Gli imbucati

Page 1

Un invito alla lettura

TESI DI DIPLOMA ACCADEMICO DI SECONDO LIVELLO

TESISTA

Guendalina Fazioli RELATORE

Stefano Mosena


2


tesi di diploma accademico di secondo livello

Titolo Gli imbucati Un invito alla lettura Tesista Guendalina Fazioli matricola 13530

Relatore Prof. Stefano Mosena Anno Accademico 2016/2017

Accademia di Belle Arti di Roma dipartimento di progettazione e arti applicate scuola di progettazione artistica per l’impresa corso di diploma accademico di secondo livello in grafica e fotografia



Indice Abstract

p. 5

Introduzione

p. 9

oblique

Breve storia dell’editoria italiana

p. 14

da gutemberg agli anni ’00

Il progetto gli imbucati analisi di mercato inspiration board il progetto grafico logotipo copertine impaginazione font note redazionali app e sito web social manifesti e illustrazioni

p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p.

42 44 48 50 50 52 54 56 58 64 64 66

Conclusioni

p. 86

Bibliografia/Sitografia

p. 88


6


Abstract Gli imbucati è una collana editoriale indipendente che ospita racconti brevi di scrittori emergenti, e nasce con l’obiettivo di invitare alla lettura facendosi guerrilla marketing di se stessa imbucandosi, appunto, nei luoghi dove non ci si aspetterebbe di trovare un libro ma dove, tutto sommato, ce ne sarebbe bisogno, cercando di creare un’interazione tra lettore e scrittore in un circuito virtuoso che si autoalimenta.

7


8


Introduzione 9



Introduzione Ero al primo anno di liceo quando dalla periferia sud superai quella soglia che correva lungo i binari della Roma-Lido per accedere al mondo sotterraneo della metro B. Per quanto ormai bistrattata, derisa e umiliata, quella linea scassata e dalle estremità oscure mi insegnò a leggere. Agli inizi degli anni zero infatti, o forse più probabilmente già alla fine dei ’90, sulle banchine della metro si trovavano degli espositori che ospitavano degli esili libretti gratuiti sulla cui copertina veniva riportato non il titolo ma il tempo di lettura, proprio come per la pasta. Perciò bastava calcolare il tempo del tragitto che si doveva percorrere e scegliere la compagnia giusta. Ricordo che per tornare ne prendevo una quantità sufficiente per coprire un’ora e mezza, e da quel momento in poi i miei viaggi interminabili dal centro della città alla malamente bonificata campagna romana diventarono meno noiosi e solitari. Quei libricini a un certo punto sparirono e non ne ebbi più notizia. Forse era un’iniziativa editoriale destinata a coprire un lasso determinato di tempo, forse era troppo dispendiosa per chi l’aveva promossa, non ne ho idea. Però mi avvicinarono alla lettura più di quanto avessero fatto otto anni di scuola primaria. Sono grata perciò a chi non ho mai conosciuto ma di cui ho letto le parole e le storie, lasciandomi la voglia di cercarne ancora. Gli imbucati è un progetto che prende forma da quel ricordo. Una collana editoriale che ospita scrittori emergenti — selezionati dai racconti dei partecipanti di 8x8 — Un concorso letterario dove si sente la voce, realizzato dall’agenzia letteraria Oblique — e regala i loro racconti a chi non li aspetta, facendosi così promotrice di se stessa e portavoce di una cultura sconfinata. Il progetto infatti non è solamente la collana in quanto tale — una serie di piccoli sedicesimi formato A6 — ma anche una modalità di distribuzione, che vorrebbe essere capillare in tutti quei luoghi in cui ci si ferma per un po’: fermate di autobus, parchi, bar, sale d’attesa. È, in poche parole, un invito alla lettura. La seconda parte di questo progetto si sposta sulla rete, cioè ogni libro è collegato alla app attraverso un codice QR, che, oltre alla possibilità di accedere all’archivio di tutti i racconti già pubblicati, consente all’utente di partecipare a una sorta di cadavere squisito, un racconto collettivo che verrà poi stampato e distribuito a sua volta, ritornando alla carta. 11


OBLIQUE Tutti i venti racconti presenti in questa prima fase del progetto provengono dall’archivio di 8x8 — Un concorso letterario dove si sente la voce, un concorso letterario, appunto, ideato e realizzato dall’agenzia letteraria Oblique che lo porta avanti ormai da dieci anni nelle Arci romane e che sbarca con i finalisti ogni anno al Salone Internazionale del Libro di Torino. Oblique non è solo un’agenzia letteraria, ma una struttura complessa al servizio dell’editoria. Leonardo Luccone, Elvira Grassi e i loro collaboratori, oltre a svolgere le attività di traduzione, editing e correzione di bozze per varie e note case editrici, oltre a dar vita a dei corsi professionalizzanti di alto livello, si sono spinti anche dentro l’organizzazione editoriale, ideando e dirigendo le collane Greenwich e Gog per l’editore Nutrimenti dal 2008 al 2010, editando, insieme a Ifix, la rivista-libro Watt, dirigendo dal 2012 al 2014 la casa editrice 66thand2nd, e infine accompagnando moltissimi autori alla pubblicazione.

12


INTERVISTA A LEONARDO LUCCONE

Perché è nato 8x8? A quali esigenze ha risposto (se esistono esigenze)? 8x8 nasce per permetterci di capire cosa si scrive in questo momento. Ci permette di incontrare tanti scrittori nuovi. Dà dignità al racconto. Rende visibile il meccanismo dell’editoria. Che significato ha il modulo dell’8 (8 concorrenti, 8 minuti, 8000 battute)? C’è una motivazione alla base? Quattro cartelle sono una misura essenziale per lo sviluppo di una storia. È la misura perfetta del racconto breve. C’è anche un motivo di performance e intrattenimento. Dopo 6-7 minuti l’attenzione del pubblico è difficilissima da tenere.

Rispetto agli intenti iniziali, la formula si è arricchita di altri contenuti e modalità? Ci sono stati risvolti che non avevate previsto? Abbiamo limato più volte la formula, ma nella sostanza è rimasta la stessa. Le serate sono molto coinvolgenti, con un pubblico partecipante e competente. Non mi aspettavo così tanto entusiasmo da parte degli scrittori e degli editori. Ora c’è la fila per partecipare.

Visto il successo e la partecipazione sempre maggiore, quali sviluppi ti aspetti per il futuro? Vorrei sempre più racconti e sempre di maggiore qualità. Vorrei stimolare chi manda a lavorare tanto sul racconto prima dell’invio. Mi piacerebbe avere uno sponsor che ci permettesse di fare ancora di più (per esempio offrire un rimborso a chi viene da fuori e magari dei premi in libri; stampare i libricini di ogni serata, cose così).

13


14


Breve storia dell’editoria italiana 15


Breve storia dell’editoria Italiana GUTENBERG La prima apertura a un’editoria di massa si deve all’orafo tedesco Johannes Gutenberg, che introdusse in Europa, nel 1455, la stampa a caratteri mobili, una tecnica di stampa che consisteva nell’allineamento dei singoli caratteri tipografici — lavorati a mano con una lega di metalli formata da piombo, antimonio e stagno, quella che venne definita lega tipografica, poiché raffreddava in fretta e resisteva bene alla pressione del torchio — fino a formare una pagina, successivamente inchiostrata e pressata tramite un torchio manuale sul foglio di carta.

macchina da stampa di Johannes Gutenberg 16


Prima di questa invenzione, si era passati dalla tecnica amanuense alla xilografia, una tecnica di stampa che prevede l’uso di un’unica matrice di legno su cui era incisa una pagina intera, questo comportava necessariamente molto più lavoro e l’impiego di più materiale, poiché, essendo la matrice di legno, ne era facile il deperimento.

Esempio di codice miniato su pergamena Uno dei codici presenti nell’archivio dello scriptorium, ormai scomparso, del monastero nonantolano dell’Abbazia Nonantola, in provincia di Modena.

Esempio di volume stampato in xilografia (Diritto — Illustrati 500) GREGORIO IX, papa (1330-1378). Decretales D. Gregorii papae IX. suae integritati una cum glossis restitutae. […] Romae, in aedibus Populi Romani, 1582. In folio (337 x 232 pp). [xxviii] pp. 1966 colonne [8] 42 [2] pp. Frontespizio in rosso e nero con marca tipografica, testo su due colonne con titoli in rosso, contornato da commento.

Come si può facilmente dedurre, questa invenzione agevolò di molto la stampa di libri — all’inizio più che altro religiosi, infatti il primo testo stampato da Gutenberg fu proprio la Bibbia a quarantadue linee, ovvero quarantadue righe per pagina, stampata su due colonne — tanto che iniziarono a nascere numerose tipografie dapprima in Germania, subito dopo in Italia, che accolse prontamente e ben volentieri la nuova tecnica di stampa tanto da diventare, insieme alla Germania, la nazione col maggior numero di tipografie nonché il cuore dell’editoria europea, fenomeno che comunque prese piede nel resto d’Europa nel giro di pochi anni. Il primo libro realizzato in Italia con questa nuova tecnica — nonché il primo a essere stampato fuori dalla Germania — fu nel monastero di Santa Scolastica, a Subiaco, a opera dei due monaci tipografi Conrad Schweynheym e Arnold Pannartz, e fu una grammatica latina per fanciulli, il Donatus pro puerulis. Ne seguirono il De oratore di Cicerone, il De Civitae Dei di Sant’Agostino e tre opere di Lattanzio, con una tiratura di 275 copie. 17


I due tipografi introdussero anche il carattere sublacense — letteralmente “di Subiaco” —, con cui furono stampati i loro incunaboli (incunabulum, “in culla”, termine coniato successivamente dal decano Bernhard von Mallinckrodt per definire i libri stampati a caratteri mobili realizzati tra il 1450 e il 1500), in cui le minuscole sono semigotiche e le maiuscole ispirate alla scrittura epigrafica latina, stili a cui poterono attingere attraverso i muri e i libri del monastero. Da qui la nuova tecnica di stampa si espanse fino a diventare l’unica modalità di stampa per i libri destinati alla divulgazione.

Esempio di carattere sublacense

In alto esempio di carattere romano In basso esempio di carattere semigotico

La stampa a caratteri mobili infatti non è stata soltanto un’invenzione tecnica, ma una vera e propria rivoluzione culturale. L’abbattimento dei costi di stampa e il risparmio in termini di tempo che determinò tale tecnica diede luogo a un’emorragia di testi, classici e meno classici, che dilagò in tutta Europa, aprendo di fatto le porte della cultura che per secoli era rimasta in mano a pochi eletti, e dando il via a una nuova epoca dello sviluppo della comunicazione, studiata e analizzata in seguito da filosofi contemporanei come Vilém Flusser e Marshall McLuhan.

18


ALDO MANUZIO

Tanti sono stati i tipografi che hanno contribuito alla costruzione di una cultura di massa in Italia, ma la figura chiave che ci porta alla nascita dell’editoria moderna in Europa è sicuramente Aldo Manuzio. Umanista di grande cultura nato a Bassiano, oggi in provincia di Latina, ha viaggiato e soggiornato in diverse città italiane come Roma, Ferrara e Firenze per aumentare e affinare le sue conoscenze linguistiche. La sua intenzione principale divenne col tempo quella di preservare la letteratura e la filosofia greca e latina, stampandone e diffondendone i maggiori capolavori. Si stabilì a Venezia intorno al 1490, e lì fondò la sua tipografia. Venezia, all’epoca la Serenissima, era un porto franco, dove la Chiesa non aveva il potere che invece possedeva nel resto d’Italia, dove non erano previste censure né normative restrittive che regolassero la vita degli abitanti, e dove quindi la cultura poteva circolare liberamente. Inoltre aveva accolto, tra gli altri vari esiliati del tempo, numerosi studiosi greci fuggiti da Bisanzio dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente nel 1453, rendendo così Venezia una delle città più vivaci e fulgide d’Italia. In questo contesto Aldo Manuzio poté dedicarsi senza remore e con tutte le sue energie al suo progetto, attingendo alle risorse di questa città e legando stretti rapporti intellettuali con le personalità che vi abitavano. 19


Questi rapporti, e il suo riconoscimento come intellettuale e grande innovatore nel campo editoriale, portarono alla fondazione di un’associazione di intellettuali, chiamata Accademia Aldina, nella quale ci si dedicava alle letture e agli studi ellenistici, e che accolse alcuni dei più grandi studiosi dell’epoca come Erasmo da Rotterdam, Pietro Bembo e Thomas Linacre, tutti stampati e pubblicati successivamente dalla tipografia di Manuzio. Fra il 1495 e il 1498 pubblicò per primo l’opera di Aristotele in cinque volumi, che fu seguita poi dalle opere di Aristofane, Tucidide, Sofocle, Erodoto, Senofonte, Euripide, Demostene e Platone; ma non si dedicò solo ai classici, bensì allargò il suo raggio d’azione stampando — preoccupandosi di mantenere sempre alta la qualità dei suoi stampati — anche molte opere di contemporanei e opere in volgare, dando a ogni libro pari dignità. Nel 1498 comparve, nella dedica delle opere di Poliziano, una frase: festina lente, ovvero “affrettati con calma”, frase che di lì in poi divenne il motto delle sue edizioni, tanto identitario che spinse Manuzio a elaborare nel 1502, per la prima volta nel mondo editoriale, un vero e proprio antesignano del marchio logotipo, ovvero un simbolo che accompagnasse il motto. L’immagine era costituita da un’ancora, che indicava solidità e fermezza, e da un delfino che ruota sinuoso intorno al suo fusto, a indicare la velocità, ai lati di questa figura appare il suo nome diviso in due sillabe: al e dus, Aldo. Questo espediente rese riconoscibili i suoi volumi in tutta Europa, tanto da prendere il nome di Edizioni Aldine.

