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CORSI ALLIEVO ALLENATORE


Rimini 2008 Catania 2008 Angri 2008 Roma 2008

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Rimini 2008

Gianluca Cirillo ed Ermes Vitali

Indice Simbologia dei diagrammi Modulo 1 ball-handling Modulo 2 fondamentali individuali senza palla Modulo 3 arresti e partenze Modulo 4 tiro Modulo 5 palleggio Modulo 6 passaggio Modulo 7 fondamentali individuali di difesa Modulo 8 preparazione fisica Modulo 9 elementi di didattica Modulo 10 metodologia dell’insegnamento sportivo

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MODULO 1 IL BALL-HANDLING - Il ball-handling, ovvero il trattamento di palla, può essere definito come la capacità del giocatore di saper padroneggiare la palla in tutti i suoi movimenti tecnici, con particolare riferimento alla sensibilità, alla presa, alla ricezione, al palleggio, al passaggio ed al tiro. Il ball-handling è fondamentale per qualsiasi livello di giocatore, anche se ovviamente è importante che sia appreso fin dai primi anni di minibasket. Gli esercizi di ball-handling hanno sia una valenza di lungo periodo, per migliorare appunto il trattamento di palla da parte dei giocatori, ma possono essere anche un ottimo metodo di riscaldamento per un allenamento, focalizzandosi su alcune specificità a seconda del contenuto del successivo allenamento (fondamentali di passaggio, di tiro, di rimbalzo, ecc.). Nel parlare di trattamento di palla non si può non fare attenzione al concetto di posizione fondamentale, così detta perché rappresenta la postura corretta che il giocatore deve assumere sia in fase difensiva che in fase offensiva, e dunque una posizione che deve essere mantenuta anche durante lo svolgimento degli esercizi di ball-handling. La posizione fondamentale prevede un’apertura delle gambe con i piedi larghi come le spalle o poco di più, ginocchia flesse (idealmente la loro proiezione deve “coprire” i piedi) con la tibia a formare un angolo di circa 100° con il piede, busto leggermente piegato in avanti, corpo in equilibrio con i piedi ben piantati a terra e rivolti in avanti, con un leggero spostamento del peso sugli avampiedi (posizione “esplosiva”). La posizione fondamentale non deve essere una posizione di fatica. Gli esercizi di ball-handling, oltre ad aumentare la “confidenza” del giocatore con la palla, devono anche abituarlo a dissociare l’uso delle parti del corpo: la destra dalla sinistra, la parte alta dalla parte bassa, il tatto dalla vista ecc.... Solitamente si segue una progressione, partendo da un esercizio di base per poi via via renderlo complicato con alcune varianti. Possiamo distinguere gli esercizi in 3 livelli: 1) solo mani: gli esercizi vengono svolti individualmente con l’uso delle sole mani; 2) mani+terreno (es.: esercizi di palleggio): utilizzando il terreno si abitua il giocatore a reagire a delle situazioni esterne, per quanto prevedibili perché determinate anche dal comportamento dello stesso giocatore (ad esempio il rimbalzo dopo il palleggio). 3) esercizi col partner: in questo modo è massimo il livello di imprevedibilità.; Gli esercizi possono essere svolti con 1 pallone e con 2 palloni (maggiore complessità), in piedi o seduti, da fermi o in movimento. Durante l’esecuzione degli esercizi è importante che venga mantenuta la posizione fondamentale, con lo sguardo rivolto in avanti e non alla palla, in maniera composta e senza perdere l’equilibrio. La palla deve essere toccata coi polpastrelli e non schiaffeggiata, il palleggio deve essere effettuato davanti ai piedi ma fuori dai piedi. ESERCIZI di sensibilità 1. far girare la palla attorno al proprio busto, prima in un senso poi nell’altro senso; 2. tenendo la testa ferma far girare il pallone attorno alla testa prima in un senso poi nell’altro; 3. tenendo il busto fermo,farsi passare la palla in mezzo alle gambe disegnando un 8; 4. braccia tese in avanti,utilizzando i polpastrelli passarsi rapidamente la palla da una mano all’altra; 5. come l’esercizio n. 4 stavolta portando la palla dal punto più basso al punto più alto; 6. disegnare un dondolo passandosi la palla da destra a sinistra portando la palla al di sopra delle spalle e tenendo sempre la mano nella parte superiore del pallone; 7. come l’esercizio n. 6 ma alternando un dondolo ad un giro completo sopra la testa; 8. come l’esercizio n. 6 stavolta passando la palla sotto la gamba opposto (passaggio interno); 9. come l’esercizio n. 8 ma passando la palla una volta internamente ed una volta esternamente. di presa, rapidità e abilità 10. lancia la palla dietro la testa e recupera con le mani dietro la schiena; 11. come n. 10 ma riportando la palla davanti con un palleggio schiacciato sotto le gambe; 12. come il n. 10 ma inverso, lanciando la palla da dietro verso avanti, scavalcando la testa; 13. come n. 10 ma lanciare, battere le mani e recuperare; 14. inverso al 13 e dopo riportare la palla dietro con un passaggio schiacciato sotto le gambe; 15. lasciare cadere la palla a braccia tese e recuperarla prima che tocchi terra; 16. come il n. 15 ma prima di recuperare la palla battere le mani sopra il pallone; 17. come il n .15 ma prima di recuperare la palla battere le mani sopra e sotto il pallone; 18. lanciare la palla in aria e riprenderla prima che passi la linea del petto; 19. come il n. 18 ma prima di recuperare la palla toccare con le mani il pavimento; 20. come il n. 18 ma prima di recuperare la palla battere le mani davanti, dietro e toccare per terra. 5


di passaggio abilità e coordinazione 21. lanciare la palla in aria ed eseguire dei salti sincronizzando il salto al rimbalzo del pallone; 22. in coppia. schiena contro schiena: passare la palla consegnandola da sinistra a destra (possibili mini gare di velocità); 23. come il n. 22 ma ci si passa la palla da sopra la testa a sotto le gambe; 24. faccia a faccia giro intorno alla vita e passaggio consegnato; 25. faccia a faccia 8 fra le gambe e passaggio consegnato; 26. passare la palla al compagno che ha dita protese e occhi chiusi; di prontezza 27. uno dietro l’altro, quello dietro lancia la palla sopra la testa del compagno davanti, il quale come vede arrivare la palla la recupera facendole fare un solo rimbalzo; 28. come il n. 27 ma stavolta il compagno davanti prima di recuperare la palla batte un 5 al compagno dietro; 29. come il n. 27 cercando stavolta di recuperare il pallone al volo; 30. singolo con 2 palloni. fare il giocoliere lanciando le palle con 2 mani senza farle mai cadere per terra; con due palloni, coordinazione 31. come il n. 30 ma al recupero della palla, fare un palleggio per terra e rilanciare; 32. palleggiare con 2 palloni contemporaneamente e allo stesso ritmo; 33. palleggiare con 2 palloni a ritmo alternato; 34. come il n. 33 ma aggiungendo 1 arresto ad 1 tempo, e poi a 2 tempi; 35. con una mano palleggi, con l’altra “vassoio”, ogni 4 palleggi cambio mano; 36. 8 in mezzo alle gambe con 2 palloni; 37. 8 in mezzo alle gambe con una palla e l’altra palleggia avanti; di palleggio 38. singolo con 1 pallone, passare da palleggi alti a palleggi bassi; 39. effettuare 4 palleggi con la mano destra e 4 con la sinistra cambiando rapidamente mano, con un cambio di mano frontale; 40. utilizzando solo la mano destra portare la palla da destra a sinistra spostando la mano lateralmente sul pallone; 41. come il n. 40 stavolta spostare la palla davanti e dietro; 42. esercizio 41 con cambio di mano dietro la schiena e poi ripetizione con l’altra mano; 43. disegnare un 8 in mezzo alle gambe cambiando anche senso; 44. effettuare 3 palleggi con la mano destra, cambio di mano sotto le gambe con arresto ad 1 tempo, effettuare 3 palleggi con la sinistra; 45. come il 44 ma effettuando un cambio di mano frontale e di seguito uno in mezzo alle gambe; 46. come il n. 45 aggiungendo cambio di mano dietro la schiena; di palleggio e sensibilità 47. palleggiare dietro la schiena passandosi la palla da destra a sinistra; 48. sedersi per terra e palleggiare solo con le dita tenendo la palla più bassa possibile; 49. come il 48 ma cercando di eliminare un dito per volta fino a palleggiare solo con l’indice; 50. sdraiarsi e rialzarsi in posizione seduta continuando a palleggiare; 51. da seduti passarsi la palla da destra a sinistra passandola sotto le gambe e dietro la schiena; 52. appoggiare la palla a terra e, schiaffeggiandola dall’alto, recuperare il palleggio (mano morbida, destra e sinistra).

MODULO 2 FONDAMENTALI INDIVIDUALI SENZA PALLA - Il fatto che il basket sia uno sport giocato con la palla non deve portare a sottovalutare quella parte di fondamentali che riguarda invece il momento in cui il giocatore è senza palla. Anzi, in generale possiamo pensare che nel corso di una partita un giocatore schierato in campo si ritroverà a muoversi per la maggior parte del suo tempo senza un pallone in mano: sia perché metà delle azioni circa devono essere giocate in difesa, sia perché anche quando si è in attacco il pallone è uno, e quindi giocoforza per un giocatore che ha il pallone ne restano quattro che si devono muovere senza palla. Da ciò si evince quanto sia importante creare giocatori abili nel gioco senza palla. I fondamentali individuali senza palla possono essere distinti in offensivi e difensivi. FONDAMENTALI INDIVIDUALI OFFENSIVI SENZA PALLA • Posizione fondamentale: prevede un’apertura delle gambe con i piedi larghi come le spalle o poco di più, ginocchia flesse (idealmente la loro proiezione deve “coprire” i piedi) con la tibia a formare un angolo di circa 6


100° con il piede, busto leggermente piegato in avanti, corpo in equilibrio con i piedi ben piantati a terra e rivolti in avanti, con un leggero spostamento del peso sugli avampiedi (posizione “esplosiva”). La posizione fondamentale non deve essere una posizione di fatica. • Corsa cestistica: è una modalità di corsa che si distingue dalla corsa fine a se stessa per il ruolo che hanno le mani e gli occhi: - mani: la corsa cestistica presuppone che le mani siano in presa o a bersaglio, quindi sempre pronte alla ricezione - occhi: gli occhi di chi corre devono guardare anche la palla (proprio per essere pronti alla ricezione) • Cambio di senso: s’intende l’inversione del senso di marcia (da attacco a difesa, o viceversa); • Cambio di direzione: s’intende appunto il cambiamento improvviso della direzione, senza però invertire il senso; • Cambio di velocità: che può essere sia aumentando la velocità, sia diminuendola. In generale, ogni cambio di senso e di direzione deve essere accompagnato da un cambio di velocità. Il cambio di velocità implica anche un cambio di posture, con un generale abbassamento dell’assetto del corpo, soprattutto a livello di spalle; • Arresti: nel basket l’arresto non è inteso semplicemente come un “fermarsi”, cioè come un movimento finale. Al contrario, anche l’arresto è un movimento attivo perché è immediatamente precedente ad un successivo gesto tecnico, che può essere il tiro, un passaggio, un salto, oppure (se non si ferma il palleggio) un’esitazione, un cambio di mano, un cambio di direzione o senso, ecc.... L’arresto deve quindi intendersi come una sorta di “carica” qui farà seguito un gesto tendenzialmente esplosivo (un po’ come una molla). Un altro errore frequente è arrestarsi con un salto e con una pesante ricaduta sul terreno: in realtà l’arresto deve essere una posizione carica e reattiva, quindi va eseguito non saltando ma con una sorta di “salto in basso”, quasi restando sul posto. Dopo l’arresto si deve assumere la consueta posizione fondamentale con le mani in presa: la mano forte aperta verso la palla, la mano debole laterale con il pollice a formare una “T” con la mano forte. Si distingue in: - arresto a 1 tempo: quando entrambi i piedi toccano il suolo contemporaneamente; - arresto a 2 tempi: quando i due piedi toccano il suolo l’uno dopo l’altro. • Giri: cambio di direzione e/o senso, dorsale o frontale, facendo perno su un piede. Il piede perno è il piede che per primo poggia a terra: per cui in un arresto ad 1 tempo sarà il giocatore a decidere il perno, mentre nell’arresto a 2 tempi è l’arresto stesso a determinare quale sarà il perno. Il perno deve essere tenuto con l’avampiede (altrimenti sarebbe impossibile eseguire un giro); • Tagliafuori offensivo: quello che esegue l’attaccante sul difensore nella lotta a rimbalzo d’attacco; • Blocchi: il bloccante deve restare fermo nel proprio cilindro ed occupare lo spazio prima del difensore. FONDAMENTALI INDIVIDUALI DIFENSIVI SENZA PALLA • Scivolamento difensivo • Posizione di anticipo (a 1 passaggio, a 2 passaggi, a 3 passaggi…); • Posizioni di aiuto • Tagliafuori difensivo: - sul tiratore - sul lato debole - sul lato forte • Aiuti NB: l’allievo allenatore deve conoscere e padroneggiare questi fondamentali da un punto di vista meramente tecnico. L’aspetto tattico (ad esempio le scelte sugli aiuti, sui blocchi ecc.) non riguardano questo livello del corso. ESERCIZI Posizione fondamentale - corsa sul posto, al segnale dell’allenatore arresto ad 1 tempo in posizione fondamentale, con le mani in presa. Fare attenzione ai tempi di reazione, alla posizione in presa delle mani, ed al corretto “salto in basso” anziché al rumoroso salto in alto. Corsa cestistica - diverse file dal fondo: corsa cestistica a tutto campo con lo sguardo e le mani aperte in posizione di presa in direzione di un ipotetico passatore in posizione parallela al corridore; • stessa cosa ma chiamando la palla (mani a bersaglio e non in presa) ad un ipotetico passatore che invece sta dietro il corridore. In questo esercizio si allena anche la capacità di capire le dimensioni del campo senza guardare le linee; Cambio di velocità - corsa cestistica ma ad ogni riga (solitamente quelle gialle della pallavolo) effettuiamo un 7


cambio di velocità mantenendo la stessa velocità tra riga e riga. - cambi di velocità netti - mani sempre in presa cambiando le posizioni. Stessa cosa ma cambiando velocità solo a metà campo, ed obbligatoriamente passando dalla velocità normale alla velocità massima. Il giocatore dovrebbe arrivare ad intuire che mentre nella prima parte della corsa è più logico tenere le mani in presa, nella seconda metà, cioè in quella dello scatto, è più logico chiamare la palla con le mani a bersaglio (contropiede). Cambio di senso - si parte su diverse file da fondo campo. Partenza in posizione fondamentale, corsa cestistica, al segnale del coach caricare il peso su un piede (piede di spinta) mentre l’altro piede (piede direzionale) viene subito allineato al nuovo senso. E’ fondamentale che il movimento sia carico ed esplosivo: quindi innanzitutto il cambio di senso deve essere rettilineo e non curvilineo; in secondo luogo, il piede di spinta per definizione deve essere “carico”, per cui è necessario che venga poggiato al suolo dopo un passo breve (se il passo è lungo, diventa difficile “spingere” su quel piede). Quindi non appena c’è il segnale del coach, il giocatore deve accorciare il passo e caricare sul piede di spinta. Alternare i piedi di spinta ad ogni esecuzione dell’esercizio. Con la progressione dell’esercizio, insistere anche sul cambio di velocità. Cambio di direzione cambi di direzione camminando: • file da fondo campo, andatura a zig-zag con cambio di direzione ogni 2-3 passi. Fondamentale sempre accorciare il passo prima di poggiare il piede di spinta che, giocoforza, sarà il piede esterno. Si carica sull’avampiede del piede di spinta e si esplode verso la nuova direzione. • Stesso esercizio, al battito delle mani ci si mette in posizione fondamentale, il coach urla “1” quando bisogna caricare sul piede di spinta, “2” quando bisogna cambiare direzione immaginando di ricevere un passaggio. Si parte e si arriva sempre in posizione fondamentale. Volutamente il coach si soffermerà sull’ “1” per verificare che il peso sia spostato sul piede di spinta, ma che la posizione sia comunque di equilibrio. Coloro che avranno una postura errata non saranno in grado di mantenere la posizione e dovranno essere corretti. Non è una posizione da equilibrista con la gamba direzionale all’aria, ma bisogna essere raccolti sul piede di spinta. cambio di direzione in corsa: • si parte dal fondo correndo a bassa velocità, al segnale del coach si accorcia il passo, si carica sul piede di spinta e si esplode nel cambio di direzione; • stessa cosa cambiando velocità col cambio di direzione ed aggiungendo una finta di prendere la palla, mantenendo poi la nuova velocità per 2-3 passi; • due file opposte, una a metà campo e l’altra a fondo campo. Chi parte da fondo campo deve arrivare nell’altra metà campo senza farsi toccare. In questo modo il giocatore mette in pratica i cambi di senso, di direzione e di velocità appena visti. • stessa cosa ma file ravvicinate (ad esempio alle due linee gialle), il coach dice chi attacca (nell’esempio, 1) e questi deve superare la linea di fondo senza farsi toccare da 2, ma al battito di mani del coach si invertono i ruoli ed è 2 che cerca di superare l'altra linea di fondo senza essere toccato da 1. Arresti a 1 tempo • diverse file dal fondo, corsa cestistica con arresto ad 1 tempo ad intervalli regolari (ad esempio ad ogni riga gialla). Controllare che i giocatori per arrestarsi non compiano un salto lungo, bensì breve, e che non facciano un salto in alto per poi ricadere, ma facciano direttamente un salto in basso (si noti come i saltatori in lungo quando atterrano sono completamente scarichi, mentre l’obbiettivo del cestista con l’arresto è esattamente l’opposto, cioè quello di caricarsi). Di conseguenza, i piedi andranno ad appoggiarsi sul suolo sì in maniera decisa, ma dolce (senza battito). • stessa cosa, ma sprintando. Dopo l’arresto si riparte al segnale del coach. L’errore più tipico è che per partire i giocatori manderanno indietro uno dei due piedi: correggere l’errore ed insistere sull’avanzamento della spalla. • stessa cosa, ma ad ogni arresto aggiungere anche un giro frontale sul piede perno (da alternare ad ogni arresto). Dopo il giro, il piede perno sarà il piede di spinta. L’errore più comune è abbandonare la posizione fondamentale (mani in presa comprese) e rialzarsi durante il giro frontale. • stessa cosa ma con giro dorsale sul perno. Arresti a 2 tempi • una fila unica dall’angolo del campo. Si parte uno dietro l’altro, correndo in diagonale a zigzag per il campo. Si trasforma la corsa in arresto a 2 tempi, senza fermarsi si fa il giro dorsale restando bassi e cambiando direzione allargando il “compasso”. 8


Blocco • si parte dal fondo e dopo qualche passo (se c’è, la linea di fondo della pallavolo) si esegue un arresto ad un tempo, con le gambe un po’ più larghe della classica posizione fondamentale e con le braccia ad “X” attaccate al corpo (sul petto o ad altezza pubica), o lungo i fianchi.

MODULO 3 ARRESTI E PARTENZE - Arresti e partenze possono essere legati tra di loro oppure ad altri movimenti tecnici (arresto e tiro, arresto e passaggio, arresto+partenza+palleggio, ecc....). Gli arresti possono essere: • a 1 tempo o a 2 tempi; • con la palla o senza palla. Le partenze invece possono essere: • incrociate: una mano e piede opposto; • omologhe: stessa mano, stesso piede (cd. partenze dirette). Quello che si è detto sull’arresto senza palla continua a valere anche negli arresti con la palla: quindi il giocatore che si arresta deve fare un “salto in basso”, in una posizione di carico. La differenza rispetto ai fondamentali senza palla è, appunto che si ha una palla in mano: questa deve essere raccolta in posizione di triplice minaccia, cioè una posizione da cui si possa direttamente portare una delle tre offese (tiro-passaggiopartenza). ESERCIZI • giocatori sparsi per il campo, in posizione fondamentale. Auto passaggio, non appena la palla rimbalza (né prima, né troppo tardi) il giocatore fa un arresto a 1 tempo, prende la palla, la strappa e la porta al petto, con la mano forte sotto la palla e la mano debole di lato. • stessa cosa, ma con arresto a 2 tempi, alternando ad ogni esecuzione il piede destro e sinistro come primo piede appoggiato al suolo. • due file alla trequarti di campo, auto passaggio verso il centro del campo, appena fuori dal tiro da 3 punti. Arresto a 2 tempi mettendo prima il piede interno (che deve “rullare”) e poi quello esterno. Dopo l’arresto si porta la palla al petto e si resta in equilibrio. • stessa cosa ma con fila unica al centro del campo ed auto passaggio (alternato) a destra e a sinistra, in posizione di guardia. • stessa cosa, portando la palla sul fianco del piede perno. La mano che dovrà palleggiare deve stare sopra la palla col polso già carico e spezzato; • stessa cosa con palla raccolta però sul fianco esterno (dove non c’è il piede perno). Strappo portando la palla sul fianco corrispondente al perno e partenza incrociata. • fila unica a metà campo, l’allenatore in punta sulla linea dei 3 punti: il giocatore passa la palla al coach che la fa ricadere alla sua destra o sinistra. Non appena la palla tocca terra, il giocatore parte e raccoglie il pallone con una arresto a 2 tempi, per poi eseguire una partenza incrociata verso il lato opposto. • fila unica a metà campo: auto passaggio sulla linea da 3, arresto a 1 tempo. Si guarda il canestro poi partenza incrociata (una volta a destra, una volta a sinistra). • stessa cosa, ma con partenza omologa dopo l’arresto. Subito dopo l’arresto fare un palleggio laterale quasi sul posto, poi partire. Questo per evitare un’infrazione di passi in partenza. • due file laterali, fuori dal tiro da 3: auto passaggio verso il centro, arresto a 2 tempi e partenza incrociata (ogni volta si cambia lato); • stessa cosa con partenza omologa e quindi penetrazione verso il lato opposto.

MODULO 4 IL TIRO - Il tiro riveste un ruolo particolare tra i fondamentali della pallacanestro, in quanto è quello “naturalmente” più sentito dai giocatori, ed è spesso anche quello che suscita maggiore apprendimento per imitazione. Il tiro ha una sua didattica precisa e può essere migliorato nella sua esecuzione tecnica: tuttavia è anche il fondamentale più “personalizzabile”, anche per via della propria struttura fisica (ma non solo). Tre cose sono però fondamentali per l’esecuzione del tiro: 1. i piedi (equilibrio, forza); 2. la presa ed il caricamento; 3. la distensione e la frustata nella parte conclusiva del tiro. • I piedi - La posizione vincolante è quella del piede corrispondente alla mano forte (per praticità ipotizzeremo sempre un tiratore destro): questo deve essere dritto ed allineato a canestro; l’altro piede invece deve essere in posizione comoda, non più avanti del piede destro ma nemmeno troppo indietro, ma non è necessario che sia allineato a canestro. L’importante è che vi sia equilibrio, cioè che i piedi abbiano 9


una salda presa sul terreno: ancora una volta torna in gioco la posizione fondamentale. Posizione fondamentale in cui, oltre al piede, anche il ginocchio ed il gomito del lato della mano con cui si tira devono essere allineati al canestro. La mano con cui si tira deve stare sotto la palla, con il dito indice allineato al canestro. Può capitare che l’allineamento piedi-ginocchiogomito-mano non sia perfetto: in tal caso è sufficiente alzare la palla, tenendola sempre davanti all’occhio destro (per i destri) • Presa e caricamento - Se non abbiamo una corretta presa delle mani sulla palla, il movimento di tiro risulterà sempre sbagliato. È importante avere un ottimo controllo e una buona sensibilità delle dita per poter fornire alla palla una solida e sicura base di partenza. La mano forte deve essere aperta sotto il pallone, che viene controllato attraverso i polpastrelli: pollice e indice vanno a formare una “L”. Fondamentale è che essa non poggi sul palmo della mano, caso in cui la palla avrebbe una base di tiro instabile: se la presa è corretta, tra la palla e la mano deve esserci una “fossetta”, una piccola conca da cui si può intravedere pure il canestro. • Con il caricamento dobbiamo portare la palla sopra la testa (cioè sopra gli occhi), ma non dietro la testa. Quando portiamo la palla sopra la testa è necessaria la massima spinta di gambe e braccia: l’errore più comune è appunto portare la palla dietro la testa, caricando il tiro con le braccia dritte. Invece il movimento corretto prevede di portare la palla subito vicino al corpo: un movimento che facilita anche il caricamento delle gambe. Poi da sotto si porta la palla sopra la testa. • Rilascio: distensione e frustata - Nell’ultima fase del tiro, con il gomito a canestro ed il polso carico a 90°, le dita della mano che tira devono restare aperte, si rilascia la palla e nel mentre si da una frustata col polso. La frustata ha un senso se l’ultima cosa che tocca la palla sono i polpastrelli, ed in particolare quello del dito indice deve essere l’ultimissimo prima del rilascio. Non basta dunque vedere un polso spezzato ed un movimento di frustata per giudicare corretto un movimento di tiro, perché l’aspetto fondamentale è la presa ed il rilascio effettuato con i polpastrelli. • La mano debole spesso e volentieri può contribuire ad ostacolare il movimento di tiro, soprattutto in fase di rilascio: il problema è legato alla difficoltà di dissociare il movimento di due parti del corpo analoghe, cosa che invece è fondamentale perché nel tiro le due mani hanno ruoli totalmente diversi: è necessario che la mano forte esegua appunto il movimento di tiro come sopra descritto, mentre la mano debole mantenga un ruolo di mero supporto. Esercizi che abituino dunque a dissociare il movimento delle due mani sono propedeutici all’esecuzione di un buon movimento di tiro. La mano debole sta di fianco al pallone, con il pollice a formare una “T” con il pollice della mano forte. Come detto, la mano debole non deve contribuire all’esecuzione del tiro vero e proprio, quindi la posizione non è tassativa, può anche variare da soggetto a soggetto purché al fine di migliorare la presa e non per contribuire alla direzione del tiro. Durante l’esecuzione di tiro, dunque, la mano debole mantiene il suo ruolo di supporto, e non deve compiere alcuna “frustata”. • Anche una corretta postura dei piedi e, di conseguenza, del corpo e delle spalle, può portare la mano debole ad assumere posizioni sbagliate, tipicamente sopra o davanti il pallone: agendo sulla posizione del piede debole sarà più facile correggere anche l’errore della mano d’appoggio. TIPOLOGIE DI TIRO - Esistono diverse tipologie di tiro: • Tiro da fermo, che è il primo tiro che si va ad affrontare anche in una progressione didattica; • Tiro in sospensione, che può avvenire sia dopo una ricezione che dopo un palleggio; • Tiro in corsa (terzo tempo), in alcuni casi effettuato sottomano per allontanarsi ancora di più dal difensore e tendere il più possibile al ferro: è un tiro più atletico e quindi insegnato dagli U15 in su; • Tiro di forza (arresto rovescio): arresto eseguito in avvicinamento a canestro e nei pressi del canestro, appoggiando prima il piede esterno e poi quello interno (come gli ultimi 2 passi del terzo tempo, eseguiti però arrestando i piedi al suolo); • Mezzo gancio, un tipo di tiro in cui manca l’allineamento piedi-ginocchia-gomito al canestro, ma l’indice lo è; • Finta di tiro: per finta s’intende l’inizio di un movimento reale, che subisce un’immediata reazione in seguito ad un movimento difensivo: quindi la finta di tiro è l’inizio di un reale movimento di tiro, il che significa che mentalmente il giocatore deve essere pronto a tirare nel caso in cui la difesa non offra alcun tipo di reazione; • Tiro in uscita dai blocchi ESERCIZI Progressione tiro da fermo Si comincia con esercizi in cui si usa solo il polso: 1. giocatori sparsi per il campo, palleggiare con la mano forte, mano aperta spezzando il polso, mentre la mano debole sta ferma a lato del corpo; si può fare la stessa cosa ma in piedi su una panchina; 10


2. si comincia a lavorare sul polso, neutralizzando braccia e gambe: giocatore davanti al tabellone, braccio destro (sinistro per i mancini) disteso totalmente, gomito a canestro, tirare al tabellone esclusivamente spezzando il polso, senza preoccuparsi di dove arriva la palla; 3. stessa cosa, ma verso il canestro; 4. stessa cosa, ma in ginocchio; 5. in piedi, tirare ancora col braccio disteso, tiriamo la palla in alto in modo che la palla “cada” sul tabellone ed entri a canestro; Poi si passa ad esercizi in cui si usano polso e braccio: 6. un passo indietro, la partenza è sempre col braccio teso, ma ora si piega un po’ il gomito e si abbassa la palla di una decina di centimetri: oltre al polso cominciamo a lavorare anche col braccio, le gambe invece continuiamo a tenerle dritte. 7. stessa cosa ma ora aggiungiamo la mano debole a sfiorare lateralmente la palla. Quindi si introducono esercizi in cui oltre a polso e braccio si piegano pure le gambe: 8. un altro passo indietro: pariamo con la palla vicino al corpo, davanti alla spalla, distendiamo il braccio al massimo, poi riabbassiamo leggermente ad altezza superiore agli occhi: aggiungiamo la mano debole e pieghiamo leggermente le ginocchia prima di tirare; 9. un altro passo indietro: allineati a canestro, gambe piegate, partiamo con la palla sotto l’occhio destro e la portiamo sopra l’occhio, senza tirare. Poi tiriamo saltando. 10. stessa cosa arretrando, tirando dalla lunetta; 11. stessa cosa cercando di non bloccare più le varie fasi di tiro, ma fare un movimento fluido: raccolgo la palla verso di me, mi allineo e tiro. 12. stessa cosa, fuori dall’arco Progressione tiro in corsa Quattro postazioni, a destra e a sinistra, dal canestro fino al tiro da 3 punti. 1. Primo cono - “primo tempo”: gomito a canestro, palla già alta davanti all’occhio destro e sopra la testa, un passo (sinistro da destra, destro da sinistra) e tiro a tabellone (“primo tempo”). Si cerca di tirare di destro a destra, e di sinistro a sinistra. 2. Secondo cono - “secondo tempo”: partiamo con la palla sotto la testa, ma davanti alla spalla. Facciamo un primo passo (destro da destra, sinistro da sinistra), e sul secondo passo alzo la palla sopra la testa. Il primo passo è lungo, il secondo è breve perché deve darci la spinta verso l’alto. 3. Terzo cono - “terzo tempo”: partenza gambe piegate, palla appoggiata sul fianco della mano forte. La mano che palleggia deve essere dietro la palla, in direzione del canestro. Partenza incrociata, si palleggia in avanti, al secondo passo portiamo la palla al petto, al terzo passo sopra la testa (in pratica si ripetono le “stazioni” precedenti). Dopo la partenza, bisogna cercare di raccogliere il palleggio il prima possibile. 4. Quarto cono – “strappo e partenza”: partenza con gambe piegate, palla sul fianco debole e spalla della mano che tira in avanti, con la proiezione centrale rispetto all’apertura dei piedi. Si strappa portando velocemente la palla appoggiata al fianco “forte”, poi si parte con passo incrociato. L’errore più comune: non strappare da fianco a fianco ma solo a metà, per poi partire. Progressione tiro in sospensione Dal punto di vista didattico, nel tiro in sospensione la palla va rilasciata nel punto di massima elevazione. In questo tipo di tiro bisogna saper allenare il giocatore a tenere la palla più alta del normale. I giocatori con le braccia lunghe sono penalizzati perché hanno bisogno di più tempo per alzare la palla e, a parità di elevazione, hanno molti più rischi di altri giocatori di tirare nella fase di ricaduta. • Tre coni davanti al canestro a diverse distanze. Mano debole distesa in avanti con la palla: lasci cadere la palla e non appena questa tocca terra faccio un arresto a 2 tempi, per poi saltare e tirare. Nell’arresto a 2 tempi alternare il piede di spinta (una volta il destro ed una volta il sinistro); • dal secondo cono, stessa cosa ma aggiungendo un palleggio in partenza incrociata, con passo breve; • dal terzo cono, due palleggi incrociati e poi arresto e tiro; • stessa cosa ma con arresto a 1 tempo: bisogna arrestarsi subito dopo il secondo palleggio.

MODULO 5 IL PALLEGGIO - Il palleggio è un fondamentale individuale senza palla. La funzione del palleggio è quella di: 1. TRASFERIRSI da una zona all’altra del campo: in una situazione di gioco controllato, per avviare un gioco, in contropiede o per uscire da una situazione di pericolo; 2. BATTERE l’avversario in uno contro uno. L’avversario può essere infatti battuto sia in una situazione di palla ferma (partenza), sia mettendo palla a terra, in ogni caso il palleggio è fondamentale; 3. MIGLIORARE l’angolo di passaggio.

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TIPI DI PALLEGGIO • palleggio veloce: la finalità di questo tipo di palleggio è spingere la palla: in contropiede, o quando vogliamo mantenere un vantaggio già acquisito su un difensore; di conseguenza la palla deve essere palleggiata davanti al corpo (ovviamente sempre fuori dai piedi); • palleggio protetto: può essere usato quando la difesa ci aggredisce, oppure quando siamo in fase di impostazione di un gioco, o ancora quando vogliamo uscire da una situazione di pericolo. A differenza del palleggio veloce, nel palleggio protetto dovendo proteggere la palla (anche con il corpo) questa va palleggiata sempre fuori dai piedi, ma parallelamente al corpo, anzi in alcuni casi addirittura dietro la linea del corpo: il corpo sarà dunque frapposto tra canestro e palla. Le dita però devono essere tenute sempre in avanti. ESECUZIONE DEL PALLEGGIO Ci sono due aspetti tecnici che bisogna curare maggiormente nell’esecuzione del palleggio, senza dimenticare che nell’esecuzione del gesto il giocatore non deve abbandonare la posizione fondamentale e che il palleggio va effettuato fuori dai piedi e (solitamente) davanti ai piedi: 1. la palla non va mai guardata ma va piuttosto “sentita” con i polpastrelli. Il polso dovrà essere morbido, la palla non va schiaffeggiata ma spinta verso il basso (o in avanti in caso di palleggio veloce) in modo deciso; 2. la posizione della mano che palleggia rispetto alla palla deve essere funzionale al gesto che si deve compiere. Quando si esegue un palleggio veloce, ovvero bisogna spingere la palla, la mano starà dietro la palla; quando invece si esegue un cambio di mano frontale, la mano sarà laterale alla palla; quando eseguiamo un palleggio sul posto o controllato, la mano starà sopra la palla. L’altezza giusta a cui deve avvenire il contatto tra mano e palla è all’incirca quello del fianco (considerando sempre un atleta in posizione fondamentale). Ciò per quanto riguarda la mano “attiva”, ma anche la mano “passiva” avrà una posizione funzionale al gesto: - in un palleggio protetto starà a protezione del cilindro, - in un cambio di mano starà invece aperta e pronta a ricevere il pallone, in una posizione fuori dai piedi (non davanti al busto!) ed ad un’altezza minore possibile, in modo da minimizzare il tempo in cui la palla è senza controllo. ESERCIZI NB: molti esercizi di ball-handling sono incentrati sull’uso del palleggio, sui cambi di mano, sulla capacità di “sentire” la palla senza vederla. Quindi ancor prima di fare esercizi specifici sul palleggio, si può sempre fare una sorta di riscaldamento mirato con alcuni esercizi di trattamento incentrati sul palleggio. Resta inteso che negli esercizi asimmetrici si debbano alternare mano destra e mano sinistra. • giocatori sparsi per il campo davanti all’allenatore: ognuno palleggi sul posto (prima con una mano poi con l’altra), davanti ai piedi ma fuori dai piedi, cercando di tenere le dita in avanti. Fare attenzione che la palla venga spinta verso il basso (e non in avanti) in modo da ricadere sempre nello stesso punto, e che la mano tocchi il pallone all’incirca all’altezza del fianco; • fare qualche palleggio con una mano, poi cambiare di mano quando si vuole e ripetere con l’altra mano: fare attenzione che la mano palleggiante si metta di lato e che il cambio di mano avvenga in maniera decisa, con un colpo secco, e che la mano ricevente sia aperta e pronta a ricevere il pallone ad un altezza più bassa possibile; • dal palleggio sul posto, quando si vuole, mettere la mano davanti alla palla e mandarla indietro, per poi rimandarla in avanti, cercando un’oscillazione più ampia possibile; • dalla situazione di palleggio, si spinge la palla lateralmente portandola sul fianco opposto come se si facesse un cambio di mano frontale, ma si riprende la palla con la stessa mano e la si riporta nella posizione di partenza; • dal palleggio sul posto, quando si vuole si spinge la palla indietro, per poi eseguire immediatamente un cambio di mano dorsale portandosela sull’altra mano e riprendendo a palleggiare sul posto con l’altra mano, e così via; • palleggio sul posto, quando si vuole si fa un piccolo arresto ad 1 tempo, si allargano leggermente le gambe e si cambia mano tra le gambe; • giocatori sparsi dentro l’area dei tre punti in palleggio, devono cercare di occupare gli spazi vuoti; • stessa cosa, ma al segnale dell’allenatore cambio massimo di velocità (da camminare a sprintare e viceversa); • stessa cosa ma al segnale del coach ognuno cerca di togliere la palla agli altri, pur continuando a palleggiare (si può fare anche un gioco ad eliminazione); Cambio di velocità • due file da fondo campo, si parte in palleggio alla massima velocità e si cambia velocità ad ogni segnale 12


(se ci sono: le righe della pallavolo, sennò coni o simili), a metà campo si gira attorno al cono e si rifa’ la stessa cosa fino al fondo. Bisogna abituarsi a mettere la mano dietro la palla nella fase di palleggio veloce, e la mano sopra quando si rallenta; Cambio di senso in palleggio La logica del cambio di senso in palleggio rimane la medesima del cambio di senso senza palla: il piede di spinta sarà ovviamente quello opposto alla mano che palleggia. Quando si cambia senso, si cambia anche mano spingendo la palla sull’altra mano (e non lasciandola cadere sul posto per poi riprenderla con l’altra mano, errore più comune). Come nel cambio di senso senza palla, è importante accorciare il passo prima del cambio in modo tale da essere esplosivi quando si cambia senso. Esercizio analogo a quello precedente: due file dal fondo, si arriva a metà campo e si cambia senso. Slalom tra i coni Si può fare questo esercizio anche come gara: il primo giocatore con la palla parte in palleggio (si può decidere che ogni fila cominci con la sua mano esterna, oppure fare entrambe le file con la stessa mano). Se si fa una gara, il secondo giocatore della fila può partire solo quando il giocatore che esce dallo slalom gli tocca il pallone (oppure gli passa il pallone se si fa l’esercizio con una sola palla che funge da testimone): Cambio di mano frontale Come nell’esercizio dello slalom, ma si arriva davanti ad ogni cono e si cambia di mano frontalmente con un piccolo arresto ad 1 tempo; superata la metà campo si torna indietro facendo la stessa cosa. Fare attenzione che dopo il cambio di mano la palla si trovi fuori dal corpo: il giocatore infatti tenderà a riprendere la palla a metà corsa delle palla, cosicché alla ripartenza si ritroverà con la palla davanti al corpo e non fuori dai piedi. Cambi di mano e cambi di direzione Effettuare cambi di direzione tra i coni, alternando i vari cambi di mano. Una fila parte dall’angolo di fondo campo, l’altra da poco oltre metà campo (in realtà si possono creare anche percorsi indipendenti). Si parte con la mano interna quindi ogni fila partirà con mano diversa. Cambio di mano frontale Il cambio di mano si effettua nel momento in cui si carica il piede si spinta, che sarà lo stesso della mano che palleggia. Cambio di mano in mezzo alle gambe Quando si arriva davanti al cono, si fa un piccolo arresto ad 1 tempo con i piedi che si mettono già nella nuova direzione e gambe un po’ più divaricate: si cambia mano e si attacca la nuova direzione. Prima si arriva al punto in cui bisogna cambiare direzione, poi si fa l’arresto: l’errore più comune è invece di arrivare al cono in salto, quasi fosse un atterraggio. Cambio di mano dietro la schiena Come nel caso precedente, anche prima di fare il cambio di mano dietro la schiena si effettua un piccolo arresto ad 1 tempo. Cambio di mano in giro dorsale In questo caso, in prossimità del cono eseguo un arresto a 2 tempi mettendo a terra per primo il piede della mano che palleggia mentre il secondo piede funge da perno per il giro dorsale. Il giro si compie uncinando la palla con la mano che palleggia e rifacendo un palleggio con la stessa mano durante il giro, per poi cambiare mano (ad esempio: destro+destro+sinistro). Nel giro dorsale è fondamentale mantenere un baricentro basso ed allargare il compasso dei piedi. Gli errori più comuni sono cominciare il giro prima ancora di aver fissato il perno, e cambiare mano durante il giro (rischio doppio-palleggio). Esitazione in palleggio L’esitazione è un momento in cui si interrompe la propria andatura per restare praticamente fermi e poi ripartire (si può fare con la stessa mano o con cambio di mano dopo l’esitazione). Da una situazione di massima velocità, si carica il piede opposto alla mano che palleggia, ci si ferma (facendo attenzione a non trattenere troppo la palla per non fare doppio palleggio) e poi si riparte con la stessa mano. Se si cambia mano, l’esitazione va fatta sul piede omologo alla mano che palleggia. Possiamo fare una fila da metà campo con un cono all’altezza del tiro da 3 punti: si parte a massima velocità ed all’altezza del cono si fa un’esitazione, per poi proseguire. Gioco Si creano due squadra, che si affrontano in sfide di 1vs1. Due giocatori si mettono uno di fronte all’altro nelle due trequarti di campo, palleggiando sul posto. L’allenatore dice chi è in attacco, ma il difensore può invertire attacco-difesa toccando l’attaccante. Chi fa canestro per primo porta 2 punti alla sua squadra.

MODULO 6 13


IL PASSAGGIO - Il passaggio è in assoluto il fondamentale che ci può indicare il talento di un giocatore. E’ la prima forma di collaborazione tra giocatori in quanto richiede un accordo tra passatore e ricevente. Il passaggio serve a: 1. SPOSTARE VELOCEMENTE LA PALLA; 2. MANTENERE UN VANTAGGIO conquistato da un compagno: un giocatore senza palla ha un vantaggio quando riesce a ricevere in una posizione vantaggiosa, ed il passaggio serve per permettergli di mantenere questo vantaggio; 3. TOGLIERE UN VANTAGGIO conquistato dalla difesa avversaria: ad esempio per uscire da una situazione di pericolo come un raddoppio, con il passaggio tolgo un vantaggio alla difesa. Come il tiro, anche il passaggio è un fondamentale abbastanza personalizzabile, nonostante dal punto di vista tecnico e didattico ci siano degli aspetti che non devono essere tralasciati. In particolare nell’effettuare un passaggio dobbiamo porci come obbiettivo che: • • • •

la la la la

palla palla palla palla

venga venga venga venga

data data data data

al momento giusto; nel punto giusto; ad una giusta distanza; nella giusta maniera.

Il passaggio richiede collaborazione: bisogna ricordarsi che chi riceve la palla è un compagno quindi il passaggio non deve metterlo in difficoltà. La collaborazione è facilitata da due aspetti: 1. il ricevente può aiutare se stesso ed il passatore chiamando la palla; 2. è molto importante che contestualmente al passaggio venga compiuto un passo di avvicinamento, sia da parte del passatore che da parte del ricevente. Il passo di avvicinamento ha lo scopo di ridurre lo spazio (la distanza) e quindi ridurre le possibilità di intercetto, ma per il passatore ha anche l’utilità di dare maggiore forza ed equilibrio per il compimento del gesto. LA RICEZIONE E LA PRESA - La ricezione del passaggio avviene generalmente con due mani. Può avvenire con una mano quando il ricevente mette la mano a bersaglio (ad esempio in contropiede o in post-basso). Si riceve con una mano ma immediatamente dopo si attacca anche la seconda mano. Ai bambini si insegna di non ricevere mai con una mano. La presa, come pure il rilascio, deve essere morbida, effettuata con i polpastrelli, le dita aperte rivolte verso l’alto ed i pollici a T, in modo da essere subito pronti a strappare in posizione di triplice minaccia. TIPI DI PASSAGGIO • 2 mani al petto - Palla appoggiata al petto, gomiti attaccati al corpo: si distendono le braccia, i polsi danno la frustata e vanno a sfiorarsi mentre i pollici finiscono rivolti verso il basso. Errore tipico è partire con i gomiti larghi, oppure ruotare i polsi, rallentando così la velocità del passaggio. Il passaggio 2 mani al petto si può fare quando il passatore non ha la difesa davanti, sia a difesa schierata che in contropiede. E’ un passaggio che si usa anche contro la zona. •

Battuto a terra - E’ un passaggio che può essere effettuato sia a 2 mani che con una mano sola. - Quello con due mani, analogamente al passaggio al petto, presuppone che non vi sia la difesa davanti al passatore. La tecnica è la stessa del passaggio 2 mani dal petto, ma si indirizza il pallone verso il terreno in modo che batta a 2/3 di distanza tra i piedi del passatore e quelli del ricevente. - Il passaggio battuto a 1 mano è invece un passaggio laterale, effettuato con la mano dietro la palla, sempre rispettando però la distensione del braccio e l’uso del polso per ammorbidire il passaggio stesso. Il passaggio battuto si usa soprattutto per dare la palla sottocanestro, sia perché in questo modo la palla arriva dal basso verso l’alto ed è protetta dal corpo del ricevente, sia perché di solito si da una regola al ricevente (normalmente un lungo), e cioè di “tenere” il contatto con il marcatore fino a quando la palla non tocca a terra, e solo in quel momento preoccuparsi della ricezione. In pratica, dunque, il passaggio battuto a terra ha anche una valenza di “segnale”. Un secondo caso di applicazione del passaggio battuto si ha quando si vuole battere gli aiuti con un passaggio di scarico dopo una penetrazione: questo perché gli aiuti avvengono di solito a braccia alte e quindi il passaggio battuto è il più sicuro. Il passaggio schiacciato può essere usato anche sui per passare la palla a chi fa un back-door o come passaggio di apertura, nel caso il rimbalzista sia disturbato: bisogna però ricordare che questo tipo di passaggio è più lento del passaggio diretto e quindi anche più rischioso.

2 mani sopra la testa - Palla sopra la testa ma non dietro la testa, mano dietro la palla e pollici sotto la palla. Si stendono le braccia e si spezzano i polsi, finendo sempre con i pollici verso il basso. La palla si porta sopra la testa in due fasi: prima si raccoglie al petto, poi la si alza. Non bisogna portare la 14


palla sopra la testa a mo’ di catapulta, cioè con le braccia tese in avanti, in quanto c’è il rischio che venga rubata. Altro errore comune è quello di portare la palla dietro la testa: ciò toglie velocità e precisione al passaggio, ed inoltre si rischia che vengo rubata da parte di un giocatore che sta dietro e quindi che il passatore non vede. •

sopra la testa può essere: - teso: quando la difesa sul ricevente è dietro; - skip/lob: quando la difesa sul ricevente sta davanti, in anticipo. Il passaggio sopra la testa teso si può fare ad esempio per le aperture veloci a rimbalzo (senza abbassare la palla), per i ribaltamenti, per un tagliante.

lob, invece, si effettua per sfruttare un mismatch in post basso: anzi, spesso è la stessa squadra che difende che, spesso per inferiorità di centimetri, decide di difendere il post-basso con un uomo che sta totalmente davanti all’attaccante, in modo da forzare passaggi lob (che sono lenti e che quindi danno tempo alla difesa di aiutare). E’ dunque fondamentale che il passaggio lob sia molto preciso: il passatore deve passare la palla: - frontalmente rispetto al ricevente; - con una parabola tale che la linea di caduta teorica sia sempre dentro il campo. Il ricevente, durante la parabola, deve occuparsi di tenere il contatto (e tagliare fuori il difensore). Quando la palla supera la sua testa, allora è il momento della ricezione. Il passaggio lob si può usare anche per ribaltare la palla e per servire un ricevente che si allontana dal suo difensore, ad esempio in uscita da un blocco (quando il difensore passa sopra il blocco).

laterale a 1 o 2 mani: richiede che i passatori facciano un passo di avvicinamento. La palla si sposta lateralmente alla spalla: nel passaggio a 2 mani saranno entrambe le mani a spingere, in quello ad 1 sola mano sarà la mano esterna a spingere e quella interna a sorreggere il pallone. La mano che passa deve stare sempre dietro il pallone. E’ un passaggio teso che viene usato contro le difese aggressive o come passaggio di ritorno.

consegnato: il giocatore che passa deve effettuare un giro dorsale per proteggere la palla; se la difesa è distante può anche fare un giro frontale. Lo svantaggio del giro frontale è che si è costretti a dare totalmente le spalle al canestro. Il passatore tiene la palla con la mano vicino al ricevente sotto la palla e l’altra sopra la palla; il ricevente invece deve innanzitutto allontanare la difesa, poi prendere la palla strappandola con due mani laterali e portandosela al petto. Il passaggio consegnato si effettua quando il passatore ha chiuso il palleggio ed in generale all’interno di situazioni di gioco che appunto lo prevedono (mezza ruota, inizio di un gioco, ecc.). E’ un passaggio rischioso perché si portano 4 giocatori sul pallone con tutti i rischi che ne conseguono (raddoppi in primis).

dietro la schiena/dietro la testa: si usano nelle conclusioni dei contropiedi quando il ricevente è dietro il passatore. Negli altri casi non è didatticamente un buon passaggio (indipendentemente dal fatto che i più talentuosi riescono comunque a farlo).

baseball: é un passaggio che si usa quando bisogna coprire lunghe distanze. La mano che passa è dietro la palla, l’altra di fianco; la palla si porta di fianco all’orecchio, gomito largo dietro la palla e si avanza con il piede opposto. Il passaggio baseball può essere teso o lob. Anche in questo caso è importante che il braccio si distenda ed il polso si spezzi.

da palleggio: utile perché è molto veloce nell’esecuzione ed anticipa la reazione del difensore. Presuppone che l’ultimo palleggio sia basso e forte. E’ rischioso perché non si può fermare una volta che ne è iniziata l’esecuzione. E’ anche un passaggio tecnicamente difficile ed infatti non si insegna ai bambini ma agli atleti più cresciuti.

finta di passaggio: si usa quando si vuole provocare una reazione della difesa. A differenza della finta di tiro, che consideriamo come l’inizio di un movimento reale attuato con l’intenzione di andare a tirare in caso di mancata reazione della difesa, la finta di passaggio è un movimento con una sua utilità e dignità ed è usata per far muovere la difesa e facilitare il passaggio reale. La finta di passaggio è essenziale nell’attacco alla zona o per sbilanciare una difesa molto vicina ed aggressiva.

ESERCIZI • a coppie con i giocatori schiena a schiena, passaggio consegnato in entrambi i sensi: ogni giocatore prende la palla da un lato e la passa consegnata dall’altro: chi passa tiene le mani sopra e sotto, chi riceve strappa con le mani laterali; • stessa cosa, ma il passaggio viene consegnato alternativamente sopra la testa e tra le gambe; 15


• si lavora a coppie, uno di fronte all’altro: passaggio 2 mani al petto, alla ricezione far girare una volta la palla attorno al corpo e ripassare -mani in presa; porre attenzione al fatto che dopo il passaggio i polsi si sfiorino, i pollici siano rivolti verso il basso, le braccia tese e il palmo delle mani all'infuori; • stessa cosa, ma otto in mezzo alle gambe e passaggio bowling ad una mano, cambiando lato alternando passaggio con destra e con sinistra e facendo sempre attenzione al corretto utilizzo del polso; • sempre a coppie, passaggio laterale con una mano (anche battuto a terra) allargando il piede della mano forte: la mano che passa è dietro la palla, il ricevente prima riceve la palla al petto e poi la porta lateralmente. Eseguire da entrambe i lati; • stesso lavoro precedente ma stavolta allargando di più il piede e portando la palla lateralmente, il più lontano possibile dal petto, sempre utilizzando bene il polso per far arrivare un pallone "morbido" al ricevente; • stesso esercizio precedente ma prima di passare la palla facciamo un giro frontale sul piede perno • passaggi TIC TAC fino a metà campo, cambio di senso e passaggio rapido 2 mani al petto ai primi della fila, piedi rivolti sempre in avanti, spalle e petto aperti,passaggi morbidi e sempre al petto; • stesso esercizio ma tic tac utilizzando passaggi ad una mano con mano interna, passaggi al petto, ricevo sempre con due mani e passo con una, la mano che passa la palla va dietro, indico bene il passaggio e utilizzo correttamente il polso; • stesso esercizio ma passando la palla con la mano esterna, passaggi tesi, rapidi e in avanti, sempre curando l'uso del polso; • come l’esercizio precedente, scegliamo noi il tipo di passaggio da utilizzare durante il tic tac, ma al ritorno il primo giocatore che riceve la palla parte in palleggio verso il canestro e effettua un penetra e scarica al suo compagno utilizzando un passaggio battuto a terra. Poi la palla viene passata ai primi della fila e partono altri due; ESERCIZIO RIEPILOGATIVO • rimbalzo, apertura rapida con passaggio sopra la testa o laterale, tenendo sempre la palla alta. Passaggio laterale con una mano o sopra la testa (sempre con passo d’avvicinamento). Poi si effettua lo stesso esercizio andando in progressione aggiungendo un difensore per volta (difesa guidata). In questo modo si effettua una progressione didattica. Inizialmente si aggiunge il difensore al rimbalzista che sarà costretto a modificare il passaggio d’apertura a seconda della posizione difensiva. Lo stesso difensore andrà poi a forzare l’anticipo costringendo l’attaccante ad un “back door”. Progressione didattica di un passaggio baseball: curiamo dove viene portata la palla (laterale rispetto all’orecchio). Il baricentro del passatore deve essere basso, la mano è sempre aperta e si chiude dopo il passaggio: può essere effettuato anche con 2 mani (in caso di poca forza, ad esempio sulla mano debole). La palla va passata avanti, sulla corsa, in modo da non frenare il ricevente. All’inizio eseguiamo esercizi di passaggio baseball con bersaglio fisso, poi passiamo alla progressione con passaggi a bersaglio mobile. • auto rimbalzo e passaggio baseball, il ricevente fa un palleggio e va a tirare. Chi ha passato la palla corre a tutto campo fino al prolungamento del tiro libero e poi corre per ricevere; chi ha tirato prende il suo rimbalzo e fa l’apertura con passaggio baseball. La progressione va effettuata aggiungendo la difesa. • 2 campi in continuità. Inizialmente si aggiungerà un solo difensore che partirà dietro il primo ricevente, con un handicap di spazio. (rotazione: chi ha fatto l’apertura farà il ricevente, chi ha ricevuto e tirato corre in difesa e chi ha difeso effettua il passaggio baseball). Poi si effettua lo stesso esercizio con 2 difensori alternando attacchi e difese.

MODULO 7 FONDAMENTALI INDIVIDUALI DI DIFESA - Gli elementi costitutivi dei fondamentali individuali di difesa sono: • posizione fondamentale difensiva; • uso delle braccia e delle mani; • scivolamenti difensivi; • cambio di guardia difensivo. Presupposti fondamentali per l’efficacia difensiva sono EQUILIBRIO e la RAPIDITA’ DEI PIEDI (E DELLA MENTE). L’equilibrio serve sia per avere spinta nei movimenti, sia per avere forza nei contatti fisici. La rapidità dei piedi deve essere accompagnata da una rapidità mentale necessaria per ridurre i tempi di reazione. Ne discende che quando si lavora sulla difesa è necessario agire sulla prontezza e reattività mentale, ad esempio introducendo esercizi propedeutici a tale finalità, esercizi di rapidità mentale, di udito, di visione, 16


esercizi di salvataggio della palla, ecc... Ad esempio esercizi di 1vs1 con spalle alla palla e partenza al via dell’allenatore (i giocatori prima ancora di iniziare l’1vs1 necessitano di una fase reattiva per individuare il pallone, che può essere in qualsiasi direzione, ed andarlo a prendere). Un altro classico esercizio è quello di disporre i giocatori in ordine sparsi davanti all’allenatore, eseguendo una corsa sul posto. Ad ogni comando del coach (parola d’ordine o numero identificativo) i giocatori devono attuare una reazione: es.: 1= posizione fondamentale; 2= balzo per rimbalzo; 3= buttarsi a terra; 4= sfondamento subito --> è importante anche allenare i giocatori a cadere). E’ evidente che un allenamento incentrato sulla difesa non significa fare un allenamento esclusivamente sulla tecnica difensiva: deve essere ricompresa una fase offensiva altrimenti si tratterebbe di un allenamento poco realistico. POSIZIONE FONDAMENTALE DIFENSIVA - Riprende la posizione fondamentale classica, solo con le gambe un po’ più larghe in modo tale da occupare più spazio (avere un “cilindro” a base più larga), ma senza perdere forza a causa di una divaricazione eccessiva. SCIVOLAMENTO DIFENSIVO - Con i piedi paralleli, è il piede interno quello di spinta, mentre il piede esterno è il piede direzionale e si deve allargare: questo in realtà non indica propriamente una direzione ma ha il compito di mantenere le gambe divaricate. L’apertura iniziale delle gambe deve essere considerata l’apertura minima: al limite si può allargare durante la spinta iniziale dello scivolamento, ma non si deve mai restringere. L’errore più comune è invece quello di unire o addirittura incrociare i piedi ad ogni scivolamento, cosa che fa perdere equilibrio e forza; un secondo errore è quello di rialzare il baricentro ad ogni scivolamento; infine, il giocatore può tendere ad iniziare lo scivolamento con il piede esterno per poi trascinare il piede interno (magari facendolo, appunto, “scivolare”), mentre è sempre il piede interno a dare l’impulso al movimento. E’ impensabile che si possa difendere muovendosi per il campo solo attraverso scivolamenti: nella realtà il corretto movimento difensivo è un’alternanza tra scivolamenti e corsa. L’obbiettivo è dunque ridurre i tempi di passaggio dallo scivolamento alla corsa e viceversa. Esercizi • sparsi per il campo, skip sul posto bassi sulle gambe in posizione fondamentale: esercizi di prontezza, reazione agli stimoli o simulazione di sfondamento(per prendere confidenza con l'impatto al terreno); • passare dalla corsa allo scivolamento abituando il ragazzo al cambio di andatura e a ridurre i tempi di passaggio tra la corsa e lo scivolamento; • scivolamenti a zig-zag per il campo; • scivolamenti (in linea retta o a zig-zag) alternati a corsa: tre scivolamenti, corsa, tre scivolamenti ecc.; • si possono fare anche esercizi in coppia: - 1 livello: difesa scolastica ad una velocità normale per imparare ad eseguire correttamente lo scivolamento difensivo e la posizione del corpo e delle mani; - 2 livello: difesa scolastica fino a metà campo, dalla metà campo in poi si gioca 1vs1 agonisticamente; - 3 livello: difesa guidata ma il difensore può rubare la palla all'attaccante costringendolo ad effettuare il maggior numero di cambi di mano, dopo la metà campo 1vs1 agonistico. DIFESA SULLA PALLA - Al di là degli aspetti tattici (in cui si può scegliere di “battezzare” una mano), la difesa va fatta “muro a muro”, con il corpo tra palla e canestro a distanza di un braccio, in modo da poter reagire prontamente sia su una penetrazione che su un tiro. USO DI MANI E BRACCIA - Una mano deve essere sulla palla, l’altra ad altezza del ginocchio del lato opposto alla palla, il naso davanti alla palla. CAMBI DI GUARDIA - La posizione di anticipo è quella che il difensore deve tenere mettendosi tra palla ed attaccante. Ci sono due classificazioni della guardia: • guardia chiusa: corpo e piedi del difensore sono rivolti all’attaccante senza palla, si anticipa con la mano esterna con il palmo rivolto verso la palla. A sua volta la guardia chiusa può essere: - anticipo totale: con la spalla nella linea tra palla ed attaccante - anticipo normale: con il gomito nella linea tra palla ed attaccante; - senza braccio: per indurre l’attaccante al passaggio. In caso di taglio, il difensore cambia guardia seguendo per un attimo solo l’attaccante (senza guardare dunque la palla). Il cambio di guardia si rende necessario quando l’attaccante cambia velocità, perché se il taglio è lento di solito si è in grado di mantenere la posizione d’anticipo iniziale scivolando. Ogni allenatore comunque può fare proprie scelte in merito agli anticipi ed ai cambi di guardia (in connessione, ad esempio, con gli aiuti difensivi). • guardia aperta: il corpo è aperto alla palla, non si anticipa con la mano esterna ma con le braccia larghe. 17


Essendo aperti verso la palla, non c’è bisogno del cambio di guardia. E’ un tipo di guardia che si addice a chi ha un’ampia apertura alare. Sul lato debole si mantiene la stessa scelta di anticipo (guardia aperta o chiusa, anticipo totale o normale), ma si sta più staccati dall’uomo, verso l’area dei 3”. Normalmente sul lato debole si è più in posizione di aiuto che di anticipo, quindi sovente più a guardia aperta che chiusa. La posizione difensiva cambia a seconda della posizione della palla: ogni spostamento va seguito facendo scivolamenti.

MODULO 8 LA PREPARAZIONE FISICA - Il concetto di preparazione atletica è entrato a far parte del mondo della pallacanestro negli anni Settanta: in quei tempi, si vedeva il basket come uno sport molto vicino all’atletica leggera (sprint, salti) ed i preparatori provenivano appunto da quell’area, contribuendo ad alcuni errori che sono stati portati avanti per decenni. L’errore di base è che non si poteva considerare il basket uno sport di sforzi ciclici, ma uno sport fatto di sforzi brevi (mediamente sui 20”) e recuperi di pari durata. Nella pallacanestro dunque vale il rapporto: SFORZI:RECUPERI = 1:1 Nell’atletica leggera e nel calcio la durata dello sforzo è maggiore, nel basket invece c’è un susseguirsi di sforzi massimali. Paradossalmente, dunque, un giocatore di basket è più simile ad un lottatore che ad un calciatore. ASPETTI ENERGETICI La pallacanestro è uno sport ad impegno metabolico aerobico-anaerobico misto ed a carattere aciclico. Essendo caratterizzato da sforzi brevi e veloci seguiti da pause durante le quali si è in grado di recuperare buona parte di ciò che si è speso, il meccanismo prevalente attraverso il quale il corpo di un cestista produce energia è quello anaerobico-alattacido, cioè attraverso reazioni che: • non hanno bisogno di ossigeno (anaerobiche); • non traggono origine dalla combustione di glucidi (zuccheri, poi trasformati in acido lattico) bensì utilizzano le riserve di fosfocreatina, in grado di alimentare lo sforzo (con grande potenza) per i primi 6”-7” (mediamente). Per i restanti secondi dello sforzo (circa 13-14”) interviene poi il meccanismo anaerobico-lattacido, cioè quello in cui l’energia deriva appunto dalla combustione di glicogeno (zuccheri) con la conseguente produzione di acido lattico: ma solitamente la durata di questa seconda fase è talmente ridotta che la concentrazione di acido lattico non raggiunge mai livelli tali da rappresentare un fattore limitante. E’ stato osservato che mediamente in una partita solo 4 volte un giocatore è chiamato a compiere uno sforzo che arriva ai 100”. E’ da sfatare il mito che giocare una partita di basket provochi affaticamento muscolare: la stanchezza è dovuta in gran parte alla mancanza di zuccheri; in secondo luogo ci sono i dolori articolari che più è il tempo che si gioca, più si acuiscono. La componente “acido lattico” è praticamente irrilevante. Nonostante lo sforzo sia sempre di tipo anaerobico, il basket mantiene una componente aerobica in quanto ogni fase di sforzo è seguita da una fase di recupero, come detto in un rapporto di 1:1: tale componente (basata sulla combustione di lipidi e glicogeno in presenza di ossigeno). Lo sforzo richiesto nella pallacanestro è uno sforzo specifico, cioè calato nell’esecuzione di un gesto tecnico. Sapere che un giocatore è in grado di saltare 50, 60 o 70 centimetri da fermo ci può interessare relativamente, in quanto per l’esecuzione di un gesto tecnico (terzo tempo, rimbalzo, schiacciata) tale capacità di salto potrebbe non mantenersi o non servire. POSIZIONE FONDAMENTALE Tale posizione è quella che massimizza il rendimento muscolare. Un giocatore che non riesce a mettersi in questa posizione o che assume un’errata posizione fondamentale avrà dei problemi tanto in difesa quanto in attacco. Un allenatore deve quindi essere in grado di capire quale parte delle difficoltà è dovuta a lacune tecniche, quale a volontà del giocatore e quale, invece, ad impedimenti posturali. • Piedi: la prima cosa da guardare sono i piedi, il cui appoggio deve essere attivo e funzionale al movimento. Le caviglie possono essere bloccate impedendo di raggiungere il giusto angolo tra piede e tibia (circa 100°). • Ginocchia: è importante verificare il corretto allineamento delle ginocchia al piegamento degli arti inferiori, perché i deboli di gambe tendono al valgismo. • Anche: per quanto riguarda la parte media del corpo, certi giocatori hanno ottime ginocchia e caviglie ma poi hanno un bacino bloccato. • Zona lombare: una corretta postura richiede che vengano mantenute anche in posizione fondamentale le curve fisiologiche (due scoliosi ed una cifosi). • Spalle: salendo ancora, abbiamo le spalle che sono fondamentali in quanto servono per azionare le braccia (tanto in attacco quanto in difesa). 18


CONTROLLO POSTURALE-FUNZIONALE Rispetto alla situazione precedente, è un’analisi dinamica, in quanto riguarda il corpo in movimento nell’esecuzione di un gesto tecnico specifico. Ad esempio si può avere una perfetta posizione di tiro, ma nel rilascio la spalla è bloccata: in tal caso è evidente che fin quando non si supera il limite posturale, è pressoché inutile insistere sull’aspetto tecnico. La postura serve anche per mantenere l’equilibrio nelle situazioni di contatto. • Tiro: muscoli stabilizzatori e mobilità degli arti superiori; • Penetrazione: corretta posizione fondamentale e coordinazione dei piedi con il palleggio; • Difesa: posizione fondamentale dinamica ed equilibrio su probabili contatti; • Arresti: forza dei muscoli stabilizzatori per migliorare l’equilibrio e la rapidità. I FATTORI SPECIFICI DELLA PRESTAZIONE Si è soliti distinguere le capacità motorie in coordinative (coordinazione, equilibrio) e condizionabili (forza, velocità, resistenza). • Coordinazione - La coordinazione è la capacità che permette di eseguire un movimento nella maniera più efficace: capacità di trasformare il movimento a fronte di mutamenti inattesi, di controllare il movimento in funzione dello scopo e di apprendere movimenti in precedenza non posseduti. Nel basket è importante non solo per il gesto tecnico, ma anche per il consumo energetico. In un gioco di sforzi massimali, infatti, riuscire a risparmiare energia può risultare fondamentale. Quando si spiega un gesto tecnico bisogna cercare di insegnare ad attivare soltanto i movimenti necessari al compimento del gesto stesso: ad esempio un terzo tempo eseguito irrigidendo il busto implica un dispendio di energie non necessarie al gesto e bisogna cercare di lavorarci. Gli urti possono modificare la coordinazione: chi è più coordinato può reagire ad essi in minor tempo, con minor spesa energetica e con più efficacia. Come allenare la coordinazione: si può cominciare già a 12-13 anni con esercizi semplicissimi, fino ai 15 anni si ottengono ottimi risultati. Dai 16 anni in su (si parla di atleti “cresciuti”) diventa invece difficile poter allenare la coordinazione. Nei giovanissimi bisogna evitare sovraccarichi e lavori asimmetrici (quindi poco lavoro monopodalico o comunque monopodalico alternato). • Equilibrio - L’equilibrio è una capacità coordinativa specifica, possiamo intenderla come un’applicazione del controllo posturale e della coordinazione in movimento: esso è la capacità di mantenere il corpo di una data posizione, statica o dinamica, ovvero di recuperare tale posizione dopo uno spostamento o una sollecitazione. Esistono tre tipologie di equilibrio: visivo, vestibolare e propriocettivo. E’ un equilibrio complicato perché relativo a gesti tecnici specifici: esso deve essere sempre in controllo posturale ed in coordinazione. Come allenare l’equilibrio: si allena contestualmente alla coordinazione (12-15 anni), si comincia da esercizi elementari (in equilibrio su una gamba sola con gambe leggermente flesse), esercizi ad occhi chiusi per stimolare l’equilibrio non visivo. L’equilibrio si allena in modo specifico: cioè compiendo dei gesti tecnici con deficit pilotati. Un giocatore “bello” in uno contro zero non è detto che sia efficace in situazioni agonistiche. Bisogna lavorare molto su situazioni monopodaliche perché il basket è essenzialmente uno sport monopodalico. Situazioni di deficit controllato sono ad esempio esercizi in cui bisogna compiere gesti tecnici con distrazioni: mediante l’uso della fitball per generare contatti od ostacoli (ad es.: obbligando un giocatore a partire dal suo lato debole, abituando un centro a subire contatto dietro la schiena e così via), o di elastici traenti per far capire la situazione di equilibrio che dovrebbe essere mantenuta in certi gesti. Si possono usare anche i cuscini su cui provare la posizione fondamentale , fare esercizi di passaggio, tiro, palleggio, su due gambe o su una sola, per livelli crescenti di difficoltà. L’importante è comprendere il metodo del deficit pilotato per poi applicarlo con qualsiasi mezzo. • Forza - La forza è la capacità di vincere o opporsi ad una resistenza con un impegno tensivo della muscolatura: siccome esistono diverse tipologie di tensione dei muscoli, parallelamente abbiamo anche diverse espressioni di forza (massima, dinamica massima, esplosiva, reattiva). La forza reclutata nel basket è: - una forza dinamica massima: la forza dinamica è quella che si allena con al massimo il 30-40% del massimale. Un giocatore di basket non deve allenarsi sopra questa percentuale (a meno che debba mettere su massa ovvero debba recuperare da un infortunio). L’allenamento alla forza deve essere il più possibile funzionale ai gesti atletici da compiere: in particolare è preferibile usare pesi liberi (se non corpo libero) piuttosto che le macchine, in modo tale da allenare anche coordinazione ed equilibrio. Allenare i muscoli in modo isolato non è utile ed è pure pericoloso (perché non si coinvolgono meccanismi compensativi, ivi compresi tendini e legamenti); 19


- una forza reattiva, che è quella che si produce in un doppio ciclo di lavoro muscolare, e che invece si allena a corpo libero. La forza va allenata con il baricentro basso, dove le gambe svolgono la parte principale dello sforzo: salti, accelerazioni, decelerazioni. A tal proposito, bisogna sottolineare come nel basket la decelerazione sia importante quanto l’accelerazione, anche come intensità: vale a dire, anche la decelerazione è uno sforzo, cioè un’applicazione della forza. Salta subito all’occhio un’evidente differenza tra lo scatto del cestista e quello del centometrista: mentre il centometrista dopo il traguardo ha la possibilità di percorrere altrettanti metri in decelerazione, che quindi è una fase di “rilascio”, nella pallacanestro non esiste un gesto tecnico che permetta questa possibilità. Al contrario, dopo uno scatto il cestista deve arrestarsi (per tirare, per passare) o deve convertire la corsa in salto (in alto, non in lungo): quindi anche durante gli allenamenti non bisogna abituare i giocatori ad andare a “sbattere” a fondo campo dopo uno scatto (ad esempio dopo un “suicidio”), ma bisogna costringerli ad arrestarsi senza contatto nel più breve spazio possibile. Un’altra espressione di forza è lo scivolamento difensivo: sia perché bisogna avere la forza di stare in posizione di scivolamento per 8-10”, sia perché è anche necessario saper scivolare in situazioni di contatti fisico. Una particolare espressione di forza è la torsione: essa è molto importante nella pallacanestro per via dell’uso frequente dell’appoggio monopodalico. Per torsione s’intende l’avanzamento/arretramento di una spalla e dell’anca opposta: in particolare la torsione è un lavoro di forza addominale. Ma di quale muscolo addominale? Come retaggio della preparazione fisica dell’atletica leggera, negli anni Settanta si è cominciato a lavorare soprattutto sul retto addominale, che effettivamente è il muscolo più usato nell’atletica leggera: il retto serve fondamentalmente per la retroversione del bacino, cioè per movimenti di piegamento del busto in avanti o avvicinamento delle gambe verso l’addome. E’ evidente come questi movimenti siano abbastanza rari nella pallacanestro, in cui invece abbondano i movimenti di torsione del busto, generata soprattutto dalla parte restante degli addominali (obliqui, trasverso) e dai lombari: si è calcolato che nel corso di una partita un giocatore compie in media circa 200 torsioni. Va da se che nei soggetti con bacino bloccato le torsioni saranno difficili indipendentemente dal lavoro dei muscoli addominali. Un’altra espressione di forza dinamica è il salto, e si esegue piegando le gambe. Nella pallacanestro sono due gli aspetti cruciali del salto: innanzitutto la rilevanza del salto in alto rispetto al salto in lungo; in secondo luogo la capacità di trasformare la corsa orizzontale in salto verticale. Per il salto oltre alla verticalità è necessaria la coordinazione con gli arti superiori. Un’ultima espressione di forza sono i cambi di direzione e di velocità, in cui entra in gioco la rapidità. La rapidità è cosa diversa dalla velocità: essa è infatti la capacità di reagire nel minor tempo possibile e/o di eseguire con la massima velocità movimenti di singoli segmenti corporei contro scarsa resistenza, ovvero il tempo minimo che intercorre tra contrazioni e decontrazioni di un muscolo. Quindi la rapidità si riferisce all’esecuzione di un movimento, mentre il concetto di velocità è invece generalmente riferito al movimento dell’intero corpo ed è mutuato direttamente dalla fisica (V=S/t, spazio percorso diviso tempo). La cosa che rileva è che la rapidità dipende strettamente dalla funzionalità del sistema nervoso ed è quindi scarsamente allenabile o migliorabile. Tuttavia la si può allenare indirettamente migliorando aspetti di equilibrio e propriocettività che vanno a modificare la dimostrazione di rapidità. PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI Prevenire gli infortuni è compito tanto del preparatore, quanto dell’allenatore, anche perché di solito il giocatore s’infortuna su una debolezza che ha già e che quindi allenatore e preparatore avrebbero già dovuto vedere: ad esempio chi ha le caviglie bloccate e/o il bacino bloccato rischia seriamente di infortunarsi al ginocchio. Analogamente chi ha difficoltà nell’alzare le braccia verticalmente è a rischio lussazione delle spalle. La prevenzione degli infortuni richiede la definizione di carichi di lavoro personalizzati ed il rafforzamento dei muscoli stabilizzatori Un particolare discorso va fatto in merito allo stretching: termine inglese che significa “extraallungamento”, metodo utilizzato per rilassare un muscolo. Il classico stretching pre-partita è sicuramente stato oggetto di sopravvalutazione, in quanto un muscolo rilassato non è in grado di rendere al massimo, per cui è un controsenso rilassarlo poco prima dello sforzo. Nella fase antecedente lo sforzo, dunque, oggigiorno si preferisce praticare esercizi dinamici ed attivi, che prevedono anche momenti di allungamento dei muscoli ma in un contesto di riscaldamento. Lo stretching vero e proprio mantiene invece la sua importanza fondamentale a fine sforzo, momento in cui viene invece solitamente ignorato. SVILUPPO DELLA CAPACITA’ DI CARICO Per capacità di carico intendiamo la capacità di sostenere un lavoro fisico per un tempo prolungato ed essere poi in grado di ripristinare le energie. Il termine “preparazione atletica” contiene in se un concetto molto sbagliato: cioè che prima della stagione agonistica ci si “prepara” con un lavoro che deve poi servire fino alla fine della stagione. In realtà il lavoro atletico che si compie prima dell’inizio della stagione e dopo una pausa 20


più o meno lunga non rende “preparati” a svolgere la stagione. E’ più corretto parlare di allenamento atletico che deve essere compiuto durante tutta la stagione, con intensità diverse. E’ chiaro che dopo la pausa estiva, magari con 2 mesi di inattività, sono necessarie 6-8 settimane di allenamento più marcatamente atletico, di condizionamento fisico: lavoro cioè orientato a rendere il giocatore in grado di poter disputare una partita. Durante questa fase non è possibile allenarsi tutti i giorni, o meglio è possibile farlo solo a ritmi molto blandi (ad esempio i primissimi giorni della preparazione), dopodiché è più corretto distanziare le varie sedute di atletica di uno-due giorni. Una volta che il giocatore è condizionato (cioè allenato), ogni settimana deve essere in grado di sostenere 4 sedute di attività metabolica, sia essa una partita o un allenamento, senza contare ovviamente gli allenamenti tattici, le sedute di tiro, le sessioni di video ecc…. Avere allenamenti metabolici con questa frequenza settimanale è fondamentale per mantenere la forma acquisita (o riacquistata) durante le prime 68 settimane di condizionamento. L’attività metabolica è un’attività di allenamento, quindi la responsabilità è dell’allenatore e non certo del preparatore: basti pensare ad allenatori troppo prolissi o ad allenamenti molto tattici basati sul lavoro a metà campo. In tal caso per mantenere alto il livello di metabolicità alcuni allenatori fanno svolgere (magari al preparatore) degli esercizi per far comunque correre i giocatori (ad es.: suicidi). Nonostante l’attività allenante, lo stato di forma non può restare inalterato e tipicamente dopo 3-4 mesi si va incontro ad uno scadimento, dovuto prevalentemente ad acciacchi su cui si è continuato a giocare, infortuni non recuperati appieno o ad altri situazioni di stress. Particolarmente delicati sono i momenti di pausa durante la stagione: normalmente una pausa di 1 settimana non incide più di tanto sul rendimento in partita, mentre darà maggiori conseguenze sul piano del recupero: ciò perché se il giocatore è allenato è anche in grado di produrre fosfocreatina e questa sintesi può protrarsi fino a circa 1 settimana dalla cessazione dell’attività allenante. Dopo la settimana, invece, la sintesi di fosfocreatina decresce e la produzione di energia sarà sempre più sbilanciata sul consumo di zuccheri, con conseguenti lattosi ed affaticamento muscolare e problemi di recupero. Quindi il problema è particolarmente rilevante in caso di pause lunghe, ad esempio quella natalizia (durante le quali spesso ci si lascia pure andare sotto il profilo dell’alimentazione). La regola è che per recuperare la forma perduta in generale serve un periodo di condizionamento di durata pari alla pausa, dopodichè si ricomincia con le solite 3-4 sedute metaboliche a settimana. L’ALLENAMENTO GIORNALIERO • ATTIVAZIONE (RISCALDAMENTO): circa 15’ per permettere al muscolo cardiaco di alzare i battiti: infatti nel basket si lavora prevalentemente ad alti battiti; • PARTE ATTIVA: circa 50-60’ in condizioni pari a quello dello sforzo partita, cioè elevato battito cardiaco, sforzi massimali, rapporto sfozo-recupero 1:1. Non si può pensare a 60’ filati visto che anche in partita ci sono delle pause (fine quarti, time-out, panchina), quindi è normale che nell’arco della parte attiva ci siano momenti dedicati al rifiatare, al bere, alle spiegazioni, ecc… E’ scorretta la “pausa bere” in quanto per reintegrare i liquidi è meglio bere spesso ed a piccoli sorsi, piuttosto che fare una mega-pausa a metà allenamento e bere mezzo litro filato; • DEFATICAMENTO: gli ultimi 15’. - Come si può vedere in un allenamento tipo il margine di attività del preparatore atletico è ridottissimo: al massimo ci si può aspettare che nel primo allenamento dopo la partita l’allenatore affidi 30-35’ di parte attiva al preparatore. Ma nella stragrande maggioranza dei casi il preparatore interviene al massimo nella fase di riscaldamento iniziale, per il resto non può che limitarsi ad osservare l’allenamento verificando che i ritmi siano metabolici ed eventualmente guardando aspetti fisici dei singoli giocatori (posture ecc.). Al preparatore può essere affidata anche la fase di defaticamento, ma ciò che è sicuro è che più ci si avvicina alla partita, più lo spazio che gli viene concesso tende a zero. ETA’ - Un intervento fisico, specifico o generico che sia, si può cominciare sui 12-13 anni (Esordienti e Under 13) lavorando solo su coordinazione ed equilibrio. Il lavoro deve essere sempre simmetrico, cioè lavorando in modo bipodalico. I 14enni evoluti e i 15enni (Under 14 e Under 15) cominciano la loro crescita fisica: su questi bisogna lavorare sui problemi individuali e sulla prevenzione. Questa è un’età cruciale in quanto è il periodo in cui si forgia lo scheletro. Sui 15enni evoluti e sui 16enni si può iniziare la didattica del bilanciere: si comincia col corpo libero, usando bilancieri o manubri di peso nullo o quasi. A questa età lo sviluppo è in corso e non possono essere fatti esercizi con sovraccarico: fare pesi a questa età può bloccare la crescita scheletrica ed aumentare il rischio di infortuni futuri. Sui 16enni evoluti e sui 17enni e 18enni (Under 19), se il fisico ha completato la crescita, si comincia a lavorare con sovraccarichi. Per le ragazze è più facile valutare questo momento perché la crescita si ritiene conclusa con la comparsa del menarca. La forza si allena al 30-40% del massimale, curando la perfetta esecuzione. A questa età si diminuisce progressivamente il lavoro sulla coordinazione, che si da per acquisito, e si aumenta quello sulla forza. Da questa età si comincia anche a lavorare sul monopodalico. 21


Dagli Under 19 in poi si aumenta la forza in funzione dell’aumento del massimale.

MODULO 9 ELEMENTI DI DIDATTICA - La didattica riguarda il modo concreto in cui si insegna, e non la metodologia di insegnamento seguita (attiva o passiva). Le fasi della didattica sono: 1. SPIEGAZIONE 2. DIMOSTRAZIONE 3. CORREZIONI IN CAMPO 4. TONO DELLA VOCE 5. POSIZIONE IN CAMPO 6. VALUTAZIONE DEL LAVORO SVOLTO 7. VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA Abbiamo già visto che il percorso di coaching prevede inizialmente l’analisi dell’ambiente e della squadra ed in funzione di questo la definizione degli obiettivi, in accordo con la dirigenza. Per raggiungere l’obiettivo stagionale, l’allenatore deve fissare degli obiettivi intermedi con relativa tempistica: ad ogni scadenza si faranno delle valutazioni intermedie con una sorta di analisi degli “scostamenti”. Tra la fase pre-attiva e quella di valutazione, c’è la fase attiva, cioè quella in cui si scende in campo: qui rileva, appunto, la didattica. SPIEGAZIONE - La spiegazione deve riguardare due aspetti: 1. TECNICA 2. ORGANIZZAZIONE (rotazioni) Quando si spiega è necessario stare in una posizione in cui tutti possano vedere e sentire, e monitorare l’attenzione dei giocatori. La spiegazione è obbligatoria: in situazioni evolute si può date per noto l’aspetto organizzativo, ma la parte tecnica va sempre sottolineata, anche perché l’obiettivo tecnico può cambiare di volta in volta indipendentemente dall’esercizio. DIMOSTRAZIONE - L’allenatore, oltre a conoscere, deve saper dimostrare il gesto tecnico. L’importante è che la dimostrazione sia corretta: se non si è particolarmente capaci, si va molto lentamente. Se si è proprio incapaci, la dimostrazione può essere fatta fare ad un giocatore. OSSERVAZIONI E CORREZIONI IN CAMPO - Gli interventi possono essere di due tipi: a) correzioni, quando vengono commessi degli errori; b) rinforzi positivi, per trasmettere fiducia. E’ impossibile che tutto vada bene: ma i rinforzi positivi servono per il morale della squadra, specie nei momenti difficili. Con i rinforzi vogliamo anche aumentare la fiducia dei giocatori in loro stessi. L’intervento deve essere immediato e bloccante se ci accorgiamo che i ragazzi non hanno proprio capito l’esercizio e la sua organizzazione. Per quanto attiene invece la parte tecnica, le correzioni possono essere: • collettive: quando un gruppo o la sua maggior parte commette un errore o un’imperfezione tecnica. Ciò può avvenire se l’esercizio è troppo difficile o la spiegazione/dimostrazione non è stata chiara o esaustiva. Se il gruppo sbaglia, bisogna intervenire fermando, ovviamente dopo aver osservato il carattere generale e non individuale dell’errore; • individuale: quando è un giocatore singolo a commettere sempre lo stesso errore. L’intervento può essere: - volante, cioè senza fermare l’esercizio; - arrestante, se l’errore è grave e ripetuto e si vuole che la correzione serva anche agli altri. TONO DELLA VOCE - L’allenatore deve parlare con voce chiara, con un linguaggio codificato condiviso e comprensibile per tutti, e con un tono modulato, cioè non sempre alto o sempre basso, in quanto la modulazione permette all’allenatore anche di imprimere il ritmo all’allenamento. Il volume deve essere tale da risultare udibili da tutti, anche se la presenza di un assistente facilita la copertura del campo (come un ripetitore). POSIZIONE IN CAMPO - L’allenatore deve tenere una posizione tale da avere sotto controllo tutta la palestra e tutti i giocatori: ad ogni modo, i giocatori sono la priorità assoluta. Quando spieghiamo e dimostriamo, la posizione deve rendere visibile il gesto tecnico; durante l’esecuzione, invece, l’allenatore non deve essere né d’intralcio nell’esecuzione o nel ritorno in file, né in una posizione in cui non riesce a controllare l’esecuzione, privilegiando le priorità dell’esercizio: cioè la posizione è funzionale all’obbiettivo dell’esercizio. Di solito, come indicazione di massima, si usa dire che: - se si lavora sulla difesa, si sta sotto (dietro il canestro); - se si lavora sull’attacco, si sta sopra (metà campo o laterale). 22


Se c’è un assistente, questi sta sempre nella posizione opposta al capo-allenatore. L’assistente si avvicina all’allenatore quando gli deve comunicare qualcosa. Se ci sono due assistenti, nel lavoro a metà campo stanno dal lato opposto al coach in posizioni divaricate, nel lavoro a due campi ogni assistente segue un gruppo ed il capo-allenatore passa da un gruppo all’altro. Se si lavora a tutto campo, il capo-allenatore sta fuori dal campo, l’assistente pure sul lato opposto. Si entra in campo solo quando si deve correggere ed ovviamente se si sta arbitrando. VALUTAZIONE DEL LAVORO - Alla fine di ogni allenamento, l’allenatore deve valutare se con la seduta ha centrato gli obiettivi fissati. Se gli obiettivi sono stati centrati, si può passare a nuovi obiettivi e nuovi esercizi. Se non sono stati centrati, bisogna distinguere due casi. Nel caso in cui si nota comunque un apprendimento progressivo, allora gli esercizi non vanno cambiati. Se invece non si nota nessun progresso, vuol dire che evidentemente gli esercizi proposti sono inefficaci o troppo complessi, e quindi bisogna passare ad altro.

MODULO 10 METODOLOGIA DELL’INSEGNAMENTO SPORTIVO - Tutte le persone hanno caratteristiche comuni, anche dal punto di vista motorio. A noi interessano più gli INDIVIDUI, cioè le persone con la loro PERSONALITA’: per personalità intendiamo l’insieme di caratteristiche di un individuo che fanno sì che lui sia lui e non altri. La personalità è ciò che distingue due persone, anche apparentemente uguali (come due gemelli monozigoti). Possiamo pensare alla personalità come suddivisa in 4 aree:

Le aree della personalità non sono divise in compartimenti stagni ma sono in continuo rapporto tra loro: ad esempio le emozioni, che riguardano la sfera emotiva, si evidenziano anche attraverso al sfera corporea; o ancora l’effetto “prima volta”, cioè la conoscenza che all’inizio ha una forte componente emotiva (sorpresa, paura) e poi col passare del tempo diventa conoscenza vera e propria. L’allenatore deve saper leggere i segnali della personalità ed agire per la crescita e l’educazione, sia essa fisica, atletica, cognitiva e/o emotiva. L’INSEGNAMENTO - Si è soliti fare una distinzione tra insegnare ed educare; una distinzione che trova la sua ragione d’essere anche dal punto di vista semantico, infatti: • IN-SEGNARE: deriva dal latino insinuare e significa “mettere dentro”, cioè l’insegnante è colui che immette conoscenza nell’allievo. Chi insegna ha delle conoscenze e le “inserisce” nell’allievo; • E-DUCARE: deriva dal latino e-ducere, cioè portare via, tirare fuori. L’educatore allora è clolui che aiuta l’allievo a portare fuori certe qualità, un po’ come l’ostetrica fa nascere i bambini senza però partorirli. L’educatore è un facilitatore. LE COMPETENZE PEDAGOGICHE • saper motivare • saper comunicare • saper programmare • saper osservare • saper valutare Gli allievi si somigliano ma sono unici: le loro specificità influenzano anche l’insegnamento. Di solito è bene cogliere subito gli aspetti emotivi, perché sono quelli che possono condizionare pesantemente gli altri. La base dell’insegnamento è la consapevolezza del proprio ruolo didattico e delle sue dimensioni: non è facile se ci si identifica nella figura dell’allenatore perfetto. SAPER MOTIVARE - Il comportamento di ogni individuo è determinato dai bisogni, ed ogni individuo è motivato a soddisfare i propri bisogni (da quelli fisiologici a quelli di stima ed autorealizzazione): la motivazione è dunque l’agente cognitivo, emotivo e fisiologico che organizza il comportamento di un individuo verso uno scopo. 23


Per l’allenatore è importante conoscere le motivazioni dei propri atleti: nel campo sportivo la motivazione può avere una duplice declinazione, cioè: 1) cosa spinge un individuo a scegliere di praticare un certo sport; 2) cosa spinge un individuo a scegliere di persistere nella pratica di quello sport, di dedicarvi tempo, di impegnarsi, ecc..; La difficoltà sta nel fatto che la motivazione è prettamente soggettiva ed anche chi pratica lo stesso sport può essere motivato da ragioni differenti. In generale possiamo dire che attraverso l’attività sportiva si soddisfano tre categorie di bisogni: - bisogno di divertimento; - bisogno di competenza; - bisogno di affiliazione. Le motivazioni nello sport si possono suddividere in due categorie: primarie e secondarie: PRIMARIE : gioco: motivazioni psicologiche, emotive e affettive agonismo: motivazione aggressiva e modelli di condotta socializzanti SECONDARIE : motivazione al successo, motivazione affiliativi, motivazione estetica, motivazioni psicopatologiche. La motivazione del gioco è quella ludica, del divertimento, ed è un’esigenza comune a tutte le età. Comune a tutte le età è anche il bisogno di stare in forma e di migliorare la propria salute. Ci sono delle turbative alla motivazione, quali i sentimenti di inferiorità rispetto ai compagni di squadra o alle aspettative, l’ansia da prestazione o situazioni di stress e sovraccarico da frustrazione. La mancanza di divertimento, di successo, lo stress da competizione, la noia, il mancato supporto dei genitori e gli infortuni possono portare l’allievo ad abbandonare l’attività. Teorie dell’orientamento motivazionale Ogni allenatore deve lavorare con giocatori che traggono motivazioni con orientamento diverso: alcuni per ottenere il meglio da loro stessi, altri per vincere ed essere i migliori. Si ipotizza l’esistenza di due tipi di obiettivi motivazionali: • orientamento al compito: l’obiettivo è esibire il proprio livello di competenza, il successo è dato dal proprio livello di abilità e dal talento posseduto; • orientamento al risultato (a sé): l’atleta vuole dimostrare il proprio livello di competenza in relazione agli altri tramite la gara, ed il successo è rappresentato dalla vittoria. Chi è orientato al compito, per esempio, non ha problemi a riconoscere di aver giocato male, mentre chi è orientato all’io tende a trovare cause esterne. L’orientamento individuale dipende da fattori situazionali (contesto sociale) e da fattori personali. In realtà i due tipi di orientamento sono complementari, ed il loro rapporto dipende anche dall’età degli atleti. SAPER COMUNICARE - L’allenatore deve continuamente comunicare: il saperlo fare è una dote innata o acquisibile? Un po’ e un po’. La comunicazione ha tre caratteristiche (assiomi della comunicazione): 1. non si può “non comunicare”, la comunicazione è una cosa che avviene sempre perché anche l’inattività o il silenzio sono in realtà dei messaggi; 2. gli scambi di comunicazione sono simmetrici (in posizione di uguaglianza) o complementari (superiore -- inferiore); 3. ogni comunicazione ha un aspetto di relazione (comunicazione non verbale) ed un aspetto di contenuto (comunicazione verbale). Quando gli stimoli di contenuto contrastano con quelli di relazione si parla di comunicazione paradossale. Una parte importante delle informazioni scambiate in un processo comunicativo non è intenzionale e può generare forme di comunicazione paradossale (cioè non efficace), anche perché la memoria non è legata solo ad aspetti foto-fonografici. In particolare si è stimato che la comunicazione sia composta da: - contenuti visibili: 7% - paralinguaggio come tono, volume, timbro: 38% - aspetti non verbali come linguaggio del corpo, postura, movimenti involontari: 55% Quindi, per quanto un istruttore sia abile nel linguaggio, la cosa che passa di più è il “come si è”, cioè noi trasmettiamo soprattutto quello che siamo, al di là di quello che diciamo. Come reagisce l’allievo agli stimoli di contenuto e relazione? Egli si fida soprattutto dei messaggi di relazione, mentre tende a non ascoltare il contenuto vero e proprio (specie i bambini). Ciò nonostante si tende a ripetere sempre le stesse cose quando non si riceve un feedback positivo (“passate la palla!”, “ognuno difenda sul suo!”). Vi sono altri elementi che possono ostacolare la comunicazione: 24


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far valere il proprio ruolo/status; parlare sull’altro; sollecitare soluzioni affrettate; rimproverare; utilizzare etichettamenti; rigettare responsabilià; negare i sentimenti altrui; contraddire per principio.

