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il periodico provinciale di

anno 4 _ numero 19 _ gennaio/febbraio 2010 _ distribuzione gratuita

autorizzazione Tribunale di Pesaro n. 539 del 22/09/2006

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Gli arredi di CinecittĂ arrivano da Fratte Rosa

Con Marisa Laurito al Teatro della Fortuna


pubblicitĂ manifesto il segreto di pulcinella


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Indice

numero 19

Anno 4 - Numero 19 gennaio/febbraio 2010 Distribuzione gratuita Autorizzazione del Tribunale di Pesaro n. 539 del 22/09/2006 Editore Mattia Tarsi Global Service in Progress s.r.l.

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Tutto è possibile, basta volerlo

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La nostra Statua della Libertà? Il Lisippo

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Croce Rossa, dal 2010 si lavora sulla sanità

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Quando l’Azione Cattolica decide di “scporcarsi le mani”

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Calendario delle manifestazioni della Provincia

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È fanese il console del Kyrgyzstan

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Edil Infissi, una finestra sui vostri sogni

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A Fano è tempo di Carnevale

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“Il segreto di Pulcinella. O è bianco o è nero”

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Un’esplosione di dialetto

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Niente paura per le “Desperate housewifes” fanesi… c’è il “marito in affitto”

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Anna Notarangelo e il suo sport estremo: il bagno invernale

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Crisi: la situazione peggiore dal dopoguerra ad oggi

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I mobili delle fiction italiane? Arrivano da Fratte Rosa

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Dall’immancabile jeans alla giacca senza dimenticare il mitico “chiodo”

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La comunicazione del futuro si nasconde dietro un codice

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“Non posso parlare, sicurezza nazionale!”

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C’è chi parte… dall’indizio

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Anna Rita Ioni: la “voce” è donna

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Alla ricerca di farmaci per i tumori incurabili

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Lo studente provvisorio

55

Il teatro Apollo di Mondavio torna a risplendere

56

L’Australia vista dagli occhi di un fanese

59

Strade di sabbia

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Direttore responsabile Corrado Moscelli direttore@fanoinforma.it Redazione Per inviarci i vostri comunicati redazione@fanoinforma.it Hanno collaborato a questo numero: Silvia Bonci Nicoletta Prota Sandro Candelora Elena Giliberti Francesca Lucarini Matteo Itri Mariolina Palazzi Simone Spadoni Marco Spadola Gli studenti di Edis e Emg di Urbino Grafica e impaginazione: Media’s Project www.mediasproject.it Stampa: Litoservice Distribuzione: Full Time Group

Con Marisa Laurito al Teatro della Fortuna

La voglia matta Rubriche

62

l’Avvocato / la Profumiera

63

il Parroco / l’Erborista

64

lo Sportivo

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la Spadaccina

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la Psicologa / l’Otorino / il Farmacista

67

il Commercialista

Gli arredi di Cinecittà arrivano da Fratte Rosa

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Tutto è possibile, basta volerlo Le storie che raccontiamo in questo numero ci fanno capire che ognuno di noi è artefice del proprio destino di Corrado Moscelli

“È un mondo difficile. È vita intensa. Felicità a momenti e futuro incerto” cantava Tonino Carotone nel suo tormentone di 10 anni fa “Me cago en el amor”. Una canzone che in questo momento storico appare quanto mai attuale. Mai come oggi ci siamo sentiti incerti sul nostro futuro, il precariato, la disoccupazione, la crisi economica e finanziaria, pesano sulle nostre spalle ed in particolare in quelle delle giovani generazioni che si sentono sempre più impotenti e sono spinte a pensare che il duro lavoro e i

sacrifici non paghino. Le storie che vi raccontiamo in questo numero dimostrano che non è così. Le abbiamo scelte perché vogliamo lanciare un messaggio preciso che è quello di non arrendersi mai. Un ragazzo fanese, grazie al suo impegno è riuscito a diventare un noto e stimato biologo, un altro giovane è partito da Fano per arrivare dall’altro capo del mondo, in Australia a Sidney per fare una nuova esperienza lavorativa ma anche per conoscere una nuova cultura e nuove persone. E che dire del signore marottese che dopo aver perso il lavoro, all’età di 42 anni, non si è perso d’animo ed ha deciso di sposare un nuovo ed originale progetto, quello di diventare un “Marito in affitto”. Questi racconti invitano a non avere paura del futuro, a non avere paura di lanciarsi in nuove avventure, in nuove sfide, e soprattutto che, non è vero che gli sforzi e i sacrifici non servono a

niente e che “fa carriera” soltanto chi ha le giuste conoscenze. Ogni uomo è artefice del proprio destino e può decidere che persona essere, ed è soprattutto nei momenti di difficoltà che non bisogna “gettare la spugna”. “Ma ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone. Dio ha messo la felicità dappertutto, è ovunque, in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose” scriveva C. J. McCandless, il leggendario 23 enne statunitense che viaggiò per due anni negli Stati Uniti e nel Messico del nord, fino a raggiungere l’Alaska, da solo, con poco cibo ed equipaggiamento. Guardare le cose in modo diverso, forse è proprio questo che dobbiamo fare e se c’è chi fa il bagno anche in inverno, con una temperatura dell’acqua di 5 gradi… allora beh… tutto è possibile, basta volerlo.

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La nostra Statua della Libertà? Il Lisippo La provocazione è stata fatta dal geometra Tarcisio Armanni che ha suggerito di far realizzare una copia della statua dal Getty Museum Una copia del Lisippo, alta venti metri da posizionare sul lungomare di Fano, per farla diventare il punto di riferimento dei naviganti. Insomma, una sorta di Statua della Libertà, ma alla fanese. La provocazione è stata fatta dal geometra Tarcisio Armanni, proprio nei giorni in cui il Tribunale di Pesaro si è pronunciato sul futuro della statua (quando siamo andati in stampa il giudice non aveva emesso ancora la sua sentenza), il quale è convinto che il Lisippo sarebbe comunque meglio lasciarlo negli Stati Uniti. “Farei un accordo col Museo di Malibù più o meno di questo tenore –spiega Armanni- Noi lasciamo il Lisippo nel vostro museo. Voi in cambio sosterrete tutte le spese per forgiarne uno simile, dell’altezza di 20 metri che, sempre a vostre spese verrà posto

in opera nell’imboccatura del porto di Fano sopra un adeguato piedistallo dell’altezza di 5-6 metri. Ciò produrrà effetti sicuramente duraturi e non affatto secondari: Questa gigantesca presenza sottolineerà che il Lisippo appartiene a questa città; Sulla mano alzata potrà essere studiato un nuovo “sistema faro” per il nostro porto, diventerà il simbolo del porto di Fano, potrà essere ammirato da tutte le navi e imbarcazioni di passaggio, avremmo un’attenzione internazionale senza investire alcuna somma, farà affluire a Fano milioni di turisti all’anno, potrà avere una gradinata interna che porterà i turisti all’altezza dei suoi occhi. Il Paul Ghetty Museum, a fronte di questo grosso investimento avrà un grande ritorno di pubblicità e un ritorno di immagine in quanto potranno dire al mondo intero che l’originale lo custodiscono loro. In questo modo si potrà innescare un gemellaggio fra Malibù e Fano con grande reciproco vantaggio perché tutti avranno vinto e nessuno avrà perso- continua Tarcisio Armanni- Ma attenzione. Nell’ipotesi che ciò possa avverarsi, Fano non dovrà avere dal

museo la somma per realizzare quanto sopra perché potrebbe fare la stessa fine del vecchio Lido o della caserma Montevecchio. Il tutto dovrà essere gestito dalla direzione del Ghetti Museum e da una ditta Statunitense, così siamo sicuri che in sei mesi il lavoro sarà completato. Fano dovrà solamente scegliere il sito, per il quale sicuramente i fanesi si accapiglieranno”. Armanni pone una serie di domande: “Vincere la battaglia significa veramente riavere il Lisippo a Fano? Come si comporterà la Direzione del Museo Archeologico di Ancona? Avocherà a se la proprietà e la relativa permanente esposizione nei propri locali così come ha sempre fatto con i reperti archeologici rinvenuti nel nostro territorio? Nell’ipotesi che ciò non avvenisse (ma nutro fortissimi dubbi), una volta a Fano, dove lo metteremo? Riusciremo a proteggerlo? E con quali mezzi tecnici e finanziari? Chi farà un pellegrinaggio a Fano per ammirarlo? A meno che la Città non investirà molti mezzi finanziari per tenere alta l’attenzione sulla statua così come Reggio Calabria ha fatto con i bronzi di Riace”.

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Croce Rossa, dal 2010 si lavora sulla sanità Il presidente della CRI di Pesaro e Urbino parla delle attività e degli obbiettivi dei prossimi anni di Nicoletta Prota

Solitamente quando si parla di Croce Rossa nell’immaginario collettivo appaiono tante “crocerossine” con la loro divisa bianca e tutte indaffarate nell’accudire i malati. L’associazione in realtà è molto di più, sono tante le attività che svolge sia a livello nazionale che a livello locale, come ci racconta Domenico Bavosi, presidente della Croce Rossa della provincia di Pesaro e Urbino. “Grazie ai 1.540 volontari della nostra provincia operiamo principalmente nel settore socio-sanitario attraverso le ambulanze, i clown di corsia nei settori di pediatria e psichiatria, diamo aiuto alle persone socialmente disagiate, abbiamo un’unità cinofila, spesso utile per il ritrovamento di persone scomparse, e delle unità socio assistenziali impegnate nei settori di pediatria”. Ogni dieci anni la Croce Rossa si pone un obiettivo da raggiungere e per il prossimo decennio a partire dal 2010 sarà quello

di potenziare i supporti sanitari per poter operare in modo più capillare all’interno del territorio; mentre a partire dal 2020 la missione principale sarà quella di dedicarsi al soccorso dei bisognosi per dare voce alle persone più deboli. La Croce Rossa si divide in due settori di volontariato quello militare e quello civile. Nel comitato locale di Pesaro fanno parte del settore militare le infermiere volontarie e il corpo militare, mentre i volontari della componente civile sono i pionieri, di cui fanno parte i più giovani dell’associazione, i volontari del soccorso, specializzati nel soccorso e trasporto degli infermi con ambulanza e infine il comitato femminile composto da donne di ogni età. “La particolarità della Croce Rossa- spiega Bavosi– è che si tratta di un’associazione di respiro universale in quanto conta 186 Società Nazionali in tutto il mondo. Diventa sempre di più un punto di riferimento per i bisognosi, aiutandoli in modo concreto sia in tempo di pace che in tempo di guerra al di là di ogni barriera sociale, razziale e nazionale, creando

un ponte di collegamento tra l’ente pubblico e il mondo del volontariato”. I vari comitati locali della Croce Rossa, compreso quello di Pesaro, sono dotati di una autonomia organizzativa e decisionale che li rende la parte più viva e pulsante dell’intera organizzazione nazionale, in quanto grazie alla presenza capillare su tutto il territorio crea un contatto più diretto con i cittadini. Il presidente provinciale ci spiega come si può entrare a far parte dell’organizzazione: “Basta seguire un corso base, che viene organizzato una volta all’anno, a breve avrà inizio a Fossombrone, e al termine tutti gli iscritti diventeranno volontari che in un secondo momento potranno seguire dei corsi di specializzazione per entrare in uno dei corpi della croce rossa. La cosa più importante -continua Domenico Bavosi- è che si prendano in considerazione i sette principi fondamentali: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità. I volontari che rispettano questi principi hanno la possibilità di svolgere tutte le attività”.

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Quando l’Azione Cattolica decide di “sporcarsi le mani” L’associazione della parrocchia San Cristoforo impegnata a favore delle popolazioni abruzzesi di Matteo Itri Presidente dell’Azione Cattolica della parrocchia di San Cristoforo

La nascita dell’iniziativa All’inizio della programmazione del nuovo anno pastorale, balza all’occhio un’iniziativa programmata dall’associazione di Azione Cattolica della parrocchia San Cristoforo di Fano. Si tratta di qualcosa di insolito, ma assolutamente al passo con la richiesta di aiuto avanzata dalle popolazioni abruzzesi che costituisce ancora una viva realtà. L’associazione “San Giorgio”, infatti, ha deciso di non sottrarsi di fronte alla richiesta di aiuto di alcuni fratelli della vicina regione dell’Abruzzo che sono stati vittime del catastrofico terremoto del 6 aprile 2009, data che è diventata protagonista di una tra le più cupe pagine della storia della nostra epoca. È così che, lo scorso settembre, i responsabili dell’associazione parrocchiale di Azione Cattolica si sono voluti impegnare concretamente su questo versante, pensando di realizzare un vero e proprio gemellaggio; non un semplice aiuto economico, ma una sicuramente più edificante vicinanza relazionale. Tramite l’aiuto della delegazione della Caritas marchigiana in Abruzzo, in particolare di Sonia, Noemi e Laura, siamo stati indirizzati verso la comunità di Marana, a poco più di venti chilometri dalla città di L’Aquila. Per sostenere l’intero progetto, la nostra associazione ha deciso di metterci la faccia, realizzando un calendario ad hoc che è stato venduto e che è ancora disponibile. Fino ad oggi, l’intero ricavato è già stato impegnato a favore dei futuri progetti per il rilancio della pastorale, in particolare di quella giovanile.

Viaggio per conoscersi Domenica 20 dicembre 2009 una piccola delegazione dell’Azione Cattolica di San Cristoforo si è recata a Marana, sfidando la neve e una temperatura di quasi dieci gradi sotto lo zero, una piccola frazione di nemmeno settecento abitanti della città aquilana di Montereale. Ad accogliere i cinque rappresentanti dell’associazione c’era don Ruben, il parroco colombiano che da cinque anni segue la parrocchia di Marana, con la sua comunità, tutti radunati attorno alla celebrazione eucaristica per la quarta domenica di Avvento. Gli amici fanesi hanno trovato un paesino con delle dinamiche piuttosto particolari. Marana, sebbene non abbia subìto gravi danni dal sisma, ha visto senz’altro accentuare le già marcate divisioni tra gli abitanti che la compongono. La distruzione con cui ci si è trovati a fare i conti è quella di tipo sociale, fatta di relazioni segnate da rancori, che affondano le loro radici in un passato ormai lontano e che oggi hanno perso la loro già flebile ragionevolezza. Questo piccolo paese montano, situato a novecento metri sul livello del mare, non è stato direttamente coinvolto dagli effetti distruttivi del terremoto, in quanto privo di palazzi storici o che sono stati costruiti senza i criteri di antisismicità; ma il terremoto ha significato l’evacuazione delle abitazioni e la parziale instabilità della chiesetta parrocchiale che, assieme all’adiacente casa canonica, costituisce l’unico edificio di importanza storica danneggiato dalla potenza del sisma. Il progetto di vicinanza che insieme porteremo avanti nel tempo, come ha voluto precisare Matteo Itri, presidente dell’associazione di Azione Cattolica, vuole investire nel ruolo centrale della pastorale giovanile, in modo tale da creare un ponte generazionale che superi la frammentazione sociale e realizzando quella che potrebbe essere una concreta testimonianza di Chiesa.

Chi volesse sostenere l’iniziativa con l’acquisto dei nostri calendari può rivolgersi direttamente al presidente dell’associazione telefonando al 339.3725711o inviando una mail a ac-presidenza@sancristoforofano.it.

Le foto sono state realizzate durante la visita a Marana.

