anno 4 _ numero 23 _ settembre/ottobre 2010 _ distribuzione gratuita
autorizzazione Tribunale di Pesaro n. 539 del 22/09/2006
Periodico distribuito nelle province di
Pesaro e Ancona
Ecoover la superficie continua...
Ecoover la superficie continua… Ecoover di Valentino Ragnetti e Enrico
Rispetto per l’ambiente, versatilità e unicità sono i punti di forza di questa giovane realtà imprenditoriale nata lo scorso marzo a Lucrezia
Via I Maggio, 14 – 61030 Lucrezia (PU) tel. 348.0115.299 fax +39 0721 899899 info@ecoover.it www.ecoover.it
Le superfici possono diventare opere d’arte? Pezzi unici e irripetibili realizzati artigianalmente con la stessa cura che mette un pittore nel comporre la propria tela? Sì se a crearli sono Valentino ed Enrico Ragnetti di Ecoover, due “artisti-artigiani” che alle competenze artistiche uniscono la passione per i materiali ecocompatibili. Già perché Ecoover, azienda giovane e dalle idee innovative nata nel marzo 2010 a Lucrezia di Cartoceto, ma con alle spalle un’esperienza decennale nel settore acquisita nell’azienda di famiglia (La Folgore), si occupa di rivestimenti e pavimentazioni continue che strizzano l’occhio all’ambiente in quanto il materiale usato, la ecomalta è del tutto naturale, non è tossico e non è pericoloso per l’uomo. A chi non piacerebbe vivere in un ambiente più salubre nonché estremamente trendy? “I normali rivestimenti - spiega Valentino Ragnetti - a contatto con i raggi UV possono rilasciare molecole tossiche, ciò non avviene invece con le pavimentazioni realizzate in ecomalta, un materiale all’acqua che non contiene cementi né solventi e non ha né fughe né giunte, proprio per questo il nostro marchio è Ecoover superfici continue”. Il rispetto per l’ambiente è senza dubbio uno dei punti di forza di queste innovative superfici ma non è certo l’unico, un altro vantaggio è la versatilità: “Le superfici sono personalizzabili, esistono ben 1.500 colori tra cui scegliere- spiega Enrico Ragnetti- la miscelazione dei colori avviene nel momento dell’istallazione della superficie, è del tutto artigianale quindi unica. Oltre ai colori è possibile scegliere la texture: scaglie di madreperla, pietra, terre di cotto, sabbie laviche e marmo che miscelate alle ecomalte creano effetti originali e allo stesso tempo naturali”. Le superfici in ecomalta sono particolarmente adatte anche alle ristrutturazioni come spiega Valentino Ragnetti: “Possono essere stese sopra la vecchia pavimentazione senza il bisogno di rimuovere le vecchie piastrelle e quindi senza costi di demolizione né smaltimento e senza
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sporco. Il risultato è una superficie continua con uno spessore bassissimo, che va da 1 a 3 millimetri”. Infine l’ultimo ma non meno importante vantaggio: le superfici in ecomalta sono facili da pulire proprio per l’assenza di fughe. “La nostra- riprende Valentino Ragnetti- è una superficie adatta ad ogni ambiente, sia agli interni che agli esterni, abitazioni bar, uffici, nego-
zi, complementi d’arredo, inoltre le sue proprietà resilienti la rendono adatta anche nella progettazione di superfici a bassissima trasmissione del rumore”. La ecomalta è il materiale del futuro e rappresenta quanto di più avanzato la tecnologia produttiva è in grado di fornire, un prodotto d’autore, di qualità eccellente, artigianale e soprattutto ecologico.
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indice
numero 23
Anno 4 - Numero 23 settembre/ottobre 2010 Distribuzione gratuita Autorizzazione del Tribunale di Pesaro n. 539 del 22/09/2006 Editore Mattia Tarsi Global Service in Progress s.r.l.
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Ecoover la superficie continua…
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Dove si può acquistare il buon senso?
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“La vita è sempre più dolce… a Extraspa”
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L’Opera Padre Pio al servizio dei poveri
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Tanoressia: una nuova patologia per una nuova società
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Violenza sulle donne: diciamo no
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Calendario delle manifestazioni
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É sardo il miglior brodetto 2010… e il Lazio conquista la giuria popolare
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“Mi è sembrato di vedere un negozio”
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Chi dorme piglia… Dreambike
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Dal campo di calcio all’altare
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Amici con la coda in cerca di un padrone
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L’Avis premia i donatori
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Dovunque tu stia correndo… il cielo d’Irlanda si muove con te
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In giro per il mondo fotografando le star
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John Betti, un “cantastorie col pennello”
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Nella Prospettiva dei Tempi
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Lorenzo Giovagnoli: “Gli Odessa? Sono una mia creatura”
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Le mode e i colori dell’inverno
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Alla Edil Infissi non esistono le stagioni
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Archivivi, quando la fotografia si fa passione
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Pin up, le ragazze belle sono quelle.. in carne
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Ecco il Gruppo Storico Città di Corinaldo "Combusta Revixi"
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Scuderia Fabriano, questa sconosciuta
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Gianmarco “Fraska”, ecco a voi il “Cantaudor”
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Al Teatro della Concordia di San Costanzo va in scena Territorio Musicale
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Voglia di tennis? Vieni al Circolo
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Verde speranza
Rubriche
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il Cineasta
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gli Sportivi
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la Psicologa
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l’Avvocato
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la Spadaccina
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l’Erborista
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Vita diocesana
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il Farmacista
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l’Ortodontista
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l’Otorino
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il Promotore finanziario
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il Commercialista
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Direttore responsabile Corrado Moscelli direttore@fanoinforma.it Redazione Per inviarci i vostri comunicati redazione@fanoinforma.it Hanno collaborato a questo numero: Silvia Bonci Alessandra Gasparini Livia Serrano Mariolina Palazzi Marco Spadola Elena Giliberti Annalisa Perazzini Sandro Candelora Alberto Bignami Sauro Marini Francesco Spallacci Giancarlo Pellacchia Grafica e impaginazione: Media’s Project www.mediasproject.it Stampa: Litoservice Distribuzione: Full Time Group
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Dove si può acquistare il buon senso? Per giorni si è discusso se vietare il transito delle bici in Corso Matteotti. Un non problema di Corrado Moscelli
Vietare il transito delle biciclette lungo Corso Matteotti: giusto o sbagliato? Se ne è discusso molto lo scorso mese di agosto dopo una proposta fatta dal Circolo Nuova Fano che ha provocato una serie di interventi a catena non solo tra il mondo politico, in maniera trasversale, ma anche tra semplici cittadini. Il “problema” in poche parole è questo: lungo Corso Matteotti ci sono molti ciclisti che non scendono dalla bicicletta e la percorrono al pari di una qualsiasi altra via cittadina. Questo provocherebbe dei fastidi ai pedoni che invece vorrebbero passeggiare in tutta tranquillità, senza rischiare di doversi beccare una ruotata nelle caviglie oppure una maledizione da parte del ciclista che è costretto a frenare all’improvviso perché un passante gli ha attraversato la strada senza guardare. Durante il
dibattito qualcuno ha proposto di chiudere totalmente l’accesso alle bici per il corso e di costringerle a percorrere vie limitrofe per raggiungere il centro. Altri hanno invece suggerito di adottare una sorta di Ztl in corrispondenza dei giorni di mercato e degli orari del passeggio. Altri ancora hanno invitato i vigili urbani a sanzionare i ciclisti fuorilegge. Insomma, ognuno ha dato libero sfogo al proprio pensiero. Mi sono permesso di intervenire in questo dibattito perché, avendo l’ufficio in Corso Matteotti, quotidianamente mi reco al lavoro in bicicletta e faccio parte di quella categoria che, quando è possibile, rimane in sella. Quando è possibile. E’ qui infatti che sta il falso problema. Come in tante altre situazioni la questione potrebbe essere risolta con un po’ di buon senso. In che modo? Semplice, è sufficiente scendere dalla bicicletta quando il corso è intasato dal passeggio oppure raggiungere la propria destinazione utilizzando una via alternativa. Risolto il problema? Magari. Negozi che vendono buon senso ancora non ne hanno inventati…
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“La vita è sempre più dolce… a Extraspa”
di Francesca Lucarini L’estate non ha fatto in tempo ad arrivare che già volge verso l’autunno, nonostante il fatto che ancora resistano belle giornate, e qualcuno, ancora, si possa godere qualche pomeriggio al mare: le vacanze hanno portato tutti un po’ in giro, oppure, semplicemente, a casa, a riposarsi, godere il meritato relax, passare dei momenti preziosi insieme ai propri cari. C’è un posto, però, in cui le vacanze non sono mai finite, anzi, sono sempre state vacanze, continuando anche adesso, regalando riposo, salute, benessere, bellezza: parliamo, ovviamente, di Extraspa, il cui nome è diventato per tutti, ormai, sinonimo di “vacanza lunga un anno” e di “dolce vita”. E la vita è ancora più dolce, a Extraspa, dopo un’estate che ha visto il centro, o, meglio, le persone che fanno il suo team, in viaggio per la città di Fano e per il territorio circostante, nelle spiagge, all’interno di alcuni degli eventi più importanti della stagione estiva: un viaggio in cui il team ha pro-
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^ foto di Antonino Palella
^ Immagini di Miss Fano gentilmente concesse da Montanari Comunicazione
posto i prodotti e i servizi del centro, in vista di un autunno che si prospetta caldo ed emozionante. Extraspa è stato tra i protagonisti della notte più lunga dell’estate, la notte bianca di Fano, che ha avuto luogo sabato 31 luglio: dalle 6 del pomeriggio alle 6 della mattina, dal centro storico al mare, Fano è pullulata di spettacoli di animazione per tutti i gusti e tutte le età. Extraspa c’era: con il suo esclusivo popup e i consulenti aziendali, è stato parte della “notte bianca 2010”. Una parentesi di benessere e bellezza in mezzo allo spettacolo in tutte le sue forme, una realtà unica all’interno del divertimento generale. Extraspa è stato, poi, partner del concorso di bellezza diventato ormai un appuntamento fisso della città: l’elezione di Miss Fano. Le ragazze contendenti il titolo si sono concesse una lunga giornata all’interno del centro in vista del concorso: hanno avuto l’opportunità di provare gli esclusivi macchinari dell’area Extrafit, si sono concesse un bagno nella favolosa piscina termale dell’area Extrawellness, hanno testato i benefici della sauna
e del bagno turco e, infine, di un lungo e rigenerante bagno in piscina. Paolo Tofoli e Andrea Farabini erano nella stessa giuria del concorso che ha portato all’elezione della più bella: un modo del tutto unico di partecipare agli eventi, di mostrare che Extraspa si fa portavoce della bellezza e del glamour. Ora il centro guarda con entusiasmo alla stagione che sta per iniziare: forte di un vasto e sempre crescente successo di pubblico (molti hanno scelto di diventare parte integrante di questa dolce vita), il centro si appresta a incrementare e far conoscere ulteriormente tutti i suoi servizi. Un ruolo fondamentale lo rivestono, sicuramente, i corsi di fitness e i corsi in acqua che Extraspa propone ai suoi clienti, sia a quelli acquisiti che a quelli che si apprestano ad esserlo: corsi speciali di yoga e pilates, corsi di acquatone e acquagag, che hanno già fatto numerosi proseliti, grazie al connubio di professionalità del personale e estrema caratterizzazione e particolarità delle discipline proposte. Una parte molto importante, quella della scuola
nuoto dedicata ai bambini: i genitori possono affidarsi a personale qualificato e ad un ambiente salubre ed estremamente accogliente. Vari e innovativi sono i trattamenti estetici e i massaggi offerti da Extrabeauty e Extramassage: tali trattamenti sono scelti e proposti al cliente solo in seguito ad un attento esame e analisi delle caratteristiche fisiche corporee, condotto da personale competente e professionale. Grazie anche alla presenza dell’azienda “Dermophisiologique”, partner esclusivo di Extraspa, leader nel settore dei prodotti di estetica, ogni cliente può contare su trattamenti specifici: dalla “maschera al ferro” al trattamento con “perle gommage e oli essenziali”, dal dermolift viso al “cataplasma d’alghe”, Extraspa offre un’ampia gamma di trattamenti estremamente efficaci. Disponibili per tutti, anche per coloro che ancora non hanno un abbonamento alla struttura. L’estate è finita, l’autunno sta per colorare ogni cosa con le sue stupende e malinconiche tinte, ma una dolce vita continua… a Extraspa.
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L’Opera Padre Pio al servizio dei poveri Solo nel 2009 sono stati serviti 33.490 pasti, mentre sono state 198 le persone ospitate per la notte Sono già 12 anni che l’Opera Padre Pio serve i poveri con la mensa e ormai 3 anni con il centro di accoglienza notturno. Lo scorso 23 settembre, nella II edizione della “Festa dell’accoglienza” è stata allestita una mostra fotografica che ha illustrato il cammino dell’Opera in questi anni. E’ stata un’occasione anche per conoscere meglio l’associazione di volontariato “San Paterniano onlus” e quelli che sono i servizi e i numeri dell’attività.
trovano ad essere momentaneamente senza un tetto: tempo di permanenza massima di 10 giorni (elevabile a 40 giorni per progetti particolari con l’assistenza dei Servizi Sociali del Comune) • Servizio guardaroba (distribuzione vestiti usati), aperto il mattino per tre giorni la settimana • Servizi per l’igiene personale (docce e barba), sono aperti tutte le mattine, e sono destinati alle persone che usufruiscono degli altri servizi
I SERVIZI SVOLTI
DATI SUGLI OSPITI
• Mensa operativa dal 1 ottobre 1998 per tutti coloro che hanno bisogno di un pasto caldo ed è aperto per 332 giorni all’anno (è chiuso solo nel mese di agosto, il lunedì di Pasqua, il 1 maggio) • C.A.N. Centro di prima Accoglienza per la Notte operativo dal 1 dicembre 2007 e destinato a coloro che sono senza fissa dimora o che si
• I pasti serviti alla mensa Nel 2009 sono stati servizi 33.490 pasti (numero comprensivo delle cene degli ospiti del Can, dei pasti da asporto e dei pacchi viveri, delle colazioni e dei pasti dei volontari); Le persone che hanno usufruito della mensa (ossia quelle che sono venuti almeno 1 volta dal 1
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gennaio ad oggi) sono 846, di cui il 25% italiani (pari a 208) e il 75% sono straneri (pari a 628 persone). Esse sono di 34 nazionalità, le nazioni più rappresentate sono il Marocco con 188 persone (prevalentemente uomini), la Romania con 142 persone (prevalentemente donne) e la Tunisia e l’Ucraina con 63 persone cadauna. Dei 208 italiani il 18% sono donne (36) e 172 sono uomini, mentre delle 628 persone provenienti dagli altri Paesi, le donne sono il 29% (pari a 183) e gli uomini il 71% (pari a 456). Rimanendo al dato dei pasti, possiamo annotare che il trend degli ultimi quattro anni (ossia dal 2006 al 2009) vede una crescita costante: erano 19.910 nel 2006, sono passati a 20.980 nel 2007, poi 29.520 nel 2008 ed infine 33.490 nel 2009. In questi quattro anni sono stati quindi serviti 103.900 pasti, con un incremento del 68% nel 2009 rispetto al 2006. • Gli ospiti del centro di accoglienza notturno Nel 2009 sono stati accolti al Centro di accoglienza notturno 198 persone, che sono state ospitate per un complessivo di circa 3.600 notti. La loro composizione vede un 45% di persone italiane (89 persone), un 16% provenienti dai Paesi africani (32 persone), ossia da Marocco, Tunisia, Egitto e Algeria, un 34% proveniente dai Paesi dell’Est (67 persone), ossia da Romania, Ucraina, Polonia, Moldavia e Bulgaria, e il rimanente 5% (10 persone) da altri Paesi. L’età media delle persone che hanno dormito nel C.A.N. nel 2009 è di 44 anni; l’età media delle donne è 47 anni e quella degli uomini è di 42 anni (in questo dato sono compresi anche gli italiani). • Servizio guardaroba Circa 1.530 persone nel 2009 hanno usufruito del servizio distribuzione indumenti usati.
Tanoressia: una nuova patologia per una nuova società Quando la “cura del sole” diventa dipendenza di Alessandra Gasparini
Da fenomeno culturale a vera patologia. Si chiama tanoressia ed è la dipendenza dall’abbronzatura. Lasciato il caldo sole estivo alle porte, il problema di donne e uomini sottomessi alla legge della “pelle nera” e alle lampade abbronzanti estetiche è ancora più evidente. Ma come nasce questa dipendenza?
restanti stagioni, nel caso non si veda abbastanza abbronzato. La ripetuta irradiazione con lampade artificiali con raggi ultravioletti può danneggiare il Dna dei cheratinociti (le cellule che producono cheratina) e aumentare il numero dei melanociti (le cellule che producono melanina) e di beta-endorfine, ormoni che agiscono sull’umore, la cui mancanza, o riduzione, provoca un senso di privazione. E’ da qui che nasce la dipendenza, sempre più rischiosa a causa della progressiva rarefazione dello strato di ozono atmosferico, naturale barriera contro i raggi solari dannosi che si è verificata negli ultimi decenni”. Ma quali sono i rischi e i disturbi più frequenti nei “drogati” di abbronzatura? Pare che i sintomi più immediati siano simili ad una vera e propria cri-
si di astinenza situazione che si verifica dopo un periodo di astensione dai lettini solari con vomito, febbre, dolori e nausea. Ma i rischi sono ben altri e sono legati alle malattie tumorali della pelle come il melanoma, a problemi legati al cristallino dell’occhio che se sovraesposto alla luce o mal protetto può manifestare cataratte o opacità della vista, al fotoaging, invecchiamento precoce della pelle dovuto all’esposizione ai raggi solari. Ci sono effetti positivi nell’esposizione al sole o ai raggi delle lampade abbronzanti? La luce di certo influenza il nostro umore in quanto va a sollecitare l’epifisi, una ghiandola endocrina che si trova al centro del cervello che determina il ritmo sonno/veglia. Spesso i depressi hanno problemi legati al sonno e presentano sintomi simili a quelli dovuti al jet lag.