Festina lente il marchio delle edizioni Aldine

Dal 1501 Manuzio si concentrò particolarmente sui classici latini e italiani, con i quali sperimentò per la prima volta il formato in ottavo, che fino ad allora era stato usato soltanto in alcune operette di carattere religioso, e che prevedeva la piegatura del foglio da stampa in otto parti anziché in quattro (quarto) o in due (in folio). Ciò permetteva, oltre al consistente 20


risparmio sulla carta e quindi sul prezzo finale, anche di ridurre notevolmente il formato del volume, in modo da essere più maneggevole e fruibile, di conseguenza di arrivare nelle mani di più persone. Le edizioni Aldine hanno quindi anche il merito di aver aperto la strada a quelle che dal ’900 chiameremo edizioni tascabili. Sempre nel 1501, con Virgilio, e poi nel 1502, con Dante, Manuzio sperimenta anche l’uso di un nuovo carattere tipografico di sua invenzione: il corsivo; conosciuto poi come corsivo italico — o italic, in inglese, come lo conosciamo tutti dopo l’avvento del computer —, dalla nazionalità del suo inventore, o aldino, forma ormai in disuso. Il nuovo carattere si rifaceva alla scrittura carolina e fu eseguita da Francesco Griffo, incisore dell’officina di Manuzio.

esempio di carattere Aldino o Corsivo Italico

Altra importante novità che introdusse Aldo Manuzio, destinata a segnare l’editoria moderna e arrivare fino a noi, fu il catalogo delle pubblicazioni, più volte aggiornato, che prevedeva, oltre alla lista dei volumi, anche una, diremmo oggi, scheda tecnica di ogni volume, degli estratti da essi e dei commenti personali sulla validità delle varie pubblicazioni. Ma il contributo forse più significativo che Manuzio ha dato all’editoria in senso lato e alla scrittura in maniera più ampia, è quel connubio tra sensibilità e cultura, sia letterario-linguistica sia grafica, per cui regolamentò definitivamente l’uso della punteggiatura, portandola, pressappoco immutata, ai giorni nostri, e inserendo nella gamma il punto e virgola. Con la Battaglia di Agnadello, parte della campagna europea attua a destituire la florida quanto scomoda Repubblica Veneziana, nel 1509 la tipografia di Aldo Manuzio e tutto il fermento culturale veneziano subì una battuta d’arresto, Venezia soccombé sotto l’esercito di Luigi XII, e Manuzio fu costretto a spostarsi finché la situazione rientrasse. Riuscito a tornare a Venezia, morì infine nel 1515, con alle spalle circa centotrenta pubblicazioni tra greco, latino e volgare. 21


Da qui in avanti l’editoria italiana rimane in mano a tipografi e librai, senza grandi innovazioni e slanci dal punto di vista imprenditoriale, commerciale e grafico. A livello di contenuti ci furono certo delle rivoluzioni, come ad esempio l’Encyclopédie, a metà del settecento, che vede protagonisti gli intellettuali dell’illuminismo, e dove la cultura inizia a penetrare nei tessuti della nuova società borghese, ma bisognerà aspettare ancora circa tre secoli dalle prime intuizioni di Aldo Manuzio perché l’editoria si apra a un pubblico vasto ed eterogeneo.

’800 Nei primi decenni dell’Ottocento la figura dell’editore non era ancora ben definita, erano gli stessi librai che producevano e pubblicavano i libri in funzione delle preferenze del lettore. Il forte tasso di analfabetismo impediva la diffusione di nuovi prodotti culturali, come i giornali, e di nuovi generi letterari, come il romanzo, al quale si deve invece lo sviluppo dell’editoria moderna. Fu nel corso del secolo che si fece strada una nuova mentalità secondo la quale l’editore comincia a pensare alla pubblicazione come progetto editoriale nel quale coinvolgere scrittori e letterati all’interno di una redazione strutturata e non più occasionale, e iniziano così a consolidarsi alcuni editori nei maggiori centri culturali di Milano, Firenze e Torino come la Società Tipografica de’ Classici Italiani nel 1802, la Casa Ricordi nel 1808, Antonio Fortunato Stella nel 1810 e infine l’editore Pomba di Torino il quale, nel 1828, promuove una delle prime collane editoriali economiche: Biblioteca Popolare ossia Raccolta di opere classiche non che latine e greche in italiano tradotte. Sono due però i poli principali dell’editoria dell’Ottocento: Milano, che si rivolgeva ai nuovi ceti sociali con l’intento quindi di diffondere la cultura ai nuovi gruppi di lettori grazie anche alla nascita di riviste, come ad esempio Il Conciliatore, e Firenze, in cui invece emergevano le potenzialità politiche dell’impresa editoriale, come per esempio con Le Monnier che nel 1843 inaugura la Biblioteca Nazionale con lo scopo di pubblicare i classici della letteratura e gli scrittori moderni diffondendo ideali politici. Negli ultimi anni del secolo, all’indomani dell’unità di Italia, e nonostante quindi le difficoltà date dalla varietà e differenziazione di pubblico, il mercato editoriale andava accrescendosi — a sostegno dell’aumento delle tirature ci fu anche l’avvento delle nuove macchine come la Linotype e la Monotype — e si potevano definire due diverse linee dell’editoria: una seguiva opere di narrativa, l’altra esplorava testi scolastici, libri storici o di informazione e opere scientifiche che soddisfacevano il nuovo e numeroso pubblico popolare; il romanzo d’appendice, il romanzo storico e la lettura popolare costituivano infatti la base economica più cospicua del mercato editoriale, poiché veicolati da riviste e quotidiani o comunque da edizioni economiche. Numerose sono le case editrici che nascono puntando a questa nuova fetta di mercato e pubblicando sia libri sia riviste e quotidiani: a Milano la Sonzogno nel 1861 e la Bietti nel 1870, la Salani a Firenze nel 1862 e la Perino a Roma nel 1876. 22


Una parte dell’editoria si dedicava invece con successo al campo della divulgazione tecnica e scientifica, contribuendo alla formazione e all’istruzione specializzata nonché alla cultura generale del Paese. Una delle case editrici più impegnata in questo senso era — ed è tutt’ora — l’Hoepli (Milano 1871), ma anche la Paravia (Torino1802) e la Barbera (Firenze 1860) promuovono quest’idea di un’editoria impegnata, pubblicando testi utili per l’acquisizione del buon italiano. Sull’onda di queste pubblicazioni si va a definire con sempre maggiore peso l’editoria scolastica e per ragazzi, con lo scopo di contribuire ad affrontare il problema dell’analfabetismo, e nascono nuove case editrici come la Loescher, la Lattes, la Zanichelli a Torino e la Sansoni a Firenze. Questa nascente editoria dedicata al pubblico giovanile divenne insomma un settore rilevante nei programmi di molti editori di fine Ottocento, che diedero vita a vere e proprie collane per ragazzi come La Biblioteca del mondo piccino, La Biblioteca illustrata per ragazzi di Treves, La Biblioteca azzurra Bemporad e La Biblioteca per l’infanzia di Petrini, diventando così genere autonomo. Negli ultimi decenni si va diffondendo anche un altro filone dell’editoria dedicato agli studi specifici di varie aree culturali e destinato a un ristretto gruppo di studiosi, filone che porterà poi alla nascita dell’editoria di saggistica.

Le collane Collana: Biblioteca amena Casa editrice: Treves, Milano Periodo: 1868-1930

Biblioteca amena

Emilio Treves fonda la sua casa editrice nel 1861 a Milano e costruisce la sua fortuna con pubblicazioni popolari come la manualistica, la divulgazione, la letteratura self-help e periodici illustrati, creando così una fitta rete di distribuzione, di auto-promozione ma anche di collaboratori. Alla fine dell’ottocento Treves è sicuramente l’editore di maggior successo, ed è lui a sperimentare per la prima volta una suddivisione del catalogo in collane editoriali, che si presentano piuttosto confusionarie e sovrapponibili, con titoli che tornano in più collane con forme e prezzi differenti. Tra queste la collana più coerente è forse la Biblioteca amena, la quale allinea narratori italiani contemporanei e autori stranieri in pubblicazioni brossurate economiche dalla veste grafica asciutta e geometrica che muterà nel tempo diventando sempre meno sobria. La Biblioteca amena ha il merito, oltre di essere una delle prime collane editoriali prodotte in Italia, di aver arricchito l’editoria nostrana di numerose traduzioni di scrittori stranieri anche di primo piano. Nel corso degli anni venti del novecento si assiste a una prima crisi del mercato editoriale e si inasprisce la concorrenza – nella quale Mondadori veste il ruolo di protagonista un po’ per tutti gli editori coevi e futuri – e per casa Treves iniziano le difficoltà, che peggiorano con le leggi razziali del ’38, le quali attaccheranno proprio Treves in quanto ebreo, al punto che nel 1939 tutta la sua produzione viene assorbita da Garzanti, nome che avrà sempre più peso negli anni a venire.

23


’900 Nei primi anni del Novecento abbiamo quindi una mappatura abbastanza definita dell’editoria italiana: Milano è capitale dell’editoria di intrattenimento con Treves, Copelli e Baldini & Castoldi, Firenze di quella culturale con Bocca, Carabba e Laterza, e Torino di quella scolastica con Loescher, Utet e Paravia. Dopo una depressione sia culturale che economica che ha investito il primo dopoguerra, il ritorno alla vita civile segna un momento favorevole per l’editoria che si traduce in un’ondata di consumi. Nascono nuovi editori e collane di respiro internazionale, come quella universale I Corvi edita da Combacio. Ma la reperibilità dei materiali e l’entrante regime fascista rendono difficile la vita degli editori, che devono organizzarsi tra loro e con delle catene di librerie per riuscire a finanziarsi e distribuire.

Le collane Collana: Scrittori italiani e stranieri Casa editrice: Carabba, Lanciano (Chieti) Periodo: 1912-1948 La casa editrice Carabba comincia la sua attività con Rocco Carabba nel 1880, ma è il figlio Gino a segnare svolte decisive nel novecento. Nel 1912 Gino si distacca dal padre pur conservando nome e linea editoriale, la quale si snoda tra libri scolastici, letteratura per ragazzi e filoni filosofici, ma dando vita a nuove collane come Scrittori italiani e stranieri, la quale si compone di volumi economici ma eleganti, con rilegatura in tela e fregi dorati, e ospita autori dell’ottocento italiano e scrittori stranieri sia di spicco che sconosciuti, almeno in Italia, con particolare attenzione all’est Europa, attenzione che nel corso degli anni arriverà fino in India. La collana è ricca e di carattere misto, e si avvale infatti di sottosezioni dedicate ai vari filoni. La casa editrice sopravvive al fascismo, anche grazie a amicizie di partito, ma non alla guerra, mettendo in ginocchio casa Carabba che, presa in mano dal figlio Giuseppe dopo la morte del padre Rocco nel 1924, chiuderà nel 1949, l’anno dopo la cessazione delle pubblicazioni tra varie difficoltà di Scrittori italiani e stranieri da parte del fratello Gino. Collana: Edizioni di Solaria Casa editrice: Solaria, Firenze Periodo: 1926-1936 La collana è la trasposizione libraria della rivista Solaria, fondata nel 1926 da Alberto Carocci e che rappresenta una delle iniziative letterarie più importanti in Italia a cavallo tra gli anni venti e trenta del novecento, aggregando ecletticamente personalità letterarie diverse e creando una rete volta alla ricerca di nuovi autori più che a quella di un successo di mercato, e che farà tendenza nel panorama editoriale dell’epoca dando forza alla nascente narrativa, sia italiana ma anche e soprattutto europea. Le Edizioni di Solaria è una collana raffinata e non popolare, e per questo continuamente pressata dalle difficoltà economiche, che riflette l’ecletticità della rivista pur separandosene nella scelta di pubblicare solo autori italiani. Vengono pubblicate in maggioranza opere narrative, ma non mancano volumi di poesia e saggistica. La veste grafica disadorna è disegnata da Bruno Bramanti. La collana chiude nel 1936 insieme alla rivista cedendo sotto il peso delle pressioni economiche. Dopo tale chiusura le varie personalità che vi erano all’interno avviano nuovi progetti editoriali, ma quasi tutti cedono sotto la forte pressione economica.

