Tagliatelle al ragù - Franco Bellandi

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Tagliatelle al ragù Una domenica di autunno avanzato, intorno alla tavola imbandita per il pranzo in casa Ratto: “Pulla”, “Cicci”, Luigi ed Elvira, si accingevano a inforchettare le tagliatelle al ragù, che mandavano un profumo da far venire l’acquolina in bocca; quando, sulla porta di casa, aperta per la bella giornata di sole, apparve un uomo dall’aspetto malandato con vestiti logori, evidentemente un mendicante probabilmente attratto da quel profumo che si espandeva nell’aria fin giù nel sentiero che portava alla strada maestra della bassa. Era abbastanza strano vedere un mendicante lungo la strada, in quanto il posto era piuttosto lontano dal paese. L’uomo augurò la buona domenica in modo molto umile, ma senza chiedere nulla. Elvira, impietosita, prese subito il borsellino che stava sulla credenza per dargli qualche lira di elemosina. L’uomo la fermò: < Grazie signora, ma non voglio soldi. Ho una gran fame e se potesse darmi un po’ di pasta...anche poca...> Elvira senza far commenti prese dalla credenza un piatto fondo e lo riempì di tagliatelle aggiungendovi un supplemento di ragù e lo porse all’uomo che si sedette sul gradino della porta apprestandosi a far onore a quel bel piatto pasta. “Pulla” guardò la sorella, e al suo segno di assenso prese una sedia e lo aggiunse a tavola invitando l’uomo a sedersi con loro. Mangiò anche l’arrosto di maiale e le patate al forno, e fece onore anche alla frutta dell’orto di famiglia. Apprezzò anche due o tre bicchieri di Lambrusco che “Pulla” gli servì. Lo sconosciuto, sazio, con gratitudine si alzò da tavola e dopo aver ringraziato, se ne andò. Fu una bella domenica quella nella casa sulla strada della bassa.

Era passato diverso tempo da quando era avvenuto l’episodio del mendicante e, “Pulla”, di ritorno da una gita fatta con degli amici a Nonantola, porse alla sorella un elegante cestino di vimini con decorazioni floreali. Elvira credendolo un gentile omaggio che il fratello le avesse fatto, lo ringraziò, anche se brontolò per i soldi spesi. Ernesto le spiegò che quel bel cestino glielo mandava un uomo che si trovava in quel paese in occasione del “mercato” che si svolgeva tutte le settimane sulla piazza principale. Quel uomo lo aveva fermato e si era fatto riconoscere: era il mendicante sconosciuto che una domenica avevano generosamente sfamato. Questi si trovava in quel paese in quanto aveva un banco di vendita di prodotti di vimini che produceva con le sue mani; lo aveva 1


riconosciuto e, fermatolo, gli aveva consegnato il piĂš bel cestino che aveva sul suo banchetto perchĂŠ lo portasse in omaggio a quella gentile signora, che quel giorno lo aveva accolto e sfamato come se lui fosse un vecchio conoscente. Elvira fu molto commossa dalla cosa e, anche se fece di tutto per non darlo a vedere, dagli occhi gli sgorgarono due lacrimoni.

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