Fano e dintorni A.S.D. ITACA
Eventi LA NOTTE FANESE
Essere giovani GREEN BAR 2007
fanoinforma.it Anno 1
numero 2
maggio 2007
distribuzione gratuita
Periodico di informazione locale
editoriale
DICO........... canto... lavoro... mi diverto... Mik Jago © Cartoon di Mik Jago (Israele) / archivio FanoFunny Festival www.fanofunny.com
...ma senza rischi! E’ difficile vivere, oggi come oggi, senza paura di sbagliare, perché è la realtà di tutti i giorni e che respiriamo su tutti i fronti che non ci lascia stare senza quella sensazione addosso che ci fa sentire precari, instabili, insicuri, e che piuttosto ci fa sembrare più facile giocare in difesa che in attacco; ovvero tendere verso scelte a loro volta non definitive, ma perché tanto oggi è così, domani non si sa, finchè la barca va lasciala andare, che nel diman non v’è certezza… Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Qualsiasi mass media ce lo testimonia, giorno dopo giorno, con statistiche, inchieste, approfondimenti. Sul piano della famiglia, sono sempre meno le coppie che decidono di sposarsi, perché le tendenze –fra i trentenni o quasi– sono o di stare a casa di mammà sempiterno tempore, perché tanto con mamma non c’è il rischio di essere cacciati via, o di andare a convivere, perché è bene fare una prova, per non
correre il rischio di doversi separare dopo un breve matrimonio… Sul piano del lavoro, la tendenza di noi italiani, oggi, è quella di non provare neanche a lavorare, se di lavori ‘flessibili’ si tratta, perché c’è il rischio che poi la collaborazione non prosegua, e allora meglio non sprecare il tempo se non in qualcosa di sicuro: tanto prima o poi arriverà!!?… Sul piano del divertimento, è risaputo che i giovani di oggi si sentono il fuoco addosso, e che quindi si credono in diritto di bruciare tutte le tappe possibili immaginabili, per non correre il rischio di essere gli unici ad aver lasciato qualcosa di intentato, prima di aver superato la soglia dei 20 anni… La situazione parrebbe dunque tragica, ma siamo proprio sicuri che tutto il mondo sia paese? Siamo proprio sicuri che non si possa correre il rischio di essere ottimisti? Noi, nel nostro piccolo interland fanese, abbiamo scoperto che, forse, per il futuro ci possono essere delle buone speranze. Siamo andati ad intervistare dei ragazzi nean-
che ventenni sul tema della convivenza, e ci hanno risposto che credono nel valore del matrimonio contratto davanti a Dio, e che ammettono la prova della convivenza, purchè non protratta troppo a lungo nel tempo (e forse solo perché la vedono e sentono come una cosa che fan tutti, piuttosto che per vera convinzione). Siamo andati ad intervistare l’amministratore delegato di Pershing e Itama, Fabio Fraternale, e abbiamo toccato con mano una realtà che dà formazione e lavoro a tantissimi giovani del posto, i quali a loro volta dimostrano quotidianamente una grandissima volontà di riuscire bene nel proprio mestiere. Abbiamo partecipato alla Notte Fanese assieme a centinaia di ragazzi, ed abbiamo respirato il loro entusiasmo per una serata di divertimento senza rischi, con l’auspicio che si sia trattato solo del primo appuntamento di una lunga serie. Bravi, giovani ragazzi fanesi, e noi vi facciamo un piccolo augurio: cantate con MUSICANDO… che vi passa ogni paura di sbagliare!
Sommario numero 2
03
Editoriale
05
Politica locale MUSICANDO: AL VIA LA TERZA EDIZIONE
06
Eventi NOTTE FANESE: CENTRO!
08
Sport ADRIATICA VOLLEY FANO CALCIO LUCREZIA CALCIO MAROTTA BASKET
10
Chiacchiere in città CONVIVENZA
12 13
Essere giovane > Lavoro IL LAVORO FLESSIBILE
14
Casi di successo PERSHING: TUTTO IL MONDO ATTORNO
18
Fano e dintorni A.S.D. ITACA
20
Rubriche
Marketing e pubblicità 334-7677406
18
Approfondimento RIDATECI LA VITA
Grafica e stampa Conte Camillo
Essere giovane > Locali GREEN BAR EDIZIONE 2007
Anno 1 - Numero 2 Maggio 2007 distribuzione gratuita Editore Global Service in Progress s.r.l. Presidente e Direttore Editoriale Mattia Tarsi editore@fanoinforma.it Direttore Responsabile Paola Zeppi direttore@fanoinforma.it Collaboratori Roberta Corbelli, Luca Lucertini, Isabella Agostinelli Webmaster sito internet Giovanni Blasi Webdesigner sito internet Matteo Rondina Redazione 334-2430990 redazione@fanoinforma.it
Politica Locale
MUSICANDO
Sabato 28 aprile al via la terza edizione Finale al Teatro della Fortuna.
MUSICANDO, il concorso musicale per Band e Cantanti patrocinato dal Comune di Fano, Assessorato alle Politiche Giovanili, è giunto alla sua terza edizione, con l’intenzione di promuovere nuovamente le giovani realtà musicali della zona nel panorama italiano. Alle selezioni hanno potuto partecipare solisti e gruppi, con un’età compresa fra i 15 ed i 34 anni, presentando un brano inedito in lingua italiana. Dopo un attento esame delle canzoni pervenute una giuria di esperti presieduta dal Direttore Artistico di Fanum Fortunae Marco Pacassoni ha stilato i nomi dei 12 Finalisti, che si contenderanno la serata conclusiva al Teatro della Fortuna di Fano, Sabato 28 Aprile 2007, alle ore 21,00, nonchè la partecipazione alle selezioni per il Festival di Sanremo, in palio per il vincitore. I candidati sono 5 gruppi e 7 solisti. La grande novità dell’edizione di quest’anno sarà la presenza dell’Orchestra dell’Accademia della Musica Moderna, che accompagnerà dal vivo i finalisti e gli ospiti della serata. Quest’anno gli special guests saranno Max Gazzè ed il fanese Davide Mattioli, affermato cantautore nei paesi dell’est, da poco ospite al Maurizio Costanzo Show.
Presenteranno la serata Francesco Boiani e Michela Bugli. Per quello che riguarda i partecipanti alle scorse edizioni, come augurio ai concorrenti di quest’anno desideriamo ricordare che Maurizio Minestroni, in arte Mines, attualmente collabora con Fiorello, come pure due ragazzi di Pesaro, i Mala Monroe. Info e prevendita dei biglietti presso il botteghino del Teatro della Fortuna dalle 17:00 alle 19:00 (Tel. 0721/800750), a partire da lunedì 18 aprile. Lo stesso sabato 28 Aprile, ma alle ore 17, presso la Sala Verdi del Teatro di Fano si terrà il dibattito intitolato “I rapporti con i manager e le case discografiche ed editoriali degli artisti nel panorama musicale italiano”. All’incontro, gratuito e aperto a tutti, parteciperanno esperti del settore musicale e discografico, tra cui Max Gazzè, musicista e compositore, e Francesco Gazzè, suo fratello e autore.
GRUPPI: 1) O.d.M. (officina della Musica), Fano. Titolo della canzone “Stella”. 2) MELODICA, Montelabbate di Pesaro. Titolo della canzone “Coerenza”. 3) ANTARTICA, Fano. Titolo della canzone “Può morire anche il Rock”. 4) RIFLESSI, Pesaro. Titolo della canzone “La strada giusta”. 5) THE OVERLOOK, Fano. Titolo della canzone “Lacrime per Te”. SINGOLI: 6) FRANCESCO PICCIANO, Riccione. Titolo della canzone “2 ore”. 7) ROBERTO GRAMOLINI, Orciano di Pesaro. Titolo della canzone “Shelidan lo sa” 8) ANNA MARIA ALLEGRETTI, Bologna. Titolo della canzone “Gira la giostra”. 9) ALE MEI, Fano. Titolo della canzone “Dimmi come si fa”. 10) DANIELE COLETTA, Roma. Titolo della canzone “Tornerai qui”. 11) MARIKA PROFILI, Senigallia. Titolo della canzone “Sempre meno”. 12) GESSICA DONNINI, Monte Porzio. Titolo della canzone “Dove sei”.