24


Le collane

Scrittori di tutto il mondo

Edizioni di Solaria

Collana: Scrittori di tutto il mondo Casa editrice: Modernissima, poi Corbaccio dal 1932, Milano Periodo: 1928-1943; 1948-2010 Scrittori di tutto il mondo viene ideata e diretta da Gian Dàuli nel 1928 con l’intento di portare in Italia la migliore letteratura europea e americana contemporanea. La collana, nata per la casa editrice Modernissima, viene acquistata nel 1932 da Corbaccio, che la porterà, nonostante le difficoltà e addirittura il blocco delle pubblicazioni durante il ventennio fascista, fino al 2010 sotto la nuova proprietà Longanesi, avvenuta nel 1992. La veste grafica è estremamente sobria e dai tratti severi che la rendono riconoscibile. Collana: I libri gialli Casa editrice: Mondadori, Milano Periodo: 1929-1941

I libri gialli

Fondata da Arnoldo nel 1919, la casa editrice Mondadori si vede, alla fine degli anni venti, protagonista del mercato editoriale italiano, grazie all’ammodernamento degli impianti, all’acquisizione da altre case editrici di autori importanti, alla pubblicazione di opere gradite al regime fascista, e alla produzione di periodici, rotocalchi e sottogeneri popolari di consumo, tra cui spicca la collana economica per eccellenza: I libri gialli; serie tanto fortunata da dare il nome e rendere popolare in Italia l’intero sottogenere del romanzo poliziesco e investigativo, e giocano un ruolo fondamentale in questo senso le traduzioni dall’inglese. I libri gialli si presentano con la loro caratteristica copertina a fondo giallo e un’illustrazione racchiusa in un cerchio rosso, al prezzo di cinque lire, con una tiratura altissima e con un uscita periodica stabilitasi quindicinale nel 1931. Subito dopo nascono I Gialli economici con le stesse pubblicazioni della collana madre ma con una veste grafica assai simile a una rivista, il testo su due colonne e un prezzo inferiore, favorendo così la diffusione del genere. Nel 1941 chiude I libri gialli, e l’anno dopo anche I Gialli economici, in seguito alle leggi razziali che prevedevano, tra le altre cose, l’italianità di almeno un quinto dei titoli pubblicati di ogni collana editoriale. Ma nel 1946 vengono riprese le pubblicazioni dei soli Gialli economici, più comunemente conosciuti come Gialli Mondadori, e che arriveranno fino a oggi con, all’incirca, la stessa veste grafica.

25


’20 Nei primi anni venti l’editoria viene presa definitivamente in mano dal regime fascista, il quale la usa come uno degli strumenti per conquistare consenso. Si modernizzano gli impianti, si propongono nuove iniziative culturali come l’Enciclopedia Italiana nel 1925, nel 1927 viene inaugurata la prima Festa del Libro, ma il tutto sotto il controllo e la censura di regime che, nel 1936, istituisce la Commissione per la bonifica libraia, la quale rende impossibile, per esempio, la pubblicazione di autori ebrei. La casa editrice che più delle altre riesce a crescere e determinarsi durante il Ventennio è la Mondadori, già attiva durante la prima guerra pubblicando giornali destinati al fronte, si fonda ufficialmente nel 1919. Assecondando il regime con il contributo, ad esempio, alla fondazione dell’Istituto Nazionale per l’Edizione di Tutte le Opere di D’Annunzio, Mondadori riesce a proporre negli anni numerose e celeberrime nuove collane, come ad esempio Libri Gialli, collana che darà il nome all’intero genere grazie al colore della copertina dei suoi libri, oppure La Medusa che propone traduzioni inedite destinate per lo più a un pubblico femminile, al quale regala anche riviste come Grazia. Infine la Mondadori assume la stampa del Libro Unico di Stato per le scuole, definendo così un monopolio. Sono comunque diverse le case editrici che riescono a formarsi durante il Ventennio, in particolare negli anni Trenta, rispettando le linee guida di regime pur non appoggiandole. Le collane Collana: I Romanzi di Novella Casa editrice: Rizzoli, Milano Periodo: 1932-1942

I Romanzi di Novella

Angelo Rizzoli, già stampatore e tipografo nei primi decenni del secolo, colma la sua mancanza d’istruzione, dovuta dalle umili origini, con un fiuto eccezionale per gli affari e trova la sua fortuna nella produzione dei periodici dal 1927, che resteranno il suo punto di forza nonostante dal 1929 inizi anche la produzione di libri, che resta secondaria insieme alla produzione e distribuzione cinematografica. Questa sinergia di attività differenti risulta redditizia in un circuito di richiami, rimandi e auto-promozione che si impone sul mercato editoriale; una delle formule preferite da Rizzoli per lanciare i suoi libri è quella degli allegati ai periodici, e I Romanzi di Novella sono una delle serie più fortunate in questo senso. Novella è una delle testate che Rizzoli ha rilevato da Mondadori, e ospita come allegato questa collana economica composta da fascicoli che raccolgono, oltre al romanzo principale, illustrazioni, novelle brevi e rubriche di varietà; la distribuzione in edicola fa il resto. La collana ospita una maggioranza di autori italiani e poche traduzioni, le copertine ammiccano a un pubblico femminile e poco colto, con copertine dalle foto o illustrazioni predominanti di forte impatto visivo. La serie chiuderà nel 1942, ma il settore dei romanzi rosa, dei periodici femminili e dei fotoromanzi diventerà uno dei capisaldi della produzione Rizzoli, settore che rinascerà nel dopoguerra più forte di prima.

26


Collana: I romanzi della palma Casa editrice: Mondadori, Milano Periodo: 1932-1943 I romanzi della palma sono una collana editoriale che ospita narrativa contemporanea prevalentemente angloamericana di vasta leggibilità e successo popolare, ma che rappresentano uno dei principali contributi di Mondadori allo svilupparsi delle traduzioni in Italia. Grazie all’avanzamento tecnico in cui Mondadori ha investito, I romanzi della palma possono essere molto economici, tre lire a copia, sono venduti sia in edicola che in libreria e hanno al loro interno un piccolo spazio dedicato a altri racconti brevi e articoli vari. A causa della censura, poi dell’autocensura per evitare rischi, molte delle traduzioni non sono fedeli all’originale, attenuando gli aspetti e i personaggi più anticonformisti e provocatori; questa pressione porterà alla chiusura della collana nel 1943.

Medusa

I romanzi della palma

Collana: Medusa Casa editrice: Mondadori, Milano Periodo: 1933-1971 Nata nel 1933, la Medusa si presenta come la collezione di maggior pregio letterario nel settore della narrativa straniera di casa Mondadori, segnando un’importante apertura alle altre culture e apportando nuove traduzioni. La collana raccoglie capolavori, autori importanti ma anche romanzi minori di buoni scrittori, togliendo in realtà una grossa fetta di pubblicazioni ai Romanzi della palma. I volumi si distinguono dalle collane consorelle economiche sia dal prezzo notevolmente più alto, sia dalla veste grafica, molto più sobria e ariosa che ricorda quella di pubblicazioni anglosassoni. Anche la Medusa avrà momenti difficili a causa del regime, ma dal 1945 conoscerà una grande ripresa che la porterà, con la nascita anche di nuove sottocollane, fino agli ultimi anni sessanta, quando, in un clima di rinnovamento e ristrutturazione, la Medusa verrà poi chiusa. Collana: Letteratura contemporanea Casa editrice: Vallecchi, Firenze Periodo: 1936-1962 La casa editrice che pubblica o distribuisce riviste letterarie come Solaria o Letteratura è la Vallecchi, casa nata nel 1913 e ben radicata nel ricco ambiente intellettuale fiorentino, e che inaugura Letteratura contemporanea nel 1936, salvo il suo effettivo decollo nel 1943. La collana ospita narrativa e poesia italiane in una veste grafica estremamente lineare e pulita. La concorrenza con le case editrici del nord Italia è spietata e impari, tanto da far chiudere definitivamente la Vallecchi, non prima di aver tentato di resistere cedendo titoli e autori, nel 1962.

27


’40 Durante la guerra l’editoria italiana subì una battuta d’arresto, per via, soprattutto, del difficile reperimento della carta. Dal 1942 la produzione di libri inizia a calare, fino ad arrivare quasi al -80% nel 1944, dato destinato poi a cambiare drasticamente rotta nell’immediato dopoguerra. Infatti a Roma e Milano si moltiplicano le sigle editoriali e, tra il 1945 e il 1949, i titoli pubblicati aumentano del 131%. Mondadori propone nuove collane come: I classici contemporanei italiani, I classici contemporanei stranieri e La Biblioteca moderna Mondadori. E anche Einaudi inaugura I millenni, I coralli, Supercoralli, e collane di prestigio come I saggi; come pure La Biblioteca di cultura moderna di Longanesi. Per i libri scolastici invece viene fondata la Commissione alleata, la quale opera una depurazione dei contenuti fascisti inviando a editori e librai un elenco di libri proibiti ed eliminando il libro di stato. Nel 1949 nasce la BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, che come prima pubblicazione propone I promessi sposi a un prezzo contenuto, diventando così, nel giro di pochi anni, la fonte primaria di accesso ai classici. Nello stesso anno viene promossa dalla COLIP (Cooperativa Libro Popolare) la collana Universale Economica, che risponde allo stesso bisogno di cultura a cui risponde la BUR, ma è legata al Partito Comunista e si rivolge ai suoi militanti muovendosi su canali autonomi. Sul finire degli anni quaranta l’editoria è quindi completamente ripartita e si è ben inserita nel nuovo contesto culturale, sociale e politico. Il livello qualitativo dei testi ha raggiunto l’eccellenza, e nasce anche un’attenzione maggiore per la grafica editoriale.

Le collane Collana: La Gaja Scienza Casa editrice: Longanesi, Milano Periodo: dal 1947 Un anno dopo la fondazione della casa editrice a Milano, Longanesi prende in mano un progetto che aveva iniziato a Roma nel 1942 con altri editori: La Gaja Scienza, che curerà personalmente fino a un anno prima della sua morte nel 1957, avvalendosi della collaborazione di note e rilevanti figure della letteratura coeva. La collana si distacca dal clima generale del dopoguerra, si lancia alla ricerca di nuovi talenti sia italiani che stranieri con un rigore anticomunista, anti-ecclesiastico e anti-democristiano che porta a livelli elevati di nobiltà intellettuale ma anche di violenta aggressività, atteggiamenti quest’ultimi che porteranno alla rottura col suo finanziatore e alla sua uscita dalla casa editrice. La Gaja Scienza rimane in piedi insieme alla Longanesi fino a oggi, da un lato non abbandonando del tutto il catalogo storico, dall’altro distaccandosi notevolmente dalla sua identità di una destra radicale. Collana: I coralli Casa editrice: Einaudi, Torino Periodo: 1947-1976; dal 1993 Fondata nel 1933 a Torino, Einaudi si distingue, tra gli anni trenta e quaranta, per una produzione perlopiù saggistica non conforme alle leggi fasciste, scelte che costeranno care alla casa e ai suoi collaboratori ma che, dopo la liberazione, varranno

28


I coralli

come titolo per far diventare Einaudi il centro della cultura italiana del dopoguerra. Einaudi allinea una produzione di grande levatura intellettuale componendo un catalogo di forte identità pur non ignorando il mercato, il che le permette di sostenere la concorrenza delle altre case editrici. Tra le varie serie di Einaudi, quella più rappresentativa della politica della casa è I coralli, la quale raccoglie la narrativa italiana e straniera contemporanea in una veste grafica tipicamente einaudiana, sobria e raffinata, che ha visto collaborare personalità come Albe Steiner, Max Huber e Bruno Munari, e che, nel caso dei Coralli, vede in copertina la riproduzione di un dipinto o illustrazione su fondo monocromo, che poi diventerà bianco. Nel 1948 vengono creati i Supercoralli, collana madre – anche se successiva – che metterà in difficoltà i Coralli a causa del difficile reperimento di nuove voci e nuovi contenuti, faticando a trovare una nuova forma. Tra alti e bassi la collana verrà sospesa nel 1976 lasciando il posto ai Nuovi coralli iniziati nel 1971, per poi essere ripresa nel 1993 sotto il nome di I coralli Nuova serie, e riprendendo definitivamente il proprio posto con la chiusura, nel 1996, dei Nuovi coralli. Ma non hanno la stessa forza di un tempo, come casa Einaudi del resto, che, pur continuando a produrre libri di qualità, dagli anni novanta ha inevitabilmente cominciato a dare più peso al mercato, inserendo nel proprio catalogo letture di successo più che di qualità. Collana: Edizioni della Meridiana Casa editrice: Edizioni della Meridiana, Milano Periodo: 1947-1956 La collana, omonima della casa editrice fondata a Milano nel 1947, è dedicata alla poesia italiana, in cui compaiono autori noti e affermati accanto a emergenti, e con particolare attenzione all’esperienza ermetica del novecento. I volumi di cui si compone Edizioni della Meridiana sono caratterizzati da una grafica essenziale e spoglia, curata da Gabriele Mucchi, dalla numerazione di ciascuna copia le quali ospitano illustrazioni e disegni firmati da diversi pittori coevi. Essendo un prodotto di nicchia la collana non troverà un grande successo di pubblico, e i problemi legati alla distribuzione porteranno le Edizioni della Meridiana a chiudere nel 1956. Collana: Mondo piccolo Casa editrice: Rizzoli, Milano Periodo: dal 1948

Mondo piccolo

Nel dopoguerra Rizzoli è all’apice del successo col suo ventaglio di periodici popolari e reazionari, successo che viene rafforzato dall’eccezionale fortuna della serie di Giovanni Guareschi dedicate alle avventure di Peppone e Don Camillo, un fenomeno editoriale di rilievo internazionale che esce all’inizio come fuori collana per poi raggrupparsi, in tutte le sue forme – periodici, libri e film – date dall’impianto di distribuzione Rizzoli, sotto la sigla di Mondo piccolo, che non è formalmente una collana a sé ma lo è di fatto, e esce nei decenni come sottocollana delle diverse proprietà e collane Rizzoli arrivando fino a oggi con nuove pubblicazioni, ristampe, anche nelle forme di e-book, audiolibri e fumetti, con un successo popolare che non l’abbandona e che anzi arriva oltre i confini nazionali con diverse traduzioni.