Per scoprirlo abbiamo consultato alcuni dermatologici fanesi che hanno spiegato: “Di certo il fattore socio-culturale è fondamentale -spiegano alcuni specialisti- tanto spesso tale patologia viene collegata alla più nota anoressia, sviluppata dall’immaginario di corpo proposto dalla società contemporanea che comporta un’ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica, del proprio peso e corpo e una necessità di stabilire un controllo su di esso”. La diagnosi. Diagnosticare la malattia non è semplice. Ad esempio la visita dermatologica non sempre diventa opportunità di valutazione efficace poiché spesso si tratta di un accertamento saltuario, in cui la persona viene visitata per valutare altri possibili problemi di salute. La visita occasionale impedisce al medico di capire se il paziente è casualmente abbronzato o se, al contrario, presenta un disturbo di tanoressia. Diverso è il caso dei dipendenti di centri estetici che frequentano abitualmente i dipendenti dall’abbronzatura che potrebbero ‘diagnosticare’ la malattia grazie alla frequentazione più assidua del cliente. Altro ostacolo alla prevenzione e alla cura della malattia sta nella propensione del malato, spiegano i dermatologi: “Il paziente non si vede mai abbastanza abbronzato. Come l’anoressico non si accorge di aver oltrepassato i limiti. Entrambe le malattie sono dovute a una profonda insicurezza del sé corporeo”. Chi è il tanoressico. Da una ricerca effettuata in Italia su un campione di 4mila persone, dall’Istituto di ricerca di dermatologia globale di Ravenna, si è scoperto che la tanoressia è una malattia che colpisce il 20% degli italiani tra i 25 e i 54 anni, in leggera prevalenza donne, e soprattutto al Nord. “Il tanoressico -sottolineano i dermatologi- d’estate si espone al sole per oltre 6 ore ricorrendo alla lampada che usa durante le
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Violenza sulle donne: diciamo no Un’indagine Istat fornisce i dati di questo terribile fenomeno di Silvia Bonci
Umiliazioni, ricatti, telefonate insistenti, percosse, richieste di prestazioni sessuali in cambio di assunzioni. La violenza sulle donne ha molti volti. Lo abbiamo appreso questa estate dalle cronache nazionali e lo conferma una ricerca Istat del 2009: 6 milioni 743 mila donne dai 16 ai 70 anni sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita. Ma la violenza sulle donne è anche un fenomeno sommerso che troppo spesso non viene denunciato. Si tace per paura, si tace per vergogna, si tace perché si è vittima della “sindrome di Stoc-
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colma” e si continua a credere che il carnefice possa cambiare, che quella sarà l’ultima volta. E’ una indagine Istat a fornire l’inquietante quadro della situazione di questa estate 2010 caratterizzata dal sangue delle donne sparso per gelosia, smania di possesso o vendetta. Delitti passionali e cruenti: 9 donne uccise in meno di un mese è un dato che fa riflettere e spinge ad interrogarci sulla condizione femminile in Italia. Gli psicologi dicono che in questi ultimi anni è avvenuto un “cambiamento motivazionale”: l’uomo non tollera più l’abbandono, è sempre più fragile e sfoga queste sue insicurezze e frustrazioni sulla donna. Il comune denominatore delle storie che quest’estate abbiamo sentito raccontare dai Tg è la gelosia. Nella maggioranza dei casi le donne massacrate erano ex. Sempre secondo i dati dell’istituto statistico negli ultimi 2 anni 227 mila donne hanno subito ricatti sessuali sul lavoro. Anche in questo caso quasi nessuna delle vittime ha denunciato l’episodio alle forze dell’ordine, la motivazione addotta è la scarsa rilevanza dell’episodio. Sono le stesse donne a minimizzare,
ma in questo modo è impossibile interrompere la spirale della violenza. Nella nostra Provincia, recentemente è stato firmato il protocollo per l’attivazione e gestione integrata territoriale di percorsi d’accoglienza e di uscita dalla violenza. Il protocollo è stato firmato anche dal Comune di Fano ed il suo obiettivo è quello di sostenere le donne vittime di violenza nel difficile percorso della post emergenza. Quando si parla di violenza è importante capire che non esistono soltanto calci, schiaffi, spinte e strattonamenti ma anche insulti e ricatti: la violenza psicologica che colpisce 7 milioni 134 mila donne è grave quanto quella fisica. Concludiamo con le parole del Mahatma Gandhi: “Non c’è occasione in cui le donne debbano considerarsi subordinate o inferiori agli uomini. Le lingue proclamano che la donna è metà dell’uomo e, a parità di ragionamento, l’uomo e’ la metà della donna. Essi non sono due entità separate, ma metà di una sola cosa. La lingua inglese va oltre e chiama le donne la metà migliore dell’uomo”.
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Calendario delle manifestazioni
ecco i nostri consigli… fino al 10 ottobre 2010 Urbino Federico di Montefeltro, Battista Sforza, Elisabetta Gonzaga
2 ottobre 2010 Fano Saba Anglana in concerto
4 ottobre 2010 Saltara Custodire il creato per coltivare la pace
Musica
Incontri
2 ottobre 2010 Pesaro L’Inno-Osservazioni Sull’Unità d’Italia
dal 8 al 10 ottobre 2010 Belforte all’Isauro Festa del miele
Convegni
Sagre
3 ottobre 2010 Apecchio Trovantico
dal 8 al 10 ottobre 2010 Belforte all’Isauro Festa del miele
Fiere
Sagre
3 ottobre 2010 Apecchio Mostra mercato del tartufo e dei prodotti del bosco
dal 9 al 10 ottobre 2010 Auditore Il baccanale
Sagre
Sagre
Mostre
dal 1 al 3 ottobre 2010 Pesaro Mostra mercato dei fiori e delle piante ornamentali
Fiere
dal 1 al 3 ottobre 2010 Sassofeltrio Sagra dei fagioli con le cotiche
Sagre
dal 1 al 9 ottobre 2010 Fano Settimana Africana Regionale
Spettacoli
dal 1 al 2 ottobre 2010 Apecchio Andar per osterie
Enogastronomia
1 ottobre 2010 Pesaro Pesaro. La Ricostruzione 1944 - 1957
Convegni
dal 2 al 3 ottobre2010 Auditore Festa della salsiccia
Sagre
dal 2 al 3 ottobre 2010 Monte Porzio Dall’uva al vino
Enogastronomia
dal 2 al 3 ottobre 2010 Urbino Urbino terra di biodiversità
Fiere
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dal 9 al 10 ottobre 2010 Cantiano Mostra mercato regionale del cavallo e 27a rassegna del cavallo del Catria
dal 23 al 25 ottobre 2010 Urbania Mostra micologica, dei frutti e delle piante del bosco
Fiere
Fiere
Urbino Giornata nazionale del trekking urbano
Animazione
Piandimeleto Festa di Halloween 10 ottobre 2010 Pergola Fiera del Tartufo
24 ottobre 2010 Fano Una mattinata al Metauro
Animazione
Sagre
Escursioni
dal 31 ottobre al 1 novembre 2010 Cartoceto Mostra mercato dell’olio DOP
dal 15 al 17 ottobre 2010 Lunano Festa della castagna
28 ottobre 2010 Pesaro Workshop sul tema del Concorso-Premio d’Arte Internazionale Aperitivo Illustrato
Fiere
Sagre
Convegni
Acqualagna Fiera Nazionale del Tartufo Bianco
Fiere dal 18 al 23 ottobre 2010 Fano Fano International Film Festival
Cinema
31 ottobre 2010 Fano Funghi e natura: Monti delle Cesane
Escursioni
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É sardo il miglior brodetto 2010… e il Lazio conquista la giuria popolare LA RICETTA DEL VINCITORE DEL FESTIVAL DEL BRODETTO INGREDIENTI: gamberi, pesce cappone, calamari, spigola, cozze, cannolicchi, brandy, prezzemolo, aglio e cipolla rossa, sedano, peperone, vino bianco, salsa di pomodoro, pane moddizzosu, olio extravergine di oliva. PREPARAZIONE: pulire i gamberi privandoli dei carapaci e, con questi ultimi, preparare una bisque aggiungendo peperoni, sedano ,cipolla e brandy. Sfilettare i pesci e tagliarli a tocchetti formando dei cubi da 3 cm di spigolo. In un tegame a parte sistemare le cozze con l’aggiunta di un filo d’olio e di uno spicchio di aglio, di un mazzetto di prezzemolo e di mezzo bicchiere di vino bianco. Nel frattempo far aprire i cannolicchi con il vapore, sfrangiare i calamari e rosolarli rapidamente. Cuocere i pesci in forno e intanto preparare il brodetto con l’acqua filtrata dei molluschi, la bisque e il pomodoro. Tagliare il pane moddizzosu a fette sottili e farlo tostare in forno. Comporre il piatto con i pesci, i molluschi, il brodetto e ultimare con delle fette di pane moddizzosu tostato.
RISTORANTE: DAL CORSARO di CAGLIARI TITOLARE: Giuseppina Tilloni CHEF: Stefano Deidda
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Un trionfo di sapori e pubblico all’ottava edizione del Festival Viene ormai annoverato tra gli eventi di rilievo del territorio provinciale il Festival Internazionale del Brodetto e delle Zuppe di Pesce, organizzato dalla Confesercenti di Pesaro e Urbino, che ha ottenuto anche quest’anno un enorme successo. Quale il suo ingrediente segreto? Innanzitutto la felice intuizione che è alla base stessa della manifestazione, quella cioè di valorizzare e trasformare il brodetto, piatto della tradizione marinara presentato nelle sue molteplici interpretazioni, in un fenomeno mediatico e di pubblico. L’evento, partito in sordina a causa del brutto tempo, ha avuto un exploit di pubblico nelle giornate di sabato e domenica, quando, col sole che è tornato a scaldare “La Spiaggia del Gusto” ed una miracolosa temperatura estiva, ha solleticato il palato di decine e decine di migliaia di visitatori, sfondando il muro delle 100.000 presenze. Tanti i numeri che danno ragione al Festival, e non solo in merito ai visitatori: 20.000 le porzioni di pesce vendute dai 6 ristoranti presenti lungo la “Spiaggia del Gusto”, nei quali hanno lavorato circa una sessantina di operatori; 250 le porzioni di brodetto distribuite il giorno dell’inaugurazione, giovedì 9 settembre, preparate nel mega-pentolone da Daniele Bocchini della pescheria-rosticceria “Il Bello e La Bestia”; 40
gli espositori coinvolti con stand e prodotti tipici e circa 80 le persone a lavorarci; 160 le persone impegnate nell’organizzazione; 100 i giurati popolari, provenienti da Umbria, Lombardia, Campania, Lazio, Emilia e Romagna e, naturalmente, da Fano e Pesaro, che si sono alternati nei quattro turni di gara; 200 i camper, “parcheggiati” nelle tre aree attrezzate per un totale di 600-700 persone provenienti non solo dai territori limitrofi, ma anche dalle province di Parma, Venezia, Genova e Bari e che si sono fermate a Fano nei quattro giorni del Festival. Accanto alle oltre 40 iniziative che si sono svolte al Lido nell’arco della manifestazione, all’istituto alberghiero Santa Marta si è tenuta la gara, evento cardine del Festival, che ha visto sfidarsi all’ultima zuppa, otto tra gli chef più interessanti del panorama gastronomico italiano, per aggiudicarsi il titolo di miglior brodetto d’Italia 2010. Dopo due giorni di sfide senza esclusione di colpi, lo chef 28enne Stefano Deidda, del ristorante Dal Corsaro di Cagliari, si è aggiudicato il titolo di vincitore assoluto della VIII edizione. A detta della giuria tecnica, presieduta da Enzo Vizzari e composta da sette tra le firme più prestigiose del giornalismo enogastronomico italiano, il piatto di Stefano Deidda, un raffinato brodetto aromatizzato con menta, finocchietto, e maggiorana e guarnito con un’originale pralina di scampo è stato impeccabile sia nel gusto che nella presentazione. Il premio speciale, che è andato invece allo chef più votato dalla giuria popolare, è stato assegnato allo chef Gianfranco Pascucci, del ristorante Pascucci Al Porticciolo di Fiumicino (Roma).
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“Mi è sembrato di vedere un negozio”
Nascono anche a Fano i primi temporary shop di Silvia Bonci
Si chiamano temporary shop, oppure pop up store e finalmente sono approdati anche a Fano. Il primo in assoluto in città, è stato aperto in via Froncini ed è già stato chiuso, ma nel frattempo ne è spuntato un altro sotto Palazzo Gabuccini. Spuntano proprio “come i funghi” e con la stessa velocità scompaiono. E’ proprio questa infatti la loro caratteristica principale: sono temporanei, come suggerisce il nome, transitori, non rimangono quasi mai aperti oltre i 2-3 mesi. All’estero anche molto meno, si va dalle 2 alle 3 settimane. E se Fano li ha scoperti ora non è così per le grandi città, a Milano spopolano ormai da alcuni anni. Nati in Inghilterra, i temporary shop si sono diffusi in tutto il mondo e secondo gli esperti di marketing hanno successo perché catapultano il consumatore all’interno di un vero e proprio evento. Senza contare il lato economico: i temporary store permettono di risparmiare fino al 70% e a differenza degli outlet non propongono soltanto capi delle precedenti stagioni ma anche capi che fino a qualche giorno prima erano esposti nelle boutique, senza una logica né un
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ordine preciso. La temporaneità di questi negozi è data in alcuni casi dal countdown che compare sulla vetrina, come nel caso del temporary shop di una famosa marca di cosmetici. Evidenziare quanto tempo manca alla chiusura dello store pone infatti il consumatore in uno stato di ansia e frenesia all’acquisto. Acquisti veloci, aperture rapide ed altrettanto rapide chiusure sono lo specchio di una società in continua evoluzione, di una “fluidità dei consumi” e delle relazioni. Se una volta c’era il negoziante “amico” con il quale si costruiva un rapporto di fiducia ora ci sono i temporary shop che si situano agli antipodi. Sarà per la curiosità che suscitano, sarà perchè forniscono la possibilità di acquistare capi firmati a prezzi modici, fatto sta che l’apertura del primo temporary shop a Fano ha registrato il “tutto esaurito”. Passando davanti al negozio situato dove una volta c’era l’Upim si notava subito la lunga fila che si era costretti ad affrontare per entrare. L’effetto sorpresa è vincente, così come gli arredi: spazi mutabili in continuo cambiamento, mobili semplici fatti per essere costruiti e dismessi in tempi brevissimi. Così le travi del soffitto ed i carrelli della spesa diventano appendiabiti, stessa cosa per le spalliere usate per fare esercizi in palestra, in altre parole niente è ciò che sembra. Ma ciò che contribuisce a ribaltare del tutto la concezione classica della promozione commerciale è la loro segretezza. Non si conosce la data di apertura del temporary
shop e nelle grandi città, spesso neppure l’ubicazione, il temporary shop è circondato da un alone di mistero. Va scovato come si scovano i capi migliori al mercato. E’ una sorta di “bancarella” che non “rincorre” il consumatore ma al contrario vuole farsi rincorrere, stimolando la curiosità. Gli individui hanno infatti ormai imparato a riconoscere e gestire le strategie di marketing e dare loro l’impressione di poter scegliere come agire e cosa comprare, trasformarli da spettatori in attori, funziona eccome.
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Chi dorme piglia… Dreambike Due giovani mamme, un brevetto ideato su misura per i loro bambini e un’allettante offerta internazionale di Alessandra Gasparini Un legame “di simbiosi” da cui scaturisce un’idea semplice ma originale. E’ quello che è successo a due giovani mamme di Fano, che circa un anno fa, tra una passeggiata al parco e un cambio di pannolini, hanno ideato “Dreambike”. Si tratta di un cuscino da usare come rimedio ai difficoltosi viaggi in bicicletta che le mamme
compiono con a bordo i propri bambini. “L’idea è nata –racconta Tatiana Tonnini, ideatrice, insieme a Beatrice Farneti, dell’oggetto-. da una semplice necessità. Io e la mia amica Beatrice siamo mamme rispettivamente di 3 e 2 bambini e amiamo andare in giro per Fano in bicicletta. Spesso ci capitava, di ritorno dal mare o da una passeggiata, di dover sostenere la testa dei nostri bambini addormentati nel seggiolino dal movi-
mento della bici”. E’ nato così “Dreambike”, il cuscino paracolpi e poggiatesta per manubrio della bicicletta in polistirolo rivestito da un morbido tessuto in jeans, fissabile al manubrio di qualsiasi velocipede con dei nastri di stoffa firmato “Clotul” da Cloe e Tullio i nomi dei figli delle due mamme. “Le funzioni sono varie -spiega Beatrice- perché si tratta di un semplice cuscino, come attestato dal brevetto di utilità che immatricola brevetti di prodotti già esistenti a cui viene assegnato un nuovo uso. Oltre che in bicicletta lo si può attaccare anche alla parte anteriore del passeggino, quando il bambino sporge, oppure tra il viso del bambino e la cintura di sicurezza quando si è in macchina”. E mano a mano che l’idea prendeva forma e veniva valutata da amici e parenti le due amiche inventrici-imprenditrici (Beatrice è un architetto e Tatiana è titolare di un bed and breakfast a Fano) hanno modificato forme e colori del loro prototipo. “All’inizio volevamo utilizzare per l’imbottitura del materiale ecologico ma tutte le opzioni che avevamo in mente non erano utilizzabili a causa dell’umidità a cui sono esposte le biciclette, per cui alla fine abbiamo optato per imbottire il guanciale di polistirolo, un materiale altamente modellabile. Per il rivestimento siamo invece passate da una leggera stoffa in cotone ad più resistente jeans lavato”. Un’ulteriore modifica è stata fatta da poco, dopo il suggerimento di un’amica: “Mi avevano detto -continua Tatiana- che il cuscino si era rovinato con la pioggia. Allora, insieme a Beatrice abbiamo pensato di aggiungere due tasche al guanciale in cui inserire un k-way, inoltre sono stati inseriti due passanti ai quali saranno agganciati dei portaoggetti”. L’idea ha riscosso un successo immediato tra amici e non solo tanto che a Eleonora e Beatrice è giunta persino una proposta da una nota griffe internazionale di moda: “Ci ha contattato tempo fa una rinomata casa di moda italiana per acquistare il brevetto del ’Dreambike’. Ora siamo in attesa della proposta definitiva ma, se da una parte l’offerta ci attrae per la notorietà della ditta e per il fatto che non ci dovremmo più preoccupare della parte organizzativa, dall’altra siamo indecise se accettare. Ci dispiacerebbe lasciare ad altri un progetto a cui siamo particolarmente legate”. Intanto però, le due giovani mamme non si sono fermate e a breve proporranno la distribuzione in serie del loro cuscino ad un costo di circa 30 euro: “Inizieremo le vendite con l’e-commerce attraverso il nostro sito www. clotul.it dove sarà possibile acquistare il prodotto così come in altri principali siti di vendita online. In seguito inizieremo la distribuzione anche nei canali di vendita tradizionali”. Informazioni: clotul@gmail.com
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Dal campo di calcio all’altare Matteo Pucci, promessa del pallone domenica 19 settembre ha ricevuto l’ordinazione diaconale dal Vescovo Armando Trasarti
dIl pallone, internet, la fidanzata. Matteo Pucci ha scelto di mettersi tutto alle spalle e nonostante la giovane età, 26 anni, ha deciso di avvicinarsi a Dio. Lo scorso 19 settembre ha ricevuto l’ordinazione diaconale nella chiesa di Rosciano e il prossimo anno diventerà sacerdote. Una scelta non certo di moda tra i giovani quella di Matteo e forse anche per questo ancora più densa di significato. Lui, tra l’altro, era una promessa del pallone e tanti altri ragazzi al suo posto avrebbero pensato al cellulare nuovo, a macchine potenti, alla fama. Lui, invece, che aveva fatto le trafila nelle giovanili del Fano Calcio prima di passare al Forlì, un bel giorno non se l’è più sentita di andare avanti con le abitudini di sempre ed ha deciso di giocare un’altra partita.
dire tra amici: ‘io vado alla messa’ (per cui non lo dicevo). Oppure la vergogna di essere fiero d’essere amato e salvato da Cristo. Infine, la vergogna di me stesso, perché non ero come Gesù voleva, ma mi sentivo diviso: ‘vorrei fare il bene, ma faccio il male’. Così mi scoprivo debole e povero”. Matteo ha vissuto nelle abitudini di sempre fino a quando non si è accorto che gli mancava qualcosa. “Effettivamente la mia giornata era piena di
cose da fare: sveglia presto, treno, scuola, calcio, amicizie, continua ricerca di una relazione affettiva, famiglia (poca), studio (nel tempo ritagliato), internet fino a mezzanotte, poi dormire e di nuovo il giro ricominciava. Ma non sentivo il gusto delle cose che facevo. Mi sembrava una vuota ripetizione delle solite cose, senza un fine, uno scopo, un perché. Ma una porta è sempre stata aperta in me. Quella porta misteriosa della ricerca la verità, che non si accontenta dell’ordinario. Così una serie di esperienze mi hanno illuminato: campi parrocchiali (sia come animatore che come animato), l’esperienza del CDV, il contatto con le case famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII, la confessione frequente, la scoperta della preghiera liturgica della chiesa, la scoperta che la Bibbia non è un libro noioso e difficile da leggere, ma è la voce del Risorto che tocca le corde del cuore, e infine alcuni amici che con semplicità mi hanno testimoniato che seguire Gesù era bello. Tutte queste cose pian piano mi hanno spinto fino a spalancare quella porta: la ricerca della verità. E da quando ho intravisto e gustato la verità non l’ho più dimentica: finalmente, a diciotto anni, ho capito che nella persona di Gesù c’era la verità.” Matteo non ha comunque abbandonato la passione per il pallone e quando può scende in campo con la squadra del Seminario.