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Calendario delle manifestazioni della Provincia

Urbino 4 febbraio 2010 Urbino in Scena Stagione Teatrale 2009/2010 “Otello” Danza Pesaro 5 febbraio 2010 Francesco Guccini in concerto Musica San Lorenzo in Campo 5 febbraio 2010 Teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo Stagione Teatrale 2009/2010 “Galateo” Teatro Fano 6 febbraio 2010 Rassegna Lirica Torelliana Ballo in maschera Animazione Fano 6 febbraio 2010 Rassegna Lirica Torelliana “Il Campanello” di Donizetti Musica Cartoceto 7 febbraio 2010 Fiabe davanti al focolare “Il mago di Oz” Animazione Pesaro 7 febbraio 2010 “12 Pezzi Facili” Roberto Balzani e Riccardo Paolo Uguccioni illustrano il “Rivelo” di Isidoro Rossi Convegni

Urbino dal 2 al 3 marzo 2010 Urbino in Scena Stagione Teatrale 2009/2010 “La notte poco prima della foresta” Teatro Fano dal 2 al 4 marzo 2010 Teatro della Fortuna Fano “Filumena Marturano” Teatro

ecco i nostri consigli… Fano 4 febbraio 2010 Rassegna Lirica Torelliana “Il Campanello” di Donizetti Musica

Pesaro 28 febbraio 2010 “12 Pezzi Facili” Lorenzo Braccesi illustra “La tavola dei fabbri (III secolo) e altre emergenze archeologiche” Incontri

Pesaro 14 febbraio 2010 “12 Pezzi Facili” Lucia Ferrati e Ezio Raimondi illustrano “Un curioso cimelio” di Ercole Luigi Morselli Convegni Fano 16 febbraio 2010 Rassegna Lirica Torelliana “Storie di Babar l’elefantino” Iniziative per bambini

San Lorenzo in Campo 6 marzo 2010 Teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo Stagione Teatrale 2009/2010 “Rosencrantz e Guildenstern sono morti” Teatro Cartoceto dal 7 al 15 marzo 2010 Carnevali di mezza Quaresima Sagre

Pesaro 17 febbraio 2010 Stagione concertistica al Teatro Rossini Ferris Wheels Musica

Pesaro 7 marzo 2010 “12 Pezzi Facili” Luigi Luminati illustra “La demolizione delle mura di Pesaro nel XX secolo: proposta di valorizzazione dei tratti esistenti” Convegni

Urbino 18 febbraio 2010 Urbino in Scena Stagione Teatrale 2009/2010 “Molto rumore per nulla” Teatro

Pesaro 12 marzo 2010 Stagione concertistica al Teatro Rossini Concerto per orchestra Musica

Acqualagna 21 febbraio 2010 Fiera Regionale del Tartufo Nero Pregiato Fiere

Pesaro 13 marzo 2010 Prendi e mangia “Galati, Stolti Galati avendo cominciato con lo Spirito finite con la carne?” Convegni

Urbino 21 febbraio 2010 Urbino in Scena Stagione Teatrale 2009/2010 “Il lupo e i sette capretti” Iniziative per bambini Pesaro 21 febbraio 2010 “12 Pezzi Facili” Giovanni Anceschi, Ercole Romagna e Emanuela Scavolini illustrano i manifesti di Massimo Dolcini. Convegni

Fano 14 marzo 2010 Rassegna Lirica Torelliana Premio Antonio Bigonzi Musica Fano dal 16 al 18 marzo 2010 Teatro della Fortuna Fano “La Tempesta” Teatro

Pesaro 24 febbraio 2010 Stagione concertistica al Teatro Rossini Concerto per orchestra Musica

Pesaro 19 marzo 2010 Fiorello Show Spettacolo

Pesaro dal 26 al 28 febbraio 2010 Stagione di Prosa al Teatro Rossini “Col piede giusto” Teatro

Pesaro dal 19 al 21 marzo 2010 Pesaro Stagione di Prosa al Teatro Rossini “La locandiera” Teatro

Fano 13 febbraio 2010 Moonlight Festival Musica

Fano 27 febbraio 2010 Rassegna Lirica Torelliana Enrico Dindo Musica

Urbino 21 marzo 2010 Urbino in musica Trio Dmitrij Musica

Fano 13 febbraio 2010 Teatro della Fortuna “Il segreto di Pulcinella” Spettacolo

Pesaro 27 febbraio 2010 Prendi e mangia Colossesi, “Egli é immagine del Dio che non si vede” Convegni

Pesaro 27 marzo 2010 Stagione concertistica al Teatro Rossini Concerto per orchestra Musica

Fano 7/14 febbraio 2010 Carnevale di Fano Animazione Pesaro 10 febbraio 2010 Stagione concertistica al Teatro Rossini Concerto per orchestra Musica

Urbino 14 febbraio 2010 Urbino in musica “Pierino e il lupo” Musica

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…i due mesi più belli dell’anno!!!


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pubblicitĂ teatro della fortuna opera

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È fanese il console del Kyrgyzstan Giorgio Fiacconi da 15 anni vive e lavora in questa repubblica che confina con Russia e Cina

di Corrado Moscelli

Giorgio Fiacconi è da parecchi anni il console onorario d’Italia in Kyrgyzstan. Il suo incarico copre l’intera repubblica Kyrgyza in quanto l’ambasciata d’Italia competente per il Kyrgyzstan si trova ad Astana in Kazakhstan a circa 2000 chilometri e l’ambasciatore viene in Kyrgyzstan solo due o tre volte all’ anno. Di se stesso dice “sono comunque un imprenditore e per il mio ruolo diplomatico mi considero prestato allo stato italiano”. 18

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Console, per quale motivo si trova in questo paese e investito in un centro commerciale ed una banca da quanto tempo? ed altre attività anche queste successivamente Vivo e lavoro in Kyrgyzstan da 15 anni. Andai per vendute dopo circa 8-10 anni di management ed la prima volta in Kyrgyzstan nel 1994 come averle portate ad un certo successo economico. imprenditore per la costruzione di un albergo di Cura anche altre attività? prima categoria. A tutt’oggi Oggi continuo ad operare in “A tutt’oggi l’albergo l’albergo da me posseduto, Kyrgyzstan dove circa dieci costruito ed equipaggiato anni fa ho fondato e dirigo da me posseduto, con mobili ed attrezzature un giornale in lingua inglecostruito ed equipaggiato italiane rimane l’unica se, il Times dell’Asia cencon mobili struttura alberghiera di trale (www.timesca.com). prestigio del paese. Si tratta di un settimanale ed attrezzature italiane L’albergo fu da me venduto a copertura regionale, dedirimane l’unica struttura alla catena alberghiera cato principalmente allo americana Hyatt sviluppo economico della alberghiera International nel 1998. A regione ed agli investimendi prestigio del paese” quel tempo avrei potuto ti. Il Times oltre all’edizione lasciare il paese e rientrare stampata pubblica anche in Italia. Ho preferito rimaun sito web aggiornato tre nere in Kyrgyzstan dove ho volte al giorno ed una new-


sletter quotidiana. Quest’anno il ‘Times of centrale asia’ festeggia il suo decimo anniversario dalla sua fondazione. Personalmente sono molto orgoglioso del successo del giornale che rimane in oltre dieci anni l’unico strumento informativo in lingua inglese di tutta l’Asia centrale. Tra le mie attività private annovero un ristorante italiano, la realizzazione di un complesso residenziale con 150 appartamenti, e la gestione di una società di microfinanza.

“Tra le mie attività private annovero un ristorante italiano, la realizzazione di un complesso residenziale con 150 appartamenti, e la gestione di una società di microfinanza”

Il Kyrgyzstan può essere di interesse per il nostro territorio? Il Kyrgyzstan è poco conosciuto in Italia e nelle Marche. Nel maggio scorso insieme con la Regione Marche e l’agenzia della Camera di Commercio di Ancona, organizzò una delegazione di circa cinquanta operatori Kyrgyzi in Italia. La missione fu un indiscusso successo e doveva essere seguita da una visita di controparti marchigiane in Kyrgyzstan. Purtroppo sin ad oggi non c’è stato un seguito e c’è da augurarsi che questo progetto, denominato ‘focus sul asia centrale’ possa in qualche modo andare in porto. Le aziende italiane del settore agro-alimentare, vino, arredamento, e materiali per edilizia potrebbero fare molto bene. Ci sono spazi anche per macchine agricole ed altri beni di consumo, oltre alle scarpe ed abbigliamento che i kyrgyzi già comprano da anni nelle Marche.

Il Kyrgyzstan è un piccolo paese di frontiera confinante con la Cina ed il Kazakhstan e non va visto solo per quello che il mercato locale può dare ma per la sua potenzialità ad esportare verso altri paesi vicini come Kazakhstan, Russia ed anche Cina ed anche Afghanistan. Nel 2009 il giro d’affari con la Cina ha superato i sette miliardi di dollari, mentre quello con la Russia ha raggiunto circa 1,5 miliardi di dollari.

te. Se le restrizioni nella concessione dei visti per l’Italia non esistessero potremmo vedere in Italia migliaia di cittadini dell’Asia centrale ogni anno. Lavorare in Kyrgyzstan non è comunque facile in quanto ogni rapporto viene condotto in modo personale, ed anche se questa è una caratteristica comune di tutta l’Asia, spesso i nostri operatori economici non sono preparati a lunghi soggiorni ed a vivere lontano dall’Italia e quindi non riescono ad ottenere quel successo che le numerose opportunità locali permetterebbero.

Ogni quanto torna a Fano? Sono un fanese molto attaccato alla mia città e quindi vengo a Fano spesso, talvolta anche una volta ogni due mesi o addirittura più frequentemente. Tutto dipende dagli impegni che ho in Kyrgyzstan che rimane la mia base principale ed il Quali sono le differenze principali con l’Italia? centro delle mie attività economiche ed imprendiSe si parla di fuso orario il Kyrgyzstan si trova cintoriali. que ore avanti. Mentre da Cosa le manca della nostra noi sono le otto del mattino città? in Kyrgyzstan sono le 13. Forse prima di tutto quelSe si parla di cultura, il l’essere fanesi tipo club “Nel 2009 Kyrgyzstan rimane un Bazzani, quell’aria di proil giro d’affari paese asiatico con una vincia tipica di Fano e la grande propensione verso l’ cultura spesso condita con con la Cina ha superato occidente e l’ Europa in quel senso di satira che gli i sette miliardi di dollari, particolare. Un grande asiatici non capiscono. amore e stima per l’Italia, E cosa non le manca di Fano mentre quello per l’ arte e la cultura ma e dell’Italia? con la Russia anche per la cucina italiaNon mi mancano certaha raggiunto circa na. Inoltre il paese e la sua mente gli scioperi ed il popolazione ha una gioia di traffico delle grandi città. 1,5 miliardi di dollari” vivere che definirei mediL’impossibilità di parchegterranea, con musica ballo, giare e le polemiche politibuona cucina e tante bevuche. Nella foto della pagina accanto: Giorgio Fiacconi davanti alla scuola costruita nel settembre 2009; in questa pagina, in alto da sinistra: Giorgio Fiacconi e Fiacconi con il sottosegretario esteri Mantica.

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Edil Infissi, una finestra sui vostri sogni L’azienda che garantisce calore e sicurezza

Provate a chiudere gli occhi, immaginate la casa dei vostri sogni. Adesso potete riaprirli, il vostro desiderio può diventare realtà. Il genio della lampada è Edil Infissi: azienda in grado di capire ciò che il cliente vuole e cosa è meglio per la sua abitazione. La Edil Infissi mette a disposizione prodotti e tecnici fino a quando ciò che avete in mente non diventa realtà. “Vogliamo essere il punto di riferimento per i nostri clienti – spiega

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Giovanni Giovannini, il titolare – proprio come mette in risalto il nostro slogan. Con i nostri prodotti diamo una concretezza a quella che può essere l’idea di sicurezza e calore. Gli infissi che mettiamo a disposizione sono dei veri e propri pezzi d’arredo che mantengono il calore all’interno dell’abitazione rispettando così i canoni del risparmio energetico e garantiscono una maggiore sicurezza contro le intrusioni”. Grazie alla certificazione del prodotto e quella del montaggio è possibile, attraverso il beneficio fiscale la recuperare il 55% dell’intera spesa sostenuta. Sono tanti gli articoli forniti da Edil Infissi: porte blindate, infissi in legno, in alluminio,

in PVC, avvolgibili, porte interne, persiane veneziane, velux, maniglie, cabine armadio, vetri antisfondamento tutti all’avanguardia e certificati a normativa europea. L’assistenza fornita non si limita solo al montaggio ma va anche oltre, infatti a distanza di 6 mesi – 1 anno i tecnici della Edil Infissi fanno visita ai clienti per assicurarsi che il prodotto fornisca tutti i suoi confort. Ma per chi vuole usufruire di un’assistenza che va al di là del periodo garantito per legge c’è la possibilità di creare dei contratti di assistenza programmati. Insomma con la Edil Infissi il genio della lampada entra a casa vostra.


A Fano è tempo di Carnevale Le opere dei maestri carristi dedicate a Silvio Berlusconi, mentre il Pupo raffigurerà Renato Brunetta Giganti opere d’arte in movimento, alte sino a 20 metri di altezza, realizzate dai maestri carristi fanesi e dedicate al personaggio politico più in vista: il premier Silvio Berlusconi saranno i protagonisti di questa edizione 2010 del Carnevale più dolce d’Italia, quello fanese, in programma il 31 gennaio, il 7 e il 14 febbraio 2010. Il primo si intitola “Che gioia e che piacer è arrivato il Cavalier” ed è progettato e realizzato dal carrista Valerio Ferretti, mentre il secondo, dal titolo Coraggio, c’è San Silvio è realizzato da Ruben Mariotti. Insieme ai due nuovi carri sfileranno anche 2 carri delle passate edizioni: Italian Safari 2009 di Daniele Mancini Palomoni e Gianluca Isotti e “Dico non dico… e allora Dico” di Chiara Perugini. Ma non finisce qui, anche il Pupo sarà dedicato ad un personaggio del governo Berlusconi, uno dei più imitati, sia a causa della sua bassa statura, sia per il suo atteggiamento severo e intransigente nei confronti degli impiegati statali che ha definito “fannulloni”, il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Il Pupo si chiamerà proprio “Il jolly dei fannulloni”, di Ruben Eugenio Mariotti e realizzato dall’associazione Fantagruel, ed infine a rallegrare la già colorata atmosfera del Carnevale più antico d’Italia, anche 2 nuove mascherate delle associazioni Mettiamoci la faccia e Laboratorio Geniale. Sarà inoltre presente un gruppo in maschera proveniente dal comune di Castelvecchio Calvisi in Abruzzo, comune colpito dal tragico terremoto dello scorso anno. L’edizione 2010 del Carnevale fanese, abbinata alla Lotteria nazionale, un evento capace di attirare dalle 50 alle 60 mila presenze, sarà caratterizzata dalle novità tra le quali la promozione dei prodotti gastronomici del nostro territorio come ha spiegato il vice sindaco e assessore agli Eventi Mirco Carloni: “Vogliamo promuovere le ricchezze della nostra terra insieme al Carnevale. Per questo abbiamo cercato di coinvolgere anche gli agricoltori del territorio. Abbiamo voluto dare al Carnevale una forte connotazione turistica e commerciale e grazie all’impegno della Carnevalesca, dell’Ente Manifestazioni e delle numerose associazioni del territorio siamo riusciti a dare vita ad una edizione davvero densa di appuntamenti che si chiuderà martedì 16 febbraio, martedì grasso, quando avverrà in piazza XX settembre il tradizionale rito di chiusura con il rogo del Pupo. Infine per la prima volta, in Piazza XX Settembre, da giovedì 11 a martedì 16 febbraio si terrà la Festa del cioccolato con

produttori di cioccolato artigianale provenienti dal nord Italia e con convegni sulle proprietà alimentari del cioccolato”. Simbolo del Carnevale 2010 sarà il “prendi getto” ideato dall’artista fanese Paolo Del Signore, un cono di cartoncino che fa bella mostra di sé in ogni angolo della città e che verrà distribuito ai partecipanti durante i corsi mascherati al posto degli ombrelli rivolti all’insù che possono essere pericolosi. Anche il Teatro della Fortuna avrà un ruolo chiave durante il periodo di Carnevale. Giovedì 4 e sabato 6 febbraio andrà in scena un’opera prodotta proprio dal TdF: Il Campanello di Gaetano Donizetti, mentre sabato 13 febbraio sarà la volta del gran galà di Carnevale, quest’anno dedicato alla tradizione carnascialesca napoletana condotto da un’attrice che è un po’ il simbolo di Napoli, Marisa Laurito e dal titolo Il segreto di Pulcinella. O è bianco o è nero con la direzione artistica di Franco Peroni di Medjas Project e l’organizzazione di Luciano Cecchini di “Gente di Quinta”. E per i turisti ci sarà anche il Raduno Nazionale dei Camper, domenica 7 febbraio al Lido, organizzato in collaborazione con il Camping Club, la possibilità di visitare i capannoni del carnevale e di vedere da vicino i maestri carristi all’opera e di compiere visite guidate alla scoperta dei principali monumenti fanesi. Anche gli istituti fanesi, per tutto il mese di febbraio potranno compiere delle visite guidate su prenotazione e capire così come nasce un carro di carnevale.

