Guida Identità Greenpeace

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Agire per ispirare Una guida alla nostra identitĂ

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Greenpeace Onlus


Lo scopo di questo opuscolo è definire ciò che rende Greenpeace unica e ci spinge a raggiungere i nostri obiettivi. Ma questa guida rappresenta anche una visione di quello che la gente può aspettarsi da noi. La gente entra in contatto con Greenpeace a tanti livelli diversi: lavorando o facendo volontariato per l’organizzazione, sostenendoci o incontrandoci faccia a faccia, vedendoci in azione o attraverso i media. Comunque e dovunque la gente incontri Greenpeace, vogliamo che comprenda i nostri traguardi e le nostre convinzioni.

Immagine di copertina 22.12.05 Oceano meridionale Greenpeace in azione: sfrecciando su un gommone a getto modificato per difendere una balena da un arpione giapponese. ©Greenpeace/K Davison

Indice 4 Le nostre radici 6 Le nostre aspirazioni 8 Chi siamo? 10 L’importanza della nostra identità 13 Greenpeace: una dichiarazione d’identità 14 In cosa crediamo Le 16 18 20 22 24

nostre storie Contro il carbone, in difesa del clima Adamo, Eva e una “mela” più verde... Nel Mediterraneo, tra spadare e Santuario Mc Amazon: il successo della pressione internazionale Al Parmigiano non si addice il mangime Ogm

16/03/06 Rio de Janeiro, Brasile Attivisti di Greenpeace dispiegano un banner sulla famosa statua del Cristo, chiedendo ai governi di proteggere la biodiversità globale. ©Greenpeace/D Beltrá


Le nostre radici Il 15 settembre 1971, un gruppo di attivisti salpa da Vancouver con un vecchio peschereccio, il Phyllis Cormack, ed entra nella storia. Il loro scopo è protestare in modo non violento contro i test nucleari Usa ad Amchitka, in Alaska, una delle regioni più sismiche al mondo e dimora di specie in via d’estinzione. Anche se il gruppo viene fermato, la sua protesta scatena la copertura dei media e un’ampia protesta pubblica contro gli esperimenti. Nel corso dello stesso anno, i test nucleari cessano e l’area viene dichiarata riserva degli uccelli. Questi attivisti sono stati i fondatori di Greenpeace.

15/09/71 Vancouver, Canada Fatti, non solo parole: fin dalla prima vera spedizione di Greenpeace, entrare in azione è il cuore di ciò che facciamo. ©Greenpeace/R Keziere

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“Tra vent’anni sarai più insoddisfatto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto”. Mark Twain 5


Le nostre aspirazioni Siamo ancora motivati dagli stessi principi dei primi attivisti di Greenpeace: affrontare pacificamente chi danneggia l’ambiente e ottenere cambiamenti positivi. Crediamo nell’azione, nel portare alla luce i problemi ambientali, nel rendere la gente consapevole per fare pressione su chi ha responsabilità pubbliche. Da piccolo gruppo, Greenpeace è diventata oggi un’organizzazione internazionale integrata con milioni di sostenitori e attivisti in tutto il mondo. La nostra capacità di denunciare gli abusi ambientali e affrontare chi ne è responsabile abbraccia oggi l’intero pianeta. Greenpeace è presente in oltre quaranta paesi. La nostra flotta di navi – Esperanza, Rainbow Warrior e Arctic Sunrise – è equipaggiata con le più moderne tecnologie satellitari per diffondere immagini spettacolari presso un pubblico globale. Quando abbiamo cominciato, per esempio, il cambiamento climatico era di fatto sconosciuto, mentre oggi è la nostra maggiore priorità e la più grande sfida. Facciamo campagne su Oceani, Foreste, Energia e Clima, Agricoltura sostenibile, Inquinamento e Disarmo. Le sfide ambientali che affrontiamo oggi sono insieme locali e globali. Quando compiamo azioni, cerchiamo di ispirare gli altri a mobilitarsi per ottenere cambiamenti positivi. La nostra aspirazione è riuscire a creare un movimento globale di persone, sempre in crescita, la cui preoccupazione per l’ambiente sia di stimolo a entrare in azione per creare un mondo verde e di pace. Dove scopriamo problemi, offriamo anche soluzioni efficaci. Greenpeace lavora con una vasta categoria di persone, comunità e organizzazioni non solo per denunciare ma anche per risolvere. Come continuano a evolversi le questioni alle quali lavoriamo, così ci evolviamo noi. 6

