«The more Davids, the less chances for Goliaths»
VOL . MMXII. DA .VI.D
No. 37‘463
Economia: La multinazionale svizzera Danzer Group implicata in violazioni dei diritti umani. Pagina 5
© 2012 The Daily David
Un eroe svizzero: Davide convince Hasbro ad annunciare una nuova politica d’acquisto di carta. Pagina 5
GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012
Clima ed energia: Mayak, Sewersk e le vie della perdizione dell’Axpo. Pagina 4
Davide ha stile 5 grandi della moda vogliono rinunciare a sostanze chimiche pericolose. Pagina 5
L’indipendenza di Greenpeace Greenpeace dimostra costantemente la propria indipendenza politica ed economica e la sua incorruttibilità nelle iniziative contro le grandi imprese nazionali e multinazionali che inquinano spudoratamente il nostro mondo. Taluni Golia come Nestlé, Esso, UBS, Nike, Adidas, Mattel, Novartis hanno già accolto le rivendicazioni d’impegno per l’ambiente di Greenpeace.
PER IL NOSTRO 40° COMPLEANNO FAREMO UNA GITA RILAS SANTE IN BARCA.
La storia ha dimostrato che un Davide indipendente riesce a battere qualsiasi Golia. Greenpeace segue questa linea dal 1971. Nel nostro impegno nonviolento per un mondo ecologico, sociale e giusto rimane per noi fondamentale l’indipendenza rispetto a governi, partiti politici e gruppi d’interesse economici. Questo sia nei numerosi e coraggiosi interventi contro la pesca pirata, tra cui dei pescatori di frodo europei lungo le coste africane, sia nell’opposizione alla deforestazione illegale nelle foreste vergini da parte di grandi imprese o nella denuncia della lotta per l’accaparramento delle materie prime delle multinazionali nell’Artide. Pagina 2
Printed in St. David
FOR FREE.–
Tendenze: Insieme contro il nucleare 2012; chi, come, dove, cosa? Pagina 4
La meteo: possibili previsioni invernali Lunedì 16.01.2022: sole e cielo blu da 1300 metri. A basse quote generalmente cielo grigio con elevati valori di polveri fini. Tra 1300 e 1600 metri tempo soleggiato con valori fuori stagione. Martedì 17.01. 2023: anticipo di primavera. Temperature massime fino a 15 gradi accelerano lo scioglimento del permafrost nelle Alpi. Pericolo di piene nelle valli: le acque di disgelo potrebbero causare inondazioni.
Intervista con i Direttori di Greenpeace
Mercoledì 18.01. 2033: tempo da lupi anziché divertimento in pista. Forti precipitazioni e altri eventi meteorologici estremi caratterizzano la giornata in tutto il Paese. Localmente nevicate o grandine con temperature sopra lo zero. Giovedì 19.01.2044: inverno mediterraneo. In pianura inizialmente ampie distese nuvolose, poi in prevalenza soleggiato. Condizioni meteo primaverili con elevate temperature. Noccioli e forsizie in fiore.
La Direzione di Greenpeace Svizzera sul tema dell’indipendenza e perché si tratta di una scelta irrinunciabile. In tempi come questi bisogna sapersi profilare come un autentico Davide che rimane fedele ai propri principi. Azioni creative, resistenza nonviolenta e coraggiose confrontazioni determinano il successo nella lotta contro i Golia globali. Pagina 3
Venerdì 20.01.2035: tempo coperto e foschia. Nuvolosità per banchi di nebbia alta causata da smog e polveri fini. L’isoterma di 0° sale a 3500 metri.
Davide per sempre: l’inizio del movimento di Greenpeace nel 1971.
Riserve di materie prime: giù le mani dall’Artide Il 1° dicembre, gli attivisti di Greenpeace hanno organizzato uno speciale benvenuto ai rappresentanti di Shell, BP, ConocoPhillips, Statoil e NunaOil.
Stop Stop al nucleare!
Lo scorso 1° dicembre, i convenuti per l’incontro dei rappresentanti delle industrie petrolifere con il Ministero del petrolio e delle risorse minerarie della Groenlandia per discutere del futuro delle riserve di materie prime nell’Artide, sono stati accolti da attivisti di Greenpeace. Per sensibilizzare le industrie petrolifere sui pericoli delle trivellazioni al Polo Nord, gli attivisti di Greenpeace hanno organizzato una propria conferenza. Gli ospiti in arrivo sono stati gentilmente invitati a recarsi al primo piano spiegando loro che la conferenza era stata spostata al piano inferiore. I manager di Shell, BP, ConocoPhillips, Statoil e NunaOil si sono così ritrovati ad assistere a una presentazione sui rischi delle trivellazioni negli abissi marini dell’Artide anziché a trattare la vendita delle riserve di materie prime. Il nostro servizio sulla distruzione e il saccheggio nell’estremo Nord del nostro pianeta a pagina 4
Sabato 21.01.2070: fine settimana apocalittico. Ulteriore aumento della temperatura, molto secco e drammatico innalzamento del limite del permafrost in tutto il Paese. Frequenti franamenti. Domenica 22.01.2055: dov’è finito l’inverno? La temperatura aumenta ancora, tempo secco e ulteriore drammatico innalzamento del limite del permafrost in tutto il Paese.
Nessuna licenza di trivellazione: striscione a Copenhagen, 1° dicembre 2011
Striscione durante la piena del Danubio del 2009
Mettiti nei panni wird ist und bleibt di man nicht. . CiDavid sono ancora molti man. Golia.Unterstütze uns bitte weiterhin Kampf gegen die Goliaths dieser Welt. Sostieni Greenpeace al sito im diventare-davide.ch o greenpeace.ch
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GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012
Un vero Davide è e rimane indipendente. Greenpeace dimostra fin dalla sua fondazione che un impegno a tutela dell’ambiente efficace e credibile è possibile solo come organizzazione indipendente. L’indipendenza e l’incorruttibilità iniziano dal finanziamento. Perciò Greenpeace non accetta alcun finanziamento da parte di società di capitale, partiti ed enti pubblici. Le donazioni di singoli sostenitori non costituiscono solo il fondamento dell’organizzazione ma sono anche un importante fattore di successo, come mostra l’articolo seguente.
Davide vs. Golia nel 21° secolo Tramite una campagna crossmediale, Greenpeace cerca da metà novembre nuovi Davide disposti a sostenerla nella impari battaglia contro grandi imprese nazionali e internazionali e Stati corrotti, potenti «Golia». La campagna è basata sulla metafora «Davide contro Golia», che descrive il confronto non violento tra due avversari assai disuguali. Essere Davide è una scelta che significa non piegarsi di fronte ad
avversari molto potenti o grandi sfide. Greenpeace accetta da 40 anni questo confronto. E con successo! Basti pensare alla moratoria sulla caccia commerciale alle balene (in Giappone, Islanda e Norvegia), al divieto mondiale dello smaltimento di scorie radioattive e di scarico e incenerimento di rifiuti industriali in alto mare, alla rinuncia di multinazionali come la Nestlé all’impiego di olio
di palma proveniente dalla distruzione della foresta pluviale. Eppure il nostro pianeta continua ad essere saccheggiato. Ma i successi menzionati non sarebbero stati possibili senza l’aiuto di innumerevoli sostenitori. Greenpeace Svizzera desidera cogliere quest’occasione per ringraziare tutti i suoi sostenitori! Grazie mille!