“Dio nella mia storia di bambino prima e di adolescente poi, è rimasto tante volte nascosto, come velato da altre verità che mi apparivano più belle, più attraenti, più concrete e più forti. Era come un vero e proprio tesoro nascosto, come seppellito e ricoperto da metri di terra. Che ruolo aveva Dio nella vita di un adolescente come me? L’educazione religiosa che avevo ricevuta gli aveva lasciato il suo posticino nella mia coscienza. Ma non era il suo vero volto quello che abitava in me, bensì era il ‘dio-dovere’: dover essere buono, dover essere corretto, dover essere equilibrato, dover essere educato, dover andare alla messa, dover essere altruista, doversi confessare, dover puntare ad essere impeccabile, dover essere un bravo ragazzo che rispetta le regole. Un dio potente (perché il senso del dovere è potente!), ma un dio che non mi dava vita, non mi dava la gioia di credere e di affidarmi a lui. Ma solo un dio che mi rendeva schiavo del dovere, e mi lasciava solo il rammarico di non essere riuscito ad essere come avrei dovuto essere. Ricordo la vergogna che provavo a
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Amici con la coda in cerca di un padrone
Ecco come adottarne uno di Silvia Bonci Sono circa 100 i cani che ogni hanno vengono introdotti nel canile comunale di Fano gestito dall’associazione Melampo, la maggior parte dei quali in difficoltà sia fisica che psicologica. Il canile comunale sorge su un terreno completamente recintato di circa 10.000mq, in via Tre Ponti. Qui vivono gli amici a quattro zampe in cerca di un padrone. Adottare un animale è comunque una scelta importante, i cani infatti sanno donare un amore incondizionato ma richiedono anche un grande impegno. Per questo l’associazione Melampo ha delle semplici regole da seguire per poter procedere con l’adozione. Per prima cosa la persona che desidera adottare un cane deve sostenere un colloquio con i volontari ed in un secondo momento deve firmare un modulo per l’adozione provvisoria che, solo dopo 3 settimane si tramuta
in adozione definitiva. Con la firma del modulo per l’adozione definitiva la proprietà dell’animale passa dall’associazione al nuovo padrone il quale deve accettare controlli pre e post affido dei volontari nella propria abitazione per verificare la corretta detenzione del cane. Al momento dell’affido gli ospiti del canile sono già vaccinati e muniti di collare antiparassitario. Ogni adozione è naturalmente gratuita ma esiste anche un altro modo per aiutare gli amici con la coda dell’associazione Melampo: l’adozione a distanza. Una valida alternativa per gli amanti degli animali che per ragioni di carattere pratico non possono ospitarne uno. Con 30 euro mensili, infatti si assicura l’alimentazione e tutte le cure necessarie del cane prescelto. L’adottante riceve un attestato e periodicamente informazioni e foto dell’animale. Altri modi per aiutare l’associazione sono: diventare volontario, effettuare donazioni economiche, di cibo e materiale vario
^ I cinque cuccioli trovati in un cassonetto a Bellocchi
^ Rita, Max e Biagio
^ Mamma Antonia e il piccolo Dolce
^ Favola
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come antiparassitari, integratori, ciotole, brandine. “Con l’inverno- spiega Simona Maroccini, responsabile del canile comunale di Fano- la situazione peggiora per via delle basse temperature ed i volontari sono costretti a portare i cani a casa. I cani anziani infatti, quelli che hanno passato gran parte della loro tempo in un canile soffrono di svariate patologie croniche e sono molto delicati”. Sono 15 i volontari dell’associazione Melampo che si prendono cura con passione e devozione dei cani: “L’età dei volontari va dai 17 ai 60 anni, non c’è un limite- continua Simona Maroccini- auspichiamo che sempre più giovani vengano ad aiutarci in canile perché questo presuppone un cambiamento culturale che deve appunto partire da coloro che saranno gli adulti di domani. Il nostro quotidiano è fatto di continue emergenze alle quali cerchiamo di far fronte, questa è la nostra missione”. Pubblichiamo di seguito alcuni degli amici a quattro zampe in cerca di un padrone.
^ Pablo e Minnie
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L’Avis premia i donatori
Consegnati importanti riconoscimenti a cittadini che si sono distinti nel campo della donazione Prosegue senza soste l’attività dell’Avis per sensibilizzare i cittadini alla donazione. A settembre la sezione fanese ha stretto un rapporto di collaborazione con l’organizzazione di Miss Fano dal titolo “Bella dentro e bella fuori”.
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Un connubio tra fascino e sensibilità, che ha portato all’istituzione di un “Premio speciale Avis Fano”. Le ragazze che hanno partecipato alla selezione del concorso di bellezza oltre a sfilare si sono confrontate su temi come la solidarietà e l’altruismo e le loro dichiarazioni sono state valutate da una apposita commissione di Avis che ha poi nominato una vincitrice. Il premio speciale Avis Fano 2010 è stato attribuito a Federica Cocco e la stessa, con Simona Zonghetti, eletta
Miss Fano 2010, ha poi espresso la volontà di diventare donatrice di sangue recandosi al Centro Trasfusionale dell’Ospedale di Fano per eseguire gli esami di idoneità alla donazione. In questa circostanza il presidente di Avis Fano Massimo Seri ha sottolineato “l’importanza della continuità, nei gesti e nelle azioni atte a concretizzare la donazione di sangue” e nel contempo ha consegnato i riconoscimenti inerenti l’iniziativa, lodando la sensibilità per il gesto delle Miss e per la disponibilità di Montanari Comunicazione che organizza il concorso. E rimanendo in tema di riconoscimenti sempre a settembre, nella Sala della Concordia del Comune di Fano, è andata in scena la consegna del premio “Goccia della Fortuna 2010”. Con tale premio l’associazione vuole rendere pubblica la proprio riconoscenza a cittadini i quali attraverso la loro azione hanno contribuito alla crescita e a divulgare la nobile finalità di Avis, hanno dato il buon esempio, si sono distinti per gesti di vera e sincera solidarietà. La commissione esaminatrice composta da Fiorenzo Giammattei, Davide Del Vecchio, Fabio Tombari, Fabio Uguccioni, Nadia Omiccioli, Giuliana Peroni, Elmo Santini, Massimo Seri, ha riconosciuto all’unanimità il premio al dottore Giorgio Stefanelli con la seguente motivazione: “Grazie alla sua professionalità appassionata e l’elevata competenza mostrate nei lunghi anni come aiuto prima e primario poi, è riuscito a trasmettere l’educazione alla donazione del sangue a tutta la comunità, potentemente testimoniata ed accresciuta sia con la costituzione a suo tempo del centro trasfusionale sia con un impegno personale profuso generosamente ben oltre l’ufficialità della presenza lavorativa”. Premiandolo, l’AVIS Fano con la “GOCCIA DELLA FORTUNA 2010” ricambia, in piccola misura, ma anche con grande riconoscente affetto il segno profondo lasciatoci da una personalità della medicina pubblica fanese al servizio del bene più alto: la cultura della vita. Nella stessa cerimonia sono stati premiati con riconoscimenti personali, i più giovani donatori di AVIS Fano del 2010: Anna Lisa Landini e Davide Betti nati entrambi nell’anno 1992.
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Dovunque tu stia correndo… il cielo d’Irlanda si muove con te
Due fanesi alla maratona di Dublino di Elena Giliberti
“Ti copre di verde e ti annega di blu”, cantava qualcuno, riferendosi all’Irlanda. E, tra scrittori, musicisti e poeti, di questo posto abbiamo ormai respirato più di una volta l’atmosfera uggiosa del mattino (The foggy dew) e assaporato il gusto forte e acre di un sorso di birra. Forse, fra i nostri sogni di terre sconfinate, punteggiate qua e là di teneri trifogli (shamrock) e, tutt’al più, di qualche solitario folletto dei boschi, non avevamo calcolato (a meno di non essere addetti ai lavori) che ogni anno Dublino trasforma il suo paesaggio solitario e surreale, affollandosi di
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atleti, che si riuniscono per partecipare ad una delle più numerose maratone di tutta Europa, con la partecipazione di corridori provenienti da oltre 40 paesi e, quest’anno, anche da Fano. Il campione nazionale Riccardo Quattrini e il maratoneta Francesco Del Bianco, correranno il prossimo 25 ottobre, in mezzo ad altri 12.000 partecipanti, la 31° edizione della Dublin marathon. Il percorso, che si snoda lungo il centro storico della capitale d’Irlanda, si presenta gradevole e abbastanza piatto e, dato il periodo, anche le condizioni climatiche non dovrebbero penalizzare i due runners che, comunque, non sono nuovi a tragitti impervi e accidentati: è del febbraio scorso infatti la prova di Quattrini alla Sahara marathon, la corsa che ha attraversato il deserto del Sahara e dove Riccardo si è piazzato primo fra gli italiani e sesto a livello internazionale. Non da meno, Francesco, nella mezza maratona, è arrivato fra i primi 15. Da qualche anno Quattrini e Del Bianco prendo-
no infatti parte alle più importanti gare podistiche internazionali, ottenendo sempre ottimi risultati. Così, da New York a Berlino, passando attraverso l’arido deserto, i due corridori si confronteranno ora con la 42 km più “verde” del mondo, riconosciuta a livello internazionale come “Friendly marathon” grazie alla sua atmosfera gioviale e ospitale. Sono migliaia infatti, gli spettatori che si riversano lungo le strade ad applaudire i corridori, con lo spirito cordiale e accogliente che da sempre caratterizza questo popolo. Un carattere solare che contrasta profondamente con l’uggioso paesaggio nordico. E del resto i contrasti sono una costante di questa terra che, per dirla in musica, “fa il mondo in bianco e nero ma dopo un momento i colori li fa brillare più del vero”. Anche questa volta, come per la Sahara marathon, chi vorrà potrà seguire le avventure del viaggio e gli sviluppi della gara in tempo reale sul web (www.elenagiliberti.wordpress.com).
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In giro per il mondo fotografando le star Tommaso Mei, 37enne fanese, collabora con le riviste più prestigiose del modo patinato di Corrado Moscelli A Fano Tommaso Mei lo conoscono un po’ tutti, ma ora il 37enne ha iniziato a farsi apprezzare in giro per il mondo grazie ad una passione che in pochi anni si è trasformata in lavoro. Tommaso è un fotografo che vive tra Milano e New York e collabora con le riviste più conosciute come GQ e Vanity Fair. Tutto ha avuto inizio quando ha ritrovato in soffitta la macchina di sua padre, una bellissima Canon AE1. “A quel tempo non sapevo nulla di diaframmi, tempi, profondità, eppure uscivano fotografie belle che spedivo in giro a raccogliere feedback fino a quando mi chiamò Extè per realizzare backstage e ritratti alle celebrities che collaboravano con il marchio e capì che stavo diventando un professionista”. Con il passare del tempo il 37enne ha affinato la sua tecnica e le sue capacità lo hanno portato a lavorare con un grande musicista italiano, Enrico Ruggeri e alla cover del suo album. “Si intitolava Gli occhi del musicista. Enrico mi chiamò perchè poco prima lo avevo ritratto per una pubblicazione e da cosa
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nasce cosa. Qualche mese più tardi mi chiamò il suo manager per dirmi che le copie vendute superavano le 100.000 e che si aspettavano ancora un aumento. Sapere che tutte quelle persone avevano una mia foto nelle loro case e che l'avrebbero avuta per sempre mi rese felice anche se sapevo che compravano il disco di Enrico e non la mia foto”. Oggi con quali riviste collabori? “GQ, Vanity Fair con maggior frequenza, e poi con tantissime, forse troppe riviste italiane, europee ed americane”. La tua vita si divide tra Milano e Manhattan: quale delle due città offre di più dal punto di vita lavorativo? “Questa doppia cittadinanza è recente, giusto da un anno mi divido tra le due città e quindi la mia conoscenza di New York è in divenire. Ad oggi, posso affermare che New York è ancora il centro del mondo, per la mia professione, per i creativi in genere. le opportunità sono infinite, i magazine di buon livello sono tanti, case discografiche, cine-
ma, per un fotografo che ama ritrarre celebrities è come andare al luna park quando si è bambini. Anche Milano ha molto da offrire e poi, se fai fotografia in Italia Milano è l'unica città dove vivere (Roma più che altro è per reporter e per chi lavora per il cinema). La bellezza di Milano è che tutto sommato è una piccola città inserita nel grand tour mondiale della fotografia, Parigi, Londra, New York, Los Angeles, Tokio, Mosca, e quindi anche se non di primissima mano a Milano transitano un sacco di informazioni utili ed interessanti”. Hai fotografato Pierfrancesco Favino e Fabio Volo ma anche l’astro nascente del golf italiano Matteo Manassero. Con chi gli scatti più impegnativi e quelli più divertenti? “In effetti vengo considerato un ritrattista e la maggior parte dei miei lavori ha come soggetto una celebrity che sa essere impegnativa e divertente ma anche svogliata e capricciosa. Sul set si naviga a vista, sai sempre dove vuoi arrivare, questo si, ma la strada non è ben segnalata. Intuito e sensibilità aiutano non poco”.
Un lavoro ti viene commissionato oppure sei tu che proponi alle redazioni un servizio? “Di solito viene commissionato, 9 volte su 10 accade questo. Però quando si ha dimestichezza con la redazione è facile presentare un progetto che ti sta a cuore, farlo accettare tutt'altra storia. Uno dei miei ultimi servizi per GQ è andato così: ero a New York e noto questo ragazzino che gioca a golf come un campione. Ho chiamato la rivista e loro in 10 minuti mi hanno dato il loro ok. Il ragazzino era Matteo Manassero”. Colori, bianco e nero, photoshop: cosa dici a riguardo? “Colore o bianco nero è una decisione che si prende durante la ricerca e la preparazione dello shooting, è una parte molto importante del mood che stai creando, per me tutto qui, niente più di questo, uno strumento per dichiarare la mia visione. Siamo nel 2010 e photoshop è uno strumento vitale per definire la propria visione. Sull'utilizzo del software non si discute, tanto più hai in te da esprimere tanto più il software ti supporta e ti espande. Magri non mi piacciono i trucchi da photoshop, i colori acidi e la pelle che sembra una squama sbiadita ma questi sono gusti e mondi di riferimento che in gran parte dei casi appartengono ad amatori evoluti o a smanettoni nati e cresciuti a dosi digitali massicce”. Che cos'è per te una fotografia? “Mi permette di tentare di esprimere me stesso con sincerità, è anche il mio lavoro e questo non lo dimentico mai”. L'emozione più grande la provi quando realizzi una foto, quando la vedi al computer oppure quando la vedi stampata sulla rivista che la pubblica? “Non riesco a dividere i momenti, per me sono la stessa cosa”. Quale foto manca al tuo album che ti piacerebbe realizzare? “Tom Yorke, senza dubbio”.
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John Betti, un “cantastorie col pennello” Vignettista, pittore, illustratore, Giovanni Luca Giombetti racconta la sua arte, tra persone, animali e una querela di Alessandra Gasparini
Ama definirsi un “cantastorie col pennello” ma nel suo studio, oltre agli attrezzi tradizionali della pittura ci sono anche oggetti moderni, capaci di tradurre nelle ormai note vignette de Il Resto del Carlino, l’idea satirica di Giovanni Luca Giombetti, alias John Betti. Disegnatore, pittore, illustratore, Giombetti ama la satira, le persone e gli animali, tutti protagonisti sia dei suoi quadri, in prevalenza olio su tela, sia delle sue vignette apparse su riviste, libri scolastici, magazine specializzati e, per oltre 20 anni, nel quotidiano “Il Resto del Carlino”. Quello con il quotidiano di Bologna è un rapporto nato 22 anni fa quando l’illustratore-pittore-vignettista-grafico-umorista era impegnato nelle illustrazioni di fatti di cronaca che doveva rappresentare in mancanza di altri fonti iconografiche. “Dovunque mi trovassi- racconta John Betti- dovevo mollare tutto e fare il disegno per il Carlino. Erano spesso vignette di fatti di cronaca proprio perché all’epoca mancavano i fotografi. Molto più raramente i disegni erano di tipo umoristico, i miei preferiti”. Delle oltre
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mille vignette realizzate, John Betti ha raccolto nel volume “Risate in Provincia” le migliori, in occasioni delle celebrazioni dei 125 anni del quotidiano. “Ho voluto intitolare questo libro ‘Risate in Provincia’ –spiega John Betti- volendo dare alla parola ‘provincia’ un significato positivo. In un ambiente ristretto i rapporti umani sono più diretti e anche la satira è più bonaria, anche se non meno divertente di quella che si fa a Roma o a Milano. Ci si prende meno sul serio: prima ci si sfotte a vicenda e poi si è amici più di prima”. Sì, perché quello che John Betti istaura con il suo personaggio, sia che si tratti del soggetto di un quadro o di una vignetta è un rapporto di familiarità: “Il soggetto diventa in certo senso un amico, nonostante delle volte la persona in questione non sia dello stesso parere”. E’ il caso di Alberto Berardi, storico della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano ed ex politico, più volte preso di mira dalla penna di John Betti: “E’ stato il mio primo bersaglio ed è quello a cui sono rimasto più affezionato. La vignetta più famosa è quello che lo raffigura a Fosso Sejore vestito da prostituta. Il disegno voleva mettere in evidenzia il suo bifrontismo: mentre a Fano era un politico d’opposizione, in Provincia era invece al governo”. Ma, nonostante la bonarietà della maggior parte dei suoi disegni, da vero vignettista anche John Betti ha ricevuto una querela: “E’ un titolo di merito per un vignettista che vuol fare della satira.