Al contrario, facilitano la comunicazione: - messaggi chiari e coerenti; - focalizzarsi su una cosa alla volta; - incoraggiare; - essere appropriati al livello di conoscenza ed esperienza dei riceventi; - sapere se il messaggio è stato compreso correttamente (feedback); - mantenere contatto visivo con il ricevente, ma non in modo fisso per non creare imbarazzo. Di solito uno stimolo genera una risposta, a seconda dell’elaborazione del sistema nervoso centrale (SNC). Abbiamo 4 fasi: 1. percezione 2. elaborazione 3. esecuzione 4. rielaborazione Ciò avviene in ambito motorio ma anche in ambito comunicativo. Questo schema può essere visto dal punto di vista dell’allievo, ma anche da quello dell’allenatore (io spiego una cosa ed i giocatori ne fanno un'altra: bisogna lavorare sul feedback ricevuto). Vi sono due modi distinti di comunicare nozioni: a) MODALITA’ ATTIVA o INDUTTIVA: si fa in modo che sia l’allievo ad essere protagonista dell’apprendimento. E’ un metodo “per scoperta” che si attiva facendo domande e generando situazioni che a loro volta stimolano altre domande: “ma perché state facendo questo?”; b) MODALITA’ PASSIVA o DEDUTTIVA: è una comunicazione di tipo gerarchico-militare, non si da la possibilità all’allievo di scoprire e di attivarsi, ma è l’insegnante che impartisce la conoscenza, spiegando cosa fare e come farlo, con un messaggio di tipo comando--obbedienza. In linea di principio, non esiste una modalità di insegnamento migliore ed una peggiore anche se la modalità induttiva può risultare spesso più efficace. Di sicuro la modalità attiva richiede più tempo perché è basato sull’effetto scoperta ed esperienza. Un’altra considerazione riguarda le attività pericolose: se ci sono dei rischi, non è possibile che questi vengano “scoperti” dagli allievi sulla loro pelle, ed è dunque necessaria la modalità passiva. Ad esempio, non si può insegnare ad andare coi trapezi in modo attivo, perché non si può rischiare che uno cada e si faccia male! Un’altra considerazione riguarda la numerosità degli allievi: se ci sono tanti allievi è difficile seguire il percorso di apprendimento di ognuno di loro, mentre risulta più facile impartire istruzioni. La comunicazione va anche adattata al destinatario: coi bambini è più possibile adottare una metodologia attiva e di coinvolgimento, ma man mano che si cresce il tempo si riduce e gli obiettivi diventano più stringenti, ed è più adatta una modalità passiva. Nota: prima di impartire argomenti tecnici, è necessario risolvere i problemi relazionale per massimizzare l’efficacia della comunicazione. SAPER PROGRAMMARE - Il tempo passato dall’allenatore a programmare è solitamente tempo risparmiato durante l’allenamento. Questa fase è abbastanza lacunosa negli istruttori ed allenatori: sovente manca la programmazione scritta ed il raggiungimento degli obiettivi non viene monitorato in modo dettagliato. L’allenatore deve decidere di intervenire in base ad un processo di feedback analogo a quello dell’allievo. SAPER OSSERVARE - Osservare è molto difficile anche per la velocità con cui avvengono i gesti. L’allenatore deve focalizzarsi sui fattori più limitanti la prestazione. Ci sono due effetti che tendono a limitare l’efficacia dell’osservazione: - effetto alone: chi giudica tende spesso a lasciarsi guidare da un’impressione generale o da un tratto emergente; - effetto pigmalione: tendenza dell’individuo o del gruppo a comportarsi come ci si aspetta che faccia. SAPER VALUTARE - L’allenatore deve essere in grado di determinare in quale misura ciascun obiettivo è stato raggiunto, sulla base della pianificazione, ed adottare i correttivi.

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Catania 2008 P.M.Messina Legenda

Modulo 1: il gioco della pallacanestro La formazione del giocatore - Tutti gli sforzi devono essere orientati alla formazione di un giocatore completo sotto il profilo tecnico, fisico e cognitivo. In modo particolare è necessario che i giovani cestisti abbiano una grande capacità di leggere e risolvere le situazioni, sorretti però da mezzi tecnici elevati e da una condizione fisica adeguata; soltanto un lavoro adeguato su questi tre aspetti potrà permettere ai nostri giovani la possibilità di competere alla pari in campo internazionale. Il lavoro tecnico ha come obiettivo l’acquisizione di abilità (fondamentali) da esprimere necessariamente, una volta automatizzati, su due profili fondamentali e inscindibili: 1- precisione e rapidità del gesto, necessari per un controllo costante in tutte le situazioni e contro ogni avversario; 2- adeguata applicazione del bagaglio tecnico alle situazioni di gioco. Il lavoro fisico è indispensabile sia per potenziare i mezzi tecnici che per sostenerli nelle condizioni critiche di fatica; in tal senso il lavoro può essere strutturato mediante una preparazione fisica parallela, o mediante un lavoro integrato (vedi area del preparatore fisico). Il processo cognitivo, molto complesso da un punto di vista metodologico, è quello che permette al giocatore non solo di eseguire azioni (o corsi di azioni) predefinite come gli schemi di gioco, ma anche di saper agire in modo autonomo riconoscendo le situazioni e pianificando adeguati piani d’azione. I fondamentali del gioco - Le abilità fondamentali della pallacanestro vengono, per comodità didattica, suddivise in fondamentali di difesa e d’attacco, questi ultimi suddivisi a loro volta in fondamentali con e senza la palla. I fondamentali rappresentano i mezzi di cui dispone il giocatore per raggiungere gli obiettivi del gioco. Saper eseguire i fondamentali e saperli utilizzare rappresentano gli obiettivi essenziali dell’allenamento giovanile; questo aspetto viene spesso affrontato con superficialità dagli allenatori in quanto distratti dal gioco che rappresenta invece il fine ultimo da raggiungere. È necessario comprendere che saper giocare, cioè avere capacità d’azione, è il diretto risultato di un processo di apprendimento che vede lo sviluppo dei fondamentali come mezzo per esprimere tale capacità: è chiaro quindi che sarà necessario molto tempo prima che si raggiunga un’adeguata fase di consolidamento; saltare questo processo significherebbe utilizzare strade più brevi ottenendo magari risultati a breve termine ma limitando notevolmente la “futuribilità” del giocatore.

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Non tutti i fondamentali vengono eseguiti in modo speculare sui due quarti di campo. Più chiaramente, se consideriamo una situazione di arresto e tiro possiamo osservare come il giocatore eseguirà l’arresto sempre con il piede destro leggermente avanzato rispetto al sinistro e tirerà sempre con l’arto dominante cioè il destro (è evidente che se il giocatore fosse mancino eseguirebbe l’esatto opposto di quanto descritto). Cosa diversa accade con altri fondamentali che possono essere eseguiti in modo speculare, ad esempio il tiro in terzo tempo (appoggio destro-sinistro e tiro di destro sul quarto di campo destro, oppure, appoggio sinistrodestro e tiro di sinistro sul quarto di campo sinistro). Tale aspetto risulta importante anche per determinare il tempo disponibile per tirare nell’istante in cui si stabilisce la distanza dall’avversario; più semplicemente, nel caso di arresto a due tempi (in avanzamento) e tiro dall’ala sinistra, il piede perno (quindi il destro) stabilisce la distanza massima registrabile dall’avversario in quel preciso istante. Nella stessa situazione, ma dall’ala destra, il piede perno (quindi il sinistro) non stabilisce la distanza massima dall’avversario poiché il secondo tempo (piede destro) supera la linea dei piedi, diminuendo quindi ulteriormente la distanza dall’avversario e aumentando contemporaneamente il tempo d’arresto. Gli esercizi per lo sviluppo dei fondamentali individuali possono essere semplici nel momento in cui si lavora su un solo fondamentale, o combinati quando sono coinvolti più fondamentali. L’allenamento della tecnica deve prevedere due tipologie di esercitazioni: - Allenamento di tipo “esecutivo” (“a secco”): permette lo sviluppo e l’acquisizione dell’abilità tecnica da un punto di vista prettamente esecutivo; in questo caso l’allenamento della tecnica dovrà soddisfare l’esigenza di un’immagine motoria (come si esegue). - Allenamento di tipo “applicativo” (in situazioni di gioco): permette di acquisire il fondamentale in condizioni di gioco (parziali o complete), e risponde alla necessità di sviluppare l’utilità del fondamentale e il momento in cui deve essere eseguito. Il modello di prestazione - Per modello prestativo o funzionale si intende la descrizione dettagliata di ciò che accade, dal punto di vista dell’impegno fisico, durante la gara. Per avere questo quadro è necessario osservare e descrivere le caratteristiche di base del gioco e rilevare dati sui parametri fisiologici e bioenergetici della prestazione. In generale possiamo dire che la pallacanestro è uno sport di squadra e di situazione, nel senso che i comportamenti sono dettati dagli eventi-azioni che si susseguono durante la gara, è inoltre una disciplina con opposizione diretta degli avversari che utilizzano abilità aperte (open skill). Nel modulo dedicato alla preparazione fisica si osserverà come la gara incide sui parametri fisiologici del giocatore (carico interno) e sui principi che guidano alla programmazione e periodizzazione dell’allenamento per far fronte alle esigenze di performance della gara (carichi esterni). La conoscenza generale del modello di prestazione permette all’allenatore di modulare adeguatamente gli stimoli, in modo da ottenere un adeguato miglioramento della performance. Modulo 2: ball-handling Per ball-handling o trattamento di palla si intende la capacità del giocatore di saper padroneggiare la palla in tutti i movimenti tecnici, in particolare nella presa e ricezione nel passaggio e nel palleggio. Questa capacità migliora, nell’insieme, le capacità coordinative e conseguentemente le abilità tecniche, permettendo un miglioramento graduale sia del controllo della palla che dei movimenti del corpo. Gli esercizi per il miglioramento dell’abilità nel trattare la palla possono essere divisi in base agli obiettivi specifici e alle modalità di esecuzione. In relazione agli obiettivi, gli esercizi si distinguono come segue: - Esercizi per la rapidità delle mani: viene evidenziata la sequenza di rapporti che si stabiliscono tra la palla e i vari segmenti corporei. La velocità di esecuzione deve essere aumentata gradualmente mantenendo sempre stabile il rapporto velocità-precisione. - Esercizi per la sensibilità delle dita: viene evidenziata la sequenza di rapporti che si stabilisce tra la palla e le dita, al fine di migliorare la padronanza digitale e la possibilità di dirigere e controllare la palla con la sola manipolazione, in tal senso grande importanza dovrà essere data alla capacità di articolare il polso. - Esercizi propedeutici per i movimenti tecnici: gli esercizi di ball-handling possono essere utilizzati come attività preparatoria ai vari fondamentali tecnici in particolare alla presa e ricezione, al palleggio e al passaggio. Questo aspetto si ritiene sia indispensabile per una corretta e completa acquisizione della tecnica. In relazione alle modalità di esecuzione, gli esercizi possono essere distinti come segue: - Esercizi da fermo e in movimento: il passaggio da condizioni statiche a condizioni dinamiche aumenta la difficoltà di esecuzione nonché l’intensità del lavoro. 27


- Esercizi con o senza palleggio: il trattamento della palla può essere sviluppato con modalità diverse. Gli esercizi di sola manipolazione (senza palleggio) permettono un miglioramento della capacità di gestione della palla, necessaria in tutte le situazioni che precedono il passaggio, il tiro e il palleggio. Gli esercizi con il palleggio, oltre a migliorare il controllo della palla, costituiscono un’attività propedeutica molto importante, sia in condizione statica (da fermo) che in condizione dinamica (in movimento). - Esercizi con uno o due palloni: l’utilizzo di uno o due palloni permette di migliorare la capacità di combinazione, di ritmo e la coordinazione dinamica generale. - Esercizi individuali e a coppie: la possibilità di interagire con un compagno, oltre a migliorare specifiche capacità coordinative, abitua a collaborare e a percepire spazi, tempi e riferimenti operativi diversi dal lavoro individuale. Durante l’esecuzione degli esercizi è sempre bene non guardare la palla, evidenziando la necessità di migliorare e ampliare la libertà articolare e aumentando gradualmente la velocità. È consigliabile inserire gli esercizi di ball-handling nella prima parte dell’allenamento (anche come componente del riscaldamento), ciò permette un apprendimento in condizioni di freschezza neuro-muscolare. L’esercitazione costante (giusta frequenza e volume di lavoro) e la combinazione dei diversi esercizi permette nel giovane discente un miglioramento progressivo e continuo delle abilità. Gli esercizi di ball-handling

* Da fermo, un pallone a testa in posizione fondamentale: - Pizzicare la palla sopra la testa a braccia distese - Idem davanti al petto e dietro la schiena - Oscillare la palla per basso (come un pendolo) sul piano frontale, passandola da una mano all’altra - Palla tenuta con una mano davanti al petto, far rotolare la palla sul dorso per poi riprenderla sul palmo - Idem passandola da una mano all’altra - Far girare la palla attorno ai fianchi, alla testa, alle ginocchia (anche in successione) - Piedi uniti, far girare la palla attorno alle gambe, poi attorno a una gamba che si sposta avanti, per poi ritornare indietro e rigirare attorno a entrambe. - Otto attorno alle ginocchia - Far girare la palla attorno a un solo ginocchio - Far passare la palla in mezzo alle gambe poste una più avanti rispetto all’altra; a ogni passaggio alternare con un saltello la posizione delle gambe - Inginocchiato su un solo ginocchio: far passare la palla sotto il ginocchio, poi davanti allo stesso, poi di nuovo sotto e quindi dietro la schiena formando così un otto - Palla tenuta con due mani dietro il bacino: battere la palla a terra in mezzo alle gambe per riprenderla anteriormente con due mani e viceversa - Palla tenuta con due mani dietro il bacino: lasciare la presa per riprenderla anteriormente alle gambe senza far cadere la palla a terra - Palla tenuta in mezzo alle gambe con una mano dietro e l’altra davanti alle gambe: lasciare la presa per riprendere la palla prima che tocchi a terra ma alternando la posizione delle mani - Palla tenuta con due mani davanti al petto: lanciare la palla in aria per riprenderla dietro la schiena senza girarsi e viceversa - Lanciare la palla in aria e riprenderla bassissima dopo che ha battuto a terra - Palleggiare sul posto (palleggio laterale) - Idem ma dopo ogni palleggio cambiare mano davanti - Palleggiare cambiando continuamente mano frontalmente - Palleggio a ninna nanna frontale con una mano - Idem laterale - Con una mano, alternare il palleggio frontale a quello laterale - Palleggiare cambiando continuamente mano frontalmente ma spingendo la palla verso sinistra con la mano destra e viceversa - Ogni due palleggi cambiare mano facendo passare la palla sotto una gamba flessa e dietro la gamba eretta - Palleggiare alternando le mani davanti e dietro le gambe - Palleggiare con la stessa mano abbinando uno spostamento laterale della gamba corrispondente alla mano che palleggia * Da fermo, due palloni a testa in posizione fondamentale: - palleggiare con entrambe le mani, un pallone per mano - palleggio a ninna nanna davanti, in modo simmetrico con le due mani - palleggio a ninna nanna davanti, in modo speculare con le due mani 28


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- palleggiare incrociando le mani - palleggiare utilizzando ritmi diversi tra le due mani - palleggiare sempre lo stesso pallone, cambiando ripetutamente mano e passando contemporaneamente l’altro pallone da una mano all’altra Da seduti a gambe incrociate, un pallone a testa: - palleggiare facendo girare la palla attorno al corpo cambiando mano - palleggiare con il dorso della mano - palleggiare alternando il palmo al dorso - palleggiare con il taglio della mano - palleggiare con un dito (alternare le dita) - palleggiare con il pugno Da seduti a gambe piegate e piedi paralleli, un pallone a testa: - palleggiare come un tamburo alternando le mani che passano sotto le ginocchia - palleggiare lateralmente ruotando sul bacino spingendosi con i piedi - sollevare i piedi e cambiare mano continuamente facendo passare la palla sotto le gambe In movimento, un pallone a testa: - palleggio protetto, avanzando e arretrando di due o tre passi accostati e cambiando mano davanti nella posizione di partenza - idem ma cambiando mano dietro la schiena quando si torna nella posizione di partenza - idem ma cambiando mano in mezzo alle gambe quando si torna nella posizione di partenza - dalla posizione fondamentale, un palleggio incrociato e arresto laterale sul lato del palleggio - dalla posizione fondamentale un palleggio incrociato, un palleggio in mezzo alle gambe e arresto in arretramento A coppie, un pallone a testa: - un giocatore, in palleggio protetto, si sposta avanti, indietro e lateralmente; l’altro compagno, di fronte, esegue a specchio - uno di fronte all’altro (4 metri): passarsi la palla con una mano e ricevere con l’altra - idem con passaggio schiacciato ma effettuando un palleggio prima di passare la palla - idem ma effettuando una ninna nanna con la stessa mano prima di passare la palla - idem ma effettuando un palleggio più un cambio di mano davanti prima di passare (quindi si riceve con una mano e si passa con l’altra) Modulo 3: fondamentali individuali senza palla

È necessario innanzitutto sottolineare che la pallacanestro è un gioco che richiede rapidità di spostamento e capacità di osservazione, per tale ragione possiamo asserire che la pallacanestro si gioca con i piedi e con gli occhi. Tutti i fondamentali sono direttamente o indirettamente condizionati dal lavoro dei piedi, che stabilisce i presupposti necessari per un adeguato equilibrio; pertanto, sarà dedicata particolare attenzione a tale aspetto. I fondamentali senza palla sono: - Posizione fondamentale: è una posizione che il giocatore tenta di mantenere costante al fine di essere pronto per l’esecuzione immediata di qualunque fondamentale. La posizione del corpo prevede: piedi paralleli e larghi quanto le spalle, angolo al ginocchio di circa 160°, busto leggermente inclinato in avanti, baricentro che cade dentro la base di appoggio, sguardo pronto alla lettura. - Cambio di velocità: il giocatore che passa dalla corsa lenta a quella veloce, effettua uno spostamento delle spalle in avanti, aumenta la frequenza degli appoggi e l’intensità della forza esplosiva, con una contemporanea riduzione dell’ampiezza dei passi. Questo tipo di cambio di velocità si esegue in tutte quelle situazioni in cui il giocatore deve recuperare uno svantaggio spaziale, smarcarsi, battere un avversario, sfruttare un contropiede ecc… Anche il passaggio dalla corsa veloce a quella lenta può produrre una condizione di vantaggio come nel cambio di direzione o di senso o in situazioni di 1c1. - Cambio di direzione: il piede opposto alla direzione che si intende intraprendere rallenta la corsa e contemporaneamente spinge verso la nuova direzione, il peso del corpo passa dal piede di spinta (avampiede) a quello opposto che si orienta nella nuova direzione. L’intera sequenza viene effettuata mantenendo il bacino naturalmente basso (limiti fisiologici adeguati) con una contemporanea torsione del busto, tracciando un percorso angolare (evitare di eseguire curve); le mani saranno sempre pronte a ricevere un eventuale passaggio. Il cambio di direzione viene utilizzato per battere un avversario, smarcarsi, effettuare un taglio ecc. - Cambio di senso: nel momento in cui il giocatore decide di cambiare senso, sono ipotizzabili le seguenti due modalità: 29


- Viene ridotta l’ampiezza dei passi , in modo tale che il piede avanzato freni la corsa e spinga nel senso opposto, con una contemporanea torsione del busto di 180°, contemporaneamente il piede arretrato si solleverà per effettuare un primo e breve passo verso la nuova direzione. - Viene ridotta l’ampiezza dei passi sino ad arrestarsi, il peso del corpo passa dal piede avanzato a quello arretrato con una contemporanea torsione del busto di 180°; il piede avanzato effettuerà il primo passo verso la nuova direzione. In entrambi i casi si osserverà che, al momento dell’arresto, il piede avanzato sarà già orientato esternamente, cioè in direzione del lato in cui si effettua la torsione; questo particolare è frutto di un processo di anticipazione che permette al giocatore di essere già pronto per ripristinare la nuova condizione di equilibrio. Il cambio di senso viene utilizzato in caso di palla persa per impedire il contropiede avversario, in tutte quelle situazioni che comportano un cambio immediato dall’attacco alla difesa, in specifiche situazioni di smarcamento. - Giro in corsa: si effettua ruotando (facendo perno) dorsalmente sul piede (avampiede) del lato della direzione che si intende intraprendere, il bacino rimane naturalmente basso, il busto leggermente inclinato e l’ampiezza del giro sarà funzionale all’avversario, il piede libero punterà verso la nuova direzione. Anche in questo caso le mani saranno pronte per un’eventuale ricezione della palla. Il giro in corsa viene utilizzato prevalentemente per smarcarsi. - Giro: può essere effettuato ventralmente o dorsalmente. La posizione è quella fondamentale a cui si aggiunge un adeguato lavoro delle mani (chiamare la palla con una o due mani, controllo dell’avversario). Lavoro dei piedi: è un’attività propedeutica ai fondamentali, migliora la rapidità negli spostamenti sia offensivi che difensivi, nelle situazioni di salto e negli arresti; incide notevolmente sul miglioramento delle capacità coordinative. Un lavoro adeguato dei piedi dovrebbe seguire un carico allenante come di seguito proposto: - Volume totale: 12’- 15’. - Una serie: 4’- 6’. - Pausa tra le serie: 90’’. - Una ripetizione: 6’’- 8’’. - Pausa tra le ripetizioni: 20’’- 40’’. Tutti gli esercizi vengono eseguiti con un angolo al ginocchio compreso tra 140° e 160°, ad alta intensità, lo sguardo del giocatore in avanti e le braccia pronte. Il lavoro dei piedi può essere gradualmente combinato con l’utilizzo della palla.

Gli esercizi per il lavoro dei piedi - Per gli esercizi sul lavoro dei piedi vengono utilizzati piccoli attrezzi, come le strisce di gommapiuma, cinesini o coni, la scala libera (in uso per la preparazione fisica), o le stesse righe del campo. Questi attrezzi possono essere utilizzati singolarmente o combinati tra loro e abbinati anche all’uso della palla. Gli spostamenti sulle linee o sulle strisce devono essere effettuati mantenendo la posizione fondamentale, alla massima velocità e con piccoli passi (2-3 appoggi), facendo in modo che l’appoggio dei piedi sia alternato (dx-sx-dx-sx, e non dx-sx-sx-dx) e che i piedi siano sempre radenti al suolo (evitare i saltelli). Negli spostamenti laterali il piede che per primo supera la linea deve essere quello omologo alla direzione presa (si evita di incrociare i piedi) peculiarità tecnica necessaria in molti fondamentali. Pertanto, in una serie continua di spostamenti laterali, sarà sufficiente effettuare due appoggi tra ogni linea. Nella serie di spostamenti in 30


avanti, all’indietro, o laterali alternati, è possibile effettuare anche tre appoggi, in modo da alternare il piede che valica la linea (fig. 1 e 2). Gli esercizi con i cinesini hanno lo scopo di migliorare la rapidità negli spostamenti, specie quelli laterali che vengono eseguiti a “passi accostati”; gli esercizi vengono eseguiti muovendosi attorno ai cinesini, mantenendo prevalentemente lo stesso fronte ed evitando di incrociare i piedi (l’incrocio dei piedi porta inevitabilmente a non essere sufficientemente reattivi alla comparsa di stimoli improvvisi), ciò permette un miglioramento della rapidità e dell’equilibrio negli spostamenti più complessi come quelli laterali e in arretramento.

Il lavoro sulle linee può essere abbinato a movimenti delle braccia, al trattamento della palla, al palleggio o al passaggio (fig. 3). Esercizi combinati con conclusione a canestro. Possono anche essere organizzati esercizi in cui, combinati al lavoro dei piedi, si eseguono fondamentali con e senza palla (giri in corsa, cambi di mano, ecc.) usufruendo pure dell’appoggio dell’allenatore, e che si concludono con un tiro a canestro (fig. 4). Gli esercizi per i fondamentali individuali senza palla Esercizio 1 – Giocatori disposti come da diagramma: il difensore, partendo da metà campo, tenta di toccare l’avversario che, con rapidi cambi di direzione, deve cercare di superare la linea di metà campo senza farsi prendere.

esercizio 1

esercizio 2

esercizio 3

Esercizio 2 – Gioco del potere. Tre squadre, tutti senza palla a fondo campo. Il giocatore della squadra “a”, che per sorteggio ha il “potere”, al via dell’allenatore potrà decidere, giunto nell’area delimitata dai coni di segnare in uno dei due canestri; i due avversari dovranno segnare nello stesso canestro. Chi segna primo conquista il potere. Gara a punti.

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Esercizio 3 – I giocatori, disposti come da diagramma, effettuano rapidi scivolamenti finché l’allenatore non passa a uno dei due; l’altro giocatore supera il compagno con la palla per ricevere e tirare in corsa. Esercizio 4 – Il giocatore con la palla passa all’allenatore e corre lentamente verso il canestro per effettuare, dopo pochi passi, un forte cambio di velocità in modo da ricevere e tirare in corsa. Il difensore segue l’attaccante con la corsa all’indietro fino al cambio di velocità, per poi girarsi e recuperare. Esercizio 5 – Il giocatore, dopo aver passato la palla all’allenatore, esegue, in corrispondenza del cono, un giro dorsale in corsa per poi ricevere e tirare in terzo tempo. Esercizio 6 - Il giocatore passa all’allenatore e si muove per chiamare la palla esternamente al cono dove non riceve, ed esegue quindi un giro dorsale e taglio in back-door per ricevere e tirare. Il lavoro può essere eseguito in modo alternato da entrambi i lati.

esercizio 4

esercizio 5

esercizio 6

Modulo 4: arresti e partenze Gli arresti e le partenze sono movimenti fondamentali del gioco della pallacanestro; possono essere legati fra di loro oppure ad altri movimenti (ad esempio arresto e ricezione, partenze e palleggio, palleggio ed arresto). Il mantenimento dell’equilibrio è un presupposto essenziale per la corretta esecuzione dei fondamentali in questione, in modo particolare è necessario che il giocatore acquisisca quei particolari tecnici che gli permetteranno di assumere la postura più adatta nell’esecuzione di un movimento (equilibrio dinamico); in tal modo il giocatore sarà in grado di gestire il proprio baricentro anche nei limiti di stabilità consentiti dalla base di appoggio. Il tipo di arresto (ad uno o due tempi) stabilisce il piede perno e conseguentemente il tipo di partenza da effettuare. La corretta gestione del piede perno e del piede libero, permette non solo un adeguato controllo dell’equilibrio, ma anche la possibilità di gestire la palla in modo variabile ed efficace nonché funzionale all’avversario. Rispetto all’esecuzione gli arresti si distinguono in: - Arresti a un tempo: il giocatore, dopo aver ricevuto la palla o chiuso il palleggio, si ferma (si arresta) poggiando contemporaneamente entrambi i piedi. L’arresto è preceduto da una breve fase di volo aderente al terreno, che si conclude con un appoggio su entrambi gli avampiedi, segue una fase di ammortizzamento che permette sia il ripristino della condizione di equilibrio statico, sia la condizione di pre-contrazione muscolare delle gambe (forza eccentrica) necessaria per un eventuale tiro o partenza immediata. L’arresto a un tempo può essere eseguito anche in “arretramento”; anche in questo caso l’appoggio avviene sugli avampiedi. - Arresto a due tempi: il giocatore, dopo aver ricevuto la palla o chiuso il palleggio, si ferma (si arresta) poggiando prima un piede e immediatamente dopo l’altro. Anche in questo caso l’arresto è preceduto da una breve fase di volo aderente al terreno, che si conclude con un primo appoggio rullando prima sul tallone e poi sull’avampiede (questo piede stabilisce il piede perno) e il secondo appoggio sull’avampiede. Come per gli arresti a un tempo, la fase di ammortizzamento risulta importante ai fini delle dinamiche successive. È interessante notare che l’arresto finalizzato al tiro prevede un leggero avanzamento del piede corrispondente al braccio dominante . Anche l’arresto a due tempi può essere effettuato in “arretramento”; in questo caso l’appoggio avviene sugli avampiedi e può essere abbinato o meno ad un giro dorsale. Rispetto alla situazione gli arresti si distinguono in: - Arresto dopo il palleggio: il giocatore dopo aver chiuso il palleggio con un ultimo palleggio più forte e reattivo e senza avere bisogno di guardare la palla, ha la possibilità di arrestarsi secondo le modalità precedentemente descritte (arresto a uno o due tempi). È bene riporre particolare attenzione al controllo della palla durante l’arresto; in questa fase il giocatore sfrutta il tempo dell’arresto per prepararsi ad un eventuale tiro (preparazione dell’arto tiratore e fase eccentrica delle gambe per 32


essere pronti a saltare) o passaggio e per eludere l’eventuale aggressività difensiva (strappareproteggere la palla). - Arresto in seguito alla ricezione della palla: la dinamica posturale e di preparazione è identica a quella precedente ma il giocatore durante la ricezione della palla dovrà tenere gli occhi sulla palla fin quando non ne ha acquisito il controllo. Le partenze si possono inoltre distinguere in: - Partenza incrociata: dalla posizione fondamentale il giocatore porta lateralmente la palla ruotandola in modo che la mano di palleggio venga posta dietro la palla stessa in modo da spingerla in avanti e la mano opposta a supporto lateralmente bassa. Segue un palleggio basso e forte e contemporaneamente il passo incrociato con la gamba opposta. Non è frequente vedere una partenza incrociata in arretramento (anche se possibile e plausibile), in quanto non permette di proteggere efficacemente la palla, e richiede anche una esecuzione con caratteristiche coordinative non abituali. - Partenza omologa: la palla viene gestita come nella partenza incrociata ma al palleggio corrisponde un passo con la gamba corrispondente alla mano di palleggio. La partenza omologa può essere eseguita sia in “avanzamento” che in “arretramento": nel primo caso si tenta di battere l’avversario attaccandone il fianco, nel secondo caso, si acquisisce spazio in allontanamento. È bene ricordare che le esercitazioni sulle partenze sia incrociate che omologhe devono prevedere sia modalità “esecutive”, che permettono un’esecuzione tecnica cherisponde alle regole poste dal regolamento (passi di partenza) che modalità “applicative”, che permettono la valutazione dei parametri necessari per battere l’avversario (distanza dall’avversario, ampiezza del passo, velocità di esecuzione, ecc). Partenze ed arresti devono essere allenati sia con esercizi specifici, sia abbinati ad altri movimenti. Gli esercizi proposti saranno inizialmente senza difensore per inserire poi gradualmente la difesa. Gli esercizi per gli arresti e le partenze Esercizio 1 – I giocatori effettuano un autopassaggio e arresto a 1 o 2 tempi, mantenendo la posizione fondamentale d’attacco. Esercizio 2 – A coppie con un pallone. Il giocatore con palla effettua un passaggio lateralmente al compagno che si sposta per ricevere e arrestarsi; quindi restituisce la palla e si ricomincia. Esercizio 3 – Esercizio simile al precedente, ma il ricevitore si sposta inizialmente in avanti e poi in direzione del passaggio.

esercizio 1

esercizio 4

esercizio 2

esercizio 5

esercizio 3

esercizio 6

Esercizio 4 – A coppie con un pallone. Il giocatore con la palla lancia la palla, in modo che il compagno possa effettuare una ricezione e arresto non appena la palla rientra nel suo cono visivo. Esercizio 5 – A coppie con un pallone. Il giocatore con palla effettua un passaggio lateralmente al compagno che si sposta per ricevere e arrestarsi; quindi effettua una partenza in palleggio per poi scambiare i ruoli. 33


Esercizio 6 - A coppie con un pallone. Il giocatore con palla passa al compagno e va a ricevere consegnato e si arresta; quindi effettua una partenza in palleggio per poi scambiarsi i ruoli.

esercizio 7

esercizio 8

esercizio 9

Esercizio 7 – Giocatori e palloni disposti come da diagramma. Il giocatore con palla si avvia in palleggio verso il compagno che gli viene incontro per ricevere consegnato e arrestarsi; quest’ultimo effettua quindi una partenza in palleggio e va a posare il pallone, mentre il compagno va a raccogliere quello che era posizionato a terra. Esercizio 8 – Giocatori disposti come da diagramma. Il giocatore con palla passa al compagno e va a ricevere consegnato, quindi si arresta ed effettua una partenza in palleggio con conclusione in corsa; poi rimpiazza il compagno che nel frattempo era andato a rimbalzo. Esercizio 9 – Giocatori e allenatore disposti come da diagramma. Il giocatore passa all’allenatore (che ha già un altro pallone) e va a ricevere per arrestarsi, quindi riconsegna la palla e riceve dalla parte opposta l’altro pallone per arrestarsi nuovamente ed effettuare una partenza in palleggio con conclusione in corsa.

esercizio 10

esercizio 11

esercizio 12

Esercizio 10 – Giocatori disposti come da diagramma. Il giocatore con palla effettua una partenza in palleggio, passando aderente all’avversario, e conclude in corsa. Il difensore tenta di recuperare in difesa appena il giocatore compare sul cono visivo. Esercizio 11 – Il giocatore con palla effettua una partenza in palleggio superando l’avversario in difesa passiva, poi si arresta, passa al compagno che sta di fronte e va a difendere. Rotazioni come da diagramma. Esercizio 12 – I giocatori effettuano un auto-passaggio con arresto fuori dalla linea dei tre punti, partenza in palleggio e conclusione in corsa.

esercizio 13 34


Esercizio 13 – Il giocatore passa all’allenatore e riceve, di ritorno, in lunetta dove si arresta ed effettua un giro avanti e partenza in palleggio con conclusione in corsa. Modulo 5: il tiro Il tiro rappresenta il momento gratificante nonché il mezzo per finalizzare il gioco. Ad esclusione dei tiri speciali, i giocatori eseguono sostanzialmente due tipi di tiro: il tiro da fermo in tutte le sue varianti di attitudine e il tiro in corsa detto anche terzo tempo. Nell’insegnamento del tiro è necessario considerare una serie di aspetti sostanziali, ovvero: - La meccanica: il gesto tecnico del tiro si sviluppa attraverso una sequenza cinematica dei vari segmenti corporei che possono essere genericamente codificati attraverso specifici gradi angolari di riferimento. Tra questi risultano orientativi l’angolo al gomito di 90° nell’istante precedente il tiro e, al termine del tiro, il braccio in completa estensione posto orientativamente a 45° rispetto al terreno con il polso flesso. - L’equilibrio: come tutti i fondamentali è necessario mantenere un buon equilibrio durante l’esecuzione del tiro, che si ottiene attraverso il recupero della posizione fondamentale; pertanto, torna utile evidenziare l’importanza di un buon arresto prima di effettuare il tiro. - La coordinazione: il tiro rappresenta un modello coordinativo che, se eseguito in assenza di fattori di disturbo (ad esempio tiro libero), può essere ricondotto ad un modello di riferimento biomeccanico sufficientemente rigido (abilità chiusa!?). L’esecuzione del gesto tecnico è però inserito in un processo coordinativo che coinvolge i vari segmenti corporei, pertanto, è necessario considerare l’esecuzione complessiva con un’analisi dettagliata, che definisce la sequenza temporale delle forze che si esprimono in forma progressivamente ascendente, cioè dai piedi alla mano che tira. - La forza: oltre alla spinta trasmessa dagli arti inferiori, il giocatore dovrà essere in grado di modulare la forza (capacità di differenziazione) in funzione della distanza dal canestro. - Il punto di mira: è possibile suggerire al giocatore di mirare al bordo anteriore del canestro e, nel caso di tiri ravvicinati effettuati con un angolo di 45° rispetto al tabellone, all’angolo superiore del rettangolo interno. - La parabola: durante il tiro la palla descrive una traiettoria a forma di parabola, questa deve essere tale da permettere un facile ingresso nel canestro; in tal senso, la spinta delle gambe, dell’avambraccio e del polso ricoprono un ruolo fondamentale. L’esecuzione del tiro viene generalmente descritta considerando il giocatore in posizione fondamentale con la palla posta sopra la fronte, con la mano che tira sufficientemente aperta e stabile sulla palla, dorsalmente flessa e a contatto con la sola parte digitale e il gomito sotto la palla; l’altra mano (mano guida) è posta lateralmente alla palla. Questa immagine di descrizione tecnica iniziale, rappresenta quindi il punto di arrivo di tutte quelle classi di azioni che vanno dalla chiusura del palleggio alla ricezione della palla. L’esecuzione tecnica prevede una contemporanea elevazione del braccio ed estensione dell’avambraccio, per concludere con la flessione della mano. Al temine dell’esecuzione il braccio che tira è posto ad un angolo approssimativo di 45° rispetto al terreno, con le dita in completa estensione e aperte, il mignolo in fuori, l’indice e il medio ad indicare la perpendicolare del canestro e il pollice in basso. La mano guida rimane ferma permettendo alla palla di scivolare. Al momento del rilascio la palla effettua una naturale rotazione impressa dalla mano a seguito della flessione (spin). Tipi di tiro: - Da fermo: viene eseguito in posizione statica e con i piedi a contatto con il terreno. Oltre alla situazione di tiro libero e possibile che si verifichi in tutte quelle situazioni in cui il giocatore ha un ampio margine di vantaggio sull’avversario. - In elevazione: il giocatore tira mentre salta. - In sospensione: il giocatore scocca il tiro dopo aver raggiunto il massimo dell’elevazione (tiro in attitudine di volo). - Il tiro in corsa: il giocatore prima di tirare esegue due passi con la palla in mano È necessario ricordare che il tiro in corsa (o terzo tempo) può essere effettuato solo se il giocatore riceve la palla in movimento o proviene da una situazione dinamica di palleggio. I due passi che precedono il tiro si effettuano il primo in profondità e il secondo con una spinta verso l’alto (trasformazione cinetica verso l’alto). L’esecuzione del tiro può avvenire o secondo la sequenza canonica precedentemente descritta, o con un tiro in sottomano (mano sotto la palla) frequentemente usato nelle conclusioni veloci. - Tiri speciali: l’uncino è uno dei tiri più difficili da stoppare, da eseguire sia di destro che di sinistro e di facile apprendimento; viene generalmente usato dai giocatori più lunghi e a una distanza non superiore ai 3 metri. Partendo da schiena al canestro, si effettua un passo con il piede opposto alla mano che tira (mano di tiro sotto la palla) e, guardando il canestro, con un movimento continuo si porta la palla in 35


linea con le orecchie estendendo il braccio che tira e piegando il polso, mentre la mano guida accompagna la palla fino al suo rilascio. Finte di tiro. Finta è l’’esecuzione interrotta di un fondamentale; il punto d’interruzione, nel caso del tiro, coincide con il momento in cui la palla è stata posta sopra la fronte. Una finta efficace deve avere lo svolgimento del fondamentale e deve essere eseguita ad una velocità “leggibile” dall’avversario. Il comportamento del giocatore è quello tipico di chi tira: posizione fondamentale, fronteggiare e occhi a canestro. Gli esercizi per il tiro Esercizio 1 – Fila di giocatori disposti a 45° rispetto al tabellone. Gara di tiro mirando al tabellone. Esercizio 2 – Giocatori disposti come da diagramma. Il giocatore, dalla posizione fondamentale, raccoglie la palla da terra e tira con un movimento continuo, rimanendo pochi secondi con il braccio disteso (tarare il tiro). Scalare di un posto. Esercizio 3 – A coppie, distanti tre metri, con un pallone. I giocatori si esercitano a tirare, accentuando la parabola e facendo in modo che la palla cada in corrispondenza del compagno.

esercizio 1

esercizio 2

esercizio 3

esercizio 4

esercizio 5

esercizio 6

Esercizio 4 – Fila di giocatori in area, fronte a canestro. Tiro senza il sostegno della mano guida. Esercizio 5 – Il giocatore, arretra dalla linea di fondo tenendo la palla pronta al tiro: alla comparsa del canestro tira in movimento su un solo appoggio. Esercizio 6 – Partendo dalla linea di fondo, si effettuano tre auto-passaggi, i primi due in corrispondenza dei gomiti dell’area fronteggiando, pronti al tiro, al terzo, come da diagramma, si effettua il tiro.

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esercizio 7

esercizio 8

esercizio 9

Esercizio 7 - Immaginando il canestro, i giocatori fanno un tiro con una sola mano e tirando con la sola flessione del polso. Lo stesso lavoro dalla posizione fondamentale e con estensione del braccio. Esercizio 8 - Il giocatore effettua un autopassaggio, arresto e tiro sul limite laterale dell’area. Esercizio 9 - Il giocatore arretra lateralmente all’area, con le mani pronte per ricevere dal compagno in fila in modo da arrestarsi e tirare. Esercizio 10 - Esercizio simile al precedente, ma il giocatore dopo l’arretramento si muove lateralmente lungo la linea di TL, fronteggiando il canestro, per poi ricevere, arrestarsi e tirare. Esercizio 11 – A coppie. Un giocatore tira e va a rimbalzo, l’altro va a metà campo e torna per ricevere. Esercizio 12 – Il giocatore riceve in lunetta un passaggio dal compagno nell’ala opposta, per arrestarsi e tirare. Esercizio in continuità.

esercizio 10

esercizio 11

esercizio 12

esercizio 13

esercizio 14

esercizio 15

Esercizio 13 – Il primo giocatore della fila (senza palla), taglia fin sotto il canestro ed esce su un lato passando dietro il cono, quindi riceve, si arresta e tira. Esercizio 14 – I giocatori a turno tirano dal centro dell’area cercando di non toccare il cerchio. Gara a punti. Esercizio 15 – Giocatori disposti come da diagramma. Il giocatore con palla corre lentamente verso il canestro, poi cambia velocità per concludere rapidamente in corsa; il difensore inizialmente arretra e in corrispondenza del cambio di velocità, si gira per recuperare sull’avversario. 37


esercizio 16

esercizio 17

esercizio 18

Esercizio 16 – Giocatori disposti come da diagramma. Il giocatore con la palla passa a uno dei compagni e corre per stoppare. Chi riceve deve tirare subito. Gara a punti. finta Esercizio 17 – Il giocatore passa all’allenatore e si sposta brevemente verso di lui, quindi effettua un rapido cambio di direzione per ricevere e arrestarsi in lunetta; qui effettua una finta di tiro e partenza con conclusione in corsa. Esercizio 18 – Il giocatore passa in angolo e corre verso la palla, quindi effettua un cambio di direzione verso il canestro per ricevere e concludere in corsa. Modulo 6: il palleggio L’uso del palleggio, specie nelle categorie giovanili, deve essere adeguatamente proposto al fine di raggiungere un apprendimento consapevole e tatticamente utile. Formare i giocatori dando un’idea, attraverso esercizi di situazione, delle potenzialità offensive del palleggio, permette di sviluppare una capacità di leggere le situazioni e quindi un’autonomia nell’agire indispensabile per la formazione del giovane. In tal senso il giocatore dovrà sapere qual è l’uso corretto del palleggio: - Andare in contropiede: è consigliabile l’uso del palleggio nelle situazioni di 1c0 o nelle situazioni in cui, pur essendo in sovrannumero non è ancora possibile effettuare un passaggio. - Spostarsi sul campo: è la situazione che deve essere maggiormente controllata dall’allenatore poiché nasce dalla necessità di mantenere il possesso della palla sino a quando non si prospetta una situazione di vantaggio o tatticamente utile per sé o per i compagni. - Battere l’avversario: l’uso del palleggio per battere l’avversario è uno delle abilità più importanti che il giocatore deve acquisire. Se si effettua una partenza, il primo palleggio deve essere forte e basso poiché risulta determinante assieme al passo di partenza per battere l’avversario. Si consiglia l’uso di uno, massimo due palleggi dalle posizioni perimetrali (linea dei tre punti), ponendo attenzione alla chiusura del palleggio che deve essere effettuata con due mani e distante dall’avversario. - Migliorare l’angolo di passaggio: è utile spostarsi in palleggio per migliore la linea di passaggio; ciò avviene dalle posizioni esterne per i passaggi agli interni o anche tra gli esterni quando i giocatori sono fortemente pressati (vedi anche situazioni di taglio). - Uscire da una situazione di pericolo: viene utilizzato un palleggio protetto e in arretramento in tutte quelle situazioni in cui il giocatore deve uscire da situazioni pericolose come i raddoppi di marcatura o pressioni in corrispondenza delle linee del campo. - Dare inizio ad un gioco organizzato: spesso per dare inizio ad un gioco il giocatore ha la necessità di portarsi in palleggio in una determinata posizione. Tipi di palleggio: - Palleggio veloce: l’incremento del ritmo del palleggio e della velocità di spostamento sono due caratteristiche che il giocatore deve imparare a modulare. All’aumentare della corsa il numero dei palleggi diminuisce e viceversa, nelle situazioni di pressione difensiva sulla palla, la frequenza dei palleggi aumenta, diminuendo il tempo di rimbalzo. Nel palleggio in velocità la mano spinge la palla da dietro. - Palleggio protetto: in questo tipo di palleggio il giocatore protegge la palla con l’avambraccio opposto alla mano di palleggio. La palla viene palleggiata bassa e vicino al piede arretrato ponendo la mano sopra la palla (lievemente avanti o dietro alla palla se si arretra o si avanza) e il giocatore deve mantenere lo sguardo avanti. Movimenti connessi al palleggio. I fondamentali individuali senza palla, quando sono abbinati all’uso della palla, rimangono invariati nella loro struttura tecnica. 38


- Cambio di velocità: la mano di palleggio viene spostata dietro la palla in modo da permetterne lo spostamento in avanti. - Cambio di senso: nel cambio di senso il giocatore si gira dal lato del palleggio e nel contempo cambia mano. È bene ricordare che il giocatore deve osservare la situazione complessiva al fine di effettuare o meno un lieve arretramento della palla prima del cambio. - Cambio di direzione: il giocatore può cambiare direzione in diversi modi, ciò è determinato dal tipo di cambio di mano che si decide di effettuare. La caratteristica comune è costituita da una posizione del corpo che deve garantire sempre il massimo equilibrio e da un buon lavoro dei piedi e delle mani per garantire rispettivamente spostamenti rapidi e un costante controllo della palla. - Cambio di mano frontale: è il fondamentale più utilizzato. L’esecuzione prevede che la mano di palleggio si sposti lateralmente alla palla spingendola bassa, forte e veloce verso la nuova direzione in modo da tracciare con la palla una traiettoria a “V”. La mano opposta è bassa e pronta a ricevere il palleggio. - Cambio di mano fra le gambe: anche in questo caso la mano viene posta lateralmente alla palla in modo da spingerla in basso in corrispondenza della linea che congiunge i piedi, l’altra mano è bassa e pronta a recuperare la palla. È necessario notare che questo cambio di mano può essere eseguito in maniera diversa a secondo della pressione esercitata dal difensore ovvero: - se il giocatore è in palleggio protetto, avrà i piedi orientati diagonalmente rispetto all’avversario, pertanto con l’avversario molto vicino, sarà necessario eseguire, dopo il cambio di mano, un giro dorsale, facendo arretrare il piede avanzato; - viceversa se l’avversario è più largo, è possibile mantenere i piedi in direzione dell’avversario (piedi su un binario), cambiare mano e continuare ad avanzare nella nuova direzione con il piede arretrato. In questo ultimo caso, è necessaria maggiore abilità e un baricentro basso per un’esecuzione tecnica corretta. All’aumentare dell’abilità il giocatore imparerà, mentre effettua il cambio di mano, a ruotare entrambi i piedi nella nuova direzione e, addirittura, ad avanzare verso la nuova direzione con il piede avanzato mentre la palla passa in mezzo alle gambe; la difficoltà maggiore consiste, come detto, nel mantenere la condizione di equilibrio e di sincronizzazione (mani-palla-piedi) e nel ripristinare la spinta necessaria per accelerare la corsa. - Cambio di mano dietro la schiena: - eseguito da fermo, è necessario palleggiare la palla arretrandola ponendo la mano davanti alla palla, nella fase ascendente riprendere il contatto con la palla sulla faccia esterna per spingerla dietro alla schiena accompagnandola con il braccio ed il polso; la mano opposta è bassa e pronta a riprendere il controllo. La posizione del corpo è quella fondamentale. - eseguito in movimento, non è necessario far arretrare la palla poiché durante la fase discendente e ascendente del palleggio si ha un contemporaneo avanzamento del giocatore. Per il resto la tecnica rimane quella gia descritta. - Giro in palleggio (virata): dalla posizione fondamentale il giocatore affronta l’avversario avanzando con il piede opposto alla mano di palleggio; il giro dorsale sarà effettuato, dopo un ultimo palleggio forte, spostando la mano anteriormente alla palla e mantenendo il contatto fino a virata completata (180°). Il giocatore dovrà inoltre preventivamente guardare, in visione periferica dal lato della palla, eventuali azioni di disturbo provenienti da dietro. Gli esercizi per il palleggio

esercizio 1

esercizio 2

esercizio 3

Esercizio 1 - L’ombra. A coppie con un pallone a testa. Il giocatore che sta avanti esegue i fondamentali in palleggio e il compagno dietro lo imita.

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Esercizio 2- Lo specchio. A coppie con un pallone a testa. Uno dei due giocatori, a turno, esegue una serie di fondamentali in palleggio mentre il compagno lo imita in modo speculare. Esercizio 3 – Ruba palla. I giocatori, tutti con la palla, tentano di rubare la palla agli avversari proteggendo la propria. La zona può essere ristretta alla linea dei tre punti o all’area dei tre secondi. Esercizio 4 – Il giocatore a centro campo, cerca di toccare in palleggio l’avversario che, con rapidi cambi di direzione e finte in palleggio, tenta di sfuggire e di superare la linea di metà campo. Esercizio 5 – Giocatori disposti come da diagramma. I giocatori al via dato dal contatto dei rispettivi palloni, partono in palleggio girando dietro i coni e osservando nel contempo il vantaggio o svantaggio acquisito sull’avversario, in modo da accelerare o ritardare la conclusione a canestro (terzo tempo). Esercizio 6 – Esercizio simile al precedente, ma il giocatore in ritardo tira dal gomito dell’area. Esercizio 7 – I giocatori effettuano uno slalom in palleggio con cambio di mano frontale; sugli ultimi due coni eseguono cambi di mano diversi per poi concludere in corsa. Esercizio 8 – Lavoro a terzetti. Il giocatore in palleggio si sposta attorno al cerchio per creare una rapida linea di passaggio al compagno che sta sul lato opposto, e che tenta, invece, di nascondersi dietro al giocatore che sta al centro, il quale ostacola passivamente. Esercizio 9 – UCLA series - I giocatori palleggiano rapidamente fino al cono (o punti di riferimento) poi arretrano in palleggio protetto, effettuano un cambio di mano frontale e ricominciano ripetendo sul secondo cono. Lo stesso sistema di lavoro a tutto campo può essere proposto per tutti i fondamentali.

esercizio 4

esercizio 5

esercizio 6

esercizio 7

esercizio 8

esercizio 9

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esercizio 10

esercizio 11

Esercizio 10 – Giocatori disposti come da diagramma. Il giocatore con palla gioca 1c1 con ciascuno degli avversari nelle rispettive fasce per concludere a canestro. Gara a punti Esercizio 11 – Il giocatore parte in palleggio e in corrispondenza del cono effettua un’esitazione e un rapido cambio di direzione e di velocità con tiro in terzo tempo. Dopo l’esitazione può essere abbinato anche un cambio di mano. Modulo 7: il passaggio È un fondamentale che permette un’immediata collaborazione tra i giocatori. È un’abilità aperta e pertanto è necessaria una progressione di lavoro che preveda lo sviluppo di tutte le variabili che si stabiliscono nel contesto di gara. Il modello tecnico di riferimento è in ogni caso un “modello coordinativo”, basato cioè non su una sequenza precisa dei segmenti interessati (quale può essere il rigido modello tecnico del tiro libero), bensì su una sequenza temporale degli elementi che compongono il gesto e che rimane costante indipendentemente dal tipo di passaggio effettuato (sono centinaia le possibilità di combinazione). Da un punto di vista metodologico sarà necessario proporre situazioni in cui il passaggio viene eseguito in assenza di una reale opposizione dell’avversario, come ad esempio nelle situazioni di contropiede o nel gioco perimetrale, e con opposizione (pressione difensiva) come nei casi in cui è necessario affrontare difese pressanti o effettuare passaggi oltre la sagoma dell’avversario. Sarà chiaro pertanto che, pur riferendoci alle classificazioni canoniche del passaggio (diretti e indiretti, con una o due mani, dal petto o laterali), sarà sempre necessario proporre esperienze reali con e senza opposizione e in cui le varie tipologie si combinano tra di loro come ad esempio, il passaggio battuto a terra che può partire dal petto o lateralmente, che può essere effettuato con una o due mani e che può evidentemente prevedere o meno la presenza dell’avversario. È necessario comunque lasciare alla creatività dei giocatori effettuare passaggi comunemente non descritti ma che permettono di ottenere o mantenere un vantaggio sugli avversari. Tra le esigenze tecniche da enfatizzare ricordiamo la necessità di accorciare la distanza tra passatore e ricevente (passo verso il ricevitore e verso la palla, ad eccezione di alcune situazioni, ad esempio il contropiede), indirizzare la palla nel punto richiesto (con una o due mani) dal ricevente, far viaggiare rapidamente la palla e per vie rettilinee. - Ricezione e presa della palla: nel ricevere la palla è necessario dare sempre al compagno un riferimento o bersaglio con una o due mani (polsi vicini e mani ad imbuto), accorciando nel contempo la distanza e ricevendo possibilmente con due mani. La palla sarà sempre controllata a due mani con una presa forte e passata prevalentemente a una. Durante la fase di volo e ricezione della palla, è necessario guardare la palla finché non se ne effettua la presa. Diversamente dalla chiusura del palleggio, in cui la breve fase di volo del rimbalzo non necessita di un controllo visivo, nel caso dei passaggi, la distanza, la velocità e la tipologia del passaggio obbliga necessariamente il ricevitore a guardare la palla per tutta la fase di volo. Pertanto, qualunque possibile situazione di vantaggio ipotizzabile negli istanti immediatamente successivi alla ricezione (ad esempio ripassare subito ad un compagno libero), dovrà essere osservato e valutato dal ricevitore non oltre l’istante in cui la palla avrà lasciato le mani del passatore, o quando possibile, in visione periferica contemporaneamente alla fase di volo. - Passaggi a due mani: dalla posizione fondamentale può essere effettuato: 41


- dal petto: in tal caso la palla viene spinta in avanti con una intratorsione e contemporanea estensione degli avambracci, la palla viene rilasciata flettendo i polsi a mani aperte e pollici in basso. - battuto a terra (o indiretto): in assenza di avversario, l’esecuzione è identica a quella dal petto ma la palla viene spinta battendola a terra ad un terzo della distanza dall’avversario. In presenza dell’avversario è necessario effettuare il passaggio lateralmente controllando la palla a due mani. In entrambi i casi la mano che passa sarà flessa in direzione del compagno che ha ricevuto. - sopra la testa: la palla è tenuta con due mani sopra la testa e da questa posizione viene spinta distendendo le braccia e flettendo i polsi. - laterale: viene eseguito dopo aver gestito la palla per ricercare lo spazio da cui passare; è un passaggio che può essere effettuato abbinando l’uso del piede perno. La difficoltà di questo passaggio è da ricercare nella impossibilità di allargare il punto di rilascio della palla a causa dell’eccessiva distensione del braccio opposto. - Passaggi ad una mano: - baseball: è un passaggio che si effettua in assenza di opposizione del diretto avversario (ad esempio in contropiede). La palla viene portata lateralmente all’altezza dell’orecchio tenendola con la mano passatrice dietro e la mano d’appoggio lateralmente avanti. Al momento del passaggio il braccio passatore viene disteso in avanti con una flessione finale del polso, il movimento è combinato ad un avanzamento del piede opposto alla mano che passa. - laterale: dopo aver gestito la palla, si effettua portandola lateralmente, distendendo il braccio e flettendo il polso. Questo passaggio può essere eseguito anche incrociando il piede libero e abbinando un passaggio sia con la mano omologa che con quella opposta al piede incrociato. Una delle particolarità di questo passaggio risiede nel fatto che, nelle situazioni che richiedono una notevole estensione laterale (cioè completa distensione del braccio associato ad un ampio passo), la palla è controllata per un breve tratto dalla sola mano passatrice a causa dell’impossibilità, imposta dalla meccanica articolare (specie se le spalle rimangono in linea con il braccio che passa), di mantenere la presa a due mani. - dal palleggio: la palla viene raccolta bassa ad una mano, accompagnando la fase ascendente del palleggio con una flessione dorsale della mano e spingendo con una sequenza immediata la palla in direzione del ricevente, il movimento si conclude con la completa distensione del braccio e la flessione del polso. - consegnato: viene effettuato controllando la palla con due mani ma consegnata ad una; la mano che consegna è sempre quella che non permette di proteggere la palla dall’azione del difensore. Viene sempre abbinata con un giro dorsale o frontale. - Finta di passaggio: il giocatore finge di passare la palla con un’esecuzione tecnica che viene però interrotta in modo da sfruttare a proprio favore la reazione dell’avversario. Sono particolarmente utili nelle situazioni di 1 contro 1 statico e contro le difese a zona. Gli esercizi per il passaggio Esercizio 1 – Giocatori con un numero di palloni minore della metà dei giocatori. I giocatori senza palla eseguono continui cambi di direzione andando incontro alla palla e “chiamandola” con gli occhi e con le mani per ricevere ed arrestarsi. Chi passa esegue lo stesso movimento. Esercizio 2 – 3c2 rapido. Giocatori disposti come da diagramma. Il giocatore con palla fa girare la palla su un lato per riceverla al centro. Il difensore del lato del passaggio marca dietro, l’altro va sulla palla. Attaccare con soli passaggi in pochi secondi. Ruotare di un posto. Esercizio 3 – Il giocatore con palla passa a un compagno, il quale passa al terzo compagno che a sua volta passa al giocatore centrale del terzetto opposto; questi eseguono lo stesso lavoro ma con conclusione a canestro. Rimpiazzare il terzetto opposto.

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esercizio 1

esercizio 2

esercizio 3

esercizio 4

esercizio 5

esercizio 6

Esercizio 4 – A terzetti con un pallone. Il difensore ostacola il giocatore con palla che passa al compagno e, a sua volta, va a difendere su di lui; il difensore rimpiazza il passatore. Esercizio 5 – I giocatori corrono passandosi la palla e concludendo con un tiro in terzo tempo. Cambiare fila Esercizio 6 – A terzetti in fila con un pallone. Il giocatore con palla passa all’allenatore per ricevere di ritorno al centro; qui tenta di passare al terzo giocatore che, dopo essere uscito in angolo, taglia a canestro. Il secondo giocatore difende e ostacola il passatore.

esercizio 7

esercizio 8

Esercizio 7 – 4c3 tutto campo. I giocatori attaccano in soprannumero utilizzando solo passaggi ed entro i limiti degli 8 e 24 secondi. Esercizio 8 – Giocatori disposti come da diagramma. L’Esercizio ha inizio con un giocatore (1) che riceve un passaggio di apertura dalla fila con palla (2); nel mentre il primo della fila senza palla (3) corre verso il centro del campo per ricevere dall’apertura e passare al primo della fila sulla metà campo opposta (4) il quale da di ritorno a 2 che tira, mentre 1 segue a rimbalzo. L’Esercizio ha continuità con 3 che va all’apertura per ricevere da 5, e 4 che, dopo aver passato la palla a 2, va a ricevere al centro. Rotazioni come da diagramma. Modulo 8: fondamentali individuali di difesa

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Le capacità difensive individuali dipendono fondamentalmente dalla rapidità degli spostamenti e dalle condizioni di equilibrio. L’uomo per sua natura è abituato a spostarsi in avanti, quindi ogni forma di spostamento laterale o indietro risulta innaturale; per tale ragione è necessario un allenamento costante e mirato sulla tecnica difensiva. È interessante notare che l’azione delle braccia e delle mani segue ritmi indipendenti rispetto a quella dei piedi, ma con stesse finalità. Alle difficoltà coordinative nel combinare spostamenti (scivolamenti-accelerazioni) ad interventi difensivi manuali (capacità di combinazione motoria) si aggiungono le esigenze di anticipazione delle azioni (capacità di anticipazione) cioè la necessità di agire difensivamente un istante prima dell’attaccante. Quest’ultimo punto è importante se si considera che la bravura difensiva non dipende solo dalla velocità di esecuzione dei fondamentali (tempo di movimento), ma anche dalla capacità di reagire tempestivamente agli stimoli offensivi (tempo di reazione). - Posizione fondamentale di difesa: definiamo in questo modo l’atteggiamento difensivo di base che il giocatore deve tenere in tutte le situazioni difensive, sia statiche che dinamiche, e attraverso il quale, anche a fronte delle diverse variabili tecniche (direzione degli spostamenti, azione delle braccia, difesa su giocatore con o senza palla) sarà sempre possibile mantenere un elevato livello di efficacia tecnica. La necessità di muoversi rapidamente in tutte le direzioni (reattività) e in funzione dell’attaccante (o della palla) porta inevitabilmente a piegare le gambe in modo funzionale (tra i 120° e 140°), il che comporta, a causa dello spostamento in avanti delle ginocchia, un naturale (fisiologico) e lieve sollevamento dei talloni. I piedi sono distanti poco più della larghezza delle spalle e il busto leggermente inclinato in avanti. Quindi, la posizione fondamentale di difesa rappresenta l’abilità di base su cui costruire tutti i fondamentali difensivi. - Uso delle braccia e delle mani: le mani hanno lo scopo di ostacolare (pressare) la palla o di intercettarla (anticipare). La tecnica difensiva richiede una serie estesa di movimenti delle braccia e delle mani (flesso-estensioni, pronosupinazioni, azioni di contatto anteriormente e posteriormente al busto, ecc.) che verranno sviluppati e approfonditi nelle varie situazioni difensive (difesa sul giocatore con palla, difesa sui giocatori senza palla). - Scivolamenti: sono spostamenti laterali che permettono di mantenere costante la posizione del corpo rispetto all’attaccante. La tecnica di scivolamento viene sostituita dalla corsa nel momento in cui non è possibile mantenere correttamente il rapporto attaccante-difensore-canestro o attaccante-difensore palla. La tecnica dello scivolamento difensivo può essere così descritta: - il piede opposto alla direzione che si intende prendere (piede di spinta) sposta il corpo, mentre la punta del piede opposto (piede guida) si orienta verso la direzione intrapresa per effettuare un primo appoggio - il piede di spinta recupera lo spazio per effettuare una eventuale nuova spinta - i piedi si muovono radenti al suolo, si avvicinano ma non si incrociano mai - le ginocchia sono piegate ed il busto leggermente inclinato avanti con il petto in fuori (il petto rappresenta il reale ostacolo da opporre all’avversario) - è necessario ripristinare continuamente la condizione di equilibrio (baricentro e base d’appoggio) - Cambio di guardia: tecnicamente consiste nell’effettuare, mantenendo la posizione fondamentale di difesa, un giro dorsale (più o meno ampio) ruotando sull’avampiede. La situazione si verifica nella difesa sul palleggiatore: quando un attaccante effettua un cambio di direzione in palleggio, il difensore dovrà effettuare un giro dorsale per continuare a scivolare nella nuova direzione e mantenere il giusto rapporto difensivo sull’avversario. Il concetto di “cambio di guardia” lo ritroviamo anche nella difesa sui tagli, che prevede però una tecnica difensiva diversa. Gli esercizi per i fondamentali individuali di difesa.

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esercizio 1

esercizio 2

esercizio 3

Esercizio 1 – I giocatori, su indicazione dell’allenatore, eseguono scivolamenti mantenendo la posizione fondamentale di difesa. Esercizio 2 – Il giocatore, dopo aver passato la palla all’allenatore, effettua una serie di scivolamenti difensivi, quindi, al segnale dell’allenatore (fischio) scatta in avanti per ricevere e tirare in corsa. Esercizio 3 – A coppie come da diagramma. Il giocatore che sta dietro poggia la mano sul fianco del compagno che inizia a scivolare in quella direzione, trattenuto dal compagno stesso. Esercizio 4 – A coppie uno di fronte all’altro. I giocatori si passano rapidamente la palla scivolando in posizione fondamentale di difesa.

esercizio 4

esercizio 5

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Esercizio 5 – I giocatori, a turno, eseguono scivolamenti difensivi e, in corrispondenza degli angoli, eseguono un cambio di guardia (giro dorsale) per poi concludere con uno sprint fino a metà campo fermandosi sulla posizione fondamentale di difesa. Esercizio 6 – I giocatori, a turno, eseguono dei rapidi recuperi difensivi, fermandosi di volta in volta davanti ai coni e mantenendo, per pochi secondi la posizione fondamentale di difesa. Esercizio 7 . L’attaccante si muove sul perimetro cambiando velocità, in modo da allenare il difensore a passare dagli scivolamenti alla corsa e viceversa. Esercizio 8 – I giocatori giocano 1c1 in forma didattica su tre corridoi, in modo che i difensori possano curare la tecnica difensiva (scivolamenti, cambi di guardia e uso delle braccia). L’esercizio si conclude con un passaggio al primo della fila opposta. Rotazione come da diagramma.

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esercizio 7

esercizio 8

Modulo 9: elementi di didattica Sapere cosa insegnare non significa sapere come insegnare. L’insieme delle conoscenze tecniche e quindi dei contenuti e degli obiettivi dell’allenamento non possono essere trasmessi se non si conoscono le modalità per trasferirle efficacemente; questo aspetto del “saper fare” è parte integrante delle competenze del tecnico ad ogni livello. L’arte di insegnare può essere definita come un’abilità fisica e cognitiva, è necessario infatti che l’allenatore, specie se opera nelle categorie giovanili, sappia programmare le attività in funzione del livello dei giocatori, proporre attività adeguate e modificarle se necessario, dimostrare correttamente i contenuti tecnici e tattici, elevare complessivamente il livello di prestazione, verificare gli apprendimenti e la performance. Come può un allenatore facilitare l’apprendimento dei propri allievi? Le strategie di facilitazione - Per facilitare il compito degli allievi è possibile utilizzare metodi diversi. Le informazioni che si forniscono possono essere risolutive (ad esempio “passa la palla”) e non risolutive (ad esempio “guarda avanti”); in tal modo l’allievo viene aiutato a comprendere qual è la soluzione ottimale o a osservare l’ambiente per ricavare informazioni utili. È bene insegnare ad orientare l’attenzione in direzione di quegli indicatori che forniscono informazioni salienti; ad esempio, nel passare la palla, è bene guardare dove il compagno “chiama” la palla e la distanza dal rispettivo avversario. Inizialmente, i fondamentali devono essere eseguiti lentamente, in modo da evidenziare gradualmente i dettagli tecnici. Anche la dimostrazione deve essere eseguita a velocità non elevata, in modo da far cogliere i dettagli tecnici. Una corretta dimostrazione è dunque quella che, specie con i giovanissimi in fase di apprendimento, permette di acquisire chiaramente l’immagine motoria dei fondamentali o di una serie di comportamenti. Proporre attività a “difficoltà crescente” implica la capacità di modulare didatticamente due concetti: diminuire o aumentare il numero dei fattori coordinativi e condizionali, ed eliminare, ridurre, aumentare o esasperare l’incidenza offensiva dell’avversario. Gli esercizi effettuati in ampi spazi facilitano il compito degli attaccanti e aumentano la difficoltà di quello dei difensori; l’inverso accade se si diminuiscono gli spazi operativi. Anche il giocare contro avversari più o meno alti, o più o meno veloci, o più o meno esperti, incide sull’esperienza di apprendimento. In generale l’allenatore deve comprendere “ad occhio” se l’allenamento che sta proponendo sollecita realmente il metabolismo energetico dei giocatori o se gli stimoli sono insufficienti o eccessivi. Questa capacità di tarare l’intensità e i ritmi del lavoro, si apprende conoscendo il modello di prestazione del livello di riferimento, e osservando l’operato di allenatori esperti. L’apprendimento motorio L’apprendimento delle abilità avviene lentamente, per gradi e attraverso un allenamento costante. - Fase della coordinazione grezza - In questa fase si hanno due obiettivi fondamentali: comprendere le caratteristiche del compito e pervenire ad una forma grossolana del movimento da eseguire; inoltre, compito importante in questa fase è lo sviluppo delle capacità motorie. Le difficoltà in questa fase sono la ridotta capacità di dosare la forza, difficoltà nella combinazione dei movimenti, l’ampiezza dei movimenti spropositata e una scarsa precisione e sincronizzazione dei movimenti. Le indicazioni metodologiche consigliate sono quelle di adottare adeguate strategie di facilitazione, spiegare in modo 46


chiaro e semplice, far eseguire il compito immediatamente dopo la dimostrazione e ad un giocatore ben riscaldato e non affaticato. - Fase della coordinazione fine - In questa fase si perfeziona e si rende più stabile l’esecuzione non in presenza di fattori di disturbo. In questa fase migliora l’intervento della forza, migliora la coordinazione segmentarla, l’ampiezza e la velocità di movimento si avvicinano a quelli ideali e il giocatore è in grado di controllare l’esecuzione del movimento, oltre al risultato finale dell’azione. Dal punto di vista metodologico è opportuno utilizzare diverse ripetizioni, è necessaria maggiore attenzione ai particolari esecutivi, bisogna stimolare il feedback dell’atleta sull’esecuzione e occorre modulare le possibili difficoltà. - Fase della disponibilità variabile - È la fase del perfezionamento sportivo, nella quale l’abilità motoria non viene solo automatizzata, ma è soprattutto utilizzabile in contesti diversificati di competizione. Questa fase è caratterizzata da maggiore costanza, precisione, ritmo e velocità dei movimenti e il livello di automatizzazione è tale da permettere di orientare l’attenzione verso informazioni diverse da quelle relative al movimento. Evidentemente, gli esercizi per l’automatizzazione di abilità con una struttura di movimento più rigida come il tiro (sembrerebbe un’abilità chiusa ma non lo è), potranno essere impostati in modo più analitico rispetto al resto delle abilità che sono prettamente aperte. Comunque è necessario comprendere che lo sviluppo degli automatismi è strettamente dipendente dalla frequenza delle esperienze di allenamento e quindi dal volume di lavoro complessivo. Gli esercizi o attività Nel proporre gli esercizi, l’allenatore deve tenere conto delle caratteristiche generali del gruppo a cui si rivolge; pertanto gli esercizi saranno tanto efficaci quanto grande ed equilibrato è il processo di apprendimento che hanno prodotto. Gli esercizi possono essere distinti in funzione dei contenuti e alle modalità di esecuzione. Rispetto ai contenuti, gli esercizi possono essere distinti in : - semplici: quando sono finalizzati a un solo elemento tecnico - combinati: quando sono finalizzati a più elementi tecnici combinati fra di loro - integrati: quando sono finalizzati a un elemento tecnico e a uno condizionale Rispetto alle modalità, gli esercizi possono essere distinti in: - standard: sono quelli in cui tutti i movimenti sono previsti dall’allenatore e definiti in anticipo. - diversificati: sono quelli che prevedono un elemento imprevedibile da parte dei giocatori e la scelta spetta ad un giocatore o all’allenatore ed è definita nel momento in cui si inizia il movimento. - ripetitivi: sono quelli in cui lo stesso movimento viene eseguito allo stesso identico modo per un numero stabilito di ripetizioni, senza alcuna variazione. - variati: sono quelli in cui il movimento viene eseguito con una variazione dopo ogni ripetizione cambiando, ad esempio, il lato di esecuzione (far eseguire un tiro in corsa dal lato destro e poi dal lato sinistro e così via), oppure il tipo di arresto (una volta destro-sinistro, una volta sinistro-destro), oppure la distanza (dopo ogni tiro aumentare o diminuire la distanza). - codificati: sono quelli in cui il compito viene assegnato dall’allenatore e i giocatori devono eseguire i movimenti richiesti. - applicati: sono quelli in cui l’allenatore propone una situazione in cui il giocatore è costretto ad eseguire correttamente il movimento se vuole raggiungere l’obiettivo; ad esempio una situazione di momentaneo vantaggio rispetto al difensore. Gli esercizi applicati permettono all’allenatore di fare una valutazione sulle capacità del giocatore, ma anche al giocatore di essere consapevole del perché è utile eseguire un determinato movimento oltre che essere creativo nel trovare soluzioni nuove. La preparazione degli esercizi Nel preparare gli esercizi è necessario stabilire un obiettivo e determinare i contenuti necessari per raggiungerlo; ad esempio se l’obiettivo generale è il miglioramento del palleggio sarà necessario determinare i contenuti che nelle varie forme permettono lo sviluppo dell’abilità come ad esempio l’equilibrio, il ritmo, la coordinazione, la posizione del corpo, ecc. L’Esercizio deve quindi essere “funzionale” cioè adeguato all’obiettivo e al gruppo. Gli esercizi devono anche sviluppare capacità e/o abilità direttamente ricollegabili con le esigenze della gara; specie in fase di apprendimento è bene proporre, parallelamente al lavoro di sviluppo dei particolari tecnici, attività che abituano il giovane ad affrontare le dinamiche motorie e di competizione tipiche della gara. Per evitare errori grossolani di incongruenza tra Esercizio e reale capacità di esecuzione da pare degli allievi, è bene che l’allenatore si abitui a “vedere” mentalmente l’Esercizio prima di proporlo; tale prevenzione sviluppa una forma di attenzione positiva nella formulazioni degli obiettivi e dei relativi contenuti. 47


L’organizzazione degli esercizi Cosa devono fare i giocatori tra un’esecuzione e un’altra, cioè mentre danno il cambio ad altri compagni? L’organizzazione durante gli esercizi è fondamentale. Organizzare file o gruppi, in modo che i giocatori si possono alternare nell’Esercizio permette, da una parte, un’equa distribuzione del carico di lavoro tra i giocatori e, dall’altra, un’immediata disponibilità dei giocatori a ripetere l’Esercizio e da posizione corretta. Le “regole di organizzazione” devono essere dettate prima dell’Esercizio. L’allenatore deve prevedere (anche in modo approssimativo) il numero delle volte che ciascun giocatore viene coinvolto nell’Esercizio in modo da rendere congruente il valore del carico di allenamento e l’esigenza di apprendimento. Occorre porre attenzione anche su un adeguato uso degli spazi, specie quando si orienta il giocatore a riconoscere e sfruttare vantaggi spaziali; iniziare l’Esercizio da un punto rispetto ad un altro può cambiare la prospettiva del gioco e la possibilità di interpretare il gioco secondo principi diversi. Come presentare gli esercizi Sapere quanto tempo impiegare per comunicare informazioni salienti ai giocatori e cominciare a lavorare non è una capacità innata. Allenatori inesperti, o poco attenti, si concentrano solo sul volume di informazioni da voler trasmettere, pensando che dicendo tutto in una volta l’allievo riduca le possibilità di errore. In realtà le informazioni devono essere somministrate gradualmente, dedicando alla “consegna” un tempo molto breve ma con messaggi chiari e concisi, evitando di non annoiare gli alunni. Certamente il modo di spiegare, l’ordine con cui si susseguono gli obiettivi, l’enfasi posta su un particolare importante, la capacità di attirare l’attenzione dei giocatori, e cosi via, migliorano il processo d’insegnamento-apprendimento. A volte è utile dare dei consigli sul “cosa non fare”; anticipare il possibile errore può rinforzare la memoria motoria sul compito esatto da svolgere. Specialmente nelle categorie giovanili è indispensabile che l’allenatore sappia dimostrare correttamente la tecnica. Dimostrare è un’abilità che bisogna allenare. Essere in grado di eseguire, specie a bassa velocità, significa dare all’allievo un modello di riferimento su cui costruirà l’esperienza motoria fino al perfezionamento tecnico; pertanto un bravo tecnico è colui che, gradualmente, pone attenzione ai particolari dimostrandoli e spiegandoli. Quando non si è nella possibilità di dimostrare, si potrà ricorrere all’aiuto di un assistente, o di un allievo che possiede caratteristiche tecniche sufficienti per rappresentare un modello di apprendimento per i compagni; questa possibilità deve comunque essere valutata attentamente dall’allenatore. Al termine della “consegna”, l’allenatore dovrà dire ai giocatori quali sono gli indicatori di conclusione, cioè quando fermarsi per far posto ai compagni, e le regole di riorganizzazione al termine di ogni esecuzione; queste possono essere rotazioni per file o alternanza di gruppi di lavoro. Il feedback e i contenuti delle informazioni Per essere certi che il messaggio sia giunto al ricevente esattamente come è stato trasmesso, è necessario effettuare una valutazione sulla ricezione, detta retroazione o feedback. Quindi per feedback si intendono generalmente tutte quelle informazioni che, nella coordinazione dell’atto motorio, forniscono messaggi, percepiti attraverso canali diversi, relativi all’esecuzione del movimento. I feedback possono essere verbali, cioè espressi verbalmente, o motori, cioè espressi attraverso comportamenti. Inoltre i feedback possono essere espressi sia dall’allievo che dall’allenatore. I feedback possono essere distinti in: - interni (o intrinseci) che comprendono le informazioni relative al proprio corpo, come il senso vestibolare e le sensazioni propriocettive. - esterni (o estrinseci) che comprendono le informazioni percepite dagli organi esterocettori provenienti dall’ambiente esterno, come le informazioni acustiche e visive. L’allenatore potrà, attraverso feedback descrittivi, fornire al giocatore informazioni relative agli errori commessi durante l’esecuzione, e attraverso feedback prescrittivi, informazioni per ovviare a tali errori. I feedback riassuntivi sono una sintesi di quello che è accaduto. Durante l’allenamento, l’allenatore dovrà modulare adeguatamente la frequenza dei feedback; in modo particolare dovrà osservare se un numero elevato di feedback crea un effetto di assuefazione sul giocatore e se un martellamento di informazioni (anche sullo stesso contenuto) crea realmente un miglioramento dell’apprendimento o possibile inibizione. Con il passare del tempo (cioè all’aumentare del livello di apprendimento), l’allievo riceverà feedback sempre più intervallati, in modo che si abitui man mano a cercare informazioni da sé. È importante anche la precisione del feedback, ovvero la chiarezza dei contenuti e il dettaglio delle informazioni; è necessario ricordare che il dettaglio delle informazioni dipende dal livello di abilità raggiunto dall’allievo. Infine, è necessario valutare il momento giusto per dare un feedback, il che non è facile.

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Alcuni feedback possono essere dati prima dell’esecuzione perché servono da promemoria per l’allievo. Vi sono informazioni tattiche che possono essere date all’istante mentre alcune informazioni di tipo tecnico è necessario darle al termine dell’esecuzione, in quanto i tempi di movimento sono molto brevi per essere accompagnati da una “guida” dell’allenatore e possono anche distrarre l’allievo. Se volessimo delle indicazioni generali, per orientarci sulle informazioni migliori da dare ai nostri allievi, come potremmo regolarci? Per dare informazioni salienti è necessario che l’allenatore abbia una scala di priorità sui contenuti che gradualmente vuol fare assimilare all’allievo. Pertanto è necessario stabilire gli argomenti tecnici da cui iniziare, che siano determinanti ai fini dell’apprendimento e della formazione, e che rappresentino le basi su cui impiantare un programma di addestramento. Gli allievi devono essere orientati, oltre ad eseguire abilmente i fondamentali, a riconoscere le situazioni di gioco traendone informazioni utili; saper “leggere il gioco” è una capacità di prestazione cognitiva che va allenata sin dall’inizio attraverso gli esercizi applicativi dei fondamentali, e attraverso cui l’allenatore fornisce agli allievi conoscenze necessarie per la ricerca delle condizioni di vantaggio e di anticipazione, ovvero specifici indicatori di lettura. È utile e anche gratificante dare informazioni sulle condotte tenute in allenamento o in gara e sui risultati. Gli allievi cercano sempre un consenso da parte dell’allenatore e quindi è necessario dimostrare supporto e disponibilità ai componenti della squadra. Di contro, esistono informazioni da evitare, come i rinforzi in negativo che possono provocare un calo dell’autostima dell’allievo e informazioni in cui si notifica anticipatamente la condotta da tenere quando è invece necessario stimolare l’autonomia nelle scelte. L’osservazione delle attività L’osservazione delle attività sportive ha funzione innanzitutto di raccolta di informazioni necessarie per l’analisi dell’andamento delle attività degli atleti al fine di modificare e migliorare fasi diverse del processo di insegnamento-apprendimento. L’allenatore osserva e valuta caratteristiche diverse espresse dal giocatore o dalla squadra, come gli aspetti tecnici, tattico-strategici, fisico-atletici e psicologici. In generale, obiettivo dell’osservazione sarà quello di: - valutare l’esecuzione di movimenti o corsi di azione degli atleti, cioè sapere se l’esecuzione tecnica corrisponde ai modelli di riferimento tecnico ideali o coordinativi. - conoscere dove si è arrivati per sapere come bisogna intervenire; il primo aspetto implica la valutazione delle condizioni generali della squadra e l’individuazione dei punti d’intervento, mentre il secondo aspetto richiede una programmazione in cui si descrivono le modalità d’intervento. - sapere se ciò che si è insegnato ed il modo in cui è stato fatto ha permesso un apprendimento ; ciò vuol dire avere consapevolezza dell’efficacia di contenuti e dei mezzi utilizzati, in modo da revisionare, eventualmente, i metodi di allenamento insegnamento. È evidente che nella fase di valutazione delle attività, l’esperienza accumulata dall’allenatore incide notevolmente sulla qualità delle informazioni raccolte. Il processo di valutazione prevede le seguenti fasi: - assegnazione del compito da parte dell’allenatore - osservazione del compito svolto dall’allievo - feedback dell’allievo e notazione puntuale dell’allenatore - confronto tra ciò che è stato osservato e ciò che si è richiesto - individuazione degli errori e determinazione della grandezza delle discrepanze - feedback dell’allenatore mirato al miglioramento della prestazione L’allenatore può migliorare l’osservazione cercando adeguati punti d’osservazione. Ad esempio, le attività riferite all’attacco, possono essere seguite meglio se si osserva dalla stessa prospettiva degli attaccanti; lo stesso principio vale per la difesa. Alcune attività svolte a tutto campo, devono essere osservate dalle linee laterali del campo, in modo da avere una visione ampia e completa. Molti esercizi, ad esempio di ball handling, possono essere osservati da vicino, girando tra gli allievi, in modo da avere un approccio più diretto e la possibilità di trasferire un’enfasi adeguata. Esistono comunque una serie di fattori oggettivi e non, che influenzano la valutazione dei movimenti: Elementi oggettivi - Prospettiva di osservazione - Angolo visuale - Distanza - Durata del movimento e tempo in cui esso è visibile - Illuminazione/visibilità - Velocità angolari - Frequenza delle informazioni Variabili legate all’osservatore - Modelli teorici, aspettative dell’allenamento 49


- Acutezza visiva - Variabili psicologiche (motivazioni, emozioni) - Attenzione, concentrazione, fatica Possiamo concludere dicendo che l’allenatore esperto riesce a cogliere un numero maggiore di informazioni, ed in modo celere, attraverso un’attenzione selettiva con conseguente risparmio di tempo ed un intervento più efficace.

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Corso Allievo Allenatore Roma 2008 Tiziano Carradore

Indice Modulo 1 - Progetto “Diventare Coach” ........................................................................................ 2 Modulo 2: Il Gioco del Basket e la Simbologia ................................................................ 3 Modulo 3: Fondamentali senza Palla e Ball Handling ...................................................... 4 Modulo 4: Il Palleggio ................................................................................................... 7 Modulo 5: Fondamentali Individuali di Difesa ............................................................... 9 Modulo 6: Arresti e Partenze ......................................................................................... 11 Modulo 7: Il Passaggio .................................................................................................. 20 7.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 23 Modulo 7: Il Tiro ........................................................................................................... 29 8.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 31 Modulo 8: Il Regolamento Tecnico ................................................................................ 34 9.1 Esercitazioni in aula ................................................................................................... 39 Modulo 9: Elementi di didattica ................................................................................. 40 Modulo 10: Aspetti Psicologici .................................................................................. 43 11.1 La Comunicazione ......................................................................................................... 48 11.2 L’Apprendimento .......................................................................................................... 49 11.2.1 Le Fasi dell’apprendimento .................................................................................... 49 Cap. 12 La Preparazione Fisica ............................................................................................... 51 12.1 Esercizi svolti in Campo ................................................................................................ 58 Cap. 13 Allegato A: Relatori e date del Corso ......................................................................... 59 Cap. 14 Allegato C: Esercitazioni in aula sulla simbologia: soluzioni...................................... 60

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Modulo 1 DIVENTARE COACH Gli Obiettivi Il progetto “Diventare Coach” si prefigge l’obiettivo di creare allenatori autonomi e responsabili per avere giocatori autonomi e responsabili. L’iter prevede che si seguano corsi modulari con step intermedi che permettano via via di raggiungere livelli diversi, di seguito sintetizzati: • Allievo Allenatore • Allenatore di Base • Allenatore (biennale) • Allenatore Nazionale (tramite il conseguimento di master) La gestione organizzazione e progettazione dei corsi viene sempre supervisionata dal CNA Comitato Nazionale Allenatori. I Concetti di Base Durante i corsi si evidenzia la necessità di definire il concetto di Pallacanestro Integrata attraverso alcuni punti fondamentali: • Tecnico – Tattica • Preparazione Fisica • Preparazione Mentale Questi concetti sono essenziali e sempre presenti in ogni fase del gioco della pallacanestro che ha insite alcune fondamentali caratteristiche: • movimenti con e senza palla • collettività • simmetria • di situazione • aciclicità • aerobica\anaerobica alternata Tutto il gioco della pallacanestro comunque non può prescindere da 4 fondamentali postulati: • spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio Il gioco della pallacanestro si divide in: • attacco • difesa L’attacco si può interpretare in attacco a metà campo (difesa schierata) e contropiede. Esempi di schieramenti offensivi: • 5 fuori • 1-2-2 • 1-3-1 • 1-4 alto\basso ( forse un po’ superata ) • 2-2-1 • Box (rimesse) • Situazioni speciali (palla a due, isolamento per 1 c 1 su un quarto di campo, doppio blocco, etc.) La difesa ha due macro aree: • difesa a zona • difesa a uomo In entrambi i casi si può parlare di difesa a metà campo o tutto campo (pressing per le zone). Esempi di schieramenti difensivi a zona: • Zona pari: 2-1-2; 2-3 • Zone dispari: 3-2; 1-2-2; 1-3-1 Inoltre sono da ricordare anche le zone miste • box and one • triangolo e due I ruoli in campo si suddividono in esterni: • play • guardia • ala • angolo 52


ed interni: • pivot • post (alto, medio) La Metodologia Definito l’obiettivo del corso, resta da descrivere la metodologia di riferimento. È necessario partire dal concetto di sapere: chi insegna qualcosa deve essere preparato (vale per tutte le discipline). Il solo sapere non è sufficiente, bisogna anche saper fare che si traduce nella capacità di effettuare una corretta progettazione didattica ma, anche, di saper effettuare un esercizio (dimostrazione). Più in generale, l’allenatore deve sapere quali obiettivi si propone, in quanto tempo e con quali mezzi. Questi tre elementi costituiscono la base per una buona didattica. A questo concetto si affianca quello di saper far fare in campo , l’allenatore deve programmare il proprio lavoro e poi deve essere in grado di metterlo in pratica: modalità didattiche. In ultimo deve verificare gli esercizi effettuati dai propri allievi, verificarne i movimenti che si prefigge di insegnare e far eseguire. Ultimo concetto: saper comunicare, ricordarsi che l’allenatore allena uomini, persone con le quali si deve relazionare, parlare. Deve essere in grado di instaurare un rapporto proficuo per far rendere il massimo dai propri giocatori, saper parlare, ma saper anche ascoltare e non solo relativamente a questione tecniche!

L’Organizzazione del Campo Tutti gli allenamenti devono essere preparati con cura a partire dai concetti esposti precedentemente. La preparazione deve prevedere anche la suddivisione del lavoro sul campo. I giochi e gli esercizi possono essere previsti per file (giocatori uno dietro l’altro) per righe (uno di fianco all’altro); in coppia, in singolo, a gruppi; su tutto il campo, a metà campo (di attacco o di difesa, o trasversale), su un quarto, su una porzione. L’allenatore sceglierà di volta in volta quale disposizione attuare affinché l’esercizio possa essere effettuato negli spazi più consoni.

Modulo 2 IL GIOCO DEL BASKET E LA SIMBOLOGIA Il Gioco del Basket La pallacanestro, conosciuta anche come basket, diminutivo del termine inglese basketball, è uno sport di squadra in cui due squadre di cinque giocatori ciascuna si affrontano per segnare con un pallone nel canestro avversario, secondo una serie di regole prefissate. La pallacanestro è uno sport che è nato fondamentalmente dall'ingegno di un solo uomo, James Naismith, professore di ginnastica canadese. Nel 1891 Naismith lavorava presso la YMCA International Training School di Springfield, in Massachusetts. Gli venne chiesto di trovare uno sport che potesse tenere in allenamento durante la stagione invernale i giocatori di baseball e football in alternativa agli esercizi di ginnastica. Ispirato al gioco canadese duck-on-a-rock, il basketball vide la luce il 15 dicembre 1891, regolato da tredici norme, con un cesto di vimini per le pesche appeso alle estremità della palestra del centro sportivo e due squadre di nove giocatori. Il nome del gioco fu coniato da uno degli allievi di James Naismith, Frank Mahan, dopo che l'inventore aveva rifiutato di chiamarlo Naismithball. Il 15 gennaio 1892 Naismith pubblicò le regole del gioco: è la data di nascita ufficiale della pallacanestro. La prima partita della storia terminò 1 a 0. Lo sport divenne popolare negli Stati Uniti in brevissimo tempo, cominciando subito dopo a diffondersi in tutto il mondo, attraverso la rete degli ostelli YMCA; gli allievi di Naismith divennero missionari e mentre viaggiavano nel mondo per portare il messaggio cristiano, riuscivano a coinvolgere i giovani nel nuovo gioco. Fu aggiunto al programma olimpico in occasione delle Olimpiadi estive di Berlino 1936 (anche se vi era stato precedentemente un torneo di basket durante le Olimpiadi di St. Louis 1904, non riconosciuto ufficialmente dal CIO). In quell'occasione, Naismith consegnò la medaglia d'oro agli Stati Uniti, che sconfissero in finale il Canada. Nel 1946 nacque negli USA la National Basketball Association (NBA), con lo scopo di organizzare le squadre professionistiche e rendere lo sport più popolare. Nel resto del mondo, la diffusione si incrementò con la nascita della Federazione Internazionale Pallacanestro nel 1932. In Europa, il basket ebbe una particolare risonanza e soprattutto l'Unione Sovietica fu lo stato che riuscì a competere a livello internazionale alla potenza degli Stati Uniti. In Europa la pallacanestro “sbarca” alla fine del 1800, la prima partita si svolge a Parigi nel 1893. Il gioco viene importato dai soldati americani durante la prima guerra mondiale. Nel 1919 viene effettuato il primo triangolare tra le rappresentative militari di USA, Italia e Francia. In Italia la prima esibizione della palla al cerchio viene organizzata dalla prof.ssa Ida Pesciolini a Siena, siamo nel 1907. Altre date storiche: 53


• 1921 nasce la FIB • 1922 l’Assi Milano vince il primo titolo • 1924 nasce la FIPAC • aprile 1926 a Milano 1° incontro della Nazionale Italiana: Italia – Francia, risultato 23-17 • 1937 primo campionato a girone unico vinto della Borletti Milano A Roma si sono avuti personaggi che rimarranno nella storia della pallacanestro: • Francesco Ferreo, che dopo essere stato giocatore ed allenatore della Nazionale Italiana, fece vedere per la prima volta in Europa la difesa 1-3-1; • Elliot Van Zandt, capitano di fanteria di colore dell'Athletic Department dell'esercito statunitense; è stato commissario tecnico della nazionale italiana maschile dal 1948 al 1952; agli Europei di Parigi, nel 1951, la squadra azzurra giunse al quinto posto. Maniaco dei fondamentali di lui Valerio Bianchini dice « … fu il primo vero coach approdato in Italia»; • Nello Paratore; • Giancarlo Primo, assistente di Paratore, poi guida della Nazionale Italiana per 11 anni (alsuo attivo due bronzi europei (Essen 1971 e Belgrado 1975); • Vittorio Tracuzzi. La Simbologia Ogni piano di allenamento, ogni schema, ogni esercizio può essere graficizzato utilizzando un’appropriata simbologia di uso internazionale. L’utilizzo della simbologia è essenziale nella preparazione dei piani di allenamento così come nella creazione degli schemi e degli esercizi.

