze in ambito infermieristico sull’uso del trapianto di CSE per il trattamento delle malattie rare e la percezione che il personale ha su questa realtà.
argomento, e i loro sentimenti verso queste campagne mediatiche di sensibilizzazione.
INTRODUCTI ON Il trapianto di CSE è un opzione terapeutica largamente validata per le malattie ematologiche, più recente è l’ utilizzo di questa metodica per il trattamento delle malattie rare. Sono fatti di cronaca recente gli appelli lanciati, da familiari di bambini affetti, verso la tipizzazione, richieste che hanno visto, in alcuni casi, un larghissimo afflusso. Abbiamo inteso indagare quale sia il livello di conoscenza degli infermieri, la loro capacità di educare su tale
Analizzando i risultati ottenuti, emergono contraddizioni tra le risposte date. Infermieri che hanno espresso punteggi alti di fiducia nel SSN, hanno poi risposto negativamente riguardo alla presenza di adeguate risorse e finanziamenti, sufficiente presenza di specialisti nelle malattie rare. Allo stesso modo, infermieri hanno dapprima risposto positivamente sull’efficacia delle campagne mediatiche, successivamente hanno dichiarato di non credere che le persone tipizzate siano realmente disponibili a un successivo processo di donazione.
METHODOLOGY Nel periodo compreso tra 1Maggio e 15 Settembre è stato somministrato un questionario self-made a personale infermieristico reclutato tramite web. Sono stati raccolti un totale di 189 questionari. Il questionario è composto da 22 domande totali, i risultati sono stati analizzati con foglio di calcolo Excel per la statistica descrittiva e programma SPSS per le associazioni..
CONCLUSION A nostro avviso, le incongruenze riscontrate, sono riconducibili a fenomeni quali la Social Desirability, un altro fattore può essere dovuto ad un rifiuto indotto dalla sovraesposizione mediatica. In generale emergono basse conoscenze su questa tematica. Significativo il dato che mostra che le conoscenze sul trapianto di midollo osseo siano più scarse di quelle sulle malattie rare
RESULTS
BIBLIOGRAPHY Bailey, Kenneth metols of social reserce. New York press 1980. https://www.orpha.net/consor/cgibin/Edu cation_AboutRareDiseases.php?lng=It. Italian Bone ; Marrow Donor Registry . Standart di funzionamento del Programma nazionale Italiano di donazione di Cellule Staminali Emopietiche da non familiare. Versione XXIII: 18 marzo 2019.
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Un’appropriata dose di esercizio fisico regolare e controllato è in grado di apportare significativi miglioramenti nella condizione di vita e di salute di soggetti trapiantati d’organo, agendo in modo positivo sui fattori di rischio associati alla fase post trapianto. Petranelli M.1, Curto R.2, Tanini. M.2, Ginori E.2, Pacini A.2.
1: Dpt Medicina Sperimentale e Clinica UNIFI, 2: SOS Coordinamento Donazioni Organi e Trapianti, USL Toscana Centro Introduzione
Risultati
Il trattamento immunosoppressivo associato a inattività prolungata comporta un aumento del rischio cardiovascolare nei pazienti sottoposti a trapianto d’ organo nei quali il tasso di mortalità e morbilità dovuto a malattie cardiovascolari è maggiore rispetto alla popolazione generale. Il ruolo dell’esercizio fisico è stato finora ampiamente sottovalutato mentre è dimostrato come una dose appropriata di pratica regolare sia in grado di migliorare la funzione cardiopolmonare e la capacità lavorativa, riducendo fattori di rischio soprattutto cardiovascolari.
Le attività sono consistite in un training sul campo basato sulla camminata aerobica, regolare e da Nordic Walking e in palestra per l’incremento della forza funzionale e del controllo motorio. Nella Tabella 1 osserviamo l’incremento della capacità di lavoro aerobico di picco e di soglia, >10%, rilevato dopo due anni di attività, con benefici sulle principali funzioni biologiche. Da notare come risulti ridotto il rischio cardiovascolare legato al basso livello di capacità aerobica segnalato in ingresso.
t
Metodologia Dal 2015 abbiamo proposto un programma di esercizio fisico personalizzato supervisionato da un esperto in fisiologia dell’esercizio, gestito dalla Associazione Toscana Trapianto d’Organo con il supporto dell’Organizzazione Toscana Trapianti e realizzato in collaborazione con il servizio Gestione Percorso Trapianti della USL Toscana Centro e la società ASSI Giglio Rosso. Il corso, basato su 2 incontri settimanali più 1 in autonomia, ha coinvolto 56 soggetti inseriti dopo un esame cardiologico, solo 22 dei quali (14 M e 8 F, 12 trapiantati di rene e 10 di fegato, 48 anni ±13) oggetto del presente studio avendo partecipato alle attività in modo regolare e continuativo. Questi soggetti, 2/3 dei quali non avevano praticato in precedenza se non occasionalmente attività motorio-sportive, circa la metà collocati in una fascia di rischio per quanto riguarda la capacità cardiopolmonare (<20 ml.Kg.min) come le qualità legate alla fitness funzionale, hanno seguito sul campo e in palestra attività finalizzate all’incremento della capacità aerobica e delle capacità motorie.
Circa l’attività in palestra effettuata utilizzando piccoli attrezzi, tavole per l’equilibrio, circuiti funzionali e un innovativo ed ergonomico lavoro con gli elastici, possiamo notare l’incremento (Tabella 2 e 3) di quelle funzioni, la forza, l’agilità, l’equilibrio, in grado di esercitare un effetto di prevenzione e di promozione della salute agendo sulla postura, la capacità di interagire con l’ambiente e la capacità di lavoro per le richieste quotidiane e del tempo libero.
L’incremento di tali funzioni, come hanno rilevato gli interessati, ha fatto sentire gli stessi più attivi e dinamici agendo sulla qualità del sonno, sul controllo dell’ansia come, in molti casi, sulla riduzione di dolori muscoloarticolari con implicazioni positive sulla modificazione dello stile di vita e delle abitudini alimentari.
