impaginato40.indd 1
06/05/14 09:44
La rivista ufficiale di razza del Club Italiano Bleu de Gascogne – Gascon Saintongeois – Ariégeois – Bruno del Giura – Griffon Vendéen – Fauve de Bretagne – Porcelaine (Club riconosciuto dall’E.N.C.I.) N. 40 MAGGIO 2014 Direttore responsabile Gabriella Brioschi Giancarlo Raimondi Comitato di Redazione Giancarlo Raimondi Mauro Uggeri Leonello Zaniboni
Commissione Tecnica È un periodico quadrimestrale edito dalla Edizioni Idea Donna Via Milano, 39 20090 Cesano Boscone (Mi) Registrato presso il tribunale di Milano il 26/05/03 con il n° 344 Stampa De-Si Trecate (Novara)
2
Sede del Club Club Italiano Bleu de Gascogne Cascina Comuna, 1 28064 Carpignano Sesia (No) Telefono e fax 0321/824241 Presidente Giancarlo Raimondi Vice Presidenti Gianni Bastoni Mauro Uggeri Leonello Zaniboni Segretario Rag. Angelo Cornetti Consiglieri Onorari Carlo Brusa Giulio Brustia Biagio Costamagna Ermanno Forni Giovanni Frandini Antonio Pirotta Consiglieri Floriano Cocilova Giuseppe Dodino Massimo Favo Gianercole Mentasti Vilmo Mora Andrea Natali Mauro Pasquinucci Enrico Peretti Davide Raimondi Probiviri Effettivi Avv. Rosita Fezzi Flavio Munafò Corghi Floriano Supplente Mauro Bigio Revisori dei conti Claudio Brolli Gaetano Zoccali
impaginato40.indd 2
Giuseppe Dodino Andrea Natali Fabio Moscatelli Mauro Pasquinucci Roberto Pro Davide Raimondi Giancarlo Raimondi Mauro Uggeri
Commissioni di razza Il Presidente del Club è componente in tutte le commissioni Bleu de Gascogne: Corghi Floriano, Cocilova Floriano, Mora Vilmo Gascon Saintongeois: Pasquinucci Mauro, Peretti Enrico, Stizioli Gabriele Ariégeois: Bastoni Gianni, Zaniboni Leonello, Moscatelli Fabio Razze vandeane e Fauve de Bretagne: Favo Massimo, Mentasti Gianercole, Natali Andrea, Raimondi Davide Porcelaine: Ottaviani Luca, Rossato Gilberto, Uggeri Mauro Bruno del Giura: Brunacci Loris, Dodino Giuseppe, Sargenti Claudio
Le tessere possono essere richieste direttamente ai responsabili del tesseramento. In alternativa ci si può rivolgere anche alla segreteria del Club tramite l’invio di un vaglia postale di 25.00 € intestato a: Club Italiano Bleu De Gascogne Cascina Comuna 1 - 28064 Carpignano Sesia (No) In questo caso è indispensabile indicare oltre ai dati anagrafici e all’indirizzo dell’interessato anche il codice fiscale, la data e il luogo di nascita. La segreteria del Club provvederà all’invio della tessera e delle riviste. In mancanza anche solo di una parte dei dati sopra citati la tessera non potrà essere convalidata. I soci delle sezioni che non hanno versato la quota associativa entro il 31 marzo non ricevono la rivista del Club.
Responsabili Tesseramento Uggeri Mauro - Via Bassa - 25018 Montichiari (Bs) Bordiga Fermo - Via A. Moro 40 - 25086 Rezzato (Bs) Forni Ermanno - Via Marconi 182 - 27050 Cervesina (Pv) Peretti Enrico - Via Torino 4/e- 10055 Condove (To) Brusa Carlo - Via Borgo 62 - 27020 Marcignago (Pv) Bastoni Gianni - Via Matteotti 33 - 46010 Gazzuolo (Mn) Zaniboni Leonello - Via Alberici 33 - 42024 Castelnuovo S. (Re) Mora Vilmo - Via Cervino 26 - 41100 Modena Pasquinucci Mauro - Via Galimberti 33 - 56025 Pontedera (Pi) Cocilova Floriano - Fraz. Moscosi 38 - 62011 Cingoli (Mc) Costamagna Biagio - Corso Einaudi 16/a - 12062 Cherasco (Cn) Dodino Giuseppe - Via Rive 2/2 - 17040 Quiliano (Sv) Raimondi Davide - Casc. Comuna 1 - 28064 Carpignano S. (No) Azara Martino - Località Monticanaglia Box 100 - 07021 Arzachena (Ot) Favo Massimo - Via Naz. 37 - 12050 Castino (CN) Spaccini Claudio – Via dei Cappuccini 48 – 06131 Perugia
06/05/14 09:44
Norme tecniche libro genealogico del cane di razza Decreto Ministeriale 21203 – 8 marzo 2005 Art. 8 4.
Il prelievo del campione di materiale biologico ed il suo invio al laboratorio
riconosciuto sono obbligatori, al fine di consentire l’eventuale necessità di identificazione con analisi del DNA, per i seguenti riproduttori: a)
tutti i riproduttori da ammettere alla riproduzione selezionata (art. 10);
b)
tutti gli stalloni che hanno prodotto più di 5 cucciolate;
c)
tutti gli stalloni usati in inseminazione artificiale;
d)
tutti gli stalloni esteri in Italia in stazione di monta;
e)
i campioni di bellezza, di lavoro e riproduttori riconosciuti dall’ENCI
prima dell’omologazione del titolo e che ottengano eventuali altri titoli
da riportare sul certificato genealogico.
Ritratto di Porcelaine anni 50
3
Angelo Pedrazzini Direttore tecnico ENCI Pubblicato su “I Nostri Cani” edito dall’ENCI
I doveri del Club • • • • • • • • • •
Diffondere lo Standard ufficiale, morfologico e attitudinale delle razze di competenza Determinare come migliorare le razze Organizzare e incrementare prove e raduni speciali di razza Organizzare convegni con specialisti Organizzare prove di selezione per i riproduttori Evidenziare eventuali problemi di ogni razza e come risolverli Pubblicizzare le qualifiche Mettere a confronto il maggior numero di cani possibile per ogni razza Pubblicizzare le razze Stessa visibilità per ogni razza.
Il dovere dei Soci del Club •
Non mettere mai gli interessi individuali o personali davanti a quelli della Collettività e del Club.
impaginato40.indd 3
06/05/14 09:44
Cinofilia
e caccia
4
Petit gascon saintongeois in lavoro su lepre
I
l Club è cinofilia totale, un baluardo importante per la salvaguardia e il miglioramento delle razze da seguita. Tutto ciò non è sufficiente se non è rispettato anche un giusto utilizzo a caccia che è il semplice scopo finale di ogni segugio. Questa non è la primaria competenza del Club, ad esso spetta il miglioramento delle razze,
impaginato40.indd 4
mentre le organizzazioni venatorie sono preposte per questo scopo. La perdita o la penalizzazione dei diritti in caccia, è la perdita di appassionati e di riflesso anche di molti segugi, mettendo in pericolo il futuro delle stesse razze. Il Club ha il dovere di guardare anche al di là dei propri confini e di conseguenza verso tutte le Organizzazioni venatorie
fondate per la salvaguardia della caccia. Sappiamo perfettamente che ogni Associazione o Federazione accorpa cacciatori in ogni forma di caccia e la politica riguardante la caccia sarà in funzione non solo di quanto contano questi specialisti, ma purtroppo per quanto sono in grado di farsi vedere o sentire. È abbastanza normale che la caccia
06/05/14 09:44
l’utilizzo del segugio è limitato o penalizzato da regolamenti effettuati da chi il segugio non conosce o non gradisce, tutto l’impegno cinofilo sarebbe inutile. Occorre sollecitare le Associazioni venatorie perché si prendano a cuore questo impegno e lo portino a compimento. L’Uncza ad esempio, è in Italia un piccolo gruppo di fronte al grande numero degli utilizzatori del segugio, ma ha una sua collocazione molto importante nella sua Federazione, ha visibilità, ha rappresentanti nel consiglio nazionale e quando c’è da Chien de gascogne alla prima esposizione in Francia legiferare in materia, 3 maggio 1863 del Baron Prosper de Ruble non solo viene sempre interpellata, ma ha potere decisionale. Noi segugisti sia protetta da queste in tutta la sua siamo rappresentati utilmente da globalità, ma sovente il loro impegno nessuno in nessuna Associazione è sufficientemente generalizzato, venatoria e se qualcuno è presente, però ogni sua specializzazione può non ha potere perché scelto all’uopo. ritenere di avere più bisogno e tutte I molti Segugisti, Dirigenti di chiedono o pretendono un proprio Associazioni venatorie di periferia, spazio, una particolare collocazione, devono portare la loro voce assieme siano esse in maggioranza o a coloro che hanno la stessa minoranza. Non vedo però in tutte passione, che condividono questa queste Organizzazioni la presenza attività, ai vertici dell’Associazione di una Commissione specifica per venatoria che li rappresenta per il migliore utilizzo del cane da essere integrati in essa come lo seguita, che preveda la presenza sono i dirigenti di altre federazioni di rappresentanti dei segugisti, e non essere solamente relegati nominati dagli stessi segugisti, che e ricordati quando è il tempo al momento della stesura di regole del tesseramento, ma anche le o proposte a livello nazionale e Associazioni dovranno aprire qualche regionale, possano dare il proprio porta. È indispensabile, per essere utile contributo di esperienza e il credibili, che gli Organi Dirigenziali parere non possa essere solamente nazionali siano presenti anche in ascoltato. Promuovere campionati periferia, non solamente con persone è importante, ma non basta per legate alla politica, ma anche alla dimostrare di essere dalla parte caccia. L’esasperazione della caccia del segugio, queste manifestazioni e interessi di parte hanno cancellato servono per pubblicizzare la tutte le pari opportunità. Purtroppo qualità e le idee organizzative più o fino adesso cose positive non se ne meno innovative di chi le gestisce. sono viste e nemmeno ne compaiono L’utilizzo del segugio trova in all’orizzonte, escluso poche oasi felici molti casi ostacoli e limitazioni, ed è per questo che stiamo andando in molte occasioni provenienti tutti alla deriva. Alcune Associazioni proprio da Dirigenti periferici delle venatorie si limitano a qualche Associazioni o Federazioni e le garetta all’anno, sembra diano il stesse, sovente, inspiegabilmente, mondo e poi per un altro anno, tutto anche se interpellate, fanno tace. orecchie da mercante. I Club o le Il nostro coinvolgimento sarebbe Associazioni riconosciute dall’Enci un’ottima immagine soprattutto fanno cinofilia, ma pure se brave e a loro stesse, perché l’attività competenti possano essere, quando
impaginato40.indd 5
venatoria con l’utilizzo del segugio, particolarmente nella sempre più emergente caccia al cinghiale, annovera sempre più praticanti ed è l’unico tipo di caccia che vede un aumento di cacciatori. Aggiungo altresì che questo animale, quasi dappertutto, purtroppo non è considerato una risorsa, ma un nemico da eliminare con ogni mezzo. I soldi dei cacciatori muovono tutto questo ambiente, soprattutto quelli dei cinghialai che sono quelli più tassati, la molta confusione nella gestione e un procedere per tentativi, oppure con l’escamotage dell’eradicamento, mancheranno così anche i soldi di chi smette e sono tanti, invece di utilizzare proprio queste sinergie per una corretta prevenzione, viene tolta di mezzo proprio la materia prima, sempre quella che fa muovere tutto il sistema. In altro caso occorrerebbero persone capaci con i fatti e non solo a parole, non gente che sa coltivare solo il proprio campetto, ma queste persone sono sempre più rare, perché scomode! Anche nella caccia alla lepre sono successe problematiche di ogni genere. Questo prezioso animale è ridotto in numero e qualità in molte province e regioni, anche se non fà danni. Invece i danni sono stati fatti proprio alla lepre, causati da gestioni scellerate. L’utilizzo di elementi nati in gabbia anche se vaccinati e preambientati quasi sempre in recinti ridicoli, una continua importazione di soggetti, hanno causato la fine delle lepri che erano già sul territorio e rappresentavano splendidamente la loro specie. Qualche zona si è salvata per la presenza di gente capace, ma sono a rischio anche queste per una possibile e involontaria contaminazione presso i propri confini. È veramente il momento di cambiare rotta, occorre potenziare le Zone di ripopolamento, investire bene su di esse, controllarle come si deve e cancellare ogni possibilità di contaminazione con lepri provenienti da allevamenti e da importazioni improvvisate. Utilizzare le migliori zone e non le peggiori come spesso avviene. La lepre è lo specchio della salute di ogni zona, l’animale indispensabile per far sviluppare e affinare al segugio tutte le sue qualità.
5
P.S.
06/05/14 09:44
Cinofilia
di serie A
È
6
meraviglioso organizzare per il bene delle nostre razze e non essere legati a idee confuse, o ammucchiati in organizzazioni che mettono in primaria importanza razze italiane. Ci sono poi altri fattori, nei quali qualcuno cura meglio la propria immagine, ma a noi interessa solamente quella delle nostre razze, qui si lavora concretamente e anche se da un po’ di tempo, altrove il fumo paga come l’arrosto, guardiamo avanti positivamente con la consapevolezza di essere concreti, altruisti e con un programma molto valido e duraturo. Le prime prove di eccellenza vere le abbiamo organizzate per primi da 20 anni, sempre il Club la Coppa Europa per tutte le razze, siamo stati i precursori ad ospitare giudici esteri specialisti di razza per giudicare i raduni, organizzare prove e raduni all’estero, la coppa Italia per tutte le razze su lepre e cinghiale, ecc. ecc. Potremmo proseguire ad oltranza e in cantiere abbiamo altri programmi molto importanti. Questo significa che il Club è all’avanguardia non solo per queste nostre razze, ma è da traino per tutte le razze da seguita e farci copiare
Chien de virelade del Baron Carayon La Tour alla prima esposizione in Francia 3 maggio 1863
impaginato40.indd 6
Briquet griffon vendeen di Patriti-Parusso è un piacere e un grande onore. Non brevettiamo nulla, ma siamo fermamente orgogliosi di essere di esempio per tutti, organizzatori e concorrenti. Superiamo brillantemente e con estrema disinvoltura anche piccole disattenzioni da parte di chi erroneamente ci crede in concorrenza, perché lavoriamo seriamente senza falsi scopi. Non andiamo ad ostacolare attività di altri perché guardiamo in casa nostra, non siamo contro un qualcosa o qualcuno, ma sempre in favore di attività positive! Tutti sanno che il Club non è un’accozzaglia disomogenea di iscritti, nella quale ognuno fa ruotare il mulino dalla propria parte, ma un gruppo grande in idee, serietà, impegno, correttezza, che ha stessi ideali e uguali scopi, dove tutti trovano il proprio spazio,
perché qui si lavora in modo omogeneo in funzione del proprio ruolo, con collaborazione vera. Chi ha altri motivi più o meno occulti, probabilmente troverà problemi di ambientamento e uno spazio sempre più angusto. Sono di esempio a tutti quelle persone, quei cinofili che da anni lavorano nel Club senza se o ma, in modo leale e corretto, coerenti e altruisti, organizzatori, concorrenti o quanto altro riveste il loro ruolo, rappresentano magnificamente il Club in ogni occasione, alla luce del sole, senza farsi problemi, senza inventarne di fasulli. Questi non sono solamente Soci o Dirigenti, questi sono il Club e grazie a loro le idee e i programmi sono chiari e positivi, per un futuro sempre più importante.