Capitò diversi anni fa con una signora della politica di Rimini che si offese per una vignetta in cui l’avevo raffigurata come la ‘Gradisca’ dell’Amarcord di Fellini. Poi, però, la querela fu ritirata, la signora capì la vera intenzione della vignetta”. La molla che spinge John Betti a disegnare è la stessa che usa nel concepire e realizzare i suoi quadri caratterizzati da personaggi “morbidi” e sfuggenti, colti quasi di sorpresa dall’occhio del pittore mentre svolgono attività quotidiane. Trait d’union delle sue opere l’amore e il rapporto tra l’uomo e la donna, raffigurati da tele maliziose, donne lussuriose e dipinti dalle tonalità del rosso e dell’arancio, come dimostrano le sue recenti opere “Happy Hour” realizzate per l’ultima edizione della rassegna “Accolta dei Quindici”. “La pittura è un mondo particolare -continua John Betti- e anche lì una piccola storia ce la voglio mettere lo stesso. In questo caso ho pensato allora dell’aperitivo come ad un momento di attesa in cui tutti cercano di apparire omologati al resto delle persone ma con spunti di originalità per emergere, con discrezione, dalla massa”. Vicende raccontate grazie a personaggi umani ma anche tramite animali e, in modo particolare i gatti interpreti di vicissitudini nel ciclo di dipinti intitolato “Le Gattiverie di John Betti”. “Spesso gli animali sono comprimari dei personaggi umani. Con questi soggetti ho potuto approfondire l’espressione e il carattere dei miei personaggi”. Ora John Betti ha in cantiere nuovi progetti come un atlante illustrato per bambini e un calendario disegnato. “Le mie priorità sono cambiate. Se prima non pensavo che a esprimermi per immagini ora sento l’esigenza di scrivere, di fare l’autore”. Un’attività che ha già dato i suoi frutti: John Betti ha partecipato ad un concorso per il quale ha elaborato un personaggio che accompagnava una filastrocca ai disegni e ha realizzato un racconto inedito per ragazzi. Le opere di John Betti sono esposte alla galleria Cigarini di Ginevra in Svizzera e a Fano durante la rassegna estiva d'arte contemporanea e di eventi “Accolta dei Quindici”, oltre che nel suo studio in viale Italia 30. Info: http://johnbetti.blogspot.com
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Nella Prospettiva dei Tempi
Giovanni Di Nicola racconta le vicende sentimental-letterarie di un narratore senza nome alle prese con la vita e Goethe Il primo libro, Clementina, Giovanni Di Nicola se lo è quasi autoprodotto, nel 1998. A pochi chilometri da casa aveva scoperto che un libraio appassionato si era creato una casa editrice piccola e onesta, che distribuiva limitatamente alle Marche e pubblicava solo ciò che a lui piaceva. Contemporaneamente in quegli anni insegnava chimica presso una scuola di parrucchieri gestita dal titolare di una società di management. A lui accennò del libro ed a lui il libro piacque molto. Ne acquistò molte copie e le distribuì in alcuni saloni di parrucchieri come gadget natalizio (al posto delle solite spazzole, disse il manager). L’opera fu apprezzata. Vennero effettuate ristampe, ideate fascette personalizzate e segnalibri originali, ed alla fine cinquemila copie furono distribuite, tramite un circuito nazionale di parrucchieri, per tutta l’Italia. Fu così che l’autore di Clementina trascorse molti sabati pomeriggio ad incontrare signore con i bigodini in testa in saloni dal clima tropicale. Qualche anno dopo la pubblicazione di Ladro di Farfalle (Premio Garcia Lorca, 2002), Giovanni Di Nicola, quarantenne ricercatore in fisica urbinate di nascita, ma con la vita divisa tra Fano e Ancona, torna in libreria decidendo di rivivere con il suo nuovo romanzo, Nella Prospettiva dei Tempi, le singolari vicissitudini legate a Clementina ed alla sua pubblicazione. E il libro segue le vicende sentimental-letterarie di un narratore senza nome alle prese con la vita e Goethe. Un romanzo generazionale e, insieme, di formazione: la formazione di un ragazzino di quindici anni che, da una paternità molto preco-
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Giovanni Di Nicola Nella Prospettiva dei Tempi Graus Editore, Napoli pp. 168 - Euro 12,00
ce, comincia a scalare tutte le tappe impervie dell’adolescenza e della giovinezza, fino a giungere alla pubblicazione del suo manoscritto. La gente è sperduta, ha l’immaginario “colonizzato”, dice Massimo, inseparabile amico del protagonista. Staglia tra la gente profili di persone, Giovanni Di Nicola: sguardi acuti sulla realtà attuale, tra avventure strampalate ed incontri talora surreali, avvalendosi di una trama robusta che scandaglia i sentimenti e i tempi. Vite tutte da inventare, sì, i protagonisti si muovono oscillanti e però si sottraggono “al segno del crepuscolo di questo particolare periodo storico”, monadi metafisiche che sospese nella nostalgia e intanto ben ancorate ai grandi sentimenti - la paternità, l’amicizia, l’amore - ben lungi dall’inquietante panorama che offrono i trentenni di oggi e i loro happy hour, quando i codici comportamentali diventano sintomatici di tutto quello che si è perduto. Strambi e ricchi di umanità, romantici e balzani come in un vecchio film di Nuti, i personaggi di
Giovanni Di Nicola sanno interpretare, ognuno a modo suo, il nostro mondo e ne restituiscono una visione originale: ironica e insieme fonda, con quel sorriso a fior di labbra che accompagna anche le follie per le fiere paesane, imboccando per il verso giusto, se ad un certo punto c’è un libro da promuovere, pure la via del mercato. Stile terso, con la musicalità di una voce giovane e autentica, e una capacità di scrittura che ghermisce il lettore, coinvolgendolo con un ritmo continuo e senza pause, senza inutili digressioni, eppure con uno scandaglio sempre vigile ai sentimenti, alle pulsioni. Una prosa che non indulge a compiacimenti, e che è già marchio d’autore. Nella prospettiva dei tempi (targa al “Premio internazionale Iride”, finalista al “Premio Logos” e segnalazione per originalità e interesse al concorso letterario “Chiave di svolta”) è un romanzo di piacevolissima lettura, che tocca i nervi scoperti di questi tempi “brandizzati invasivamente”, e ne sonda l’anima stordita da un frainteso senso di libertà.
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Lorenzo Giovagnoli: “Gli Odessa? Sono una mia creatura” Dalle origini ai concerti in giro per il mondo fino ad arrivare all’ultimo lavoro “The Final Day” gli Odessa ne hanno fatta di strada Ha ricevuto 5 stelle nel prestigioso magazine americano “Progressive World”. Si tratta di “The Final Day – Il giorno del giudizio”, l’ultimo lavoro degli Odessa, band fanese formata da Lorenzo Giovagnoli (canto e tastiere), Giulio Vampa (Chitarra elettrica e cori), Valerio de Angelis (Basso e cori), Marco Pacassoni (Batteria). Straordinario quartetto di Hard Rock/Art Rock con due album all’attivo e un’intensa attività concertistica alle spalle in palchi nazionali ed internazionali. Gli Odessa non si possono racchiudere in una definizione, definirli band hard rock o art rock o progressive rock è già riduttivo perché nella musica degli Odessa si notano influenze psichedeliche ma la musica degli Odessa prende spunto anche dai cantautori italiani vecchio stampo ed ha una vena dissacrante e ironica in alcuni tratti. Nelle canzoni dell’ultimo album non manca la critica alla società e al consumismo imperante, che trapela in “Compra” né una vena romantica e poetica come in “Piccolo Sole mio”. Nel repertorio live degli Odessa è contenuta tutta la storia del rock: Pink Floyd, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Deep Purple. A proposito di Deep Purple gli Odessa hanno suonato niente meno che con il batterista originale della celebre formazione inglese Ian Paice, nel dicembre del 2000 al Teatro della Fortuna. Più ha intervistato il cantante, Lorenzo Giovagnoli. Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini? La band è nata nel 1998 grazie all’interessamento di Loris Furlan. Nel 1994 io incisi un demo tape con il mio primo gruppo, gli “Oscuri Manifesti”, che diventò Top Demo in un numero di Metal Shock e così venni contattato da un certo numero di persone interessate all’ascolto, tra cui Loris, che è giornalista musicale e proprietario della Lizard Records, e con il quale divenni amico. Così lui pensò a me tre anni dopo, quando la Mellow Records cercava un nuovo gruppo da produrre. La sua telefonata, e la sua proposta, mi colsero molto alla sprovvista, ma fu solo per un attimo: accettai di buon grado di fargli sentire del materiale, e mi misi subito all’opera, attingendo e rielaborando alcune idee che avevo lasciato a sedimentare e
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l’ultimo materiale che avevo scritto per gli Oscuri Manifesti. Una volta fissate le parti, cercai dei bravi musicisti da coinvolgere; Come è nato invece il nome della band? Sempre un’idea di Loris Furlan. Io avrei voluto riprendere il nome Oscuri Manifesti, visto che molti brani come Esilio, La Sfera o L’angelo li avevo già portati in giro con questo nome, del quale mi piaceva soprattutto l’ossimoro “oscuro”- che cela“manifesto” – che mostra-. Loris mi spiegò che “Odessa”, oltre ad ammiccare al progetto italiano d’annata, da cui comunque prendevamo spunto, era di maggiore impatto e di più facile memorizzazione anche per un pubblico straniero, e dovetti riconoscere che aveva ragione, e non ci volle molto per affezionarcisi.
basso’, avere un confronto con il pubblico, sperare di acquisire visibilità con i concerti e allargare la sua popolarità da noi non credo possa farcela, non ha un circuito, un ambiente adatto. Noi oggi veniamo da 10 anni di attività totalmente indipendente, abbiamo raggiunto traguardi importanti e abbiamo un buon numero di persone che ci seguono, ci stimano e si divertono; Vogliamo però arrivare ad incrementare la nostra attività concertistica e ci stiamo dando da fare in quel senso.
Come definireste il vostro nuovo album, The Final Day? Non si tratta di un disco derivativo del progressive anni’70, ma di un lavoro di gusto moderno che non nasconde radici e riferimenti. The Final Day è musicalmente molto complesso, vocalmente estremo, ma l’ascolto non ne viene necessariamente appesantito, lo consiglierei a chiunque piaccia del rock. Credo inoltre che il sound sia molto originale e renda il nostro stile piuttosto riconoscibile.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori? Si, oggi la musica dal vivo, e non parlo dei grandi palchi dei big, è messa male. Sosteniamo la musica dal vivo, se un gruppo o un artista vi piace, seguitelo nei club, se siete dei musicisti proponetevi, bisogna riabituare le persone a considerare il concerto come una valida (e più stimolante) alternativa per una serata. Grazie, a presto Lorenzo Giovagnoli.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale? ‘Viene la sera’ è il mio brano preferito perché lo trovo molto intenso e quando lo canto mi emoziono quasi sempre. Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound? In ordine sparso Lucio Battisti, Supertramp, Deep Purple, Alan Parsons Project, Area, Sting, Steely Dan, America, Dream Theater, Quincy Jones, PFM, Free, Lloyd Webber, Rare Earth, Stevie Ray Vaugan, Dixie Dregs, Brian Auger, Steve Vai, Stevie Wonder e davvero tanti altri; E’ difficile sfondare nel panorama musicale italiano? Non so se sono in grado di parlare dell’intera scena musicale italiana, quello che è evidente è che oggi ci sono moltissimi gruppi, e in generale è molto difficile, e sempre più, trovare dei canali per esibirsi dal vivo. Per cui un gruppo che voglia arrivare ‘dal
Progetti per il futuro? Continueremo a proporre la nostra musica nei festival e nelle sale da concerto esteri, e ci piacerebbe poter raggiungere palchi altrettanto importanti in Italia, che è la nostra patria.
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Le mode e i colori dell’inverno Terminata l’estate è arrivato il momento del cambio di stagione e scoprire le nuove tendenze di Mariolina Palazzi
Cosa compro questo mese? Le proposte per l'autunno inverno sono svariate, ecco alcuni consigli pratici per acquistare qualcosa di nuovo e creare un mix personale che rinnova l'amore per la moda ad ogni cambio stagione. Le sfilate per l' A/I 2010-11 ci presentano collezioni sempre creative dove forti sono i contrasti: una donna androgina o femminile, una donna street style o romantica, una donna classica o rocchettara, una donna bon ton o pop anni'80. Per un inverno a prova di freddo la pelliccia, proposta nelle due formulazioni antitetiche (vera o ecologica), è usata quasi come fosse un tessuto: per giacconi, cappotti, gilet. La lana diventa protagonista che sia sottile o tricot, cotta o bouclè, traforata o a macrotrecce. Total lana da indossare a strati e variazioni sul tema: cappotti e maxipull, abiti corti e lunghi, maxicolli e sciarpe, cappelli e guanti o manicotti, calzettoni e leggins. I cardigan over, avvolgenti si portano come soprabito oppure in versione allungata e aderente da strizzare in vita con la cintura.
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Sperimentazioni sulla pelle: black leather per un look ribelle. I giubbini sono zippati, i tubini e i pantaloni diventano una seconda pelle per uno stile sexy e audace...I love rock'n'roll!! Revival anni Cinquanta: la silhouette in primo piano con gonne a tubo e abiti da neo pin-up. Le gonne sono anche a ruota romantiche e iperfemminili dal taglio sartoriale strette in vita e lunghezze al ginocchio… très chic!! La moda è anche minimal e austera nei pantaloni a palazzo o slim, nei pull di lana o nelle camicie dai colori neutri. Per finire arriviamo proprio a parlare dei colori che troveremo nelle vetrine dei negozi. Il grigio è la tinta più sofisticata che varia cromaticamente tra fumo, cenere e asfalto. Il cammello è la nuance bon ton per eccellenza, il classico dei classici che tinge di nuovo i capi di stagione. Il blu può essere profondo quasi black o elettrico. Il bianco è un classico che non annoia mai ed è sempre legato all'intramontabile nero a meno che non si decida di optare per un look total white. Il verde è oliva e dona grinta ai capi che ricordano quelli usati per la caccia e la pesca. Il rosso è scarlatto, cardinalizio o barocco, per chi vuole osare ed è stanco dei colori austeri e castigati. Vi consiglio di recuperare tutto quello che potete dagli anni passati ma poi tuffatevi subito negli acquisti pazzi di queste nuove collezioni e allora.... buon shopping a tutte!!!
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Alla Edil Infissi non esistono le stagioni
Edil Infissi _ Via Canale Albani, 2 _ 61032 Fano (Pu) tel. +39 0721 863966 _ www.edilinfissifano.it
L’inverno è alle porte ma alla Edil Infissi hanno pensato anche alla stagione fredda ed hanno in serbo una serie di interessanti soluzioni per trasformare spazi che altrimenti non sarebbero sfruttati come in estate. L’azienda fanese, che opera nel campo della fornitura e del montaggio degli infissi e dei serramenti, nel corso degli anni si è altamente specializzata per regalare alla vostra abitazione un nuovo look dal punto di vista degli esterni.
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Questo grazie a prodotti affidabili e duraturi nel tempo che vi permetteranno di realizzare piccoli loft nel giardino oppure angoli relax nel terrazzo. Ambienti perfettamente isolati che possono essere riscaldati durante l’inverno e refrigerati in estate. Il tutto nel segno della sicurezza. Perché perdere l’occasione di vivere “tutta” la casa. Alla Edil Infissi troverai sicuramente il prodotto che stai cercando e come d’incanto non esisteranno più le stagioni.
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Archivivi, quando la fotografia si fa passione Nel cuore di Ancona un circolo creato da un gruppo di appassionati di fotografia, sempre più in crescita di Sauro Marini Il Circolo fotografico Archivivi nasce nel gennaio 2008 come sezione dell’Associazione Archivivi, per iniziativa di Piergiorgio Moretti, sostenuto in questo da Flavio Petrini e Sauro Marini e da alcuni altri appassionati di fotografia. Lo scopo del Circolo è scaturito dall’interesse che i fondatori nutrono verso questa stupenda forma di passione/arte, con l’intento di allargare la cerchia di appassionati, divulgare le conoscenze tecniche e creare un gruppo di soci in cui la condivisione e l’affiatamento riescano a far vivere la passione comune nel modo più gratificante. Nel breve periodo di circa tre anni trascorso dalla sua fondazione, il Circolo – che ad oggi ha coinvolto complessivamente oltre 250 iscritti - ha messo in piedi una attività di tutto rilievo, organizzando in primo luogo corsi a carattere tecnico:
fotografia di base, postproduzione, fotoritratto in studio e ambientato, still-life. La fotografia, nonostante ciò che credono in molti, non trova il suo unico o fondamentale pilastro nella tecnica; chi pensa che con un’ottima macchina fotografica si realizzano automaticamente ottime foto compie un errore grossolano. Saper fotografare – come ha saputo sintetizzare meglio di chiunque altro Cartier Bresson - richiede che occhio, cervello e cuore si sintonizzino sulla stessa linea; in fondo a questa linea la macchina fotografica diventa strumento di ciò che vogliamo (e sappiamo) realizzare. In questa ottica i principi compositivi (peraltro condivisi con tutte le forme di espressione visiva) assumono una rilevanza fondamentale, e per questo le attività del Circolo prevedono uscite fotografiche di gruppo, durante le quali i parteci-
panti - sotto gli occhi dei più esperti - realizzano le proprie immagini, che poi diventano oggetto di discussione durante le serate in sede. Un’altra attività interessante è l’incontro con autori marchigiani, che si avvicendano presso la sede del Circolo per proporre e discutere di fronte ai soci i propri lavori. L’adesione alla FIAF - Federazione Italiana Associazioni Fotografiche - fa si che il Circolo partecipi con i suoi iscritti alle attività organizzate dalla Federazione stessa, che si articolano in mostre, convegni e altre iniziative. Attualmente Archivivi Foto sta organizzando, insieme alla FIAF della Provincia di Ancona, la mostra dei circoli associati; la manifestazione, che è incentrata sul tema “Musica e dintorni”, si svolgerà nei locali della Mole Vanvitelliana da sabato 23 ottobre a domenica 7 novembre e vedrà la partecipazione di 12 Circoli della provincia, con un numero di fotografi che in questa edizione dovrebbe superare i 100 con oltre 350 fotografie esposte. Tra le attività correnti c’è poi da segnalare il Corso di fotografia di base, che prenderà il via il 18 ottobre, e per il quale sono aperte le iscrizioni.