Conclusioni Da quanto esposto emerge come un’attività fisica supervisionata regolare e continuativa possa rappresentare un mezzo utile, sicuro, non farmacologico, di facile realizzazione capace di agire in modo positivo non solo sulla promozione della salute ma anche sulla prevenzione di taluni fattori di rischio associati allo stile di vita e alla terapia farmacologica che segue il trapianto d’organo. E’ auspicabile che un programma strutturato di esercizio fisico possa essere inserito stabilmente nell’attuale percorso post trapianto.
Bibliografia Roi G.S. et al. Renal function and physical fitness after 12mo supervised training in kidney transplant recipients. World J Transplant. 2018 Feb 24; 8(1): 13–22. Neale J. et al. Effects of Exercise and Sport in Solid Organ Transplant Recipients: A Review.Am J Phys Med Rehabil. 2017 Apr;96(4):273-288
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Lucia Fantini (ISmartCareYou srl), Maria Chiara Dell’Amico (Azienda USL Toscana Nord Ovest), Domenico Azzarello (AO Reggio Calabria), Roberto Marotta (AOU Pisana), Barbara Pieri (Azienda USL Toscana Sud Est), Silvia Bellucci (Azienda USL Toscana Sud Est) Introduzione
Conclusioni
A Dicembre 2018 viene pubblicata la Delibera del Direttore Generale Azienda Usl Toscana Sud Est n. 1310 del 13/12/2018, nella quale viene proposta la costituzione del «Gruppo LEAN, Innovazione e Ricerca Aziendale». Lo scopo di tale team è promuovere la metodologia LEAN, tramite disegno e realizzazione di progetti di miglioramento a livello aziendale, in termini di efficacia, efficienza e sicurezza di percorsi. In tale documento vengono elencati i nominativi di professionisti aziendali afferenti a diversi dipartimenti con l’obiettivo finale di valorizzare la multidisciplinarietà e utilizzare appieno la multi-professionalità del gruppo. E’ assegnato al Teamwork LHCM di questo poster l’ambizioso obiettivo di creare una strategia LEAN al Gruppo costituito ufficialmente in delibera
Il contenuto di una siffatta Delibera offre l’opportunità di essere facilmente “esportabile” in altre aziende della sanità pubblica, ponendo le basi di una sostenibilità di Sistema. La multidisciplinarietà della metodologia permette il riconoscimento naturale della rete, non solo all’interno della struttura proponente ma anche all’esterno, rendendo attiva l’integrazione professionale. Sviluppare la formazione LEAN in azienda offre ai professionisti, con competenze differenti, l’opportunità di esprimersi trasversalmente “parlando la stessa lingua”. Calare i progetti del Gruppo LEAN nella realtà, comporta il riciclo di risorse, spostandone l’investimento in ciò che più determina VALORE al Sistema
Risultati
Materiali •
•
•
Metodologia Il lavoro è stato portato avanti con il metodo PDCA e applicati vari strumenti: • SWOT Analysis → Contestualizzare l’obiettivo • Semantic Analysis & TAG Cloud → Identificare le keywords • X-Matrix Report → Sviluppare la strategia e il piano
Bibliografia
OpenCMS Bruneski P. and Chen E. (2007). A guide to research tools SWOT Analysis. E-book RTRI https://kanbanize.com/lean-management/hoshin-kanri/what-is-hoshin-kanri-x-matrix/ Bechi L., Bellucci S. e Serra A. (2018). Lean: modelli esportabili e loro applicazione nella Ausl Toscana Sud Est https://www.ismartcareyou.it/news/lean-team-aziendale-una-delibera-in-sanita-pubblica-tutta-da-copiare/
116
•
Presentato il lavoro il 25 Maggio 2019, presso LHCM Siena. Da quel momento sono iniziati numerosi incontri per l’implementazione della strategia con la Direzione Generale USL Toscana Sud Est ed il Gruppo LEAN. Sono stati recepiti: ✓ la raccomandazione principale di sviluppare la cultura LEAN prevalentemente nel Middle Management, livello organizzativo critico per la realizzazione progettuale (>300 persone formate) ✓ il piano per il gruppo LEAN di endorsement del Top Management ✓ la figura di facilitatore, rinominato «LEAN Promoter». E’ stato suggerito di dare priorità ai progetti «Fast Improvement» e di impostarli sempre con l’Indice di Performance «RE-investimento delle ore Non a Valore Aggiunto (NVA)». Per facilitare la replicabilità dell’intervento è stato pubblicato il progetto su Linkedin e Twitter ed ha suscitato un buon grado di interesse tra gli addetti ai lavori, ottenendo 212 visualizzazioni, 42 like, 3 commenti e numerosi followers nuovi in 2 settimane
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Le microsimulazioni in situ come strumento di risk-management nelle emergenze: esperienze presso le Cure Primarie Lucia La Rosa**, Marcello Montomoli*, Frederique Lassueur, Giuseppe Panzardi*, Manuela Giotti ***, Luca Vigni****, * UOC CO 118 Siena-Grosseto Azienda USL Toscana Sud-Est, **Dipartimento Infermieristico Ostetrico Azienda USL Toscana Sud-Est, ***U.F. Cure Primarie Azienda USL Toscana Sud-Est, ****SdS Valdelsa Azienda USL Toscana Sud-Est RISULTATI E LESSONS LEARNED
ABSTRACT .
.
Le situazioni cliniche di emergenza possono verificarsi dovunque e in momenti non sempre prevedibili. Normalmente tutte le strutture hanno un piano di emergenza, tuttavia nei setting assistenziali non di emergenza l’esposizione alla casistica è ridotta e pertanto, in caso di reale emergenza, è possibile che la risposta effettiva non corrisponda a quella teorica. Le microsimulazioni possono rappresentare un’efficace ed economico strumento per il mantenimento di competenze operative nella risposta ad una situazione di emergenza. Presentiamo una esperienza condotta nel setting delle Cure Primarie.
