opinioni d'autore
Francesca Amadei
NEL LABIRINTO DELLE PAURE I NODI DEL NOSTRO TEMPO SECONDO IL SOCIOLOGO ALDO BONOMI
Precarietà economica, politica, pandemia: tutti temi che interrogano profondamente uomini e donne, con la sensazione che il presente ed il futuro ci stiano scivolando fra le dita. Ecco che allora subentra quel senso di paura, di smarrimento: proprio di questo, del “labirinto delle paure” in cui molti si sentono intrappolati, ha parlato il sociologo Aldo Bonomi, che il 1 settembre è intervenuto a Novellara all’interno della rassegna “Mondi – Alfabeti – Persone”. La conferenza ha preso le mosse dall’omonimo libro edito da Bollati Boringhieri nel 2018, scritto dal sociologo con Pierfrancesco Majorino, che all’epoca ricopriva il ruolo di Assessore alle politiche sociali del Comune di Milano. Bonomi ha fondato e dal 1986 dirige il consorzio AASTER, che si occupa di sviluppo territoriale. È professore a contratto allo IULM con il corso “Società, territorio e globalizzazione”, nell’ambito del progetto Ateneo per la città. Scrive su diverse testate nazionali, Vita, Manifesto, Corriere della Sera e su Il Sole 24 Ore, dove cura la rubrica “microcosmi”. È responsabile della collana “Comunità concrete” per la casa editrice Derive Approdi e ha fondato e diretto il periodico “Communitas”.
dove uno abitava e addirittura cosa votava. Ora per capire devo aggiungere altre domande: di che genere sei? Di che etnia sei? Quale è la tua concezione del mondo?».
Professor Bonomi, come vede questo nostro presente? «Un presente liquido, come diceva il grande sociologo Baumann: per utilizzare una metafora, è un presente scivoloso come il mercurio che tentavamo di afferrare quando un termometro d’altri tempi si rompeva. Kafka diceva: “la paura è in parte la parte migliore di me”. Questo è vero, se abbiamo un contesto in cui socializzare e comunicare queste paure. Io stesso mi sono trovato davanti a questo spaesamento, mi sono ritrovato nel labirinto: ma ho capito che per uscirne dobbiamo metterci in relazione. Lo spaesamento dell’uomo moderno è prodotto da quello che chiamo “salto d’epoca”. Il grande antro-
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pologo Ernesto de Martino dà una spiegazione ai salti d’epoca, e dice che questo induce una apocalisse culturale. Non ci riconosce più in ciò che ci era abituale. Possono esserci molti esempi di salto d’epoca: da paese di emigranti siamo diventati un paese di immigrazione. Il ventennale dell’11 settembre ci ricorda un altro salto importante, un momento di rottura. Questo salto d’epoca ha fatto sì che il sociologo si trovasse per la prima volta sguarnito della sua “cassetta degli attrezzi” per l’interpretazione della società. Nel tardo Novecento mi bastava dire: “dimmi che lavoro fai e ti dirò chi sei”. O ancora di più, dal lavoro capivo
Come siamo entrati nel labirinto delle paure? «La paura oggi si condensa in rancore. Ma perché è avvenuto tutto questo? Perché siamo dentro ad un salto di paradigma. Il paradigma non è più capitale, lavoro e lo stato nel mezzo, inteso come sistema di welfare. Oggi il paradigma è fatto di flussi, che impattano sul territorio in modo concreto, economicamente, socialmente, culturalmente e antropologicamente. I flussi sono la finanza. E un flusso è anche quello degli impiegati che uscivano da Lehman Brothers: e chi pensava che quel flusso d’oltreoceano sarebbe andato a incidere sui tassi e sui mutui delle nostre famiglie? Le transnazionali sono un flusso. Le internet companies sono un flusso. Amazon è un flusso. L’algoritmo è un flusso. Le reti sono un flusso. Le migrazioni sono un flusso. Infine, la pandemia è un flusso». Come uscire dal labirinto? «Praticare una parola molto dimentica-
ottobre 2021