06/05/14 09:44
8° Campionato Sociale su cinghiale dedicato a Maris e Gianfranco Gemignani
Tolentino 7-8-9 marzo 2014 I numeri: 27 mute su cinghiale e 200 segugi in esposizione…… delle razze del Club! Dopo sette ottimi Campionati Sociali svolti nelle zone di Orvieto, è doveroso ringraziare anche l’organizzazione locale, i capo caccia e le squadre per il grande impegno offerto, delle zone messe a disposizione per una manifestazione di cosi alto livello cinofilo. Lo scorso anno, accogliendo una proposta in cantiere da qualche tempo della nostra sezione di Macerata e avendo visto che l’opportunità offerta era molto importante, con zone molto valide e con una importante presenza di cinghiali, abbiamo portato nelle Marche questo Campionato Sociale. La sezione delle Marche era già ben collaudata, organizzando da anni la Coppa Europa su lepre più o meno nelle stesse zone e il Presidente Floriano Cocilova, con i suoi collaboratori hanno fatto un lavoro immenso. Sono state coinvolte le squadre locali che hanno messo a disposizione uomini e mezzi per garantire a concorrenti e giudici il migliore supporto logistico, come effettivamente è stato fatto. Ringrazio personalmente e a nome di tutto il Club tutti coloro che hanno contribuito per l’ottima organizzazione e per il supporto logistico offerto in ogni situazione e per tutta la durata della manifestazione. Il Sindaco, ogni Amministratore locale e regionale per le varie autorizzazioni concesse e per le aree messe a disposizione, compresa la Pro Loco che ha portato i gazebo per l’esposizione. In molti auspicano che questo Campionato Sociale il prossimo anno venga riproposto nelle stesse zone e il Consiglio del Club non credo possa fare alcuna obiezione a tale organizzazione. Questo 8° Campionato Sociale è stato dedicato a Maris e Gianfranco Gemignani, come in anni precedenti sono stati dedicati a Cacciarino, Santori e Bonfante. Gianfranco è stato Socio del Club dalla fondazione, ha partecipato in varie occasioni ai nostri raduni e ha giudicato ininterrottamente i nostri Campionati finché la salute lo ha sostenuto, con
Calzuola a Tolentino
Tolentino Campionato Sociale 2014
Garau premiato da Mozzi a Tolentino
serietà, competenza e passione Una persona che manca enormemente non solo a me personalmente, ma a tutta la cinofilia segugistica, un uomo impareggiabile in ogni situazione. Sua moglie Maris è stata la sua grande spalla in ogni dove, presente in molti nostre manifestazioni e per fare grande il suo allevamento “La Rombaia”. Siamo tutti debitori a questa grande famiglia che ha fatto del bene al Club e al segugio di ogni razza.
7
Giancarlo Raimondi
Prova di lavoro CAC su cinghiale 7-8 marzo Spaccini Claudio Griffon bleu de Gascogne Pampaglini Simone Petit bleu de Gascogne Primavera Maurizio Ariégeois Ottaviani-Lollucci Porcelaine Ciappelloni Armando Griffon Nivernais
punti 175,00 Ecc punti 172,16 Ecc punti 164,00 Ecc punti 163,00 Ecc punti 159,50 Mb
Rango Elio Paolinelli-Cocilova Passarini Paolo Brunacci Loris Rossi Virgilio
Segugio maremmano Petit bleu de Gascogne Briquet griffon Vendeen Bruno del Giura Petit gascon saintongeois
punti 156,50 Mb punti 156,16 Mb punti 150,28 Mb punti 150,00 Mb punti 142,50 B.
Raduno 8° Campionato Sociale su cinghiale Coppie: 1° Bruno del Giura 2° Porcelaine 3° P. gascon saintongeois Gruppi: 1° Griffon bleu de Gascogne 2° Ariégeois 3° Porcelaine
impaginato40.indd 7
Propr. Sargenti – Pantalla Propr. Dominici Roberto Propr. Calzuola Alfio
Propr. Spaccini Claudio Propr. Greco Mauro Propr. Ottaviani-Lollucci
BIS 1° ERIC Briquet griffon Vendeen Propr. Natali Andrea 2° NERO Bruno del Giura Propr. Brunacci Loris 3° ZEUS - Ariégeois Propr. Greco Mauro
Bruno del Giura al Campionato Sociale 2014
06/05/14 09:44
Campioni Sociali su cinghiale 2014
Campionato Sociale 2014
Paolinelli, Spaccini migliore muta al Camp. Soc. su cinghiale a Tolentino, Brunacci e Passarini ritirano il premio vinto dalle loro mute
8
Propr. Natali Andrea razza: Briquet griffon Vendeen Beppa Roi-Rsr 10/205184 Brando 11/166360 Achille 10/205195 Oscar 11/118154 Brigante 10/205194 Fred 11/118173 Boss 11/28255 Propr. Greco Mauro razza: Ariégeois Zeus Roi-Rsr 10/62905 Stella 10/62901 Fox 10/62911 Falco 11/17635 Propr. Lippi Leonardo razza: Briquet griffon Vendeen Renato Roi-Rsr 09/58796 Red 12/13072 Taro 12/77383 Furia 10/26331 Scheggia 12/13073 Propr. Passarini Paolo razza: Briquet griffon Vendeen Artù Roi-Rsr 12/343 Charlie 12/341 Giulio 12/342 Michel 12/348 Cristal 12/346 Lisa 10/32528 Chantal 12/345 Propr. Paolinelli-Cocilova razza: Petit bleu de Gascogne Luna Roi-Rsr 10/70028 Blak 11/20916 Zara 11/165850 Ines 11/61973 Mister 06/10130 Fiamma 12/24175
impaginato40.indd 8
Propr. Pampaglini Simone razza: Petit bleu de Gascogne Luffo Roi-Rsr 11/144204 Leon 11/144197 Gighen 11/158689 Fico 11/63259 Goku 11/158686 Ghemon 11/158691 Propr. Garau Antonio razza: Bruno del Giura Bruk Roi-Rsr 10/180641 Grillo 10/172447 Tuono 09/116578 Bosco 09/111273 Propr. Brunacci Loris razza: Bruno del Giura Nike Roi-Rsr 10/172456 Fulmine 12/81515 Trono 12/81491 Zara 12/81490 Regina 10/172458 Niger 11/135142 Danubio 09/167409 Propr. Primavera Maurizio razza: Ariégeois Axel Roi-Rsr 12/57180 Senna 11/137775
Campionato Sociale 2014
06/05/14 09:44
Parigi Sam Ciccio Apollo
10/82307 09/14379 11/137754 12/57176
Propr. Ottaviani-Lollucci Congo Roi-Rsr 11/87668 Fendi 11/15930 Hammer 12/123045 Frida 11/87649 Giotto 11/129156 Golia 11/129258
Dylan Domingo Hiris razza: Porcelaine
Propr. Calzuola Alfio razza: Petit gascon Saintongeois Gullit Roi-Rsr 11/108177 Demon 10/99606 Gerry 11/108178
09/32783 09/32781 14/8595
Propr. Spaccini Claudio razza: Griffon bleu de Gascogne Custer Roi-Rsr 09/112848 Cochise 09/112547 Eco 12/73329 Oreste 12/125116 Fiocco 12/125113 Fiamma 12/125114 Propr. Sargenti-Pantalla razza: Bruno del Giura Luba Roi-Rsr 09/11770 Balù 09/171656 Oris 04/19931
8° Campionato Sociale su lepre CAC Bagnolo S. Vito (Mn) 22-23 marzo 2014
9
I numeri: 100 cani in esposizione delle razze del Club e 30 mute in lavoro Un grazie ancora a tutto lo staff del Dott. Riccò, Presidente dell’Atc locale, a tutti gli accompagnatori delle batterie, organizzati dall’onnipresente Graziano Lui, agli agricoltori che ci Campionato Sociale su lepre a ospitano sui loro terreni Bagnolo S.Vito con una disponibilità senza pari e questa è la eloquente perfetta simbiosi di un’organizzazione di caccia senza pari. Parte del Campionato è stato sponsorizzato dall’Azienda Premix di Cà del Bosco di sopra (RE) che produce integratori per mangimi. Terreni magnifici con una presenza di lepri ottima, ma in una stagione alquanto anomala per il periodo, le qualifiche sono state poche e nemmeno
impaginato40.indd 9
Campionato Sociale su lepre a Bagnolo S.Vito
eccelse come valore. Comunque ancora una volta queste zone hanno ospitato un ottimo Campionato Sociale sotto ogni aspetto. Il tempo non ci ha favorito, ma nemmeno affondato. Siamo soddisfatti, anche se qualche qualifica in più sarebbe stata molto gradita.
06/05/14 09:44
Prova di lavoro CAC su lepre 22-23 marzo 1° Ecc. Petit bleu de Gascogne propr. Martani e Cavicchini 2° Ecc. Petit gascon saintongeois propr. Stizioli Gabriele Mb. Porcelaine propr. Marinacci Carlo Mb. Porcelaine propr. Uggeri e Cerquetelli
Raduno nazionale CAC 22 marzo
10
Coppie: 1° Ariégeois propr. Ripamonti Angela 2° Petit bleu de Gascogne propr. Beggi Mauro 3° Ariégeois propr. Biagioni Graziano Gruppi 1° Griffon bleu de Gascogne 2° Petit gascon saintongeois 3° Ariégeois Graziano
propr. Corghi Floriano propr. Stizioli Gabriele propr. Biagioni
BIS 1° Gitane – Porcelaine propr. Uggeri-Cerquetelli 2° Bacco – Petit bleu de Gascogne propr. Beggi Mauro 3° Petit gascon saintongeois propr. Stizioli Gabriele
impaginato40.indd 10
06/05/14 09:44
Campioni Sociali su lepre 2014
11 Propr. Cocilova Floriano razza: Petit bleu de Gascogne Giuda roi-rsr 07/34932 Propr. Stizioli Gabriele razza: Petit gascon saintongeois Gordy roi-rsr 7992/0 Diana 09/39025 Faia 10/137478 Fina 10/137474 Argo 11/112321 Propr. Cerquetelli-Uggeri razza: Porcelaine Fata roi-rsr 10/214324
impaginato40.indd 11
Frigga Gladys
11/23622 11/141545
Propr. Martani-Cavicchini razza: Petit bleu de Gascogne Maxmis roi-rsr 09/137769 Giulien 09/137774 Mara 08/37097 Propr. Marinacci Carlo razza: Porcelaine Cler roi-rsr 08/115622 Caruso 08/115613 Fanfara 10/98782 Jhonny 11/119428
06/05/14 09:44
Riunione dei Segugisti a Villimpenta (MN) 22 gennaio 2014
12
S
empre per dimostrare, se ancora ve ne fosse stato bisogno, la volontà di collaborazione, la Sezione del Club di Mantova, ottimamente gestita da Gianni Bastoni, Floriano Corghi e da tutto il Consiglio provinciale, ha organizzato una grande cena per due motivi: il primo e più importante è stato a scopo benefico e il secondo per un incontro tra diverse associazioni, oltre al Club, erano ben rappresentate la Sips e Segugi e Segugisti di quattro regioni: Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte. Tre importanti organizzazioni, presenti su gran parte del territorio italiano, che annoverano centinaia di associati e simpatizzanti,
impaginato40.indd 12
per la salvaguardia e il miglioramento delle razze da seguita e per il migliore utilizzo del segugio a caccia. Due di queste sono molto vicine per ideali e finalità, collaborano insieme da molti anni, la terza si è un po’ appartata. Purtroppo in questi anni varie incomprensioni o drastiche posizioni di parte hanno creato attriti o divisioni ideologiche, ma il buon senso e l’intelligenza di Dirigenti e di molti Soci, sollecitati da obblighi collaborativi aiutati da occasioni come questa, hanno creato i presupposti e l’opportunità di portare a una futura collaborazione vera, sempre rimanendo ognuna di esse, delle importanti realtà. Non ci sono in nessuna Associazione o
Club dei figuri negativi, come ancora asserisce qualcuno fuori dal coro, ma persone capaci di adoperarsi a favore di una pacifica convivialità, per una coesistenza senza pestare i piedi a nessuno, perchè nessuno faccia o pensi di subire un qualcosa contro, ma tutti possano trovare uno spazio adeguato alle proprie attività senza subire o dare problemi al vicino, ma questo vicino deve dimostrare buona volontà. Il personaggio più importante deve essere sempre il segugio, non gli attori che gli corrono dietro, con i loro vari scopi, molte volte forse diversi da quelli apparenti. Dovrà trovare spazio un’ottima distensione cancellando ogni pregiudizio. È giunta l’ora che tutto
06/05/14 09:44
l’ambiente si dia una mossa positiva e non cercare di ostacolare o mettere in cattiva luce chi ha in tasca una tessera diversa dalla propria, che poi è stata rilasciata come tutte le altre, per le stesse finalità. La maggior parte dei problemi riguardanti la caccia sono stati creati dagli stessi cacciatori, non cadiamo anche noi segugisti nella stessa trappola. Spero in altre serate come questa con tanta buona volontà. Quando da giovanissimo ho iniziato l’attività cinofila come concorrente nei primi anni 70, a quel tempo in provincia di Verona eravamo in due, c’era Francesco Quargentan. Pochissimi gli aderenti e i partecipanti anche in provincia di Mantova, come
nelle altre provincie limitrofe. Se a quel tempo avessimo organizzato una cena come questa, bastava un piccolo tavolo per ospitare gli interessati e non duecento come in questa occasione. Sono trascorsi molti anni e se siamo giunti così numerosi, significa che qualcosa di buono è stato fatto, chi ha ideato tutto questo (Mario Quadri), il maestro di tutti noi, ha fatto una cosa eccezionale, il precursore, il poeta della cinofilia segugista in ogni parte d’Italia. Con lui, raccogliendo il meglio, con lo stesso suo spirito e passione per continuare sulla via tracciata, hanno lavorato molto per il successo del segugio e per i suoi diritti anche
Paolo Ciceri, Cesare Sabbia, Silvano Sorichetti, Abele Barbati, Giuseppe Baldrighi e molti altri che con grande competenza e altruismo hanno prima dimostrato e poi insegnato la corretta organizzazione, l’etica comportamentale per l’utilizzo del cane segugio, l’educazione del canettiere a caccia, alle prove, ma soprattutto il lato umano, il rispetto del prossimo, pietra miliare del cacciatore e dell’uomo nella società. Noi per non smentire i nostri insegnanti e per essere dei veri cinofili, abbiamo il dovere morale di continuare su questa via. Giancarlo Raimondi
Programmi 2014 Prove di Lavoro 11-12-13 luglio Carpignano S. (NO) - CAC DOC su lepre - Club It. Bleu de Gascogne - Cascina Comuna 1 – 28064 Carpignano S. (NO) tel e fax 0321.824241
25-26-27 luglio Sezzadio (Al) – CAC DOC su lepre – 8° Gran Premio “Il Bandiasso” – Club It. Bleu de Gascogne - Cascina Comuna 1 – 28064 Carpignano S. (NO) tel e fax 0321.824241
13
Raduni nazionali - cac 2014 17 maggio Siena Coppa Italia su cinghiale (SI) raduno naz. CAC - Club It. Bleu de Gascogne - Cascina Comuna 1 – 28064 Carpignano S. (NO) tel e fax 0321.824241
26 luglio Sezzadio (Al) – raduno naz. CAC per tutte le razze da seguita - Club It. Bleu de Gascogne - Cascina Comuna 1 – 28064 Carpignano S. (NO) tel e fax 0321.824241
29 giugno Nonantola (MO) – raduno naz. CAC per tutte le razze da seguita - Sez. Modena - Mora Vilmo tel. 3476436830 -Club It. Bleu de Gascogne - Cascina Comuna 1 – 28064 Carpignano S. (NO) tel e fax 0321.824241
3 agosto Assisi (Pg) - Località Piano della Pieve Raduno naz. CAC per tutte le razze da seguita - Club It. Bleu de Gascogne - Cascina Comuna 1 – 28064 Carpignano S. (NO) tel e fax 0321.824241
impaginato40.indd 13
06/05/14 09:44
Campione Italiano categoria MUTE su lepre 2013/2014
Petit Gascon Saintongeois 14
Proprietario Stizioli Gabriele Montichiari (BS) - tel 337420934 impaginato40.indd 14
06/05/14 09:44
4
Le
L
razze
e nostre razze, ma in generale tutte le razze da seguita, hanno la fortuna di essere gestite per la quasi totalità da proprietari e allevatori che praticano la caccia, perciò sono in salute, rustiche, abituate ad ogni clima, ben costruite, resistenti sotto ogni avversità atmosferica e su ogni tipo di terreno. In molti articoli cinotecnici vediamo che c’è il fascino del cane perfetto, del campione inarrivabile, del tocco di un grande allevatore. È evidenziata tutta la sapienza e l’esperienza di chi scrive, di chi ben conosce certe razze e di chi pratica la caccia con gli stessi cani dei quali parla. La sensibilità dell’esteta o se vogliamo anche del cinologo, non sempre è giustamente apprezzata dagli allevatori, perché in ogni momento gli stessi proprietari hanno in pratica o in mente il loro soggetto ideale, oppure è
quel tipo di cane che in quel momento occupa convenientemente il loro canile. In cinofilia molte cose passano in fretta, soprattutto i cani, i quali pur bravi o campioni, qualcuno cerca sempre di ridimensionarne il loro passato con dei se o dei ma, (se di altrui proprietà). I risultati e le grandi prestazioni non sono effimere, ma rimangono ai posteri come pietre miliari per la salvaguardia e il futuro della razza che proprio quei soggetti hanno certamente ben rappresentato. Se un cane è campione, non lo si può ridimensionare, lo è e basta. Chi ritiene di avere dei cani migliori e non li mette a confronto, ha sempre perso, sempre torto e per la razza è un proprietario quasi inutile. Il frutto di ogni successo allevatoriale rimane in cinofilia ai posteri per mezzo dei campioni registrati nei pedigree dei loro discendenti. C’è una cosa però che
non è scritta, al di sopra di ogni risultato morfologico o attitudinale, sopra ogni prestazione alle prove o a caccia, una cosa che non è riportata da nessun attestato, da nessun pedigree e poche volte la troviamo scritta nelle relazioni dei giudici: è lo stile di razza, anche se ci sarebbe una voce appropriata, segnata nel punteggio dei libretti dei giudizi, ma praticamente dimenticata nelle relazioni e non saprei se ai proprietari piaccia o dispiaccia. Morfologicamente potrebbero esistere elementi molto simili, ma è mai possibile, vedendo punteggi identici, che in una muta gli elementi che la compongono siano così uguali nello stile, che è la somma di tutte le qualità attitudinali? Lo stile è unico, molti cani ne sono dotati, ma in modo disuguale, ci sono molte differenze, soprattutto nei segugi, dove la
15
Pollero Stefano
impaginato40.indd 15
06/05/14 09:44
16
specializzazione ne diversifica lo stesso movimento e perciò anche l’espressione nello stile. Ad esempio: un accostatore avrà più stile di uno scovatore, un cane di iniziativa ne avrà meno di uno di metodo, uno di centro puro esprimerà uno stile migliore di quello di centro avanzato. L’inseguitore puro prima dello scovo non sarà l’esempio dello stilista anche se nella sua funzione sarà un campione, ma sarà la somma di tutte le fasi a stilare la posizione di merito. Lo scovatore e l’inseguitore prima dello scovo se sono grandi specialisti, oltre che di poco aiuto nelle fasi iniziali, non esprimeranno un gran bel movimento, anche se sono molto importanti nella muta. Il cane eredita dalla sua specie prima e dai suoi genitori poi, l’attitudine ad una certa funzione. Il cane da ferma a fermare in un certo modo e a riportare, il cane da gregge per fare la guardia agli animali, il segugio a scovare ed inseguire un certo selvatico e non sempre, soprattutto se è un vero specialista, effettua spontaneamente tutte le funzioni nella loro completezza. La cosa più difficile è produrre o riprodurre l’eccellenza per praticare ogni tipo di lavoro e ogni specialità. Se qualunque razza sarà utile a caccia, nessuna razza e nessuno stile può esserlo senza attitudine al lavoro. Le due cose quando viaggiano in parallelo, significa che siamo di fronte all’eccellenza, quella che si dovrebbe, o si deve riportare nelle motivazioni di qualifiche massime x cani di grandi qualità. Il cane da ferma deve fermare, il segugio deve inseguire per essere chiamato tale, ma è il come che a noi ora interessa. Lo stile non sempre è reperibile in fotocopia nella discendenza, ma se la genetica paga a caro prezzo gli errori, paga bene, pure in una funzione più parsimoniosa, l’ottimo lavoro in allevamento che sarà quello della giusta scelta dei riproduttori, per evitare prima di tutto tare trasmissibili, ma, cosa molto importante: è la ricerca di grandi qualità. Se le qualità sono riproducibili lentamente, i difetti lo saranno in modo rapido e abbondante. Il frutto dei successi in allevamento si ripercuotono con certezza nella razza in base all’utilizzo e alla frequenza più o meno ottimale dei prodotti e darà un’impronta molto importante, in positivo o in negativo alla razza. Sarà opportuno perciò, tenere sempre alta la guardia anche se si dispone di ottimo materiale canino.