INTRODUZIONE E METODOLOGIA
Le emergenze sanitarie sono caratterizzate dal fatto che possono avvenire dovunque ed in qualunque momento, pertanto è necessario pianificare una risposta e soprattutto mantenere adeguati livelli di addestramento del personale Il progetto formativo delle micro simulazioni in situ è articolato in sessioni di quattro ore ciascuna e si è svolto negli ambienti di lavoro dei partecipanti, elemento determinante per elaborare eventi dinamici ed efficaci per la crescita del singolo e del lavoro in team nel contesto della sicurezza delle cure. La metodologia didattica si è basata sulla proiezione di brevi video didattici di revisione delle tecniche e del lavoro in team, su esercitazioni della pratica del supporto vitale di base vincolato agli scenari di simulazione, sulla rivalutazione critica delle simulazioni svolte in forma di debriefing, sulla revisione dettagliata e diretta del carrello delle emergenze e del materiale di soccorso disponibile. I partecipanti (n=81 sanitari), tutti precedentemente formati al BLSD, hanno accolto la proposta di affrontare subito una situazione di emergenza come avvio dell’evento formativo. Questa scelta si è dimostrata molto efficace per creare una motivazione interna ed avviare la realizzazione della “deliberate practice” o pratica deliberata (secondo K.A. Ericsson) che mette in moto l’impegno del singolo nel migliorare la propria performance, attraverso sessioni di esercizio ripetute
CONCLUSIONI Le microsimulazioni in situ sono un efficace ed economico strumento di risk management. Favoriscono una cultura proattiva alla gestione dell’emergenza e consentono di addestrare il personale in un clima di sicurezza psicologica, in linea con i più recenti principi di andragogia. La sinergia tra formazione e facilitazione del rischio clinico si è rivelata molto efficace nel garantire la partecipazione attiva dei discenti. La sede delle sessioni ha favorito una ricca riflessione critica sul come realizzare il soccorso in una situazione di emergenza nell’ambiente di lavoro con le risorse strumentali ed umane disponibili. La sperimentazione di simulazioni a singolo soccorritore, a due e più soccorritori rivolte al supporto vitale di base con l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico nell’adulto , nel bambino e nel lattante è stata molto positiva, in termini di autoefficacia percepita dagli operatori. Ricontrollare la logistica e la dotazione del carrello delle emergenze ha consentito anche di discutere di altri eventi di emergenza e del significato pratico di lavorare in team quando si affronta un’emergenza.
118
ACKNOWLEDGEMENTS Si ringrazia tutto il personale che ha attivamente partecipato alle microsimulazioi..
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Progettare un crocevia: la vaccinazione dell’operatore sanitario nell’Azienda USL Toscana Nord Ovest S.Giorgi 1, A.Gallo 2, F. Mariotti 2, S.Del Grande 2, G.Privitera 1, L.Roti 2, I.Aragona 2
1 DIPARTIMENTO DI RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA - UNIVERSITA’ DI PISA 2 AZIENDA USL TOSCANA NORD OVEST
Introduzione
Materiali e Metodi
Risultati
I dati degli studi italiani indicano una bassa adesione degli operatori sanitari (OS) alla vaccinazione antinfluenzale (3-30%). Ciò costituisce un elemento critico poiché si mette a rischio la fiducia della popolazione generale sulle vaccinazioni, la salute dei pazienti ricoverati e lo stesso servizio erogato. Da una revisione degli studi sembra che gli operatori, in particolare quelli più giovani, non percepiscano se stessi come una categoria a rischio.
Con un forte commitment della Direzione Aziendale è stata costituita una task force fra settori strategici aziendali (vedi figura 2) che, tramite i programmi di “Tailoring” OMS per l’OS, ha progettato alcuni interventi - selezionati attraverso una ricognizione della letteratura - da attuare nelle Terapie Intensive e nel Dipartimento Oncologico dell’Azienda.
La campagna rivolta agli operatori sanitari non è ancora cominciata, i contenuti sono stati diffusi nei reparti insieme al “vaccinometro”, sono stati mobilitati gli operatori e i settori organizzativi che hanno affinato una sensibilità sul tema. .
.
E’ stata progettata una campagna social “eroi della vaccinazione” in cui gli operatori possono postare le loro foto durante la vaccinazione sui profili dell’Azienda, comunicando un messaggio positivo sulla vaccinazione alla popolazione attraverso alcune parole chiave degli hashtag “#mivaccinoperme #mivaccinoperte #mivaccinoperché”.
90% 80%
Vaccinazione antinfluenzale per fasce d'età. 79%
76%
Vaccinati
77%
70%
67%
Non vaccinati
E’ stato prodotto lo strumento del “vaccinometro”, da affiggere agli ingressi dei reparti e da condividere sui canali social, per rendere noto ai visitatori ed ai pazienti quanti operatori si proteggono (e proteggono i loro pazienti) attraverso la vaccinazione.
50% 48%
50% 40%
21%
24%
23%
10%
< 30
31-40
41-50
51-60
Leadership Gli OS si vaccinano come la popolazione generale. Non si percepiscono una categoria a rischio
32% 30%
0%
Sono stati diffusi al personale contenuti di base per il contenimento delle infezioni nel setting ospedaliero (vaccino, etichetta respiratoria, mascherina e particolare attenzione al lavaggio delle mani) e la spiegazione del perché gli ospedali sono ambienti a rischio.
Non risposto
60%
20%
Per l’abbattimento delle barriere organizzative sono stati progettati dei nuclei vaccinali per ogni reparto, costituiti da un medico e da un infermiere, l’accesso libero agli ambulatori del Medico Competente e i passaggi in reparto degli operatori del Dipartimento di Prevenzione.
> 61
N = 3666 FIG 1 L’Indagine SIMPIOS “medice cura te ipsum” dell’anno anno 2017 ha coinvolto 3666 operatori sanitari in tutta Italia provenienti da tutti i setting assistenziali del SSN: dalle cure primarie ai dipartimenti di prevenzione ed agli ospedali.