A cura di Roberta Corbelli
Eventi
NOTTE FANESE: Belli, tantissimi, ma soprattutto donne, i giovani che hanno animato la “Notte Fanese”, serata all’insegna del divertimento e della sicurezza promossa da alcuni tra i locali più conosciuti della zona. Grazie ad una potente “macchina organizzativa” (che ha visto lavorare insieme Bon Bon Art Cafè, Ristorante Pizzeria Orfeo, discoteca Miù J’adore, Pasticceria Guerrino, CSI-Fano, LaPannalavuoi alternative t-shirt, Bagni Carlo, Avis di Fano, Movida Staff, 3fabulous DJS, Radio Fano e Fano Tv ed un ampio numero di sponsor), più di duecento giovani hanno potuto godere, per una modica cifra, di un full immersion nella “Fano by night”, dall’aperitivo alla colazione. Il tutto a dimostrare che anche il nostro territorio offre valide opportunità di svago, ma soprattutto senza dover incorrere nei rischi legati alla guida. Due pullman, messi a disposizione dall’Adriabus, hanno infatti accompagnato i ragazzi, che hanno quindi usufruito di questo singolare servizio taxi anche per il ritorno, fino alla discoteca Miù J’adore. “Speriamo bene - ha esordito Federico Marchetti di Lapannalavuoi - Siamo partiti con i migliori presupposti, data la riuscita della prevendita. Mi auguro quindi che l’iniziativa riscuota successo, dato l’impegno che ci abbiamo messo tutti noi. Un ringraziamento particolare va senza dubbio all’Assessore Mirco Carloni per
aver patrocinato e supportato così caldamente l’iniziativa”. E successo è stato. “E’ una cosa nuova ed è giusto che ci siano finalmente iniziative diverse per i fanesi” hanno precisato Jessica Romiti e Sara Paci. “Non capita spesso che si possa fare serata senza il pensiero di cosa fare, dove andare, chi prende la macchina”. “Iniziativa approvata in pieno, anzi da ripetere anche con altre destinazioni”, aggiungono Giacomo Zampa e Francesco Candigliotti. Per Aurora Contardi e Giulia Giovanardi “è’piacevole girare per i locali di Fano in questo modo: sono già conosciuti, ma è lo spirito di gruppo che fa la differenza”. “La serata ci piace proprio, e speriamo si ripeta nel tempo, magari includendo anche Pesaro, visto che alcune di noi abitano lì – hanno proposto Valentina Casadei, Dori Elena, Cristina Faulisi - sarebbe un modo per valorizzare maggiormente il territorio. Non è indispensabile andare lontano per divertirsi”. “Un’idea nata quasi per gioco, come chiacchiera tra amici – ci ha specificato Francesco del Bon Bon – Dato che le
Eventi
CENTRO!
nostre professioni ci fanno stare molto a contatto con i giovani, abbiamo pensato di concretizzare l’idea in una vero e proprio evento che speriamo diventi appuntamento fisso”. Alla luce delle ormai frequenti “stragi del sabato sera”, che hanno come principali vittime proprio i giovani, la Notte Fanese ha voluto rappresentare un possibile rimedio e uno strumento di responsabilizzazione del “popolo della notte”. “Una serata per divertirsi, certo, senza dimenticare l’importanza della sicurezza – ha sottolineato Matteo Renzi dei Bagni Carlo – Sappiamo bene che ai numerosi incidenti nel week end con-
corrono non solo l’alcool, ma anche la stanchezza e l’inesperienza. Da queste considerazioni è nata l’idea dei “taxi pullman”e quella di sottoporre i ragazzi all’ettilometro, a fine serata. Un vivo ringraziamento all’Assessore alle Politiche Giovanili del Comune, alla Provincia, alla Polizia Municipale e al P.R. Cristian Marinelli”. Uno strumento di responsabilizzazione e di educazione al divertimento, dunque, che ha cercato di rendere tutti più consapevoli di quanto l’alcol possa incidere sulle facoltà dell’individuo. “E’ necessario un salto di qualità nella cultura giovanile – ha sottolineato
Alberto Santorelli, Pres. Della II Circoscrizione – che spinga all’utilizzo dei mezzi pubblici. La serata di oggi è un segnale forte in questo senso, per dimostrare che, ad esempio, il “macchinone” e la velocità non aggiungono nulla al divertimento, anzi spesso compromettono la tutela del bene principale di ognuno, che è la vita stessa”. Consensi anche dagli sponsor: dall’Avis, a Radio Fano, a Esso. “Ottimo lo spirito dell’iniziativa. In qualità di sponsor Esso non possiamo che congratularci con l’organizzazione, che ha dato la giusta importanza alle esigenze dei giovani fanesi”.
Sport
a cura di Luca Lucertini e Isabella Agostinelli domenica quando abbiamo vinto in casa della prima. Prospettive future? L’importante ora è fare più punti possibile andando in campo senza remore. Vogliamo raggiungere 50 punti: sarebbe un risultato importante indipendentemente dalla classifica. Con quei punti in altri gironi si fanno facilmente i playoffs. Cosa prevedi per te il prossimo anno? Innanzitutto spero di finire l’anno in crescendo; la mia volontà è quella di rimanere qui anche perché si è creato un bel gruppo.
MAROTTA BASKET ADRIATICA VOLLEY Nonostante un avvio un po’ incerto nel primo girone, le ragazze dell’Adriatica Volley, allenate da coach Pomponi, si sono poi riscattate ottenendo, a fine campionato, il 2° posto e la permanenza nella serie D. La spiegazione di questi risultati iniziali alquanto negativi è da ricercare nella inesperienza delle giocatrici, che dal campionato di prima divisione si sono trovate ad affrontare una divisone più alta e quindi anche più competitiva. “L’impatto con la nuova serie è stato sicuramente difficile, non tanto per gli elementi tecnici, ma soprattutto da un punto di vista mentale. I risultati lo dimostrano.” - ha spiegato l’allenatore. Il secondo girone è stato infatti tutto in crescendo. Dopo questo ottimo traguardo, Pomponi e il suo secondo Nesi non hanno dubbi sul futuro: “Rimboccarsi le maniche e cercare nuovi e validi elementi da inserire in squadra. Molte delle ragazze della rosa attuale, per motivi di studio, non ci saranno il prossimo anno”.
FANO CALCIO Buon momento del Fano; abbiamo intervistato Luca Gentili, giovane difensore, che ci ha parlato della situazione attuale: Allora Luca, il Fano sta attraversando un bel momento, come te lo spieghi? Il gruppo si è ricompattato; dopo qualche piccolo problema abbiamo ritrovato la concentrazione giusta e ora anche il lato economico si è risolto, dobbiamo continuare su questa strada. Per il finale di stagione qual è l’obiettivo? E sulla possibile squalifica del Pescina? L’importante è fare un passo alla volta, partita dopo partita: appena facciamo progetti a lungo termine andiamo in difficoltà (vedi
l’ultimo pareggio col Cattolica, ndr). Le voci sul Pescina ci interessano poco: l’obiettivo è la promozione, in qualunque modo; se poi il Pescina ha sbagliato è giusto che paghi. Sulla questione sciopero? La situazione è totalmente rientrata: prima c’era stato qualche atteggiamento ambiguo della società e noi avevamo preso questa decisione, forse avventata; comunque oggi è tornato il sereno: il presidente ci ha fatto i complimenti per il buon periodo e sono arrivati anche gli stipendi. Come ti trovi a Fano? Quali sono i tuoi progetti? Io sono entusiasta di giocare per la squadra della mia città, mi trovo benissimo: non nascondo di avere ambizioni importanti per il mio futuro, ma quello che mi auguro è di giocare il prossimo anno col Fano in C2: sarebbe fantastico.
LUCREZIA CALCIO Arrivati quasi a fine stagione facciamo un quadro della situazione del Lucrezia assieme a Nicola Mancini, esterno difensivo dei gialloblù. Periodo difficile quello attuale, quali sono le cause? Gli impegni si sono fatti sentire, la stanchezza ha pesato, ma la vittoria con l’Osimana ci ha ridato nuova linfa. Come ti spieghi le difficoltà in trasferta? Il gruppo è giovane e a volte si fa condizionare dall’ambiente; dobbiamo capire che anche fuori casa dipende tutto da noi: basta vedere
NOME DELLA SQUADRA: Marotta Basket DATA DI FONDAZIONE: 1982 QUINTETTO: Sciarrini, Marinelli, Grilli, Natalucci, Bertazzi PRESIDENTE: Centoscudi Gianfranco ALLENATORE: Ficosecco Fabio ULTIMI RISULTATI: Marotta Basket vs Fossombrone: 77-79; Bramante Pesaro vs Marotta Basket: 69-68 CLASSIFICA: 14°posto; 18 punti.. Quali erano gli obbiettivi dell’anno? Sono stati rispettati? L’obbiettivo per questo campionato è e rimane la salvezza. Siamo terzultimi e rimangono poche partite da giocare. Dobbiamo vincerle tutte e sperare anche dei risultati a noi favorevoli dagli altri campi. Comunque i 18 punti raccolti fino ad ora sono stati il frutto di partite giocate sempre alla pari con tutte le squadre. Un elemento positivo per la nostra prima partecipazione al campionato di serie D. Quali giocatori hanno dato il maggior contributo in questa stagione? Sciarrini e Catalani sono stati i due giocatori che, oltre al contributo in campo, hanno dato forza e motivazione al gruppo. Si tratta comunque di una squadra molto unita, composta da ragazzi che giocano insieme da molti anni. I nuovi arrivati, Catalani e Tagnami dalla Goldengas Senigallia, si sono poi integrati bene.