13/06/05 Madou County, Qinghai, Cina Locale e globale: lavorando con le comunità nel mondo per aiutare a risolvere i problemi ambientali. La gente in questo villaggio, una volta minacciata dalle inondazioni del Fiume Giallo, deve ora affrontare il problema della desertificazione, una conseguenza del cambiamento climatico. ©Greenpeace/J Novis

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31/05/07 Monte Ararat, Turchia Greenpeace inaugura con una cerimonia ufficiale l’Arca di Noè. L’arca è stata costruita a 2500 metri sul biblico Monte Ararat, in occasione del summit del G8 a Heiligendamm, per ricordare a tutti i paesi che non c’è più molto tempo per attenuare il riscaldamento globale e i suoi effetti per tutto il pianeta. ©Greenpeace/Manuel Citak

Chi siamo? Dalle vivaci tute di sopravvivenza color arancio ai vestiti grigio scuro degli uomini d’affari; dalle attrezzature dei sommozzatori alle imbracature degli scalatori; dai costumi da pollo alle azioni legali: gli attivisti di Greenpeace sono eclettici. Siamo avvocati, dottori, scienziati, ingegneri, marinai, giornalisti, politici, membri di lobby, ricercatori, esperti web, scalatori, capitani e soprattutto attivisti uniti da un sogno comune. Ci puoi trovare nelle strade principali, nelle aule di tribunale, in internet, nei giornali e in TV. Lavoriamo ai limiti estremi: dalla difesa delle balene nelle acque ghiacciate dell’Oceano del Sud alla protezione degli alberi nella profonda Amazzonia; negoziando trattati nei corridoi delle Nazioni Unite a New York oppure nelle stanze dei “bottoni” delle aziende per promuovere la loro responsabilità ambientale e sociale. Ci vuole molto tempo a Greenpeace, per mettere insieme una campagna di successo, con molte persone di talento che lavorano insieme nella stessa direzione: un futuro verde e di pace. Tutto questo lavoro è sostenuto da milioni di persone di ogni età in tutto il mondo. Molti scelgono di appoggiare le nostre cause con donazioni, ma un numero crescente di persone offre il proprio contributo unendosi a noi anche come volontari e attivisti. In più, ora abbiamo più di un milione di cyberattivisti che fanno campagna on line.

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L’importanza della nostra identità Greenpeace si basa su semplici principi che guidano il nostro pensiero, azioni e ambizioni. Ci definiscono e noi puntiamo a restare fedeli a essi. La chiave di volta, il concetto che tiene tutto insieme, è: agire per ispirare gli altri.

Greenpeace è un’organizzazione globale indipendente che sviluppa campagne e agisce per cambiare opinioni e comportamenti, per proteggere e preservare l’ambiente e per promuovere la pace. Come? Favorendo una rivoluzione energetica che aiuti ad affrontare il principale pericolo per il nostro pianeta: i cambiamenti climatici. Difendendo i nostri oceani, sfidando la pesca eccessiva e distruttiva e creando una rete globale di riserve marine. Proteggendo le ultime foreste primarie del mondo e gli animali, le piante, le popolazioni che da esse dipendono. Lavorando per il disarmo e la pace, affrontando le cause dei conflitti e chiedendo l’eliminazione di tutte le armi nucleari.

“Agire per ispirare è quello che facciamo. È ciò di cui si occupa Greenpeace. Noi compiamo azioni esemplari e spingiamo gli altri ad agire. Ci impegniamo a fare, riuscire nelle cose che facciamo e ottenere risultati. Comunichiamo in modo creativo e siamo pronti al confronto per lasciare un’impronta duratura”.

Creando un futuro libero da sostanze tossiche grazie ad alternative più sicure dei composti chimici oggi presenti nei prodotti. Promuovendo l’agricoltura sostenibile, rifiutando gli organismi geneticamente modificati, proteggendo la biodiversità, incoraggiando pratiche agricole responsabili.