impaginato40.indd 16
Ritornando allo stile, qualità per pochi eletti, presente solamente in una riproduzione attenta ed oculata, molto raramente in soggetti nati occasionalmente, sarà opportuno conservarla e perfezionarla con un intervento ben studiato, senza scartare a prescindere la possibilità di una riproduzione in consanguineità. L’ottima esperienza o la malizia di un cane in attività venatoria, che lo rende sovente superiore agli altri nella resa pratica, non è trasmessa per discendenza perché non è un carattere ereditario, ma un fattore proprio del singolo soggetto, mentre la voce e il modo di emetterla, il movimento in una particolare situazione, per come porta la testa per meglio sfruttare l’olfatto, il passo, il sistema di cerca, qualità legate allo stile, tutte trasmissibili, che se sommate tra genitori e figli o tra fratelli di qualità elevata, porteranno ad aumentare ed elevare ogni possibilità di riprodurre una genealogia con uno stile molto importante e questi prodotti meglio fissati, potranno essere considerati di alta genealogia. Per sapere con certezza se posseggono tali qualità ereditarie, controllabili perché riportate, semplicemente scritte nelle qualifiche e nei risultati di loro stessi, dei nonni e dei bisnonni, logicamente giudicati da specialisti veri e non presunti tali. I segugi lasciati a casa o utilizzati solamente a caccia e giudicati solamente dagli stessi proprietari, nessuno o in pochi sapranno se dispongono di questi requisiti. Se alla volontà attitudinale si aggiunge qualità, si otterrà il meglio, migliorando i propri cani e la razza. Lo stile è sinonimo di razza, non è una cosa astratta, è il suo complemento per farla rappresentare al meglio, per l’esteta, per l’intenditore, per chi non ne capisce, persino il profano potrà ben notare le notevoli differenze. Questo sarà il mezzo più semplice per meglio conoscere una qualsiasi razza, in questo caso da seguita e anche senza poter vedere i soggetti all’opera da vicino, il loro modo di emettere la voce, le cadenze, le tonalità, l’intensità, il ritmo e i silenzi, con il loro passo, qualità necessariamente ben distinguibili da posizioni vicine o abbastanza lontane, per poter identificare di che razza sono quei cani, senza tentennamenti e non solamente chi è il loro proprietario. Purtroppo a volte ci si imbatte in pseudo allevatori o quasi appassionati che disponendo di una qualità mediocre nei propri ausiliari, cercano in ogni modo di camuffare i difetti e di sviarne
la critica, nascondendosi dietro paraventi inesistenti o evitando il confronto, questi sono il vero danno perché sanno offrire monte o cuccioli figli proprio di quei cani o loro discendenti, creando in questo modo un problema notevole e duraturo alla razza. Chi cerca monte o cuccioli delle nostre razze, prima dovrà sfogliare questo giornale del Club che pubblica tutte le qualifiche con assoluta precisione, e molto spesso rilasciate dai veri specialisti. Questi specialisti sono dei giudici allevatori o ben conoscitori delle razze in questione, che hanno la possibilità di poter giudicare più volte gli stessi cani, perciò hanno una precisa visione della realtà qualitativa di ogni singolo soggetto e anche dei suoi difetti. Qualcuno purtroppo parla ancora di ritempra. I problemi arrivano proprio da qui, da caratteri e caratteristiche di elementi molto diversi di stile, di morfologia, lontani dalla razza per così dire da ritemprare, anche se dopo una valutazione approssimativa, non sembrerebbero tali. Dopo una ritempra effettuata con razze diverse anche se simili, nessuno di noi avrà il tempo per vedere scomparse tutte le zavorre acquisite con questa operazione. Ne vale la pena? Certe razze che hanno subito questo intervento confermano esse stesse quanto la ritempra sia dannosa e improponibile. Cose di 100 anni fà e antecedenti, quando le razze e gli standard non erano ancora ben definiti. Per chi ritiene di averne bisogno, significa confermare quanti errori ha fatto, proprio con questo scellerato tentativo, comunque da non ripetere. Qualcosa del genere si effettua ancora in grande venerie, dove i pedigree sono molto pochi e in questi equipaggi nascono soggetti che per sapere di che razza e di quale taglia saranno, occorre aspettare il superamento di un anno di età e dai quali, quando saranno accoppiati, non si sa cosa nascerà. Posseggono molte qualità, la principale è quella del chien d’ordre, ma molte altre caratteristiche non sempre sono fissate anche in allevamenti dove vede la presenza di centinaia di elementi. F. M.
06/05/14 09:44
Cinghiale
Il
onnivoro,
Q
vagabondo e opportunista
uesto animale errante, può essere presente ovunque, le sue dimore sovente vicine a dove si alimenta, variano in funzione alle maturazioni dei prodotti con i quali si alimenta. Le differenti specie di querce forniscono sovente un nutrimento abbondante ma stagionale e non sempre sufficiente. Le ghiande sono sovente irregolari, soprattutto per le qualità settentrionali, nel centro-sud, le diverse qualità forniscono una produzione più regolare. Questo prodotto varia nella diverse stagioni, ma da settembre a giugno, soprattutto nel sud, l’alimentazione con questo prodotto arriva persino al 30/40 % del fabbisogno pro capite. Anche la castagna, molto resistente alle avversità atmosferiche, resiste bene sul terreno per alcuni mesi e anch’essa è una importante componente alimentare di questo suide. I boschi in generale, forniscono una serie di frutta selvatica, molto apprezzata, particolarmente durante le peregrinazioni di questi animali. Ma le sue scorribande notturne non si limitano a questi prodotti del bosco, visita volentieri anche le coltivazioni agricole, le quali sono nutrizioni ricche, varie e abbondanti. Il mais e i cereali in genere sono molto ricercati nei diversi stadi vegetativi. Per il mais, quando è in latte e all’inizio della maturazione, è il periodo di rischio e di maggior consumo. Dopo il raccolto, i residui, sono a disposizione durante tutta la stagione invernale. Un mono-gastrico come il cinghiale, apprezza il contenuto delle spighe di grano, le mastica per estrarre la materia nutritiva sputando tutto il resto. I frutteti sono anch’essi assiduamente visitati. La grande quantità di frutta caduta per terra è una manna molto attraente. Anche la vigna non è risparmiata e se l’uva non è un alimento particolarmente gradito quando nello stesso momento ci sono i cereali, ma in loro assenza va bene anche questo prodotto se ben maturo. Non è facile avere un catalogo aggiornato di ciò che il cinghiale preferisce alimentarsi, perché bene si adatta a tutti i prodotti del bosco e delle campagne, di piccoli mammiferi, nidi, uccelli e gli scarti alimentari di ogni genere fanno parte del suo menu. Gli alimenti di origine diversa gli permettono di assimilare molte proteine, persino quelle di provenienza animale. Non disdegna infatti anche larve, lombrichi, lumache, pesci ecc. Ovunque può trovare di che cibarsi, ma il luogo dovrà offrire una certa sicurezza e avere nelle vicinanze dei siti adatti alle rimesse, per degli spostamenti razionali in funzione della stagione. Un cinghiale può fare degli spostamenti enormi in funzione delle disponibilità alimentari e sono stati constatati spostamenti anche di centinaia di chilometri. Un cinghiale rosso di 25 chili, catturato e identificato in Francia nel dipartimento dell’Hérault, è stato ricatturato dopo due anni del peso di
impaginato40.indd 17
80 a Langeac, nell’Alta Loira, alla distanza di 141 chilometri. Questi animali, sviluppano dei comportamenti vari e molto progressivi durante la maturazione, diversi tra maschi e femmine. Ci sono animali anche se per lunghi periodi molto attaccati alle loro dimore abituali, se disturbati soprattutto nelle loro rimesse, fanno spostamenti inaspettati. Le lestre situate in luoghi protetti, saranno scelte dove potranno offrire anche un certo conforto termico. Prudenti e delicati i cinghiali, difendono strenuamente il territorio del loro riposo e se costretti alla fuga, spesso lo abbandonano definitivamente e ne potranno usufruire successivamente altri cinghiali. Si potranno stabilire non molto lontano, se l’alimentazione in quella zona è abbondante. Le femmine solitamente in branco o con almeno i piccoli dell’ultimo parto, mentre i maschi adulti sono appartati, ma gravitano attorno alle femmine adulte per essere pronti in eventuali accoppiamenti, ma vanno a cercare anche altri branchi abbastanza lontano a dimostrazione della loro indole sempre errante. Gli spostamenti dei branchi sono abbastanza regolari e lineari, dalle lestre ai luoghi di pastura e ritorno, solitamente fanno stessi tragitti ripetuti molte volte. Sfruttano tutte le opportunità che offre il territorio, dall’alimentazione, agli insogli e alle rimesse, punti basilari per potersi stabilizzare in un determinato luogo. L’eventuale spostamento avverrà quando saranno trovate altrove, le componenti per soddisfarne la permanenza, anche se per un periodo limitato.
17
R.G.
I Gemignani
06/05/14 09:44
L’impatto del Cinghiale sul territorio
agricolo
L
18
a rapida ed inarrestabile espansione geografica che ha caratterizzato il cinghiale negli ultimi decenni, ha comportato la sua comparsa anche in aree intensamente utilizzate dal punto di vista agricolo. In queste situazioni si è verificato un progressivo aumento dei danni alle colture, che ha portato alla nascita di conflitti tra il mondo agricolo e quello venatorio, principale elemento critico della gestione del cinghiale. Le numerose esperienze maturate a livello italiano ed europeo hanno dimostrato come, in presenza del cinghiale, il verificarsi del danno alle colture sia da considerarsi un fatto fisiologico. Proprio per questo, piuttosto di cercare di ottenere un’improbabile eliminazione dei danni è necessario, semmai, puntare ad una riduzione di questi ad un livello socialmente accettabile che, in determinati contesti, può risultare anche relativamente basso. Le condizioni ambientali e socio-economiche che caratterizzano oggi il nostro paese, fanno ritenere del tutto irrealistica l’ipotesi che si possa ricreare una condizione faunistica che vedeva tutti gli ungulati e in particolare il cinghiale, del tutto assenti o limitati a poche popolazioni di piccole dimensioni. D’altra parte, eventuali campagne di eradicazione del cinghiale su larga scala sono destinate a fallire per ragioni biologiche, difficoltà tecniche e per lo scontro sociale che innescherebbe con chi è interessato ad uno sfruttamento venatorio della specie. Appare pertanto necessario impegnarsi affinchè il cinghiale venga considerato dal mondo agricolo come una componente degli agroecosistemi con cui è necessario imparare a convivere e dal mondo venatorio come risorsa da gestire oculatamente nel rispetto degli interessi delle altre categorie sociali. Uno degli aspetti essenziali di un’efficace strategia di gestione è la disponibilità di informazioni complete ed aggiornate dell’impatto che il cinghiale esercita sulle colture in termini di distribuzione geografica e della tipologia ed entità dei danni. La conoscenza accurata dei danni, permette infatti di individuare preventivamente le zone maggiormente a rischio, rendendo possibile sia l’attuazione di interventi mirati alla prevenzione ed anche una riduzione programmata della densità della popolazione. Per prevenire i danni alle coltivazioni agricole e forestali, negli ultimi anni sono stati sperimentati metodi di diversa natura: olfattivi, acustici, meccanici, elettrici, foraggiamento, colture a perdere, tanto per citare i più usati. Quelli che hanno fornito i risultati migliori in termini di efficienza, sono le recinzioni meccaniche o elettriche di porzioni ben delimitate di territorio. Queste, se curate e ben controllate, in alcuni casi hanno dato risultati eccellenti. Ai molteplici problemi di natura tecnica connessi alla
impaginato40.indd 18
Cinghiale gestione di questo suide, si vanno ad aggiungere i conflitti sociali, tra i diversi esponenti a vario titolo interessati. Questo può ostacolare o vanificare l’organizzazione dell’intera strategia gestionale e questo è spesso l’elemento realmente limitante, non l’aspetto biologico o tecnico. Se da un lato, è evidente il contrasto tra chi fruisce dei benefici legati alla presenza del cinghiale e chi sopporta gli effetti negativi ad essa connessi, dall’altro non va dimenticato che la caccia al cinghiale, pur essendo un’attività ricreativa, è capace di mettere in moto un indotto economico di non trascurabili dimensioni. Da una parte le organizzazioni degli agricoltori ne pretendono una drastica riduzione, dall’altra le organizzazioni dei cacciatori ne difendono la presenza, motivata, per la sua parte integrante negli agro-ecosistemi e pertanto ne va accettata la presenza per quella che è o al massimo con una piccola riduzione. Rimane il fatto che dopo anni di discussioni, di tentativi più o meno andati a buon fine, l’espansione di questo animale è inarrestabile. Incurante delle diatribe, è presente e in forte aumento ovunque, anche in zone dove mai era arrivato, dalla pianura alla montagna e perfino ad un passo dalle grandi città. Necessita giustamente di una gestione programmata, che non danneggi nessuno, ma questa situazione, per poter iniziare a trovare uno sbocco logico, attuabile, che duri nel tempo e che dia necessariamente i frutti sperati, è necessario che tutte le componenti sociali facciano il primo passo indietro, utile per tutti, poi si programma con la collaborazione di tutti.