29


’50 Sull’onda ormai consolidata della ripresa, nei primi anni cinquanta nascono nuove collane ricercate e di qualità, tra cui I gettoni di Einaudi, I libri del tempo di Laterza, La letteratura italiana. Storia e testi di Ricciardi. Nel contempo nascono anche nuove case editrici come la Motta a Milano nel 1952 che pubblica per lo più enciclopedie, Il Mulino a Bologna nel 1954 che si occupa saggistica, la Franco Angeli a Milano nel 1955 specializzata in pubblicazioni per l’azienda, e infine sempre a Milano nello stesso anno nasce anche la Ugo Mursio, impegnata nella letteratura e nella divulgazione storica. Alberto Mondadori, indipendente dalla casa editrice paterna, nel 1958 fonda Il Saggiatore, ovvero una delle più grandi imprese di saggistica culturale dell’Italia del dopoguerra. Mentre Arnoldo Mondadori nel 1959 fonda Il Club degli Editori, ovvero un’innovativa strategia di vendita che è quella per corrispondenza.

Le collane Collana: Biblioteca Universale Rizzoli (BUR) Casa editrice: Rizzoli, Milano Periodo: dal 1949 In molte delle case editrici del dopoguerra si avverte la necessità di riprendere la tradizione delle edizioni economiche e universali, edizioni che tendono a eliminare il divario tra cultura popolare e cultura d’élite, ampliando la lettura di alto livello culturale, oltre che ai lettori abituali, anche ai nuovi lettori, puntando a un pubblico ampio con un’istanza di divulgazione, ovviamente a prezzi ridotti. In casa Rizzoli nasce BUR, la Biblioteca Universale Rizzoli, nel 1949, che è caratterizzata da un’articolata produzione generalista ed eterogenea dovuta ai diversi livelli commerciali e culturali, oltre che ai vari generi letterari – contando anche i periodici – , e che si suddivide essa stessa e in numerose sottocollane, oggi arrivate a trentuno, diventando di fatto una casa editrice nella casa editrice, e fatturando da sola per Rizzoli la metà del fatturato. Inizialmente la grafica dei libri povera e anonima, per sottolineare l’economicità e la versatilità del volume, con formato tascabile e un prezzo generalmente molto basso che variava in base al numero delle pagine; in seguito la veste grigia verrà sostituita da quella vivace e moderna del designer americano John Alcorn.

Saggistica BUR

BUR

30


Collana: Romanzi Moderni Casa editrice: Garzanti, Milano Periodo: 1953-1973 Aldo Garzanti fonda la sua casa editrice dal rilevamento della Treves nel 1939 e comincia la pubblicazione dei Romanzi Moderni dal 1949. Ma è il figlio Livio, a partire dal 1952, a dare una svolta decisiva sia alla casa sia ai Romanzi, nel 1953, nei quali allinea scrittori nuovi, o ancora poco conosciuti, e sono caratterizzati da una forte eterogeneità, con la presenza di autori italiani e stranieri molto diversi tra loro. Ma alla metà degli anni settanta Garzanti è vittima di una crisi irreversibile dovuta a progetti ambiziosi mai realizzati o che non hanno avuto il successo sperato; a partire dal passaggio di Pasolini e Volpini a Einaudi la casa inizia a perdere la sua identità, chiude la serie dei Romanzi Moderni – che verrà poi ripresa nel tempo con altri nomi e portata fino ad oggi – nel 1973, Livio Garzanti verrà emarginato fino alla sua uscita definitiva dalla casa, con conseguente vendita e vari passaggi di proprietà. Collana: I gettoni Casa editrice: Einaudi, Torino Periodo: 1951-1958

I gettoni

Varie ipotesi di nuove collane editoriali in Einaudi confluiscono nell’idea di Elio Vittorini, a cui darà il nome di I gettoni. Concentrati su testi di più difficile lettura e di breve misura, nei gettoni si possono individuare tre principali tendenze: una testimoniale, una di prosa colta ed eccentrica, e una terza che si dedica al realismo e al neorealismo, aggiudicandosi così il titolo di collana editoriale sperimentale per eccellenza di casa Einaudi. I libri pubblicati sono di formato agile e dalla grafica disadorna, e introducono per la prima volta in Italia il risvolto di copertina, nel quale Vittorini introduce il testo. Anche se diretta a un pubblico circoscritto, la collana ha comunque un buon successo di vendite, tuttavia prevale un progressivo calo dell’impegno editoriale che, insieme alla crisi finanziaria di Einaudi in quegli anni, portano alla chiusura della collana nel 1958. Collana: Narratori italiani Casa editrice: Mondadori, Milano Periodo: 1952-1970

La serie nasce nel 1952, e ricorda, per forma e contenuti, la più celebre Medusa. La produzione di Narratori italiani è contrassegnata inizialmente dalla presenza di autori italiani già affermati a livello di pubblico e di critica, e si costituisce di scelte più che editoriali, commerciali o condizionate dalle relazioni. Nel 1958 la collana assume una forma più definita grazie alla nuova direzione, che inizia una politica più autoriale ma pur sempre alimentata dal lavoro di ricerca di altre case editrici più piccole da cui Mondadori acquisisce nuovi autori ma già testati. A cavallo tra gli anni sessanta e settanta casa Mondadori decide di chiudere una serie di collane editoriali ben definite per unificarle nella collana unica e piuttosto promiscua Scrittori italiani e stranieri, all’insegna di una politica orientata sempre più al mercato.

31


’60 Il boom economico degli anni sessanta investe ovviamente anche il campo dell’editoria, nel quale nascono ancora nuove case editrici e si sviluppano nuove aree di interesse: La Marsilio (1961), l’Edizioni di Comunità (1963), la Dedalo (1964) e infine l’Adelphi (1962) che recupera scrittori dimenticati e valorizza filoni letterari ancora inesplorati. Il numero degli studenti aumenta esponenzialmente e la scuola sviluppa nuovi programmi di insegnamento che richiedono la pubblicazione di nuovi testi scolastici, nuovi romanzi, e la ripubblicazione dei vecchi. Giornali e periodici assumono nuova importanza diventando strumenti di vendita e di dibattito culturale, grazie allo svilupparsi di recensori e premi letterari. In questo contesto nasce quello che Gian Carlo Ferretti definisce “Best Seller all’italiana”, e in contrapposizione nasce pure il Gruppo 63, ovvero un gruppo di scrittori di avanguardia sostenuti da Feltrinelli. La fervente attività editoriale di questo periodo porta a un’esasperazione della produzione che arriva fino alle edicole con le dispense e i tascabili, ovvero delle edizioni molto economiche che rispondono al bisogno di cultura dei meno abbienti. Nascono gli Oscar Mondadori, Garzanti per tutti, Capolavori Sansoni tra le più importanti, e questo crea, verso la metà degli anni sessanta, una saturazione e una conseguente crisi del mercato editoriale. La crisi del settore spinge gli editori verso nuove aree letterarie, come ad esempio la Emme Edizioni che si dedica alla letteratura per ragazzi, e più in generale si sviluppa la saggistica, da quella religiosa a quella sociologica e politica.

Le collane Collana: I Romanzi di Urania; dal 1957: Urania Casa editrice: Mondadori, Milano Periodo: dal 1952 Ideati da Arnoldo Mondadori, Giorgio Monicelli, I Romanzi di Urania sono una serie di romanzi che hanno il merito di far sbarcare in Italia il genere science fiction anglo-americano, e di coniare il neologismo fantascienza. Nati come allegato alla rivista «Urania», nel 1953 si elimina la rivista e di pubblicare solo la serie di libri che prenderà poi il nome di Urania, continuando a essere distribuita in edicola. Inizialmente la collana ospita romanzi fantascientifici di autori perlopiù inglesi e americani, cercando però di inserire i primi esperimenti di scrittori italiani del nuovo genere. Ma col cambio di direzione nel 1961, vengono inserite opere dal filone gotico e si opta per una condotta meno sperimentale e più popolare, con l’esclusione degli autori italiani, i quali vengono però ospitati come provinanti nella nuova appendice di Urania, Il Marziano in Cattedra. Con ancora una nuova direzione nel 1985, Urania si raffina, anche per contrastare la concorrenza di case editrici ormai di settore, e riporta gli autori italiani tramite un premio annuale che prevede la pubblicazione del vincitore. Cambia anche nella veste grafica, che lascia da parte la linea da rivista per avvicinarsi a quella di un tascabile, forma con cui arriverà fino a oggi.

32


Le collane

Urania

Collana: Poesia Casa editrice: Neri Pozza, Venezia-Vicenza Periodo: 1953-1971

Poesia

Fondata nel 1945, la casa editrice Neri Pozza costruisce la sua identità attorno alla figura del suo editore, omonimo, e al legame col territorio veneto. Poesia nasce nel 1953 per volontà del socio e autore Antonio Barolini, collana caratterizzata dalla ricerca di autori esordienti e che vanta numerose prime edizioni; la veste grafica è disadorna e aniconica. Dopo la morte di Neri Pozza nel 1988, numerose saranno le proprietà da cui verrà acquisita la casa editrice, con una conseguente ristrutturazione della programmazione che cambierà del tutto l’identità della casa originaria. Collana: Biblioteca delle Sileriche Casa editrice: Il Saggiatore, Milano Periodo: dal 1958

Biblioteca delle Sileriche

Alberto Mondadori, figlio di Arnoldo, fonda nel 1958 a Milano, in seno alla casa paterna, Il Saggiatore, con l’intento di fondare una casa editrice che si allontanasse dalle politiche commerciali mondadoriane per avvicinarsi a una produzione perlopiù saggistica e di qualità, con istanze di militanza, formazione e divulgazione, riunendo intorno a sé collaboratori preziosi. Tra questi Debenedetti, che crea la principale collana editoriale del Saggiatore, ovvero la Biblioteca delle Silerchie, la quale si compone di piccoli e brevi volumetti delle più diverse discipline e presentati da note del direttore, con un forte carattere sperimentale, il tutto incorniciato da una grafica elegante curata da Anita Klinz. Ma con la morte di Debenedetti nel 1967 e gli errori imprenditoriali, la casa subisce un crollo e un successivo ridimensionamento, che vedrà la morte di Alberto nel 1976, a seguito della quale la casa passerà sotto diverse direzioni che lasceranno pressappoco immutata la linea editoriale portandola fino a noi.

33


’70 Gli anni settanta confermano la crisi: nonostante il popolo dei lettori sia sempre più corposo, attento e interessato, nonostante l’espansione delle rassegne librarie e delle rubriche televisive a supporto del libro, l’offerta rimane superiore alle capacità di assorbimento. Continua così a intensificarsi la piccola editoria specializzata in segmenti di interesse: la Lucarini per la narrativa; la Tartaruga per la saggistica femminile; la Buffetti per la manualistica; la Masson per la medicina; la Jackson per l’elettronica; la Nord per la fantascienza; l’IPSIA per la finanza. Viene rilanciato il tascabile nelle librerie e non più nelle edicole, con in prima linea sempre Mondadori e Rizzoli. Questa crisi, con l’aumento dei prezzi che ne consegue, porta inevitabilmente a un arresto dell’espansione del mercato librario. Le case editrici fanno fronte a questo periodo in diversi modi, molte chiudono, molte si riuniscono sotto un unico proprietario pur rimanendo autonome, ma ancora si assiste, inspiegabilmente, all’aumento di case editrici che aprono. Anche la qualità e la ricerca, come è prevedibile, subiscono un declino, e per andare sul sicuro si ricorre ai best seller di nomi famosi della letteratura e del giornalismo, oppure si ricerca l’effetto scandalo.

Le collane Collana: Le Comete Casa editrice: Feltrinelli, Milano Periodo: dal 1959

Le Comete

Giangiacomo Feltrinelli fonda la sua casa editrice nel 1955, e sin dall’inizio impronta la sua produzione su due filoni: il primo vede protagonista una narrativa straniera sperimentale e una saggistica politica provocatoria, che porta Feltrinelli al centro del dibattito intellettuale e del mercato librario; il secondo filone si incentra su pubblicazioni scientifiche di alta divulgazione. Ma in generale la produzione Feltrinelli è trasversalmente mossa da un’istanza antitradizionale, di opposizione e di militanza e da una filosofia marxista e antifascista. Ciò non impedisce alla casa di dedicarsi agli aspetti commerciali, e anzi nel 1957 si apre la catena di librerie Feltrinelli che gli consente una rapida e rosea espansione. La collana più rappresentativa di casa Feltrinelli è quella delle Comete, nata nel 1959, che tende a scandalizzare il pubblico ricercando opere fortemente provocatorie, attingendo anche alla letteratura extraeuropea di cui pubblica testi proibiti nel paese di origine. La grafica è firmata da Albe Steiner, come molte delle serie Feltrinelli, e si articola con intelligenza e senza timore in apparati pubblicitari aggiuntivi. Nella seconda metà degli anni sessanta Giangiacomo Feltrinelli comincia la lotta armata che lo allontanerà dalla casa editrice per portarlo alla morte nel 1972, di conseguenza la casa entra in crisi, chiudendo molte collane tra cui Le Comete nel 1967, fino agli anni ottanta, anni in cui il figlio Carlo prende le redini e porta la Feltrinelli a una piena ripresa, si ridimensionerà l’aspetto politico e d’opposizione a favore della narrativa e, negli anni duemila sarà ripresa anche la serie delle Comete che arriva a oggi in ottima salute.