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Modulo 3 FONDAMENTALI SENZA PALLA E BALL HANDLING Fondamentali senza Palla - I fondamentali senza palla sono l’espressione di base più importante del gioco della pallacanestro. Utilizzare bene i fondamentali senza palla significa, tra l’altro, riuscire ad effettuare il movimento più idoneo in funzione della situazione di gioco. Un bravo giocatore deve riuscire ad anticipare la lettura della situazione di gioco ed utilizzare il fondamentale più adatto. L’allenatore deve insegnare i fondamentali con lo scopo di rendere i giocatori autonomi, cioè in grado di utilizzare in modo autonomo il fondamentale più idoneo. I fondamentali senza palla sono quelli che maggiormente vengono utilizzati in partita: si gioca senza palla più di quanto non si giochi con la palla in mano. Giocare senza palla significa: • aiutare il compagno con la palla in mano, creargli spazio, fare un taglio in modo da portare fuori dal proprio spazio un difensore che potrebbe portare l’aiuto al difensore del compagno con la palla; • aiutare un compagno a smarcarsi, portare un blocco; • muoversi per ricevere la palla, taglio dentro, taglio fuori, cambio di direzione e velocità. Per tutti i fondamentali senza palla sono importanti due concetti di base: • equilibrio, ovvero la capacità di compiere un gesto tecnico potendo farne un altro immediatamente senza perdere la stabilità ed il controllo del proprio corpo; • rapidità, ovvero la capacità di effettuare con la massima velocità un fondamentale in modo corretto, il che non significa svolgere al massimo della propria velocità, ma farlo in modo corretto al massimo della propria velocità. Occorre che ai giocatori venga insegnato l’automatismo dei fondamentali: il giocatore deve aver chiaro, in testa prima e nel fisico poi, il giusto fondamentale da applicare. Una volta che questo automatismo è acquisito si può passare alla ricerca della rapidità. Per eseguire bene i fondamentali è necessario muovere bene i piedi: la pallacanestro si gioca coi piedi! Di seguito sono esposti i fondamentali individuali senza palla: • Posizione fondamentale • Cambio di velocità • Cambio di direzione • Cambio di senso • Giro in corsa • Giro La Posizione fondamentale prevede che il giocatore fletta le gambe parallele tra loro ad una larghezza leggermente superiore alla larghezza delle spalle, i piedi devono essere paralleli tra loro (leggermente estroflessi), le gambe flesse, la schiena dritta e leggermente spostata in avanti ed il peso del corpo grava sulle punte dei piedi. Cambio di velocità: può essere lento\veloce tipica di una situazione di 1C1 o di contropiede, veloce\lento in contropiede il palleggiatore viene chiuso da un difensore e quindi rallenta o fa un palleggio in arretramento. Queste sono tipiche situazioni di cambio di velocità, nel caso di cambio di velocità lento\veloce, il piede posteriore è quello che da la spinta, le spalle si muovono in avanti alla ricerca di spazio e per mettere il difensore in posizione di minor contrasto. Cambio di direzione: quando un giocatore decide di modificare la sua direzione, è sempre accompagnato da un cambio di velocità, altrimenti si favorisce il difensore; il giocatore dovrà poggiare il 1° piede prima sul tallone e poi sulle punte, il 2° sulla punta; quindi effettuerà il primo passo corto, effettuerà una torsione del busto, poi volgerà il 2° piede nella nuova direzione spostando anche il peso del corpo, il 2° passo sarà lungo con lo scopo di guadagnare più spazio possibile. Cambio di senso: analogo al cambio di direzione, ma in questo caso la nuova direzione sarà di 180° rispetto alla precedente, ci si ferma con un piede posto in avanti rispetto all’altro, si effettua un giro sulle punte dei piedi cambiando la posizione del corpo verso la direzione opposta. Giro: può essere sia frontale che dorsale, nel caso di quello dorsale si può perdere la visione del campo per il periodo di tempo necessario ad effettuare la torsione del busto. • Giro frontale: dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno (piede che deve fungere da “cerniera”) mentre l’altro si muove in rotazione frontale, giro davanti al mio ostacolo. • Giro dorsale: come il precedente dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno mentre l’altro si muove in rotazione dorsale (opposta al precedente). 55


La scelta del giro dorsale o frontale dipende dalla situazione di gioco: se il mio compagno ha la palla ed io non sono anticipato in post basso, posso andare incontro al mio difensore quindi effettuare un giro dorsale per mettermi di fronte al mio compagno e dare a lui una buona linea di passaggio. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. disposti su tutto il campo eseguire la posizione fondamentale rimanendo in quella posizione per alcuni secondi; 2. dalla posizione fondamentale dondolarsi spostando il peso del corpo dalle punte dei piedi ai talloni e viceversa in continuità; 3. a coppie lo stesso esercizio (ricerca dell’equilibrio); 4. disporsi in fila lungo tutta la linea laterale del campo ad una distanza di almeno 1 metro l’uno dall’altro; correre girando lungo le linee esterne del campo al fischio effettuare il cambio di senso e riprendere a correre in direzione contraria; 5. sempre in fila disporsi sulla linea di fondo, il primo giocatore corre verso il gomito della lunetta ed effettua un cambio di direzione frontale poi si dirige verso l’incrocio della linea del centrocampo con quella laterale ed effettua un secondo cambio di direzione frontale, poi si dirige verso il gomito della lunetta ed effettua l’ultimo cambio di direzione frontale. Il secondo giocatore parte quando il primo ha effettuato il primo cambio di direzione. Si ripete l’esercizio cambiando il senso di rotazione (oraria\antioraria); 6. lo stesso esercizio di prima ma con cambi di direzione dorsali (virate), in questo caso è importante che l’allenatore verifichi che il giocatore effettui una repentina torsione del busto ma soprattutto della testa, poiché in questo cambio si ha per un attimo la perdita di visualizzazione del campo di gioco!; 7. disposti sul fondo in coppia distribuendo le coppie su tutto il lato corto, il primo giocatore corre fino alla linea del tiro libero ed effettua un giro frontale, poi corre verso la linea del centrocampo ed effettua un secondo giro frontale alternando il piede perno, poi corre verso la linea del tiro libero ed effettua un ulteriore giro frontale, infine corre verso il fondo, il secondo giocatore parte quando il primo ha completato il primo giro; 8. lo stesso esercizio del precedente ma sostituendo il giro frontale con il giro dorsale. Ball Handling - Con questo termine si intende la capacità del giocatore di essere padrone della palla in tutti i movimenti tecnici, in particolare nella presa, nella ricezione, nel passaggio, nel palleggio. Molti degli esercizi che vengono effettuati non hanno una reale applicazione ma servono al giocatore per acquisire capacità di “addomesticare” la palla in tante situazioni di gioco. Per riuscire ad acquisire e migliorare il trattamento della palla bisogna utilizzare degli esercizi specifici in funzione degli obiettivi preposti facendo molta attenzione ai dettagli nella modalità di esecuzione da parte dei giocatori. Gli esercizi possono essere divisi in: • esercizi per la rapidità delle mani; • esercizi per la sensibilità delle dita; • esercizi propedeutici per i gesti tecnici. A seconda del tipo di esercizio e della sua finalità, questi si possono anche suddividere in: • esercizi da fermo o in movimento; • con o senza palleggio; • con 1 pallone, con 2 palloni; • individuali o a coppie. Il miglioramento nel trattamento della palla si ottiene attraverso: • l’aumento della velocità di esecuzione dell’esercizio; • la combinazione di più esercizi. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. pizzicare la palla: il pallone viene toccato solo con le dita e passato da una mano all’altra tenendo le braccia distese in alto, poi distese in avanti, quindi in basso, poi si effettuano tutti questi movimenti in continuità alto, avanti, basso, dietro; 2. pendolo o ninnananna: si fa passare il pallone da una mano all’altra mentre il braccio della mano che riceve il pallone effettua una sbracciata verso l’alto, l’allenatore deve verificare che entrambe le braccia vengano sollevate sopra la testa e che il movimento sia armonico e fluido; 3. far passare il pallone dal dorso al palmo della mano facendolo roteare, prima con una mano poi con l’altra; 4. far saltellare il pallone sul dorso poi sul palmo, prima con una mano poi con l’altra; 5. far passare il pallone dietro la schiena prima in un verso poi nell’altro; 6. far passare il pallone dietro la testa prima in un verso poi nell’altro; 7. far passare il pallone dietro le gambe prima in un verso poi nell’altro; 8. in continuità far passare il pallone dietro la testa, dietro la schiena, dietro le gambe, dall’alto verso il basso poi dal basso verso l’alto; 56


9. portare una gamba avanti e far passare il pallone dietro la gamba, invertire le gambe; 10. far passare il pallone dietro una gamba posta in avanti, poi portare le gambe in parallelo, far passare il pallone dietro entrambe le gambe, poi portare in avanti l’altra gamba e far passare il pallone, tutto in continuità, cambiare verso; 11. otto sotto le gambe in parallelo, il pallone viene fatto passare attorno alle due gambe dall’esterno verso l’interno incrociando sotto le gambe; 12. far passare il pallone incrociando le gambe saltellando; 13. lanciare la palla sotto le gambe dietro la schiena, riprenderla e lanciarla in avanti sempre sotto le gambe; 14. mettere il pallone sotto le gambe con le braccia incrociate, cambiare posizione delle mani senza far cadere il pallone che deve restare sempre sotto le gambe; 15. lanciare il pallone in aria e riprenderlo dietro la schiena; 16. lanciare il pallone in aria e riprenderlo davanti immediatamente dopo che ha toccato terra; 17. palleggio laterale mentre con i piedi si effettua l’hockey drill, due palleggi con una mano poi si cambia lato; 18. palleggiare effettuando la ninnananna prima laterale poi frontale utilizzando solo una mano, cambiare mano; 19. lo stesso esercizio in continuità alternando palleggi laterali e frontali prima con una mano poi con l’altra; 20. palleggio frontale con una mano facendo la ninnananna ma è la mano esterna che riprende il pallone; 21. palleggio basso sotto le gambe il pallone rimane in mezzo le gambe e le mani cambiano la posizione davanti\dietro; 22. in posizione seduta, gambe incrociate, palleggiare lateralmente, il palleggio deve essere molto basso, continuare il palleggio alternando il palleggio con il palmo, con il dorso con il pugno, con il taglio della mano, alternare la mano destra e la mano sinistra; 23. stessa posizione palleggiare spostando il pallone attorno al corpo cambiando mano dopo i palleggi dietro la schiena e davanti al corpo opportunamente, dopo alcuni giri cambiare il senso del giro da orario ad antiorario; 24. sempre da seduti, ginocchia alte le mani sotto le gambe al centro, palleggiare alternando la mano destra con la sinistra; 25. sdraiati pancia sotto, palleggiare lateralmente, dalla stessa posizione ritornare seduti, poi sdraiarsi sulla schiena, cambiare mano; 26. con due palloni per ogni giocatore, effettuare la ninnananna frontale incrociando le braccia con i palloni facendo passare i palloni da destra a sinistra e viceversa; 27. sempre con due palloni, si palleggia solo con la mano destra mentre il pallone di sinistra viene passato a quella di destra, effettuare l’esercizio per alcune volte poi cambiare mano; 28. a coppie con ognuno un pallone, un giocatore fa da guida ed effettua una serie di palleggi in libertà variando i movimenti, l’altro effettua gli stessi movimenti a specchio; 29. sempre a coppie i due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro, si passa il pallone con una mano e si riceve con l’altra, esercizio in continuità; 30. stesso esercizio effettuando il passaggio schiacciato terra; 31. stesso esercizio ma si passa il pallone dopo 1 palleggio; 32. lo stesso ma dopo due palleggi laterali dondolati.

Modulo 4 PALLEGGIO - Il palleggio è il fondamentale che serve a spostarsi sul campo insieme al pallone, di questo fondamentale è necessario non abusare ma utilizzarlo nella maniera più idonea in funzione della situazione di gioco. Effettuare un cambio di mano frontale in mezzo al campo con l’avversario addosso potrebbe non essere la scelta giusta! L’allenatore dovrà insegnare ai giocatori tutti i fondamentali del palleggio spiegando anche in quali situazioni di gioco sono da preferire alcuni piuttosto che altri. È necessario, inoltre, insistere sul lato “debole”, i mancini dovranno lavorare più con la destra, i destrorsi più con la sinistra. Un giocatore che sappia giocare il pallone con entrambi le mani è molto più pericoloso di uno che palleggi bene solo con una delle due mani. Il palleggio serve per: • andare in contropiede; • trasferirsi sul campo (il giocatore si sposta sul campo avanzando, retrocedendo, lateralmente o diagonalmente); • battere l’avversario (situazione di 1C1); • migliorare l’angolo di passaggio, il giocatore si sposta per avere un angolo di passaggio migliore; 57


• uscire da una situazione di pericolo (raddoppio di marcatura) o particolare (rimbalzo); • dare inizio ad un gioco organizzato, un giocatore riceve palla in situazione di contropiede, si accorge di essere in sottonumero, palleggia in arretramento chiama un gioco ed attende che i propri compagni si mettano nella posizione idonea. Il palleggio può essere: • protetto; • veloce. Nel palleggio protetto, il corpo è in posizione fondamentale con il corpo leggermente di lato in modo da dare protezione al palleggio, il pallone rimbalza fino a circa il ginocchio, il palleggio è laterale parallelo alla gamba dello stesso lato della mano che si sta utilizzando per palleggiare, l’altro braccio protegge la palla stando in posizione di avambraccio piegato verso la palla stessa. Il giocatore deve ricercare l’equilibrio. Il palleggio va sempre effettuato con le dita ben divaricate, mai con il palmo della mano (deve rimanere pulito!!!), la mano deve sempre stare sopra il pallone. Nel palleggio in velocità, la mano con cui si palleggia deve sempre stare dietro la palla e spingerla verso avanti, il giocatore dovrà correre dietro il pallone. In questo caso non sarà possibile proteggere efficacemente il pallone come nel caso precedente. Il palleggio dovrà essere più basso possibile, MAI ALTO! Un caso particolare è il palleggio in arretramento, in questo caso la mano sta davanti al pallone e lo spinge verso dietro, il giocatore arretra portandosi dietro il pallone. Si può utilizzare nel caso di raddoppio di marcamento (soprattutto nel caso di raddoppi “cercati” dall’attacco), il giocatore raddoppiato effettua due\tre palleggi in arretramento per effettuare un cambio di direzione e velocità, oppure per avere un angolo di passaggio migliore ed eludere il raddoppio! È molto importante la scelta del timing, il momento in cui effettuo il tipo di palleggio appropriato, questo dipende dalla situazione di gioco, il giocatore deve verificare la posizione del proprio avversario, verificare se c’è una reazione e quale reazione c’è al gesto tecnico (per es. una hesitation) infine sceglie la modalità di palleggio più opportuna. Di seguito vengono elencati i movimenti legati al palleggio: • cambio velocità; • cambio di senso; • cambio di direzione; • cambio di mano frontale; • cambio di mano tra le gambe; • cambio di mano dietro la schiena; • giro in palleggio (virata); • spostamento laterale in palleggio; • finte di cambio di mano; • esitazione in palleggio. Il palleggio può essere abbinato ad un cambio di senso, quasi sempre in arretramento, in genere non si effettua in partita un cambio di senso classico, si perde la visione del gioco, forse l’unica situazione che si può rappresentare è quella in cui c’è un recupero difensivo in velocità, il giocatore recupera il pallone e nello slancio palleggia senza fermarsi, quindi effettua un cambio di direzione per avere la fronte diretta al canestro di attacco. Il palleggio è utilizzato in modalità differente nel cambio di mano (si porta il pallone da una mano all’altra continuando a palleggiare). Cambio di direzione frontale: da un palleggio laterale, si effettua una veloce sbracciata verso l’interno schiacciando il pallone verso l’altra mano, la mano che riceve il pallone la spinge verso la nuova direzione, è importante la corretta sincronia di mani e piedi, la gamba posteriore è la stessa della mano con cui si stava palleggiando; Giro in palleggio, normalmente si effettua il giro dorsale, si spinge il pallone indietro in mezzo alle gambe, il giocatore deve girare velocemente il busto e la testa. Il piede perno è quello opposto alla mano con cui si inizia il giro. Potrebbe risultare pericoloso per il fatto che si presta al raddoppio di marcamento, si perde per un attimo la visualizzazione del campo e del gioco. Mezzo giro, il giocatore inizia il movimento come se fosse il giro, poi una volta che il pallone è in mezzo e alle gambe lo recupera con la stessa mano e continua a palleggiare rifacendo in senso contrario il mezzo giro che aveva iniziato, in questo caso il cambio di velocità e ancora più importante. Cambio di mano dietro la schiena, il pallone si spinge da dietro il corpo verso avanti, (soprattutto con giocatori alle prime armi è utile consigliare di darsi una manata sul sedere). 58


Cambio di mano sotto le gambe, si effettua come il frontale, ma il palleggio non avviene davanti al corpo ma in mezzo alle gambe, è molto importante stare con le gambe piegate. La gamba che sta in posizione avanzata è quella opposta alla mano che inizia il palleggio. Finta del cambio di direzione, il giocatore fa dondolare la palla frontalmente, la recupera con la stessa mano e procede in palleggio. Lo stesso si può fare abbinando questo movimento all’ hockey drill, in questo caso i piedi sono in continuo movimento, un contemporaneo movimento delle spalle aiuta il giocatore a crearsi un buona opportunità di 1C1. In questo caso si parla anche di hesitation. Palleggio laterale, si palleggia lateralmente al corpo mentre con piccoli passi o con scivolamenti il giocatore si sposta dallo stesso lato del palleggio. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. riscaldamento senza palla: corsa sulle linee, corsa a saltelli, incrociando le gambe; 2. ball handling (un set di esercizi visti nel modulo apposito); 3. palleggio da fermi: i giocatori sono disposti sul campo in libertà davanti all’istruttore, palleggi laterali (standard altezza ginocchio, bassi, alti), poi dondolando la palla frontalmente, poi lateralmente, effettuando gli esercizi prima con la mano destra e poi con la sinistra; 4. sempre con i giocatori fermi in mezzo al campo, palleggio con cambio di mano in tutte le sue possibilità: in mezzo le gambe, dietro la schiena, effettuando il giro in palleggio, effettuando il mezzo giro; 5. giocatori distribuiti in riga sulla linea di fondo del campo, si palleggia verso la prima linea del tiro libero con la mano destra, sulla linea del tiro libero si effettua un cambio di mano frontale (accenno di cambio direzione), si continua a correre verso il centrocampo, si effettua un nuovo cambio di mano frontale, si corre verso la linea del tiro libero e si effettua l’ultimo cambio di mano sempre frontale. Sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e lo si re inizia cambiando la mano di inizio dell’esercizio; 6. lo stesso esercizio precedente, ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena, poi effettuando il giro, poi effettuando il cambio di mano sotto le gambe; 7. giocatori distribuiti sulla linea perimetrale del campo in fila, palleggiare lungo il perimetro con la mano esterna; 8. stesso esercizio, però ogni 5 palleggi effettuare un cambio di senso cambiando verso di corsa; 9. sempre sulle linee perimetrali del campo si palleggia con la mano esterna, dopo 5 palleggi si effettua un cambio di mano frontale, quindi due palleggi con l’altra mano e si effettua un nuovo cambio di mano frontale, alternare la mano di inizio esercizio; 10. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena; 11. lo stesso esercizio ma effettuando il giro; 12. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano sotto le gambe; 13. stesso esercizio ma effettuando i 4 cambi uno di seguito all’altro in continuità, alternare la mano di inizio dell’esercizio in funzione del senso orario\antiorario di corsa; 14. sempre in fila lungo le linee perimetrali del campo, iniziando a palleggiare con la mano destra (palleggiare sempre verso l’esterno del campo) effettuare 5 palleggi e poi effettuare il mezzo giro continuando a palleggiare con la stessa mano; 15. stesso esercizio iniziando con la mano sinistra; 16. sempre in fila; iniziare a palleggiare dirigendosi verso il centro del campo, 5 palleggi e poi 3 palleggi laterali con spostamenti laterali palleggiando con la stessa mano, cambiare mano dopo un po’; 17. giocatori sul fondo del campo, posizionarsi a file di due giocatori ognuno con il pallone, si palleggia con la destra verso la linea del tiro libero, lì si effettuano 3 palleggi in arretramento poi si effettua un cambio di mano frontale cambio di velocità verso il centrocampo, arrivati si effettuano 3 palleggi in arretramento cambio di mano e di velocità verso l’ultima linea del tiro libero, come nel caso precedente si effettuano 3 palleggi in arretramento e poi cambio di mano frontale e di velocità, arrivati sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e si riparte iniziando con la mano opposta a quella utilizzata la prima volta, ripetere l’esercizio 4 volte; 18. stesso esercizio ma con cambi di mano dietro la schiena; 19. stesso esercizio ma con il giro; 20. stesso esercizio ma con cambi di mano sotto le gambe; 21. posizionare i giocatori a coppie sulle linee laterali ognuno con un pallone, ogni coppia avrà un giocatore su un lato del campo e uno sul lato opposto, si inizia palleggiando con la mano sinistra verso il centro del campo, quando i due compagni si incrociano si effettuano tre palleggi in arretramento si effettua un cambio di mano frontale, quando i due compagni si incrociano nuovamente si danno un five basso, poi si continua a palleggiare con la mano destra verso il fondo giro frontale (piede perno sinistro) e si continua, ripetere l’esercizio 4 volte poi cambiare mano di inizio dell’esercizio (l’esercizio diventa speculare); 22. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano dietro la schiena; 59


23. lo stesso esercizio precedente ma con il giro; 24. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano sotto le gambe; 25. posizionare tutti i giocatori in una zona ristretta del campo (la campana per esempio) ognuno con il pallone, l’esercizio consiste nel muoversi con il pallone palleggiando nell’area designata tentando di buttare fuori dall’area di gioco il pallone di ogni altro giocatore e, nello stesso tempo, di proteggere il proprio; man mano che vengono eliminati i giocatori restringere l’area di gioco.

Modulo 5 FONDAMENTALI INDIVIDUALI DI DIFESA • la posizione difensiva; • l’uso delle gambe; • l’uso delle mani; • gli scivolamenti; • cambio di guardia. Esiste una differenza molto importante rispetto ai fondamentali offensivi: in difesa gioca un ruolo molto rilevante il fattore mentale (psicologico)! La voglia di non mollare mai, di sacrificarsi su ogni pallone per tutti i secondi dell’azione avversaria, favorisce, e di molto, la possibilità di effettuare una buona difesa. Questa volontà, si traduce nella capacità dei giocatori di non dare vantaggio agli avversari, fare in modo che gli attaccanti non possano prendere tiri facili, che non possano passare la palla in tranquillità, che debbano faticare per effettuare i loro giochi in attacco. Un altro fattore fondamentale è la comprensione dell’importanza del gruppo: un giocatore può marcare perfettamente il proprio diretto avversario, non gli fa prendere palla, ma se all’occorrenza non aiuta il suo compagno di squadra saltato dal suo diretto avversario, non è stata fatta una buona difesa: tutti i giocatori in campo non hanno fatto una buona difesa. Da una buona difesa può esserci una ripartenza per un attacco equilibrato. Difendendo bene, anche se in modo aggressivo, utilizzando una buona posizione difensiva diminuisce il problema di falli, i nostri giocatori non sono condizionati dal problema dei falli e possono lasciare il campo solo per motivi tecnico-tattici. Normalmente si dice che le partite si vincono in difesa e si perdono in attacco; pur avendo una giornata non brillante in attacco, una solida difesa, capace di non far giocare l’avversario con tranquillità, può comunque portarci alla vittoria, il viceversa è, normalmente, smentito dai fatti. Possiamo schematizzare così gli elementi importanti per la difesa: dati psicologici:

orgoglio, voglia di vincere, voglia di non essere battuto dal proprio avversario né dalla squadra avversaria, voglia di soffrire fino all’ultimo secondo (li abbiamo appena visti);

dati tecnico-fisici:

gambe, ma soprattutto piedi, devono essere rapidi, agili reattivi mani e braccia, altrettanto rapidi e reattivi, in particolare le mani devono essere rapide per rubare un pallone, ma senza perdere l’equilibrio senza cadere nei trabocchetti che alcuni palleggiatori portano al difensore

visione periferica:

avere sempre la visione di gioco di tutto il campo, testa alta.

posizione difensiva: è simile alla posizione fondamentale, già vista nei fondamentali individuali offensivi, gambe larghe quanto le spalle e flesse in avanti, piedi paralleli, busto leggermente spostato in avanti e piedi leggermente alzati, il peso grava principalmente sugli avampiedi che saranno leggermente sollevati, braccia flesse mani estese e con i palmi rivolti verso l’alto. I piedi devono seguire lo spostamento dell’avversario, mentre le mani quello del pallone. Una mano dovrà stare in basso seguendo il pallone per impedire o, al limite, limitare i cambi di direzione in palleggio dell’avversario; l’altra mano sarà in alto per “ sporcare” le linee di passaggio o comunque per mettere pressione durante i passaggi. Altro concetto di fondamentale importanza è la capacità di anticipazione: conoscere l’avversario e tentare di prevederne i movimenti ed adeguare la propria posizione. È importante che i difensori non tentino di rubare la palla, il rischio è quello di perdere l’equilibrio, di sbilanciarsi, e di permettere all’avversario di saltare il difensore. Il gesto tecnico difensivo più importante in movimento è quello dello scivolamento. Nel caso di scivolamento laterale, la gamba opposta al lato di scivolamento è quella che spinge mentre quella dallo stesso lato e la gamba guida. Durante la fase di scivolamento, il difensore dovrà rimanere 60


sempre con la gambe piegate (vedi posizione difensiva), i passi saranno brevi, un passo troppo lungo provoca la perdita di equilibrio; i piedi non dovranno mai incrociarsi, altro motivo di perdita dell’equilibrio. Nel caso di difesa su un attaccante, il piede di spinta dovrà posizionarsi sempre più o meno in direzione centrale rispetto alle gambe dell’avversario, mentre quello di guida dovrà superarlo. Altro fondamentale è il cambio di guardia: è un mezzo giro dorsale, il piede perno, inizialmente è il piede di guida, concluso il mezzo giro diventerà il piede di spinta. Il cambio di guardia premette sempre al difensore di concedere spazio al proprio avversario. Non concedere spazio, restringere lo spazio è uno dei primi obiettivi di una difesa corretta. Esiste un caso in cui il difensore è costretto a lasciare un po’ di spazio: difesa sul giro! In questo caso il difensore dovrà spostarsi un po’ in direzione opposta al giro, questa perdita di terreno è compensata dal fatto che il giocatore che propone un giro ha comunque un minimo di tempo in cui ha una perdita della visione del gioco. Il difensore dovrà trovarsi sempre tra l’avversario ed il canestro, questo concetto è basilare. Il compito della difesa è quello di rallentare il portatore di palla se l’azione si svolge lontano dal canestro, di stringere gli spazi quando l’azione è vicino al canestro. Un importante movimento è il cosiddetto salto verso la palla , si effettua questo movimento normalmente in tutte le condizioni di difesa, ma è basilare nella difesa del dai e vai. Si esegue un salto verso la palla per opporre il corpo al taglio dell’avversario e costringerlo a tagliare dietro il difensore. Altri concetti di difesa individuale sono: guardia chiusa:

difesa sul taglio, il difensore rivolge lo sguardo sempre all’attaccante, non lo perde di vista, ma accetta di perdere per un attimo la visione di gioco per non perder il contatto con l’attaccante;

guardia aperta:

difesa sul taglio, il difensore non perde mai il contatto visivo con la palla accettando di perdere il contatto con l’attaccante nel momento di passaggio del tagliante al centro dell’area.

Un singolare insegnamento, fondamentale, è quello di parlare in difesa. I giocatori in campo devono dare una serie di indicazioni ai compagni di squadra: taglio basso\alto, blocco destra\sinistra o alto\basso, tiro, etc… sono tutte indicazioni che permettono ai giocatori di adeguare i proprio movimenti difensivi. Altro elemento importante è il riconoscimento della cosiddetta linea della palla: è la linea immaginaria che passa per la posizione in cui si trova il pallone ed è parallela alla linea di fondo campo. ESERCIZI eseguiti sul campo Riscaldamento: disposti in fila a coppie sul fondo del campo: - corsa in avanti, indietro - corsa con cambi di direzione ogni 5 passi 1. Disposti su una metà di campo di fronte all’allenatore assumere la posizione fondamentale di difesa, seguendo i gesti dell’allenatore effettuare 1 scivolamento laterale verso destra, laterale verso sinistra, in avanti, indietro; 2. effettuare lo stesso esercizio ma con 2 scivolamenti; 3. giocatori disposti a coppie sul fondo del campo all’altezza dell’incrocio dell’area con il fondo campo, i due giocatori della coppia si dispongono uno di fronte all’altro; i 2 giocatori della prima coppia corrono fino alla linea del tiro libero, poi effettuano scivolamenti fino al centro campo, poi corrono ancora verso l’altra linea del tiro libero quindi ancora scivolamenti fino al fondo campo, si rientra correndo lentamente, la seconda coppia parte quando la prima ha superato il centro campo; 4. disporsi a coppie ad uno degli angoli del campo, 1C1 senza palla mezzo campo, un giocatore corre cambiando direzione spesso, l’altro effettua scivolamenti tentando di porsi sempre davanti all’altro giocatore, sulla linea laterale chi scivola deve mettere il piede fuori dal campo o almeno deve toccare la linea; 5. disporre i giocatori in fila ad uno degli angoli del campo, effettuare un otto con corse sulle linee laterali, scivolamenti su quelle centrali e su quelle di fondo: il primo giocatore corre dall’angolo verso il centro campo lungo la linea laterale, arrivati a centro campo effettua un giro frontale, effettua scivolamenti fino lungo tutta la linea del centro campo, quando incontra la linea laterale effettua un nuovo giro frontale e corre verso la linea di fondo, qui effettua un nuovo giro frontale e scivola lungo la linea di fondo, alla linea laterale ricomincia a correre sulla linea laterale fino al centro campo, qui altro giro frontale ed altro scivolamento fino all’altra linea laterale, corsa lenta; 6. fino al fondo di campo e di passo fino all’angolo iniziale; 7. stesso esercizio con giri frontali; 8. disporre i giocatori su una metà di campo di fronte all’allenatore, questi con i gesti comunica i movimenti 61


di scivolamenti da effettuare, in più però può gridare le parole: tiro (in questo caso i giocatori devono effettuare un salto come per prendere un rimbalzo), palla (i giocatori devono buttarsi pancia a terra come per recuperare un pallone), sfondamento (eseguire uno scivolamento all’indietro, prendere posizione stando fermi, mimare lo sfondamento, rullare all’indietro. Tra un movimento e l’altro i giocatori devono muovere i piedi facendo: hockey step. 9. Scivolamenti in croce su metà campo.

Modulo 6 ARRESTI E PARTENZA Arresti - Sono movimenti fondamentali nella pallacanestro, possono essere legati tra loro o associati ad altri movimenti: • arresto e ricezione; • arresto e tiro; • palleggio, arresto e tiro, • partenza in palleggio. Elementi importanti sono: • equilibrio (in questo non si discostano dagli altri fondamentali senza palla); • uso piede perno. Gli arresti si distinguono in: • arresti ad 1 tempo, i piedi toccano contemporaneamente terra prima con la punta poi con il tallone; • arresti a 2 tempi, il primo piede tocca prima con il tallone poi con la punta, il secondo con la punta. L’arresto può essere eseguito durante il palleggio, per recuperare equilibrio, o per modificare l’impostazione di un gioco, dopo il palleggio, dopo la ricezione (prima di un eventuale palleggio, tiro o altro passaggio). Partenze: Le partenze si distinguono in : • partenze dirette • partenze incrociate Le partenze dirette si dicono anche stessa mano stesso piede: significa che il giocatore deve iniziare la fase di palleggio utilizzando una mano e deve effettuare il primo passo con la gamba dello stesso lato della mano con cui inizia a palleggiare. La partenza incrociata prevede che si utilizzi in modo incrociato gamba di partenza e mano di palleggio, così che se si utilizza la mano destra per palleggiare il primo passo sarà fatto con la gamba sinistra e viceversa. Ricordarsi sempre che essendo un palleggio quello che il giocatore andrà a fare il pallone deve essere spinto a terra con la mano sopra il pallone mossa da dietro. ESERCIZI eseguiti sul campo Disporre i giocatori sparsi sul campo: 1. effettuare un autopassaggio (far rimbalzare il pallone davanti al proprio corpo ad una distanza di alcuni metri e riprenderla) riprenderla con arresto ad un tempo, quindi effettuare un giro frontale e ripetere lo stesso esercizio nel verso opposto, cambiare piede perno; 2. stesso esercizio ma con arresto a due tempi; 3. stessi esercizi di prima ma con giro dorsale, arresto ad un tempo, arresto a due tempi; 4. stessi esercizi di prima ma mimando il tiro dopo l’arresto, arresti ad un tempo e a due tempi; 5. stesso esercizio di prima ma dopo l’arresto effettuare una partenza diretta, non si effettua il giro, continuare fino alla fine del campo, dopo la partenza effettuare due\tre palleggi, poi di nuovo autopassaggio; 6. stesso esercizio di prima ma con partenza incrociata; 7. giocatori a coppie, un pallone per coppia; si parte uno di fronte all’altro, il giocatore senza palla effettua uno scivolamento laterale verso un lato a scelta, il compagno effettua un passaggio schiacciato terra dall’altro lato, il giocatore deve recuperare il pallone scivolando in senso contrario, recuperato il pallone fa effettuare lo stesso esercizio all’altro giocatore della coppia; 8. stesso esercizio di prima, ma il giocatore senza palla effettua un passo indietro, uno in avanti, poi uno scivolamento verso un lato, poi recupera il pallone; 9. sempre a coppie con un pallone, il giocatore senza palla deve posizionarsi davanti al giocatore con la palla a circa 3\4 metri dandogli le spalle, il giocatore con la palla effettua un passaggio (tipo lob) da un lato o dall’altro a scelta purché il pallone rimbalzi davanti al giocatore senza palla, questi deve intercettare il pallone facendogli fare il numero minimo di palleggi (possibilmente uno solo!!!), recuperato il pallone effettua un giro frontale e si dispone per fare lui il passatore, l’altro si posizionerà spalle a canestro davanti al giocatore con la palla; 10. disporre i giocatori a coppie con 2 palloni per coppia, i giocatori si devono disporre sulle linee laterali del 62


campo, i palloni stanno inizialmente da uno dei due lati, il giocatore con i due palloni lascia un pallone a terra ed inizia con una partenza incrociata a scelta, palleggia verso il centro campo, l’altro giocatore corre anch’egli verso il centro campo, il giocatore con la palla effettua un passaggio in corsa, l’altro riceve ed effettua un passaggio consegnato, il giocatore con la palla palleggia verso la linea laterale si arresta effettua un giro frontale e posa la palla per terra, l’altro dopo aver corso fino alla linea di fondo effettua un giro frontale, recupera la palla da terra ed inizia nuovamente l’esercizio; 11. stesso esercizio di prima ma con giro dorsale; 12. stesso esercizio di prima, alternando arresti ad un tempo ed arresti a due tempi; 13. posizionare i giocatori in fila sulla linea del centro campo rivolti verso un canestro ognuno con un pallone, passare la palla ad un giocatore posto sulla lunetta, poi correre verso la parte sinistra, ricevere la palla sulla linea del tiro libero, arresto ad un tempo, partenza diretta e tiro in corsa; 14. stesso esercizio ma con partenza incrociata dopo l’arresto; 15. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 16. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 17. stessi esercizi di prima ma questa volta dal lato destro; 18. disporre metà giocatori in ala sinistra senza palla, l’altra metà al centro con la palla; il giocatore in ala effettua uno marcamento, riceve la palla con arresto ad un tempo (piedi rivolti verso il canestro di attacco), partenza incrociata e tiro in corsa; 19. stesso esercizio di prima ma con partenza diretta (attenzione a non effettuare infrazione di passi); 20. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 21. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 22. stessi esercizi ma con tiro dal centro; 23. stessi esercizi di prima con partenza palleggio arresto e tiro; 24. stessi esercizi di prima ma con i giocatori disposti in ala a destra.

Modulo 7 PASSAGGIO - Il passaggio rappresenta la massima espressione della coniugazione dei postulati di base del gioco della pallacanestro: • spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio Lo dimostra il fatto che affinché si possa eseguire bene questo fondamentale deve esserci la necessaria partecipazione di almeno due giocatori: il passatore ed il ricevente. In sintesi potremmo dire che il passaggio è la collaborazione nello spazio e nel tempo in modo vantaggioso . Il passaggio deve essere effettuato per ottenere un vantaggio o per mantenere un vantaggio acquisito, è il caso per esempio del passaggio back-door, il giocatore che si è smarcato riceve palla dal passatore che ha verificato la situazione di vantaggio e può passare la palla per una facile conclusione a canestro. Il vantaggio, in questo caso, si è manifestato nel momento in cui il giocatore senza palla ha eluso il proprio difensore smarcandosi alle sue spalle. Il timing e lo spacing sono fondamentali: se il passatore ritarda il momento del passaggio e lo anticipa troppo, il gioco non avviene, se il passaggio non viene effettuato nello spazio corretto, anche in questo caso si vanifica una situazione di vantaggio. Altro esempio potrebbe essere dato dal ribaltamento di palla di un giocatore in pivot basso che sta subendo un raddoppio, egli avrà a disposizione i compagni di squadra piazzati sul perimetro e quindi potrà approfittare per eseguire un passaggio magari in ala opposta. In questo caso il vantaggio è costituito dall’aver dato la possibilità ad un giocatore di ricevere palla senza un difensore in marcamento aggressivo. Un cattivo passaggio comporta una perdita di vantaggio, che può andare dalla perdita di una proficua occasione di andare ad effettuare una conclusione ad alta percentuale di realizzazione (caso back-door) fino alla conseguenza peggiore che è rappresentata dalla perdita del possesso della palla. Il passaggio cattivo può essere tale anche a causa del ricevente. Il giocatore che riceve il passaggio deve comunque effettuare i giusti movimenti per ricevere il pallone, andare incontro al pallone, accorciare la distanza di passaggio, muoversi su una linea migliore di passaggio: in una parola il ricevente deve collaborare con il passatore. Il passaggio è la sintesi di processi: • psicologici • fisici • tecnico/tattici 63


Un cattivo passaggio può essere dovuto ad una o più cause inerenti i processi appena elencati. Problemi psicologici: un giocatore che ha paura di perdere il pallone avrà la tendenza ad effettuare passaggi errati magari sotto pressione difensiva, il motivo potrebbe essere insito nel giocatore, così come potrebbe essere dovuto alla cattiva relazione personale nei confronti con i suoi compagni di squadra o nei confronti dell’allenatore. Problemi fisici: il passatore sta tentando di effettuare un passaggio ad una distanza superiore alle sue capacità di spinta degli arti inferiori e\o superiori. Problema tecnico\tattico: il passatore non esegue il movimento corretto, oppure decide di effettuare un passaggio piuttosto che un altro, vanificando il vantaggio che si sarebbe potuto ottenere. Il ricevente non fa niente per aiutare il passatore, non cerca una linea di passaggio migliore, non segnala con una mano (o entrambe le mani) dove vuole la palla. Tutte situazioni in cui anche il miglior passatore si può trovare in difficoltà se il ricevente non collabora. Il ricevente dovrà effettuare alcuni movimenti basilari: • segnalare con la mano la posizione in cui vorrebbe ricevere la palla (dipende dalla posizione nel campo di gioco, il ruolo ed il movimento che si sta eseguendo); • deve andare incontro al pallone una volta che questo è in aria, sia che voglia ricevere con una o con due mani; • deve essere in equilibrio con il proprio corpo. La presa del pallone può avvenire ad una o due mani. Più sono giovani i giocatori, più è consigliato loro di utilizzare la presa a due mani parallele distese verso l’esterno con le dieci dita verso l’esterno. Quando i giocatori sono più maturi è preferibile insegnare loro la presa cosiddetta a T. In questa presa a due mani, queste saranno una posta in alto l’altra laterale con i pollici a formare una T. I destrorsi metteranno la mano destra in alto e quella sinistra di lato (mano guida). I mancini eseguiranno lo stesso fondamentale mettendo la mano sinistra quale mano di spinta e l’altra mano quale mano guida. Da questa posizione si dovrà insegnare ad utilizzare tutti i fondamentali con la palla, dal tiro al palleggio al passaggio, tutti! La presa ad una mano invece, vede l’utilizzo appunto di una sola mano, questa deve essere bene estesa al fine di coprire il pallone. L’altra mano dovrà immediatamente seguire la precedente in modo da chiudere il pallone tra le due mani. Il giocatore che intende effettuare un passaggio deve avere la visione periferica: si intende la possibilità del giocatore di guardare cosa c’è tra se ed il canestro, potendo scegliere la zona del campo dove vuole effettuare il passaggio. Un giocatore che guarda esclusivamente dove vuole passare da dei riferimenti alla difesa molto precisi: perdita di un possibile vantaggio! Un’altra tecnica fondamentale è quella della finta di passaggio: questa deve servire per crearsi vantaggio a scapito della difesa. La finta deve essere adeguata alla situazione di gioco. Altra caratteristica è quella della velocità di esecuzione: non deve essere troppo veloce, si rischia che il difensore neanche si accorge della finta, non deve essere troppo lenta, il difensore si adegua senza abboccare alla finta stessa. La finta deve essere costruita in modo tale che si possa tagliare fuori il difensore dall’ostacolare il passaggio al giocatore smarcato che il passatore vuole realizzare. Finta e visione periferica rientrano nei principi tecnico\tattici cui si fonda il passaggio. Spostare la palla, recuperare il piede di spinta e poi passare dal lato opposto è un buon inizio. Di seguito i passaggi utilizzati: • 2 mani al petto: il giocatore deve trovarsi in posizione fondamentale con la palla nelle due mani, gomiti larghi in modo naturale, le mani leggermente dietro al pallone, pressione delle dita sulla palla (mai i palmi), contemporaneamente il giocatore deve fare un passetto in avanti con una delle due gambe, far ruotare le braccia in avanti e spingere con entrambe le mani, mai e braccia dovranno trovarsi totalmente distese alla fine del passaggio. Chi riceve dovrà andare incontro alla palla per accorciare le distanze di passaggio. Gli errori che si debbono correggere sono principalmente quello di spingere con una sola mano, quello di iniziare il movimento con i gomiti troppo aperti. Viene utilizzato soprattutto in fase di passaggio lungo in contropiede, contro la zona, raramente in caso di marcamento aggressivo, si è troppo esposti. • 2 mani schiacciato terra: è analogo al precedente, ma in questo caso il pallone viene fatto sbattere a terra ad una distanza di circa 2/3 rispetto al ricevente. Braccia e mani alla fine del movimento saranno rivolte verso terra in direzione del punto in cui si farà sbattere il pallone per terra. Errori tipici: il pallone rimbalzo troppo basso, allungare la distanza del punto in cui il pallone tocca terra; il pallone è troppo lento, il passaggio è troppo alto, non si spinge correttamente il pallone, non si sta piegati sulle gambe correttamente. Si usa prevalentemente nei passaggi in pivot basso, o per i passaggi back-door. 64


• 2 mani sopra la testa: in questo caso il pallone deve essere portato sopra la testa (mai dietro la testa), correggere questa impostazione soprattutto nei giocatori giovani o che abbiano iniziato da poco a giocare, e le due mani devono indirizzare il pallone al petto del ricevente. È normalmente utilizzato in fase di contropiede o per i passaggi ai lunghi. • 2 mani laterale: si effettua come il passaggio due mani petto, ma l’esecuzione porta il passatore a spostarsi su un lato, la gamba dello stesso lato accompagna il movimento, anche al fine di prendere un vantaggio di spazio nei confronti del difensore. • 1 mano baseball: è tipico nelle aperture di contropiede quando il pallone deve essere passato ad una distanza considerevole, il pallone va portato con la mano che esegue il passaggio accanto all’orecchio quindi si effettua la spinta ed il braccio finisce completamente esteso così come la mano che deve accompagnare il pallone (in questo assomiglia alla tecnica di tiro). Poiché il passaggio viene effettuato per lunghe distanze, bisogna prestare molta attenzione alla possibilità che i giocatori, soprattutto se giovani, possano non avere l’adeguata forza fisica negli arti superiori per effettuare questo tipo di passaggio. Questo può portare a ritenere non efficace soprattutto in casi di giocatori ancora non evoluti. • 1 mano laterale: si esegue come nel passaggio analogo a due mani, ma in questo caso avendo un solo braccio a completare l’esecuzione si ha a disposizione una maggiore apertura. Il pallone viene spostato da un lato e si esegue accompagnando con un passo della gamba dello stesso lato. È molto usato in situazioni di marcatura aggressiva quando si ha poco tempo\spazio per eseguire un passaggio in sicurezza. • 1 mano dal palleggio: il pallone va spinto raccogliendolo dal palleggio senza fermarlo, come nel caso precedente si usa principalmente nel caso di marcatura aggressiva per giocatori che escano da blocchi o che si trovino smarcati. • passaggio consegnato: è il passaggio che ha la maggiore valenza tecnico\tattica, si deve utilizzare con avvedutezza senza abusarne perché a differenza degli altri provoca una diminuzione degli spazi a disposizione (in poco spazio si troveranno ben 4 giocatori, 2 attaccanti e 2 difensori). Il passatore deve compiere un giro dorsale bloccando il pallone con due mani, di cui una sopra e l’altra sotto, il ricevente deve effettuare un movimento andando incontro al proprio compagno e strappando letteralmente il pallone dalle mani del compagno. Quest’ultima situazione è la più rischiosa perché se i due giocatori non lo eseguono con perfetto tempismo si attiva il rischio che un bravo difensore si insinui rubando il pallone. Speso è utilizzato nella fasi di inizio gioco tra guardia e guardia, o tra guardia e pivot, normalmente nella parte superiore della metà campo avversaria. Raramente in fase di rimbalzo difensivo in cui un lungo pressato fa arrivare la guardia che porta palla. ESERCIZI eseguiti in campo Riscaldamento 1. Disposti sul campo a coppie in riga a distanza di circa 2\3 metri una coppia dall’altra, ogni coppia con un pallone e disposti uno di fronte l’altro. Passare il pallone: • due mani petto; • due mani schiacciato terra; • due mani sopra la testa; • due mani laterale destra e sinistra alternati; • una mano laterale destra e sinistra alternati; • una mano dal palleggio. 2. A terzetti o quartetti sempre disposti sul tutto il campo un solo pallone per gruppo. Il primo giocatore con la palla viene marcato da un latro giocatore, chi ha il pallone deve lavorare 4\5 secondi ed il difensore deve ostacolare i movimenti, non è consentito palleggiare, si può usare il solo piede perno. Il giocatore con il pallone deve effettuare il passaggio al suo compagno che si trova di fronte. Una volta che ha effettuato il passaggio corre a difendere al giocatore che ha il pallone. Si effettua in continuità, non è consentito effettuare due volte lo stesso passaggio. 3. giocatori disposti su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla passa alla sua destra (due mani petto) e corre dietro la fila del giocatore cui ha passato palla. Chi riceve effettua la stessa cosa: passa alla sua destra e corre dietro la fila. Dopo un po’ si aggiunge un secondo pallone, poi un terzo e possibilmente un quarto. L’esercizio va ripetuto passando alla propria sinistra invertendo così il senso di rotazione. 4. giocatori disposti sempre su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla (1) effettua un passaggio due mani petto al giocatore della fila alla sua destra, corre verso il centro in diagonale e riceve palla sulla linea dei tre punti dal giocatore cui aveva passato la palla (2). 65


Questi ricevuto il pallone lo ripassa a (1) il quale lo passa a (3) e corre in diagonale dietro la fila del giocatore a cui ha effettuato il secondo passaggio. Si cambia fila esclusivamente in diagonale. Una volta che (2) ha ricevuto il pallone, corre in diagonale verso la linea dei tre punti e riceve da (3), ricevuta palla la passa a (4) e corre dietro la fila di (4). (3) dopo aver passato a (2) corre in diagonale verso il la linea dei tre punti e riceve da (4), quindi passa al primo giocatore della fila dove originariamente era (1). In quest’ultima figura la conclusione del primo ciclo dell’esercizio 4. Dopo un po’ (e solo quando i giocatori in campo avranno acquistato un ritmo corretto), l’allenatore potrà aggiungere un secondo pallone, quindi un terzo ed infine un quarto. 5. A terzetti in fila fondo campo, un pallone per ogni terzetto. Il giocatore con la palla palleggia verso la linea dei tre punti in posizione centrale. Contemporaneamente il secondo giocatore va a difendere sul palleggiatore mentre il terzo giocatore corre /in diagonale verso la linea laterale. Arrivati al centro come in figura, chi palleggia effettua un giro e passa al secondo attaccante, il quale dopo aver toccato la linea laterale effettua un taglio verso il canestro riceve dal palleggiatore e tira in corsa senza palleggiare. Il difensore dovrà impedire un passaggio facile La composizione di questo esercizio deve far intuire come la collaborazione spazio e tempo sono essenziali. Se i due attaccanti non si muovono in corretta sincronia, oppure chi deve ricevere non si muove per avere una buona linea di passaggio, l’esercizio non viene completato correttamente, indipendentemente dal fatto che si arrivi a concludere oppure no! 6. A coppie con un pallone per coppia. I due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro. Correndo parallelamente alla linea laterale i due giocatori si passano il pallone. Inizialmente il giocatore esterno passa il pallone due mani petto, quello interno due mani schiacciato terra. Arrivati a fondo campo si invertono le posizioni dei due giocatori e si corre nell’altra parte di campo. Poi si cambia tipo di passaggio: • 2 mani laterale; • 2 mani sopra la testa; • 1 mano laterale. 7. 2 file una con la palla sulla linea del tiro libero, l’altra in posizione di ala. Il primo giocatore con la palla fa sbattere la palla sul tabellone, prende il rimbalzo ed effettua un passaggio baseball al primo giocatore nella fila senza palla che contemporaneamente corre lateralmente verso il canestro opposto e si accentra quando si trova grossomodo nella continuazione della linea del tiro libero. Riceve palla e tira in terzo tempo, possibilmente senza palleggiare o, comunque, effettuando il minor numero di palleggi. Chi ha effettuato il passaggio baseball, corre verso il canestro opposto e prende il rimbalzo, se il tiro viene sbagliato, o recupera la palla su canestro segnato prima che questa tocchi terra. Si cambia fila. La seconda coppia parte quando la prima ha terminato il proprio esercizio. 8. 2 file, una in posizione di play con la palla, l’altra in posizione di ala sinistra. Il primo giocatore senza palla effettua uno marcamento e riceve palla da (1), questi segue il proprio passaggio in movimento di dai e segui, chi ha ricevuto la palla a sua volta effettua un passaggio consegnato per (1) effettuando un giro dorsale. (1) strappa la palla dal proprio compagno ed effettua partenza incrociata mano destra verso il centro per poi andare a concludere in terzo tempo dal centro. Contemporaneamente che ha effettuato il passaggio consegnato, effettua un giro frontale e si sposta verso il fondo del campo e poi recupera il pallone andando a rimbalzo. Si cambia fila. Lo stesso esercizio ma questa volta con arresto e tiro dal gomito della lunetta. 9. Lo stesso esercizio del precedente ma questa volta chi effettua il passaggio consegnato, dopo aver effettuato il giro frontale ed essersi spostato verso il fondo riceve palla da (1) per un tiro dall’angolo con o senza palleggio. (1) segue a rimbalzo. Si cambia fila. 10. Gli stessi due ultimi esercizi ma cambiando lato del campo.

Modulo 8 TIRO - Il tiro rappresenta, per molti allenatori, il fondamentale più importante, anche se occorre dire che spesso viene trascurato in fase di insegnamento a scapito di altri fattori tecnico\tattici: lo schema da eseguire, la difesa da affrontare. È banale evidenziare come il tiro rappresenti il fondamentale obiettivo nel gioco della pallacanestro: si gioca per “buttarla dentro il cerchio”!Al fine di definire il tiro, si può pensarlo come la concretizzazione di un vantaggio preso individualmente o di squadra . Spesso dall’esterno, o per i non addetti, il giocatore che effettua un buon tiro si prende i complimenti quasi fosse solo lui a giocare contro tutta la squadra avversaria (anche se questo può effettivamente accadere). Non si evidenzia a sufficienza il fatto che dietro un buon tiro, un tiro costruito ottimamente ci sia dietro una squadra e altri 4 compagni di squadra che si sono sacrificati al fine di permettere a quell’uno di effettuare un buon tiro. Vale altresì il fatto che chi esegue il tiro deve farlo al meglio delle proprie capacità tecniche, fisiche, ma anche mentali. 66


La costruzione di un buon tiro parte dalla presa del pallone: la presa migliore è quella a “T”, la mano di spinta ha il pollice in asse orizzontale, quella di guida il pollice in asse verticale. A seguire troviamo l’allineamento: indice, polso, gomito, punta del piede devono essere rivolti a canestro. Il gomito dovrebbe rimanere vicino al corpo in modo naturale, è possibile che alcuni giocatori tendano ad “aprire” verso l’esterno il gomito. Se viene fatto in modo naturale, sarebbe meglio non correggere questa impostazione, soprattutto se poi la meccanica di tiro è fluida ed il rilascio avviene in modo corretto. Nel caso di giocatori molto giovani, una non corretta impostazione del gomito tende il giocatore a tirare in modo del tutto errato, utilizzando due mani invece con una; è il caso di giovanissimi giocatori che interpretano il tiro quasi fosse un “passaggio” a due mani anche perché dotati di limitata forza fisica. In questo caso occorre intervenire diminuendo la distanza dal giocatore ed il canestro spendendo molto tempo nella cura di una corretta meccanica di tiro. La mano guida dovrà accompagnare il pallone lateralmente; tra la posizione della mano guida e quella della mano di spinta si apre una “finestra”, da questo spazio il giocatore dovrà inquadrare il canestro. È l’angolo di mira, la visualizzazione del canestro. In questo momento il giocatore lavora come un computer che deve prendere tutti i dati a sua disposizione per effettuare il lancio al fine di prendere il bersaglio assegnatogli. Le gambe dovranno essere basse in posizione fondamentale. La corretta impostazione di tiro vuole che il giocatore effettui contemporaneamente questi movimenti: spinge sulle gambe tramite i piedi verso l’alto, le braccia si distendono verso l’alto, quasi alla fine dell’esecuzione, la mano guida “lascia” la presa del pallone per permettere al braccio della mano di spinta di estendersi verso l’alto, la mano sarà anch’essa verso l’alto in movimento di spinta, alla fine del movimento (gambe, braccio e mano di spinta verso l’alto) la mano di spinta dovrà effettuare la cosiddetta “frustata”, un movimento repentino verso il basso con l’indice della mano che lascia per ultimo il pallone in direzione del canestro, in questo modo si ottiene lo spin del pallone cioè la rotazione: il pallone deve ruotare in verso contrario a quello di spinta. Braccio, mano e indice non dovranno chiudere subito il movimento, ma rimanere per un attimo nella posizione di fine tiro, il rischio è quello di non eseguire bene la frustata con minori possibilità di eseguire un buon tiro. Questa esecuzione è quella perfetta, pochissimi giocatori possono vantarla. Essendo troppe le variabili in gioco, il movimento è dettato da imperfezioni di varia natura; se però ci si trova di fronte ad un giocatore il cui movimento non è stilisticamente perfetto ma le percentuali di realizzazione sono più che buone, l’allenatore non deve modificare questo movimento. Esistono molti esempio di giocatori di ottimo livello, la cui meccanica di tiro è censurabile, ma la cui efficacia di assoluto rispetto. Di seguito le tipologie di tiri: • Tiro da Fermo: è utilizzato nei tiri liberi (anche se esistono giocatori che li tirano in salto), le gambe sono basse ed in posizione fondamentale, il busto eretto, la mano con il pallone si trova sotto il pallone, la mano guida di lato. Il braccio è piegato con la metà superiore parallela al terreno, la metà inferiore ortogonale al terreno. La mano tocca il pallone solo con le dita, il palmo non deve toccare il pallone. Il giocatore esegue una distensione completa delle gambe (deve finire con le punte dei piedi leggermente alzate), delle braccia, della mano e dell’indice, eseguendo la frustata del polso; • Tiro in elevazione: come il tiro da fermo ma effettuando un leggero salto in alto, è tipico nel caso in cui si sia preso il tempo all’avversario e si riesce ad effettuare un tiro molto rapido. Lo si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio; • Tiro in sospensione: come il tiro precedente in elevazione, ma in questo caso il rilascio del pallone viene effettuato quando il giocatore si trova alla massima elevazione. Come nel caso precedente si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio; • Tiro in corsa: terzo tempo e secondo tempo. Il terzo tempo si esegue effettuando in corsa ed in continuità i due appoggi consentiti. Normalmente si insegna che correndo da destra si tira con la mano destra effettuando il primo passo con il destro ed il secondo con il sinistro, da sinistra si fa il contrario. In entrambi i casi si effettua il primo passo lungo per cercare di crearsi lo spazio, di avere il vantaggio sulla difesa, il secondo passo lo si fa più corto in modo che la gamba possa dare lo slancio verso l’alto, l’altra gamba piegata con il ginocchio verso l’alto segue il movimento di tiro. È tipico nei casi di 1c1 e di conclusione in contropiede (anche se oggi si insegna ai giocatori di effettuare l’arresto e tiro perché permette una maggiore copertura del tiro). Il secondo tempo è analogo al terzo tempo solo che si effettua solo il primo dei due passi, viene molto usato in penetrazione dal centro, in questo caso si tira con la mano opposta a quella del passo; • Tiro uncino o Gancio: si parte con il giocatore che da le spalle al canestro, il pallone viene tenuto con entrambe le mani, la mano di spinta sotto il pallone, quella di guida di lato. Si effettua un mezzo giro con il piede di appoggio opposto a quella della mano di spinta, si porta il pallone verso il canestro 67


facendo in modo che la spalla opposta sia perpendicolare al petto dell’avversario (si recupera spazio nei confronti del difensore), si distende il braccio facendo partire il movimento con braccio e mano estese verso l’esterno, si chiude il movimento con una sbracciata verso il canestro e frustata del polso. • Semiuncino o Semigancio: analogo al precedente ma senza la completa sbracciata, il pallone parte più vicino al corpo. Attualmente è maggiormente utilizzato rispetto al precedente. In molte situazioni di gioco e di tiro, bisogna farsi amico il tabellone. Molti giocatori sfruttano al meglio l’uso del tabellone soprattutto nelle conclusioni laterali (in genere si preferisce uno dei due lati) anche nel tiro da fuori. L’appoggio della palla al tabellone può far salire le percentuali di realizzazione di parecchio soprattutto per il fatto che si ha una maggiore visuale di tiro. Gli errori che si commettono in fase di tiro sono analoghi a quelli già visti per il passaggio, per cui le cause si possono distinguere in: • fisiche; • tecnico\tattiche; • psicologiche. Se un tiro è corto, arriva al cosiddetto primo cerchio, oppure non tocca niente le cause possono essere: • fisiche: il giocatore non ha la forza necessaria a compiere quel gesto da quella distanza, un giocatore giovane forse non ha ancora una struttura fisica idonea a tirare dalla linea dei tre punti; correzione: diminuire la distanza di tiro spiegando che man mano che la struttura fisica si evolve si potrà aumentare la “gittata” del proprio tiro. • tecnico\tattiche: il giocatore non ha utilizzato il tiro corretto per la situazione di gioco in cui si trovava, oppure ha un meccanismo di tiro da rivedere, oppure ha spinto male con le gambe; correzione: lavorare sulla meccanica di tiro e\o spiegare al giocatore in quali situazioni di gioco effettuare quel tipo di tiro che si è sbagliato. • psicologiche: il giocatore ha paura di effettuare il tiro, non vorrebbe effettuare quel tiro, probabilmente non ha un buon rapporto con i propri compagni di squadra, con l’allenatore, forse con se stesso; non è in grado di assumersi le proprie responsabilità, pensa più al fatto di poter sbagliare il tiro, piuttosto di pensare che potrebbe realizzarlo. Occorre lavorare sul concetto di gruppo, di squadra. Proporgli maggiori responsabilità in situazione di gioco analoghe. Se un tiro invece risulta troppo “laterale”, soprattutto nel caso di uscita laterale costante (cioè sempre dallo stesso lato), l’errore che si commette è normalmente di natura tecnica, cioè la tecnica di tiro non è corretta, la mano guida viene portata a spingere anch’essa il pallone, con il risultato che si il pallone trova una spinta non omogenea, correggere l’impostazione lavorando molto sull’utilizzo di un braccio solo, e sul rilascio della palla. Anche nel caso di tiro che gira sul ferro ed esce, la causa va ricercata nel fatto che la mano di spinta è troppo laterale , non in posizione centrata e l’ultimo dito a lasciare la palla e, verosimilmente, l’anulare anziché l’indice. Il tiro è lungo, il braccio si estende verso avanti, con le spalle in posizione arretrata, il tiro risulta piatto. Far ripetere il tiro senza preoccuparsi del pallone solo per rilassare le spalle e far lavorare il braccio di spinta verso l’alto. Se invece si vede un giocatore che ha una buona meccanica di tiro, ma il tiro è impreciso e l’errore non è sistematico, allora è possibile che il giocatore non metta ben a fuoco il canestro, non abbia la giusta visione di gioco. ESERCIZI eseguiti in campo 1. Giocatori sparsi in metà campo, ognuno con un pallone. Da fermi si effettua il movimento di spinta del braccio utilizzando solo un braccio, senza mano di guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 2. Lo stesso esercizio effettuando il movimento di tiro direttamente dal palleggio senza utilizzare la mano guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 3. Giocatori disposti su 3 file intorno alla campana, una fila in angolo a destra, una in angolo a sinistra, l’altra al centro. Ogni giocatore con il pallone. Mettersi in posizione di tiro e tirare da fermo senza l’uso delle gambe, utilizzare la propria mano. Poi effettuare lo stesso movimento ma dopo 3 saltelli sullo stesso posto. Poi dopo 3 saltelli laterali, poi dopo 3 saltelli uno avanti l’altro indietro, poi nuovamente in avanti. Lo stesso movimento da fermo cambiando mano; 4. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta ad un tempo e tira in elevazione o in sospensione. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo 68


stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; 5. Lo stesso esercizio con arresto a due tempi; 6. due file di giocatori ognuno con la palla disposti sui gomiti della lunetta (una fila sul gomito destro, l’altra sul gomito sinistro), con partenza in posizione di tiro, eseguire il terzo tempo da destra con tiro destro, da sinistra con tiro di sinistro; 7. lo stesso esercizio di prima ma dopo aver effettuato 3 saltelli sul posto; 8. analogo al precedente, ma i giocatori effettuano l’otto sotto le gambe e poi effettuano il terzo tempo quando l’allenatore da il via; 9. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta, finta il tiro ed effettua una partenza incrociata verso la parte opposta da cui si arrivati. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; arresto ad un tempo; 10. lo stesso esercizio di prima ma con partenza diretta; 11. tutti i giocatori in fila ognuno con il pallone a centrocampo rivolti verso un canestro. Il giocatore passa la palla all’allenatore che si trova sulla lunetta, questi la passa (accompagnando il pallone o facendolo rullare) al giocatore che in corsa lo segue ed effettua il tiro in terzo tempo, destro-sinistro se l’allenatore ha passato la palla a destra, sinistro-destro se l’allenatore ha passato la palla a sinistra. Una variante consiste nel far rotolare il pallone a terra, serve per insegnare anche a riprendere l’equilibrio dopo aver raccolto un pallone vagante; 12. Mikan drill: Un giocatore con il pallone quasi sotto canestro (un passo indietro) rivolti verso il canestro, effettuare il passo e tiro in semigancio in continuazione una volta da destra, una volta da sinistra. Poi invertire la posizione, sempre sotto canestro un passo verso il fondo rivolti verso il canestro avversario. Non utilizzare il tabellone.

Modulo 9 ELEMENTI DI DIDATTICA - L’allenatore è prima di tutto un insegnante, il suo compito è quello di far apprendere le tecniche, i movimenti ed altro in funzione della disciplina che si propone di insegnare. È in questa ottica deve essere visto il suo ruolo, ed è indipendente dalla disciplina, dallo sport che si vuole insegnare. In particolare un allenatore si prefigge il compito di insegnare uno sport, e per questo devefocalizzare la sua attenzione al compito di verificare le abilità di ogni singolo atleta con cui lavori,migliorare le abilità, perfezionarle. L’abilità di ogni singolo atleta è variabile in funzione di molte, troppe variabili: l’età, da quanto tempo ha approcciato lo sport, proviene da altre discipline, corporatura, attitudine allo sport. L’allenatore deve distinguere le varie condizioni personali e progettare un lavoro di insieme volto a migliorare sia il gruppo (tutti gli atleti del gruppo: la pallacanestro è un gioco di squadra!), che il singolo. Solo attraverso questo mix, l’allenatore riuscirà ad elevare il livello dei propri atleti. Ogni singolo atleta, ancor più se giovane o alle prime esperienze, dovrà essere sufficientemente motivato, stimolato. Molto importante è l’ambiente che si crea in palestra: deve essere divertente innanzitutto; gli atleti giovani si avvicinano ad uno sport prima di tutto con lo scopo di divertirsi, magari insieme ad amici. In questo modo si crea il gruppo, ogni atleta si deve identificare nel gruppo di cui fa parte. Se un’atleta non trova, non sente questo feeling difficilmente resterà a far parte del gruppo. Perché si sentirà escluso, perché non verrà considerato alla pari. Altro! È risaputo che se un atleta giovane abbandona una disciplina sportiva spesso è più per colpa dell’ambiente che lo circonda che non per motivi tecnici. Comunque sia l’abbandono da parte di un atleta va sempre visto come una nota negativa per l’Allenatore: o perché non ha saputo creare o integrare un atleta nel gruppo, o per motivi più prettamente tecnici. Su questo deve soffermarsi a riflettere. L’allenamento deve essere principalmente visto come un divertimento, e questo sarà possibile soprattutto se gli esercizi che dovrà effettuare saranno diversificati e particolari. I bambini possono trovare divertente, molto divertente effettuare esercizi di ball handling, laddove un atleta adolescente invece avrà bisogno di eseguire altro. L’allenatore dovrà trovare modo di far divertire i propri atleti proponendo esercizi che siano soddisfacenti per loro senza dimenticare che questi devono essere di ausilio alla crescita tecnica dei propri atleti, devono essere strumenti per aumentare le abilità tecniche di ognuno! Insegnare tali abilità, aumentare il grado di abilità di un atleta significa far effettuare allenamenti con esercizi adeguati. Il tipo, il numero di ripetizioni, la durata degli esercizi dipendono dal gruppo atleti che si sta 69


allenando, la loro maturazione tecnico\fisica, la “confidenza” con il mondo della pallacanestro del gruppo. L’allenatore deve basarsi su questi indici per costruire il singolo allenamento all’interno del set di allenamenti programmato per l’intera stagione o per un periodo di tempo medio\lungo. L’allenatore deve sapersi adattare anche alle infrastrutture che la società per cui opera può permettersi. Inutile illustrare un esercizio che prevede l’uso di 6 canestri quando se ne hanno a disposizione solo due; oppure esercizi con 2 palloni per ogni atleta quando esiste una scarsità di palloni. Inoltre, gli esercizi devono essere anche commisurati in funzione del numero di atleti che si stanno allenando in quel momento. Un utile preambolo consiste nello spiegare agli atleti la differenza tra esercizi con distribuzione dei giocatori in fila o riga. Serve per “capirsi al volo”, non perdere troppo tempo per la “dislocazione” degli atleti. Per certi versi è utile spiegare il programma di ogni allenamento prima di iniziare, lasciando a disposizione lo schema degli esercizi che si vogliono attuare (magari evitando di dare risalto agli esercizi più “faticosi”). I programmi di allenamento devono seguire uno schema, il quale è relativo agli obiettivi che si vogliono ottenere. In questo campo l’improvvisazione gioca brutti scherzi. Programmare significa sapere effettuare esercizi differenti ma che abbiano uno scopo ben individuato. Lasciare il giusto tempo al singolo atleta così come al gruppo di “digerire” i vari movimenti, aumentando la difficoltà nel tempo ed inserendo cose nuove man mano che si sono consolidate le abilità in quelle già incamerate. Prima di ogni esercizio è di fondamentale importanza la dimostrazione che può essere di tre tipi: 1. diretta: l’allenatore mostra i movimenti dell’esercizio (tipico per gli esercizi relativi ai fondamentali con la palla); 2. indiretta: l’allenatore utilizza un giocatore (normalmente il più dotato nel movimento che si vuole spiegare) come dimostratore; 3. mista, diretta e indiretta: l’allenatore ed un atleta, o più di uno eseguono i movimenti dell’esercizio. Durante la fase degli esercizi, soprattutto quelli relativi ai fondamentali con la palla, può essere opportuno sottolineare, con il giusto metodo, i diversi livelli di abilità tecnica del gruppo. Questo deve servire a far comprendere agli atleti, soprattutto se giovani o alle prime armi, che determinati movimenti devono essere perfezionati, mentre altri nel gruppo sono già in grado di svolgerli senza difficoltà. Tutto questo che non diventi, però, oggetto di scherno da parte di chi possiede le abilità a discapito di chi è meno preparato. È importante che l’atleta che effettua un errore durante un movimento abbia la consapevolezza di averlo commesso. Questo aiuta l’allenatore a poter correggere l’errore, aiuta l’atleta a comprendere dove si commette l’errore e come apprendere le correzioni che l’allenatore suggerisce. Le correzioni vanno assolutamente effettuate! Si può scegliere il modo di attuarle: • si ferma l’allenamento e tutti in silenzio ascoltano l’allenatore in merito; • l’allenatore fa continuare l’esercizio al resto del gruppo, portando con se l’atleta per correggere il movimento (soprattutto se si ha disposizione un assistente). Entrambe le condizioni vanno bene, dipende dalla situazione, dal tipo di errore, dal livello dell’atleta rispetto al gruppo e dal gruppo stesso. La correzione va fatta proponendo il modo corretto di svolgere l’esercizio, il movimento; bisogna indicare, spiegare dove e come si commette l’errore per poi indicare la soluzione. In alcune situazioni, soprattutto nello spiegare i giochi, un allenatore può ascoltare il parere degli atleti del gruppo, della squadra. Soprattutto nello svolgimento di un determinato gioco, ascoltare il parere di un atleta può rappresentare il modo di conoscere quanto il gruppo, la squadra ha assimilato le filosofie di gioco dell’allenatore. Questo discorso può valere solo per atleti e gruppi evoluti, mai per giocatori principianti o giovani. Deve essere però assolutamente chiaro che la decisione va presa dal solo allenatore, il quale si assume tutte le responsabilità: rispetto dei ruoli! Se allenare significa aver a che fare con uomini, persone, allora è fondamentale il modo con cui un allenatore si relaziona con i propri atleti. Il modo, il tipo di linguaggio deve essere consono al livello degli atleti a disposizione. Anche l’uso della voce gioca un ruolo importante: variare il timbro della voce, enfatizzare certi movimenti, urlare in alcuni casi (mai in faccia a qualcuno!!!), sono espedienti di riscontro che un atleta impara a recepire. È bene sottolineare se un atleta, o l’intera squadra ha fatto qualcosa di cui essere contenti! Fare i complimenti perché un atleta ha eseguito un buon movimento è bene, così come se la squadra ha fatto qualcosa di importante. Per i più giovani si può accompagnare questo gesto con il regalare un gadget, anche una piccola cosa rende il giovane giocatore orgoglioso e magari spinge gli altri a migliorarsi sempre più. 70


L’altra faccia della medaglia è costituita dalle i punizioni. Bisogna usarle con tatto ed opportunamente. Deve essere un modo per evidenziare i comportamenti non corretti sia del singolo atleta che del gruppo. Strillare o umiliare non solo non aiuta ma è controproducente. È necessario sottolineare che un allenatore è anche un educatore, non può permettersi di utilizzare in modo errato le punizioni; queste servono, ma a patto di renderle efficaci e non strumentali! Lasciare fuori dal campo i propri problemi, mai utilizzare le punizioni come una vendetta nei confronti di qualcuno, mai personalizzare la faccenda. Deve essere uno strumento di aiuto alla crescita tecnica della squadra, del singolo atleta. Il grado di miglioramento nel tempo si può misurare attraverso l’osservazione dei comportamenti. I comportamenti vanno osservati sia nel contesto naturale (in campo e fuori) sia in modo sistematico attraverso schemi, test di valutazione. I giocatori, soprattutto se atleti evoluti, vanno sistematicamente valutati attraverso test specifici. Ad esempio ogni due mesi, o 3 volte l’anno si possono valutare le percentuali di tiro in varie condizioni, così da misurare eventuali miglioramenti, o comunque saggiare cosa\quanto è cambiato durante la stagione. Per le squadre di più alto livello, e per giocatori evoluti, queste valutazioni andrebbero effettuate anche dal punto di vista fisico\atletico, al fine di migliore, saggiare le condizioni di ogni atleta durante la stagione agonistica. Anche l’apprendimento va saggiato durante la singola stagione, ma soprattutto durante le stagioni seguenti. Si dice che un atleta inizia ad apprendere quando inizia ad approcciare lo sport, ma poi questo apprendimento può continuare anche per 10-12 anni a seguire. L’allenatore deve prendere in considerazione il livello di maturazione di ogni singolo atleta e saggiarne, possibilmente, le capacità residue di apprendimento, per valutare fino a che punto spingersi oltre. Esiste la possibilità che un set di movimenti non riescano ad un atleta in determinate occasioni, mentre saltuariamente questi stessi movimenti trovano un’esecuzione corretta. In questi casi è possibile che l’atleta sia in fase di maturazione fisica e\o tecnica. Continuare a lavorare significa poter vedere questo movimento eseguito perfettamente in ogni situazione (apice dell’apprendimento, almeno per il singolo movimento). In altri casi, questa dicotomia si evidenzia sistematicamente: in questo caso il problema può essere di altra natura (psichica) l’atleta durante le fasi agonistiche non riesce ad esprimere tutto il proprio bagaglio tecnico. In questo caso il problema è di altro genere, la fase di apprendimento comunque è arrivata al limite fisiologico! Le fasi dell’apprendimento possono essere distinte in tre macro aree: • coordinazione grezza: l’atleta si sta avvicinando al gioco e sta iniziando ad apprendere i movimenti, i fondamentali; in questo deve essere consapevole dei propri limiti, derivati per lo più dalla sua scarsa pratica al gioco; • coordinazione fine: l’atleta sa effettuare i movimenti, alcuni anche in maniera ottima, ma ha bisogno ancora di apprendere meglio come utilizzarli in tutte le possibili situazioni; • coordinazione avanzata: l’atleta è padrone dell’esecuzione dei movimenti, ha conseguito un’ottima abilità tecnica. L’allenatore deve essere sensibile a tutti questi aspetti. Avere il polso costante della situazione. Avere il giusto feedback, conoscere le varie situazioni di ogni singolo atleta, parlare con loro per appianare dissapori, soprattutto se dio ordine tecnico\sportivo inerente l’ambiente. Il talento influisce molto sull’apprendimento, sia in termini positivi che negativi. Positivamente, quando un atleta ha qualcosa di innato che gli permette di imparare, apprendere meglio, più facilmente, più velocemente i movimenti che gli vengono insegnati. In questo gioca molto anche l’attitudine mentale ad essere umili. Senza un adeguato insegnamento anche l’atleta più talentuoso finirà con per non raggiungere quella maturità che le sue potenzialità gli permetterebbero. Negativamente, quando un atleta ha facilità nel fare le cose, ne ha consapevolezza, e proprio per questo motivo, non si impegna nel giusto modo; l’allenatore deve trovare il modo di far nascere gli stimoli per far capire quanto importante sia che l’apprendimento viene anche a seguito di un continuo lavoro un palestra. L’apprendimento può essere anche una questione di maturità fisica: non si possono chiedere ad atleti molto giovani di compiere movimenti non adeguati alla propria condizione fisica, magari per carenze muscolari, tipico degli adolescenti nel periodo di sviluppo. L’allenatore visto quale insegnante ha come compito quello di far apprendere, di insegnare ai propri allievi. Questo è un aspetto all’interno di una gestione corretta dei rapporti che egli stesso deve avere nei confronti di: • giocatori (tutti); • genitori (nel caso di atleti giovani, giovanissimi); 71


• società; • colleghi. Un allenatore è al servizio della società per cui opera e ne deve condividere gli obiettivi e la filosofia di vita, rischia altrimenti di essere un “pesce fuor d’acqua”. Ciò non vuol dire sminuirsi, o, peggio, tentare di essere la fotocopia di qualcun altro. Imparare da tutti, atleti compresi, ma personalizzare le proprie competenze. Essere se stessi, dare un imprinting personale a tutto ciò che si fa. Un elemento importante è la collaborazione con tutto lo staff tecnico. Nel caso di società con squadre ai più diversi livelli, è cosa buona che le squadre giochino in maniera analoga, pur con il rispetto della differenza di età delle varie squadra, e, inevitabilmente, con la differenza di qualità tecnico\tattiche. In questo modo si creano giocatori versatili, capaci, cioè, di accettare e i poter giocare con gruppi diversi. L’allenatore deve insegnare agli atleti come essere autonomi, ma saper far loro gestire questa autonomia. Nel caso di giocatori giovani dotati, l’esperienza con gruppi di età maggiore può servire a far capire come determinati adattare alcuni movimenti: in alcune situazioni si possono effettuare, in altre no!.

Modulo 10 ASPETTI PSICOLOGICI - Allenare significa innanzitutto insegnare qualcosa. Questo principio primo è indipendente dalla disciplina che si vuole insegnare; quindi si può tranquillamente applicare alla funzione di allenatore di una disciplina sportiva. Al fine di esplicare la funzione di allenatore occorre avere diverse competenze oltre a quelle più squisitamente tecniche: • competenze pedagogiche; • competenze gestionali. Le competenze pedagogiche dell’allenatore devono essere atte a: 1. riconoscere, sostenere e sviluppare le motivazioni degli allievi; 2. comunicare efficacemente con gli atleti; 3. osservare gli atleti in allenamento ed in gara. Quelle gestionali invece, devono permettere all’allenatore di: 1. gestire il rapporto allenatore - allievo 2. gestire i rapporti con gli altri attori del sistema (staff, dirigenti, etc.) 3. gestire il rapporto con i genitori Inoltre l’allenatore deve conoscere: • il processo dell’apprendimento; • la dimensione etica dello sport. Si è già detto che un allenatore deve avere competenze tali da: sapere: quando un allenatore entra in campo deve essere consapevole di avere le adeguate competenze, non solo tecniche; occorre conoscere la disciplina che si vuole insegnare: non si insegna se non si conosce. La conoscenza della disciplina implica non solo la conoscenza delle basi tecniche, ma avere anche padronanza di altri strumenti, in primo luogo quello della comunicazione. Nel fare l’allenatore, occorre sapersi relazionare, pur nella consapevolezza del proprio ruolo. saper fare: oltre a conoscere, oltre ad avere le basi tecniche della disciplina che si vuole insegnare, occorre che l’allenatore sappia fare, sappia, cioè, saper applicare ciò che si conosce. Tutto ciò che attiene l’allenamento, la programmazione, l’organizzazione, l’osservazione, la valutazione degli allenamenti rientra in questo principio. saper far fare: l’allenatore deve essere in grado di saper far fare ad un gruppo di atleti cosa si prefigge di insegnare. saper essere: il ruolo, il compito, gli obiettivi che un allenatore si prefigge devono andare a braccetto con la consapevolezza di ciò che si è come persona, non solo dal punto di vista prettamente tecnico, ma umano a 360°, soprattutto quando l’allenatore svolge la propria attività con atleti molto giovani. L’allenatore assume un ruolo importante in questi casi, una figura che si affianca ad altre di assoluta (forse maggiore) importanza che sussistono nella vita dei giovani atleti: genitori, familiari, insegnati scolastici, etc. Insegnare è un compito complesso perché rivolto ad allievi con caratteristiche individuali, simili ma uniche! Non bisogna però incorrere nell’errore di considerare l’insegnante, l’allenatore come il centro di questo processo complesso; è l’allievo ad essere al centro del processo dell’insegnamento. 72


Il soggetto, l’attore del processo è chi riceve l’insegnamento, non chi lo “produce”, è sull’allievo che si devono concentrare gli sforzi di chi insegna. Nel caso di insegnamento di discipline sportive, il fulcro del processo è l’atleta! Per il fatto banale, se vogliamo, che gli atleti sono differenti l’uno dall’altro, ed in ciò non si ha alcuna distinzione con alcuna disciplina, anche il loro apprendimento sarà diverso; l’apprendimento è un processo complesso perché complesso è l’attore che deve ricevere l’insegnamento. Le differenze riguardano sfere differenti del sistema atleta: capacità motorie, fisiche, atletiche, tecniche, psicologiche, comportamentali, etc. Queste differenze devono essere sempre costantemente monitorate dall’allenatore. Nel farlo, egli deve considerare che i modelli prestazionali, cioè le capacità di ogni singolo atleta di apprendere, sono legate alla disciplina che si insegna, all’ambiente dove si opera, agli obiettivi della società in cui si opera. È opportuno verificare subito quali sono gli obiettivi della società in cui si opera, soprattutto nel caso in cui si deve operare con atleti giovani. Infatti, differente è l’approccio che si attua nei confronti di ogni atleta nel caso in cui la società spinga fortemente verso l’agonismo, rispetto ad una società in cui si pratichi lo sport allargato a tutti senza spingersi fortemente verso l’agonismo (scuola del basket). In questi casi è bene chiarire subito con i genitori prima, e con gli atleti dopo quali sono gli obiettivi della società e del gruppo. L’allenatore deve informare tempestivamente se effettuerà una selezione massiccia votata all’agonismo, rispetto ad una situazione in cui si opera al fine di far giocare tutti gli atleti a disposizione. Poi sta al singolo atleta, ai genitori decidere se è opportuno che si rimanga in quel gruppo, in quella società oppure è più opportuno cercare una soluzione alternativa. L’individuo è fisiologicamente nato per apprendere, anche se il processo è legato da fattori personalissimi: motivazioni, contesti sociali e familiari, etc. Tutto nasce dalla necessità di soddisfare dei bisogni. Oltre ai bisogni primari che bisogna soddisfare per vivere, esistono una serie di bisogni secondari, quali appunto fare sport, che devono\possono essere soddisfatti. Il fare sport nasce dalla necessità di soddisfare un qualche bisogno. Occorre interrogarsi su quale bisogno effettivamente si soddisfa, se lo sport è scelto dall’individuo in tutta libertà, oppure se è imposto. Una volta che si inizia un’attività sportiva, viene soddisfatto un bisogno; poi occorre verificare se sussistono ancora altri bisogni da soddisfare al fine di indurre l’atleta a non abbandonare la disciplina intrapresa. La possibilità che un atleta non abbandoni dipende molto dalle motivazioni che l’atleta trova in se per continuare. In questo l’allenatore gioca un ruolo fondamentale, deve “solleticare” queste motivazioni, far sì che l’atleta trovi sempre un ambiente per lui confortevole, interessante, in sintesi stimolante. Ci sono molte figure che possono essere legate all’allenatore: • Addestratore • Biomeccanico\chinesiologo • Amico, confidente • Padre, guida, educatore, portatore di principi • Psicologo • Insegnante, maestro • Preparatore fisico • Medico\terapeuta • Tecnologo • Progettista e manager di progetti e sistemi di documentazione • Intrattenitore, animatore • Organizzatore di eventi e attività • Veicolo di immagine ed operatore marketing Non tutte queste figure sono consone al proprio modo di essere. Ognuno deve trovare e considerare proprie alcune di queste figure. Non è possibile che ognuno possa considerare proprie tutte queste figure, alcune sono in netta, o parziale contraddizione tra loro. Un altro ambito complesso con cui un allenatore si trova a convivere è quello della gestione dei rapporti interpersonali. In particolare se l’attività viene svolta con allievi giovani, è maggiormente presente la necessità di relazionarsi con i genitori i quali possono, purtroppo molto più spesso del necessario, influenzare in modo non positivo il rapporto relazionale con l’allenatore. I casi in cui si innestano condizioni sfavorevoli li possiamo così elencare: • disinteresse, sotto investimento: il ragazzo non è seguito durante le fasi tecniche, i genitori non presenziano le gare, l’atleta non trova i propri genitori a rincuorarlo dopo una sconfitta o a fargli i complimenti dopo una vittoria; 73


• onnipresenza: è esattamente il caso opposto, la presenza dei genitori è fin troppo “presente”, asfissiante; • attività familiari troppo incentrate nello sport: il giovane atleta vive in una famiglia in cui lo sport è troppo presente, aumenta il livello di attesa da parte dei genitori che non fanno vivere lo sport con tranquillità, vengono esercitate troppe pressioni, troppi paragoni all’interno ma anche all’esterno della famiglia; • valori antisportivi: pur di raggiungere la vittoria, non si considerano valide le regole sportive di rispetto e di competizione sana; • proiezioni dei desideri e motivazioni proprie: i genitori proiettano sui figli i propri desideri, le proprie motivazioni, non è un caso che la scelta dello sport fatta dai genitori spesso si tramuta in un abbandono perché il figlio non ha la stessa motivazione del\dei genitori; • mancanza di ambizioni o ambizioni smisurate: riassume elementi già presentati, i genitori riversano sul figlio anche proprie frustrazioni, magari per non essere riusciti a raggiungere livelli sportivi prefissati, e normalmente si da la colpa ad un qualche infortunio, vero o presunto che sia, ad un tecnico, o comunque a scusanti più o meno veritiere; • frustrazioni all’indipendenza dell’allievo: è possibile quando i genitori hanno paura della possibilità che il proprio figlio diventi troppo “autonomo”! (ricordiamo che uno degli obiettivi dello sport è quello di creare atleti autonomi, capaci cioè di prendere decisioni in perfetta autonomia, di pensare da soli, estremizzando questo concetto, il genitore può arrivare a considerarlo negativo per la crescita del proprio figlio); • accuse, colpevolizzazioni dette con sarcasmo: il tono di disprezzo usato nuoce all’autostima che il ragazzo deve avere per trovare le proprie motivazioni e continuare nelle disciplina sportiva; • analisi negative a fine gara: il figlio viene “investito” da una serie di critiche solo negative a fine gara su movimenti errati, errori di vario genere; • comportamenti perturbativi durante la gara: i genitori hanno atteggiamenti offensivi, di minaccia nei confronti degli arbitri, dei giocatori avversari, sovvertendo quel set di regole comportamentali che lo staff tecnico si prodiga ad insegnare agli allievi, rispetto degli avversari, degli arbitri, etc; • interferenze con il ruolo dell’allenatore: è in parte assimilabile alla onnipresenza, il genitore si “intromette” nelle discussioni tecniche, si spinge oltre, il ragazzo può confondere i ruoli e non accettare più gli insegnamenti perché “mia padre dice…”. Tutti questi aspetti possono presentarsi anche in combinazione tra loro, l’allenatore deve saper fronteggiare queste situazioni e porre un freno laddove le difficoltà di relazioni diventino problematiche. Il compito professionale, indipendentemente dal livello della società in cui l’allenatore opera, è quello di uniformarsi alle direttive, obiettivi della società. Non si può operare spingendo fortemente nell’agonismo all’interno di una società che punta alla pallacanestro quale veicolo di aggregazione: giocano tutti, non si fanno selezioni; vale anche il viceversa. È evidente che i due aspetti non si trovano, non collimano. Questo riguarda qualsiasi attività in seno alla società. Una volta stabilito l’obiettivo societario, e garantita la collaborazione con tutti i rappresentanti dello staff tecnico, l’allenatore viene chiamata ad esprimere le proprie competenze tecniche. A queste, se ne affiancano altre di natura differente dal campo tecnico; l’allenatore dovrà essere in grado di: • motivare • comunicare; • programmare; • osservare; • valutare. Abbiamo già descritto che le motivazioni sono essenziali per procedere nell’attività sportiva. Possono essere di tipo differente: un atleta continua perché si diverte, perché gli piace far parte proprio di quel gruppo, magari non è tanto interessato all’aspetto agonistico. Qualcun altro è invece spinto solo dalla propria convinzione di poter accrescere le proprie capacità tecnica, magari per una carriera professionale al di là del mero divertimento. Qualsiasi sia no le motivazioni, l’allenatore deve foraggiarle, senza creare illusioni, ma neanche infrangere i sogni di un atleta. La comunicazione diventa strumento di insegnamento, si comunica non solo verbalmente ma anche con i gesti, anche con il proprio comportamento. La questione merita una maggiore enfasi. La programmazione richiama il concetto secondo cui l’allenatore dovendo lavorare per obiettivi è chiamato ad individuare tutte le fasi propedeutiche per ottenere l’obiettivo societario accordato. La programmazione significa quindi progettare un piano di allenamento che sia a lungo periodo, 74


semestrale, a medio periodo, mensile\trimestrale, breve periodo, settimanale, brevissimo periodo, giornaliero. Non si può improvvisare, non si può arrivare ad un allenamento senza avere idea di cosa fare ed improvvisare sul campo. I programmi poi devono essere monitorati, modificati in funzione del raggiungimento o meno dei livelli previsti. Questo lo si può fare attraverso due elementi. Il primo è l’osservazione, in campo per ciò che concerne gli aspetti tecnici, fuori per quelli che riguardano gli aspetti di affiliazione. Osservare se esistono i progressi che ci si aspettava, se sono superiori o inferiori. In entrambi i casi occorre sapere rimodulare il proprio piano di allenamento, soprattutto per il periodo medio. I progressi possono essere tenuti sotto controllo attraverso schede di valutazione, valgono anche per temi più prettamente psicologici. Un atleta che non esterni la propria affiliazione, dopo un certo periodo può manifestare questo piacere al gruppo. Si è già visto che la pratica sportiva nasce dal bisogno di soddisfare un bisogno secondario. Questo può essere di diversa natura: • divertimento: l’atleta inizia un’attività con il solo scopo di divertirsi, non si preoccupa più di tanto di accrescere le proprie competenze tecniche; • competenze: l’atleta vuole migliorarsi, vuole diventare sempre più abile tecnicamente, ha forti motivazioni ad emergere; • affiliazione: all’atleta interessa far parte di quel gruppo, indipendentemente se è un leader oppure no, possibilmente non ha neanche motivazioni di accrescimento tecnico. Quando vengono progettati gli allenamenti, un allenatore si deve preoccupare delle caratteristiche dell’intero gruppo a sua disposizione. È un compito arduo se i singoli componenti del gruppo hanno un livello eterogeneo tra loro. Si può far riferimento ad un grafico, in cui si mostrano due indicatori, l’abilità e la sfida:

per un atleta con basse abilità (competenze specifiche della disciplina sportiva), se il livello di sfida (difficoltà dell’esercizio) è troppo alto, si ingenera un processo di ansia difficile da sostenere, viceversa se un atleta ha un alta abilità e si trova ad affrontare esercizi con un basso tono di sfida, è predisposto alla noia. Occorre far sì che il livello tecnico sia sempre intermedio dagli estremi. È un problema da risolvere considerando i singoli atleti che però fanno parte di un unico gruppo. La Comunicazione - Precedentemente abbiamo approcciato il problema dell’allenatore quale comunicatore. La comunicazione è una dote che sebbene potenzialmente innata, va in qualche modo acquisita. In questa esemplificazione fa gioco l’esperienza. Si può diventare buoni comunicatori espletando le proprie attività e nel tempo acquisire nuove competenze, osservando il proprio modo di comunicare ed i risultati che si raggiungono con il modo di comunicare di altri. È sempre un processo dinamico, si impara solo se si continua ad acquisire competenze. Un errore comune è quello di ritenere che la comunicazione sia dettata dall’eloquenza. Una persona, un allenatore che abbia un linguaggio corretto, forbito si potrebbe dire, non è detto che sia un buon comunicatore, che sappia comunicare qualcosa a qualcuno. Basti pensare alla gestualità, alla mimica facciale, tutti elementi di comunicazione che sia adottano senza emettere una sillaba. Oltre a saper dire, ad utilizzare un linguaggio corretto e diretto, bisogna soffermarsi su un altro dei pilastri della comunicazione: si comunica verso qualcun altro diverso da chi parla. Chi riceve la comunicazione effettua un filtro alla comunicazione stessa. La traduce in elementi per se stesso. Il processo è tale per cui il messaggio che è partito può arrivare distorto in qualche parte, quello che il comunicatore voleva, aveva intenzione di dire, è arrivato fatalmente distorto, privo dell’efficacia che era nelle intenzioni di chi ha inviato il messaggio stesso. Ci sarebbero diversi motiv da indagare, ma uno fra tutti è quello della gestualità che 75


accompagna la comunicazione verbale. La mimica facciale è un altro motivo. Un altro ancora è il modo di gestire tutto il resto del corpo. Alcuni esempi sono maggiormente esaurienti: se un atleta si rivolge ad un allenatore chiedendo una qualche spiegazione e l’allenatore da la propria spiegazione parlando ineccepibilmente, ma voltando le spalle al ragazzo, oppure mimando un gesto di “seccatura”, oppure accompagnando la spiegazione con frasi del tipo “quante volte te lo devo dire”, o altro, in questi casi non si fa una buona comunicazione, il messaggio che arriva è che il ragazzo è uno scocciatore, una seccatura. Non un grande esempio di comunicazione. È da ricordare come la comunicazione non verbale trasmette più facilmente sentimenti, affetti. Basti pensare a quanti cenni con la testa, con la faccia possono dire più complimenti di molte parole, quante pacche sulle spalle hanno significato più di discorsi interi. Sussistono alcune regole di comunicazione didattica da seguire, il messaggio deve essere: • diretto e chiaro: troppi giri di parole fanno perdere efficacia; • specifico: inutile effettuare preamboli con esempi e altro che non siano propri del campo relativo; • adatto alle capacità di interpretare: il lessico deve essere chiaro, se l’allenatore ha a che fare con bambini, bisogna esemplificare, non si può utilizzare lo stesso linguaggio che si utilizzerebbe con studenti universitari; • non contraddittorio rispetto a messaggi precedenti: generano insicurezza negli atleti, generano confusione, se sussiste una contraddizione va spiegata, in modo che l’atleta comprenda che in una certa situazione va fatta una cosa, un movimento, in una situazione analoga ma diversa per certi versi, va fatto qualcos’altro; • ridondante senza essere monotono: ripetere le cose se necessario, senza per tediare, portare alla noia gli atleti. Così come ci sono delle regole da rispettate, esistono degli elementi che invece ostacolano una buona comunicazione: • far valere il proprio ruolo\status: tipica è la situazione in cui l’allenatore si rivolge dicendo “ stai zitto!” oppure “è così perché lo dico io”; • parlare sopra un altro • sollecitare soluzioni affrettate: “dai dimmi quello che devi dirmi” • utilizzare etichettamenti • rigettare responsabilità • negare sentimenti altrui • contraddire per principio • rimproverare L’Apprendimento Il processo dell’apprendimento è complesso sotto vari punti di vista. • Cosa vuol dire apprendere: modificare il proprio comportamento sulla base di ciò che è stato insegnato; • Cosa si apprende: dipende dal modo in cui l’insegnamento viene “ comunicato”, da cosa viene comunicato, dalle motivazioni che stanno alla base dell’interesse a ciò che viene insegnato; • Non tutti apprendono allo stesso modo: il grado o la capacità di apprendimento è fortemente soggettivo, dipende dall’individuo, e viene influenzato dalle caratteristiche tecniche di base, dal livello di capacità motoria (condizioni antropomorfe), dal livello motivazionale, etc; • Fino a quando si può apprendere: teoricamente non esistono limiti, nel caso di discipline sportive, si può continuare ad apprendere anche oltre i 10\12 anni dall’inizio dell’attività sportiva, ma non è un dato scientifico. Le Fasi dell’apprendimento - L’apprendimento è un processo dinamico senza separazioni precise. Gli studiosi sono comunque concordi nel definire il manifestarsi di tre fasi attraverso le quali si manifesta l’apprendimento di una abilità: • fase di coordinazione grezza; • fase di coordinazione fine; • fase di disponibilità variabile (coordinazione avanzata, maestria) La fase della coordinazione grezza può dirsi raggiunta quando: • l’aspetto esterno del movimento corrisponde nei tratti generali alla tecnica richiesta, ma viene eseguito solo in condizioni favorevoli (ad es. l’atleta ha compreso la tecnica del tiro in terzo tempo, ma la effettua solo in allenamento, mai in partita); • il ritmo complessivo del gesto è stato compreso, ma le contrazioni e le decontrazioni muscolari non si succedono in scansione cronologica adeguata (scarsa capacità a sincronizzare tutte le fase del moto muscolare); 76