Matthew Sherrington, Direttore Fundraising, Greenpeace USA

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08/08/07 Abbotsford, Canada Attivisti di Greenpeace creano un cerchio del diametro di 60 metri in un campo contenente una varietà di grano geneticamente modificato della Monsanto, la cui sigla è NK603. ©Greenpeace/Desjardins

Greenpeace, una dichiarazione d’identità Il nostro obiettivo Greenpeace è un’organizzazione globale indipendente che sviluppa campagne e agisce per cambiare opinioni e comportamenti, per proteggere e preservare l’ambiente e per promuovere la pace. Come?

Oltre la dichiarazione: le campagne

“Fare campagne” è importante per noi: esprime la nostra tenacia e la volontà di mobilitare la gente. Proprio attraverso l’azione ci impegniamo a ottenere cambiamenti positivi. Ciò valeva per i fondatori di Greenpeace e resta una caratteristica profonda – investigando, denunciando e affrontando gli abusi ambientali dell’organizzazione.

– sfidando il potere politico ed economico di chi può rendere effettivo il cambiamento – proponendo soluzioni economicamente sostenibili e socialmente giuste che offrano speranza a questa generazione e a quelle future

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– stimolando la gente ad assumersi la responsabilità del pianeta

Noi lottiamo per cambiare l’atteggiamento nei confronti dell’ambiente e della pace. Tuttavia, non vogliamo solo che le persone pensino in maniera diversa, ma che modifichino anche i loro comportamenti. Difendiamo la natura e promuoviamo la pace offrendo soluzioni: non facili rimedi o gesti simbolici, ma risposte effettive, concrete, a lungo termine, economicamente sostenibili ed eque da un punto di vista sociale, sia a livello locale che globale.

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In cosa crediamo Non-violenza

Confronto

Indipendenza

Il potere di agire insieme

Da sempre, nel profondo delle nostre radici c’è il principio dell’azione pacifica. Evitiamo la violenza anche quando il nostro agire appare provocatorio.

Crediamo nel confronto creativo. Attraverso idee stimolanti e modi di agire, crediamo di poter mobilitare le persone e le organizzazioni.

Greenpeace viene sostenuta da singoli individui. Rifiutando i fondi provenienti da partiti politici, governi o aziende, manteniamo la nostra indipendenza.

Crediamo nel potere di molti. Il futuro dell’ambiente è nelle mani di milioni di persone nel mondo che condividono le nostre aspirazioni. Insieme possiamo affrontare i problemi ambientali e promuovere soluzioni.

I principi della non-violenza e del confronto si trovano al cuore di ciò che facciamo e diciamo. Crediamo nel potere del confronto come modo migliore per sfidare governi e multinazionali, cosa che abbiamo sperimentato ripetutamente. Non abbiamo mai reagito di fronte a intimidazioni o minacce di violenza. Tutti i nostri attivisti vengono formati nei principi della “azione diretta non-violenta”.

Greenpeace può esporsi e confrontarsi con gli altri proprio in virtù della sua indipendenza politica ed economica. Non accettiamo fondi da nessun governo, partito politico o azienda. Ciò ci consente la libertà di esprimere il nostro parere e di non avere limiti in quello che facciamo e diciamo. La nostra indipendenza ci rende autorevoli e credibili. Consideriamo molto seriamente il dovere di essere trasparenti e responsabili. Offriamo sempre la massima garanzia sull’uso effettivo dei fondi che provengono dai milioni di nostri sostenitori.

Dai primi giorni in cui un piccolo gruppo di persone appassionate entrò in azione, Greenpeace è cresciuta diventando un’organizzazione che affronta le sfide ambientali del Ventunesimo secolo. Incoraggiamo tutti quelli che si preoccupano per l’ambiente a fare lo stesso. Mettendo in contatto i milioni di persone in tutto il mondo che condividono le nostre idee, il potere di cambiare le cose diventa globale.