06/05/14 09:44
Geni e selezione L
a conoscenza del genoma canino apre nuove prospettive nella gestione dell’allevamento. Lo studio dell’origine delle razze è molto importante per tracciarne il futuro con la migliore selezione. Nella famiglia dei canidi, che ha più di cinquanta milioni di anni, il cane domestico risulta essere la specie più recente. Sono riconosciute nella FCI, quasi quattrocento razze, la maggior parte delle quali, ha meno di quattrocento anni e l’attività di selezione all’incirca cento, per alcune un po’ di più, per altre meno. Nella selezione occorre essere morbidi nella forma, ma rigidi nel percorso. Questo significa che negli accoppiamenti mai utilizzare elementi troppo diversi e procedere lentamente nella selezione, senza retrocedere e continuare con ferrea costanza per poter ottenere ciò che è prefissato e perciò anche fissato. La variabilità morfologica già esistente, è stata formalizzata solamente con la nascita dei Club specializzati e con la stesura dei relativi standard, la maggior parte non prima degli inizi del 1900. In questi cento anni, le razze esistenti, hanno attraversato momenti difficili, come le guerre o le epidemie, accompagnando di fatto, le vicissitudini del genere umano. Il lavoro di selezione per portare la differenziazione delle razze, soprattutto se abbastanza simili, è stato difficile e molto complesso. Ancora al giorno d’oggi, in alcune, praticamente non è ancora del tutto completato. Soprattutto nelle razze da seguita, perchè oltre al lato morfologico, parallelamente si è dovuto intervenire sull’omogeneità di certe caratteristiche attitudinali. Cento anni sono bastati solamente per poche razze, ma per altre, l’omogeneità è ancora al minimo. Il lavoro
canina su diversi ceppi, molto lontani anche geograficamente tra loro, ne ha aumentato le difficoltà. Alcuni allevatori potranno avere qualche colpa, ma occorreva la bacchetta magica per la risoluzione di tutti i problemi caduti sugli individui presenti e sopravvissuti nelle più grandi difficoltà esistenziali. L’affascinante percorso, che partendo dal lupo grigio, il cui patrimonio genetico è il ramo più antico di questo albero, ha avuto la prima separazione nella linea evolutiva che è formata, come primo ramo da quattro razze asiatiche di tipo spitz, il secondo da un cane di origine africana (il basenji), il terzo da razze artiche (gli husky), mentre il quarto, dal levriero afgano e dal saluki. Le razze europee sembrano essere state le ultime a differenziarsi e tutte nello stesso periodo. Le razze ancestrali sono estinte da tempo immemorabile e il tentativo di crearne di nuove, (come il cane dei faraoni) che è stato ripristinato con individui più moderni, porta a un continuo interscambio genetico fra quelle già esistenti, senza contare che molte informazioni sono state perse, oppure mai conosciute. Tutto questo dimostra quanto sia complicato disegnare con precisione, l’evoluzione del canis lupus familiaris. L’obbiettivo degli studi dei Club che hanno ricercatori appassionati, sono quelli di fare il possibile per conoscere al meglio e il più esattamente possibile la provenienza della razza che ad ognuno interessa, conoscerne le radici, la sua evoluzione e gli obbiettivi, sempreché chi questi obbiettivi li pone, conosca la razza alla perfezione, non per una questione di parte o di appartenenza, ma per le sue profonde conoscenze, nella sua vera realtà attuale, proiettata in un futuro certo e non approssimativo.
19
Il cane da sangue
I
l cane da sangue è un cane da caccia dressato sulla pista di animali feriti. La prima operazione per iniziare un giovane cane è quella di mettergli a disposizione una traccia fredda di un animale della specie che dovrà ricercare. La pista fredda si intende quanto tempo separa nel passaggio dell’animale selvatico ferito e il momento in cui entra in azione il cane da ricerca. È comunemente ammesso che quattro ore permettono a una pista calda di divenire fredda. È più o meno come il tempo tra il passaggio di un selvatico durante la pastura della notte e l’entrata in azione del segugio da passata (l’accostatore). Una differenza sostanziale divide però il cane accostatore con quello da sangue: uno emette 5 voce al primo impatto della pastura che anche questa è una pista fredda, il secondo marca lui stesso la pista fredda, ma solamente e saggiamente quella precisa dell’animale ferito, che sovente è quella del cinghiale. L’educazione di un cane da sangue può utilmente essere completata da questa tecnica propria del cane da piede. La seconda attitudine indispensabile per un cane da sangue
impaginato40.indd 19
completo è la cattura o meglio la messa al fermo dell’animale ferito. Questa seconda condizione è purtroppo subordinata alla prima e perciò la perseveranza dipende la riuscita di numerosi interventi. Partendo dalle attitudini richieste per fare un cane da sangue, i criteri di scelta di un cucciolo sono gli stessi che per un cane da piede che concerne di possedere: calma, equilibrio, qualità di olfatto e competenze dei suoi ascendenti (genitori, nonni ecc). Per avere nel tempo un cane completo, è quella che i genitori siano ben predisposti nell’abbaio a fermo, per poterlo essere, in seguito, anche lui stesso. In più, in ricerca, è importante avere un cane da pista che non si allontani troppo rapidamente, ma si avvicini moderatamente in direzione dell’animale ferito, non per raggiungere a velocità da inseguimento l’animale, che può essere in grado di difendersi e magari di fuggire ancora, causa la troppa pressione
06/05/14 09:44
del cane, ma per abbaiarlo a fermo senza forzarlo e così far giungere sul posto il suo conduttore. Un cucciolo si educa senza bruciare le tappe. Le sue attitudini saranno la copia di quelle del conduttore, che se sarà più o meno svelto, il soggetto imparerà più o meno bene. La verità è che i buoni cani sono sempre nella mani degli stessi conduttori. Per iniziare occorre partire dalle nozioni più semplici, come posare per terra delle gocce di latte per qualche metro, in maniera quasi continua per arrivare alla ciotola del latte. La pista è lavorata subito dopo la posa. Successivamente occorrerà un brandello di pelle, per procedere per gradi con difficoltà sempre maggiori, quando si evidenzia un graduale e costante apprendimento da parte dell’allievo. Dal momento che si inizia l’addestramento del cane nel bosco, si possono utilizzare gli stessi metodi e si devono indossare sempre gli stessi indumenti, compresi stivali o scarponi. Se è molto ubbidiente e tranquillo, si può utilizzare libero anche nella fase addestrativa, ma per una maggiore sicurezza, l’utilizzo della lunghina è sempre consigliabile. Ci sono razze da seguita molto predisposte per questa operazione, ma è il dressaggio, oltre all’individuale carattere che ne determina la possibilità di un positivo utilizzo. Solo i progressi del cane determineranno il tempo antecedente della posa della pista artificiale, all’intervento del cane. La ricompensa a lavoro completato sarà molto gradita dal nostro ausiliare e
20
impaginato40.indd 20
ben memorizzata, ricambiando con sempre più impegno. Tutto dovrà essere fatto senza severità, anche se l’ausiliare alle prime armi sarà un po’ distratto. Quando il cucciolone progredisce, è il momento di passare a della cose più impegnative, in boschi frequentati da molti altri animali. Il cambio di pista può divenire difficile da gestire se con cane sciolto. Con un cane intelligente è possibile condizionare definitivamente gli automatismi che lo faranno un cane corretto che evita il cambio di animale. Una tecnica semplice permette di fargli comprendere che tutto ciò che corre non è perseguibile, soprattutto se si agita al momento che vede schizzare davanti altri animali e che non dovranno essere pistati. Occorre utilizzare il soggetto all’alba e al tramonto nelle zone quando sono in movimento tutti questi animali, ben sodo al guinzaglio, di fargli osservare quel tipo di animali che dovrà evitare, di procurargli disinteresse, farlo retrocedere bruscamente e un guinzaglio a strangolo sarà molto utile. Questa operazione può essere ripetuta molte volte e non permettergli mai alcuna rincorsa ad uno di questi animali. I progressi del cane ci permetteranno di procurare una cattura, alla fine di una traccia, di un animale, per fargli assimilare rapidamente il lavoro logico: la fedeltà alla pista. Il seguito logico è l’utilizzo della pista di sangue. Si utilizza un flacone di 25 cl di sangue del tipo di animale, causa della ricerca, fissare alla cima di un bastone un pezzo di spugna imbevuta del sangue e fare una traccia di una lunghezza variabile e far trovare alla fine un po’ di sangue per confermare la fine della stessa. Con 25 cl di sangue, si può ragionevolmente tracciare circa 1 km di pista per un cane già ben iniziato e predisposto. Per rispettare la logica, le prove di lavoro saranno effettuate solamente su cinghiale ed esclusivamente su animali feriti o su traccia artificiale di cinghiale. Le tracce calde o fredde, queste ultime particolarmente, sono usate dai conduttori della Baviera e di Hannover per allenare i limieri. Questa operazione consiste con l’individuare un animale isolato, cervo o cinghiale, memorizzare il percorso e utilizzare il cane da sangue qualche ora più tardi. Questo sistema complicato, messo in opera, mi permette di presentare un inconveniente per il cane da sangue per controllarne l’obbiettivo. Il cane da sangue messo alla lunghina per verificare un animale ferito o no, tenderà, perché si appresterebbe a fare, di pistare un selvatico sano. All’inverso, il cane da sangue se non sarà stato imbrogliato da degli artifizi, perché la sua attitudine è diversa, non partirà sulla pista di un animale sano. Qualunque animale sano ha un’odore diverso da uno ferito. Qualsiasi ferita genera uno stress più importante della stessa ferita e ne modifica la natura della traccia e permette al cane da sangue di differenziare quella di sua competenza da quella per altro specialista, che è il cane inseguitore, per animale integro. Questo cambio di odore è talmente immediato che numerosi segugi all’inseguimento vanno in fallo da dove l’animale è stato ferito. A quel punto deve entrare in azione, il cane da sangue, ma dopo il tempo necessario. Se l’animale non ha una ferita superficiale, ma di una certa entità, se lasciato tranquillo, si fermerà dopo poche centinaia di metri, se rimane pressato, anche chilometri. Sarà sempre meglio, al momento che gli inseguitori perderanno l’usta, portare sulla traccia, il cane adatto alla ricerca sul sangue. Questa è la tecnica esatta, non per altri scopi.
06/05/14 09:44
vènerie
La grande
21
Q
uesto articolo non è per la presentazione di un sistema, ma per evidenziare che ecologia, caccia e gestione del territorio possono camminare di pari passo. La pratica della caccia a courre è la gestione dei dodici mesi dell’anno per sostenere, potenziare e mantenere un equipaggio che riunisce uomini, cani e cavalli in un unico sistema. L’impegno è continuo per il rinnovo delle generazioni di cani, per mantenere nelle molte decine, se non per qualche centinaio, i componenti della muta con una giusta piramide. Occorre in media tre anni per completare un cane da muta, per averlo ai massimi livelli mediamente circa almeno altri tre, per questo occorre un lavoro continuativo molto attento, per prepararlo alla migliore entrata in muta, ai rapporti con i suoi compagni e con chi lo comanda. Mediamente ogni equipaggio con 120-130 soggetti in canile, alleva dai 18 ai 25 cuccioli ogni anno, dei quali giungeranno all’età adulta e disponibili con tutte le qualità richieste, dai 15 ai 20 soggetti. Allevare, osservare, dressare, scegliere, allenare, questo è l’impegno giornaliero per chi è chiamato alla gestione del canile. Tutte le cose devono essere svolte nella giusta misura e nei tempi giusti, se ognuno ha fatto la propria parte, la splendida macchina che è l’equipaggio, potrà sviluppare a caccia tutto il suo potenziale. Non solamente i cani dovranno essere pronti, ma anche il territorio, la sua gestione, con le possibilità di poterlo giustamente sfruttare è altrettanto importante. È bene poter dimostrare e mantenere ottime relazioni con gli abitanti delle campagne, dove passione ed economia devono marciare di pari passo per poter coesistere.
impaginato40.indd 21
Vecchia foto di caccia con Ariégeois primo tipo, inizio 1900 Questi proprietari degli equipaggi, sovente hanno delle proprietà terriere, ma non cacciano solamente nel proprio territorio, infatti i terreni utilizzati nella caccia a forzare sono molto vasti e l’attraversamento di strade e proprietà altrui è all’ordine di ogni giorno. Gli equipaggi non sono chiusi in se stessi, ma mantengono relazioni e disponibilità quotidiane perché sanno molto bene che non si può mescolare demagogia con falsi pretesti, per poter appartenere al proprio territorio non ospitati, ma partecipi anche per una migliore economia. Non è da dimenticare che lo spettacolo della caccia è pubblico e gratuito, tutti si possono avvicinare ed assistere, questo però è e può essere soggetto alla discrezione degli altri e quindi non può sfuggire al giudizio di tutti, compresi quelli contrari. Una delle peculiarità è quella di entrare a far parte dei territori nei quali si opera, con la capacità di accogliere e rispettare oltre ai cacciatori residenti, anche chi la caccia non la vede in buon occhio. L’approccio relazionale che è un requisito di qualità e si traduce in un punto di forza anche per evitare incidenti che possono verificarsi quando la muta esce dal bosco. All’interno di tutto questo c’è il cacciatore che chiede la possibilità per una grande caccia in un territorio aperto, senza conflitti d’uso, come in qualsiasi attività che coinvolge passione e potenzialità. Questi equipaggi hanno personaggi che garantiscono la sostenibilità economica di tutta la società, ma non tutto sfugge alle contraddizioni incontrate dalle attività umane e sarebbe errato descrivere l’equipaggio come un mezzo perfetto, come un
06/05/14 09:44
blocco monolitico di fronte al solo scopo della caccia. In realtà molte regole non sono scritte, ma tutti, in funzione dei loro ruoli devono rispettarsi liberamente per avere una posizione entro la quale ognuno si può identificare. Chi ha l’onore e l’onere di gestire tutto questo, deve possedere qualità al giorno d’oggi abbastanza rare per dirigere con ferma determinazione, senza evidenziare il comando. Decidere in perfetta armonia, ma ognuno deve rimanere al proprio posto e mantenere correttamente il proprio ruolo. Un posto speciale sarà riservato ai residenti e alle istituzioni, con i quali occorre dialogo e collaborazione, senza esagerazioni, in altro caso sarebbero relazioni fragili e poco durature, per forgiare al meglio un’immagine positiva dell’equipaggio. A differenza delle attività sportive all’interno degli stadi, dove gli orari sono gestiti precedentemente, la caccia è una improvvisazione dove nulla può essere scritto prima. L’incertezza crea entusiasmo ed ognuno può ricevere quanto di meglio sa dare nel pieno esempio della natura. L’etica riportata e mantenuta tramite gli insegnamenti dei grandi maestri del passato, ma con il rispetto dovuto a loro, ora non è più il XVII° o il XVIII° secolo, ma il XXI° e non ci sono più le stesse condizioni di un tempo. L’ambiente è cambiato, lo spettacolo da privato è diventato pubblico e richiede una padronanza di caccia e di cani che non devono essere esposti a critiche. Anche la velocità in certi casi è un elemento essenziale in un contesto che richiede di poter servire l’animale rapidamente, meglio ancora se all’interno del bosco. La scena principale e più importante è la caccia con i suoi attori e se è bella meglio gustarla nel tempo, mentre la scena finale deve durare il meno possibile. Il gioco non è mai stato scritto prima dello spettacolo, anche se alcuni spettatori chiedono sovente a che ora, dove e se sarà preso l’animale. Forse è questa incertezza che alimenta la passione e può succedere che un’azione sorprenda anche il più anziano praticante. Ci vorrebbero molti scritti per parlare degli attori, delle loro imprese, delle loro decisioni, delle
22
La tromba
di caccia
La tromba di caccia, mezzo di comunicazione del veneur per eccellenza, è uno strumento a fiato tipicamente francese, appartenente alla famiglia degli ottoni. Le sue origini rimontano al medio evo e utilizzato a caccia a quel tempo era un corno in ferro, serviva già allora, per inviare messaggi ben codificati ai compagni di caccia e per incoraggiare i cani nel loro lavoro. Più tardi, nel XVIII° secolo, ispirato direttamente dalle trombe delle chiese, il Marchese de Dampierre presenta un nuovo prototipo per la vénerie reale: il primo esempio di tromba di caccia per l’equipaggio, molto diversa da quella che continuerà ad essere il vecchio modello, anche se leggermente modificato nel materiale e nella forma per i cani. In questo periodo, lui stesso compone la maggior parte del repertorio delle fanfare dedicate agli animali e per avvenimenti di circostanza. Successivamente, sempre sulla base del prototipo del Marchese de Dampierre, saranno perfezionati vari modelli, finchè, verso il 1830, una nuova tromba è messa a punto: la tromba d’Orléans, di una lunghezza lineare di mt. 4,545, accordata in RE, questa corrisponde al modello attuale. È sempre uno strumento indissociabile della vénerie, presente a caccia e ad ogni festa. Permette di tenere informati i partecipanti sugli sviluppi della caccia, ma anche per i cani, essa suona trionfalmente l’hallali, anima il cerimoniale della
impaginato40.indd 22
prestazioni, questa è la caccia a forzare con tutto lo spettacolo che sa offrire. La fine del gioco è sempre un qualcosa di serio, poiché spesso c’è la morte di un animale, che anche lui è stato un grande attore, al quale comunque saranno riservati tutti gli onori. È difficile scrivere dei commenti generalizzati sul risultato perché finalmente le impressioni sono del tutto personali. Rimangono i cani, presenti nella più profonda ammirazione da parte degli addetti e dagli spettatori, attori importanti ed essenziali ai quali occorre offrire il massimo rispetto. Questi, per le loro capacità di specializzazione, fisiche e di equilibrio, hanno offerto lo spettacolo atteso o imprevisto, sempre con il massimo dell’impegno. La caccia in ogni situazione li ha visti protagonisti per volontà e collaborazione, per il superamento di grandi fatiche, con spirito di sacrificio, animali stupendi per una caccia vera. Ora è il momento, nel nostro piccolo, di imparare il rispetto, la specializzazione, il perfezionismo, per poter essere anche noi dei cacciatori del XXI° secolo, al passo con i tempi. Ci troviamo a volte in difficoltà con i proprietari dei fondi per una macchina parcheggiata, per un cane che calpesta qualcosa di non gradito. Un equipaggio dispone mediamente di circa 60-80 cani e qualche decina di cavalli, quando non sono molti di più e tutti i mezzi di trasporto per gli animali, per gli uomini al seguito, da aggiungere anche le molte decine di spettatori che solitamente sono dislocati sul percorso con i loro mezzi. Se tutto non fosse ben organizzato, questa attività sarebbe improponibile su qualsiasi territorio. L’intelligenza dell’uomo, la sua intraprendenza, la serietà gestionale, permettono di poter coesistere amichevolmente in tutto questo sistema, senza isterismi, senza sotterfugi, ma con una serena tranquillità, con la collaborazione e il giusto rispetto. Con questi esempi potremmo essere avvantaggiati anche noi nel recepire il meglio per una nostra migliore gestione della caccia. G.G.G.R.