• la forza è usata in modo inappropriato (normalmente si eccede nell’uso della forza, perché i movimenti no sono eseguiti correttamente); • la fluidità dell’esecuzione è insufficiente vi sono momenti di stasi fra preparazione ed esecuzione tecnica; • l’ampiezza dei movimenti è scarsa o comunque inadeguata, diseconomia del movimento; • i movimenti parziali non sono ancora correttamente coordinati fra loro; • i segmenti distali non sono controllati; • la precisione e la costanza del movimento sono ancora poco sviluppate. Il corretto processo di apprendimento necessità di una continua esercitazione sui movimenti oggetto della disciplina sportiva. Questa continua esercitazione porta il singola allievo a migliorarsi fino ad arrivare alla seconda fase di apprendimento (coordinazione fine), sebbene, occorre ricordarlo, non vi è un salto da una condizione all’altra, ma una costante evoluzione. La fase della coordinazione fine può dirsi raggiunta quando: • l’immagine esterna del movimento è caratterizzata da un decorso armonioso del gesto; • la tecnica è aderente al modello richiesto, il movimento è eseguito quasi senza errori, il livello della prestazione è buono; • la struttura dinamica è corretta, vi è un’esatta successione temporale di contrazioni e decontrazioni; • un buon livello di fluidità caratterizza il gesto anche nei momenti di inversione del movimento; • l’ampiezza dei movimenti è adeguata; • la forza è usata in maniera corretta, scompaiono movimenti sinergici inutili, il gesto è più economico; • i movimenti parziali presentano un più elevato grado di coordinazione; • periodi di stasi nell’apprendimento possono essere seguiti da rapidi miglioramenti; • precisione e costanza nell’esecuzione caratterizzano il movimento. L’ultima fase del percorso di apprendimento è quella della stabilizzazione della coordinazione fine e sviluppo della disponibilità variabile. In questo casi si assiste ai seguenti fatti: • l’aspetto esterno dell’esecuzione motoria è molto simile a quello della fase precedente; • la padronanza del gesto è elevatissima; • i movimenti parziali sono estremamente coordinati in ogni parte del movimento; • i movimenti sono precisi ed “economici”, con il minimo indispensabile di dispendio di forza, non si eccede in movimenti inutili all’economia del gesto nel suo complesso; • adattamento a condizioni diverse ed improvvise, con elevati livelli di prestazione; • sensazione di piacere legata alla consapevolezza del controllo completo del movimento. Quest’ultimo aspetto è rilevante, l’atleta che arrivi ad ottenere questo livello di apprendimento, riesce a valutare quanto il proprio gesto sia efficace, ma soprattutto riesce a controllare il movimento in tutte i suoi elementi organici traendone una sensazione di piacere. Tutte le fasi che abbiamo visto, evidenziano un percorso di apprendimento; il percorso di apprendimento però è basato su alcuni elementi ed essenziali: • tempo di impegno motorio • clima positivo • informazioni frequenti e di buona qualità • organizzazione del lavoro • motivazioni Di seguito un grafico che mostra le varie fasi possibili del processo di apprendimento

La Preparazione Fisica: La preparazione fisica è oggigiorno una materia di complemento all’insegnamento della tecnica di una disciplina sportiva. La sempre maggiore conoscenza, gli studi sempre più mirati ad ogni singola disciplina hanno permesso di sviluppare teorie specifiche per la preparazione fisica nel gioco della pallacanestro. Tutto ruota sulla definizione di allenamento: “l’insieme degli interventi e stimoli di tipo fisico e psicologico 77


finalizzati al miglioramento di una prestazione”. L’allenamento deve quindi essere propedeutico all’ accrescimento tecnico del singolo atleta. Se l’atleta migliora il proprio fisico potrà maggiormente rispondere all’accrescimento tecnico che gli viene richiesto; basti pensare a quanti movimenti sono preclusi se l’atleta non è fisicamente pronto a dominare il movimento stesso. Il miglioramento avviene tramite le continue esercitazioni, l’allenamento deve essere continuato nel tempo. La proposta delle esercitazioni e dei carichi di lavoro deve sempre tener conto dei soggetti che alleniamo; volendo elencare alcune delle caratteristiche cui fare sempre riferimento, potremo dire di prestare attenzione a queste: • età, differenziare il lavoro in funzione dell’età, atleti troppo giovani hanno bisogno di esercizi del tutto differenti rispetto agli adulti o atleti meno giovani; • livello tecnico, soprattutto nel caso di livello agonistico basso, i carichi saranno notevolmente meno accentuati rispetto ad una squadra di alto livello; • aspetti morfologici, il peso, la struttura fisica del singolo atleta, il sesso, la maturazione fisica; • impegni, prestare attenzione soprattutto nel caso in cui si alleni una squadra di atleti adulti, l’operaio che si allena per divertimento due\tre volte la settimana, non può “accettare” sedute particolarmente gravose dopo una giornata di lavoro intenso; • estrazione sociale,; • abitudini, in un gruppo ci saranno sempre gli atleti disposti a lavorare di più altri di meno. Un altro indice di riferimento è dato dalla capacità di carico, ovvero la capacità di sostenere uno lavoro fisico per un tempo determinato ed essere poi in grado di ripristinare le energie. I parametri del carico sono: • Intensità, indice della qualità dello sforzo che si compie; • Volume, indice della quantità di sforzo reiterato; • Densità, rapporto tra durata e recupero; • Progressività, l’aumento del carico di lavoro; • Continuità, la continuità misurata nel tempo, nell’arco di una stagione, per esempio. Il tipo, la qualità, la possibilità di effettuare un certo numero di esercizi di allenamento dipende da fattori esterni, più in particolare da aspetti logistici. La seduta di allenamento non potrà essere avulsa dal contesto in cui si può operare: • Spazi, che tipo di palestra\campo si ha a disposizione; • Attrezzature, quali attrezzature esistono; • Tempi, quanto tempo può durare l’allenamento. La storia della preparazione fisica nel basket è di gran lunga più giovane rispetto allo sport stesso. Si inizia a parlarne intorno agli anni ’70-’80 con l’influsso delle scuole dello sport dell’est europeo. Nasce la preparazione atletica, a quei tempi l’incarico era svolto da allenatori provenienti dall’ambito dell’atletica leggera. Questo generava un problema di metodologia: il giocatore di pallacanestro non esegue i movimenti come un corridore, una saltatore o altro. Le peculiarità sono altre. Negli anni ‘80-’90 si assiste all’avvento dei body builder, il giocatore deve essere più “forte”, ma la massa muscolare aumentata va a scapito della velocità di esecuzione del movimento muscolare. Secondo errore di interpretazione. Oggi si assiste alla scoperta della specificità e dell’atleta morfofunzionale: la preparazione fisica si adatta al tipo di movimenti che l’atleta esegue nella pratica del proprio sport. Non si generalizza, il punto di discussione viene portato verso la morfofunzionalità, attraverso adattamenti specifici allo sport praticato: • Antropometrici e strutturali • Biomeccanici • Fisiologici La teoria moderna sulla preparazione fisica si concentra nel trovare risposta a due domande chiave: • Quali caratteristiche funzionali sono coinvolte? • Quale il contributo dei singoli fattori implicati nella performance? In sintesi, si è improntato il discorso verso il cosiddetto Match Analysis, analisi del match. Si guarda ad analizzare quali siano le caratteristiche presenti durante le varie fasi di gioco di una partita: modello prestazionale del Basket. Attraverso l’analisi delle caratteristiche del gioco in una partita di basket, si effettua uno studio mirato e si cerca di provvedere a sviluppare quella parte maggiormente coinvolta nel gioco. Uno studio apposito venne effettuato intorno al 2000, da questo studio emerse che la frequenza cardiaca 78


media è dell’89% di quella massima. Questo indicatore ci dimostra come lo sforzo che viene effettuato sia molto intenso. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che esiste un rapporto tra fasi di gioco e recuperi di circa 1:1. Fattori della prestazione: • per il 73% del tempo si gioca senza pause fino a 60” • il 78% delle pause dura 60” di cui il 30% sotto i 20” Analizzando ancora le fasi di una partita, si è calcolato dalle 800 alle 1200 accelerazioni decelerazioni medie nell’arco di una partita. Questi indicatori hanno dimostrato che il gioco della pallacanestro è un gioco molto frazionato, in cui le fasi di gioco sono molto intense, lo sforzo è sempre molto alto. A queste fasi molto attive ne susseguono altre di recupero di pari entità (si pensi ai tempi di recupero durante i tiri liberi, o le rimesse o i minuti di sospensione). La preparazione fisica deve mirare ad allenare (condizionare) il sistema energetico più confacente allo sport praticato. I sistemi energetici presenti durante le fasi di gioco sono 3: 1. aerobico 2. anaerobico alattacido 3. anaerobico lattacido Il terzo (anaerobico lattacido) è quello meno utilizzato, i primi due sono quelli maggiormente presenti nei giocatori di pallacanestro. È bene chiarire che, comunque, tutti e tre i sistemi sono presenti, solo che lavorano in percentuale differente in ogni momento della fase di gioco. Il sistema aerobico ha due componenti: • glicidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente carboidrati. È usato negli sforzi intensi in cui comunque si raggiunge un certo equilibrio. • lipidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente lipidi (grassi). È usato in sforzi di modesta intensità. Caratteristiche del sistema energetico aerobico: • Potenza: Bassa • Capacità: Alta • Latenza: 2’-3' • Ristoro: Molto lungo (36-48 ore) Sistema energetico anaerobico alattacido: si produce energia in assenza di ossigeno, utilizzando processi molto rapidi, ma che non possono durare a lungo (6”-7” max). Viene usato per scatti, salti, arresti, accelerazioni… Caratteristiche del sistema anaerobico alattacido: • Potenza: Elevata • Capacità: Molto bassa • Latenza: Minima (1”) • Ristoro: Rapido Sistema energetico anaerobico lattacido: si produce energia in assenza di ossigeno. Viene usato negli sforzi brevi, ma sufficientemente lunghi da produrre un affanno nella respirazione. Si arriva a una situazione di crisi (dovuta all'accumulo di lattato nel sangue) che costringe il soggetto a diminuire la velocità per ritornare in equilibrio. Caratteristiche del sistema anaerobico lattacido: • Potenza: Alta • Capacità: Medio-alta • Latenza: Bassa (15”-30”) • Ristoro: Medio In genere, nella pallacanestro, si dovrebbero preferire esercizi che utilizzano maggiormente i sistemi energetici aerobici e anaerobici alattacidi, proprio per le caratteristiche di frazionarietà ed alto sforzo. L’organizzazione dell’allenamento dovrebbero individuare dapprima gli obiettivi, in base a questi scegliere: • contenuti, esercizi più adatti alla squadra ma anche ai singoli; • mezzi e strumenti, da ricordare che questi sono in funzione di quelli che si hanno a disposizione; • organizzazione dei tempi. La strutturazione di un allenamento prevede tre fasi principali: 79


1. attivazione; 2. parte centrale; 3. disattivazione o defaticamento. L’attivazione è la fase iniziale dell’allenamento. Dovrebbe avere una durata compresa tra 8’ e 10’ ed è propedeutica al lavoro centrale. In molti casi ed in funzione del tipo di esercizi effettuati va fortemente considerata quale forma di prevenzione dei traumi. Si possono effettuare esercizi sia in forma individuale che collettiva. Nel caso di attività con atleti in cattiva forma e\o ad inizio di stagione sarebbe opportuno dialogare con gli atleti per saggiare il loro stato di forma. Si possono utilizzare anche strumenti quali: • Elastici; • Superfici instabili; • Segna campo; • Line step. La prevenzione dei traumi riguarda soprattutto il potenziamento delle fasce muscolari a servizio delle articolazioni (caviglia, ginocchia, spalle, anche). I movimenti tipici della pallacanestro mostrano una forte sollecitazione alle articolazioni fuori equilibrio. Si veda la figura sottostante. Gli esercizi dovrebbero prevedere il potenziamento di queste fasce muscolari, l’aumento delle escursioni articolari, in questo modo si possono sopportare carichi più alti, si aumenta il range articolare. Un altro potenziamento è quello riguardanti la gestione del disequilibrio, ovvero la capacità di controllare una posizione di non equilibrio, di controllare una posizione in cui l’equilibrio entra in crisi. Quando si riesce a potenziare i muscoli stabilizzatori riuscendo a mantenere le articolazioni in linea, si riesce a: • ridurre il rischio di traumi • permettere di esprimere potenza e quindi accelerazione Esercizi per la stabilizzazione del CORE, la figura seguente mostra come allenare una parte per lo più dimenticata, quella addominale sia frontale, dorsale che laterale: Altri esercizi fondamentali sono quelli che vanno sotto il nome di: Skip and Stick, salta ed incolla. Sono esercizi rivolti alla: • Gestione del disequilibrio in forma dinamica su superficie stabile; • Rinforzo degli stabilizzatori. Si possono effettuare con o senza l’associazione con gesti tecnici (utilizzo del pallone) e rapidità dei piedi. Tutti questi esercizi servono per aumentare la possibilità, la capacità di un atleta a rientrare nella posizione fondamentale quando si opera in equilibrio precario o disequilibrio. La posizione fondamentale del giocatore prevede: • Piedi : leggermente extra ruotati e distanti quanto la larghezza delle spalle • Ginocchia: semi piegate sulla proiezione dei piedi • Bacino: basso e fissato dalla curva lombare • Spalle: leggermente in avanti non oltre i piedi e scapole addotte Un giocatore di pallacanestro tende ad avere in campo un equilibrio mutevole, cioè modifica la propria posizione di equilibrio a scapito di un disequilibrio continuo sono tipici per esempio nel cado di: • Tiro • Partenza • Difesa (scivolamenti) • Arresti Il condizionamento allora prevedrà esercizi per: • Mantenimento della posizione non in forma statica ma dinamica • Gestione del disequilibrio Per le esercitazioni si possono utilizzare superfici instabili in appoggio monopodalico (su un solo piede) o bipodalico (su entrambi i piedi), si tratta di dischi che non garantiscono alcun equilibrio (disk-feet), l’atleta dovrà pertanto eseguire l’esercizio cercando di mantenersi in equilibrio ed in posizione fondamentale. L’attivazione preparatoria all’attività centrale dell’allenamento può consistere in: • Spostamenti avanti, dietro e laterali • Cambi di velocità (Accelerazioni – decelerazioni) • Cambi di direzione • Salti 80


• Arresti • Torsioni • Scivolamenti Si possono effettuare singoli esercizi, o esercizi con movimenti susseguenti alternati. Il lavoro di condizionamento metabolico deve essere intervallato. Possiamo distinguere tre tipologie di esercizio intervallato: • Ripetute • Interval training • Intermittente La figura seguente ci mostra l’andamento delle frequenze cardiache nelle tre diverse tipologie. Occorre evidenziare che il tempo totale di allenamento metabolico dovrebbe essere circa il 20% del tempo totale di allenamento settimanale. Il lavoro da preferire è quello che indichiamo con intermittente. Di seguito gli indicatori parametrici che lo caratterizzano: • Numero giocatori coinvolti (1c0-5c5) • Durata della fase attiva (5”-20”) • Tempo di recupero (10”-30”) • Zona di svolgimento (metà campo o tutto campo) Un aspetto che è molto sentito per i giocatori è quello della capacità di effettuare salti ripetuti, tipiche delle situazioni da rimbalzo. Si tende ad effettuare balzi in continuità soprattutto con l’ausilio di panche o altro. In alcuni giocatori, soprattutto quelli alti o non dotati di buona muscolatura, questo tipo di esercizi può provocare eccessivi traumi alla schiena. In alcuni casi si possono evitare questo tipo di esercizi, ricorrendo ad esercizi per la rapidità dei piedi, caratterizzati da: • Alta intensità • Breve durata (max 6”- 8’’) • Recuperi completi (20”-25”) Come ausilio si possono utilizzare: • Line step (pezzi di gomma piuma dello spessore di 2\3 cm); • Percorsi con cinesini • Linee del campo Con l’utilizzo delle line step occorre sempre controllare lo spostamento orizzontale del centro di gravità che va tenuto sempre basso, il mantenimento di una posizione cestistica durante l’esecuzione (angoli, braccia e sguardo avanti) che deve essere sempre intensa. Occorre, anche, amplificare man mano la risposta motoria creando esercitazioni sempre più complesse ma in maniera graduale. Il preparatore fisico deve sempre tenere in mente quali siano i fattori che influenzano la prestazione, deve avere conoscenza di come gestire le informazioni che vengono riversate agli atleti; queste devono essere chiare ma non troppe. Inoltre deve sempre considerare che è preferibile concentrarsi sulla globalità del movimento piuttosto che sul singolo gesto. ESERCIZI svolti in campo Fase di attivazione: • corsa blanda con cambi di direzione su 3 angoli posti all’interno del campo di pallavolo; • alternanza corsa in avanti \ corsa indietro con cambi sugli angoli come esercizio precedente; • scivolamenti con cambio di guardia ai 3 angoli come esercizio precedente; • corsa blanda arresto e salto a rimbalzo sui 3 angoli; • corsa con torsione busto\gamba alternata sulla linea laterale; • esercizi con l’utilizzo dei dischi-feet per l’allenamento in condizioni di disequilibrio e prevenzione traumi; Condizionamento Metabolico, gli esercizi devono essere caratterizzati dall’intermittenza come si è visto, accompagnando i movimenti con l’utilizzo del pallone: • utilizzando le linee del campo, muovere i piedi velocemente da un lato e dall’altro per 5\6 metri; • alternare utilizzando linee laterali o trasversali, in modo che i movimenti siano avanti\dietro destra\sinistra; • utilizzo delle gabbie, l’atleta deve muovere velocemente i piedi all’interno della gabbia (si possono alternare gli spostamenti in avanti con quelli laterali o altro), alla fine del percorso i può aggiungere uno scatto verso il canestro opposto con passaggio e tiro a canestro; • altri esercizi utilizzando le line-step; • 5c5 difesa a uomo, si gioca tutto campo, la squadra che attacca deve effettuare almeno 10 passaggi, non 81


si può palleggiare, la squadra in difesa deve impedire e possibilmente recuperare il pallone; • in metà campo, 3c3 o 4c4 o 5c5, il giocatore con la palla deve passare ad un giocatore della squadra avversaria ostacolato da un altro, una volta passata la palla deve andare a difendere sul giocatore cui ha passato la palla; • atleti in riga sulla linea laterale del campo di pallavolo, corsa blanda verso la linea opposta, poi due o tre scatti verso la linea laterale opposta con movimenti di cambio di direzione, infine di passo verso la linea opposta, ripetere per 3 minuti circa; • posizione 5 cinesini sul cerchio della lunetta, ogni atleta deve effettuare un otto passando da uno all’altro dei cinesini, si può fare sia correndo, che scivolando. Fase di disattivazione, esercizi di natura posturale (si utilizza la forza di gravità per assecondare e distendere i muscoli): • sdraiati schiena a terra, allungare braccia e gambe il più possibile; • sdraiati schiena a terra, tenere le gambe incrociate al petto con le mani allargate a croce; • lo stesso ma tenendo una gamba incrociata, l’altra distesa a 45° circa; • sdraiati a terra, braccia allargate portare una gamba verso il braccio lato opposto, girare la testa verso il lato della gamba incrociata; • sdraiati schiena a terra, sollevare le gambe a squadra (possibilmente appoggiandosi ad un muro) • in piedi, portare le braccia dietro la schiena in basso, effettuare un piegamento dalla posizione fondamentale il più in baso possibile; • stessa posizione fondamentale braccia poste in alto, effettuare un abbassamento tentando di andare il più in basso possibile. Questi esercizi si possono effettuare senza scarpe, alla fine di questi esercizi si consiglia agli atleti di camminare sul campo alzandosi sulle punte del piedi senza forzare, serve per defaticare i muscoli della pianta del piede.

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Angri 2008 Antonio Petillo Modulo 1 OBBIETTIVI TECNICI - Gli obiettivi tecnici che ci si prefigge di raggiungere sono in funzione all’efficacia dei metodi e sistemi utilizzati per trasmettere ai giocatori le conoscenze dei fondamentali e la loro corretta applicazione pratica. Area del sapere - Gli strumenti - 1c1 situazione di gioco - Durante le fasi di insegnamento dei fondamentali l’attenzione si focalizza sulla comprensione degli strumenti da utilizzare per trasmettere le conoscenze dei fondamentali al fine di affrontare successivamente le diverse situazioni di gioco. Area del saper fare - Dimostrazione corretta dei fondamentali - Dopo aver compreso ed assimilato l’aspetto teorico dei fondamentali risulta necessario per affrontare il gioco nelle varie azioni agonistiche e applicare praticamente i fondamentali attraverso una dimostrazione che richiama l’attenzione sui movimenti corretti da adottare; in questa fase non bisogna preoccuparsi di “fare canestro” e quindi del risultato ultimo da raggiungere ma concentrarsi sul “mezzo” per raggiungerlo, sull’esatto movimento per... Per questo motivo è opportuno durante la dimostrazione eseguire i movimenti non velocemente al fine di concentrare il giocatore sulla correttezza del singolo gesto in equilibrio con tutto il corpo. Concetti di pallacanestro integrata - Tecnica/fisica/mentale - I concetti che devono essere divulgati abbracciano sia gli aspetti tecnici, fisici e mentali. Un insegnamento di un determinato concetto (es. tecnica) ha dei risvolti anche sugli altri aspetti (nell’es. fisici e mentali), per cui in un’ottica di integrazione dei tre aspetti cosa rilevante è migliorare e mantenere il loro equilibrio (tecnica/fisica/mentale) sia del singolo giocatore sia dell’intera squadra. Correzioni - L’allenatore deve porre la sua attenzione principale sulla correzione dell’errore commesso sul movimento per eseguire un fondamentale. Una volta che l’allenatore ripete lentamente il movimento corretto o lo spiega nuovamente a voce è opportuno osservare come il giocatore abbia assimilato, eventualmente con varie ripetizioni per fargli acquisire la padronanza e la massima coordinazione e scioltezza nel movimento. Obiettivi finali del giocatore - L’uso efficace degli strumenti applicativi sono orientati al raggiungimento dei seguenti obiettivi: - Insegnamento dei fondamentali individuali di base: necessarie premesse per affrontare ogni situazione di gioco successiva. - Giocatori autonomi e responsabili: non dimenticare che il “ricettore” di un insegnamento è il giocatore e pertanto bisogna inculcargli i fondamentali essenziali per renderli autonomi nei movimenti nello spazio del campo con i tempi adeguati e responsabili di fare delle scelte vantaggiose per sé e per la squadra in ordine sia al caso in cui si ha la palla e quindi decidere per un tiro, una penetrazione, un passaggio sia al caso in cui non si ha la palla e pertanto come muoversi senza di essa.

Modulo 2 BALL HANDLING - significa letteralmente “palla maneggiata”; il concetto è legato a come toccare la palla, come prenderla e avere confidenza con la stessa. Con il Ball Handling si prefiggono diversi obiettivi, quali: - Migliorare la capacità di padronanza della palla: migliorare e sviluppare le potenzialità di padroneggiare con la palla e di dominanza del pallone. - Favorire lo sviluppo delle capacità coordinative: l’Esecuzione di un esercizio di Ball Handling richiede lo sviluppo sia dell’area del corpo interessata per il singolo movimento sia di tutto il corpo; pertanto, bisogna eseguire un movimento curando la coordinazione completa del singolo movimento con l’intero corpo. - Favorire l’incremento delle abilità: con opportuni, mirati e ripetuti esercizi di “Ball Handling” si favorisce la trasformazione delle potenzialità nell’Esecuzione abile del movimento. - Aumentare la sicurezza del trattamento della palla: con il “Ball Handling”si raggiunge la piena sicurezza nel trattamento, nella cura del pallone (“sentire il pallone come parte integrante dei propri movimenti”). Lo scopo del coach è assistere ed addestrare i giocatori per incrementare e migliorare gli aspetti tecnici e tattici, le prestazioni fisiche e mentali per un maggior rendimento nel gioco. Pertanto, è necessario

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individuare le potenzialità dei singoli e trasformarli in abilità e competenze che possano comportare un maggior valore per sé e per la squadra. ESERCIZI - Attraverso lo svolgimento degli esercizi di “Ball Handling” si prefiggono degli obiettivi specifici: - Presa della palla: il corretto posizionamento delle mani sul pallone; - Sensibilità delle dita: sviluppo dei polpastrelli nel trattamento della palla; - Rapidità delle mani: come muovere velocemente le mani sulla palla; - Reattività: incremento della velocità e sviluppo della prontezza delle mani sulla palla. - Propedeuticità per i movimenti tecnici: gli esercizi di “Ball Handling” sono utilizzati frequentemente per il riscaldamento (prima di un allenamento o prima di una partita) perché la loro funzione è di essere dei “fondamentali dei fondamentali”; con questo concetto si vuole evidenziare la loro importanza come requisiti necessari per una corretta Esecuzione del successivo movimento fondamentale quale il passaggio, il tiro o il palleggio. Modalità di esecuzione - La modalità di Esecuzione degli esercizi può essere: Da fermi: si effettuano esercizi in modo progressivo intorno al corpo; avanti o indietro il corpo, sopra la testa o sotto le gambe. In movimento: con dei passi o correndo più o meno velocemente. Con palleggio (1 o 2 palloni): considerando gli obiettivi sopra esposti (presa, sensibilità, rapidità, reattività), con il palleggio si sviluppa la propedeuticità del “Ball Handling” a questo fondamentale. Individuale o a coppie: si introducono con tali esercizi gli elementi essenziali per l’Esecuzione di corretti tiri e passaggi; quindi esercizi propedeutici allo sviluppo di questi altri due fondamentali. Progressione didattica - Osservare la figura seguente.

Il metodo di insegnamento deve essere improntato sulla considerazione di questi concetti: - Dal facile al difficile: partire da esercizi facili per poi insegnare i più difficili; - Progressive difficoltà: le difficoltà negli esercizi devono essere affrontate progressivamente curando l’andamento del singolo giocatore nel contesto della squadra; con questo concetto si sottolinea l’importanza di passare al livello di difficoltà successivo quando tutti i giocatori sono stati capaci e abili nell’assimilare e superare la difficoltà dell’esercizio in corso di svolgimento (anche se è necessario fare un lavoro approfondito ad un determinato giocatore per porre l’attenzione su alcuni particolari omessi o sbagliati precedentemente). - Aumento della velocità di esecuzione: iniziando da una dimostrazione che cura non velocemente il particolare del movimento, successivamente con i vari esercizi l’obiettivo è raggiungere una buona abilità nell’eseguire il movimento del fondamentale correttamente aumentando la velocità di Esecuzione per affrontare al meglio la situazione di gioco corrente (es. 1c1); questo obiettivo si raggiunge dopo aver assimilato profondamente il movimento da eseguire ed essere padrone dello stesso attraverso esercizi mirati e ripetuti. - Combinazione di più esercizi: bisogna creare un sistema di esercizi in continuo collegamento tra loro con un trend stratificato di difficoltà crescente in modo da ottenere dei miglioramenti continui osservando

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l’Esecuzione corretta - assimilazione - velocità - passaggio all’esercizio successivo collegato al precedente con una difficoltà maggiore. Postulati - I principi fondamentali della pallacanestro necessari affinché un giocatore possa effettuare delle buone scelte nelle diverse situazioni di gioco sono: - Spazio/Tempo: il concetto di spazio è inerente alla possibilità e al modo più efficace ed efficiente di occupare lo spazio del campo prima, in anticipo rispetto all’avversario per guadagnare un vantaggio con o senza palla; si richiede di fare dei movimenti necessari per liberarsi dell’avversario, quindi prima che l’avversario si adegui; pertanto, è opportuno sviluppare le capacità del giocatore di anticipare il movimento dell’avversario per superarlo, ovvero se il giocatore è in possesso della palla bisogna fare un palleggio in avanti (es. penetrazione) con un movimento della gamba in avanti a superare e giungere nel nuovo spazio del campo prima dell’avversario; oppure se non si ha la palla, non vagare in campo disorientati, ma avere una visone contemporanea della palla, del canestro e dell’avversario, per creare la migliore linea di passaggio per sé o per un compagno di squadra (es. con un blocco). Il concetto di tempo è legato alla gestione e organizzazione dei movimenti in base alla tempistica di Esecuzione in ordine alla necessità di svolgere un atto o un’azione più rapida dell’avversario per superarlo e in virtù del fatto che il gioco deve essere organizzato in base ad una tempistica prestabilita dal regolamento (es. 24” per concludere a canestro). - Equilibrio: per equilibrio si intende l’equilibrio fisico e mentale del giocatore e della squadra. L’equilibrio fisico è necessario per fare dei movimenti coordinati che permettono di ottenere posizioni favorevoli rispetto all’avversario, mentre l’equilibrio mentale è importante per concentrarsi sulla comprensione dei propri movimenti, dell’intera squadra e più in generale dell’ambiente circostante affinché le forze esterne non ne modificano le condizioni di stabilità. - Ritmo: il ritmo è necessario per la scansione dei tempi a seconda del gioco in considerazione ad una determinata azione in attacco o una particolare difesa; ogni giocatore deve essere in grado di adeguare il proprio ritmo con quello della squadra in un’ottica di sintonia e sincronia dei movimenti dei giocatori. Ad esempio: gli avversari si passano la palla, i difensori si adeguano in difesa seguendo il ritmo dei passaggi. - Collaborazioni: in un gioco di squadra come la pallacanestro, sebbene con risultati dipendenti anche dalle individualità dei singoli giocatori, non si può prescindere dalla collaborazione e interazione tra i giocatori. Con questo concetto si introduce l’importanza della comunicazione verbale e non verbale tra i giocatori in campo affinché ognuno si adegui ai movimenti dei compagni sia in azioni di attacco sia di difesa e prenda l’iniziativa per acquisire un vantaggio non solo per sè ma anche per i compagni. Ad esempio: eseguire un taglio senza palla può significare smarcarsi ma anche liberare uno spazio per un compagno, che magari lo “invade” con una penetrazione in palleggio. ESERCIZI Esercizio 1: “maneggiare” la palla; l’esercizio consiste nello “sporcarsi” le mani sul pallone; obiettivo è prendere contatto delle mani e familiarità con il pallone. Esercizio 2: tirare la palla in alto con i polpastrelli di una mano e successivamente chiuderla; obiettivo è sviluppare la sensibilità delle dita. Esercizio 3: con le braccia in alto sopra la testa passare la palla da una mano all’altra con i polpastrelli guardando avanti; obiettivo è sviluppare la sensibilità delle dita, la coordinazione del movimento tra le due braccia e la capacità di concentrazione. Esercizio 4: stesso esercizio precedente con la variante di porre le braccia in avanti; stesso obiettivo del precedente esercizio. Esercizio 5: passare la palla su tutto il corpo, intorno al capo fino alla caviglia; obiettivo è migliorare la sensibilità delle dita e il movimento coordinato delle mani. Esercizio 6: passare la palla con i polpastrelli sotto le gambe ad otto in un senso e nell’altro; obiettivo dell’esercizio è migliorare la coordinazione, la rapidità e reattività del movimento. Esercizio 7: lancio della palla da dietro la schiena in avanti; obiettivo è migliorare la presa, la coordinazione del movimento e la concentrazione. Esercizio 8: mano sopra la palla e passaggio della stessa mano sotto la palla; obiettivo èsviluppare il contatto con la palla e la rapidità del movimento. Esercizio 9: con i polpastrelli di una mano lancio in alto della palla senza rotazione; obiettivo è la sensibilità delle dita, coordinazione del movimento ed equilibrio del corpo propedeutico al fondamentale di tiro. Esercizio 10: stesso esercizio precedente con la variante della rotazione; stesso obiettivo dell’esercizio precedente. Esercizio 11: distesi a terra, con i polpastrelli di una mano lancio in alto della palla; stesso obiettivo dell’esercizio precedente con maggiore difficoltà.. 85


Esercizio 12: corretta posizione delle mani sulla palla: presa con i polpastrelli, pollice sx e pollice dx ad una distanza di circa 6-7 cm e posizione delle dita a V non troppo aperti né troppo vicini, il palmo non tocca la palla e quindi presenza dello spazio tra palmo e pallone; obiettivo è sviluppare la corretta presa del pallone. Esercizio 13: lanciare la palla in alto e presa; obiettivo è sviluppare la presa corretta. Esercizio 14: passaggio della palla contro il muro e presa; obiettivo è sviluppare la presa corretta propedeutico al passaggio. Esercizio 15: palla sotto le gambe e presa incrociata; obiettivo è sviluppare la presa corretta migliorando la rapidità e reattività del movimento. Esercizio 16: palla davanti al ginocchio in avanti e con l’altro poggiato a terra, battito delle mani sotto la gamba e presa; obiettivo è migliorare la presa corretta, la rapidità, reattività, coordinazione del movimento ed equilibrio del corpo. Esercizio 17: lancio in alto con i polpastrelli delle mani, battito delle mani dietro la schiena e presa; stesso obiettivo del precedente esercizio. Esercizio 18: lancio molto in alto con i polpastrelli delle mani battito ripetuto delle mani e presa; stesso obiettivo del precedente esercizio. Esercizio 19: palleggio eseguendo un otto sotto le gambe; obiettivo è la sensibilità, la coordinazione, rapidità del movimento propedeutico al palleggio. Esercizio 20: palleggio in avanti e indietro con la stessa mano; stesso obiettivo del precedente esercizio. Esercizio 21: palleggio in avanti, indietro e lateralmente con la stessa mano; stesso obiettivo del precedente esercizio con maggiore difficoltà. Esercizio 22: palleggio stessa mano stesso piede in avanti e indietro (step); obiettivo è la sensibilità, la rapidità, la reattività, coordinazione e l’equilibrio del corpo propedeutico al palleggio. Esercizio 23: partenza in palleggio zig zag con compagno che segue dietro e ripete i movimenti; obiettivo propedeutico al palleggio per migliorare l’equilibrio, il ritmo e la collaborazione adeguandosi al compagno. Esercizio 24: palleggio con due palloni in avanti; obiettivo propedeutico al palleggio per sviluppare la rapidità delle mani e delle braccia, la reattività, la coordinazione e l’equilibrio del corpo nel palleggio. Esercizio 25: palleggio con due palloni, con una mano in verticale e con l’altra mano in orizzontale; stesso obiettivo del precedente esercizio con maggiore difficoltà. Esercizio 26: partenza in palleggio con due palloni, con una mano passaggio dietro la schiena e con l’altra passaggio in orizzontale; stesso obiettivo del precedente esercizio con maggiori difficoltà.

Modulo 3 FONDAMENTALI INDIVIDUALI SENZA PALLA - Gli individuali senza palla sono i fondamentali per come muoversi in campo, per acquisire il senso della posizione con un’azione preventiva rispetto agli spostamenti degli avversari sia in attacco che in difesa. Gli obiettivi da raggiungere sono: - Imparare a gestire lo spazio/tempo: come occupare lo spazio in campo in modo efficace in funzione agli spostamenti dei compagni e degli avversari è essenziale per procurarsi posizioni favorevoli per ricevere la palla smarcandosi dall’avversario oppure collaborando con i compagni portando un blocco cieco o un blocco senza palla; tali movimenti devono essere fatti in tempo utile al fine di anticipare il movimento dell’avversario e superarlo. - Prendere e mantenere un vantaggio rispetto all’avversario: il movimento senza palla deve prefiggersi come risultato un vantaggio nei confronti dell’avversario, anticipando il suo movimento e altresì sviluppare la capacità di mantenerlo, saperlo gestire successivamente per porsi sempre nella migliore posizione per ricevere e una volta ricevuta la palla per effettuare un tiro, una penetrazione o un ulteriore passaggio.

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Figura 1 - Scopo dell’ala è di occupare uno spazio vantaggioso per la ricezione e per un facile tiro prima del suo difensore; considerare innanzitutto lo spazio che si può occupare per ricevere la palla (linea tratteggiata), vedere contemporaneamente palla – difensore – canestro e anticipare l’avversario con un cambio di velocità verso la direzione del canestro, ricezione e tiro da sotto.

Uso degli individuali senza palla - L’uso può essere per ottenere:

- Uno smarcamento: Con cambi di velocità, direzione, senso. - Tagli: ciò permette di migliorare anche la collaborazione tra i giocatori. - Mantenere un posizionamento: la posizione di prontezza è mantenuta piegandosi sulle ginocchia, piedi – ginocchia – spalle in linea quasi alla stessa larghezza, le punte dei piedi leggermente in avanti per sviluppare la reattività dei movimenti (es. per correre, per saltare).

Tipologia dei fondamentali senza palla - La tipologia dei movimenti senza palla per ottenere un vantaggio sono: - Posizione fondamentale: posizione di prontezza per essere rapidi e reattivi. - Cambio di velocità: si esegue con un passo iniziale corto e successiva spinta in avanti con rapidità per disorientare e anticipare l’avversario e non dargli il tempo di recuperare; - Cambio di direzione: per effettuarlo bisogna correre verso una stessa direzione, piegarsi sulle ginocchia, cambio con il piede rivolto verso la nuova direzione e fare con questo piede un piccolo passo e spinta rapida e reattiva per occupare uno spazio del campo più vantaggioso per la ricezione, un taglio o un blocco. - Cambio di senso: si esegue correndo verso una stessa direzione, piegarsi sulle ginocchia, cambio di senso imprimendo la punta del piede bene a terra, giro sulla punta verso il nuovo senso, fare un piccolo passo con l’altro piede e spinta rapida e reattiva per anticipare l’avversario e rendersi imprevedibili senza che intuisca i propri movimenti. - Giro e giro in corsa: per occupare la posizione per la ricezione favorevole di un passaggio. Si eseguono girando la schiena al diretto avversario, dopo aver puntato uno dei piedi verso di questi, ruotando l’avampiede si indirizza l’altro piede nella nuova direzione. Questo movimento va eseguito contemporaneamente allo sguardo che deve “vedere” nella nuova direzione. La pallacanestro è uno sport di iniziativa, in cui ogni giocatore deve assumere un atteggiamento pro-attivo e propositivo cercando un miglioramento continuo della conoscenza del gioco, anticipando, intuendo, leggendo quello che sta per accadere, in relazione alla palla, ai compagni di squadra (collaborazione tra essi), agli avversari (adeguarsi e anticipare i movimenti), allo spazio del campo e al tempo giusto dei movimenti per percepire il tutto “mentre” sta per succedere nel rispetto di un equilibrio dinamico proprio e dell’intera squadra. ESERCIZI INDIVIDUALI SENZA PALLA Esercizio 1: posizione di prontezza; piegandosi sulle ginocchia, piedi – ginocchia – spalle in linea quasi alla stessa larghezza; obiettivo è comprendere e migliorare la posizione corretta. Esercizio 2: dalla posizione di base di prontezza, toccare con le spalle il muro; obiettivo è prendere contatto con la schiena ad una base solida (in una situazione di gioco con il proprio difensore) e migliorare la coordinazione e l’equilibrio del corpo. Esercizio 3: dalla posizione di base di prontezza, portarsi all’indietro con i talloni e in avanti con le punte; obiettivo è migliorare la prontezza dei movimenti con coordinazione ed equilibrio del corpo. Esercizio 4: dalla posizione di base di prontezza, portarsi all’indietro con i talloni e in avanti con le punte, poi scatto in avanti; obiettivo è migliorare la rapidità e la reattività dei movimenti con coordinazione ed equilibrio del corpo. Esercizio 5; dalla posizione di base di prontezza, portarsi all’indietro con i talloni e in avanti con le punte, poi scatto all’indietro; stesso obiettivo dell’esercizio precedente. Esercizio 6: dalla posizione di base di prontezza, portarsi all’indietro con i talloni e in avanti con le punte e poi correre ad una velocità media fino a centro campo, poi eseguire cambio di velocità più elevata fino in fondo; obiettivo è migliorare e sviluppare il cambio di velocità con coordinazione ed equilibrio del corpo. Esercizio 7: dalla posizione di base di prontezza, portarsi all’indietro con i talloni e in avanti con le punte e poi correre ad una velocità media fino a centro campo, toccare la mano del coach ed eseguire cambio di velocità più elevata fino in fondo; stesso obiettivo dell’esercizio precedente con cambio velocità in un determinato momento. Esercizio 8: esercizio a due, posizionarsi uno di fronte all’altro: dalla posizione di base di prontezza, portarsi all’indietro con i talloni e in avanti con le punte e poi correre ad una velocità media fino a toccare la mano del compagno, dopo cambio di velocità più elevata fino a fondo campo; stesso obiettivo dell’esercizio precedente migliorando l’intesa con il compagno eseguendo l’esercizio allo stesso ritmo sincronizzando i movimenti. 87


Esercizio 9: esercizio a due, posizionarsi su di un lato a metà campo: uno parte in palleggio e l’altro difende, l’attaccante fa cambio di velocità improvviso e va a concludere; obiettivo è migliorare e sviluppare il cambio di velocità per superare il difensore e concludere da sotto canestro; l’importante è cambiare la velocità improvvisamente per non farlo recuperare e non eseguire un’accelerazione graduale. Esercizio 10: esercizio a due, un attaccante e un difensore, con appoggio, passaggio all’appoggio al lato opposto corsa e cambio di velocità improvviso verso il canestro, ricezione e tiro da sotto; stesso obiettivo dell’esercizio precedente senza palla osservando i movimenti del difensore. Esercizio 11: posizionarsi nell’angolo del fondo campo, correre fino a metà campo e cambio di direzione; obiettivo è migliorare e sviluppare il cambio di direzione con coordinazione ed equilibrio del corpo per acquisire un nuovo spazio vantaggioso nel campo. Esercizio 12: posizionarsi nell’angolo del fondo campo, correre fino a metà campo tocco della mano del coach e cambio di direzione; stesso obiettivo dell’esercizio precedente con cambio di direzione in un determinato momento. Esercizio 13: esercizio a due, un attaccante e un difensore, con appoggio, posizionarsi su di un lato a metà campo; passaggio all’appoggio al lato opposto, correre verso il prolungamento del tiro libero effettuare un cambio di direzione verso l’appoggio in avvicinamento al canestro, ricezione, tiro o penetrazione; obiettivo è migliorare e sviluppare il cambio di direzione leggendo il movimento del difensore per acquisire una nuova posizione di prontezza nel campo favorevole per un tiro, una penetrazione o un passaggio. Esercizio 14: posizionarsi dietro la linea di fondo campo correre fino a metà campo ed eseguire il cambio di senso; obiettivo è migliorare e sviluppare il cambio di senso con coordinazione ed equilibrio del corpo per acquisire un nuovo spazio vantaggioso nel campo. Esercizio 15: : esercizio a due, un attaccante e un difensore, con appoggio, posizionarsi dietro la linea di fondo campo, passaggio all’appoggio in alto, correre fino al prolungamento del tiro libero ed effettuare il cambio di senso verso canestro (back door); obiettivo è migliorare e sviluppare il cambio di senso leggendo il movimento del difensore per acquisire una posizione vantaggiosa per un tiro semplice da sotto.

Modulo 4 FONDAMENTALI INDIVIDUALI SENZA PALLA - Gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere sono: - Gestione dello spazio/tempo : necessaria abilità di gestione per crearsi dei vantaggi negli spazi del campo in anticipo rispetto agli avversari. - Prendere iniziativa rispetto all’avversario: proporsi con movimenti di anticipazione. - Autonomia e responsabilità: per adottare scelte risolutive delle diverse problematiche.

Tipologie degli arresti - Le diverse tipologie di arresti sono:

- Arresto ad un tempo fermando la palla: si esegue poggiando contemporaneamente i piedi a terra in modo da “planare” sul suolo, rasente ad esso con gli avampiedi che toccano terra e con le punte leggermente rivolte verso l’interno, considerando: - il tempo di esecuzione: il più rapido possibile. - l’equilibrio: importante ottenere l’equilibrio concentrando il peso del corpo sui due avampiedi per avere maggiore spinta e reattività. L’arresto ad un tempo si esegue poco nella ricezione, perché per non perdere l’equilibrio in avanti bisogna correre lentamente, e più frequentemente con palleggio per scegliere il piede perno nel movimento successivo. - Arresto a due tempi fermando la palla: si esegue poggiando il primo piede (piede perno) con il tallone e poi l’avampiede, successivamente il secondo piede con l’avampiede; il peso del corpo ricade sul secondo piede. Si utilizza per di più nella ricezione perché consente l’arresto senza sbilanciare il corpo dopo una corsa veloce, ma Si usa anche in palleggio. - Arresto a due tempi in palleggio: si esegue quando si è in velocità ma anche per leggere i movimenti del difensore e adeguarsi. - Arresto a due tempi a seguito ricezione della palla: arresto più sicuro in caso di ricezione in corsa veloce.

Tipologia delle partenze - La scelta delle partenze sono subordinate allo spazio disponibile che si può occupare, dipendente dai movimenti del difensore, e alla tattica posseduta dal giocatore per crearsi nuovi spazi (uso delle finte). I tipi di partenze possono essere: - Partenza incrociata: con tale partenza si pone maggiore peso sul piede perno e spinta incrociando l’altro piede, a “tagliare” il difensore per occupare il nuovo spazio in anticipo. 88


La partenza incrociata si effettua quando il difensore si interpone tra il passatore e il ricevente come nella figura 1. - Partenza omologa: si effettua palleggiando subito, facendo un passo corto con lo stesso piede della mano con cui si palleggia al fine di superare rapidamente il difensore e occupare uno spazio vantaggioso. La partenza omologa si esegue quando il difensore si pone al lato opposto alla linea di passaggio tra passatore e ricevente come nella figura 2. Uso del piede perno: il piede perno serve per cercare spazi vuoti intorno a sé ed eseguire un tiro o maggiormente per cercare corridoi liberi di passaggio della palla ad un compagno, eludendo l’ostacolo del difensore.

Scelta degli arresti - Gli arresti si scelgono in base a:

- Arresto ad un tempo fermando la palla: per eseguire un movimento di arresto nel caso non si corre molto velocemente e per scegliere il piede perno. - Arresto a due tempi fermando la palla: per eseguire un movimento di arresto quando si corre molto velocemente. - Arresto a due tempi in palleggio: per affrontare un raddoppio di marcatura. - Arresto a due tempi a seguito di ricezione della palla: per fronteggiare il canestro.

Scelta delle partenze - Le partenze si scelgono in base a: - Incrociata, se il difensore è sbilanciato in anticipo. - Diretta, se il difensore segue in ritardo.

Uso del piede perno - Il piede perno si usa per migliorare gli angoli di passaggio palla, in particolare: - Giro avanti per fronteggiare il difensore. - Giro indietro per allargare gli spazi per passare e liberarsi. - Giro per proteggere la palla dal difensore. Le scelte di partenze o giro sono dettate dalla lettura dello spazio vantaggioso.

Esercizi per parti dell’allenamento Attivazione Esercizio 1 Ball Handling: esercizio a due, uno di fronte all’altro, i giocatori passano la palla ed eseguono skip in avanti e indietro; obiettivo sollecitare la reattività dei piedi propedeutico all’arresto e partenze. Esercizio 2 Ball Handling: stesso esercizio precedente con la variante di skip laterale; stesso obiettivo precedente. Tema della giornata Esercizio 3: palleggio e arresto a un tempo; obiettivo è sviluppare l’arresto a un tempo con il palleggio. Esercizio 4: palleggio e arresto a due tempi; obiettivo è sviluppare l’arresto a due tempi con il palleggio. Esercizio 5: passaggio in avanti presa e arresto a un tempo; obiettivo è sviluppare l’arresto a un tempo con la ricezione. Esercizio 6: passaggio in avanti presa e arresto a due tempi; obiettivo è sviluppare l’arresto a due tempi con la ricezione. Esercizi per automatizzazione della nuova abilità Esercizio 7: dalla linea di fondo palleggio e arresto a un tempo sulle linee di tiro libero e sulla linea di centro campo con tiro finale facendo attenzione a ricadere nella stessa posizione; obiettivo è sviluppare l’arresto a un tempo in un determinato punto del campo con attenzione all’equilibrio del corpo. Esercizio 8: stesso esercizio precedente con la variante dell’arresto a due tempi; stesso obiettivo precedente con l’arresto a due tempi 9. Esercizio 9: esercizio a due: uno dietro l’altro, il giocatore dietro passa la palla avanti e il giocatore davanti esegue arresto in un tempo; obiettivo è sviluppare l’arresto a un tempo ponendo l’attenzione sull’arrivo della palla improvvisamente. 89


Esercizio 10: stesso esercizio precedente con la variante dell’arresto in due tempi; stesso obiettivo precedente con l’arresto a due tempi. Esercizio 11: esercizio a due uno di fronte all’altro: un passatore e un ricevitore che arresta a due tempi spostandosi lateralmente a destra e sinistra; obiettivo è sviluppare l’arresto a due tempi con la ricezione. Esercizio 12: una fila a centro campo con palla e un appoggio sulla lunetta; passaggio all’appoggio corsa a destra o sinistra, ricezione e arresto a due tempi rispettivamente con piede sinistro - destro e con piede destro – sinistro e partenza incrociata; obiettivo è sviluppare l’arresto a due tempi con coordinazione e la partenza incrociata. Esercizio 13: una fila a centro campo con palla e un appoggio sulla lunetta; passaggio all’appoggio corsa a destra o sinistra, ricezione e arresto a due tempi rispettivamente con piede sinistro - destro e con piede destro – sinistro, finta e passaggio di nuovo all’appoggio, corsa all’altro lato, ricezione rispettivamente con piede destro - sinistro e con piede sinistro – destro e partenza incrociata; obiettivo è sviluppare l’arresto a due tempi con coordinazione, la finta e la partenza incrociata. Esercizio 14: esercizio a due con due palloni posti sulle linee laterali: passaggio e ricezione in due tempi, il passatore corre per ricevere la palla consegnata, si gira ed esegue partenza incrociata, palleggia fino a posizionare la palla sulla linea laterale, si rigira e riceve palla dal compagno con arresto a due tempi e così via; obiettivo è sviluppo dell’arresto a due tempi, partenza incrociata con collaborazione e ritmo. Esercizio 15: esercizio a due, un difensore e un attaccante dalla linea di fondo con un appoggio all’altezza del prolungamento del tiro libero; passaggio dell’attaccante all’appoggio, corsa di entrambi verso l’appoggio, il difensore tocca la mano destra dell’appoggio e l’attaccante esegue partenza incrociata e penetrazione a sinistra dell’appoggio; obiettivo è sviluppare la partenza incrociata in situazione di 1c1; Esercizio 16: stesso esercizio precedente con la variante che il difensore tocca la mano sinistra dell’appoggio e l’attaccante esegue partenza omologa e penetrazione; obiettivo è sviluppare la partenza omologa in situazione di 1c1; Verifica agonistica del lavoro svolto Esercizio 17: due coppie, due difensori e due attaccanti, in posizione di ala con l’appoggio centrale in alto, incrocio degli attaccanti e ricezione con arresto, in base alla posizione del difensore, partenza incrociata o omologa; obiettivo è utilizzare l’arresto e la partenza in situazioni di gioco. Esercizio 18: una coppia all’altezza del post basso, un difensore e un attaccante, e una fila al centro in alto con palla; passaggio al post e taglio, il post esegue giri in avanti, indietro per crearsi spazio usando il piede perno e passaggio al compagno che taglia.

Modulo 5 TIRO - Fine ultimo del gioco della pallacanestro è quello di segnare più punti della squadra avversaria. Per far ciò i giocatori dovranno effettuare una serie di tiri a canestro. L'utilizzo dei fondamentali, la collaborazione tra compagni, il gioco di squadra tutto è finalizzato alla costruzione di un buon tiro. Un tiro può essere considerato un buon tiro se effettuato in situazione di equilibrio, senza la pressione degli avversari. Il tiro è il movimento più personalizzato tra i fondamentali. Ogni giocatore crescendo modifica in modo più o meno accentuata quella che è l'Esecuzione classica del tiro. Il tiro: Obbiettivi - I principali obbiettivi del fondamentale di tiro sono: - Concretizzare un vantaggio di spazio o di tempo acquisito da se stessi o da un compagno - Finalizzare il gioco (segnare punti)

Figura 1

Figura 1 – Nella situazione di gioco rappresentata nel diagramma rappresentato in figura 1 possiamo notare come il giocatore in possesso di palla concretizzi la situazione di vantaggio acquisito dal compagno di squadra effettuando un tiro. Il giocatore numero 2 concretizza il vantaggio acquisito dal suo compagno attraverso la penetrazione in area effettuando un tiro a canestro in situazione di equilibrio. 90


Il tiro: Principali fattori - I principali fattori che intervengono nell'esecuzione di tiro sono di tre ordini e più precisamente: tecnico, fisico, mentale. Possiamo infatti distinguere: - Sensibilità delle dita ( il fattore interviene soprattutto nella fase di ricezione o raccolta della palla e nel movimento preparatorio – di sistemazione della palla sulla mano - che precede l'atto di tiro) - Equilibrio (da intendersi sia come equilibrio di tipo fisico, sia di tipo mentale. Un buon tiro va effettuato con raziocinio e fiducia in se stessi) - Coordinazione (nell'atto di tiro è fondamentale avere una buona coordinazione di tutto il corpo. Quindi, sia degli arti superiori sia di quelli inferiori che intervengono nella fase di spinta) - Meccanica di tiro ( l'esecuzione tecnica e stilistica del gesto. Spesso viene subordinata all'efficacia dello stesso. Se infatti un tiro non stilisticamente ineccepibile risulta comunque efficace si tende a non correggere il gesto) - Forza ( è data dalla risultante della spinta ricevuta dall'insieme delle leve del corpo. Bisogna tenere conto, quindi, che la forza è il risultato della spinta data sia dagli arti inferiori sia da quelli superiori) - Mira ( essendo, il tiro, un gesto fortemente automatizzato quasi nessun giocatore è conscio di dove guarda durante l'esecuzione di un tiro. Si usa, comunque, consigliare ai giocatori di guardare sempre il ferro davanti quello più vicino a noi quando si esegue un tiro.) - Autonomia e responsabilità ( Il tiro è fortemente influenzato da fattori psicologici, esso è il momento più individuale nel gioco della pallacanestro. Nel decidere di tirare un giocatore esclude la collaborazione con i compagni di squadra, assumendosi pienamente la responsabilità di finalizzare l'azione. I principali fattori emotivi che condizionano il tiro sono dunque: la determinazione del giocatore che effettua il tiro, il coraggio di assumere su di se la responsabilità di finalizzare l'azione, il giusto egoismo del giocatore che fa una scelta individuale. Un tiro per essere efficace deve tener conto di tutti questi fattori e deve perciò essere effettuato in condizioni di equilibrio psico-fisico senza tener conto di eventuali pressioni temporali. Il movimento di tiro deve essere sempre pulito e completo per essere efficace.) Il tiro: Caratteristiche tecniche - Le caratteristiche tecniche del tiro sono: - Presa della palla: presa della palla con i polpastrelli delle dita delle mani aperte a formare una V. - Posizione della palla e del corpo: palla sopra la testa (vedere il canestro da sotto); mano destra sotto la palla (tale da mantenere la palla senza il sostegno dell’altra mano) e sopra l’occhio destro (per i mancini è il contrario); mano sinistra (mano destra per i mancini) a lato della palla per la mira; gomito verso il canestro; posizione equilibrata del corpo, allineamento: avampiedi leggermente verso l’interno, ginocchio, gomito, occhio, mano di tiro; piede forte e busto leggermente in avanti. Bisogna prestare attenzione alla posizione della palla mentre si esegue un movimento, come la posizione giusta mentre si riceve, mentre ci si gira al fine di sfruttare i tempi non impiegati diversamente. - Movimento e rilascio palla: il tiro è il risultato di una sequenza di movimenti coordinati di tutto il corpo che parte dai piedi per finire con le mani. Il rilascio del pallone avviene nella fase finale con la spinta della mano forte in alto e con torsione verso il basso del polso in modo da alzare la parabola e permettere al pallone di fare una rotazione all’indietro per creare l’effetto necessario e agevolare l’entrata nel canestro. - Spinte: tutto il corpo spinge la palla verso canestro, non solo le gambe o le braccia; la spinta parte dagli avampiedi e termina con la mano forte con precise angolazioni delle ginocchia e dei gomiti. L’uso delle finte è frequente per disorientare il difensore e crearsi spazi disponibili per tiri più agevoli. Bisogna ricordare che il tiro è il movimento meno naturale tra quelli che caratterizzano il gioco del basket. La meccanica di tiro è ottenuta tramite un lavoro di condizionamento organico attraverso il quale abituiamo l'organismo ad eseguire un determinato movimento. E' importante, dunque, tener presente il “concetto del mentre”. Il movimento di tiro non è formato da una catena di movimenti successivi, ma, al contrario è un insieme di movimenti quasi contemporanei (ad es. mentre ricevo la palla fronteggio il canestro, mentre fronteggio il canestro lascio scivolare la palla tra le mani per ottenere una presa corretta, mentre lascio scivolare la palla tra le mani, la porto sull'occhio destro...etc etc) Tipi di tiro - I principali tipi di tiro sono: - Palleggio arresto e tiro (con arresto a 1 e a 2 tempi) - Tiro piazzato (in elevazione o da tiro libero) - In uscita (fronteggiando il canestro) - Tiro in corsa ( 2° o 3° tempo) 91


Palleggio arresto e tiro - Esecuzione: è la naturale prosecuzione del fondamentale di palleggio e quindi di movimento sul campo. Si esegue raccogliendo la palla dal palleggio – effettuiamo dunque un ultimo palleggio più forte in modo da portare la palla all'altezza del petto – ed effettuando un arresto ad 1 o a 2 tempi. La mano debole (ovvero quella che non tira) va tenuta di fianco al pallone con le dita rivolte verso l'alto. I pollici della mano debole e della mano forte devono formare una T. Il tiro non va effettuato con la mano intera (infatti la palla non deve toccare il palmo della mano), bensì con i polpastrelli che assicurano una giusta rotazione ed una giusta parabola. Da ricordare che il gomito del braccio forte (ovvero quello da cui parte il tiro), deve essere piegato a 90 gradi e anche il polso, a sua volta, deve avere questa angolatura (l'angolatura viene considerata corretta se levando la mano d'appoggio la palla non cade). Per garantire un maggiore equilibrio, le gambe devono essere aperte quanto la larghezza delle spalle e il gomito della mano forte deve essere allineato con la gamba dello stesso lato. Mentre le gambe si piegano, la mano forte e la mano debole iniziano a disporsi come sopra descritto, e quando il piegamento delle gambe sarà terminato si sentirà nella mano la forza necessaria per effettuare il tiro; con la frustata del polso della mano forte si sfrutta questa forza in modo tale da ottenere un tiro preciso. Dopo l'Esecuzione del gesto le braccia dovranno restare alte il polso dovrà essere piegato a 90° con le dita rivolte verso il basso e i bicipiti dovranno trovarsi d'avanti alle orecchie di colui che ha effettuato il tiro. Tiro piazzato - Esecuzione: si esegue dalla posizione fondamentale. La meccanica è identica a quella sopra descritta per il palleggio arresto e tiro. Possiamo solo notare che generalmente quando si effettua un tiro piazzato dal campo il giocatore effettua un salto sul posto (tiro in elevazione) mentre quando si esegue un tiro libero il giocatore rimane ben piantato con i piedi al suolo per avere il massimo equilibrio. Tiro in uscita - Si usa: uscendo da un blocco o più semplicemente dopo aver effettuato un taglio in allontanamento. Esecuzione: si esegue dopo aver effettuato un arresto in due tempi. Importante è il concetto del mentre nell'esecuzione di questo tipo di tiro. Mentre riceviamo la palla, infatti, dobbiamo già disporci con il corpo verso il canestro (fronteggiare il canestro). L'arresto va effettuato posando prima il piede interno e poi quello esterno. Trovandosi, dunque, l'equilibrio del corpo sul secondo piede, per bilanciarci al meglio cercheremo di posizionare i piedi paralleli così da distribuire meglio il peso del corpo. Una volta assunta la posizione corretta il tiro sarà effettuato come sopra descritto. Tiro in corsa - Esecuzione: Il tiro in corsa o "terzo tempo" è una tecnica di tiro che permette di effettuare un tiro in avvicinamento al canestro avversario. Consiste nell'Esecuzione di due passi (i primi "due tempi") e di un salto (il "terzo tempo"), durante il quale si appoggia la palla al tabellone o direttamente a canestro ed è l'unico caso in cui è ammesso compiere più di un passo senza palleggiare. Avvicinandosi al canestro provenendo dal lato destro l'Esecuzione prevede che l'ultimo palleggio venga effettuato in corrispondenza dell'appoggio del piede sinistro, seguirà un passo con il piede destro e successivamente lo stacco del piede sinistro per il salto finale. Il tiro viene eseguito con la mano destra (la mano deve essere alta) mentre la sinistra è lievemente sollevata a protezione del pallone dall'intervento di eventuali avversari. Sul lato opposto il movimento è speculare ( il terzo tempo e il tiro da sotto le plance sono gli unici due tiri speculari). Alternativa al terzo tempo è il secondo tempo. Il secondo tempo (poco usato) consiste nello staccare dopo aver effettuato solo il primo passo. Si utilizza in situazioni in cui mentre si esegue il terzo tempo si viene a frapporre tra noi e il canestro un avversario. Per evitare di commettere un fallo di sfondamento possiamo ricorrere all'utilizzo di questo tipo di tiro. Il secondo tempo non è speculare e va effettuato con la mano forte. Progressione didattica - Nell'insegnare questo fondamentale si potrebbero effettuare esercizi di: - Ball Handling individuale (migliora la sensibilità delle dita e la velocità delle mani o dei piedi) - Esercizi per l'equilibrio (migliora la stabilità e l'equilibrio del corpo) - Meccanica del tiro - Esercizi propedeutici arti superiori - Esercizi la coordinazione degli arti superiori e inferiori Metodologia - Globale - analitico - globale (porre il giocatore di fronte ad un problema, sviluppare capacità di scelta, verificare i risultati ottenuti) Ulteriori note ed osservazioni - Utilizzare la metodologia Globale – analitico -globale mette il ragazzo di fronte a dei problemi dinamici quali ad esempio il mantenimento dell'equilibrio corporeo. Il ragazzo analizzerà il problema cercando di trovare una soluzione questo stimolerà la sua capacità di problem-solving. In seguito andremmo a toccare l'argomento proponendo una serie di esercizi analitici. Alla fine potremmo verificare i risultati ottenuti. Esercizi seguendo la metodologia Globale-analitico-globale Attivazione:

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Esercizio 1 Ball handling: palla lanciata in alto con una mano e presa con la stessa; obiettivo è sviluppare la sensibilità delle dita propedeutico al tiro. Esercizio 2 Ball handling: palla passata da una mano all’altra sopra la testa. Stesso obiettivo dell’esercizio precedente. Esercizio 3 Ball handling: schiena a terra palla in alto con una mano con rotazione; stesso obiettivo del precedente esercizio sviluppando il rilascio della palla con rotazione all’indietro. Esercizio 4 Ball handling: autopassaggio in avanti e in alto con rotazione all’indietro della palla con passaggio del corpo sotto la palla. stesso obiettivo del precedente esercizio. Esercizio 5 Ball handling: palleggio fino alla linea del prolungamento dei tiri liberi e la linea di metà campo, arresto con il piede forte e l’altro sollevato; obiettivo è sviluppare l’equilibrio del corpo. Esercizio 6 Ball handling: palleggio fino alla linea del prolungamento dei tiri liberi e la linea di metà campo, arresto con il piede forte e l’altro sollevato con spostamento verso l’interno; obiettivo è sviluppare l’equilibrio del corpo con maggiore difficoltà di movimento. Tema della giornata con metodo globale Esercizio 7: palleggio fino alla linea del prolungamento dei tiri liberi e la linea di metà campo, ultimo palleggio più forte per favorire la presa per la posizione di tiro, arresto con due piedi e posizione di tiro corretta; obiettivo è sviluppare l’equilibrio del corpo con la presa corretta per la posizione di tiro. Esercizio 8: stesso esercizio precedente con un’auto verifica della posizione corretta della palla sopra l’occhio destro, angoli corretti e presa della palla con la mano forte senza il sostegno dell’altra mano. Stesso obiettivo del precedente esercizio con auto verifica. Esercizio 9: stesso esercizio precedente con tiro finale rimanendo con le braccia alte e lo sguardo rivolto verso il ferro davanti del canestro. Stesso obiettivo del precedente esercizio curando il rilascio e la posizione di equilibrio dopo il tiro. Esercizio 10: autopassaggio, arresto e posizione di tiro; obiettivo è sviluppare la presa e la successiva posizione corretta di tiro. Esercizio 11: autopassaggio, arresto laterale e posizione di tiro; obiettivo è sviluppare la posizione di tiro mentre fronteggiamo il canestro con palla da portare sulla testa e mano che scivola dietro la palla. Tema della giornata con metodo analitico Esercizio 12: meccanica di tiro per la corretta posizione del corpo per il tiro. Esercizio 13: lasciar cadere la palla in avanti, presa con la mano forte e tiro con la stessa; obiettivo è la coordinazione del corretto movimento solo con la mano forte. Esercizio 14: tiro in corsa 3° tempo; obiettivo è il corretto movimento in questo tipo di tiro in corsa. Esercizio 15: tiro in corsa 2° tempo; obiettivo è il corretto movimento in questo tipo di tiro in corsa. Esercizi per automatizzazione della nuova abilità con metodo analitico: Esercizio 16: dal cerchio della lunetta, autopassaggio in avanti, arresto e tiro in sospensione; obiettivo è sviluppare l’automatismo del movimento con coordinazione del corpo nel tiro in elevazione. Esercizio 17: dall’angolo stesso esercizio e obiettivo dell’esercizio precedente. Esercizio 18: autopassaggio, arresto a due tempi laterale negli spazi riservati ai giocatori per il rimbalzo durante i tiri liberi; obiettivo è sviluppare la presa corretta per il tiro con il concetto del “mentre” si esegue un movimento per fronteggiare il canestro. Esercizio 19: in palleggio da sinistra o da destra, cambio di direzione all’altezza dell’ostacolo (es. sedia) al centro, arresto e tiro; obiettivo è migliorare il tiro con la presenza di un ostacolo. Verifica agonistica del lavoro svolto con metodo globale e progressiva intensità (spazi sempre più limitati e/o tempi sempre più brevi da gestire): Esercizio 20: due giocatori uno di fronte all’altro, passaggio, arresto e tiro; obiettivo è riproporre una situazione di gara per verificare che il movimento di tiro sia stato assimilato in considerazione dello spazio da occupare per concretizzare il vantaggio e tirare. Esercizio 21: due file, una sotto e una sopra con palla; il giocatore senza palla corre fino al prolungamento del tiro libero, ricezione, torsione in avanti per fronteggiare il canestro, tiro in elevazione. Stesso obiettivo del precedente esercizio con maggiore difficoltà. Esercizio 22: due file in ala e una sotto con palla; il giocatore passa a un lato, l’altro giocatore si sposta verso il centro per ricevere e tirare ostacolato dal recupero difensivo del giocatore che all’inizio ha passato la palla. Stesso obiettivo del precedente esercizio con maggiore difficoltà. Esercizio 23: due file in ala e una sotto con palla; il giocatore passa a un lato e va a difendere, il giocatore che riceve ribalta all’altro lato e cerca di smarcarsi dal difensore. Stesso obiettivo del precedente esercizio con maggiore difficoltà. Esercizio 24: stesso esercizio precedente con maggiore pressione della difesa che invita l’attaccante ad attaccare nel suo lato debole. Stesso obiettivo del precedente esercizio con maggiore difficoltà. 93


Esercizio 25: due giocatori uno accanto all’altro con un pallone a testa; tocco dei palloni con una mano e tiro, chi segna per primo vince la gara; obiettivo è sviluppare la velocità di Esecuzione di movimento del tiro per effettuarlo prima che la difesa ostacoli la linea di tiro. Esercizio 26: due giocatori uno accanto all’altro con un pallone a testa; tocco dei palloni con una mano, palleggio arresto e tiro, chi segna per primo vince la gara; stesso obiettivo dell’esercizio precedente con maggiore difficoltà. Questi sono alcuni esempi di esercizi che si possono effettuare per migliorare e automatizzare questo fondamentale. Partendo, poi, da questi esercizi di base possiamo inserire varie difficoltà aggiuntive. Possiamo, ad esempio, far tirare i ragazzi da più lontano o possiamo inserire un difensore che ostacolerà il tiro.

Modulo 7 PASSAGGIO - Nel gioco della pallacanestro il passaggio è da considerarsi come primo elemento di collaborazione. La progressione didattica quando si va a spiegare ai giocatori soprattutto ai ragazzi giovani questo fondamentale prevede di trattare i seguenti argomenti: - Perché passare la palla - Come passare la palla - Quando passare la palla (situazioni e tipologie di passaggio) Il passaggio: Obbiettivi I principali obbiettivi del fondamentale del passaggio sono: - Mantenere e concretizzare un vantaggio acquisito da un compagno - Collaborazione tra compagni di squadra (aspetto psicologico del passaggio) Il passaggio: Prerequisiti I prerequisiti per effettuare un buon passaggio sono i seguenti: - Giocare con i piedi e con gli occhi - Timing - Buone abilità di trattamento di palla Proviamo a spiegare il perché di questi prerequisiti. Un buon giocatore deve essere in grado di giocare sia con i piedi che con gli occhi. Bisogna, infatti, prima di tutto vedere in ogni situazione il compagno che ha acquisito un vantaggio. Occorre inoltre avere una visione del gioco globale in modo da poter scegliere quale giocatore ha ottenuto un vantaggio più cospicuo ai fini dell’obbiettivo globale quello cioè di andare a canestro. Inoltre, bisogna saper utilizzare i piedi al fine di creare corridoi liberi utili per effettuare un buon passaggio. Saper scegliere il vantaggio più cospicuo. Il “Timing” o tempismo è la capacità del giocatore che effettua il passaggio di scegliere il momento giusto per effettuare il passaggio, in modo da mettere il compagno in una situazione di vantaggio reale. Perdere tempo implica perdere il vantaggio. Da, infatti, la possibilità al difensore di recuperare o alla squadra avversaria di riposizionarsi. Anche anticipare il passaggio implica il non concretizzarsi del vantaggio. Dare la palla troppo presto impedisce al compagno di squadra di prendere una posizione effettivamente vantaggiosa o di recuperare l’equilibrio del corpo dopo un taglio o un giro. Saper trattare la palla, infine, è importante in quanto sia il passatore sia il ricevente devono essere in grado di effettuare il gesto tecnico nel modo più rapido e corretto possibile onde evitare che la palla scivoli di mano il che implicherebbe una perdita di tempo per recuperare la presa e quindi una perdita di vantaggio. Caratteristiche tecniche Le caratteristiche tecniche del passaggio sono: - Ricezione e presa della palla: il ricevente deve andare incontro alla palla mostrando un segnale, un bersaglio, con una o due mani e prendere la palla correttamente (importanza del “ball handling”). - Passaggi a due mani: è un passaggio non rapido quanto il passaggio ad una mano ma più sicuro. - Passaggio a una mano: è un passaggio molto rapido e immediato ma meno sicuro rispetto al passaggio a due mani perché richiede un’ottima padronanza della palla. - Uso delle finte: in caso di difesa che impedisce un passaggio diretto è opportuno effettuare delle finte credibili (la finta è un “fondamentale tagliato”), non troppo veloci né troppo lente, al fine di permettere il movimento del difensore verso la direzione in cui non si effettuerà il passaggio e anticiparlo nello spazio in cui lo si eseguirà. Tipi di passaggio I principali tipi di passaggio sono: 94


- Due mani dal petto - Due mani sopra la testa - Battuto a terra - Laterale a due mani - Dal palleggio a 1 o a 2 mani - Baseball - Laterale a 1 mano - Consegnato Passaggio 2 mani dal petto Si usa: in situazioni di campo aperto o contro difese poco aggressive ( ad es. zona) per far circolare velocemente la palla. Esecuzione: si esegue dalla posizione fondamentale tenendo le mani sui lati della palla all'altezza del petto. Durante il passaggio il piede forte esegue un passo in avanti per dare equilibrio al corpo. Contemporaneamente le mani effettuano una rotazione portando l'indice e il pollice verso il petto. Il passaggio viene concluso con un colpo di frusta dei polsi che porta i pollici verso il basso. Le braccia dopo il passaggio si dovranno trovare all'altezza delle spalle. Bersaglio: Nell'eseguire il passaggio si mira sempre al petto del compagno a cui si intende passare la palla. Passaggio 2 mani dal capo Si usa: in situazioni di difese aggressive soprattutto quando l'avversario sta giù sulle gambe o per passare la palla ad un post. Esecuzione: si esegue dalla posizione fondamentale tenendo le mani sui lati della palla (con i gomiti stretti) e portando la palla sopra (ma non dietro) al capo. Durante il passaggio il piede forte esegue un passo in avanti per dare equilibrio al corpo. Contemporaneamente le mani effettuano una rotazione portando l'indice e il pollice verso il basso. Il passaggio viene concluso con un colpo di frusta dei polsi che porta i pollici verso il basso. Le braccia dopo il passaggio si dovranno trovare all'altezza degli occhi. Bersaglio: Nell'eseguire il passaggio si mira sempre al capo del compagno a cui si intende passare la palla. Passaggio schiacciato a terra Si usa: in situazioni di contropiede o per dare la palla ad un post. Esecuzione: si esegue dalla posizione fondamentale tenendo le mani sui lati della palla (con i gomiti stretti) e portando la palla all'altezza del bacino. Durante il passaggio il piede forte esegue un passo in avanti per dare equilibrio al corpo. Contemporaneamente le mani effettuano una rotazione portando l'indice e il pollice verso il basso. Il passaggio viene concluso con un colpo di frusta dei polsi che porta i pollici verso il basso. La palla va battuta a circa due terzi della distanza che intercorre tra colui che effettua il passaggio e colui che lo riceve. Bersaglio: Nell'eseguire il passaggio si mira sempre al bacino del compagno a cui si intende passare la palla. Nota bene: in caso che il passaggio schiacciato a terra sia effettuato utilizzando un passo laterale o incrociato la spinta va effettuata sempre con due mani, ma la spinta maggiore viene data dalla mano che si trova dal lato da cui parte il passaggio Passaggio dal palleggio Si usa: in situazioni di campo aperto o in contropiede. Esecuzione: si esegue dalla posizione fondamentale tenendo le mani sui lati della palla all'altezza del petto. Durante il passaggio il piede forte esegue un passo in avanti per dare equilibrio al corpo. Contemporaneamente le mani effettuano una rotazione portando l'indice e il pollice verso il petto. Il passaggio viene concluso con un colpo di frusta dei polsi che porta i pollici verso il basso. Le braccia dopo il passaggio si dovranno trovare all'altezza delle spalle. Bersaglio: Nell'eseguire il passaggio si mira sempre al petto del compagno a cui si intende passare la palla. Nota bene: dovendo raccogliere la palla è importante ricordare che l'ultimo palleggio prima di effettuare il passaggio deve essere abbastanza forte da portare la palla all'altezza del petto per velocizzare l'esecuzione del gesto tecnico. Il passaggio baseball Si usa: in situazioni di contropiede per velocizzare la transizione dalla difesa all'attacco. Esecuzione: si porta la palla all'altezza dell'orecchio tenendola con una mano sotto ed una sopra. Il gomito deve stare alto. Le spalle devono essere perpendicolari alla linea di fondo. Per eseguire un passaggio corretto bisogna sempre portare il piede esterno in avanti e il busto deve essere portato in avanti. Bersaglio: Nell'eseguire il passaggio si mira sempre al compagno che si trova in transizione. Nota bene: il passaggio baseball può essere effettuato ad una o a due mani. Viene consigliata l'Esecuzione ad una mano solo ai giocatori più esperti. 95


Passaggio consegnato Si usa: in situazioni di pressing o di ribaltamento per rendere la palla ad un compagno proteggendolo dall'attacco dell'avversario. Esecuzione: si effettua un mezzo giro, le spalle vengono dunque rivolte al canestro d'attacco. Si prende posizione ponendo il gomito verso l'avversario che arriva in modo da proteggere la palla. La mano posta dal lato in cui il compagno che riceverà il passaggio ha intenzione di andare, regge il pallone e viene posta al disotto di esso. Progressione didattica Una buon insegnamento dei fondamentali deve considerare sempre il mantenimento dell’equilibrio e l’integrazione degli aspetti mentali, fisici, tecnici e tattici dei giocatori e della squadra. Bisogna concentrare l’attenzione del giocatore sull’obiettivo di un fondamentale per volta: Esempio un primo esercizio o un intero allenamento basato solo sul passaggio corretto dal petto; un secondo esercizio o un intero allenamento basato sul passaggio da sopra la testa. Nell’Esecuzione degli esercizi risulta necessaria una progressione graduale della difficoltà con svolgimento analitico dello stesso e con un chiaro obiettivo da raggiungere. Non è didattico ai fini di un buon apprendimento e assimilazione dei movimenti eseguire un esercizio con molti fondamentali, per di più con movimenti complessi, per perseguire moltepliciobiettivi. Una corretta progressione si raggiunge con: Nell'insegnare questo fondamentale si potrebbero effettuare esercizi di: - Ball Handling individuale (migliora la sensibilità delle dita e la velocità delle mani) - Ball Handling a coppie (migliora la relazione e l'intesa tra compagni) - Esecuzione meccanica del passaggio (come si esegue un passaggio va divisa per tipo di passaggio) - Esercizi per l'automatizzazione del gesto. Ulteriori note ed osservazioni Ogni argomento o tipo di passaggio va trattato individualmente. Non bisogna mischiare nel corso di un allenamento più tipi di passaggio. In squadre di livello più basso si possono programmare esercizi per rendere l'allenamento più interessante e divertente pur rispettando gli obbiettivi e i prerequisiti di questo fondamentale (ad esempio 5c5 senza palleggio). ESRCIZI Esercizio 1: ball handling integrato, “maneggiando” la palla con i polpastrelli effettuare cambi di direzione e di senso camminando o correndo in campo. Obiettivi tipici di ball handling integrati agli individuali senza palla. Esercizio 2: passaggio in alto e presa corretta. Obiettivo del ball handling propedeutico al passaggio. Esercizio 3: passaggio in alto, fare battere il pallone a terra e presa bassa, piegati molto sulle gambe. Stesso obiettivo precedente con una difficoltà maggiore. Esercizio 4: a coppie, due giocatori con palla e due senza tenendosi con la mano: con palleggio toccare i giocatori senza palla; obiettivo del ball handling e di sviluppare la relazione tra i compagni. Esercizio 5: esercizio uguale al precedente con la variante di avere tutte le coppie il pallone. Esercizio 6: a coppie, spalla e spalla, passaggio laterale. Obiettivo migliorare l’intesa. Esercizio 7: a coppie, spalla e spalla, uno passa la palla sotto le gambe e l’altro sopra la testa. Stesso obiettivo esercizio precedente. Esercizio 8: passaggio a due mani dal petto: dalla posizione fondamentale uno di fronte all’altro, un passatore che cura il corretto passaggio e un ricevitore che cura la corretta presa. Obiettivo è lo sviluppo della posizione, della presa e del rilascio del pallone. Esercizio 9: stesso esercizio precedente con il ricevitore che si sposta in orizzontale a destra e sinistra. Stesso obiettivo precedente con maggiore movimento. Esercizio 10: stesso esercizio di 8 con passaggio ad una mano; il passatore passa con la mano destra o sinistra e il ricevitore prende la palla con la mano sinistra o destra. Stesso obiettivo precedente con maggiore difficoltà. Esercizio 11: passaggio a due mani dal petto, uno di fronte all’altro; il passatore è anche ricevitore; passaggi da normali a più forti. Stesso obiettivo dell’Esercizio 8 con difficoltà maggiore. Esercizio 12: passaggio a due mani dal petto, uno di fronte all’altro, passatore fermo e il ricevitore che corre fino alla linea laterale, cambio di senso, e ricezione; obiettivo è sviluppo del passaggio con un esercizio integrato a individuali senza palla; Esercizio 13: stesso esercizio precedente con la variante che tutti e due i giocatori dopo aver passato corrono fino alla linea laterale per un cambio di senso. Stesso obiettivo precedente con difficoltà maggiore. Esercizio 14: posizionarsi su due file; passaggio e corsa di fronte con cambio di velocità. Stesso obiettivo dell’esercizio 12 con cambio di velocità. 96


Esercizio 15: posizionarsi su quattro file; passaggio di fronte, cambio di direzione e corsa in diagonale all’altra fila in alto. Stesso obiettivo precedente con difficoltà maggiore. Esercizio 16: posizionarsi su quattro angoli in ¼ di campo: passaggio laterale in orizzontale, corsa di fronte in verticale fino alla posizione del compagno e cambio di senso. Stesso obiettivo precedente con difficoltà maggiore. Esercizio 17: posizionarsi su quattro angoli in ½ campo con la difesa individuale; simulazione di attacco con movimenti continui per acquisire nuovi spazi liberi con passaggi senza palleggio. Obiettivo è sviluppare il passaggio in una situazione di gara. Esercizio 18: passaggio due mani sopra la testa, uno di fronte all’altro, i due giocatori sono passatori e ricevitori. Obiettivo è sviluppare questo tipo di passaggio. Esercizio 19: passaggio battuto a terra, uno di fronte all’altro. Obiettivo è sviluppare questo tipo di passaggio. Esercizio 20: passaggio laterale due mani con passo laterale. Obiettivo è sviluppare questo tipo di passaggio. Esercizio 21: passaggio laterale a una mano. Obiettivo è sviluppare questo tipo di passaggio. Esercizio 22: dal palleggio passaggio una mano; palleggio stessa mano stesso piede e passaggio ad una mano. Obiettivo è sviluppare questo tipo di passaggio. Esercizio 23: esercizio a tre; due attaccanti e un difensore, chi passa utilizzando la finta corre di fronte e difende. Obiettivo è sviluppare il passaggio con il difensore che ostacola. Esercizio 24: dal palleggio passaggio a due mani; posizionarsi su due file negli angoli di fondo campo, una di fronte all’altra, palleggiare fino alla metà campo, poi fare il passaggio. Obiettivo è sviluppare il passaggio a due mani in corsa con palleggio. Esercizio 25: passaggio baseball; posizionarsi con una fila sotto canestro e un ricevitore all’altezza di metà campo. Obiettivo è sviluppare questo tipo di passaggio. Esercizio 26: passaggio consegnato; posizionarsi su due file, una al centro del campo senza palla e una lateralmente a metà campo con palla; il giocatore senza palla corre all’altezza della lunetta effettua un giro e si posiziona per ricevere e per il passaggio consegnato; il giocatore con palla passa e corre fino all’altezza del prolungamento del tiro libero, poi cambia direzione e corre a prendere la palla avvicinandosi molto al compagno per evitare di far passare il difensore.

Modulo 8 INDIVIDUALI DI DIFESA - Difendere il proprio canestro dagli attacchi degli avversari è uno degli obbiettivi principali del gioco della pallacanestro. Per molti è, anzi, lo scopo fondamentale del gioco. Difendere forte permette alle squadre in campo di vincere una partita pur segnando pochi punti. C'è, infatti chi ritiene che: “Per vincere una partita basta far segnare un punto in meno agli avversari.” La difesa è, in assoluto, il fondamentale del gioco con più implicazioni psicologiche. L'efficacia della difesa è dettata soprattutto dalle motivazioni e dalla grinta dei giocatori in campo. Obbiettivi: gli obbiettivi principali della difesa sono: - Chiudere gli spazi utili all'attacco - Ottenere equilibrio fisico/tecnico/mentale Un buon difensore deve, dunque, riuscire a chiudere tutti gli spazi utili all'attacco. E' importante ricordare la scelta degli spazi utili dipende dalle caratteristiche fisiche e tecniche degli attaccanti e per questa ragione gli spazi possono essere vantaggiosi sia vicino che lontano da canestro. Immaginiamo ad esempio di lasciar solo un tiratore sull'arco del tiro da 3... . Per questa ragione l'atto difensivo deve essere sempre eseguito con la massima intensità e con il massimo equilibrio tecnico e mentale. Bisogna essere consapevoli, in ogni situazione delle caratteristiche dell'avversario e quindi del come difendere per metterlo in difficoltà. Requisiti principali: per essere un buon difensore bisogna acquisire: - Equilibrio - Rapidità dei piedi - Capacità di autonomia nel movimento di braccia e gambe - Prendere iniziativa Un buon difensore deve essere in grado di mantenere sempre l'equilibrio del corpo e deve essere rapido per velocizzare eventuali azioni di recupero sull'attaccante . Il terzo punto è fondamentale per una difesa efficace. Il giocatore deve essere in grado di differenziare il movimento degli arti superiori ed inferiori in modo da occupare tutti gli spazi utili e tutte le traiettorie di passaggio o di tiro che l'attaccante cerca di crearsi.

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Parte tecnica: Una difesa efficace non può assolutamente prescindere dai seguenti elementi: - Posizione - Uso delle braccia e delle gambe - Scivolamenti - Cambio di guardia - Balzo indietro Analizziamo, ora questi elementi: - Posizione: La posizione di difesa è data dalla posizione fondamentale con il baricentro basso e il corpo in appoggio sugli avampiedi. Sempre pronti e reattivi ricercando l’utilizzo della massima carica di forza esplosiva delle gambe. I piedi saranno sempre distanti fra loro, in modo da aumentare il grado di stabilità. I piedi saranno quindi leggermente più larghi delle spalle. Le mani saranno rivolte all'avversario e poste all'altezza delle spalle. E' importante precisare che il corpo deve assumere una posizione naturale. - Uso delle braccia e delle gambe: un buon difensore deve essere in grado di muoversi in tutte le direzioni e soprattutto di scivolare muovendo sempre e prontamente le braccia. Questo ostacolerà l'attaccante nell'azione di passaggio o in quella di tiro. - Scivolamenti: gli scivolamenti consistono in movimenti laterali del giocatore che si trova in difesa. Lo scivolamento si esegue dalla posizione fondamentale di difesa. Il primo passo laterale sarà lungo per questa ragione lo scivolamento inizia con una specie di balzo laterale atto a recuperare lo spazio eventualmente guadagnato dall'attaccante. I piedi non devono mai incrociarsi. Il piede che spinge sarà quello opposto al lato dove si intende andare (ad es. se vogliamo scivolare verso destra il piede che spingerà sarà il sinistro). Il piede spinge sempre con l'interno. - Cambio di guardia: un cambio di guardia consiste nell'effettuare uno scivolamento laterale indietro (in diagonale) in modo da posizionarsi davanti alla palla quando un attaccante comincia un'azione di palleggio o di cambio di mano. - Balzo indietro: si esegue dalla posizione fondamentale di difesa o durante uno scivolamento, consiste in un balzo indietro e serve per ripristinare lo spazio che deve intercorrere tra l'attaccante e il difensore. Un ultima considerazione sulla tecnica di difesa va fatta proprio per quanto riguarda la distanza che deve intercorrere tra attaccante e difensore. Un buon difensore deve essere in grado di valutare la giusta distanza da lasciare all'attaccante in modo da non rischiare di essere tagliato fuori ma non deve neanche lasciare troppo spazio altrimenti si potrebbe rischiare un tiro facile (senza pressione). Progressione didattica: un allenamento tipo sulla difesa potrebbe seguire questi step: - Step: migliora la rapidità dei piedi e la velocità delle gambe - Esercizi di prontezza arti superiori/inferiori - Posizione fondamentale - Scivolamento - Cambi di guardia - Esercizi di differenziazione arti superiori/inferiori Esercizi Esercizio 1: Ball handling, spostamento laterale con palleggio; obiettivo è la sensibilità dei piedi propedeutico allo scivolamento. Esercizio 2: Ball handling, scivolamento in palleggio lungo le linee del campo; obiettivo è sviluppare il movimento di scivolamento mentre si esegue il palleggio per migliorare la capacità di differenziazione; Esercizio 3: esercizio a due tutto campo, passaggio e scivolamento laterale; stesso obiettivo precedente con passaggio. Esercizio 4: esercizio a due con pallone a testa, un attaccante e un difensore in palleggio; stesso obiettivo precedente con maggiore difficoltà. Esercizio 5: esercizio a due con un pallone, uno attacca l’altro difende; stesso obiettivo precedente concentrandosi sui movimenti di difesa. Esercizio 6: esercizio a tre, due difensori e un attaccante che dopo aver toccato il ginocchio dei giocatori e scivolato lateralmente decide quando prendere la palla a terra e attaccare; obiettivo è sviluppare la difesa con raddoppio per scegliere come occupare lo spazio in poco tempo. Esercizio 7: posizione di scivolamento; obiettivo è sviluppare la posizione fondamentale di difesa. Esercizio 8: esercizio a tre in verticale, scivolamento laterale verso sinistra e verso destra. Obiettivo è sviluppare lo scivolamento allo stesso ritmo dei compagni. Esercizio 9 stesso esercizio precedente con skip iniziale; stesso obiettivo precedente. 98


Esercizio 10: un giocatore palleggia nelle varie direzioni e tutti gli altri difendono in linea. Obiettivo è sviluppare lo scivolamento con movimenti in sintonia con il gruppo. Esercizio 11 Esercizio a due, un attaccante che procede in palleggio e un difensore che compie il balzo all’indietro quando l’attaccante si sposta in avanti. Obiettivo è migliorare lo scivolamento con il balzo all’indietro. Esercizio 12 stesso esercizio precedente con cambio di guardia . Stesso obiettivo con cambio di guardia. Esercizio 13: stesso esercizio precedente con movimento delle braccia sopra e sotto ad ostruire l’attaccante: Stesso obiettivo precedente con maggiore difficoltà di differenziazione. Esercizio 14: esercizio a due, un attaccante che si sposta a destra e sinistra con due-tre palleggi con difesa laterale; obiettivo è migliorare lo scivolamento laterale. Esercizio 15: stesso esercizio precedente con scelta improvvisa dell’attaccante di avanzare; obiettivo è non permettere all’attaccante di occupare spazi davanti a sé.

Modulo 10/11 ASPETTI BIOMETRICI E PREPARAZIONE FISICA - Alcuni gesti tecnici a volte non riescono perché i ragazzi non sono pronti, non solo per mancanza di conoscenze tecniche, ma anche per mancanza di condizione atletica. I 3 meccanismi energetici: anerobico alattacido: senza acido lattico; sforzo a massima intensità per una breve durata (10-12 secondi). anerobico lattacido: produce acido lattico, per una maggiore durata (45 secondi). aerobico: interviene nella fase di recupero sforzi di piccola intensità ma di lunga durata. La capacità e la potenza sono le caratteristiche fondamentali dei tre meccanismi di ricarica dell’ATP. Per capacità si intende la disponibilità totale di energia. Per potenza si intende la disponibilità di energia nell’unità di tempo. I tre sistemi possono essere schematizzati con tre serbatoi e tre rubinetti di diversa grandezza che rappresentano la capacità e la potenza. La capacità è inversamente proporzionale alla potenza. Il basket utilizza il meccanismo aerobico-anerobico alternato. I muscoli: le fibre consentono al muscolo di contrarsi e si dividono in diverse tipologie: Fibre di tipo I: rosse, lente,resistenti. Fibre di tipo II: veloci, bianche Nel basket sono preferibili quelle di tipo II per esplosività e potenza; con l’allenamento è possibile trasformare fibre bianche in rosse, ma è difficile il procedimento inverso. Capacità muscolare: è la capacità di opporsi e superare una resistenza esterna. Classificazione della forza: - tipo di contrazione - espressioni di forza - tipo di resistenza tipi di contrazione: - contrazione isometrica: Pur essendoci tensione muscolare, la distanza tra i capi tendinei estremi non varia, in quanto il carico non viene vinto, né si cede si ad esso. - contrazione concentrica: le inserzioni tendinee estreme del muscolo si avvicinano ed il carico viene spostato o sollevato. - contrazione eccentrica: Le inserzioni tendinee estreme del muscolo si allontanano durante la contrazione, il muscolo cerca di opporsi al carico e gli cede lentamente. - contrazione pliometrica: quando, ad una veloce azione eccentrica (inversione di movimento).Questo permette di utilizzare una ulteriore percentuale di forza espressa dalla componente elastica dei muscoli (es.: salti e lanci). Le catene muscolari: I gruppi muscolari che partecipano ad una comune azione vengono definiti catene muscolari. Le catene muscolari sono delle sequenze definite di fasce e di muscoli, al cui interno esiste un passaggio preferenziale di tono. Queste rappresentano circuiti in continuità di direzione e di piano attraverso i quali si propagano le forze organizzatrici del corpo. I MUSCOLI NON LAVORANO SINGOLARMENTE MA IN COORDINAZIONE AD ALTRI MUSCOLI; per questo i muscoli non vanno mai allenati singolarmente ma va allenata l’intera catena muscolare ( catene cinetiche). Organizzazione della muscolatura:

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- Muscoli posturali: Poco consumo energetico e poca affaticabilità; muscoli comandati per lo più in modo riflesso; muscoli corti-profondi e monoarticolari. Un parametro preferenziale di riferimento Ruolo: mantengono la postura-appoggio e “premovimento”. Muscoli statici ( quando si deve stare fermi). - Muscoli dinamici: Molto consumo energetico e faticabilità; Muscoli con comando volontario. Muscoli poliarticolari, lunghi e poliarticolari. Ruolo: movimento, con dinamicità e ampiezza. Muscoli quando si crea un movimento Squilibri muscolari: tendenza all’indebolimento - Retto ed obliquo dell’addome - Glutei - Gran dorsale - Vasto laterale ed intermedio - Tibiale anteriore - Peronei - Deltoide tendenza all’accorciamento - Tricipite - Flessori dell’anca - Adduttori - Ischiocrurali - Pettorale - Quadrato dei lombi Prevenzione degli infortuni A causa delle ripetizioni dei movimenti ci possono essere problemi muscolari. Questi problemi si dividono in 2 categorie. - Trauma: sono distorsioni che possono interessare caviglia, ginocchio, dita, spalla e schiena. - Sovraccarico funzionale: a causa delle ripetizioni portano ad infiammazioni e possono interessare ginocchio, schiena, spalle e caviglie. Quale comportamento tenere in certi casi?? R.I.C.E. dove R: riposo (rest) I: ghiaccio (ice) C: compressione (compression) E: elevazione (Elevation) I fattori che causano questo sovraccarico sono: - estrinseci: dipendono dalle caratteristiche del gioco, pavimentazione e tipo di allenamento. - Intrinseci: dipendono dall’individuo; peso resistenza tendinea ecc. del soggetto. Allenamento funzionale, ossia allenare quello che ci richiede il gioco: - Poliarticolarità: diverse articolazioni - Più piani di lavoro - Propriocettività: allenamento dell’equilibrio; infatti i propriocettori sono i rilevatori del nostro corpo che permettono di avere equilibrio. Equilibrio; uno dei postulati fondamentali del basket. - Dipende più dalla capacità di recuperarlo quando si è perso, piuttosto che dall’abilità di non perderlo. - L’insieme dei sistemi prorpiocettivi sfocia in esso. - È dato dalla contrazione e dalla decontrazione della muscolatura. Obiettivi: esercizi per l’equilibrio - prevenzione: esercitazioni specifiche che permettono di prepararsi a quelle sollecitazioni o azioni che possono creare un infortunio - rieducazione: deriva da precise indicazioni derivanti dai protocolli riabilitativi post traumatici - allenamento: capacità motorie e coordinative; - Motorie: coordinative (equilibrio e coordinazione); condizionali (forza, velocità, resistenza) queste due portano alle ABILITA’ MOTORIE . - Coordinative:si dividono in generali ( apprendimento motorie, controllo motorio, adattamento e trasformazione) speciali (coordinazione oculo motorie, anticipazione e reazione motoria). 100


Preabilitazione: creare dei presupposti alle abilità per prevenire determinati problemi. Prevenzione: riabilitazione post traumatica per prevenire altri problemi ( evitare una recidiva). L’APPRENDIMENTO PUO’ AVVENIRE A TUTTE LE ETA’…PER QUESTO DELL’ESPERIENZA (L. DA VINCI)

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LA SAPIENZA E’ FIGLIA


Corso Allievo Allenatore Roma 2008 Tiziano Carradore


Indice Modulo 1 - Progetto “Diventare Coach” ........................................................................................ 2 Modulo 2: Il Gioco del Basket e la Simbologia ................................................................ 3 Modulo 3: Fondamentali senza Palla e Ball Handling ...................................................... 4 Modulo 4: Il Palleggio ................................................................................................... 7 Modulo 5: Fondamentali Individuali di Difesa ............................................................... 9 Modulo 6: Arresti e Partenze ......................................................................................... 11 Modulo 7: Il Passaggio .................................................................................................. 20 7.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 23 Modulo 7: Il Tiro ........................................................................................................... 29 8.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 31 Modulo 8: Il Regolamento Tecnico ................................................................................ 34 9.1 Esercitazioni in aula ................................................................................................... 39 Modulo 9: Elementi di didattica ................................................................................. 40 Modulo 10: Aspetti Psicologici .................................................................................. 43 11.1 La Comunicazione ......................................................................................................... 48 11.2 L’Apprendimento .......................................................................................................... 49 11.2.1 Le Fasi dell’apprendimento .................................................................................... 49 Cap. 12 La Preparazione Fisica ............................................................................................... 51 12.1 Esercizi svolti in Campo ................................................................................................ 58 Cap. 13 Allegato A: Relatori e date del Corso ......................................................................... 59 Cap. 14 Allegato C: Esercitazioni in aula sulla simbologia: soluzioni...................................... 60


Modulo 1 DIVENTARE COACH Gli Obiettivi Il progetto “Diventare Coach” si prefigge l’obiettivo di creare allenatori autonomi e responsabili per avere giocatori autonomi e responsabili. L’iter prevede che si seguano corsi modulari con step intermedi che permettano via via di raggiungere livelli diversi, di seguito sintetizzati: • Allievo Allenatore • Allenatore di Base • Allenatore (biennale) • Allenatore Nazionale (tramite il conseguimento di master) La gestione organizzazione e progettazione dei corsi viene sempre supervisionata dal CNA Comitato Nazionale Allenatori. I Concetti di Base Durante i corsi si evidenzia la necessità di definire il concetto di Pallacanestro Integrata attraverso alcuni punti fondamentali: • Tecnico – Tattica • Preparazione Fisica • Preparazione Mentale Questi concetti sono essenziali e sempre presenti in ogni fase del gioco della pallacanestro che ha insite alcune fondamentali caratteristiche: • movimenti con e senza palla • collettività • simmetria • di situazione • aciclicità • aerobica\anaerobica alternata Tutto il gioco della pallacanestro comunque non può prescindere da 4 fondamentali postulati: • spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio Il gioco della pallacanestro si divide in: • attacco • difesa L’attacco si può interpretare in attacco a metà campo (difesa schierata) e contropiede. Esempi di schieramenti offensivi: • 5 fuori • 1-2-2 • 1-3-1 • 1-4 alto\basso ( forse un po’ superata ) • 2-2-1 • Box (rimesse) • Situazioni speciali (palla a due, isolamento per 1 c 1 su un quarto di campo, doppio blocco, etc.) La difesa ha due macro aree: • difesa a zona • difesa a uomo In entrambi i casi si può parlare di difesa a metà campo o tutto campo (pressing per le zone). Esempi di schieramenti difensivi a zona: • Zona pari: 2-1-2; 2-3 • Zone dispari: 3-2; 1-2-2; 1-3-1 Inoltre sono da ricordare anche le zone miste • box and one • triangolo e due I ruoli in campo si suddividono in esterni: • play • guardia • ala • angolo 105


ed interni: • pivot • post (alto, medio) La Metodologia Definito l’obiettivo del corso, resta da descrivere la metodologia di riferimento. È necessario partire dal concetto di sapere: chi insegna qualcosa deve essere preparato (vale per tutte le discipline). Il solo sapere non è sufficiente, bisogna anche saper fare che si traduce nella capacità di effettuare una corretta progettazione didattica ma, anche, di saper effettuare un esercizio (dimostrazione). Più in generale, l’allenatore deve sapere quali obiettivi si propone, in quanto tempo e con quali mezzi. Questi tre elementi costituiscono la base per una buona didattica. A questo concetto si affianca quello di saper far fare in campo , l’allenatore deve programmare il proprio lavoro e poi deve essere in grado di metterlo in pratica: modalità didattiche. In ultimo deve verificare gli esercizi effettuati dai propri allievi, verificarne i movimenti che si prefigge di insegnare e far eseguire. Ultimo concetto: saper comunicare, ricordarsi che l’allenatore allena uomini, persone con le quali si deve relazionare, parlare. Deve essere in grado di instaurare un rapporto proficuo per far rendere il massimo dai propri giocatori, saper parlare, ma saper anche ascoltare e non solo relativamente a questione tecniche!