In the next section of this booklet you will find some examples of our recent work from around the world that show we are working hard to live up to the idea of ‘inspiring action’. 14

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Contro il carbone, in difesa del clima Invece di promuovere soluzioni contro il riscaldamento globale, industria e governo italiano si affidano al carbone, la fonte energetica più sporca. Di conseguenza, il carbone è il principale obiettivo negativo della campagna Energia e clima in Italia, mentre le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica rappresentano il cuore della proposta in positivo. L’apertura della campagna è in grande stile. A Porto Tolle, in un ambiente fragile come il Delta del Po, l’Enel progetta di trasformare a carbone una vecchia centrale a olio combustibile. Qui, nel dicembre 2006, viene organizzata un’azione importante – forse la più complessa mai realizzata in Italia – che coinvolge oltre una trentina di attivisti e ottiene il sostegno dei comitati locali. Greenpeace occupa il camino della centrale (il più alto d’Italia con 250 metri circa), sul quale sette climber scrivono a caratteri cubitali lo slogan “No carbone”, e apre uno striscione sopra l’edificio caldaie che accusa l’Enel di essere il principale nemico del clima in Italia. Il volo di un paracadutista dalla cima del camino, con la scritta Energy Revolution, è il preludio alla chiusura dell’azione, durata ben tre giorni. Dall’azione al risultato il passo non è lungo. Uno degli obiettivi, infatti, era la richiesta al governo – e in seconda battuta alla Commissione Europea – di tagliare il piano italiano delle emissioni di gas serra. La decisione europea di ridurre le emissioni concesse al nostro paese, nel maggio 2007, va proprio in questa direzione (anche se non accoglie totalmente le richieste), rendendo più difficile l’eventuale conversione di Porto Tolle al carbone. 14/12/06 Porto Tolle, Italia Una squadra di climber di Greenpeace entra in azione alla centrale di Porto Tolle (Rovigo) per protestare contro il ritorno al carbone promosso dal Governo italiano. Greenpeace chiede di investire sulle fonti rinnovabili e sull’efficenza energetica. ©Greenpeace/Alessandro Vasari

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A novembre 2007 la storia si ripete. Con l’Arctic Sunrise ancorata a Civitavecchia, e gli attivisti che si mettono in mutande per simulare la condizione in cui l’Italia si presenta ai negoziati sul futuro del Protocollo di Kyoto, alcuni climber scalano una delle gru usate per la conversione a carbone della centrale ed espongono un enorme banner-mutanda… Con l’impegno del ministero dell’Ambiente a rivedere la delibera (mai applicata) per gli obiettivi di Kyoto scendono a terra. Pronti a rientrare in azione.

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Adamo, Eva e una “mela” più verde… “Amiamo i nostri Mac. Vogliamo soltanto che diventino Verdi”. Queste sono le prime parole sul sito Green My Apple, un modo davvero originale di fare campagna digitale, lanciato da Greenpeace nel 2006. Su un sito appositamente creato che imita quello della Apple, abbiamo comunicato agli amanti del Mac la sorprendente notizia che Apple – la grande azienda innovatrice – era all’ultimo posto tra le aziende produttrici di computer riguardo alle politiche di riciclo e all’utilizzo di sostanze pericolose. Abbiamo mostrato immagini di bambini in Asia e India che rovistavano tra le esalazioni dei rifiuti elettronici bruciati, inclusi prodotti Apple. Spingendo i consumatori a chiedere alla Apple di cambiare rotta, abbiamo attinto a una delle forze più entusiaste e creative sulla Terra: la passione degli utenti Mac per i loro gadget. Abbiamo fatto un passo indietro e abbiamo lasciato a loro la campagna. Decine di migliaia hanno scritto al direttore generale della Apple, Steve Jobs. Migliaia di loro hanno creato annunci, banner, spille, magliette, video parodie e blog. L’International Association of Business Communicators lo ha chiamato “attivismo virtuoso”. Noi lo chiamiamo il potere di molti. E non è tutto. I nostri attivisti hanno partecipato al Mac Expo di Londra, nell’ottobre 2006, offrendo mele biologiche ai partecipanti. Mentre a marzo 2007 a Roma, in occasione dell’inaugurazione del primo Apple Store ufficiale sul continente europeo, erano presenti anche i nostri Adamo/Steve ed Eva, nell’atto di rifiutare la mela “tossica”. Un po’ troppo, probabilmente, per Steve Jobs, che neanche un paio di mesi dopo si è visto costretto ad annunciare una serie di impegni per rendere la Apple, e i suoi prodotti, più "verdi". Sui quali impegni, naturalmente, vigilerà Greenpeace…