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“Il segreto di Pulcinella. O è bianco o è nero” Il gran galà al Teatro della Fortuna condotto dalla vulcanica Marisa Laurito di Francesca Lucarini

Finalmente è arrivato. L’evento che tutti stanno aspettando. Dopo il grande successo delle passate edizioni, torna, al Teatro della Fortuna di Fano, il gran gala di Carnevale: uno spettacolo esclusivo, la manifestazione dell’anima più vera e profonda del Carnevale, la celebrazione del senso che sta alla base questa tradizione, e, in esteso, della stessa esistenza di ciascuno. Diventato oramai un appuntamento irrinunciabile, il gran gala, con il coordinamento artistico di Franco Peroni di Media’s Project e l’organizzazione di Luciano Cecchini dell’associazione “Gente di Quinta”, si vota quest’anno a mettere in scena la sua anima più tradizionale e, insieme, riconoscibile a livello nazionale, europeo, mondiale: dopo aver sondato il tema del mistero, dopo la rivisitazione in chiave moderna del sovvertimento dei canoni e degli stati dell’attualità, il gran gala si vota alla maschera più conosciuta, ardita, divertente, concettualmente piena di significato,

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Nella foto grande della pagina accanto: “Le Pagnottelle”, sotto Matteo Corbetta con due ballerine della sua Kormat Dance Company. In questa pagina: qui accanto a sinistra Franco Peroni della Media’s Project, accanto a destra Marisa Laurito, sotto Davide Di Gregorio al sax e la sua Big Band

Pulcinella, e il tema che più di ogni altro a essa si cipanti: anche questa la poliedricità e soprattutto è legato e che l’ha eletta ad uno dei suoi simboli, volta, dunque, a tutti sarà la simpatia che la carattevale a dire la tradizione comica napoletana. rilasciata una maschera, rizzano e l’hanno resa “…oltre alla tradizionale Quest’anno, dunque, il gran gala sarà ”Il segreto di in questo caso la maschefamosa in tutto il mondo. cena all’interno Pulcinella”: quel segreto che tutti sanno e tutti ra di Pulcinella, che La grande Marisa sarà fingono di non sapere. Un segreto che non è un dovranno rigorosamente accompagnata da “Le della meravigliosa segreto, dunque, ma solo una blanda facciata, la indossare all’entrata. Oltre Pagnottelle”: quattro talenambientazione messa in scena di una farsa, di un personaggio, di a questo, a tutti sarà ti del canto a cappella, che dei palchi una situazione. Il segreto di Pulcinella visto, visrichiesto di vestirsi o in si stanno affermando suto e proposto come la forza, o quell’insieme di bianco o in nero, o in una anche grazie alla “carnale” del Teatro della Fortuna, elementi che si nasconde e agita dentro ogni permescolanza dei due colori. solarità che emanano e sarà arte, cultura, sona, la considerazione e consapevolezza che ciaIl tutto per essere perfettache le contraddistingue. A spettacolo, scuno ha di quello che è e di quelli che sono i suoi mente in tema con la seraMatteo Corbetta e alla sua divertissement” sentimenti, le aspirazioni, i timori: quella stessa ta. Kormat Dance Company sarà consapevolezza che porta ad interpretare, a Questo e molto altro vuole riservata la parte del ballo. seconda delle situazioni e delle differenti relazioessere e sarà “il segreto di Anche quest’anno, infine, ni intraprese tra individui, Pulcinella”: oltre alla trala parte propriamente musicale dedicata al ballo e un ruolo piuttosto che un dizionale cena all’interno al gran finale della serata vedrà, come protagoni“…quel segreto che tutti altro. Quello che, citando il della meravigliosa sti, Davide Di Gregorio e la sua Big Band: il maestro sanno e tutti fingono grande Pirandello, rappreambientazione dei palchi e musicista Davide Di Gregorio, che vanta una senta “Uno, nessuno, cendel Teatro della Fortuna, lunga storia di collaborazioni con le reti Rai e di non sapere. tomila”. Il sottotitolo delsarà arte, cultura, spettaMediaset, tuttora impegnato con tali emittenti, Un segreto che non l’evento, “O è bianco o è colo, divertissement. Il dirigerà diciotto elementi fra voci, percussioni, è un segreto, dunque, nero”, ovvero tutto e il contutto con una madrina, fiati che accompagneranno e animeranno la ma solo una blanda facciata, conduttrice, presentatrice, seconda parte della serata. “Pulcinella” è questo trario di tutto, si riferisce sia al tema alla base delattrice di successo: Marisa e ancora molto altro. Non resta che indossare la la messa in scena l’evento di quest’anno sia Laurito, che condirà ogni maschera, calarsi nella più divertente ed esuberandi una farsa, alla caratterizzazione nelsingolo brano di questa te delle atmosfere, lasciarsi prendere dal piacere di un personaggio, l’abbigliamento che ogni serata con la sua verve dell’euforia, dalla magia di una serata travolgente e edizione richiede ai partecomica, la professionalità, memorabile. Svelando ogni segreto. di una situazione”

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Un’esplosione di dialetto

A Fano ci sono tante compagnie che portano in scena i loro spettacoli non solo con rassegne come Cianfrusgalia ma anche in maniera autonoma Oramai si può dire che a Fano il dialetto va di moda tanto che oramai da diversi anni il Comune organizza una rassegna, che si chiama “Cianfrusaglia”, che riunisce diverse compagnie locali. Ma ci sono anche gruppi che si organizzano in maniera autonoma e che ugualmente riscuotono grande successo. Cianfrusaglia, giunta quest’anno alla sesta edizione, è iniziata lo scorso 18 gennaio al teatro Politeama. L’evento è stato aperto dalla commedia “Casa Burasca. L’aparensa ingàna” messo in scena dalla compagnia “El Brudett” con la regia di Simone Diotallevi. L’argomento, trattato con molta positività e ironia, è stato quello della famiglia e tutto ciò che ruota intorno alla quotidianità: la scuola, l’amore, il lavoro e il condominio. Commedia portata aventi da un’unica certezza: se la famiglia è unita si può superare qualsiasi difficoltà. Nel calendario della rassegna il prossimo evento è previsto dal 15 al 18 febbraio. In quei giorni i padroni della scena saranno tutti gli attori

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della compagnia “Il Guitto”, i quali presenteranno “El let de mastric”. Connubio particolare per questa commedia che vede l’interagire di immagini cinematografiche con la scena teatrale creando così situazioni comiche. Un unione di cinema e teatro reso possibile grazie alla regia cinematografica che è stata affidata a Henry Secchiaroli, noto regista fanese con grandi competenze nel settore delle immagini, e alla regia teatrale assegnata a Vittoria Lettieri, che dopo varie esperienze come attrice , per la prima volta veste i panni di regista. Dal 1 al 3 marzo il sipario si aprirà per presentare la nuova commedia de “La Gluppa Esse O.” intitolata “Bugiard cum un cavadent” diretto da Simone Orciai che da tre anni è alla guida del gruppo. Il protagonista è un dentista che finge di avere una famiglia per dare alla sua fidanzata il ruolo di amante per evitare di sposarla. Vicenda caratterizzata da un crescendo di bugie che condurranno il protagonista in situazioni paradossali e grottesche. E’ una storia molto avvolgente e affascinante ma allo stesso tempo semplice . Sono i buoni sentimenti ad essere in gioco, si parla d’amore ma ridendoci su, ma che lascia un messaggio importante: pensare positivo sempre e comunque, soprattutto in un periodo nel quale se ne sente un grande bisogno. “Cianfrusaglia” si concluderà con l’ultimo spettacolo previsto dal 22 al 25 marzo.

Sarà il turno della commedia “O tut o gnent” realizzato dalla compagnia teatrale Gaf. Spettacolo ideato e diretto dai due cugini Lucio e Fabrizio Signoretti che portano il pubblico a riflettere sulla vita e sulle scelte importanti che spesso questa ci mette di fronte. Decisioni che vanno prese in fretta perché il treno del destino passa quando meno si aspetta e sarà proprio questa la situazione che dovrà affrontare lo sfortunato protagonista. Storia scandita dai colpi di scena e dalla spontaneità dove i destini dei personaggi si intersecano tra loro fino a fondersi in una sorte comune. Ma come dicevano a Fano non c’è solo Cianfrusaglia, dal 2 al 4 febbraio, sempre al Politeama sarà la compagnia teatrale “J’Arvans” a portare in scena “En c’ho più un baoc”, per la regia di Glauco Faroni, in cui reciteranno “mostri sacri” del dialetto fanese come Lorenzo Uguccioni e Giorgio Falcioni. Quest’anno però gli amanti del genere dovranno fare a meno di vedere all’opera un altro degli attori più apprezzati visto che Claudio Pacifici, al momento, non ha in programma eventi in dialetto ma un altro spettacolo di cui parleremo più avanti. Ci scusiamo invece se non abbiamo parlato di altre compagnie, ma approfittiamo dell’occasione per dire loro di tenerci aggiornati sulle serate che organizzeranno per dare in futuro anche a questi gruppi il giusto risalto.


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Niente paura per le “desperate housewives” fanesi… c’è il “marito in affitto” Massimo Mancini, marottese, sfida la crisi con un lavoro davvero originale casa dove sono io a pulire, andare a prendere i bambini a scuola e fare la spesa dato che lei lavora”. In questi primi mesi di lavoro ha già ricevuto qualche chiamata? “Si mi ha chiamato una signora alla quale ho pulito ‘a specchio’ la doccia incrostata dal calcare, un signore al quale ho sbrigato delle commissioni ed un altro che voleva che gli montassi delle mensole. Non chiamano soltanto le signore come si potrebbe pensare ma anche i signori. Tutti, presi dalla vita frenetica di tutti i giorni possono aver bisogno di una persona fidata che sbrighi le faccende che richiedono più tempo”. Ma quanto costa “affittare un marito”? “Dipende dal lavoro per cui mi chiamano, è difficile fare una stima a priori. Quando ricevo una chiamata vado a fare un sopraluogo e poi faccio un preventivo, poi il cliente è libero di accettare o meno il servizio, comunque i prezzi sono davvero modici”. Il marchio “Marito in affitto” si presta anche a maliziosi doppi sensi ed è per questo che un parrucchiere non ha voluto che Massimo Mancini lasciasse il proprio biglietto da visita nel suo negozio: “Chissà cosa avrà pensato- afferma Massimo sorridendo”. Per info: 800.135.974.

Un primo piano di Massimo Mancini e a fianco il “marito in affitto” all’opera

di Silvia Bonci

Cambiare una lampadina, tinteggiare i muri, appendere i quadri, aggiustare un rubinetto che perde, pulire la doccia incrostata dal calcare, lavare i tappeti, portare a spasso il cane, da oggi non è più un problema per le “disperate housewives” fanesi le quali possono contare su Massimo Mancini, segni particolari: “marito in affitto”. La crisi si batte con la fantasia. Sembra dire proprio questo la sua storia. Massimo Mancini, 45 anni, ex imbianchino, dopo aver perso il lavoro non si è abbattuto ed anzi ha pensato di trasformare il suo hobby per il fai da te e i lavori domestici in un vero e proprio lavoro, affiliandosi al marchio “Marito in

Affitto srl” ideato dal monzese Gian Piero Cerizza, 55 anni. “Ho deciso di affiliarmi al marchio “Marito in affitto” dopo aver visitato il sito ed aver visto che era molto serio, una florida attività in franchising, una società che fornisce esperti in fai da te, un marchio recensito dalle maggiori testate nazionali e che conta ben 19 affiliati sparsi in tutta Italia. Con la crisi purtroppo ho perso il mio lavoro di imbianchino- racconta Massimo Mancini- e così ho pensato di sfruttare la mia manualità e la mia passione per le faccende domestiche e di farle diventare un vero e proprio lavoro. Sono una persona socievole e paziente e spesso anche in passato mi è capitato di aiutare le vicine in difficoltà nelle riparazioni per cui ho pensato di fare necessità virtù”. Massimo Mancini è felicemente sposato da 16 anni e la moglie inizialmente era un po’ perplessa dal suo nuovo lavoro: “Mia moglie era molto titubante ma poi quando ha visto il sito e specialmente la rassegna stampa inerente il marchio ‘Marito in affitto’ si è convinta della bontà del progetto ed ora è felice che io abbia aderito, anzi – scherza Massimo Mancini- se ne approfitta e mi fa fare il casalingo a tempo pieno anche a

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Anna Notarangelo e il suo sport estremo: il bagno invernale “Quando mi immergo sento di fare parte dell’universo”

di Silvia Bonci

“È come entrare in un mistero, in una favola. Tocco e capisco le verità della natura e degli elementi: il mare, la pioggia, il vento, il sole, la neve. È l’unione e l’immersione del mio corpo con l’universo”. Così Eleonora Notarangelo, 51 anni, fanese, avvocato e insegnante all’Istituto Tecnico Commerciale Battisti, descrive le sensazioni che prova durante il bagno invernale nelle gelide acque del Lido. Uno sport estremo come lei stessa lo definisce che pratica da 2 anni, tutti i giorni, con qualsiasi condizione meteorologica e fisica. Ogni giorno intorno alle 11, dopo il lavoro Eleonora Notarangelo indossa il

bikini e senza alcuna protezione particolare ma soltanto con l’ausilio di calzari, pinne, guanti e cuffietta compie la sua nuotata che va dai 10 ai 20 minuti a seconda della temperatura dell’acqua: “Oggi- spiega Eleonora Notarangelo che abbiamo accompagnato nel consueto bagno invernale- è molto freddo la temperatura dell’acqua è di 5 gradi, con questa temperatura solitamente mi immergo per circa 10-15 minuti. Quando l’acqua arriva a 6 gradi e mezzo dai 15 ai 20 minuti e quando, come il 31 dicembre 2009, la temperatura è di 8 gradi e mezzo anche per mezz’ora”. La professoressa Notarangelo ha preso esempio da un anziano signore di 80 anni, il quale fino allo scorso anno faceva il bagno al mare anche in inverno: “Mi sono chiesta- se lo fa lui che ha 80 anni perché non posso farlo anche io?” Il bagno invernale non ha solo un effetto distensivo ma aiuta anche a combattere le malattie come la cistite, la dermati-

te, la cervicale: “Lo faccio anche se ho l’influenza, tosse e raffreddore così guarisco prima, inoltre il bagno invernale combatte la tristezza, aiuta a dimenticare i dolori del passato che si lasciano nel mare -spiega Eleonora Notarangelo- ogni giorno è una prova di sopravvivenza ma quando esco dall’acqua apprezzo di più la vita e le persone che ho vicino”. Per compiere la nuotata quotidiana serve allenamento anche se “un tuffo lo possono fare tutti” assicura la Notarangelo che si immerge gradatamente e camminando all’indietro e sempre in compagnia di persone di fiducia, come la signora Anna, che quasi ogni giorno l’accompagna nella sua avventura quotidiana e l’aiuta ad indossare l’accappatoio. “Quando esco dall’acqua- racconta l’insegnante- mi verso addosso un termos d’acqua calda di 5 litri, poi indosso l’accappatoio e infine entro nella cabina che riscaldo con una stufetta e mi rivesto”.

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Crisi: la situazione peggiore dal dopoguerra ad oggi Nella provincia di Pesaro e Urbino le associazioni parlano di una vera e propria emergenza con una strage di piccole imprese La crisi c’è, è grave ed ha provocato una strage tra le piccole imprese della provincia di Pesaro e Urbino. Sono i dati a confermare che per la nostra economia è il momento peggiore dal dopoguerra ad oggi. L’allarme era stato lanciato già da tempo dalla CNA ed oggi sono i numeri a confermarlo. Numeri che sono stati forniti dalla CPA (la Commissione Provinciale dell’Artigianato) della Camera di Commercio. Nel 2009 hanno chiuso ben 1.220 imprese artigiane su un totale di 14.156 imprese iscritte all’Albo. In sostanza nel corso del 2009 il 10%

“Video Curriculum… Cercasi”, un nuovo servizio per chi cerca lavoro Un nuovo servizio va ad aggiungersi a quanti, giovani e meno giovani, sono in cerca di occupazione. Si tratta del progetto pilota della Provincia “Video Curriculum… Cercasi”, che consente di affiancare al proprio curriculum cartaceo anche un video, della durata massima di 5 minuti, in cui il candidato racconta i suoi studi, le esperienze, le aspirazioni professionali e quanto altro ritiene utile far sapere alle aziende. Gli operatori dei Centri per l’impiego di Pesaro, Fano ed Urbino effettueranno una preselezione di tutti i candidati idonei ai videocurriculum, che saranno realizzati all’interno dei Centri per l’impiego (il lunedì ad Urbino, il martedì a Pesaro ed il giovedì a Fano) dalla società Officina Nuova di Fano, che ha ideato e sviluppato il progetto. Ciascun video curriculum sarà suddiviso in diverse sezioni, che ricalcheranno quelle previste nei curriculum cartacei: si partirà con i dati anagrafici ed i titoli di studio, per proseguire con l’indicazione delle esperienze professionali maturate, degli hobby e delle passioni, delle capacità e abilità personali e delle aspirazioni lavorative, per chiudere con le informazioni utili. La grafica ed il “carattere” dei protagonisti saranno gli elementi fondamentali per diversificare i video curriculum, che potranno essere arricchiti, a scelta dei candidati, da fotografie, documenti e anche da un breve filmato fornito dagli interessati. I video prodotti saranno poi utilizzati da tutti gli operatori di preselezione ed incrocio domanda – offerta dei Centri per l’impiego della Provincia e resi disponibili alle aziende interessate al candidato. Al tempo stesso, saranno consegnati anche ai diretti interessati che potranno farne l’uso ritenuto più opportuno. Sperimentato con successo a novembre dalla Provincia durante il “Career Day” promosso dall’Università di Urbino, il progetto “Video Curriculum… Cercasi” rientra nell’obiettivo di ampliare la partecipazione e l’accesso al mercato del lavoro alle più diverse tipologie di utenti, soprattutto in relazione alle azioni di orientamento professionale legate alla crisi economica.