Direzione Aziendale
Dipartimento di Prevenzione Direzioni mediche
CONTROLLO DELLE INFEZIONI
Dipartimento delle professioni
Medicina del lavoro
Sicurezza del paziente
Conclusioni La vaccinazione dell’operatore sanitario è un crocevia fra i messaggi alla popolazione generale, il controllo infezioni ed il rischio clinico ed incrocia l’organizzazione di diversi settori strategici dell’Azienda, di cui è fondamentale il coinvolgimento. Al termine della campagna vaccinale sarà sviluppata la valutazione dell’impatto dell’intervento per intraprendere le opportune azioni di miglioramento. . Direzione aziendale/ direzioni mediche/direzione dei dipartimenti Oncologico e DEU
Agli OS/visitatori/pazienti: etiquette respiratoria: lavaggio mani uso mascherine ( ++ non vaccinati) gomito sulla faccia scoraggiare gli os malati a lavorare isolamento pazienti infetti/ riconoscimento precoce dei casi
NUCLEO VACCINALE NUCLEO VACCINALE
Medicina del lavoro
NUCLEO VACCINALE
NUCLEO VACCINALE
Operatori sanitari in prima linea
NUCLEO VACCINALE
NUCLEO VACCINALE
NUCLEO VACCINALE
1°TARGET Operatori Sanitari in prima linea SU MISURA PER I PIù GIOVANI
Reparti ospedalieri
Lungodegent i e case di cura
MMG ANTIMICROBIAL STEWARDSHIP
Aumento coperture negli OS
Riduzione diretta (per uso improprio) ed indiretta ( per riduzione dei casi ) dell’uso antibiotici durante la stagione influenzale
120
Comunicazione
FIG 3 Modello circolare in-out organizzativo e comunicativo POPOLAZIONE
Aumento coperture
FIG 2 La vaccinazione dagli operatori alla popolazione un crocevia di settori strategici aziendali
Template ID: perceptualpewter Size: tri-fold
Igiene Pubblica e Nutrizione
Acknowledgements Indagine SIMPIOS sulla vaccinazione negli operatori sanitari Medice Cura Te Ipsum Taliroing Seasonal Inlfuenza Immunization Programmes for Health Care Workers- Organizzazione Mondiale della Sanità Lean Thinking in Sanità: Da Scelta Strategica a Modello Operativo Circolare Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2019-2020 pubblicata dal ministero della Salute il 17 luglio 2019 http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2019&codLeg=70621&parte=1%20&serie=null S.Brusaferro, A.Cambieri, S.P. Cantaro, L.La Pietra, A.Marcolongo, I.Mura, D.Pascu, G. Privitera, G. Romano, P.Tricarico. La gestione del rischio clinico attraverso un approccio integrato: standard minimi per le organizzazioni sanitarie italiane. Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie. Edizioni Iniziative Sanitarie. 2013 Jab o’meter editing guide NHS Employers
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LA PREVENZIONE DELLE MUCOSITI DEL CAVO ORALE: un percorso educativo al paziente A. Albiani*, Leo Martinelli* , M. Pradal^, F. Uccelli^,N. Pagnucci^, V. La Rosa°, M. Scateni¹ * Infermiere Ematologia AOUP, ^Infermiere Direzione inf.ca AOUP, ° Infermiera, ¹Dirigente Inf.co AOUP Abstract
Metodologia
Secondo le linee guida una buona gestione del dolore, un supporto nutrizionale e una riduzione dei sanguinamenti, può prevenire in modo efficace la comparsa di mucositi. Ma l’attività preventiva che risulta più proficua è una buona igiene del cavo orale. Lo scopo di questo studio è quello di valutare, da un parte, l’aderenza ai protocolli di UO sulle mucositi, dall’altra stabilire se un’educazione alternativa a forte impatto visivo possa migliorare la memorizzazione degli atti da svolgere.
Il progetto è stato svolto all’interno dell’U.O Ematologia di Pisa, da Maggio a Settembre del 2018. Abbiamo identificato un campione pre-educazione composto da 17 pazienti: maggiorenni, con patologie ematologiche, sottoposti a terapia antineoplastica, alla prima diagnosi di patologia e con educazione standard. A questo gruppo è stato somministrato un questionario, realizzato sulla base dell’ «Oral daily questionaire» e «PROM» (fig.3-4). Esso è composto da 20 domande: 2 con valutazione da 0 a 10 (dolore e qualità di vita) e le altre 18 domande a risposta multipla riguardanti i vari disagi causati dalle mucositi (perdita di appetito, alterazione del gusto, crioterapia, difficoltà a dormire, parlare, alimentarsi, bere e deglutire).
Introduzione
Risultati
La mucosite è una delle complicanze più frequenti della terapia antineoplastica (fig.1). Consiste nel danno di barriera del tratto gastrointestinale e delle prime vie aeree. Si manifesta nel 90-100% dei pazienti sottoposti a chemioterapia prima del trapianto di midollo osseo.
Conclusioni
Sono riportati di seguito i risultati più importanti riguardo (tabella 1-2-3): • Il tipo di educazione ricevuta Frequenza assoluta
Frequenza relativa
Frequenza percentuale
4 educazione orale
0.235
23.5%
9 promemoria cartaceo
0.529
52.9%
1 non ha risposto
0.058
5.8%
0.176
17.6%
3
educazione
orale
e
promemoria cartaceo
• La perdita di appetito
Abbiamo creato un poster (poster 1): ü in formato A 3, ü plastificato, ü lavabile per consentire la sanificazione della stanza, ü apposto nei bagni per permettere al paziente di seguire i vari atti da svolgere ü Affisso al muro per ridurre il rischio di contaminazione.