Per informazioni e iscrizioni sono a disposizione il sito http://foto.archivivi.com e la mail archivivifoto@aruba.it; il Circolo è anche presente su Facebook (ricercare Archivivi Foto).
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Pin up, le ragazze belle sono quelle.. in carne Grazie a Simona Sessa, ospite anche nel salotto di Chiambretti, si rivaluta finalmente la donna formosa e Mediterranea di Alberto Bignami
Giornalista, scrittrice, blogger, pin up, docente di seduzione e femminilità e molto altro. Questa è Simona Sessa, (nata a Napoli ma residente da anni ad Ancona) recentemente ospite del salotto di “Chiambretti Night” e delle pagine di quotidiani e magazine nazionali. Un personaggio poliedrico che ha spaziato a 360 gradi nella comunicazione e nell’immagine. Attualmente è la comunicatrice in chiave sexy Pin Up, completamente assorbita con la sua attività
nei media e nella comunicazione e nota per il suo progetto culturale di rivalutazione della donna formosa: il classico modello mediterraneo. A ciò si è aggiunta anche l’idea di un calendario che combatte anoressia, bulimia e disturbi alimentari a colpi di curve. Scatti doc che immortalano dodici belle ragazze, tra esordienti e modelle, un tempo ammalate o insoddisfatte del proprio corpo, ora perfettamente guarite. L’idea del calendario è venuta alla Sessa che ha sofferto per venti anni di bulimia, che l’ha segnata profondamente come donna e professionista e la spinge ora ad aiutare le donne malate e sofferenti. “Per tanto tempo durante questi anni – spiega Simona – mi chiedevo il perché di tanto dolore e disperazione. Oggi, a distanza di 20 anni, ho capito la mia “missione”: aiutare tante donne ad uscire dai disturbi alimentari per evitare loro ciò che ho provato. E questo ha dato un senso a tutta la mia vicenda dolorosa”. La scelta delle ragazze del calendario è stata fortemente condizionata anche dalle vicende personali di alcune di loro come Saryn, taglia 46-48 (Sara Marcon, 20 anni studentessa) ex ammalata di bulimia e anoressia che rivela: “Ho iniziato a soffrire di bulimia a 15 anni, e la malattia è durata fino a poco tempo fa. La mia storia è molto lunga, fatta di periodi sereni e di ricadute. Inizia a 15 la mia dipendenza con la bulimia... Dapprima fu anoressia. A 17 anni arrivai a -25 kg dal mio peso iniziale, non riuscivo più a vivere, avevo fame, ero debole… Grazie a un mio ex ripresi peso ma quando ci lasciammo ricaddi nella bulimia e tornai a essere una taglia over. Poi un giorno sono venuta a conoscenza del progetto Pin up del 2000 di Simona Sessa e decisi di mandare delle mie foto... E sono stata scelta per il calendario. Ora sono una taglia 46-48, sono morbida e felice, le mie curve mi fanno stare bene e ho finalmente capi-
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to che devo accettami cosi come sono perché è cosi che mi piaccio davvero. Grazie al calendario di Simona ho trovato l'autostima perduta e sono finalmente riuscita a capire che sono bella così senza dovermi fare più male”. Miss Vivien, taglia 44 (Romina Michelon, 28 anni, barista): “Ero ingrassata a causa di una depressione e di un disturbo alimentare che mi ha fatto aumentare di 40 chili. Non riesco a descrivere cosa mi ha portata a rifugiarmi nel cibo per consolarmi, ma penso di avere una storia da raccontare. Trovo che sia valido il progetto di Simona che mi ha aiutata molto e prossimamente voglio scrivere un libro sulla mia esperienza”. É legato ai diktat di estrema magrezza il calvario di Jane Butter, taglia 44 (Francesca Marcucci, 40 anni, insegnante): “Aver avuto un uomo super palestrato e che mi voleva magra e non abbondante è stato l’inizio del mio calvario – spiega -. Ero ossessionata dalla palestra e mi sono messa a dieta ferrea con esclusione assoluta di dolci e pasta. Ero arrivata a pesare 54 kg. Mi sentivo in colpa se mangiavo anche un semplice cioccolatino. Avevo paura di non piacergli più. Ora ho perso quel fidanzato e ho trovato 6 kg. Mi amo tantissimo e ho un sacco di corteggiatori.. Averlo capito prima!”. Infine Lady Delish, taglia 48 (Giulia Orsogna, modella plus size professionista), che nell’adolescenza alternava periodi di abbuffate a digiuni, conclude: “Ho aderito all’iniziativa del calendario perché è importante sensibilizzare le persone sui disturbi alimentari; è ora di iniziare a ribellarsi ai canoni mediatici! Noi Pin Up del 2000 mostriamo la sensualità femminile giocando con le nostre splendide forme, tanto bandite dalle passerelle e desideriamo lanciare un messaggio importante alle donne: vogliatevi bene ..chilo dopo chilo.”
Info nel sito ufficiale dell’associazione Pin Up del 2000 www.pinupdel2000.com e www. modellepinup.com
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Ecco il Gruppo Storico Città di Corinaldo "Combusta Revixi" Sbandieratori, musici e arcieri fanno rivivere la storia con abiti rigorosamente riprodotti sulla moda del ‘500 di Francesco Spallacci
Il Gruppo Storico "Combusta Revixi" si costituisce nel 1980 come parte dell’associazione "Pozzo della Polenta" di Corinaldo in provincia di Ancona. Le esibizioni coreografiche, le animazioni di sfilate, cortei storici, manifestazioni di ambienstazioni medioevali e rinascimentali di arcieri, tamburi, sbandieratori e chiarine fanno del gruppo una delle compagnie piu complete ed affermate d'Italia. Completano tutte queste capacità espressive l'utilizzo di abiti rigorosamente riprodotti sulla moda di inizio '500. IL GRUPPO SBANDIERATORI basa la propria attività sul recupero di antichi manuali di maneggio della bandiera (come quello del 1638 di Francesco Ferdinando Alfieri) effettuando così, coadiuvati dalle sonorità marziali dei Tamburi e delle Chiarine, spettacoli e parate di tipo militare in cui il gioco della bandiera ripropone con impegno e rigore storico le coreografie e le evoluzioni degli sbandieratori medievali e rinascimentali. Da alcuni anni, inoltre, gli Sbandieratori “Combusta Revixi” hanno intrapreso un ulteriore percorso espressivo parallelo nel quale, durante gli spettacoli di piazza, alla tecnica si affianca lo studio di complicate coreografie, l’utilizzo di luci, musiche e giochi pirotecnici, di spade e catene infuocate, narrando di assedi e battaglie, di eroiche gesta
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e valorosi combattimenti, di miti e leggende che lasciano incantati e meravigliati gli spettatori di qualunque età e soddisfano, almeno in parte, il bisogno, che ognuno di noi ha, di sognare e di rivivere quelle avvincenti e irripetibili epoche che furono il medioevo e il rinascimento. Nella Contesa di luglio è stato presentato il nuovo spettacolo "Dracula" che narra la storia rinascimentale del Conte Vlad, con colonne sonore, luci, effetti pirici ecc..
vimento. Tante le uscite e le esibizioni in Italia e alcune anche in Europa, solo nella stagione estiva 2010 i ragazzi del Combusta Revixi hanno realizzato più di 40 esibizioni.
IL GRUPPO MUSICI FORMATO DA TAMBURI E CHIARINE si costituisce agli inizi degli anni 80. Si esibisce con costumi storici del pieno rinascimento accompagnando cortei o proponendo spettacoli appositamente richiesti. Rispetto ai primi anni, in cui il ruolo fondamentale del gruppo tamburi e chiarine era incentrato nel gestire il corteo storico, dirigendo il passo con i ritmi cadenzati delle marce, negli ultimi anni ha invece subito notevoli progressi, affiancando ad esibizioni di tipo rigorosamente storico, veri e propri spettacoli. Il gruppo si è dimostrato infatti in grado di rappresentare egregiamente storie, fatti e contenuti della letteratura del periodo medioevale e rinascimentale con coreografie e scenografie interamente articolate a ritmo di tamburi e a squilli di Chiarine! A luglio i ragazzi hanno presentato il nuovo spettacolo "Prometeo e la Scintilla di Fuoco" che narra la leggenda del mito greco con narrazione, coreografie e ritmi coinvolgenti del gruppo tamburi e chiarine. IL GRUPPO ARCIERI è parte del Gruppo Storico Città di Corinaldo sin dai primi anni 80 e nasce con lo scopo di favorire in Italia e all'estero la conoscenza della cultura medievale e rinascimentale organizzando palii, tornei ed esibizioni con archi storici senza l'utilizzo di mirini di precisione o di bilancieri, facendo rivivere nelle vie e piazze un angolo di storia. Gli Arcieri di Corinaldo si esibiscono inoltre in avvincenti gare di abilità come il tiro al bersaglio classico, il tiro al piattello con caduta di coriandoli, il tiro agli anelli colorati, il tiro al piatto nascosto, il tiro al piatto su torre umana. In occasione di spettacoli notturni, gli Arcieri si esbiscono in suggestivi lanci di frecce infuocate e dardi esplosivi che, causando l'accensione di spettacolari fuochi pirotecnici, catturano inevitabilmente e stupiscono il pubblico presente. Il Gruppo attualmente è formato da oltre cinquanta elementi, tutti ragazzi e ragazze che uniscono la passione per l'arte storica al divertimento dello stare insieme in un gruppo che è sempre in mo-
Sito web: www.gruppostoricocorinaldo.it
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Scuderia Fabriano, questa sconosciuta Cresciuta negli anni, ha piloti di tutto rilievo anche a livello internazionale
di Giancarlo Pellacchia
Vi sono spesso delle realtà sportive che sono al più delle persone sconosciute. Realtà importanti di cui non si sa pressoché nulla. Mi capita molto spesso di parlare con delle persone di Fabriano che, quando gli dico che nella loro città c’è una scuderia automobilistica che partecipa a campionati di altissimo livello, cadono dalle nuvole e mi dicono: “sai che non ne sapevo niente”. Peccato. In un panorama sportivo dominato dal calcio gli sport cosiddetti minori trovano difficoltà ad emergere. La scuderia di cui parlo è la Scuderia Fabriano che è stata pensata e fortemente voluta da Alberto “Nelson” Marani, il quale, nel 1993 dopo alcune esperienze sui Kart e sulle vetture turismo, decise di creare una struttura che aiutasse tutti quelli che volevano intraprendere questo sport, così bello ma così dispendioso. La Scuderia Fabriano è dunque frutto della passione. La passione di chi ama follemente uno sport così bello. Parlavo di realtà importante.. e come non definire una scuderia che negli anni è cresciuta tantissimo portando piloti a correre in moltissimi campionati in Italia, fino ad arrivare alle gare ed ai successi internazionali? Si, perché la Scuderia Fabriano ha visto i suoi piloti ottenere dei risultati di tutto rilievo anche a livello internazionale. Come altrimenti definire la vittoria del Campionato Italiano Ferrari Challenge e la vitto-
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ria nella finale Mondiale dello stesso campionato avvenuta nel 2005 ad opera di un giovanissimo Michele Maceratesi? Già, da quella volta il nome della Scuderia Fabriano è iniziato a svettare alto nel panorama motoristico mondiale. Pensare che nel 2006 il fabrianese Luca Riccitelli ottiene il secondo posto nel Campionato Mondiale FIA GT2 e che nel 2008 il pilota Max Blancardi, a bordo di una Ferrari 430 si è laureato Campione Europeo del Ferrari Challenge,mentre Michele Maceratesi, con una Ferrari 430 GT2, vince il Campionato Europeo International Open Gt, ancora mette i brividi. Tantissime poi le soddisfazioni nel Kart, nelle corse in salita, nelle gare in pista e su terra. Piloti come i Paoloni sulla terra, Picchi e Giardini sulle salite, Giulietti e Simonetti sui Kart tanto hanno dato, divertendosi e facendoci divertire. Nel frattempo i “piccoli uomini crescono” e così, il fabrianese Daniel Mancinelli, sin dalla tenerissima età dei suoi esordi, pilota della Scude-
ria Fabriano, porta il vessillo di quest’ultima ai più alti livelli del mondo motoristico avendo vinto l’anno scorso il Campionato Italiano Formula Reanult 2.0 e quest’anno partecipando al Campionato Italiano di Formula 3. Purtroppo la crisi economica ha colpito duramente anche questo sport e gli iscritti negli ultimi due anni sono calati sensibilmente. Attualmente la Scuderia Fabriano annovera una quarantina di iscritti che militano in molti campionati ottenendo risultati di prestigio ovunque. I riflettori sono puntati attualmente sul Ferrari Challenge Europa, dove sta battagliando molto bene Max Blancardi e sul Campionato Italiano di Formula 3 dove Daniel Mancinelli sta andando fortissimo avendo in prospettiva, in caso di vittoria, niente di meno che un test con il team Ferrari di Formula 1. Crisi o non crisi siamo sempre qui, perché una volta che l’odore dei box ti è entrato nelle narici è difficile poi farne a meno.
Gianmarco “Fraska”, ecco a voi il “Cantaudor” Anconetano, è il primo cantautore italiano di musica pop e swing prodotto da Sergio Caputo di Alberto Bignami Gianmarco Fraska è il “Cantaudor” anconetano, un cantautore di musica pop e swing. Il suo talento musicale si rivela da subito quando, a 8 anni, vince un concorso canoro radiofonico grazie agli incoraggiamenti della mamma francese che canta in una corale lirica, del nonno fisarmonicista e dello zio sassofonista e clarinettista. Il suo sito internet, www.gianmarcofraska.com è ricchissimo di video, immagini e curiosità. Musica da ascoltare navigando sulle onde del web. Oggi, Fraska, di anni ne ha 30. Anni che passano dunque, ma anche anni durante i quali sono aumentati i successi e le soddisfazioni. Fraska, cosa dire di questo 2010? “Questo è stato un anno memorabile perché è avvenuto un incontro speciale. Fino al 2009 il mio sogno era quello di trovare un produttore serio, così, seguendo come sempre l’istinto, ad aprile del 2009 sono partito per Milano per andare ad ascoltare Sergio Caputo e, a fine concerto, lasciargli un mio cd con canzoni scritte in quel periodo”. E poi cos’è successo? “Dopo un paio di mesi ricevo la chiamata che ho sempre sognato di ricevere: era Sergio con un contratto discografico di 3 anni già pronto, l’invito di esibirmi ai suoi concerti di Roma e Milano a primavera 2010 ed il progetto di uscire con un mio album prodotto e arrangiato proprio da lui e dai suoi musicisti”.
perché oramai con Internet è molto più semplice arrivare alle orecchie della gente. Come si sente sapendo di aver colpito nel cuore Caputo? “Sapere di essere il primo cantautore italiano prodotto da Caputo mi riempie di gioia ma anche di responsabilità poiché è molto difficile emergere e soddisfare nel mercato attuale, che si consuma così velocemente tra reality, illusioni continue e pirateria libera; una cosa che non tollero perché toglie ossigeno a giovani artisti emergenti come me che vorrebbero vivere con la loro musica. Per tutti questi fattori io resto molto con i piedi per terra, forse perché mi sono costruito tutto da solo nella diffidenza di una provincia così poco aperta ad artisti locali ma che ringrazio perché solo grazie agli ostacoli si riesce a crescere e a proseguire nel cammino. A cosa sta lavorando adesso? Recentemente ho scoperto l'energia che scorre nei teatri e in chi fa teatro dopo aver scritto il brano "Mi allontano", ispirato alla storia dei rifugiati politici della provincia di Ancona per un progetto del Comune di Ancona e della compagnia Recremisi e che stiamo portando in giro nella Regione. Nel frattempo continuo a scrivere canzoni in un’accogliente cittadina come Sirolo e a lavorare ad un vero e proprio Concerto Spettacolo con la mia Fly Band (7 musicisti che adoro e che mi seguono da 3 anni) dove si parlerà di me, di come nasce un cantautore.
E per il prossimo anno cosa ha in mente? Dal 2011 vorrei portare questo spettacolo nei teatri della mia Regione, anche quelli piccoli che sono delle “bomboniere d’arte”. Un sogno che coltivo da qualche anno per entrare nel cuore della mia gente, l’atmosfera che respiro grazie al fascino delle Marche e che potrebbe portarmi lontano.