Info: Centri per l’impiego di Pesaro (tel. +39 0721 372800), Fano (tel. +39 0721 818470) e Urbino (tel. +39 0722 373180) o Numero Verde 840.000.676

delle imprese ha dovuto chiudere. Una vera e propria strage che indica quale sia la portata di questa crisi. Per alcune associazioni di categoria in questo momento colpisce soprattutto il silenzio e l’indifferenza che spesso accompagna l’uscita di scena di tanti piccoli imprenditori. Un silenzio che deve far riflettere tutti perché in questi anni gli artigiani ed i piccoli imprenditori hanno rappresentato la forza e la ricchezza di questo territorio. Sempre dalla Cna fanno anche sapere che in provincia di Pesaro, considerata una media di 2,7 dipendenti per impresa artigiana, hanno perso il posto di lavoro quest’anno 3.200 persone. Nel saldo tra nate e cessate, il segno meno si attesta a ben 361 imprese che rimane comunque il più negativo a livello regionale e che si traduce in almeno un migliaio di posti di lavoro persi. “È chiaro - aggiunge Sauro Sintini, membro della Cpa - che in molti casi si tratta di aperture dettate dalla necessità. Ex dipendenti che decidono di tentare di avviare un’impresa individuale, oppure ex titolari di imprese con dipendenti che magari tornano a lavorare in proprio. In molti casi si tratta di iscrizioni a “rischio” dettate cioè più dalla stato di necessità che da una vera e propria convinzione imprenditoriale”. Nella mappa della crisi i settori più colpiti rimangono quelli della meccanica, della nautica, del mobile, dell’edilizia, del tessile-abbigliamento e dell’autotrasporto”. Un sistema per aiutare alcune imprese ad uscire da questo difficile periodo potrebbe essere quello di affidare appalti pubblici dei Comuni di importo inferiore ai 500mila euro ad imprese locali, oppure l’immediata attuazione da parte dei Comuni del Piano casa. L’ennesimo appello è rivolto anche agli istituti di credito, soprattutto a quelli locali, che in questa fase devono aiutare concretamente la piccola impresa e non invece contribuire ad affossarla definitivamente.

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I mobili delle fiction italiane? Arrivano da Fratte Rosa È una piccola azienda “nostrana” ad arredare gran parte delle pellicole più famose della tv Le fiction “I Cesaroni” e “Il maresciallo Rocca” e l’ultimo film di Carlo Verdone “Io, loro e Lara” sono alcune delle produzioni cinematografiche che portano il marchio Avenanti. Mobili Avenanti è una piccola azienda di Fratte Rosa che conta 18 dipendenti ma che ha già conquistato Cinecittà, la ditta ha infatti fornito pezzi d’arredamento per alcune delle fiction più famose della tv, prima fra tutte “I Cesaroni”, nonché per il nuovo film di Verdone, fino a qualche settimana fa nelle sale cinematografiche italiane: “Abbiamo fornito- racconta Zeno Avenanti, amministratore della Mobili Avenanti e presidente provinciale dei mobilieri di Confartigianato- i mobili della sala da pranzo, più un letto ed una poltrona, complementi d’arredo classici, fatti in legno, nel rispetto della tradi-

zione artigiana, nello stile della nostra azienda”. La Mobili Avenanti è un’azienda prestigiosa del nostro territorio, produce mobili dal lontano 1870. “Partecipando alla fiera Moa Casa di Roma -riprende Avenanti- siamo entrati in contatto con architetti e scenografi che collaborano con le grandi produzioni tv e cinema che hanno mostrato interesse verso i nostri prodotti; interesse sfociato poi in una richiesta di collaborazione per fornitura di arredi. Nel caso dell’ultimo film di Verdone è stata la figlia di Carlo Verdone, Giulia, ad occuparsi della scelta degli arredi, ho parlato con lei diverse volte e mi ha chiesto di inviarle anche dei vini della nostra azienda agricola ‘Terracruda’. Personalmente ho trovato molto stimolante abbinare il nostro prodotto a personaggi come Verdone, Proietti, Amendola; come è stata una bella sfida quella di soddisfare le richieste di architetti e scenografi per realizzare dei prodotti ad hoc su richiesta delle diverse produzioni. Di solito siamo sempre invitati alle conferenze stampa di presentazione delle varie produzioni cinemato-

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grafiche in cui compaiono i nostri mobili ma a causa dei numerosi impegni lavorativi non ho mai partecipato e a dire la verità questo mi dispiace, specie nel caso della presentazione del film di Verdone. Verdone è infatti un attore che stimo particolarmente, credo sia lui ad aver raccolto il testimone del Grande Alberto Sordi”. Ciò che stupisce e che queste grandi produzioni cinematografiche abbiamo scelto proprio la “Mobili Avenanti” per arredare i set di importanti fiction: “Fratte Rosa- afferma Avenanti in effetti è un piccolo paese e la nostra azienda vende e esporta mobili soprattutto all’estero in quanto in Italia i grossi mobilifici e i centri commerciali hanno ormai soppiantato la produzione artigianale seppur abbia una grande tradizione. Ciò che fa la differenza è la qualità: i nostri mobili sono di qualità medio alta, perché sono fatti solo in legno, inoltre il lavoro per la loro realizzazione è in gran parte manuale, anche la tinteggiatura e la verniciatura sono realizzate manualmente ed esclusivamente con metodi tradizionali”. Al prossimo ciak.


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Dall’immancabile jeans alla giacca senza dimenticare il mitico “chiodo” La moda femminile della stagione primavera/estate 2010 tra capi consolidati e graditi ritorni

di Mariolina Palazzi

I saldi stanno giungendo al termine, e dopo aver approfittato delle ultime occasioni, noi donne siamo già curiose su quali saranno le nuove tendenze moda primavera estate 2010. Inizierei parlando del capo che ognuno di noi ha nell’armadio e di cui non può fare a meno:il jeans. Ogni donna ha le proprie esigenze e devo dire che nella prossima stagione sarà difficile non trovare il modello giusto che le soddisfa totalmente. Partiamo dal classico jeans in tela stretch a vita bassa che troveremo realizzato nei più svariati colori: dai lavaggi più naturali alle nuove tecnologiche (s)tinture che lo rendono perfetto quando, ancora fresco di scontrino, sembra che non lo abbiate tolto da dieci anni. Buchi, strappi, sfumature a volte esasperate ma anche colori scuri dal “total black” alle più chiare tonalità di grigio fino ad arrivare al classico bianco che in estate non ci abbandona mai. Per la donna che ha voglia di indossare un jeans diverso c’è il “boyfriend”. Nonostante la vestibilità non proprio femminile ma decisamente comoda, sarà la novità della stagione anche se, a dire il vero, è un modello di jeans o pantalone che

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sicuramente qualcuno di voi già conosce o magari ha già acquistato nella passata stagione. Lo troveremo realizzato nei cotoni lavati e nei colori militari quali il beige, il verde, il fango (mix di grigio e marrone).Possiamo scegliere fra due modelli: quello tutto largo in gamba da portare arrotolato fino alla caviglia e quello con il fondo stretto. Quando finalmente ci leveremo il cappotto quale sarà il capo che andremo ad indossare a primavera? Il classico trench che non morirà mai e che sarà sicuramente rivisitato in tutti i suoi aspetti: lunghezza, tessuto, colore. Ma il capo che non potrà mancare nel nostro armadio è sicuramente il giubbino di pelle. Con il ritorno degli anni ’80 non poteva che esserci il ritorno del “chiodo” che viene realizzato nei colori naturali della pelle scamosciata (beige, cuoio), nella nappa in nero e nelle sfumature del grigio, e chi volesse esagerare con un look più “rochettaro” può scegliere quello in pelle lucida ricamato di borchie. Il giubbotto in pelle verrà riproposto nella pelle chiara traforata, nella nappa, ed i colori saranno svariati, dal classico nero alle più delicate nuance dei marroni, le gradazioni del grigio fino ad arrivare ai toni indefiniti del cipria e del color polvere. Finalmente, dopo tante stagioni in cui si era abbandonata, c’è il ritorno della giacca che viene riproposta in diversi look. La classica in cotone, stretch a due bottoni, smoking a un bottone con rever lucido. La novità sarà la giacca corta abbottonata a doppio petto in fondo realizzata anche nei tessuti lucidi e per finire la giacca over, decostruita tenuta aperta, quasi fosse quella da uomo, da

portare tranquillamente con una T-shirt e un paio di jeans. Ce ne sono per tutti i gusti, si può scegliere in base allo stile che ognuna di noi vuole fare proprio. La t-shirt si allunga, si allarga, diventa quasi un mini abito da poter sfoggiare in tutte le sue varianti. A tinta unita, perché no, visto che i colori non mancheranno: bianco e nero, ma anche toni accesi del blu elettrico, del giallo, del fucsia, dell’arancio che sono come quelli dell’evidenziatore. Colori che negli anni 80 tutti conoscevano e sapevano accostare e portare con disinvolta allegria. Le stampe saranno esplosive, da semplici scritte a immagini fotografiche a disegni privi di senso che vogliono rendere il capo unico e diverso. Possiamo indossare la nostra maglietta sopra il jeans, sotto la giacca, magari sotto un gilet lasciato aperto o con il leggins che tanto abbiamo indossato nelle passate stagioni. T-shirt ma anche canotte che indosseremo con l’arrivo dell’estate sopra un paio di short che saranno militari, in felpa, in jeans. I modelli dei pantaloni corti soddisferanno tutte le esigenze di noi donne che andiamo a scoprirci le gambe: troveremo quelli cortissimi e stretti ma anche quelli più lunghi con una vestibilità più comoda. Sta a noi scegliere quello giusto che, cosa importante, ci fa sentire a nostro agio. Ci sarebbe tanto altro da dire ma è anche vero che è bello andare per negozi a scoprire da sole quello che ci riserva la moda per la nuova stagione. Nonostante le tendenze, scegliete il vostro stile senza stravolgere quella personalità che vi contraddistingue dalle altre. Ed allora… buon shopping a tutte!!!


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La comunicazione del futuro si nasconde dietro un codice I giapponesi utilizzano il “Quick Response” già dal 1994, in Europa è invece a molti sconosciuto: basta una semplice fotografia con il proprio cellulare ed il gioco è fatto

Rispolverando nella vostra memoria riuscite a ricordare se avete mai visto in giro un quadratino come questo? Vi do un suggerimento: non è un quadro futurista e se pensate che faccia parte dell’arte astratta vi sbagliate ancora. È un codice QR, acronimo che sta per “Quick Response” o meglio risposta rapida. Questo codice è molto diffuso in Giappone dove è stato creato nel 1994 dalla corporation Denso-Wave. Questa immagine contiene un codice a barre bidimensionale che consente di ricevere informazioni testuali sottoforma di immagine ma a differenza del codice a barre tradizionale che può contenere fino a due informazioni, questo nuovo codice invece riesce a contenere quattro informazioni in dimensioni molto ridotte. Le informazioni possono essere di qualsiasi tipo: stringhe numeriche, alfanumeriche, binarie

e addirittura caratteri giapponesi. Il codice QR può essere utilizzato per dare diverse informazioni come numeri di telefono e indirizzi web, le immagini possono essere lette semplicemente installando un software nel proprio telefonino. Basta scattare una foto all’immagine e il programma installato decifrerà le informazioni contenute, nel caso tali informazioni siano testuali queste potrebbero essere memorizzate sul proprio cellulare. Se ad esempio ci troviamo di fronte un bigliettino da visita in pochissimo tempo possiamo memorizzare numero di telefono, indirizzo,ecc sul nostro telefonino. Per chi non ha a disposizione una fotocamera o il programma installato, c’è un altro metodo per l’utilizzo del codice, ed è quello di predisporre un apposito servizio che sia in grado di inviare come risposta ad un sms, il codice QR, in modo che lo si possa vedere sullo schermo del telefonino e passando questo su di un lettore, sia possibile accedere alle relative informazioni. Il Giappone ha utilizzato questa tecnologia fin dall’inizio in campo industriale per gestire al meglio le scorte nei magazzini, ma oggi pian piano si sta diffondendo

sempre più ed è possibile trovarlo nelle scuole, negli ospedali, alla fermata dei bus, nelle biblioteche e sui monumenti dove il codice può darci informazioni maggiori rispetto a quelle presenti e leggibili da tutti, ma i giapponesi sono abituati anche a scaricare sul proprio cellulare i trailer dei film o effettuare acquisti da catalogo tramite le foto di un codice associato ad ogni prodotto. C’è addirittura chi lo usa sulle tombe per ricevere tutte le informazioni sulla persona sepolta. Ma un modo più sobrio di utilizzare questo codice è come strumento di marketing, promuovendo ad esempio il proprio sito web. Questa è una di quelle buone idee che però non si sa perché non riesca ad avere il suo boom. Lo si potrebbe utilizzare per i sorteggi, per i buoni acquisto, promozioni e sconti di ogni genere. L’operatore guadagna denaro generando traffico e l’utente riceve dei servizi comodi e immediati dai quali può avere informazioni in pochi secondi semplicemente scattando una foto. Non ci credete? Non vi resta che prendere il vostro cellulare e andare a pagina 15. Provare per credere.

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Quando abbiamo parlato con lei ci siamo sentiti rispondere “picche” a quasi tutte le nostre domande. Non che Stefania Schiaroli, 35enne fanese, sia una ragazza maleducata. Anzi, ha modi gentilissimi ed una voce molto accogliente, ma quei no è stata costretta a dirceli perché così gli impone il suo lavoro. Stefania fa parte dello staff della Fondazione I.C.S.A. (Intelligence Culture and Strategic Analysis), una Fondazione che è nata solo pochi mesi fa a Roma e che, come ci ha raccontato, presto farà molto parlare di se. La Fondazione ha infatti come obbiettivo quello di analizzare i principali aspetti legati alla sicurezza nazionale interna ed esterna, all’evoluzione dei modelli di difesa militare dalle minacce esterne, alla crescita dei principali fenomeni criminali e illegali in Italia e all’estero, alla sicurezza informatica e tecnologica dello Stato e dei cittadini. Il presidente onorario è l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga mentre il presidente è Marco Minniti (Vice Ministro dell’Interno 2006-2008). Nel comitato scientifico risultano i massimi esperti a livello nazionale ed internazionale, come il capo dell’antiterrorismo, l’ex Direttore del Sismi, l’ex procuratore nazionale antimafia, tanto per gradire. Insomma non stiamo mica giocando a “Cluedo”, qui si parla di sicurezza, lo stesso tipo di sicurezza che avrete visto chissà quante volte nei film di spionaggio. Ecco perché abbiamo accettato senza offesa i “no” di Stefania,

“Non posso parlare, sicurezza nazionale!” C’è una fanese nello staff di una nuova Intelligence italiana il cui operato è tenuto sotto massima segretezza

d’altronde nemmeno la sua famiglia sa bene di che cosa si occupa. “L’unica cosa che posso dirvi è che seguo l’aspetto organizzativo di questa Fondazione –ci dice al telefono la 35enne- non ci occupiamo di politica ne di singoli fatti di cronaca. Il nostro lavoro è molto più ‘studiato’, ma altro non posso aggiungere”. Trattandosi di sicurezza nazionale ci viene spontaneo chiedere a Stefania se in qualche modo si senta tranquilla nella sua abitazione romana oppure se nel suo lavoro rientra anche una percentuale di pericolo. “Forse c’è o forse non c’è. Diciamo che non ci voglio pensare così riesco a portare avanti anche meglio le mie mansioni>. Nella nostra città Stefania è molto conosciuta anche perché era una dirigente della Virtus Volley. Proprio da qui è nata la possibilità di fare un tirocinio di psicologia dello sport al Coni e di trasferirsi nella capitale dove ha fatto anche alcune esperienze televisive come opi-

nionista. “Devo dire esperienze davvero molto belle che mi piacerebbe rifare perché il modo televisivogiornalistico mi piace tantissimo. È stato in quel periodo che ho conosciuto Marco Minniti con il quale ho iniziato a collaborare su alcune iniziative. Quando poi è stata creata questa Fondazione lui mi ha chiesto se ne volevo far parte ed io sono stata molto felice di accettare”. Il padre Sergio e la madre Maida seguono da Fano le vicenda di Stefania con orgoglio ed un pizzico di apprensione. D’altronde lei si occupa di sicurezza nazionale e gran parte del suo lavoro è top secret, sfido chiunque a dormire sempre sonni tranquilli. “Qualche pensiero ogni tanto ci assale –dicono in coro i genitori- però Stefania si è sempre guadagnata quello che ha avuto perché non demorde mai e si impegna sempre al massimo. Lei è felice e noi lo siamo ancora di più”.