La tromba di caccia curée e di ogni festa. Le scuole di tromba sono abbastanza numerose e da anni sono stati istituiti vari campionati tra i quali quello di Francia e del Mondo in singolo e in gruppo, sia per veterani che per i giovani. Portata con fierezza da ogni veneur, è l’emblema della caccia con il chien courant, di ieri, di oggi e per l’avvenire.
06/05/14 09:44
Petit Basset
griffon vendeen
23
Q
uesto cane di piccola taglia, tipo basset, inizialmente selezionato per essere uno specialista nella caccia al coniglio, è ora un cane versatile, molto appassionato anche nella caccia al cinghiale. Vivace lavoratore, ardente e tenace soprattutto nei territori con vegetazione molto fitta. Possiede un olfatto fine e molto sviluppato, con voce sonora, ma non grave. È un inseguitore con buona endurance e sopporta ogni clima e adatto ad ogni tipo di biotopo. Energico, equilibrato e volonteroso, si adatta ad ogni situazione con la sua intelligente iniziativa. Molto attivo sulla passata notturna, capace di accostare ed eccelle nello scovo. Lavora volentieri in muta, ma si adatta bene anche in coppia o in singolo. Nonostante le sue anziane origini, la storia dei griffoni vandeani debutta realmente verso la fine del XVIII° secolo. Prima di questo periodo, che segna l’inizio della fase di selezione dei tipi attuali, c’erano in Vandea diverse famiglie di griffoni, ma nonostante ciò non si poteva parlare di razze definite. È dopo la rivoluzione francese che l’allevamento si è organizzato
impaginato40.indd 23
per rispondere alle esigenze dei diversi modi di caccia e separare completamente le ormai celebri quattro varietà: petit basset, grand basset, briquet e grand vendeen. Il 30 maggio 1907 è nato il club di razza, ma nel primo periodo non faceva molto caso alla taglia delle due razze più piccole, ma separava i soggetti a gambe dritte da quelli a gambe torte. L’8 luglio 1912, il Comitato del Club basset vende approva istituzione di un brevetto di attitudine alla caccia, antenato del brevetto attuale dei chiens courants. I fatti hanno preso un nuovo corso quando c’è stato l’introduzione dello standard specifico del basset nel 1951. M. Le Gauyeur, cronista di questa epoca nel “Les cahiers de chasse” scrisse che esisteva da molto tempo in Vandea tre tipi di segugi in Vandea, uno piccolo, uno medio e uno grande. Il piccolo no superava i 38 cm. Nel 1990 fu iniziata una selezione mirata e controllata, finchè nel 1998 sono stati redatti gli standard attuali. Di aspetto rustico, i suoi meriti sono la risposta del suo successo, che rappresentano la garanzia per ogni amatore. Lo specialista cinologo, Paul Daubigné scrisse al riguardo di questo soggetto:
06/05/14 09:44
24
Non è solamente un piccolo vandeano per semplice riduzione dell’altezza, ma un petit basset ridotto armoniosamente nelle sue proporzioni, nel volume e naturalmente provvisto di tutte le qualità morali che presuppongono la passione della caccia….”. Sul terreno di caccia, il petit basset griffon vendeen è ambizioso, senza complessi, capace di abbaiare insistentemente al fermo o inseguire anche grossi cinghiali da solo o in piccole mute. Lavoratore infaticabile, non necessita di essere utilizzato in mute numerose, ma comunque in seguita indipendentemente dal numero dei componenti la muta, si ascolta una seguita unica e ininterrotta perfettamente vocalizzata. È proprio un cane per utilizzatori esigenti. Coraggioso nei boschi fitti, è naturalmente uno scovatore per tutte le ore. Possiede in generale una bella voce da cagneur, raramente da urleur e se ascoltato da lontano sembra proprio un grande cane. Soggetto affettuoso e tranquillo in canile, è anche un buon compagno in
impaginato40.indd 24
casa. Dalla struttura ben proporzionata, è robusto senza lordure, con un corpo leggermente longilineo. Cranio un po’ bombato, non troppo largo. Il salto nasofrontale è assai marcato con osso occipitale sviluppato. La canna nasale è dritta, leggermente incurvata in prossimità del tartufo. Il tartufo è nero, forte con narici ben aperte. Le labbra sono ricoperte di buoni mustacchi. Orecchie flessibili, bene accartocciate, fini e ricoperte di lunghi peli, terminanti in ovale, arrivano al tartufo, attaccate molto basse, sotto la linea dell’occhio. Petto profondo, non molto largo. Spalle secche e oblique, sono prolungate dalle membra anteriori dritte con un buon avambraccio e un polso (articolazione ulnaradio e metacarpo), leggermente marcato. le gambe torte o semi torte sono un difetto grave. La linea del dorso è muscolosa e sostenuta. Coda piantata alta, portata a lama di sciabola, non molto lunga, non deve superare il garretto, abbastanza grossa alla radice e termina con buon pelo. Cosce poco arrotondate, ben muscolose con garretto largo, leggermente curvato, mai completamente dritto. Piedi con dita ben chiuse e unghie solide. Pelo duro, mai troppo lungo, con meno frange degli altri vendeen. Giammai dovrà essere lanoso o molle. Il colore può presentare numerose combinazioni. Principalmente con il fondo bianco, si possono unire il grigio, il nero, il fulvo, l’arancio più o meno marcato. Può essere bicolore o tricolore con la combinazione mista dei colori citati. (Pelo di cinghiale, di tasso, di lepre, di lupo). Può essere anche di unicolore fulvo di varie tonalità, ma non è un colore ricercato. La taglia ammessa per il petit basset griffon vendeen è di 0,34 a 0,38 m, con una tolleranza più o meno di 1 cm.
06/05/14 09:44
Fauve de Bretagne Origini del
I
n questo numero è presentato il Fauve de Bretagne. Un estrattoomaggio dalla Francia di vecchi documenti. Le firme sono tra le più illustri: dr. Paul Rogeon (che in molti abbiamo conosciuto al nostro raduno di Bardi. Era stato medico clandestino per curare i patrioti e la popolazione francese durante l’ultima guerra), R. de Kermadec, J. Oberthur e da questi, sono riportati altresì, dei pareri del conte Le Coulteux e di J de Fouilloux, di un tempo assai lontano. Tutti ne esaltano le qualità e i difetti del tempo. La razza ha subito anche il problema della trasformazione sociale, la scomparsa del
Basset de Vendee lupo, la mancanza di un Club di sostegno e di uno standard ufficiale. Annotiamo quanti incroci ha subito, come del resto erano state oggetto le razze canine in generale.
È evidenziato quanto questa razza fulva è stata vicina all’estinzione e totalmente dimenticata anche dalla cinofilia ufficiale del suo paese fino al 1949. Qualche estimatore però era rimasto, ben conoscitore del vecchio tipo, non senza atti eroici, come sono stati fatti anche per altre razze, non solamente l’ha salvata, ma ha rilanciato addirittura due razze, una di media taglia e l’altra basset, con i miglioramenti auspicati negli anni e i fasti del loro tempo d’origine. Giancarlo Raimondi
25
Studio del Dr. Paul Rogeon (1949)
I
l grand griffon a pelo raso è stato il più grande cane che troviamo all’inizio del XVIII° secolo. Aveva un pelo forte e spesso anche raso nel corpo, ma con i baffi e la barbetta caratteristica dei griffoni. La diminuzione della taglia è stata attribuita alla difficoltà di recuperare dei bei soggetti riproduttori e può essere anche la conseguenza della consanguineità. Questo cane non possedeva una costruzione perfetta, ma era di alta taglia, intelligente, docile e amante della pista del lupo. Il Visconte de Madec possedeva a quell’epoca (inizi 1700), al castello de Prat-au-Roy presso Quimper, i migliori cani bretoni griffoni a pelo raso.
Introduzione
L’origine dei cani è un enigma. Sette città della Grecia si disputano l’onore di aver dato i natali a Omero. Gratius
impaginato40.indd 25
Studio sul Griffon fauve de Bretagne ha scritto un lungo poema su Omero e che qualche paese reclamava per lui la gloria di possedere diverse razze di
cani da caccia. Non sembra poco che qualche razza abbia una origine e degli istinti simili. Il Signor Buffon sembra che confermasse tale tesi. Questo significa che il cane da caccia rimonta alla più alta antichità. Questo è citato nella Genesi, un monumento pieno di tradizioni, la più parte autentiche con i primi animali domestici. I cani hanno una origine multipla, scriveva M. de Mortillet con delle teorie che rispondevano su delle basi scientifiche e da ricerche archeologiche. Il grande levriero dell’Egitto che noi vediamo raffigurato su dei monumenti dai 6000 ai 4000 anni avanti Cristo, è stato verosimilmente un cane selvatico. In Abissinia ne esistono ancora oggi. I romani ne disponevano di tre tipi differenti: un cane da pastore, i molossi di origine degli Assiri per cacciare l’orso e infine i segugi assomiglianti a dei levrieri
06/05/14 09:44
26
che probabilmente erano di origine egiziana. È apparso anche una sorta di levriero griffone che il poeta Gratius segnala, fulvo, rapido, capace di inseguire un selvatico per lungo tempo perfino a prenderlo. Attorno alle leggende, esistono delle prove dell’esistenza dei cani che ci sono stati donati dagli archeologi e gli esploratori delle caverne che furono le abitazioni dei primi uomini. Le grandi specie dalla paleontologia ai giorni nostri Il lupo è stato il progenitore del cane domestico. Perché l’uomo ha impiegato molto tempo per renderlo utile e suo compagno? L’uomo delle caverne è stato un cacciatore. Egli prendeva gli animali facendoli cadere in buche da lui stesso preparate. Per lui, a quel tempo, il cane era più inutile che utile. Una cosa è certa, la più parte delle razze di segugi di Francia e di altri paesi, sono uscite dai paesi della Bretagna, eccetto i cani bianchi che sono stati portati dai Barbari con le navi arrivati a la Rochelle da un vecchio uomo nominato Alfonso, quest’uomo si era reso utile alla corte del re dei Barbari. Ci fu anche un certo Doncherib che faceva solamente il cacciatore, principalmente catturava le renne a forzare ed usava solamente cani bianchi. Vecchi scritti confermano che in Mauritania erano dell’opinione che questo Doncherib era stato visto prendere delle renne con i suoi cani bianchi denominati Baux e Greffier. I cani erano bianchi perché sopportavano meglio il calore o il riflesso del sole. I cani Fauve de Bretagne sono probabilmente i cani dell’Assiria fissati in Grecia, nominati successivamente cani Brutus. Essi furono fissati in Armorique, si diffusero in tutta la Francia e in Inghilterra per le loro qualità al tempo di Guillaume le Conquérant. All’inizio del 1800 gli inglesi fecero degli incroci con i Fauve de Bretagne per donare ai loro cani più forza e maggiore iniziativa. Passando gli anni le razze si differenziano sempre di più perfezionandosi, quella più anziana credo sia il Fulvo di Bretagne e appena dopo il Cane Bianco. Sui cani fulvi è stato trovato un libro molto vecchio scritto a mano da un veneur che menzionava un signore Bretone nominato Hue de Nantes che l’autore di questo libro con un titolo: Tes chiens fauves par la foréts”, stimava
impaginato40.indd 26
fortemente la muta di quel signore. Era il XIV° secolo quando questo veneur du Roy Jean “Huet de Nantes” aveva una muta famosa di cani fulvi. È presumibile che i cani fulvi de Bretagne furono gli anziani ausiliari dei Duchi e Signori de Bretagne. L’Ammiraglio d’Annebaud e i suoi predecessori hanno continuamente salvaguardato questa razza la quale fu premurosamente acquisita anche dai Grandi Re Francesi. Madame de Beaijau possedeva una muta di questi cani. Il cane Miraud che servì a rinforzare la razza dei Greffier, apparteneva all’Ammiraglio d’Annebaud, era un cane Fauve de Bretagne. A quel tempo, questa era una razza molto prestigiosa per cacciare il lupo e il cinghiale in foreste tra le più difficili.
Griffon fauve de Bretagne attuali e i basset
Il griffon e il basset fauve de Bretagne
Negli standard del 6° gruppo della Società Canine nel 1930: non figurano i Fauve de Bretagne. Risulta in effetti dalle ricerche effettuate a quel tempo che questa varietà non esisteva o non era considerata una razza nemmeno nei paesi di origine. Il Club del Briquet Fauve de Bretagne fu creato nel 1949 dal Conte Jean de Pluvié e da Marcel Pambrun sotto l’impulso di M. Lessard allora presidente della Società Canine de Bretagne. Si chiamò all’inizio Briquet fauve de Bretagne e del Basset dello stesso tipo per merito dello specialista M. Mascaro.
professore Pierre Marie. Le persone affette da questo accorciamento delle membra, con il tronco che rimane normale, come la salute e le facoltà intellettuali, sono state da lui qualificate: i basset della razza umana. È probabile che questa mutazione spontanea dei cani, dona all’uomo l’idea di fare dei cani per una caccia più rallentata, ma spesso più redditizia. (in Francia si è sempre cacciato, fino alla nascita dei basset, con dei cani molto superiori ai 60 cm, alcune razze raggiungevano e superavano anche i 75/80).
Basset
Quando ho terminato le ricerche concernenti il Fauve de Bretagne, due diversi sentimenti mi hanno pervaso: il primo di dispiacere, il secondo di soddisfazione. Il dispiacere: penso che il Grand chien fauve de Bretagne, così prestigioso, con tutta la nobiltà e la distinzione, durante molti secoli apprezzato dai Re, dai Principi di Francia e dai veneurs inglesi venuti a cercarli per rinforzare le loro mute, è morto nel suo oblio? La soddisfazione: quando i Griffon fauve e i Basset dello stesso tipo, ex razze locali, sono diventate razze nazionali. Questi cani sono molto apprezzati, amanti della caccia, resistenti, enduranti, con ottimo olfatto e bella voce. Mi ricordo durante le prove a Casteljaloux….una meraviglia. Ho visto cacciare i basset su cinghiale e non ricordo razze più utili e attraenti.