Una gran bella soddisfazione. Ci parli allora di questo album. “L’uscita del mio primo album a livello nazionale è prevista per l’autunno del 2010. Conterrà 10 inediti scritti da me, alcuni dei quali il mio pubblico conosce già, come “Amore Piccolina” (il mio cavallo di battaglia), “Chiara” (il brano che ha colpito al cuore Caputo) e Portonovo (il mio primo singolo che mi ha fatto conoscere nelle Marche) ma anche un regalo di Sergio che ancora non posso svelare. Saranno canzoni che parlano d’amore nella maniera che mi contraddistingue e che amo definire “Romantic & Swing” perché influenzate dall’ascolto sin da ragazzino di artisti come Fabio Concato, Gino Paoli, Raf e Simply Red per poi arrivare quasi ventenne allo swing di Caputo, Sinatra e Buscaglione. Riguardo alla distribuzione, tutto dipenderà da quanto le case discografiche saranno interessate al nostro progetto (in questi giorni Sergio è al lavoro) altrimenti l’album verrà comunque pubblicato dall’etichetta indipendente di Sergio e per me sarà in entrambi i casi un grande stimolo
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Al Teatro della Concordia di San Costanzo va in scena Territorio Musicale Prenderà il via il 16 ottobre il festival dedicato ad artisti nazionali e stranieri Race per Interbang Records ad ottobre 2010 l'intera formazione che ha partecipato al progetto Fatalists accompagnerà Hugo per le date autunnali di ottobre e novembre. Con lui, oltre a Diego Sapignoli e Antonio Gramentieri dei Sacri Cuori, già visti con lui nel tour estivo, ci saranno Vicki Brown (Calexico) e Erik Van Loo (Willard Grant Conspiracy). "Fatalists" è un disco particolare, nato quasi per caso, realizzato in un antica villa nella campagna italiana durante un difficile periodo di convalescenza dovuto ad un attacco di polmonite cha ha colpito Hugo alla fine di un tour con i True Spirit. Ne è uscito fuori una sorta di concept sulla morte e la fragilità umana, dal sound prevalentemente acustico e cantautorale, un lavoro intimo e intenso che segna un nuovo capitolo nella sua fenomenale carriera.
di Marco Spadola
Sarà una grande stagione di musica al teatro della Concordia di San Costanzo con i concerti di Territorio Musicale, il festival che da nove anni porta sul palco artisti di fama nazionale e internazionale. Questi eventi avevano luogo normalmente d’estate tra Urbania, Urbino e Sant’Angelo in Vado; mentre d’autunno e d’inverno il festival si spostava nei teatri: in molti ricorderanno il grande concerto di John Cale, fondatore dei Velvet Underground, al Sanzio di Urbino. E poi Teresa De Sio, Tonino Carotone, The Legendary Pink Dots, Sodastream, The Hub, Folkabbestia, Quintorigo, Il Parto delle Nuvole Pesanti e tanti altri. Ora trova una nuova location grazie alla collaborazione del Comune di San Costanzo e del giovane assessore alla Cultura Filippo Sorcinelli che ha voluto fortemente l’iniziativa. “Il nostro teatro ha iniziato già dallo scorso anno ad aprirsi alla musica contemporanea proponendo il grande jazz con Jazz ‘in Provincia. La mia idea è di trovare spazio anche per la musica indipendente e con Territorio Musicale ci siamo intesi subito! Proporremo due artisti di fama internazionale, conosciuti dai cultori di musica indipendente e raffinatamente extra–colta”. Sabato 16 ottobre si esibirà Matt Elliott. Il cantautore di Bristol ed ex rappresentante della scena elettronica inglese con i Third Eye Foundation è oggi un sublime maestro del folk contemporaneo, nuovamente in tour dopo l'uscita dello splendido box "Songs" contenente tutte le sue ultime opere cantautorali. "A prescindere dalle denominazioni, quel che impressiona nella perenne evoluzione di Matt Elliott – scrive la critica – è la sua capacità di porsi continuamente in discussione come
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uomo e come artista, curando con precisione certosina ogni elemento. Per dar luogo a un'opera schietta e quanto mai personale, la cui ragione di fondo risiede infine nella non comune energia interiore, a livello umano e intellettuale, che delinea la nitida fisionomia di un artista moderno, capace di esprimere secondo una notevole varietà formale l'angosciosa testimonianza del tempo presente, non solo dal punto di vista strettamente musicale". Giovedì 4 novembre arriverà il fondatore dei Bad Seeds di Nick Cave, Hugo Race con la sua band dove spiccano componenti importanti della scena musicale internazionale. Lo storico personaggio della scena di Melbourne ha vissuto a lungo tra Europa e Australia, e per alcuni anni anche in Sicilia, dando vita, partecipando e producendo innumerevoli progetti, allontanandosi anche dai generi che più lo contraddistinguono, il bluesrock e la neo-psichedelia, per avventurarsi nel mondo dell'elettronica e della sperimentazione. In occasione dell'uscita del nuovo disco di Hugo
PER INFORMAZIONI: (biglietti, abbonamenti, ecc.) è possibile contattare questo numero: 3890564831 (Stefano).
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Voglia di tennis? Vieni al Circolo Al Circolo tennis Fano dal 4 ottobre riprenderanno i corsi invernali dedicati ai bambini, ai ragazzi e agli adulti Amanti del tennis non vi preoccupate. Anche se l’estate è oramai finita al Circolo Tennis Fano proseguono i corsi della scuola tennis federale diretta dal Maestro Federico Cinotti che per la stagione fredda si sposteranno nei campi coperti. I corsi di mini tennis dedicati ai bambini dai 5 ai 9 anni sono sicuramente lo step più importante per avvicinarsi a questa disciplina. “Questa è una fascia di età -spiega Cinotti- in cui i bambini devo per prima cosa essere avviati all’attività sportiva e poi avvicinati al tennis. Per questo motivo i corsi sono divisi in due parti. Quella generale in cui il bimbo deve sviluppare elementi come la destrezza, l’equilibrio o la coordinazione anche attraverso il gioco, ed una speciale dedicata ai movimenti che invece fanno parte del tennis. Siamo in una fascia di età in cui questi piccolissimi atleti assorbono con maggiore facilità gli insegnamenti sia dal punto di vista fisco che mentale e per questo è fondamentale che imparino a muovere con armonia ed equilibrio il proprio corpo. In questo modo per loro sarà più semplice acquistare la padronanza con questa disciplina”.
Per i bambini dai 10 ai 13 anni la scuola tennis svolge invece dei corsi di perfezionamento durante i quali la parte tecnica viene sviluppata con maggiore attenzione per fare i modo che questi atleti in erba siano in grado di affrontare il campo in maniera corretta. Dopo il perfezionamento si passa alla fase di specializzazione (dai 14 ai 16 anni) dove i ragazzi vengono preparati alla competizione. “Ci troviamo di fronte a degli atleti –riprende Cinotti- in grado di incrociare le racchette anche dal punto di vista agonistico perché con la specializzazione lavoriamo molto sull’affinazione della tecnica e della tattica”. Infatti, nel corso degli anni, alcuni dei ragazzi che sono usciti dalla scuola tennis hanno partecipato e conseguito risultati di prestigio in diversi tornei e campionati regionali e nazionali ed il Circolo Tennis Fano oggi può vantare una squadra maschile che milita in serie C, una in serie D ed una femminile che invece si trova in serie C. La scuola tennis comunque non trascura nemmeno gli adulti che si vogliono avvicinare a questa disciplina in maniera amatoriale grazie ad appositi corsi di avviamento e perfezionamento che si tengono la mattina e la sera, sia in maniera individuale che a gruppi. Anche queste persone possono partecipare a tornei adatti ai loro livelli che il Circolo propone durante l’anno.
Il maestro del Circolo tennis Federico Cinotti
Corsi e attività del Circolo Tennis Fano Al Circolo Tennis Fano sono in programma anche corsi di attività motoria di base generale per bambini/e dai 3 ai 5 anni durante i quali i baby, attraverso attività mirate, oltre a prendere coscienza con il proprio corpo potranno approcciarsi nella maniera più adeguata alla disciplina sportiva. Per quanta riguarda l’attività agonista senior del circolo tennis a novembre riprenderanno i campionati invernali e i tornei week-end riservati a soci e corsisti della scuola.
PER INFORMAZIONI: Scuola Tennis C.T. Fano Direttore: maestro Federico Cinotti Mini tennis Avviamento Perfezionamento Agonistica Corsi adulti Tel Maestro: 338.7678.518 Per info tesseramento soci e prenotazioni campi: Tel. 0721.86.36.85 orario ufficio
ESPERIENZA COMPETENZA PROFESSIONALITÀ
Scuola Tennis CT Fano Tutti i corsi e lezioni saranno tenuti da tecnici e maestri della Federazione Italiana Tennis
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Verde speranza
L’Ama Juventus Fano è attesa da un torneo di sudore, lacrime e sangue di Sandro Candelora
Nomen omen. Il destino è racchiuso nel nome, dicevano i latini. Nel caso dell’Alma Juventus è il caso di augurarsi che, come recita il motto, la gioventù si riveli davvero eccelsa. Al momento, tuttavia, solo di giovinezza si tratta e solo il tempo dirà se sia di lega pregiata ovvero modesta. Ai nastri di partenza del campionato di Seconda Divisione 2010-2011 la squadra granata si è infatti presentata profondamente rinnovata e non meno ringiovanita. Stanti le ineludibili necessità di far quadrare i conti, la società ha sacrificato sull’altare del bilancio l’intero asse portante
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del gruppo, di fatto quel nucleo di giocatori che garantivano qualità, esperienza, sostanza, contribuendo inoltre non poco ad esaltare lo spirito collettivo, l’arma principale nella fantastica cavalcata compiuta sotto la guida di Cornacchini. Al posto dei vari Lombardi, Cacioli, Marinucci Palermo, Baratteri e Bartolini (in pratica, cuore, cervello e anima dell’organico), in una fase di avvicinamento che ad un certo punto, visti i continui via-vai, ha fatto assomigliare lo spogliatoio ad un porto di mare, sono così arrivati, di contorno ad alcuni acquisti mirati e rivelatisi di concreto rilievo (è il caso di Iazzetta e Ferrari), giovani promesse da questo o quel vivaio, insieme ad elementi provenienti dalle divisioni inferiori. Nell’uno e nell’altro caso, sarà il campo a testimoniarne il reale valore e l’effettiva utilità alla causa. Alla luce di ciò, è allora lecito sperare che Ionni continui a correre per due e che capitan Amaranti, cavalcando la fascia, tenga ancora alta la bandiera. Il resto è ad oggi avvolto nelle nebbie dell’incertezza e verrà svelato solo con il passare
delle giornate, chiarendo le idee allo stesso Zauli. A cui beninteso non mancano carisma, esperienza di campo, idee e volontà di imporsi, anche se il Nostro, che da principio le ha provate tutte in termini di uomini e formule con esiti opinabili, dovrà necessariamente convivere con la reale valenza del materiale messogli a disposizione. Chissà se sufficiente ad affrontare con successo le insidie di una stagione compressa in sole trenta giornate e tale da prevedere alla fine una sola retrocessione. Un vantaggio, secondo taluni. Anche un problema per noi, perché restare attardati come già capitò l’anno scorso significherà avere meno margine di tempo del solito per recuperare. Sulla carta (e lo stentato avvio di stagione lo sta puntualmente dimostrando) è in definitiva prevedibile un torneo all’insegna di sudore, lacrime e sangue, auspicabilmente coronato da una salvezza che resta l’obiettivo imprescindibile in quella che, considerate le premesse, va interpretata come una campagna di transizione. In attesa di ciò che sarà. Se realmente qualcosa ci sarà.
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Rubriche il Cineasta
Istruzioni per l’uso: Inception, Mordimi, L’ultimo dominatore dell’aria… Guida esclusiva ai film rompicapo dell’autunno 2010 di Annalisa Perazzini
Aspettando il 19 novembre (il conto alla rovescia è già iniziato), giorno che segnerà probabilmente l’inizio della fine della battaglia tra “Harry Potter”e “Twilight”, godiamoci un pò di relax con alcune delle pellicole esclusive della nuova stagione cinematografica. Oltre 600 milioni di dollari di incassi nei solo primi mesi di proiezione dall’uscita in America e in Europa, Inception è lo show personale del regista inglese Christopher Nolan (già direttore di altre due pellicole di successo The Prestige e Batman Begins e The Dark knight). Dunque: Cult movie, Blockbuster o Film d’Essai? Rullo di tamburi signori e signore perché è tutte e tre i generi messi insieme, ma soprattutto un film d’azione girato dentro quell’enorme labirinto che è la mente umana. Una pellicola incredibilmente ambiziosa, ingegnosa e un pò confusa. Lo spiega ad un certo punto lo smarrimento di uno dei protagonisti, Ariadne, il personaggio interpretato da Ellen Page di “Juno”, quando nel bel mezzo del film si volta verso l’eroe Cobb (Leonardo Di Caprio) e gli chiede senza giri di parole: “Ma in quale sogno siamo adesso?” e lui fatica a risponderle, catturato dalla forza attrattiva del subconscio delle altre persone che per professione invade mentre stanno dormendo. Il miracolo (si fa per dire) del complesso rebus di Inception sta poi anche nel modo superbo in cui Nolan riesce a tenere agganciato lo spettatore al film con un’intera città che si chiude su se stessa come una piadina farcita di tutto di più senza mai annoiare. Sparatorie, inseguimenti in assenza di gravità; persone comuni sedute al tavolo di un caffè parigino, con intorno a loro un’esplosione che spedisce in aria qualsiasi. In ogni sequenza e immagine la mente viene sottoposta a uno sforzo incredibile per riuscire a seguire la trama, tanto
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che secondo il parere di molti fan del regista ci vorrebbe addirittura uno schema per capire veramente in fondo il film ed è proprio questo che lo rende ancora più speciale e misterioso, senza obbligatoriamente ricorrere sempre all’effetto ottico del 3D o al cast di attori. Lo stesso Keanu Reeves di Matrix direbbe “Wow ragazzi accipicchia!”. La parodia di film e generi a Hollywood invece ha vissuto varie e diverse stagioni. Quella di Jason Friedberg e Aaron Seltzer è iniziata dieci anni fa come sceneggiatori del demenziale ma spassoso Scary Movie fino ad arrivare ai giorni nostri con il filone della comicità fast - food, pronta a sfruttare l’ultima moda lanciata dal mercato cinefilo e letterario: i vampiri e i licantropi. Ecco come è nato quindi Mordimi: la pellicola che ha come serie al centro dello scherzo Twilight saga, ma anche Buffy - l’ammazza vampiri e Alice in Wonderland. Molte delle recensioni internazionali hanno stroncato il film alla sua uscita americana lo scorso 18 agosto 2010, giudicandolo più attento a inanellare gag che a costruire una vera e propria trama, criticandone anche il razzismo di fondo verso gli asiatici che nel film paiono fare tutti una brutta fine; ma ciò non ha impedito nei mesi successivi alla pellicola di raccogliere dal pubblico in sala molti voti remunerativi per uno dei teen movie costato solo 2,5 milioni di dollari di budget e incassati oltre 20 milioni al box office. Davvero un paradosso la tendenza cinematografica del momento di trasformare spesso un fumetto o meglio una serie di animazione per la tv in un vero e proprio film con attori in carne e ossa e non viceversa come una volta. Quattro nazioni, un destino comune, un dodicenne pelato ibernato dentro un iceberg per quasi un secolo e che deve imparare in poco tempo a dominare tutti gli elementi del
MORDIMI
cosmo: acqua, terra, fuoco e aria per salvare il mondo, in effetti sono gli ingredienti di The Last Airbender - l’ultimo dominatore dell’aria, nuovo e pretenzioso progetto di M. Night Shyamalan. Finora il pupillo prediletto di Stephen Spielberg secondo la stampa si era dedicato solo a film adrenalinici e horror ma dopo che la più piccola delle sue figlie gli ha fatto un corso accelerato sulle serie animate per ragazzi, ha deciso di convertirsi a produttore anche di pellicole per famiglie che pensava potessero risollevare un pò la sua carriera alla deriva. Però non sempre tutto va secondo i piani prestabiliti. Dopo aver visto i primi venti minuti, dopo aver speso in media 10 euro di biglietto di ingresso (più euro vari per patatine e bibita da consumare per non farsi cogliere dal classico colpo di sonno), rimane infatti nello spettatore il rammarico di poter solo immaginare cosa avrebbe al contrario tirato fuori un regista vero come il vero Stephen Spielberg dallo splendido materiale di partenza: la serie originale animata Avatar - la leggenda di Aang, trasmessa tutti i giorni dal canale Nickelodeon di Sky e dal digitale terrestre di Mediaset e composta da sessantuno episodi senza un momento di stanca; piuttosto che gonfiare in 3D la pellicola a fine riprese come ha fatto Shyamalan. Il risultato finale in effetti è persino peggiore di quello di Scontro fra Titani: una pellicola per nulla filosofica e poetica come l’originale; con una trama di gran lunga molto, molto infantile. Costato 150 milioni di dollari e incassati solo 120 é stato giudicato quindi quasi un imbroglio per il pubblico da miliardi di fan e non della saga, che hanno preferito in definitiva buttarsi su The Karate kid - la leggenda continua se non altro per vedere qualcosa di più che volteggi in aria e persone sputar fuoco dalla bocca.
L’ULTIMO DOMINATORE DELL’ARIA
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gli Sportivi
Sportland e Valmetauro Libertas chiudono la stagione dei record
Grande successo per il Beach Tennis Summer Tour di Matteo Delvecchio as.sportland@libero.it
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256 uomini e 77 donne per un totale di 333 atleti a referto. Numeri da record per le asd Sportland e Valmetauro Libertas che domenica 12 settembre, ai Bagni Arzilla, hanno messo la classica ciliegina sulla torta ad una stagione all’insegna del beach tennis. Cinque gli stabilimento balneari tra Fano e Pesaro nei quali si è disputato il BEACH TENNIS SUMMER TOUR e master finale con in campo i migliori 32 a sfidarsi per rientrare nella TOP TEN del circuito legato quest’anno all’Agenzia Viaggi Lisippo di Fano che ha offerto ai due vincitori un viaggio All Inclusive per l’Egitto. Sotto lo sguardo attento e divertito di tanto pubblico, tra cui spiccavano il sindaco di Fano Stefano Aguzzi e il consigliere regionale Elisabetta Foschi, a vincere il Master sono state le coppie composte da Sara Terenzi-Tania Ottaviani e Raimondo Eusebi-Mattia Tombari, che hanno superato in finale rispettivamente Sonia Cardinali-Margherita Lucarini e Federico Fastigi-Piero Sgorbini. Terzo e quarto posto per Claudia Marini-Lucia Conti e Laura Pagnoni-Roberta Borgognoni nel femminile
e Alessandro Cardilli-Morris Cecchini e Paolo Faggi-Stefano Simoncini nel maschile. Al termine del Master, rapido conteggio da parte del direttivo di Sportland e Valmetauro Libertas e premiazioni dei primi dieci classificati. A dominare le rispettive classifiche sono stati Sara Terenzi e Paolo Faggi che, come detto, oltre a portarsi a casa un ricco pacco di generi alimentari, hanno ricevuto, direttamente dalle mani della titolare dell’Agenzia Viaggi Lisippo Raffaella Mazzanti, il buono per il viaggio All Inclusive in Egitto. Queste le classifiche finali del tour: FEMMINILE. 1 Sara Terenzi, 2 Debora Guidi, 3 Claudia Marini, 4 Silvia Ceccarelli, 5 Laura Pagnoni, 6 Giorgia Delbene, 7 Sonia Cardinali, 8 Sabina Ottaviani, 9 Tania Ottaviani, 10 Margherita Lucarini MASCHILE. 1 Paolo Faggi, 2 Mirko Biondi, 3 Raimondo Eusebi, 4 Mattia Tombari, 5 Stefano Paraventi, 6 Enrico Terzini, 7 Federico Fastigi, 8 Alceo Savelli, 9 Paolo Moretti, 10 Alessandro Cardilli. Ricordiamo che il Beach Tennis Summer Tour è
Nelle foto: 1. Partecipanti al Master e organizzatori 2. Alcuni responsabili delle ASD Sportland e Valmetauro 3. Paolo Faggi 4. Sara Terenzi 5. Da sx a dx, Roberto Renzi, Claudia Marini, Debora Guidi, Sara Terenzi, Paolo Faggi, Mirko Biondi, Raimondo Eusebi, Andrea Volpini (Asd Sportland), sindaco Stefano Aguzzi, Raffaella Mazzanti (Ag. Viaggi Lisippo), consigliere Elisabetta Foschi stato patrocinato dal Comune di Fano, Assessorato allo Sport cui va un ringraziamento particolare da parte degli organizzatori. Ringraziamenti anche per i vari stabilimenti balneari che hanno ospitato il tour, al direttore tecnico dello stesso Roberto Renzi e a tutti gli sponsor che hanno contribuito. Ora, dopo un po’ di meritato riposo, si riprenderà con il campionato indoor a squadre quest’anno giunto all’edizione numero cinque.