Tabella 1
• Quante volte si esegue l’igiene orale
Tabella 2
Frequenza assoluta
Frequenza relativa
Frequenza percentuale
5 pz due volte al giorno
0.294
29.4%
2 pz una volta al giorno
0.117
11.7%
10 pz tre/quattro volte al
0.588
58.8%
giorno
Tabella 3
• La mediana del dolore è di 1/10 e quella della qualità di vita è di 5,5/10, ne abbiamo rappresentato i relativi boxplot (grafico 1-2). (poster 1)
(fig.3-4)
(fig.1)
Il processo fisiopatologico costa di 4 fasi : eritema, erosione, ulcerazione e risoluzione (fig.2). Si sviluppano 4-5 giorni dopo la fine dell’infusione del chemioterapico, con un picco al 7 - 14 giorno.
Successivamente abbiamo somministrato lo stesso questionario al campione post-educazione. Il fattore di distinzione è il tipo di educazione ricevuta: al gruppo preeducazione è stato fornito un promemoria cartaceo, già in vigore in U.O e un’educazione orale da parte dell’operatore, mentre al campione post è stato messo a disposizione un poster educativo- illustrativo, in tutti venivano illustrati i gradi di mucosite e come si procede all’ispezione del cavo orale. Grado 0
Nessun sintomo
Grado 1
Lieve fastidio o eritema, nessuna
(grafico 1-2)
• Abbiamo eseguito il TEST ESATTO DI FISHER, svolto sul totale dei campioni per vedere se esiste una relazione non dovuta al caso tra mucositi di grado 2 e dolore riferito ≥ 3. Esso risulta statisticamente significativo (pvalue = 0,0498).
ulcerazione Grado 2
Eritema, edema o ulcere dolorose, ma i
(Test Fischer)
cibi solidi sono ben tollerati Grado 3
(fig.2)
Eritema, edema o ulcere dolorose, ma i cibi solidi non sono ben tollerati
Grado 4
La mucosite è così estesa che il paziente non è in grado di alimentarsi. Ha bisogno di una nutrizione enterale o parenterale.
(Gradi di mucosite)
In conclusione si è visto che una corretta educazione può prevenire le mucositi e per valutare con certezza l’efficacia del poster (come processo educativo di nuova introduzione), bisogna ampliare il campione post-educazione come già sta avvenendo nell’U.O Ematologia di Pisa.
Bibliografia 1. Gussgard, AM., Hope, AJ., Jokstad, A., Tenenbaum, H., Wood, R. (2014, marzo) Assessment of cancer therapy-induced oral mucositis using a patient-reported oral mucositis experience questionnaire. PLoS One. 10;9(3).PubMed. 2. Kushner, JA., Lawrence, HP., Shoval, I., Kiss, TL., Devins, GM., Lee, L., et al. (2008,febbraio). Development and validation of a PatientReported Oral Mucositis Symptom (PROMS) scale. J Can Dent Assoc 74(1),59. PubMed. 3. Lalla, RV., Bowen, J., Barasch, A., Elting, L., Epstein, J., Keefe, DM., et al. (2014,maggio). MASCC/ISOO clinical practice guidelines for the management of mucositis secondary to cancer therapy. Cancer 15;120(10), 1453-61. PubMed 4. Peterson, DE., Bensadoun, RJ., Roila, F. (2011). Management of oral and gastrointestinal mucositis: ESMO Clinical Practice Guidelines. Ann Oncol. Forum Risk Management 26-29 Novembre 2019
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L’ergonomia come requisito essenziale durante il processo di sviluppo di un dispositivo medico Mattia Pistolesi, Ph.D e Designer, Laboratorio di Ergonomia e Design, Università degli Studi di Firenze, mattia.pistolesi@unifi.it Stefano Bellucci, Dipartimento Tecnologie Sanitarie ESTAR
Abstract L’errore umano in sanità, rappresenta la terza causa di morte in America, dopo il cancro e le malattie cardiovascolari. Sebbene l’errore umano in sanità sia determinato da molteplici condizioni e variabili che favoriscono la probabilità di errore, l’idea di fondo, come sostenuta da numerosi studi scientifici, conferma che una delle maggiori cause è riconducibile ad una cattiva e scadente progettazione dei dispositivi medici. Se applicati in fase progettuale, gli strumenti teorici e operativi dell’Ergonomia per il Design e l’approccio Human-Centred Design esibiscono le loro potenzialità nell’elevare i livelli di usabilità andando a soddisfare i bisogni degli operatori che quotidianamente usano i prodotti medicali, permettendo così di contenere l’insorgenza di errori, elaborando appropriate metodologie previsionali.
Introduzione Di grande attualità come si registra in letteratura (1-2-3-4-5) è il crescente interesse verso i rischi e i danni in ambienti sanitari. Nell’ultimo decennio, l’accadimento degli eventi avversi è stato oggetto di numerosi studi epidemiologici. Di conseguenza, la rilevanza di questo fenomeno ha portato sia la ricerca scientifica che la progettazione, ad affrontare la questione in modo diverso rispetto al passato, spostando il focus del problema dalle conseguenze legali per il singolo operatore (cultura della colpa) al miglioramento della sicurezza delle pratiche cliniche e della performance degli operatori (cultura del riportare e imparare dagli errori) (5). Ward e Clarkson osservano che, contrariamente al tradizionale approccio del “incolpare l’utente”, molti errori sono determinati da una cattiva o carente progettazione del prodotto che non tiene conto delle reali esigenze degli utenti finali (2). Reason afferma che l’errore è una componente dell’essere umano. Accettando l’idea che sbagliare è umano e quindi è impossibile garantire l’eliminazione degli errori, allora occorre scoprire dei modi più efficaci che consentono di mitigarne le conseguenze in quelle situazioni che li provocano inesorabilmente. In molti hanno ipotizzato che questo sia, in realtà, l’unico modo adeguato per combattere il problema degli errori umani nelle tecnologie ad alto rischio. In un sistema complesso, come quello della sanità, l’incidente non è mai la conseguenza di una singola azione, ma è rappresentato dall’insieme di fattori che in determinate condizioni possono favorire l’errore. Prevenire gli errori medici richiederà quindi di porre attenzione alle cause sistemiche e alle conseguenze degli errori, uno sforzo che va ben oltre l’identificazione dei colpevoli (9). Reason per spiegare questo concetto utilizza la metafora delle fette di formaggio groviera più in generale definito come modello system failure: le “fette” rappresentano le difese del sistema, mentre i “buchi” sono invece i difetti del sistema, ossia l’assenza di meccanismi di controllo che possono determinare, insieme ad altre carenze, un evento avverso (vedi Fig. 1). Nei sistemi ben progettati possono verificarsi numerosi guasti, molteplici errori, ma non daranno luogo a un incidente se non sono concatenati fra loro. I sistemi ben progettati hanno buone capacità di recupero che ne impediscono il collasso. In questa visione, il fattore umano risulta essere il garante a cui è affidata la sicurezza dei processi organizzativi. Risulta quindi fondamentale e necessario, considerare l’essere umano, e contestualmente i suoi bisogni, necessità e aspettative, all’interno del processo di progettazione.
