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ECCENTRICA… E PERMANENTE

AL CENTRO PECCI FINALMENTE LA COLLEZIONE CHE RACCOGLIE LE OPERE PIÙ IMPORTANTI CON UN ALLESTIMENTO PENSATO DALLO STUDIO FORMAFANTASMA

DI FRANCESCA LOMBARDI

Eccentrica è una storia che inizia qualche anno fa. Per la precisione sette, quando una navicella spaziale atterra su Prato per captare e divulgare le vibrazioni del tempo presente. Al comando della straordinaria operazione di allora, Maurice Nio, visionario architetto olandese incaricato dell’ampliamento del Centro per l’Arte Contemporanea della nostra città fondato nel - te viene integralmente conservato e lasciato intatto in tutti i suoi aspetti. A esso si accosta, in forma di anello, un nuovo volume che, riprendendo il disegno dell’originario parco circostante, si orienta verso la dimensione pubblica. Una sorta di piercing che termina con una antenna capace di captare nuove energie. Lo spazio appare da subito perfetto per ospitare la collezione permanente del Centro: un motivo in più per visitare questo luogo, avam- posto del sentire contemporaneo unico in Italia.

Ci sono volute diverse primavere per avere la collezione permanente, ma oggi Eccentrica si presenta al pubblico con un originale allestimento pensato dal celebre duo di designer Formafantasma, cresciuti in Olanda e arrivati da qualche anno a Milano, dove oggi vivono e lavorano. Ospiti del Pecci due anni fa con una mostra legata all’industria del legno dal titolo Cambio, la collaborazione con Formafantasma è stata fortemente voluta dal direttore del Centro, Stefano Connicelli Cagol che, a un anno dal suo insediamento, mette a segno un importante traguardo: un nuovo e sorprendente percorso che rilegge le opere raccolte dal Centro selezionando - attraverso una visione laterale - 55 tra le oltre 1200 opere acquisite o donate dal 1988 ad oggi.

Per la prima volta un’ala degli spazi espositivi viene dedicata in modo permanente all’esposizione delle collezioni. Il progetto studio di Milano e Rotterdam si ispira al tessuto, parte importante del Dna pratese, e si muove secondo criteri di sostenibilità e accessibilità, che condivide con il Centro. L’Ala grande Nio che accoglie la nuova collezione, si trasforma così in un luogo ancora più iconico volto a trasmettere al pubblico l’essenza stessa del Centro, raccontare Prato e conoscere l’arte contemporanea dal dopoguerra a oggi. Perché il nome Eccentrica? Come ci spiega il direttore: “È una parola che rimanda al porsi fuori dal centro. Vicino al casello autostradale, la posizione del Centro Pecci è di un punto di snodo e di passaggio. Le sue collezioni restituiscono una varietà di produzioni artistiche che aprono percorsi eccentrici tra le discipline, contaminando i discorsi e le pratiche. Eccentrica vuole celebrare questo potenziale attraverso un allestimento che trae la sua forza dai cortocircuiti temporali e spaziali tra opere e materiali d’archivio d’arte”. Sin dagli inizi, l’attività di collezionismo del Centro ha voluto testimoniare la storia dell’istituzione e il suo cultura contemporanea. Con il sostegno dell’imprenditoria, le collezioni si sono formate in risposta alle esposizioni, ai lasciti di privati e alle scelte delle varie direzioni. L’attenzione alla produzione artistica del territorio toscano, italiano e internaziona- stanza, Il taglio è una macchina del tempo, Italia Novanta e Futuro Radicale.

Tra gli artisti: Liliana Moro (cover di questo numero, NDR), Sylvie Fleury, Lucia Marcucci, Chiara Fumai, Lucio Fontana, Anish Kapoor, Jannis Kounellis, Julian Schnabel, Massimo Bartolini, Francesco Torrini, Superstudio.

Per celebrare questo nuovo inizio, accanto a Eccentrica il Centro Pecci ha scelto una donna, la fotografa Lina Pallotta.

Fotografa documentaria nata in provincia di Benevento, si trasferisce a New York

DUO DI DESIGNER

FORMAFANTASMA cultura underground, dalle sottoculture, dalle storie meno gridate, dalle donne del Messico, dalle persone che hanno storie di rivalsa da raccontare, i suoi lavori più conosciuti sono: Porpora e Valerie (2013); BASTA – to Work and Die on the Mexican Border (1999), sulla vita delle lavoratrici messicane nelle fabbriche di frontiera. Ha esposto in mostre personali e collettive in Europa e negli Stati Uniti, e pubblicato in riviste nazionali e internazionali. Al Pecci inaugura la sua prima mostra personale in un’istituzione pubblica italiana Volevo vedermi negli occhi. Curata da Michele Bertolino e Elena Magini, l’esposizione presenta una selezione delle caduta del muro di Berlino nel 1989; l’impulso all’interdisciplinarietà sono le principali linee lungo le quali sono cresciute le collezioni dell’istituzione. Il percorso si articola in quattro sezioni: Il Centro in una te a Porpora Marcasciano, attivista trans, incontrata dalla fotografa campana negli anni’70 con cui nasce un profondo legame. Le immagini, sfocate e in bianco e nero,moniano scene quotidiane che attraversano il personale, i contesti politici e di mo- loro incontri, dall’East Village a Roma, da Bologna, alla campagna napoletana. Fino al prossimo 1° ottobre.

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