Per fare questo ci vogliono Davide indipendenti e incorruttibili: occupazione della Brent Spar 1995. Brent Spar, una colossale torre d’acciaio giallo-rossa nel Mare del Nord, gommoni in bilico su altissime creste d’onda, potenti getti da cannoni ad acqua puntati sugli attivisti di Greenpeace, elicotteri volteggianti sopra la piattaforma: sono ormai passati 16 anni, ma molti serbano ancora il ricordo di quei fatti. E questa è una delle particolarità di questa campagna contro l’affondamento della piattaforma di carico del greggio Brent Spar in disarmo che la Shell voleva far sparire nelle acque del Mare del Nord. Greenpeace, grazie alla sua ostinazione, è riuscita ad impedirglielo. Nessun’altra campagna ha raggiunto, convinto e coinvolto un tale numero di persone. Non solo: per la prima volta i consumatori stessi sono riusciti a portare una grande impresa come la multinazionale petrolifera Shell a rinunciare alla propria arroganza nei confronti dell’interesse pubblico e ad assumere la responsabilità nei confronti dell’ambiente. Molti automobilisti semplicemente non si fermavano
più alle stazioni di rifornimento della multinazionale petrolifera, esprimendo così l’indignazione per la decisione della compagnia di smaltire i propri rifiuti in mare. Dopo 52 giorni di proteste la Shell ha rinunciato al piano di affondare, con la Brent Spar, la prima piattaforma nell’Atlantico Nordorientale. In realtà non si trattava allora solo di questa piattaforma arrugginita, bensì di complessivamente 400 colossi d’acciaio nell’intero Mare del Nord. Alla Brent Spar avrebbero dovuto far seguito sui fondali d’alto mare centinaia di altre piattaforme. Ma il fallimento del primo tentativo è stato un segnale. Nel 1998 gli Stati costieri hanno deciso, dopo estenuanti trattative, di porre fine allo smaltimento di installazioni petrolifere in disuso nell’Atlantico Nordorientale. Greenpeace aveva così portato a compimento la sua campagna con successo. Dalla Brent Spar, altre 30 installazioni sono state smantellate sulla terraferma. Un successo di Davide contro Golia. Un documentario al sito diventare-davide.ch
«The Award goes to…»
La Dichiarazione di Berna e Greenpeace Svizzera sono di nuovo a caccia di imprese in tutto il mondo che puntano al massimo profitto senza assumersi alcuna responsabilità e che si distinguono per una condotta deplorevole dal punto di vista sociale ed ambientale.
Public Eye Awards 2011 Davos: Daniel Domscheit-Berg, OpenLeaks (s), Bruno Heinzer, Greenpeace (c), Oliver Classen Dichiarazione di Berna (BD) (d) Chi tra le grandi imprese si distingue per condizioni di lavoro disumane, danni ambientali causati per negligenza, disinformazione mirata o violazione dei diritti umani non ha scampo: in apertura del Forum Economico Mondiale (WEF) alla fine di gennaio 2012 a Davos, i principali misfatti aziendali finiscono sulla Shortlist dei Public Eye Awards 2012. In questo modo puntiamo i riflettori sul lato oscuro delle imprese, attiriamo l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sui lati più vergognosi e contribuiamo al
successo delle campagne delle ONG. Più di una multinazionale ha già dovuto fare i conti con la pressione dell’opinione pubblica in seguito a questa poco ambita pubblicità nei media e nel Social Web! Per i Public Eye Awards 2011, più di 50.000 persone in tutto il mondo hanno partecipato alla votazione su internet per l’assegnazione del People’s Award. Di più al sito publiceye.ch
Rappresentazione di un Golia.
© Anatolij Pickmann Illunet GmbH
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GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012
«Il nostro principio supremo» Greenpeace è una delle uniche due autentiche organizzazioni non governative in Svizzera. I due condirettori di Greenpeace Svizzera, Verena Mühlberger (VM) e Markus Allemann (MA), illustrano le particolarità di Greenpeace e quali sono i fondamenti della sua capacità d’azione nel futuro. Inoltre, svelano le iniziative previste per il difficile anno 2012. Intervista: Salomé Blanc Conferenze sul clima fallimentari, peste nera nell’Atlantico, Fukushima. Qual è il bilancio di Greenpeace per il 2010 e il 2011?
denza e trasparenza; obiettivi chiari e assunzione di responsabilità se qualcosa andasse storto. Certo che adattiamo i nostri strumenti. Noi offriamo nuove possibilità d’impegno. Siamo molto attivi nei media sociali. La Nestlé ha ceduto alla campagna sull’olio di palma in seguito ai «Mi piace» di Facebook e alle centinaia di migliaia di e-mail!
VM: Una crisi segue l’altra. Alla grave crisi ambientale si sovrappone ora anche quella economica. E la politica è incapace di soluzioni. MA: Ed è proprio in una situazione che richiede una svolta come questa che Greenpeace è importante. Noi sappiamo agire. Diciamo come stanno le cose e proponiamo obiettivi radicali. Questo è possibile solo perché non siamo in vendita per nessuno, mai. Noi non nascondiamo che il nostro stile di vita non è più sostenibile. Che è giunto il momento di non sprecare altro tempo. Greenpeace deve impegnarsi con tutte le sue forze per virare il timone verso un altro futuro.
Per il 2012 molti si aspettano una valanga di critiche rivolte alle organizzazioni no profit e alle ONG. VM: Più che altro la critica investirà la politica, lo Stato e l’economia. Greenpeace svolgerà in tutto questo un ruolo importante. Il metro di giudizio sarà ciò che noi facciamo concretamente.
Quali sono per Greenpeace le sfide per il 2012? MA: A livello internazionale è prioritaria la protezione dell’Artide. In nessun caso devono iniziare in quella regione le trivellazioni per l’estrazione petrolifera nelle acque profonde. Non meno importante è la resistenza contro la deforestazione. Noi coinvolgiamo la gente del posto, affrontiamo le imprese, interveniamo a livello politico in occasione di negoziati internazionali per ottenere pagamenti compensativi. E Greenpeace Svizzera? VM: In Svizzera svolgiamo un ruolo molto particolare. Abbiamo le nostre priorità ma collaboriamo principalmente alle campagne internazionali. Da noi hanno sede ditte globali come Nestlé o Glencore. MA: Greenpeace Svizzera è, dopo la Germania e l’Olanda, la terza finanziatrice di Greenpeace International, ancora prima dell’Inghilterra e degli USA. Qui da noi deve diventare realtà la svolta energetica. Vanno attuate le misure giuste, non semplicemente sostituite le centrali nucleari con centrali a gas. Noi chiediamo una produzione di corrente decentrata e rinnovabile mediante le «nuove rinnovabili». Gran parte dell’energia dev’essere ottenuta dal sole. VM: Per il solare non è necessario deturpare il paesaggio. Noi chiediamo un programma di impianti sui tetti. Con i «Progetti Solare Giovani» sui tetti Greenpeace ha maturato da anni un’effettiva competenza nel settore. Questa tecnologia può essere applicata su larga scala. In questo settore collaboriamo con ditte e autorità, ma dobbiamo impegnarci anche nell’ambito del monitoraggio e porre chi ostacola i progressi in quest’ambito direttamente di fronte alle proprie responsabilità. Greenpeace viene spesso definita come un marchio. Orbene, i marchi li troviamo al supermercato. A me interessano i contenuti all’acquisto. Cosa distingue Greenpeace da altre organizzazioni ambientaliste? VM: La nostra assoluta indipendenza. Noi siamo indipendenti finanziariamente e nei contenuti.
La condirettrice Verena Mühlberger ha deciso di impegnarsi in Greenpeace perché si tratta dell’organizzazione ambientalista più radicale e versatile della Svizzera. Un’azione di Greenpeace con 600 attivisti promossa in collaborazione con l’artista Spencer Tunick sul ghiacciaio dell’Aletsch ha convinto il condirettore Markus Allemann: Yes We Can.