L’Organizzazione del Campo Tutti gli allenamenti devono essere preparati con cura a partire dai concetti esposti precedentemente. La preparazione deve prevedere anche la suddivisione del lavoro sul campo. I giochi e gli esercizi possono essere previsti per file (giocatori uno dietro l’altro) per righe (uno di fianco all’altro); in coppia, in singolo, a gruppi; su tutto il campo, a metà campo (di attacco o di difesa, o trasversale), su un quarto, su una porzione. L’allenatore sceglierà di volta in volta quale disposizione attuare affinché l’esercizio possa essere effettuato negli spazi più consoni.

Modulo 2 IL GIOCO DEL BASKET E LA SIMBOLOGIA Il Gioco del Basket La pallacanestro, conosciuta anche come basket, diminutivo del termine inglese basketball, è uno sport di squadra in cui due squadre di cinque giocatori ciascuna si affrontano per segnare con un pallone nel canestro avversario, secondo una serie di regole prefissate. La pallacanestro è uno sport che è nato fondamentalmente dall'ingegno di un solo uomo, James Naismith, professore di ginnastica canadese. Nel 1891 Naismith lavorava presso la YMCA International Training School di Springfield, in Massachusetts. Gli venne chiesto di trovare uno sport che potesse tenere in allenamento durante la stagione invernale i giocatori di baseball e football in alternativa agli esercizi di ginnastica. Ispirato al gioco canadese duck-on-a-rock, il basketball vide la luce il 15 dicembre 1891, regolato da tredici norme, con un cesto di vimini per le pesche appeso alle estremità della palestra del centro sportivo e due squadre di nove giocatori. Il nome del gioco fu coniato da uno degli allievi di James Naismith, Frank Mahan, dopo che l'inventore aveva rifiutato di chiamarlo Naismithball. Il 15 gennaio 1892 Naismith pubblicò le regole del gioco: è la data di nascita ufficiale della pallacanestro. La prima partita della storia terminò 1 a 0. Lo sport divenne popolare negli Stati Uniti in brevissimo tempo, cominciando subito dopo a diffondersi in tutto il mondo, attraverso la rete degli ostelli YMCA; gli allievi di Naismith divennero missionari e mentre viaggiavano nel mondo per portare il messaggio cristiano, riuscivano a coinvolgere i giovani nel nuovo gioco. Fu aggiunto al programma olimpico in occasione delle Olimpiadi estive di Berlino 1936 (anche se vi era stato precedentemente un torneo di basket durante le Olimpiadi di St. Louis 1904, non riconosciuto ufficialmente dal CIO). In quell'occasione, Naismith consegnò la medaglia d'oro agli Stati Uniti, che sconfissero in finale il Canada. Nel 1946 nacque negli USA la National Basketball Association (NBA), con lo scopo di organizzare le squadre professionistiche e rendere lo sport più popolare. Nel resto del mondo, la diffusione si incrementò con la nascita della Federazione Internazionale Pallacanestro nel 1932. In Europa, il basket ebbe una particolare risonanza e soprattutto l'Unione Sovietica fu lo stato che riuscì a competere a livello internazionale alla potenza degli Stati Uniti. In Europa la pallacanestro “sbarca” alla fine del 1800, la prima partita si svolge a Parigi nel 1893. Il gioco viene importato dai soldati americani durante la prima guerra mondiale. Nel 1919 viene effettuato il primo triangolare tra le rappresentative militari di USA, Italia e Francia. In Italia la prima esibizione della palla al cerchio viene organizzata dalla prof.ssa Ida Pesciolini a Siena, siamo nel 1907. Altre date storiche: 106


• 1921 nasce la FIB • 1922 l’Assi Milano vince il primo titolo • 1924 nasce la FIPAC • aprile 1926 a Milano 1° incontro della Nazionale Italiana: Italia – Francia, risultato 23-17 • 1937 primo campionato a girone unico vinto della Borletti Milano A Roma si sono avuti personaggi che rimarranno nella storia della pallacanestro: • Francesco Ferreo, che dopo essere stato giocatore ed allenatore della Nazionale Italiana, fece vedere per la prima volta in Europa la difesa 1-3-1; • Elliot Van Zandt, capitano di fanteria di colore dell'Athletic Department dell'esercito statunitense; è stato commissario tecnico della nazionale italiana maschile dal 1948 al 1952; agli Europei di Parigi, nel 1951, la squadra azzurra giunse al quinto posto. Maniaco dei fondamentali di lui Valerio Bianchini dice « … fu il primo vero coach approdato in Italia»; • Nello Paratore; • Giancarlo Primo, assistente di Paratore, poi guida della Nazionale Italiana per 11 anni (alsuo attivo due bronzi europei (Essen 1971 e Belgrado 1975); • Vittorio Tracuzzi. La Simbologia Ogni piano di allenamento, ogni schema, ogni esercizio può essere graficizzato utilizzando un’appropriata simbologia di uso internazionale. L’utilizzo della simbologia è essenziale nella preparazione dei piani di allenamento così come nella creazione degli schemi e degli esercizi.

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Modulo 3 FONDAMENTALI SENZA PALLA E BALL HANDLING Fondamentali senza Palla - I fondamentali senza palla sono l’espressione di base più importante del gioco della pallacanestro. Utilizzare bene i fondamentali senza palla significa, tra l’altro, riuscire ad effettuare il movimento più idoneo in funzione della situazione di gioco. Un bravo giocatore deve riuscire ad anticipare la lettura della situazione di gioco ed utilizzare il fondamentale più adatto. L’allenatore deve insegnare i fondamentali con lo scopo di rendere i giocatori autonomi, cioè in grado di utilizzare in modo autonomo il fondamentale più idoneo. I fondamentali senza palla sono quelli che maggiormente vengono utilizzati in partita: si gioca senza palla più di quanto non si giochi con la palla in mano. Giocare senza palla significa: • aiutare il compagno con la palla in mano, creargli spazio, fare un taglio in modo da portare fuori dal proprio spazio un difensore che potrebbe portare l’aiuto al difensore del compagno con la palla; • aiutare un compagno a smarcarsi, portare un blocco; • muoversi per ricevere la palla, taglio dentro, taglio fuori, cambio di direzione e velocità. Per tutti i fondamentali senza palla sono importanti due concetti di base: • equilibrio, ovvero la capacità di compiere un gesto tecnico potendo farne un altro immediatamente senza perdere la stabilità ed il controllo del proprio corpo; • rapidità, ovvero la capacità di effettuare con la massima velocità un fondamentale in modo corretto, il che non significa svolgere al massimo della propria velocità, ma farlo in modo corretto al massimo della propria velocità. Occorre che ai giocatori venga insegnato l’automatismo dei fondamentali: il giocatore deve aver chiaro, in testa prima e nel fisico poi, il giusto fondamentale da applicare. Una volta che questo automatismo è acquisito si può passare alla ricerca della rapidità. Per eseguire bene i fondamentali è necessario muovere bene i piedi: la pallacanestro si gioca coi piedi! Di seguito sono esposti i fondamentali individuali senza palla: • Posizione fondamentale • Cambio di velocità • Cambio di direzione • Cambio di senso • Giro in corsa • Giro La Posizione fondamentale prevede che il giocatore fletta le gambe parallele tra loro ad una larghezza leggermente superiore alla larghezza delle spalle, i piedi devono essere paralleli tra loro (leggermente estroflessi), le gambe flesse, la schiena dritta e leggermente spostata in avanti ed il peso del corpo grava sulle punte dei piedi. Cambio di velocità: può essere lento\veloce tipica di una situazione di 1C1 o di contropiede, veloce\lento in contropiede il palleggiatore viene chiuso da un difensore e quindi rallenta o fa un palleggio in arretramento. Queste sono tipiche situazioni di cambio di velocità, nel caso di cambio di velocità lento\veloce, il piede posteriore è quello che da la spinta, le spalle si muovono in avanti alla ricerca di spazio e per mettere il difensore in posizione di minor contrasto. Cambio di direzione: quando un giocatore decide di modificare la sua direzione, è sempre accompagnato da un cambio di velocità, altrimenti si favorisce il difensore; il giocatore dovrà poggiare il 1° piede prima sul tallone e poi sulle punte, il 2° sulla punta; quindi effettuerà il primo passo corto, effettuerà una torsione del busto, poi volgerà il 2° piede nella nuova direzione spostando anche il peso del corpo, il 2° passo sarà lungo con lo scopo di guadagnare più spazio possibile. Cambio di senso: analogo al cambio di direzione, ma in questo caso la nuova direzione sarà di 180° rispetto alla precedente, ci si ferma con un piede posto in avanti rispetto all’altro, si effettua un giro sulle punte dei piedi cambiando la posizione del corpo verso la direzione opposta. Giro: può essere sia frontale che dorsale, nel caso di quello dorsale si può perdere la visione del campo per il periodo di tempo necessario ad effettuare la torsione del busto. • Giro frontale: dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno (piede che deve fungere da “cerniera”) mentre l’altro si muove in rotazione frontale, giro davanti al mio ostacolo. • Giro dorsale: come il precedente dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno mentre l’altro si muove in rotazione dorsale (opposta al precedente). 108


La scelta del giro dorsale o frontale dipende dalla situazione di gioco: se il mio compagno ha la palla ed io non sono anticipato in post basso, posso andare incontro al mio difensore quindi effettuare un giro dorsale per mettermi di fronte al mio compagno e dare a lui una buona linea di passaggio. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. disposti su tutto il campo eseguire la posizione fondamentale rimanendo in quella posizione per alcuni secondi; 2. dalla posizione fondamentale dondolarsi spostando il peso del corpo dalle punte dei piedi ai talloni e viceversa in continuità; 3. a coppie lo stesso esercizio (ricerca dell’equilibrio); 4. disporsi in fila lungo tutta la linea laterale del campo ad una distanza di almeno 1 metro l’uno dall’altro; correre girando lungo le linee esterne del campo al fischio effettuare il cambio di senso e riprendere a correre in direzione contraria; 5. sempre in fila disporsi sulla linea di fondo, il primo giocatore corre verso il gomito della lunetta ed effettua un cambio di direzione frontale poi si dirige verso l’incrocio della linea del centrocampo con quella laterale ed effettua un secondo cambio di direzione frontale, poi si dirige verso il gomito della lunetta ed effettua l’ultimo cambio di direzione frontale. Il secondo giocatore parte quando il primo ha effettuato il primo cambio di direzione. Si ripete l’esercizio cambiando il senso di rotazione (oraria\antioraria); 6. lo stesso esercizio di prima ma con cambi di direzione dorsali (virate), in questo caso è importante che l’allenatore verifichi che il giocatore effettui una repentina torsione del busto ma soprattutto della testa, poiché in questo cambio si ha per un attimo la perdita di visualizzazione del campo di gioco!; 7. disposti sul fondo in coppia distribuendo le coppie su tutto il lato corto, il primo giocatore corre fino alla linea del tiro libero ed effettua un giro frontale, poi corre verso la linea del centrocampo ed effettua un secondo giro frontale alternando il piede perno, poi corre verso la linea del tiro libero ed effettua un ulteriore giro frontale, infine corre verso il fondo, il secondo giocatore parte quando il primo ha completato il primo giro; 8. lo stesso esercizio del precedente ma sostituendo il giro frontale con il giro dorsale. Ball Handling - Con questo termine si intende la capacità del giocatore di essere padrone della palla in tutti i movimenti tecnici, in particolare nella presa, nella ricezione, nel passaggio, nel palleggio. Molti degli esercizi che vengono effettuati non hanno una reale applicazione ma servono al giocatore per acquisire capacità di “addomesticare” la palla in tante situazioni di gioco. Per riuscire ad acquisire e migliorare il trattamento della palla bisogna utilizzare degli esercizi specifici in funzione degli obiettivi preposti facendo molta attenzione ai dettagli nella modalità di esecuzione da parte dei giocatori. Gli esercizi possono essere divisi in: • esercizi per la rapidità delle mani; • esercizi per la sensibilità delle dita; • esercizi propedeutici per i gesti tecnici. A seconda del tipo di esercizio e della sua finalità, questi si possono anche suddividere in: • esercizi da fermo o in movimento; • con o senza palleggio; • con 1 pallone, con 2 palloni; • individuali o a coppie. Il miglioramento nel trattamento della palla si ottiene attraverso: • l’aumento della velocità di esecuzione dell’esercizio; • la combinazione di più esercizi. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. pizzicare la palla: il pallone viene toccato solo con le dita e passato da una mano all’altra tenendo le braccia distese in alto, poi distese in avanti, quindi in basso, poi si effettuano tutti questi movimenti in continuità alto, avanti, basso, dietro; 2. pendolo o ninnananna: si fa passare il pallone da una mano all’altra mentre il braccio della mano che riceve il pallone effettua una sbracciata verso l’alto, l’allenatore deve verificare che entrambe le braccia vengano sollevate sopra la testa e che il movimento sia armonico e fluido; 3. far passare il pallone dal dorso al palmo della mano facendolo roteare, prima con una mano poi con l’altra; 4. far saltellare il pallone sul dorso poi sul palmo, prima con una mano poi con l’altra; 5. far passare il pallone dietro la schiena prima in un verso poi nell’altro; 6. far passare il pallone dietro la testa prima in un verso poi nell’altro; 7. far passare il pallone dietro le gambe prima in un verso poi nell’altro; 8. in continuità far passare il pallone dietro la testa, dietro la schiena, dietro le gambe, dall’alto verso il basso poi dal basso verso l’alto; 109


9. portare una gamba avanti e far passare il pallone dietro la gamba, invertire le gambe; 10. far passare il pallone dietro una gamba posta in avanti, poi portare le gambe in parallelo, far passare il pallone dietro entrambe le gambe, poi portare in avanti l’altra gamba e far passare il pallone, tutto in continuità, cambiare verso; 11. otto sotto le gambe in parallelo, il pallone viene fatto passare attorno alle due gambe dall’esterno verso l’interno incrociando sotto le gambe; 12. far passare il pallone incrociando le gambe saltellando; 13. lanciare la palla sotto le gambe dietro la schiena, riprenderla e lanciarla in avanti sempre sotto le gambe; 14. mettere il pallone sotto le gambe con le braccia incrociate, cambiare posizione delle mani senza far cadere il pallone che deve restare sempre sotto le gambe; 15. lanciare il pallone in aria e riprenderlo dietro la schiena; 16. lanciare il pallone in aria e riprenderlo davanti immediatamente dopo che ha toccato terra; 17. palleggio laterale mentre con i piedi si effettua l’hockey drill, due palleggi con una mano poi si cambia lato; 18. palleggiare effettuando la ninnananna prima laterale poi frontale utilizzando solo una mano, cambiare mano; 19. lo stesso esercizio in continuità alternando palleggi laterali e frontali prima con una mano poi con l’altra; 20. palleggio frontale con una mano facendo la ninnananna ma è la mano esterna che riprende il pallone; 21. palleggio basso sotto le gambe il pallone rimane in mezzo le gambe e le mani cambiano la posizione davanti\dietro; 22. in posizione seduta, gambe incrociate, palleggiare lateralmente, il palleggio deve essere molto basso, continuare il palleggio alternando il palleggio con il palmo, con il dorso con il pugno, con il taglio della mano, alternare la mano destra e la mano sinistra; 23. stessa posizione palleggiare spostando il pallone attorno al corpo cambiando mano dopo i palleggi dietro la schiena e davanti al corpo opportunamente, dopo alcuni giri cambiare il senso del giro da orario ad antiorario; 24. sempre da seduti, ginocchia alte le mani sotto le gambe al centro, palleggiare alternando la mano destra con la sinistra; 25. sdraiati pancia sotto, palleggiare lateralmente, dalla stessa posizione ritornare seduti, poi sdraiarsi sulla schiena, cambiare mano; 26. con due palloni per ogni giocatore, effettuare la ninnananna frontale incrociando le braccia con i palloni facendo passare i palloni da destra a sinistra e viceversa; 27. sempre con due palloni, si palleggia solo con la mano destra mentre il pallone di sinistra viene passato a quella di destra, effettuare l’esercizio per alcune volte poi cambiare mano; 28. a coppie con ognuno un pallone, un giocatore fa da guida ed effettua una serie di palleggi in libertà variando i movimenti, l’altro effettua gli stessi movimenti a specchio; 29. sempre a coppie i due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro, si passa il pallone con una mano e si riceve con l’altra, esercizio in continuità; 30. stesso esercizio effettuando il passaggio schiacciato terra; 31. stesso esercizio ma si passa il pallone dopo 1 palleggio; 32. lo stesso ma dopo due palleggi laterali dondolati.

Modulo 4 PALLEGGIO - Il palleggio è il fondamentale che serve a spostarsi sul campo insieme al pallone, di questo fondamentale è necessario non abusare ma utilizzarlo nella maniera più idonea in funzione della situazione di gioco. Effettuare un cambio di mano frontale in mezzo al campo con l’avversario addosso potrebbe non essere la scelta giusta! L’allenatore dovrà insegnare ai giocatori tutti i fondamentali del palleggio spiegando anche in quali situazioni di gioco sono da preferire alcuni piuttosto che altri. È necessario, inoltre, insistere sul lato “debole”, i mancini dovranno lavorare più con la destra, i destrorsi più con la sinistra. Un giocatore che sappia giocare il pallone con entrambi le mani è molto più pericoloso di uno che palleggi bene solo con una delle due mani. Il palleggio serve per: • andare in contropiede; • trasferirsi sul campo (il giocatore si sposta sul campo avanzando, retrocedendo, lateralmente o diagonalmente); • battere l’avversario (situazione di 1C1); • migliorare l’angolo di passaggio, il giocatore si sposta per avere un angolo di passaggio migliore; 110


• uscire da una situazione di pericolo (raddoppio di marcatura) o particolare (rimbalzo); • dare inizio ad un gioco organizzato, un giocatore riceve palla in situazione di contropiede, si accorge di essere in sottonumero, palleggia in arretramento chiama un gioco ed attende che i propri compagni si mettano nella posizione idonea. Il palleggio può essere: • protetto; • veloce. Nel palleggio protetto, il corpo è in posizione fondamentale con il corpo leggermente di lato in modo da dare protezione al palleggio, il pallone rimbalza fino a circa il ginocchio, il palleggio è laterale parallelo alla gamba dello stesso lato della mano che si sta utilizzando per palleggiare, l’altro braccio protegge la palla stando in posizione di avambraccio piegato verso la palla stessa. Il giocatore deve ricercare l’equilibrio. Il palleggio va sempre effettuato con le dita ben divaricate, mai con il palmo della mano (deve rimanere pulito!!!), la mano deve sempre stare sopra il pallone. Nel palleggio in velocità, la mano con cui si palleggia deve sempre stare dietro la palla e spingerla verso avanti, il giocatore dovrà correre dietro il pallone. In questo caso non sarà possibile proteggere efficacemente il pallone come nel caso precedente. Il palleggio dovrà essere più basso possibile, MAI ALTO! Un caso particolare è il palleggio in arretramento, in questo caso la mano sta davanti al pallone e lo spinge verso dietro, il giocatore arretra portandosi dietro il pallone. Si può utilizzare nel caso di raddoppio di marcamento (soprattutto nel caso di raddoppi “cercati” dall’attacco), il giocatore raddoppiato effettua due\tre palleggi in arretramento per effettuare un cambio di direzione e velocità, oppure per avere un angolo di passaggio migliore ed eludere il raddoppio! È molto importante la scelta del timing, il momento in cui effettuo il tipo di palleggio appropriato, questo dipende dalla situazione di gioco, il giocatore deve verificare la posizione del proprio avversario, verificare se c’è una reazione e quale reazione c’è al gesto tecnico (per es. una hesitation) infine sceglie la modalità di palleggio più opportuna. Di seguito vengono elencati i movimenti legati al palleggio: • cambio velocità; • cambio di senso; • cambio di direzione; • cambio di mano frontale; • cambio di mano tra le gambe; • cambio di mano dietro la schiena; • giro in palleggio (virata); • spostamento laterale in palleggio; • finte di cambio di mano; • esitazione in palleggio. Il palleggio può essere abbinato ad un cambio di senso, quasi sempre in arretramento, in genere non si effettua in partita un cambio di senso classico, si perde la visione del gioco, forse l’unica situazione che si può rappresentare è quella in cui c’è un recupero difensivo in velocità, il giocatore recupera il pallone e nello slancio palleggia senza fermarsi, quindi effettua un cambio di direzione per avere la fronte diretta al canestro di attacco. Il palleggio è utilizzato in modalità differente nel cambio di mano (si porta il pallone da una mano all’altra continuando a palleggiare). Cambio di direzione frontale: da un palleggio laterale, si effettua una veloce sbracciata verso l’interno schiacciando il pallone verso l’altra mano, la mano che riceve il pallone la spinge verso la nuova direzione, è importante la corretta sincronia di mani e piedi, la gamba posteriore è la stessa della mano con cui si stava palleggiando; Giro in palleggio, normalmente si effettua il giro dorsale, si spinge il pallone indietro in mezzo alle gambe, il giocatore deve girare velocemente il busto e la testa. Il piede perno è quello opposto alla mano con cui si inizia il giro. Potrebbe risultare pericoloso per il fatto che si presta al raddoppio di marcamento, si perde per un attimo la visualizzazione del campo e del gioco. Mezzo giro, il giocatore inizia il movimento come se fosse il giro, poi una volta che il pallone è in mezzo e alle gambe lo recupera con la stessa mano e continua a palleggiare rifacendo in senso contrario il mezzo giro che aveva iniziato, in questo caso il cambio di velocità e ancora più importante. Cambio di mano dietro la schiena, il pallone si spinge da dietro il corpo verso avanti, (soprattutto con giocatori alle prime armi è utile consigliare di darsi una manata sul sedere). 111


Cambio di mano sotto le gambe, si effettua come il frontale, ma il palleggio non avviene davanti al corpo ma in mezzo alle gambe, è molto importante stare con le gambe piegate. La gamba che sta in posizione avanzata è quella opposta alla mano che inizia il palleggio. Finta del cambio di direzione, il giocatore fa dondolare la palla frontalmente, la recupera con la stessa mano e procede in palleggio. Lo stesso si può fare abbinando questo movimento all’ hockey drill, in questo caso i piedi sono in continuo movimento, un contemporaneo movimento delle spalle aiuta il giocatore a crearsi un buona opportunità di 1C1. In questo caso si parla anche di hesitation. Palleggio laterale, si palleggia lateralmente al corpo mentre con piccoli passi o con scivolamenti il giocatore si sposta dallo stesso lato del palleggio. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. riscaldamento senza palla: corsa sulle linee, corsa a saltelli, incrociando le gambe; 2. ball handling (un set di esercizi visti nel modulo apposito); 3. palleggio da fermi: i giocatori sono disposti sul campo in libertà davanti all’istruttore, palleggi laterali (standard altezza ginocchio, bassi, alti), poi dondolando la palla frontalmente, poi lateralmente, effettuando gli esercizi prima con la mano destra e poi con la sinistra; 4. sempre con i giocatori fermi in mezzo al campo, palleggio con cambio di mano in tutte le sue possibilità: in mezzo le gambe, dietro la schiena, effettuando il giro in palleggio, effettuando il mezzo giro; 5. giocatori distribuiti in riga sulla linea di fondo del campo, si palleggia verso la prima linea del tiro libero con la mano destra, sulla linea del tiro libero si effettua un cambio di mano frontale (accenno di cambio direzione), si continua a correre verso il centrocampo, si effettua un nuovo cambio di mano frontale, si corre verso la linea del tiro libero e si effettua l’ultimo cambio di mano sempre frontale. Sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e lo si re inizia cambiando la mano di inizio dell’esercizio; 6. lo stesso esercizio precedente, ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena, poi effettuando il giro, poi effettuando il cambio di mano sotto le gambe; 7. giocatori distribuiti sulla linea perimetrale del campo in fila, palleggiare lungo il perimetro con la mano esterna; 8. stesso esercizio, però ogni 5 palleggi effettuare un cambio di senso cambiando verso di corsa; 9. sempre sulle linee perimetrali del campo si palleggia con la mano esterna, dopo 5 palleggi si effettua un cambio di mano frontale, quindi due palleggi con l’altra mano e si effettua un nuovo cambio di mano frontale, alternare la mano di inizio esercizio; 10. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena; 11. lo stesso esercizio ma effettuando il giro; 12. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano sotto le gambe; 13. stesso esercizio ma effettuando i 4 cambi uno di seguito all’altro in continuità, alternare la mano di inizio dell’esercizio in funzione del senso orario\antiorario di corsa; 14. sempre in fila lungo le linee perimetrali del campo, iniziando a palleggiare con la mano destra (palleggiare sempre verso l’esterno del campo) effettuare 5 palleggi e poi effettuare il mezzo giro continuando a palleggiare con la stessa mano; 15. stesso esercizio iniziando con la mano sinistra; 16. sempre in fila; iniziare a palleggiare dirigendosi verso il centro del campo, 5 palleggi e poi 3 palleggi laterali con spostamenti laterali palleggiando con la stessa mano, cambiare mano dopo un po’; 17. giocatori sul fondo del campo, posizionarsi a file di due giocatori ognuno con il pallone, si palleggia con la destra verso la linea del tiro libero, lì si effettuano 3 palleggi in arretramento poi si effettua un cambio di mano frontale cambio di velocità verso il centrocampo, arrivati si effettuano 3 palleggi in arretramento cambio di mano e di velocità verso l’ultima linea del tiro libero, come nel caso precedente si effettuano 3 palleggi in arretramento e poi cambio di mano frontale e di velocità, arrivati sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e si riparte iniziando con la mano opposta a quella utilizzata la prima volta, ripetere l’esercizio 4 volte; 18. stesso esercizio ma con cambi di mano dietro la schiena; 19. stesso esercizio ma con il giro; 20. stesso esercizio ma con cambi di mano sotto le gambe; 21. posizionare i giocatori a coppie sulle linee laterali ognuno con un pallone, ogni coppia avrà un giocatore su un lato del campo e uno sul lato opposto, si inizia palleggiando con la mano sinistra verso il centro del campo, quando i due compagni si incrociano si effettuano tre palleggi in arretramento si effettua un cambio di mano frontale, quando i due compagni si incrociano nuovamente si danno un five basso, poi si continua a palleggiare con la mano destra verso il fondo giro frontale (piede perno sinistro) e si continua, ripetere l’esercizio 4 volte poi cambiare mano di inizio dell’esercizio (l’esercizio diventa speculare); 22. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano dietro la schiena; 112


23. lo stesso esercizio precedente ma con il giro; 24. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano sotto le gambe; 25. posizionare tutti i giocatori in una zona ristretta del campo (la campana per esempio) ognuno con il pallone, l’esercizio consiste nel muoversi con il pallone palleggiando nell’area designata tentando di buttare fuori dall’area di gioco il pallone di ogni altro giocatore e, nello stesso tempo, di proteggere il proprio; man mano che vengono eliminati i giocatori restringere l’area di gioco.

Modulo 5 FONDAMENTALI INDIVIDUALI DI DIFESA • la posizione difensiva; • l’uso delle gambe; • l’uso delle mani; • gli scivolamenti; • cambio di guardia. Esiste una differenza molto importante rispetto ai fondamentali offensivi: in difesa gioca un ruolo molto rilevante il fattore mentale (psicologico)! La voglia di non mollare mai, di sacrificarsi su ogni pallone per tutti i secondi dell’azione avversaria, favorisce, e di molto, la possibilità di effettuare una buona difesa. Questa volontà, si traduce nella capacità dei giocatori di non dare vantaggio agli avversari, fare in modo che gli attaccanti non possano prendere tiri facili, che non possano passare la palla in tranquillità, che debbano faticare per effettuare i loro giochi in attacco. Un altro fattore fondamentale è la comprensione dell’importanza del gruppo: un giocatore può marcare perfettamente il proprio diretto avversario, non gli fa prendere palla, ma se all’occorrenza non aiuta il suo compagno di squadra saltato dal suo diretto avversario, non è stata fatta una buona difesa: tutti i giocatori in campo non hanno fatto una buona difesa. Da una buona difesa può esserci una ripartenza per un attacco equilibrato. Difendendo bene, anche se in modo aggressivo, utilizzando una buona posizione difensiva diminuisce il problema di falli, i nostri giocatori non sono condizionati dal problema dei falli e possono lasciare il campo solo per motivi tecnico-tattici. Normalmente si dice che le partite si vincono in difesa e si perdono in attacco; pur avendo una giornata non brillante in attacco, una solida difesa, capace di non far giocare l’avversario con tranquillità, può comunque portarci alla vittoria, il viceversa è, normalmente, smentito dai fatti. Possiamo schematizzare così gli elementi importanti per la difesa: dati psicologici:

orgoglio, voglia di vincere, voglia di non essere battuto dal proprio avversario né dalla squadra avversaria, voglia di soffrire fino all’ultimo secondo (li abbiamo appena visti);

dati tecnico-fisici:

gambe, ma soprattutto piedi, devono essere rapidi, agili reattivi mani e braccia, altrettanto rapidi e reattivi, in particolare le mani devono essere rapide per rubare un pallone, ma senza perdere l’equilibrio senza cadere nei trabocchetti che alcuni palleggiatori portano al difensore

visione periferica:

avere sempre la visione di gioco di tutto il campo, testa alta.

posizione difensiva: è simile alla posizione fondamentale, già vista nei fondamentali individuali offensivi, gambe larghe quanto le spalle e flesse in avanti, piedi paralleli, busto leggermente spostato in avanti e piedi leggermente alzati, il peso grava principalmente sugli avampiedi che saranno leggermente sollevati, braccia flesse mani estese e con i palmi rivolti verso l’alto. I piedi devono seguire lo spostamento dell’avversario, mentre le mani quello del pallone. Una mano dovrà stare in basso seguendo il pallone per impedire o, al limite, limitare i cambi di direzione in palleggio dell’avversario; l’altra mano sarà in alto per “ sporcare” le linee di passaggio o comunque per mettere pressione durante i passaggi. Altro concetto di fondamentale importanza è la capacità di anticipazione: conoscere l’avversario e tentare di prevederne i movimenti ed adeguare la propria posizione. È importante che i difensori non tentino di rubare la palla, il rischio è quello di perdere l’equilibrio, di sbilanciarsi, e di permettere all’avversario di saltare il difensore. Il gesto tecnico difensivo più importante in movimento è quello dello scivolamento. Nel caso di scivolamento laterale, la gamba opposta al lato di scivolamento è quella che spinge mentre quella dallo stesso lato e la gamba guida. Durante la fase di scivolamento, il difensore dovrà rimanere 113


sempre con la gambe piegate (vedi posizione difensiva), i passi saranno brevi, un passo troppo lungo provoca la perdita di equilibrio; i piedi non dovranno mai incrociarsi, altro motivo di perdita dell’equilibrio. Nel caso di difesa su un attaccante, il piede di spinta dovrà posizionarsi sempre più o meno in direzione centrale rispetto alle gambe dell’avversario, mentre quello di guida dovrà superarlo. Altro fondamentale è il cambio di guardia: è un mezzo giro dorsale, il piede perno, inizialmente è il piede di guida, concluso il mezzo giro diventerà il piede di spinta. Il cambio di guardia premette sempre al difensore di concedere spazio al proprio avversario. Non concedere spazio, restringere lo spazio è uno dei primi obiettivi di una difesa corretta. Esiste un caso in cui il difensore è costretto a lasciare un po’ di spazio: difesa sul giro! In questo caso il difensore dovrà spostarsi un po’ in direzione opposta al giro, questa perdita di terreno è compensata dal fatto che il giocatore che propone un giro ha comunque un minimo di tempo in cui ha una perdita della visione del gioco. Il difensore dovrà trovarsi sempre tra l’avversario ed il canestro, questo concetto è basilare. Il compito della difesa è quello di rallentare il portatore di palla se l’azione si svolge lontano dal canestro, di stringere gli spazi quando l’azione è vicino al canestro. Un importante movimento è il cosiddetto salto verso la palla , si effettua questo movimento normalmente in tutte le condizioni di difesa, ma è basilare nella difesa del dai e vai. Si esegue un salto verso la palla per opporre il corpo al taglio dell’avversario e costringerlo a tagliare dietro il difensore. Altri concetti di difesa individuale sono: guardia chiusa:

difesa sul taglio, il difensore rivolge lo sguardo sempre all’attaccante, non lo perde di vista, ma accetta di perdere per un attimo la visione di gioco per non perder il contatto con l’attaccante;

guardia aperta:

difesa sul taglio, il difensore non perde mai il contatto visivo con la palla accettando di perdere il contatto con l’attaccante nel momento di passaggio del tagliante al centro dell’area.

Un singolare insegnamento, fondamentale, è quello di parlare in difesa. I giocatori in campo devono dare una serie di indicazioni ai compagni di squadra: taglio basso\alto, blocco destra\sinistra o alto\basso, tiro, etc… sono tutte indicazioni che permettono ai giocatori di adeguare i proprio movimenti difensivi. Altro elemento importante è il riconoscimento della cosiddetta linea della palla: è la linea immaginaria che passa per la posizione in cui si trova il pallone ed è parallela alla linea di fondo campo. ESERCIZI eseguiti sul campo Riscaldamento: disposti in fila a coppie sul fondo del campo: - corsa in avanti, indietro - corsa con cambi di direzione ogni 5 passi 1. Disposti su una metà di campo di fronte all’allenatore assumere la posizione fondamentale di difesa, seguendo i gesti dell’allenatore effettuare 1 scivolamento laterale verso destra, laterale verso sinistra, in avanti, indietro; 2. effettuare lo stesso esercizio ma con 2 scivolamenti; 3. giocatori disposti a coppie sul fondo del campo all’altezza dell’incrocio dell’area con il fondo campo, i due giocatori della coppia si dispongono uno di fronte all’altro; i 2 giocatori della prima coppia corrono fino alla linea del tiro libero, poi effettuano scivolamenti fino al centro campo, poi corrono ancora verso l’altra linea del tiro libero quindi ancora scivolamenti fino al fondo campo, si rientra correndo lentamente, la seconda coppia parte quando la prima ha superato il centro campo; 4. disporsi a coppie ad uno degli angoli del campo, 1C1 senza palla mezzo campo, un giocatore corre cambiando direzione spesso, l’altro effettua scivolamenti tentando di porsi sempre davanti all’altro giocatore, sulla linea laterale chi scivola deve mettere il piede fuori dal campo o almeno deve toccare la linea; 5. disporre i giocatori in fila ad uno degli angoli del campo, effettuare un otto con corse sulle linee laterali, scivolamenti su quelle centrali e su quelle di fondo: il primo giocatore corre dall’angolo verso il centro campo lungo la linea laterale, arrivati a centro campo effettua un giro frontale, effettua scivolamenti fino lungo tutta la linea del centro campo, quando incontra la linea laterale effettua un nuovo giro frontale e corre verso la linea di fondo, qui effettua un nuovo giro frontale e scivola lungo la linea di fondo, alla linea laterale ricomincia a correre sulla linea laterale fino al centro campo, qui altro giro frontale ed altro scivolamento fino all’altra linea laterale, corsa lenta; 6. fino al fondo di campo e di passo fino all’angolo iniziale; 7. stesso esercizio con giri frontali; 8. disporre i giocatori su una metà di campo di fronte all’allenatore, questi con i gesti comunica i movimenti 114


di scivolamenti da effettuare, in più però può gridare le parole: tiro (in questo caso i giocatori devono effettuare un salto come per prendere un rimbalzo), palla (i giocatori devono buttarsi pancia a terra come per recuperare un pallone), sfondamento (eseguire uno scivolamento all’indietro, prendere posizione stando fermi, mimare lo sfondamento, rullare all’indietro. Tra un movimento e l’altro i giocatori devono muovere i piedi facendo: hockey step. 9. Scivolamenti in croce su metà campo.

Modulo 6 ARRESTI E PARTENZA Arresti - Sono movimenti fondamentali nella pallacanestro, possono essere legati tra loro o associati ad altri movimenti: • arresto e ricezione; • arresto e tiro; • palleggio, arresto e tiro, • partenza in palleggio. Elementi importanti sono: • equilibrio (in questo non si discostano dagli altri fondamentali senza palla); • uso piede perno. Gli arresti si distinguono in: • arresti ad 1 tempo, i piedi toccano contemporaneamente terra prima con la punta poi con il tallone; • arresti a 2 tempi, il primo piede tocca prima con il tallone poi con la punta, il secondo con la punta. L’arresto può essere eseguito durante il palleggio, per recuperare equilibrio, o per modificare l’impostazione di un gioco, dopo il palleggio, dopo la ricezione (prima di un eventuale palleggio, tiro o altro passaggio). Partenze: Le partenze si distinguono in : • partenze dirette • partenze incrociate Le partenze dirette si dicono anche stessa mano stesso piede: significa che il giocatore deve iniziare la fase di palleggio utilizzando una mano e deve effettuare il primo passo con la gamba dello stesso lato della mano con cui inizia a palleggiare. La partenza incrociata prevede che si utilizzi in modo incrociato gamba di partenza e mano di palleggio, così che se si utilizza la mano destra per palleggiare il primo passo sarà fatto con la gamba sinistra e viceversa. Ricordarsi sempre che essendo un palleggio quello che il giocatore andrà a fare il pallone deve essere spinto a terra con la mano sopra il pallone mossa da dietro. ESERCIZI eseguiti sul campo Disporre i giocatori sparsi sul campo: 1. effettuare un autopassaggio (far rimbalzare il pallone davanti al proprio corpo ad una distanza di alcuni metri e riprenderla) riprenderla con arresto ad un tempo, quindi effettuare un giro frontale e ripetere lo stesso esercizio nel verso opposto, cambiare piede perno; 2. stesso esercizio ma con arresto a due tempi; 3. stessi esercizi di prima ma con giro dorsale, arresto ad un tempo, arresto a due tempi; 4. stessi esercizi di prima ma mimando il tiro dopo l’arresto, arresti ad un tempo e a due tempi; 5. stesso esercizio di prima ma dopo l’arresto effettuare una partenza diretta, non si effettua il giro, continuare fino alla fine del campo, dopo la partenza effettuare due\tre palleggi, poi di nuovo autopassaggio; 6. stesso esercizio di prima ma con partenza incrociata; 7. giocatori a coppie, un pallone per coppia; si parte uno di fronte all’altro, il giocatore senza palla effettua uno scivolamento laterale verso un lato a scelta, il compagno effettua un passaggio schiacciato terra dall’altro lato, il giocatore deve recuperare il pallone scivolando in senso contrario, recuperato il pallone fa effettuare lo stesso esercizio all’altro giocatore della coppia; 8. stesso esercizio di prima, ma il giocatore senza palla effettua un passo indietro, uno in avanti, poi uno scivolamento verso un lato, poi recupera il pallone; 9. sempre a coppie con un pallone, il giocatore senza palla deve posizionarsi davanti al giocatore con la palla a circa 3\4 metri dandogli le spalle, il giocatore con la palla effettua un passaggio (tipo lob) da un lato o dall’altro a scelta purché il pallone rimbalzi davanti al giocatore senza palla, questi deve intercettare il pallone facendogli fare il numero minimo di palleggi (possibilmente uno solo!!!), recuperato il pallone effettua un giro frontale e si dispone per fare lui il passatore, l’altro si posizionerà spalle a canestro davanti al giocatore con la palla; 10. disporre i giocatori a coppie con 2 palloni per coppia, i giocatori si devono disporre sulle linee laterali del 115


campo, i palloni stanno inizialmente da uno dei due lati, il giocatore con i due palloni lascia un pallone a terra ed inizia con una partenza incrociata a scelta, palleggia verso il centro campo, l’altro giocatore corre anch’egli verso il centro campo, il giocatore con la palla effettua un passaggio in corsa, l’altro riceve ed effettua un passaggio consegnato, il giocatore con la palla palleggia verso la linea laterale si arresta effettua un giro frontale e posa la palla per terra, l’altro dopo aver corso fino alla linea di fondo effettua un giro frontale, recupera la palla da terra ed inizia nuovamente l’esercizio; 11. stesso esercizio di prima ma con giro dorsale; 12. stesso esercizio di prima, alternando arresti ad un tempo ed arresti a due tempi; 13. posizionare i giocatori in fila sulla linea del centro campo rivolti verso un canestro ognuno con un pallone, passare la palla ad un giocatore posto sulla lunetta, poi correre verso la parte sinistra, ricevere la palla sulla linea del tiro libero, arresto ad un tempo, partenza diretta e tiro in corsa; 14. stesso esercizio ma con partenza incrociata dopo l’arresto; 15. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 16. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 17. stessi esercizi di prima ma questa volta dal lato destro; 18. disporre metà giocatori in ala sinistra senza palla, l’altra metà al centro con la palla; il giocatore in ala effettua uno marcamento, riceve la palla con arresto ad un tempo (piedi rivolti verso il canestro di attacco), partenza incrociata e tiro in corsa; 19. stesso esercizio di prima ma con partenza diretta (attenzione a non effettuare infrazione di passi); 20. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 21. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 22. stessi esercizi ma con tiro dal centro; 23. stessi esercizi di prima con partenza palleggio arresto e tiro; 24. stessi esercizi di prima ma con i giocatori disposti in ala a destra.

Modulo 7 PASSAGGIO - Il passaggio rappresenta la massima espressione della coniugazione dei postulati di base del gioco della pallacanestro: • spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio Lo dimostra il fatto che affinché si possa eseguire bene questo fondamentale deve esserci la necessaria partecipazione di almeno due giocatori: il passatore ed il ricevente. In sintesi potremmo dire che il passaggio è la collaborazione nello spazio e nel tempo in modo vantaggioso . Il passaggio deve essere effettuato per ottenere un vantaggio o per mantenere un vantaggio acquisito, è il caso per esempio del passaggio back-door, il giocatore che si è smarcato riceve palla dal passatore che ha verificato la situazione di vantaggio e può passare la palla per una facile conclusione a canestro. Il vantaggio, in questo caso, si è manifestato nel momento in cui il giocatore senza palla ha eluso il proprio difensore smarcandosi alle sue spalle. Il timing e lo spacing sono fondamentali: se il passatore ritarda il momento del passaggio e lo anticipa troppo, il gioco non avviene, se il passaggio non viene effettuato nello spazio corretto, anche in questo caso si vanifica una situazione di vantaggio. Altro esempio potrebbe essere dato dal ribaltamento di palla di un giocatore in pivot basso che sta subendo un raddoppio, egli avrà a disposizione i compagni di squadra piazzati sul perimetro e quindi potrà approfittare per eseguire un passaggio magari in ala opposta. In questo caso il vantaggio è costituito dall’aver dato la possibilità ad un giocatore di ricevere palla senza un difensore in marcamento aggressivo. Un cattivo passaggio comporta una perdita di vantaggio, che può andare dalla perdita di una proficua occasione di andare ad effettuare una conclusione ad alta percentuale di realizzazione (caso back-door) fino alla conseguenza peggiore che è rappresentata dalla perdita del possesso della palla. Il passaggio cattivo può essere tale anche a causa del ricevente. Il giocatore che riceve il passaggio deve comunque effettuare i giusti movimenti per ricevere il pallone, andare incontro al pallone, accorciare la distanza di passaggio, muoversi su una linea migliore di passaggio: in una parola il ricevente deve collaborare con il passatore. Il passaggio è la sintesi di processi: • psicologici • fisici • tecnico/tattici 116


Un cattivo passaggio può essere dovuto ad una o più cause inerenti i processi appena elencati. Problemi psicologici: un giocatore che ha paura di perdere il pallone avrà la tendenza ad effettuare passaggi errati magari sotto pressione difensiva, il motivo potrebbe essere insito nel giocatore, così come potrebbe essere dovuto alla cattiva relazione personale nei confronti con i suoi compagni di squadra o nei confronti dell’allenatore. Problemi fisici: il passatore sta tentando di effettuare un passaggio ad una distanza superiore alle sue capacità di spinta degli arti inferiori e\o superiori. Problema tecnico\tattico: il passatore non esegue il movimento corretto, oppure decide di effettuare un passaggio piuttosto che un altro, vanificando il vantaggio che si sarebbe potuto ottenere. Il ricevente non fa niente per aiutare il passatore, non cerca una linea di passaggio migliore, non segnala con una mano (o entrambe le mani) dove vuole la palla. Tutte situazioni in cui anche il miglior passatore si può trovare in difficoltà se il ricevente non collabora. Il ricevente dovrà effettuare alcuni movimenti basilari: • segnalare con la mano la posizione in cui vorrebbe ricevere la palla (dipende dalla posizione nel campo di gioco, il ruolo ed il movimento che si sta eseguendo); • deve andare incontro al pallone una volta che questo è in aria, sia che voglia ricevere con una o con due mani; • deve essere in equilibrio con il proprio corpo. La presa del pallone può avvenire ad una o due mani. Più sono giovani i giocatori, più è consigliato loro di utilizzare la presa a due mani parallele distese verso l’esterno con le dieci dita verso l’esterno. Quando i giocatori sono più maturi è preferibile insegnare loro la presa cosiddetta a T. In questa presa a due mani, queste saranno una posta in alto l’altra laterale con i pollici a formare una T. I destrorsi metteranno la mano destra in alto e quella sinistra di lato (mano guida). I mancini eseguiranno lo stesso fondamentale mettendo la mano sinistra quale mano di spinta e l’altra mano quale mano guida. Da questa posizione si dovrà insegnare ad utilizzare tutti i fondamentali con la palla, dal tiro al palleggio al passaggio, tutti! La presa ad una mano invece, vede l’utilizzo appunto di una sola mano, questa deve essere bene estesa al fine di coprire il pallone. L’altra mano dovrà immediatamente seguire la precedente in modo da chiudere il pallone tra le due mani. Il giocatore che intende effettuare un passaggio deve avere la visione periferica: si intende la possibilità del giocatore di guardare cosa c’è tra se ed il canestro, potendo scegliere la zona del campo dove vuole effettuare il passaggio. Un giocatore che guarda esclusivamente dove vuole passare da dei riferimenti alla difesa molto precisi: perdita di un possibile vantaggio! Un’altra tecnica fondamentale è quella della finta di passaggio: questa deve servire per crearsi vantaggio a scapito della difesa. La finta deve essere adeguata alla situazione di gioco. Altra caratteristica è quella della velocità di esecuzione: non deve essere troppo veloce, si rischia che il difensore neanche si accorge della finta, non deve essere troppo lenta, il difensore si adegua senza abboccare alla finta stessa. La finta deve essere costruita in modo tale che si possa tagliare fuori il difensore dall’ostacolare il passaggio al giocatore smarcato che il passatore vuole realizzare. Finta e visione periferica rientrano nei principi tecnico\tattici cui si fonda il passaggio. Spostare la palla, recuperare il piede di spinta e poi passare dal lato opposto è un buon inizio. Di seguito i passaggi utilizzati: • 2 mani al petto: il giocatore deve trovarsi in posizione fondamentale con la palla nelle due mani, gomiti larghi in modo naturale, le mani leggermente dietro al pallone, pressione delle dita sulla palla (mai i palmi), contemporaneamente il giocatore deve fare un passetto in avanti con una delle due gambe, far ruotare le braccia in avanti e spingere con entrambe le mani, mai e braccia dovranno trovarsi totalmente distese alla fine del passaggio. Chi riceve dovrà andare incontro alla palla per accorciare le distanze di passaggio. Gli errori che si debbono correggere sono principalmente quello di spingere con una sola mano, quello di iniziare il movimento con i gomiti troppo aperti. Viene utilizzato soprattutto in fase di passaggio lungo in contropiede, contro la zona, raramente in caso di marcamento aggressivo, si è troppo esposti. • 2 mani schiacciato terra: è analogo al precedente, ma in questo caso il pallone viene fatto sbattere a terra ad una distanza di circa 2/3 rispetto al ricevente. Braccia e mani alla fine del movimento saranno rivolte verso terra in direzione del punto in cui si farà sbattere il pallone per terra. Errori tipici: il pallone rimbalzo troppo basso, allungare la distanza del punto in cui il pallone tocca terra; il pallone è troppo lento, il passaggio è troppo alto, non si spinge correttamente il pallone, non si sta piegati sulle gambe correttamente. Si usa prevalentemente nei passaggi in pivot basso, o per i passaggi back-door. 117


• 2 mani sopra la testa: in questo caso il pallone deve essere portato sopra la testa (mai dietro la testa), correggere questa impostazione soprattutto nei giocatori giovani o che abbiano iniziato da poco a giocare, e le due mani devono indirizzare il pallone al petto del ricevente. È normalmente utilizzato in fase di contropiede o per i passaggi ai lunghi. • 2 mani laterale: si effettua come il passaggio due mani petto, ma l’esecuzione porta il passatore a spostarsi su un lato, la gamba dello stesso lato accompagna il movimento, anche al fine di prendere un vantaggio di spazio nei confronti del difensore. • 1 mano baseball: è tipico nelle aperture di contropiede quando il pallone deve essere passato ad una distanza considerevole, il pallone va portato con la mano che esegue il passaggio accanto all’orecchio quindi si effettua la spinta ed il braccio finisce completamente esteso così come la mano che deve accompagnare il pallone (in questo assomiglia alla tecnica di tiro). Poiché il passaggio viene effettuato per lunghe distanze, bisogna prestare molta attenzione alla possibilità che i giocatori, soprattutto se giovani, possano non avere l’adeguata forza fisica negli arti superiori per effettuare questo tipo di passaggio. Questo può portare a ritenere non efficace soprattutto in casi di giocatori ancora non evoluti. • 1 mano laterale: si esegue come nel passaggio analogo a due mani, ma in questo caso avendo un solo braccio a completare l’esecuzione si ha a disposizione una maggiore apertura. Il pallone viene spostato da un lato e si esegue accompagnando con un passo della gamba dello stesso lato. È molto usato in situazioni di marcatura aggressiva quando si ha poco tempo\spazio per eseguire un passaggio in sicurezza. • 1 mano dal palleggio: il pallone va spinto raccogliendolo dal palleggio senza fermarlo, come nel caso precedente si usa principalmente nel caso di marcatura aggressiva per giocatori che escano da blocchi o che si trovino smarcati. • passaggio consegnato: è il passaggio che ha la maggiore valenza tecnico\tattica, si deve utilizzare con avvedutezza senza abusarne perché a differenza degli altri provoca una diminuzione degli spazi a disposizione (in poco spazio si troveranno ben 4 giocatori, 2 attaccanti e 2 difensori). Il passatore deve compiere un giro dorsale bloccando il pallone con due mani, di cui una sopra e l’altra sotto, il ricevente deve effettuare un movimento andando incontro al proprio compagno e strappando letteralmente il pallone dalle mani del compagno. Quest’ultima situazione è la più rischiosa perché se i due giocatori non lo eseguono con perfetto tempismo si attiva il rischio che un bravo difensore si insinui rubando il pallone. Speso è utilizzato nella fasi di inizio gioco tra guardia e guardia, o tra guardia e pivot, normalmente nella parte superiore della metà campo avversaria. Raramente in fase di rimbalzo difensivo in cui un lungo pressato fa arrivare la guardia che porta palla. ESERCIZI eseguiti in campo Riscaldamento 1. Disposti sul campo a coppie in riga a distanza di circa 2\3 metri una coppia dall’altra, ogni coppia con un pallone e disposti uno di fronte l’altro. Passare il pallone: • due mani petto; • due mani schiacciato terra; • due mani sopra la testa; • due mani laterale destra e sinistra alternati; • una mano laterale destra e sinistra alternati; • una mano dal palleggio. 2. A terzetti o quartetti sempre disposti sul tutto il campo un solo pallone per gruppo. Il primo giocatore con la palla viene marcato da un latro giocatore, chi ha il pallone deve lavorare 4\5 secondi ed il difensore deve ostacolare i movimenti, non è consentito palleggiare, si può usare il solo piede perno. Il giocatore con il pallone deve effettuare il passaggio al suo compagno che si trova di fronte. Una volta che ha effettuato il passaggio corre a difendere al giocatore che ha il pallone. Si effettua in continuità, non è consentito effettuare due volte lo stesso passaggio. 3. giocatori disposti su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla passa alla sua destra (due mani petto) e corre dietro la fila del giocatore cui ha passato palla. Chi riceve effettua la stessa cosa: passa alla sua destra e corre dietro la fila. Dopo un po’ si aggiunge un secondo pallone, poi un terzo e possibilmente un quarto. L’esercizio va ripetuto passando alla propria sinistra invertendo così il senso di rotazione. 4. giocatori disposti sempre su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla (1) effettua un passaggio due mani petto al giocatore della fila alla sua destra, corre verso il centro in diagonale e riceve palla sulla linea dei tre punti dal giocatore cui aveva passato la palla (2). 118


Questi ricevuto il pallone lo ripassa a (1) il quale lo passa a (3) e corre in diagonale dietro la fila del giocatore a cui ha effettuato il secondo passaggio. Si cambia fila esclusivamente in diagonale. Una volta che (2) ha ricevuto il pallone, corre in diagonale verso la linea dei tre punti e riceve da (3), ricevuta palla la passa a (4) e corre dietro la fila di (4). (3) dopo aver passato a (2) corre in diagonale verso il la linea dei tre punti e riceve da (4), quindi passa al primo giocatore della fila dove originariamente era (1). In quest’ultima figura la conclusione del primo ciclo dell’esercizio 4. Dopo un po’ (e solo quando i giocatori in campo avranno acquistato un ritmo corretto), l’allenatore potrà aggiungere un secondo pallone, quindi un terzo ed infine un quarto. 5. A terzetti in fila fondo campo, un pallone per ogni terzetto. Il giocatore con la palla palleggia verso la linea dei tre punti in posizione centrale. Contemporaneamente il secondo giocatore va a difendere sul palleggiatore mentre il terzo giocatore corre /in diagonale verso la linea laterale. Arrivati al centro come in figura, chi palleggia effettua un giro e passa al secondo attaccante, il quale dopo aver toccato la linea laterale effettua un taglio verso il canestro riceve dal palleggiatore e tira in corsa senza palleggiare. Il difensore dovrà impedire un passaggio facile La composizione di questo esercizio deve far intuire come la collaborazione spazio e tempo sono essenziali. Se i due attaccanti non si muovono in corretta sincronia, oppure chi deve ricevere non si muove per avere una buona linea di passaggio, l’esercizio non viene completato correttamente, indipendentemente dal fatto che si arrivi a concludere oppure no! 6. A coppie con un pallone per coppia. I due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro. Correndo parallelamente alla linea laterale i due giocatori si passano il pallone. Inizialmente il giocatore esterno passa il pallone due mani petto, quello interno due mani schiacciato terra. Arrivati a fondo campo si invertono le posizioni dei due giocatori e si corre nell’altra parte di campo. Poi si cambia tipo di passaggio: • 2 mani laterale; • 2 mani sopra la testa; • 1 mano laterale. 7. 2 file una con la palla sulla linea del tiro libero, l’altra in posizione di ala. Il primo giocatore con la palla fa sbattere la palla sul tabellone, prende il rimbalzo ed effettua un passaggio baseball al primo giocatore nella fila senza palla che contemporaneamente corre lateralmente verso il canestro opposto e si accentra quando si trova grossomodo nella continuazione della linea del tiro libero. Riceve palla e tira in terzo tempo, possibilmente senza palleggiare o, comunque, effettuando il minor numero di palleggi. Chi ha effettuato il passaggio baseball, corre verso il canestro opposto e prende il rimbalzo, se il tiro viene sbagliato, o recupera la palla su canestro segnato prima che questa tocchi terra. Si cambia fila. La seconda coppia parte quando la prima ha terminato il proprio esercizio. 8. 2 file, una in posizione di play con la palla, l’altra in posizione di ala sinistra. Il primo giocatore senza palla effettua uno marcamento e riceve palla da (1), questi segue il proprio passaggio in movimento di dai e segui, chi ha ricevuto la palla a sua volta effettua un passaggio consegnato per (1) effettuando un giro dorsale. (1) strappa la palla dal proprio compagno ed effettua partenza incrociata mano destra verso il centro per poi andare a concludere in terzo tempo dal centro. Contemporaneamente che ha effettuato il passaggio consegnato, effettua un giro frontale e si sposta verso il fondo del campo e poi recupera il pallone andando a rimbalzo. Si cambia fila. Lo stesso esercizio ma questa volta con arresto e tiro dal gomito della lunetta. 9. Lo stesso esercizio del precedente ma questa volta chi effettua il passaggio consegnato, dopo aver effettuato il giro frontale ed essersi spostato verso il fondo riceve palla da (1) per un tiro dall’angolo con o senza palleggio. (1) segue a rimbalzo. Si cambia fila. 10. Gli stessi due ultimi esercizi ma cambiando lato del campo.

Modulo 8 TIRO - Il tiro rappresenta, per molti allenatori, il fondamentale più importante, anche se occorre dire che spesso viene trascurato in fase di insegnamento a scapito di altri fattori tecnico\tattici: lo schema da eseguire, la difesa da affrontare. È banale evidenziare come il tiro rappresenti il fondamentale obiettivo nel gioco della pallacanestro: si gioca per “buttarla dentro il cerchio”!Al fine di definire il tiro, si può pensarlo come la concretizzazione di un vantaggio preso individualmente o di squadra . Spesso dall’esterno, o per i non addetti, il giocatore che effettua un buon tiro si prende i complimenti quasi fosse solo lui a giocare contro tutta la squadra avversaria (anche se questo può effettivamente accadere). Non si evidenzia a sufficienza il fatto che dietro un buon tiro, un tiro costruito ottimamente ci sia dietro una squadra e altri 4 compagni di squadra che si sono sacrificati al fine di permettere a quell’uno di effettuare un buon tiro. Vale altresì il fatto che chi esegue il tiro deve farlo al meglio delle proprie capacità tecniche, fisiche, ma anche mentali. 119


La costruzione di un buon tiro parte dalla presa del pallone: la presa migliore è quella a “T”, la mano di spinta ha il pollice in asse orizzontale, quella di guida il pollice in asse verticale. A seguire troviamo l’allineamento: indice, polso, gomito, punta del piede devono essere rivolti a canestro. Il gomito dovrebbe rimanere vicino al corpo in modo naturale, è possibile che alcuni giocatori tendano ad “aprire” verso l’esterno il gomito. Se viene fatto in modo naturale, sarebbe meglio non correggere questa impostazione, soprattutto se poi la meccanica di tiro è fluida ed il rilascio avviene in modo corretto. Nel caso di giocatori molto giovani, una non corretta impostazione del gomito tende il giocatore a tirare in modo del tutto errato, utilizzando due mani invece con una; è il caso di giovanissimi giocatori che interpretano il tiro quasi fosse un “passaggio” a due mani anche perché dotati di limitata forza fisica. In questo caso occorre intervenire diminuendo la distanza dal giocatore ed il canestro spendendo molto tempo nella cura di una corretta meccanica di tiro. La mano guida dovrà accompagnare il pallone lateralmente; tra la posizione della mano guida e quella della mano di spinta si apre una “finestra”, da questo spazio il giocatore dovrà inquadrare il canestro. È l’angolo di mira, la visualizzazione del canestro. In questo momento il giocatore lavora come un computer che deve prendere tutti i dati a sua disposizione per effettuare il lancio al fine di prendere il bersaglio assegnatogli. Le gambe dovranno essere basse in posizione fondamentale. La corretta impostazione di tiro vuole che il giocatore effettui contemporaneamente questi movimenti: spinge sulle gambe tramite i piedi verso l’alto, le braccia si distendono verso l’alto, quasi alla fine dell’esecuzione, la mano guida “lascia” la presa del pallone per permettere al braccio della mano di spinta di estendersi verso l’alto, la mano sarà anch’essa verso l’alto in movimento di spinta, alla fine del movimento (gambe, braccio e mano di spinta verso l’alto) la mano di spinta dovrà effettuare la cosiddetta “frustata”, un movimento repentino verso il basso con l’indice della mano che lascia per ultimo il pallone in direzione del canestro, in questo modo si ottiene lo spin del pallone cioè la rotazione: il pallone deve ruotare in verso contrario a quello di spinta. Braccio, mano e indice non dovranno chiudere subito il movimento, ma rimanere per un attimo nella posizione di fine tiro, il rischio è quello di non eseguire bene la frustata con minori possibilità di eseguire un buon tiro. Questa esecuzione è quella perfetta, pochissimi giocatori possono vantarla. Essendo troppe le variabili in gioco, il movimento è dettato da imperfezioni di varia natura; se però ci si trova di fronte ad un giocatore il cui movimento non è stilisticamente perfetto ma le percentuali di realizzazione sono più che buone, l’allenatore non deve modificare questo movimento. Esistono molti esempio di giocatori di ottimo livello, la cui meccanica di tiro è censurabile, ma la cui efficacia di assoluto rispetto. Di seguito le tipologie di tiri: • Tiro da Fermo: è utilizzato nei tiri liberi (anche se esistono giocatori che li tirano in salto), le gambe sono basse ed in posizione fondamentale, il busto eretto, la mano con il pallone si trova sotto il pallone, la mano guida di lato. Il braccio è piegato con la metà superiore parallela al terreno, la metà inferiore ortogonale al terreno. La mano tocca il pallone solo con le dita, il palmo non deve toccare il pallone. Il giocatore esegue una distensione completa delle gambe (deve finire con le punte dei piedi leggermente alzate), delle braccia, della mano e dell’indice, eseguendo la frustata del polso; • Tiro in elevazione: come il tiro da fermo ma effettuando un leggero salto in alto, è tipico nel caso in cui si sia preso il tempo all’avversario e si riesce ad effettuare un tiro molto rapido. Lo si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio; • Tiro in sospensione: come il tiro precedente in elevazione, ma in questo caso il rilascio del pallone viene effettuato quando il giocatore si trova alla massima elevazione. Come nel caso precedente si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio; • Tiro in corsa: terzo tempo e secondo tempo. Il terzo tempo si esegue effettuando in corsa ed in continuità i due appoggi consentiti. Normalmente si insegna che correndo da destra si tira con la mano destra effettuando il primo passo con il destro ed il secondo con il sinistro, da sinistra si fa il contrario. In entrambi i casi si effettua il primo passo lungo per cercare di crearsi lo spazio, di avere il vantaggio sulla difesa, il secondo passo lo si fa più corto in modo che la gamba possa dare lo slancio verso l’alto, l’altra gamba piegata con il ginocchio verso l’alto segue il movimento di tiro. È tipico nei casi di 1c1 e di conclusione in contropiede (anche se oggi si insegna ai giocatori di effettuare l’arresto e tiro perché permette una maggiore copertura del tiro). Il secondo tempo è analogo al terzo tempo solo che si effettua solo il primo dei due passi, viene molto usato in penetrazione dal centro, in questo caso si tira con la mano opposta a quella del passo; • Tiro uncino o Gancio: si parte con il giocatore che da le spalle al canestro, il pallone viene tenuto con entrambe le mani, la mano di spinta sotto il pallone, quella di guida di lato. Si effettua un mezzo giro con il piede di appoggio opposto a quella della mano di spinta, si porta il pallone verso il canestro 120


facendo in modo che la spalla opposta sia perpendicolare al petto dell’avversario (si recupera spazio nei confronti del difensore), si distende il braccio facendo partire il movimento con braccio e mano estese verso l’esterno, si chiude il movimento con una sbracciata verso il canestro e frustata del polso. • Semiuncino o Semigancio: analogo al precedente ma senza la completa sbracciata, il pallone parte più vicino al corpo. Attualmente è maggiormente utilizzato rispetto al precedente. In molte situazioni di gioco e di tiro, bisogna farsi amico il tabellone. Molti giocatori sfruttano al meglio l’uso del tabellone soprattutto nelle conclusioni laterali (in genere si preferisce uno dei due lati) anche nel tiro da fuori. L’appoggio della palla al tabellone può far salire le percentuali di realizzazione di parecchio soprattutto per il fatto che si ha una maggiore visuale di tiro. Gli errori che si commettono in fase di tiro sono analoghi a quelli già visti per il passaggio, per cui le cause si possono distinguere in: • fisiche; • tecnico\tattiche; • psicologiche. Se un tiro è corto, arriva al cosiddetto primo cerchio, oppure non tocca niente le cause possono essere: • fisiche: il giocatore non ha la forza necessaria a compiere quel gesto da quella distanza, un giocatore giovane forse non ha ancora una struttura fisica idonea a tirare dalla linea dei tre punti; correzione: diminuire la distanza di tiro spiegando che man mano che la struttura fisica si evolve si potrà aumentare la “gittata” del proprio tiro. • tecnico\tattiche: il giocatore non ha utilizzato il tiro corretto per la situazione di gioco in cui si trovava, oppure ha un meccanismo di tiro da rivedere, oppure ha spinto male con le gambe; correzione: lavorare sulla meccanica di tiro e\o spiegare al giocatore in quali situazioni di gioco effettuare quel tipo di tiro che si è sbagliato. • psicologiche: il giocatore ha paura di effettuare il tiro, non vorrebbe effettuare quel tiro, probabilmente non ha un buon rapporto con i propri compagni di squadra, con l’allenatore, forse con se stesso; non è in grado di assumersi le proprie responsabilità, pensa più al fatto di poter sbagliare il tiro, piuttosto di pensare che potrebbe realizzarlo. Occorre lavorare sul concetto di gruppo, di squadra. Proporgli maggiori responsabilità in situazione di gioco analoghe. Se un tiro invece risulta troppo “laterale”, soprattutto nel caso di uscita laterale costante (cioè sempre dallo stesso lato), l’errore che si commette è normalmente di natura tecnica, cioè la tecnica di tiro non è corretta, la mano guida viene portata a spingere anch’essa il pallone, con il risultato che si il pallone trova una spinta non omogenea, correggere l’impostazione lavorando molto sull’utilizzo di un braccio solo, e sul rilascio della palla. Anche nel caso di tiro che gira sul ferro ed esce, la causa va ricercata nel fatto che la mano di spinta è troppo laterale , non in posizione centrata e l’ultimo dito a lasciare la palla e, verosimilmente, l’anulare anziché l’indice. Il tiro è lungo, il braccio si estende verso avanti, con le spalle in posizione arretrata, il tiro risulta piatto. Far ripetere il tiro senza preoccuparsi del pallone solo per rilassare le spalle e far lavorare il braccio di spinta verso l’alto. Se invece si vede un giocatore che ha una buona meccanica di tiro, ma il tiro è impreciso e l’errore non è sistematico, allora è possibile che il giocatore non metta ben a fuoco il canestro, non abbia la giusta visione di gioco. ESERCIZI eseguiti in campo 1. Giocatori sparsi in metà campo, ognuno con un pallone. Da fermi si effettua il movimento di spinta del braccio utilizzando solo un braccio, senza mano di guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 2. Lo stesso esercizio effettuando il movimento di tiro direttamente dal palleggio senza utilizzare la mano guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 3. Giocatori disposti su 3 file intorno alla campana, una fila in angolo a destra, una in angolo a sinistra, l’altra al centro. Ogni giocatore con il pallone. Mettersi in posizione di tiro e tirare da fermo senza l’uso delle gambe, utilizzare la propria mano. Poi effettuare lo stesso movimento ma dopo 3 saltelli sullo stesso posto. Poi dopo 3 saltelli laterali, poi dopo 3 saltelli uno avanti l’altro indietro, poi nuovamente in avanti. Lo stesso movimento da fermo cambiando mano; 4. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta ad un tempo e tira in elevazione o in sospensione. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo 121


stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; 5. Lo stesso esercizio con arresto a due tempi; 6. due file di giocatori ognuno con la palla disposti sui gomiti della lunetta (una fila sul gomito destro, l’altra sul gomito sinistro), con partenza in posizione di tiro, eseguire il terzo tempo da destra con tiro destro, da sinistra con tiro di sinistro; 7. lo stesso esercizio di prima ma dopo aver effettuato 3 saltelli sul posto; 8. analogo al precedente, ma i giocatori effettuano l’otto sotto le gambe e poi effettuano il terzo tempo quando l’allenatore da il via; 9. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta, finta il tiro ed effettua una partenza incrociata verso la parte opposta da cui si arrivati. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; arresto ad un tempo; 10. lo stesso esercizio di prima ma con partenza diretta; 11. tutti i giocatori in fila ognuno con il pallone a centrocampo rivolti verso un canestro. Il giocatore passa la palla all’allenatore che si trova sulla lunetta, questi la passa (accompagnando il pallone o facendolo rullare) al giocatore che in corsa lo segue ed effettua il tiro in terzo tempo, destro-sinistro se l’allenatore ha passato la palla a destra, sinistro-destro se l’allenatore ha passato la palla a sinistra. Una variante consiste nel far rotolare il pallone a terra, serve per insegnare anche a riprendere l’equilibrio dopo aver raccolto un pallone vagante; 12. Mikan drill: Un giocatore con il pallone quasi sotto canestro (un passo indietro) rivolti verso il canestro, effettuare il passo e tiro in semigancio in continuazione una volta da destra, una volta da sinistra. Poi invertire la posizione, sempre sotto canestro un passo verso il fondo rivolti verso il canestro avversario. Non utilizzare il tabellone.

Modulo 9 ELEMENTI DI DIDATTICA - L’allenatore è prima di tutto un insegnante, il suo compito è quello di far apprendere le tecniche, i movimenti ed altro in funzione della disciplina che si propone di insegnare. È in questa ottica deve essere visto il suo ruolo, ed è indipendente dalla disciplina, dallo sport che si vuole insegnare. In particolare un allenatore si prefigge il compito di insegnare uno sport, e per questo devefocalizzare la sua attenzione al compito di verificare le abilità di ogni singolo atleta con cui lavori,migliorare le abilità, perfezionarle. L’abilità di ogni singolo atleta è variabile in funzione di molte, troppe variabili: l’età, da quanto tempo ha approcciato lo sport, proviene da altre discipline, corporatura, attitudine allo sport. L’allenatore deve distinguere le varie condizioni personali e progettare un lavoro di insieme volto a migliorare sia il gruppo (tutti gli atleti del gruppo: la pallacanestro è un gioco di squadra!), che il singolo. Solo attraverso questo mix, l’allenatore riuscirà ad elevare il livello dei propri atleti. Ogni singolo atleta, ancor più se giovane o alle prime esperienze, dovrà essere sufficientemente motivato, stimolato. Molto importante è l’ambiente che si crea in palestra: deve essere divertente innanzitutto; gli atleti giovani si avvicinano ad uno sport prima di tutto con lo scopo di divertirsi, magari insieme ad amici. In questo modo si crea il gruppo, ogni atleta si deve identificare nel gruppo di cui fa parte. Se un’atleta non trova, non sente questo feeling difficilmente resterà a far parte del gruppo. Perché si sentirà escluso, perché non verrà considerato alla pari. Altro! È risaputo che se un atleta giovane abbandona una disciplina sportiva spesso è più per colpa dell’ambiente che lo circonda che non per motivi tecnici. Comunque sia l’abbandono da parte di un atleta va sempre visto come una nota negativa per l’Allenatore: o perché non ha saputo creare o integrare un atleta nel gruppo, o per motivi più prettamente tecnici. Su questo deve soffermarsi a riflettere. L’allenamento deve essere principalmente visto come un divertimento, e questo sarà possibile soprattutto se gli esercizi che dovrà effettuare saranno diversificati e particolari. I bambini possono trovare divertente, molto divertente effettuare esercizi di ball handling, laddove un atleta adolescente invece avrà bisogno di eseguire altro. L’allenatore dovrà trovare modo di far divertire i propri atleti proponendo esercizi che siano soddisfacenti per loro senza dimenticare che questi devono essere di ausilio alla crescita tecnica dei propri atleti, devono essere strumenti per aumentare le abilità tecniche di ognuno! Insegnare tali abilità, aumentare il grado di abilità di un atleta significa far effettuare allenamenti con esercizi adeguati. Il tipo, il numero di ripetizioni, la durata degli esercizi dipendono dal gruppo atleti che si sta 122


allenando, la loro maturazione tecnico\fisica, la “confidenza” con il mondo della pallacanestro del gruppo. L’allenatore deve basarsi su questi indici per costruire il singolo allenamento all’interno del set di allenamenti programmato per l’intera stagione o per un periodo di tempo medio\lungo. L’allenatore deve sapersi adattare anche alle infrastrutture che la società per cui opera può permettersi. Inutile illustrare un esercizio che prevede l’uso di 6 canestri quando se ne hanno a disposizione solo due; oppure esercizi con 2 palloni per ogni atleta quando esiste una scarsità di palloni. Inoltre, gli esercizi devono essere anche commisurati in funzione del numero di atleti che si stanno allenando in quel momento. Un utile preambolo consiste nello spiegare agli atleti la differenza tra esercizi con distribuzione dei giocatori in fila o riga. Serve per “capirsi al volo”, non perdere troppo tempo per la “dislocazione” degli atleti. Per certi versi è utile spiegare il programma di ogni allenamento prima di iniziare, lasciando a disposizione lo schema degli esercizi che si vogliono attuare (magari evitando di dare risalto agli esercizi più “faticosi”). I programmi di allenamento devono seguire uno schema, il quale è relativo agli obiettivi che si vogliono ottenere. In questo campo l’improvvisazione gioca brutti scherzi. Programmare significa sapere effettuare esercizi differenti ma che abbiano uno scopo ben individuato. Lasciare il giusto tempo al singolo atleta così come al gruppo di “digerire” i vari movimenti, aumentando la difficoltà nel tempo ed inserendo cose nuove man mano che si sono consolidate le abilità in quelle già incamerate. Prima di ogni esercizio è di fondamentale importanza la dimostrazione che può essere di tre tipi: 1. diretta: l’allenatore mostra i movimenti dell’esercizio (tipico per gli esercizi relativi ai fondamentali con la palla); 2. indiretta: l’allenatore utilizza un giocatore (normalmente il più dotato nel movimento che si vuole spiegare) come dimostratore; 3. mista, diretta e indiretta: l’allenatore ed un atleta, o più di uno eseguono i movimenti dell’esercizio. Durante la fase degli esercizi, soprattutto quelli relativi ai fondamentali con la palla, può essere opportuno sottolineare, con il giusto metodo, i diversi livelli di abilità tecnica del gruppo. Questo deve servire a far comprendere agli atleti, soprattutto se giovani o alle prime armi, che determinati movimenti devono essere perfezionati, mentre altri nel gruppo sono già in grado di svolgerli senza difficoltà. Tutto questo che non diventi, però, oggetto di scherno da parte di chi possiede le abilità a discapito di chi è meno preparato. È importante che l’atleta che effettua un errore durante un movimento abbia la consapevolezza di averlo commesso. Questo aiuta l’allenatore a poter correggere l’errore, aiuta l’atleta a comprendere dove si commette l’errore e come apprendere le correzioni che l’allenatore suggerisce. Le correzioni vanno assolutamente effettuate! Si può scegliere il modo di attuarle: • si ferma l’allenamento e tutti in silenzio ascoltano l’allenatore in merito; • l’allenatore fa continuare l’esercizio al resto del gruppo, portando con se l’atleta per correggere il movimento (soprattutto se si ha disposizione un assistente). Entrambe le condizioni vanno bene, dipende dalla situazione, dal tipo di errore, dal livello dell’atleta rispetto al gruppo e dal gruppo stesso. La correzione va fatta proponendo il modo corretto di svolgere l’esercizio, il movimento; bisogna indicare, spiegare dove e come si commette l’errore per poi indicare la soluzione. In alcune situazioni, soprattutto nello spiegare i giochi, un allenatore può ascoltare il parere degli atleti del gruppo, della squadra. Soprattutto nello svolgimento di un determinato gioco, ascoltare il parere di un atleta può rappresentare il modo di conoscere quanto il gruppo, la squadra ha assimilato le filosofie di gioco dell’allenatore. Questo discorso può valere solo per atleti e gruppi evoluti, mai per giocatori principianti o giovani. Deve essere però assolutamente chiaro che la decisione va presa dal solo allenatore, il quale si assume tutte le responsabilità: rispetto dei ruoli! Se allenare significa aver a che fare con uomini, persone, allora è fondamentale il modo con cui un allenatore si relaziona con i propri atleti. Il modo, il tipo di linguaggio deve essere consono al livello degli atleti a disposizione. Anche l’uso della voce gioca un ruolo importante: variare il timbro della voce, enfatizzare certi movimenti, urlare in alcuni casi (mai in faccia a qualcuno!!!), sono espedienti di riscontro che un atleta impara a recepire. È bene sottolineare se un atleta, o l’intera squadra ha fatto qualcosa di cui essere contenti! Fare i complimenti perché un atleta ha eseguito un buon movimento è bene, così come se la squadra ha fatto qualcosa di importante. Per i più giovani si può accompagnare questo gesto con il regalare un gadget, anche una piccola cosa rende il giovane giocatore orgoglioso e magari spinge gli altri a migliorarsi sempre più. 123


L’altra faccia della medaglia è costituita dalle i punizioni. Bisogna usarle con tatto ed opportunamente. Deve essere un modo per evidenziare i comportamenti non corretti sia del singolo atleta che del gruppo. Strillare o umiliare non solo non aiuta ma è controproducente. È necessario sottolineare che un allenatore è anche un educatore, non può permettersi di utilizzare in modo errato le punizioni; queste servono, ma a patto di renderle efficaci e non strumentali! Lasciare fuori dal campo i propri problemi, mai utilizzare le punizioni come una vendetta nei confronti di qualcuno, mai personalizzare la faccenda. Deve essere uno strumento di aiuto alla crescita tecnica della squadra, del singolo atleta. Il grado di miglioramento nel tempo si può misurare attraverso l’osservazione dei comportamenti. I comportamenti vanno osservati sia nel contesto naturale (in campo e fuori) sia in modo sistematico attraverso schemi, test di valutazione. I giocatori, soprattutto se atleti evoluti, vanno sistematicamente valutati attraverso test specifici. Ad esempio ogni due mesi, o 3 volte l’anno si possono valutare le percentuali di tiro in varie condizioni, così da misurare eventuali miglioramenti, o comunque saggiare cosa\quanto è cambiato durante la stagione. Per le squadre di più alto livello, e per giocatori evoluti, queste valutazioni andrebbero effettuate anche dal punto di vista fisico\atletico, al fine di migliore, saggiare le condizioni di ogni atleta durante la stagione agonistica. Anche l’apprendimento va saggiato durante la singola stagione, ma soprattutto durante le stagioni seguenti. Si dice che un atleta inizia ad apprendere quando inizia ad approcciare lo sport, ma poi questo apprendimento può continuare anche per 10-12 anni a seguire. L’allenatore deve prendere in considerazione il livello di maturazione di ogni singolo atleta e saggiarne, possibilmente, le capacità residue di apprendimento, per valutare fino a che punto spingersi oltre. Esiste la possibilità che un set di movimenti non riescano ad un atleta in determinate occasioni, mentre saltuariamente questi stessi movimenti trovano un’esecuzione corretta. In questi casi è possibile che l’atleta sia in fase di maturazione fisica e\o tecnica. Continuare a lavorare significa poter vedere questo movimento eseguito perfettamente in ogni situazione (apice dell’apprendimento, almeno per il singolo movimento). In altri casi, questa dicotomia si evidenzia sistematicamente: in questo caso il problema può essere di altra natura (psichica) l’atleta durante le fasi agonistiche non riesce ad esprimere tutto il proprio bagaglio tecnico. In questo caso il problema è di altro genere, la fase di apprendimento comunque è arrivata al limite fisiologico! Le fasi dell’apprendimento possono essere distinte in tre macro aree: • coordinazione grezza: l’atleta si sta avvicinando al gioco e sta iniziando ad apprendere i movimenti, i fondamentali; in questo deve essere consapevole dei propri limiti, derivati per lo più dalla sua scarsa pratica al gioco; • coordinazione fine: l’atleta sa effettuare i movimenti, alcuni anche in maniera ottima, ma ha bisogno ancora di apprendere meglio come utilizzarli in tutte le possibili situazioni; • coordinazione avanzata: l’atleta è padrone dell’esecuzione dei movimenti, ha conseguito un’ottima abilità tecnica. L’allenatore deve essere sensibile a tutti questi aspetti. Avere il polso costante della situazione. Avere il giusto feedback, conoscere le varie situazioni di ogni singolo atleta, parlare con loro per appianare dissapori, soprattutto se dio ordine tecnico\sportivo inerente l’ambiente. Il talento influisce molto sull’apprendimento, sia in termini positivi che negativi. Positivamente, quando un atleta ha qualcosa di innato che gli permette di imparare, apprendere meglio, più facilmente, più velocemente i movimenti che gli vengono insegnati. In questo gioca molto anche l’attitudine mentale ad essere umili. Senza un adeguato insegnamento anche l’atleta più talentuoso finirà con per non raggiungere quella maturità che le sue potenzialità gli permetterebbero. Negativamente, quando un atleta ha facilità nel fare le cose, ne ha consapevolezza, e proprio per questo motivo, non si impegna nel giusto modo; l’allenatore deve trovare il modo di far nascere gli stimoli per far capire quanto importante sia che l’apprendimento viene anche a seguito di un continuo lavoro un palestra. L’apprendimento può essere anche una questione di maturità fisica: non si possono chiedere ad atleti molto giovani di compiere movimenti non adeguati alla propria condizione fisica, magari per carenze muscolari, tipico degli adolescenti nel periodo di sviluppo. L’allenatore visto quale insegnante ha come compito quello di far apprendere, di insegnare ai propri allievi. Questo è un aspetto all’interno di una gestione corretta dei rapporti che egli stesso deve avere nei confronti di: • giocatori (tutti); • genitori (nel caso di atleti giovani, giovanissimi); 124


• società; • colleghi. Un allenatore è al servizio della società per cui opera e ne deve condividere gli obiettivi e la filosofia di vita, rischia altrimenti di essere un “pesce fuor d’acqua”. Ciò non vuol dire sminuirsi, o, peggio, tentare di essere la fotocopia di qualcun altro. Imparare da tutti, atleti compresi, ma personalizzare le proprie competenze. Essere se stessi, dare un imprinting personale a tutto ciò che si fa. Un elemento importante è la collaborazione con tutto lo staff tecnico. Nel caso di società con squadre ai più diversi livelli, è cosa buona che le squadre giochino in maniera analoga, pur con il rispetto della differenza di età delle varie squadra, e, inevitabilmente, con la differenza di qualità tecnico\tattiche. In questo modo si creano giocatori versatili, capaci, cioè, di accettare e i poter giocare con gruppi diversi. L’allenatore deve insegnare agli atleti come essere autonomi, ma saper far loro gestire questa autonomia. Nel caso di giocatori giovani dotati, l’esperienza con gruppi di età maggiore può servire a far capire come determinati adattare alcuni movimenti: in alcune situazioni si possono effettuare, in altre no!.