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C’è chi parte… dall’indizio

Attenti: siete sotto scatto! Investigatori alla ricerca di traditori e disertori e di qualche socio in affari che trascura l’azienda

di Nicoletta Prota

“Elementare Watson”. Così direbbe il famoso investigatore Sherlock Holmes all’amico medico spiegandogli la soluzione di un caso. Ma questo accadeva più di cento anni fa. Oggi gli investigatori hanno messo da parte la lente di ingrandimento, la pipa e il tipico cappellino che nell’immaginario comune li distingue e gli dà un’impronta misteriosa. A distanza di tanti anni chi è realmente oggi l’investigatore privato? Ne abbiamo conosciuto uno. Il suo nome è Cristiano Travaglini, uomo indaffarato tutto il giorno tra mille “impicci” di aziende e privati, sguinzagliando i suoi Watson in giro per la città ad occuparsi di amanti, di figli in brutte compagnie e qualche socio che non si preoccupa molto degli interessi della propria azienda. Un lavoro, questo, che lo impegna soprattutto nel fine settimana quando la mattina si alza e corre in ufficio per stampare foto, scrivere relazioni e ricevere i clienti. Nel pomerig-

gio, armato di macchina fotografica inizia il suo lavoro, che però non può mai sapere quando finisce. <Una volta mi sono trovato a seguire un uomo,- racconta ancora un po’ indispettito- perché la moglie pensava che avesse l’amante e chilometro dopo chilometro da Fano mi sono ritrovato a Salerno e il soggetto in questione alla fine non aveva nulla da nascondere, ma io comunque ho dovuto documentare tutto il viaggio per la mia cliente>. Il lavoro da investigatore non è così semplice come può sembrare perché in realtà la legge impone molti limiti ai nuovi Holmes. Non si possono fotografare i soggetti che tendono a nascondersi in alberghi, case o in luoghi appartati ma solo se sono in pubblico: <Spesso per me è davvero difficile- ci racconta Travaglini- perché le persone che mi trovo a pedinare per il 70% si rifugia in macchina, il 20% negli appartamenti e solo il 10% in albergo. Sono in pochi i fanesi che si rivolgono a me per indagare sulle relazioni extraconiugali ma sono in molti quelli che mi chiedono di far luce su problemi legati alle loro aziende. Casi come false malattie dei dipendenti che in realtà hanno un secondo lavoro, soci in affari che entrano in altre società rubando il portafoglio clienti e anche casi

di chi furbamente cerca di imitare un determinato prodotto. Devo fare sempre molta attenzione soprattutto quando ho a che fare con gente del sud perché sono tutti molto più furbi e più sospettosi e se mi beccano tutto il lavoro è bruciato>. Spesso sono piccoli elementi che portano qualcuno a rivolgersi all’investigatore: <Una volta mi è capitato un ragazzo che aveva il sospetto che la moglie lo tradisse per il semplice fatto che quando tornava dai suoi viaggi di lavoro trovava sempre il braccio della doccia posto più in alto rispetto a come erano abituati ad usarlo. E alla fine si è scoperto che aveva un amante e che indubbiamente era più alto di lui>. Gli investigatori moderni hanno perso quell’aspetto da fumetto e i vecchi strumenti del mestiere ormai sono opachi dalla polvere, oggi luccicano tra le mani gli obiettivi di macchine fotografiche e telecamere, di quelle più piccole e soprattutto più discrete. Non è più il fiuto a mettere sulla strada giusta i nuovi segugi ma strumenti satellitari che individuano i mezzi. C’è anche chi si azzarda con microspie e registratori pur non essendo legali per la legge sulla privacy. Attenzione potrebbero essere ovunque, anche l’uomo che beve il caffè lì seduto accanto a voi. Guardatevi sempre alle spalle.

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Anna Rita Ioni: la “voce” è donna La direttrice responsabile del giornale di Radio Fano si racconta e svela i segreti della sua informazione di Nicoletta Prota

E stata la sua voce calda e piacevole ad introdurla nel mondo radiofonico quando era ancora una ragazzina. Anna Rita Ioni, giornalista, ha iniziato questo lavoro per puro caso, quando giovanissima ha partecipato ad un provino per la radio a Pesaro e dal quel momento non ha mai smesso. È a Radio Fano dal primo gennaio del 1985, direttrice responsabile del giornale radio dal 1994. Ha lavorato nella redazione de “Il Messaggero” e della “Gazzetta”. Ha realizzato servizi giornalistici per TV Centro Marche. È stata direttrice di “Fano news” e del periodico “News Donna”. Copywriter e attrice per hobby. Presentatrice di molte manifestazioni, organizzatrice e conduttrice di tavole rotonde, convegni, conferenze e dibattiti pubblici. Insomma Anna Rita Ioni non è “solo” la voce di Radio Fano. Anna Rita Ioni, come l’informazione di Radio Fano è diventata un punto di riferimento per la città? Questa radio è stata la prima emittente fanese. Con il tempo è diventata la voce stessa del cittadino e si è sempre posta da tramite tra esso e le istituzioni. I nostri ascoltatori hanno fiducia delle notizie che gli forniamo, spesso si sente dire: “Se lo ha detto Radio Fano è una garanzia”.

Secondo lei, qual è il segreto per fare una buona informazione radiofonica? Innanzitutto, sono necessarie delle doti fisiche di comunicazione, una voce gradevole e tanta professionalità. Per avere successo bisogna essere precisi e documentarsi, perché la notizia va sempre verificata e controllata in tutti i suoi elementi. Il giornalista può anche non condividere un’opinione ma bisogna che la lasci esprimere comunque senza interferire. In un mondo dove diventano sempre più protagonisti mezzi come internet e la televisione, come la radio riesce a reggere la concorrenza? La radio non tramonterà mai, un po’ come il libro. Mentre la televisione può avere degli ascoltatori passivi la radio no. Essa ci raggiunge in qualsiasi luogo: possiamo ascoltarla al supermercato, nelle aziende, in macchina e ovunque possiamo ricevere delle informazioni. Ha un ruolo dal quale la comunicazione non può prescindere. Sono proprio questi i motivi che ci hanno spinti ad acquistare nuove frequenze ad Urbino e Fossombrone ricoprendo così la vallata del Metauro e la zona di Montefeltro. Quali sono le notizie che più si ricorda in questi anni di radiogiornale? Sono davvero molte, ma ricordo che una volta mi è capitata una cosa molto curiosa. Mentre ero in diretta ci fu una scossa di terremoto e mi ritrovai lì a dare consigli alla gente su come comportarsi. Inoltre ricordo con molta tristezza il caso di Lucia Penazzi, la donna che combatteva per riavere il figlio portato in Libano dal suo ex marito. Credo che la radio sia un mezzo vivo che non smette mai di imparare. Qual è l’ospite che più le piace intervistare e qual è invece il classico “osso duro”? C’è sempre bisogno di un po’ di preparazione. Non c’è differenza tra le persone che intervisto. Di ognuna riesco a capire i punti sensibili e il lato umano. Ho la capacità di farmi dire anche ciò che loro non vorrebbero. Con un microfono tra le mani riesco a superare la timidezza, non sono più Anna Rita Ioni, ma divento una giornalista a tutto tondo. Con quale notizia le piacerebbe aprire il suo radiogiornale domani? Mi piacerebbe annunciare che finalmente si è risolto il problema del traffico di Fano. Quale è stata la notizia che più le è costato dare in questi anni? A livello internazionale credo che sia la notizia che in questi giorni sta facendo il giro del mondo: Il terremoto ad Haiti. A livello locale per me è sempre un dispiacere annunciare la scomparsa di un personaggio che ha fatto la storia cittadina. Ma sicuramente ciò che più mi infastidisce è quando il confronto politico diventa nient’altro che un attacco personale.

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Alla ricerca di farmaci per i tumori incurabili C’è un fanese nel laboratorio che utilizza le biotecnologie farmaceutiche più avanzate e che presto sperimenterà una nuova cura Dopo essersi laureato in Scienze Biologiche ed aver ottenuto il Dottorato di Ricerche in Ematologia il fanese Robeto Tonelli, 40 anni, oggi è uno stimato ricercatore di farmacologia all’Università di Bologna, dove si occupa prevalentemente di oncologia pediatrica.

pare nuovi potenziali farmaci specifici, costituiti da molecole simili al DNA che agisce solo nelle cellule tumorali bloccando geni tumorali, e non interferendo con le cellule sane. Queste molecole negli studi sperimentali non presentano controindicazioni e sono molto efficace, e potrebbe sostituire o ridurre l’uso delle attuali terapie aggressive, come la radioterapia. Inoltre, queste molecole biotecnologiche simili al DNA, possono essere anche prodotte a costi bassi e quindi utilizzabili anche per quelle patologie più rare in cui le grandi ditte farmaceutiche non fossero interessate a sviluppare e produrre i farmaci.

ricerca. Ero nel laboratorio di istologia, che si occupa di ricerca di base sulle cellule, quando ho cominciato a cercare fondi per acquistare un macchinario molto costoso per analizzare il DNA. Il professor Bagnara, con cui lavoravo, mi ha consigliato di contattare il Professor Paolucci, del centro di oncologia pediatrica, perché avrebbe potuto attivare una buona rete di ricerca dei fondi. Così è stato. Ho cominciato ad andare in giro a cercare consensi tra i professori, poi andavo dal professor Paolucci per fargli il resoconto. Mi aveva anche soprannominato “mastino” perché stavo sempre davanti alla sua porta ad aspettarlo.

A che punto è la sua ricerca? Le ricerche più avanzate dovrebbero portarci tra 18-24 mesi a completare la fase pre-clinica di un potenziale farmaco. Poi si potrà iniziare la fase clinica, in cui il farmaco potrà essere sperimentato sugli ammalati.

È vero che in Italia per questo tipo di ricerche è più difficile ottenere finanziamenti ed avere, per così dire, “carta bianca” quando si lavora? In Italia è più difficile ottenere finanziamenti per la ricerca, perché è noto che ce ne sono quantitativamente meno a disposizione rispetto ad altri paesi. Tuttavia, troppo spesso si finisce solo per lamentarsi, e questo non serve a niente, anzi. I finanziamenti è possibile ottenerli anche dalla comunità europea o da qualsiasi altra parte del mondo. L’importante è avere una ricerca di impatto e potenzialità che possano attrarre anche finanziamenti da qualsiasi parte del mondo.

Tonelli, in cosa consiste il suo lavoro? Oltre ad insegnare farmacologia agli studenti all’Università di Bologna, svolgo l’attività di ricerca nel settore dell’oncologia, ed in particolare all’oncologia pediatrica. Svolgo la mia attività di ricerca principalmente nel Laboratorio di Oncologia Pediatrica del Policlinico Universitario S. Orsola di Bologna. La ricerca consiste nell’utilizzare le biotecnologie farmaceutiche più avanzate per poter sviluppare dei potenziali farmaci mirati per la cura di tumori ancora largamente incurabili. Le biotecnologie farmaceutiche permettono di poter svilup-

Come si è ritrovato a Bologna e in quel particolare laboratorio? Alcuni amici cari che studiavano già a Bologna mi hanno convinto a studiare a Bologna. Dopo la laurea in scienze biologiche, ho fatto il dottorato di

Ha mai pensato di trasferirsi all’estero? Sì ci ho pensato, ma amo questo paese e penso che si può dare il massimo ed ottenere soddisfazioni nella ricerca anche in Italia. La cosa fondamentale è mantenere sempre la massima determinazione nella volontà di perseguire gli obiettivi della ricerca, e si possono raggiungere grandi obiettivi anche stando in Italia. La grossa differenza per me dipende dalla persona, non dal posto dove è. Molto spesso, molti giovani ricercatori quando vanno a fare esperienze all’estero danno il massimo, poi quando ritornano in Italia, si “rilassano”. Sai, l’aria di casa può facilmente allentare la tensione. Oramai vive a Bologna da molti anni, cosa ha questa città, da un punto di vista lavorativo, più di altre? Bologna offre condizioni interessanti. È sufficientemente grande per attrarre risorse economiche e di rapporti lavorativi. Ha grandi potenzialità, ma ancora molto inespresse. E pecca un po’ di presunzione. Si vive del prestigio di essere l’università più antica. C’è molto particolarismo e una scarsa collaborazione. Spesso non si ha un orizzonte alto: ci si paragona con i laboratori dirimpettai, invece che con i centri più importanti del mondo. Sicuramente una maggiore collaborazione sarebbe molto utile. E invece da un punto di vista umano? E’ una grande città, ma è ancora a misura d’uomo, in cui non ti senti perso e risucchiato nella dimensione di una grande metropoli.

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Fano ha tenuto a battesimo tanti professionisti che ora, come lei, si fanno apprezzare un po’ in tutta Italia e in tutto il mondo, perché secondo lei? Fano è una città splendida, viva, stimolante. Avere il mare poi è una ricchezza incredibile, che ti spalanca l’animo, che ti allarga gli orizzonti, che in qualche modo ti apre alle grandi sfide. Me ne rendo conto ora che vivo a Bologna. Fano è una città che ti lascia dentro un impronta. La bellezza di Fano aiuta a stimolare il gusto delle cose belle, per cui di riflesso nel lavoro cerco innanzitutto di fare le cose bene, di curare i particolari. Il ritorno economico è una conseguenza se le cose sono fatte e curate al meglio.

Il fanese Roberto Tonelli in vari momenti della sua giornata lavorativa

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Urbino e gli studenti? Ma dove sono gli altri? E come vivono insieme? Da generazioni, la gente di qui se ne va. Gli universitari sono diventati una parte importante dell’economia del Montefeltro. Ma per loro è difficile incontrare le persone del posto che sono rimaste. E non è neanche facile per loro riuscire a parlarsi: ci sono tanti gruppi che non sempre riescono a comunicare. Qui si vive bene ma alla domanda “sei cittadino o turista di passaggio?”, tutti rispondono di sentirsi provvisori. Non progetteranno la loro vita qui. “Per adesso sono un cittadino, ma so che devo andare via, quindi sono anche un turista”. Eppure l’influenza degli studenti sulla vita cittadina potrebbe arrivare anche all’ambito politico. Uno studente in consiglio comunale è infatti la proposta di Alberto Sofia, presidente dall’Associazione Universitaria Fuorikorso Urbino. Chiede che uno di loro entri in Comune. L’idea appoggiata, tra gli altri, dal nuovo rettore Stefano Pivato, non ha ancora avuto risposta dal sindaco Corbucci. Se l’ipotesi non passasse, si potrebbe pensare a incontri tra il Municipio e gli studenti. “Abbiamo organizzato varie conferenze, aperte a tutti –ci spiega Sofia- molto seguite sono state le ultime due iniziative. Abbiamo parlato di libertà d’informazione e di omofobia. Un discorso che non deve finire qui”. Perché il rapporto tra studenti e residenti è un nodo centrale della vita di Urbino. Nella Città Ducale infatti, vivono circa 30.000 persone. Quasi la metà sono studenti. La maggior parte vive nel centro storico e vicino all’ospedale. Secondo l’Ufficio Tributi della Provincia, tra il 2005 e il 2007 i contratti d’affitto sono aumentati ma negli ultimi due anni invece sono rimasti più o meno stabili. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo. I contratti d’affitto sono di due tipi: libero o concordato. Con il primo, per le famiglie, il proprietario può stabilire il costo dell’affitto. Con contratto concordato, rivolto agli studenti, il proprietario non può richiedere una cifra troppo alta. Ma cosa vuol dire cifra troppo alta per una stanza? E qui si fa presto a superare il confine della legalità. Oltre gli affitti regolari, ci sono quelli in nero. Come facciamo a scoprirli? Secondo la responsabile dell’Ufficio Tributi, spesso una casa affittata in nero viene dichiarata al Tribunale come seconda casa, quindi il consumo di acqua, luce, gas e telefono non risulta paradossale. Adriana, studentessa fuori sede, ha abitato per un anno in un appartamento non in regola. Secondo la studentessa conviene: il prezzo è più basso e non bisogna anticipare la caparra. Ma questo è un contratto fuori legge. Chi affitta in nero va incontro a sanzioni, ma non rischia la galera. Tanto in Italia, chi finisce in prigione? Gli evasori non vengono arrestati, figuriamoci chi affitta in nero! Gli studenti universitari sono comunque il motore economico di Urbino. Dai locatori ai commercianti, tutta la città dipende sempre più da loro. Ma la convivenza non è così semplice. Siamo andati a chiederlo alla Polizia Municipale. Il

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Lo studente provvisorio

Un gruppo di ragazzi dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, racconta le esperienze e la vita quotidiana nella città ducale comandante è fuori. Ci risponde un vigile urbano che ci elenca che le proteste dei cittadini contro gli studenti sono per gli schiamazzi notturni e i comportamenti “indecorosi” sui gradini della piazza. Non sa dire però quanti siano i reclami. L’amministrazione comunale ha comunque imposto ai locali di chiudere al massimo alle 2ed ha affisso targhette sulle colonne. Leggiamo: “ E’ fatto divieto sedersi o bivaccare sui gradini, sulla balaustra e sulla pavimentazione del portico. Sanzione da euro 50.00 a 300.00. Art 8 Reg. P.U. Area video sorvegliata”. Un divieto questo che risale al 1963, come racconta il farmacista che lavora proprio sotto quel portico. Ma sono davvero così teppisti gli studenti di Urbino? Torniamo alla Notte bianca del maggio 2009. Un ex poliziotto ferisce due musicisti di un gruppo locale “I Barbacans”, Lorenzo e Matteo. Secondo i giornali si trattava di una carabina, secondo i ragazzi l’arma era modificata. L’ex poliziotto, esasperato dalla musica, spara dalla finestra di casa verso le casse acustiche. Ferisce i ragazzi. La Polizia e i soccorsi intervengono subito. Lorenzo viene colpito alla gamba e al braccio, Matteo alla spalla. Un anno dopo siamo andati a incontrarli. Matteo ci racconta di aver sentito come una siringa entrargli nella spalla. Di aver avuto paura. Alla vista dell’amico ferito tutti sono scesi dal palco. “Non era la prima volta che l’uomo provava a sparare - continua Matteo - aveva addirittura usato il fucile a piombini per spaventare i ragazzi che si incontravano nella piazza sotto casa sua.” Abbiamo cercato anche chi quella notte ha sparato. Non l’abbiamo trovato. Ci ha ricevuti una persona a lui molto vicina che non vuol essere nominata. Ancora oggi, dice che l’uomo non voleva colpire i ragazzi, ma solo far loro paura. La signora ha inoltre detto che anche i vicini di casa, pur non condividendo il gesto, capivano l’esasperazione dell’ex poliziotto.