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26/10/06 Londra, Regno Unito Ispirare gli altri: la nostra campagna “Green My Apple” si è rivolta agli utenti al Mac Expo, spingendoli a contattare l’azienda e a chiedere di cambiare rotta. ©Greenpeace/W Rose

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Nel Mediterraneo, tra spadare e Santuario Greenpeace è nata in mare, e ha sempre il mare tra i suoi interessi principali. Nel Mediterraneo, questo ha significato soprattutto il binomio cetacei e spadare. La campagna contro le spadare, i cosiddetti “muri della morte”, ha caratterizzato a lungo le nostre attività. Queste reti, lunghe decine di chilometri, infatti, catturano tutto quel che nuota nei pressi. Non solo il pesce spada (da cui il nome), ma anche tartarughe e cetacei: circa ottomila stenelle e decine di capodogli negli anni Novanta. Grazie anche a Greenpeace, dal 1992 le spadare sono state bandite dall'Onu. Ma ancora alla fine degli anni Novanta, in Italia c'erano circa 650 pescherecci che le usavano. Per questo, ogni anno sono state condotte attività per documentare questa pesca pirata e bloccare le reti, fino a quando – nel 1998 – l'Ue ci ha dato ragione vietando a sua volta le spadare a partire dal 2002. Tra le zone dove le spadare pescavano c’era anche il Mar Ligure, ricco di cetacei: globicefali, stenelle, zifii, balenottere e capodogli. Qui, nel 1989, Greenpeace ha lanciato una prima campagna di censimento, con risultati sorprendenti: non solo una buona presenza di balene, ma anche l’apparizione di una specie “locale” di balenottera comune, tipica del Mediterraneo. Da qui nasce la proposta di un Santuario dei Cetacei nel Mar Ligure, la cui istituzione è stata decisa solo nel 1999 tra Italia, Francia e Monaco.

30/05/07 Acque Internazionali Greenpeace chiede all’Unione Europea di sostenere lo sviluppo di riserve marine nel Mar Mediterraneo. La domanda si inserisce in un progetto più ampio, che prevede la creazione di una rete di riserve marine pari al 40 per cento degli oceani del mondo. ©Greenpeace/Marco Carè

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Oggi il Santuario è realtà, ma il suo livello di tutela rasenta ancora il ridicolo. Di recente, Greenpeace si è dovuta attivare per protestare contro l’idea di insediare un rigassificatore “galleggiante” al largo di Livorno e Pisa, all’interno delle acque poste teoricamente sotto tutela. E se le spadare non pescano (quasi) più nel Santuario, non si può dire lo stesso per il resto dei mari italiani. Solo nel 2006, la Rainbow Warrior ha scoperto cinque pescherecci con reti vietate a bordo, due dei quali avevano pure preso i soldi della riconversione. Fino a che non ci saranno controlli e sanzioni certe, il nostro lavoro non sarà finito.

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Mc Amazon: il successo della pressione internazionale La pressione originata dall’improbabile alleanza tra Greenpeace e McDonald’s ha ottenuto un grande successo quando i principali intermediari internazionali di materie prime hanno accettato una moratoria sull’abbattimento delle foreste pluviali in Amazzonia (tagliate per fare spazio a piantagioni di soia). Mesi di delicate negoziazioni – sostenute da azioni dirette di elevato profilo – sono culminate in un accordo che rappresenta il primo passo verso la protezione di migliaia di ettari di foresta primaria. Una campagna complessa, e con diversi obiettivi, ha visto gli attivisti affrontare minacce mortali e altri rischi al mulino di soia della Cargill, a Santarem, in Brasile. Gli investigatori di Greenpeace hanno raccolto prove schiaccianti contro i commercianti di soia. In particolare, il gigante statunitense Cargill è stato denunciato per appropriazione di terre, sfruttamento del lavoro e riciclaggio di soia coltivata illegalmente. Intanto in Europa McDonald’s e altri importatori di soia hanno subito la pubblicità negativa e la pressione di migliaia di sostenitori di Greenpeace. McDonald’s ha accettato di fermare la vendita di mangime per polli a base di soia proveniente dalle aree recentemente deforestate dell’Amazzonia. La nostra indipendenza politica e finanziaria significa che possiamo negoziare da una posizione di forza. Possiamo prendere posto nelle stanze dei bottoni delle multinazionali e nelle aule di governo senza paura o interessi. Il risultato è che McDonald’s e altre grandi aziende del settore alimentare hanno lavorato con noi per assicurare che i propri prodotti non contribuiscano alla distruzione dell’Amazzonia.