Fig. 1 Il modello System Failure di Reason
Errore umano in sanità Il sistema sanitario ha un elevato numero di caratteristiche che lo rendono diverso dagli altri contesti di rischio come il settore industriale, nucleare, e aeronautico. Tali caratteristiche possono essere riassunte come la diversità dei processi operativi, la variabilità delle attrezzature adottate, la frequenza delle emergenze, il grado di incertezza e la vulnerabilità di ogni paziente (10-11). In un recente articolo del 2016, vengono riportate in evidenza le più comuni cause di morte. Ai primi due posti, nei paesi industrializzati, vi sono le malattie cardiovascolari e vari tipi di cancro, mentre al terzo posto si colloca l’errore in medicina, con un indice di mortalità pari a 251.000 persone all’anno, indice differente rispetto a quanto riportato nel report dell’IOM del 2000, in cui l’errore in sanità negli Stati Uniti aveva un’incidenza variabile tra 44.000 e 98.000 decessi annui (6-12) (vedi fig. 2). Evidenze scientifiche dimostrano che le condizioni latenti che favoriscono l’accadimento di errore, sono riconducibili a (13-14-15-16-17): strumentazione e dispositivi scadenti e mal progettati;
(24), e la sicurezza dei sistemi nei quali l’uomo figura come utente (come operatore, come fruitore e infine come acquirente di attrezzature, prodotti, ambienti e servizi) e come parte integrante del sistema. L’usabilità e la sicurezza del sistema rappresentano in questo quadro le condizioni essenziali per garantire sia il benessere dell’individuo che lo stesso funzionamento del sistema. È venuta quindi affermandosi la tesi che la vera prevenzione si ottiene intervenendo in sede di progetto prima che l’evento dannoso si manifesti, elaborando appropriate metodologie previsionali (25-26-27-28). Privitera e Murray sostengono che l’applicazione dell’ergonomia consente l’ottimizzazione dell’intero sistema, in grado di produrre risultati che riducono i tempi operativi, riducono al minimo gli effetti indesiderati dei dispositivi e rendono più facile per il medico, l’infermiere, il caregiver fare la “cosa giusta” e più difficile fare la “cosa sbagliata” (29) (vedi Fig. 3). Gli esseri umani, così come gli operatori sanitari, variano notevolmente nelle loro capacità fisiche, sensoriali e cognitive. I dispositivi medici inoltre, sono utilizzati in ambienti differenti, tra cui sale operatorie, sale di pronto soccorso, unità paziente, reparti radiografici, laboratori, veicoli di emergenza, strutture di assistenza critica, cliniche e abitazioni. Le prestazioni degli utenti spesso sono compromesse da fattori quali rumore, illuminazione, calore, sporco, interferenze elettriche e umidità. Anche le procedure particolarmente complesse, lo stress, e l’affaticamento possono influenzare negativamente le capacità e le prestazioni dell’individuo. In aggiunta, ad aggravare la condizione di errore umano, è la vasta gamma di prodotti che un operatore sanitario usa anche nella stessa giornata. Un dispositivo medico può essere utilizzato in modo sicuro ed efficace solo se l’interazione tra l’ambiente operativo, le capacità dell’utente (fisiche, cognitive e psicosociali), e i livelli di stress vengono presi in considerazione durante le fasi di sviluppo di un dispositivo medico. Nella fase progettuale è opportuno che il progettista si ponga alcune domande chiave: cos’è il prodotto, per cosa viene utilizzato, dove viene utilizzato il prodotto, chi è l’utente, quando viene utilizzato il prodotto e come viene utilizzato il prodotto (26-28). Lo Human-Centred Design (HCD) quindi, implica la comprensione delle esigenze degli utenti, dei flussi e del contesto d’uso, la concentrazione precoce e costante degli utenti, la progettazione dell’interfaccia utente su principi di comportamento umano conosciuti, e per quanto riguarda i metodi, l’applicazione di test di usabilità, la misurazione empirica, e/o la progettazione partecipata in cui gli utenti sono attivamente coinvolti in tutto il processo di formazione e sviluppo del prodotto o sistema (30-31). Di conseguenza, la letteratura scientifica e gli organismi di standardizzazione internazionali suggeriscono che il coinvolgimento dell’utente, attraverso l’integrazione dei metodi HCD all’interno del processo di progettazione e sviluppo dei dispositivi medici, offre molti vantaggi che consentono lo sviluppo di dispositivi medici più adatti alle esigenze degli utenti, con l’incremento delle condizioni di sicurezza, delle prestazioni e dell’efficienza e della soddisfazione degli utenti e dell’efficacia, ed economicità del sistema (17-24-32-33) (vedi Fig. 4). I risultati positivi specifici dell’applicazione di fattori umani/ingegneria dell’usabilità ai dispositivi medici includono (34): dispositivi più facili da usare; connessioni più sicure tra componenti del dispositivo e accessori (ad esempio cavi di alimentazione, cavi, tubi, cartucce); controlli e display più facili da leggere; migliore comprensione da parte dell’utente dello stato e del funzionamento del dispositivo; migliore comprensione da parte dell’utente delle attuali condizioni mediche del paziente; segnali di allarme più efficaci; maggiore manutenzione e riparazione dei dispositivi; minore fiducia da parte degli utenti per i manuali utente; minore necessità di formazione e riqualificazione degli utenti; riduzione dei rischi di errore d’uso; riduzione dei rischi eventi avversi; riduzione del rischio di reclami.