Modulo 10 ASPETTI PSICOLOGICI - Allenare significa innanzitutto insegnare qualcosa. Questo principio primo è indipendente dalla disciplina che si vuole insegnare; quindi si può tranquillamente applicare alla funzione di allenatore di una disciplina sportiva. Al fine di esplicare la funzione di allenatore occorre avere diverse competenze oltre a quelle più squisitamente tecniche: • competenze pedagogiche; • competenze gestionali. Le competenze pedagogiche dell’allenatore devono essere atte a: 1. riconoscere, sostenere e sviluppare le motivazioni degli allievi; 2. comunicare efficacemente con gli atleti; 3. osservare gli atleti in allenamento ed in gara. Quelle gestionali invece, devono permettere all’allenatore di: 1. gestire il rapporto allenatore - allievo 2. gestire i rapporti con gli altri attori del sistema (staff, dirigenti, etc.) 3. gestire il rapporto con i genitori Inoltre l’allenatore deve conoscere: • il processo dell’apprendimento; • la dimensione etica dello sport. Si è già detto che un allenatore deve avere competenze tali da: sapere: quando un allenatore entra in campo deve essere consapevole di avere le adeguate competenze, non solo tecniche; occorre conoscere la disciplina che si vuole insegnare: non si insegna se non si conosce. La conoscenza della disciplina implica non solo la conoscenza delle basi tecniche, ma avere anche padronanza di altri strumenti, in primo luogo quello della comunicazione. Nel fare l’allenatore, occorre sapersi relazionare, pur nella consapevolezza del proprio ruolo. saper fare: oltre a conoscere, oltre ad avere le basi tecniche della disciplina che si vuole insegnare, occorre che l’allenatore sappia fare, sappia, cioè, saper applicare ciò che si conosce. Tutto ciò che attiene l’allenamento, la programmazione, l’organizzazione, l’osservazione, la valutazione degli allenamenti rientra in questo principio. saper far fare: l’allenatore deve essere in grado di saper far fare ad un gruppo di atleti cosa si prefigge di insegnare. saper essere: il ruolo, il compito, gli obiettivi che un allenatore si prefigge devono andare a braccetto con la consapevolezza di ciò che si è come persona, non solo dal punto di vista prettamente tecnico, ma umano a 360°, soprattutto quando l’allenatore svolge la propria attività con atleti molto giovani. L’allenatore assume un ruolo importante in questi casi, una figura che si affianca ad altre di assoluta (forse maggiore) importanza che sussistono nella vita dei giovani atleti: genitori, familiari, insegnati scolastici, etc. Insegnare è un compito complesso perché rivolto ad allievi con caratteristiche individuali, simili ma uniche! Non bisogna però incorrere nell’errore di considerare l’insegnante, l’allenatore come il centro di questo processo complesso; è l’allievo ad essere al centro del processo dell’insegnamento. 125


Il soggetto, l’attore del processo è chi riceve l’insegnamento, non chi lo “produce”, è sull’allievo che si devono concentrare gli sforzi di chi insegna. Nel caso di insegnamento di discipline sportive, il fulcro del processo è l’atleta! Per il fatto banale, se vogliamo, che gli atleti sono differenti l’uno dall’altro, ed in ciò non si ha alcuna distinzione con alcuna disciplina, anche il loro apprendimento sarà diverso; l’apprendimento è un processo complesso perché complesso è l’attore che deve ricevere l’insegnamento. Le differenze riguardano sfere differenti del sistema atleta: capacità motorie, fisiche, atletiche, tecniche, psicologiche, comportamentali, etc. Queste differenze devono essere sempre costantemente monitorate dall’allenatore. Nel farlo, egli deve considerare che i modelli prestazionali, cioè le capacità di ogni singolo atleta di apprendere, sono legate alla disciplina che si insegna, all’ambiente dove si opera, agli obiettivi della società in cui si opera. È opportuno verificare subito quali sono gli obiettivi della società in cui si opera, soprattutto nel caso in cui si deve operare con atleti giovani. Infatti, differente è l’approccio che si attua nei confronti di ogni atleta nel caso in cui la società spinga fortemente verso l’agonismo, rispetto ad una società in cui si pratichi lo sport allargato a tutti senza spingersi fortemente verso l’agonismo (scuola del basket). In questi casi è bene chiarire subito con i genitori prima, e con gli atleti dopo quali sono gli obiettivi della società e del gruppo. L’allenatore deve informare tempestivamente se effettuerà una selezione massiccia votata all’agonismo, rispetto ad una situazione in cui si opera al fine di far giocare tutti gli atleti a disposizione. Poi sta al singolo atleta, ai genitori decidere se è opportuno che si rimanga in quel gruppo, in quella società oppure è più opportuno cercare una soluzione alternativa. L’individuo è fisiologicamente nato per apprendere, anche se il processo è legato da fattori personalissimi: motivazioni, contesti sociali e familiari, etc. Tutto nasce dalla necessità di soddisfare dei bisogni. Oltre ai bisogni primari che bisogna soddisfare per vivere, esistono una serie di bisogni secondari, quali appunto fare sport, che devono\possono essere soddisfatti. Il fare sport nasce dalla necessità di soddisfare un qualche bisogno. Occorre interrogarsi su quale bisogno effettivamente si soddisfa, se lo sport è scelto dall’individuo in tutta libertà, oppure se è imposto. Una volta che si inizia un’attività sportiva, viene soddisfatto un bisogno; poi occorre verificare se sussistono ancora altri bisogni da soddisfare al fine di indurre l’atleta a non abbandonare la disciplina intrapresa. La possibilità che un atleta non abbandoni dipende molto dalle motivazioni che l’atleta trova in se per continuare. In questo l’allenatore gioca un ruolo fondamentale, deve “solleticare” queste motivazioni, far sì che l’atleta trovi sempre un ambiente per lui confortevole, interessante, in sintesi stimolante. Ci sono molte figure che possono essere legate all’allenatore: • Addestratore • Biomeccanico\chinesiologo • Amico, confidente • Padre, guida, educatore, portatore di principi • Psicologo • Insegnante, maestro • Preparatore fisico • Medico\terapeuta • Tecnologo • Progettista e manager di progetti e sistemi di documentazione • Intrattenitore, animatore • Organizzatore di eventi e attività • Veicolo di immagine ed operatore marketing Non tutte queste figure sono consone al proprio modo di essere. Ognuno deve trovare e considerare proprie alcune di queste figure. Non è possibile che ognuno possa considerare proprie tutte queste figure, alcune sono in netta, o parziale contraddizione tra loro. Un altro ambito complesso con cui un allenatore si trova a convivere è quello della gestione dei rapporti interpersonali. In particolare se l’attività viene svolta con allievi giovani, è maggiormente presente la necessità di relazionarsi con i genitori i quali possono, purtroppo molto più spesso del necessario, influenzare in modo non positivo il rapporto relazionale con l’allenatore. I casi in cui si innestano condizioni sfavorevoli li possiamo così elencare: • disinteresse, sotto investimento: il ragazzo non è seguito durante le fasi tecniche, i genitori non presenziano le gare, l’atleta non trova i propri genitori a rincuorarlo dopo una sconfitta o a fargli i complimenti dopo una vittoria; 126


• onnipresenza: è esattamente il caso opposto, la presenza dei genitori è fin troppo “presente”, asfissiante; • attività familiari troppo incentrate nello sport: il giovane atleta vive in una famiglia in cui lo sport è troppo presente, aumenta il livello di attesa da parte dei genitori che non fanno vivere lo sport con tranquillità, vengono esercitate troppe pressioni, troppi paragoni all’interno ma anche all’esterno della famiglia; • valori antisportivi: pur di raggiungere la vittoria, non si considerano valide le regole sportive di rispetto e di competizione sana; • proiezioni dei desideri e motivazioni proprie: i genitori proiettano sui figli i propri desideri, le proprie motivazioni, non è un caso che la scelta dello sport fatta dai genitori spesso si tramuta in un abbandono perché il figlio non ha la stessa motivazione del\dei genitori; • mancanza di ambizioni o ambizioni smisurate: riassume elementi già presentati, i genitori riversano sul figlio anche proprie frustrazioni, magari per non essere riusciti a raggiungere livelli sportivi prefissati, e normalmente si da la colpa ad un qualche infortunio, vero o presunto che sia, ad un tecnico, o comunque a scusanti più o meno veritiere; • frustrazioni all’indipendenza dell’allievo: è possibile quando i genitori hanno paura della possibilità che il proprio figlio diventi troppo “autonomo”! (ricordiamo che uno degli obiettivi dello sport è quello di creare atleti autonomi, capaci cioè di prendere decisioni in perfetta autonomia, di pensare da soli, estremizzando questo concetto, il genitore può arrivare a considerarlo negativo per la crescita del proprio figlio); • accuse, colpevolizzazioni dette con sarcasmo: il tono di disprezzo usato nuoce all’autostima che il ragazzo deve avere per trovare le proprie motivazioni e continuare nelle disciplina sportiva; • analisi negative a fine gara: il figlio viene “investito” da una serie di critiche solo negative a fine gara su movimenti errati, errori di vario genere; • comportamenti perturbativi durante la gara: i genitori hanno atteggiamenti offensivi, di minaccia nei confronti degli arbitri, dei giocatori avversari, sovvertendo quel set di regole comportamentali che lo staff tecnico si prodiga ad insegnare agli allievi, rispetto degli avversari, degli arbitri, etc; • interferenze con il ruolo dell’allenatore: è in parte assimilabile alla onnipresenza, il genitore si “intromette” nelle discussioni tecniche, si spinge oltre, il ragazzo può confondere i ruoli e non accettare più gli insegnamenti perché “mia padre dice…”. Tutti questi aspetti possono presentarsi anche in combinazione tra loro, l’allenatore deve saper fronteggiare queste situazioni e porre un freno laddove le difficoltà di relazioni diventino problematiche. Il compito professionale, indipendentemente dal livello della società in cui l’allenatore opera, è quello di uniformarsi alle direttive, obiettivi della società. Non si può operare spingendo fortemente nell’agonismo all’interno di una società che punta alla pallacanestro quale veicolo di aggregazione: giocano tutti, non si fanno selezioni; vale anche il viceversa. È evidente che i due aspetti non si trovano, non collimano. Questo riguarda qualsiasi attività in seno alla società. Una volta stabilito l’obiettivo societario, e garantita la collaborazione con tutti i rappresentanti dello staff tecnico, l’allenatore viene chiamata ad esprimere le proprie competenze tecniche. A queste, se ne affiancano altre di natura differente dal campo tecnico; l’allenatore dovrà essere in grado di: • motivare • comunicare; • programmare; • osservare; • valutare. Abbiamo già descritto che le motivazioni sono essenziali per procedere nell’attività sportiva. Possono essere di tipo differente: un atleta continua perché si diverte, perché gli piace far parte proprio di quel gruppo, magari non è tanto interessato all’aspetto agonistico. Qualcun altro è invece spinto solo dalla propria convinzione di poter accrescere le proprie capacità tecnica, magari per una carriera professionale al di là del mero divertimento. Qualsiasi sia no le motivazioni, l’allenatore deve foraggiarle, senza creare illusioni, ma neanche infrangere i sogni di un atleta. La comunicazione diventa strumento di insegnamento, si comunica non solo verbalmente ma anche con i gesti, anche con il proprio comportamento. La questione merita una maggiore enfasi. La programmazione richiama il concetto secondo cui l’allenatore dovendo lavorare per obiettivi è chiamato ad individuare tutte le fasi propedeutiche per ottenere l’obiettivo societario accordato. La programmazione significa quindi progettare un piano di allenamento che sia a lungo periodo, 127


semestrale, a medio periodo, mensile\trimestrale, breve periodo, settimanale, brevissimo periodo, giornaliero. Non si può improvvisare, non si può arrivare ad un allenamento senza avere idea di cosa fare ed improvvisare sul campo. I programmi poi devono essere monitorati, modificati in funzione del raggiungimento o meno dei livelli previsti. Questo lo si può fare attraverso due elementi. Il primo è l’osservazione, in campo per ciò che concerne gli aspetti tecnici, fuori per quelli che riguardano gli aspetti di affiliazione. Osservare se esistono i progressi che ci si aspettava, se sono superiori o inferiori. In entrambi i casi occorre sapere rimodulare il proprio piano di allenamento, soprattutto per il periodo medio. I progressi possono essere tenuti sotto controllo attraverso schede di valutazione, valgono anche per temi più prettamente psicologici. Un atleta che non esterni la propria affiliazione, dopo un certo periodo può manifestare questo piacere al gruppo. Si è già visto che la pratica sportiva nasce dal bisogno di soddisfare un bisogno secondario. Questo può essere di diversa natura: • divertimento: l’atleta inizia un’attività con il solo scopo di divertirsi, non si preoccupa più di tanto di accrescere le proprie competenze tecniche; • competenze: l’atleta vuole migliorarsi, vuole diventare sempre più abile tecnicamente, ha forti motivazioni ad emergere; • affiliazione: all’atleta interessa far parte di quel gruppo, indipendentemente se è un leader oppure no, possibilmente non ha neanche motivazioni di accrescimento tecnico. Quando vengono progettati gli allenamenti, un allenatore si deve preoccupare delle caratteristiche dell’intero gruppo a sua disposizione. È un compito arduo se i singoli componenti del gruppo hanno un livello eterogeneo tra loro. Si può far riferimento ad un grafico, in cui si mostrano due indicatori, l’abilità e la sfida:

per un atleta con basse abilità (competenze specifiche della disciplina sportiva), se il livello di sfida (difficoltà dell’esercizio) è troppo alto, si ingenera un processo di ansia difficile da sostenere, viceversa se un atleta ha un alta abilità e si trova ad affrontare esercizi con un basso tono di sfida, è predisposto alla noia. Occorre far sì che il livello tecnico sia sempre intermedio dagli estremi. È un problema da risolvere considerando i singoli atleti che però fanno parte di un unico gruppo. La Comunicazione - Precedentemente abbiamo approcciato il problema dell’allenatore quale comunicatore. La comunicazione è una dote che sebbene potenzialmente innata, va in qualche modo acquisita. In questa esemplificazione fa gioco l’esperienza. Si può diventare buoni comunicatori espletando le proprie attività e nel tempo acquisire nuove competenze, osservando il proprio modo di comunicare ed i risultati che si raggiungono con il modo di comunicare di altri. È sempre un processo dinamico, si impara solo se si continua ad acquisire competenze. Un errore comune è quello di ritenere che la comunicazione sia dettata dall’eloquenza. Una persona, un allenatore che abbia un linguaggio corretto, forbito si potrebbe dire, non è detto che sia un buon comunicatore, che sappia comunicare qualcosa a qualcuno. Basti pensare alla gestualità, alla mimica facciale, tutti elementi di comunicazione che sia adottano senza emettere una sillaba. Oltre a saper dire, ad utilizzare un linguaggio corretto e diretto, bisogna soffermarsi su un altro dei pilastri della comunicazione: si comunica verso qualcun altro diverso da chi parla. Chi riceve la comunicazione effettua un filtro alla comunicazione stessa. La traduce in elementi per se stesso. Il processo è tale per cui il messaggio che è partito può arrivare distorto in qualche parte, quello che il comunicatore voleva, aveva intenzione di dire, è arrivato fatalmente distorto, privo dell’efficacia che era nelle intenzioni di chi ha inviato il messaggio stesso. Ci sarebbero diversi motiv da indagare, ma uno fra tutti è quello della gestualità che 128


accompagna la comunicazione verbale. La mimica facciale è un altro motivo. Un altro ancora è il modo di gestire tutto il resto del corpo. Alcuni esempi sono maggiormente esaurienti: se un atleta si rivolge ad un allenatore chiedendo una qualche spiegazione e l’allenatore da la propria spiegazione parlando ineccepibilmente, ma voltando le spalle al ragazzo, oppure mimando un gesto di “seccatura”, oppure accompagnando la spiegazione con frasi del tipo “quante volte te lo devo dire”, o altro, in questi casi non si fa una buona comunicazione, il messaggio che arriva è che il ragazzo è uno scocciatore, una seccatura. Non un grande esempio di comunicazione. È da ricordare come la comunicazione non verbale trasmette più facilmente sentimenti, affetti. Basti pensare a quanti cenni con la testa, con la faccia possono dire più complimenti di molte parole, quante pacche sulle spalle hanno significato più di discorsi interi. Sussistono alcune regole di comunicazione didattica da seguire, il messaggio deve essere: • diretto e chiaro: troppi giri di parole fanno perdere efficacia; • specifico: inutile effettuare preamboli con esempi e altro che non siano propri del campo relativo; • adatto alle capacità di interpretare: il lessico deve essere chiaro, se l’allenatore ha a che fare con bambini, bisogna esemplificare, non si può utilizzare lo stesso linguaggio che si utilizzerebbe con studenti universitari; • non contraddittorio rispetto a messaggi precedenti: generano insicurezza negli atleti, generano confusione, se sussiste una contraddizione va spiegata, in modo che l’atleta comprenda che in una certa situazione va fatta una cosa, un movimento, in una situazione analoga ma diversa per certi versi, va fatto qualcos’altro; • ridondante senza essere monotono: ripetere le cose se necessario, senza per tediare, portare alla noia gli atleti. Così come ci sono delle regole da rispettate, esistono degli elementi che invece ostacolano una buona comunicazione: • far valere il proprio ruolo\status: tipica è la situazione in cui l’allenatore si rivolge dicendo “ stai zitto!” oppure “è così perché lo dico io”; • parlare sopra un altro • sollecitare soluzioni affrettate: “dai dimmi quello che devi dirmi” • utilizzare etichettamenti • rigettare responsabilità • negare sentimenti altrui • contraddire per principio • rimproverare L’Apprendimento Il processo dell’apprendimento è complesso sotto vari punti di vista. • Cosa vuol dire apprendere: modificare il proprio comportamento sulla base di ciò che è stato insegnato; • Cosa si apprende: dipende dal modo in cui l’insegnamento viene “ comunicato”, da cosa viene comunicato, dalle motivazioni che stanno alla base dell’interesse a ciò che viene insegnato; • Non tutti apprendono allo stesso modo: il grado o la capacità di apprendimento è fortemente soggettivo, dipende dall’individuo, e viene influenzato dalle caratteristiche tecniche di base, dal livello di capacità motoria (condizioni antropomorfe), dal livello motivazionale, etc; • Fino a quando si può apprendere: teoricamente non esistono limiti, nel caso di discipline sportive, si può continuare ad apprendere anche oltre i 10\12 anni dall’inizio dell’attività sportiva, ma non è un dato scientifico. Le Fasi dell’apprendimento - L’apprendimento è un processo dinamico senza separazioni precise. Gli studiosi sono comunque concordi nel definire il manifestarsi di tre fasi attraverso le quali si manifesta l’apprendimento di una abilità: • fase di coordinazione grezza; • fase di coordinazione fine; • fase di disponibilità variabile (coordinazione avanzata, maestria) La fase della coordinazione grezza può dirsi raggiunta quando: • l’aspetto esterno del movimento corrisponde nei tratti generali alla tecnica richiesta, ma viene eseguito solo in condizioni favorevoli (ad es. l’atleta ha compreso la tecnica del tiro in terzo tempo, ma la effettua solo in allenamento, mai in partita); • il ritmo complessivo del gesto è stato compreso, ma le contrazioni e le decontrazioni muscolari non si succedono in scansione cronologica adeguata (scarsa capacità a sincronizzare tutte le fase del moto muscolare); 129


• la forza è usata in modo inappropriato (normalmente si eccede nell’uso della forza, perché i movimenti no sono eseguiti correttamente); • la fluidità dell’esecuzione è insufficiente vi sono momenti di stasi fra preparazione ed esecuzione tecnica; • l’ampiezza dei movimenti è scarsa o comunque inadeguata, diseconomia del movimento; • i movimenti parziali non sono ancora correttamente coordinati fra loro; • i segmenti distali non sono controllati; • la precisione e la costanza del movimento sono ancora poco sviluppate. Il corretto processo di apprendimento necessità di una continua esercitazione sui movimenti oggetto della disciplina sportiva. Questa continua esercitazione porta il singola allievo a migliorarsi fino ad arrivare alla seconda fase di apprendimento (coordinazione fine), sebbene, occorre ricordarlo, non vi è un salto da una condizione all’altra, ma una costante evoluzione. La fase della coordinazione fine può dirsi raggiunta quando: • l’immagine esterna del movimento è caratterizzata da un decorso armonioso del gesto; • la tecnica è aderente al modello richiesto, il movimento è eseguito quasi senza errori, il livello della prestazione è buono; • la struttura dinamica è corretta, vi è un’esatta successione temporale di contrazioni e decontrazioni; • un buon livello di fluidità caratterizza il gesto anche nei momenti di inversione del movimento; • l’ampiezza dei movimenti è adeguata; • la forza è usata in maniera corretta, scompaiono movimenti sinergici inutili, il gesto è più economico; • i movimenti parziali presentano un più elevato grado di coordinazione; • periodi di stasi nell’apprendimento possono essere seguiti da rapidi miglioramenti; • precisione e costanza nell’esecuzione caratterizzano il movimento. L’ultima fase del percorso di apprendimento è quella della stabilizzazione della coordinazione fine e sviluppo della disponibilità variabile. In questo casi si assiste ai seguenti fatti: • l’aspetto esterno dell’esecuzione motoria è molto simile a quello della fase precedente; • la padronanza del gesto è elevatissima; • i movimenti parziali sono estremamente coordinati in ogni parte del movimento; • i movimenti sono precisi ed “economici”, con il minimo indispensabile di dispendio di forza, non si eccede in movimenti inutili all’economia del gesto nel suo complesso; • adattamento a condizioni diverse ed improvvise, con elevati livelli di prestazione; • sensazione di piacere legata alla consapevolezza del controllo completo del movimento. Quest’ultimo aspetto è rilevante, l’atleta che arrivi ad ottenere questo livello di apprendimento, riesce a valutare quanto il proprio gesto sia efficace, ma soprattutto riesce a controllare il movimento in tutte i suoi elementi organici traendone una sensazione di piacere. Tutte le fasi che abbiamo visto, evidenziano un percorso di apprendimento; il percorso di apprendimento però è basato su alcuni elementi ed essenziali: • tempo di impegno motorio • clima positivo • informazioni frequenti e di buona qualità • organizzazione del lavoro • motivazioni Di seguito un grafico che mostra le varie fasi possibili del processo di apprendimento

La Preparazione Fisica: La preparazione fisica è oggigiorno una materia di complemento all’insegnamento della tecnica di una disciplina sportiva. La sempre maggiore conoscenza, gli studi sempre più mirati ad ogni singola disciplina hanno permesso di sviluppare teorie specifiche per la preparazione fisica nel gioco della pallacanestro. Tutto ruota sulla definizione di allenamento: “l’insieme degli interventi e stimoli di tipo fisico e psicologico 130


finalizzati al miglioramento di una prestazione”. L’allenamento deve quindi essere propedeutico all’ accrescimento tecnico del singolo atleta. Se l’atleta migliora il proprio fisico potrà maggiormente rispondere all’accrescimento tecnico che gli viene richiesto; basti pensare a quanti movimenti sono preclusi se l’atleta non è fisicamente pronto a dominare il movimento stesso. Il miglioramento avviene tramite le continue esercitazioni, l’allenamento deve essere continuato nel tempo. La proposta delle esercitazioni e dei carichi di lavoro deve sempre tener conto dei soggetti che alleniamo; volendo elencare alcune delle caratteristiche cui fare sempre riferimento, potremo dire di prestare attenzione a queste: • età, differenziare il lavoro in funzione dell’età, atleti troppo giovani hanno bisogno di esercizi del tutto differenti rispetto agli adulti o atleti meno giovani; • livello tecnico, soprattutto nel caso di livello agonistico basso, i carichi saranno notevolmente meno accentuati rispetto ad una squadra di alto livello; • aspetti morfologici, il peso, la struttura fisica del singolo atleta, il sesso, la maturazione fisica; • impegni, prestare attenzione soprattutto nel caso in cui si alleni una squadra di atleti adulti, l’operaio che si allena per divertimento due\tre volte la settimana, non può “accettare” sedute particolarmente gravose dopo una giornata di lavoro intenso; • estrazione sociale,; • abitudini, in un gruppo ci saranno sempre gli atleti disposti a lavorare di più altri di meno. Un altro indice di riferimento è dato dalla capacità di carico, ovvero la capacità di sostenere uno lavoro fisico per un tempo determinato ed essere poi in grado di ripristinare le energie. I parametri del carico sono: • Intensità, indice della qualità dello sforzo che si compie; • Volume, indice della quantità di sforzo reiterato; • Densità, rapporto tra durata e recupero; • Progressività, l’aumento del carico di lavoro; • Continuità, la continuità misurata nel tempo, nell’arco di una stagione, per esempio. Il tipo, la qualità, la possibilità di effettuare un certo numero di esercizi di allenamento dipende da fattori esterni, più in particolare da aspetti logistici. La seduta di allenamento non potrà essere avulsa dal contesto in cui si può operare: • Spazi, che tipo di palestra\campo si ha a disposizione; • Attrezzature, quali attrezzature esistono; • Tempi, quanto tempo può durare l’allenamento. La storia della preparazione fisica nel basket è di gran lunga più giovane rispetto allo sport stesso. Si inizia a parlarne intorno agli anni ’70-’80 con l’influsso delle scuole dello sport dell’est europeo. Nasce la preparazione atletica, a quei tempi l’incarico era svolto da allenatori provenienti dall’ambito dell’atletica leggera. Questo generava un problema di metodologia: il giocatore di pallacanestro non esegue i movimenti come un corridore, una saltatore o altro. Le peculiarità sono altre. Negli anni ‘80-’90 si assiste all’avvento dei body builder, il giocatore deve essere più “forte”, ma la massa muscolare aumentata va a scapito della velocità di esecuzione del movimento muscolare. Secondo errore di interpretazione. Oggi si assiste alla scoperta della specificità e dell’atleta morfofunzionale: la preparazione fisica si adatta al tipo di movimenti che l’atleta esegue nella pratica del proprio sport. Non si generalizza, il punto di discussione viene portato verso la morfofunzionalità, attraverso adattamenti specifici allo sport praticato: • Antropometrici e strutturali • Biomeccanici • Fisiologici La teoria moderna sulla preparazione fisica si concentra nel trovare risposta a due domande chiave: • Quali caratteristiche funzionali sono coinvolte? • Quale il contributo dei singoli fattori implicati nella performance? In sintesi, si è improntato il discorso verso il cosiddetto Match Analysis, analisi del match. Si guarda ad analizzare quali siano le caratteristiche presenti durante le varie fasi di gioco di una partita: modello prestazionale del Basket. Attraverso l’analisi delle caratteristiche del gioco in una partita di basket, si effettua uno studio mirato e si cerca di provvedere a sviluppare quella parte maggiormente coinvolta nel gioco. Uno studio apposito venne effettuato intorno al 2000, da questo studio emerse che la frequenza cardiaca 131


media è dell’89% di quella massima. Questo indicatore ci dimostra come lo sforzo che viene effettuato sia molto intenso. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che esiste un rapporto tra fasi di gioco e recuperi di circa 1:1. Fattori della prestazione: • per il 73% del tempo si gioca senza pause fino a 60” • il 78% delle pause dura 60” di cui il 30% sotto i 20” Analizzando ancora le fasi di una partita, si è calcolato dalle 800 alle 1200 accelerazioni decelerazioni medie nell’arco di una partita. Questi indicatori hanno dimostrato che il gioco della pallacanestro è un gioco molto frazionato, in cui le fasi di gioco sono molto intense, lo sforzo è sempre molto alto. A queste fasi molto attive ne susseguono altre di recupero di pari entità (si pensi ai tempi di recupero durante i tiri liberi, o le rimesse o i minuti di sospensione). La preparazione fisica deve mirare ad allenare (condizionare) il sistema energetico più confacente allo sport praticato. I sistemi energetici presenti durante le fasi di gioco sono 3: 1. aerobico 2. anaerobico alattacido 3. anaerobico lattacido Il terzo (anaerobico lattacido) è quello meno utilizzato, i primi due sono quelli maggiormente presenti nei giocatori di pallacanestro. È bene chiarire che, comunque, tutti e tre i sistemi sono presenti, solo che lavorano in percentuale differente in ogni momento della fase di gioco. Il sistema aerobico ha due componenti: • glicidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente carboidrati. È usato negli sforzi intensi in cui comunque si raggiunge un certo equilibrio. • lipidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente lipidi (grassi). È usato in sforzi di modesta intensità. Caratteristiche del sistema energetico aerobico: • Potenza: Bassa • Capacità: Alta • Latenza: 2’-3' • Ristoro: Molto lungo (36-48 ore) Sistema energetico anaerobico alattacido: si produce energia in assenza di ossigeno, utilizzando processi molto rapidi, ma che non possono durare a lungo (6”-7” max). Viene usato per scatti, salti, arresti, accelerazioni… Caratteristiche del sistema anaerobico alattacido: • Potenza: Elevata • Capacità: Molto bassa • Latenza: Minima (1”) • Ristoro: Rapido Sistema energetico anaerobico lattacido: si produce energia in assenza di ossigeno. Viene usato negli sforzi brevi, ma sufficientemente lunghi da produrre un affanno nella respirazione. Si arriva a una situazione di crisi (dovuta all'accumulo di lattato nel sangue) che costringe il soggetto a diminuire la velocità per ritornare in equilibrio. Caratteristiche del sistema anaerobico lattacido: • Potenza: Alta • Capacità: Medio-alta • Latenza: Bassa (15”-30”) • Ristoro: Medio In genere, nella pallacanestro, si dovrebbero preferire esercizi che utilizzano maggiormente i sistemi energetici aerobici e anaerobici alattacidi, proprio per le caratteristiche di frazionarietà ed alto sforzo. L’organizzazione dell’allenamento dovrebbero individuare dapprima gli obiettivi, in base a questi scegliere: • contenuti, esercizi più adatti alla squadra ma anche ai singoli; • mezzi e strumenti, da ricordare che questi sono in funzione di quelli che si hanno a disposizione; • organizzazione dei tempi. La strutturazione di un allenamento prevede tre fasi principali: 132


1. attivazione; 2. parte centrale; 3. disattivazione o defaticamento. L’attivazione è la fase iniziale dell’allenamento. Dovrebbe avere una durata compresa tra 8’ e 10’ ed è propedeutica al lavoro centrale. In molti casi ed in funzione del tipo di esercizi effettuati va fortemente considerata quale forma di prevenzione dei traumi. Si possono effettuare esercizi sia in forma individuale che collettiva. Nel caso di attività con atleti in cattiva forma e\o ad inizio di stagione sarebbe opportuno dialogare con gli atleti per saggiare il loro stato di forma. Si possono utilizzare anche strumenti quali: • Elastici; • Superfici instabili; • Segna campo; • Line step. La prevenzione dei traumi riguarda soprattutto il potenziamento delle fasce muscolari a servizio delle articolazioni (caviglia, ginocchia, spalle, anche). I movimenti tipici della pallacanestro mostrano una forte sollecitazione alle articolazioni fuori equilibrio. Si veda la figura sottostante. Gli esercizi dovrebbero prevedere il potenziamento di queste fasce muscolari, l’aumento delle escursioni articolari, in questo modo si possono sopportare carichi più alti, si aumenta il range articolare. Un altro potenziamento è quello riguardanti la gestione del disequilibrio, ovvero la capacità di controllare una posizione di non equilibrio, di controllare una posizione in cui l’equilibrio entra in crisi. Quando si riesce a potenziare i muscoli stabilizzatori riuscendo a mantenere le articolazioni in linea, si riesce a: • ridurre il rischio di traumi • permettere di esprimere potenza e quindi accelerazione Esercizi per la stabilizzazione del CORE, la figura seguente mostra come allenare una parte per lo più dimenticata, quella addominale sia frontale, dorsale che laterale: Altri esercizi fondamentali sono quelli che vanno sotto il nome di: Skip and Stick, salta ed incolla. Sono esercizi rivolti alla: • Gestione del disequilibrio in forma dinamica su superficie stabile; • Rinforzo degli stabilizzatori. Si possono effettuare con o senza l’associazione con gesti tecnici (utilizzo del pallone) e rapidità dei piedi. Tutti questi esercizi servono per aumentare la possibilità, la capacità di un atleta a rientrare nella posizione fondamentale quando si opera in equilibrio precario o disequilibrio. La posizione fondamentale del giocatore prevede: • Piedi : leggermente extra ruotati e distanti quanto la larghezza delle spalle • Ginocchia: semi piegate sulla proiezione dei piedi • Bacino: basso e fissato dalla curva lombare • Spalle: leggermente in avanti non oltre i piedi e scapole addotte Un giocatore di pallacanestro tende ad avere in campo un equilibrio mutevole, cioè modifica la propria posizione di equilibrio a scapito di un disequilibrio continuo sono tipici per esempio nel cado di: • Tiro • Partenza • Difesa (scivolamenti) • Arresti Il condizionamento allora prevedrà esercizi per: • Mantenimento della posizione non in forma statica ma dinamica • Gestione del disequilibrio Per le esercitazioni si possono utilizzare superfici instabili in appoggio monopodalico (su un solo piede) o bipodalico (su entrambi i piedi), si tratta di dischi che non garantiscono alcun equilibrio (disk-feet), l’atleta dovrà pertanto eseguire l’esercizio cercando di mantenersi in equilibrio ed in posizione fondamentale. L’attivazione preparatoria all’attività centrale dell’allenamento può consistere in: • Spostamenti avanti, dietro e laterali • Cambi di velocità (Accelerazioni – decelerazioni) • Cambi di direzione • Salti 133


• Arresti • Torsioni • Scivolamenti Si possono effettuare singoli esercizi, o esercizi con movimenti susseguenti alternati. Il lavoro di condizionamento metabolico deve essere intervallato. Possiamo distinguere tre tipologie di esercizio intervallato: • Ripetute • Interval training • Intermittente La figura seguente ci mostra l’andamento delle frequenze cardiache nelle tre diverse tipologie. Occorre evidenziare che il tempo totale di allenamento metabolico dovrebbe essere circa il 20% del tempo totale di allenamento settimanale. Il lavoro da preferire è quello che indichiamo con intermittente. Di seguito gli indicatori parametrici che lo caratterizzano: • Numero giocatori coinvolti (1c0-5c5) • Durata della fase attiva (5”-20”) • Tempo di recupero (10”-30”) • Zona di svolgimento (metà campo o tutto campo) Un aspetto che è molto sentito per i giocatori è quello della capacità di effettuare salti ripetuti, tipiche delle situazioni da rimbalzo. Si tende ad effettuare balzi in continuità soprattutto con l’ausilio di panche o altro. In alcuni giocatori, soprattutto quelli alti o non dotati di buona muscolatura, questo tipo di esercizi può provocare eccessivi traumi alla schiena. In alcuni casi si possono evitare questo tipo di esercizi, ricorrendo ad esercizi per la rapidità dei piedi, caratterizzati da: • Alta intensità • Breve durata (max 6”- 8’’) • Recuperi completi (20”-25”) Come ausilio si possono utilizzare: • Line step (pezzi di gomma piuma dello spessore di 2\3 cm); • Percorsi con cinesini • Linee del campo Con l’utilizzo delle line step occorre sempre controllare lo spostamento orizzontale del centro di gravità che va tenuto sempre basso, il mantenimento di una posizione cestistica durante l’esecuzione (angoli, braccia e sguardo avanti) che deve essere sempre intensa. Occorre, anche, amplificare man mano la risposta motoria creando esercitazioni sempre più complesse ma in maniera graduale. Il preparatore fisico deve sempre tenere in mente quali siano i fattori che influenzano la prestazione, deve avere conoscenza di come gestire le informazioni che vengono riversate agli atleti; queste devono essere chiare ma non troppe. Inoltre deve sempre considerare che è preferibile concentrarsi sulla globalità del movimento piuttosto che sul singolo gesto. ESERCIZI svolti in campo Fase di attivazione: • corsa blanda con cambi di direzione su 3 angoli posti all’interno del campo di pallavolo; • alternanza corsa in avanti \ corsa indietro con cambi sugli angoli come esercizio precedente; • scivolamenti con cambio di guardia ai 3 angoli come esercizio precedente; • corsa blanda arresto e salto a rimbalzo sui 3 angoli; • corsa con torsione busto\gamba alternata sulla linea laterale; • esercizi con l’utilizzo dei dischi-feet per l’allenamento in condizioni di disequilibrio e prevenzione traumi; Condizionamento Metabolico, gli esercizi devono essere caratterizzati dall’intermittenza come si è visto, accompagnando i movimenti con l’utilizzo del pallone: • utilizzando le linee del campo, muovere i piedi velocemente da un lato e dall’altro per 5\6 metri; • alternare utilizzando linee laterali o trasversali, in modo che i movimenti siano avanti\dietro destra\sinistra; • utilizzo delle gabbie, l’atleta deve muovere velocemente i piedi all’interno della gabbia (si possono alternare gli spostamenti in avanti con quelli laterali o altro), alla fine del percorso i può aggiungere uno scatto verso il canestro opposto con passaggio e tiro a canestro; • altri esercizi utilizzando le line-step; • 5c5 difesa a uomo, si gioca tutto campo, la squadra che attacca deve effettuare almeno 10 passaggi, non 134


si può palleggiare, la squadra in difesa deve impedire e possibilmente recuperare il pallone; • in metà campo, 3c3 o 4c4 o 5c5, il giocatore con la palla deve passare ad un giocatore della squadra avversaria ostacolato da un altro, una volta passata la palla deve andare a difendere sul giocatore cui ha passato la palla; • atleti in riga sulla linea laterale del campo di pallavolo, corsa blanda verso la linea opposta, poi due o tre scatti verso la linea laterale opposta con movimenti di cambio di direzione, infine di passo verso la linea opposta, ripetere per 3 minuti circa; • posizione 5 cinesini sul cerchio della lunetta, ogni atleta deve effettuare un otto passando da uno all’altro dei cinesini, si può fare sia correndo, che scivolando. Fase di disattivazione, esercizi di natura posturale (si utilizza la forza di gravità per assecondare e distendere i muscoli): • sdraiati schiena a terra, allungare braccia e gambe il più possibile; • sdraiati schiena a terra, tenere le gambe incrociate al petto con le mani allargate a croce; • lo stesso ma tenendo una gamba incrociata, l’altra distesa a 45° circa; • sdraiati a terra, braccia allargate portare una gamba verso il braccio lato opposto, girare la testa verso il lato della gamba incrociata; • sdraiati schiena a terra, sollevare le gambe a squadra (possibilmente appoggiandosi ad un muro) • in piedi, portare le braccia dietro la schiena in basso, effettuare un piegamento dalla posizione fondamentale il più in baso possibile; • stessa posizione fondamentale braccia poste in alto, effettuare un abbassamento tentando di andare il più in basso possibile. Questi esercizi si possono effettuare senza scarpe, alla fine di questi esercizi si consiglia agli atleti di camminare sul campo alzandosi sulle punte del piedi senza forzare, serve per defaticare i muscoli della pianta del piede.

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Corso Allievo Allenatore Roma 2008 Tiziano Carradore

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Indice Modulo 1 - Progetto “Diventare Coach” ........................................................................................ 2 Modulo 2: Il Gioco del Basket e la Simbologia ................................................................ 3 Modulo 3: Fondamentali senza Palla e Ball Handling ...................................................... 4 Modulo 4: Il Palleggio ................................................................................................... 7 Modulo 5: Fondamentali Individuali di Difesa ............................................................... 9 Modulo 6: Arresti e Partenze ......................................................................................... 11 Modulo 7: Il Passaggio .................................................................................................. 20 7.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 23 Modulo 7: Il Tiro ........................................................................................................... 29 8.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 31 Modulo 8: Il Regolamento Tecnico ................................................................................ 34 9.1 Esercitazioni in aula ................................................................................................... 39 Modulo 9: Elementi di didattica ................................................................................. 40 Modulo 10: Aspetti Psicologici .................................................................................. 43 11.1 La Comunicazione ......................................................................................................... 48 11.2 L’Apprendimento .......................................................................................................... 49 11.2.1 Le Fasi dell’apprendimento .................................................................................... 49 Cap. 12 La Preparazione Fisica ............................................................................................... 51 12.1 Esercizi svolti in Campo ................................................................................................ 58 Cap. 13 Allegato A: Relatori e date del Corso ......................................................................... 59 Cap. 14 Allegato C: Esercitazioni in aula sulla simbologia: soluzioni...................................... 60

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Modulo 1 DIVENTARE COACH Gli Obiettivi Il progetto “Diventare Coach” si prefigge l’obiettivo di creare allenatori autonomi e responsabili per avere giocatori autonomi e responsabili. L’iter prevede che si seguano corsi modulari con step intermedi che permettano via via di raggiungere livelli diversi, di seguito sintetizzati: • Allievo Allenatore • Allenatore di Base • Allenatore (biennale) • Allenatore Nazionale (tramite il conseguimento di master) La gestione organizzazione e progettazione dei corsi viene sempre supervisionata dal CNA Comitato Nazionale Allenatori. I Concetti di Base Durante i corsi si evidenzia la necessità di definire il concetto di Pallacanestro Integrata attraverso alcuni punti fondamentali: • Tecnico – Tattica • Preparazione Fisica • Preparazione Mentale Questi concetti sono essenziali e sempre presenti in ogni fase del gioco della pallacanestro che ha insite alcune fondamentali caratteristiche: • movimenti con e senza palla • collettività • simmetria • di situazione • aciclicità • aerobica\anaerobica alternata Tutto il gioco della pallacanestro comunque non può prescindere da 4 fondamentali postulati: • spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio Il gioco della pallacanestro si divide in: • attacco • difesa L’attacco si può interpretare in attacco a metà campo (difesa schierata) e contropiede. Esempi di schieramenti offensivi: • 5 fuori • 1-2-2 • 1-3-1 • 1-4 alto\basso ( forse un po’ superata ) • 2-2-1 • Box (rimesse) • Situazioni speciali (palla a due, isolamento per 1 c 1 su un quarto di campo, doppio blocco, etc.) La difesa ha due macro aree: • difesa a zona • difesa a uomo In entrambi i casi si può parlare di difesa a metà campo o tutto campo (pressing per le zone). Esempi di schieramenti difensivi a zona: • Zona pari: 2-1-2; 2-3 • Zone dispari: 3-2; 1-2-2; 1-3-1 Inoltre sono da ricordare anche le zone miste • box and one • triangolo e due I ruoli in campo si suddividono in esterni: • play • guardia • ala • angolo 138


ed interni: • pivot • post (alto, medio) La Metodologia Definito l’obiettivo del corso, resta da descrivere la metodologia di riferimento. È necessario partire dal concetto di sapere: chi insegna qualcosa deve essere preparato (vale per tutte le discipline). Il solo sapere non è sufficiente, bisogna anche saper fare che si traduce nella capacità di effettuare una corretta progettazione didattica ma, anche, di saper effettuare un esercizio (dimostrazione). Più in generale, l’allenatore deve sapere quali obiettivi si propone, in quanto tempo e con quali mezzi. Questi tre elementi costituiscono la base per una buona didattica. A questo concetto si affianca quello di saper far fare in campo , l’allenatore deve programmare il proprio lavoro e poi deve essere in grado di metterlo in pratica: modalità didattiche. In ultimo deve verificare gli esercizi effettuati dai propri allievi, verificarne i movimenti che si prefigge di insegnare e far eseguire. Ultimo concetto: saper comunicare, ricordarsi che l’allenatore allena uomini, persone con le quali si deve relazionare, parlare. Deve essere in grado di instaurare un rapporto proficuo per far rendere il massimo dai propri giocatori, saper parlare, ma saper anche ascoltare e non solo relativamente a questione tecniche!

L’Organizzazione del Campo Tutti gli allenamenti devono essere preparati con cura a partire dai concetti esposti precedentemente. La preparazione deve prevedere anche la suddivisione del lavoro sul campo. I giochi e gli esercizi possono essere previsti per file (giocatori uno dietro l’altro) per righe (uno di fianco all’altro); in coppia, in singolo, a gruppi; su tutto il campo, a metà campo (di attacco o di difesa, o trasversale), su un quarto, su una porzione. L’allenatore sceglierà di volta in volta quale disposizione attuare affinché l’esercizio possa essere effettuato negli spazi più consoni.

Modulo 2 IL GIOCO DEL BASKET E LA SIMBOLOGIA Il Gioco del Basket La pallacanestro, conosciuta anche come basket, diminutivo del termine inglese basketball, è uno sport di squadra in cui due squadre di cinque giocatori ciascuna si affrontano per segnare con un pallone nel canestro avversario, secondo una serie di regole prefissate. La pallacanestro è uno sport che è nato fondamentalmente dall'ingegno di un solo uomo, James Naismith, professore di ginnastica canadese. Nel 1891 Naismith lavorava presso la YMCA International Training School di Springfield, in Massachusetts. Gli venne chiesto di trovare uno sport che potesse tenere in allenamento durante la stagione invernale i giocatori di baseball e football in alternativa agli esercizi di ginnastica. Ispirato al gioco canadese duck-on-a-rock, il basketball vide la luce il 15 dicembre 1891, regolato da tredici norme, con un cesto di vimini per le pesche appeso alle estremità della palestra del centro sportivo e due squadre di nove giocatori. Il nome del gioco fu coniato da uno degli allievi di James Naismith, Frank Mahan, dopo che l'inventore aveva rifiutato di chiamarlo Naismithball. Il 15 gennaio 1892 Naismith pubblicò le regole del gioco: è la data di nascita ufficiale della pallacanestro. La prima partita della storia terminò 1 a 0. Lo sport divenne popolare negli Stati Uniti in brevissimo tempo, cominciando subito dopo a diffondersi in tutto il mondo, attraverso la rete degli ostelli YMCA; gli allievi di Naismith divennero missionari e mentre viaggiavano nel mondo per portare il messaggio cristiano, riuscivano a coinvolgere i giovani nel nuovo gioco. Fu aggiunto al programma olimpico in occasione delle Olimpiadi estive di Berlino 1936 (anche se vi era stato precedentemente un torneo di basket durante le Olimpiadi di St. Louis 1904, non riconosciuto ufficialmente dal CIO). In quell'occasione, Naismith consegnò la medaglia d'oro agli Stati Uniti, che sconfissero in finale il Canada. Nel 1946 nacque negli USA la National Basketball Association (NBA), con lo scopo di organizzare le squadre professionistiche e rendere lo sport più popolare. Nel resto del mondo, la diffusione si incrementò con la nascita della Federazione Internazionale Pallacanestro nel 1932. In Europa, il basket ebbe una particolare risonanza e soprattutto l'Unione Sovietica fu lo stato che riuscì a competere a livello internazionale alla potenza degli Stati Uniti. In Europa la pallacanestro “sbarca” alla fine del 1800, la prima partita si svolge a Parigi nel 1893. Il gioco viene importato dai soldati americani durante la prima guerra mondiale. Nel 1919 viene effettuato il primo triangolare tra le rappresentative militari di USA, Italia e Francia. In Italia la prima esibizione della palla al cerchio viene organizzata dalla prof.ssa Ida Pesciolini a Siena, siamo nel 1907. Altre date storiche: 139


• 1921 nasce la FIB • 1922 l’Assi Milano vince il primo titolo • 1924 nasce la FIPAC • aprile 1926 a Milano 1° incontro della Nazionale Italiana: Italia – Francia, risultato 23-17 • 1937 primo campionato a girone unico vinto della Borletti Milano A Roma si sono avuti personaggi che rimarranno nella storia della pallacanestro: • Francesco Ferreo, che dopo essere stato giocatore ed allenatore della Nazionale Italiana, fece vedere per la prima volta in Europa la difesa 1-3-1; • Elliot Van Zandt, capitano di fanteria di colore dell'Athletic Department dell'esercito statunitense; è stato commissario tecnico della nazionale italiana maschile dal 1948 al 1952; agli Europei di Parigi, nel 1951, la squadra azzurra giunse al quinto posto. Maniaco dei fondamentali di lui Valerio Bianchini dice « … fu il primo vero coach approdato in Italia»; • Nello Paratore; • Giancarlo Primo, assistente di Paratore, poi guida della Nazionale Italiana per 11 anni (alsuo attivo due bronzi europei (Essen 1971 e Belgrado 1975); • Vittorio Tracuzzi. La Simbologia Ogni piano di allenamento, ogni schema, ogni esercizio può essere graficizzato utilizzando un’appropriata simbologia di uso internazionale. L’utilizzo della simbologia è essenziale nella preparazione dei piani di allenamento così come nella creazione degli schemi e degli esercizi.

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Modulo 3 FONDAMENTALI SENZA PALLA E BALL HANDLING Fondamentali senza Palla - I fondamentali senza palla sono l’espressione di base più importante del gioco della pallacanestro. Utilizzare bene i fondamentali senza palla significa, tra l’altro, riuscire ad effettuare il movimento più idoneo in funzione della situazione di gioco. Un bravo giocatore deve riuscire ad anticipare la lettura della situazione di gioco ed utilizzare il fondamentale più adatto. L’allenatore deve insegnare i fondamentali con lo scopo di rendere i giocatori autonomi, cioè in grado di utilizzare in modo autonomo il fondamentale più idoneo. I fondamentali senza palla sono quelli che maggiormente vengono utilizzati in partita: si gioca senza palla più di quanto non si giochi con la palla in mano. Giocare senza palla significa: • aiutare il compagno con la palla in mano, creargli spazio, fare un taglio in modo da portare fuori dal proprio spazio un difensore che potrebbe portare l’aiuto al difensore del compagno con la palla; • aiutare un compagno a smarcarsi, portare un blocco; • muoversi per ricevere la palla, taglio dentro, taglio fuori, cambio di direzione e velocità. Per tutti i fondamentali senza palla sono importanti due concetti di base: • equilibrio, ovvero la capacità di compiere un gesto tecnico potendo farne un altro immediatamente senza perdere la stabilità ed il controllo del proprio corpo; • rapidità, ovvero la capacità di effettuare con la massima velocità un fondamentale in modo corretto, il che non significa svolgere al massimo della propria velocità, ma farlo in modo corretto al massimo della propria velocità. Occorre che ai giocatori venga insegnato l’automatismo dei fondamentali: il giocatore deve aver chiaro, in testa prima e nel fisico poi, il giusto fondamentale da applicare. Una volta che questo automatismo è acquisito si può passare alla ricerca della rapidità. Per eseguire bene i fondamentali è necessario muovere bene i piedi: la pallacanestro si gioca coi piedi! Di seguito sono esposti i fondamentali individuali senza palla: • Posizione fondamentale • Cambio di velocità • Cambio di direzione • Cambio di senso • Giro in corsa • Giro La Posizione fondamentale prevede che il giocatore fletta le gambe parallele tra loro ad una larghezza leggermente superiore alla larghezza delle spalle, i piedi devono essere paralleli tra loro (leggermente estroflessi), le gambe flesse, la schiena dritta e leggermente spostata in avanti ed il peso del corpo grava sulle punte dei piedi. Cambio di velocità: può essere lento\veloce tipica di una situazione di 1C1 o di contropiede, veloce\lento in contropiede il palleggiatore viene chiuso da un difensore e quindi rallenta o fa un palleggio in arretramento. Queste sono tipiche situazioni di cambio di velocità, nel caso di cambio di velocità lento\veloce, il piede posteriore è quello che da la spinta, le spalle si muovono in avanti alla ricerca di spazio e per mettere il difensore in posizione di minor contrasto. Cambio di direzione: quando un giocatore decide di modificare la sua direzione, è sempre accompagnato da un cambio di velocità, altrimenti si favorisce il difensore; il giocatore dovrà poggiare il 1° piede prima sul tallone e poi sulle punte, il 2° sulla punta; quindi effettuerà il primo passo corto, effettuerà una torsione del busto, poi volgerà il 2° piede nella nuova direzione spostando anche il peso del corpo, il 2° passo sarà lungo con lo scopo di guadagnare più spazio possibile. Cambio di senso: analogo al cambio di direzione, ma in questo caso la nuova direzione sarà di 180° rispetto alla precedente, ci si ferma con un piede posto in avanti rispetto all’altro, si effettua un giro sulle punte dei piedi cambiando la posizione del corpo verso la direzione opposta. Giro: può essere sia frontale che dorsale, nel caso di quello dorsale si può perdere la visione del campo per il periodo di tempo necessario ad effettuare la torsione del busto. • Giro frontale: dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno (piede che deve fungere da “cerniera”) mentre l’altro si muove in rotazione frontale, giro davanti al mio ostacolo. • Giro dorsale: come il precedente dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno mentre l’altro si muove in rotazione dorsale (opposta al precedente). 141


La scelta del giro dorsale o frontale dipende dalla situazione di gioco: se il mio compagno ha la palla ed io non sono anticipato in post basso, posso andare incontro al mio difensore quindi effettuare un giro dorsale per mettermi di fronte al mio compagno e dare a lui una buona linea di passaggio. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. disposti su tutto il campo eseguire la posizione fondamentale rimanendo in quella posizione per alcuni secondi; 2. dalla posizione fondamentale dondolarsi spostando il peso del corpo dalle punte dei piedi ai talloni e viceversa in continuità; 3. a coppie lo stesso esercizio (ricerca dell’equilibrio); 4. disporsi in fila lungo tutta la linea laterale del campo ad una distanza di almeno 1 metro l’uno dall’altro; correre girando lungo le linee esterne del campo al fischio effettuare il cambio di senso e riprendere a correre in direzione contraria; 5. sempre in fila disporsi sulla linea di fondo, il primo giocatore corre verso il gomito della lunetta ed effettua un cambio di direzione frontale poi si dirige verso l’incrocio della linea del centrocampo con quella laterale ed effettua un secondo cambio di direzione frontale, poi si dirige verso il gomito della lunetta ed effettua l’ultimo cambio di direzione frontale. Il secondo giocatore parte quando il primo ha effettuato il primo cambio di direzione. Si ripete l’esercizio cambiando il senso di rotazione (oraria\antioraria); 6. lo stesso esercizio di prima ma con cambi di direzione dorsali (virate), in questo caso è importante che l’allenatore verifichi che il giocatore effettui una repentina torsione del busto ma soprattutto della testa, poiché in questo cambio si ha per un attimo la perdita di visualizzazione del campo di gioco!; 7. disposti sul fondo in coppia distribuendo le coppie su tutto il lato corto, il primo giocatore corre fino alla linea del tiro libero ed effettua un giro frontale, poi corre verso la linea del centrocampo ed effettua un secondo giro frontale alternando il piede perno, poi corre verso la linea del tiro libero ed effettua un ulteriore giro frontale, infine corre verso il fondo, il secondo giocatore parte quando il primo ha completato il primo giro; 8. lo stesso esercizio del precedente ma sostituendo il giro frontale con il giro dorsale. Ball Handling - Con questo termine si intende la capacità del giocatore di essere padrone della palla in tutti i movimenti tecnici, in particolare nella presa, nella ricezione, nel passaggio, nel palleggio. Molti degli esercizi che vengono effettuati non hanno una reale applicazione ma servono al giocatore per acquisire capacità di “addomesticare” la palla in tante situazioni di gioco. Per riuscire ad acquisire e migliorare il trattamento della palla bisogna utilizzare degli esercizi specifici in funzione degli obiettivi preposti facendo molta attenzione ai dettagli nella modalità di esecuzione da parte dei giocatori. Gli esercizi possono essere divisi in: • esercizi per la rapidità delle mani; • esercizi per la sensibilità delle dita; • esercizi propedeutici per i gesti tecnici. A seconda del tipo di esercizio e della sua finalità, questi si possono anche suddividere in: • esercizi da fermo o in movimento; • con o senza palleggio; • con 1 pallone, con 2 palloni; • individuali o a coppie. Il miglioramento nel trattamento della palla si ottiene attraverso: • l’aumento della velocità di esecuzione dell’esercizio; • la combinazione di più esercizi. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. pizzicare la palla: il pallone viene toccato solo con le dita e passato da una mano all’altra tenendo le braccia distese in alto, poi distese in avanti, quindi in basso, poi si effettuano tutti questi movimenti in continuità alto, avanti, basso, dietro; 2. pendolo o ninnananna: si fa passare il pallone da una mano all’altra mentre il braccio della mano che riceve il pallone effettua una sbracciata verso l’alto, l’allenatore deve verificare che entrambe le braccia vengano sollevate sopra la testa e che il movimento sia armonico e fluido; 3. far passare il pallone dal dorso al palmo della mano facendolo roteare, prima con una mano poi con l’altra; 4. far saltellare il pallone sul dorso poi sul palmo, prima con una mano poi con l’altra; 5. far passare il pallone dietro la schiena prima in un verso poi nell’altro; 6. far passare il pallone dietro la testa prima in un verso poi nell’altro; 7. far passare il pallone dietro le gambe prima in un verso poi nell’altro; 8. in continuità far passare il pallone dietro la testa, dietro la schiena, dietro le gambe, dall’alto verso il basso poi dal basso verso l’alto; 142


9. portare una gamba avanti e far passare il pallone dietro la gamba, invertire le gambe; 10. far passare il pallone dietro una gamba posta in avanti, poi portare le gambe in parallelo, far passare il pallone dietro entrambe le gambe, poi portare in avanti l’altra gamba e far passare il pallone, tutto in continuità, cambiare verso; 11. otto sotto le gambe in parallelo, il pallone viene fatto passare attorno alle due gambe dall’esterno verso l’interno incrociando sotto le gambe; 12. far passare il pallone incrociando le gambe saltellando; 13. lanciare la palla sotto le gambe dietro la schiena, riprenderla e lanciarla in avanti sempre sotto le gambe; 14. mettere il pallone sotto le gambe con le braccia incrociate, cambiare posizione delle mani senza far cadere il pallone che deve restare sempre sotto le gambe; 15. lanciare il pallone in aria e riprenderlo dietro la schiena; 16. lanciare il pallone in aria e riprenderlo davanti immediatamente dopo che ha toccato terra; 17. palleggio laterale mentre con i piedi si effettua l’hockey drill, due palleggi con una mano poi si cambia lato; 18. palleggiare effettuando la ninnananna prima laterale poi frontale utilizzando solo una mano, cambiare mano; 19. lo stesso esercizio in continuità alternando palleggi laterali e frontali prima con una mano poi con l’altra; 20. palleggio frontale con una mano facendo la ninnananna ma è la mano esterna che riprende il pallone; 21. palleggio basso sotto le gambe il pallone rimane in mezzo le gambe e le mani cambiano la posizione davanti\dietro; 22. in posizione seduta, gambe incrociate, palleggiare lateralmente, il palleggio deve essere molto basso, continuare il palleggio alternando il palleggio con il palmo, con il dorso con il pugno, con il taglio della mano, alternare la mano destra e la mano sinistra; 23. stessa posizione palleggiare spostando il pallone attorno al corpo cambiando mano dopo i palleggi dietro la schiena e davanti al corpo opportunamente, dopo alcuni giri cambiare il senso del giro da orario ad antiorario; 24. sempre da seduti, ginocchia alte le mani sotto le gambe al centro, palleggiare alternando la mano destra con la sinistra; 25. sdraiati pancia sotto, palleggiare lateralmente, dalla stessa posizione ritornare seduti, poi sdraiarsi sulla schiena, cambiare mano; 26. con due palloni per ogni giocatore, effettuare la ninnananna frontale incrociando le braccia con i palloni facendo passare i palloni da destra a sinistra e viceversa; 27. sempre con due palloni, si palleggia solo con la mano destra mentre il pallone di sinistra viene passato a quella di destra, effettuare l’esercizio per alcune volte poi cambiare mano; 28. a coppie con ognuno un pallone, un giocatore fa da guida ed effettua una serie di palleggi in libertà variando i movimenti, l’altro effettua gli stessi movimenti a specchio; 29. sempre a coppie i due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro, si passa il pallone con una mano e si riceve con l’altra, esercizio in continuità; 30. stesso esercizio effettuando il passaggio schiacciato terra; 31. stesso esercizio ma si passa il pallone dopo 1 palleggio; 32. lo stesso ma dopo due palleggi laterali dondolati.

Modulo 4 PALLEGGIO - Il palleggio è il fondamentale che serve a spostarsi sul campo insieme al pallone, di questo fondamentale è necessario non abusare ma utilizzarlo nella maniera più idonea in funzione della situazione di gioco. Effettuare un cambio di mano frontale in mezzo al campo con l’avversario addosso potrebbe non essere la scelta giusta! L’allenatore dovrà insegnare ai giocatori tutti i fondamentali del palleggio spiegando anche in quali situazioni di gioco sono da preferire alcuni piuttosto che altri. È necessario, inoltre, insistere sul lato “debole”, i mancini dovranno lavorare più con la destra, i destrorsi più con la sinistra. Un giocatore che sappia giocare il pallone con entrambi le mani è molto più pericoloso di uno che palleggi bene solo con una delle due mani. Il palleggio serve per: • andare in contropiede; • trasferirsi sul campo (il giocatore si sposta sul campo avanzando, retrocedendo, lateralmente o diagonalmente); • battere l’avversario (situazione di 1C1); • migliorare l’angolo di passaggio, il giocatore si sposta per avere un angolo di passaggio migliore; 143


• uscire da una situazione di pericolo (raddoppio di marcatura) o particolare (rimbalzo); • dare inizio ad un gioco organizzato, un giocatore riceve palla in situazione di contropiede, si accorge di essere in sottonumero, palleggia in arretramento chiama un gioco ed attende che i propri compagni si mettano nella posizione idonea. Il palleggio può essere: • protetto; • veloce. Nel palleggio protetto, il corpo è in posizione fondamentale con il corpo leggermente di lato in modo da dare protezione al palleggio, il pallone rimbalza fino a circa il ginocchio, il palleggio è laterale parallelo alla gamba dello stesso lato della mano che si sta utilizzando per palleggiare, l’altro braccio protegge la palla stando in posizione di avambraccio piegato verso la palla stessa. Il giocatore deve ricercare l’equilibrio. Il palleggio va sempre effettuato con le dita ben divaricate, mai con il palmo della mano (deve rimanere pulito!!!), la mano deve sempre stare sopra il pallone. Nel palleggio in velocità, la mano con cui si palleggia deve sempre stare dietro la palla e spingerla verso avanti, il giocatore dovrà correre dietro il pallone. In questo caso non sarà possibile proteggere efficacemente il pallone come nel caso precedente. Il palleggio dovrà essere più basso possibile, MAI ALTO! Un caso particolare è il palleggio in arretramento, in questo caso la mano sta davanti al pallone e lo spinge verso dietro, il giocatore arretra portandosi dietro il pallone. Si può utilizzare nel caso di raddoppio di marcamento (soprattutto nel caso di raddoppi “cercati” dall’attacco), il giocatore raddoppiato effettua due\tre palleggi in arretramento per effettuare un cambio di direzione e velocità, oppure per avere un angolo di passaggio migliore ed eludere il raddoppio! È molto importante la scelta del timing, il momento in cui effettuo il tipo di palleggio appropriato, questo dipende dalla situazione di gioco, il giocatore deve verificare la posizione del proprio avversario, verificare se c’è una reazione e quale reazione c’è al gesto tecnico (per es. una hesitation) infine sceglie la modalità di palleggio più opportuna. Di seguito vengono elencati i movimenti legati al palleggio: • cambio velocità; • cambio di senso; • cambio di direzione; • cambio di mano frontale; • cambio di mano tra le gambe; • cambio di mano dietro la schiena; • giro in palleggio (virata); • spostamento laterale in palleggio; • finte di cambio di mano; • esitazione in palleggio. Il palleggio può essere abbinato ad un cambio di senso, quasi sempre in arretramento, in genere non si effettua in partita un cambio di senso classico, si perde la visione del gioco, forse l’unica situazione che si può rappresentare è quella in cui c’è un recupero difensivo in velocità, il giocatore recupera il pallone e nello slancio palleggia senza fermarsi, quindi effettua un cambio di direzione per avere la fronte diretta al canestro di attacco. Il palleggio è utilizzato in modalità differente nel cambio di mano (si porta il pallone da una mano all’altra continuando a palleggiare). Cambio di direzione frontale: da un palleggio laterale, si effettua una veloce sbracciata verso l’interno schiacciando il pallone verso l’altra mano, la mano che riceve il pallone la spinge verso la nuova direzione, è importante la corretta sincronia di mani e piedi, la gamba posteriore è la stessa della mano con cui si stava palleggiando; Giro in palleggio, normalmente si effettua il giro dorsale, si spinge il pallone indietro in mezzo alle gambe, il giocatore deve girare velocemente il busto e la testa. Il piede perno è quello opposto alla mano con cui si inizia il giro. Potrebbe risultare pericoloso per il fatto che si presta al raddoppio di marcamento, si perde per un attimo la visualizzazione del campo e del gioco. Mezzo giro, il giocatore inizia il movimento come se fosse il giro, poi una volta che il pallone è in mezzo e alle gambe lo recupera con la stessa mano e continua a palleggiare rifacendo in senso contrario il mezzo giro che aveva iniziato, in questo caso il cambio di velocità e ancora più importante. Cambio di mano dietro la schiena, il pallone si spinge da dietro il corpo verso avanti, (soprattutto con giocatori alle prime armi è utile consigliare di darsi una manata sul sedere). 144


Cambio di mano sotto le gambe, si effettua come il frontale, ma il palleggio non avviene davanti al corpo ma in mezzo alle gambe, è molto importante stare con le gambe piegate. La gamba che sta in posizione avanzata è quella opposta alla mano che inizia il palleggio. Finta del cambio di direzione, il giocatore fa dondolare la palla frontalmente, la recupera con la stessa mano e procede in palleggio. Lo stesso si può fare abbinando questo movimento all’ hockey drill, in questo caso i piedi sono in continuo movimento, un contemporaneo movimento delle spalle aiuta il giocatore a crearsi un buona opportunità di 1C1. In questo caso si parla anche di hesitation. Palleggio laterale, si palleggia lateralmente al corpo mentre con piccoli passi o con scivolamenti il giocatore si sposta dallo stesso lato del palleggio. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. riscaldamento senza palla: corsa sulle linee, corsa a saltelli, incrociando le gambe; 2. ball handling (un set di esercizi visti nel modulo apposito); 3. palleggio da fermi: i giocatori sono disposti sul campo in libertà davanti all’istruttore, palleggi laterali (standard altezza ginocchio, bassi, alti), poi dondolando la palla frontalmente, poi lateralmente, effettuando gli esercizi prima con la mano destra e poi con la sinistra; 4. sempre con i giocatori fermi in mezzo al campo, palleggio con cambio di mano in tutte le sue possibilità: in mezzo le gambe, dietro la schiena, effettuando il giro in palleggio, effettuando il mezzo giro; 5. giocatori distribuiti in riga sulla linea di fondo del campo, si palleggia verso la prima linea del tiro libero con la mano destra, sulla linea del tiro libero si effettua un cambio di mano frontale (accenno di cambio direzione), si continua a correre verso il centrocampo, si effettua un nuovo cambio di mano frontale, si corre verso la linea del tiro libero e si effettua l’ultimo cambio di mano sempre frontale. Sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e lo si re inizia cambiando la mano di inizio dell’esercizio; 6. lo stesso esercizio precedente, ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena, poi effettuando il giro, poi effettuando il cambio di mano sotto le gambe; 7. giocatori distribuiti sulla linea perimetrale del campo in fila, palleggiare lungo il perimetro con la mano esterna; 8. stesso esercizio, però ogni 5 palleggi effettuare un cambio di senso cambiando verso di corsa; 9. sempre sulle linee perimetrali del campo si palleggia con la mano esterna, dopo 5 palleggi si effettua un cambio di mano frontale, quindi due palleggi con l’altra mano e si effettua un nuovo cambio di mano frontale, alternare la mano di inizio esercizio; 10. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena; 11. lo stesso esercizio ma effettuando il giro; 12. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano sotto le gambe; 13. stesso esercizio ma effettuando i 4 cambi uno di seguito all’altro in continuità, alternare la mano di inizio dell’esercizio in funzione del senso orario\antiorario di corsa; 14. sempre in fila lungo le linee perimetrali del campo, iniziando a palleggiare con la mano destra (palleggiare sempre verso l’esterno del campo) effettuare 5 palleggi e poi effettuare il mezzo giro continuando a palleggiare con la stessa mano; 15. stesso esercizio iniziando con la mano sinistra; 16. sempre in fila; iniziare a palleggiare dirigendosi verso il centro del campo, 5 palleggi e poi 3 palleggi laterali con spostamenti laterali palleggiando con la stessa mano, cambiare mano dopo un po’; 17. giocatori sul fondo del campo, posizionarsi a file di due giocatori ognuno con il pallone, si palleggia con la destra verso la linea del tiro libero, lì si effettuano 3 palleggi in arretramento poi si effettua un cambio di mano frontale cambio di velocità verso il centrocampo, arrivati si effettuano 3 palleggi in arretramento cambio di mano e di velocità verso l’ultima linea del tiro libero, come nel caso precedente si effettuano 3 palleggi in arretramento e poi cambio di mano frontale e di velocità, arrivati sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e si riparte iniziando con la mano opposta a quella utilizzata la prima volta, ripetere l’esercizio 4 volte; 18. stesso esercizio ma con cambi di mano dietro la schiena; 19. stesso esercizio ma con il giro; 20. stesso esercizio ma con cambi di mano sotto le gambe; 21. posizionare i giocatori a coppie sulle linee laterali ognuno con un pallone, ogni coppia avrà un giocatore su un lato del campo e uno sul lato opposto, si inizia palleggiando con la mano sinistra verso il centro del campo, quando i due compagni si incrociano si effettuano tre palleggi in arretramento si effettua un cambio di mano frontale, quando i due compagni si incrociano nuovamente si danno un five basso, poi si continua a palleggiare con la mano destra verso il fondo giro frontale (piede perno sinistro) e si continua, ripetere l’esercizio 4 volte poi cambiare mano di inizio dell’esercizio (l’esercizio diventa speculare); 22. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano dietro la schiena; 145


23. lo stesso esercizio precedente ma con il giro; 24. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano sotto le gambe; 25. posizionare tutti i giocatori in una zona ristretta del campo (la campana per esempio) ognuno con il pallone, l’esercizio consiste nel muoversi con il pallone palleggiando nell’area designata tentando di buttare fuori dall’area di gioco il pallone di ogni altro giocatore e, nello stesso tempo, di proteggere il proprio; man mano che vengono eliminati i giocatori restringere l’area di gioco.

Modulo 5 FONDAMENTALI INDIVIDUALI DI DIFESA • la posizione difensiva; • l’uso delle gambe; • l’uso delle mani; • gli scivolamenti; • cambio di guardia. Esiste una differenza molto importante rispetto ai fondamentali offensivi: in difesa gioca un ruolo molto rilevante il fattore mentale (psicologico)! La voglia di non mollare mai, di sacrificarsi su ogni pallone per tutti i secondi dell’azione avversaria, favorisce, e di molto, la possibilità di effettuare una buona difesa. Questa volontà, si traduce nella capacità dei giocatori di non dare vantaggio agli avversari, fare in modo che gli attaccanti non possano prendere tiri facili, che non possano passare la palla in tranquillità, che debbano faticare per effettuare i loro giochi in attacco. Un altro fattore fondamentale è la comprensione dell’importanza del gruppo: un giocatore può marcare perfettamente il proprio diretto avversario, non gli fa prendere palla, ma se all’occorrenza non aiuta il suo compagno di squadra saltato dal suo diretto avversario, non è stata fatta una buona difesa: tutti i giocatori in campo non hanno fatto una buona difesa. Da una buona difesa può esserci una ripartenza per un attacco equilibrato. Difendendo bene, anche se in modo aggressivo, utilizzando una buona posizione difensiva diminuisce il problema di falli, i nostri giocatori non sono condizionati dal problema dei falli e possono lasciare il campo solo per motivi tecnico-tattici. Normalmente si dice che le partite si vincono in difesa e si perdono in attacco; pur avendo una giornata non brillante in attacco, una solida difesa, capace di non far giocare l’avversario con tranquillità, può comunque portarci alla vittoria, il viceversa è, normalmente, smentito dai fatti. Possiamo schematizzare così gli elementi importanti per la difesa: dati psicologici:

orgoglio, voglia di vincere, voglia di non essere battuto dal proprio avversario né dalla squadra avversaria, voglia di soffrire fino all’ultimo secondo (li abbiamo appena visti);

dati tecnico-fisici:

gambe, ma soprattutto piedi, devono essere rapidi, agili reattivi mani e braccia, altrettanto rapidi e reattivi, in particolare le mani devono essere rapide per rubare un pallone, ma senza perdere l’equilibrio senza cadere nei trabocchetti che alcuni palleggiatori portano al difensore

visione periferica:

avere sempre la visione di gioco di tutto il campo, testa alta.

posizione difensiva: è simile alla posizione fondamentale, già vista nei fondamentali individuali offensivi, gambe larghe quanto le spalle e flesse in avanti, piedi paralleli, busto leggermente spostato in avanti e piedi leggermente alzati, il peso grava principalmente sugli avampiedi che saranno leggermente sollevati, braccia flesse mani estese e con i palmi rivolti verso l’alto. I piedi devono seguire lo spostamento dell’avversario, mentre le mani quello del pallone. Una mano dovrà stare in basso seguendo il pallone per impedire o, al limite, limitare i cambi di direzione in palleggio dell’avversario; l’altra mano sarà in alto per “ sporcare” le linee di passaggio o comunque per mettere pressione durante i passaggi. Altro concetto di fondamentale importanza è la capacità di anticipazione: conoscere l’avversario e tentare di prevederne i movimenti ed adeguare la propria posizione. È importante che i difensori non tentino di rubare la palla, il rischio è quello di perdere l’equilibrio, di sbilanciarsi, e di permettere all’avversario di saltare il difensore. Il gesto tecnico difensivo più importante in movimento è quello dello scivolamento. Nel caso di scivolamento laterale, la gamba opposta al lato di scivolamento è quella che spinge mentre quella dallo stesso lato e la gamba guida. Durante la fase di scivolamento, il difensore dovrà rimanere 146


sempre con la gambe piegate (vedi posizione difensiva), i passi saranno brevi, un passo troppo lungo provoca la perdita di equilibrio; i piedi non dovranno mai incrociarsi, altro motivo di perdita dell’equilibrio. Nel caso di difesa su un attaccante, il piede di spinta dovrà posizionarsi sempre più o meno in direzione centrale rispetto alle gambe dell’avversario, mentre quello di guida dovrà superarlo. Altro fondamentale è il cambio di guardia: è un mezzo giro dorsale, il piede perno, inizialmente è il piede di guida, concluso il mezzo giro diventerà il piede di spinta. Il cambio di guardia premette sempre al difensore di concedere spazio al proprio avversario. Non concedere spazio, restringere lo spazio è uno dei primi obiettivi di una difesa corretta. Esiste un caso in cui il difensore è costretto a lasciare un po’ di spazio: difesa sul giro! In questo caso il difensore dovrà spostarsi un po’ in direzione opposta al giro, questa perdita di terreno è compensata dal fatto che il giocatore che propone un giro ha comunque un minimo di tempo in cui ha una perdita della visione del gioco. Il difensore dovrà trovarsi sempre tra l’avversario ed il canestro, questo concetto è basilare. Il compito della difesa è quello di rallentare il portatore di palla se l’azione si svolge lontano dal canestro, di stringere gli spazi quando l’azione è vicino al canestro. Un importante movimento è il cosiddetto salto verso la palla , si effettua questo movimento normalmente in tutte le condizioni di difesa, ma è basilare nella difesa del dai e vai. Si esegue un salto verso la palla per opporre il corpo al taglio dell’avversario e costringerlo a tagliare dietro il difensore. Altri concetti di difesa individuale sono: guardia chiusa:

difesa sul taglio, il difensore rivolge lo sguardo sempre all’attaccante, non lo perde di vista, ma accetta di perdere per un attimo la visione di gioco per non perder il contatto con l’attaccante;

guardia aperta:

difesa sul taglio, il difensore non perde mai il contatto visivo con la palla accettando di perdere il contatto con l’attaccante nel momento di passaggio del tagliante al centro dell’area.

Un singolare insegnamento, fondamentale, è quello di parlare in difesa. I giocatori in campo devono dare una serie di indicazioni ai compagni di squadra: taglio basso\alto, blocco destra\sinistra o alto\basso, tiro, etc… sono tutte indicazioni che permettono ai giocatori di adeguare i proprio movimenti difensivi. Altro elemento importante è il riconoscimento della cosiddetta linea della palla: è la linea immaginaria che passa per la posizione in cui si trova il pallone ed è parallela alla linea di fondo campo. ESERCIZI eseguiti sul campo Riscaldamento: disposti in fila a coppie sul fondo del campo: - corsa in avanti, indietro - corsa con cambi di direzione ogni 5 passi 1. Disposti su una metà di campo di fronte all’allenatore assumere la posizione fondamentale di difesa, seguendo i gesti dell’allenatore effettuare 1 scivolamento laterale verso destra, laterale verso sinistra, in avanti, indietro; 2. effettuare lo stesso esercizio ma con 2 scivolamenti; 3. giocatori disposti a coppie sul fondo del campo all’altezza dell’incrocio dell’area con il fondo campo, i due giocatori della coppia si dispongono uno di fronte all’altro; i 2 giocatori della prima coppia corrono fino alla linea del tiro libero, poi effettuano scivolamenti fino al centro campo, poi corrono ancora verso l’altra linea del tiro libero quindi ancora scivolamenti fino al fondo campo, si rientra correndo lentamente, la seconda coppia parte quando la prima ha superato il centro campo; 4. disporsi a coppie ad uno degli angoli del campo, 1C1 senza palla mezzo campo, un giocatore corre cambiando direzione spesso, l’altro effettua scivolamenti tentando di porsi sempre davanti all’altro giocatore, sulla linea laterale chi scivola deve mettere il piede fuori dal campo o almeno deve toccare la linea; 5. disporre i giocatori in fila ad uno degli angoli del campo, effettuare un otto con corse sulle linee laterali, scivolamenti su quelle centrali e su quelle di fondo: il primo giocatore corre dall’angolo verso il centro campo lungo la linea laterale, arrivati a centro campo effettua un giro frontale, effettua scivolamenti fino lungo tutta la linea del centro campo, quando incontra la linea laterale effettua un nuovo giro frontale e corre verso la linea di fondo, qui effettua un nuovo giro frontale e scivola lungo la linea di fondo, alla linea laterale ricomincia a correre sulla linea laterale fino al centro campo, qui altro giro frontale ed altro scivolamento fino all’altra linea laterale, corsa lenta; 6. fino al fondo di campo e di passo fino all’angolo iniziale; 7. stesso esercizio con giri frontali; 8. disporre i giocatori su una metà di campo di fronte all’allenatore, questi con i gesti comunica i movimenti 147


di scivolamenti da effettuare, in più però può gridare le parole: tiro (in questo caso i giocatori devono effettuare un salto come per prendere un rimbalzo), palla (i giocatori devono buttarsi pancia a terra come per recuperare un pallone), sfondamento (eseguire uno scivolamento all’indietro, prendere posizione stando fermi, mimare lo sfondamento, rullare all’indietro. Tra un movimento e l’altro i giocatori devono muovere i piedi facendo: hockey step. 9. Scivolamenti in croce su metà campo.

Modulo 6 ARRESTI E PARTENZA Arresti - Sono movimenti fondamentali nella pallacanestro, possono essere legati tra loro o associati ad altri movimenti: • arresto e ricezione; • arresto e tiro; • palleggio, arresto e tiro, • partenza in palleggio. Elementi importanti sono: • equilibrio (in questo non si discostano dagli altri fondamentali senza palla); • uso piede perno. Gli arresti si distinguono in: • arresti ad 1 tempo, i piedi toccano contemporaneamente terra prima con la punta poi con il tallone; • arresti a 2 tempi, il primo piede tocca prima con il tallone poi con la punta, il secondo con la punta. L’arresto può essere eseguito durante il palleggio, per recuperare equilibrio, o per modificare l’impostazione di un gioco, dopo il palleggio, dopo la ricezione (prima di un eventuale palleggio, tiro o altro passaggio). Partenze: Le partenze si distinguono in : • partenze dirette • partenze incrociate Le partenze dirette si dicono anche stessa mano stesso piede: significa che il giocatore deve iniziare la fase di palleggio utilizzando una mano e deve effettuare il primo passo con la gamba dello stesso lato della mano con cui inizia a palleggiare. La partenza incrociata prevede che si utilizzi in modo incrociato gamba di partenza e mano di palleggio, così che se si utilizza la mano destra per palleggiare il primo passo sarà fatto con la gamba sinistra e viceversa. Ricordarsi sempre che essendo un palleggio quello che il giocatore andrà a fare il pallone deve essere spinto a terra con la mano sopra il pallone mossa da dietro. ESERCIZI eseguiti sul campo Disporre i giocatori sparsi sul campo: 1. effettuare un autopassaggio (far rimbalzare il pallone davanti al proprio corpo ad una distanza di alcuni metri e riprenderla) riprenderla con arresto ad un tempo, quindi effettuare un giro frontale e ripetere lo stesso esercizio nel verso opposto, cambiare piede perno; 2. stesso esercizio ma con arresto a due tempi; 3. stessi esercizi di prima ma con giro dorsale, arresto ad un tempo, arresto a due tempi; 4. stessi esercizi di prima ma mimando il tiro dopo l’arresto, arresti ad un tempo e a due tempi; 5. stesso esercizio di prima ma dopo l’arresto effettuare una partenza diretta, non si effettua il giro, continuare fino alla fine del campo, dopo la partenza effettuare due\tre palleggi, poi di nuovo autopassaggio; 6. stesso esercizio di prima ma con partenza incrociata; 7. giocatori a coppie, un pallone per coppia; si parte uno di fronte all’altro, il giocatore senza palla effettua uno scivolamento laterale verso un lato a scelta, il compagno effettua un passaggio schiacciato terra dall’altro lato, il giocatore deve recuperare il pallone scivolando in senso contrario, recuperato il pallone fa effettuare lo stesso esercizio all’altro giocatore della coppia; 8. stesso esercizio di prima, ma il giocatore senza palla effettua un passo indietro, uno in avanti, poi uno scivolamento verso un lato, poi recupera il pallone; 9. sempre a coppie con un pallone, il giocatore senza palla deve posizionarsi davanti al giocatore con la palla a circa 3\4 metri dandogli le spalle, il giocatore con la palla effettua un passaggio (tipo lob) da un lato o dall’altro a scelta purché il pallone rimbalzi davanti al giocatore senza palla, questi deve intercettare il pallone facendogli fare il numero minimo di palleggi (possibilmente uno solo!!!), recuperato il pallone effettua un giro frontale e si dispone per fare lui il passatore, l’altro si posizionerà spalle a canestro davanti al giocatore con la palla; 10. disporre i giocatori a coppie con 2 palloni per coppia, i giocatori si devono disporre sulle linee laterali del 148


campo, i palloni stanno inizialmente da uno dei due lati, il giocatore con i due palloni lascia un pallone a terra ed inizia con una partenza incrociata a scelta, palleggia verso il centro campo, l’altro giocatore corre anch’egli verso il centro campo, il giocatore con la palla effettua un passaggio in corsa, l’altro riceve ed effettua un passaggio consegnato, il giocatore con la palla palleggia verso la linea laterale si arresta effettua un giro frontale e posa la palla per terra, l’altro dopo aver corso fino alla linea di fondo effettua un giro frontale, recupera la palla da terra ed inizia nuovamente l’esercizio; 11. stesso esercizio di prima ma con giro dorsale; 12. stesso esercizio di prima, alternando arresti ad un tempo ed arresti a due tempi; 13. posizionare i giocatori in fila sulla linea del centro campo rivolti verso un canestro ognuno con un pallone, passare la palla ad un giocatore posto sulla lunetta, poi correre verso la parte sinistra, ricevere la palla sulla linea del tiro libero, arresto ad un tempo, partenza diretta e tiro in corsa; 14. stesso esercizio ma con partenza incrociata dopo l’arresto; 15. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 16. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 17. stessi esercizi di prima ma questa volta dal lato destro; 18. disporre metà giocatori in ala sinistra senza palla, l’altra metà al centro con la palla; il giocatore in ala effettua uno marcamento, riceve la palla con arresto ad un tempo (piedi rivolti verso il canestro di attacco), partenza incrociata e tiro in corsa; 19. stesso esercizio di prima ma con partenza diretta (attenzione a non effettuare infrazione di passi); 20. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 21. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 22. stessi esercizi ma con tiro dal centro; 23. stessi esercizi di prima con partenza palleggio arresto e tiro; 24. stessi esercizi di prima ma con i giocatori disposti in ala a destra.

Modulo 7 PASSAGGIO - Il passaggio rappresenta la massima espressione della coniugazione dei postulati di base del gioco della pallacanestro: • spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio Lo dimostra il fatto che affinché si possa eseguire bene questo fondamentale deve esserci la necessaria partecipazione di almeno due giocatori: il passatore ed il ricevente. In sintesi potremmo dire che il passaggio è la collaborazione nello spazio e nel tempo in modo vantaggioso . Il passaggio deve essere effettuato per ottenere un vantaggio o per mantenere un vantaggio acquisito, è il caso per esempio del passaggio back-door, il giocatore che si è smarcato riceve palla dal passatore che ha verificato la situazione di vantaggio e può passare la palla per una facile conclusione a canestro. Il vantaggio, in questo caso, si è manifestato nel momento in cui il giocatore senza palla ha eluso il proprio difensore smarcandosi alle sue spalle. Il timing e lo spacing sono fondamentali: se il passatore ritarda il momento del passaggio e lo anticipa troppo, il gioco non avviene, se il passaggio non viene effettuato nello spazio corretto, anche in questo caso si vanifica una situazione di vantaggio. Altro esempio potrebbe essere dato dal ribaltamento di palla di un giocatore in pivot basso che sta subendo un raddoppio, egli avrà a disposizione i compagni di squadra piazzati sul perimetro e quindi potrà approfittare per eseguire un passaggio magari in ala opposta. In questo caso il vantaggio è costituito dall’aver dato la possibilità ad un giocatore di ricevere palla senza un difensore in marcamento aggressivo. Un cattivo passaggio comporta una perdita di vantaggio, che può andare dalla perdita di una proficua occasione di andare ad effettuare una conclusione ad alta percentuale di realizzazione (caso back-door) fino alla conseguenza peggiore che è rappresentata dalla perdita del possesso della palla. Il passaggio cattivo può essere tale anche a causa del ricevente. Il giocatore che riceve il passaggio deve comunque effettuare i giusti movimenti per ricevere il pallone, andare incontro al pallone, accorciare la distanza di passaggio, muoversi su una linea migliore di passaggio: in una parola il ricevente deve collaborare con il passatore. Il passaggio è la sintesi di processi: • psicologici • fisici • tecnico/tattici 149


Un cattivo passaggio può essere dovuto ad una o più cause inerenti i processi appena elencati. Problemi psicologici: un giocatore che ha paura di perdere il pallone avrà la tendenza ad effettuare passaggi errati magari sotto pressione difensiva, il motivo potrebbe essere insito nel giocatore, così come potrebbe essere dovuto alla cattiva relazione personale nei confronti con i suoi compagni di squadra o nei confronti dell’allenatore. Problemi fisici: il passatore sta tentando di effettuare un passaggio ad una distanza superiore alle sue capacità di spinta degli arti inferiori e\o superiori. Problema tecnico\tattico: il passatore non esegue il movimento corretto, oppure decide di effettuare un passaggio piuttosto che un altro, vanificando il vantaggio che si sarebbe potuto ottenere. Il ricevente non fa niente per aiutare il passatore, non cerca una linea di passaggio migliore, non segnala con una mano (o entrambe le mani) dove vuole la palla. Tutte situazioni in cui anche il miglior passatore si può trovare in difficoltà se il ricevente non collabora. Il ricevente dovrà effettuare alcuni movimenti basilari: • segnalare con la mano la posizione in cui vorrebbe ricevere la palla (dipende dalla posizione nel campo di gioco, il ruolo ed il movimento che si sta eseguendo); • deve andare incontro al pallone una volta che questo è in aria, sia che voglia ricevere con una o con due mani; • deve essere in equilibrio con il proprio corpo. La presa del pallone può avvenire ad una o due mani. Più sono giovani i giocatori, più è consigliato loro di utilizzare la presa a due mani parallele distese verso l’esterno con le dieci dita verso l’esterno. Quando i giocatori sono più maturi è preferibile insegnare loro la presa cosiddetta a T. In questa presa a due mani, queste saranno una posta in alto l’altra laterale con i pollici a formare una T. I destrorsi metteranno la mano destra in alto e quella sinistra di lato (mano guida). I mancini eseguiranno lo stesso fondamentale mettendo la mano sinistra quale mano di spinta e l’altra mano quale mano guida. Da questa posizione si dovrà insegnare ad utilizzare tutti i fondamentali con la palla, dal tiro al palleggio al passaggio, tutti! La presa ad una mano invece, vede l’utilizzo appunto di una sola mano, questa deve essere bene estesa al fine di coprire il pallone. L’altra mano dovrà immediatamente seguire la precedente in modo da chiudere il pallone tra le due mani. Il giocatore che intende effettuare un passaggio deve avere la visione periferica: si intende la possibilità del giocatore di guardare cosa c’è tra se ed il canestro, potendo scegliere la zona del campo dove vuole effettuare il passaggio. Un giocatore che guarda esclusivamente dove vuole passare da dei riferimenti alla difesa molto precisi: perdita di un possibile vantaggio! Un’altra tecnica fondamentale è quella della finta di passaggio: questa deve servire per crearsi vantaggio a scapito della difesa. La finta deve essere adeguata alla situazione di gioco. Altra caratteristica è quella della velocità di esecuzione: non deve essere troppo veloce, si rischia che il difensore neanche si accorge della finta, non deve essere troppo lenta, il difensore si adegua senza abboccare alla finta stessa. La finta deve essere costruita in modo tale che si possa tagliare fuori il difensore dall’ostacolare il passaggio al giocatore smarcato che il passatore vuole realizzare. Finta e visione periferica rientrano nei principi tecnico\tattici cui si fonda il passaggio. Spostare la palla, recuperare il piede di spinta e poi passare dal lato opposto è un buon inizio. Di seguito i passaggi utilizzati: • 2 mani al petto: il giocatore deve trovarsi in posizione fondamentale con la palla nelle due mani, gomiti larghi in modo naturale, le mani leggermente dietro al pallone, pressione delle dita sulla palla (mai i palmi), contemporaneamente il giocatore deve fare un passetto in avanti con una delle due gambe, far ruotare le braccia in avanti e spingere con entrambe le mani, mai e braccia dovranno trovarsi totalmente distese alla fine del passaggio. Chi riceve dovrà andare incontro alla palla per accorciare le distanze di passaggio. Gli errori che si debbono correggere sono principalmente quello di spingere con una sola mano, quello di iniziare il movimento con i gomiti troppo aperti. Viene utilizzato soprattutto in fase di passaggio lungo in contropiede, contro la zona, raramente in caso di marcamento aggressivo, si è troppo esposti. • 2 mani schiacciato terra: è analogo al precedente, ma in questo caso il pallone viene fatto sbattere a terra ad una distanza di circa 2/3 rispetto al ricevente. Braccia e mani alla fine del movimento saranno rivolte verso terra in direzione del punto in cui si farà sbattere il pallone per terra. Errori tipici: il pallone rimbalzo troppo basso, allungare la distanza del punto in cui il pallone tocca terra; il pallone è troppo lento, il passaggio è troppo alto, non si spinge correttamente il pallone, non si sta piegati sulle gambe correttamente. Si usa prevalentemente nei passaggi in pivot basso, o per i passaggi back-door. 150


• 2 mani sopra la testa: in questo caso il pallone deve essere portato sopra la testa (mai dietro la testa), correggere questa impostazione soprattutto nei giocatori giovani o che abbiano iniziato da poco a giocare, e le due mani devono indirizzare il pallone al petto del ricevente. È normalmente utilizzato in fase di contropiede o per i passaggi ai lunghi. • 2 mani laterale: si effettua come il passaggio due mani petto, ma l’esecuzione porta il passatore a spostarsi su un lato, la gamba dello stesso lato accompagna il movimento, anche al fine di prendere un vantaggio di spazio nei confronti del difensore. • 1 mano baseball: è tipico nelle aperture di contropiede quando il pallone deve essere passato ad una distanza considerevole, il pallone va portato con la mano che esegue il passaggio accanto all’orecchio quindi si effettua la spinta ed il braccio finisce completamente esteso così come la mano che deve accompagnare il pallone (in questo assomiglia alla tecnica di tiro). Poiché il passaggio viene effettuato per lunghe distanze, bisogna prestare molta attenzione alla possibilità che i giocatori, soprattutto se giovani, possano non avere l’adeguata forza fisica negli arti superiori per effettuare questo tipo di passaggio. Questo può portare a ritenere non efficace soprattutto in casi di giocatori ancora non evoluti. • 1 mano laterale: si esegue come nel passaggio analogo a due mani, ma in questo caso avendo un solo braccio a completare l’esecuzione si ha a disposizione una maggiore apertura. Il pallone viene spostato da un lato e si esegue accompagnando con un passo della gamba dello stesso lato. È molto usato in situazioni di marcatura aggressiva quando si ha poco tempo\spazio per eseguire un passaggio in sicurezza. • 1 mano dal palleggio: il pallone va spinto raccogliendolo dal palleggio senza fermarlo, come nel caso precedente si usa principalmente nel caso di marcatura aggressiva per giocatori che escano da blocchi o che si trovino smarcati. • passaggio consegnato: è il passaggio che ha la maggiore valenza tecnico\tattica, si deve utilizzare con avvedutezza senza abusarne perché a differenza degli altri provoca una diminuzione degli spazi a disposizione (in poco spazio si troveranno ben 4 giocatori, 2 attaccanti e 2 difensori). Il passatore deve compiere un giro dorsale bloccando il pallone con due mani, di cui una sopra e l’altra sotto, il ricevente deve effettuare un movimento andando incontro al proprio compagno e strappando letteralmente il pallone dalle mani del compagno. Quest’ultima situazione è la più rischiosa perché se i due giocatori non lo eseguono con perfetto tempismo si attiva il rischio che un bravo difensore si insinui rubando il pallone. Speso è utilizzato nella fasi di inizio gioco tra guardia e guardia, o tra guardia e pivot, normalmente nella parte superiore della metà campo avversaria. Raramente in fase di rimbalzo difensivo in cui un lungo pressato fa arrivare la guardia che porta palla. ESERCIZI eseguiti in campo Riscaldamento 1. Disposti sul campo a coppie in riga a distanza di circa 2\3 metri una coppia dall’altra, ogni coppia con un pallone e disposti uno di fronte l’altro. Passare il pallone: • due mani petto; • due mani schiacciato terra; • due mani sopra la testa; • due mani laterale destra e sinistra alternati; • una mano laterale destra e sinistra alternati; • una mano dal palleggio. 2. A terzetti o quartetti sempre disposti sul tutto il campo un solo pallone per gruppo. Il primo giocatore con la palla viene marcato da un latro giocatore, chi ha il pallone deve lavorare 4\5 secondi ed il difensore deve ostacolare i movimenti, non è consentito palleggiare, si può usare il solo piede perno. Il giocatore con il pallone deve effettuare il passaggio al suo compagno che si trova di fronte. Una volta che ha effettuato il passaggio corre a difendere al giocatore che ha il pallone. Si effettua in continuità, non è consentito effettuare due volte lo stesso passaggio. 3. giocatori disposti su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla passa alla sua destra (due mani petto) e corre dietro la fila del giocatore cui ha passato palla. Chi riceve effettua la stessa cosa: passa alla sua destra e corre dietro la fila. Dopo un po’ si aggiunge un secondo pallone, poi un terzo e possibilmente un quarto. L’esercizio va ripetuto passando alla propria sinistra invertendo così il senso di rotazione. 4. giocatori disposti sempre su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla (1) effettua un passaggio due mani petto al giocatore della fila alla sua destra, corre verso il centro in diagonale e riceve palla sulla linea dei tre punti dal giocatore cui aveva passato la palla (2). 151


Questi ricevuto il pallone lo ripassa a (1) il quale lo passa a (3) e corre in diagonale dietro la fila del giocatore a cui ha effettuato il secondo passaggio. Si cambia fila esclusivamente in diagonale. Una volta che (2) ha ricevuto il pallone, corre in diagonale verso la linea dei tre punti e riceve da (3), ricevuta palla la passa a (4) e corre dietro la fila di (4). (3) dopo aver passato a (2) corre in diagonale verso il la linea dei tre punti e riceve da (4), quindi passa al primo giocatore della fila dove originariamente era (1). In quest’ultima figura la conclusione del primo ciclo dell’esercizio 4. Dopo un po’ (e solo quando i giocatori in campo avranno acquistato un ritmo corretto), l’allenatore potrà aggiungere un secondo pallone, quindi un terzo ed infine un quarto. 5. A terzetti in fila fondo campo, un pallone per ogni terzetto. Il giocatore con la palla palleggia verso la linea dei tre punti in posizione centrale. Contemporaneamente il secondo giocatore va a difendere sul palleggiatore mentre il terzo giocatore corre /in diagonale verso la linea laterale. Arrivati al centro come in figura, chi palleggia effettua un giro e passa al secondo attaccante, il quale dopo aver toccato la linea laterale effettua un taglio verso il canestro riceve dal palleggiatore e tira in corsa senza palleggiare. Il difensore dovrà impedire un passaggio facile La composizione di questo esercizio deve far intuire come la collaborazione spazio e tempo sono essenziali. Se i due attaccanti non si muovono in corretta sincronia, oppure chi deve ricevere non si muove per avere una buona linea di passaggio, l’esercizio non viene completato correttamente, indipendentemente dal fatto che si arrivi a concludere oppure no! 6. A coppie con un pallone per coppia. I due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro. Correndo parallelamente alla linea laterale i due giocatori si passano il pallone. Inizialmente il giocatore esterno passa il pallone due mani petto, quello interno due mani schiacciato terra. Arrivati a fondo campo si invertono le posizioni dei due giocatori e si corre nell’altra parte di campo. Poi si cambia tipo di passaggio: • 2 mani laterale; • 2 mani sopra la testa; • 1 mano laterale. 7. 2 file una con la palla sulla linea del tiro libero, l’altra in posizione di ala. Il primo giocatore con la palla fa sbattere la palla sul tabellone, prende il rimbalzo ed effettua un passaggio baseball al primo giocatore nella fila senza palla che contemporaneamente corre lateralmente verso il canestro opposto e si accentra quando si trova grossomodo nella continuazione della linea del tiro libero. Riceve palla e tira in terzo tempo, possibilmente senza palleggiare o, comunque, effettuando il minor numero di palleggi. Chi ha effettuato il passaggio baseball, corre verso il canestro opposto e prende il rimbalzo, se il tiro viene sbagliato, o recupera la palla su canestro segnato prima che questa tocchi terra. Si cambia fila. La seconda coppia parte quando la prima ha terminato il proprio esercizio. 8. 2 file, una in posizione di play con la palla, l’altra in posizione di ala sinistra. Il primo giocatore senza palla effettua uno marcamento e riceve palla da (1), questi segue il proprio passaggio in movimento di dai e segui, chi ha ricevuto la palla a sua volta effettua un passaggio consegnato per (1) effettuando un giro dorsale. (1) strappa la palla dal proprio compagno ed effettua partenza incrociata mano destra verso il centro per poi andare a concludere in terzo tempo dal centro. Contemporaneamente che ha effettuato il passaggio consegnato, effettua un giro frontale e si sposta verso il fondo del campo e poi recupera il pallone andando a rimbalzo. Si cambia fila. Lo stesso esercizio ma questa volta con arresto e tiro dal gomito della lunetta. 9. Lo stesso esercizio del precedente ma questa volta chi effettua il passaggio consegnato, dopo aver effettuato il giro frontale ed essersi spostato verso il fondo riceve palla da (1) per un tiro dall’angolo con o senza palleggio. (1) segue a rimbalzo. Si cambia fila. 10. Gli stessi due ultimi esercizi ma cambiando lato del campo.