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06/04/06 Leicester Square, Londra Attività divertente, messaggio serio: attivisti dimostrano in un McDonald’s contro la deforestazione dell’Amazzonia per coltivare soia destinata al mangime di polli. L’azienda ha aperto subito un tavolo di trattative e ha spinto il resto del settore a firmare la moratoria. ©Greenpeace/J Rezac

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Al Parmigiano non si addice il mangime Ogm Amiamo il Parmigiano-Reggiano. Ci piacciono gli otto secoli di storia che ha alle spalle. Ci piace l’idea del Consorzio, con centinaia di caseifici e migliaia di allevatori che ogni giorno producono e consegnano il latte per fare il Parmigiano. Ci piace per l’assenza di additivi. E, ovviamente, ci piace perché è buono! C’è un problema, però. Il Parmigiano-Reggiano si fa con il latte. E il latte viene dalle mucche. Ma le mucche del Consorzio del Parmigiano-Reggiano mangiano ogni giorno soia Ogm. Gli organismi geneticamente modificati contaminano, in questo modo, la filiera di produzione e, dai laboratori della Monsanto, arrivano spediti sulle nostre tavole. Cambiare è facile, ed è quanto si è messa in testa di fare Greenpeace Italia. A metà 2007, abbiamo creato un sito web apposito – www.parmigiaNogm.it – dove, oltre a trovare informazioni sugli Ogm, è possibile partecipare alla campagna in diversi modi: per esempio, scrivendo al Consorzio per chiedere la produzione senza Ogm, creando "pubblicità alternative" a quelle ufficiali, scaricando materiale informativo da diffondere. Il tutto guarnito da un cartoon che non è altro che la parodia di un famoso spot del Parmigiano. Diverse migliaia di cittadini hanno sottoscritto l’appello, mentre testimonial del mondo dell'alta cucina e dell'arte hanno preparato ricette o dipinto quadri per sostenere la campagna.

La mucca anti-Ogm Un cartoon, parodia di un famoso spot, accompagna la campagna per “liberare” la filiera del ParmigianoReggiano dai mangimi Ogm. ©Greenpeace/Gordo

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Le alternative agli Ogm ci sono. E sempre più numerosi sono i produttori italiani – anche di Parmigiano Reggiano – che escludono l'uso di organismi transgenici negli ingredienti come nei mangimi animali. In seguito ai primi mesi di attività, il Consorzio del Parmigiano-Reggiano ha comunicato di voler eliminare gli Ogm da tutta la filiera, senza però indicare come e quando. E così la campagna continua, con l’obiettivo di spingere non solo il Parmigiano, ma tutti i prodotti italiani – e in particolare quelli di qualità – ad abbandonare i mangimi transgenici.

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“La nostra identità non solo ribadisce ciò che ha reso Greenpeace un esempio in passato, ma ci proietta anche verso ciò che dovremo essere in futuro”. Francesca Polini Direttore della Comunicazione, Greenpeace International

14/07/05 Siem Reap, Cambogia Un bambino cambogiano beve una cioccolata calda preparata utilizzando l’energia solare, come parte della campagna di Greenpeace “Solar Generation” per promuovere le energie rinnovabili. ©Greenpeace/Dithajohn 26

Se vuoi sapere di più su chi siamo e cosa facciamo, perchè non clicchi sul nostro sito? www.greenpeace.it


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