carenza progettuale della User-Interface (UI); tecnologia; problema nelle supervisioni; guasti di manutenzione che non vengono rilevati per lunghi periodi di tempo; difetti di fabbricazione che non influenzano il funzionamento in condizioni normali; procedure impraticabili; automazione impacciata; carenza nella formazione. Una progettazione inappropriata del dispositivo espone a rischi, senza ombra di dubbio, sia i produttori che gli utenti. Le conseguenze per il produttore sono la perdita di business, responsabilità legali e contenzioso, mentre le conseguenze per il paziente possono variare da una mancanza di efficacia del trattamento alla mortalità. Nasce spontanea una domanda, l’Ergonomia per il Design può limitare l’errore d’uso e creare dispositivi medici più sicuri? Alcuni autori sostengono che è possibile limitare l’insorgenza di errore d’uso applicando tecniche e metodi proprie dello Human Factors (18). Nel rapporto di sintesi pubblicato dalla Medical Design Agency (MDA) nel 2002, è stato reso noto che circa il 12% degli incidenti hanno comportato un cambiamento di progettazione, etichettatura e imballaggio di alcuni dispositivi medici (19). Per gli utenti finali, un dispositivo medico ben progettato può aumentare la facilità d’uso, ridurre la frustrazione durante l’interazione con il prodotto e aumentare l’efficienza del trattamento, oltre a ridurre il costo per la formazione e il training, il numero di incidenti e le spese per le cause legali. Per le aziende produttrici, la progettazione di dispositivi medici adatti allo scopo può aumentare le vendite, i margini sul mercato, l’affidabilità dei prodotti e l’immagine aziendale oltre a ridurre i reclami e i ritorni dei prodotti, e ridurre o eliminare i contenziosi.
Fig. 2 Errore in sanità
Ergonomia, Human-Centred Design e usabilità dei dispositivi medici Il processo di progettazione di un dispositivo medico è profondamente influenzato, sia dalla rispondenza alle prescrizioni normative, e sia dal soddisfacimento delle esigenze degli utenti. Sia che si tratti di progettare un dispositivo chirurgico avanzato per la sala operatoria o che si tratti di un dispositivo per l’assistenza domiciliare, il buon design dei dispositivi medici dovrebbe sempre iniziare con la comprensione degli utenti finali. Come osservano Ward e Clarkson (2), la progettazione dei dispositivi medici è spesso complessa e dipende in modo critico dalla capacità del progettista e dalla sua visione verso gli utenti che utilizzeranno in futuro un dispositivo medico. Le esigenze degli utenti quindi, hanno un impatto diretto sulla fase di sviluppo del prodotto. Lo stesso D. lgs 25 gennaio 2010, n.37 impone a chi commercializza i dispositivi medici nell’Unione Europea, di considerare le caratteristiche ergonomiche del dispositivo e dell’ambiente in cui è previsto che il dispositivo sia utilizzato, e l’utente finale (fattore umano), al fine di soddisfare la sicurezza e la salute degli utilizzatori e dei pazienti (20). Nonostante i fabbricanti di dispositivi medici affermino che i fattori umani abbiano una priorità elevata nei loro progetti, ben pochi sono i prodotti ineccepibili nel design dal punto di vista dell’interfaccia uomo-macchina (21-22). L’International Ergonomics Association (IEA) definisce l’Ergonomia o Human Factors come: “la disciplina scientifica che riguarda la comprensione/lo studio dell’interazione tra le persone e gli altri elementi di un sistema, e la professione che applica i principi teorici, i dati e i metodi per progettazione con l’obiettivo di ottimizzare il benessere delle persone e la performance complessiva del sistema.” Garantire che le tecniche di Human-Centred Design (HCD) siano applicate al momento giusto e abbinate al dominio di applicazione, ha il potenziale per massimizzare il beneficio del sistema. In questa definizione, il sistema è rappresentato dagli artefatti fisici, cognitivi e organizzativi con cui le persone interagiscono. Carayon afferma che la disciplina dei fattori umani può contribuire alla progettazione sicura del sistema sanitario considerando le varie esigenze, abilità e limiti delle persone coinvolte in tali sistemi (23). La qualità e la sicurezza delle cure fornite dai sistemi sanitari dipendono, ovviamente, dai fattori di rischio dei pazienti e dalle capacità e conoscenze tecniche del personale sanitario, ma sono anche influenzate da varie caratteristiche che possono essere ridisegnate, modificate e migliorate applicando principi e metodi dell’Ergonomia. Nel settore sanitario, le persone coinvolte sono diverse e comprendono gli operatori sanitari, i pazienti e le loro famiglie. Le persone hanno inoltre vari bisogni, abilità e limitazioni che cambiano nel tempo e/o in base alle diverse situazioni. Le teorie, i modelli concettuali e i metodi di valutazione e intervento dell’ergonomia possono essere utilizzati per rispondere a quei bisogni, abilità e limitazioni individuali nella progettazione del sistema. Gli obiettivi dell’ergonomia sono l’usabilità, intesa come caratteristica dell’interfaccia utente che stabilisce efficacia, efficienza, facilità di apprendimento dell’utente e soddisfazione dell’utente
Fig. 3 Innovation Map, processo di innovazione del prodotto
Fig. 4 Il coinvolgimento degli utenti nel processo di sviluppo di un dispositivo medico
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Conclusioni Sebbene l’errore umano in sanità sia determinato da molteplici condizioni e variabili che favoriscono la probabilità di errore, l’idea di fondo, come sostenuta da numerosi studi scientifici, conferma che una delle maggiori cause è riconducibile ad una cattiva e scadente progettazione dei dispositivi medici. Il Design, e più specificatamente lo HCD, deve rispondere ai bisogni e alle priorità globali. Il designer è chiamato a progettare “artefatti” in grado di rispondere ai reali bisogni della società, dai paesi sviluppati alle esigenze speciali degli anziani, dei poveri, disabili e malati. L’innovazione del Design, in special modo per il settore della sanità, è determinata dalla capacità di apprendimento dei bisogni delle persone e dalla applicazione dei principi e metodi dell’ergonomia durante il processo di sviluppo di un dispositivo medico, risulta essere la soluzione più adeguata per la progettazione consapevole.