34


Collana: I Narratori di Feltrinelli Casa editrice: Feltrinelli, Milano Periodo: 1960-1999 Una delle poche collane rimaste in piedi durante la crisi degli anni sessanta e settanta in casa Feltrinelli è quella dei Narratori di Feltrinelli, collana che ospita molti classici contemporanei con un’attenzione alle letterature straniere, soprattutto quelle sudamericane, mentre più debole è la presenza italiana, presenza che verrà incrementata a partire dal 1963. I Narratori di Feltrinelli diventa una delle collane principali della casa, salvo poi la chiusura nel 1999 nell’ottica di una razionalizzazione generale. Collana: Poesia Casa editrice: Garzanti, Milano Periodo: 1960-2012 Livio Garzanti, succeduto al padre dagli anni sessanta, segue il sicuro e consolidato filone paterno della divulgazione scolastica e parascolastica, apportando però significativi mutamenti al fine di rafforzare la produzione e dando il via a nuove collane, tra cui Poesia, che rappresenta il maggiore impegno di casa Garzanti sul fronte poetico soprattutto italiano contemporaneo, e ospita autori fondamentali ma messi da parte dal mercato librario e poeti emergenti ma promettenti. La grafica è severa e disadorna, con un fondo tenue e i dati del libro disposti ordinatamente. Poesia procede con le pubblicazioni che le portano un discreto successo per tutti gli anni settanta, ottanta e novanta, fino all’avvio di nuove collane derivate. Poi negli anni duemila le uscite iniziano a diradarsi progressivamente fino alla sospensione nel 2012.

Collezione di poesia

Collana: Collezione di poesia Casa editrice: Einaudi, Torino Periodo: dal 1964 La Collezione di poesia segue una linea editoriale che si allontana da scuole e tendenze, e si compone di autori antichi e moderni, italiani e stranieri, tutti proposti con testo originale a fronte, e che, soprattutto negli anni settanta, mostra un forte interesse per la sperimentazione con la pubblicazione di antologie collettive che proseguono fino agli anni duemila, a discapito dei classici greci e latini. La grafica della collana è ideata da Giulio Einaudi e segue la linea sobria ed elegante della casa, riportando in copertina un frammento di testo, facendo così della poesia stessa l’unico elemento grafico significativo.

35


’80 Gli anni ottanta segnano l’esplosione del romanzo rosa con il lancio in edicola dei libri Harmony e Blue Moon, coniando il termine “narrativa seriale”, mentre il best seller all’italiana e la saggistica culturale continuano a perdere terreno. In questi anni l’editoria affronta il suo momento più delicato, si trova a fronteggiare problemi finanziari e organizzativi. Mondadori e Rusconi promuovono le proprie reti televisive e, veicolando i contenuti con linguaggi diversi, dominano il mercato editoriale, poiché la moltiplicazione dei piccoli distributori regionali sembra non riuscire a reggere il confronto con lo strapotere televisivo. Per la prima volta si inizia a temere per la sopravvivenza del libro. Dalla metà degli anni ottanta si assiste a un incerto recupero che prevede una sostanziale innovazione sul piano tecnologico, strategico e promozionale; si indebolisce la figura dell’editore come protagonista facendo spazio a una classe dirigente eterogenea, e nascono così società come la Marietti Scuola o la RCS. La conseguenza è la perdita di identità delle case editrici e la frammentazione del pubblico. Questa disomogeneità comporta tirature più basse e volumi più mirati. È la stagione delle collezioni economiche, dove nascono nuove sigle come la TEA, una fusione tra UTET e Messaggerie, e vengono rilanciate altre, come l’Universale Economica di Feltrinelli.

Le collane Collana: Biblioteca Adelphi Casa editrice: Adelphi, Milano Periodo: dal 1965

Biblioteca Adelphi

Adelphi nasce per volontà di Luciano Foà, e con il sostanziale sostegno economico di Roberto Olivetti, nel 1962, e si appoggia alle scelte editoriali di Roberto Balzen, intellettuale triestino dalla sconfinata cultura. Nel 1965 Olivetti esce dalla società, Adelphi acquisisce la Frassinelli e Balzen muore, lasciando un lavoro di ricerca editoriale che continuerà a segnare il cammino della casa. In questo contesto nello stesso anno nasce la Biblioteca Adelphi, collana di carattere misto che meglio di altre rappresenta il catalogo della casa. La collana è caratterizzata dalla presenza di filoni fantastici della letteratura, con un’attenzione all’ambito del mitologico e del simbolico, di generi letterari diversi tra loro e da una convergenza di letteratura e saggistica. Negli anni settanta la Biblioteca è ancora la collana regina della casa, e vanta una sottocollana, nonostante il subentro come direttore editoriale, avvenuto negli ultimi anni sessanta, di Roberto Calasso. Casa Adelphi si sviluppa negli anni, crescendo quantitativamente e diventando simbolo di qualità letteraria fino ai giorni nostri, così come la sua Biblioteca Adelphi, mantenedo la distintiva linea grafica.

36


Le collane

Oscar Mondadori

Collana: Oscar Casa editrice: Mondadori, Milano Periodo: dal 1965 Come Rizzoli, anche Mondadori fonda, nel 1965, la sua collana economica dedicata al romanzo – genere di punta dagli anni cinquanta – , i celeberrimi Oscar Mondadori. Gli Oscar, tascabili ad alta tiratura con una grafica da periodico femminile e un prezzo inferiore a tutte le altre collane, si concentrano appunto sul romanzo allineando autori più o meno noti dell’otto-novecento, e vedono, nelle loro pubblicazioni settimanali, un sorprendente successo di pubblico, che è quello del boom economico a cui ammicca. Nel 1967 avviene la prima riforma che vede una prima apertura degli Oscar ad altri generi e la sua articolazione in sottocollane. Riforma che si consolida e rafforza nel 1984, portando gli Oscar a diventare quasi una casa editrice a sé. Collana: I meridiani Casa editrice: Mondadori, Milano Periodo: dal 1969 Altra longeva collana di casa Mondadori è quella dei Meridiani, i quali riprendono la linea editoriale degli Oscar, ma rappresentandone la parte qualitativamente più alta, carattere sottolineato anche dalla confezione pregiata, pur non tralasciando l’attenzione al mercato, attenzione che finirà in seguito per ridimensionarne il valore editoriale, che comunque non le impediscono la moltiplicazione in altre collane, anche più economiche e meno pregiate, e la sopravvivenza fino a oggi.

37


’90 Quella che sembrava una flebile ripresa, a partire dai primi anni novanta, cade in quello che sembra un ineluttabile declino. Le case editrici rischiano meno, e invece di lanciare novità tentano di smaltire, comprensibilmente, i titoli in catalogo, bloccando ulteriormente il mercato. Nella seconda metà del decennio conquistano definitivamente il potere i grandi gruppi editoriali: Mondadori, che possiede Electa, Einaudi, Sperling & Kupfer, Baldini & Castoldi; RCS Media Group, che ingloba il gruppo Fabbri, Sansoni e la Nuova Italia; Longanesi, con Guanda, Salani, Combaccio e Neri Pozza; la UTET, con Garzanti e Vallardi; e infine Giunti, che acquista Camunia, Astrea e Demetra. Assistendo così a una graduale perdita di autonomia. In questo contesto prende vita un progetto intelligente e provocatorio, destinato a diventare un vero e proprio fenomeno editoriale: i Millelire, dei volumetti di poche pagine e di piccolo formato prodotti dalla casa editrice Stampa Alternativa di Roma che costavano, appunto, mille lire. Su questa scia seguirono la Newton Compton e la Mondadori con la collana I miti, le quali riuscirono a pubblicare piccoli libri di varia natura, anche testi classici e di alto livello, a prezzi molto contenuti. Il tascabile diventa così la punta di diamante dell’editoria, rimettendo in moto il mercato, anche se ormai è un mercato molto ristretto rispetto ai suoi esordi. Le case editrici si vedono costrette sì dal mercato, ma anche dai tempi, a integrare i propri progetti editoriali con nuovi progetti legati all’elettronica e alla comunicazione, ampliando canali e risorse umane. Sul finire degli anni novanta sembra che questa integrazione tra tradizione ed elettronica sia destinata, logicamente, a fondersi in un’unica produzione, mentre a oggi sappiamo che non è andata proprio così.

Le collane Collana: La memoria Casa editrice: Sellerio, Palermo Periodo: dal 1979 Fondata nel 1969 dal fotografo Enzo Sellerio con la moglie Elvira Giorgianni, Sellerio è una piccola casa editrice di Palermo che riesce a conquistare una dimensione nazionale grazie alla cura e raffinatezza sia nelle scelte editoriali che nella veste grafica, la quale successivamente fungerà da modello per molte case editrici, ma anche grazie alla fedeltà dei grandi autori e collaboratori, da Leonardo Sciascia ad Andrea Camilleri. La memoria è la collana di punta della casa, tanto da sovrapporsi ad essa, con una produzione che vede allinearsi una letteratura civile e d’inchiesta insieme a opere letterarie rimaste ai margini del canone della grande editoria europea, proponendo un catalogo molto raffinato. Nel 1983 la produzione della casa viene separata, da un lato Enzo Sellerio si occupa dell’editoria artistica in tiratura limitata, dall’altro Elvira Giorgianni cura narrativa e saggistica fino alla morte nel 2010, dopo la quale le succederanno i figli. La memoria prosegue nella sua integrità e si contorna di nuove collane, arrivando in ottima salute fino a noi.

38


Le collane

Lèkythos

La memoria

Collana: Lèkythos Casa editrice: Crocetti, Milano Periodo: dal 1981 Nicola Crocetti fonda la sua casa editrice a Milano nel 1981, e concentra la sua attenzione sulla cultura greca, scelta che si ritrova nel logo della casa e nei nomi delle sue collane. Tra queste troviamo Lèkythos, collana caratterizzata da scelte editoriali non scontate che allinea inizialmente poesia greca contemporanea, per poi estendersi ad altre aree geografiche, con il merito di costruire un proprio canone della poesia novecentesca. La veste grafica guarda alla tradizione, con copertine bianche e titoli rossi in un’elegante composizione grafica. Lèkythos mantiene un moderato numero di uscite, restando fedele al proprio progetto così da conquistare e consolidare un pubblico fedele, anche grazie all’affiancamento della rivista Poesia alla produzione della casa, un unicum in tutta Italia. Collana: Collana praghese Casa editrice: e/o, Roma Periodo: 1982-1995

Collana praghese

La casa editrie e/o viene fondata da Sandro Ferri con la moglie Sandra Ozzola nel 1979 a Roma e svolge, insieme alle altre piccole case nate in quegli anni, un importante lavoro di ricerca nel campo della letteratura – di cui poi usufruiscono generalmente i grandi editori – , la quale in questo caso ha l’obiettivo, come denuncia il nome stesso della casa, di creare un ponte tra est e ovest del mondo. Sotto la direzione di Milan Kundera, che lascerà dopo un anno, nasce nel 1982 la Collana Praghese, la quale accoglie principalmente narrativa con particolare attenzione ai contemporanei cechi, con l’intento di presentarli al pubblico italiano. Dai primi anni novanta la casa si rinnova profondamente, orientandosi verso nuove aree geografiche, razionalizzando e articolando il catalogo verso nuove e più ampie scelte editoriali, e chiudendo così la Collana praghese.

39


’00 Nel primo decennio del duemila le case editrici hanno dovuto fare i conti con i processi di cambiamento del settore, dovuti in gran parte sicuramente dalle nuove tecnologie. Alcune case hanno continuato il processo di integrazione, altre invece sono nate ex-novo con l’obiettivo di pubblicare esclusivamente o prevalentemente e-book. Il libro elettronico, quello che in un primo momento sembrava dover essere il futuro dell’editoria, va invece di pari passo al libro tradizionale. I motivi possono essere diversi: la scarsa alfabetizzazione digitale; l’attaccamento nostalgico al libro cartaceo; la volontà degli editori di rimanere su carta. È ancora tutto da metabolizzare, ma il nostro è un tempo di transizione. Il digitale ha sconvolto l’esistenza di tutti, non solo nell’ambito dell’editoria, e l’impegno dovrebbe essere quello di creare e cercare nuovi equilibri. Probabilmente il libro tradizionale e l’e-book coesisteranno ancora per molto tempo, assumendo però ognuno la propria identità e dignità. Presumibilmente la carta diventerà — come è giusto nell’ottica di una più profonda coscienza ecologista — un prodotto di nicchia, usata in futuro per produrre soltanto prodotti di qualità elavata, sia dal punto di vista contenutistico che dell’estetica.