CHIACCHIERE IN CITTÀ CHIACCHIERE IN CITTÀ CHIACCHIER
Convivenza... Il tema della convivenza, o meglio della sua tutela, è soprattutto in questo periodo motivo di discussione, confronto e scontro. Sarà perché la società sta cambiando in virtù di nuove esigenze e valori, sarà perché comunque siamo eredi di una cultura improntata sui valori cristiani, secondo cui la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio, sarà perché la politica afferma oggi con forza la sua etica basata sulla autonomia e sulla responsabilità verso le persone. Sarà soprattutto perché per molti l’8 febbraio 2007, data in cui il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge sui diritti della coppie di fatto, segna la legittimazione della convivenza, anche tra persone dello stesso sesso, e il riconoscimento delle esigenze di tutela dei conviventi in qualità di “due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno”. Mentre la Chiesa ed una parte del mondo politico dicono “no” al Provvedimento che ha iniziato il suo iter in Parlamento, considerandolo inaccettabile dal punto di vista dei princìpi e pericoloso sul piano sociale ed educativo, da più parti si affermano la necessità e il dovere di riconoscere, alle persone che vivono in regime di convivenza, i diritti essenziali per rendere più solida e serena la loro vita, senza intaccare i diritti e le prerogative della famiglia fondata sul matrimonio, o creare “surrogati” del vincolo matrimoniale. E’ così che sono al vaglio del Parlamento importanti disposizioni in svariate materie, che vanno dall’assistenza sanitaria del convivente nel caso di malattie, alla possibilità di subentrare nel contratto di locazione in caso di decesso del partner, dal diritto al ricongiungimento, agli alimenti dopo 3 anni di convivenza, fino ad arrivare all’eredità, dopo 9 anni di convivenza. 10
Senza entrare nel merito delle specifiche implicazioni del Provvedimento o sollevare alcun tipo di riflessione morale e politica a proposito, noi della redazione di Fanoinforma abbiamo voluto raccogliere le opinioni dei fanesi, giovani e meno giovani, in merito alla convivenza. Se sia più semplice oggi sposarsi o convivere, quali siano le tutele per il partner economicamente più debole e per i figli in caso di separazione legale o rottura della convivenza e quali le differenze tra le due situazioni: sono stati questi i punti di partenza del nostro sondaggio. Al di là delle singole opinioni, ci è piaciuto constatare soprattutto che i giovanissimi, e non solo le persone “vecchio stampo”, credono ancora nel matrimonio, in special modo in quello religioso, senza rinnegare la valenza della convivenza come “banco di prova” e apripista ad una scelta di vita insieme e “per sempre” più consapevole. In linea di massima, infatti, nonostante si riconosca al matrimonio, e alla famiglia fondata sul matrimonio, tutta una serie di garanzie per la persona e per i figli in caso di separazione, alcune delle quali ancora non valevoli per la convivenza, spaventa l’iter legale che la coppia si troverebbe ad affrontare, con innegabili ricadute negative, soprattutto in termini di sofferenza, per la prole: pertanto convivere sembra un passaggio obbligato per conoscere più a fondo l’altro e “limitare i danni”. Matrimonio sì, dunque, ma con la testa sulle spalle e preferibilmente in Chiesa. Per molti degli intervistati il Matrimonio è la promessa di fronte a Dio e alla Chiesa, la promessa solenne che prescinde dal solo rapporto di coppia. Tanto è vero che, per alcuni, matrimonio civile e convivenza “sono la stessa cosa”: le responsabilità verso il partner sussistono comunque, ma non c’è responsabilità verso Dio. Forte richiamo al buon senso viene infine mosso verso i coniugi/partner, per la tutela dei figli e del compagno più debole economicamente, in caso di convivenza.
i commenti dei
GIULIANI LAURA, BIAGIONI ERIKA – commesse Laura: “Senza dubbio sono a favore del matrimonio. La convivenza è una scelta dettata dalla paura di perdere la propria libertà: non favorisce la seria presa in carico delle responsabilità e delle problematiche, in quanto fornisce sempre una rapida “scappatoia”. Con il matrimonio ci si responsabilizza di più e si cresce insieme, anche se ritengo fondamentale mantenere una propria indipendenza economica. Per quanto riguarda la tutela dei figli…è responsabilità e coscienza dei genitori assicurarla, matrimonio o convivenza che sia.”
GIACOMONI AGNESE – insegnante “Sicuramente intraprendere una convivenza è più facile rispetto al “grande passo”. Ci sono infatti meno responsabilità, almeno in partenza. D’altro canto, credo che il matrimonio sia una condizione maggiormente tutelata, soprattutto per quanto riguarda gli alimenti al coniuge. I minori dovrebbero essere tutelati sempre dal punto di vista economico-legislativo: ciò che fa la differenza in caso di
RE IN CITTÀ CHIACCHIERE IN CITTÀ CHIACCHIERE IN CITTÀ
nostri intervistati separazione o rottura di una convivenza è il rapporto e il buon senso dei genitori, che non deve mai mancare. Per quanto mi riguarda, credo nel matrimonio religioso”.
caso di figli e viene data una marcia in più anche alla tutela di coniuge e figli. Al momento il matrimonio per noi è lontano, dato che siamo molto giovani e single, ma per noi il matrimonio è quello solenne in Chiesa. Crediamo comunque che proveremo a convivere prima, con le rispettive compagne, per avere il tempo di valutare se si va d’accordo o meno.
a cura di Roberta Corbelli siamo favorevoli a quel meccanismo che spesso si instaura in seno al matrimonio, per cui gi strumenti di tutela legale vengono usati impropriamente a discapito del singolo. Nel contempo, alle convivenze non possono essere negati alcuni diritti e doveri fondamentali, riguardanti la coppia o eventuali figli. La famiglia va tutelata, ma non ci devono essere discriminazioni verso altri tipi di tutele, più corrispondenti ai nostri giorni.”
SALEMI MARCO, GRAZIANO SARA, CASINI LUCA – studenti “E’ più facile convivere perché si è più liberi, in più convivendo si riesce a vedere se due persone vanno veramente d’accordo: questione molto importante visto che una eventuale separazione della coppia farebbe inevitabilmente soffrire tutti quanti, figli inclusi. Ma non siamo a favore di una convivenza per tutta la vita, tanto più che se le cose vanno male e se ci sono figli di mezzo, non ci sono particolari tutele. Se due persone sono sicure allora arriva il matrimonio, quello in Chiesa in quanto sacramento, il matrimonio civile non ha senso.”
TOMASSONI MATTEO – studente ROSATI TOMMASO – commesso “Il matrimonio comporta maggiori responsabilità rispetto alla convivenza, cambiano le prospettive soprattutto in
PIEGHIN BELLIGIANI MAURETTA – casalinga “Credo che ognuno possa scegliere liberamente il tipo di rapporto che vuole instaurare con l’altra persona: convivenza o matrimonio non fa differenza. Mi sono sposata giovanissima ed ho passato una vita accanto a mio marito, ma penso che altre coppie possano stare insieme a lungo anche se non sposate.”