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POSTER GALLERY CONTRIBUTI A TEMA LIBERO
Esempio di analisi integrata dei rischi per la sicurezza del paziente e dei dati personali su un processo ospedaliero: il pre-ricovero Istituto Sicurezza Sociale - Repubblica San Marino Dr.ssa Francesca Masi , dr.ssa Mara Morini, Dr.ssa Martina Albani, Dr. Sandro Pavesi Introduzione
Come nel resto d’Europa anche la legislazione sammarinese si è adeguata ai principi del Regolamento 679/2016 , in tema di tutela dei dati personali L’applicazione del la Legge appena emanata richiama alla coerenza con la finalità del trattamento , alla minimizzazione nell’utilizzo dei dati e ad altre modalità di gestione, assimilando anche il concetto di risk management quale strumento di compliance nella aderenza alle indicazioni normative. Da ciò l’idea di analizzare sotto entrambi gli aspetti , quello della sicurezza delle cure e quello della sicurezza del trattamento dei dati un unico processo ospedaliero riferito al percorso pre-operatorio del paziente chirurgico., nel tentativo di costruire uno strumento unico di analisi integrata dei rischi presenti.
Materiali e metodi
Sono stati acquisiti dai documenti di organizzazione delle Unità chirurgiche presenti e dall’Unità Dipartimentale Day Surgery multidisciplinare le procedure e le modalità organizzative di gestione dei pre-ricoveri di pazienti candidati ad alcuni degli interventi chirurgici programmati eseguiti con maggior frequenza. Sono stati poi evidenziati i percorsi seguiti sia in caso di pre-ricovero differenziato per le Unità chirurgiche considerate (Ortopedia, Chirurgia Generale, Ostetricia e ginecologia) siai in caso di pre-ricovero unico, cioè gestito esclusivamente dal Day Surgery come già avviene per alcune discipline specialistiche . Risultati
Accesso alle varie procedure diagnostiche per valutazioni pre-operatorie
Vari Accessi Reparti
• Accessi su più reparti e possibili contatti con più operatori
Unico punto di accettazione e prenotazione
• Modalità di prescrizione diverse e appuntamenti distribuiti in agende diverse
• Dati anagrafici e anamnestici • Inserimento in lista, secondo priorità prescritta
Distribuzione degli appuntamenti per procedure diagnostiche in unica giornata
PRERICOVERI DEDICATI
Accesso al reparto e possibile contatto con operatori diversi
Indicazioni per appuntamenti diversi in agende generiche
Rischio sicurezza dati
Si rischiano duplicazioni di richieste e inserimento dati
Si hanno diffusioni Si hanno diffusioni di dati in di informazioni e più punti e operatori dati tra più soggetti
Rischio sicurezza cure
Ritorno al reparto dopo accertamenti vari per l’inserimento in lista operatoria
Accesso al reparto per il ricovero
Accesso visita anestesiologica • Accesso ad una agenda generica di visite • Indicazioni varie • Passaggio alla lista preoperatoria attraverso il reparto
• Unico inserimento dati e correlazione prescrizioni • Informazioni univoche
Chiamata da reparto e accesso alla lista dopo raccolta documentazione varia
Accesso per la visita anestesiologica e preparazione all’intervento
PRERICOVERO UNICO
Rischio sicurezza dati Si rischiano errori di inserimento e attribuzione di dati errati
Si rischiano Si rischiano errori Si rischiano errori di scambi o Si rischiano riscontri di scambi di dati e di comunicazione informazioni mancanti per inadeguata preparazione quindi di pazienti proseguire l’iter o invii di pazienti inidonei in sala
VS Rischio sicurezza cure
• Chiamata da reparto • Accesso a dati sanitari distribuiti
• Indicazioni e controllo unico • Inserimento nella lista operatoria programmata
Unico inserimento in lista e in agende e interlocutore unico Si evitano duplicazioni di richieste e inserimento dati
Rischio sicurezza cure Rischio sicurezza dati
Unica chiamata Unico punto di informazioni Unico punto di inserimento e informazioni e controllo in lista operatoria con univoche controllo preparazione effettuata Si evitano o Si evitano diffusioni di dati in Si evitano o si intercettano intercettano più punti e operatori errori di inserimento e diffusioni di attribuzione di dati errati informazioni e dati tra più soggetti
Si evitano o si Si evitano o si intercettano scambi intercettano di dati errori di comunicazione
Si evitano o si intercettano errori di scambi o informazioni mancanti per proseguire l’iter
Si evitano o si intercettano errori di inadeguata preparazione o invii di pazienti inidonei in sala
Conclusioni
Dall’analisi effettuata la soluzione di un punto unico di prericovero, oltre a fornire un setting assistenziale più appropriato data la gestione di un numero comunque contenuto di interventi e ad agevolare il percorso del paziente in termini di accessibilità , risulta gravato da minor punti di criticità relativi alla sicurezza dei dati e delle cure. Circoscrivere le attività di inserimento dati anagrafici e anamnestici, le prenotazioni e l’erogazione delle prestazioni favorisce il controllo del percorso , minimizzando o comunque permettendo di intercettare tempestivamente eventuali errori .
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