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la Psicologa
Io dallo psicologo? No, grazie di Silvia Tarsi psicologa@silviatarsi.it - tel. 347 9135489
“Buongiorno dottoressa, le confido che ho da diverso tempo il suo recapito telefonico ma sono riuscito a chiamarla solo ora”. Molto spesso inizia in questo modo il rapporto professionale con un paziente che desidera un primo appuntamento e già la prima frase con cui si presenta contiene molte informazioni rilevanti. Altre volte non viene esplicitata direttamente la difficoltà a contattare lo psicologo ma, per esempio, si può notare come il paziente è titubante a rilasciare informazioni sulla sua storia, oppure contrasta quello che il professionista gli dice instaurando un vero e proprio braccio di ferro. Nella mia esperienza clinica ho potuto osservare come tali comportamenti hanno diversi significati per ciascun paziente e quanto sia rilevante esplorarli e stimolarne la consapevolezza per non
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confrontarsi con una vera e propria resistenza al cambiamento personale e con una fuga da un aiuto di tipo psicologico. Per una persona, andare dallo psicologo può avere, per esempio, il significato di ammettere un fallimento personale: molte persone nella loro vita hanno imparato che “bisogna cavarsela sempre da soli” e che “non ci si può fidare di nessuno” o, ancora, che “se si chiede aiuto si è deboli e fragili”. Per queste persone rimandare l’incontro con lo psicologo significa rimandare il dolore dal contatto con il senso di inadeguatezza, contro il quale hanno cercato di proteggersi tutta la vita, arrivando a costruirsi la convinzione disfunzionale “sarò forte solo se farò tutto autonomamente senza esprimere i miei bisogni agli altri”. Solo se tale convinzione viene subito definita assieme al paziente, quest’ultimo si sentirà accolto per la difficoltà ad iniziare un percorso di sostegno psicologico e potrà decidere di cambiare l’idea su di sé e sugli altri; inoltre, la persona potrà scoprire che si è forti quando si è capaci di accettare se stessi anche nelle proprie difficoltà, comprendersi e sostenersi, sapendo guardare l’altro come una eventuale risorsa importante.
Per altre persone, intraprendere un rapporto professionale con lo psicologo può significare mettere in primo piano se stesse e il proprio benessere e, per molte, questo atteggiamento può essere nuovo e distante dal consueto modo di vivere e può spaventare fino a rimandarlo o a rifiutarlo. Mi riferisco alle persone che nella loro vita hanno imparato che “si è forti e importanti solo se si lavora duramente e se si ottengono risultati eccellenti”, oppure che “l’altro è molto più importante di se stessi”. Anche in questo caso è responsabilità del professionista conoscere i significati più profondi del sistema di riferimento del paziente perché solo quando quest’ultimo potrà osservarlo, potrà anche decidere di accettare davvero di andare dallo psicologo e quindi, accettare di fermarsi, dedicarsi uno spazio e un tempo, incondizionatamente, per un unico obiettivo: “lavorare” per raggiungere benessere personale. Dedico questo articolo a tutti i pazienti che ho conosciuto, perché si sono affidati, dandomi la possibilità di essere con loro lungo un cammino spesso difficile e lungo il quale anche io ho imparato da loro.
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l’Avvocato
“Papà, mamma: per Natale mi regalate una bambola ed il seno nuovo?” di Nicolò Marcello Giammattei & Marcello Studio Legale Associato - Corso Giacomo Matteotti, 122 _ 61032 Fano (PU) n.marcello@studiolegalemarcello.it - tel. +39 0721 823515 - cell. +39 335 6262028
Il titolo è, ovviamente, provocatorio, ma credo sia una richiesta non molto distante da quanto possa essere capitato a qualcuno dei lettori di Più. Fughiamo subito ogni dubbio: non stiamo parlando della chirurgia plastica dettata da necessità cliniche, ma di quella dettata da preferenze meramente estetiche o voluttuarie. Siamo ancora più chiari; leggo in un sito internet queste definizioni “tecniche” che mi sembrano chiare ed appropriate: a) l’attività riparativa riguarda quelle ipotesi in cui l’operato del medico è volto alla ricostruzione di una preesistente condizione fisica pregiudicata per diverse ragioni (ad es. incidenti stradali, trattamenti terapeutici o interventi menomativi resisi necessari per gravi patologie); b) l’attività ricostruttiva concerne quegli interventi volti alla riparazione di gravi imperfezioni naturali che possono pregiudicare il normale svolgersi delle relazioni professionali ed in generale interpersonali dell’individuo; c) l’attività correttiva comprende invece tutti quegli interventi che nella norma potrebbero essere evitati ma che sono richiesti per svariate ragioni, riconducibili principalmente al desiderio (o al capriccio) di modificare il proprio aspetto per trasformare una parte del proprio corpo ritenuta non conforme ad un certo standard di bellezza, o piuttosto per cancellare i segni del tempo che, con intensità diversa, interessano irrimediabilmente ogni individuo. Stiamo - pertanto - verificando se, ed eventualmente in che termini, il diritto vigente contempli
l’ultima delle tre ipotesi (ipotesi “c”) quando il potenziale paziente sia di età inferiore agli anni 18. Nell’assenza di giurisprudenza specifica sul punto, leggo che la S.C., in una sentenza del 1994, ha stabilito che “…la funzione tipica dell’arte medica, individuata nella cura del paziente, al fine di vincere la malattia, ovvero di ridurne gli effetti pregiudizievoli o, quanto meno, di lenire le sofferenze che produce, salvaguardando e tutelando la vita (Art. 3 del codice deontologico approvato nel luglio 1989), non esclude… la legit-
timità della chirurgia estetica, che, a prescindere dalle turbe psicologiche che potrebbero derivare da una dilatata considerazione degli aspetti sgradevoli del proprio corpo, tende a migliorarne esclusivamente l’estetica”; fin qui, nulla da osservare. L’art. 3 del codice deontologico dei medici menzionato nella sentenza, recita: “Art. 3- Doveri del medico: Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia,in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. La salute è intesa nell’accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e psichico della persona”; anche ora, nulla da eccepire; anzi. Tornando ora al quesito principale, in assenza di specifici riferimenti normativi vincolanti, i limiti che incidono sulla capacità del minore non possono che essere desunti dall’ordinamento vigente ed in particolare dal principio di “capacità legale di agire” stabilito dall’art. 2 del codice civile che è connesso al raggiungimento della maggiore età. Il che significa che qualora il soggetto che chieda l’intervento chirurgico estetico sia minorenne - posto che vi sono in gioco l’integrità psico-fisica ed i possibili rischi per la salute - è imposto al medico d’acquisire il consenso di chi esercita la patria potestà sul minore stesso. Mi permetto segnalare che, secondo la giurisprudenza, anche un semplice tatuaggio od un piercing impongono all’operatore d’acquisire il consenso di chi esercita la patria potestà sul minore.
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Rubriche la Spadaccina
La Fanum Fortuna Scherma pronta per una nuova stagione di Evelina Langella fanoscherma@libero.it_cell. 339 4326575
Riparte l’avventura della FANUM FORTUNAE SCHERMA, tutta la società è pronta a dare il “benvenuto” a tutti quelli che si vorranno avvicinare a questo nobile ed antico sport e naturalmente a dar il “bentornato” a tutti i suoi atleti.
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La scherma è una disciplina per tutti, grandi e piccini (dai 5 anni in su), non ha controindicazioni di nessun tipo. Prenderanno il via i corsi per gli Esordienti (dal 2004 al 2001), per le Prime Lame e Maschietti/Bambine (2001/2000), per Giovanissimi/e, Ragazzi/e ed Allievi/e (1999/1998/1997), per Cadetti/e (dal 1996 al 1994), per Giovani (dal 1993 al 1991) e Seniores ( dal 1990 in poi). Per tutti i nuovi iscritti ci saranno due settimane di prova, dove potranno conoscere le prime basi della scherma, confrontarsi con i propri coetanei e cominciare ad appassionarsi a questa disciplina. I corsi saranno tenuti dall’Istruttore Nazionale di Scherma Evelina Langella e laureata in Scienze Motorie, che verrà supportata da collaboratori anche loro laureati in Scienze Motorie o diplomati ISEF. Inoltre la società ha aderito al progetto “A Scuola di Scherma” e sarà presente in alcune scuole primarie e secondarie della nostra città. La Fanum Fortunae Scherma non sarà solo impegnata nel promuovere la scherma, ma anche quest’anno proverà ad organizzare almeno due manifestazioni a carattere regionale nella città di Fano, una si svolgerà il 25 Maggio 2011, “ IV Trofeo Città di Fano” & “V Tappa del Grand Prix Esordienti Regionale”.
Per informazioni e iscrizioni ai corsi: fanoscherma@libero.it www.fanoscherma.it cell: 339. 4326575
Nelle foto: 1. Partendo da dietro da sinistra a destra: Manocchi Matteo, Langella Evelina (Istr. Naz.) Davanti partendo da sinistra a destra: Orrigo Alessandro, Balzi Enrico e Bartomioli Romolo 2. Dietro: Assessore provinciale Massimo Seri e Evelina Langella (allenatrice). Davanti da sinistra a destra: Davide Iannotti, Nicolò Shahini, Giacomo Costa, Luigi Morelli, Simone Pasquino, Maria Sole Pignocchi, Davide Baldelli.
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l’Erborista
Per prevenire l’influenza: allium sativum (aglio) di Filippo Carboni filippo@ilnautilus.biz
In passato abbiamo già parlato delle proprietà dell’aglio ma, visto l’arrivo del freddo, vale la pena ricordare alcuni principi e proprietà, al fine di prevenire l’influenza. Appartiene alla famiglia delle Amarillidacee, così come la cipolla e l’erba cipollina. E’ quasi certamente il più antico dei medicamenti, utilizzato dagli Egizi come rimedio per le infezioni, le ferite, la lebbra, il cancro, i disturbi digestivi. E’ sicuramente efficace contro la tosse e le affezioni respiratorie. E’ un potente antibiotico e un eccellente rimedio per l’influenza, il raffreddore e le affezioni polmonari. Ottimo anche per la ipertensione, l’arteriosclerosi, la bronchite cronica e le infezioni intestinali. Protegge il sangue ed il sistema cardiovascolare, è ipoglicemizzante, abbassa il colesterolo e previene la aterosclerosi, è un vermifugo. Svolge una attività simile alla Aspirina, riduce il rischio di trombosi e di infarto. E’ diuretico, è disinfettante intestinale, utile nella dispepsia fermentativa e nel meteorismo. Di aiuto in chi fuma, perché neutralizza gli effetti della nicotina. Abbassa il colesterolo, ed è utile per i disturbi epatici, della cistifellea e digestivi. Si dice che il consumo regolare di aglio e di cipolla nella alimentazione, è una ottima prevenzione contro il cancro.
USO INTERNO AGLIO Tonico, stimolante, ipotensore, antisettico intestinale, antisettico polmonare, vermifugo l’odore pungente dell’alito, può essere eliminato masticando semi di anice, un chicco di caffè o del prezzemolo. Nonno Mimmo diceva: “quando mangiate aglio...fatelo mangiare a tutta la famiglia così nessuno si accorgerà del forte alito...”. Tutte le ricette e consigli sono frutto di ricerca personale. In nessun modo vanno sostituiti alla medicina. Chiedere sempre il parere del proprio medico.
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Vita diocesana
Messaggio del Vescovo a studenti, docenti, personale scolastico di Don Giacomo Ruggeri (Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi)
All’insegna della generazione, autorità e tradizione si snoda il messaggio agli studenti, per l’anno scolastico 2010-2011, da parte del Vescovo di Fano Armando Trasarti. “Care studentesse, cari studenti, stimati docenti e personale scolastico, all’inizio di questo anno scolastico desidero parlarvi cuore a cuore, consapevole che l’educazione, nell’intero arco della vita e non solo negli dello studio, è proprio questione del cuore come amava ripetere don Bosco. E proprio sul concetto di educazione che vorrei soffermarmi con voi. Quante volte avrete sentito ripetere questa parola, l’educare. Noi umani abbiamo bisogno, a differenza degli animali, di un lungo processo, di educazione appunto, che ci permette di diventare adulti: un processo che non si riduce all’allevamento, cioè all’accudimento materiale e fisico, e nemmeno all’addestramento, nel senso dell’apprendimento di abilità specifiche, ma che possiede fin dall’inizio una dimensione iconfondibilmente umana, personale, relazionale, spirituale. Come primo punto fermo, dunque, educare è quella attività tipicamente umana che consente ad un essere umano di diventare se stesso, persona responsabile, libera e consapevole. È questo che desidero per ciascuno di voi come studenti e per i vostri insegnanti chiamati a rimotivarsi costantemente nel grande, e non sempre facile, esercizio del professore più testimone che docente”. Mons. Trasarti è consapevole del rapido cambiamento che avviene nella società e afferma: “È sotto i nostri occhi il cambiamento vorticoso dell’impegno a educare e proprio la comunicazione stessa ha riposizionato le tradizionali agenzie educative, a cominciare dalla famiglia e dalla scuola. Come Vescovo e Padre di questa Diocesi credo che occorra reinvestire sul concorso di nuove potenzialità e di nuovi soggetti, facendoli diventare un fattore produttivo di una più ricca opera educativa. Penso ad alcune sfide, cari studenti che vi stanno tanto a cuore e che, il più delle volte, divengono anche oggetto delle vostre preoccupazioni e gioie. Mi riferisco al bello , al vero, al buono, a quel gusto della vita che si
fa sapienza e che solo la vita insegna; penso alla non sempre facile gestione delle difficoltà e delle sofferenze, che in un termine latino definisco fragilitas, e che vivete già in giovane età, come per esempio la perdita del lavoro dei vostri genitori, la mancanza di prospettive una volta usciti dalla formazione scolastica universitaria. Quando penso a voi e vi sento parlare vedo le grandi potenzialità comunicative come Facebook, Twitter e nel contempo il saper gestire la capacità di solitudine anche nelle scelte che la vita, passo passo, vi presenta. Da tutto questo percorso prende vita quella che si chiama libertà, che fa emergere dentro il vostro cuore il desiderio di non cancellare il bisogno di Altro, di Dio. Nel salutarvi con affetto, facendo sintesi di questo saluto a cui tengo ogni anno rivolgervi, vi affido tre parole chiave che possono divenire un mini percorso educativo da vivere con i vostri coetanei, educatori, insegnanti, genitori, sacerdoti: la prima parola è Generazione: ognuno di noi è come un ramo innestato nella pianta, non siamo degli sradicati e tanto meno dei figli senza storia. La vostra generazione di giovani è figlia della generazione dei vostri padri fondatori della storia, della fede, della cultura. La seconda parola è Tradizione: la storia e la vita umana non cominciano con noi. La nostra personalità si forma raccogliendo una lunga e complessa eredità: lingua, stili di vita, sistemi di relazioni, istituzioni dando vita a quel dinamismo fondamentale del vivere. La terza parola è Autorità: non guardate e pensate a questa parola come un qualcosa da cui difendersi. Imparate a sperimentare che l’autorità è frutto di una sana e bella relazione, intesa come esercizio di responsabilità a partire da una autorevolezza personale e competente da parte del vostro insegnante, educatore, genitore, sacerdote che dovrebbe essere, tendenzialmente, un modello compiuto, di personalità matura, un esempio di ciò che vi viene proposto come meta da raggiungere. Ben sapendo che non esistono persone perfette e quando siamo imperfetti permettiamo a Dio di amarci e stimarci di più.
il Farmacista
Auto e ulcera di Rodolfo Colarizi rodolfocolarizi@hotmail.it
L’autunno e la primavera sono periodi cruciali per chi deve convivere con un’ulcera gastroduodenale. Ne vanno maggiormente soggetti i manager mentre i meno colpiti sono i contadini. Infatti l’incidenza è rara nelle campagne mentre è molto elevata nei grandi centri urbani. Oltre alla professione anche l’ereditarietà, gli eccessi alimentari, un’insufficiente masticazione e alcune malattie come quelle epatiche, biliari e intestinali, possono promuovere l’insorgenza o la riacutizzazione dell’ulcera. Il dolore, situato a livello dello stomaco, rappresenta il segno principale: è profondo, accompagnato da crampi, da una sensazione di fame e spesso da bruciore. I più coinvolti sono i trenta-quarantenni attivamente inseriti nel mondo del lavoro, abituati quindi ad usare spesso l’automobile. Come conciliare auto e ulcera gastrica o duodenale, quando ci si accinge a fare un lungo viaggio? Il primo consiglio è quello di non dimenticare mai a casa i farmaci che sono stati prescritti per la cura. Grazie a questi, infatti, l’ulceroso può svolgere una vita normale con l’avvertenza però di consumare pasti ravvicinati e leggeri evitando caffè, bevande gassate e superalcolici. I moderni medicamenti antiulcera, se usati alle dosi prescritte, non interferiscono con lo stato di vigilanza che è sempre necessario in occasione di una guida prolungata. Se durante il viaggio si scatena il classico dolore allo stomaco che comportamento bisogna tenere? E’ bene inghiottire subito, anche quando si è al volante, una-due compresse di un antiacido che è opportuno portare in tasca o avere in auto. In caso d’indisponibilità del farmaco è consigliabile fermarsi e bere un bicchiere di latte tiepido integrandolo con due-tre biscotti o cracker. Sono da evitare tassativamente i prodotti digestivi, molto presenti nei bar e negli autogrill. Può essere pericoloso perché la presenza di acido acetilsalicilico può favorire la riattivazione dell’ulcera o di farla sanguinare. In consuntivo è meglio cercare una farmacia e chiedere un antiacido. Un ultimo avvertimento: evitare che la cintura di sicurezza, posta a livello dell’addome, sia troppo stretta.