GIOMMI ETTORE – studente disoccupato FRATERNALI MAURO – artigiano “Fondamentale è la libertà di scelta dell’individuo, per cui preferiamo la convivenza al matrimonio, proprio perché non vogliamo vincoli imposti dall’esterno, né
MAZZOLI GIUSEPPE CURZI GABRIELLA – commercianti IZZO ROSARIA – insegnante in pensione “Noi siamo una famiglia un po’ “vecchio stampo”, in aggiunta credente-praticante, per cui è normale che non vediamo di buon occhio questa tendenza diffusa di andare a convivere per provare come si sta e se ci sono problemi “tornare da mamma quando si vuole”. Anche ai nostri tempi le coppie potevano incontrare difficoltà nel loro cammino, il fidanzamento serviva per conoscersi, non si pensava di continuo alla “scappatoia”. Formare una famiglia era motivo di orgoglio e realizzazione. Noi non avevamo “una lira”, eppure…eccoci qua dopo tanti anni, uniti da un legame più forte della convivenza e da una promessa fatta tanti anni fa, anche di fronte a Dio e alla Chiesa”. Rosaria Izzo: “In attesa di capire come procederà il disegno di legge emanato dal Governo, attualmente la convivenza tutela i figli da un punto di vista economico, ma non in materia di affido: i figli di conviventi che disgraziatamente vengono a mancare, non hanno parenti e pertanto vengono affidati, se non maggiorenni, a terzi. 11
Essere giovane > LAVORO
Il LAVORO FLESSIBILE Negli ultimi anni il mercato dell’occupazione ha visto una forte crescita di tutte quelle nuove forme di lavoro cosiddette “atipiche”. Sulla scia della riforma del mercato del lavoro, avviata attraverso la Legge 30/2003, la flessibilità oggi viene considerata la soluzione più concreta per rispondere alle esigenze dettate dall’affermarsi di una nuova economia, che ha reso sempre più instabile la domanda di beni e servizi e necessario il continuo “rinnovamento” delle competenze dei lavoratori. A guidare la riforma la volontà di regolare la fornitura del lavoro, incrementare le occasioni di accesso, favorire la competitività delle aziende, contrastare la disoccupazione giovanile e di lunga durata, allargare la partecipazione al lavoro di soggetti a rischio di esclusione sociale. E’ così che i datori di lavoro sono potuti ricorrere a forme di reclutamento ben diffeAVVIAMENTI REGISTRATI NEL TERRITORIO DI FANO E DINTORNI (comuni compresi nel territorio di competenza del Centro per l’Impiego di Fano) (*)
Tipologia contrattuale (**) 2004 2005
(primo trimestre)
Apprendistato Collaborazione Contratto di Formazione Lavoro a domicilio Tempo determinato Tempo indeterminato
21% 1,6% 0,2% 0,2% 62% 15%
14% 0,9% 0,06% 0,04% 68% 17%
14% 1,6% 0,07% 0,33% 68% 16%
2006
(*) Le percentuali indicate risentono di arrotondamenti in seno all’elaborazione dei dati. (**) Per comodità di lettura, consistenza dei dati ed esigenze di elaborazione, sono state selezionate 6 macro tipologie contrattuali, rispetto alle più numerose contenute nelle informazioni originali fornite dalla Provincia di Pesaro e Urbino.
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Essere giovane > LOCALI
a cura di Roberta Corbelli
renti rispetto ai contratti di lavoro standard a tempo pieno. Tutto in nome e a favore di una migliore organizzazione del lavoro in entrata e in uscita, di una riduzione dei costi ad esso legati e di una maggiore competitività del sistema produttivo. Anche nel territorio di Fano e dintorni si è assistito in questi ultimi anni ad un progressivo ricorso al lavoro flessibile. In generale, i dati forniti dalla Provincia in materia di avviamenti al lavoro (ingressi nel mondo del lavoro registrati dall’Ufficio di Collocamento di Fano, anni di riferimento 2004-2005), evidenziano che le forme di lavoro “atipico” rappresentano rispettivamente l’83% e l’84% del totale degli avviamenti registrati. I dati riferiti al 2006, invece, non possono essere al momento raffrontati con gli anni precedenti in quanto largamente sottostimati. La fotografia al primo trimestre 2006 fa comunque pensare che la tendenza registrata negli anni 2004 e 2005 verrà riconfermata: il peso degli avviamenti flessibili di tale periodo si attesta infatti attorno all’85%. La flessibilità appare dunque come l’arma vincente per rendere il lavoro più funzionale alla produttività, più utile alle imprese ed all’economia in generale, e ad alimentare le opportunità di inserimento o ricollocamento dei lavoratori . Sperando comunque che non vengano trascurate le potenziali ricadute che essa può determinare per la stessa forza lavoro, tra cui il proliferare di un “precariato stabile”.
GREEN BA Il 28 Marzo scorso è stata inaugurata l’ottava edizione del Green Bar, con tanto di due delle Letteronze a tagliare il nastro d’apertura. Siamo andati a chiedere ad Adriano, uno dei gestori, il segreto del loro successo. “Abbiamo conquistato la fiducia e la simpatia della gente anno dopo anno: inizialmente i fanesi erano un po’ scettici riguardo alla nostra nuova gestione, perché la vecchia era storica per Fano, con i suoi 15/20 anni alle spalle, però pian piano abbiamo convinto tutti, anche grazie al fatto di esserci affidati ad un professionista dell’AIBES, Roberto Piovaticci, col quale abbiamo iniziato un’attenta ricerca di prodotti di qualità. Il mio motto poi è sempre stato ‘Il locale non è il mio, ma dei clienti’, e questo la gente l’ha sentito, ogni volta vedi tutti che si sentono come a casa propria. La ristrutturazione stessa del locale ci ha aiutati, infatti da quando, nel 2001, abbiamo creato la pedana esterna, sia dentro che fuori si è sempre al ‘Green’, in un tutt’uno amichevole e festaiolo”. Ogni anno cambiate veste al locale, come mai? “La scelta di modificare ogni anno l’aspetto del Green Bar è stata per noi un’ulteriore soddisfazione, perché vediamo che la gente apprezza l’idea, che è curiosa, e che ogni volta ci chiede: e la prossima volta che farete? È come una sfida, per piacere e coinvolgere sempre di più. Quest’anno, siccome quando abbiamo iniziato la ristrutturazione era appena scoppiata l’inchiesta sulla cava, ci siamo voluti ispirare al cacao, il colore della terra fresca, sana.”
AR EDIZIONE 2007
Che novità avete previsto per questa edizione? “La domenica sera, torneremo a proporre il Cabaret, ed il mercoledì la felice accoppiata del ‘Mercoledinner’, ovvero dell’aperitivo in cui ogni mercoledì un ristoratore differente proporrà le sue stuzzicherie. L’iniziativa partirà da metà maggio e sarà appoggiata dalla Confcommercio, che metterà a disposizione una giuria con il compito, a fine stagione, di premiare il miglior ristoratore mediante un compenso in denaro e dell’attrezzatura da cucina.” Qual è l’aneddoto più strano che vi è capitato dall’inizio della vostra gestione? “Tre anni fa, in un pomeriggio di novembre, il mio socio Morris ed io stavamo sistemando il locale per l’apertura. Ad un certo punto entra un signore giapponese che ci chiede un cocktail con un liquore particolare, il Midori. Noi siamo famosi per il nostro San Francisco, che è a base
di Midori e Crema Wisky, così gliene abbiamo preparato uno. Vuoi sapere chi era? Il signor Honda, il responsabile in Italia del marchio Midori. In quel periodo era a Rimini, e ci è venuto a trovare perché, grazie al nostro cocktail, eravamo diventati i loro migliori clienti in Italia!”. A proposito di liquori, hai un messaggio da dare ai tuoi clienti più giovani? “Le generazioni odierne sono abituate ad avere tutto e subito, vogliono sentirsi grandi prima di esserlo veramente, bruciare le tappe, senza capire che invece bisogna amare la vita e rispettarne i tempi. Parecchio tempo fa, quando un mio amico più piccolo di me stava compiendo 18 anni, gli mandai un sms che ricordo ancora: AVERE 18 ANNI NON VUOL DIRE ESSERE UOMO. A distanza di anni il mio amico mi ringrazia ancora per quel messaggio, così ora lo rivolgo a chiunque lo voglia capire…”.
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Casi di successo
Pershing
tutto il mon
di Paola Zeppi
Innovare per migliorare il mondo dello yachting internazionale: è questa la determinazione che è da sempre nel DNA Pershing, l’azienda concepita una ventina di anni fa da Tilli Antonelli, Fausto Filippetti e Giuliano Onori, amici e brillanti soci d’affari, con la collaborazione dello yacht designer Fulvio De Simoni. Oggi Pershing è un marchio che fa parte del Gruppo Ferretti, leader nei motoryacht di lusso che raccoglie i brand più esclusivi della nautica mondiale: Ferretti Yachts, Pershing, Itama, Bertram, Riva, Apreamare, Mochi Craft, Custom Line e CRN.
Tilli Antonelli
Tilli Antonelli, Presidente Pershing e Itama
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L’uomo che ha creato Pershing, ha 51 anni, è sposato e padre di 3 figli. La sua è una storia iniziata tanti anni fa, quando da ragazzo navigava a vela sul Moro di Venezia, anche a fianco di Raoul Gardini. E’ stato proprio in quel periodo che ha avuto la felice intuizione di costruire barche ed assieme ai due suoi amici ha iniziato un’appassionante avventura. Nel 1985, dall’incontro con lo Yacht Designer Fulvio De Simoni, nasce l’idea Pershing. Il nome non lascia spazio ad equivoci: Pershing è il nome di un missile. Da una parte la passione per la velocità e il piacere di navigare all’aria aperta. Dall’altra le comodità e la vivibilità di una barca da crociera. Inventare, creare, stupire è la sfida raccolta dall’azienda, ed ogni modello, pur restando fedele a quei valori che diventeranno parte integrante dello stile Pershing – performance, innovazione, design, comfort e classe – continua sempre a proporre qualcosa di innovativo, per fare vivere ai clienti grandi emozioni. Tilli Antonelli, affiancato dall’amministratore delegato Fabio Fraternale, è dunque il presidente di una realtà che da sempre è all’avanguardia nel settore nautico, e che è in continuo e crescente sviluppo: nel mondo dello yachting, infatti, tutto corre veloce e c’è tanto da lavorare, realizzare e migliorare, per questo Pershing non si stanca mai di proporre idee nuove ed esclusive, portando il proprio stile inconfondibile nel mondo.