Dei soggetti basset in molti mi hanno chiesto l’origine. Razze a gambe corte, dritte o torte, esistevano già dai tempi dell’anziano Egitto, ma non si sa se e cosa cacciavano. La prima nozione negli annali cinegetici si trova nel “Livre di Roy Modus” che li qualifica “Tannier o Taissnier” il loro ruolo era quello di cacciare la volpe. Si è molto discusso sulla malformazione che avrebbe creato la nascita dei basset. È improbabile che i primi soggetti siano stati prodotti volontariamente da una selezione artificiale. Il basset fu una mutazione patologica che non è propria del cane, ma che si produce più abitualmente nelle pecore, i maiali, i bovini e nell’uomo. Questa malformazione congenita che può diventare familiare ed ereditaria è stata particolarmente studiata dal
Riflessioni dell’autore
06/05/14 09:45
Il Griffon fauve de Bretagne e il suo destino Dall’Almanacco del cacciatore stagione 1933-1934
Cronaca di J. Oberthur, presentata da R. de Kermadec Sotto il suo pelo rosso, un rude compagno di taglia media, ma di grandissimo traino, mordente, bravo fino alla temerarietà, indiavolato nel folto, fino di naso, dotato di bella voce, violento sulla traccia, cane di testa: questo è il nostro eroe. Tutte le terminologie concordano dal tempo di Fouilloux, soprattutto scritto nel suo trattato de vénerie (1561), già da allora come ancora oggi, per poterlo dire senza paura di smentita che è un cane sopra ogni regola. Dunque, in virtù di questo eccessivo ardore è difficile da tenere in muta e per non rincorrere tutti i quadrupedi che gli passano davanti, compreso quelli domestici, ha bisogno di un energico dressaggio e forti sanzioni soprattutto nella fase iniziale. Questa razza di media taglia ha qualità portate all’eccesso, per una passione divorante della caccia. Avevo sessant’anni e ricordo molto bene chi formava ancora i Saint-Prix, i Fretay, i Madec, e altri importanti equipaggi che cacciavano il lupo e il cinghiale. Il cane Fauve è residente e degno discendente di questi, al seguito dei cacciatori da tempi assai remoti che hanno sempre attaccato animali difficili in vasti territori silvestri, attualmente un po’ scomparsi. C’è più di una affinità sia psichica che morale tra il cane fauve detto di Bretagna e il nero grissonante, che, nell’anziana provincia di Forez, paese dei Segusiens, si sono sparsi lungo la valle della Loira, fino alle pianure della Niévre. Esiste anche una grande assomiglianza nella loro architettura cefalica. L’uno e l’altro intrepidi nel folto, cacciatori di bestie nere e lupi, duri a disciplinarsi, sensibilmente della stessa taglia attorno ai 20 pollici e in più, dello stesso pelo nella gamma dei fulvi, l’uno e l’altro apparentati. Non è raro vedere dei Bretoni con la schiena completamente nera come i Nivernesi e viceversa. Almeno da quarant’anni sono stati effettuati gli incroci tra queste due razze. Nei miei primi anni di caccia, esistevano ancora dei griffoni veramente puri in Bretagna e numerosi acquisti erano stati fatti nella Niévre. Inevitabili incroci sono stati effettuati in
impaginato40.indd 27
anni successivi nella zona di Tuileries e formarono i “BretoniNivernais” nella provincia Nivernais. Ritroviamo poco dopo dei rossi a mantello scuro rassomiglianti ai Nivernais e questo è naturale. Non si poteva deplorare queste alleanze, quando è stato necessario e legittimo unire. I veneurs del sud-est però, se volevano mettere in piedi un club prospero dovevano eliminare i briquet, un tempo tollerati. Bretoni e Nivernesi, cani di 60-63 cm., vigorosi e solidi sono molto interessanti, i briquet di 50 cm. li rassomigliano più o meno, perché sono dei derivati degenerati e non degni di attenzione. (Occorre ricordare che non esisteva ancora uno standard chiaro, un numero di cani abbastanza limitato, molti estimatori che li allevavano abitavano lontano tra loro, poche le possibilità di comunicazione, le guerre non erano assenti e abbastanza vicine, perciò era veramente difficile un po’ tutto e ciò che è stato fatto a quel tempo per la selezione canina ha del miracoloso). Nel 1899 per la seconda volta, ho avuto il piacere di vedere riunite otto o nove coppie di veri fulvi ai confini della Costa del Nord, l’Ille e la Vilaine. Dopo questo periodo a le Finistére, un cacciatore di trent’anni più vecchio di me, ricordava gli exploits dei più famosi equipaggi nella caccia al lupo, sopratutto di un celebre R. Davies e conosceva molti discendenti di questi cani molto nominati. Gli incroci hanno fatto un po’ sparire la razza dai nostri territori. È scomparso anche il lupo e il cinghiale è diminuito, animali per i quali eccelleva questa razza. La sua finezza di naso gli permetteva di cacciare ancora la lepre a còurre, infatti è riconosciuto che i buoni cani da lupo sono ottimi per le piste leggere. Il barone Frétay, possedeva una quarantina di fulvi, era all’apogeo nel 1865, diceva espressamente che la sua muta inseguiva la lepre all’inizio della stagione come cacciava i giovani lupi dell’annata. Ma lui, Saint-Prix e altri,
Basset de Vendee si rivolsero al conte le Coulteux per chiedere rimedio riguardo il carattere troppo focoso dei loro cani , per poterli avere più disciplinati. Erano verso il lupo di una mordacità sconosciuta in altre razze, ma anche cacciatori di tutto quello che si muoveva. La grande autorità che era M. le Coulteux consiglia di immettere sangue del Griffon Vendeen, con il ritorno immediato alla razza per conservare tipo e qualità. Non gli sembrò di essere ben compreso, o piuttosto gli sembrava che dall’incrocio potevano uscire dei cani più malleabili, ma in certi allevamenti hanno continuato a ripetere troppo gli accoppiamenti con i Vendeen, finchè c’è stata addirittura la sostituzione della razza, (erano passati da un eccesso all’altro). Quarant’anni fà ho conosciuto un piccolo equipaggio, allora in piena evoluzione, dal quale ho acquistato i due soli cani fulvi autentici che ho avuto l’onore di possedere, questi non erano generici abbaiatori di quadrupedi domestici, ma cacciavano molto correttamente e provai la purezza della loro provenienza, senza ombra di dubbio. È curioso che l’incrocio vendeen, fortemente invocato, abbia fatto quasi sparire il tipo Bretone. Ho visto nel mio ring, in diversi anni, solo una coppia di griffoni con il sottopelo fulvo chiaro, presentati come Bretoni, due bei soggetti, ma certamente non proprio Bretoni. Avevo avuto l’onore di corrispondere in quegli anni, con M. Henri de Mauduit, veneur appassionato, quasi centenario, informato dell’idea dell’incrocio con i Vendeen, lo interessava un po’. M. de Frétay, uno dei veneurs più in vista della Bretagna ottenne ottimi risultati alle esposizioni di Parigi e Londra, ed è stato uno degli
27
06/05/14 09:45
28
importanti estimatori di questa razza migliorando e perfezionando i suoi soggetti. Non fece mistero quando si trovò un po’ in imbarazzo ad un certo momento a causa della consanguineità e nel dressaggio dei suoi cani. Entra allora in corrispondenza con M. le Coulteux, proprietario in quel momento di una muta di Bloodhunds, celebrata nel suo Manuale de Vénerie. Questi Bloodhunds, vale la pena di dirlo, carichi di tessuti un po’ rilassati, causa la moda e la mancanza di esercizio. Gli aquerelli di O. de Penne che illustrano il volume lo dimostrano chiaramente. I loro proprietri forzavano con essi i grandi animali de vénerie perché erano ammirabili cani che rifiutavano il cambio, come narrato in un aneddoto topico su quel Manuale. Il veneur Bretone accetta questi Bloodhunds e opera l’incrocio con i suoi Bretoni. Nel 1873 espone a Parigi dei Fauves e di quelli incrociati con i Bloodhunds (a quel tempo era possibile) e ottiene con una medaglia d’oro, un grande successo di curiosità. Diventa però punto di mira dei suoi compatrioti che non credono più in lui e nelle sue idee. Il prestigio di tanto successo adulato non è una vanità. Chiunque aveva dei Fauves più o meno modificati da vari incroci, ma lui non aveva voluto servirsi dei Vendeen perché troppo piccoli in confronto alla vecchia razza dei Saint-Hubert (forse non aveva a disposizione i Grand Vendeen). Pertanto una bella vignetta orna l’apertura delle”Mie cacce al lupo” del barone di Fretay, rappresentando un trio di soggetti irsuti sotto la rubrica “Chiens Fauves de Bretagne”. (Per semplificare lo scritto, questi cani erano descritti come cani grandi, con un po’ di pelo ed espressione Vendeen). Le Coulteux era stato ascoltato, ma certamente lontano dall’interesse
diretto di cosa poteva uscire, forse, come dicono i Bretoni, dette un consiglio oltre misura per essere protagonista di un’avventura. Questo nostro cane, dunque profondamente modificato, il lupo ormai quasi scomparso e il cinghiale in Bassa Bretagna poco numeroso, nel 1895 è stato necessario intervenire drasticamente nella selezione di questi cani. Nel 1886, presa l’ultima cucciolata di lupacchiotti, si può dire che non c’erano più grandi animali da cacciare nel Finistére. A quel punto i veneurs si orientarono tutti alla lepre e qui comincia la vita straordinaria del cane Porcelaine. Il piccolo equipaggio di fauves è stato conservato per miracolo perché in Bretagna gli incroci con i Porcelaine, a quel tempo erano abbastanza frequenti. Nel famoso inverno del 1895, durante la guerra che definì fortune diverse, il cinghiale vide aumentare i suoi effettivi in proporzioni molto forti, tanto da essere costretti ad acquistare nella Niévre e a Morvan, dei cani specialisti, per ridurne il numero. Questi soggetti erano bei griffoni neri e fulvi con selle nere di un’altezza oscillante tra i 58 e 60 cm., destinati a rimpiazzare gli ultimi cani indigeni ormai scomparsi, eliminati a favore dei Comtois, non molto adatti nella caccia alla bestia nera, perchè al cinghiale furono solamente dei supplenti, pure destinati al lavoro solamente in situazioni di eccezione, i loro effettivi non sono mai stati in numero considerevole, preferendo la lepre. Per dispetto nonostante tutti gli apprezzamenti fatti, a due pressappoco amatori della caccia, furono proposti dei grand Vendeen-Nivernais da parte del loro creatore, cani eccellenti su tutti i selvatici. Dopo di allora, ci fu la notte e l’affondamento generale del cane de petit vénerie, al punto che all’indomani
dell’armistizio, non se ne trovò più uno per cacciare il cinghiale, diventato allora molto numeroso. Dopo quindici anni anche gli equipaggi composti ognuno da circa una ventina di cani Comtois e Artésiens erano scomparsi. La chasse à courre alla lepre nella nostra regione era diventata impossibile da effettuarsi a causa della modifica delle condizioni di caccia, per le strade asfaltate e l’intensività delle coltivazioni. La Società Canina della Bretagna intervenne, dopo che le razze dei cani attaccati alla pista sembravano scomparsi per tutte quelle circostanze, favorì a rimettere in onore il griffone dei nostri antenati, tutto in virtù delle sue qualità di iniziativa e dei suoi leggeri scrupoli vocati alla pista come conveniva ai nuovi cacciatori, in barba agli ingrati della loro patria. In concerto con la Societé de Vénerie, ispirati dalle nostre conoscenze e da fotografie conservate per caso, con una documentazione scritta fortunatamente abbondante, noi abbiamo potuto stabilire il punto di partenza. Il sunto di tutte queste notizie apparvero nel 1922 nel libro degli standard della Societé de Vénerie, illustrata dalle immagini di Lourdaud, della muta scomparsa da alcuni lustri di M. de Madec che abitava a Quimper. In mancanza di una buona linea dorsale, era contrapposta una testa molto tipica e un eccellente pelo molto duro, come doveva essere storicamente. Non mi dimentico di dire che quelli di 55 cm. erano collocati tra i briquet, mentre i bei cani di M. du Frétay e simili, erano di 60-63 cm. con nessuna indulgenza e nonostante le insistenze e gli appelli pressanti dei colleghi Nivernais, non sono pervenuti a nulla. Noi ci auguriamo che il nostro segugio sia in grado a breve, di poter superare ogni difficoltà e che ritorni presto ad essere quello che era.
Commento di B. Vallee Io mi permetto di aggiungere un commento alla mezza orazione funebre di M. de Kermadec, eccellente conoscitore di questo cane. Il Fauve de Bretagne non è morto, infatti un mezzo secolo dopo è scritto: è stato ricostruito ed è ben vivente. Dopo aver conosciuto tutte le vicissitudini e gli incroci mal fatti che ci segnala l’autore, il quale ci spiega il pelo ereditato dal Vendéen, le tacche bianche ereditate dal Porcelaine,
impaginato40.indd 28
il nero dal Nivernese o dal terrier per il Basset, come potete pensare che ci possano essere molti soggetti tipici, come vorrebbero certi commenti di giudici affermati? È impossibile! Ricerchiamo prima di tutto le caratteristiche fondamentali della razza. 1. Il carattere che fortunatamente è stato conservato. 2. L’ossatura deve essere forte.
3.
Il pelo che deve essere corto, ricco al tatto e di colore fulvo. 4. Il movimento in generale è di un cane rustico. 5. La testa deve avere un cranio pieno D’altra parte guardando bene la cronaca di J. Oberthur che illustra questo testo, senza farvi coinvolgere, riguardatelo comparando le teste dei vostri cani, concluderete che non saranno molti i cani tipici.
06/05/14 09:45
Dobbiamo però riconoscere che i nostri eccellenti cani non sono numerosi, ma esistono. C’è chi ha dei buoni cani e chi è del parere che la razza sia moribonda,
è anche vero, da più di mezzo secolo, abbiamo numerosi buoni soggetti che spariscono a poco a poco a vantaggio di altri. Ho il piacere di essere a favore
di questa razza di cani e sarà fatto tutto il possibile e il necessario per la resurrezione e il rilancio del Fauve de Bretagne vecchio tipo.