Ma Urbino non è solo rumore, spari feste e musica. Sono migliaia gli studenti che tutti i giorni vanno avanti e indietro per seguire le lezioni e per fare gli esami. Chi sono? Ne abbiamo intervistati due tra i più significativi. Fabio e Giulia provengono dall’entroterra senigalliese. All’inizio avevano deciso di spostarsi in macchina, per non perdere amici e fidanzati. Ora non sceglierebbero più di fare i pendolari. Molti i motivi: tanti chilometri da percorrere - in media 500 la settimana - su strade spesso gelate; soldi che se ne vanno in parcheggi, benzina, multe. Fabio ci sottolinea come qui non riesca a trovare amici nuovi. A Giulia dispiace non solo di aver perso la vita universitaria, ma anche di non avere rapporti di collaborazione con i suoi colleghi. Ma così non è per tutti. Per qualcuno, casa-università tutti i giorni è una soluzione comoda, veloce ed economica. Secondo diversi studenti, infatti, la Strada Statale 77/bis che collega la città ducale con la costa marchigiana, rappresenta la soluzione più rapida ed economica. “Io mi trovo bene come pendolare -sottolinea Marco, studente di Lettere e Filosofia-. In macchina mi rilasso e in 30 minuti sono in facoltà.” Il traffico è poco. “La recente apertura della nuova bretella agevola l’ingresso ad Urbino”. Poi ci sono i vantaggi economici. “La benzina costa, ma rispetto agli affitti il risparmio è certo.” Per chi sceglie i mezzi pubblici invece, la situazione cambia. Per il tragitto Pesaro-Urbino, una trentina di chilometri, la società Adriabus fornisce una corsa all’ora e diversi viaggi cosiddetti rapidi. Un’ora e un quarto le corse lente, tre quarti d’ora quelle veloci. 2,75 per l’intero tragitto. Molti sembrano soddisfatti. Ma un terzo degli studenti protesta: poche corse, prezzi eccessivi, personale scortese e i ritardi che ormai sono un’abitudine.


Gli studenti Editis e Emg che hanno realizzato il servizio: Monica Trabocchi, Davide Lupi, Francesca Di Felice, Rachele Bifolchi, Silvia Martinelli, Tommaso Bertelli, Fabrizio Salvi, Loredana Garzarella, Sabrina Giovanelli, Michele Morelli, Marco Gava, Riccardo Silvi, Lorenzo Chiavetta, Pietro Capuano, Claudio Trasatti, Rosa Mancini, Claudia Dondi, Alessio Santarelli, Noemi Bicchiarelli, Alberto Sofia, Mirko Chiappinelli, Roberta Fonti, Andrea Marcellini, Martina Zelco, Silvia Pompili, Orazio Martino, Dario Greco, Mirco Giorgi.

In passato anche la ferrovia è stata una valida alternativa per arrivare fin qui. Era il 31 Gennaio del 1987 quando l’ultimo treno ha percorso la vallata del Metauro sul binario unico che collega la stazione di Fano a quella di Urbino. Da allora si susseguono ipotesi sulla possibilità di una riapertura della linea, di una sua trasformazione in pista ciclabile o del suo smantellamento. Ma quali sono i reali motivi per cui la ferrovia è stata chiusa? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Carboni, dell’associazione Ferrovia della Val Metauro. “La Fano-Urbino è stata chiusa perché aveva tanti passaggi a livello non automatizzati, e impianti vecchi. La tendenza di quegli anni era di chiudere e spingere verso la circolazione su gomme, la politica locale vedeva in quella linea solo un intralcio alla circolazione stradale.” Così la stazione di Urbino è diventata un bar. Per far circolare almeno le idee, da tre anni a Urbino c’è Radio Urca, la radio degli studenti del-

l’università che ha dato vita al progetto U-wic. La rete wireless che ha permesso la diffusione del collegamento ad internet in tutta la città. Gli studenti di Urbino hanno a disposizione un grande strumento per diffondere le proprie idee ma sembrano apprezzarlo poco. La radio trasmette dal Collegio Tridente, vicino all’atrio dove c’è un grande via-vai di persone, ma pochi si avvicinano agli studi. Perché gli studenti non entrano? Non hanno tempo, non interessa o forse hanno paura di esporsi. I ragazzi vanno alle feste organizzate in città dalla radio, ma ci andrebbero anche se fossero promosse da qualsiasi altra associazione. Lo streaming, che permette di farsi ascoltare in tutto il mondo, non riesce ad attirare però gli studenti della porta accanto, che abitano a due passi dagli studi e frequentano il bar dei collegi che trasmette invece altra musica.

“Portare il microfono in strada e la piazza in radio è l’unico modo per interessare gli studenti di Urbino”, ci dicono in redazione. Ma quale piazza e quali strade? Secondo l’ISTAT da quasi vent’anni la popolazione non cresce. Secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione gli iscritti all’università “Carlo Bo” continuano a diminuire. In crisi l’agricoltura e l’artigianato, la città basa la sua economia sull’Università e sul turismo. Gli appartamenti del centro storico sono quasi tutti affittati a studenti, la gente di qui se n’è andata. Questa è diventata una città di “passaggio”, gli universitari affollano Piazza della Repubblica fino alla laurea, poi vanno a cercare lavoro da un’altra parte. Anche i giovani di Urbino se ne vanno. Nonostante le antiche meraviglie, nonostante il Polo Accademico di qualità, nonostante la misura d’uomo, l’imperativo dello studente provvisorio è “scappare” .

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Il teatro Apollo di Mondavio torna a risplendere Riaperto uno dei “gioielli” più brillanti dell’intera valle del Cesano di Marco Spadola Uno dei gioielli architettonici più brillanti dell’intera vallata del Cesano ha riaperto le porte. Domenica 10 gennaio è stata una giornata importante, attesa da tanti anni, per il centro roveresco. Dopo ben 53 anni, si sono riaccese le luci del teatro Apollo di Mondavio, che si trova incastonato nella suggestiva piazza Della Rovere di fronte all’affascinante Rocca Roveresca. Il taglio del nastro è avvenuto alla presenza del sindaco Federico Talè, accompagnato dalla giunta e dai consiglieri comunali, del presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, Matteo Ricci, dell’assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Marche, Vittoriano Solazzi, e del Prefetto di Pesaro e Urbino, Alessio Giuffrida. Chiuso per inagibilità nel 1957, dopo che per dieci anni aveva perso la sua funzione trasformandosi in cinema, il recupero del teatro Apollo, sala con tre ordini di palchi per 120 posti, ha preso il via nel 1989 con i lavori strutturali.

Negli anni poi si è provveduto all’installazione dell’impiantistica elettrica, termica e antincendio, al restauro delle decorazioni e dei bellissimi dipinti delle balconate e del soffitto, per concludere, nelle ultime settimane, con la collocazione degli arredi. Le origini dell’edificio, ricavato all’interno della ex chiesa di San Filippo Neri, sono tardo settecentesche, risalgono al 1789, anno di costituzione della “Società dei Condomini”. “Dopo decenni cittadini e turisti – sottolinea l’assessore alla Cultura, Stefano Dominici – hanno potuto ammirare la nuova immagine del teatro, la volta interamente ristrutturata mantenendo le splendide decorazioni che rappresentano il dio Apollo intento a suonare la centra, il nuovo impianto di illuminazione e la nuova platea con una combinazione di colori davvero affascinante, cornice ideale per godersi gli spettacoli in scena. Negli ultimi mesi si è proceduto con un forte slancio grazie anche ai contributi della Regione, Provincia e di molti soggetti privati, per terminare una ristrutturazione iniziata da molto

tempo. E finalmente si è alzato il sipario. Quest’inaugurazione – prosegue Dominici – rappresenta indubbiamente un altro importante obiettivo raggiunto dalla nostra Amministrazione che fin dal suo insediamento sta lavorando con grande impegno per rilanciare Mondavio da un punto di vista turistico e culturale. Il teatro Apollo è stato sempre molto attivo ospitando annualmente decine di rappresentazioni, operette, commedie con protagonisti di fama nazionale, un punto di riferimento per la vita culturale del territorio del passato e ci auguriamo anche del futuro”. Intanto è già partita la stagione teatrale che l’Amministrazione comunale ha affidato al Teatro Stabile delle Marche, con “Pene d’amor perdute” di William Shakespeare. Altri due gli spettacoli in programma: il 19 febbraio sarà la volta de “La strana storia del Signor Mario e la scomparsa del… del…”, ispirata a testi di Gianni Rodari e, infine, il 3 marzo per la regia di Alberto Giusta si potrà assistere allo spettacolo “Misantropo” di Molière”.

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L’Australia vista

Simone Spadoni è partito per Syd mesi. Ci racconta la sua esperien di Simone Spadoni

Il viaggio che vi attende se avete deciso di fare un salto a Sydney, capitale economica, culturale, nonché della regione del Nuovo Galles del Sud ( New South Wales) è di per se un “viaggio nel viaggio”. Un esperienza che vi accompagnerà dall’altra parte del mondo tagliando il continente europeo e asiatico in due parti. Al di sotto della linea dell’equatore, un percorso di quasi un’intera giornata passata tra “scali” in aeroporti esotici e pasti multietnici. Mi chiamo Simone Spadoni, ho 26 anni sono laureato in Comunicazione Pubblicitaria presso l’università “Carlo Bo” di Urbino. Quella che vado a raccontarvi è la mia Sydney. Sono partito il 10 dicembre dell’anno appena trascorso e vi potete già rendere conto di come sia ancora ai primi passi di questo percorso. Non che abbia la pretesa di cimentarmi in un esperienza che vada al di là dei sei mesi; la mia idea è di tornare a prescindere da tutto prima dell’inizio dell’estate italiana, considerando il periodo trascorso sufficiente come prima volta “fuori” di casa. Ho sempre immaginato l’Australia come un mito, uno status, una “terra lontana” un luogo “fantastico” quasi surreale; una simbologia di elementi che affascina e richiama in me desideri e bisogni intrinsechi, fuori dai luoghi comuni, dalla routine quotidiana, dalle certezze che mi appartengono e mi rendono ciò che sono. Una sorta di evasione da “me stesso” per mettermi alla prova, determinando quindi una crescita interiore. In senso concreto questa esperienza nasce in me con lo scopo di conoscere nuove culture, fare esperienza lavorativa e prendere più padronanza della lingua inglese. Dopo i due scali avvenuti a Nuova Delhi capitale d’India e Taipei prima città dello stato di Taiwan, arrivo dopo un viaggio di 24 ore a Sydney. Un po’ frastornato a causa del lungo tragitto, il primo impatto suscita in me una forte emozione: la città che mi accoglie è un’immensa metropoli in un caldo sabato mattina di dicembre; l’estate ha da poco fatto il suo ingresso e il panorama è incantevole. La città che si affaccia dall’efficientissimo aeroporto della city è un immensa distesa di grattacieli che si estendono per tutto l’orizzonte e riflettono il cielo azzurro che si eleva sopra di noi. Pareti colorate, strade a 8 corsie e moltitudini di persone che ti camminano a passo

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veloce da tutti i lati. Neanche il tempo di prendere confidenza con la temperatura, le palme e quegli strani animali che ti si avvicinano appena metti piede sul marciapiede, che Ylenia la mia compagna di viaggio, mi fa notare del servizio navetta di fronte all’entrata dell’aeroporto, che ci avrebbe portato di li a pochi minuti all’ostello che avevamo prenotato dall’Italia. La città in questo periodo dell’anno, antecedente quello natalizio, è vissuto come per noi il ferragosto; non si vede l’ora delle ferie per alleggerire almeno per un paio di settimane i frenetici ritmi della routine quotidiana, tra spiaggia, barbecue e momenti di relax e festa. Il continente offre paesaggi e location davvero unici, e il ritmo di vita, e lo stile inglese che lo caratterizzano fanno dell’Australia meta ambita per viaggiatori di tutto il mondo, i così detti “backpakers zaino in spalla”, che con mezzi propri come caravan o van (ovunque diffusi visto la grande richiesta), che sfruttando l’efficiente rete ferroviaria e/o l’utilizzo di autobus, percorrono dai deserti alle metropoli l’intero territorio. Molti viaggiatori sfruttano la possibilità di lavorare nelle “farm”, le fattorie australiane, sempre bisognose di mano d’opera da impiegare nelle lunghe distese di frutta, ortaggi e verdura. Questo tipo di attività assicura la possibilità di un ulteriore anno di visto di permanenza che il governo australiano, proprio per questo concede incrementando così una forza lavoro che altrimenti sarebbe inferiore alla grande richiesta. Il working holiday visa, il visto che ti permette se hai al di sotto dei 30 anni di vivere in Australia per un periodo di massimo un anno dandoti la possibilità di lavorare, è concesso solo ad alcuni stati occidentali tra cui l’Italia ma può essere richiesto una sola volta nella vita. Gli ostelli sono via vai di persone, che vanno e vengono continuamente. Chi si ferma per poche notti, chi è li da più di 3 settimane, chi poche ore di sonno per poi riprendere il proprio viaggio. Devo ammettere che in un primo momento io mi sia sentito un po’ intimorito. L’idea di condividere la stanza con persone estranee e straniere non era il massimo, in quanto era la prima volta che facevo un’esperienza del genere. Del resto era una situazione che mi ero già prefissato prima di partire, poi però dal pensiero alla realtà sorgono sensazioni certamente differenti. Un paio di notti per farci l’abitudine e capisci invece il bello di questa esperienza che ti permette di confrontarti con persone di tutte le razze, di modi di essere e di pensare diversi dai tuoi. La città nasce sulle rive di Port Jackon, il più grande porto naturale del mondo, dove oggi si possono ammirare i più importanti simboli della città; l’Opera House un imponente struttura che si affaccia sul mare, dove si svolgono concerti e opere teatrali, e l’harbour bridge, il ponte che collega la città con la parte a nord. La metropoli si trova in un bacino compreso tra l’oceano pacifico ad est e le Blue Mountains a ovest. Oltre alla zona centrale, ci sono 300 sobbor-

ghi e circa 40 amministrazioni locali che caratterizzano l’intera aerea. Le spiagge sono circa 120 tra cui la celebre Bondi, Menly e Shelly. I primi giorni di permanenza in ostello, sono serviti ulteriormente, oltre che per prendere confidenza con la città, per iniziare la ricerca di un alloggio migliore, un flate (appartamento) che permettesse di vivere in una locazione più comoda in riferimento al centro, dove avrei iniziato scuola la settimana successiva e dove era forse più semplice trovare lavoro viste le numerose attività che vi risiedevano. Il centro è raccolto in un area di poco più 50 km2 e dove nasce il CBD (Centre Business District) caratterizzato dai numerosissimi grattacieli sedi delle più grandi holding d’Australia e del mondo. Sempre in questa zona si può ammirare uno dei più interessanti quartieri turistici di Sydney, Durling Harbour, una delle baie più belle, visto i moli che si affacciano sull’insenatura con attorno grattacieli, negozi, locali e ristoranti, un quartiere vivo 24 ore su 24. Per trovare casa non è stato semplice, ma dopo aver perlustrato tutte le zone centrali e visto diversi appartamenti da redfern a glebe, ho trovato finalmente residenza in “World Tower”, uno dei più grandi grattacieli della metropoli con i suoi 80 piani d’altezza e 700 appartamenti. Un’ottima posizione rispetto ai miei interessi e dove riesco tra un momenti di scuola e altro, a sfruttare la palestra, la piscina e la sala cinema a nostra disposizione. Sydney è servita da un’ampia rete di treni, autobus e traghetti e una monorotaia che passa per il centro della città. Il sistema di trasporti è efficientissimo, ed è semplice spostarsi ovunque ti trovi per tutto l’arco della giornata. Le giornate trascorrono dalla mattina alle 7.30 ore della sveglia, a serata inoltrata visto la frequente vita notturna della city, dai party ai barbecue (tipica usanza australiana). Trovandoci in una delle città più multietniche del mondo è facile trovare una scuola vista la notevole richiesta. Quella che ho scelto io si trova vicinissimo da World Tower e passeggiando per George Street (la via centrale) e attraversando il victoria building (uno dei palazzi storici della città) si arriva a Cleveland Street sede della scuola in una decina di minuti. Le classi si dividono per “livelli” dopo aver accurato quale sia il proprio profilo migliore, ed il numero degli alunni non supera mai le 10 unità. Le lezioni mattutine finiscono all’una e mezza dopo aver fatto una breve pausa intorno a metà mattinata. Non sono le classiche lezioni modello scuola dell’obbligo, ma la loro forma diventa bi-laterale, tramite discussioni e argomentazioni si crea un rapporto amichevole e un modello di apprendimento divertente. Le lezioni pomeridiane sono facoltative e hanno la durata di 2 ore. In ambito lavorativo di possibilità concrete ne ho avute ancora poche, in quanto constatando da subito il mio livello di inglese ho preferito dedicarmi questo primo periodo ad una full immersion della lingua, trascurando quindi la ricerca di


dagli occhi di un fanese

dney poco prima di Natale e si fermerà per 6 nza “lontana” 15.000 chilometri

un eventuale impiego. Ciò nonostante ho firmato un contratto di tipo occasionale con una tipografia in centro, il che mi permette ogni tanto di essere impegnato per diverse ore della giornata tra ritagli e incollature di cartelli pubblicitari aiutandomi così con le spese quotidiane e l’affitto. Rispetto all’Italia il costo della vita è leggermente inferiore, considerando poi che Sydney è la città più cara d’Australia non ci si può lamentare, tenendo presente inoltre che gli stipendi sono nettamente più alti e l’euro vale circa 2/3 del dollaro. Un altro elemento sicuramente da citare è la cura per l’ambiente e il verde. La città è ricca di parchi, belli da vivere specie in questo caldo periodo dell’anno, tra passeggiate, jogging e giornate di sole. Attraversando il Botanic Garden si possono ammirare diverse specie di animali ma anche tutta la flora e la fauna caratteristica di questa splendida isola. Parchi che sono anche centri di ritrovo, di meeting, concerti e manifestazioni.

