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Tornare a teatro per costruire comunità

LA GIOIA DI ALESSANDRO PELLI, DIRETTORE DELL'ASIOLI

«Il teatro nasce per costruire una comunità. Dopo lockdown e chiusure spero che adesso si possa ricominciare a ricostruire comunità anche attraverso occasioni culturali”. È felice di aver riaperto le porte del Teatro Asioli il direttore Alessandro Pelli, responsabile anche dei servizi culturali della Biblioteca Einaudi. Lo abbiamo intervistato prima dell’inizio della seguitissima rassegna Correggio Jazz.

«Riaprire il teatro è una grande gio-

ia. Le difficoltà indubbiamente ci sono, ma la soddisfazione è tanta. Era già stata tantissima l’estate scorsa, quando siamo stati i primi a riaprire e con 40 serate all’aperto. Questa fase di chiusura è stata più lunga, però c’è stata qualche possibilità alternativa con le attività on line di tutti i teatri».

Come è nato il cartellone?

«Siamo riusciti a salvare il cartellone già previsto in autunno con alcune modifiche di date, soprattutto per raccordare gli impegni degli artisti internazionali. Superato un pessimismo iniziale, ce l’abbiamo fatta e, toccando ferro, andiamo avanti».

Qualche sottolineatura su Correggio Jazz?

«Sarebbero tutti da citare. Sono tutti progetti originali, dai grandi gruppi internazionali ai gruppi italiani come sempre individuati tra i più innovativi e interessanti».

Come vi siete organizzati per riaprire l’Asioli?

«Secondo le linee guida di Ministero e Regione, sperimentate nell’autunno scorso. Ora la soglia degli spettatori è fissata al 50% della capienza autorizzata».

Quanti posti?

«Al massimo 249 persone, ma per rispettare il distanziamento a posti sfalsati forse dovremo rinunciare a qualche posto».

Oltre che assistere ai concerti dal vivo, sarà bello tornare a godersi il teatro…

«Assolutamente sì! Dalle mail, dalle telefonate che riceviamo mi sembra che le persone siano contente di tornare concretamente in teatro. C’è qualche disagio con gli orari per rispettare il coprifuoco, soprattutto per quella parte di pubblico che viene da Bologna, dalla Romagna, ma c’è voglia di tornare e in particolare per la rassegna jazz».

Le misure di sicurezza sono ormai rodate?

«I teatri, quando sono stati aperti, lo hanno fatto in sicurezza. Garantiamo il distanziamento, l’igienizzazione, il settaggio del ricambio dell’aria. Poi è chiaro che qualcuno conserva timori. Il pubblico è abituato, prenota, arriva per tempo, è prudente e disciplinato».

Però, anche se chiuso al pubblico, il cuore del teatro ha continuato a battere, giusto?

«Sì, non si è mai fermato. La riflessione che abbiamo fatto è che il teatro non poteva diventare un capannone abbandonato e non poteva neanche interrompere di comunicare la sua esistenza al pubblico. Quindi ci siamo organizzati in modo in parte autonomo, in parte con Ater, con proposte ad hoc, a cui assistere nell’unica modalità possibile, cioè attraverso i canali internet. Questo per mantenere un teatro vivo, un rapporto con il nostro pubblico, dare spazio agli artisti, sostenere artisti e tecnici che sono sicuramente tra le categorie più colpite».

Sui social del Teatro Asioli ci sono infatti vere chicche. Qualche esempio?

«La Conta di Natale con Claudio Milani, un calendario di Avvento con un appuntamento al giorno per bambini. Poi la prima della “Pastorale” della Michele Merola Dance Company in streaming dal teatro. Ma soprattutto abbiamo organizzato residenze artistiche, raccontandole sul web con video ad hoc e buoni risultati di visualizzazione».

Una scelta che vi distingue. Chi erano gli artisti residenti?