Non accettiamo denaro dallo Stato o dall’economia. Anche nel caso di cooperazioni non ci lasciamo togliere da nessuno il diritto alla critica. L’indipendenza è la nostra maggiore forza. Non esistono quindi accordi del tipo: «Se ci date una somma tot per la tal campagna ce ne staremo zitti e buoni per un po’»?
posti a risolvere la questione nel dialogo o passiamo al confronto. Noi siamo Davide. Ecco cosa contraddistingue Greenpeace. MA: A me piace molto quest’idea di Davide come piccolo uomo astuto. Ma allora perché queste rinunce? Il denaro non potenzierebbe la capacità di lotta di Davide?
VM: Noi non stipuliamo mai contratti con i nostri sostenitori. Abbiamo una politica assai rigorosa in materia di donazioni. Accettiamo denaro solo da privati e da fondazioni. In caso di donazioni anonime da diecimila franchi indaghiamo dapprima sulla provenienza del denaro; per questo abbiamo liste di controllo e avvocati.
VM: Greenpeace è e rimane indipendente dall’economia, dallo Stato e dalla politica. Nessuno o quasi è così rigoroso con i finanziamenti aziendali come noi. Ancora più raro è il rifiuto di contributi pubblici. Non accettiamo nemmeno i gettoni di presenza. D’altronde, non assumiamo politici attivi né li nominiamo nel Consiglio di fondazione.
MA: Di tutte le organizzazioni ambientaliste, Greenpeace è la meglio attrezzata. Noi facciamo opera di sensibilizzazione e informazione, ma gestiamo anche colloqui d’approfondimento e, diversamente da altri, Greenpeace con i suoi attivisti cerca anche il dialogo diretto confrontativo. Questo è importante anche per le collaborazioni con altre organizzazioni ambientaliste. Un possibile esempio: se la federazione mantello dell’economia Economiesuisse intende ostacolare la tassa sul CO2, Greenpeace può fare pressione affinché Economiesuisse alla fine accetti di negoziare con il WWF.
MA: L’indipendenza è la base delle nostre campagne. Secondo la Weltwoche, in Svizzera esistono solo due autentiche ONG, ossia organizzazioni non governative che non vengono sostenute in qualche modo dallo Stato: Amnesty e Greenpeace. Più d’una volta abbiamo rifiutato anche somme cospicue di diverse centinaia di migliaia di franchi.
Una distribuzione dei ruoli tra ambientalisti? VM: Non si tratta solo di un ruolo, ma della nostra identità. Come con Davide e Golia. Noi ci alziamo in piedi e diciamo: qui c’è qualcosa che distrugge l’ambiente, e a noi non sta bene. E poi abbiamo il coraggio e la sfrontatezza di affrontare gli inquinatori dicendo loro che o sono dis-
Potete fare un esempio? MA: Sì, certo! Quando l’Axpo e il «Blick» hanno promosso qualche anno fa l’azione «Spegniamo le luci», l’AXPO ci ha proposto di accettare metà del ricavo, circa 5000 franchi. Abbiamo gentilmente declinato. Eppure: è davvero necessario rifiutare contributi delle aziende? MA: È il prezzo che dobbiamo pagare per mantenere la libertà d’azione. Solo così possiamo far valere i nostri punti di vista contro chiunque in qualunque campagna. Questa libertà nella conduzione delle campagne ci
permette di impiegare tutti gli strumenti di cui disponiamo per raggiungere i nostri obiettivi. Se avessimo qualche inciucio con Nestlé o Axpo, saremmo meno liberi e non saremmo più credibili. VM: Greenpeace è un’organizzazione in cui singole persone si impegnano in prima persona e si assumono rischi per le proprie convinzioni. Con i donatori, è la stessa cosa. Singole persone ci affidano il loro denaro per esprimere la propria convinzione. Credo che questa cosa esprima coerenza. Greenpeace non ha mai violato il principio d’indipendenza? VM: Mai. È il nostro principio supremo. Il 2012 sarà presumibilmente un anno difficile dal punto di vista economico. Cosa significa questo per Greenpeace, anche dal lato finanziario? VM: In un periodo di crisi come questo Greenpeace deve fare di più e deve contare su maggiori forze. MA: Appunto perché lo Stato, la politica e l’economia non sono in grado di risolvere i problemi. Ecco perché un’ONG indipendente come Greenpeace è così importante. Altri tempi, altri mezzi. Non sarebbe ora di ripensare i principi di Greenpeace? VM: Noi manteniamo i nostri principi proprio perché sono questi che ci rendono forti. La situazione attuale dimostra che abbiamo ragione. Basta pensare come dagli intrallazzi tra economia e politica sia risultata la crisi bancaria. MA: Greenpeace sta per indipen-
MA: Come istituzione promuoviamo la massima trasparenza interna. Greenpeace pubblica un rapporto sulla sostenibilità e un rapporto annuale in cui sono esposti anche i nostri salari. Noi andiamo ben oltre le esigenze minime di legge e sottoponiamo i nostri conti a una revisione ordinaria, anche se non saremmo obbligati a farlo. Per tutto questo abbiamo adottato lo standard internazionale INGO Accountability Charter. Ciò che facciamo è verificabile da chiunque. Gli avversari di Greenpeace sono ricchi, abili e furbi. MA: Noi in quarant’anni d’attività ci siamo fatti più abili e furbi di loro. L’immagine di «Davide» della nostra campagna attuale lo esprime bene. Abbiamo sviluppato un bel po’ d’astuzia. E ci siamo globalizzati. Prendiamo per esempio la campagna sull’olio di palma. Sono bastate 8 settimane di campagna per costringere Nestlé a reagire. Questo perché si è trattato di una campagna globale. I loro barometri di popolarità avevano toccato livelli critici. Un secondo esempio: la campagna internazionale per la protezione delle acque nella produzione d’abbigliamento. Per questa campagna abbiamo lavorato a livello planetario simultaneamente nel web e come gruppo di pressione. In cooperazione con altre organizzazioni abbiamo denunciato un marchio dopo l’altro portandoli a formulare precisi impegni: Puma, Nike, Adidas, C&A… In concreto: quali sono i progetti di Greenpeace per il 2012? VM: La svolta energetica in Svizzera. Su questo punto non molliamo. Inoltre, nella vicina Francia nel 2012 ci saranno le elezioni e l’abbandono del nucleare dovrà essere un tema. Alcune centrali atomiche sono vicine alla Svizzera. Saremo pertanto molto attivi nella Svizzera romanda. MA: Poi partiremo per l’Artide. E qui entra in gioco la nostra flotta. Abbiamo appena varato una nuova nave. Ma su questo punto non posso ancora svelare di più. Oh, e la nostra responsabile svizzera della Campagna Foreste Asti Roesle continua a occuparsi del Congo e di nuovo della Russia dove una filiale dell’Ikea sta dissodando una preziosa foresta vergine. Le foreste boreali sono gravemente minacciate.
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GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012
Mayak – un faro ammonitore contro l’energia nucleare
I Grigioni puntano sull’energia eolica!
MAYAK E SEWERSK: le vie della perdizione dell’Axpo. Un reportage sulle due località e su come l’Axpo si contorce per non agire. Il servizio è di Florian «Davide» Kasser.