Tra le spiagge vanno certamente citate Bondi, che nel periodo di natale ha raggiunto le 50 mila persone in una sola giornata, è la spiaggia più famosa di Sydney e forse del continente stesso. Meta ambita da i turisti di tutto il mondo, è la spiaggia oceanica più vicina dal centro della città. Qua diffusissimo è il surf è il beach volley. Menly e Shelly a contrario della caotica Bondi offrono un atmosfera più rilassante e trovano a pochi minuti dalla spiaggia il centro cittadino, ricco di boutique, negozi, e ristoranti. Caratteristica della spiaggia è la locazione che permette di raggiungerla tramite traghetto in circa 30 minuti partendo da “circular quay”, centro di partenza nautico nella zona di Port Jackson. Di cose da dire ce ne sarebbero ancora parecchie e mi piacerebbe avere molto più tempo libero per raccontarvi quanto di spettacolare questa città possa offrire. L’unica che posso consigliarvi è di farvi questi 15.000 kilometri appena potete che ne vale realmente la pena. Un saluto a tutti voi!

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Strade di sabbia

Due fanesi alla maratona del Sahara di Elena Giliberti

Tindouf, deserto algerino dell’Hammada. Una settimana di solidarietà, scandita dai ritmi cadenzati della maratona: la SaharaMarathon è infatti una manifestazione sportiva di solidarietà con il popolo Saharawi, giunta alla sua decima edizione. Promossa dalla Segreteria di Stato del governo della Repubblica Araba Saharawi Democratica e organizzata da volontari provenienti da diverse nazioni, la saharamarathon

vedrà quest’anno anche la partecipazione di due atleti fanesi, Francesco Del Bianco e Riccardo Quattrini. Obiettivo della manifestazione, che avrà luogo dal 20 al 27 febbraio, nei campi profughi situati al confine tra Marocco, Mauritania ed Algeria, è la sensibilizzazione delle autorità internazionali e dell’opinione pubblica, riguardo alle condizioni estreme in cui questo popolo è costretto a vivere da 35 anni. Da quando, nel 1975, il Marocco ha attaccato il loro territorio nel Sahara “spagnolo”, i saharawi sono stati infatti costretti a rifugiarsi, dando inizio alla straordinaria esperienza degli accampamenti, dove la democratica e civile organizzazione sociale e politica stride profondamente con le condizioni inospitali di un territorio selvaggio, in cui 200.000 profughi si trovano segregati. Basti sape-

re che, nella lingua locale, Hammada significa “troppo freddo per viverci d’inverno, troppo caldo per starci d’estate”. Insieme a volontari provenienti da tutto il mondo, Francesco Del Bianco e Riccardo Quattrini, saranno in quei territori a rappresentare l’Italia e la nostra città anche grazie al contributo dell’imprenditore fanese Giuliano Carnaroli che, da sempre sensibile alle problematiche internazionali, ha finanziato interamente il viaggio dei due maratoneti e di chi vi scrive. In questo modo, chi vi scrive, potrà fornire –condizioni web permettendo – un reportage il più possibile dettagliato da quei luoghi. Oltre alla maratona vera e propria, si svolgeranno infatti numerose altre iniziative: come la corsa dei bambini (5 km), o la celebrazione dell’anniversario della nascita della RASD (Repubblica Araba, Saharawi Democratica). Comincio allora riportando,in sintesi, quanto emerso dalle chiacchierate pre-partenza, relative alle motivazioni che ci spingono a questo viaggio: partiamo perché correre è la nostra passione e non ci sembra vero di poter contribuire ad un’iniziativa così importante, semplicemente praticando il nostro sport preferito. Partiamo perché è ora che la situazione politica internazionale (non solo del saharawi, ma di tutto il medio Oriente) maggiormente lo richiede. Partiamo, infine, per conoscere un popolo, una cultura e un territorio così distanti da noi e, forse proprio per questo, così incredibilmente seducenti. Il coordinamento e lo sviluppo della manifestazione sono gestite dall’Associazione El Ouali di Bologna e dal Sahara Project Association di Madrid. Per ulteriori informazioni sull’iniziativa: www.saharamarathon.org. In alto Francesco Del Bianco, a sinisttra Riccardo Quattrini

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La voglia matta

Per l’Alma Juventus Fano il 2009 è stato un anno da ricordare con la promozione tra i professionisti e il 2010 è iniziato alla grande!

di Sandro Candelora

All’alba del nuovo anno, l’Alma Juventus può guardare al recente passato con legittimo orgoglio ed al contempo proiettarsi verso l’immediato futuro con totale fiducia. Il 2009 è stato in effetti ricco di soddisfazioni e talmente denso di eventi significativi, tutti intimamente vissuti allo spasimo dall’intero ambiente, da passare alla storia del club granata come un sicuro punto epocale. Le intense, memorabili vicissitudini dei dodici mesi appena trascorsi lasciano in dote uno status professionistico finalmente riconquistato (palcoscenico invero irrinunciabile per una realtà di tale

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e tanto blasone) e, venendo alla stretta attualità, una squadra piacevolmente acquartierata nella zona importante della classifica. Dopo gli stenti inziali, incomprensibili solo per gli stolti alla luce degli accadimenti maturati, il gruppo di Cornacchini è lievitato a vista d’occhio, inanellando risultati pesanti giunti a coronamento di prestazioni di sicuro spessore. È la prova tangibile che il lavoro paga sempre e che nel football le scelte, anche quelle dapprima più opinabili, vanno necessariamente valutate nel tempo, dando modo al pallone di rotolare sul campo e così scontornare gli esatti valori individuali, e di riflesso complessivi, senza pena di smentita. Il tecnico, serio, preparato e sicuro del fatto suo anche in mezzo alla buriana che gli infuriava attorno in avvio di campionato, ci ha messo la coerenza che gli appartiene ed i giocatori lo hanno sin qui ripagato dando ciascuno il meglio di sé in quanto opportunamente motivato. Da questa sinergia vincente, di natura umana prima che professionale, sono splendidamente scaturite perle di grande valore aggiunto, proprio in quanto fino a ieri inespresse o sconosciute ai più. Gli esempi, in tal

senso, sono numerosi e vanno dall’ottimo Lombardi, un talento naturale ormai affermato, al sempre positivo Cacioli, dal sorprendente Ambrosini, ammirevole nel nuovo ruolo per duttilità e sacrificio, all’encomiabile Baratteri, vero uomo bionico capace di giostrare puntualmente su livelli eccelsi ovunque lo si metta. Ingiusto tuttavia concentrarsi su alcuni nomi a scapito di altri, giacchè è tutto l’organico, saggiamente operaio nello spirito ma spesso in grado di ricamare pagine di autentica genialità, ad aver garantito ad oggi un rendimento eccelso. Su basi di simile solidità, l’avvenire può regalare altra gloria. Vero è che resta un intero girone di ritorno da affrontare, prevedibile (ma tutto da dimostrare) che alcune avversarie si rafforzeranno attingendo al mercato di riparazione, sacrosanto anche non perdere di vista l’obiettivo primario della salvezza. Ma, diamine, perché negarsi il piacere di sognare, quando oltretutto la realtà ne offre pieno diritto? Guai infatti ad accontentarsi del minimo quando c’è una storia tanto importante alle spalle. A cui ne va aggiunta una non meno prestigiosa ed ancora tutta da scrivere.


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Rubriche l’Avvocato

la Profumiera

La sottrazione di minori

Il lifting cosmetico

di Nicolò Marcello n.marcello@studiolegalemarcello.it

di Luciana, Profumeria Taussi tel. 0721 803383

La differenza di entità della pena è conseguenza Colgo lo spunto da una recente notizia di cronaca della minore gravità del primo reato rispetto al locale, per una breve riflessione sulla cosiddetta secondo: nella fattispecie prevista dall’art. 573 il “sottrazione di minori”. soggetto minore sottratto Negli ultimi anni, tale ha già compiuto quattordidoloroso fenomeno “In termini più specifici, ci anni e si presume consoprattutto qualora comsi intende per “sottrazione senziente; in quella previporti riflessi internazionali sta dal successivo art. familiare” l’atto con cui - è andato via via crescen574, il soggetto sottratto é do, probabilmente a causa un genitore decide considerato dalla legge dell’aumento della formavolontariamente, “incapace” a prestare il zione delle cd. coppie proprio consenso in quan“miste”, ove i genitori unilateralmente e senza to minore degli anni quathanno - di fatto - nazionaconsenso - di sottrarre il figlio tordici. lità diverse; spesso, tali La legge 15 luglio 2009, unioni sono caratterizzate all’altro genitore, con l’intenn. 24, ha, inoltre, introdotda forti contrasti interni, zione di nasconderlo to nel vigente codice penadovuti - nella maggior e di tenerlo con sé in modo le l’art. 574 bis, rubricato parte dei casi - alle diffe“sottrazione e trattenimenrenze sociali, culturali e, permanente” to di minore all’estero”: la soprattutto, religiose. norma sanziona sia il fenoIn queste realtà, ove - spesso - gli interessati meno del trasferimento illecito del minore intendono combattere una vera e propria “guerra” all’estero, sia il fenomeno della mancata restitucon “vincitori e vinti”, può accadere che uno, od zione dello stesso nel suo paese di residenza abiaddirittura entrambi i genitori, giungano ad autotuale a seguito di un legittimo e temporaneo tralegittimare alcuni comportamenti che, nella realsferimento all’estero; il reato è considerato di partà, costituiscono illeciti di rango penale. In termiticolare gravità e prevede la pena della reclusione ni più specifici, si intende per “sottrazione famida uno a quattro anni. Vorrei infine ricordare che, liare” l’atto con cui un genitore decide - volontaal di là dalla legge penale, l’ordinamento prevede riamente, unilateralmente e senza consenso - di che il genitore / vittima possa invocare la sottrarre il figlio all’altro genitore, con l’intenzione Convenzione dell’Aja del 25.10.1980 - che mira di nasconderlo e di tenerlo con sé in modo permaad assicurare il tempestivo rientro del minore sotnente. tratto mediante l’avvio di una procedura possessoTale comportamento è vietato e sanzionato dal ria d’urgenza che consenta il ripristino immediato Codice Penale. della situazione antecedente alla sottrazione illeIn particolare, gli artt. 573 e 574 puniscono, cita stessa) - ovvero la Convenzione Europea del rispettivamente, la “sottrazione consensuale di Lussemburgo del 20.05.1980 - che è diretta ad minorenni” e la “sottrazione di persone incapaci”. ottenere il rientro del minore quando sia stata Sono entrambi reati perseguibili a querela di emessa una decisione esecutiva sull’affidamento parte, che prevedono pene non particolarmente precedente al trasferimento dichiarativo dell’illielevate: fino a due anni, per quanto riguarda l’art. ceità dello stesso. 573; da uno a tre anni per l’art. 574.

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Il 2010 inizia all’insegna di numerose novità nel campo cosmetico. Prima tra le tante il “lifting cosmetico”, un nome d’anteprima che un’azienda di fama mondiale, presente nel nostro negozio dal 1950, ha messo a punto nei suoi prestigiosi laboratori. Noi, avevamo già una linea rassodante-liftante dal nome “sculptor”, la quale è stata potenziata con dei principi attivi molto più concentrati e mirati. L’innovazione è il “lipo- reducer”, una sostanza che stimola l’eliminazione dei lipidi in eccesso, soprattutto nell’ovale del viso con un effetto tensore immediato, grazie anche a un polimero specifico che distente i tessuti visibilmente. Questa linea presenta 4 prodotti e si chiama “Collagenist V-Lift”. Il trattamento è formato da una crema giorno ad effetto lifting ricompattante immediato, una crema notte capace di stimolare la micro circolazione, ottenendo un effetto drenante che aiuta a rimodellare e scolpire l’ovale del viso, un siero super concentrato da usare giorno e notte che potenzia i principi attivi della crema e da un contorno occhi specifico per le palpebre rilassate, con un risultato rassodante e antirughe strabiliante. La linea viene completata da un fondotinta dal nome “Instant V-Lift”ad effetto levigante, che rende l’incarnato vellutato per 12 ore e luminoso grazie ai pigmenti “V-chroma” che riflettono la luce sulla carnagione. La lettera V, che accomuna tutte le referenze, è un chiaro riferimento alla forma del viso scolpito e modellato. Tutto questo, e anche di più, è a vostra disposizione in profumeria dove io e le mie collaboratrici saremo liete di farvi testare. Vi invitiamo, inoltre, all’appuntamento con la beauty Dior che studierà un look personalizzato per ognuna di voi e sarà presente dal 16 al 20 febbraio. Vi aspetto. Con simpatia Luciana


Rubriche l’Erborista

il Parroco

L’ortica Per una ordinata celebrazione della S. Messa (Urtica Il Vescovo Trasarti indica delle disposizione dioica) ben precise per sacerdoti e fedeli laici di Filippo Carboni filippo@ilnautilus.biz

di Don Giacomo Ruggeri (Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi)

Molto utilizzata anticamente per infiammazioni vie urinarie, gotta, ipertrofia prostatica,reumatismi, problemi di fegato,dolori pre mestruali,colesterolo. Appartiene alla famiglia delle Urticacee,in erboristeria si usa la pianta intera. Contiene proteine, aminoacidi essenziali,acido formico, acido acetico,caroteni, vitamine C, D, K, E, acido folico, calcio,magnesio, ferro, sodio, potassio.

“È fatto obbligo all’Ordinario Diocesano di vigilare, incoraggiare ed ordinare. Riconosco, in molti, la generosità pastorale, la trasparenza e l’educazione serena del popolo di Dio. Sarebbe superflua ed insignificante un’insistenza su norme che riguardano aspetti parziali della celebrazione dell’Eucaristia se in Diocesi non esistessero leggerezze, dovute, forse, alla non conoscenza delle normative canoniche, che fungono da pedagogia per non incorrere in abusi e in scandalo per i fedeli”. Mons. Armando Trasarti, Vescovo della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola ha inviato ai tutti sacerdoti della Diocesi, con data del 29 novembre 2009, un decreto di disposizioni in merito al buon celebrare l’Eucaristia feriale e domenicale. Tra questi disposizione ne sottolineiamo tre: 1. Il Concilio Vaticano II ha ribadito che “Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è ‘Sacramento di unità’, cioè popolo santo radunato sotto la guida dei Vescovi. Perciò appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo esigono” (Sacrosantum Concilium 26). Così “la Chiesa volge attente premure affinché i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede (Celebrazione Eucaristica), ma comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente” (SC 48). 2. Per ciò che riguarda le offerte al sacerdote – precisa Mons. Trasarti – la tradizione è antica, anche

se nel corso dei secoli ha subito modifiche di non poco conto. Già nel NT troviamo allusioni alla prassi del mantenimento dei presbiteri da parte delle Chiese (Cfr. 1 Cor 9,7-14; Lc 10; 1 Tm 5,8). Il Codice di Diritto Canonico mantenendo questa prassi, ormai più che millenaria, vuole però riportarla al senso evangelico originario (Can 946) e mette in guardia da eventuali abusi (Can 947). L’umana fragilità giustifica quest’ultimo canone. Infatti la somma in denaro data in occasione della Messa non può essere mai considerata il corrispettivo materiale di una prestazione spirituale (tentazione dei preti) o il prezzo dì acquisto di ‘grazie’ (tentazione dei fedeli). 3. I sacerdoti – scrive il Vescovo Trasarti ai propri preti – devono concordare gli orari delle celebrazioni delle Sante Messe sia festive che feriali tenendo conto delle reali necessità dei fedeli e avendo cura di evitare sovrapposizioni e ancor più inammissibili ‘concorrenze’, nonché un numero eccessivo di Sante Messe in una circoscrizione ristretta. Devono, inoltre, distribuire le celebrazioni in orari differenziati tra le varie chiese, in modo da offrire diverse opportunità a quei fedeli che, per necessità, non possono intervenire alle celebrazioni parrocchiali. Si fa obbligo anche ai Religiosi e alle Religiose di inserire in questa programmazione vicariale le celebrazioni tenute nelle loro chiese: è indispensabile che tali celebrazioni nei giorni festivi diventino ‘parrocchiali’, cioè integrate nell’armonico programma delle parrocchie

Proprietà Ha molte proprietà infatti è depurativa, diuretica ed antiinfiammatoria. E’un ottimo ricostituente e rimineralizzante, attiva le funzioni digestive, ha una azione tonificante,indicata anche nelle diete dimagranti. Abbassa il colesterolo, di aiuto nella cura del diabete, nelle sindromi influenzali e nelle diarree. Molto utilizzata per la tensione da sindrome pre-mestruale, nell’ingrossamento della prostata e per la renella. Normalizza inoltre l’ attività batterica intestinale.