Le collane Collana: L’Avventura Casa editrice: Feltrinelli, Milano Periodo: 1983-1990

L’Avventura

In un quadro di generale ripresa e ampliamento di casa Feltrinelli, nasce nel 1983 L’Avventura, collana editoriale dedicata alla narrativa italiana e straniera nell’ottica di un rafforzamento del settore narrativo, e caratterizzata dall’impegno nella ricerca e nella scoperta di nuove voci. Nel 1990 la collana verrà soppiantata dalla serie I Canguri, simile nell’impostazione generale ma molto più attenta al mercato, che produrrà narrativa meno sperimentale fino al 2010. Collana: Letterature Casa editrice: Theoria, Roma Periodo: 1986-2000

La casa editoriale Theoria viene fondata a Roma nel 1982 da Beniamino Vignola e Malcom Skey, con l’obiettivo di articolare un catalogo ampio e articolato in varie collane, nonostante le piccole dimensioni della casa, alimentato da una ricerca di autori contemporanei italiani e stranieri emergenti. La collana più rappresentativa del carattere di Theoria nasce nel 1986 con il nome di Letterature. È in questa collana che confluisce il maggior impegno di ricerca verso nuovi autori sia italiani che stranieri, in cui si evidenzia un’importante lavoro sulla letteratura cinese contemporanea. Ma la piccola casa editrice arranca sotto il peso delle grandi concorrenti e dei problemi finanziari, e dopo alcuni tentativi di ripresa chiude nel 2000.

40


Collana: Transeuropa Casa editrice: Il lavoro editoriale, Ancona; poi Transeuropa dal 1988 Periodo: 1986-2000 Nata come collana all’interno del catalogo della casa editrice Il lavoro editoriale nel 1986, Transeuropa inizia a muoversi in autonomia dal 1988 per poi distaccarsi del tutto nel 1999, diventando casa editrice a sé. La collana, come quasi tutti i piccoli editori di quegli anni, si concentra sullo scouting, avviando una produzione che si concentra perlopiù sulla narrativa italiana emergente, per cui produce antologie che si propongono come il risultato delle ricerche svolte dalla casa/collana. Oltre alla narrativa, il progetto si dedica anche a un filone saggistico di buon livello, con interessi in prevalenza umanistici. La veste grafica è caratterizzata da illustrazioni dal sapore pop, con l’intento di avvicinare un pubblico giovane. Nel 2000 Transeuropa chiude, salvo essere poi rifondata nel 2003 da Giulio Milani e Marco Rovelli, con sede a Massa, i quali seguono la linea a tutt’oggi la linea editoriale originaria ampliandone i contenuti. Collana: Stile libero Casa editrice: Einaudi, Torino Periodo: dal 1996 La crisi degli anni ottanta porta in casa Einaudi cambiamenti strutturali notevoli. Riesce nonostante le difficoltà a mantenere i suoi filoni di interesse e la sua integrità, ma l’acquisizione da parte di Mondadori ne condiziona la proposta editoriale. In questo quadro di riorganizzazione e ripresa nasce nei Tascabili la serie Stile libero, che di fatto è una vera e propria collana editoriale, con l’intenzione di creare una collana d’avanguardia e allo stesso tempo vendibile, unendo sperimentalismo e assemblaggio di linguaggi molto diversi tra loro. L’interesse al mercato pesa in un equilibrio di qualità difficile da mantenere, dato questo evidenziato anche dalla veste grafica che, allontanandosi dalla tipica copertina bianca ed elegante einaudiana, diventa sempre più aggressiva con illustrazioni a tutta pagina. Nel 2005 Stile libero diventa ufficialmente una collana e, con l’autonomia acquisita, riesce a epurare almeno in parte dal suo catalogo le cadute di stile degli anni precedenti, e arriva ancora in pieno sviluppo fino a oggi.

Stile libero

41


42


Il Progetto 43


Il Progetto GLI IMBUCATI Il progetto editoriale qui presentato si pone come obiettivo sia la promozione di scrittori emergenti, offrendogli una piattaforma cartacea e web dove pubblicare i propri racconti, sia la promozione della lettura stessa. Gli imbucati sono dei piccoli opuscoli di sedici pagine che ospitano, per ora, i racconti provenienti dalle raccolte di 8x8 — Un concorso letterario in cui si sente la voce, un concorso questo che prevede la partecipazione di autori emergenti i quali sono chiamati a produrre racconti brevi, di massimo ottomila caratteri, per poi essere selezionati e invitati alla lettura pubblica degli stessi in una serata con pubblico votante che, insieme a una giuria composta da una casa editrice diversa ogni volta e alcuni professionisti del settore, disputeranno il vincitore il quale, insieme ai vincitori di tutte le otto serate di cui si compone il concorso, parteciperà alla serata finale, di solito tenuta alla Fiera del Libro di Torino in maggio. Tali racconti ben si prestano allo scopo di questa nuova collana che è quello di creare libricini agevoli da leggere un po’ ovunque. Da queste piccole pubblicazioni si accede alla app dell’intero progetto attraverso il QR posto sulla bandella di ogni libro, che permette, oltre l’accesso all’archivio di tutti i racconti pubblicati, e quindi alla lettura di questi su qualsiasi dispositivo, di partecipare a dei racconti collettivi. L’intenzione è quella di creare un’ampia rete di lettura e scrittura rapida e sociale, un circolo letterario virtuale e fisico allo stesso tempo, che permetta anche a chi non ha la passione o l’abitudine di leggere di potersi avvicinare e scoprire il piacere della lettura in un paio di fermate di metropolitana, e magari scoprirsi dei buoni lettori. È infatti la modalità di distribuzione uno degli aspetti fondamentali di questo progetto: i libri degli Imbucati si dovranno trovare dappertutto. Si troveranno nei posti in cui c’è bisogno di una lettura agile e veloce. Gli imbucati ha quindi l’obiettivo, e forse la presunzione, di voler essere guerilla non soltanto marketing, ma anche e soprattutto culturale. Questo progetto vuole essere non soltanto una raccolta di racconti, ma un’opportunità, un canale diverso e diretto di invito alla lettura che non sia necessariamente filtrato da certi ambienti culturali, ma che arrivi dritto in mano a chi non se l’aspetta.

Le edizioni Le edizioni cartacee degli imbucati sono dei libretti formato A6 rilegati a punto metallico con una sola bandella laterale sinistra, la quale ha lo scopo di far chiudere su se stessi il libro, tramite una fustellatura sul retro, in modo da proteggerne le pagine. 44


Contengono racconti brevi di autori emergenti, reperibili anche nell’archivio del sito o su app. L’idea è quella di pubblicarne quattro al mese, in modo di avere un ricambio abbastanza veloce, ma tenendo anche conto dei lettori più lenti e dare la possibilità a tutti di non perdersene neanche uno.

I racconti collettivi L’idea di un racconto collettivo nasce dalla necessità di rendere partecipato e condiviso il progetto degli Imbucati. Per idearlo mi sono ispirata al gioco dadaista del Cadavere squisito, che consisteva nello scrivere un testo o una poesia a più mani potendo però leggere solo l’ultima parola della frase precedente. Qui le regole del gioco sono diverse: 1. ogni partecipante deve tener conto dell’incipit o della trama del contributo precedente, ciononostante ha la massima libertà di far evolvere la storia a suo piacimento; 2. ogni partecipante ha a disposizione 800 caratteri; 3. il numero massimo dei partecipanti è 10, per non superare gli 8000 caratteri. Il racconto concluso, una volta editato e corretto secondo le note redazionali degli Imbucati, verrà poi pubblicato sia digitalmente che su carta, e distribuito come gli altri racconti. Nei mesi di stesura della tesi, mi sono avvalsa dei social network per sperimentare questo gioco di scrittura, così è nato “La soglia”, il primo racconto collettivo degli Imbucati. Il risultato è divertente: si sentono sensibilmente le differenze espressive e l’insieme appare un po’ confuso e a tratti sbilanciato, ma è proprio questo a renderlo unico; non è un racconto magistrale, ma riesce comunque a raccontare la sua storia e parte di chi l’ha scritta, vibrando di umori diversi e spalancando la sua anima squisitamente dada.

La distribuzione L’optimum per far sì che questo progetto funzioni e raggiunga i suoi obbiettivi sarebbe, ovviamente, che venisse finanziato pubblicamente, in modo da poter creare un gruppo di lavoro che, oltre a preoccuparsi dei vari aspetti editoriali, si occupi personalmente della distribuzione a canale diretto — una sorta di volantinaggio — in modo tale da avere maggior controllo, limitare le spese e poter essere indipendente. L’idea è quella di creare una rete di distribuzione capillare e divisa per zone che ricopra: fermate di bus e metropolitane, parchi, piazze e ingressi di ospedali, ambulatori, poste, banche e uffici amministrativi an genere. 45


ANALISI DI MERCATO influenze e ispirazioni STAMPA ALTERNATIVA Uno degli esempi più importanti di editoria dal basso è sicuramente Stampa Alternativa, casa editrice fondata a Roma nel 1970 che prende spunto dal mondo dalle fanzine e che, guidata da Marcello Baraghini, riesce a ritagliarsi un posto d’eccezione nel campo dell’editoria italiana. Nata come promotrice di controinformazione concentrata sui temi che la società rifiutava di affrontare, produceva questi piccoli opuscoli, dal prezzo politico di 300 o 500 lire, su sistemi culturali come il libro Contro la famiglia. Manuale di autodifesa per minorenni, sulle droghe, sulla sessualità, sulle energie rinnovabili, sulla musica e sulla sua diffusione con collane come Sconcerto o Sonic book, i cui libri contenevano dapprima il vinile poi il cd di autori underground, sia stranieri che italiani, e accanto la raccolta di testi, traduzioni e curiosità. Ma la collana che diede a Stampa Alternativa maggiore popolarità fu senza dubbio Millelire. Pubblicata nel 1989, rivoluzionò il mercato editoriale con i suoi libri dalle tematiche varie e dalla veste grafica essenziale, con il loro prezzo di sole 1.000 lire e soprattutto con le loro 20 milioni di copie vendute nei soli anni novanta. Nel 1994 la collana vinse il Compasso d’oro per la comunicazione e la grafica, e nel 2002 se ne cessò la produzione, anche se ora vengono riproposti come e-book scaricabili gratuitamente, grazie anche a l’iniziativa Libera Cultura, nata nel 2005 e volta appunto alla libera circolazione della cultura. Nel 2007 però, Marcello Baraghini in collaborazione con Ettore Bianciardi, lanciano sul mercato dei piccoli sedicesimi ispirati ai racconti di Luciano Bianciardi, i Bianciardini, i quali proseguono e portano a compimento la rivoluzione in campo editoriale, ma anche culturale e di costume, cominciata dai Millelire. Questa piccola collana è promossa sul web dal sito riaprireilfuoco.org, il quale fornisce anche servizio di casa editrice online abbattendo tutti i costi e i “diritti riservati”. Tra le varie iniziative sostenute da Stampa Alternativa troviamo anche la campagna Libri puliti, per denunciare il fenomeno dell’editoria a pagamento, e il Festival della Letteratura Resistente, che si svolge ogni anno a Pitigliano e che ogni anno pone l’attenzione su un’importante lotta sociale.

46


a sinistra logo di Stampa Alternativa In basso due esmpi di pubblicazioni delle collane Millelire, editi da Stampa Alternativa

47


CORONA DI BOMPIANI

La casa editrice Bompiani, nata a Milano nel 1929, ha sempre tenuto un profilo alto dando vita a una produzione libraria colta, intelligente e all’avanguardia, nonostante le difficoltà subite nel ventennio fascista, durante il quale, pur pubblicando testi controcorrente e critici nei confronti del fascismo, ha dovuto cedere a compromessi fino alla pubblicazione del Mein Kampf di Hitler, e le varie crisi economiche che l’hanno portata, negli anni, sotto diverse proprietà, Bompiani è riuscita a rimanere più o meno coerente e salda nella sua linea editoriale. Diverse sono le collane che tessono la struttura della casa, ma una in particolare mi ha ispirato nel concepimento di questo progetto per la sua ambizione di partenza; Corona nasce sotto la guida di Elio Vittorini nel 1942, e vede pubblicati sia testi popolari e divulgativi sia testi nuovi e dal carattere sperimentale come opere poco note di autori classici o riscoperte di autori minori, con l’intento di mettere a disposizione i punti fermi della cultura contemporanea e l’idea che la cultura debba essere una condizione universale, come si recita anche nei risvolti della collana “La cultura non è una professione per pochi: è una condizione per tutti”, cercando di intercettare un pubblico non specialistico e non colto e mettendo in atto un’azione divulgativa e formativa, proposito però disatteso dal risultato opposto, ovvero Corona si contornerà piuttosto di un pubblico colto e di nicchia. La collana risente ancora delle leggi del ’38 sulla censura, e dopo il distacco di Vittorini, che si dedica alla militanza politica antifascista, le uscite si diradano fino al blocco della produzione nel 1949.

a sinistra e destra due esmpi di pubblicazioni della collana Corona, editi da Bompiani 48


CENTOPAGINE DI EINAUDI

Giulio Einaudi fonda la sua casa editrice a Torino nel 1933, e sin dall’inizio vanta una produzione libraria di grande levatura intellettuale, costruendo nel tempo un catalogo di forte identità senza però ignorare il mercato, il che le permette di sostenere con grandi risultati l’agguerrita concorrenza delle altre case. Soprattutto tra gli anni trenta e quaranta, quando erano ancora in auge le leggi sulla censura, Einaudi si distingue per la sua produzione controcorrente, andando incontro a una lunga serie di censure, arresti e sequestri che ebbero poi il tragico epilogo nella morte di Giaime Pintor e Leone Ginzburg, letterati militanti che persero la vita nella lotta al nazi-fascismo. Posizione scomoda che portò la casa, dopo la liberazione, a essere considerata il centro della cultura italiana del dopoguerra. Molte sono le collane editoriali che impreziosiscono il catalogo Einaudi, ma quella che più mi ha aiutato nella creazione di questo progetto è Centopagine. Serie ideata e diretta dal collaboratore einaudiano Italo Calvino nel 1971, il quale la caratterizza secondo i suoi gusti di scrittore e lettore e la porterà avanti con successo fino alla sua morte nel 1985. Centopagine è concentrata sulla proposta di romanzi brevi di autori maggiori e minori dal cinquecento all’ottocento, con l’intento di offrire le materie prime nell’esperienza della lettura a un pubblico colto ma non iniziato, che Calvino invita creando un dialogo attraverso le bandelle del libro. Un proposito quindi divulgativo e rigoroso, di ricerca e di studio, facendo di Centopagine una vera e propria collana d’autore che ha avvicinato i lettori a un Calvino dietro le quinte raccontandolo attraverso le sue scelte editoriali.

a sinistra e destra alcuni esmpi di pubblicazioni della collana Centopagine, editi da Einaudi 49


Inspiration board

50


51


IL PROGETTO GRAFICO Il progetto grafico degli Imbucati cerca di miscelare in un’unica forma uno stile classico e contemporaneo, dando vita a delle edizioni che riproducono graficamente l’idea di incontro tra tradizione e innovazione, di cui anche il progetto stesso, nella sua totalità, si avvale.