Il più grande parco eolico della Svizzera potrebbe presto sorgere nei Grigioni. La società che lo progetta assieme alla Società elettrica della Città di Zurigo Ewz , la Altaventa, intende istallare ad alta quota nella Surselva almeno 40 pale eoliche. Teoricamente gli impianti sarebbero in grado di fornire elettricità a tutte le economie domestiche del Canton Grigioni. Attualmente sono in corso misurazioni del vento per ottenere
Cartello di pericolo a Muslyumovo Village, Russia In russo «Mayak» significa «faro». Un nome simbolico: Mayak è in effetti uno dei luoghi più contaminati da radioattività e quindi una delle regioni più pericolose del pianeta. Mayak è, per restare all’immagine simbolica del faro, un esempio illuminante del fatto che le nostre centrali nucleari non producono solo vapore acqueo. È da questo centro di riprocessamento dell’industria atomica russa che le centrali nucleari svizzere si riforniscono di una parte delle barre di combustibile radioattive. Una prima impressione di quanto in realtà sia sporca l’energia nucleare svizzera è emersa dal servizio televisivo andato in onda nell’ambito del programma «Rundschau» nel mese di settembre 2010. Per documentare la situazione sul posto, nel novembre del 2010, Greenpeace si è recata nuovamente a Mayak con un team di scienzati e giornalisti. È stato impressionante constatare le condizioni disastrose in cui vivono le persone laggiù. Il suolo, l’acqua e l’aria sono gravemente contaminati da radioattività. Le conseguenze per la popolazione sono devastanti. Il numero di aborti
spontanei e il tasso di tumori sono sensibilmente superiori alla media e i decessi prematuri sono frequenti. Un anno dopo, il 15/09/11 la situazione non è migliorata e l’Axpo, contrariamente ai suoi ripetuti annunci pubblici, non ha creato maggiore trasparenza. Anzi, lo scandalo si aggrava, poiché come è stato reso noto da un altro servizio della Rundschau di ieri, l’impresa ha già concluso un nuovo contratto per forniture di uranio dalla Russia: l’uranio per il combustibile della centrale nucleare di Leibstadt proviene da un anno dall’impianto atomico di Seversk che causa, come quello di Mayak, un inquinamento a largo raggio della regione circostante. Questo fatto è noto da tempo e dimostrato da ricerche scientifiche a cui hanno preso parte anche scienziati svizzeri. Il 12/11/11 ecco finalmente una buona notizia. L’Axpo annuncia con un comunicato stampa la sospensione delle importazioni di uranio dal contestato impianto di
riprocessamento di Mayak. L’Axpo ha motivato questa decisione con la mancanza di trasparenza nelle condizioni di produzione del combustibile in quell’impianto. Nella misura in cui l’Axpo dimostra così di voler far dipendere il proprio rifornimento di uranio dalla politica di trasparenza e d’informazione del fornitore, si tratta finalmente di un passo nella giusta direzione. Tuttavia, appare sorprendente il fatto che l’Axpo intende continuare a rifornirsi di uranio da Seversk, dove i rifiuti radioattivi vengono iniettati direttamente nel terreno, cosa evidentemente permessa dal diritto russo ma impensabile in qualsiasi Paese europeo. L’approvvigionamento di uranio da Seversk è in netta contraddizione con la sbandierata volontà dell’Axpo di impegnarsi per una maggiore sostenibilità. Sotterrare semplicemente le scorie atomiche non ha nulla a che vedere con la sostenibilità. Negli scorsi mesi Greenpeace ha portato alla luce diversi indizi che mettono in dubbio l’ecocompatibilità della produzione di uranio a Mayak e Seversk.
Artide: la competizione per le riserve di materie prime Devastazione e saccheggio nell’estremo Nord I manager dell’industria petrolifera e del gas stanno puntando la loro attenzione su una delle ultime grandi riserve di materie prime non ancora sfruttate: l’Artide. Anche se i gravi disastri ambientali come nel Golfo del Messico nell’estate del 2010 dovrebbero ormai aver reso evidente che la tecnologia dell’estrazione in acque profonde comporta un elevatissimo rischio per l’ambiente e la popolazione e non è in realtà governabile, non vengono tratte le debite conseguenze. Nella regione del Polo Nord, ancora più sensibile agli effetti della fuoriuscita di petrolio, si continua allegramente a trivellare, spesso anche senza piani anticatastrofe in caso di incidenti petroliferi. Il Mare Polare cela in profondità e sotto i suoli costieri coperti da permafrost grandi quantità di gas metano legato sotto forma di idrato (o clatrato) di metano solido in condizioni di alta pressione, temperature fredde e presenza di molecole d’acqua. In seguito al riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci e il ritiro del
permafrost la pressione sull’idrato, simile al ghiaccio, diminuisce con conseguente rilascio di gas metano nell’atmosfera. Devastante, se consideriamo che una molecola di gas metano (CH4) provoca sul clima un effetto 21 volte più dannoso di una molecola di biossido di carbonio (CO2).
estivo. Un esperto in materia, il dott. Peter Wadhams dell’Università di Cambridge, ritiene addirittura che entro il 2020 il Mar Glaciale Artico potrebbe presentarsi in estate del tutto privo di ghiacci.
I fatti Un metro cubo di idrato di metano può immagazzinare 164 metri cubi dell’inquinante gas metano. Nelle sole regioni costiere dell’Alaska si stima la presenza di 40 – 60 miliardi di metri cubi d’idrato di metano. A livello mondiale si stima una quantità doppia del gas serra metano rispetto al totale di tutti i giacimenti di gas naturale e petrolio.
Quando i ghiacci si saranno ritirati dall’Oceano Artico, inizierà la lotta tra gli Stati confinanti per rivendicazioni territoriali e lo sfruttamento delle risorse. Si suppone che qui esistano maggiori giacimenti di petrolio e gas che in tutta l’Arabia Saudita e nel Canada messi insieme. Nessuna meraviglia quindi che alcuni Stati abbiano già iniziato ad aumentare la presenza militare nella regione dell’Artide. Le prime avvisaglie dei possibili conflitti internazionali si sono già avute con la crisi tra la Russia e la Danimarca (Groenlandia). Chi riuscirà a dimostrare di quale piattaforma continentale fa parte la dorsale di Lomonosov sul fondale tra la Siberia e la Groenlandia farà valere il diritto di sfruttamento delle materie prime. In realtà, la regione dell’Artide è un bene comune da proteggere.
Il rapido scioglimento dei ghiacci Dove un tempo nella stessa stagione si ergevano al cielo imponenti lastroni di ghiaccio, oggi brilla la spuma dell’acqua azzurra dell’oceano. L’effetto del riscaldamento del clima è qui pressoché raddoppiato rispetto alla media globale. Lo strato di ghiaccio si è ritirato più rapidamente di quanto previsto dai ricercatori fino alla cosiddetta estensione minima del ghiaccio
Gli Stati si preparano al saccheggio
un quadro più completo del potenziale produttivo. Greenpeace Svizzera partecipa alle riunioni della tavola rotonda sul progetto e intende contribuire attivamente affinché possa essere realizzato al più presto e integralmente. Con progetti del genere riusciamo ad abbandonare rapidamente la pericolosa e sporca produzione di energia nucleare!
- 11 marzo 2012 – insieme contro il nucleare!
La manifestazione del maggio 2011 (vicino a Beznau)
Lo scorso maggio (2011) migliaia di persone hanno partecipato alla pacifica marcia di protesta nelle vicinanze della centrale atomica di Beznau. Quest’anno, un’analoga manifestazione è prevista per dodomenica 11 marzo, anniversario del disastro nucleare di Fukushima. La marcia prevede un tragitto in prossimità della centrale di Mühleberg. Noi chiediamo l’immediato spegnimento del fatiscente reattore di Mühleberg! Questa centrale rottame presenta gravi carenze dal
punto di vista della sicurezza, come crepe nell’involucro del nucleo, sistemi d’emergenza insufficienti in caso di eventi sismici e piene ed estrazione dell’acqua di raffreddamento unicamente dall’Aar. Ecco perché vi invitiamo a partecipare numerosi con le vostre famiglie e i vostri amici per lanciare un segnale inequivocabile per un rapido abbandono del nucleare e un futuro rinnovabile! Info al sito menschenstrom.ch!
Annunciarsi adesso alla Energy Academy Il corso «Energy-Academy» della durata di due giorni vi informa sulle opzioni fondamentali del futuro energetico e vi indica le condizioni e le soluzioni per la politica energetica elvetica: come copriamo il fabbisogno
d’elettricità senza danneggiare l’essere umano e l’ambiente? Quali opzioni esistono e come facciamo a far valere le migliori? Cosa possiamo fare ciascuno singolarmente?