Uso esterno (impacchi) Utile per artrosi, lombalgia, sciatalgia, tendiniti,distorsioni, per il cuoio capelluto.

Controindicazioni Evitare in gravidanza ed allattamento. Potrebbe inoltre abbassare la pressione. Non usare se già si stanno assumendo altri diuretici.

Queste sono ricette e consigli personali. Contattare sempre il proprio medico o erborista prima di assumere infusi.

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Rubriche lo Sportivo

Sportland: nel 2010 torna il beach tennis indoor a squadre di Matteo Delvecchio as.sportland@libero.it

Con l’arrivo del nuovo anno torna il campionato di beach tennis indoor a squadre ideato da Sportland. La manifestazione, organizzata in collaborazione con Csi e Asd Valmetauro Libertas e unica nel suo genere, è giunta ormai alla quarta edizione e si disputa nei campi coperti e riscaldati del Circolo Tennis Fano. Due gli sponsor principali dell’evento: Top Tel Centro Tim e JSD Allestimenti Navali, due ditte che da sempre credono nel progetto Sportland e

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apprezzano l’iniziativa che, nello specifico, è una sorta di Coppa Davis in miniatura che coinvolge ogni anno un numero sempre maggiore di appassionati. Otto le squadre iscritte nell’edizione 2010, quattro inserite nel girone Open e quattro in quello Amatori. Il regolamento è semplice: ad ogni match sono previste cinque specialità (singolo maschile e femminile, doppio maschile, femminile e misto), ognuna delle quali darà un punto. Al termine della regular season (incontri di andata e ritorno), spazio ai play off con semifinali e finali previste per Domenica 28 marzo. Le premiazioni, invece, si terranno in seguito al ristorante La Perla in occasione di una cena di gala che lo scorso anno ha visto, tra i vari ospiti, anche il sindaco di Fano Stefano Aguzzi e l’assessore allo Sport Simone Antognozzi, a riprova della grande

intesa e sintonia che c’è tra l’asd fanese e l’Amministrazione Comunale che tutti gli anni patrocina e collabora alle iniziative di Sportland. Gli aggiornamenti sui risultati e le classifiche del 4°campionato Top Tel – 3°trofeo JSD Allestimenti Navali, saranno pubblicati sui siti www.sportlandfano.com e csifano.it oltre che sui vari media locali (siti internet, periodici e quotidiani). Sponsor dell’evento, oltre ai già citati: Caraffa Sport, Consult Imprese, Studio dott. Ferri-Zampa, F.Roscini Sales Executive Neoss, Ciotola Cafè, Punto Cucine, Zafra Comunicazione, La Fontana, Pizz’Art, Lisippo Viaggi, Stazione di Servizio Esso di Tomas Gabbianelli, La Perla, Enoteca Il Torchio, Sunrise Cafè, Guerrino Catering&Banqueting, Caglinfissi, Pronta Assistenza Caldaie, Abbigliamento Terranova e Radio Esmeralda.


Rubriche la Spadaccina

Grand Premio Giovanissimi e Grand Prix Esordienti I primi impegni della Fanum Fortunae Scherma per il 2010

di Evelina Langella fanoscherma@libero.it _ cell. 339 4326575 Avevamo lasciato la società “Fanum Fortunae Scherma” alle prese con la “I Tappa Grand Prix Esordienti Regionale”, che si è svolta ad Osimo il 20 dicembre 2009, dalla quale i suoi atleti sono ritornati molto soddisfatti e con diversi premi. Riccardo Mattioli (nella categoria “D” maschile) alla sua prima esperienza ha dimostrato tutta la sua grinta riuscendo a piazzarsi in un meritato terzo posto; lo stesso risultato l’ha ottenuto il suo compagno di squadra Alessandro Vergoni (nella categoria “E” maschile), anche lui, come il compagno, al suo debutto. Assieme a loro hanno rappresentato la società fanese anche Nicolò Shahini, Davide Iannotti, Maria Sole Letizia Pignocchi, Giacomo Costa, Davide Baldelli (cat. “B” maschile e femminile), Emma Pignocchi (cat. “D”). Ma la società non è stata solo impegnata agonisticamente, ma anche socialmente, avendo aderito al progetto “FIS per Telethon” ha organizzato per

domenica 13 dicembre 2009 il “I Trofeo Telethon” dove hanno partecipato tutti gli atleti della società e non solo, perché hanno partecipato anche tanti bambini e bambine che non fanno scherma, ma che per curiosità hanno provato l’emozione di incrociare le lame. La società, durante questa manifestazione, ha effettuato una raccolta fondi per Telethon, alla fine della giornata sono stati raccolti 500.00, e per questo la “Fanum Fortunae Scherma” ringrazia tutti coloro che hanno aderito all’iniziativa. Con il nuovo anno la società si vedrà impegnata nelle seguenti competizioni: a) “II Tappa del Gran Premio Giovanissimi Regionali” a Jesi, dove gli atleti fanese incroceranno le loro lame con altri atleti provenienti da tutta la regione, i portacolori granata sono:

Teresa Donatelli (Prime Lame Fioretto Femminile), Alessandro Fornaroli e Aldo Valentini (Prime Lame Fioretto Maschile), Matteo Manocchi, Romolo Bartonioli e Alessandro Orrigo (Maschietti Spada), Jacopo Albertini, Matteo Adanti, Alexandru Bragari e Federico Vitali (Ragazzi e Allievi Sapada). b) “II Tappa Grand Prix Esordienti Regionale”, ad Ancona (31 gennaio) e vedrà impegnati: Luigi Morelli, Nicolò Shahini, Davide Iannotti, Giacomo Costa, Davide Baldelli, Camilla Cecconi (nella cat. “A” e “B” maschile e femminile), Luca Fraticelli, Riccardo Mattioli e Pietro Nicusanti (nella cat. “C”), Emma Pignocchi (cat. “D”) e Alessandro Vergoni e Enrico Spelta (cat. “E”).

Un grandissimo in Bocca al Lupo alla società e a tutti i suoi atleti!

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Rubriche la Psicologa

l’Otorino

il Farmacista

Psicoterapia e Counselling

La Rinoplastica

Diabete, malattia sociale

di Silvia Tarsi psicologa@silviatarsi.it

del dott. Giuseppe Migliori gmigliori@alice.it

di Rodolfo Colarizi rodolfocolarizi@hotmail.it

(Scilligo, 2009)

Natura del problema

Non patologico conscio

Patologico

Non conscio conscio

Interno

psicoterapia/ psicoterapia/ psicoterapia counselling counselling

Esterno

Counselling

counselling psicoterapia

Non conscio psicoterapia

Psicoterapia/ psicoterapia counselling

Il senso che desidero dare a questo articolo non è tanto quello di “istruire” i lettori sulla differenza esistente tra i due interventi, perché ciascuno sarebbe in grado di informarsi, per esempio tramite gli usuali motori di ricerca sul web; desidero, invece, sottolineare l’importanza di distinguere tra un percorso di Psicoterapia e di Counselling, con la finalità di sensibilizzare il lettore ad informarsi per scegliere, nel processo di richiesta di aiuto, l’intervento più utile alla natura del proprio problema senza delegare totalmente all’altro (il professionista) la capacità di scegliere al suo posto. Entrambi gli interventi sono caratterizzati da una relazione di aiuto, per cui è facile trovare situazioni che sono di confine (come potete vedere dalla Tabella che segue) nelle quali è difficile una distinzione tra Psicoterapia e Counselling. Tuttavia, la persona può scegliere riflettendo sulla “natura del problema”: se ha bisogno, ad esempio, di ripercorrere la propria storia di vita per individuare gli schemi interni disfunzionali, o per affrontare dei sintomi gravi, dovrà percorrere un percorso di cambiamento personale e quindi di Psicoterapia; se la persona, ad esempio, deve gestire il passaggio dalla condizione di coppia a quella di genitore o deve affrontare una situazione che implica delle scelte di carriera può optare per il Counselling psicologico. Vi lascio alla tabella seguente che può aiutare a visualizzare e focalizzare gli interventi di Counselling e di Psicoterapia, seppure l’autore stesso (Scilligo, 2009) l’ha definita schematica e categoriale relazionata alla natura sistemica dell’agire umano.

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Nel nostro essere quotidiano l’apparire ed il mostrarsi agli altri è un caposaldo della comunicazione non orale. Tutti, giovani e meno giovani aspirano ad avere un aspetto esteriore più piacevole che appagandoli nel proprio io faccia crescere l’autostima eliminando conflitti interiori mai sopiti e/o migliorando caratteristiche fisiche mai accettate. Le alterazioni della “piramide nasale” intese come presenza di deviazioni del proprio asse ma soprattutto di alterazioni gibbose più o meno pronunciate del suo dorso (…la gobba, il naso aquilino, il naso grande che impaccia, il naso storto, il naso largo, ecc…) rappresentano una delle problematiche più sentite in entrambi i sessi ed a tutte le età. Molti adolescenti non si piacciono fisicamente ed attribuiscono l’insuccesso nella vita relazionale e/o la mancanza di un partner all’aspetto del proprio naso che diviene così catalizzatore di tensioni, rabbia e frustrazioni. In queste situazioni poiché le modificazioni della piramide nasale sono intervenute prevalentemente alla pubertà e da piccolini “…il naso era così bellino…” viene attribuito ad un trauma, più o meno significativo e lontano nel tempo lo sgradito cambiamento senza sapere che la “deprecabile trasformazione” è prevalentemente congenita. Si potrebbe essere portati a pensare che l’avanzare dell’età faccia accettare questi dimorfismi della piramide nasale ma è vero il contrario. Sono frequenti gli adulti che decidono di migliorare il loro profilo in una azione sinergica di “ringiovanimento” globale. Effettuiamo da molti anni interventi di “rinoplastica funzionale” sempre condividendo, in modo semplice e chiaro con il paziente, giovane o maturo, gli obiettivi “estetici” che si possono raggiungere in altri termini quali modificazioni sono possibili e realizzabili senza compromettere il buon funzionamento del naso in una armonia globale del proprio viso. Va ricordato come non è sempre possibile effettuare in un solo tempo chirurgico sia la correzione “estetica” della piramide nasale che il miglioramento della capacità respiratoria nasale anche se quest’ultimo aspetto è spesso trascurato dal paziente che anela prevalentemente alla risoluzione dei suoi inestetismi nasali. L’intervento di “settorinoplastica funzionale” o di sola “rinoplastica” non è un intervento doloroso e sono modesti i disagi post operatori per il paziente.

Il diabete, è una malattia a sfondo ereditario, caratterizzato da una carenza parziale o totale di insulina, ormone contenuto nelle beta-cellule del pancreas. Trattasi di una malattia antichissima, nota fin dai tempi di Avicenna, diagnosticata facilmente per l’elevato contenuto zuccherino nelle urine da cui deriva l’aggettivo mellito. Una volta si affermava che l’1 per cento della popolazione sa mentre l’1 per cento della popolazione non sa di essere diabetica. Oggi purtroppo la situazione è nettamente mutata: tra diabete manifesto e latente circa il 5 per cento degli italiani, si può considerare affetto o predisposto a tale malattia. Pertanto 3 milioni circa di persone hanno o stanno per ricevere tale destino. Nel mondo 250 milioni di individui sono affetti da tale patologia e si prevede che, se non si interverrà modificando lo stile di vita, la dilagante sedentarietà e gli eccessi alimentari, tale cifra è destinata a raddoppiarsi. Infatti il diabete, alla luce delle conoscenze odierne, malgrado gli straordinari passi da gigante effettuati nell’ambito della diagnostica, dell’autocontrollo e della terapia, rimane una malattia curabile ma non guaribile. Va da sé che l’ampiezza di tale patologia ha assunto dimensioni così preoccupanti da meritare un’inderogabile politica di prevenzione. Ecco perché viene definita malattia sociale in quanto coinvolge ampie fasce di popolazione. E’ doveroso precisare che esistono due tipi di diabete: quello di tipo 1, detto anche “magro” o “giovanile” o insulinoprivo, nel quale esiste una carenza totale d’insulina con cellule beta totalmente atrofiche, paragonabili a spugne secche che non secernono l’ormone e quello di tipo 2, detto anche “grasso” o “florido” o dell’età matura, caratteristico delle persone di età media o avanzata, tendenzialmente grasse, in cui esiste soltanto una carenza parziale d’insulina per ipofunzionalità ( in termini più semplici potremmo dire “pigrizia”) delle beta cellule. Una domanda sorge spontanea: “Quali sono i sintomi principali che possono far sospettare una malattia così subdola?” Sono diversi: sete eccessiva, fame intensa, urine abbondanti, affaticamento ingiustificato, ferite che stentano a cicatrizzarsi, a guarire, prurito specie ai genitali. Se sono presenti non solo uno ma diverse di queste “spie” è bene consultare il proprio medico che, con opportune indagini di laboratorio, potrà confermare o escludere l’esistenza di questa patologia. Per ora ci fermiamo qui, torneremo sull’argomento nei prossimi numeri.


Rubriche Il Commercialista

Famiglie in difficoltà – Sospensione Mutuo Prima Casa di Fabrizio Festini f.festini@eusebiassociati.it

• Servizi amministrativi, tributari e del Lavoro; • Assistenza alla redazione di pratiche per contributi ed agevolazioni; • Consulenza del lavoro e in materia societaria; • Controllo di gestione e di Pianificazione; • Visure e certificazioni.

Stefano Eusebi rag. commercialista - revisore contabile Elisabetta Corsaletti consulente del lavoro Fabrizio Festini consulente aziendale

L’Abi (Associazione Bancaria Italiana) in data 18 dicembre 2009, ha siglato l’accordo per la sospensione del rimborso dei mutui nei confronti dei nuclei familiari in difficoltà a seguito della crisi. I soggetti interessati potranno fare la richiesta per attivare la sospensione del rimborso a partire dal I° febbraio 2010, con riferimento ad eventi accaduti dal gennaio 2009 in poi.

• Sono inclusi i mutui: cartolarizzati ai sensi della L. 130/1999; ceduti a garanzia dell’emissione delle obbligazioni bancarie garantite ai sensi dell’art. 7 bis della L. 130/1999; rinegoziati od oggetto di operazioni di portabilità; accollati anche a seguito di frazionamento. • Sono esclusi i mutui: con ritardo nei pagamenti superiore a 180 gg. consecutivi al momento della presentazione della domanda di sospensione; con ritardo nei pagamenti inferiore a 180 gg. qualora tale ritardo si sia verificato antecedentemente al verificarsi degli eventi che consentono di far scattare la sospensione; di durata contrattuale inferiore a 5 anni; che fruiscono di agevolazioni pubbliche.

Ambito di applicazione dell’intervento Mutui, anche in fase di preammortamento, garantiti da ipoteca su immobili residenziali destinati all’acquisto, costruzione o ristrutturazione di abitazione principale a prescindere dalla tipologia di tasso di interesse contrattuale (fisso, variabile, misto), erogati a persone fisiche aventi reddito imponibile non superiore a 40.000,00 annui (per ogni mutuatario), per un importo non superiore a 150.000,00.

Studio Eusebi & Associati s.r.l. via Einaudi, 24 61032 Fano (PU) tel. 0721-816511 fax. 0721-816503 www.eusebiassociati.it

Caratteristiche dell’intervento Sospensione previa richiesta del cliente, per almeno 12 mesi e per una sola volta, del pagamento delle rate dei mutui, salvo il caso in cui la banca aderisca offrendo la sola sospensione della quota capitale. Di conseguenza si avrà un allungamento del piano di rimborso per una durata pari al periodo di sospensione. Eventi che determinano l’avvio della sospensione • Cessazione del rapporto di lavoro subordinato. • Cessazione dei rapporti di lavoro di cui all’art. 409, nr. 3, c.p.c. (rapporti di agenzia, di rappresentanza commerciale ed altri rapporti di collaborazione che si concretino in una prestazione di opera continuativa e coordinata). • Morte o insorgenza di condizioni di non autosufficienza. • Sospensione dal lavoro o riduzione dell’orario di lavoro per un periodo di almeno 30 gg. Arco temporale del verificarsi degli eventi Gli eventi che determinano l’avvio della sospensione dei pagamenti devono verificarsi dal I° gennaio 2009 al 31 dicembre 2010. Quando richiedere la sospensione Le domande devono essere presentate alla banca dal I° febbraio 2010 al 31 gennaio 2011.

Per richiedere il modello di sospensione da inoltrare alla propria banca scrivere al seguente indirizzo: f.festini@eusebiassociati.it .

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