I cani Fauves de Bretagne Cacciatori di lupi Di R. De Kermadec Articolo del Chasseur Francais – Aprile 1947 – comunicato da J.P.Riou Le note seguenti sono improntate alla corrispondenza passata di circa vent’anni, di un veneur allora novantenne, vecchio amante delle cacce al lupo fatte nella Finistére con i compagni di R. Davies. Molti lettori di questa rivista conoscevano le gesta di questo grande cacciatore di lontre d’oltre Manica che è venuto da noi alla metà dello scorso secolo (1850). È stato portato qui dal conte R. de Beaumont, suscitando una curiosità che si è manifestata particolarmente viva nei paesi dei discendenti dei veneurs pittoreschi qui descritti. L’autore non ha studiato con precisione il tipo di cani che aveva sotto i suoi occhi. Sappiamo solamente che erano dei griffoni a pelo rosso e forte, encomiabili sulla pista del lupo e del cinghiale, anche se allora abbastanza raro. Verso il 1860 questo cane era famoso per le sue qualità, ma anche per il suo brutto carattere. Nel 1860 venni a Morlaix verso Saint Prix, dove avevo un po’ di parenti. Jean de Saint Prix mi fece vedere il suo canile, nel quale ho visto una ventina di cani a pelo duro e dei griffoni fauves incrociati con i SaintHubert, questi erano incomparabili sulla pista del lupo, il solo animale che cacciavano a quel tempo. Il cinghiale e il capriolo erano rari e anche il lupo era in diminuzione. Davies parlando dello stesso equipaggio verso il 1854, disse che i cani erano a pelo duro di 24-25 pollici e tricolori. Probabilmente avevano sangue di Poitevins. Nel 1870 ritrovai Saint Prix nella residenza di Parigi e gli chiesi subito se aveva ancora quei cani rossi incrociati con i Saint-Hubert, ammirati nel 1860 e mi rispose: “Me ne sono disfatto, erano cani intrattabili e potevano cacciare solamente il lupo, ma è diventato sempre più raro, li ho venduti ad un giovane che stava iniziando e li ho rimpiazzati con dei Griffon Vendéen”. Questo, continuando il discorso, si mostra molto scettico sull’incrocio
impaginato40.indd 29
effettuato con i Saint-Hubert. Il cane fulvo ben menzionato dal suo utilizzatore, autore di un trattato sulla caccia al lupo, conoscendolo bene, dopo averne fatto un grande utilizzo scrive riguardo la caccia e l’allevamento del fauve incrociato con il Vendéen: A questa epoca il nome del Saint-Hubert è stato donato dalla leggenda. Grazie a questo nell’Ovest della Francia troviamo il frutto dei suoi prodotti. Era servito per mantenere il colore dei cani fulvi. Diciamo, che questo incrocio era stato consigliato dal conte Le Coulteux e lo aveva scritto sul suo manuale de Vénerie, donava prodotti più saggi, meglio ammutati e meglio gestibili. Esiste anche un disegno ben conosciuto con tre dei suoi cani. Due di quelli dimostrano una forte influenza di sangue Vendéen. Un mio vecchio amico voleva regalare i suoi cani, ma nessuno li voleva a causa della loro meschinità. Aveva partecipato a Parigi sotto l’Impero, a una delle prime esposizioni canine e ottenuto solamente un premio di consolazione perchè non hanno fornito bella impressione. La loro conformazione era difettosa, la mescolanza di pelo raso e pelo duro avevano indotto il presidente della giuria a declassarli. È possibile che Le Coulteux si sia procurato quei cani. Il cane fulvo molto tipico figura nella monografia generale del conte de Bylandt, proveniente dal suo canile, di nome Lourdaud, probabilmente fotografato in questa esposizione. Il mio corrispondente nelle sue lettere dice che la struttura di Lourdaud era difettosa nella linea dorsale e negli appiombi, aggiunge: Per mia idea personale avevo visto nei griffoni che era meglio conservare la linea vandeana e non quella fulva, eliminai perciò tutti i fulvi dal mio equipaggio per queste ragioni. Personalmente quando iniziai il mio equipaggio, mi procurai due maschi e due femmine fulve. Ero all’epoca louvetier del circondario e cacciavo il lupo due volte la settimana nella foresta con i miei Poitevins. Le due femmine fulve cacciavano correttamente, ma i maschi si rifiutavano di collaborare
con la muta e preferivano cacciare per loro conto. Queste due femmine erano molto corrette, infatti ho preso dei giovani lupi con esse e i miei Poitevins e ad esse piaceva molto la traccia del lupo. Conservai i maschi più tipici, ma non c’era nulla da fare, possedevano olfatto, endurance, forza fisica e grande passione per la caccia, ma erano individualisti, non si assoggettavano e non cacciavano volentieri con la muta. Tutti i cani anche nella caccia al cinghiale, ingaggiavano forti battaglie e quasi sempre raggiungevano lo scopo. Erano eccezionali sul lupo e si nutrivano esclusivamente di carne di cavallo crudo. Con questo temperamento, comprendo che tali elementi possano fare meraviglie nella caccia al lupo e al cinghiale. Sarà stato fatto qualche incrocio bene azzeccato per conservare il loro grande coraggio e il loro mordente. Poi, nel 1872 la stricnina fece la sua prima importante apparizione. Rapidamente i lupi diminuirono e nel 1886 divennero rari. Il lupo in dieci anni è praticamente scomparso, i cani fulvi autentici dispersi. Nel frattempo è aumentato molto il cinghiale. Rimangono dei briquet, rappresentanti degenerati di questo cane dal temperamento straordinario. Rimasero le razze che avevano un po’ di perseveranza e volontà, dopo indispensabili miglioramenti. Più abili di noi, i nostri colleghi Nivernais, in questi ultimi anni hanno un po’ abbandonato il griffone a sobria livrea e di alta iniziativa anche se coraggioso cacciatore di cinghiali e di lupi che erano rimasti, per un cane meno Bretone e più indigeno. C’è una certa affinità morale tra le due razze, ma sarà lunga vita al Nivernais per il suo grande onore di cacciatore di cinghiali che il nostro Ovest non ha saputo ben conservare. Per consolarci, è uscito un petit basset indiavolato pure lui, ma che è e rimane un pilastro per la caccia, attualmente, ottimamente allevato in Bretagne. Il cane fauve se perderà un po’ di individualità potrà essere ancora molto utile su ogni tipo di animale selvatico.
29
06/05/14 09:45
Il Griffon fauve de Bretagne Estratto da “Le chien” del 1949 Di J. Oberthur
30
Il Griffon fauve de Bretagne è purtroppo caduto nell’oblio, poche persone lo conoscono e lo standard ufficiale lo ignora. È una tra le più importanti e più anziane delle nostre razze francesi. Francesco 1° voleva cacciare solo con questo. Il tipo primitivo non era un griffone, possedeva un pelo corto ma duro, ancora mantenuto, ma non appartiene al tipo barbouillaud. Mai lanoso, qualche pelo nelle sopracciglia, attorno alla gola e sulla fronte, ma meno pelo che nelle altre razze griffoni. È stato utilizzato per rinsanguare altre razze griffonate e a pelo raso, trasmettendo qualità olfattive, di endurance e di amore per la caccia. R. de Kermadec, suo compatriota lo descrive in questi termini: “ Sotto il suo duro pelo rosso, un rude compagno di media taglia, ma di grande traino, insistente, attivo e impeccabile nel folto, fine di naso, con ottima voce, violento sulla traccia, a rompicollo nella seguita. Non è temerario e la sua antica provenienza è uguale a quella dei Ségusien, del periodo gallo-romano e il Griffon
Nivernais secondo Pierre Megnin, è il suo legittimo discendente. Esistono ancora oggi dei griffoni vagamente puri in Bretagna, dai numerosi acquisti effettuati nella Niévre, dopo gli scambi eseguiti tra le diverse regioni vicine, sarà sorprendente ritrovare ormai in giro per la Bretagna i più tipici rappresentanti di questa razza”. Io sono totalmente di questa opinione, avendo visto all’opera vendeen e nivernesi dal colore della fronte dorato, non molto coperti di pelo e di tipo leggero, molto superiori a caccia dei loro camerati più conformi al tipo ufficiale. Ho un debole per questo cane della mia provincia da molto tempo, non senza ragione. Nella mia giovinezza, ho preso parte alla creazione di un equipaggio di questi cani con un mio vecchio amico J. Goupil e A. de Boispéan. I nostri griffoni erano meravigliosi alla lepre e rifiutavano il cambio a vista. Alla fine della stagione prendevano una vecchia lepre anche in 35 minuti. Con i discendenti di questi cani, utilizzando i più grandi, formai nel 1905 un piccolo equipaggio per cacciare il cinghiale e mi ha dato molte belle gioie. Questi cani di una velocità straordinaria, talmente
accaniti, tanto che li facevo attaccare separatamente. In uscita dal bosco inseguivano a vento senza rallentare. Avevano conservato la loro reputazione di essere soggetti atti a correre battaglie private. Non ho mai visto un cane bretone cercare carezze o preferire la famiglia ai suoi simili, era cacciatore totale per l’intera giornata, da stanco persino ubbidiente e naturalmente forzava bene la sua preda. Di taglia media, leggero di corpo, possedeva delle gambe piccole e dei muscoli di acciaio. Piede da lepre o piuttosto piede da lupo in riduzione, niente giogaia. Testa piatta, senza stop con la canna nasale ricurva e tartufo prominente. Orecchie ben accartocciate poco lunghe, attaccate all’altezza dell’occhio. Occhio chiaro, vivo e dall’espressione abbastanza dura. Coda relativamente corta, grossa alla base, piccola all’estremità, non torta, si alza solamente in azione. Questo bretone non è parco di voce, la possiede da cagneur mai da urleur. Come colore: frumento dorato, fulvo, testa di un fulvo pallido, orecchie, spalle, cosce e gambe a pelo più corto e di un rosso più o meno dorato.
I Basset griffon di Bretagne e di Vendée I basset Griffon de Bretagne discendono, senza alcun dubbio, dai cani fulvi di paese, vecchia famiglia di chiens courants, molto attivi, vigorosi, impetuosi, molto persistenti, molto appassionati alla caccia, ma difficili da educare e poco accostatori. Il Basset fauve de Bretagne ha ereditato le qualità dai suoi antenati e i difetti se li ritrova anche lui, ma molto attenuati. È un bel cane di taglia piccola a pelo duro più morbido che duro. È molto difficile al giorno d’oggi ritrovare allo stato puro una coppia di Bassets Bretons. Sono dunque incrociati con i Bassets Vendéens che sono dei cani di prim’ordine, molto numerosi in Vendée, dove ci sono degli ottimi equipaggi. I migliori si trovano da più di trent’anni dal conte d’Elva in Mayenne che sovente vince il primo
impaginato40.indd 30
premio all’esposizione canina di Parigi con la sua splendida muta o con stalloni come “Royal Combattant” il migliore di tutti. È tricolore come tutti i Bassets del conte d’Elva, come dice Pierre Megnin, di 38 cm di taglia, con gambe dritte. La media della taglia di questi Bassets tra maschi e femmine è di 35 cm. Sono ben griffonati e molto energici, le gambe le hanno dritte o quasi. Ci sono dei cani eccellenti per la caccia a tiro di tutti i selvatici, audaci nel folto, insistenti e tenaci anche sul cinghiale. Questi cani provengono da un vecchio incrocio tra tipi molto corretti della razza bretone e della razza vandeana. Più tardi l’equipaggio del conte d’Elva era stato quasi interamente distrutto da una epidemia e il proprietario era stato
costretto a rinsanguare con altri tipi di cani della stessa taglia. M. le Coulteux afferma in un suo scritto che questi cani erano degli accostatori straordinari e in muta erano in grado di prendere delle lepri in due o tre ore. Ma i Bassets griffon Vendéen non sono solamente tricolori come quelli del conte d’Elva, o de Villebois-Mareuil o Geoffroy-St-Hilaire, ma ce ne sono anche di fulvi, segno probabilmente della presenza del sangue Bretone. Questi cani se spogliati del loro pelo, assomigliano poco al tipo basset a pelo raso. I cani dal colore fulvo hanno la testa che si differenzia molto sensibilmente,
06/05/14 09:45
è molto leggera, più corta, più larga, più ordinaria. Il muso meno lungo, orecchie corte e meno accartocciate, gambe più dritte, piedi più piccoli, coda più corta. Esiste anche una razza di Bassets a pelo duro di origine Bretone-Vendéen creata da M. E.Ambaud delle Havre che ha costruito una bella muta. Egli ha eliminato dalla riproduzione tutti i cani a lungo pelo, conservando quelli a pelo duro. Il tipo di M. Ambaud aveva la testa nervosa e secca, orecchie piatte, leggere, ben lunghe. Gambe dritte, piedi bene in appiombo e ben fatti, di buona costruzione, di un temperamento di ferro e non hanno mai problemi di salute. Sono di una costruzione solida e nervosa, rene potente e solido, coscia ben arrotondata e muscolosa, spalle piatte, ma ben attaccate e petto profondo. Pelo duro, ma fine con riflessi argentati al sole, livrea tricolore. Il colore fulvo è sulla testa e sulle orecchie e il nero sul dorso. Le caratteristiche di questi cani si ritrovano al giorno d’oggi in molti bassets. Questi bassets griffons sono attivi subito alla sciolta, facili da ammutare, fiduciosi
reciprocamente, ben collegati alla pista, seguita dritta e di un traino facile. Sono eccezionali nella caccia a tiro, nei boschi più fitti, nei rovi, nulla li arresta e cacciano per più giorni consecutivi. Al giorno d’oggi i Bassets griffon Vendeen, abbastanza vicini allo stesso tipo, essi si differenziano solamente nel pelo. Certi allevatori ricercano il pelo più corto che è evidentemente più pratico, o piuttosto
Basset fauve de bretagne semi lungo. Sono anche di colore bianco sale con tacche arancio. I tricolori sono più rari (1931). In generale comunque è preferito un pelo più corto, rigido e duro. Il Basset fauve de Bretagne, nello standard attualmente in vigore deve essere di taglia dai 32 ai 38 cm con 2 cm di tolleranza per soggetti molto tipici., mentre per il Petit basset griffon Vendeen è dai 34 ai 38, con 1 cm di tolleranza.
31
Il cane Fauve de Bretagne È una delle nostre più anziane razze di cani. M. il conte Le Coulteux ci riporta che verso il XIV° secolo, uno dei veneurs del re, Jean Huet, aveva una muta famosa di cani fulvi. Molti autori ne parlano. Jaques de Fouilloux racconta che una muta di cani fulvi lancia un cervo i Bretagna, lo caccia per tre giorni, per giungere nei pressi di Parigi. I cani fulvi a quel tempo erano molto rinomati. Il conte Le Coulteux, esperto giudice e grande cacciatore, che ha conosciuto e scritto di tutte le razze de vénerie, dice che questi sono cani di grande cuore, intrepidi e di molto olfatto, aggiunge anche che rifiutavano il cambio. Sopportano meglio il caldo dei vendéens, di essi sono più ardenti e intrepidi. Di alta taglia, di costruzione forte e regolare, raramente pesanti, non temono la pioggia e nemmeno il freddo. Bei cacciatori, essi preferiscono come molti altri cani del resto, il cervo a tutti gli altri animali. Essi sono molto insistenti e difficili da disciplinare. Molto bravi e intrepidi nell’attacco, sono famosi per il loro ardore e non amano molto gli animali che tornano spesso sui loro passi. Dopo due ore di caccia sono ancora al massimo della forza, come i vendéens. Il pelo è uniformemente rosso, leggermente sul bruno, qualche
impaginato40.indd 31
volta di un rosso più pallido. Tale era e tale è ancora questo cane di Bretagna. Il conte Le Coulteux sembra parlare al passato di questo bel cane, ma non è scomparso, caso mai è poco numeroso. Qualche anno fà, in una spedizione in provincia, vidi un forte bel gruppo, impressionante per la taglia, la solidità della costruzione, per le sue belle teste, nobili e importanti, questi cani appartenevano a M. Baillet e de Villenauxe. Questo cane è dall’aspetto piuttosto pesante, con una testa importante, forte con il cranio piatto, l’osso occipitale assai sviluppato, muso lungo ricurvo e forte. Orecchie attaccate basse, ma non troppo lunghe, piede forte e di grossa ossatura. Piede rotondo e grosso, coda di lunghezza media guarnita di pelo un po’ più lungo di quello dl corpo. Pelo sul corpo di media lunghezza, duro e fitto. Taglia di 60 cm. e del peso di 30 chili. È una forte e bella razza che è la prescelta di un grande numero
Griffon fauve de bretagne di veneurs francesi, ma dovrà migliorare per essere meno folle, meno estimatore degli animali domestici, dovrà essere più disciplinato. Allora potrà essere il prescelto per cacciare il cinghiale e la lepre come era un tempo del lupo nelle foreste più difficili. Purtroppo, i tempi sono poco favorevoli, la venérie ha subito di fatto l’alto aumento del costo della vita, un colpo terribile, ma dove si potrà trovare un veneur più fortunato, per accollarsi la ricostruzione della razza, così bella e utile, sarà anche la fortuna sua, della razza e di tutti i veneurs. P.S.
06/05/14 09:45
Qualità di razza molto importante: lo stile!