«La On Time Band, gruppo che ha partecipato al Cantiere per Gian Maria Testa. Con loro abbiamo registrato e trasmesso cinque singoli per il web ed è stata realizzata una produzione originale, programmata nella rassegna jazz. Un’altra residenza è stata il Cantiere del Circo contemporaneo Zoè, con la creazione di due nuovi spettacoli, che vedremo a Correggio, e cinque scene per il web».

L’Asioli è stato come un laboratorio permanente...

«Sì. Da ultimo fuse* una compagnia ospitata per creare nuovi progetti. Una delle pochissime in Italia che lavorano sull’interazione tra reale e virtuale nella progettazione delle loro performance. Si verso occasioni culturali, che sono comunque occasione di ricreare comunità, piccole o grandi che siano. Il teatro nasce per costruire una comunità. Noi ci impegniamo a fare questo. Tutte le occasioni culturali hanno sempre questa finalità, penso anche ai gruppi di lettura online della Biblioteca Einaudi. Non è sufficiente ritrovarsi assieme solo per la convivialità enogastronomica per dare vita a una comunità».

L’assenza di occasioni collettive di cultura secondo lei ha lasciato dei danni?

«Difficile dirlo. Penso di sì, ma c’era una tendenza già in atto di individualizzazione dei consumi che il lockdown, che ha costretto le persone ad esser individui più che comunità, ha rafforzato. Io mi auguro una reazione delle persone che

ANCHE NEL LOCKDOWN IL CUORE DEL TEATRO NON HA MAI SMESSO DI BATTERE

muovono sulla scena internazionale tra arte contemporanea e teatro. Anche loro sono stati molto seguiti. Abbiamo comunque messo a valore il teatro. Lasciare un teatro chiuso è un crimine contro l’umanità teatrale e le compagnie teatrali. E quindi l’abbiamo riempito».

Non trova che, in questo anno, dal punto di vista simbolico, il tema del ritrovarsi, del riallacciare relazioni sia stato più incentrato sui consumi di cibi e bevande, anziché di altre occasioni quali il teatro?

«Io spero che adesso si possa ricominciare a ricostruire comunità anche attravogliano tornare a una fruizione collettiva dei contenuti culturali».

State già lavorando sulla prossima stagione?

«Certo. Con la campagna vaccinale in corso spero che almeno dal 2022 saremo abbastanza tranquilli».

Qualche anteprima?

«Stiamo pensando a un’anticipazione nell’estate all’aperto, nel cartellone estivo al quale tutte le istituzioni culturali di Correggio stanno lavorando».

In effetti i correggesi sono molto affezionati ai loro servizi culturali…

«Certamente, Correggio ha una storia antica dei suoi servizi culturali cui l’Amministrazione comunale è molto attenta. Cerchiamo questa estate di metterli tutti in opera per creare occasioni di incontro attorno a oggetti culturali da parte di tutta la comunità».

IL CARTELLONE

Con Correggio Jazz, rassegna promossa da Comune di Correggio e Jazz Network (Crossroads), il Teatro Asioli ha riaperto il 17 maggio. In scena il pianista Giovanni Guidi e la sua nuova “Orchestra Little Italy”. Il 18/5 il duo Chano Dominguez e Hamilton De Holanda. Il 20/5 i sax baritoni Barionda di Helga Plankesteiner, con Javier Girotto; il 22/5 Guano Padano con “Movie soundtrack project”, segue il gruppo italo-francese di Matteo Bortone. Il 23/5 solo del pianista Greg Burk e a seguire Unscientific Italians suonano Bill Frisell; il 25/5 David Murray e la Lydian Sound Orchestra; il 28/5 il nuovo trio di Franco D’Andrea; il 31/5 la On Time Band con special guest Gabriele Mirabassi nella produzione originale dedicata a Gianmaria Testa; quartetto

League-Laurance-Loueke-Ballard

il 12/6. A Palazzo Principi il pianista Gonzalo Rubalcaba con la cantante Aymée Nuviola il 16/7 e, gran finale, il 20/8 la rising star Shai Maestro con il suo quartetto. Prenotazione obbligatoria. Info: Teatro Asioli tel. 0522 637813 info@teatroasioli.it www.correggiojazz.it

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