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l’Ortodontista
Il sorriso che avete sempre desiderato! di Laura Grigioni Specialista in ortodonzia e gnatologia - Socio ANDI via Sant’Andrea in Villis, 47 tel. +39 0721/885235 - 885169 laura-grigioni@libero.it
la dott.ssa Laura Grigioni
Quante volte avete pensato di correggere il vostro sorriso ma non ne avete mai avuto il coraggio? Beh, ricordatevi che non è mai troppo tardi. Infatti per mezzo dell'apparecchio ortodontico fisso i denti possono essere spostati in maniera confortevole, permettendo in tempi rapidi di risolvere tutte quelle antiestetiche situazioni associate ad un affollamento dentale o alla presenza di denti mal posizionati, storti o ruotati. Ricordiamoci che la bocca è un organo fondamentale. E’ infatti alla base della comunicazione e come tale attira automaticamente gli sguardi altrui giocando un importante ruolo estetico. Inoltre assolve importanti funzioni quali la masticazione e la deglutizione, fino a giocare un ruolo fondamentale nella respirazione, nella fonazione e nella postura. E’ chiaro quindi che denti accavallati, sporgenti o retrusi, alterino l'estetica del sorriso, influenzando negativamente l'equilibrio della faccia e l'armonia del profilo labiale, ma non solo!! Possono infatti essere la causa di problemi masticatori e digestivi, creare alterazioni a carico del delicato equilibrio posturale con conseguenti mal di schiena e mal di testa fino a indurre disturbi alle articolazioni temporo-mandibolari con comparsa di fastidiosi rumori. Non dimentichiamoci poi come denti storti o, mal posti possano più facilmente cariarsi
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ed essere a rischio di una malattia parodontale. E’ evidente quindi quanti siano i benefici di un trattamento ortodontico e come questi aiutino a ottenere non solo un miglioramento dell'estetica facciale, del sorriso e della funzionalità dell'occlusione ma permettano il raggiungimento di un oggettivo stato di benessere del nostro organismo. Ma allora come è possibile ottenere un sorriso perfetto? E' necessario affidarsi a un ortodontista specialista che per decidere il tipo di trattamento più adatto per ogni paziente dovrà eseguire un attento esame di bocca ,denti, mandibola e mascella, dovrà valutare la salute delle articolazioni,e infine analizzare correttamente il modo di masticare e di deglutire A tutto ciò verrà poi associato un approfondito studio eseguito su radiografie, sui modelli in gesso della bocca e su foto del volto per un attenta analisi della forma e del profilo del viso. Solo a questo punto l’ortodontista è in grado di indicare qual è l’apparecchio fisso più indicato i e quali sono i tempi di trattamento .
filo metallico. L'apparecchio viene normalmente posizionato dall’ortodontista direttamente in bocca al paziente, nella modalità appropriata per il raggiungimento dell'obbiettivo stabilito. Attraverso delicati e precisi spostamenti i denti verranno portati nella posizione desiderata. Il periodo di trattamento può variare da un minimo di 6 mesi per i casi più semplici e per piccole correzioni, a un massimo di 24 -30 mesi per i casi più complessi. E' possibile che i denti dopo aver terminato il trattamento possano ritornare nella posizione originaria errata? Sì, questo pericolo esiste veramente. Per questa ragione, si ricorre sempre a fine trattamento all’ uso di apparecchi di contenzione che favoriscono la stabilizzazione del risultato ottenuto. L'ortodontista può consegnare al paziente o un apparecchio mobile che dovrà essere portato tutte le notti o, più frequentemente, si preferisce usare un apparecchio di contenzione fisso che altro non è che un leggerissimo filo incollato sulla faccia interna dei denti. Un trattamento ortodontico ben fatto va sempre fatto seguire da un periodo di contenzione.
Come agisce l’apparecchio fisso e per quanto tempo deve essere portato? Il "classico" apparecchio fisso ,il più popolare, è composto di attacchi metallici, in ceramica bianca o in resina trasparente,incollati sui denti che vengono poi collegati fra loro con speciali archi di
A questo punto non mi rimane che salutarvi e lasciare a voi la scelta. Ma ricordatevi, se a volte l'idea di avere in bocca un apparecchio ortodontico può spaventare,tanti sono i vantaggi che ne derivano e nessun biglietto da visita vale quanto un bel sorriso!
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l’Otorino
“Dottore ho il naso completamente chiuso” del dott. Giuseppe Migliori - Direttore U.O.C. Otorinolaringoiatrica di Fano bvsmig@tin.it - tel. 0721 882267
il dott. Giuseppe Migliori
Tutte queste condizioni patologiche determinano una riduzione volumetrica degli spazi delle fosse nasali predisposti al passaggio dell’aria cioè quelli compresi fra la parete mediale settale e la parete laterale dei turbinati. La riduzione “volumetrica” di tali spazi comporta un minore passaggio di aria con la conseguente difficoltà, chiusura o stenosi respiratoria nasale percepita dal paziente.
La difficoltà respiratoria nasale è un sintomo estremamente ricorrente, comunemente ricondotto dai pazienti, per storiche convinzioni personali e familiari e/o precedenti superficiali diagnosi non specialistiche otorino, a sinusite cronica. La prevalenza dei pazienti con “problemi nasali” che afferiscono ad uno specialista otorino, iniziano con la presentazione dei propri disturbi nasali affermando in modo perentorio e scontato: “ho una sinusite cronica”. Il naso rappresenta la porta d’ingresso del nostro complesso sistema di respirazione. L’aria procede nelle fosse nasali ad una velocità di 2-3 metri al secondo e raggiunge, attraverso il passaggio fra le corde vocali, la trachea ed i bronchi, gli alveoli polmonari, stazione “finale” del sistema respiratorio ove avviene lo scambio fra ossigeno ed anidride carbonica. La situazione di naso prevalentemente chiuso, la respirazione nasale che peggiora quando andiamo a letto, il sonno agitato e non riposante, l’avere il mattino la “gola secca”, il vivo disagio causato dall’avere pesantezza e mal di testa frontale spesso associato alla difficoltà a concentrarsi, la frequente sensazione di voce che rimbomba nell’orecchio, la presenza di voce nasale o infine la necessità di ricorrere sempre più spesso a spray nasali più o meno “miracolosi”, sono tutti segni di difficoltà re-
spiratoria nasale che si aggrava nel tempo. E’ l’incapacità del “sistema naso” a svolgere le sue comuni funzioni fisiologiche permettere cioè il passaggio di un adeguato volume di aria, di riscaldamento della stessa, di umidificazione, d’immagazzinamento di vapor acqueo, fluidificazione del muco, risparmio energetico, protezione antimicrobica, funzione olfattoria e di risonanza vocale. La difficoltà respiratoria nasale può insorgere in modo improvviso o avere un andamento cronico, essere transitoria o permanente. E’ acuta e transitoria se insorge in breve tempo e per breve tempo (raffreddamento virale, rinite purulenta su base batterica, edema (gonfiore) diffuso delle mucose nasali da condizione allergica, etc.). E’ improvvisa, dopo un trauma nasale meccanico (un incidente domestico, un trauma accidentale, un trauma sportivo, un trauma automobilistico), con fratture sia della piramide che del setto nasale. E’ cronica se perdura nel tempo per mesi (sinusiti, poliposi nasale ostruente, polipi antro coanali, riniti medicamentose, tumori benigni o maligni). E’ permanente quando sono presenti delle malformazioni strutturali anatomiche, congenite e/o post traumatiche pregresse (deviazioni settali, speroni settali, ipertrofia (ingrandimento) dei turbinati inferiori e medi che determinano una limitazione al passaggio di aria nelle fosse nasali e conseguenzialmente nell’albero respiratorio.
Il paziente si rivolge allo specialista Otorinolaringoiatra prevalentemente per le forma croniche che non hanno trovato soluzione dai provvedimenti farmacologici consigliati dal proprio Medico curante e/o autosomministrati. Una attenta visita specialistica otorinolaringoiatrica permette di effettuare una corretta diagnosi di stenosi respiratoria nasale individuandone con precisione le cause. E’ indispensabile effettuare uno studio videofibroscopico (velocissimo ed indolore) che permette una visualizzazione ottimale ed approfondita delle strutture interne nasali, uno studio della funzionalità respiratoria nasale (mediante esame rinomanometrico), una TAC (tomografia assiale computerizzata) dei seni paranasali per una visione delle cavità paranasali. In casi selezionati va effettuato uno studio citologico della mucosa respiratoria nasale (rinocitogramma). Acquisiti tutti i dati che permettono una diagnosi di certezza, lo specialista otorinolaringoiatra può risolvere il problema respiratorio che affligge il paziente, ricorrendo a seconda dei casi a: 1. provvedimenti farmacologici mirati associati o meno a 2. trattamenti chirurgici che con le moderne tecniche di chirurgia nasale e video endoscopica dei seni paranasali (FESS) permettono nella stragrande maggioranza dei casi, ottimi risultati funzionali, assenza di dolore post operatorio, scarso disconfort con brevi ricoveri e soddisfazione reciproca per il paziente e l’operatore specialista otorinolaringoiatra.
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il Promotore finanziario
Asia…realtà o finzione…? di Ivan Goretti Banca Network investimenti _ p.zza XX settembre, 44 _ 61032 Fano (PU) tel. +39 0721 800688 fax +39 0721 802434 cell. +39 335 8253834 www.ivangoretti.it igoretti@ ivangoretti.it ivan.goretti@pf.bancanetwork.it
Prendiamo l’esempio della regione del Sichuan, devastata da un terribile terremoto poco più di due anni fa. Questa regione ha ricevuto un quarto dei 4.000 miliardi di yuan del piano di rilancio attuato dal governo cinese nel novembre 2008. In meno di 18 mesi, e partendo da zero, è stata creata e montata una linea ad alta velocità di 65 km tra le città di Chengdu e Dujiangyan.
E’ proprio nelle province interne della Cina, e a maggior ragione nel Sichuan, che si può cogliere come la forte crescita economica, sostenuta dal fabbisogno di investimenti sia dell’edilizia abitativa sia nelle infrastrutture, sia divenuta oggi come per domani una realtà. Per dare un nuovo tetto a 15 milioni di persone che hanno perso tutto ci vuole più di un giorno, anche in Cina. La cittadina di Beichuan era stata completamente distrutta: niente paura, New Beichuan è già in fase di costruzione con dieci mila appartamenti quasi pronti. Di fronte a questa nuova città, un villaggio tradizionale Qiang è in fase di sviluppo poiché il turismo in questa provincia nordoccidentale del Sichuan è un motore della crescita futura per la regione. I lavori procedono spediti ma mai abbastanza per coloro che vivono tuttora in alloggi precari e di fortuna. E ce ne sono ancora milioni. Concentrarsi quindi sullo sviluppo degli enormi centri urbani come Pechino o Shanghai tende a darci l’erronea impressione che la grande era di sviluppo e di investimento sia già alle nostre spalle. La realtà è ben diversa e la politica di “crescita armoniosa” decisa dal Presidente Hu inizia ad avere un senso quando si
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considerano le vaste province interne. Qualcuno potrà obbiettare che alcuni bilanci siano malgestiti, alcuni fondi sottratti e alcuni prestiti ingiustificati e non redditizi. E’ vero, ma per il momento non è un problema pertinente e a maggior ragione grave, finché la crescita rimane solida, ossia superiore all’8%, livello minimo previsto dal Comitato Centrale del Partito. Questo livello di crescita sta perdurando. Il consumo delle famiglie è in continuo aumento (15%-20% su base annua), con un’inflazione controllata intorno al 3%. Il commercio estero, nonostante le aspettative, continua ad essere florido, l’accumulo di riserve valutarie non si affievolisce. La nostra fiducia nei confronti dell’economia cinese è sostenuta da due eventi recenti: il via libera dato alla rivalutazione dello yuan e l’aumento degli stipendi da parte di aziende emblematiche di Taiwan e del Giappone. Sicuramente nella pratica l’apprezzamento della valuta rimane tuttora marginale, ma dal punto di vista politico esso apre le porte verso una progressiva liberalizzazione della quotazione. Quanto all‘aumento degli stipendi, si tratta di un punto positivo. Da una parte, non nuoce alla competitività cinese dato che da 20 anni a questa parte i guadagni di produttività sono sempre stati superiori all‘aumento delle rimunerazioni. D’altra parte, sembra essere un buon metodo per stimolare il consumo voluttuario, proprio ciò che i paesi sviluppati reclamano alla Cina con molta enfasi politica. Infine, se ciò dovesse incoraggiare le aziende a trasferirsi per trovare nuova manodopera a costi inferiori, queste aziende investirebbero all’interno del paese. Ora che le infrastrutture nelle zone interne sono importanti e più moderne, i costi logistici si riducono notevolmente. L’obiettivo del Presidente Hu è proprio una distribuzione dei frutti della crescita verso le regioni interne del paese, già anticipata a suo tempo dal Presidente Deng. In questo modo, la crescita sarà progressivamente meglio distribuita, più “armoniosa”, stando ai termini del Partito comunista. Già oggi la crescita economica delle province interne della Cina è sensibilmente più dinamica rispetto a quella delle province costiere orientali. Le autorità cinesi sono ricorse ad un inasprimento delle condizioni di concessione del credito, hanno costretto le banche ad effettuare stress test, una ripresa nel loro bilancio dei crediti concessi alle società di investimento fuori quadro normativo, e stanno valutando l’implementazione di una tassa fondiaria. In breve, stanno organizzando un “soft landing”. E funziona! L’economia sembra riprendere un ritmo di crescita che allontana il rischio di surriscaldamento, i prezzi immobiliari nelle grandi metropoli tornano alla normalità, la crescita del credito rallenta. L’attività manifattu-
riera resta comunque vigorosa, come dimostra il rimbalzo degli ultimi dati dei Direttori d’acquisto. I mercati emergenti, avendo sovraperformato l’insieme dei mercati sviluppati nel mese trascorso, hanno confermato la nostra convinzione che l’inasprimento monetario sta per concludersi senza aver compromesso la dinamica della domanda interna dei paesi interessati, tanto in Cina quanto in India o in Brasile. I nostri investimenti diretti nei paesi emergenti rappresentano attualmente quasi un terzo degli investimenti azionari. La nostra convinzione che una liquidità globale sufficiente e soddisfacente in grado di permettere alle economie emergenti di beneficiare appieno di una solida domanda interna è stata rafforzata dalla revisione al ribasso delle previsioni di crescita negli Stati Uniti, senza tuttavia temere un ritorno in recessione. Dopo una serie di dati inquietanti usciti alla fine della primavera, negli ultimi giorni sono finalmente arrivate notizie migliori. Era ora! L’espressione “doubledip” era sulla bocca di tutti e su tutta la stampa. Noi non eravamo così pessimisti. Dopo la vivace ripresa dell’attività riconducibile alle misure fiscali e monetarie, l’economia sta perdendo vigore. Era prevedibile. Il mercato immobiliare rimane indebolito, soprattutto dai numerosi pignoramenti. Di conseguenza, il settore dell’edilizia è esangue e l’attività di credito ridotta al quasi - nulla. E l’Europa in tutto ciò? Essa è divisa in “Europa meridionale – per niente express” e “Germania Express”. Con un trimestre di crescita alla cinese (e una crescita annua prevista al 3%), va sottolineata la performance dell’economia e in particolare dell’industria esportatrice dei nostri cugini d’oltre Reno. La Germania è sostenuta da un euro debole perché la propria industria è già competitiva a livello internazionale. Non si può dire lo stesso per la Spagna e a maggior ragione per la Grecia. Il tasso di finanziamento a 10 anni della Germania è del 2%, quello della Grecia è dell’11%. E in tutto ciò, il coraggioso Jean - Claude Trichet cerca di consolidare un’unità monetaria. Gli stress test delle banche hanno avuto effetti limitati poiché la fiducia nel sistema interbancario è ancora estremamente selettiva. Le banche sono sempre molto avide di depositi,e vanno così bene che alcune di loro offrono fino al 4,5% d’interesse sui depositi a un anno! Grazie ai risultati tedeschi, la Bce ha così rivisto al rialzo le proprie previsioni di crescita. Dall’1% all’1,6% per quest’anno e dall’1,2% all’1,4% per il 2011. L’1,4% di crescita nella zona euro. E’ ovvio che siamo di fronte ad un duplice problema: stabilizzare la disoccupazione e ridurre i deficit.
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il Commercialista
Chiarimenti sulle limitazioni all’uso del contante e dei titoli al portatore di Fabrizio Festini f.festini@eusebiassociati.it
Come previsto dall’art.20 del D.L. n.78/10, convertito dalla L. n.122/10, dal 31 maggio 2010 è stata ridotta da €12.500 ad €5.000 la soglia per la circolazione di strumenti di pagamento in forma libera, quali il contante, gli assegni trasferibili e i titoli al portatore: recentemente la Circolare n.281178 del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fornito le prime indicazioni operative per la corretta applicazione pratica della norma.
di Fabrizio Festini f.festini@eusebiassociati.it
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• E’ consentita l’emissione di assegni bancari e postali, assegni circolari e vaglia postali e cambiari in forma libera solo per importi inferiori ad € 5.000 previa richiesta scritta e pagamento dell’imposta di bollo di € 1,50 per singolo modulo di assegno o vaglia. Gli assegni utilizzati non sono cumulabili ai fini del calcolo dell’importo totale del trasferimento: pertanto, la soglia di € 5.000 va sempre considerata sempre per ciascun singolo assegno. • Gli assegni bancari e postali per importi pari o superiori ad € 5.000 devono sempre recare l’indicazione del nome o della ragione sociale del beneficiario e la clausola di non trasferibilità. • Gli assegni emessi all’ordine del traente (i cosiddetti assegni “a me medesimo”) non possono circolare, qualunque sia l’importo: l’unico
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utilizzo possibile è la girata per l’incasso allo stesso nome del traente/beneficiario. • Il saldo dei libretti di deposito bancari o postali al portatore in circolazione deve essere inferiore ad € 5.000. I libretti che eccedono tale soglia alla data del 31 maggio 2010 devono essere estinti o ricondotti al di sotto di € 5.000 entro il 30 giugno 2011. Aspetti sanzionatori Le nuove sanzioni incidono non solo sul soggetto che compie l’irregolarità, ma anche su chi, tenuto a comunicarle agli enti competenti, omette tale obbligo. I professionisti tenuti agli adempimenti antiriciclaggio che hanno notizia di infrazioni dei divieti devono comunicare tali infrazioni al Ministero dell’Economia per la relativa contestazione entro 30 giorni.
Alleghiamo un breve quadro riepilogativo degli aspetti sanzionatori: • Nel caso di violazioni commesse tra il 31 maggio 2010 e il 15 giugno 2010, quando riferite ad importi compresi tra € 5.000 e € 12.500 non si applicano le sanzioni previste dalla normativa antiriciclaggio. • E’ consentito il trasferimento di contanti e di titoli al portatore tra soggetti diversi solamente quando il valore oggetto del trasferimento è inferiore ad € 5.000. Il trasferimento di contanti o di titoli al portatore è vietato quando è effettuato con più pagamenti, singolarmente inferiori alla soglia ma complessivamente superiori alla stessa, artificiosamente frazionati allo scopo di eludere la legge.
L’importo minimo della sanzione amministrativa è, in ogni caso, pari ad € 3.000. Per i trasferimenti di importo compreso tra € 5.000 e € 50.000 avvenuti in violazione delle norme previste è prevista una sanzione che va dall’1% al 40% dell’importo trasferito. Per i trasferimenti di importo superiore a € 50.000 avvenuti in violazione delle norme previste è prevista una sanzione che va dal 5% al 40% dell’importo trasferito. Per le violazioni relative a transazioni di importo non superiore ad € 250.000 è possibile usufruire di una sanzione ridotta nella misura pari al 2% dell’importo (se il pagamento della stessa avviene entro 60 giorni dalla notifica della contestazione). Per le violazioni relative alla circolazione degli assegni emessi all’ordine del traente non è prevista la facoltà di avvalersi della sanzione ridotta (in ogni caso sanzione minima pari a € 3.000).
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