Di più al sito greenpeace.ch/energyacademy
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GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012
Marchi di moda atossici! Un successo: materiale d’imballaggio senza Spettacolare vittoria di Greenpeace in cinque set: dopo Puma, Nike, Adidas e H&M, anche la catena d’abbigliamento C&A e il marchio sportivo cinese Li-Ning hanno reagito alla campagna mondiale di Greenpeace contro i «panni sporchi». Il passo indietro compiuto dai due giganti del settore tessile e la road map congiunta per un futuro senza veleni recentemente pubblicata sono passi importanti in tal senso. Le imprese tessili intendono modificare entro il 2020 le loro politiche aziendali nel senso della totale esclusione dell’impiego di sostanze pericolose lungo l’intera filiera di fornitura e produzione. Retrospettiva - agosto 2011: le analisi di Greenpeace dell’abbigliamento sportivo e del tempo libero di Adidas & Co dimostra che gran parte degli indumenti di marca testati a livello mondiale contengono residui del gruppo tossico di sostanze chimiche nonilfenoli etossilati (NPE). I nonilfenoli etossilati sono stati trovati da laboratori indipendenti su mandato di Greenpeace nei due terzi dei prodotti analizzati (52 articoli su 78 acquistati). Cinque articoli inquinati delle marche Adidas, Nike, Puma, H&M e Calvin Klein provengono da negozi svizzeri. Greenpeace invita l’industria tessile a bandire tutte le sostanze chimiche pericolose dalla produzione. Puma e Nike hanno reagito subito promettendo di accogliere le rivendicazioni di Greenpeace, Adidas e H&M sono seguite dopo. Il nonilfenolo (NP) risultante dal NPE è un perturbatore endocrino tossico per gli organismi acquatici già a basse concentrazioni. Anche se non è noto un effetto diretto sulla salute dei consumatori degli articoli esaminati, non si sa ancora nulla sugli effetti a lungo termine. «L’industria tessile produce un problema ambientale e sanitario globale», afferma Matthias Wüthrich, esperto di Greenpeace per le sostanze chimiche. «Le acque reflue contenenti nonilfenolo inquinano l’acqua po-
tabile di milioni di persone in Paesi produttori come la Cina. Anche se in Svizzera l’impiego di questa sostanza chimica è in ampia misura vietata, il nonilfenolo si libera in seguito al lavaggio dei prodotti importati, di modo che questo perturbatore endocrino inquina le acque e danneggia la salute delle persone anche in Svizzera.» Greenpeace esige un più deciso intervento in considerazione del grave problema dell’inquinamento delle acque e quindi tempi più brevi e agende più concrete per l’eliminazione dei prodotti chimici più pericolosi dalla filiera. L’intero settore deve rendersi conto che la moda sporca non ha futuro. I produttori di articoli di moda sanno ormai che chi non rinuncerà entro breve a sostanze chimiche problematiche rischia di perdere la fiducia dei consumatori. Grazie all’impegno del pioniere cinese Li-Ning che ha accolto le rivendicazioni di Greenpeace, abbiamo buone speranze di riuscire a convincere anche il settore tessile cinese dell’importanza di un futuro atossico. Dopo gli impegni assunti da ditte come Adidas, Nike, Puma e H&M ora Greenpeace può annunciare, con la condiscendenza di C&A e Li-Ning, un altro successo della campagna. Una vittoria di Davide contro Golia.
Smascherato il Danzer Group Una nuova alleanza di ONG chiede «Diritto senza frontiere»
I diritti umani e la protezione dell’ambiente sono beni troppo preziosi per lasciarli all’arbitrio delle multinazionali. Tra i sostenitori delle organizzazioni promotrici c’è anche il Ex Consigliere agli Stati Dick Marty. Lo specialista in materia di diritti umani ha chiesto alla Svizzera, anche nell’interesse della propria reputazione, di stabilire condizioni chiare. La Glencore nel Congo, la Triumph in Tailandia, l’Axpo in Russia: c’è sempre qualche impresa svizzera in conflitto con le sue attività all’estero con i diritti umani e gli standard ambientali. Le circa 50 organizzazioni dei diritti umani e umanitarie, sindacati, organizzazioni ambientaliste, associazioni femminili e azionisti critici riunite in seno all’alleanza chiedono «regole chiare per le multinazionali in tutto il mondo». Con questa campagna e una petizione indirizzata al Consiglio federale e al Parlamento esigono norme vincolanti per obbligare le imprese che hanno la loro sede in Svizzera al rispetto dei diritti umani e dell’ambiente dappertutto nel mondo. Un esempio di multinazionale svizzera implicata in violazioni dei diritti umani è la Danzer. Nel porto di Caen, gli attivisti di Greenpeace hanno scoperto un carico navale di legname tropicale proveniente dal Congo e importato dalla compagnia del legno Danzer con sede a Baar/ZG. Gli ambientalisti hanno attirato l’attenzione sulla
violazione dei diritti umani da parte del gruppo Danzer con vernice rossa e le parole «Forest Crime». Nella Repubblica Democratica del Congo i conflitti tra compagnie del legno e comunità locali sono spesso gestiti dalle prime con violenza. Le prove e le testimonianze raccolte da Greenpeace dimostrano violazioni dei diritti umani inaudite, nelle quali è coinvolta anche la Danzer. Secondo quanto documentato da Greenpeace, la notte del 2 maggio 2011, circa 60 soldati e agenti di polizia hanno aggredito la comunità forestale di Yalisika, nel villaggio di Bosanga (nella provincia del BumbaEquateur). Il raid si è concluso con la morte di un abitante del villaggio Frederic Moloma Tuka - e numerose violenze sessuali, anche su minori. Diverse altre persone sono state picchiate, mentre 16 persone sono state arrestate e portate via. Ma cosa c’entra la Svizzera con tutto ciò? Il gruppo Danzer opera nell’area dal 1993, attraverso la filiale Siforno, e nel 2005 aveva firmato un protocollo di «responsabilità sociale» con i capi tradizionali (‘cahiers des charges’) impegnandosi a costruire una scuola e un ambulatorio. Danzer non ha mai mantenuto l’impegno (che ha valore legale) mentre ha continuato ad abbattere alberi e a portar via tronchi.
legno proveniente da foreste pluviali
Le cattive notizie per la Asia Pulp and Paper (APP) si susseguono a ritmo serrato. Sempre più imprese in tutto il mondo disdicono i loro contratti con questo distruttore di foreste senza scrupoli. Al seguito di Mattel e Lego, ora anche la Hasbro come terzo produttore di giocattoli ha reso noto una nuova politica d’acquisto della carta. In base alla nuova politica, d’ora in poi la Hasbro intende rinunciare a fibre di carta di dubbia origine e richiede inoltre dai fornitori esplicitamente che non intrattengano o intendano intrattenere rapporti d’affari con la APP. La Hasbro ha inoltre dichiarato di voler incrementare negli imballaggi di giocattoli l’impiego di carta certificata FSC e riciclata. L’elenco delle imprese che hanno deciso di troncare i rapporti commerciali con la APP si allunga sempre più e comprende anche molte marche note. Tra le ultime che hanno risposto all’appello si possono menzionare: – la Tchibo, la quinta azienda al mondo del settore della torrefazione di caffè – la Montblanc, produttore di articoli per scrivere di lusso – T he Warehouse, il maggiore gruppo di grandi magazzini della Nuova Zelanda
– la Delhaize, il secondo distributore al dettaglio del Belgio e proprietario di Food Lion negli USA – la Metcash, una delle principali catene di supermercati dell’Australia – Cartamundi, leader mondiale nel settore delle carte da gioco – inoltre, il gruppo bancario ING ha sospeso la fornitura di prestazioni finanziarie a una delle società della APP. Questi nomi completano un elenco che comprende anche Nestlé, Adidas, Kraft, Unilever, Tesco, Carrefour, Auchan e Metro Group, che hanno già adottato provvedimenti contro la APP mediante adattamenti nella propria filiera di fornitura. Staples, il gruppo americano attivo nel commercio al dettaglio, ha espresso chiaramente la propria opinione sull’APP quando ha parlato di una «grande minaccia per il nostro marchio». Il numero di aziende che condivide quest’opinione aumenta
sempre più. Nonostante la perdita di questi clienti e una reputazione sempre più ammaccata, l’APP continua ad agire come se nulla fosse, incurante delle perdite. Il recente Greenpeace Tiger’s Eye Tour ha documentato considerevoli disboscamenti di foreste pluviali nelle concessioni dell’APP a Sumatra. Sono state dissodate anche aree considerate biotopi per la sopravvivenza della minacciata Tigre di Sumatra e torbiere di una profondità superiore ai tre metri che in base alla legge indonesiana sono considerate protette. In due concessioni APP sono stati osservati dissodamenti con il fuoco, anch’essi vietati dalla legge. Mentre succede tutto questo, la Divisione PR della APP vuole far credere al mondo con una pubblicità sopra le righe di impegnarsi in modo sostenibile per la tutela della natura. Difficile da credere, anche chiudendo entrambi gli occhi.