Casi di successo
ndo attorno PERSHING 72’ Linea slanciata, tempra da anticipatore, vocazione alla socialità. Pershing presenta il nuovissimo Pershing 72’, uno yacht ricco di autentiche innovazioni in cui l’attenzione per il design, l’elevato livello tecnologico e una rivoluzionaria disposizione degli spazi interni, cambiano completamente il modo di vivere il mare. “Il Pershing 72’ è nato con l’obiettivo di presentare una nuova filosofia con cui vivere la barca e il mare” afferma Tilli Antonelli. “E’ il frutto di un intenso lavoro di squadra e inaugura la collaborazione con la prestigiosa firma di Poltrona Frau, che ha progettato e realizzato secondo le nostre esigenze la pilot house, tutte le sedute e numerosi dettagli dell’arredamento interno. Con questo modello vogliamo proporre un prodotto non solo in grado di garantire il massimo livello di comfort, ma capace di esaltare in ogni suo aspetto la socialità e il piacere di stare insieme.” IL DESIGN La massima cura per i dettagli e la ricerca di soluzioni d’avanguardia nel Pershing 72’ sono espresse dal design degli ambienti esterni e della linea, in particolare: - uno scafo dal profilo radicalmente nuovo - un aspetto più slanciato, grazie al taglio particolarmente allungato delle finestrature laterali, elemento di novità assoluta. - Una linea unica, e non più a doppia vetrata, che disegna un arco armonioso ed elegante. IL LAYOUT INTERNO Il nuovo Pershing 72’ si distingue anche in termini di layout interni, offrendo ad armatore e ospiti il massimo comfort grazie a maggiori superfici calpestabili. La pianta si snoda in modo da creare vari contesti ideali per l’interazione degli ospiti, grazie agli ampi prendisole di poppa, alle molteplici possibilità di uso del salone e alla cucina, nella sua nuova posizione intermedia che diventa un ambiente pienamente “sociable”. PERSHING 72’ SEA SHOW Pershing, per presentare il suo ultimo “gioiello” ha organizzato il primo Sea Show del settore nautico: un tour di quattro tappe nel Mediterraneo. Il Sea Show toccherà Croazia, Spagna, Italia e Grecia e presenterà in anteprima rispetto ai saloni nautici più importanti del settore il nuovo Pershing 72’. Il 20 e 21 aprile è prevista la prima presentazione a Spalato, si prosegue con la tappa spagnola a Palma di Mallorca il 28 e 29 aprile per raggiungere poi Venezia dal 14 al 17 giugno e terminare il viaggio dal 28 al 30 giugno ad Atene. Spiega Tilli Antonelli, presidente di Pershing. “Vogliamo offrire agli armatori e a tutti gli appassionati del nostro brand un’esperienza nuova e indimenticabile, moltiplicando le occasioni di incontro e confronto con il nostro modo di pensare e realizzare imbarcazioni sempre nuove, con il nostro modo di vivere il mare”.
Fabio Fraternale, A.D. Pershing e Itama
Intervista a Fabio Fraternale Fabio Fraternale ha iniziato la sua carriera presso la Banca Popolare dell’Adriatico (allora Banca Popolare Pesarese) e, in pochi anni, ne è diventato il più giovane funzionario. Nel 1996 ha lasciato il settore bancario per accettare la sfida di Pershing, un’azienda di produzione che allora si chiamava ‘Cantieri Navali dell’Adriatico’ e che aveva circa 20 dipendenti e molte idee, ambizioni e sogni. Nel 1998 è stato nominato Amministratore Delegato di Pershing e, insieme col Presidente Tilli Antonelli, ne ha guidato la crescita, l’internazionalizzazione, l’ingresso nel Gruppo Ferretti. Dal 2004, con il passaggio del 100% del capitale Itama alla controllata Pershing
da parte del Gruppo Ferretti, assume anche la direzione di Itama in qualità di Amministratore Delegato, e insieme al Presidente Tilli Antonelli accetta la sfida per il rilancio di questo storico brand di open yacht made in Italy. Oltre a gestire gli obiettivi di Pershing e Itama, Fraternale partecipa alle decisioni strategiche a livello di Gruppo ed è Consigliere di Resin Sistem (una società del Gruppo). E’ inoltre Presidente del Gruppo Cantieristica Navale per il biennio in corso, 2006/2007 e lo è stato anche per il precedente, 2004/2005. Fabio Fraternale ha 45 anni ed è laureato in Scienze Politiche all’Università di Urbino. 15
Casi di successo Potremmo dire che Pershing, nel panorama nautico, è quello che in ambito automobilistico può essere la Porsche, o la Motorsport della BMW, o la AMG della Mercedes. Trova giusto questo parallelo? Lo trovo corretto, ma sicuramente fra le tre case scelgo Porsche: Innanzitutto sia Tilli Antonelli che io siamo dei grandi appassionati per il fatto che Porsche ha delle linee che la distinguono da tutte le altre auto per morbidezza ed eleganza: le nostre imbarcazioni seguono un po’ queste stesse caratteristiche, con linee distintive che le fanno riconoscere per un apprezzabile valore estetico. Porsche è poi un’auto che per performance, velocità e confort si accomuna ulteriormente alle nostre barche, senza considerare che si tratta di un “marchio”, Porsche, come il nostro, Pershing, e non di un “marchio di marchio”, come nel caso di Motorsport e AMG. Qual è il cliente tipo Pershing, per età e professione? Parlare di clienti tipo è difficile, almeno per le nostre imbarcazioni, perché abbiamo clienti che spaziano da età giovanissime, neppure trentenni, ad altre relativamente avanzate: ci sono settantenni che comprano ancora un’imbarcazione nuova perché si sentono giovani di spirito, perché sono elementi dinamici, perché apprezzano un’idea del bello che in Pershing riscontrano. Quindi non c’è un cliente tipo anagraficamente, anche se poi, per ragioni strettamente economiche, le punte più alte d’acquisto si trovano mediamente fra i 35 ed i 55 anni. Per quello che riguarda le attività, c’è pure grande varietà: l’elemento dominante è chiaramente la ricchezza disponibile, e c’è chi se la fa con la libera professione, chi con attività imprenditoriali, chi con quelle legate al mondo dello sport, dello spettacolo e
della moda. Sicuramente si tratta pur sempre di casi di successo. A quali particolari viene prestata più attenzione da parte del cliente, data l’elevata personalizzazione possibile? Il cliente presta attenzione a tutti i particolari: trattandosi di un prodotto che nel mercato ha un posizionamento molto elevato, a cui corrisponde un prezzo altrettanto elevato, è chiaro che la gente guardi a tutte le varie sfaccettature, perché la barca deve rispondere a tutta una serie di canoni, sia sotto il profilo estetico che tecnologico. Pershing è molto attenta anche al fatto che nei suoi prodotti si riscontri un’evoluzione continua, in linea con i regimi evolutivi di qualsiasi settore, dall’automobilismo alla casa. Le mogli/donne cosa dicono, come partecipano? Le mogli dicono tutto, nel senso che i single si affidano più spesso agli amici, mentre chi ha una relazione, in questo caso con una donna, per la maggior parte dei casi vede
la rispettiva moglie/compagna assumere un ruolo determinante, ovvero è lei che presta la maggior attenzione ai particolari, al fatto che i materiali impiegati siano in linea con le tendenze del momento. Quindi la donna usa tutta quella sensibilità che normalente ha in più rispetto all’uomo sotto il profilo della cura estetica e del design, ed ha che ha voce in capitolo in questo e non solo, perché è lei spesso a determinare persino le dimensioni dell’imbarcazione: laddove infatti l’uomo può (anche se non è una regola) pensare alla barca come ad un mezzo con cui andare veloce in mare, perché ama la velocità ed il suo obiettivo è uguale a quello di chi sale in Porsche per andare in pista a Misano, la donna invece intende la barca per lei, per i figli, per la tata e per gli amici del cuore. Ci sono donne armatrici di oggetti così tecnici? Certo, non è detta che sia sempre l’uomo ad acquistare, infatti abbiamo anche clienti donne, dotate naturalmente di elevata disponibilità economica perché magari imprenditrici, che hanno la patente nautica e che dunque sono delle vere armatrici. Non sono tante, però ci sono, soprattutto dove diversità culturali rispetto alla nostra le supportano. Gli esempi più frequenti di armatrici, infatti, non si trovano qui in Italia, bensì in Austria e USA, dove socialmente la donna è collocata in maniera differente rispetto alle tradizioni più latine. Quali sono i mercati nel mondo che vi premiano di più? Ultimamente ci ha premiato anche la Cina … con un premio vero! Ma se lei intende riferirsi a chi ci premia in termini di business è sicuramente l’Europa, e in Europa l’Italia, che ha una cultura nautica di antica tradizione, oltre che un favorevolissimo fattore fisico legato alla grande estensione
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Casi di successo delle coste. Poi Pershing è in Italia da oltre vent’anni, quindi qui il marchio ha una visibilità decisamente maggiore rispetto a qualsiasi altro porto al mondo. Anche gli USA, comunque, ci stanno premiando, nonostante le forti difficoltà che ci sono per tutti legate alla grande debolezza del dollaro. Nonostante questi limiti, comunque, anche negli Stati Uniti negli ultimi anni abbiamo avuto un evidente trend di crescita per cui se il dollaro fosse stato più forte avremmo venduto di più, però siamo cresciuti ugualmente ed anche in maniera sensibile. Per quello che riguarda i mercati emergenti, in questo momento siamo premiati da Cina, Australia, Hong Kong e Corea del Nord: questi paesi ci stanno dando molte soddisfazioni, perché si sono affacciati solo recentemente alla nautica e già dimostrano forte interesse verso le nostre imbarcazioni, leggendo la riconoscibilità del nostro brand già a partire dai canali della comunicazione quali internet, individuandovi un forte valore aggiunto. Questo significa che abbiamo lavorato bene, e che dovremo continuare a farlo per confermare il nostro marchio direttamente a casa loro. L’unico handicap che hanno questi mercati, come Cina ed India, è la completa assenza di una cultura nautica, quindi al momento bisogna esserci per aiutarli a capire il mondo della nautica a 360°. Per quale mercato avete pensato la nuova Pershing72? Per tutto il mondo, come qualsiasi barca, soprattutto perché la 72 è una barca mediana rispetto alla nostra flotta. I mercati maturi si muovono verso tagli alti, con dimensioni che vanno fino ai mega yacht, però per i paesi emergenti le prime barche saranno più piccole, e la 72 si pone in una fascia di mercato importante in tutto il mondo.