LOGOTIPO naming Il nome scelto per la collana editoriale è arrivato da solo ragionando sulla peculiarità delle edizioni, che è quella di trovarsi dove non dovrebbero essere. Gli imbucati ha un tono ironico, lontano dall’idea di staticità e di serietà che hanno dei libri i non-lettori. È infatti un’espressione usata solitamente per chi, non invitato a una festa, si presenta comunque, magari aggiungendo vodka nell’analcolico; ed è proprio il ruolo che, idealmente, vorrei svolgessero questi racconti.

logo Il logotipo creato per Gli imbucati è di fatto un appunto. Arrivata l’idea del naming infatti, l’ho appuntata sul taccuino e, fatte le dovute armonizzazioni di forme, così è rimasto. L’idea è quella di richiamare da un lato la scrittura manuale, che si è quasi del tutto persa tra le tastiere, dall’altro uno stile urbano e informale. La mia intenzione è quella di restituire a chi si approccia a queste edizioni la sensazione di un’idea fugace trattenuta sulla carta, un’immagine che ricalchi esattamente la sostanza del naming, ovvero: sono dove non dovrei essere, quindi faccio quello che devo fare, velocemente, e me ne vado. Inoltre rispecchia in parte il contenuto stesso dei libri, ovvero racconti brevi scritti per lo più da giovani scrittori emergenti. 52


53


COPERTINE Per la realizzazione delle venti copertine dei racconti mi sono ispirata ai pattern dei palazzi rinascimentali italiani, ovvero forme geometriche di base, spesso tridimensionali, ripetute in moduli. Queste geometrie così classiche riportate in un deciso contrasto bianco e nero su carta, creano un effetto di estraneazione, attualizzandole. Estraneazione accentuata dalla presenza, in ogni edizione, di un imbucato: ovvero dal pattern utilizzato ho estrapolato l’elemento-matrice colorandola di un colore diverso, così che ogni copertina, e quindi ogni racconto, avesse la sua forma e il suo colore, creando una sorta di sotto-logo per ciascun libro, che sarà presente all’interno dello stesso anche sotto forma di adesivo, con l’intenzione di dare il via a un viral marketing partecipato. Il titolo del libro e il nome dell’autore, che utilizzano un font graziato e di natura assolutamente classica, sono inseriti in un rettangolo bianco al centro della copertina, dove è presente anche il logo. L’intenzione, ancora una volta, è quella di creare uno squilibrio tra uno schema grafico accademico e le forme libere del logo. Il formato scelto è un A6, sia per rafforzare l’idea di leggerezza sia, più banalmente, per essere letto con facilità anche nelle situazioni più scomode. La copertina ha una sola bandella laterale, a sinistra, — su qui è stampato il QR code che rimanda alla app — la quale, grazie alla fustellatura, serve alla chiusura del libro, che essendo rilegato a punto metallico — scelta obbligata sia dall’esiguo numero di pagine che dal basso impatto economico — potrebbe curvarsi verso l’esterno. In questo modo l’edizione possiede una specie di corazza, che concettualmente presenta l’oggetto come un libro pronto a tutto: alle intemperie, ai lanci, ma anche, e soprattutto, a sbattere contro chi non lo vuole.

Per quanto riguarda le pubblicazioni dei racconti collettivi invece, ho scelto di usare sempre lo stesso schema e formato per dare uniformità alle edizioni, ma togliendo il pattern completo dandogli così una forma più leggera, simile a un piccolo quaderno, mantenendo però la forma geometrica distintiva, anche qui diversa per ogni racconto. 54


Nel silenzio che segue Chiara Apicella

copertina estesa

La raffica Alessandra Abbruzzese

esempio di copertina standard

esempio di copertina per i racconti collettivi 55


IMPAGINAZIONE L’impaginazione che troviamo all’interno è delle più classiche: si appoggia a una gabbia regolare e ariosa, corredata in alto da titolo e nome dell’autore e in basso, ovviamente, dal numero delle pagine. Alla fine di ogni libro, quando possibile, sono presenti delle pagine lasciate bianche per le note, dove il lettore può, per esempio, appuntare qualche idea per alimentare i racconti collettivi. Tutti i venti libricini sono dei sedicesimi, ovvero composti da sedici pagine, scelta vincolata dal contenimento i costi di produzione, ma anche perché sedici pagine sono sufficienti a ospitare un racconto di ottomila battute.

frontespizio

56


57


FONT Il font utilizzato per i testi delle pubblicazioni, e successivamente per le altre varie declinazioni, è il Georgia. Per l’impaginazione dei libri infatti è sempre consigliabile utilizzare un font graziato poiché si è dimostrato essere più conforme alla lettura, le grazie legano le lettere senza sovrapporle, in modo da formare delle righe uniformi e ordinate ma armoniose. La scelta è ricaduta sul Georgia quindi, sia per la leggibilità sia per creare contrasto con la scrittura manuale del logo. Inoltre questo font, pur essendo rigoroso e classico, presenta delle peculiarità come l’accentuata arricciatura di talune grazie e un corpo piuttosto tondeggiante, che lo rendono più giocoso, soprattutto in grassetto, mantenendo tutta via alto il grado di leggibilità.

58

ac fi r


Georgia Family Regular

abcdefghijkl mnopqrstuvwxyz 1234567890 {[( “ & €. , ; : ! ? % $ )]} Bold

abcdefghijkl mnopqrstuvwxyz 1234567890 {[( “ & €. , ; : ! ? % $ )]} Italic

abcdefghijkl mnopqrstuvwxyz 1234567890 {[( “ & €. , ; : ! ? % $ )]} Bold italic

abcdefghijkl mnopqrstuvwxyz 1234567890 {[( “ & €. , ; : ! ? % $ )]} 59


NOTE REDAZIONALI Le note redazionali sono uno strumento indispensabile all’interno di un’organizzazione editoriale affinché ogni pubblicazione sia coerente per forma all’intera collana. Le note possono variare di collana in collana pur essendo edite dallo stesso editore. Di seguito espongo le note redazionali degli Imbucati.

Generali Il materiale inviato dovrà essere inviato come file Word tramite mail o presentato su cd dati o pen drive. Il testo deve essere in Times New Roman, corpo 12, interlinea singola, giustificato.

Accento • L’accento è sempre grave: là, così, andò, più. • Sulla e invece è acuto su: ché congiunzione casuale; sui composti di ‘che’: affinché, cosicché, giacché, perché ecc.; sui passati remoti: poté; su: mercé, né, sé, scimpanzé; sui composti di re: viceré • Non vanno accentati i composti di tre: ventitre, trentatre. È grave in tutti gli altri casi • L’accento non va mai indicato con l’apostrofo, nemmeno sulle lettere maiuscole: È e non E’ • Si consiglia di indicare l’accento nei casi seguenti: * In caso di ambiguità con termini omografi: adultéri, presídi, ecc.; senza accento gli altri: adulteri, presidi ecc. * In caso di ambiguità nelle forme verbali dài e dànno; in vòlta (‘arco’), sètte (pl. di ‘setta’)

Apostrofo • L’apostrofo va sempre unito sia alla parola che precede sia a quella che segue. • Non vanno mai elisi gli articoli plurali gli e le (gl’italiani, l’oche), fatta eccezione per particolari licenze poetiche • L’apostrofo viene usato nelle parole tronche: be’, mo’, po’; in alcuni imperativi: di’, da’, fa’, sta’ ecc. • L’apostrofo si usa per segnalare la caduta di una sillaba iniziale: ’sto per questo; nelle forme di data in forma abbreviata: gli anni ’40, ma non va indicato davanti al secondo elemento di date unite da trattino: ’15-18 e non ’15-’18. In generale è preferibile scrivere i numeri in lettere: gli anni quaranta. 60


Attenzione: i programmi di scrittura pongono in maniera automatica l’apostrofo a destra (‘attenzione’), che si apre e si chiude intorno ai caratteri. Nel caso delle date può accadere che si scriva ‘68 invece di ’68. Durante la digitazione fare attenzione alle virgolette alte e agli apostrofi o elisioni che non si arricciano: si usano queste “” e non queste ‘’’’.

Corsivo • Il corsivo (o italico) serve per segnalare al lettore che una cosa si “stacca” in qualche modo dal testo base. • Il corsivo si usa nei casi seguenti: * Tutti i termini stranieri che non siano entrati nell’uso corrente in italiano. Quando un termine è scritto in tondo, rimane invariato al plurale; quando è in corsivo, va declinato secondo le regole delle lingua di provenienza. * I nomi propri di navi, aerei e altri mezzi di trasporto, o di reparti militari: Titanic, Folgore. * Titoli di opere creative, di qualunque tipo siano: libri, quadri, sculture, film, canzoni, articoli di giornale, programmi televisivi. Non vanno in corsivo ma in tondo con la maiuscola: Bibbia, Corano, Vangelo, Antico, Vecchio e Nuovo Testamento; vanno in corsivo ma sempre con la maiuscola i singoli libri: Genesi, Apocalisse, ecc. * Un termine o una frase da mettere in particolare evidenza * Le lettere o le parole alle quali ci si riferisce in quanto tali all’interno del testo: «la parola casa», «è una Q maiuscola» * I termini in latino della classificazione zoologica e botanica, dove la prima parola sarà in maiuscolo e la seconda in minuscolo: Homo sapiens, Quercus alba. Attenzione: • Per non appesantire troppo il testo, se un termine che va in corsivo ricorre troppo spesso in un libro, può essere messo in corsivo solo alla sua prima occorrenza e lasciato in tondo tutte le altre volte. • La punteggiatura interna a un corsivo va anch’essa in corsivo; quella invece che separa due corsivi o che si trova alla fine dell’espressione in corsivo va in tondo. I segni di punteggiatura vanno in corsivo quando fanno parte integrante dell’espressione in corsivo: “Gli hai detto cosa?”; “Disse No! con determinazione” • All’interno di un testo tutto in corsivo, ciò che dovrebbe andare in corsivo va in tondo. • Non usare il corsivo maiuscolo o maiuscoletto, usare il tondo tra virgolette alte.