32
Queste pagine sono una formidabile occasione per esprimere il nostro punto di vista sulle razze e sui singoli segugi di ogni nazionalità, soprattutto se insieme assistiamo a delle prove di lavoro o durante l’attività di caccia. Uno dei principali argomenti per gli esteti sarà sempre riguardante lo stile di razza. Questo filo diretto con ogni razza è da sviluppare molto dettagliatamente perché delimita o colloca la stessa in una posizione attorno alla quale ci sono delle specializzazioni più o meno marcate, ma sempre legate a delle attitudini specifiche legate alla razza stessa. Possiamo persino distinguere o dividere le stesse razze tra quelle di metodo e quelle di iniziativa, quelle vocate principalmente alla seguita ad altre maggiormente indicate per lo scovo ecc. Ci sono anche le diverse taglie che possono facilmente orientare il neofita a scegliere o scartare, in funzione dell’animale cacciato. Lo stile comunque è personale per ogni razza, indipendentemente dalla taglia e dall’animale cacciato. In questa particolare caratteristica, in questo fagotto di qualità, sono da inserire la voce, il passo, l’andatura, il modo di reperire l’usta prima e dopo lo scovo, il modo come sono disposti i singoli cani nella muta e lo spirito stesso per come collaborano, la maneggevolezza, il portamento di testa nella fase di olfattazione nelle diverse situazioni di caccia, prima e dopo dello scovo o ad animale in fuga su varie tipologie di terreno. Cominciamo dalla prima: la voce. Questa bella caratteristica molto diversa tra una razza e l’altra, deve diversificare perfettamente e incontestabilmente una razza da un’altra, anche se simile o di stessa provenienza. non occorre vedere di che razza è un cane quando emette la sua voce sull’usta di un animale selvatico, ma sarà il suo tono e timbro a evidenziare chi è. Il ritmo non è una caratteristica di razza, ma evidenzia solamente una situazione, anche se il timbro e il tono devono rimanere tali, probabilmente con qualche esaltazione o ammorbidimento in particolari momenti, ma rimanendo sempre
impaginato40.indd 32
all’interno della loro caratteristica di razza. Oltre a questo, c’è anche il portamento della testa che deve essere in funzione alla situazione, ma particolare per ogni razza. Razze simili, ad esempio l’Ariégeois, il Grand gascon Saintongeois, il Petit gascon Saintongeois, il Petit bleu de Gascogne o il Griffon bleu de Gascogne, hanno stesse provenienze, ma stili diversi, voce molto diversa come il modo di emetterla e un passo totalmente diverso. Le 4 razze vandeane sono poco o niente rassomiglianti tra loro. Se siamo al cospetto di ausiliari che più o meno sono vicini a due razze anche simili, perché incrociati anche da più generazioni, troveremo delle caratteristiche talmente mescolate da essere in difficoltà a decifrare. Per il Bruno del Giura occorre stare attenti sulla provenienza, se è francese ha una caratteristica, se è svizzera non sarà la stessa cosa. Per questa razza approfondiremo l’argomento quanto prima in un articolo personalizzato. Il Porcelaine essendo una razza unica nel suo genere, occorrerà analizzarlo solamente in funzione alla sua purezza, controllando eventuali altre infusioni (effettuate dai francesi). I Fauve de Bretagne sono due razze molto diverse, come le loro caratteristiche. Per meglio capire le qualità di ognuna delle razze e le loro migliori caratteristiche che le differenziano, occorre conoscere bene la loro storia, cosi ogni funzione o sistema potrà essere facilmente compreso ed evidenziato. Analizzando ad esempio il Griffon bleu de Gascogne, troveremo in questa razza dei soggetti, maggiormente che non nelle altre, con più diversità. Questa razza, costruita e selezionata agli inizi del 1800, quasi scomparsa all’incirca il 1980, ha avuto bisogno di un intervento drastico e continuo per circa un decennio per poter giungere rapidamente come lo conosciamo oggi. Sapendo che questo cane era stato fissato utilizzando il Petit bleu de gascogne e il griffoncino dei Pirenei, occorreva ripetere la stessa operazione. Purtroppo il griffoncino non esisteva più, almeno nella realtà di quel tempo e fino a che non è intervenuto direttamente il Club, ognuno si è
aggiustato come poteva. Perciò per dare slancio alla razza era stato interessato il Nivernese, il Vendeen ed altro. Per far sparire questa zavorra non sono bastati anni di ferrea selezione, perché i problemi creati da quelle razze non sono scomparsi del tutto. Calcolando benignamente che le caratteristiche delle razze immesse successivamente siano quasi scomparse, devono essere presenti però le qualità delle due matrici iniziali. Il cane che ha assimilato maggiormente la prima avrà un tipo di voce, un modo di lavorare più vicino a quella o viceversa. I soggetti che avranno una melange ben vicina al 50%, saranno ancora diversi dagli altri. Comunque tutti questi assieme rappresentano la razza chi meritatamente, chi un po’ meno, ma tutti per poterla rappresentare degnamente, dovranno sottostare a dei parametri che saranno quelli di una giusta taglia, con pelo, colore, ecc. come prevede lo standard. Oltre a queste qualità dovranno possedere uno stile corretto, il più omogeneo possibile e per la composizione di una muta si dovrà tener conto di soggetti con lo stesso passo e simili caratteristiche. Le voci di questi cani saranno esclusivamente da urleur, a metà strada tra iniziativa e metodo, ma alcuni saranno molto di metodo e con muso molto sul terreno oppure altri di molta iniziativa, però queste saranno qualità tollerate e non premiate. Per un petit bleu che scagna, se è bravo a caccia è da utilizzare, ma è assolutamente da togliere dalla muta alle prove e se l’allevatore è amante della razza dovrà togliere dalla riproduzione lo stesso soggetto, ma anche i suoi genitori e i fratelli. Questa voce non di razza è da penalizzare fortemente ed è trasmissibile enormemente nella progenie. Non è da tollerare, ma da eliminare e questo vale per tutte le razze del Midi. In ogni razza sia di metodo come per quelle vocate maggiormente all’iniziativa, ci sono dei soggetti completi con qualità ben definite, ma anche specialisti per lo scovo o la seguita e in ogni situazione che li può vedere protagonisti, il loro movimento e il loro impegno è sempre e comunque legato alle generali caratteristiche della razza che rappresentano.
06/05/14 09:45
Prova di lavoro CAC su lepre Carpignano S. 11-12 gennaio 2014
33
Petit Gascon Saintongeois di Stizioli a Carpignano
Selezione Campionato Italiano 11 GENNAIO Propr. Stizioli Gabriele – razza: Petit Gascon Saintongeois – 1° ECC p. 166,16 - EGOR-CHEYENNE-ASIA-ARGO-FINA-ELLA Bastoni Gianni – razza: Ariégeois – 2° Mb p. 156,33 – DUSKA-HOLLY-HARIANE-HERIK-HUNTER-ESSIEN 12 GENNAIO Bastoni Gianni-razza: Ariégeois– 1° Ecc p. 170,83– DUSKA-HOLLY CAC-HARIANE-HERIK-HUNTER-ESSIEN
impaginato40.indd 33
06/05/14 09:45
Prova di lavoro CAC su cinghiale - Lajatico 20-21-22-23 febbraio 2014
Basset fauve de Bretagne a Lajatico
Selezione Campionato Italiano
34
1° Ecc. p.175 - Petit Gascon Saintongeois Propr. Calzuola Alfio 2° Ecc. p.171- Briquet griffon Vendeen Propr. Natali Andrea 3° Ecc. p.170 - Ariégeois Propr. Greco Mauro 4° Ecc. p.169,80 - Porcelaine Propr. Ottaviani-Lollucci 5° Ecc. p. 169,50 Propr. Rossi 6° Ecc. p.168 - Ariégeois Propr. Brunelli Valentino 7° Ecc. p.166,37 - Basset f. de Bretagne Propr. Raimondi Davide 8°Ecc.p.162,50 - Ariégeois Propr. Ferrero e Montanaro 9° Mb. p. 150 - Ariégeois Propr. Primavera
B.I.S. Raduno: 1° ZEUS - Ariégeois Propr. Greco Mauro 2° BULLO - P.G.S. Propr. Pasquinucci Mauro 3° FRIDA - Porcelaine
impaginato40.indd 34
Propr. Ottaviani-Lollucci
Raduno di Lajatico
06/05/14 09:45
Sezzadio 8-9 febbraio - CAC su lepre Selezione Campionato Italiano Ecc. p. 176,00 – Fana-Argo-Faia-Egor-Ella - Petit Gascon Saintongeois Ecc. p. 169,75 – Fata-Fasta-Frigga-Gladys – Porcelaine Ecc. p. 161,60 – Yago-Perla-Frisa-Cheyenne – Petit Gascon Saintongeois Ecc. p. 170,05 – Frigga-Clajs – Porcelaine Ecc. p. 168,00 – Fasta-Fata – Porcelaine
propr. Stizioli Gabriele propr. Uggeri e Cerquetelli propr. Stizioli Gabriele propr. Uggeri e Cerquetelli propr. Uggeri e Cerquetelli
S. Agata (BO) 22-23 febbraio - CAC su lepre
35
Giusto premiato da Mora
Selezione Campionato Italiano Mb p. 161,50 – Yago-Cheyenne-Frisa-Fana – Petit Gascon Saintongeois Mb p. 153.50 – Stella-Flora-Laika-Luna – Petit Bleu de Gascogne
propr. Stizioli Gabriele propr. Lipparini Claudio
Raduno naz. CAC Arzachena 2 marzo 2014
Expo di Arzachena
impaginato40.indd 35
06/05/14 09:45
Raduno naz. CAC Arzachena 2 marzo 2014
36
26
Bis di Arzachena
La Sardegna per la caccia e la cinofilia ha sempre un valore e un sapore unico, possiede areali di una bellezza rara e selvatici unici: lepre fantastica e cinghiale mitico. L’accoglienza è ai massimi livelli con un senso di ospitalità unico. Qui è sempre una grande festa sportiva e leale ottimamente orchestrata da tutta la sezione della Costa Esmeralda del Club con alla guida l’impareggiabile Presidente Martino Azara. Ottimi i risultati delle prove e del raduno. Coppie: 1° Bruno del Giura
Propr. Azara Martino
2° Segugio it. p.raso 3° Anglo fr. p. v.
Propr. Deledda Propr. Giorgioni Gabriele
Gruppi: 1° Seg. It. p.raso 2° Anglo fr. p.v. 3° Ariégeois
Propr. Deledda Propr. Poli Propr. Fresi Simplicio
B.I.S. 1° Axel – Ariégeois 2° Pepe - Anglo fr. p.v. 3° Frida - Porcelaine
Propr. Fresi Simplicio Propr. Poli-Giorgioni Propr. Molino
Raduno di Arzachena
impaginato40.indd 36
06/05/14 09:45
n.37.indd 26
26
impaginato40.indd 37 n.37.indd 26
37
06/05/14 09:45 18/09/12 17:26
PRIMO GRAN PREMIO DELLE LANGHE
C
hi è avvezzo alle verifiche zootecniche per cani da seguita su cinghiale e si inoltra nello scenario che offre l’Alta Langa , nella parte che riunisce le Valli Belbo, Bormida e Uzzone, ben presto si rende conto che sia un palcoscenico perfetto per questo tipo di attività. La conformazione geografica e il buon numero di selvatici però, non sono le uniche peculiarità rilevanti; infatti,la caratteristica che più conferma queste considerazioni è la cultura che accomuna cinofili della zona nell’ospitare tale eventi. Sono passati anni da quando alcuni appassionati intrapresero questa strada e passo dopo passo hanno cercato di migliorarsi, appoggiandosi anche a persone competenti in materia, per arrivare ad oggi. Per chi come lo scrivente si è affacciato in questa realtà quando le porte erano già sfondate, non resta altro da fare che cercare di proseguire al meglio queste iniziative cercando di apportare migliorie tecniche e qualitative facendo tesoro di quanto appreso in questi anni. Era doveroso pertanto una prova che avesse come origine proprio questa terra, IL GRAN PREMIO DELLE LANGHE, dedicato a tutti coloro si sono prodigati in questi anni, mettendo a disposizione risorse personali in termini di tempo, denaro e tanta
Primo gran premio langhe passione. Buona la partecipazione, e buoni i risultati. Tutti gli equipaggi hanno scovato, moltissimi i soggetti qualificati e la classifica finale che vede al quarto posto gli Ariégeois di Mauro Greco, al terzo i Briquet Griffon Vendeen di Bruno Gino e Romano-Galvagno, al secondo posto i Beagle Harrier di Ravotto Pietro, e sul podio i segugi italiani di Boveri Ferruccio.
38
PROVA SOCIALE SU CINGHIALE IN TERRENO LIBERO
P
enso non sia fantasia asserire che molti di noi si siano avvicinando al mondo della cinofilia partendo da quelle che in gergo sono solite chiamarsi “ gare da prosciutto”, visto che spesso in certe regioni in palio c’è proprio il famoso affettato. Ritengo sia una delle competenze principali di un associazione che fa cinofilia cercare di avvicinare al mondo al mondo delle prove i meno avvezzi, cercare di dare lo starting giusto che accendere la curiosità, senza tralasciare i consigli e gli accorgimenti per cercare di migliorare l’aspetto morfologico e tecnico dei soggetti. Dal momento pertanto che mute viste “ nascere” in una manifestazione sociale, negli anni si stanno affermando in prove nazionali ed internazionali penso sia doveroso proseguire su questa strada nella speranza che altri facciano questo passo. Delle trenta mute in gara la maggior parte era condotta da “ facce nuove” . perlomeno in questo settore. Risoluti, attenti ai consigli dei giudici, orgogliosi dei loro primi risultati e consci di potersi migliorare in fu-
impaginato40.indd 38
Prova sociale su cinghiale in terreno libero turo. I risultati migliori sono stati ottenuti da “ vecchie” glorie; il primo posto è andato infatti a Oddone Floriano, ligure già solito a risultati importanti in queste colline con i suoi Ariegeois, seguito da un cinofilo nostrano, Nico Siri con i Griffon Ninernais; mentre al terzo posto si è affermata la muta di Porcelaine condotta da due giovani promesse, Mirko Paroldo e il sedicenne Davide Carosso.
06/05/14 09:45
Alla sezione CLUB ITALIANO BLEU DE GASCOGNE DELLE MARCHE
P
artecipare da concorrente, o semplice spettatore appassionato ad una verifica zootecnica ai massimi livelli quale un CAMPIONATO SOCIALE, può darti il senso della maestosità della cosa, farti provare l’ebbrezza della competizione, magari portarti a pensare che sarebbe bello ospitarla a “ casa tua”. Forse però, non sempre ci si sofferma sul lato pratico, ovvero, a cosa c’è dietro tutto questo. Mesi di preparativi, ore di riunione, sopralluoghi, valanghe di sms, con lunghe e diverse telefonate. Certo è che come in tutte le cose poi ci si malizia e “ quasi” tutto diventa automatico, però un inizio ci deve pure essere, la famosa prima volta. Quest’anno l’onere della prima volta è toccato alla Sezione marchigiana, capitanata dall’eclettico consigliere Floriano Cocilova coadiuvato da un team energico e volenteroso. La loro ineccepibile applicazione, le suggestive colline di Tolentino che caratterizzano questa importante cerniera tra la costa e la zona montana, che si prestano molto per una
prova, hanno fatto si che si possa dire tranquillamente che questa scelta è sta un successo. Un aspetto che ha fatto da cornice a tutto questo e che personalmente mi ha colpito, è stata la passione e l’abnegazione che caratterizzava e accomunava gli organizzatori, i responsabili, i numerosi accompagnatori, i capi squadra, con il piacere di essere utili. Traspariva chiaramente un momento cinofilo di alto valore tecnico e umano, un trait d’union tra persone che provavano piacere nel darsi da fare, nel lavorare per il buon risultato della manifestazione, mettendo in evidenza l’amicizia, la goliardia, l’accoglienza caratterizzata da gente di qualità in questo affascinante scorcio del centro Italia. Complimenti a tutti! Massimo Favo
39
CAMPIONATO REGIONALE FIDASC PIEMONTE 5° TROFEO “ LUPRIN” SU CINGHIALE CLASSE COPPIE FINO AI 24 MESI CLASSE SINGOLO SENZA LIMITI DI ETÀ Presso recinto addestramento “LUPRIN” Niella Belbo (Cn)
6-7-8 / 13-14-15 GIUGNO 2014
ISCRIZIONE AI NUMERI 346 4732635 - 335 6970089 segugisti.langhe@libero.it FIDASC Piemonte 340.9578002
impaginato40.indd 39
06/05/14 09:45
SCEGLI IL MANGIME ADATTO AL TUO CANE! Ordina la tua dieta al 0171 698822
MENU’
ENERGY
SPECIALE CACCIA
PERFORMANCE
JUNIOR
Alimento completo per cani che fanno poca attività fisica, cani anziani o cani tendenti all’obesità.
Alimento per cani che hanno bisogno di un alto apporto energetico alta digeribilità.
Alimento completo ed economico per il cane da caccia.
Alimento con il miglior rapporto qualità prezzo per cani adulti che sono sottoposti ad un forte stress o ad un lavoro intenso.
Alimento completo per cuccioli.
Tabella nutrizionale GOSBI Proteine grezze Grassi grezzi Umidità Cellulosa Ceneri Calcio Vitamina A Ul/kg Vitamina D3 Ul/kg Vitamina E mg/kg
ECONOMICO Speciale Caccia 25% 10% 10% 2% 11% 1,30% 15 000 1 500 60
Junior 30% 18% 10% 2% 8% 1,30% 22 500 2 000 125
PREMIUM Performance Energy 28% 32% 15% 22% 10% 10% 1,80% 1,80% 8% 8% 1,30% 1,30% 18 000 22 500 1 800 2 500 80 120
Menù 24% 11% 10% 1,80% 8% 1,30% 15 000 1 500 60
DISTRIBUITO DA:
Via Maestri del Lavoro, 18/A 12020 Madonna dell’Olmo Tel. 0171 698822 - Fax 0171 634004 - www.vetefarma.com impaginato40.indd 40 n.37.indd 40
06/05/14 09:45 18/09/12 17:28