Gruppo, fra tutte le brand. Non conosco tante altre realtà, ma da quel che leggo e sento capisco che il nostro Gruppo è una vera squadra vincente.
L’essere entrati nel Gruppo Ferretti quali vantaggi/svantaggi vi ha dato? Eliminiamo subito una metà della domanda, quella sugli svantaggi, perché non ce ne sono, e non lo dico per piaggeria o diplomazia, ma solo perché è vero. Nel Gruppo Ferretti siamo entrati con grande convinzione. Ferretti aveva diversi anni di esperienza in più rispetto a noi, nel 1998, e mentre noi ci stavamo affacciando al mondo, stavamo perlustrando nuovi mercati, compreso quello americano, perché avevamo una forte voglia di internazionalizzarci, il Gruppo Ferretti ci offrì la propria rete di vendita, per compiere sull’immediato il nostro obiettivo. Il management Ferretti ci convinse subito, poi Tilli Antonelli conosceva già il signor Ferretti da diversi anni, quindi ci siamo sentiti tranquilli di poter affrontare ed aprire una relazione corretta e sana. Ad oggi abbiamo una collaborazione sempre più stretta e a 360°, che ci consente di gestire in autonomia l’azienda, ma nel contempo di avere quella sensazione di andare nella direzione giusta, grazie alla forte comunicazione che c’è all’interno del
Le maestranze e i fornitori locali quale valore aggiunto danno all’azienda? Ne danno tantissimo, ma anche noi abbiamo dato e stiamo dando valore aggiunto al territorio, perché abbiamo creato bacini di occupazione che hanno fatto da cuscinetto ad altri settori che in quel momento potevano essersi trovati un po’ in crisi. Noi stiamo tutt’ora perseverando nella nostra opera di far crescere i nostri fornitori assieme a noi, il che non significa solo dar loro affari in più, ma anche monitorarli affinchè la loro crescita sia durevole. Per quello che riguarda i dipendenti, noi puntiamo molto sulla formazione, che facciamo on the job attraverso l’affiancamento, con fasi di formazione in aula. Oggi purtoppo la realtà locale è fatta di persone che non hanno esperienza specifica: gli addetti alla nautica di 10 anni fa erano pochi, rivolti a poche aziende; oggi le aziende sono aumentate tanto sia internamente che come numero, e questa è stata una crescita così repentina da non aver permesso una formazione adeguata nel tempo. Noi quindi ci rivolgiamo a chi forse non ha mai fatto il mestiere e che per questo necessita di corsi di formazione. Credo comunque che le persone su cui contiamo abbiano tutte quell’ingrediente che io ritengo il principale in chi voglia aver successo nel mondo del lavoro: la voglia di fare. Cosa vede nel futuro della Pershing? Non ho la sfera di cristallo, ma se ce l’avvessi la paragonerei ad un mondo, ci metterei un po’ d’acqua intorno e la riempirei di Pershing. Questo è il nostro obiettivo.
Che differenze vedete nella percezione dei vari elementi del vostro prodotto nel mondo? Non è che noi facciamo un modello e quello è standard ovunque. Le barche vengono progettate e studiate in base a dove devono essere vendute. Pensiamo alla Cina: il cinese culturalmente non ama stare al sole perché ritiene che l’abbronzatura sia sinonimo di povertà. Chiaramente, per lui tutto ciò che nel Mediterraneo ha un valore aggiunto, come per esempio il prendisole esterno, non serve assolutamente a niente, per cui quelle zone in un mercato cinese saranno trasformate in altre che renderanno più vivibile l’interno. 17
Fano e dintorni
A.S.D. ITACA
una realtà imprenditoriale di integrazione sociale a cura del Presidente Claudio Delvecchio
Una realtà che opera nel territorio di Fano da diversi anni e che ora più che mai si muove nel difficile campo dell’integrazione sociale delle persone diversamente abili: ITACA ASD lavora nella struttura del’ ANFFAS di Fano sita in Via Madonna del Ponte, dove, insieme col centro diurno per disabili, si trova la migliore espressione della cultura equestre del territorio. Nel centro ITACA il cavallo è diventato uno dei protagonisti delle attività quotidiane dei ragazzi. L’attività che caratterizza Itaca è infatti l’ippoterapia, come primo centro regionale ANIRE: con una storia più che decennale, ha dato grandi soddisfazioni agli operatori del centro ed in particolare ai ragazzi, che in passato hanno dato dimostrazione di
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grande abilità nell’equitazione partecipando anche a gare internazionali e riportando ottimi risultati. Assieme a questa, che dà lustro all’intera città, nel centro trovano spazio tutte le altre attività legate al mondo del cavallo: le pensioni per chi vuole tenere il cavallo in un ambiente sano e ben curato, dove si ha a disposizione un maneggio coperto, tre campi esterni e due paddok. L’ASD ITACA è la società sportiva che ha il compito di promuovere nel territorio la cultura equestre per i propri tesserati e per tutti quelli che intendono sperimentare il rapporto con questo magnifico animale. A ITACA è possibile imparare ad andare a cavallo grazie ad insegnamenti di istruttori esperti, affiliati alla Federazione Nazionale Sport Equestri FISE. Per i più piccoli si realizzano attività di Pony Games, che sono considerate dalla FISE la miglior propedeutica
all’equitazione, in quanto accompagnano i bambini alla conoscenza del mondo del cavallo. Per i più bravi a cavalcare la bellezza del posto offre la possibilità di fare delle stupende passeggiate a cavallo lungo il fiume Metauro e di immergersi in una natura che sa d’altri tempi. L’integrazione fra le persone e la promozione di un clima di amicizia fra tutti i frequentatori rimangono gli obbiettivi principali: ITACA è una realtà aperta a tutti coloro che vogliono avventurarsi nel mondo del cavallo e che, allo stesso tempo, sono intenzionati ad incontrarsi con persone meno fortunate. La parte operativa delle attività è realizzata da due cooperative sociali: la Crescere, che si occupa del centro diurno e dell’ippoterapia; la Cooperativa Arteluce, che ha la gestione dei box e la manutenzione generale della struttura.