61


“D” eufonica • La “D” eufonica si usa soltanto davanti a parole che iniziano con la stessa vocale. • Non si usa quando: * La parola successiva inzia per ad-/ed-: a Adriano, e edera * Quando tra la e o la a vi è segno di interpunzione: si girò e, evitando di guardarlo… * Quando la parola successiva è in qualche modo separata: nella recensione a Allarme rosso… * Davanti a nomi stranieri che iniziano con con h e anche davanti a vocale uguale se l’uguaglianza è solo grafica e non fonica: Kant e Hegel; a Austin

Iniziale maiuscola e minuscola • L’iniziale maiuscola si usa dopo il punto interrogativo ed esclamativo e i tre puntini di sospensione se hanno valore di punto fermo • Oltre ai nomi propri, sia di persona che di cosa, vanno con l’iniziale maiuscola: * Soprannomi e le denominazioni invalse nell’uso come appellativi di personaggi reali: Alessandro Magno, Pipino il breve, il Canaro, ecc.; o di personaggi di finzione all’inerno del testo: il Biglia, il Navigatore della Galassia, ecc. * Le espressioni antonomastiche: la Grande Guerra * Particolari avvenimenti storici, epoche di particolare importanza o di invenzione: l’Illuminismo, la Rivoluzione francese * Festività religiose o civili: Natale, Primo maggio * Gli aggettivi sostantivati indicanti regioni geografice: il Reatino, il Veronese * I termini di ambito psicologico: Io, Es, Sé, Super-io * I nomi di astri e dei corpi celesti usati in contesto astronomico: Sole, Terra; ma in contesto generale: il sole è caldo e la terra è ferma * Nella classificazione botanica e zoologica, il nome del genere: Homo sapiens * I periodi preistorici e geologici se usati in contesto storico/ geografici: Neolitico, Paleolitico; ma in contesto colloquiale: “questa macchina è del paleolitico!” * I movimenti artistici se usati in contesto artistico: “Il Cubismo nasce con Braque…”; ma in contesto colloquiale o se aggettivati: “sembra un quadro cubista”, “adoro il costruttivismo russo” * I giochi da tavola: dama, scacchi, scala quaranta, poker; ma quando il nome del gioco corrisponde al prodotto specifico: Monopoli, Risiko, Mercante in fiera 62


• L’iniziale minuscola si usa: * I nomi dei mesi e della settimana * I nomi dei popoli antichi e moderni * I termini: via, piazza, ecc.; i corrispettivi in francese e spagnolo; mentre vanno con la maiuscola in inglese: Madison Street * Le cariche amministrative, religiose, militari, i corpi militari: re ma Re Artù; principe, papa, caporale, cavalleria ecc. I termini: san, santo e santa (mai abbreviati) quando accompagnano il nome della persona; ma in maiuscolo quando indicano il nome di un edificio, di una città ecc.: San Francesco, piazza San Cosimato * Movimenti politici, religiosi, filosofici e relativi adepti: marxismo, cristianesimo, comunisti, gesuiti; ma va in maiuscolo Islam. * Nome generico di eventi storici: congresso di Vienna, prima guerra mondiale * Gli appellativi: signore, dottore, don, professore, ministro ecc. * I nomi di creature mitologiche: sirene, elfi, ninfe * I nomi dei secoli e i decenni del xx secolo: ottocento, settecento, anni sessanta • Per i termini geografici * Quando sono formati da un nome comune e uno proprio ha la maiuscola solo il secondo: mar Mediterraneo, monte Rosa; il nome comune diventa maiuscolo quando costituisce un nome proprio, ed è il secondo ad avere la minuscola: Terra del fuoco * Nel caso di sostantivo seguito da aggettivo è maiuscolo solo il sostantivo: America latina; è maiuscolo anche l’aggettivo se viene prima del nome: Medio Oriente * I punti cardinali se indicano la regione geografica: il Sud, l’Occidente, polo Nord; ma non se indica una direzione: si diresse a oriente, a nord di Padova • Per i termini designanti istituzioni, enti, società e simili * Il termine generico è minuscolo: il ministero, il comune di Roma, l’università di Pisa; fatto salvo quando si dia la denominazione ufficiale: l’Università degli Studi di Roma, il Ministero degli Interni; o il termine generico sia usato con valore antonomastico: “lo Stato ha deliberato, la storia della Chiesa” * Hanno la maiuscola nomi di facoltà e i corsi di studio, nel caso di nomi composti va in maiuscolo solo l’iniziale della prima parola: Scienze della comunicazione, Pedagogia applicata * È maiuscola la prima lettera solo della prima parola i nomi di enti, partiti, istituzioni, organizzazioni e solo in ambito politico e non colloquiale: Partito comunista italiano; mentre le sigle vanno in grassetto e senza punteggiatura: pci, ina, fiat 63


• Casi particolari * I nomi degli edifici di rilevanza storica, politica o religiosa hanno il termine generico in minuscolo e il nome in maiuscolo, fatto salvo quando è parte integrante del nome: palazzo Farnese, Castel Sant’Angelo, la Casa Bianca * Le frasi o le parole urlate all’interno di un testo vanno tutte maiuscole: “SORPRESA!”

Maiuscoletto • Eventuali corsivi rimangono in tondo tra virgolette alte • Si usa per le sigle, senza punteggiatura: unicef e non UNICEF • Si usa per i numeri romani in tondo: xx e non XX

Lineetta La lineetta ( – ; o trattino disgiuntivo) si distingue dal trattino (- ; o trattino congiuntivo) per dimensione e uso differente. Si una infatti per delimitare un inciso ed è sempre preceduta e seguita da uno spazio, e mai dal punto. Se l’inciso è alla fine della frase non serve chiuderlo, dopo è sufficiente il punto: “ci fu una rottura – non del tutto definitiva.”

Trattino Il trattino non vuole spazio né prima né dopo, e si usa nei seguenti casi: • Per unire due termini strettamente correlati: la linea Milano-Napoli; ma non se formano una locuzione di significato proprio: parola chiave, guerra lampo • Per unire due termini in opposizione: discipline storico-artistiche; ma non si usa per le parole entrate nell’uso corrente: italoamericano, socioculturale • Tra due cifre per delineare un intervallo: 1890-1915, cinque-sei fette Non si usa invece con i prefissi: ex alunno; e vanno uniti alla parola i prefissi anti, capo, contro, filo, vice: anticamera, caporedattore, controcorrente, filosovietico, vicedirettore

Puntini di sospensione I puntini di sospensione sono sempre e solo tre, e vengono usati per segnalare una sospensione della frase. • Quando sono all’inizio vanno sempre separati con uno spazio dalla parola che segue, la quale avrà sempre l’iniziale maiuscola 64


• Quando sono alla fine sono attaccati alla parola che precede e staccati dall’eventuale parola che segue, che avrà sempre l’iniziale maiuscola • Se coincidono con la fine del periodo non va aggiunto il punto fermo • Quando indicano il taglio di parte di un testo citato vanno tra parentesi quadre precedute e seguite da uno spazio, tranne quando seguite da punteggiatura: […].

Numeri Cardinali È preferibile scriverli in lettere, a meno di non risultare troppo lunghi: ventotto, 1997, le quattro e mezza, le 17.23 Ordinali Si scrivono sempre in lettere, tranne che per i nomi propri in cui si usano i numeri romani in maiuscoletto: il secondo premio, Luigi XVI

Citazioni e discorsi diretti • I dialoghi si inseriscono nel discorso tra “virgolette alte” • I segni di interpunzione sono “interni alle virgolette.”, se sono presenti punto esclamativo o interrogativo non si deve mettere il punto; tranne nel caso di testo continuo dopo “le virgolette”, in cui va sempre la virgola, e nel caso in cui un testo abbia come finale “dialogo”. • I pensieri interni a un testo, ovvero un cambio di narrazione da esterna a interna, vanno segnalati con il corsivo • Le citazioni “sono inserite tra virgolette alte”; se la “citazione contiene ‘un’alta citazione’, questa verrà inserita tra gli apici” • Titoli e nomi generici o propri di luoghi non vanno tra virgolette, a meno che non si tratti di una citazione: “ma c’era scritto ‘bar’!” esempio “Ma se non lo sai fare manco in costume”, diceva mio padre. “Metti che imparo.”
 “Non sei cosa di sport, tu…”
 “E di cosa?” “Di sport no.” “Senti che ciavoro di mare…”, diceva mio padre.

65


APP E SITO WEB La app degli Imbucati — ora in versione mockup — è strutturata in maniera semplice e intuitiva. All’interno è presente l’archivio di tutti i racconti pubblicati, che quindi possono essere letti anche da smartphone e tablet, e la sezione Racconti collettivi, dove è possibile partecipare ai vari racconti, presentati da un titolo e un incipit prestabilito, inserendo fino a ottocento caratteri seguendo la trama data ma con massima libertà di espressione, e una volta inserito il decimo contributo, quindi arrivati a un totale di circa ottomila caratteri, il racconto collettivo verrà chiuso, editato e pubblicato, sia on line sia su carta. Questa app è stata pensata per instaurare un rapporto di interscambio sia tra l’editore e i suoi lettori sia tra i lettori e gli scrittori, in questo modo Gli imbucati sarà una collana dinamica, in continua evoluzione e aperta a sempre nuove esperienze di scrittura e di lettura. Un cantiere sempre aperto facilmente ampliabile. Il sito web è un’espansione della app, al suo interno si possono trovare le stesse funzionalità, ma con la comodità di essere fruibile sul computer e quindi di poter scrivere i propri contributi in maniera più confortevole rispetto alle ristrettezze di uno smartphone.

QR della app

SOCIAL È impossibile prescindere oggi dalle piattaforme social, soprattutto per un prodotto come Gli imbucati, per cui mi sono avvalsa di Twitter e Facebook durante i mesi di stesura della tesi per iniziare a promuovere la collana e per realizzare il primo racconto collettivo. Certamente in futuro saranno un ottimo supporto per lanciare gli eventuali nuovi racconti pubblicati in concerto con le altre iniziative cartacee di cui sopra. 66


alcune schermate della app 67


MANIFESTI E ILLUSTRAZIONI A corredo del progetto editoriale, ho realizzato manifesti e illustrazioni in relazione ai racconti, questi potranno essere utilizzare per pubblicizzare la collana e per promuovere l’uscita di nuovi racconti. Sono pensati per essere utilizzarti come guerrilla marketing poiché non c’è una spiegazione palese, ma solo il titolo in uno e un estratto del testo e il nome dell’autore nell’altro, in modo da far incuriosire i futuri lettori i quali troveranno poi risposta nelle edizioni che incontreranno nei loro percorsi quotidiani.

I manifesti I manifesti sono dei fogli bianchi formato A3 campeggiati dalla figura geometrica relativa al racconto che contiene e riportano un piccolo estratto del medesimo racconto, il nome dell’autore subito dopo e in basso il codice QR che rimanda alla app, dove il fruitore potrà leggere il racconto per intero sul proprio dispositivo.

Le illustrazioni Le illustrazioni sono invece ispirate ai titoli dei racconti, riportano sempre la figura geometrica di riferimento, ma inserita in una composizione grafica che riporta il titolo del racconto in questione. Tutte le illustrazioni sono realizzate digitalmente con inserti di vecchie fotografie analogiche, scattate tra gli anni ‘60 e ’90 - nel caso specifico, per motivi di reperibilità e di copyright, si tratta di fotografie della mia famiglia - scannerizzate e ritagliate. Il loro sapore antico inserito in un contesto visibilmente digitale, sottolinea il contrasto tra vecchio e nuovo sempre presente negli Imbucati. Inoltre, essendo un vero e proprio collage, anche se digitale, rimanda all’estetica dada, a cui l’intero progetto si ispira. Queste illustrazioni sono impiegate come manifesti, ma anche applicate su cartoline formato a A6 le quali, sul retro, ospitano sempre il codice QR che rimanda al racconto in questione, in modo da ampliare il raggio d’azione della guerrilla marketing.

68


69


70


71


72


73


74


75


76


77


78


79


80


81


82


83


84



86


Conclusioni 87


Conclusioni Gli imbucati è un progetto ambizioso che auspico possa trovare la sua strada nel mondo dell’editoria grazie a finanziamenti pubblici, poiché esso stesso è un progetto di stampa free-press che volge lo sguardo a un target ampio e non necessariamente interessato o in grado di acquistare un libro, che anzi vorrebbe arrivare proprio lì dove la difficoltà di leggere letture di qualità impedisce la divulgazione di un’attività che invece dovrebbe essere alla portata di tutti, eliminando l’ostacolo dei soldi, della ricerca senza strumenti e del tempo. In conclusione, non è nelle mie intenzioni riportare in auge il libro fatto di carta — che rimane pur sempre il mio preferito —, come si può costatare dalle declinazioni digitali che ho elaborato e che non possono e non devono far paura all’editoria e al mondo della cultura in genere, bensì è mia intenzione espandere l’oggetto libro e la sua relativa lettura, sia nella forma che nei contesti, farlo scendere dalla cattedra immaginaria su cui viene posto dai non lettori, e ahimè talvolta anche dai lettori, farlo uscire dai salotti buoni per incontrare il mondo e renderlo impavido, proprio come un imbucato.

88


Grazie al mio relatore Stefano Mosena, che con i suoi preziosi consigli, la sua professionalitĂ e la sua infinita generositĂ mi ha saputo guidare e arricchire, non solo in questa occasione ma in tutti i miei anni accademici. Grazie a Leonardo Luccone per il tempo che mi ha dedicato e per quello che fa. Grazie a Elisabetta Matonti, Giulia Gorla, Anna Giulia Di Trana, Renato Angelucci, Gloria Nelli, Adelina Scassa, Marta Banditelli, Anna Pisapia, Giada Semeraro, Elisa Balthazar, Federico Renzaglia e Sergio Ceccarelli i quali, ognuno con il suo contributo, hanno reso possibile la stesura del primo racconto collettivo degli Imbucati, La soglia.


Bibliografia Bourriaus Nicolas, Postproduction. Come l’arte riprogramma il mondo, Postmedia Books (2004) 96 p. Cadioli Alberto, Vigni Giuliano, Storia dell’editoria italiana dall’Unità ad oggi. Un profilo introduttivo, Editrice Bibliografica (2012), 160 p. Ferretti G. Carlo, Iannuzzi Giulia, Storie di uomini e di libri. L’editoria letteraria italiana attraverso le sue collane, Minimum Fax (2014), 318 p. McLuhan Marshal, Fiore Quentin, Il medium è il massaggio, Corraini Edizioni (2011) 160 p.

Sitografia abbazianonantola.it adelphi.it einaudi.it garzanti.it instagram.com/rrreeepppeeeaaattt/ lafeltrinelli.it longanesi.it metamorfosialiene.com/2011/04/02/progetto-venezia-aldo-manuzio-e-laccademia-aldina/ mondadori.it neripozza.it oblique.it pandolfini.it riaprireilfuoco.org rizzoli.eu sellerio.it stampalternativa.it stradebianchelibri.com transeuropaedizioni.it wikipedia.org




93



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.