Modulo 8 TIRO - Il tiro rappresenta, per molti allenatori, il fondamentale più importante, anche se occorre dire che spesso viene trascurato in fase di insegnamento a scapito di altri fattori tecnico\tattici: lo schema da eseguire, la difesa da affrontare. È banale evidenziare come il tiro rappresenti il fondamentale obiettivo nel gioco della pallacanestro: si gioca per “buttarla dentro il cerchio”!Al fine di definire il tiro, si può pensarlo come la concretizzazione di un vantaggio preso individualmente o di squadra . Spesso dall’esterno, o per i non addetti, il giocatore che effettua un buon tiro si prende i complimenti quasi fosse solo lui a giocare contro tutta la squadra avversaria (anche se questo può effettivamente accadere). Non si evidenzia a sufficienza il fatto che dietro un buon tiro, un tiro costruito ottimamente ci sia dietro una squadra e altri 4 compagni di squadra che si sono sacrificati al fine di permettere a quell’uno di effettuare un buon tiro. Vale altresì il fatto che chi esegue il tiro deve farlo al meglio delle proprie capacità tecniche, fisiche, ma anche mentali. 152


La costruzione di un buon tiro parte dalla presa del pallone: la presa migliore è quella a “T”, la mano di spinta ha il pollice in asse orizzontale, quella di guida il pollice in asse verticale. A seguire troviamo l’allineamento: indice, polso, gomito, punta del piede devono essere rivolti a canestro. Il gomito dovrebbe rimanere vicino al corpo in modo naturale, è possibile che alcuni giocatori tendano ad “aprire” verso l’esterno il gomito. Se viene fatto in modo naturale, sarebbe meglio non correggere questa impostazione, soprattutto se poi la meccanica di tiro è fluida ed il rilascio avviene in modo corretto. Nel caso di giocatori molto giovani, una non corretta impostazione del gomito tende il giocatore a tirare in modo del tutto errato, utilizzando due mani invece con una; è il caso di giovanissimi giocatori che interpretano il tiro quasi fosse un “passaggio” a due mani anche perché dotati di limitata forza fisica. In questo caso occorre intervenire diminuendo la distanza dal giocatore ed il canestro spendendo molto tempo nella cura di una corretta meccanica di tiro. La mano guida dovrà accompagnare il pallone lateralmente; tra la posizione della mano guida e quella della mano di spinta si apre una “finestra”, da questo spazio il giocatore dovrà inquadrare il canestro. È l’angolo di mira, la visualizzazione del canestro. In questo momento il giocatore lavora come un computer che deve prendere tutti i dati a sua disposizione per effettuare il lancio al fine di prendere il bersaglio assegnatogli. Le gambe dovranno essere basse in posizione fondamentale. La corretta impostazione di tiro vuole che il giocatore effettui contemporaneamente questi movimenti: spinge sulle gambe tramite i piedi verso l’alto, le braccia si distendono verso l’alto, quasi alla fine dell’esecuzione, la mano guida “lascia” la presa del pallone per permettere al braccio della mano di spinta di estendersi verso l’alto, la mano sarà anch’essa verso l’alto in movimento di spinta, alla fine del movimento (gambe, braccio e mano di spinta verso l’alto) la mano di spinta dovrà effettuare la cosiddetta “frustata”, un movimento repentino verso il basso con l’indice della mano che lascia per ultimo il pallone in direzione del canestro, in questo modo si ottiene lo spin del pallone cioè la rotazione: il pallone deve ruotare in verso contrario a quello di spinta. Braccio, mano e indice non dovranno chiudere subito il movimento, ma rimanere per un attimo nella posizione di fine tiro, il rischio è quello di non eseguire bene la frustata con minori possibilità di eseguire un buon tiro. Questa esecuzione è quella perfetta, pochissimi giocatori possono vantarla. Essendo troppe le variabili in gioco, il movimento è dettato da imperfezioni di varia natura; se però ci si trova di fronte ad un giocatore il cui movimento non è stilisticamente perfetto ma le percentuali di realizzazione sono più che buone, l’allenatore non deve modificare questo movimento. Esistono molti esempio di giocatori di ottimo livello, la cui meccanica di tiro è censurabile, ma la cui efficacia di assoluto rispetto. Di seguito le tipologie di tiri: • Tiro da Fermo: è utilizzato nei tiri liberi (anche se esistono giocatori che li tirano in salto), le gambe sono basse ed in posizione fondamentale, il busto eretto, la mano con il pallone si trova sotto il pallone, la mano guida di lato. Il braccio è piegato con la metà superiore parallela al terreno, la metà inferiore ortogonale al terreno. La mano tocca il pallone solo con le dita, il palmo non deve toccare il pallone. Il giocatore esegue una distensione completa delle gambe (deve finire con le punte dei piedi leggermente alzate), delle braccia, della mano e dell’indice, eseguendo la frustata del polso; • Tiro in elevazione: come il tiro da fermo ma effettuando un leggero salto in alto, è tipico nel caso in cui si sia preso il tempo all’avversario e si riesce ad effettuare un tiro molto rapido. Lo si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio; • Tiro in sospensione: come il tiro precedente in elevazione, ma in questo caso il rilascio del pallone viene effettuato quando il giocatore si trova alla massima elevazione. Come nel caso precedente si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio; • Tiro in corsa: terzo tempo e secondo tempo. Il terzo tempo si esegue effettuando in corsa ed in continuità i due appoggi consentiti. Normalmente si insegna che correndo da destra si tira con la mano destra effettuando il primo passo con il destro ed il secondo con il sinistro, da sinistra si fa il contrario. In entrambi i casi si effettua il primo passo lungo per cercare di crearsi lo spazio, di avere il vantaggio sulla difesa, il secondo passo lo si fa più corto in modo che la gamba possa dare lo slancio verso l’alto, l’altra gamba piegata con il ginocchio verso l’alto segue il movimento di tiro. È tipico nei casi di 1c1 e di conclusione in contropiede (anche se oggi si insegna ai giocatori di effettuare l’arresto e tiro perché permette una maggiore copertura del tiro). Il secondo tempo è analogo al terzo tempo solo che si effettua solo il primo dei due passi, viene molto usato in penetrazione dal centro, in questo caso si tira con la mano opposta a quella del passo; • Tiro uncino o Gancio: si parte con il giocatore che da le spalle al canestro, il pallone viene tenuto con entrambe le mani, la mano di spinta sotto il pallone, quella di guida di lato. Si effettua un mezzo giro con il piede di appoggio opposto a quella della mano di spinta, si porta il pallone verso il canestro 153


facendo in modo che la spalla opposta sia perpendicolare al petto dell’avversario (si recupera spazio nei confronti del difensore), si distende il braccio facendo partire il movimento con braccio e mano estese verso l’esterno, si chiude il movimento con una sbracciata verso il canestro e frustata del polso. • Semiuncino o Semigancio: analogo al precedente ma senza la completa sbracciata, il pallone parte più vicino al corpo. Attualmente è maggiormente utilizzato rispetto al precedente. In molte situazioni di gioco e di tiro, bisogna farsi amico il tabellone. Molti giocatori sfruttano al meglio l’uso del tabellone soprattutto nelle conclusioni laterali (in genere si preferisce uno dei due lati) anche nel tiro da fuori. L’appoggio della palla al tabellone può far salire le percentuali di realizzazione di parecchio soprattutto per il fatto che si ha una maggiore visuale di tiro. Gli errori che si commettono in fase di tiro sono analoghi a quelli già visti per il passaggio, per cui le cause si possono distinguere in: • fisiche; • tecnico\tattiche; • psicologiche. Se un tiro è corto, arriva al cosiddetto primo cerchio, oppure non tocca niente le cause possono essere: • fisiche: il giocatore non ha la forza necessaria a compiere quel gesto da quella distanza, un giocatore giovane forse non ha ancora una struttura fisica idonea a tirare dalla linea dei tre punti; correzione: diminuire la distanza di tiro spiegando che man mano che la struttura fisica si evolve si potrà aumentare la “gittata” del proprio tiro. • tecnico\tattiche: il giocatore non ha utilizzato il tiro corretto per la situazione di gioco in cui si trovava, oppure ha un meccanismo di tiro da rivedere, oppure ha spinto male con le gambe; correzione: lavorare sulla meccanica di tiro e\o spiegare al giocatore in quali situazioni di gioco effettuare quel tipo di tiro che si è sbagliato. • psicologiche: il giocatore ha paura di effettuare il tiro, non vorrebbe effettuare quel tiro, probabilmente non ha un buon rapporto con i propri compagni di squadra, con l’allenatore, forse con se stesso; non è in grado di assumersi le proprie responsabilità, pensa più al fatto di poter sbagliare il tiro, piuttosto di pensare che potrebbe realizzarlo. Occorre lavorare sul concetto di gruppo, di squadra. Proporgli maggiori responsabilità in situazione di gioco analoghe. Se un tiro invece risulta troppo “laterale”, soprattutto nel caso di uscita laterale costante (cioè sempre dallo stesso lato), l’errore che si commette è normalmente di natura tecnica, cioè la tecnica di tiro non è corretta, la mano guida viene portata a spingere anch’essa il pallone, con il risultato che si il pallone trova una spinta non omogenea, correggere l’impostazione lavorando molto sull’utilizzo di un braccio solo, e sul rilascio della palla. Anche nel caso di tiro che gira sul ferro ed esce, la causa va ricercata nel fatto che la mano di spinta è troppo laterale , non in posizione centrata e l’ultimo dito a lasciare la palla e, verosimilmente, l’anulare anziché l’indice. Il tiro è lungo, il braccio si estende verso avanti, con le spalle in posizione arretrata, il tiro risulta piatto. Far ripetere il tiro senza preoccuparsi del pallone solo per rilassare le spalle e far lavorare il braccio di spinta verso l’alto. Se invece si vede un giocatore che ha una buona meccanica di tiro, ma il tiro è impreciso e l’errore non è sistematico, allora è possibile che il giocatore non metta ben a fuoco il canestro, non abbia la giusta visione di gioco. ESERCIZI eseguiti in campo 1. Giocatori sparsi in metà campo, ognuno con un pallone. Da fermi si effettua il movimento di spinta del braccio utilizzando solo un braccio, senza mano di guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 2. Lo stesso esercizio effettuando il movimento di tiro direttamente dal palleggio senza utilizzare la mano guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 3. Giocatori disposti su 3 file intorno alla campana, una fila in angolo a destra, una in angolo a sinistra, l’altra al centro. Ogni giocatore con il pallone. Mettersi in posizione di tiro e tirare da fermo senza l’uso delle gambe, utilizzare la propria mano. Poi effettuare lo stesso movimento ma dopo 3 saltelli sullo stesso posto. Poi dopo 3 saltelli laterali, poi dopo 3 saltelli uno avanti l’altro indietro, poi nuovamente in avanti. Lo stesso movimento da fermo cambiando mano; 4. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta ad un tempo e tira in elevazione o in sospensione. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo 154


stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; 5. Lo stesso esercizio con arresto a due tempi; 6. due file di giocatori ognuno con la palla disposti sui gomiti della lunetta (una fila sul gomito destro, l’altra sul gomito sinistro), con partenza in posizione di tiro, eseguire il terzo tempo da destra con tiro destro, da sinistra con tiro di sinistro; 7. lo stesso esercizio di prima ma dopo aver effettuato 3 saltelli sul posto; 8. analogo al precedente, ma i giocatori effettuano l’otto sotto le gambe e poi effettuano il terzo tempo quando l’allenatore da il via; 9. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta, finta il tiro ed effettua una partenza incrociata verso la parte opposta da cui si arrivati. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; arresto ad un tempo; 10. lo stesso esercizio di prima ma con partenza diretta; 11. tutti i giocatori in fila ognuno con il pallone a centrocampo rivolti verso un canestro. Il giocatore passa la palla all’allenatore che si trova sulla lunetta, questi la passa (accompagnando il pallone o facendolo rullare) al giocatore che in corsa lo segue ed effettua il tiro in terzo tempo, destro-sinistro se l’allenatore ha passato la palla a destra, sinistro-destro se l’allenatore ha passato la palla a sinistra. Una variante consiste nel far rotolare il pallone a terra, serve per insegnare anche a riprendere l’equilibrio dopo aver raccolto un pallone vagante; 12. Mikan drill: Un giocatore con il pallone quasi sotto canestro (un passo indietro) rivolti verso il canestro, effettuare il passo e tiro in semigancio in continuazione una volta da destra, una volta da sinistra. Poi invertire la posizione, sempre sotto canestro un passo verso il fondo rivolti verso il canestro avversario. Non utilizzare il tabellone.

Modulo 9 ELEMENTI DI DIDATTICA - L’allenatore è prima di tutto un insegnante, il suo compito è quello di far apprendere le tecniche, i movimenti ed altro in funzione della disciplina che si propone di insegnare. È in questa ottica deve essere visto il suo ruolo, ed è indipendente dalla disciplina, dallo sport che si vuole insegnare. In particolare un allenatore si prefigge il compito di insegnare uno sport, e per questo devefocalizzare la sua attenzione al compito di verificare le abilità di ogni singolo atleta con cui lavori,migliorare le abilità, perfezionarle. L’abilità di ogni singolo atleta è variabile in funzione di molte, troppe variabili: l’età, da quanto tempo ha approcciato lo sport, proviene da altre discipline, corporatura, attitudine allo sport. L’allenatore deve distinguere le varie condizioni personali e progettare un lavoro di insieme volto a migliorare sia il gruppo (tutti gli atleti del gruppo: la pallacanestro è un gioco di squadra!), che il singolo. Solo attraverso questo mix, l’allenatore riuscirà ad elevare il livello dei propri atleti. Ogni singolo atleta, ancor più se giovane o alle prime esperienze, dovrà essere sufficientemente motivato, stimolato. Molto importante è l’ambiente che si crea in palestra: deve essere divertente innanzitutto; gli atleti giovani si avvicinano ad uno sport prima di tutto con lo scopo di divertirsi, magari insieme ad amici. In questo modo si crea il gruppo, ogni atleta si deve identificare nel gruppo di cui fa parte. Se un’atleta non trova, non sente questo feeling difficilmente resterà a far parte del gruppo. Perché si sentirà escluso, perché non verrà considerato alla pari. Altro! È risaputo che se un atleta giovane abbandona una disciplina sportiva spesso è più per colpa dell’ambiente che lo circonda che non per motivi tecnici. Comunque sia l’abbandono da parte di un atleta va sempre visto come una nota negativa per l’Allenatore: o perché non ha saputo creare o integrare un atleta nel gruppo, o per motivi più prettamente tecnici. Su questo deve soffermarsi a riflettere. L’allenamento deve essere principalmente visto come un divertimento, e questo sarà possibile soprattutto se gli esercizi che dovrà effettuare saranno diversificati e particolari. I bambini possono trovare divertente, molto divertente effettuare esercizi di ball handling, laddove un atleta adolescente invece avrà bisogno di eseguire altro. L’allenatore dovrà trovare modo di far divertire i propri atleti proponendo esercizi che siano soddisfacenti per loro senza dimenticare che questi devono essere di ausilio alla crescita tecnica dei propri atleti, devono essere strumenti per aumentare le abilità tecniche di ognuno! Insegnare tali abilità, aumentare il grado di abilità di un atleta significa far effettuare allenamenti con esercizi adeguati. Il tipo, il numero di ripetizioni, la durata degli esercizi dipendono dal gruppo atleti che si sta 155


allenando, la loro maturazione tecnico\fisica, la “confidenza” con il mondo della pallacanestro del gruppo. L’allenatore deve basarsi su questi indici per costruire il singolo allenamento all’interno del set di allenamenti programmato per l’intera stagione o per un periodo di tempo medio\lungo. L’allenatore deve sapersi adattare anche alle infrastrutture che la società per cui opera può permettersi. Inutile illustrare un esercizio che prevede l’uso di 6 canestri quando se ne hanno a disposizione solo due; oppure esercizi con 2 palloni per ogni atleta quando esiste una scarsità di palloni. Inoltre, gli esercizi devono essere anche commisurati in funzione del numero di atleti che si stanno allenando in quel momento. Un utile preambolo consiste nello spiegare agli atleti la differenza tra esercizi con distribuzione dei giocatori in fila o riga. Serve per “capirsi al volo”, non perdere troppo tempo per la “dislocazione” degli atleti. Per certi versi è utile spiegare il programma di ogni allenamento prima di iniziare, lasciando a disposizione lo schema degli esercizi che si vogliono attuare (magari evitando di dare risalto agli esercizi più “faticosi”). I programmi di allenamento devono seguire uno schema, il quale è relativo agli obiettivi che si vogliono ottenere. In questo campo l’improvvisazione gioca brutti scherzi. Programmare significa sapere effettuare esercizi differenti ma che abbiano uno scopo ben individuato. Lasciare il giusto tempo al singolo atleta così come al gruppo di “digerire” i vari movimenti, aumentando la difficoltà nel tempo ed inserendo cose nuove man mano che si sono consolidate le abilità in quelle già incamerate. Prima di ogni esercizio è di fondamentale importanza la dimostrazione che può essere di tre tipi: 1. diretta: l’allenatore mostra i movimenti dell’esercizio (tipico per gli esercizi relativi ai fondamentali con la palla); 2. indiretta: l’allenatore utilizza un giocatore (normalmente il più dotato nel movimento che si vuole spiegare) come dimostratore; 3. mista, diretta e indiretta: l’allenatore ed un atleta, o più di uno eseguono i movimenti dell’esercizio. Durante la fase degli esercizi, soprattutto quelli relativi ai fondamentali con la palla, può essere opportuno sottolineare, con il giusto metodo, i diversi livelli di abilità tecnica del gruppo. Questo deve servire a far comprendere agli atleti, soprattutto se giovani o alle prime armi, che determinati movimenti devono essere perfezionati, mentre altri nel gruppo sono già in grado di svolgerli senza difficoltà. Tutto questo che non diventi, però, oggetto di scherno da parte di chi possiede le abilità a discapito di chi è meno preparato. È importante che l’atleta che effettua un errore durante un movimento abbia la consapevolezza di averlo commesso. Questo aiuta l’allenatore a poter correggere l’errore, aiuta l’atleta a comprendere dove si commette l’errore e come apprendere le correzioni che l’allenatore suggerisce. Le correzioni vanno assolutamente effettuate! Si può scegliere il modo di attuarle: • si ferma l’allenamento e tutti in silenzio ascoltano l’allenatore in merito; • l’allenatore fa continuare l’esercizio al resto del gruppo, portando con se l’atleta per correggere il movimento (soprattutto se si ha disposizione un assistente). Entrambe le condizioni vanno bene, dipende dalla situazione, dal tipo di errore, dal livello dell’atleta rispetto al gruppo e dal gruppo stesso. La correzione va fatta proponendo il modo corretto di svolgere l’esercizio, il movimento; bisogna indicare, spiegare dove e come si commette l’errore per poi indicare la soluzione. In alcune situazioni, soprattutto nello spiegare i giochi, un allenatore può ascoltare il parere degli atleti del gruppo, della squadra. Soprattutto nello svolgimento di un determinato gioco, ascoltare il parere di un atleta può rappresentare il modo di conoscere quanto il gruppo, la squadra ha assimilato le filosofie di gioco dell’allenatore. Questo discorso può valere solo per atleti e gruppi evoluti, mai per giocatori principianti o giovani. Deve essere però assolutamente chiaro che la decisione va presa dal solo allenatore, il quale si assume tutte le responsabilità: rispetto dei ruoli! Se allenare significa aver a che fare con uomini, persone, allora è fondamentale il modo con cui un allenatore si relaziona con i propri atleti. Il modo, il tipo di linguaggio deve essere consono al livello degli atleti a disposizione. Anche l’uso della voce gioca un ruolo importante: variare il timbro della voce, enfatizzare certi movimenti, urlare in alcuni casi (mai in faccia a qualcuno!!!), sono espedienti di riscontro che un atleta impara a recepire. È bene sottolineare se un atleta, o l’intera squadra ha fatto qualcosa di cui essere contenti! Fare i complimenti perché un atleta ha eseguito un buon movimento è bene, così come se la squadra ha fatto qualcosa di importante. Per i più giovani si può accompagnare questo gesto con il regalare un gadget, anche una piccola cosa rende il giovane giocatore orgoglioso e magari spinge gli altri a migliorarsi sempre più. 156


L’altra faccia della medaglia è costituita dalle i punizioni. Bisogna usarle con tatto ed opportunamente. Deve essere un modo per evidenziare i comportamenti non corretti sia del singolo atleta che del gruppo. Strillare o umiliare non solo non aiuta ma è controproducente. È necessario sottolineare che un allenatore è anche un educatore, non può permettersi di utilizzare in modo errato le punizioni; queste servono, ma a patto di renderle efficaci e non strumentali! Lasciare fuori dal campo i propri problemi, mai utilizzare le punizioni come una vendetta nei confronti di qualcuno, mai personalizzare la faccenda. Deve essere uno strumento di aiuto alla crescita tecnica della squadra, del singolo atleta. Il grado di miglioramento nel tempo si può misurare attraverso l’osservazione dei comportamenti. I comportamenti vanno osservati sia nel contesto naturale (in campo e fuori) sia in modo sistematico attraverso schemi, test di valutazione. I giocatori, soprattutto se atleti evoluti, vanno sistematicamente valutati attraverso test specifici. Ad esempio ogni due mesi, o 3 volte l’anno si possono valutare le percentuali di tiro in varie condizioni, così da misurare eventuali miglioramenti, o comunque saggiare cosa\quanto è cambiato durante la stagione. Per le squadre di più alto livello, e per giocatori evoluti, queste valutazioni andrebbero effettuate anche dal punto di vista fisico\atletico, al fine di migliore, saggiare le condizioni di ogni atleta durante la stagione agonistica. Anche l’apprendimento va saggiato durante la singola stagione, ma soprattutto durante le stagioni seguenti. Si dice che un atleta inizia ad apprendere quando inizia ad approcciare lo sport, ma poi questo apprendimento può continuare anche per 10-12 anni a seguire. L’allenatore deve prendere in considerazione il livello di maturazione di ogni singolo atleta e saggiarne, possibilmente, le capacità residue di apprendimento, per valutare fino a che punto spingersi oltre. Esiste la possibilità che un set di movimenti non riescano ad un atleta in determinate occasioni, mentre saltuariamente questi stessi movimenti trovano un’esecuzione corretta. In questi casi è possibile che l’atleta sia in fase di maturazione fisica e\o tecnica. Continuare a lavorare significa poter vedere questo movimento eseguito perfettamente in ogni situazione (apice dell’apprendimento, almeno per il singolo movimento). In altri casi, questa dicotomia si evidenzia sistematicamente: in questo caso il problema può essere di altra natura (psichica) l’atleta durante le fasi agonistiche non riesce ad esprimere tutto il proprio bagaglio tecnico. In questo caso il problema è di altro genere, la fase di apprendimento comunque è arrivata al limite fisiologico! Le fasi dell’apprendimento possono essere distinte in tre macro aree: • coordinazione grezza: l’atleta si sta avvicinando al gioco e sta iniziando ad apprendere i movimenti, i fondamentali; in questo deve essere consapevole dei propri limiti, derivati per lo più dalla sua scarsa pratica al gioco; • coordinazione fine: l’atleta sa effettuare i movimenti, alcuni anche in maniera ottima, ma ha bisogno ancora di apprendere meglio come utilizzarli in tutte le possibili situazioni; • coordinazione avanzata: l’atleta è padrone dell’esecuzione dei movimenti, ha conseguito un’ottima abilità tecnica. L’allenatore deve essere sensibile a tutti questi aspetti. Avere il polso costante della situazione. Avere il giusto feedback, conoscere le varie situazioni di ogni singolo atleta, parlare con loro per appianare dissapori, soprattutto se dio ordine tecnico\sportivo inerente l’ambiente. Il talento influisce molto sull’apprendimento, sia in termini positivi che negativi. Positivamente, quando un atleta ha qualcosa di innato che gli permette di imparare, apprendere meglio, più facilmente, più velocemente i movimenti che gli vengono insegnati. In questo gioca molto anche l’attitudine mentale ad essere umili. Senza un adeguato insegnamento anche l’atleta più talentuoso finirà con per non raggiungere quella maturità che le sue potenzialità gli permetterebbero. Negativamente, quando un atleta ha facilità nel fare le cose, ne ha consapevolezza, e proprio per questo motivo, non si impegna nel giusto modo; l’allenatore deve trovare il modo di far nascere gli stimoli per far capire quanto importante sia che l’apprendimento viene anche a seguito di un continuo lavoro un palestra. L’apprendimento può essere anche una questione di maturità fisica: non si possono chiedere ad atleti molto giovani di compiere movimenti non adeguati alla propria condizione fisica, magari per carenze muscolari, tipico degli adolescenti nel periodo di sviluppo. L’allenatore visto quale insegnante ha come compito quello di far apprendere, di insegnare ai propri allievi. Questo è un aspetto all’interno di una gestione corretta dei rapporti che egli stesso deve avere nei confronti di: • giocatori (tutti); • genitori (nel caso di atleti giovani, giovanissimi); 157


• società; • colleghi. Un allenatore è al servizio della società per cui opera e ne deve condividere gli obiettivi e la filosofia di vita, rischia altrimenti di essere un “pesce fuor d’acqua”. Ciò non vuol dire sminuirsi, o, peggio, tentare di essere la fotocopia di qualcun altro. Imparare da tutti, atleti compresi, ma personalizzare le proprie competenze. Essere se stessi, dare un imprinting personale a tutto ciò che si fa. Un elemento importante è la collaborazione con tutto lo staff tecnico. Nel caso di società con squadre ai più diversi livelli, è cosa buona che le squadre giochino in maniera analoga, pur con il rispetto della differenza di età delle varie squadra, e, inevitabilmente, con la differenza di qualità tecnico\tattiche. In questo modo si creano giocatori versatili, capaci, cioè, di accettare e i poter giocare con gruppi diversi. L’allenatore deve insegnare agli atleti come essere autonomi, ma saper far loro gestire questa autonomia. Nel caso di giocatori giovani dotati, l’esperienza con gruppi di età maggiore può servire a far capire come determinati adattare alcuni movimenti: in alcune situazioni si possono effettuare, in altre no!.

Modulo 10 ASPETTI PSICOLOGICI - Allenare significa innanzitutto insegnare qualcosa. Questo principio primo è indipendente dalla disciplina che si vuole insegnare; quindi si può tranquillamente applicare alla funzione di allenatore di una disciplina sportiva. Al fine di esplicare la funzione di allenatore occorre avere diverse competenze oltre a quelle più squisitamente tecniche: • competenze pedagogiche; • competenze gestionali. Le competenze pedagogiche dell’allenatore devono essere atte a: 1. riconoscere, sostenere e sviluppare le motivazioni degli allievi; 2. comunicare efficacemente con gli atleti; 3. osservare gli atleti in allenamento ed in gara. Quelle gestionali invece, devono permettere all’allenatore di: 1. gestire il rapporto allenatore - allievo 2. gestire i rapporti con gli altri attori del sistema (staff, dirigenti, etc.) 3. gestire il rapporto con i genitori Inoltre l’allenatore deve conoscere: • il processo dell’apprendimento; • la dimensione etica dello sport. Si è già detto che un allenatore deve avere competenze tali da: sapere: quando un allenatore entra in campo deve essere consapevole di avere le adeguate competenze, non solo tecniche; occorre conoscere la disciplina che si vuole insegnare: non si insegna se non si conosce. La conoscenza della disciplina implica non solo la conoscenza delle basi tecniche, ma avere anche padronanza di altri strumenti, in primo luogo quello della comunicazione. Nel fare l’allenatore, occorre sapersi relazionare, pur nella consapevolezza del proprio ruolo. saper fare: oltre a conoscere, oltre ad avere le basi tecniche della disciplina che si vuole insegnare, occorre che l’allenatore sappia fare, sappia, cioè, saper applicare ciò che si conosce. Tutto ciò che attiene l’allenamento, la programmazione, l’organizzazione, l’osservazione, la valutazione degli allenamenti rientra in questo principio. saper far fare: l’allenatore deve essere in grado di saper far fare ad un gruppo di atleti cosa si prefigge di insegnare. saper essere: il ruolo, il compito, gli obiettivi che un allenatore si prefigge devono andare a braccetto con la consapevolezza di ciò che si è come persona, non solo dal punto di vista prettamente tecnico, ma umano a 360°, soprattutto quando l’allenatore svolge la propria attività con atleti molto giovani. L’allenatore assume un ruolo importante in questi casi, una figura che si affianca ad altre di assoluta (forse maggiore) importanza che sussistono nella vita dei giovani atleti: genitori, familiari, insegnati scolastici, etc. Insegnare è un compito complesso perché rivolto ad allievi con caratteristiche individuali, simili ma uniche! Non bisogna però incorrere nell’errore di considerare l’insegnante, l’allenatore come il centro di questo processo complesso; è l’allievo ad essere al centro del processo dell’insegnamento. 158


Il soggetto, l’attore del processo è chi riceve l’insegnamento, non chi lo “produce”, è sull’allievo che si devono concentrare gli sforzi di chi insegna. Nel caso di insegnamento di discipline sportive, il fulcro del processo è l’atleta! Per il fatto banale, se vogliamo, che gli atleti sono differenti l’uno dall’altro, ed in ciò non si ha alcuna distinzione con alcuna disciplina, anche il loro apprendimento sarà diverso; l’apprendimento è un processo complesso perché complesso è l’attore che deve ricevere l’insegnamento. Le differenze riguardano sfere differenti del sistema atleta: capacità motorie, fisiche, atletiche, tecniche, psicologiche, comportamentali, etc. Queste differenze devono essere sempre costantemente monitorate dall’allenatore. Nel farlo, egli deve considerare che i modelli prestazionali, cioè le capacità di ogni singolo atleta di apprendere, sono legate alla disciplina che si insegna, all’ambiente dove si opera, agli obiettivi della società in cui si opera. È opportuno verificare subito quali sono gli obiettivi della società in cui si opera, soprattutto nel caso in cui si deve operare con atleti giovani. Infatti, differente è l’approccio che si attua nei confronti di ogni atleta nel caso in cui la società spinga fortemente verso l’agonismo, rispetto ad una società in cui si pratichi lo sport allargato a tutti senza spingersi fortemente verso l’agonismo (scuola del basket). In questi casi è bene chiarire subito con i genitori prima, e con gli atleti dopo quali sono gli obiettivi della società e del gruppo. L’allenatore deve informare tempestivamente se effettuerà una selezione massiccia votata all’agonismo, rispetto ad una situazione in cui si opera al fine di far giocare tutti gli atleti a disposizione. Poi sta al singolo atleta, ai genitori decidere se è opportuno che si rimanga in quel gruppo, in quella società oppure è più opportuno cercare una soluzione alternativa. L’individuo è fisiologicamente nato per apprendere, anche se il processo è legato da fattori personalissimi: motivazioni, contesti sociali e familiari, etc. Tutto nasce dalla necessità di soddisfare dei bisogni. Oltre ai bisogni primari che bisogna soddisfare per vivere, esistono una serie di bisogni secondari, quali appunto fare sport, che devono\possono essere soddisfatti. Il fare sport nasce dalla necessità di soddisfare un qualche bisogno. Occorre interrogarsi su quale bisogno effettivamente si soddisfa, se lo sport è scelto dall’individuo in tutta libertà, oppure se è imposto. Una volta che si inizia un’attività sportiva, viene soddisfatto un bisogno; poi occorre verificare se sussistono ancora altri bisogni da soddisfare al fine di indurre l’atleta a non abbandonare la disciplina intrapresa. La possibilità che un atleta non abbandoni dipende molto dalle motivazioni che l’atleta trova in se per continuare. In questo l’allenatore gioca un ruolo fondamentale, deve “solleticare” queste motivazioni, far sì che l’atleta trovi sempre un ambiente per lui confortevole, interessante, in sintesi stimolante. Ci sono molte figure che possono essere legate all’allenatore: • Addestratore • Biomeccanico\chinesiologo • Amico, confidente • Padre, guida, educatore, portatore di principi • Psicologo • Insegnante, maestro • Preparatore fisico • Medico\terapeuta • Tecnologo • Progettista e manager di progetti e sistemi di documentazione • Intrattenitore, animatore • Organizzatore di eventi e attività • Veicolo di immagine ed operatore marketing Non tutte queste figure sono consone al proprio modo di essere. Ognuno deve trovare e considerare proprie alcune di queste figure. Non è possibile che ognuno possa considerare proprie tutte queste figure, alcune sono in netta, o parziale contraddizione tra loro. Un altro ambito complesso con cui un allenatore si trova a convivere è quello della gestione dei rapporti interpersonali. In particolare se l’attività viene svolta con allievi giovani, è maggiormente presente la necessità di relazionarsi con i genitori i quali possono, purtroppo molto più spesso del necessario, influenzare in modo non positivo il rapporto relazionale con l’allenatore. I casi in cui si innestano condizioni sfavorevoli li possiamo così elencare: • disinteresse, sotto investimento: il ragazzo non è seguito durante le fasi tecniche, i genitori non presenziano le gare, l’atleta non trova i propri genitori a rincuorarlo dopo una sconfitta o a fargli i complimenti dopo una vittoria; 159


• onnipresenza: è esattamente il caso opposto, la presenza dei genitori è fin troppo “presente”, asfissiante; • attività familiari troppo incentrate nello sport: il giovane atleta vive in una famiglia in cui lo sport è troppo presente, aumenta il livello di attesa da parte dei genitori che non fanno vivere lo sport con tranquillità, vengono esercitate troppe pressioni, troppi paragoni all’interno ma anche all’esterno della famiglia; • valori antisportivi: pur di raggiungere la vittoria, non si considerano valide le regole sportive di rispetto e di competizione sana; • proiezioni dei desideri e motivazioni proprie: i genitori proiettano sui figli i propri desideri, le proprie motivazioni, non è un caso che la scelta dello sport fatta dai genitori spesso si tramuta in un abbandono perché il figlio non ha la stessa motivazione del\dei genitori; • mancanza di ambizioni o ambizioni smisurate: riassume elementi già presentati, i genitori riversano sul figlio anche proprie frustrazioni, magari per non essere riusciti a raggiungere livelli sportivi prefissati, e normalmente si da la colpa ad un qualche infortunio, vero o presunto che sia, ad un tecnico, o comunque a scusanti più o meno veritiere; • frustrazioni all’indipendenza dell’allievo: è possibile quando i genitori hanno paura della possibilità che il proprio figlio diventi troppo “autonomo”! (ricordiamo che uno degli obiettivi dello sport è quello di creare atleti autonomi, capaci cioè di prendere decisioni in perfetta autonomia, di pensare da soli, estremizzando questo concetto, il genitore può arrivare a considerarlo negativo per la crescita del proprio figlio); • accuse, colpevolizzazioni dette con sarcasmo: il tono di disprezzo usato nuoce all’autostima che il ragazzo deve avere per trovare le proprie motivazioni e continuare nelle disciplina sportiva; • analisi negative a fine gara: il figlio viene “investito” da una serie di critiche solo negative a fine gara su movimenti errati, errori di vario genere; • comportamenti perturbativi durante la gara: i genitori hanno atteggiamenti offensivi, di minaccia nei confronti degli arbitri, dei giocatori avversari, sovvertendo quel set di regole comportamentali che lo staff tecnico si prodiga ad insegnare agli allievi, rispetto degli avversari, degli arbitri, etc; • interferenze con il ruolo dell’allenatore: è in parte assimilabile alla onnipresenza, il genitore si “intromette” nelle discussioni tecniche, si spinge oltre, il ragazzo può confondere i ruoli e non accettare più gli insegnamenti perché “mia padre dice…”. Tutti questi aspetti possono presentarsi anche in combinazione tra loro, l’allenatore deve saper fronteggiare queste situazioni e porre un freno laddove le difficoltà di relazioni diventino problematiche. Il compito professionale, indipendentemente dal livello della società in cui l’allenatore opera, è quello di uniformarsi alle direttive, obiettivi della società. Non si può operare spingendo fortemente nell’agonismo all’interno di una società che punta alla pallacanestro quale veicolo di aggregazione: giocano tutti, non si fanno selezioni; vale anche il viceversa. È evidente che i due aspetti non si trovano, non collimano. Questo riguarda qualsiasi attività in seno alla società. Una volta stabilito l’obiettivo societario, e garantita la collaborazione con tutti i rappresentanti dello staff tecnico, l’allenatore viene chiamata ad esprimere le proprie competenze tecniche. A queste, se ne affiancano altre di natura differente dal campo tecnico; l’allenatore dovrà essere in grado di: • motivare • comunicare; • programmare; • osservare; • valutare. Abbiamo già descritto che le motivazioni sono essenziali per procedere nell’attività sportiva. Possono essere di tipo differente: un atleta continua perché si diverte, perché gli piace far parte proprio di quel gruppo, magari non è tanto interessato all’aspetto agonistico. Qualcun altro è invece spinto solo dalla propria convinzione di poter accrescere le proprie capacità tecnica, magari per una carriera professionale al di là del mero divertimento. Qualsiasi sia no le motivazioni, l’allenatore deve foraggiarle, senza creare illusioni, ma neanche infrangere i sogni di un atleta. La comunicazione diventa strumento di insegnamento, si comunica non solo verbalmente ma anche con i gesti, anche con il proprio comportamento. La questione merita una maggiore enfasi. La programmazione richiama il concetto secondo cui l’allenatore dovendo lavorare per obiettivi è chiamato ad individuare tutte le fasi propedeutiche per ottenere l’obiettivo societario accordato. La programmazione significa quindi progettare un piano di allenamento che sia a lungo periodo, 160


semestrale, a medio periodo, mensile\trimestrale, breve periodo, settimanale, brevissimo periodo, giornaliero. Non si può improvvisare, non si può arrivare ad un allenamento senza avere idea di cosa fare ed improvvisare sul campo. I programmi poi devono essere monitorati, modificati in funzione del raggiungimento o meno dei livelli previsti. Questo lo si può fare attraverso due elementi. Il primo è l’osservazione, in campo per ciò che concerne gli aspetti tecnici, fuori per quelli che riguardano gli aspetti di affiliazione. Osservare se esistono i progressi che ci si aspettava, se sono superiori o inferiori. In entrambi i casi occorre sapere rimodulare il proprio piano di allenamento, soprattutto per il periodo medio. I progressi possono essere tenuti sotto controllo attraverso schede di valutazione, valgono anche per temi più prettamente psicologici. Un atleta che non esterni la propria affiliazione, dopo un certo periodo può manifestare questo piacere al gruppo. Si è già visto che la pratica sportiva nasce dal bisogno di soddisfare un bisogno secondario. Questo può essere di diversa natura: • divertimento: l’atleta inizia un’attività con il solo scopo di divertirsi, non si preoccupa più di tanto di accrescere le proprie competenze tecniche; • competenze: l’atleta vuole migliorarsi, vuole diventare sempre più abile tecnicamente, ha forti motivazioni ad emergere; • affiliazione: all’atleta interessa far parte di quel gruppo, indipendentemente se è un leader oppure no, possibilmente non ha neanche motivazioni di accrescimento tecnico. Quando vengono progettati gli allenamenti, un allenatore si deve preoccupare delle caratteristiche dell’intero gruppo a sua disposizione. È un compito arduo se i singoli componenti del gruppo hanno un livello eterogeneo tra loro. Si può far riferimento ad un grafico, in cui si mostrano due indicatori, l’abilità e la sfida:

per un atleta con basse abilità (competenze specifiche della disciplina sportiva), se il livello di sfida (difficoltà dell’esercizio) è troppo alto, si ingenera un processo di ansia difficile da sostenere, viceversa se un atleta ha un alta abilità e si trova ad affrontare esercizi con un basso tono di sfida, è predisposto alla noia. Occorre far sì che il livello tecnico sia sempre intermedio dagli estremi. È un problema da risolvere considerando i singoli atleti che però fanno parte di un unico gruppo. La Comunicazione - Precedentemente abbiamo approcciato il problema dell’allenatore quale comunicatore. La comunicazione è una dote che sebbene potenzialmente innata, va in qualche modo acquisita. In questa esemplificazione fa gioco l’esperienza. Si può diventare buoni comunicatori espletando le proprie attività e nel tempo acquisire nuove competenze, osservando il proprio modo di comunicare ed i risultati che si raggiungono con il modo di comunicare di altri. È sempre un processo dinamico, si impara solo se si continua ad acquisire competenze. Un errore comune è quello di ritenere che la comunicazione sia dettata dall’eloquenza. Una persona, un allenatore che abbia un linguaggio corretto, forbito si potrebbe dire, non è detto che sia un buon comunicatore, che sappia comunicare qualcosa a qualcuno. Basti pensare alla gestualità, alla mimica facciale, tutti elementi di comunicazione che sia adottano senza emettere una sillaba. Oltre a saper dire, ad utilizzare un linguaggio corretto e diretto, bisogna soffermarsi su un altro dei pilastri della comunicazione: si comunica verso qualcun altro diverso da chi parla. Chi riceve la comunicazione effettua un filtro alla comunicazione stessa. La traduce in elementi per se stesso. Il processo è tale per cui il messaggio che è partito può arrivare distorto in qualche parte, quello che il comunicatore voleva, aveva intenzione di dire, è arrivato fatalmente distorto, privo dell’efficacia che era nelle intenzioni di chi ha inviato il messaggio stesso. Ci sarebbero diversi motiv da indagare, ma uno fra tutti è quello della gestualità che 161


accompagna la comunicazione verbale. La mimica facciale è un altro motivo. Un altro ancora è il modo di gestire tutto il resto del corpo. Alcuni esempi sono maggiormente esaurienti: se un atleta si rivolge ad un allenatore chiedendo una qualche spiegazione e l’allenatore da la propria spiegazione parlando ineccepibilmente, ma voltando le spalle al ragazzo, oppure mimando un gesto di “seccatura”, oppure accompagnando la spiegazione con frasi del tipo “quante volte te lo devo dire”, o altro, in questi casi non si fa una buona comunicazione, il messaggio che arriva è che il ragazzo è uno scocciatore, una seccatura. Non un grande esempio di comunicazione. È da ricordare come la comunicazione non verbale trasmette più facilmente sentimenti, affetti. Basti pensare a quanti cenni con la testa, con la faccia possono dire più complimenti di molte parole, quante pacche sulle spalle hanno significato più di discorsi interi. Sussistono alcune regole di comunicazione didattica da seguire, il messaggio deve essere: • diretto e chiaro: troppi giri di parole fanno perdere efficacia; • specifico: inutile effettuare preamboli con esempi e altro che non siano propri del campo relativo; • adatto alle capacità di interpretare: il lessico deve essere chiaro, se l’allenatore ha a che fare con bambini, bisogna esemplificare, non si può utilizzare lo stesso linguaggio che si utilizzerebbe con studenti universitari; • non contraddittorio rispetto a messaggi precedenti: generano insicurezza negli atleti, generano confusione, se sussiste una contraddizione va spiegata, in modo che l’atleta comprenda che in una certa situazione va fatta una cosa, un movimento, in una situazione analoga ma diversa per certi versi, va fatto qualcos’altro; • ridondante senza essere monotono: ripetere le cose se necessario, senza per tediare, portare alla noia gli atleti. Così come ci sono delle regole da rispettate, esistono degli elementi che invece ostacolano una buona comunicazione: • far valere il proprio ruolo\status: tipica è la situazione in cui l’allenatore si rivolge dicendo “ stai zitto!” oppure “è così perché lo dico io”; • parlare sopra un altro • sollecitare soluzioni affrettate: “dai dimmi quello che devi dirmi” • utilizzare etichettamenti • rigettare responsabilità • negare sentimenti altrui • contraddire per principio • rimproverare L’Apprendimento Il processo dell’apprendimento è complesso sotto vari punti di vista. • Cosa vuol dire apprendere: modificare il proprio comportamento sulla base di ciò che è stato insegnato; • Cosa si apprende: dipende dal modo in cui l’insegnamento viene “ comunicato”, da cosa viene comunicato, dalle motivazioni che stanno alla base dell’interesse a ciò che viene insegnato; • Non tutti apprendono allo stesso modo: il grado o la capacità di apprendimento è fortemente soggettivo, dipende dall’individuo, e viene influenzato dalle caratteristiche tecniche di base, dal livello di capacità motoria (condizioni antropomorfe), dal livello motivazionale, etc; • Fino a quando si può apprendere: teoricamente non esistono limiti, nel caso di discipline sportive, si può continuare ad apprendere anche oltre i 10\12 anni dall’inizio dell’attività sportiva, ma non è un dato scientifico. Le Fasi dell’apprendimento - L’apprendimento è un processo dinamico senza separazioni precise. Gli studiosi sono comunque concordi nel definire il manifestarsi di tre fasi attraverso le quali si manifesta l’apprendimento di una abilità: • fase di coordinazione grezza; • fase di coordinazione fine; • fase di disponibilità variabile (coordinazione avanzata, maestria) La fase della coordinazione grezza può dirsi raggiunta quando: • l’aspetto esterno del movimento corrisponde nei tratti generali alla tecnica richiesta, ma viene eseguito solo in condizioni favorevoli (ad es. l’atleta ha compreso la tecnica del tiro in terzo tempo, ma la effettua solo in allenamento, mai in partita); • il ritmo complessivo del gesto è stato compreso, ma le contrazioni e le decontrazioni muscolari non si succedono in scansione cronologica adeguata (scarsa capacità a sincronizzare tutte le fase del moto muscolare); 162


• la forza è usata in modo inappropriato (normalmente si eccede nell’uso della forza, perché i movimenti no sono eseguiti correttamente); • la fluidità dell’esecuzione è insufficiente vi sono momenti di stasi fra preparazione ed esecuzione tecnica; • l’ampiezza dei movimenti è scarsa o comunque inadeguata, diseconomia del movimento; • i movimenti parziali non sono ancora correttamente coordinati fra loro; • i segmenti distali non sono controllati; • la precisione e la costanza del movimento sono ancora poco sviluppate. Il corretto processo di apprendimento necessità di una continua esercitazione sui movimenti oggetto della disciplina sportiva. Questa continua esercitazione porta il singola allievo a migliorarsi fino ad arrivare alla seconda fase di apprendimento (coordinazione fine), sebbene, occorre ricordarlo, non vi è un salto da una condizione all’altra, ma una costante evoluzione. La fase della coordinazione fine può dirsi raggiunta quando: • l’immagine esterna del movimento è caratterizzata da un decorso armonioso del gesto; • la tecnica è aderente al modello richiesto, il movimento è eseguito quasi senza errori, il livello della prestazione è buono; • la struttura dinamica è corretta, vi è un’esatta successione temporale di contrazioni e decontrazioni; • un buon livello di fluidità caratterizza il gesto anche nei momenti di inversione del movimento; • l’ampiezza dei movimenti è adeguata; • la forza è usata in maniera corretta, scompaiono movimenti sinergici inutili, il gesto è più economico; • i movimenti parziali presentano un più elevato grado di coordinazione; • periodi di stasi nell’apprendimento possono essere seguiti da rapidi miglioramenti; • precisione e costanza nell’esecuzione caratterizzano il movimento. L’ultima fase del percorso di apprendimento è quella della stabilizzazione della coordinazione fine e sviluppo della disponibilità variabile. In questo casi si assiste ai seguenti fatti: • l’aspetto esterno dell’esecuzione motoria è molto simile a quello della fase precedente; • la padronanza del gesto è elevatissima; • i movimenti parziali sono estremamente coordinati in ogni parte del movimento; • i movimenti sono precisi ed “economici”, con il minimo indispensabile di dispendio di forza, non si eccede in movimenti inutili all’economia del gesto nel suo complesso; • adattamento a condizioni diverse ed improvvise, con elevati livelli di prestazione; • sensazione di piacere legata alla consapevolezza del controllo completo del movimento. Quest’ultimo aspetto è rilevante, l’atleta che arrivi ad ottenere questo livello di apprendimento, riesce a valutare quanto il proprio gesto sia efficace, ma soprattutto riesce a controllare il movimento in tutte i suoi elementi organici traendone una sensazione di piacere. Tutte le fasi che abbiamo visto, evidenziano un percorso di apprendimento; il percorso di apprendimento però è basato su alcuni elementi ed essenziali: • tempo di impegno motorio • clima positivo • informazioni frequenti e di buona qualità • organizzazione del lavoro • motivazioni Di seguito un grafico che mostra le varie fasi possibili del processo di apprendimento

La Preparazione Fisica: La preparazione fisica è oggigiorno una materia di complemento all’insegnamento della tecnica di una disciplina sportiva. La sempre maggiore conoscenza, gli studi sempre più mirati ad ogni singola disciplina hanno permesso di sviluppare teorie specifiche per la preparazione fisica nel gioco della pallacanestro. Tutto ruota sulla definizione di allenamento: “l’insieme degli interventi e stimoli di tipo fisico e psicologico 163


finalizzati al miglioramento di una prestazione”. L’allenamento deve quindi essere propedeutico all’ accrescimento tecnico del singolo atleta. Se l’atleta migliora il proprio fisico potrà maggiormente rispondere all’accrescimento tecnico che gli viene richiesto; basti pensare a quanti movimenti sono preclusi se l’atleta non è fisicamente pronto a dominare il movimento stesso. Il miglioramento avviene tramite le continue esercitazioni, l’allenamento deve essere continuato nel tempo. La proposta delle esercitazioni e dei carichi di lavoro deve sempre tener conto dei soggetti che alleniamo; volendo elencare alcune delle caratteristiche cui fare sempre riferimento, potremo dire di prestare attenzione a queste: • età, differenziare il lavoro in funzione dell’età, atleti troppo giovani hanno bisogno di esercizi del tutto differenti rispetto agli adulti o atleti meno giovani; • livello tecnico, soprattutto nel caso di livello agonistico basso, i carichi saranno notevolmente meno accentuati rispetto ad una squadra di alto livello; • aspetti morfologici, il peso, la struttura fisica del singolo atleta, il sesso, la maturazione fisica; • impegni, prestare attenzione soprattutto nel caso in cui si alleni una squadra di atleti adulti, l’operaio che si allena per divertimento due\tre volte la settimana, non può “accettare” sedute particolarmente gravose dopo una giornata di lavoro intenso; • estrazione sociale,; • abitudini, in un gruppo ci saranno sempre gli atleti disposti a lavorare di più altri di meno. Un altro indice di riferimento è dato dalla capacità di carico, ovvero la capacità di sostenere uno lavoro fisico per un tempo determinato ed essere poi in grado di ripristinare le energie. I parametri del carico sono: • Intensità, indice della qualità dello sforzo che si compie; • Volume, indice della quantità di sforzo reiterato; • Densità, rapporto tra durata e recupero; • Progressività, l’aumento del carico di lavoro; • Continuità, la continuità misurata nel tempo, nell’arco di una stagione, per esempio. Il tipo, la qualità, la possibilità di effettuare un certo numero di esercizi di allenamento dipende da fattori esterni, più in particolare da aspetti logistici. La seduta di allenamento non potrà essere avulsa dal contesto in cui si può operare: • Spazi, che tipo di palestra\campo si ha a disposizione; • Attrezzature, quali attrezzature esistono; • Tempi, quanto tempo può durare l’allenamento. La storia della preparazione fisica nel basket è di gran lunga più giovane rispetto allo sport stesso. Si inizia a parlarne intorno agli anni ’70-’80 con l’influsso delle scuole dello sport dell’est europeo. Nasce la preparazione atletica, a quei tempi l’incarico era svolto da allenatori provenienti dall’ambito dell’atletica leggera. Questo generava un problema di metodologia: il giocatore di pallacanestro non esegue i movimenti come un corridore, una saltatore o altro. Le peculiarità sono altre. Negli anni ‘80-’90 si assiste all’avvento dei body builder, il giocatore deve essere più “forte”, ma la massa muscolare aumentata va a scapito della velocità di esecuzione del movimento muscolare. Secondo errore di interpretazione. Oggi si assiste alla scoperta della specificità e dell’atleta morfofunzionale: la preparazione fisica si adatta al tipo di movimenti che l’atleta esegue nella pratica del proprio sport. Non si generalizza, il punto di discussione viene portato verso la morfofunzionalità, attraverso adattamenti specifici allo sport praticato: • Antropometrici e strutturali • Biomeccanici • Fisiologici La teoria moderna sulla preparazione fisica si concentra nel trovare risposta a due domande chiave: • Quali caratteristiche funzionali sono coinvolte? • Quale il contributo dei singoli fattori implicati nella performance? In sintesi, si è improntato il discorso verso il cosiddetto Match Analysis, analisi del match. Si guarda ad analizzare quali siano le caratteristiche presenti durante le varie fasi di gioco di una partita: modello prestazionale del Basket. Attraverso l’analisi delle caratteristiche del gioco in una partita di basket, si effettua uno studio mirato e si cerca di provvedere a sviluppare quella parte maggiormente coinvolta nel gioco. Uno studio apposito venne effettuato intorno al 2000, da questo studio emerse che la frequenza cardiaca 164


media è dell’89% di quella massima. Questo indicatore ci dimostra come lo sforzo che viene effettuato sia molto intenso. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che esiste un rapporto tra fasi di gioco e recuperi di circa 1:1. Fattori della prestazione: • per il 73% del tempo si gioca senza pause fino a 60” • il 78% delle pause dura 60” di cui il 30% sotto i 20” Analizzando ancora le fasi di una partita, si è calcolato dalle 800 alle 1200 accelerazioni decelerazioni medie nell’arco di una partita. Questi indicatori hanno dimostrato che il gioco della pallacanestro è un gioco molto frazionato, in cui le fasi di gioco sono molto intense, lo sforzo è sempre molto alto. A queste fasi molto attive ne susseguono altre di recupero di pari entità (si pensi ai tempi di recupero durante i tiri liberi, o le rimesse o i minuti di sospensione). La preparazione fisica deve mirare ad allenare (condizionare) il sistema energetico più confacente allo sport praticato. I sistemi energetici presenti durante le fasi di gioco sono 3: 1. aerobico 2. anaerobico alattacido 3. anaerobico lattacido Il terzo (anaerobico lattacido) è quello meno utilizzato, i primi due sono quelli maggiormente presenti nei giocatori di pallacanestro. È bene chiarire che, comunque, tutti e tre i sistemi sono presenti, solo che lavorano in percentuale differente in ogni momento della fase di gioco. Il sistema aerobico ha due componenti: • glicidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente carboidrati. È usato negli sforzi intensi in cui comunque si raggiunge un certo equilibrio. • lipidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente lipidi (grassi). È usato in sforzi di modesta intensità. Caratteristiche del sistema energetico aerobico: • Potenza: Bassa • Capacità: Alta • Latenza: 2’-3' • Ristoro: Molto lungo (36-48 ore) Sistema energetico anaerobico alattacido: si produce energia in assenza di ossigeno, utilizzando processi molto rapidi, ma che non possono durare a lungo (6”-7” max). Viene usato per scatti, salti, arresti, accelerazioni… Caratteristiche del sistema anaerobico alattacido: • Potenza: Elevata • Capacità: Molto bassa • Latenza: Minima (1”) • Ristoro: Rapido Sistema energetico anaerobico lattacido: si produce energia in assenza di ossigeno. Viene usato negli sforzi brevi, ma sufficientemente lunghi da produrre un affanno nella respirazione. Si arriva a una situazione di crisi (dovuta all'accumulo di lattato nel sangue) che costringe il soggetto a diminuire la velocità per ritornare in equilibrio. Caratteristiche del sistema anaerobico lattacido: • Potenza: Alta • Capacità: Medio-alta • Latenza: Bassa (15”-30”) • Ristoro: Medio In genere, nella pallacanestro, si dovrebbero preferire esercizi che utilizzano maggiormente i sistemi energetici aerobici e anaerobici alattacidi, proprio per le caratteristiche di frazionarietà ed alto sforzo. L’organizzazione dell’allenamento dovrebbero individuare dapprima gli obiettivi, in base a questi scegliere: • contenuti, esercizi più adatti alla squadra ma anche ai singoli; • mezzi e strumenti, da ricordare che questi sono in funzione di quelli che si hanno a disposizione; • organizzazione dei tempi. La strutturazione di un allenamento prevede tre fasi principali: 165


1. attivazione; 2. parte centrale; 3. disattivazione o defaticamento. L’attivazione è la fase iniziale dell’allenamento. Dovrebbe avere una durata compresa tra 8’ e 10’ ed è propedeutica al lavoro centrale. In molti casi ed in funzione del tipo di esercizi effettuati va fortemente considerata quale forma di prevenzione dei traumi. Si possono effettuare esercizi sia in forma individuale che collettiva. Nel caso di attività con atleti in cattiva forma e\o ad inizio di stagione sarebbe opportuno dialogare con gli atleti per saggiare il loro stato di forma. Si possono utilizzare anche strumenti quali: • Elastici; • Superfici instabili; • Segna campo; • Line step. La prevenzione dei traumi riguarda soprattutto il potenziamento delle fasce muscolari a servizio delle articolazioni (caviglia, ginocchia, spalle, anche). I movimenti tipici della pallacanestro mostrano una forte sollecitazione alle articolazioni fuori equilibrio. Si veda la figura sottostante. Gli esercizi dovrebbero prevedere il potenziamento di queste fasce muscolari, l’aumento delle escursioni articolari, in questo modo si possono sopportare carichi più alti, si aumenta il range articolare. Un altro potenziamento è quello riguardanti la gestione del disequilibrio, ovvero la capacità di controllare una posizione di non equilibrio, di controllare una posizione in cui l’equilibrio entra in crisi. Quando si riesce a potenziare i muscoli stabilizzatori riuscendo a mantenere le articolazioni in linea, si riesce a: • ridurre il rischio di traumi • permettere di esprimere potenza e quindi accelerazione Esercizi per la stabilizzazione del CORE, la figura seguente mostra come allenare una parte per lo più dimenticata, quella addominale sia frontale, dorsale che laterale: Altri esercizi fondamentali sono quelli che vanno sotto il nome di: Skip and Stick, salta ed incolla. Sono esercizi rivolti alla: • Gestione del disequilibrio in forma dinamica su superficie stabile; • Rinforzo degli stabilizzatori. Si possono effettuare con o senza l’associazione con gesti tecnici (utilizzo del pallone) e rapidità dei piedi. Tutti questi esercizi servono per aumentare la possibilità, la capacità di un atleta a rientrare nella posizione fondamentale quando si opera in equilibrio precario o disequilibrio. La posizione fondamentale del giocatore prevede: • Piedi : leggermente extra ruotati e distanti quanto la larghezza delle spalle • Ginocchia: semi piegate sulla proiezione dei piedi • Bacino: basso e fissato dalla curva lombare • Spalle: leggermente in avanti non oltre i piedi e scapole addotte Un giocatore di pallacanestro tende ad avere in campo un equilibrio mutevole, cioè modifica la propria posizione di equilibrio a scapito di un disequilibrio continuo sono tipici per esempio nel cado di: • Tiro • Partenza • Difesa (scivolamenti) • Arresti Il condizionamento allora prevedrà esercizi per: • Mantenimento della posizione non in forma statica ma dinamica • Gestione del disequilibrio Per le esercitazioni si possono utilizzare superfici instabili in appoggio monopodalico (su un solo piede) o bipodalico (su entrambi i piedi), si tratta di dischi che non garantiscono alcun equilibrio (disk-feet), l’atleta dovrà pertanto eseguire l’esercizio cercando di mantenersi in equilibrio ed in posizione fondamentale. L’attivazione preparatoria all’attività centrale dell’allenamento può consistere in: • Spostamenti avanti, dietro e laterali • Cambi di velocità (Accelerazioni – decelerazioni) • Cambi di direzione • Salti 166


• Arresti • Torsioni • Scivolamenti Si possono effettuare singoli esercizi, o esercizi con movimenti susseguenti alternati. Il lavoro di condizionamento metabolico deve essere intervallato. Possiamo distinguere tre tipologie di esercizio intervallato: • Ripetute • Interval training • Intermittente La figura seguente ci mostra l’andamento delle frequenze cardiache nelle tre diverse tipologie. Occorre evidenziare che il tempo totale di allenamento metabolico dovrebbe essere circa il 20% del tempo totale di allenamento settimanale. Il lavoro da preferire è quello che indichiamo con intermittente. Di seguito gli indicatori parametrici che lo caratterizzano: • Numero giocatori coinvolti (1c0-5c5) • Durata della fase attiva (5”-20”) • Tempo di recupero (10”-30”) • Zona di svolgimento (metà campo o tutto campo) Un aspetto che è molto sentito per i giocatori è quello della capacità di effettuare salti ripetuti, tipiche delle situazioni da rimbalzo. Si tende ad effettuare balzi in continuità soprattutto con l’ausilio di panche o altro. In alcuni giocatori, soprattutto quelli alti o non dotati di buona muscolatura, questo tipo di esercizi può provocare eccessivi traumi alla schiena. In alcuni casi si possono evitare questo tipo di esercizi, ricorrendo ad esercizi per la rapidità dei piedi, caratterizzati da: • Alta intensità • Breve durata (max 6”- 8’’) • Recuperi completi (20”-25”) Come ausilio si possono utilizzare: • Line step (pezzi di gomma piuma dello spessore di 2\3 cm); • Percorsi con cinesini • Linee del campo Con l’utilizzo delle line step occorre sempre controllare lo spostamento orizzontale del centro di gravità che va tenuto sempre basso, il mantenimento di una posizione cestistica durante l’esecuzione (angoli, braccia e sguardo avanti) che deve essere sempre intensa. Occorre, anche, amplificare man mano la risposta motoria creando esercitazioni sempre più complesse ma in maniera graduale. Il preparatore fisico deve sempre tenere in mente quali siano i fattori che influenzano la prestazione, deve avere conoscenza di come gestire le informazioni che vengono riversate agli atleti; queste devono essere chiare ma non troppe. Inoltre deve sempre considerare che è preferibile concentrarsi sulla globalità del movimento piuttosto che sul singolo gesto. ESERCIZI svolti in campo Fase di attivazione: • corsa blanda con cambi di direzione su 3 angoli posti all’interno del campo di pallavolo; • alternanza corsa in avanti \ corsa indietro con cambi sugli angoli come esercizio precedente; • scivolamenti con cambio di guardia ai 3 angoli come esercizio precedente; • corsa blanda arresto e salto a rimbalzo sui 3 angoli; • corsa con torsione busto\gamba alternata sulla linea laterale; • esercizi con l’utilizzo dei dischi-feet per l’allenamento in condizioni di disequilibrio e prevenzione traumi; Condizionamento Metabolico, gli esercizi devono essere caratterizzati dall’intermittenza come si è visto, accompagnando i movimenti con l’utilizzo del pallone: • utilizzando le linee del campo, muovere i piedi velocemente da un lato e dall’altro per 5\6 metri; • alternare utilizzando linee laterali o trasversali, in modo che i movimenti siano avanti\dietro destra\sinistra; • utilizzo delle gabbie, l’atleta deve muovere velocemente i piedi all’interno della gabbia (si possono alternare gli spostamenti in avanti con quelli laterali o altro), alla fine del percorso i può aggiungere uno scatto verso il canestro opposto con passaggio e tiro a canestro; • altri esercizi utilizzando le line-step; • 5c5 difesa a uomo, si gioca tutto campo, la squadra che attacca deve effettuare almeno 10 passaggi, non 167


si può palleggiare, la squadra in difesa deve impedire e possibilmente recuperare il pallone; • in metà campo, 3c3 o 4c4 o 5c5, il giocatore con la palla deve passare ad un giocatore della squadra avversaria ostacolato da un altro, una volta passata la palla deve andare a difendere sul giocatore cui ha passato la palla; • atleti in riga sulla linea laterale del campo di pallavolo, corsa blanda verso la linea opposta, poi due o tre scatti verso la linea laterale opposta con movimenti di cambio di direzione, infine di passo verso la linea opposta, ripetere per 3 minuti circa; • posizione 5 cinesini sul cerchio della lunetta, ogni atleta deve effettuare un otto passando da uno all’altro dei cinesini, si può fare sia correndo, che scivolando. Fase di disattivazione, esercizi di natura posturale (si utilizza la forza di gravità per assecondare e distendere i muscoli): • sdraiati schiena a terra, allungare braccia e gambe il più possibile; • sdraiati schiena a terra, tenere le gambe incrociate al petto con le mani allargate a croce; • lo stesso ma tenendo una gamba incrociata, l’altra distesa a 45° circa; • sdraiati a terra, braccia allargate portare una gamba verso il braccio lato opposto, girare la testa verso il lato della gamba incrociata; • sdraiati schiena a terra, sollevare le gambe a squadra (possibilmente appoggiandosi ad un muro) • in piedi, portare le braccia dietro la schiena in basso, effettuare un piegamento dalla posizione fondamentale il più in baso possibile; • stessa posizione fondamentale braccia poste in alto, effettuare un abbassamento tentando di andare il più in basso possibile. Questi esercizi si possono effettuare senza scarpe, alla fine di questi esercizi si consiglia agli atleti di camminare sul campo alzandosi sulle punte del piedi senza forzare, serve per defaticare i muscoli della pianta del piede.

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Corso Allievo Allenatore Roma 2008 Tiziano Carradore

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Indice Modulo 1 - Progetto “Diventare Coach” ........................................................................................ 2 Modulo 2: Il Gioco del Basket e la Simbologia ................................................................ 3 Modulo 3: Fondamentali senza Palla e Ball Handling ...................................................... 4 Modulo 4: Il Palleggio ................................................................................................... 7 Modulo 5: Fondamentali Individuali di Difesa ............................................................... 9 Modulo 6: Arresti e Partenze ......................................................................................... 11 Modulo 7: Il Passaggio .................................................................................................. 20 7.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 23 Modulo 7: Il Tiro ........................................................................................................... 29 8.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 31 Modulo 8: Il Regolamento Tecnico ................................................................................ 34 9.1 Esercitazioni in aula ................................................................................................... 39 Modulo 9: Elementi di didattica ................................................................................. 40 Modulo 10: Aspetti Psicologici .................................................................................. 43 11.1 La Comunicazione ......................................................................................................... 48 11.2 L’Apprendimento .......................................................................................................... 49 11.2.1 Le Fasi dell’apprendimento .................................................................................... 49 Cap. 12 La Preparazione Fisica ............................................................................................... 51 12.1 Esercizi svolti in Campo ................................................................................................ 58 Cap. 13 Allegato A: Relatori e date del Corso ......................................................................... 59 Cap. 14 Allegato C: Esercitazioni in aula sulla simbologia: soluzioni...................................... 60

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Modulo 1 DIVENTARE COACH Gli Obiettivi Il progetto “Diventare Coach” si prefigge l’obiettivo di creare allenatori autonomi e responsabili per avere giocatori autonomi e responsabili. L’iter prevede che si seguano corsi modulari con step intermedi che permettano via via di raggiungere livelli diversi, di seguito sintetizzati: • Allievo Allenatore • Allenatore di Base • Allenatore (biennale) • Allenatore Nazionale (tramite il conseguimento di master) La gestione organizzazione e progettazione dei corsi viene sempre supervisionata dal CNA Comitato Nazionale Allenatori. I Concetti di Base Durante i corsi si evidenzia la necessità di definire il concetto di Pallacanestro Integrata attraverso alcuni punti fondamentali: • Tecnico – Tattica • Preparazione Fisica • Preparazione Mentale Questi concetti sono essenziali e sempre presenti in ogni fase del gioco della pallacanestro che ha insite alcune fondamentali caratteristiche: • movimenti con e senza palla • collettività • simmetria • di situazione • aciclicità • aerobica\anaerobica alternata Tutto il gioco della pallacanestro comunque non può prescindere da 4 fondamentali postulati: • spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio Il gioco della pallacanestro si divide in: • attacco • difesa L’attacco si può interpretare in attacco a metà campo (difesa schierata) e contropiede. Esempi di schieramenti offensivi: • 5 fuori • 1-2-2 • 1-3-1 • 1-4 alto\basso ( forse un po’ superata ) • 2-2-1 • Box (rimesse) • Situazioni speciali (palla a due, isolamento per 1 c 1 su un quarto di campo, doppio blocco, etc.) La difesa ha due macro aree: • difesa a zona • difesa a uomo In entrambi i casi si può parlare di difesa a metà campo o tutto campo (pressing per le zone). Esempi di schieramenti difensivi a zona: • Zona pari: 2-1-2; 2-3 • Zone dispari: 3-2; 1-2-2; 1-3-1 Inoltre sono da ricordare anche le zone miste • box and one • triangolo e due I ruoli in campo si suddividono in esterni: • play • guardia • ala • angolo 171


ed interni: • pivot • post (alto, medio) La Metodologia Definito l’obiettivo del corso, resta da descrivere la metodologia di riferimento. È necessario partire dal concetto di sapere: chi insegna qualcosa deve essere preparato (vale per tutte le discipline). Il solo sapere non è sufficiente, bisogna anche saper fare che si traduce nella capacità di effettuare una corretta progettazione didattica ma, anche, di saper effettuare un esercizio (dimostrazione). Più in generale, l’allenatore deve sapere quali obiettivi si propone, in quanto tempo e con quali mezzi. Questi tre elementi costituiscono la base per una buona didattica. A questo concetto si affianca quello di saper far fare in campo , l’allenatore deve programmare il proprio lavoro e poi deve essere in grado di metterlo in pratica: modalità didattiche. In ultimo deve verificare gli esercizi effettuati dai propri allievi, verificarne i movimenti che si prefigge di insegnare e far eseguire. Ultimo concetto: saper comunicare, ricordarsi che l’allenatore allena uomini, persone con le quali si deve relazionare, parlare. Deve essere in grado di instaurare un rapporto proficuo per far rendere il massimo dai propri giocatori, saper parlare, ma saper anche ascoltare e non solo relativamente a questione tecniche!

L’Organizzazione del Campo Tutti gli allenamenti devono essere preparati con cura a partire dai concetti esposti precedentemente. La preparazione deve prevedere anche la suddivisione del lavoro sul campo. I giochi e gli esercizi possono essere previsti per file (giocatori uno dietro l’altro) per righe (uno di fianco all’altro); in coppia, in singolo, a gruppi; su tutto il campo, a metà campo (di attacco o di difesa, o trasversale), su un quarto, su una porzione. L’allenatore sceglierà di volta in volta quale disposizione attuare affinché l’esercizio possa essere effettuato negli spazi più consoni.

Modulo 2 IL GIOCO DEL BASKET E LA SIMBOLOGIA Il Gioco del Basket La pallacanestro, conosciuta anche come basket, diminutivo del termine inglese basketball, è uno sport di squadra in cui due squadre di cinque giocatori ciascuna si affrontano per segnare con un pallone nel canestro avversario, secondo una serie di regole prefissate. La pallacanestro è uno sport che è nato fondamentalmente dall'ingegno di un solo uomo, James Naismith, professore di ginnastica canadese. Nel 1891 Naismith lavorava presso la YMCA International Training School di Springfield, in Massachusetts. Gli venne chiesto di trovare uno sport che potesse tenere in allenamento durante la stagione invernale i giocatori di baseball e football in alternativa agli esercizi di ginnastica. Ispirato al gioco canadese duck-on-a-rock, il basketball vide la luce il 15 dicembre 1891, regolato da tredici norme, con un cesto di vimini per le pesche appeso alle estremità della palestra del centro sportivo e due squadre di nove giocatori. Il nome del gioco fu coniato da uno degli allievi di James Naismith, Frank Mahan, dopo che l'inventore aveva rifiutato di chiamarlo Naismithball. Il 15 gennaio 1892 Naismith pubblicò le regole del gioco: è la data di nascita ufficiale della pallacanestro. La prima partita della storia terminò 1 a 0. Lo sport divenne popolare negli Stati Uniti in brevissimo tempo, cominciando subito dopo a diffondersi in tutto il mondo, attraverso la rete degli ostelli YMCA; gli allievi di Naismith divennero missionari e mentre viaggiavano nel mondo per portare il messaggio cristiano, riuscivano a coinvolgere i giovani nel nuovo gioco. Fu aggiunto al programma olimpico in occasione delle Olimpiadi estive di Berlino 1936 (anche se vi era stato precedentemente un torneo di basket durante le Olimpiadi di St. Louis 1904, non riconosciuto ufficialmente dal CIO). In quell'occasione, Naismith consegnò la medaglia d'oro agli Stati Uniti, che sconfissero in finale il Canada. Nel 1946 nacque negli USA la National Basketball Association (NBA), con lo scopo di organizzare le squadre professionistiche e rendere lo sport più popolare. Nel resto del mondo, la diffusione si incrementò con la nascita della Federazione Internazionale Pallacanestro nel 1932. In Europa, il basket ebbe una particolare risonanza e soprattutto l'Unione Sovietica fu lo stato che riuscì a competere a livello internazionale alla potenza degli Stati Uniti. In Europa la pallacanestro “sbarca” alla fine del 1800, la prima partita si svolge a Parigi nel 1893. Il gioco viene importato dai soldati americani durante la prima guerra mondiale. Nel 1919 viene effettuato il primo triangolare tra le rappresentative militari di USA, Italia e Francia. In Italia la prima esibizione della palla al cerchio viene organizzata dalla prof.ssa Ida Pesciolini a Siena, siamo nel 1907. Altre date storiche: 172


• 1921 nasce la FIB • 1922 l’Assi Milano vince il primo titolo • 1924 nasce la FIPAC • aprile 1926 a Milano 1° incontro della Nazionale Italiana: Italia – Francia, risultato 23-17 • 1937 primo campionato a girone unico vinto della Borletti Milano A Roma si sono avuti personaggi che rimarranno nella storia della pallacanestro: • Francesco Ferreo, che dopo essere stato giocatore ed allenatore della Nazionale Italiana, fece vedere per la prima volta in Europa la difesa 1-3-1; • Elliot Van Zandt, capitano di fanteria di colore dell'Athletic Department dell'esercito statunitense; è stato commissario tecnico della nazionale italiana maschile dal 1948 al 1952; agli Europei di Parigi, nel 1951, la squadra azzurra giunse al quinto posto. Maniaco dei fondamentali di lui Valerio Bianchini dice « … fu il primo vero coach approdato in Italia»; • Nello Paratore; • Giancarlo Primo, assistente di Paratore, poi guida della Nazionale Italiana per 11 anni (alsuo attivo due bronzi europei (Essen 1971 e Belgrado 1975); • Vittorio Tracuzzi. La Simbologia Ogni piano di allenamento, ogni schema, ogni esercizio può essere graficizzato utilizzando un’appropriata simbologia di uso internazionale. L’utilizzo della simbologia è essenziale nella preparazione dei piani di allenamento così come nella creazione degli schemi e degli esercizi.

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Modulo 3 FONDAMENTALI SENZA PALLA E BALL HANDLING Fondamentali senza Palla - I fondamentali senza palla sono l’espressione di base più importante del gioco della pallacanestro. Utilizzare bene i fondamentali senza palla significa, tra l’altro, riuscire ad effettuare il movimento più idoneo in funzione della situazione di gioco. Un bravo giocatore deve riuscire ad anticipare la lettura della situazione di gioco ed utilizzare il fondamentale più adatto. L’allenatore deve insegnare i fondamentali con lo scopo di rendere i giocatori autonomi, cioè in grado di utilizzare in modo autonomo il fondamentale più idoneo. I fondamentali senza palla sono quelli che maggiormente vengono utilizzati in partita: si gioca senza palla più di quanto non si giochi con la palla in mano. Giocare senza palla significa: • aiutare il compagno con la palla in mano, creargli spazio, fare un taglio in modo da portare fuori dal proprio spazio un difensore che potrebbe portare l’aiuto al difensore del compagno con la palla; • aiutare un compagno a smarcarsi, portare un blocco; • muoversi per ricevere la palla, taglio dentro, taglio fuori, cambio di direzione e velocità. Per tutti i fondamentali senza palla sono importanti due concetti di base: • equilibrio, ovvero la capacità di compiere un gesto tecnico potendo farne un altro immediatamente senza perdere la stabilità ed il controllo del proprio corpo; • rapidità, ovvero la capacità di effettuare con la massima velocità un fondamentale in modo corretto, il che non significa svolgere al massimo della propria velocità, ma farlo in modo corretto al massimo della propria velocità. Occorre che ai giocatori venga insegnato l’automatismo dei fondamentali: il giocatore deve aver chiaro, in testa prima e nel fisico poi, il giusto fondamentale da applicare. Una volta che questo automatismo è acquisito si può passare alla ricerca della rapidità. Per eseguire bene i fondamentali è necessario muovere bene i piedi: la pallacanestro si gioca coi piedi! Di seguito sono esposti i fondamentali individuali senza palla: • Posizione fondamentale • Cambio di velocità • Cambio di direzione • Cambio di senso • Giro in corsa • Giro La Posizione fondamentale prevede che il giocatore fletta le gambe parallele tra loro ad una larghezza leggermente superiore alla larghezza delle spalle, i piedi devono essere paralleli tra loro (leggermente estroflessi), le gambe flesse, la schiena dritta e leggermente spostata in avanti ed il peso del corpo grava sulle punte dei piedi. Cambio di velocità: può essere lento\veloce tipica di una situazione di 1C1 o di contropiede, veloce\lento in contropiede il palleggiatore viene chiuso da un difensore e quindi rallenta o fa un palleggio in arretramento. Queste sono tipiche situazioni di cambio di velocità, nel caso di cambio di velocità lento\veloce, il piede posteriore è quello che da la spinta, le spalle si muovono in avanti alla ricerca di spazio e per mettere il difensore in posizione di minor contrasto. Cambio di direzione: quando un giocatore decide di modificare la sua direzione, è sempre accompagnato da un cambio di velocità, altrimenti si favorisce il difensore; il giocatore dovrà poggiare il 1° piede prima sul tallone e poi sulle punte, il 2° sulla punta; quindi effettuerà il primo passo corto, effettuerà una torsione del busto, poi volgerà il 2° piede nella nuova direzione spostando anche il peso del corpo, il 2° passo sarà lungo con lo scopo di guadagnare più spazio possibile. Cambio di senso: analogo al cambio di direzione, ma in questo caso la nuova direzione sarà di 180° rispetto alla precedente, ci si ferma con un piede posto in avanti rispetto all’altro, si effettua un giro sulle punte dei piedi cambiando la posizione del corpo verso la direzione opposta. Giro: può essere sia frontale che dorsale, nel caso di quello dorsale si può perdere la visione del campo per il periodo di tempo necessario ad effettuare la torsione del busto. • Giro frontale: dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno (piede che deve fungere da “cerniera”) mentre l’altro si muove in rotazione frontale, giro davanti al mio ostacolo. • Giro dorsale: come il precedente dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno mentre l’altro si muove in rotazione dorsale (opposta al precedente). 174


La scelta del giro dorsale o frontale dipende dalla situazione di gioco: se il mio compagno ha la palla ed io non sono anticipato in post basso, posso andare incontro al mio difensore quindi effettuare un giro dorsale per mettermi di fronte al mio compagno e dare a lui una buona linea di passaggio. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. disposti su tutto il campo eseguire la posizione fondamentale rimanendo in quella posizione per alcuni secondi; 2. dalla posizione fondamentale dondolarsi spostando il peso del corpo dalle punte dei piedi ai talloni e viceversa in continuità; 3. a coppie lo stesso esercizio (ricerca dell’equilibrio); 4. disporsi in fila lungo tutta la linea laterale del campo ad una distanza di almeno 1 metro l’uno dall’altro; correre girando lungo le linee esterne del campo al fischio effettuare il cambio di senso e riprendere a correre in direzione contraria; 5. sempre in fila disporsi sulla linea di fondo, il primo giocatore corre verso il gomito della lunetta ed effettua un cambio di direzione frontale poi si dirige verso l’incrocio della linea del centrocampo con quella laterale ed effettua un secondo cambio di direzione frontale, poi si dirige verso il gomito della lunetta ed effettua l’ultimo cambio di direzione frontale. Il secondo giocatore parte quando il primo ha effettuato il primo cambio di direzione. Si ripete l’esercizio cambiando il senso di rotazione (oraria\antioraria); 6. lo stesso esercizio di prima ma con cambi di direzione dorsali (virate), in questo caso è importante che l’allenatore verifichi che il giocatore effettui una repentina torsione del busto ma soprattutto della testa, poiché in questo cambio si ha per un attimo la perdita di visualizzazione del campo di gioco!; 7. disposti sul fondo in coppia distribuendo le coppie su tutto il lato corto, il primo giocatore corre fino alla linea del tiro libero ed effettua un giro frontale, poi corre verso la linea del centrocampo ed effettua un secondo giro frontale alternando il piede perno, poi corre verso la linea del tiro libero ed effettua un ulteriore giro frontale, infine corre verso il fondo, il secondo giocatore parte quando il primo ha completato il primo giro; 8. lo stesso esercizio del precedente ma sostituendo il giro frontale con il giro dorsale. Ball Handling - Con questo termine si intende la capacità del giocatore di essere padrone della palla in tutti i movimenti tecnici, in particolare nella presa, nella ricezione, nel passaggio, nel palleggio. Molti degli esercizi che vengono effettuati non hanno una reale applicazione ma servono al giocatore per acquisire capacità di “addomesticare” la palla in tante situazioni di gioco. Per riuscire ad acquisire e migliorare il trattamento della palla bisogna utilizzare degli esercizi specifici in funzione degli obiettivi preposti facendo molta attenzione ai dettagli nella modalità di esecuzione da parte dei giocatori. Gli esercizi possono essere divisi in: • esercizi per la rapidità delle mani; • esercizi per la sensibilità delle dita; • esercizi propedeutici per i gesti tecnici. A seconda del tipo di esercizio e della sua finalità, questi si possono anche suddividere in: • esercizi da fermo o in movimento; • con o senza palleggio; • con 1 pallone, con 2 palloni; • individuali o a coppie. Il miglioramento nel trattamento della palla si ottiene attraverso: • l’aumento della velocità di esecuzione dell’esercizio; • la combinazione di più esercizi. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. pizzicare la palla: il pallone viene toccato solo con le dita e passato da una mano all’altra tenendo le braccia distese in alto, poi distese in avanti, quindi in basso, poi si effettuano tutti questi movimenti in continuità alto, avanti, basso, dietro; 2. pendolo o ninnananna: si fa passare il pallone da una mano all’altra mentre il braccio della mano che riceve il pallone effettua una sbracciata verso l’alto, l’allenatore deve verificare che entrambe le braccia vengano sollevate sopra la testa e che il movimento sia armonico e fluido; 3. far passare il pallone dal dorso al palmo della mano facendolo roteare, prima con una mano poi con l’altra; 4. far saltellare il pallone sul dorso poi sul palmo, prima con una mano poi con l’altra; 5. far passare il pallone dietro la schiena prima in un verso poi nell’altro; 6. far passare il pallone dietro la testa prima in un verso poi nell’altro; 7. far passare il pallone dietro le gambe prima in un verso poi nell’altro; 8. in continuità far passare il pallone dietro la testa, dietro la schiena, dietro le gambe, dall’alto verso il basso poi dal basso verso l’alto; 175


9. portare una gamba avanti e far passare il pallone dietro la gamba, invertire le gambe; 10. far passare il pallone dietro una gamba posta in avanti, poi portare le gambe in parallelo, far passare il pallone dietro entrambe le gambe, poi portare in avanti l’altra gamba e far passare il pallone, tutto in continuità, cambiare verso; 11. otto sotto le gambe in parallelo, il pallone viene fatto passare attorno alle due gambe dall’esterno verso l’interno incrociando sotto le gambe; 12. far passare il pallone incrociando le gambe saltellando; 13. lanciare la palla sotto le gambe dietro la schiena, riprenderla e lanciarla in avanti sempre sotto le gambe; 14. mettere il pallone sotto le gambe con le braccia incrociate, cambiare posizione delle mani senza far cadere il pallone che deve restare sempre sotto le gambe; 15. lanciare il pallone in aria e riprenderlo dietro la schiena; 16. lanciare il pallone in aria e riprenderlo davanti immediatamente dopo che ha toccato terra; 17. palleggio laterale mentre con i piedi si effettua l’hockey drill, due palleggi con una mano poi si cambia lato; 18. palleggiare effettuando la ninnananna prima laterale poi frontale utilizzando solo una mano, cambiare mano; 19. lo stesso esercizio in continuità alternando palleggi laterali e frontali prima con una mano poi con l’altra; 20. palleggio frontale con una mano facendo la ninnananna ma è la mano esterna che riprende il pallone; 21. palleggio basso sotto le gambe il pallone rimane in mezzo le gambe e le mani cambiano la posizione davanti\dietro; 22. in posizione seduta, gambe incrociate, palleggiare lateralmente, il palleggio deve essere molto basso, continuare il palleggio alternando il palleggio con il palmo, con il dorso con il pugno, con il taglio della mano, alternare la mano destra e la mano sinistra; 23. stessa posizione palleggiare spostando il pallone attorno al corpo cambiando mano dopo i palleggi dietro la schiena e davanti al corpo opportunamente, dopo alcuni giri cambiare il senso del giro da orario ad antiorario; 24. sempre da seduti, ginocchia alte le mani sotto le gambe al centro, palleggiare alternando la mano destra con la sinistra; 25. sdraiati pancia sotto, palleggiare lateralmente, dalla stessa posizione ritornare seduti, poi sdraiarsi sulla schiena, cambiare mano; 26. con due palloni per ogni giocatore, effettuare la ninnananna frontale incrociando le braccia con i palloni facendo passare i palloni da destra a sinistra e viceversa; 27. sempre con due palloni, si palleggia solo con la mano destra mentre il pallone di sinistra viene passato a quella di destra, effettuare l’esercizio per alcune volte poi cambiare mano; 28. a coppie con ognuno un pallone, un giocatore fa da guida ed effettua una serie di palleggi in libertà variando i movimenti, l’altro effettua gli stessi movimenti a specchio; 29. sempre a coppie i due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro, si passa il pallone con una mano e si riceve con l’altra, esercizio in continuità; 30. stesso esercizio effettuando il passaggio schiacciato terra; 31. stesso esercizio ma si passa il pallone dopo 1 palleggio; 32. lo stesso ma dopo due palleggi laterali dondolati.

Modulo 4 PALLEGGIO - Il palleggio è il fondamentale che serve a spostarsi sul campo insieme al pallone, di questo fondamentale è necessario non abusare ma utilizzarlo nella maniera più idonea in funzione della situazione di gioco. Effettuare un cambio di mano frontale in mezzo al campo con l’avversario addosso potrebbe non essere la scelta giusta! L’allenatore dovrà insegnare ai giocatori tutti i fondamentali del palleggio spiegando anche in quali situazioni di gioco sono da preferire alcuni piuttosto che altri. È necessario, inoltre, insistere sul lato “debole”, i mancini dovranno lavorare più con la destra, i destrorsi più con la sinistra. Un giocatore che sappia giocare il pallone con entrambi le mani è molto più pericoloso di uno che palleggi bene solo con una delle due mani. Il palleggio serve per: • andare in contropiede; • trasferirsi sul campo (il giocatore si sposta sul campo avanzando, retrocedendo, lateralmente o diagonalmente); • battere l’avversario (situazione di 1C1); • migliorare l’angolo di passaggio, il giocatore si sposta per avere un angolo di passaggio migliore; 176


• uscire da una situazione di pericolo (raddoppio di marcatura) o particolare (rimbalzo); • dare inizio ad un gioco organizzato, un giocatore riceve palla in situazione di contropiede, si accorge di essere in sottonumero, palleggia in arretramento chiama un gioco ed attende che i propri compagni si mettano nella posizione idonea. Il palleggio può essere: • protetto; • veloce. Nel palleggio protetto, il corpo è in posizione fondamentale con il corpo leggermente di lato in modo da dare protezione al palleggio, il pallone rimbalza fino a circa il ginocchio, il palleggio è laterale parallelo alla gamba dello stesso lato della mano che si sta utilizzando per palleggiare, l’altro braccio protegge la palla stando in posizione di avambraccio piegato verso la palla stessa. Il giocatore deve ricercare l’equilibrio. Il palleggio va sempre effettuato con le dita ben divaricate, mai con il palmo della mano (deve rimanere pulito!!!), la mano deve sempre stare sopra il pallone. Nel palleggio in velocità, la mano con cui si palleggia deve sempre stare dietro la palla e spingerla verso avanti, il giocatore dovrà correre dietro il pallone. In questo caso non sarà possibile proteggere efficacemente il pallone come nel caso precedente. Il palleggio dovrà essere più basso possibile, MAI ALTO! Un caso particolare è il palleggio in arretramento, in questo caso la mano sta davanti al pallone e lo spinge verso dietro, il giocatore arretra portandosi dietro il pallone. Si può utilizzare nel caso di raddoppio di marcamento (soprattutto nel caso di raddoppi “cercati” dall’attacco), il giocatore raddoppiato effettua due\tre palleggi in arretramento per effettuare un cambio di direzione e velocità, oppure per avere un angolo di passaggio migliore ed eludere il raddoppio! È molto importante la scelta del timing, il momento in cui effettuo il tipo di palleggio appropriato, questo dipende dalla situazione di gioco, il giocatore deve verificare la posizione del proprio avversario, verificare se c’è una reazione e quale reazione c’è al gesto tecnico (per es. una hesitation) infine sceglie la modalità di palleggio più opportuna. Di seguito vengono elencati i movimenti legati al palleggio: • cambio velocità; • cambio di senso; • cambio di direzione; • cambio di mano frontale; • cambio di mano tra le gambe; • cambio di mano dietro la schiena; • giro in palleggio (virata); • spostamento laterale in palleggio; • finte di cambio di mano; • esitazione in palleggio. Il palleggio può essere abbinato ad un cambio di senso, quasi sempre in arretramento, in genere non si effettua in partita un cambio di senso classico, si perde la visione del gioco, forse l’unica situazione che si può rappresentare è quella in cui c’è un recupero difensivo in velocità, il giocatore recupera il pallone e nello slancio palleggia senza fermarsi, quindi effettua un cambio di direzione per avere la fronte diretta al canestro di attacco. Il palleggio è utilizzato in modalità differente nel cambio di mano (si porta il pallone da una mano all’altra continuando a palleggiare). Cambio di direzione frontale: da un palleggio laterale, si effettua una veloce sbracciata verso l’interno schiacciando il pallone verso l’altra mano, la mano che riceve il pallone la spinge verso la nuova direzione, è importante la corretta sincronia di mani e piedi, la gamba posteriore è la stessa della mano con cui si stava palleggiando; Giro in palleggio, normalmente si effettua il giro dorsale, si spinge il pallone indietro in mezzo alle gambe, il giocatore deve girare velocemente il busto e la testa. Il piede perno è quello opposto alla mano con cui si inizia il giro. Potrebbe risultare pericoloso per il fatto che si presta al raddoppio di marcamento, si perde per un attimo la visualizzazione del campo e del gioco. Mezzo giro, il giocatore inizia il movimento come se fosse il giro, poi una volta che il pallone è in mezzo e alle gambe lo recupera con la stessa mano e continua a palleggiare rifacendo in senso contrario il mezzo giro che aveva iniziato, in questo caso il cambio di velocità e ancora più importante. Cambio di mano dietro la schiena, il pallone si spinge da dietro il corpo verso avanti, (soprattutto con giocatori alle prime armi è utile consigliare di darsi una manata sul sedere). 177


Cambio di mano sotto le gambe, si effettua come il frontale, ma il palleggio non avviene davanti al corpo ma in mezzo alle gambe, è molto importante stare con le gambe piegate. La gamba che sta in posizione avanzata è quella opposta alla mano che inizia il palleggio. Finta del cambio di direzione, il giocatore fa dondolare la palla frontalmente, la recupera con la stessa mano e procede in palleggio. Lo stesso si può fare abbinando questo movimento all’ hockey drill, in questo caso i piedi sono in continuo movimento, un contemporaneo movimento delle spalle aiuta il giocatore a crearsi un buona opportunità di 1C1. In questo caso si parla anche di hesitation. Palleggio laterale, si palleggia lateralmente al corpo mentre con piccoli passi o con scivolamenti il giocatore si sposta dallo stesso lato del palleggio. ESERCIZI eseguiti sul campo 1. riscaldamento senza palla: corsa sulle linee, corsa a saltelli, incrociando le gambe; 2. ball handling (un set di esercizi visti nel modulo apposito); 3. palleggio da fermi: i giocatori sono disposti sul campo in libertà davanti all’istruttore, palleggi laterali (standard altezza ginocchio, bassi, alti), poi dondolando la palla frontalmente, poi lateralmente, effettuando gli esercizi prima con la mano destra e poi con la sinistra; 4. sempre con i giocatori fermi in mezzo al campo, palleggio con cambio di mano in tutte le sue possibilità: in mezzo le gambe, dietro la schiena, effettuando il giro in palleggio, effettuando il mezzo giro; 5. giocatori distribuiti in riga sulla linea di fondo del campo, si palleggia verso la prima linea del tiro libero con la mano destra, sulla linea del tiro libero si effettua un cambio di mano frontale (accenno di cambio direzione), si continua a correre verso il centrocampo, si effettua un nuovo cambio di mano frontale, si corre verso la linea del tiro libero e si effettua l’ultimo cambio di mano sempre frontale. Sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e lo si re inizia cambiando la mano di inizio dell’esercizio; 6. lo stesso esercizio precedente, ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena, poi effettuando il giro, poi effettuando il cambio di mano sotto le gambe; 7. giocatori distribuiti sulla linea perimetrale del campo in fila, palleggiare lungo il perimetro con la mano esterna; 8. stesso esercizio, però ogni 5 palleggi effettuare un cambio di senso cambiando verso di corsa; 9. sempre sulle linee perimetrali del campo si palleggia con la mano esterna, dopo 5 palleggi si effettua un cambio di mano frontale, quindi due palleggi con l’altra mano e si effettua un nuovo cambio di mano frontale, alternare la mano di inizio esercizio; 10. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena; 11. lo stesso esercizio ma effettuando il giro; 12. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano sotto le gambe; 13. stesso esercizio ma effettuando i 4 cambi uno di seguito all’altro in continuità, alternare la mano di inizio dell’esercizio in funzione del senso orario\antiorario di corsa; 14. sempre in fila lungo le linee perimetrali del campo, iniziando a palleggiare con la mano destra (palleggiare sempre verso l’esterno del campo) effettuare 5 palleggi e poi effettuare il mezzo giro continuando a palleggiare con la stessa mano; 15. stesso esercizio iniziando con la mano sinistra; 16. sempre in fila; iniziare a palleggiare dirigendosi verso il centro del campo, 5 palleggi e poi 3 palleggi laterali con spostamenti laterali palleggiando con la stessa mano, cambiare mano dopo un po’; 17. giocatori sul fondo del campo, posizionarsi a file di due giocatori ognuno con il pallone, si palleggia con la destra verso la linea del tiro libero, lì si effettuano 3 palleggi in arretramento poi si effettua un cambio di mano frontale cambio di velocità verso il centrocampo, arrivati si effettuano 3 palleggi in arretramento cambio di mano e di velocità verso l’ultima linea del tiro libero, come nel caso precedente si effettuano 3 palleggi in arretramento e poi cambio di mano frontale e di velocità, arrivati sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e si riparte iniziando con la mano opposta a quella utilizzata la prima volta, ripetere l’esercizio 4 volte; 18. stesso esercizio ma con cambi di mano dietro la schiena; 19. stesso esercizio ma con il giro; 20. stesso esercizio ma con cambi di mano sotto le gambe; 21. posizionare i giocatori a coppie sulle linee laterali ognuno con un pallone, ogni coppia avrà un giocatore su un lato del campo e uno sul lato opposto, si inizia palleggiando con la mano sinistra verso il centro del campo, quando i due compagni si incrociano si effettuano tre palleggi in arretramento si effettua un cambio di mano frontale, quando i due compagni si incrociano nuovamente si danno un five basso, poi si continua a palleggiare con la mano destra verso il fondo giro frontale (piede perno sinistro) e si continua, ripetere l’esercizio 4 volte poi cambiare mano di inizio dell’esercizio (l’esercizio diventa speculare); 22. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano dietro la schiena; 178


23. lo stesso esercizio precedente ma con il giro; 24. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano sotto le gambe; 25. posizionare tutti i giocatori in una zona ristretta del campo (la campana per esempio) ognuno con il pallone, l’esercizio consiste nel muoversi con il pallone palleggiando nell’area designata tentando di buttare fuori dall’area di gioco il pallone di ogni altro giocatore e, nello stesso tempo, di proteggere il proprio; man mano che vengono eliminati i giocatori restringere l’area di gioco.