Fano e dintorni
L’Arteluce è una cooperativa sociale di tipo B costituita nel 2000, che, oltre all’equitazione, si occupa anche di altri settori. Dalla sua costituzione lo sviluppo prevalente è stato quello delle Luminarie Natalizie. Tale crescita ha permesso l’acquisto della piattaforma aerea,che a sua volta ha consentito lo sviluppo dell’attività di noleggio della stessa. Il possesso della piattaforma aerea ci ha fatto intraprendere l’attività di potatura di piante. Di seguito, con l’ausilio di altre attrezzature specifiche di settore, abbiamo esteso l’attività in oggetto anche allo sfalcio del verde, potatura siepi, pulizia giardini pubblici, privati e condominiali. A seguito della ristrutturazione societaria avvenuta nel 2005 è stato possibile instaurare un nuovo rapporto di collaborazione con la ditta Alphatek e quindi con settori più specifici quali:
Impiantistica elettrica generica: - Impianti elettrici di civile abitazione, condomini - Impianti elettrici industriali, climatizzazione generale - Impianti fotovoltaici, tv-sat centralizzati - Aspirazioni centralizzate per civile, terziario e industriale Impiantistica elettronica generica: - Sistemi di sicurezza, antincendio, Tvcc - Automazione cancelli - Citofonia,videocitofonia, - Telefonia digitale centralizzata per civile e terziario - Cablaggio strutturato per reti informatiche L.A.N. Grazie a ciò la cooperativa Arteluce ha esteso la propria attività in altri settori, quali opere di ristrutturazione impianti idrici ed elettrici, impianti di irrigazione per giardini, demolizioni e opere edili di ripristino, scavi di vario genere e reinterri. Gli ultimi settori, particolarmente promettenti per la cooperativa, sono quello dell’impantistica elettrica navale e dell’energia alternativa con l’installazione di impianti fotovoltaici.
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Rubriche
Può la musica danneggiare l’udito? a cura del Dott. Giuseppe Migliori rubrica.otorino@fanoinforma.it La diminuzione uditiva da esposizione a rumori di intensità elevata, siano essi ludici (caccia) o lavorativi, è una condizione patologica nota da moltissimi anni. Il problema ha una notevole rilevanza sociale per il numero di persone interessate, per i danni uditivi che ne derivano e per i costi inerenti le relative invalidità professionali (sotto forma di rendite INAIL). Viceversa l’ascolto della musica ha da sempre rappresentato un piacevole aspetto della crescita culturale di ognuno di noi, segnando molti dei momenti più belli della nostra vita. Nel corso degli anni, con i rapidi cambiamenti tecnologici è cambiato il modo di ascoltare musica, non più sulla poltrona comoda di casa o nella propria stanza solo nei momenti di rilassamento, ma sempre più spesso in auto, nei lunghi viaggi in treno, o in aereo e in molte delle attività del nostro tempo libero. Il passaggio da un tipo di ascolto musicale “statico” ad uno “dinamico” anche durante il movimento è stato favorito dall’evoluzione tecnologica, che ha permesso il compattamento e la diminuzione di peso dei dispositivi musicali. Ma, tornando al nostro quesito iniziale, può la musica danneggiare in modo permanente il nostro udito? Purtroppo sì. Uno strumento così sofisticato della creatività umana come la musica, se usato in modo inappropriato, può determinare danni rilevanti ed irreversibili al nostro sistema uditivo. Negli ultimi anni nei paesi ricchi è stato registrato un incremento drammatico e diffuso di lesioni agli organi auditivi. In Italia gli ipoacusici (coloro che hanno una diminuzione uditiva) rappresentano il 12% della popolazione, con un incremento medio annuo del 5%, interessante prevalentemente i giovani che, quindi, nel 2010 saranno il 27% contro il 22% di ipoacusici legati alla terza età. Dati alla mano, questo numero sembra crescere di pari passo con la diffusione di tecnologie multimediali sempre più compatte e potenti, i lettori MP3, l’ i Pod. Secondo una recente indagine dell’Università di Boston (Stati Uniti), questi apparecchi hanno una capacità di emissione del suono di 91-121dB (decibel – misura del suono) che si traduce in 130 dB, ossia pari al livello di rumore prodotto da un aereo che de-
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colla, tramite l’introduzione degli auricolari nei condotti uditivi che incrementano il segnale da 6 a 9 dB. Non va dimenticato come il prolungato tempo di esposizione alla musica contribuisca al danno uditivo. Si ascolta musica per ore, camminando, in metropolitana, mentre si fa jogging, in palestra ma anche come “filtro” al rumore del traffico stradale (che produce un rumore pari almeno a 65 dB). I ricercatori americani raccomandano che l’utilizzo dei lettori MP3 - iPod non superi più di un’ora al giorno al 60% del volume massimo del livello di potenza del dispositivo. La consapevolezza di questa problematica ha spinto la Apple ad introdurre un limitatore di volume nella serie di “ i Pod nano “ che purtroppo spesso i giovani sbloccano con software dedicato. Ma passiamo alla musica in discoteca. Dai dati della letteratura internazionale, ma anche dall’esperienza comune, si evince come una serata in discoteca senza le dovute preacuzioni “acustiche” possa essere estremamente pericolosa e dannosa per il nostro udito. Il 74% delle persone che hanno trascorso una serata in discoteca possono presentare temporanea diminuzione uditiva ed acufeni (rumori di vario tipo nelle orecchie) per molte ore a causa del fenomeno detto di << fatica uditiva >> che può trasformarsi in un danno uditivo irreversibile al perdurare di una esposizione continuativa e reiterata. Infatti, nelle discoteche il livello medio di esposizione acustica è di 96 dB (decibel), ben oltre le soglie di rumorosità che nell’industria obbligano il lavoratore all’uso di protezioni acustiche (cuffie e/o filtri acustici). Sarebbe auspicabile che i frequentatori di discoteca durante la serata potessero far “riposare” per 15 – 30 minuti il loro apparato uditivo in stanze dedicate prive di musica, per diminuire l’impatto della sovraesposizione musicale e ridurre la possibilità di subire un danno uditivo irreversibile ed irrecuperabile. Se il comune buon senso non permetterà di salvaguardare l’udito di molti dei nostri giovani, per il futuro potremmo solo sperare che la ricerca scientifica attualmente in atto alla Stanford University riesca a realizzare nuove cellule ciliate cocleari (danneggiate irrimediabilmente dalla sovraesposizione musicale) da cellule staminali dell’orecchio interno.
Quando i giovani s’incontrano... a cura della Dott.ssa Silvia Tarsi rubrica.psicologia@fanoinforma.it E’ ormai dimostrato che spesso sono i giovani che manifestano in anticipo i grandi cambiamenti della società. Dopo il tabacco e la caffeina, l’alcol è la sostanza psicoattiva più utilizzata dai giovani, specialmente a fini ricreativi: bevono in singoli episodi con maggiore intensità, bevono soprattutto in compagnia col desiderio di ubriacarsi. Il maggiore consumo in compagnia risulta essere associato all’aumento di incidenti stradali e ad attività penalmente perseguibili, all’aumento di casi di aggressione e violenza e all’inizio precoce dell’attività sessuale ed ai rischi connessi di malattie sessualmente trasmesse e gravidanze non pianificate. I giovani bevitori potremmo definirli “bevitori contestuali”: al centro dell’esperienza non c’è solo l’alcol, cioè il rapporto con una sostanza specifica, ma soprattutto l’effetto sociale, il divertimento, la conformità alle aspettative di un gruppo di riferimento, i significati attribuiti ad un particolare contesto ed alla congruenza dei propri comportamenti rispetto a quei particolari significati. L’assunzione di alcol non pare attivata da una pulsione interna fisica o psichica, ma da una situazione esterna, da un’occasione molto spesso ludica o sociale magari del tutto saltuaria. Per il bevitore contestuale, quindi, il perno centrale intorno al quale tutto ruota è il gruppo sociale di riferimento, la cui pressione determina le scelte del soggetto (un esempio ne è l’adolescente, con la discoteca, le stragi del sabato sera). Oggi la moda dell’aperitivo, dell’happy hour, delle discoteche, del disco-pub, ha portato un vertiginoso incremento nei consumi di alcolici anche tra i giovanissimi: se un tempo la prima sbornia era una sorta di rito di iniziazione prettamente maschile, oggi bevono sia maschi che femmine ed il vino, considerato “bevanda da vecchi”, è snobbato, mentre sono scelti superalcolici in quantità al limite del ma-
lessere o al confine del coma etilico. I cambiamenti sociali hanno avuto ripercussioni sulla relazione genitori-figli, una relazione non sufficientemente solida, che non offre contenimento, dove manca il dialogo ed informazione; spesso non viene trasmesso il senso del limite e del rispetto delle regole, con il risultato di un mancato contenimento dell’angoscia legata al cambiamento col passaggio all’età adulta. Purtroppo molti genitori, anche per le pressan-
ti richieste dei figli, concedono spazi di libertà sempre maggiori, con grave sofferenza della relazione stessa, e il figlio viene percepito più come fonte di problemi o a cui viene negata ogni forma di disagio (spesso c’è una aumentata disponibilità economica dei giovani). Ringrazio l’Assessorato alle Politiche giovanili per l’iniziativa “Notte fanese”, attraverso la quale è stata sensibilizzata la città su questo importante tema.