SOS abitanti dei mari in pericolo La nave di Greenpeace Esperanza è attualmente impegnata in un tour di tre mesi nel Pacifico. L’equipaggio e gli attivisti cercano di fermare il saccheggio delle risorse ittiche. Gli oceani, che danno al nostro pianeta visto dallo spazio un colore blu, coprono il 70 per cento della superficie terrestre. Sono la maggiore fonte alimentare del mondo. Il consumo annuo mondiale di pesce ammonta a 110 milioni di tonnellate. Ciò comporta conseguenze: secondo stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura FAO, l’80 per cento dei principali stock ittici è già sfruttato al massimo delle sue capacità, sfruttato in eccesso o esaurito. Il motivo? La pesca industriale. Oggi gli oceani sono solcati da 3.5 milioni di pescherecci che svuotano rapidamente i mari. Più è veloce il collasso delle popolazioni ittiche, più i metodi di cattura si trasformano in raffinata e implacabile macchina da guerra. Per la cattura del tonno la pesca con il palangaro impiega ogni anno fino a 1.4 miliardi di ami con 1.4 miliardi di pesci usati come esche. Con la pesca a strascico vengono trainate nei mari reti con un’apertura grande come 5 campi di calcio che riescono a catturare fino a 600 tonnellate di pesce tra cui enormi quantitativi di cattura accessoria. Prima di essere ributtati agonizzanti a mare, agli squali vivi vengono staccate le pinne, che valgono molto sul mercato asiatico. Per salvaguardare gli stock ittici selvatici, sempre più specie di pesci vengono allevate in acquacoltura; attualmente si tratta già del 47 per cento del fabbisogno. Una soluzione perfetta? Purtroppo no! Gran parte dei pesci commestibili più ricercati sono predatori: per 1 kg di salmone d’allevamento occorrono 4 chili di pesce pescato trasformato in mangime: molto pesce è così trasformato in poco pesce. Un altro problema è costituito dai danni ambientali causati spesso dagli allevamenti di pesce: per i gamberetti per esempio vengono abbattute in Asia e America latina intere foreste di mangrovie mentre in Vietnam l’allevamento del pangasio comporta il sacrificio
di interi paesaggi fluviali. Fosche previsioni per i nostri mari e ancora peggiori per le nostre popolazioni ittiche, ormai a rischio d’estinzione. Ma c’è anche una buona notizia: esiste una soluzione! Per evitare una ulteriore riduzione della diversità delle specie e un’ulteriore distruzione di biotopi insostituibili occorre un’utilizzazione ecologica e sostenibile degli oceani. Greenpeace si impegna per una rete mondiale di riserve marine protette e chiede rigorosi provvedimenti di regolamentazione della pesca per quanto concerne le quote e i metodi di cattura. Il 40 percento dei
Rappresentazione di un Golia.
«grandi ecosistemi marini» vanno delimitati come aree protette. Oggi, meno dell’uno per cento del mare è efficacemente protetto. Ma ogni singolo può fare qualcosa. La pesca è un commercio come ogni altro: la domanda regola l’offerta. Le decisioni che prendiamo al ristorante o nel supermercato influenzano direttamente la diversità nei mari e la salute del nostro pianeta azzurro. Se vogliamo mangiare del pesce anche in futuro, doppiamo istituire oggi riserve marine e promuovere una pesca ecologica sostenibile!
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Rappresentazione di un Golia.
GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012
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GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012
Reto Kestenholz
Autoritratto nel treno (2011) Intervista con Reto Kestenholz, rider professionista di snowboard e da 10 anni fedele sostenitore di Greenpeace. Reto, sei da anni donatore di Greenpeace. Perché hai deciso di sostenere proprio Greenpeace?
Lo snowboard affascina i giovani. Credi che i giovani d’oggi siano sensibili ai problemi ambientali?
Reto Kestenholz: L’impegno di Greenpeace per la protezione della natura è per me fondamentale. Senza un ambiente intatto è minacciata la vita di tutti. Purtroppo c’è chi si ostina a non capirlo. Io ammiro il coraggio e la coerenza che distingue Greenpeace da altre organizzazioni importanti.
RK: Da un lato ho l’impressione che per i giovani d’oggi sia molto difficile resistere alle tentazioni dell’enorme offerta di consumo attuale. D’altra parte mi sembra che mai come ora si discuta tra i giovani di protezione dell’ambiente e modelli alternativi di società.
Cosa significa per te come rider professionista l’ambiente? Qual è il tuo rapporto con la natura? RK: Ovviamente per me come rider professionista di snowboard sono importanti inverni freschi con molta neve, per cui le conseguenze del cambiamento globale del clima mi toccano direttamente e certamente mi fanno riflettere. Ma credo che sarebbe davvero un po’ miope da parte mia se volessi limitarmi ad argomentare dal punto di vista del rider, perché il cambiamento del clima è all’origine di un’infinità di altri problemi come le inondazioni o i periodi di siccità che possono costringere intere popolazioni a migrare – con le ben note conseguenze! Quali valori rappresenti nella scena dello snowboard? RK: La scena dello snow non è più da un pezzo un gruppo omogeneo di giovani avventurieri. Oggi ci puoi trovare i caratteri più diversi, dalla personalità alternativa al consumatore di tendenza. È difficile quindi individuare valori comuni. Tuttavia, personalmente vorrei trasmettere che con meno ricchezza e meno pretese possiamo essere più felici e che dobbiamo perlomeno apprezzare lo standard di vita alle nostre latitudini.