Modulo 5 FONDAMENTALI INDIVIDUALI DI DIFESA • la posizione difensiva; • l’uso delle gambe; • l’uso delle mani; • gli scivolamenti; • cambio di guardia. Esiste una differenza molto importante rispetto ai fondamentali offensivi: in difesa gioca un ruolo molto rilevante il fattore mentale (psicologico)! La voglia di non mollare mai, di sacrificarsi su ogni pallone per tutti i secondi dell’azione avversaria, favorisce, e di molto, la possibilità di effettuare una buona difesa. Questa volontà, si traduce nella capacità dei giocatori di non dare vantaggio agli avversari, fare in modo che gli attaccanti non possano prendere tiri facili, che non possano passare la palla in tranquillità, che debbano faticare per effettuare i loro giochi in attacco. Un altro fattore fondamentale è la comprensione dell’importanza del gruppo: un giocatore può marcare perfettamente il proprio diretto avversario, non gli fa prendere palla, ma se all’occorrenza non aiuta il suo compagno di squadra saltato dal suo diretto avversario, non è stata fatta una buona difesa: tutti i giocatori in campo non hanno fatto una buona difesa. Da una buona difesa può esserci una ripartenza per un attacco equilibrato. Difendendo bene, anche se in modo aggressivo, utilizzando una buona posizione difensiva diminuisce il problema di falli, i nostri giocatori non sono condizionati dal problema dei falli e possono lasciare il campo solo per motivi tecnico-tattici. Normalmente si dice che le partite si vincono in difesa e si perdono in attacco; pur avendo una giornata non brillante in attacco, una solida difesa, capace di non far giocare l’avversario con tranquillità, può comunque portarci alla vittoria, il viceversa è, normalmente, smentito dai fatti. Possiamo schematizzare così gli elementi importanti per la difesa: dati psicologici:

orgoglio, voglia di vincere, voglia di non essere battuto dal proprio avversario né dalla squadra avversaria, voglia di soffrire fino all’ultimo secondo (li abbiamo appena visti);

dati tecnico-fisici:

gambe, ma soprattutto piedi, devono essere rapidi, agili reattivi mani e braccia, altrettanto rapidi e reattivi, in particolare le mani devono essere rapide per rubare un pallone, ma senza perdere l’equilibrio senza cadere nei trabocchetti che alcuni palleggiatori portano al difensore

visione periferica:

avere sempre la visione di gioco di tutto il campo, testa alta.

posizione difensiva: è simile alla posizione fondamentale, già vista nei fondamentali individuali offensivi, gambe larghe quanto le spalle e flesse in avanti, piedi paralleli, busto leggermente spostato in avanti e piedi leggermente alzati, il peso grava principalmente sugli avampiedi che saranno leggermente sollevati, braccia flesse mani estese e con i palmi rivolti verso l’alto. I piedi devono seguire lo spostamento dell’avversario, mentre le mani quello del pallone. Una mano dovrà stare in basso seguendo il pallone per impedire o, al limite, limitare i cambi di direzione in palleggio dell’avversario; l’altra mano sarà in alto per “ sporcare” le linee di passaggio o comunque per mettere pressione durante i passaggi. Altro concetto di fondamentale importanza è la capacità di anticipazione: conoscere l’avversario e tentare di prevederne i movimenti ed adeguare la propria posizione. È importante che i difensori non tentino di rubare la palla, il rischio è quello di perdere l’equilibrio, di sbilanciarsi, e di permettere all’avversario di saltare il difensore. Il gesto tecnico difensivo più importante in movimento è quello dello scivolamento. Nel caso di scivolamento laterale, la gamba opposta al lato di scivolamento è quella che spinge mentre quella dallo stesso lato e la gamba guida. Durante la fase di scivolamento, il difensore dovrà rimanere 179


sempre con la gambe piegate (vedi posizione difensiva), i passi saranno brevi, un passo troppo lungo provoca la perdita di equilibrio; i piedi non dovranno mai incrociarsi, altro motivo di perdita dell’equilibrio. Nel caso di difesa su un attaccante, il piede di spinta dovrà posizionarsi sempre più o meno in direzione centrale rispetto alle gambe dell’avversario, mentre quello di guida dovrà superarlo. Altro fondamentale è il cambio di guardia: è un mezzo giro dorsale, il piede perno, inizialmente è il piede di guida, concluso il mezzo giro diventerà il piede di spinta. Il cambio di guardia premette sempre al difensore di concedere spazio al proprio avversario. Non concedere spazio, restringere lo spazio è uno dei primi obiettivi di una difesa corretta. Esiste un caso in cui il difensore è costretto a lasciare un po’ di spazio: difesa sul giro! In questo caso il difensore dovrà spostarsi un po’ in direzione opposta al giro, questa perdita di terreno è compensata dal fatto che il giocatore che propone un giro ha comunque un minimo di tempo in cui ha una perdita della visione del gioco. Il difensore dovrà trovarsi sempre tra l’avversario ed il canestro, questo concetto è basilare. Il compito della difesa è quello di rallentare il portatore di palla se l’azione si svolge lontano dal canestro, di stringere gli spazi quando l’azione è vicino al canestro. Un importante movimento è il cosiddetto salto verso la palla , si effettua questo movimento normalmente in tutte le condizioni di difesa, ma è basilare nella difesa del dai e vai. Si esegue un salto verso la palla per opporre il corpo al taglio dell’avversario e costringerlo a tagliare dietro il difensore. Altri concetti di difesa individuale sono: guardia chiusa:

difesa sul taglio, il difensore rivolge lo sguardo sempre all’attaccante, non lo perde di vista, ma accetta di perdere per un attimo la visione di gioco per non perder il contatto con l’attaccante;

guardia aperta:

difesa sul taglio, il difensore non perde mai il contatto visivo con la palla accettando di perdere il contatto con l’attaccante nel momento di passaggio del tagliante al centro dell’area.

Un singolare insegnamento, fondamentale, è quello di parlare in difesa. I giocatori in campo devono dare una serie di indicazioni ai compagni di squadra: taglio basso\alto, blocco destra\sinistra o alto\basso, tiro, etc… sono tutte indicazioni che permettono ai giocatori di adeguare i proprio movimenti difensivi. Altro elemento importante è il riconoscimento della cosiddetta linea della palla: è la linea immaginaria che passa per la posizione in cui si trova il pallone ed è parallela alla linea di fondo campo. ESERCIZI eseguiti sul campo Riscaldamento: disposti in fila a coppie sul fondo del campo: - corsa in avanti, indietro - corsa con cambi di direzione ogni 5 passi 1. Disposti su una metà di campo di fronte all’allenatore assumere la posizione fondamentale di difesa, seguendo i gesti dell’allenatore effettuare 1 scivolamento laterale verso destra, laterale verso sinistra, in avanti, indietro; 2. effettuare lo stesso esercizio ma con 2 scivolamenti; 3. giocatori disposti a coppie sul fondo del campo all’altezza dell’incrocio dell’area con il fondo campo, i due giocatori della coppia si dispongono uno di fronte all’altro; i 2 giocatori della prima coppia corrono fino alla linea del tiro libero, poi effettuano scivolamenti fino al centro campo, poi corrono ancora verso l’altra linea del tiro libero quindi ancora scivolamenti fino al fondo campo, si rientra correndo lentamente, la seconda coppia parte quando la prima ha superato il centro campo; 4. disporsi a coppie ad uno degli angoli del campo, 1C1 senza palla mezzo campo, un giocatore corre cambiando direzione spesso, l’altro effettua scivolamenti tentando di porsi sempre davanti all’altro giocatore, sulla linea laterale chi scivola deve mettere il piede fuori dal campo o almeno deve toccare la linea; 5. disporre i giocatori in fila ad uno degli angoli del campo, effettuare un otto con corse sulle linee laterali, scivolamenti su quelle centrali e su quelle di fondo: il primo giocatore corre dall’angolo verso il centro campo lungo la linea laterale, arrivati a centro campo effettua un giro frontale, effettua scivolamenti fino lungo tutta la linea del centro campo, quando incontra la linea laterale effettua un nuovo giro frontale e corre verso la linea di fondo, qui effettua un nuovo giro frontale e scivola lungo la linea di fondo, alla linea laterale ricomincia a correre sulla linea laterale fino al centro campo, qui altro giro frontale ed altro scivolamento fino all’altra linea laterale, corsa lenta; 6. fino al fondo di campo e di passo fino all’angolo iniziale; 7. stesso esercizio con giri frontali; 8. disporre i giocatori su una metà di campo di fronte all’allenatore, questi con i gesti comunica i movimenti 180


di scivolamenti da effettuare, in più però può gridare le parole: tiro (in questo caso i giocatori devono effettuare un salto come per prendere un rimbalzo), palla (i giocatori devono buttarsi pancia a terra come per recuperare un pallone), sfondamento (eseguire uno scivolamento all’indietro, prendere posizione stando fermi, mimare lo sfondamento, rullare all’indietro. Tra un movimento e l’altro i giocatori devono muovere i piedi facendo: hockey step. 9. Scivolamenti in croce su metà campo.

Modulo 6 ARRESTI E PARTENZA Arresti - Sono movimenti fondamentali nella pallacanestro, possono essere legati tra loro o associati ad altri movimenti: • arresto e ricezione; • arresto e tiro; • palleggio, arresto e tiro, • partenza in palleggio. Elementi importanti sono: • equilibrio (in questo non si discostano dagli altri fondamentali senza palla); • uso piede perno. Gli arresti si distinguono in: • arresti ad 1 tempo, i piedi toccano contemporaneamente terra prima con la punta poi con il tallone; • arresti a 2 tempi, il primo piede tocca prima con il tallone poi con la punta, il secondo con la punta. L’arresto può essere eseguito durante il palleggio, per recuperare equilibrio, o per modificare l’impostazione di un gioco, dopo il palleggio, dopo la ricezione (prima di un eventuale palleggio, tiro o altro passaggio). Partenze: Le partenze si distinguono in : • partenze dirette • partenze incrociate Le partenze dirette si dicono anche stessa mano stesso piede: significa che il giocatore deve iniziare la fase di palleggio utilizzando una mano e deve effettuare il primo passo con la gamba dello stesso lato della mano con cui inizia a palleggiare. La partenza incrociata prevede che si utilizzi in modo incrociato gamba di partenza e mano di palleggio, così che se si utilizza la mano destra per palleggiare il primo passo sarà fatto con la gamba sinistra e viceversa. Ricordarsi sempre che essendo un palleggio quello che il giocatore andrà a fare il pallone deve essere spinto a terra con la mano sopra il pallone mossa da dietro. ESERCIZI eseguiti sul campo Disporre i giocatori sparsi sul campo: 1. effettuare un autopassaggio (far rimbalzare il pallone davanti al proprio corpo ad una distanza di alcuni metri e riprenderla) riprenderla con arresto ad un tempo, quindi effettuare un giro frontale e ripetere lo stesso esercizio nel verso opposto, cambiare piede perno; 2. stesso esercizio ma con arresto a due tempi; 3. stessi esercizi di prima ma con giro dorsale, arresto ad un tempo, arresto a due tempi; 4. stessi esercizi di prima ma mimando il tiro dopo l’arresto, arresti ad un tempo e a due tempi; 5. stesso esercizio di prima ma dopo l’arresto effettuare una partenza diretta, non si effettua il giro, continuare fino alla fine del campo, dopo la partenza effettuare due\tre palleggi, poi di nuovo autopassaggio; 6. stesso esercizio di prima ma con partenza incrociata; 7. giocatori a coppie, un pallone per coppia; si parte uno di fronte all’altro, il giocatore senza palla effettua uno scivolamento laterale verso un lato a scelta, il compagno effettua un passaggio schiacciato terra dall’altro lato, il giocatore deve recuperare il pallone scivolando in senso contrario, recuperato il pallone fa effettuare lo stesso esercizio all’altro giocatore della coppia; 8. stesso esercizio di prima, ma il giocatore senza palla effettua un passo indietro, uno in avanti, poi uno scivolamento verso un lato, poi recupera il pallone; 9. sempre a coppie con un pallone, il giocatore senza palla deve posizionarsi davanti al giocatore con la palla a circa 3\4 metri dandogli le spalle, il giocatore con la palla effettua un passaggio (tipo lob) da un lato o dall’altro a scelta purché il pallone rimbalzi davanti al giocatore senza palla, questi deve intercettare il pallone facendogli fare il numero minimo di palleggi (possibilmente uno solo!!!), recuperato il pallone effettua un giro frontale e si dispone per fare lui il passatore, l’altro si posizionerà spalle a canestro davanti al giocatore con la palla; 10. disporre i giocatori a coppie con 2 palloni per coppia, i giocatori si devono disporre sulle linee laterali del 181


campo, i palloni stanno inizialmente da uno dei due lati, il giocatore con i due palloni lascia un pallone a terra ed inizia con una partenza incrociata a scelta, palleggia verso il centro campo, l’altro giocatore corre anch’egli verso il centro campo, il giocatore con la palla effettua un passaggio in corsa, l’altro riceve ed effettua un passaggio consegnato, il giocatore con la palla palleggia verso la linea laterale si arresta effettua un giro frontale e posa la palla per terra, l’altro dopo aver corso fino alla linea di fondo effettua un giro frontale, recupera la palla da terra ed inizia nuovamente l’esercizio; 11. stesso esercizio di prima ma con giro dorsale; 12. stesso esercizio di prima, alternando arresti ad un tempo ed arresti a due tempi; 13. posizionare i giocatori in fila sulla linea del centro campo rivolti verso un canestro ognuno con un pallone, passare la palla ad un giocatore posto sulla lunetta, poi correre verso la parte sinistra, ricevere la palla sulla linea del tiro libero, arresto ad un tempo, partenza diretta e tiro in corsa; 14. stesso esercizio ma con partenza incrociata dopo l’arresto; 15. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 16. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 17. stessi esercizi di prima ma questa volta dal lato destro; 18. disporre metà giocatori in ala sinistra senza palla, l’altra metà al centro con la palla; il giocatore in ala effettua uno marcamento, riceve la palla con arresto ad un tempo (piedi rivolti verso il canestro di attacco), partenza incrociata e tiro in corsa; 19. stesso esercizio di prima ma con partenza diretta (attenzione a non effettuare infrazione di passi); 20. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 21. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 22. stessi esercizi ma con tiro dal centro; 23. stessi esercizi di prima con partenza palleggio arresto e tiro; 24. stessi esercizi di prima ma con i giocatori disposti in ala a destra.

Modulo 7 PASSAGGIO - Il passaggio rappresenta la massima espressione della coniugazione dei postulati di base del gioco della pallacanestro: • spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio Lo dimostra il fatto che affinché si possa eseguire bene questo fondamentale deve esserci la necessaria partecipazione di almeno due giocatori: il passatore ed il ricevente. In sintesi potremmo dire che il passaggio è la collaborazione nello spazio e nel tempo in modo vantaggioso . Il passaggio deve essere effettuato per ottenere un vantaggio o per mantenere un vantaggio acquisito, è il caso per esempio del passaggio back-door, il giocatore che si è smarcato riceve palla dal passatore che ha verificato la situazione di vantaggio e può passare la palla per una facile conclusione a canestro. Il vantaggio, in questo caso, si è manifestato nel momento in cui il giocatore senza palla ha eluso il proprio difensore smarcandosi alle sue spalle. Il timing e lo spacing sono fondamentali: se il passatore ritarda il momento del passaggio e lo anticipa troppo, il gioco non avviene, se il passaggio non viene effettuato nello spazio corretto, anche in questo caso si vanifica una situazione di vantaggio. Altro esempio potrebbe essere dato dal ribaltamento di palla di un giocatore in pivot basso che sta subendo un raddoppio, egli avrà a disposizione i compagni di squadra piazzati sul perimetro e quindi potrà approfittare per eseguire un passaggio magari in ala opposta. In questo caso il vantaggio è costituito dall’aver dato la possibilità ad un giocatore di ricevere palla senza un difensore in marcamento aggressivo. Un cattivo passaggio comporta una perdita di vantaggio, che può andare dalla perdita di una proficua occasione di andare ad effettuare una conclusione ad alta percentuale di realizzazione (caso back-door) fino alla conseguenza peggiore che è rappresentata dalla perdita del possesso della palla. Il passaggio cattivo può essere tale anche a causa del ricevente. Il giocatore che riceve il passaggio deve comunque effettuare i giusti movimenti per ricevere il pallone, andare incontro al pallone, accorciare la distanza di passaggio, muoversi su una linea migliore di passaggio: in una parola il ricevente deve collaborare con il passatore. Il passaggio è la sintesi di processi: • psicologici • fisici • tecnico/tattici 182


Un cattivo passaggio può essere dovuto ad una o più cause inerenti i processi appena elencati. Problemi psicologici: un giocatore che ha paura di perdere il pallone avrà la tendenza ad effettuare passaggi errati magari sotto pressione difensiva, il motivo potrebbe essere insito nel giocatore, così come potrebbe essere dovuto alla cattiva relazione personale nei confronti con i suoi compagni di squadra o nei confronti dell’allenatore. Problemi fisici: il passatore sta tentando di effettuare un passaggio ad una distanza superiore alle sue capacità di spinta degli arti inferiori e\o superiori. Problema tecnico\tattico: il passatore non esegue il movimento corretto, oppure decide di effettuare un passaggio piuttosto che un altro, vanificando il vantaggio che si sarebbe potuto ottenere. Il ricevente non fa niente per aiutare il passatore, non cerca una linea di passaggio migliore, non segnala con una mano (o entrambe le mani) dove vuole la palla. Tutte situazioni in cui anche il miglior passatore si può trovare in difficoltà se il ricevente non collabora. Il ricevente dovrà effettuare alcuni movimenti basilari: • segnalare con la mano la posizione in cui vorrebbe ricevere la palla (dipende dalla posizione nel campo di gioco, il ruolo ed il movimento che si sta eseguendo); • deve andare incontro al pallone una volta che questo è in aria, sia che voglia ricevere con una o con due mani; • deve essere in equilibrio con il proprio corpo. La presa del pallone può avvenire ad una o due mani. Più sono giovani i giocatori, più è consigliato loro di utilizzare la presa a due mani parallele distese verso l’esterno con le dieci dita verso l’esterno. Quando i giocatori sono più maturi è preferibile insegnare loro la presa cosiddetta a T. In questa presa a due mani, queste saranno una posta in alto l’altra laterale con i pollici a formare una T. I destrorsi metteranno la mano destra in alto e quella sinistra di lato (mano guida). I mancini eseguiranno lo stesso fondamentale mettendo la mano sinistra quale mano di spinta e l’altra mano quale mano guida. Da questa posizione si dovrà insegnare ad utilizzare tutti i fondamentali con la palla, dal tiro al palleggio al passaggio, tutti! La presa ad una mano invece, vede l’utilizzo appunto di una sola mano, questa deve essere bene estesa al fine di coprire il pallone. L’altra mano dovrà immediatamente seguire la precedente in modo da chiudere il pallone tra le due mani. Il giocatore che intende effettuare un passaggio deve avere la visione periferica: si intende la possibilità del giocatore di guardare cosa c’è tra se ed il canestro, potendo scegliere la zona del campo dove vuole effettuare il passaggio. Un giocatore che guarda esclusivamente dove vuole passare da dei riferimenti alla difesa molto precisi: perdita di un possibile vantaggio! Un’altra tecnica fondamentale è quella della finta di passaggio: questa deve servire per crearsi vantaggio a scapito della difesa. La finta deve essere adeguata alla situazione di gioco. Altra caratteristica è quella della velocità di esecuzione: non deve essere troppo veloce, si rischia che il difensore neanche si accorge della finta, non deve essere troppo lenta, il difensore si adegua senza abboccare alla finta stessa. La finta deve essere costruita in modo tale che si possa tagliare fuori il difensore dall’ostacolare il passaggio al giocatore smarcato che il passatore vuole realizzare. Finta e visione periferica rientrano nei principi tecnico\tattici cui si fonda il passaggio. Spostare la palla, recuperare il piede di spinta e poi passare dal lato opposto è un buon inizio. Di seguito i passaggi utilizzati: • 2 mani al petto: il giocatore deve trovarsi in posizione fondamentale con la palla nelle due mani, gomiti larghi in modo naturale, le mani leggermente dietro al pallone, pressione delle dita sulla palla (mai i palmi), contemporaneamente il giocatore deve fare un passetto in avanti con una delle due gambe, far ruotare le braccia in avanti e spingere con entrambe le mani, mai e braccia dovranno trovarsi totalmente distese alla fine del passaggio. Chi riceve dovrà andare incontro alla palla per accorciare le distanze di passaggio. Gli errori che si debbono correggere sono principalmente quello di spingere con una sola mano, quello di iniziare il movimento con i gomiti troppo aperti. Viene utilizzato soprattutto in fase di passaggio lungo in contropiede, contro la zona, raramente in caso di marcamento aggressivo, si è troppo esposti. • 2 mani schiacciato terra: è analogo al precedente, ma in questo caso il pallone viene fatto sbattere a terra ad una distanza di circa 2/3 rispetto al ricevente. Braccia e mani alla fine del movimento saranno rivolte verso terra in direzione del punto in cui si farà sbattere il pallone per terra. Errori tipici: il pallone rimbalzo troppo basso, allungare la distanza del punto in cui il pallone tocca terra; il pallone è troppo lento, il passaggio è troppo alto, non si spinge correttamente il pallone, non si sta piegati sulle gambe correttamente. Si usa prevalentemente nei passaggi in pivot basso, o per i passaggi back-door. 183


• 2 mani sopra la testa: in questo caso il pallone deve essere portato sopra la testa (mai dietro la testa), correggere questa impostazione soprattutto nei giocatori giovani o che abbiano iniziato da poco a giocare, e le due mani devono indirizzare il pallone al petto del ricevente. È normalmente utilizzato in fase di contropiede o per i passaggi ai lunghi. • 2 mani laterale: si effettua come il passaggio due mani petto, ma l’esecuzione porta il passatore a spostarsi su un lato, la gamba dello stesso lato accompagna il movimento, anche al fine di prendere un vantaggio di spazio nei confronti del difensore. • 1 mano baseball: è tipico nelle aperture di contropiede quando il pallone deve essere passato ad una distanza considerevole, il pallone va portato con la mano che esegue il passaggio accanto all’orecchio quindi si effettua la spinta ed il braccio finisce completamente esteso così come la mano che deve accompagnare il pallone (in questo assomiglia alla tecnica di tiro). Poiché il passaggio viene effettuato per lunghe distanze, bisogna prestare molta attenzione alla possibilità che i giocatori, soprattutto se giovani, possano non avere l’adeguata forza fisica negli arti superiori per effettuare questo tipo di passaggio. Questo può portare a ritenere non efficace soprattutto in casi di giocatori ancora non evoluti. • 1 mano laterale: si esegue come nel passaggio analogo a due mani, ma in questo caso avendo un solo braccio a completare l’esecuzione si ha a disposizione una maggiore apertura. Il pallone viene spostato da un lato e si esegue accompagnando con un passo della gamba dello stesso lato. È molto usato in situazioni di marcatura aggressiva quando si ha poco tempo\spazio per eseguire un passaggio in sicurezza. • 1 mano dal palleggio: il pallone va spinto raccogliendolo dal palleggio senza fermarlo, come nel caso precedente si usa principalmente nel caso di marcatura aggressiva per giocatori che escano da blocchi o che si trovino smarcati. • passaggio consegnato: è il passaggio che ha la maggiore valenza tecnico\tattica, si deve utilizzare con avvedutezza senza abusarne perché a differenza degli altri provoca una diminuzione degli spazi a disposizione (in poco spazio si troveranno ben 4 giocatori, 2 attaccanti e 2 difensori). Il passatore deve compiere un giro dorsale bloccando il pallone con due mani, di cui una sopra e l’altra sotto, il ricevente deve effettuare un movimento andando incontro al proprio compagno e strappando letteralmente il pallone dalle mani del compagno. Quest’ultima situazione è la più rischiosa perché se i due giocatori non lo eseguono con perfetto tempismo si attiva il rischio che un bravo difensore si insinui rubando il pallone. Speso è utilizzato nella fasi di inizio gioco tra guardia e guardia, o tra guardia e pivot, normalmente nella parte superiore della metà campo avversaria. Raramente in fase di rimbalzo difensivo in cui un lungo pressato fa arrivare la guardia che porta palla. ESERCIZI eseguiti in campo Riscaldamento 1. Disposti sul campo a coppie in riga a distanza di circa 2\3 metri una coppia dall’altra, ogni coppia con un pallone e disposti uno di fronte l’altro. Passare il pallone: • due mani petto; • due mani schiacciato terra; • due mani sopra la testa; • due mani laterale destra e sinistra alternati; • una mano laterale destra e sinistra alternati; • una mano dal palleggio. 2. A terzetti o quartetti sempre disposti sul tutto il campo un solo pallone per gruppo. Il primo giocatore con la palla viene marcato da un latro giocatore, chi ha il pallone deve lavorare 4\5 secondi ed il difensore deve ostacolare i movimenti, non è consentito palleggiare, si può usare il solo piede perno. Il giocatore con il pallone deve effettuare il passaggio al suo compagno che si trova di fronte. Una volta che ha effettuato il passaggio corre a difendere al giocatore che ha il pallone. Si effettua in continuità, non è consentito effettuare due volte lo stesso passaggio. 3. giocatori disposti su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla passa alla sua destra (due mani petto) e corre dietro la fila del giocatore cui ha passato palla. Chi riceve effettua la stessa cosa: passa alla sua destra e corre dietro la fila. Dopo un po’ si aggiunge un secondo pallone, poi un terzo e possibilmente un quarto. L’esercizio va ripetuto passando alla propria sinistra invertendo così il senso di rotazione. 4. giocatori disposti sempre su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla (1) effettua un passaggio due mani petto al giocatore della fila alla sua destra, corre verso il centro in diagonale e riceve palla sulla linea dei tre punti dal giocatore cui aveva passato la palla (2). 184


Questi ricevuto il pallone lo ripassa a (1) il quale lo passa a (3) e corre in diagonale dietro la fila del giocatore a cui ha effettuato il secondo passaggio. Si cambia fila esclusivamente in diagonale. Una volta che (2) ha ricevuto il pallone, corre in diagonale verso la linea dei tre punti e riceve da (3), ricevuta palla la passa a (4) e corre dietro la fila di (4). (3) dopo aver passato a (2) corre in diagonale verso il la linea dei tre punti e riceve da (4), quindi passa al primo giocatore della fila dove originariamente era (1). In quest’ultima figura la conclusione del primo ciclo dell’esercizio 4. Dopo un po’ (e solo quando i giocatori in campo avranno acquistato un ritmo corretto), l’allenatore potrà aggiungere un secondo pallone, quindi un terzo ed infine un quarto. 5. A terzetti in fila fondo campo, un pallone per ogni terzetto. Il giocatore con la palla palleggia verso la linea dei tre punti in posizione centrale. Contemporaneamente il secondo giocatore va a difendere sul palleggiatore mentre il terzo giocatore corre /in diagonale verso la linea laterale. Arrivati al centro come in figura, chi palleggia effettua un giro e passa al secondo attaccante, il quale dopo aver toccato la linea laterale effettua un taglio verso il canestro riceve dal palleggiatore e tira in corsa senza palleggiare. Il difensore dovrà impedire un passaggio facile La composizione di questo esercizio deve far intuire come la collaborazione spazio e tempo sono essenziali. Se i due attaccanti non si muovono in corretta sincronia, oppure chi deve ricevere non si muove per avere una buona linea di passaggio, l’esercizio non viene completato correttamente, indipendentemente dal fatto che si arrivi a concludere oppure no! 6. A coppie con un pallone per coppia. I due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro. Correndo parallelamente alla linea laterale i due giocatori si passano il pallone. Inizialmente il giocatore esterno passa il pallone due mani petto, quello interno due mani schiacciato terra. Arrivati a fondo campo si invertono le posizioni dei due giocatori e si corre nell’altra parte di campo. Poi si cambia tipo di passaggio: • 2 mani laterale; • 2 mani sopra la testa; • 1 mano laterale. 7. 2 file una con la palla sulla linea del tiro libero, l’altra in posizione di ala. Il primo giocatore con la palla fa sbattere la palla sul tabellone, prende il rimbalzo ed effettua un passaggio baseball al primo giocatore nella fila senza palla che contemporaneamente corre lateralmente verso il canestro opposto e si accentra quando si trova grossomodo nella continuazione della linea del tiro libero. Riceve palla e tira in terzo tempo, possibilmente senza palleggiare o, comunque, effettuando il minor numero di palleggi. Chi ha effettuato il passaggio baseball, corre verso il canestro opposto e prende il rimbalzo, se il tiro viene sbagliato, o recupera la palla su canestro segnato prima che questa tocchi terra. Si cambia fila. La seconda coppia parte quando la prima ha terminato il proprio esercizio. 8. 2 file, una in posizione di play con la palla, l’altra in posizione di ala sinistra. Il primo giocatore senza palla effettua uno marcamento e riceve palla da (1), questi segue il proprio passaggio in movimento di dai e segui, chi ha ricevuto la palla a sua volta effettua un passaggio consegnato per (1) effettuando un giro dorsale. (1) strappa la palla dal proprio compagno ed effettua partenza incrociata mano destra verso il centro per poi andare a concludere in terzo tempo dal centro. Contemporaneamente che ha effettuato il passaggio consegnato, effettua un giro frontale e si sposta verso il fondo del campo e poi recupera il pallone andando a rimbalzo. Si cambia fila. Lo stesso esercizio ma questa volta con arresto e tiro dal gomito della lunetta. 9. Lo stesso esercizio del precedente ma questa volta chi effettua il passaggio consegnato, dopo aver effettuato il giro frontale ed essersi spostato verso il fondo riceve palla da (1) per un tiro dall’angolo con o senza palleggio. (1) segue a rimbalzo. Si cambia fila. 10. Gli stessi due ultimi esercizi ma cambiando lato del campo.

Modulo 8 TIRO - Il tiro rappresenta, per molti allenatori, il fondamentale più importante, anche se occorre dire che spesso viene trascurato in fase di insegnamento a scapito di altri fattori tecnico\tattici: lo schema da eseguire, la difesa da affrontare. È banale evidenziare come il tiro rappresenti il fondamentale obiettivo nel gioco della pallacanestro: si gioca per “buttarla dentro il cerchio”!Al fine di definire il tiro, si può pensarlo come la concretizzazione di un vantaggio preso individualmente o di squadra . Spesso dall’esterno, o per i non addetti, il giocatore che effettua un buon tiro si prende i complimenti quasi fosse solo lui a giocare contro tutta la squadra avversaria (anche se questo può effettivamente accadere). Non si evidenzia a sufficienza il fatto che dietro un buon tiro, un tiro costruito ottimamente ci sia dietro una squadra e altri 4 compagni di squadra che si sono sacrificati al fine di permettere a quell’uno di effettuare un buon tiro. Vale altresì il fatto che chi esegue il tiro deve farlo al meglio delle proprie capacità tecniche, fisiche, ma anche mentali. 185


La costruzione di un buon tiro parte dalla presa del pallone: la presa migliore è quella a “T”, la mano di spinta ha il pollice in asse orizzontale, quella di guida il pollice in asse verticale. A seguire troviamo l’allineamento: indice, polso, gomito, punta del piede devono essere rivolti a canestro. Il gomito dovrebbe rimanere vicino al corpo in modo naturale, è possibile che alcuni giocatori tendano ad “aprire” verso l’esterno il gomito. Se viene fatto in modo naturale, sarebbe meglio non correggere questa impostazione, soprattutto se poi la meccanica di tiro è fluida ed il rilascio avviene in modo corretto. Nel caso di giocatori molto giovani, una non corretta impostazione del gomito tende il giocatore a tirare in modo del tutto errato, utilizzando due mani invece con una; è il caso di giovanissimi giocatori che interpretano il tiro quasi fosse un “passaggio” a due mani anche perché dotati di limitata forza fisica. In questo caso occorre intervenire diminuendo la distanza dal giocatore ed il canestro spendendo molto tempo nella cura di una corretta meccanica di tiro. La mano guida dovrà accompagnare il pallone lateralmente; tra la posizione della mano guida e quella della mano di spinta si apre una “finestra”, da questo spazio il giocatore dovrà inquadrare il canestro. È l’angolo di mira, la visualizzazione del canestro. In questo momento il giocatore lavora come un computer che deve prendere tutti i dati a sua disposizione per effettuare il lancio al fine di prendere il bersaglio assegnatogli. Le gambe dovranno essere basse in posizione fondamentale. La corretta impostazione di tiro vuole che il giocatore effettui contemporaneamente questi movimenti: spinge sulle gambe tramite i piedi verso l’alto, le braccia si distendono verso l’alto, quasi alla fine dell’esecuzione, la mano guida “lascia” la presa del pallone per permettere al braccio della mano di spinta di estendersi verso l’alto, la mano sarà anch’essa verso l’alto in movimento di spinta, alla fine del movimento (gambe, braccio e mano di spinta verso l’alto) la mano di spinta dovrà effettuare la cosiddetta “frustata”, un movimento repentino verso il basso con l’indice della mano che lascia per ultimo il pallone in direzione del canestro, in questo modo si ottiene lo spin del pallone cioè la rotazione: il pallone deve ruotare in verso contrario a quello di spinta. Braccio, mano e indice non dovranno chiudere subito il movimento, ma rimanere per un attimo nella posizione di fine tiro, il rischio è quello di non eseguire bene la frustata con minori possibilità di eseguire un buon tiro. Questa esecuzione è quella perfetta, pochissimi giocatori possono vantarla. Essendo troppe le variabili in gioco, il movimento è dettato da imperfezioni di varia natura; se però ci si trova di fronte ad un giocatore il cui movimento non è stilisticamente perfetto ma le percentuali di realizzazione sono più che buone, l’allenatore non deve modificare questo movimento. Esistono molti esempio di giocatori di ottimo livello, la cui meccanica di tiro è censurabile, ma la cui efficacia di assoluto rispetto. Di seguito le tipologie di tiri: • Tiro da Fermo: è utilizzato nei tiri liberi (anche se esistono giocatori che li tirano in salto), le gambe sono basse ed in posizione fondamentale, il busto eretto, la mano con il pallone si trova sotto il pallone, la mano guida di lato. Il braccio è piegato con la metà superiore parallela al terreno, la metà inferiore ortogonale al terreno. La mano tocca il pallone solo con le dita, il palmo non deve toccare il pallone. Il giocatore esegue una distensione completa delle gambe (deve finire con le punte dei piedi leggermente alzate), delle braccia, della mano e dell’indice, eseguendo la frustata del polso; • Tiro in elevazione: come il tiro da fermo ma effettuando un leggero salto in alto, è tipico nel caso in cui si sia preso il tempo all’avversario e si riesce ad effettuare un tiro molto rapido. Lo si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio; • Tiro in sospensione: come il tiro precedente in elevazione, ma in questo caso il rilascio del pallone viene effettuato quando il giocatore si trova alla massima elevazione. Come nel caso precedente si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio; • Tiro in corsa: terzo tempo e secondo tempo. Il terzo tempo si esegue effettuando in corsa ed in continuità i due appoggi consentiti. Normalmente si insegna che correndo da destra si tira con la mano destra effettuando il primo passo con il destro ed il secondo con il sinistro, da sinistra si fa il contrario. In entrambi i casi si effettua il primo passo lungo per cercare di crearsi lo spazio, di avere il vantaggio sulla difesa, il secondo passo lo si fa più corto in modo che la gamba possa dare lo slancio verso l’alto, l’altra gamba piegata con il ginocchio verso l’alto segue il movimento di tiro. È tipico nei casi di 1c1 e di conclusione in contropiede (anche se oggi si insegna ai giocatori di effettuare l’arresto e tiro perché permette una maggiore copertura del tiro). Il secondo tempo è analogo al terzo tempo solo che si effettua solo il primo dei due passi, viene molto usato in penetrazione dal centro, in questo caso si tira con la mano opposta a quella del passo; • Tiro uncino o Gancio: si parte con il giocatore che da le spalle al canestro, il pallone viene tenuto con entrambe le mani, la mano di spinta sotto il pallone, quella di guida di lato. Si effettua un mezzo giro con il piede di appoggio opposto a quella della mano di spinta, si porta il pallone verso il canestro 186


facendo in modo che la spalla opposta sia perpendicolare al petto dell’avversario (si recupera spazio nei confronti del difensore), si distende il braccio facendo partire il movimento con braccio e mano estese verso l’esterno, si chiude il movimento con una sbracciata verso il canestro e frustata del polso. • Semiuncino o Semigancio: analogo al precedente ma senza la completa sbracciata, il pallone parte più vicino al corpo. Attualmente è maggiormente utilizzato rispetto al precedente. In molte situazioni di gioco e di tiro, bisogna farsi amico il tabellone. Molti giocatori sfruttano al meglio l’uso del tabellone soprattutto nelle conclusioni laterali (in genere si preferisce uno dei due lati) anche nel tiro da fuori. L’appoggio della palla al tabellone può far salire le percentuali di realizzazione di parecchio soprattutto per il fatto che si ha una maggiore visuale di tiro. Gli errori che si commettono in fase di tiro sono analoghi a quelli già visti per il passaggio, per cui le cause si possono distinguere in: • fisiche; • tecnico\tattiche; • psicologiche. Se un tiro è corto, arriva al cosiddetto primo cerchio, oppure non tocca niente le cause possono essere: • fisiche: il giocatore non ha la forza necessaria a compiere quel gesto da quella distanza, un giocatore giovane forse non ha ancora una struttura fisica idonea a tirare dalla linea dei tre punti; correzione: diminuire la distanza di tiro spiegando che man mano che la struttura fisica si evolve si potrà aumentare la “gittata” del proprio tiro. • tecnico\tattiche: il giocatore non ha utilizzato il tiro corretto per la situazione di gioco in cui si trovava, oppure ha un meccanismo di tiro da rivedere, oppure ha spinto male con le gambe; correzione: lavorare sulla meccanica di tiro e\o spiegare al giocatore in quali situazioni di gioco effettuare quel tipo di tiro che si è sbagliato. • psicologiche: il giocatore ha paura di effettuare il tiro, non vorrebbe effettuare quel tiro, probabilmente non ha un buon rapporto con i propri compagni di squadra, con l’allenatore, forse con se stesso; non è in grado di assumersi le proprie responsabilità, pensa più al fatto di poter sbagliare il tiro, piuttosto di pensare che potrebbe realizzarlo. Occorre lavorare sul concetto di gruppo, di squadra. Proporgli maggiori responsabilità in situazione di gioco analoghe. Se un tiro invece risulta troppo “laterale”, soprattutto nel caso di uscita laterale costante (cioè sempre dallo stesso lato), l’errore che si commette è normalmente di natura tecnica, cioè la tecnica di tiro non è corretta, la mano guida viene portata a spingere anch’essa il pallone, con il risultato che si il pallone trova una spinta non omogenea, correggere l’impostazione lavorando molto sull’utilizzo di un braccio solo, e sul rilascio della palla. Anche nel caso di tiro che gira sul ferro ed esce, la causa va ricercata nel fatto che la mano di spinta è troppo laterale , non in posizione centrata e l’ultimo dito a lasciare la palla e, verosimilmente, l’anulare anziché l’indice. Il tiro è lungo, il braccio si estende verso avanti, con le spalle in posizione arretrata, il tiro risulta piatto. Far ripetere il tiro senza preoccuparsi del pallone solo per rilassare le spalle e far lavorare il braccio di spinta verso l’alto. Se invece si vede un giocatore che ha una buona meccanica di tiro, ma il tiro è impreciso e l’errore non è sistematico, allora è possibile che il giocatore non metta ben a fuoco il canestro, non abbia la giusta visione di gioco. ESERCIZI eseguiti in campo 1. Giocatori sparsi in metà campo, ognuno con un pallone. Da fermi si effettua il movimento di spinta del braccio utilizzando solo un braccio, senza mano di guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 2. Lo stesso esercizio effettuando il movimento di tiro direttamente dal palleggio senza utilizzare la mano guida. Si alternano mano destra e mano sinistra. 3. Giocatori disposti su 3 file intorno alla campana, una fila in angolo a destra, una in angolo a sinistra, l’altra al centro. Ogni giocatore con il pallone. Mettersi in posizione di tiro e tirare da fermo senza l’uso delle gambe, utilizzare la propria mano. Poi effettuare lo stesso movimento ma dopo 3 saltelli sullo stesso posto. Poi dopo 3 saltelli laterali, poi dopo 3 saltelli uno avanti l’altro indietro, poi nuovamente in avanti. Lo stesso movimento da fermo cambiando mano; 4. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta ad un tempo e tira in elevazione o in sospensione. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo 187


stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; 5. Lo stesso esercizio con arresto a due tempi; 6. due file di giocatori ognuno con la palla disposti sui gomiti della lunetta (una fila sul gomito destro, l’altra sul gomito sinistro), con partenza in posizione di tiro, eseguire il terzo tempo da destra con tiro destro, da sinistra con tiro di sinistro; 7. lo stesso esercizio di prima ma dopo aver effettuato 3 saltelli sul posto; 8. analogo al precedente, ma i giocatori effettuano l’otto sotto le gambe e poi effettuano il terzo tempo quando l’allenatore da il via; 9. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta, finta il tiro ed effettua una partenza incrociata verso la parte opposta da cui si arrivati. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro; arresto ad un tempo; 10. lo stesso esercizio di prima ma con partenza diretta; 11. tutti i giocatori in fila ognuno con il pallone a centrocampo rivolti verso un canestro. Il giocatore passa la palla all’allenatore che si trova sulla lunetta, questi la passa (accompagnando il pallone o facendolo rullare) al giocatore che in corsa lo segue ed effettua il tiro in terzo tempo, destro-sinistro se l’allenatore ha passato la palla a destra, sinistro-destro se l’allenatore ha passato la palla a sinistra. Una variante consiste nel far rotolare il pallone a terra, serve per insegnare anche a riprendere l’equilibrio dopo aver raccolto un pallone vagante; 12. Mikan drill: Un giocatore con il pallone quasi sotto canestro (un passo indietro) rivolti verso il canestro, effettuare il passo e tiro in semigancio in continuazione una volta da destra, una volta da sinistra. Poi invertire la posizione, sempre sotto canestro un passo verso il fondo rivolti verso il canestro avversario. Non utilizzare il tabellone.

Modulo 9 ELEMENTI DI DIDATTICA - L’allenatore è prima di tutto un insegnante, il suo compito è quello di far apprendere le tecniche, i movimenti ed altro in funzione della disciplina che si propone di insegnare. È in questa ottica deve essere visto il suo ruolo, ed è indipendente dalla disciplina, dallo sport che si vuole insegnare. In particolare un allenatore si prefigge il compito di insegnare uno sport, e per questo devefocalizzare la sua attenzione al compito di verificare le abilità di ogni singolo atleta con cui lavori,migliorare le abilità, perfezionarle. L’abilità di ogni singolo atleta è variabile in funzione di molte, troppe variabili: l’età, da quanto tempo ha approcciato lo sport, proviene da altre discipline, corporatura, attitudine allo sport. L’allenatore deve distinguere le varie condizioni personali e progettare un lavoro di insieme volto a migliorare sia il gruppo (tutti gli atleti del gruppo: la pallacanestro è un gioco di squadra!), che il singolo. Solo attraverso questo mix, l’allenatore riuscirà ad elevare il livello dei propri atleti. Ogni singolo atleta, ancor più se giovane o alle prime esperienze, dovrà essere sufficientemente motivato, stimolato. Molto importante è l’ambiente che si crea in palestra: deve essere divertente innanzitutto; gli atleti giovani si avvicinano ad uno sport prima di tutto con lo scopo di divertirsi, magari insieme ad amici. In questo modo si crea il gruppo, ogni atleta si deve identificare nel gruppo di cui fa parte. Se un’atleta non trova, non sente questo feeling difficilmente resterà a far parte del gruppo. Perché si sentirà escluso, perché non verrà considerato alla pari. Altro! È risaputo che se un atleta giovane abbandona una disciplina sportiva spesso è più per colpa dell’ambiente che lo circonda che non per motivi tecnici. Comunque sia l’abbandono da parte di un atleta va sempre visto come una nota negativa per l’Allenatore: o perché non ha saputo creare o integrare un atleta nel gruppo, o per motivi più prettamente tecnici. Su questo deve soffermarsi a riflettere. L’allenamento deve essere principalmente visto come un divertimento, e questo sarà possibile soprattutto se gli esercizi che dovrà effettuare saranno diversificati e particolari. I bambini possono trovare divertente, molto divertente effettuare esercizi di ball handling, laddove un atleta adolescente invece avrà bisogno di eseguire altro. L’allenatore dovrà trovare modo di far divertire i propri atleti proponendo esercizi che siano soddisfacenti per loro senza dimenticare che questi devono essere di ausilio alla crescita tecnica dei propri atleti, devono essere strumenti per aumentare le abilità tecniche di ognuno! Insegnare tali abilità, aumentare il grado di abilità di un atleta significa far effettuare allenamenti con esercizi adeguati. Il tipo, il numero di ripetizioni, la durata degli esercizi dipendono dal gruppo atleti che si sta 188


allenando, la loro maturazione tecnico\fisica, la “confidenza” con il mondo della pallacanestro del gruppo. L’allenatore deve basarsi su questi indici per costruire il singolo allenamento all’interno del set di allenamenti programmato per l’intera stagione o per un periodo di tempo medio\lungo. L’allenatore deve sapersi adattare anche alle infrastrutture che la società per cui opera può permettersi. Inutile illustrare un esercizio che prevede l’uso di 6 canestri quando se ne hanno a disposizione solo due; oppure esercizi con 2 palloni per ogni atleta quando esiste una scarsità di palloni. Inoltre, gli esercizi devono essere anche commisurati in funzione del numero di atleti che si stanno allenando in quel momento. Un utile preambolo consiste nello spiegare agli atleti la differenza tra esercizi con distribuzione dei giocatori in fila o riga. Serve per “capirsi al volo”, non perdere troppo tempo per la “dislocazione” degli atleti. Per certi versi è utile spiegare il programma di ogni allenamento prima di iniziare, lasciando a disposizione lo schema degli esercizi che si vogliono attuare (magari evitando di dare risalto agli esercizi più “faticosi”). I programmi di allenamento devono seguire uno schema, il quale è relativo agli obiettivi che si vogliono ottenere. In questo campo l’improvvisazione gioca brutti scherzi. Programmare significa sapere effettuare esercizi differenti ma che abbiano uno scopo ben individuato. Lasciare il giusto tempo al singolo atleta così come al gruppo di “digerire” i vari movimenti, aumentando la difficoltà nel tempo ed inserendo cose nuove man mano che si sono consolidate le abilità in quelle già incamerate. Prima di ogni esercizio è di fondamentale importanza la dimostrazione che può essere di tre tipi: 1. diretta: l’allenatore mostra i movimenti dell’esercizio (tipico per gli esercizi relativi ai fondamentali con la palla); 2. indiretta: l’allenatore utilizza un giocatore (normalmente il più dotato nel movimento che si vuole spiegare) come dimostratore; 3. mista, diretta e indiretta: l’allenatore ed un atleta, o più di uno eseguono i movimenti dell’esercizio. Durante la fase degli esercizi, soprattutto quelli relativi ai fondamentali con la palla, può essere opportuno sottolineare, con il giusto metodo, i diversi livelli di abilità tecnica del gruppo. Questo deve servire a far comprendere agli atleti, soprattutto se giovani o alle prime armi, che determinati movimenti devono essere perfezionati, mentre altri nel gruppo sono già in grado di svolgerli senza difficoltà. Tutto questo che non diventi, però, oggetto di scherno da parte di chi possiede le abilità a discapito di chi è meno preparato. È importante che l’atleta che effettua un errore durante un movimento abbia la consapevolezza di averlo commesso. Questo aiuta l’allenatore a poter correggere l’errore, aiuta l’atleta a comprendere dove si commette l’errore e come apprendere le correzioni che l’allenatore suggerisce. Le correzioni vanno assolutamente effettuate! Si può scegliere il modo di attuarle: • si ferma l’allenamento e tutti in silenzio ascoltano l’allenatore in merito; • l’allenatore fa continuare l’esercizio al resto del gruppo, portando con se l’atleta per correggere il movimento (soprattutto se si ha disposizione un assistente). Entrambe le condizioni vanno bene, dipende dalla situazione, dal tipo di errore, dal livello dell’atleta rispetto al gruppo e dal gruppo stesso. La correzione va fatta proponendo il modo corretto di svolgere l’esercizio, il movimento; bisogna indicare, spiegare dove e come si commette l’errore per poi indicare la soluzione. In alcune situazioni, soprattutto nello spiegare i giochi, un allenatore può ascoltare il parere degli atleti del gruppo, della squadra. Soprattutto nello svolgimento di un determinato gioco, ascoltare il parere di un atleta può rappresentare il modo di conoscere quanto il gruppo, la squadra ha assimilato le filosofie di gioco dell’allenatore. Questo discorso può valere solo per atleti e gruppi evoluti, mai per giocatori principianti o giovani. Deve essere però assolutamente chiaro che la decisione va presa dal solo allenatore, il quale si assume tutte le responsabilità: rispetto dei ruoli! Se allenare significa aver a che fare con uomini, persone, allora è fondamentale il modo con cui un allenatore si relaziona con i propri atleti. Il modo, il tipo di linguaggio deve essere consono al livello degli atleti a disposizione. Anche l’uso della voce gioca un ruolo importante: variare il timbro della voce, enfatizzare certi movimenti, urlare in alcuni casi (mai in faccia a qualcuno!!!), sono espedienti di riscontro che un atleta impara a recepire. È bene sottolineare se un atleta, o l’intera squadra ha fatto qualcosa di cui essere contenti! Fare i complimenti perché un atleta ha eseguito un buon movimento è bene, così come se la squadra ha fatto qualcosa di importante. Per i più giovani si può accompagnare questo gesto con il regalare un gadget, anche una piccola cosa rende il giovane giocatore orgoglioso e magari spinge gli altri a migliorarsi sempre più. 189


L’altra faccia della medaglia è costituita dalle i punizioni. Bisogna usarle con tatto ed opportunamente. Deve essere un modo per evidenziare i comportamenti non corretti sia del singolo atleta che del gruppo. Strillare o umiliare non solo non aiuta ma è controproducente. È necessario sottolineare che un allenatore è anche un educatore, non può permettersi di utilizzare in modo errato le punizioni; queste servono, ma a patto di renderle efficaci e non strumentali! Lasciare fuori dal campo i propri problemi, mai utilizzare le punizioni come una vendetta nei confronti di qualcuno, mai personalizzare la faccenda. Deve essere uno strumento di aiuto alla crescita tecnica della squadra, del singolo atleta. Il grado di miglioramento nel tempo si può misurare attraverso l’osservazione dei comportamenti. I comportamenti vanno osservati sia nel contesto naturale (in campo e fuori) sia in modo sistematico attraverso schemi, test di valutazione. I giocatori, soprattutto se atleti evoluti, vanno sistematicamente valutati attraverso test specifici. Ad esempio ogni due mesi, o 3 volte l’anno si possono valutare le percentuali di tiro in varie condizioni, così da misurare eventuali miglioramenti, o comunque saggiare cosa\quanto è cambiato durante la stagione. Per le squadre di più alto livello, e per giocatori evoluti, queste valutazioni andrebbero effettuate anche dal punto di vista fisico\atletico, al fine di migliore, saggiare le condizioni di ogni atleta durante la stagione agonistica. Anche l’apprendimento va saggiato durante la singola stagione, ma soprattutto durante le stagioni seguenti. Si dice che un atleta inizia ad apprendere quando inizia ad approcciare lo sport, ma poi questo apprendimento può continuare anche per 10-12 anni a seguire. L’allenatore deve prendere in considerazione il livello di maturazione di ogni singolo atleta e saggiarne, possibilmente, le capacità residue di apprendimento, per valutare fino a che punto spingersi oltre. Esiste la possibilità che un set di movimenti non riescano ad un atleta in determinate occasioni, mentre saltuariamente questi stessi movimenti trovano un’esecuzione corretta. In questi casi è possibile che l’atleta sia in fase di maturazione fisica e\o tecnica. Continuare a lavorare significa poter vedere questo movimento eseguito perfettamente in ogni situazione (apice dell’apprendimento, almeno per il singolo movimento). In altri casi, questa dicotomia si evidenzia sistematicamente: in questo caso il problema può essere di altra natura (psichica) l’atleta durante le fasi agonistiche non riesce ad esprimere tutto il proprio bagaglio tecnico. In questo caso il problema è di altro genere, la fase di apprendimento comunque è arrivata al limite fisiologico! Le fasi dell’apprendimento possono essere distinte in tre macro aree: • coordinazione grezza: l’atleta si sta avvicinando al gioco e sta iniziando ad apprendere i movimenti, i fondamentali; in questo deve essere consapevole dei propri limiti, derivati per lo più dalla sua scarsa pratica al gioco; • coordinazione fine: l’atleta sa effettuare i movimenti, alcuni anche in maniera ottima, ma ha bisogno ancora di apprendere meglio come utilizzarli in tutte le possibili situazioni; • coordinazione avanzata: l’atleta è padrone dell’esecuzione dei movimenti, ha conseguito un’ottima abilità tecnica. L’allenatore deve essere sensibile a tutti questi aspetti. Avere il polso costante della situazione. Avere il giusto feedback, conoscere le varie situazioni di ogni singolo atleta, parlare con loro per appianare dissapori, soprattutto se dio ordine tecnico\sportivo inerente l’ambiente. Il talento influisce molto sull’apprendimento, sia in termini positivi che negativi. Positivamente, quando un atleta ha qualcosa di innato che gli permette di imparare, apprendere meglio, più facilmente, più velocemente i movimenti che gli vengono insegnati. In questo gioca molto anche l’attitudine mentale ad essere umili. Senza un adeguato insegnamento anche l’atleta più talentuoso finirà con per non raggiungere quella maturità che le sue potenzialità gli permetterebbero. Negativamente, quando un atleta ha facilità nel fare le cose, ne ha consapevolezza, e proprio per questo motivo, non si impegna nel giusto modo; l’allenatore deve trovare il modo di far nascere gli stimoli per far capire quanto importante sia che l’apprendimento viene anche a seguito di un continuo lavoro un palestra. L’apprendimento può essere anche una questione di maturità fisica: non si possono chiedere ad atleti molto giovani di compiere movimenti non adeguati alla propria condizione fisica, magari per carenze muscolari, tipico degli adolescenti nel periodo di sviluppo. L’allenatore visto quale insegnante ha come compito quello di far apprendere, di insegnare ai propri allievi. Questo è un aspetto all’interno di una gestione corretta dei rapporti che egli stesso deve avere nei confronti di: • giocatori (tutti); • genitori (nel caso di atleti giovani, giovanissimi); 190


• società; • colleghi. Un allenatore è al servizio della società per cui opera e ne deve condividere gli obiettivi e la filosofia di vita, rischia altrimenti di essere un “pesce fuor d’acqua”. Ciò non vuol dire sminuirsi, o, peggio, tentare di essere la fotocopia di qualcun altro. Imparare da tutti, atleti compresi, ma personalizzare le proprie competenze. Essere se stessi, dare un imprinting personale a tutto ciò che si fa. Un elemento importante è la collaborazione con tutto lo staff tecnico. Nel caso di società con squadre ai più diversi livelli, è cosa buona che le squadre giochino in maniera analoga, pur con il rispetto della differenza di età delle varie squadra, e, inevitabilmente, con la differenza di qualità tecnico\tattiche. In questo modo si creano giocatori versatili, capaci, cioè, di accettare e i poter giocare con gruppi diversi. L’allenatore deve insegnare agli atleti come essere autonomi, ma saper far loro gestire questa autonomia. Nel caso di giocatori giovani dotati, l’esperienza con gruppi di età maggiore può servire a far capire come determinati adattare alcuni movimenti: in alcune situazioni si possono effettuare, in altre no!.

Modulo 10 ASPETTI PSICOLOGICI - Allenare significa innanzitutto insegnare qualcosa. Questo principio primo è indipendente dalla disciplina che si vuole insegnare; quindi si può tranquillamente applicare alla funzione di allenatore di una disciplina sportiva. Al fine di esplicare la funzione di allenatore occorre avere diverse competenze oltre a quelle più squisitamente tecniche: • competenze pedagogiche; • competenze gestionali. Le competenze pedagogiche dell’allenatore devono essere atte a: 1. riconoscere, sostenere e sviluppare le motivazioni degli allievi; 2. comunicare efficacemente con gli atleti; 3. osservare gli atleti in allenamento ed in gara. Quelle gestionali invece, devono permettere all’allenatore di: 1. gestire il rapporto allenatore - allievo 2. gestire i rapporti con gli altri attori del sistema (staff, dirigenti, etc.) 3. gestire il rapporto con i genitori Inoltre l’allenatore deve conoscere: • il processo dell’apprendimento; • la dimensione etica dello sport. Si è già detto che un allenatore deve avere competenze tali da: sapere: quando un allenatore entra in campo deve essere consapevole di avere le adeguate competenze, non solo tecniche; occorre conoscere la disciplina che si vuole insegnare: non si insegna se non si conosce. La conoscenza della disciplina implica non solo la conoscenza delle basi tecniche, ma avere anche padronanza di altri strumenti, in primo luogo quello della comunicazione. Nel fare l’allenatore, occorre sapersi relazionare, pur nella consapevolezza del proprio ruolo. saper fare: oltre a conoscere, oltre ad avere le basi tecniche della disciplina che si vuole insegnare, occorre che l’allenatore sappia fare, sappia, cioè, saper applicare ciò che si conosce. Tutto ciò che attiene l’allenamento, la programmazione, l’organizzazione, l’osservazione, la valutazione degli allenamenti rientra in questo principio. saper far fare: l’allenatore deve essere in grado di saper far fare ad un gruppo di atleti cosa si prefigge di insegnare. saper essere: il ruolo, il compito, gli obiettivi che un allenatore si prefigge devono andare a braccetto con la consapevolezza di ciò che si è come persona, non solo dal punto di vista prettamente tecnico, ma umano a 360°, soprattutto quando l’allenatore svolge la propria attività con atleti molto giovani. L’allenatore assume un ruolo importante in questi casi, una figura che si affianca ad altre di assoluta (forse maggiore) importanza che sussistono nella vita dei giovani atleti: genitori, familiari, insegnati scolastici, etc. Insegnare è un compito complesso perché rivolto ad allievi con caratteristiche individuali, simili ma uniche! Non bisogna però incorrere nell’errore di considerare l’insegnante, l’allenatore come il centro di questo processo complesso; è l’allievo ad essere al centro del processo dell’insegnamento. 191


Il soggetto, l’attore del processo è chi riceve l’insegnamento, non chi lo “produce”, è sull’allievo che si devono concentrare gli sforzi di chi insegna. Nel caso di insegnamento di discipline sportive, il fulcro del processo è l’atleta! Per il fatto banale, se vogliamo, che gli atleti sono differenti l’uno dall’altro, ed in ciò non si ha alcuna distinzione con alcuna disciplina, anche il loro apprendimento sarà diverso; l’apprendimento è un processo complesso perché complesso è l’attore che deve ricevere l’insegnamento. Le differenze riguardano sfere differenti del sistema atleta: capacità motorie, fisiche, atletiche, tecniche, psicologiche, comportamentali, etc. Queste differenze devono essere sempre costantemente monitorate dall’allenatore. Nel farlo, egli deve considerare che i modelli prestazionali, cioè le capacità di ogni singolo atleta di apprendere, sono legate alla disciplina che si insegna, all’ambiente dove si opera, agli obiettivi della società in cui si opera. È opportuno verificare subito quali sono gli obiettivi della società in cui si opera, soprattutto nel caso in cui si deve operare con atleti giovani. Infatti, differente è l’approccio che si attua nei confronti di ogni atleta nel caso in cui la società spinga fortemente verso l’agonismo, rispetto ad una società in cui si pratichi lo sport allargato a tutti senza spingersi fortemente verso l’agonismo (scuola del basket). In questi casi è bene chiarire subito con i genitori prima, e con gli atleti dopo quali sono gli obiettivi della società e del gruppo. L’allenatore deve informare tempestivamente se effettuerà una selezione massiccia votata all’agonismo, rispetto ad una situazione in cui si opera al fine di far giocare tutti gli atleti a disposizione. Poi sta al singolo atleta, ai genitori decidere se è opportuno che si rimanga in quel gruppo, in quella società oppure è più opportuno cercare una soluzione alternativa. L’individuo è fisiologicamente nato per apprendere, anche se il processo è legato da fattori personalissimi: motivazioni, contesti sociali e familiari, etc. Tutto nasce dalla necessità di soddisfare dei bisogni. Oltre ai bisogni primari che bisogna soddisfare per vivere, esistono una serie di bisogni secondari, quali appunto fare sport, che devono\possono essere soddisfatti. Il fare sport nasce dalla necessità di soddisfare un qualche bisogno. Occorre interrogarsi su quale bisogno effettivamente si soddisfa, se lo sport è scelto dall’individuo in tutta libertà, oppure se è imposto. Una volta che si inizia un’attività sportiva, viene soddisfatto un bisogno; poi occorre verificare se sussistono ancora altri bisogni da soddisfare al fine di indurre l’atleta a non abbandonare la disciplina intrapresa. La possibilità che un atleta non abbandoni dipende molto dalle motivazioni che l’atleta trova in se per continuare. In questo l’allenatore gioca un ruolo fondamentale, deve “solleticare” queste motivazioni, far sì che l’atleta trovi sempre un ambiente per lui confortevole, interessante, in sintesi stimolante. Ci sono molte figure che possono essere legate all’allenatore: • Addestratore • Biomeccanico\chinesiologo • Amico, confidente • Padre, guida, educatore, portatore di principi • Psicologo • Insegnante, maestro • Preparatore fisico • Medico\terapeuta • Tecnologo • Progettista e manager di progetti e sistemi di documentazione • Intrattenitore, animatore • Organizzatore di eventi e attività • Veicolo di immagine ed operatore marketing Non tutte queste figure sono consone al proprio modo di essere. Ognuno deve trovare e considerare proprie alcune di queste figure. Non è possibile che ognuno possa considerare proprie tutte queste figure, alcune sono in netta, o parziale contraddizione tra loro. Un altro ambito complesso con cui un allenatore si trova a convivere è quello della gestione dei rapporti interpersonali. In particolare se l’attività viene svolta con allievi giovani, è maggiormente presente la necessità di relazionarsi con i genitori i quali possono, purtroppo molto più spesso del necessario, influenzare in modo non positivo il rapporto relazionale con l’allenatore. I casi in cui si innestano condizioni sfavorevoli li possiamo così elencare: • disinteresse, sotto investimento: il ragazzo non è seguito durante le fasi tecniche, i genitori non presenziano le gare, l’atleta non trova i propri genitori a rincuorarlo dopo una sconfitta o a fargli i complimenti dopo una vittoria; 192


• onnipresenza: è esattamente il caso opposto, la presenza dei genitori è fin troppo “presente”, asfissiante; • attività familiari troppo incentrate nello sport: il giovane atleta vive in una famiglia in cui lo sport è troppo presente, aumenta il livello di attesa da parte dei genitori che non fanno vivere lo sport con tranquillità, vengono esercitate troppe pressioni, troppi paragoni all’interno ma anche all’esterno della famiglia; • valori antisportivi: pur di raggiungere la vittoria, non si considerano valide le regole sportive di rispetto e di competizione sana; • proiezioni dei desideri e motivazioni proprie: i genitori proiettano sui figli i propri desideri, le proprie motivazioni, non è un caso che la scelta dello sport fatta dai genitori spesso si tramuta in un abbandono perché il figlio non ha la stessa motivazione del\dei genitori; • mancanza di ambizioni o ambizioni smisurate: riassume elementi già presentati, i genitori riversano sul figlio anche proprie frustrazioni, magari per non essere riusciti a raggiungere livelli sportivi prefissati, e normalmente si da la colpa ad un qualche infortunio, vero o presunto che sia, ad un tecnico, o comunque a scusanti più o meno veritiere; • frustrazioni all’indipendenza dell’allievo: è possibile quando i genitori hanno paura della possibilità che il proprio figlio diventi troppo “autonomo”! (ricordiamo che uno degli obiettivi dello sport è quello di creare atleti autonomi, capaci cioè di prendere decisioni in perfetta autonomia, di pensare da soli, estremizzando questo concetto, il genitore può arrivare a considerarlo negativo per la crescita del proprio figlio); • accuse, colpevolizzazioni dette con sarcasmo: il tono di disprezzo usato nuoce all’autostima che il ragazzo deve avere per trovare le proprie motivazioni e continuare nelle disciplina sportiva; • analisi negative a fine gara: il figlio viene “investito” da una serie di critiche solo negative a fine gara su movimenti errati, errori di vario genere; • comportamenti perturbativi durante la gara: i genitori hanno atteggiamenti offensivi, di minaccia nei confronti degli arbitri, dei giocatori avversari, sovvertendo quel set di regole comportamentali che lo staff tecnico si prodiga ad insegnare agli allievi, rispetto degli avversari, degli arbitri, etc; • interferenze con il ruolo dell’allenatore: è in parte assimilabile alla onnipresenza, il genitore si “intromette” nelle discussioni tecniche, si spinge oltre, il ragazzo può confondere i ruoli e non accettare più gli insegnamenti perché “mia padre dice…”. Tutti questi aspetti possono presentarsi anche in combinazione tra loro, l’allenatore deve saper fronteggiare queste situazioni e porre un freno laddove le difficoltà di relazioni diventino problematiche. Il compito professionale, indipendentemente dal livello della società in cui l’allenatore opera, è quello di uniformarsi alle direttive, obiettivi della società. Non si può operare spingendo fortemente nell’agonismo all’interno di una società che punta alla pallacanestro quale veicolo di aggregazione: giocano tutti, non si fanno selezioni; vale anche il viceversa. È evidente che i due aspetti non si trovano, non collimano. Questo riguarda qualsiasi attività in seno alla società. Una volta stabilito l’obiettivo societario, e garantita la collaborazione con tutti i rappresentanti dello staff tecnico, l’allenatore viene chiamata ad esprimere le proprie competenze tecniche. A queste, se ne affiancano altre di natura differente dal campo tecnico; l’allenatore dovrà essere in grado di: • motivare • comunicare; • programmare; • osservare; • valutare. Abbiamo già descritto che le motivazioni sono essenziali per procedere nell’attività sportiva. Possono essere di tipo differente: un atleta continua perché si diverte, perché gli piace far parte proprio di quel gruppo, magari non è tanto interessato all’aspetto agonistico. Qualcun altro è invece spinto solo dalla propria convinzione di poter accrescere le proprie capacità tecnica, magari per una carriera professionale al di là del mero divertimento. Qualsiasi sia no le motivazioni, l’allenatore deve foraggiarle, senza creare illusioni, ma neanche infrangere i sogni di un atleta. La comunicazione diventa strumento di insegnamento, si comunica non solo verbalmente ma anche con i gesti, anche con il proprio comportamento. La questione merita una maggiore enfasi. La programmazione richiama il concetto secondo cui l’allenatore dovendo lavorare per obiettivi è chiamato ad individuare tutte le fasi propedeutiche per ottenere l’obiettivo societario accordato. La programmazione significa quindi progettare un piano di allenamento che sia a lungo periodo, 193


semestrale, a medio periodo, mensile\trimestrale, breve periodo, settimanale, brevissimo periodo, giornaliero. Non si può improvvisare, non si può arrivare ad un allenamento senza avere idea di cosa fare ed improvvisare sul campo. I programmi poi devono essere monitorati, modificati in funzione del raggiungimento o meno dei livelli previsti. Questo lo si può fare attraverso due elementi. Il primo è l’osservazione, in campo per ciò che concerne gli aspetti tecnici, fuori per quelli che riguardano gli aspetti di affiliazione. Osservare se esistono i progressi che ci si aspettava, se sono superiori o inferiori. In entrambi i casi occorre sapere rimodulare il proprio piano di allenamento, soprattutto per il periodo medio. I progressi possono essere tenuti sotto controllo attraverso schede di valutazione, valgono anche per temi più prettamente psicologici. Un atleta che non esterni la propria affiliazione, dopo un certo periodo può manifestare questo piacere al gruppo. Si è già visto che la pratica sportiva nasce dal bisogno di soddisfare un bisogno secondario. Questo può essere di diversa natura: • divertimento: l’atleta inizia un’attività con il solo scopo di divertirsi, non si preoccupa più di tanto di accrescere le proprie competenze tecniche; • competenze: l’atleta vuole migliorarsi, vuole diventare sempre più abile tecnicamente, ha forti motivazioni ad emergere; • affiliazione: all’atleta interessa far parte di quel gruppo, indipendentemente se è un leader oppure no, possibilmente non ha neanche motivazioni di accrescimento tecnico. Quando vengono progettati gli allenamenti, un allenatore si deve preoccupare delle caratteristiche dell’intero gruppo a sua disposizione. È un compito arduo se i singoli componenti del gruppo hanno un livello eterogeneo tra loro. Si può far riferimento ad un grafico, in cui si mostrano due indicatori, l’abilità e la sfida:

per un atleta con basse abilità (competenze specifiche della disciplina sportiva), se il livello di sfida (difficoltà dell’esercizio) è troppo alto, si ingenera un processo di ansia difficile da sostenere, viceversa se un atleta ha un alta abilità e si trova ad affrontare esercizi con un basso tono di sfida, è predisposto alla noia. Occorre far sì che il livello tecnico sia sempre intermedio dagli estremi. È un problema da risolvere considerando i singoli atleti che però fanno parte di un unico gruppo. La Comunicazione - Precedentemente abbiamo approcciato il problema dell’allenatore quale comunicatore. La comunicazione è una dote che sebbene potenzialmente innata, va in qualche modo acquisita. In questa esemplificazione fa gioco l’esperienza. Si può diventare buoni comunicatori espletando le proprie attività e nel tempo acquisire nuove competenze, osservando il proprio modo di comunicare ed i risultati che si raggiungono con il modo di comunicare di altri. È sempre un processo dinamico, si impara solo se si continua ad acquisire competenze. Un errore comune è quello di ritenere che la comunicazione sia dettata dall’eloquenza. Una persona, un allenatore che abbia un linguaggio corretto, forbito si potrebbe dire, non è detto che sia un buon comunicatore, che sappia comunicare qualcosa a qualcuno. Basti pensare alla gestualità, alla mimica facciale, tutti elementi di comunicazione che sia adottano senza emettere una sillaba. Oltre a saper dire, ad utilizzare un linguaggio corretto e diretto, bisogna soffermarsi su un altro dei pilastri della comunicazione: si comunica verso qualcun altro diverso da chi parla. Chi riceve la comunicazione effettua un filtro alla comunicazione stessa. La traduce in elementi per se stesso. Il processo è tale per cui il messaggio che è partito può arrivare distorto in qualche parte, quello che il comunicatore voleva, aveva intenzione di dire, è arrivato fatalmente distorto, privo dell’efficacia che era nelle intenzioni di chi ha inviato il messaggio stesso. Ci sarebbero diversi motiv da indagare, ma uno fra tutti è quello della gestualità che 194


accompagna la comunicazione verbale. La mimica facciale è un altro motivo. Un altro ancora è il modo di gestire tutto il resto del corpo. Alcuni esempi sono maggiormente esaurienti: se un atleta si rivolge ad un allenatore chiedendo una qualche spiegazione e l’allenatore da la propria spiegazione parlando ineccepibilmente, ma voltando le spalle al ragazzo, oppure mimando un gesto di “seccatura”, oppure accompagnando la spiegazione con frasi del tipo “quante volte te lo devo dire”, o altro, in questi casi non si fa una buona comunicazione, il messaggio che arriva è che il ragazzo è uno scocciatore, una seccatura. Non un grande esempio di comunicazione. È da ricordare come la comunicazione non verbale trasmette più facilmente sentimenti, affetti. Basti pensare a quanti cenni con la testa, con la faccia possono dire più complimenti di molte parole, quante pacche sulle spalle hanno significato più di discorsi interi. Sussistono alcune regole di comunicazione didattica da seguire, il messaggio deve essere: • diretto e chiaro: troppi giri di parole fanno perdere efficacia; • specifico: inutile effettuare preamboli con esempi e altro che non siano propri del campo relativo; • adatto alle capacità di interpretare: il lessico deve essere chiaro, se l’allenatore ha a che fare con bambini, bisogna esemplificare, non si può utilizzare lo stesso linguaggio che si utilizzerebbe con studenti universitari; • non contraddittorio rispetto a messaggi precedenti: generano insicurezza negli atleti, generano confusione, se sussiste una contraddizione va spiegata, in modo che l’atleta comprenda che in una certa situazione va fatta una cosa, un movimento, in una situazione analoga ma diversa per certi versi, va fatto qualcos’altro; • ridondante senza essere monotono: ripetere le cose se necessario, senza per tediare, portare alla noia gli atleti. Così come ci sono delle regole da rispettate, esistono degli elementi che invece ostacolano una buona comunicazione: • far valere il proprio ruolo\status: tipica è la situazione in cui l’allenatore si rivolge dicendo “ stai zitto!” oppure “è così perché lo dico io”; • parlare sopra un altro • sollecitare soluzioni affrettate: “dai dimmi quello che devi dirmi” • utilizzare etichettamenti • rigettare responsabilità • negare sentimenti altrui • contraddire per principio • rimproverare L’Apprendimento Il processo dell’apprendimento è complesso sotto vari punti di vista. • Cosa vuol dire apprendere: modificare il proprio comportamento sulla base di ciò che è stato insegnato; • Cosa si apprende: dipende dal modo in cui l’insegnamento viene “ comunicato”, da cosa viene comunicato, dalle motivazioni che stanno alla base dell’interesse a ciò che viene insegnato; • Non tutti apprendono allo stesso modo: il grado o la capacità di apprendimento è fortemente soggettivo, dipende dall’individuo, e viene influenzato dalle caratteristiche tecniche di base, dal livello di capacità motoria (condizioni antropomorfe), dal livello motivazionale, etc; • Fino a quando si può apprendere: teoricamente non esistono limiti, nel caso di discipline sportive, si può continuare ad apprendere anche oltre i 10\12 anni dall’inizio dell’attività sportiva, ma non è un dato scientifico. Le Fasi dell’apprendimento - L’apprendimento è un processo dinamico senza separazioni precise. Gli studiosi sono comunque concordi nel definire il manifestarsi di tre fasi attraverso le quali si manifesta l’apprendimento di una abilità: • fase di coordinazione grezza; • fase di coordinazione fine; • fase di disponibilità variabile (coordinazione avanzata, maestria) La fase della coordinazione grezza può dirsi raggiunta quando: • l’aspetto esterno del movimento corrisponde nei tratti generali alla tecnica richiesta, ma viene eseguito solo in condizioni favorevoli (ad es. l’atleta ha compreso la tecnica del tiro in terzo tempo, ma la effettua solo in allenamento, mai in partita); • il ritmo complessivo del gesto è stato compreso, ma le contrazioni e le decontrazioni muscolari non si succedono in scansione cronologica adeguata (scarsa capacità a sincronizzare tutte le fase del moto muscolare); 195


• la forza è usata in modo inappropriato (normalmente si eccede nell’uso della forza, perché i movimenti no sono eseguiti correttamente); • la fluidità dell’esecuzione è insufficiente vi sono momenti di stasi fra preparazione ed esecuzione tecnica; • l’ampiezza dei movimenti è scarsa o comunque inadeguata, diseconomia del movimento; • i movimenti parziali non sono ancora correttamente coordinati fra loro; • i segmenti distali non sono controllati; • la precisione e la costanza del movimento sono ancora poco sviluppate. Il corretto processo di apprendimento necessità di una continua esercitazione sui movimenti oggetto della disciplina sportiva. Questa continua esercitazione porta il singola allievo a migliorarsi fino ad arrivare alla seconda fase di apprendimento (coordinazione fine), sebbene, occorre ricordarlo, non vi è un salto da una condizione all’altra, ma una costante evoluzione. La fase della coordinazione fine può dirsi raggiunta quando: • l’immagine esterna del movimento è caratterizzata da un decorso armonioso del gesto; • la tecnica è aderente al modello richiesto, il movimento è eseguito quasi senza errori, il livello della prestazione è buono; • la struttura dinamica è corretta, vi è un’esatta successione temporale di contrazioni e decontrazioni; • un buon livello di fluidità caratterizza il gesto anche nei momenti di inversione del movimento; • l’ampiezza dei movimenti è adeguata; • la forza è usata in maniera corretta, scompaiono movimenti sinergici inutili, il gesto è più economico; • i movimenti parziali presentano un più elevato grado di coordinazione; • periodi di stasi nell’apprendimento possono essere seguiti da rapidi miglioramenti; • precisione e costanza nell’esecuzione caratterizzano il movimento. L’ultima fase del percorso di apprendimento è quella della stabilizzazione della coordinazione fine e sviluppo della disponibilità variabile. In questo casi si assiste ai seguenti fatti: • l’aspetto esterno dell’esecuzione motoria è molto simile a quello della fase precedente; • la padronanza del gesto è elevatissima; • i movimenti parziali sono estremamente coordinati in ogni parte del movimento; • i movimenti sono precisi ed “economici”, con il minimo indispensabile di dispendio di forza, non si eccede in movimenti inutili all’economia del gesto nel suo complesso; • adattamento a condizioni diverse ed improvvise, con elevati livelli di prestazione; • sensazione di piacere legata alla consapevolezza del controllo completo del movimento. Quest’ultimo aspetto è rilevante, l’atleta che arrivi ad ottenere questo livello di apprendimento, riesce a valutare quanto il proprio gesto sia efficace, ma soprattutto riesce a controllare il movimento in tutte i suoi elementi organici traendone una sensazione di piacere. Tutte le fasi che abbiamo visto, evidenziano un percorso di apprendimento; il percorso di apprendimento però è basato su alcuni elementi ed essenziali: • tempo di impegno motorio • clima positivo • informazioni frequenti e di buona qualità • organizzazione del lavoro • motivazioni Di seguito un grafico che mostra le varie fasi possibili del processo di apprendimento

La Preparazione Fisica: La preparazione fisica è oggigiorno una materia di complemento all’insegnamento della tecnica di una disciplina sportiva. La sempre maggiore conoscenza, gli studi sempre più mirati ad ogni singola disciplina hanno permesso di sviluppare teorie specifiche per la preparazione fisica nel gioco della pallacanestro. Tutto ruota sulla definizione di allenamento: “l’insieme degli interventi e stimoli di tipo fisico e psicologico 196


finalizzati al miglioramento di una prestazione”. L’allenamento deve quindi essere propedeutico all’ accrescimento tecnico del singolo atleta. Se l’atleta migliora il proprio fisico potrà maggiormente rispondere all’accrescimento tecnico che gli viene richiesto; basti pensare a quanti movimenti sono preclusi se l’atleta non è fisicamente pronto a dominare il movimento stesso. Il miglioramento avviene tramite le continue esercitazioni, l’allenamento deve essere continuato nel tempo. La proposta delle esercitazioni e dei carichi di lavoro deve sempre tener conto dei soggetti che alleniamo; volendo elencare alcune delle caratteristiche cui fare sempre riferimento, potremo dire di prestare attenzione a queste: • età, differenziare il lavoro in funzione dell’età, atleti troppo giovani hanno bisogno di esercizi del tutto differenti rispetto agli adulti o atleti meno giovani; • livello tecnico, soprattutto nel caso di livello agonistico basso, i carichi saranno notevolmente meno accentuati rispetto ad una squadra di alto livello; • aspetti morfologici, il peso, la struttura fisica del singolo atleta, il sesso, la maturazione fisica; • impegni, prestare attenzione soprattutto nel caso in cui si alleni una squadra di atleti adulti, l’operaio che si allena per divertimento due\tre volte la settimana, non può “accettare” sedute particolarmente gravose dopo una giornata di lavoro intenso; • estrazione sociale,; • abitudini, in un gruppo ci saranno sempre gli atleti disposti a lavorare di più altri di meno. Un altro indice di riferimento è dato dalla capacità di carico, ovvero la capacità di sostenere uno lavoro fisico per un tempo determinato ed essere poi in grado di ripristinare le energie. I parametri del carico sono: • Intensità, indice della qualità dello sforzo che si compie; • Volume, indice della quantità di sforzo reiterato; • Densità, rapporto tra durata e recupero; • Progressività, l’aumento del carico di lavoro; • Continuità, la continuità misurata nel tempo, nell’arco di una stagione, per esempio. Il tipo, la qualità, la possibilità di effettuare un certo numero di esercizi di allenamento dipende da fattori esterni, più in particolare da aspetti logistici. La seduta di allenamento non potrà essere avulsa dal contesto in cui si può operare: • Spazi, che tipo di palestra\campo si ha a disposizione; • Attrezzature, quali attrezzature esistono; • Tempi, quanto tempo può durare l’allenamento. La storia della preparazione fisica nel basket è di gran lunga più giovane rispetto allo sport stesso. Si inizia a parlarne intorno agli anni ’70-’80 con l’influsso delle scuole dello sport dell’est europeo. Nasce la preparazione atletica, a quei tempi l’incarico era svolto da allenatori provenienti dall’ambito dell’atletica leggera. Questo generava un problema di metodologia: il giocatore di pallacanestro non esegue i movimenti come un corridore, una saltatore o altro. Le peculiarità sono altre. Negli anni ‘80-’90 si assiste all’avvento dei body builder, il giocatore deve essere più “forte”, ma la massa muscolare aumentata va a scapito della velocità di esecuzione del movimento muscolare. Secondo errore di interpretazione. Oggi si assiste alla scoperta della specificità e dell’atleta morfofunzionale: la preparazione fisica si adatta al tipo di movimenti che l’atleta esegue nella pratica del proprio sport. Non si generalizza, il punto di discussione viene portato verso la morfofunzionalità, attraverso adattamenti specifici allo sport praticato: • Antropometrici e strutturali • Biomeccanici • Fisiologici La teoria moderna sulla preparazione fisica si concentra nel trovare risposta a due domande chiave: • Quali caratteristiche funzionali sono coinvolte? • Quale il contributo dei singoli fattori implicati nella performance? In sintesi, si è improntato il discorso verso il cosiddetto Match Analysis, analisi del match. Si guarda ad analizzare quali siano le caratteristiche presenti durante le varie fasi di gioco di una partita: modello prestazionale del Basket. Attraverso l’analisi delle caratteristiche del gioco in una partita di basket, si effettua uno studio mirato e si cerca di provvedere a sviluppare quella parte maggiormente coinvolta nel gioco. Uno studio apposito venne effettuato intorno al 2000, da questo studio emerse che la frequenza cardiaca 197


media è dell’89% di quella massima. Questo indicatore ci dimostra come lo sforzo che viene effettuato sia molto intenso. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che esiste un rapporto tra fasi di gioco e recuperi di circa 1:1. Fattori della prestazione: • per il 73% del tempo si gioca senza pause fino a 60” • il 78% delle pause dura 60” di cui il 30% sotto i 20” Analizzando ancora le fasi di una partita, si è calcolato dalle 800 alle 1200 accelerazioni decelerazioni medie nell’arco di una partita. Questi indicatori hanno dimostrato che il gioco della pallacanestro è un gioco molto frazionato, in cui le fasi di gioco sono molto intense, lo sforzo è sempre molto alto. A queste fasi molto attive ne susseguono altre di recupero di pari entità (si pensi ai tempi di recupero durante i tiri liberi, o le rimesse o i minuti di sospensione). La preparazione fisica deve mirare ad allenare (condizionare) il sistema energetico più confacente allo sport praticato. I sistemi energetici presenti durante le fasi di gioco sono 3: 1. aerobico 2. anaerobico alattacido 3. anaerobico lattacido Il terzo (anaerobico lattacido) è quello meno utilizzato, i primi due sono quelli maggiormente presenti nei giocatori di pallacanestro. È bene chiarire che, comunque, tutti e tre i sistemi sono presenti, solo che lavorano in percentuale differente in ogni momento della fase di gioco. Il sistema aerobico ha due componenti: • glicidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente carboidrati. È usato negli sforzi intensi in cui comunque si raggiunge un certo equilibrio. • lipidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente lipidi (grassi). È usato in sforzi di modesta intensità. Caratteristiche del sistema energetico aerobico: • Potenza: Bassa • Capacità: Alta • Latenza: 2’-3' • Ristoro: Molto lungo (36-48 ore) Sistema energetico anaerobico alattacido: si produce energia in assenza di ossigeno, utilizzando processi molto rapidi, ma che non possono durare a lungo (6”-7” max). Viene usato per scatti, salti, arresti, accelerazioni… Caratteristiche del sistema anaerobico alattacido: • Potenza: Elevata • Capacità: Molto bassa • Latenza: Minima (1”) • Ristoro: Rapido Sistema energetico anaerobico lattacido: si produce energia in assenza di ossigeno. Viene usato negli sforzi brevi, ma sufficientemente lunghi da produrre un affanno nella respirazione. Si arriva a una situazione di crisi (dovuta all'accumulo di lattato nel sangue) che costringe il soggetto a diminuire la velocità per ritornare in equilibrio. Caratteristiche del sistema anaerobico lattacido: • Potenza: Alta • Capacità: Medio-alta • Latenza: Bassa (15”-30”) • Ristoro: Medio In genere, nella pallacanestro, si dovrebbero preferire esercizi che utilizzano maggiormente i sistemi energetici aerobici e anaerobici alattacidi, proprio per le caratteristiche di frazionarietà ed alto sforzo. L’organizzazione dell’allenamento dovrebbero individuare dapprima gli obiettivi, in base a questi scegliere: • contenuti, esercizi più adatti alla squadra ma anche ai singoli; • mezzi e strumenti, da ricordare che questi sono in funzione di quelli che si hanno a disposizione; • organizzazione dei tempi. La strutturazione di un allenamento prevede tre fasi principali: 198


1. attivazione; 2. parte centrale; 3. disattivazione o defaticamento. L’attivazione è la fase iniziale dell’allenamento. Dovrebbe avere una durata compresa tra 8’ e 10’ ed è propedeutica al lavoro centrale. In molti casi ed in funzione del tipo di esercizi effettuati va fortemente considerata quale forma di prevenzione dei traumi. Si possono effettuare esercizi sia in forma individuale che collettiva. Nel caso di attività con atleti in cattiva forma e\o ad inizio di stagione sarebbe opportuno dialogare con gli atleti per saggiare il loro stato di forma. Si possono utilizzare anche strumenti quali: • Elastici; • Superfici instabili; • Segna campo; • Line step. La prevenzione dei traumi riguarda soprattutto il potenziamento delle fasce muscolari a servizio delle articolazioni (caviglia, ginocchia, spalle, anche). I movimenti tipici della pallacanestro mostrano una forte sollecitazione alle articolazioni fuori equilibrio. Si veda la figura sottostante. Gli esercizi dovrebbero prevedere il potenziamento di queste fasce muscolari, l’aumento delle escursioni articolari, in questo modo si possono sopportare carichi più alti, si aumenta il range articolare. Un altro potenziamento è quello riguardanti la gestione del disequilibrio, ovvero la capacità di controllare una posizione di non equilibrio, di controllare una posizione in cui l’equilibrio entra in crisi. Quando si riesce a potenziare i muscoli stabilizzatori riuscendo a mantenere le articolazioni in linea, si riesce a: • ridurre il rischio di traumi • permettere di esprimere potenza e quindi accelerazione Esercizi per la stabilizzazione del CORE, la figura seguente mostra come allenare una parte per lo più dimenticata, quella addominale sia frontale, dorsale che laterale: Altri esercizi fondamentali sono quelli che vanno sotto il nome di: Skip and Stick, salta ed incolla. Sono esercizi rivolti alla: • Gestione del disequilibrio in forma dinamica su superficie stabile; • Rinforzo degli stabilizzatori. Si possono effettuare con o senza l’associazione con gesti tecnici (utilizzo del pallone) e rapidità dei piedi. Tutti questi esercizi servono per aumentare la possibilità, la capacità di un atleta a rientrare nella posizione fondamentale quando si opera in equilibrio precario o disequilibrio. La posizione fondamentale del giocatore prevede: • Piedi : leggermente extra ruotati e distanti quanto la larghezza delle spalle • Ginocchia: semi piegate sulla proiezione dei piedi • Bacino: basso e fissato dalla curva lombare • Spalle: leggermente in avanti non oltre i piedi e scapole addotte Un giocatore di pallacanestro tende ad avere in campo un equilibrio mutevole, cioè modifica la propria posizione di equilibrio a scapito di un disequilibrio continuo sono tipici per esempio nel cado di: • Tiro • Partenza • Difesa (scivolamenti) • Arresti Il condizionamento allora prevedrà esercizi per: • Mantenimento della posizione non in forma statica ma dinamica • Gestione del disequilibrio Per le esercitazioni si possono utilizzare superfici instabili in appoggio monopodalico (su un solo piede) o bipodalico (su entrambi i piedi), si tratta di dischi che non garantiscono alcun equilibrio (disk-feet), l’atleta dovrà pertanto eseguire l’esercizio cercando di mantenersi in equilibrio ed in posizione fondamentale. L’attivazione preparatoria all’attività centrale dell’allenamento può consistere in: • Spostamenti avanti, dietro e laterali • Cambi di velocità (Accelerazioni – decelerazioni) • Cambi di direzione • Salti 199


• Arresti • Torsioni • Scivolamenti Si possono effettuare singoli esercizi, o esercizi con movimenti susseguenti alternati. Il lavoro di condizionamento metabolico deve essere intervallato. Possiamo distinguere tre tipologie di esercizio intervallato: • Ripetute • Interval training • Intermittente La figura seguente ci mostra l’andamento delle frequenze cardiache nelle tre diverse tipologie. Occorre evidenziare che il tempo totale di allenamento metabolico dovrebbe essere circa il 20% del tempo totale di allenamento settimanale. Il lavoro da preferire è quello che indichiamo con intermittente. Di seguito gli indicatori parametrici che lo caratterizzano: • Numero giocatori coinvolti (1c0-5c5) • Durata della fase attiva (5”-20”) • Tempo di recupero (10”-30”) • Zona di svolgimento (metà campo o tutto campo) Un aspetto che è molto sentito per i giocatori è quello della capacità di effettuare salti ripetuti, tipiche delle situazioni da rimbalzo. Si tende ad effettuare balzi in continuità soprattutto con l’ausilio di panche o altro. In alcuni giocatori, soprattutto quelli alti o non dotati di buona muscolatura, questo tipo di esercizi può provocare eccessivi traumi alla schiena. In alcuni casi si possono evitare questo tipo di esercizi, ricorrendo ad esercizi per la rapidità dei piedi, caratterizzati da: • Alta intensità • Breve durata (max 6”- 8’’) • Recuperi completi (20”-25”) Come ausilio si possono utilizzare: • Line step (pezzi di gomma piuma dello spessore di 2\3 cm); • Percorsi con cinesini • Linee del campo Con l’utilizzo delle line step occorre sempre controllare lo spostamento orizzontale del centro di gravità che va tenuto sempre basso, il mantenimento di una posizione cestistica durante l’esecuzione (angoli, braccia e sguardo avanti) che deve essere sempre intensa. Occorre, anche, amplificare man mano la risposta motoria creando esercitazioni sempre più complesse ma in maniera graduale. Il preparatore fisico deve sempre tenere in mente quali siano i fattori che influenzano la prestazione, deve avere conoscenza di come gestire le informazioni che vengono riversate agli atleti; queste devono essere chiare ma non troppe. Inoltre deve sempre considerare che è preferibile concentrarsi sulla globalità del movimento piuttosto che sul singolo gesto. ESERCIZI svolti in campo Fase di attivazione: • corsa blanda con cambi di direzione su 3 angoli posti all’interno del campo di pallavolo; • alternanza corsa in avanti \ corsa indietro con cambi sugli angoli come esercizio precedente; • scivolamenti con cambio di guardia ai 3 angoli come esercizio precedente; • corsa blanda arresto e salto a rimbalzo sui 3 angoli; • corsa con torsione busto\gamba alternata sulla linea laterale; • esercizi con l’utilizzo dei dischi-feet per l’allenamento in condizioni di disequilibrio e prevenzione traumi; Condizionamento Metabolico, gli esercizi devono essere caratterizzati dall’intermittenza come si è visto, accompagnando i movimenti con l’utilizzo del pallone: • utilizzando le linee del campo, muovere i piedi velocemente da un lato e dall’altro per 5\6 metri; • alternare utilizzando linee laterali o trasversali, in modo che i movimenti siano avanti\dietro destra\sinistra; • utilizzo delle gabbie, l’atleta deve muovere velocemente i piedi all’interno della gabbia (si possono alternare gli spostamenti in avanti con quelli laterali o altro), alla fine del percorso i può aggiungere uno scatto verso il canestro opposto con passaggio e tiro a canestro; • altri esercizi utilizzando le line-step; • 5c5 difesa a uomo, si gioca tutto campo, la squadra che attacca deve effettuare almeno 10 passaggi, non 200


si può palleggiare, la squadra in difesa deve impedire e possibilmente recuperare il pallone; • in metà campo, 3c3 o 4c4 o 5c5, il giocatore con la palla deve passare ad un giocatore della squadra avversaria ostacolato da un altro, una volta passata la palla deve andare a difendere sul giocatore cui ha passato la palla; • atleti in riga sulla linea laterale del campo di pallavolo, corsa blanda verso la linea opposta, poi due o tre scatti verso la linea laterale opposta con movimenti di cambio di direzione, infine di passo verso la linea opposta, ripetere per 3 minuti circa; • posizione 5 cinesini sul cerchio della lunetta, ogni atleta deve effettuare un otto passando da uno all’altro dei cinesini, si può fare sia correndo, che scivolando. Fase di disattivazione, esercizi di natura posturale (si utilizza la forza di gravità per assecondare e distendere i muscoli): • sdraiati schiena a terra, allungare braccia e gambe il più possibile; • sdraiati schiena a terra, tenere le gambe incrociate al petto con le mani allargate a croce; • lo stesso ma tenendo una gamba incrociata, l’altra distesa a 45° circa; • sdraiati a terra, braccia allargate portare una gamba verso il braccio lato opposto, girare la testa verso il lato della gamba incrociata; • sdraiati schiena a terra, sollevare le gambe a squadra (possibilmente appoggiandosi ad un muro) • in piedi, portare le braccia dietro la schiena in basso, effettuare un piegamento dalla posizione fondamentale il più in baso possibile; • stessa posizione fondamentale braccia poste in alto, effettuare un abbassamento tentando di andare il più in basso possibile. Questi esercizi si possono effettuare senza scarpe, alla fine di questi esercizi si consiglia agli atleti di camminare sul campo alzandosi sulle punte del piedi senza forzare, serve per defaticare i muscoli della pianta del piede.

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