Ci siamo lasciati... “Ridammi i regali!” a cura dell Avv. Nicolò Marcello rubrica.avvocato@fanoinforma.it Dopo una convivenza - anche lunga - more uxorio (= non consacrata nel matrimonio) - che ne è dei regali e degli acquisti fatti, qualche volta anche di cospicuo valore economico? Può capitare che nel corso della vita di coppia, uno dei conviventi abbia fatto delle “elargizioni in denaro” all’altro convivente, non solo quelle per partecipare al cd. menage quotidiano, ma quelle che sono, sovente, rappresentate nel termine “gratificazione”. In questo caso, sappiate che nel 2003 - ma l’orientamento risale ad anni precedenti - la Corte di Cassazione ha stabilito che “un’attribuzione patrimoniale a favore del convivente more uxorio può configurarsi come adempimento di una obbligazione naturale allorché la prestazione risulti adeguata alle circostanze e proporzionata all’entità del patrimonio e alle condizioni sociali del solvens”. Il che vuol dire che il convivente che, per generosità, affetto o semplice desiderio, abbia corrisposto del denaro al proprio/a compagno/a ritenendo la validità della propria iniziativa sul piano morale e sociale, non potrà - un domani - richiedere indietro quanto elargito se, al momento della elargizione, “se lo poteva permettere”. Il motivo è molto semplice: tali iniziative vengono considerate un obbligo di natura morale ed assistenziale, obbligo che peraltro sussiste in capo ad entrambi i conviventi. Diverso il caso dei cd. “doni”, o meglio di tutte quelle elargizioni (non necessariamente in denaro: pensate ad una casa, un’auto, dei gioielli, ecc.) che non possono essere ricondotte a quell’obbligo di natura morale o sociale di cui si è or ora accennato.
In questo caso, sappiate che la Corte di Cassazione, in una pronuncia del 1998 (si trattava di un cospicuo dono di gioielli), ha stabilito che i doni vanno restituiti ogni qual volta la “generosità” del patner sia stata dettata dall’“osservare un uso, cioè adeguarsi ad un costume vigente nell’ambente sociale di appartenenza, costume che determina, anche, la misura della elargizione in funzione della diversa posizione sociale delle parti, delle diverse occasioni ed in proporzione delle loro condizioni economiche”. In concreto, gli eventuali doni non possono mai comportare un “depauperamento apprezzabile” del patrimonio di chi, quegli stessi doni, ha fatto durante la convivenza e che non possano essere ricondotti ad alcun obbligo di natura morale o sociale, o perché straordinari, o perché di rilevante valore, o perché sproporzionati - ad esempio alla durata della convivenza. Anche qui, il motivo parrebbe abbastanza semplice, seppur da qualcuno, non condivisibile: non è possibile ridurre il proprio patrimonio in maniera considerevole se non si è perfettamente consci di quello che si fa; e lo si è (dice la legge) solo manifestando la propria volontà attraverso atti solenni e formali, quali per esempio - la donazione. In conclusione, la fine di una convivenza “more uxorio” può comportare che uno degli ex conviventi si trovi a dover affrontare da solo tutti qui problemi che - dapprima - venivano affrontati in due, anche se la convivenza era stabile ed affidabile sia dal punto di vista affettivo che da quello economico. Diverso l’atteggiamento della legge in caso di cessazione di convivenza matrimoniale: ne parleremo in seguito.
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Approfondimento
a cura di Luca Lucertini con la gentile collaborazione di don Piegiorgio Giorgini
“RIDATECI LA VI
TA”
Lo scalpore attorno alla cava Solazzi è nato, mesi fa, quando l’operazione “Arcobaleno” ha dato i suoi primi risultati; i numeri erano inquietanti: si parlava di 11 persone arrestate, 135 indagati, 70 aziende coinvolte e 56 sequestri (tra cui la Cava Solazzi). Per l’accusa, l’organizzazione provvedeva a smaltire rifiuti provenienti dal nord Italia attraverso le cave e le discariche sequestrate. 100 mila tonnellate di rifiuti sarebbero state smaltite nella regione, con un profitto illecito di circa 5 milioni di euro. Ora in tanti si chiedono: questa situazione, di dominio pubblico solo oggi, non era già conosciuta? Non c’erano state già avvisaglie? La risposta è assolutamente sì e una conferma autorevole ci arriva dal parroco di San Cesareo, Don Pier Giorgio Giorgini, che da anni segue in prima linea il susseguirsi degli eventi. “Sono in questa parrocchia da trent’anni, la cava c’è sempre stata e fino a qualche anno fa non era un problema; anzi la popolazione locale teneva un comportamento di benevolenza e di rispetto nei confronti dei Solazzi: molti dei nostri cittadini avevano lavorato per loro; o nella stessa cava oppure nella fornace, sempre di proprietà degli stessi Solazzi.” Quindi, fino alla metà degli anni ’90, a Carrara le cose procedevano senza nessun tipo di preoccupazione. 22
Ma allora, don Piergiorgio, quando sono iniziati i primi problemi? “Tutto iniziò nel ’96: la cava a quei tempi si era esaurita, il terreno argilloso sottostante, motivazione per la quale quella zona fosse stata adibita a cava, era praticamene finito. E proprio per queste ragioni fu emessa una disposizione del Comune, che sancì come la zona non fosse più una cava bensì una discarica; ero convinto, a quei tempi, che non ci sarebbero stati problemi.” Diversamente da come la pensava Don Piergiorgio, però, le cose non cambiarono; anzi, l’attività della cava, non curante della disposizione, continuava sempre più alacremente. “Dopo qualche anno iniziammo a vedere un via vai di camion sempre più fitto, soprattutto di notte; molti di noi venivano svegliati dai rumori e ogni volta i camion avevano una targa diversa: Como, Bologna, Ferrara e altre ancora. Dai cumuli di terra all’interno della cava si vedevano uscire liquidi, certi giorni la puzza era insostenibile, gli animali intorno alla cava morivano senza motivo; un caso in particolare ci turbò: di proprietà di un agricoltore che vive adiacente la cava, nacquero delle capre con evidenti malformazioni genetiche”. Ma i problemi non si fermavano agli animali: già in quei tempi, infatti, diversi cittadini avevano avuto casi di malori, bru-
ciori agli occhi e cose del genere.” Fu per questo che Don Piergiorgio, insieme con i residenti di Carrara, nel 2002 costituì un comitato per fermare la discarica, presentando una denuncia dove venivano indicati tutti gli eventi che erano capitati. Questo comportò la sospensione dell’attività della cava e il sequestro della stessa; si parlò di situazione ambientale d’emergen-
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za, ma la cosa finì lì e per qualche anno non se ne parlò più. Dopo quel periodo come andarono avanti le cose? “La gente per un pò si era calmata, la situazione sembrava almeno apparentemente migliorata e quindi per qualche anno non ci furono problemi; poi però la situazione ridivenne intollerabile e notammo che i camion non entravano più dall’entrata principale (che dà sulla flaminia, ndr) ma da una più “nascosta”, situata in alto.” “A questo punto cercammo di parlare con qualcuno dei proprietari, ma ci dissero che la cava era in appalto per una ditta di Bologna: la Gennari”. Dopo numerosi tentativi di incontrare qualche responsabile la ditta finalmente mandò a colloquio coi cittadini il responsabile: “Fu una sera turbolenta, erano presenti, insieme con me, altri cittadini che seguivano il problema, ma Gennari ribadiva che dalla cava potevano fuoriuscire solo polveri di fabbrica non nocive. Tutte le nostre proteste furono vane, ma la nostra indignazione non si fermò lì.” Infatti 30 cittadini fecero un esposto alla procura dalla quale sono partite tutte le indagini di oggi. “Ci siamo sentiti in diritto di fare questo atto, Gennari non aveva dato il minimo peso alle nostre parole; ma dalle situazioni emerse oggi è palese che avevamo ragione noi.” Don Piergiorgio si è anche reso promotore di un’iniziativa nella quale i cittadini hanno esposto assieme a un sacco dell’immondizia un cartello con su scritto: “Ridateci la vita”. “Voglio ribadire che questa, come tutte le altre d’altronde, non è una mia iniziativa, ma una nostra iniziativa, fatta con tutte le persone che hanno a cuore il problema: in questi anni ci siamo sempre mossi insieme e questa deve essere la nostra forza”. Al di là di come proseguiranno le indagini e al di là della spesso sterile diatriba politica, dove ognuno cerca di scaricare le colpe ad altri, ciò che veramente preme a Don Piergiorgio sono le reali condizioni della cava Solazzi, ed i relativi riscontri sulla popolazione. “Io so solo che la gente ormai non si rassegna e non vuol veder più questo materiale nella cava; che sia tossico o meno non importa. Noi vogliamo che la nostra zona sia una zona di sviluppo economico e sociale e non vogliamo essere etichettati come una sorta di pattumiera, dove mezza Italia getta i suoi rifiuti.” 23
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