Happy Birthday: 40 anni Greenpeace Ciò che è iniziato 40 anni fa con un piccolo gruppo di ambientalisti indignati, è oggi diventata una rete mondiale di persone che perseguono tutte lo stesso obiettivo: agire in maniera nonviolenta e creativa contro la devastazione dell’ambiente da parte dell’economia e della politica che troppo spesso fanno i loro affari a spese della natura. Anche a 40 anni siamo sempre pieni d’energia quando si tratta di proteggere il nostro pianeta dallo sfruttamento dei suoi sensibili ecosistemi. Negli scorsi quattro decenni abbiamo imparato ad attuare nuove forme d’intervento e a promuovere soluzioni. Sappiamo mobilitare l’opinione pubblica contro
la devastazione dell’ambiente e porre gli inquinatori di fronte alle loro responsabilità. Ogni singolo successo per la protezione della Terra ci rafforza nella nostra volontà di continuare con caparbietà e ostinazione la nostra lotta. Per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti. 40 anni – e sempre pieni d’energia! Se diamo uno sguardo alle pietre miliari degli ultimi 40 anni, possiamo indubbiamente affermare che si tratta di una storia di successi. Dagli anni della fondazione a oggi, l’organizzazione ha raggiunto importati traguardi. Anche se Greenpeace non è accolta ovunque a braccia aperte, oggi esistono sedi in tutto il mondo per po-
ter intervenire sul posto laddove più è necessario. Il numero delle persone che aderiscono al nostro impegno per una gestione sostenibile delle risorse naturali aumenta di giorno in giorno. Con ogni sostenitore, ogni voce in più il nostro lavoro ottiene più forza. Questa forza ci occorrerà anche in futuro per porre i decisori della politica e dell’economia di fronte alle loro responsabilità. Il nostro impegno per un futuro ecologico, sociale ed equo sarà necessario ancora per molto tempo – e questo vale anche per la storia di Greenpeace. C’è ancora molto da fare!
È possibile sensibilizzare i giovani sull’ambiente tramite lo snowboard? RK: Ritengo che possa essere un buon canale ma non che lo sia necessariamente. Nella vendita di prodotti d’equipaggiamento ad esempio è possibile puntare su modelli riciclati o rispettosi dell’ambiente. Su ridegreener.com si spiega a chi pratica gli sport invernali come ci si può divertire snowbordando o sciando consapevoli dell’ambiente. Ma alla fine ci vuole sempre un profondo interesse personale e un grande impegno per cambiare davvero qualcosa!
IL NOSTRO 40° COMPLEANNO LO FESTEGGEREMO CON UNA PICCOLA ARRAMPICATA.
Dal 2011 sei anche membro del Club d’Inspiration di Greenpeace Svizzera. Quale contributo credi o speri di poter dare in quel consesso? RK: Questa cerchia estremamente interessante e davvero ispirante deve permettere soprattutto di creare reciproca comprensione. Da parte mia posso ad esempio spiegare cosa accade nel mio settore e come si potrebbero sensibilizzare le persone nel mio settore sulle tematiche ambientali. Abbiamo discusso a lungo quanto si possa o si debba essere radicali per lavorare con efficienza, ottenere risultati e allo stesso tempo non doversi vendere.
© Greenpeace Diether Vennemann
Dialogatore: il vostro interlocutore per strada. Dal gennaio 2009, Greenpeace impiega propri collaboratori per il reclutamento di nuovi membri per strada – in precedenza, avevamo affidato questo compito a un’agenzia esterna. Abbiamo preso questa decisione nella convinzione che in questo modo siamo in grado di fornire agli interessati un’informazione ancora più competente e approfondita sul nostro lavoro. I nostri
dialogatori diretti, come sono chiamati questi collaboratori, sono anche un punto di riferimento permanente per chi è già aderente a Greenpeace. Avete cambiato indirizzo, desiderate ricevere la nostra e-newsletter, avete una domanda, volete farci una proposta? I nostri dialogatori sono sempre a vostra disposizione e vi aiuteranno con competenza e cordialità.
Dialogatori al lavoro (2011)
Guida TV: le avventure di Davide al cinema. Al cinema
Rete Foresta
Canale Mare
Telechimica
Qualcosa di straordinario (Big Miracle) L’ecologista Rachel Kramer (Drew Barrymore) cerca di soccorrere 3 balene grigie californiane rimaste intrappolate sotto i ghiacci del Circolo Polare Artico in Alaska. Un film che unisce superpotenze rivaleggianti e simula le difficoltà di un’azione di salvataggio. Imperdibile per gli amici della natura. Nei cinema in Svizzera dal 24.2.2012
Greenpeace chiede a Nestlé di concedere un break alla foresta vergine indonesiana e agli oranghi e a non più acquistare olio di palma proveniente dalla distruzione della foresta vergine.
Le balene sono il simbolo della bellezza e della diversità della vita nei mari. Ma le nazioni baleniere Giappone, Norvegia e Islanda massacrano ogni anno migliaia di esemplari. Greenpeace si batte da più di 30 anni in mare e alle conferenze internazionali contro la caccia ai cetacei. A tal fine occorre l’istituzione di un santuario globale per le balene e la rigorosa difesa del divieto di commercio della carne di balena in vigore.
Due dozzine di persone si sono spogliate il 23 luglio 2011 davanti al Nike Store di Basilea togliendosi i «panni sporchi» per rivendicare una maggiore assunzione di responsabilità da parte di Nike e di altri leader di mercato del settore degli articoli sportivi. Sulla nuda pelle delle e dei manifestanti si poteva leggere la rivendicazione «Detox» (disintossicare).
I filmati e il trailer del lungometraggio (Big Miracle) possono essere visionati al sito diventare-davide.ch.
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Corso «Diventare Davide» Greenpeace organizza nel 2012 per la seconda volta il corso «Cambiare il mondo, 1, 2, 3…». Durante il corso, aderenti e volontari imparano a impegnarsi efficacemente per gli obiettivi ecologici e a promuovere la cooperazione nel gruppo. Greenpeace vuole abilitare i partecipanti a progettare essi stessi campagne, a realizzare azioni e a organizzare gruppi di base. Saranno trattati in particolare temi come campagne e azioni, la gestione di progetti e la metodica di gruppo «Interazione centrata su un tema». Il corso per l’ottenimento dell’attestato di «riformatore del mondo diplomato » è proposto nell’ambito del nostro programma di corsi per volontari. L’esperienza ci ha insegnato l’importanza della collaborazione, soprattutto quando si tratta di temi complessi come il cambiamento del clima, l’abbandono del nucleare, la protezione delle foreste e degli oceani ecc. Ecco perché vogliamo condividere il nostro sapere e investire nella formazione di volontari.
Altre informazioni all’indirizzo: freiwillig.ch@greenpeace.org
Corsi 2012 1a Metodica di gruppo Compiere passi avanti insieme 17.-19.2. 12
1b Metodica di gruppo
Compiere passi avanti insieme 31.3.-1.4.12
2 Gestione di progetti
Il filo rosso del successo 23.-24.6. 12
3 Community organizing Campagning 7.-8.7.12
4 Cosa occorre per un’azione 8.-9.9. 12
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Rapporto speciale sugli eventi atmosferici estremi Investimenti
Greenpeace rinuncia esplicitamente al sostegno finanziario della Confederazione, dei Cantoni e di imprese per mantenere la completa indipendenza. Ecco perché per noi è importante l’impiego efficiente di ogni franco di donazione:
Tempeste, ondate di calore e nubifragi aumenteranno in intensità e frequenza All’origine di queste condizioni atmosferiche estreme c’è il cambiamento climatico. Questa è la conclusione a cui giunge il nuovo rapporto speciale (nov. 2011) sugli eventi meteorologici estremi (Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate Change Adaptation - SREX) del Consiglio dell’ONU sul clima IPCC. I ricercatori dell’IPCC avvertono che gli effetti degli eventi estremi e delle catastrofi naturali come conseguenza del cambiamento del clima sono stati finora notevolmente sottovalutati. Anche se gli scienziati del clima esitano tuttora a comprovare la dipendenza di singoli eventi dal cambiamento del clima, può nondimeno essere dedotta una relazione tra il cambiamento climatico e l’aumento di eventi estremi.
7%
13%
76%
Tre tipi di eventi estremi Il rapporto distingue tra tre tipi di eventi estremi: - l’aumento degli eventi atmosferici estremi - l’aumento dei danni dovuti a estremi meteorologici - nuovi eventi estremi in seguito al riscaldamento del clima Per ciascuno dei tre tipi esistono esempi recenti. In primo luogo, gli esperti hanno esaminato estremi atmosferici che si rafforzano in seguito al cambiamento del clima o che molto probabilmente si rafforzeranno in futuro, tra cui ondate di caldo, siccità e catastrofi di piene. La canicola record registrata a Mosca nel 2010 può verosimilmente essere ricondotta alla tendenza a lungo termine di riscaldamento del clima. L’ondata di caldo nella regione di Mosca ha superato anche l’estate del secolo del 2003 in Europa che ha causato migliaia di vittime. Nella Russia occidentale le conseguenze sono state rac-
Acidificazione come conseguenza del cambiamento globale del clima colti scarsi ed enormi incendi di boschi. In secondo luogo, si tratta di eventi la cui pericolosità o i cui effetti aumentano indipendentemente dal cambiamento del clima, come per esempio un accresciuto rischio di inondazione in seguito all’aumento dell’edificazione in prossimità delle coste. Le città costiere asiatiche sono considerate particolarm ente vulnerabili. La capitale della Tailandia è appena stata sommersa dalla peggiore alluvione degli ultimi 50 anni. Non è ancora possibile stimare le drammatiche conseguenze per Bangkok, dove sono rimasti sott’acqua per settimane interi quartieri della metropoli milionaria. Oltre 13 milioni di tailandesi sono colpiti dall’inondazione e più di 500 persone sono decedute a causa dell’alluvione. Si sta già pensando di abbandonare Bangkok come capitale della Tailandia.
Da 33 anni la Rainbow Warrior è il simbolo dell’impegno mondiale di Greenpeace per un mondo migliore. Il 14 ottobre 2011 ha avuto luogo il varo nel cantiere navale di Brema. La Rainbow Warrior III è la prima nave di Greenpeace progettata appositamente per portare avanti le nostre campagne e costruita secondo i più moderni standard tecnici ed ambientali. La nuova ammiraglia di Greenpeace stabilisce standard ecologici Con il varo della Rainbow Warrior III, Greenpeace presenta oggi la sua nuova imbarcazione per le campagne. Dal febbraio 2012, la Rainbow Warrior III farà rotta lungo la costa orientale degli Stati Uniti dove sosterrà diverse campagne locali di Greenpeace. Il tour continuerà in seguito alla volta del Brasile passando per il Messico.
«Anche con la Rainbow Warrior III interverremo in tutto il mondo contro la distruzione dell’ambiente», ha dichiarato Kumi Naidoo, Direttore di Greenpeace International. «La nuova nave è la promessa che ci impegneremo anche in futuro per un avvenire verde e pacifico.»
Campagne di protezione dell’ambiente 76% Gestione membri e banca dati 3% Amministrazione / Direzione 7% Reperimento fondi 13%
Sostenibilità In terzo luogo è stata affrontata la questione della formazione di nuovi fenomeni meteorologici. Questi nuovi fenomeni ed eventi estremi in conseguenza del cambiamento del clima potrebbero avere conseguenze devastanti. Potrebbero così manifestarsi uragani in regioni finora rimaste risparmiate. Ad esempio, a inizio novembre 2011 si è scatenato sull’Europa meridionale uno spaventoso vortice di bassa pressione che ha causato precipitazioni torrenziali in Italia. Fiumane alluvionali hanno allagato le strade di Genova. Gli impetuosi torrenti hanno trascinato con sé e ucciso almeno 16 persone. I meteorologi non escludono che in seguito al riscaldamento del Mediterraneo possano formarsi in futuro uragani o almeno tempeste a carattere d’uragano anche in quella regione.
Varo e viaggio inaugurale della Rainbow Warrior III
La Rainbow Warrior III è una delle imbarcazioni più rispettose dell’ambiente della sua classe: con cinque vele e complessivamente 1300 metri quadrati di velatura, la nave raggiunge i 14 nodi. Solo in condizioni meteorologiche sfavorevoli vengono accesi i motori diesel a basso consumo. L’acqua potabile è ottenuta dal mare e le acque reflue sono depurate a bordo. Tutti i materiali a bordo sono scelti secondo criteri ecologici, escludendo per esempio il PVC ed essenze tropicali. La Rainbow Warrior III dispone di quattro gommoni e di una piattaforma di atterraggio per elicotteri.
3%
Greenpeace ha adottato numerosi provvedimenti e investito considerevoli somme negli scorsi anni per risparmiare energia e utilizzare energie rinnovabili. La principale misura è stata la sostituzione del riscaldamento ad olio con un riscaldamento a pellet nell’ufficio di Zurigo. Altre migliorie ecologiche sono state misure di isolamento costruttivo (segnatamente nuove finestre), il rifornimento elettrico da fonti rinnovabili e l’impiego coerente di carta riciclata.
Nel 2010 le emissioni di CO 2 di Greenpeace sono state ridotte del 30% rispetto all’anno precedente. Il nostro obiettivo primario è un’ulteriore riduzione delle emissioni annue di CO2. Tuttavia, in tempi brevi non sarà possibile nemmeno per noi svolgere le nostre attività completamente senza emissioni di CO2. Abbiamo perciò deciso di compensare le nostre emissioni anche quest’anno con l’acquisto di certificati CDM Gold presso la South Pole a un valore di compensazione raddoppiato. Concretamente Greenpeace sostiene così un progetto di parco eolico a Taiwan. Siamo tuttavia coscienti che a lungo termine la compensazione del CO2 non è una soluzione al problema del clima. Per ridurre ulteriormente le nostre emissioni di CO2 negli anni 2011 e 2012 abbiamo avviato e in parte già attuato ulteriori misure: dall’inizio dell’anno Greenpeace dispone di un sistema di videoconferenza che ci consente lo scambio diretto con numerosi altri uffici di Greenpeace. In tal modo riduciamo ancor più il numero di voli e viaggi in treno per partecipare a incontri internazionali. Nel corso del 2012 ridurremo inoltre il volume degli stampati, incrementando la comunicazione per via elettronica con i nostri membri.
Impressum 2012 La nuova ammiraglia di Greenpeace: la Rainbow Warrior III. Gli attivisti di Greenpeace solcano i mari fin dalla prima campagna contro i test di bombe atomiche sulle isole Aleutine nel Pacifico settentrionale. Dalle navi di Greenpeace sono partiti i gommoni degli attivisti per posizionarsi davanti agli arpioni dei cacciatori di balene, bloccare lo scarico in mare di rifiuti tossici e scorie radioattive o protestare contro il trasporto di legna tropicale tagliata illegalmente. La costruzione
della Rainbow Warrior III è stata finanziata mediante più di 100.000 singole donazioni. I donatori potevano scegliere per quale parte dell’imbarcazione o dell’equipaggiamento andava impiegato il denaro messo a disposizione. Complessivamente il progetto è costato 23 milioni di euro. In segno di gratitudine per i sostenitori, la Rainbow Warrior III ha dapprima veleggiato attorno alle coste europee.
La nuova Rainbow Warrior III sostituisce la Rainbow Warrior II che ha fatto parte della flotta di Greenpeace per 22 anni. Nel settembre 2011, la Rainbow Warrior II è stata consegnata all’organizzazione umanitaria locale «Friendship» e ribattezzata «Rongdhonu» (arcobaleno in benaglese). Come ospedale galleggiante porta ora soccorso in zone colpite già oggi dalle conseguenze del cambiamento climatico.
Greenpeace Members 1/gennaio 2012, esce quattro volte l’anno. La pubblicazione è destinata a tutti i sostenitori di Greenpeace (quota annua da CHF 72.–). Edizione / redazione: Greenpeace Svizzera, Heinrichstrasse 147, casella postale, 8031 Zurigo, telefono 44 447 41 41, fax 044 447 41 99, greenpeace.ch, stampato su carta riciclata, allegato certificato con l’Angelo Blu, conto postale 80-6222-8. I nostri dialogatori per strada sono volentieri a disposizione per le vostre domande e proposte. Non esitate ad interpellarli.